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Discorsi
alla nazione
tedesca
a cura di Gaetano Rametta
Editori Laterza
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Introduzione
di Gaetano Rametta
a Lia,
che sa il perch
1 In attesa della nuova edizione critica, le Reden an die deutsche Nation ver-
ranno citate secondo il testo della prima edizione berlinese del 1808, riprodot-
to nelledizione a cura di R. Lauth per la Philosophische Bibliothek delledi-
tore Meiner, Hamburg 1978 [dora in avanti R]. Su questultimo testo stata
condotta la presente traduzione italiana; i riferimenti a questultima sono pre-
ceduti dallindicazione del discorso in numero romano, seguito dallindicazione
in numero arabo della pagina. Nel panorama delle versioni gi esistenti, oltre al-
le meritorie ma invecchiate traduzioni di E. Burich (Milano-Palermo 1915, rist.
1927 e 1937) e di B. Allason (Torino 1939, quinta rist. 1972), da confrontare la
bella traduzione francese di A. Renaut, Discours la nation allemande, Impri-
merie nationale ditions 1992.
Nella presente traduzione, tra parentesi quadre sono indicate le pagine cor-
rispondenti nelledizione dei Fichtes Werke, a cura di I.H. Fichte, de Gruyter,
Berlin 1971, vol. VII, pp. 257-502. Le note contrassegnate da asterisco sono di
Fichte; quelle in numero arabo sono mie.
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tata in J.G. Fichte im Gesprch, vol. 4 [dora in avanti FG], a cura di E. Fuchs,
Stuttgart-Bad Cannstatt 1987, pp. 72-74.
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A questa circostanza, oltre che al crescente isolamento in cui Fichte si sarebbe
trovato a causa dellostilit di Schleiermacher e dei romantici di Berlino, X. Lon ri-
conduce il fatto che il filosofo patriota non sia stato oggetto di rappresaglie da par-
te degli occupanti (cfr. Fichte et son temps, t. II, Fichte Berlin (1799-1813), parte
2: La lutte pour laffranchissement national (1806-1813), Paris 1927, pp. 122-124).
4 Cfr. J.G. Fichte, Grundzge des gegenwrtigen Zeitalters [dora in avanti
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L dove oggi, in modo allusivo e indeterminato, si trova il corpo comu-
ne, originariamente cera, in modo concreto e chiaro, lo Stato; l dove oggi
vengono accusati di debolezza i governi, originariamente laccusa era rivolta
contro il governo. L dove oggi laggiunta da qualche parte rende incerto qua-
le Stato sia inteso, originariamente si diceva, con diretto riferimento a un singo-
lo Stato: perch si sono strappati questi legami, dunque, che lo Stato anda-
to distrutto. Se certo che questa proposizione si riferisce a Jena e Auerstdt
con le loro disastrose conseguenze, allora chiaro anche quali sono i rimprove-
ri che pi sopra vengono mossi contro un simile governo. La trascuratezza di
tutti i legami mediante i quali la propria sicurezza collegata alla sicurezza di al-
tri Stati: il ritiro della Prussia dalla Prima coalizione, il suo rifiuto di entrare
nella Seconda e nella Terza coalizione. Il rifiuto dellintero di cui esso parte
solo per non essere distolto dalla sua quiete inerte: il sacrificio dellimpero da
parte della Prussia (cfr. M. Lehmann, Fichtes Reden an die deutsche Nation vor
der preuischen Zensur, Preuische Jahrbcher, Bd. 82 (1895), pp. 503 sg.; cit.
in FG, p. 122. Il brano in questione infra, pp. 10-13). Fichte aveva deciso di
stampare separatamente i singoli discorsi mano a mano che venivano pronun-
ciati, per raccoglierli quindi in volume. Particolari difficolt con la censura eb-
bero lOttavo discorso, che per alla fine ricevette limprimatur; il Tredicesimo,
che and addirittura smarrito, e che Fichte dovette completamente riscrivere; e
il Quattordicesimo, per la cui approvazione Fichte dovette rivolgersi diretta-
mente al primo ministro von Stein. Il Primo discorso, invece, rest bloccato, e
venne pubblicato in volume con le modifiche di cui si appena detto.
Sulle travagliate vicende tra Fichte e la censura in rapporto alle Reden, ab-
biamo potuto consultare anche il prezioso saggio (inedito) di E. Fuchs, Fichtes
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Reden an die deutsche Nation und die Zensur, cui vanno i nostri pi vivi rin-
graziamenti.
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Cfr. R, pp. 17 sg.; I, pp. 10-12.
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R, p. 11; I, pp. 5-6.
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R, pp. 209-214; XIII, pp. 187-190.
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Sul concetto fichtiano di filosofia popolare, cfr. H. Traub, Johann Gott-
lieb Fichtes Populrphilosophie, Stuttgart-Bad Cannstatt 1992.
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Qualcuno tra voi potrebbe venir fuori e chiedermi: che cosa d proprio
a te, unico tra tutti gli uomini e gli scrittori tedeschi, il mandato, la vocazione e
il privilegio di riunirci e di scagliarti contro di noi? Non avrebbe ciascuno tra le
migliaia degli scrittori tedeschi lo stesso diritto che hai tu, ma nessuno di loro lo
fa, bens solo tu salti fuori? Io rispondo, che ciascuno avrebbe avuto senzaltro
lo stesso diritto che ho io, e che io lo faccio proprio perch nessuno di loro lo
ha fatto prima di me; e che io avrei taciuto, se un altro lo avesse fatto in prece-
denza. Questo era il primo passo verso la meta di un completo miglioramento;
qualcuno doveva farlo. Io sono stato il primo che lo ha capito in modo vivo; per-
ci sono stato io che lho fatto per primo. Dopo questo, qualsiasi altro passo sar
il secondo; adesso tutti hanno lo stesso diritto di farlo; ma, ancora una volta, a
farlo davvero sar soltanto un singolo. Uno deve sempre essere il primo, e chi
pu esserlo, lo sia! (R, pp. 231-232; XIV, p. 206).
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Cfr. FG, pp. 87-92. Lassassinio dello scrittore e politico reazionario Au-
gust von Kotzebue, avvenuto per mano del libraio Karl L. Sand a Mannheim nel
marzo del 1819, diede il pretesto alle forze conservatrici raccolte attorno al prin-
cipe di Metternich e al re di Prussia per rafforzare una politica repressiva nei
confronti dei movimenti liberali e patriottici presenti sul territorio della Confe-
derazione tedesca, sorta nel giugno 1815. Nel congresso di Karlsbad (6-31 ago-
sto 1819), vennero decise misure fortemente restrittive della libert di opinione
e di stampa, assieme allistituzione di una commissione centrale dinchiesta com-
petente su tutti i territori tedeschi. Listituzione di tale commissione (8 novem-
bre 1819) segna linizio della cosiddetta persecuzione dei demagoghi.
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Secondo costoro, i Discorsi aspiravano a riunire la giovent tedesca in
una comunit indipendente dai singoli governi, con lobiettivo di operare per la
rigenerazione della Germania. La situazione politica di allora [inverno 1807/08]
procur accesso a simili idee anche presso la generazione pi anziana (FG, pp.
88 sg.). Non solo: la commissione scorge nella festa della Wartburg, che si ten-
ne nellottobre del 1817 come celebrazione della Riforma e della battaglia di Li-
psia, il risultato conseguente della diffusione, tra studenti e professori delle uni-
versit tedesche, delle idee sviluppate nei Discorsi: Attraverso questa festa, li-
dea di una Germania unita e rinnovata venne richiamata a nuova vita; lillusio-
ne che Fichte istill nei giovani gi nellanno 1808, secondo cui essi sarebbero
chiamati a operare, per la posterit, un miglioramento della situazione pubbli-
ca deteriorata dai loro padri, venne esasperata da insegnanti e scrittori fino a un
grado di arroganza difficile da credere (ivi, p. 89). Ricordiamo che, in quel-
loccasione, i discorsi di studenti e professori vennero accompagnati dal rogo di
libri a contenuto reazionario.
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solo il fondamentale tratto comune di ci che tedesco potr scongiu-
rare il tramonto della nostra nazione nella sua confluenza con lestero (R, p. 13;
I, pp. 7 sg.).
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Ma evidentemente, ci non sarebbe possibile senza la libert. Ed per
questo, come scrive Fichte, che il senso religioso consiste innanzi tutto nellin-
sorgere contro la schiavit e, se lo si pu impedire, nel non fare scadere la reli-
gione a mera consolazione dei prigionieri [...] dobbiamo impedire che qualcu-
no trasformi la terra in un inferno, per poter suscitare una nostalgia tanto pi
grande del cielo (R, p. 126; VIII, pp. 111 sg.).
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nel significato superiore della parola, inteso dal punto di vista della
concezione di un mondo spirituale in generale, un popolo il tutto de-
gli uomini che sopravvivono insieme in societ, e che si generano con
continuit da se stessi in senso naturale e spirituale (R, p. 128; VIII, p.
113).
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Di particolare rilevanza lesempio portato da Fichte, relativo al termine
Gesicht, qui tradotto con visione, ma che per Fichte lequivalente propria-
mente tedesco della parola di derivazione greca idea (R, pp. 64 sg.; IV, pp. 53
sg.). Sul nesso tra percezione dei Gesichter e filosofia fichtiana della creativit
storica, cfr. R. Lauth, Einleitung alla sopra citata ed. tedesca delle Reden, ora di-
sponibile in traduzione italiana col titolo La concezione fichtiana della storia, in
Il pensiero trascendentale della libert cit., pp. 347-372.
21 Cfr. R, pp. 80 sg.; V, p. 68. Sulla lingua come ci che nel suo ambito con-
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in societ, agire nella storia. Libert, diritto, storia in Fichte, coll. Fichtiana, Mila-
no 2001; da vedere in particolare La filosofia della storia nei primi anni berlinesi:
le origini teoriche dei Discorsi alla nazione tedesca (ivi, pp. 127-202), e Il prima-
to della Germania nei Discorsi alla nazione tedesca (ivi, pp. 203-229).
23
Al tema Kosmopolitismus und Nationalidee dedicato il n. 2 delle Fichte-
Studien sopra citato: cfr. in particolare i contributi di I. Radrizzani, Ist Fichtes
Modell des Kosmopolitismus pluralistisch?, pp. 7-19; P. Oesterreich, Politische
Philosophie oder Demagogie? Zur rhetorischen Metakritik von Fichtes Reden an
die deutsche Nation, pp. 74-88; R. Schottky, Fichtes Nationalstaatsgedanke auf
der Grundlage unverffentlicher Manuskripte von 1807, pp. 111-137. Da vedere
anche la discussione svolta sul numero successivo tra G. Geismann, Fichtes
Aufhebung des Rechtsstaates, e lo stesso Schottky, Rechtsstaat und Kulturstaat
bei Fichte. Eine Erwiderung, Fichte-Studien, n. 3 (1991), rispettivamente pp.
86-117 e pp. 118-153. Per uno sguardo oltre lambito strettamente specialistico,
infine, cfr. E. Balibar, Fichte e la frontiera interna. A proposito dei Discorsi alla
nazione tedesca, in La paura delle masse. Politica e filosofia prima e dopo Marx,
trad. it. di A. Catone, Milano 2001, pp. 74-89.
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di), Il potere. Per la storia della filosofia politica moderna, Roma 1999; Id., La lo-
gica del potere. Storia concettuale come filosofia politica, Roma-Bari 1999.
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dallelaborazione del nesso tra Assoluto e fenomeno, che Fichte aveva svilup-
pato nel corso di dottrina della scienza tenuto a Knigsberg, nellinverno del
1807. Di particolare rilevanza appaiono, al riguardo, le lezioni 16-18, su cui cfr.
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J.G. Fichte, GA, II, 10, pp. 157-164; trad. it. Dottrina della scienza. Esposizione
del 1807, a cura di G. Rametta, Milano 1995, pp. 97-111.
26 Cfr. R, pp. 229 sg.; XIV, p. 204.
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Su questo aspetto, cfr. ancora R. Lauth, Der letzte Grund von Fichtes Re-
den an die deutsche Nation, Fichte-Studien, n. 4 (1992), pp. 197-230.
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Per un primo inquadramento del concetto in chiave storico-costituziona-
le, cfr. H. Mohnhaupt-D. Grimm, Verfassung. Zur Geschichte des Begriffs von
der Antike bis zur Gegenwart, Berlin 1995, il VII del primo studio: Kleine Or-
ganisationseinheiten und staatlicher Gesamtverband, pp. 53-62; per il dibattito
successivo al 1789, cfr. ivi, XII.2: Lob und Tadel der Reichsverfassung in der
zeitgenossischen Publizistik, pp. 83-88.
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Su questi aspetti, cfr. in particolare G. Duso, Fine del governo e nascita del
potere, in La logica del potere cit., pp. 55-85; e in proiezione contemporanea,
Considerazioni su democrazia e federalismo, ivi, pp. 160-189.
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Sullinterpretazione fichtiana di Leibniz, cfr. M. Ivaldo, Fichte e Leibniz.
La comprensione trascendentale della monadologia, Milano 2000; per alcune in-
dicazioni sul rapporto tra Fichte e Kant, rinviamo al nostro Le strutture specu-
lative della dottrina della scienza. Il pensiero di J.G. Fichte negli anni 1801-1807,
Genova 1995.
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dal nulla qualcosa che non esiste, bens appunto in quanto mette
in luce, porta alla visione e alla parola ci che costituisce il tratto
comune in quanto tale. La salvaguardia di ci che tedesco dal-
la confluenza con lestero innanzitutto la salvaguardia delle
differenze dalla loro riconduzione a una unit globale e omoge-
nea, dalla loro sottomissione a un unico potere e a ununica so-
vranit. In questo senso, la monarchia universale paventata da
Fichte sarebbe stata il dispiegamento della logica moderna della
sovranit sullintera scala europea, e poca importanza avrebbe
avuto, a quel punto, laffermazione delleguaglianza come univer-
sale principio giuridico, stabilita in base al Codice civile da poco
approvato. Infatti, in questo caso, si sarebbe trattato soltanto di
uneguaglianza risultante e prodotta dalla sottomissione a un uni-
co e identico potere, di uneguaglianza del livellamento, dellassi-
milazione, dellomogeneit.
Al tempo stesso, impedire la confluenza con lestero signifi-
ca mantenere aperta la faglia della crisi, salvaguardare la possibi-
lit di un passaggio che, dalla rottura epocale segnata dalla ca-
tastrofe dellegoismo, conduca alla soglia di un tempo nuovo,
di una nuova e pi matura affermazione della libert. Ma appun-
to, il carattere critico del momento presente richiede che le con-
dizioni dellumanit futura si preparino fin da ora, che fin da ora
si predispongano gli uomini che quella transizione dovranno rea-
lizzare, che quella nuova umanit dovranno intanto anticipare.
qui che lesposizione deve fare un salto, deve mutare il suo ac-
cento. Per cogliere esattamente il mezzo di cui c bisogno, ne-
cessario cio abbandonare il tono della recriminazione, del rim-
provero, dellimputazione di responsabilit e di colpe. La consi-
derazione deve passare, dal piano del giudizio etico, dellassolu-
zione o della condanna per qualcosa che comunque si ormai
consumato, al piano della considerazione storica, che assume ci
che si compiuto nel suo carattere di necessit, che intende spie-
garne le ragioni, e a partire da tale comprensione intende ricerca-
re i nuovi mezzi per rimediare alla situazione ormai vigente31.
Ora, alla considerazione storica il crollo dellegoismo appare
al tempo stesso come la definitiva rottura, come il logoramento ir-
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33 In quanto Fichte apre i suoi discorsi osservando che egli parla per te-
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destinati a seguire nel suo tramonto lepoca nella quale furono for-
mulati. Per forse, in essi, c anche qualcosa di pi. Innestare
leducazione sulla base della dottrina della scienza, significa anzi-
tutto limpossibilit di una separazione tra volont e visione, si-
gnifica creare le condizioni perch, in ciascuno, tale intreccio tra
volont pura e visione chiara si sviluppi e si ampli conforme-
mente alle proprie disposizioni e facolt. Significa insomma, in
pari tempo, che leducazione educazione alla creazione, allo svi-
luppo di un S libero, e al tempo stesso capace di riannodare, nel-
lesercizio di questa sua libert, la condivisione di ci che co-
mune, di espandere lorizzonte per lagire insieme dei singoli.
Significa infine educare alla pratica di unesperienza politica
che non pi, non pu pi essere quella del potere moderno, del-
lo Stato sovrano centrato sul nesso comando-autorizzazione-ob-
bedienza. Le molle che facevano funzionare questo meccani-
smo erano proprio quelle della paura e della speranza: ma ora
questi stimoli hanno fatto, letteralmente, il loro tempo34. Cos
non pi possibile immaginare neppure unopposizione dicoto-
mica fra interno ed esterno, fra legalit del comportamento
esteriore e intima moralit dellintenzione, che andrebbe consi-
derata irrilevante dal punto di vista della prima. proprio tutto
questo a essere crollato con legoismo, linsufficienza stessa del-
la bipartizione kantiana che con ci si manifestata. Allo stesso
modo, Fichte intende scongiurare linteriorizzazione rousseauia-
na della scissione tra pubblico e privato, tra lamor proprio del-
lindividuo come particolare, e la volont generale operante in
quello stesso individuo come cittadino. per questo che, nella
nuova formazione, la stessa libert dovr confluire in una pi al-
ta necessit: si tratta di formare una volont che non possa pi vo-
lere diversamente da come vuole, e che in questo non poter pi
volere altrimenti da come ha voluto una volta, scopra lattuazione
suprema della propria destinazione e della propria stessa libert.
Cos, al superamento dellassetto kantiano basato sulla separazio-
ne tra morale e diritto, tra eticit interna e legalit esterna, si
accompagna il superamento dellaporia rousseauiana tra bour-
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Per la critica della logica interna alla scienza politica moderna, cfr. R, pp.
109-113; VII, pp. 95-98.
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il tendere alla repubblica [Hinstreben zur Republik] in quanto Stato per-
fetto, che la nazione tedesca sarebbe lunica in grado di sostenere tra tutte le na-
zioni dellEuropa moderna, verso la quale il popolo deve essere formato, della
quale deve essere reso degno [...] Questa la strada per lobiettivo prefisso, al-
la quale Fichte accenna nei suoi Discorsi, e queste sono anche le idee di fondo
di tutte le associazioni, movimenti e iniziative del periodo successivo (dal me-
desimo rapporto della censura citato alla nota 33, FG, p. 91). Stando cos le co-
se, comprensibile che la seconda edizione delle Reden non abbia potuto esse-
re pubblicata in Prussia.
36
Cfr. E. Bloch, Fichtes Reden an die deutsche Nation, in Politische Mes-
sungen, WA, Bd. 11, Frankfurt am Main 1970, pp. 300-312. Per un commento
allinterpretazione di Bloch, cfr. ancora Becker, Fichtes Idee der Nation cit., pp.
358-362.
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Cfr. R, pp. 139 sg.; VIII, pp. 123-124.
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Prefazione
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A causa delle obiezioni della censura contro il Primo discorso, la stampa
era cominciata col Secondo discorso, ed era stato lasciato libero lo spazio pre-
visto per il Primo discorso. Poich questo occupava meno spazio del previsto,
Fichte lo fece precedere da due sezioni tratte dal suo articolo su Machiavelli (cfr.
GA, I, 9, pp. 211 sgg.), e da una tratta dai dialoghi sul patriottismo e il suo con-
trario (cfr. GA, II, 9, pp. 387 sgg.) (Fuchs, Fichtes Reden cit.). Il lettore ita-
liano pu trovare la traduzione dei primi due testi in J.G. Fichte - C. von Clau-
sewitz, Sul Principe di Machiavelli, a cura di G.F. Frigo, Ferrara 1990, rispetti-
vamente a pp. 114 sg. e pp. 61-64.
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Primo discorso
Considerazioni preliminari
e sguardo dinsieme
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Cfr. in particolare GZ, lez. 2, pp. 205-218 (trad. it., cit., pp. 95-113).
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Leggi: il particolarismo degli Stati e dei singoli ceti e individui tedeschi ha
condotto la Germania al suo crollo, evidenziando le conseguenze dellegoi-
smo come tratto fondamentale dellet moderna; la violenza esteriore quel-
la esercitata dal dominio francese dopo la battaglia di Jena. Ci comporta una
modificazione fondamentale del quadro storico, e impone una nuova interpre-
tazione dellepoca in corso, giustificando anche da questo punto di vista lim-
presa delle Reden.
3
Il nuovo mondo in questione stato dischiuso allorizzonte dello spiri-
to dalla nuova creazione costituita dalla dottrina della scienza; la sua realiz-
zazione nella realt effettiva, per, esiger la predisposizione di determinati
mezzi, il principale dei quali sar appunto un nuovo tipo di educazione na-
zionale.
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della nostra nazione nella sua confluenza con lestero, e potr far-
ci riconquistare un S basato su se stesso, e assolutamente inca-
pace di dipendenza. Appena capiremo questultimo punto sparir
anche lapparente contraddizione, che forse ora qualcuno teme,
di questa affermazione con doveri di altra natura, e con occupa-
zioni ritenute sacre.
Perci, poich io parlo solo di tedeschi in generale, affermer
come valide per noi diverse cose, che in un primo tempo non lo so-
no per chi riunito qui, cos come [267] affermer come valide per
tutti i tedeschi altre cose, che in un primo tempo valgono solo per
noi. Nello spirito di cui questi discorsi sono lemanazione, io scor-
go lunit reciprocamente intrecciata, in cui nessun membro con-
sidera il destino di qualsiasi altro membro come un destino che gli
estraneo, unit che deve e dovr necessariamente sorgere, se non
dobbiamo andare completamente in rovina io scorgo questa
unit come gi sorta, compiuta, e immediatamente presente.
2) Io presuppongo ascoltatori tedeschi, che non si facciano as-
sorbire con tutto il loro essere nel sentimento del dolore per la
perdita subita, compiacendosi di questo dolore, nutrendosi della
loro inconsolabilit, e pensando di avere soddisfatto con tale sen-
timento lesortazione ad agire loro rivolta; ma che si siano gi sol-
levati da questo giusto dolore alla chiara meditazione e conside-
razione, o che perlomeno ne siano capaci. Io conosco quel dolo-
re, lho sentito come chiunque, gli rendo onore; lottusit che
soddisfatta quando trova da mangiare e da bere, e quando non le
sopraggiunge un dolore fisico, e per la quale onore, libert, indi-
pendenza sono parole vuote, incapace di esso: ma esso l sol-
tanto per spronarci alla concentrazione, alla decisione e allazio-
ne; mancando di questo scopo ultimo, esso ci priva della concen-
trazione e di ogni altra forza residua, e cos completa la nostra mi-
seria; perch oltre a tutto questo esso fornisce, come testimone
della nostra inerzia e vilt, la prova visibile che noi meritiamo la
nostra miseria. Ma io non mi riprometto di sollevarvi da questo
dolore mediante rassicurazioni su un aiuto che dovrebbe giunge-
re dallesterno, e mediante accenni a tutti i possibili eventi e cam-
biamenti che forse il tempo porter con s: perch, se anche que-
sto modo di pensare non testimoniasse gi in s come fa della
pi colpevole leggerezza e del pi profondo disprezzo di se stes-
so, preferendo perdersi nel mondo inconsistente delle possibilit,
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Humanitt, Liberalitt, Popularitt: su questi termini, Fichte torner am-
piamente oltre, nel Quarto discorso (infra, pp. 57 sgg.).
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Qui termina il brano iniziato sopra, a p. 10.
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namento etico del mondo, n a far s che il suo allievo venisse af-
ferrato per essi da amore e nostalgia struggenti, e dallaffetto ap-
passionato che spinge allesposizione nella vita, e di fronte a cui la
nostalgia cade come foglia appassita. Questa educazione, dunque,
stata ben lungi dal penetrare sino alla radice e dal formare la vi-
ta nella sua attivit e nel suo movimento effettivi; al contrario que-
sti, trascurati da uneducazione cieca e inetta, [276] sono cresciu-
ti ovunque selvaggiamente, portando buoni frutti nei pochi ispi-
rati da Dio, cattivi nella grande maggioranza. Del resto, per ora
pi che sufficiente descrivere questa educazione mediante questo
suo risultato, e ai nostri fini possiamo risparmiarci il faticoso com-
pito di analizzare le vene e i succhi interni di un albero il cui frut-
to, ormai pienamente maturo, caduto e sta davanti agli occhi di
tutti, esprimendo in modo massimamente chiaro e comprensibile
linterna natura del suo produttore. A rigore, secondo questo
punto di vista, leducazione finora vigente non sarebbe stata in
nessun modo larte di formare luomo, cosa di cui del resto non si
mai vantata, bens ha fin troppo spesso confessato apertamente
la sua impotenza, pretendendo come condizione per il suo suc-
cesso che le fosse messo a disposizione un talento naturale, o un
genio. Al contrario, unarte siffatta sarebbe ancora da scoprire, e
la sua scoperta sarebbe il compito vero e proprio della nuova edu-
cazione. La penetrazione fino alla radice della vita nella sua atti-
vit e nel suo movimento effettivi, che mancata alleducazione
finora vigente, dovrebbe esservi aggiunta dalla nuova educazione,
e come la prima, al massimo, ha formato qualcosa nelluomo, co-
s la nuova dovrebbe formare luomo stesso, e non dovrebbe as-
solutamente fare della cultura un possesso, com accaduto fino-
ra, bens piuttosto una componente personale dellallievo.
Inoltre, fino a oggi questa formazione cos limitata stata por-
tata solo alla minoranza molto ristretta dei ceti colti, che veniva-
no chiamati cos proprio per questa ragione, mentre la grande
maggioranza su cui propriamente si basa il corpo comune, il po-
polo, stata quasi completamente trascurata dallarte delleduca-
zione, e abbandonata alla cieca approssimazione. Mediante la
nuova educazione, noi vogliamo formare i tedeschi in una totalit,
che in tutti i suoi singoli membri sia spinta e animata dallo stesso
unico interesse; ma se a questo proposito volessimo nuovamente
distinguere un ceto colto, fosse pure animato dallimpulso del-
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Secondo discorso
Sullessenza della nuova educazione
in generale
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vrebbe gioire esclusivamente del suo fare e agire per lintero, e del
successo di esso, nel caso in cui gli arrida. In questa costituzione,
dunque, dal fatto di conseguire unabilit superiore e dalla fatica
impiegata in essa, seguono solo nuova fatica e nuovo lavoro, e pro-
prio il pi abile dovr spesso vegliare quando altri dormono, e ri-
flettere quando altri giocano.
Gli allievi che, nonostante per loro tutto questo sia perfetta-
mente chiaro e comprensibile, pure compiono quella prima fati-
ca e le fatiche seguenti gioiosamente, con continuit e in modo ta-
le che si possa con sicurezza contare su di essi, e restano forti e di-
ventano pi forti nel sentimento della loro forza e attivit que-
sti allievi possono essere tranquillamente abbandonati al mondo
dalleducazione; in loro essa ha raggiunto questo suo scopo; in lo-
ro acceso lamore, e arde fino alla radice della loro attivit vita-
le, e dora in poi afferrer senza eccezione tutto ci che raggiun-
ger questa attivit vitale; ed essi, nel corpo comune pi grande di
cui dora in poi fanno parte, non potranno mai essere qualcosa di
diverso da ci che essi erano, inflessibilmente e immutabilmente,
nel piccolo corpo comune che ora abbandonano.
In questo modo, lallievo pronto a soddisfare le richieste pi
immediate che il mondo gli porr senzaltro, e ci che leducazio-
ne pretende da lui in nome di questo mondo, si realizzato. Ma
egli non ancora pronto in s e per s, e ci che dalleducazione
pu pretendere egli stesso, non si ancora realizzato. Appena sar
esaudita anche questa esigenza, egli diventer capace allo stesso
tempo di soddisfare anche le richieste che, in casi particolari, un
mondo superiore potrebbe porgli in nome del mondo presente.
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Terzo discorso
Continua la descrizione
della nuova educazione
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re, bens anche qui solo mediante lunico, puro, immutabile amo-
re che non ha figura, amore in cui solamente egli appare imme-
diatamente. A questo amore si aggiunge la conoscenza intuitiva,
che porta con s unimmagine da se stessa, nella quale riveste log-
getto in s invisibile dellamore; contraddetta tuttavia ogni volta
dallamore, e perci spinta in avanti verso una nuova configura-
zione, che allo stesso modo verr contraddetta ancora una volta;
per cui solamente lamore, che puramente per s Uno e assolu-
tamente incapace dellinfinit, delleternit e dello scorrere fluen-
te, in questa fusione con lintuizione diventa un che di eterno e di
infinito come questa. Limmagine appena menzionata, che scatu-
risce dalla conoscenza stessa, presa per s soltanto e ancora senza
applicazione sullamore conosciuto con evidenza, il mondo sta-
tico e dato, o la natura. Lillusione che lessenza di Dio entri in
questa in qualsiasi modo immediatamente, e non invece mediata
dai membri intermedi indicati, deriva da oscurit nello spirito ed
empiet nella volont.
4) Ora, come gi ricordato, che il sentimento oscuro, di rego-
la, in quanto solvente dellamore, venga saltato del tutto, e al suo
posto subentri, come solvente abituale, la conoscenza chiara, pu
accadere solo mediante unarte meditata di educazione delluo-
mo, e finora non ancora accaduto. Poich ora, come egualmen-
te abbiamo visto, nellultimo modo viene introdotta una specie di
uomini assolutamente diversa dagli uomini comuni fino a oggi, e
viene posta come la regola, allora certamente mediante una siffat-
ta educazione [306] comincerebbe un ordine di cose interamen-
te nuovo e una nuova creazione. Lumanit si trasformerebbe in
questa nuova figura mediante se stessa, educando appunto se stes-
sa, in quanto generazione presente, come generazione futura: nel-
lunico modo in cui pu farlo, mediante la conoscenza come uni-
ca luce comune da comunicare liberamente, e come vera luce che
lega in unit il mondo degli spiriti, e come aria di questo mondo.
Finora, lumanit divenuta ci che divenuta e che poteva di-
venire; con questo divenire per approssimazione, finita; poich
laddove si sviluppata nella maniera pi ampia, essa divenuta
niente. Se non deve restare in questo niente, allora dora in avan-
ti deve fare se stessa in tutto ci che vuole ancora divenire. Nelle
lezioni di cui queste sono la continuazione, ho detto che lauten-
tica destinazione del genere umano sulla terra quella di diventa-
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1
Cfr. in particolare GZ, lez. 1, pp. 195-204 (trad. it., cit., pp. 81-94).
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razione che non ha ancora visto la luce in esso. Essa deve rinun-
ciare alla generazione presente, ma non restare oziosa fino a quel
momento; ora assume il compito di formare per s la generazione
cui essa appartiene. Solo quando le sar divenuto chiaro questo
suo compito pi immediato, essa potr vivere in pace e in amici-
zia con una generazione che per il resto non le piace. Leducazio-
ne che abbiamo descritto finora [310] al tempo stesso leduca-
zione per essa; ancora una volta soltanto essa, in un certo senso,
pu essere leducatrice in questa educazione; e cos, dovrebbe
precedere la sua comprensibilit e accettabilit. Ma verr il tem-
po in cui verr capita e accolta con gioia; e perci, lepoca non do-
vrebbe disperare di se stessa.
Ascolti questepoca la visione di un antico veggente, che era ri-
ferita a una situazione certo non meno dolorosa. Cos dice il veg-
gente presso il fiume Chebar2, il consolatore dei prigionieri non
nella propria terra, ma in terra straniera: La mano del Signore
venne sopra di me ed egli mi condusse fuori nello spirito del Si-
gnore e mi pos in mezzo alla pianura; questa era piena di ossa.
Mi condusse in giro presso di esse ed ecco, erano moltissime sul-
la superficie della pianura ed ecco, erano assai secche. Quindi mi
disse: Figlio delluomo, potranno rivivere queste ossa?. Risposi:
Signore Iddio, tu lo sai. Mi disse allora: Profetizza su queste os-
sa e di loro: Ossa aride, udite la parola del Signore. Cos ha det-
to il Signore Iddio a queste ossa: Ecco, io faccio venire in voi uno
spirito e vivrete. Metter su di voi i nervi, far crescere su di voi
la carne, stender sopra di voi la pelle, infonder in voi il respiro
e vivrete. E riconoscerete che io sono il Signore. Io profetai come
mi era stato comandato e, mentre profetavo, si sent un rumore e
subito un frastuono, e le ossa si avvicinarono luna allaltra. Guar-
dai ed ecco, sopra di esse i nervi, venne su la carne e si stese su di
essi, al di sopra, la pelle, ma non vi era ancora il respiro. Allora mi
disse: Profetizza al vento, profetizza, figlio delluomo, e di al ven-
to: Cos ha detto il Signore Iddio: Vieni, o vento, dai quattro ven-
ti e soffia su questi morti, perch abbiano la vita. Io profetai co-
me mi era stato comandato e venne in essi il respiro, ebbero la vi-
scorre verso est, nei pressi di Babilonia (La Bibbia concordata, Milano 1999, vol.
2, p. 1158, nota 1).
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3 Ezechiele 37, 1-10 (ivi, pp. 1250-51; traduzione modificata per omogeneit
Quarto discorso
La diversit capitale tra i tedeschi
e gli altri popoli di provenienza germanica
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1
Fichte si era gi occupato di questo problema nello scritto Von der Sprach-
fhigkeit und dem Ursprung der Sprache (1795), GA, I, 3, pp. 97-127; trad. it. La
facolt linguistica e lorigine del linguaggio, in J.G. Fichte, Scritti sulla dottrina
della scienza, a cura di M. Sacchetto, Torino 1999, pp. 443-480; questo e altri te-
sti jenesi erano gi apparsi in J.G. Fichte, Scritti sul linguaggio, 1795-1797, a cu-
ra di C. Tatasciore, coll. Fichtiana, Milano 1998.
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p. 11.
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Quinto discorso
Conseguenze della diversit indicata
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2
Il riferimento allopera di J.G. Herder, Verstand und Erfahrung: eine Meta-
kritik zur Kritik der reinen Vernunft, Leipzig 1799, rist. nella collana Aetas
Kantiana, Bruxelles 1969; trad. it. parziale Metacritica: passi scelti, a cura di I.
Tani, Roma 1993.
3 Allusione al Tartufo di Molire (1669).
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scambiando gli abiti tra gli dei antichi e nuovi. Proprio con que-
sto rivestimento estraneo di ci che abituale, questultimo rice-
ver unattrattiva analoga a ci che viene idealizzato, e sorgeran-
no figure assolutamente amabili. Ma entrambi, tanto il circolo
simbolico e poetico della lingua dorigine, quanto i nuovi rappor-
ti di vita, sono grandezze finite e limitate, da qualche parte la lo-
ro compenetrazione reciproca si compie; [335] ma l dove essa
compiuta, il popolo celebra la sua et delloro, e la fonte della sua
poesia si estingue4. Da qualche parte, c necessariamente un pun-
to supremo nelladeguamento di parole chiuse a concetti chiusi, e
di simboli chiusi a rapporti di vita chiusi. Dopo aver raggiunto
questo punto, il popolo non pu pi far altro che ripetere in for-
ma modificata i suoi pi riusciti capolavori, cos da farli sembra-
re qualcosa di nuovo, mentre non sono altro che il vecchio ben no-
to; oppure, se vogliono assolutamente essere nuovi, devono ricor-
rere a ci che inadeguato e maldestro, e a mescolare, nellarte
poetica, il brutto col bello, dedicandosi alla caricatura e allumo-
rismo; allo stesso modo in cui, nella prosa, se vogliono parlare in
modi nuovi, sono costretti a confondere i concetti, e a mischiare
reciprocamente vizio e virt.
Poich in tal modo, in un popolo, cultura spirituale e vita van-
no ciascuna per la propria strada, naturale che i ceti che non
hanno accesso alla prima, e ai quali non giungono neppure le con-
seguenze di questa cultura, come accade in un popolo libero, ven-
gano retrocessi rispetto ai ceti colti, e considerati per cos dire co-
me unaltra specie di uomini, che originariamente e per semplice
nascita non sono uguali ai primi quanto a forze spirituali. Perci,
i ceti colti non nutrono alcun interesse davvero amorevole per lo-
ro, e non hanno alcun impulso ad aiutarli seriamente, poich ap-
punto essi credono che non ci sia nessuno da aiutare a causa del-
la naturale ineguaglianza, e chi ne fa parte viene piuttosto spinto
a utilizzarli e a farli utilizzare cos come sono. Anche questa con-
seguenza delluccisione della lingua, allinizio del nuovo popolo,
pu essere attenuata da una religione compassionevole e dalla
mancanza di proprie abilit da parte dei ceti superiori, ma an-
dando avanti questo disprezzo del popolo diventa sempre pi ma-
4 Fichte riprende questa posizione nel Settimo discorso, infra, pp. 98-99.
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esteso: Sed quid Typhoeus et validus Mimas / aut quid minaci Porphyrion sta-
tu, / quid Rhoetus evolsisque truncis / Enceladus iaculator audax / contra so-
nantem Palladis aegida / possent ruentes?.
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Sesto discorso
Presentazione nella storia
dei tratti fondamentali dei tedeschi
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1
Evidente riferimento allUmanesimo e al Rinascimento italiani, di cui Fichte
sottolinea i risvolti critici rispetto alla religione e alla tradizione della Chiesa.
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Qui, voi avete una chiara prova di ci che abbiamo detto pri-
ma sulla prosecuzione della cultura antica attraverso la nuova, e
sulla parte che in essa pu spettare ai neolatini. La nuova chiarez-
za deriv dagli antichi, illumin in un primo tempo il centro della
cultura neolatina, e l venne formata solo fino a una concezione in-
tellettuale, senza afferrare la vita e plasmarla diversamente.
Ma questo stato di cose non pot durare pi a lungo, dal mo-
mento in cui questa luce illumin un animo autenticamente reli-
gioso fin nella sua stessa vita, e quando questo animo venne at-
torniato da un popolo al quale pot facilmente comunicare la sua
pi seria concezione della cosa, e questo popolo trov dei capi che
diedero qualcosa al suo urgente bisogno. Per quanto in basso pos-
sa cadere il cristianesimo, tuttavia in esso resta pur sempre una
componente fondamentale in cui c verit, e che sicuramente sti-
mola una vita, purch sia vita effettiva e indipendente; la questio-
ne : che cosa dobbiamo fare per essere beati? Se questa doman-
da fosse caduta su un terreno arido, in cui o fosse rimasto indeci-
so in generale se qualcosa come la beatitudine sia seriamente pos-
sibile, oppure, anche assumendo questa ipotesi, non ci fosse stata
una ferma e decisa volont di diventare beati, allora, su questo ter-
reno, la religione non sarebbe intervenuta fin dallinizio nella vita
e nella volont, bens sarebbe rimasta attaccata alla memoria e al-
limmaginazione come unombra pallida e tremolante; e cos, na-
turalmente, anche tutte le ulteriori delucidazioni sullo stato dei
concetti religiosi disponibili sarebbero rimaste senza alcun influs-
so sulla [347] vita. Ma quando, al contrario, quella domanda cad-
de su un terreno originariamente vivo, in cui si credeva seriamen-
te allesistenza della beatitudine, e in cui era presente la ferma vo-
lont di diventare beati, e i mezzi per la beatitudine forniti fino a
quel momento dalla religione erano stati impiegati a questo sco-
po con fede intima e onesta seriet: allora, quando questa luce fi-
nalmente cadde su questo terreno, che proprio per aver preso sul
serio quei mezzi si era rifiutato di fare chiarezza sulla loro natura,
essa dovette provocare uno spaventoso terrore di fronte allin-
ganno sulla salvezza dellanima, e una tumultuosa agitazione per
conseguire in altro modo questa salvezza; e ci che sembrava pre-
cipitare come uneterna rovina, non pot essere preso come uno
scherzo. Inoltre, il singolo che ebbe per primo questa visione non
poteva affatto accontentarsi di salvare solo la sua anima, indiffe-
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Evidente riferimento a Kant e al risveglio dal sonno dogmatico in lui su-
scitato dalla lettura di Hume (cfr. I. Kant, Prolegomena zu einer jeden knftigen
Metaphysik, die als Wissenschaft wird eintreten knnen (1783), in Kants Ge-
sammelte Schriften, Akademie-Ausgabe [dora in avanti KGS], vol. IV, p. 260;
trad. it. Prolegomeni ad ogni futura metafisica, a cura di R. Assunto, Roma-Bari
1979, p. 8).
6
Qui Fichte intende se stesso e la sua dottrina della scienza, assieme alla sua
insoddisfacente ricezione da parte dellepoca, cio dei suoi contemporanei.
Questo problema si affaccia gi nello scritto Sonnenklarer Bericht an das gre-
re Publikum ber das eigentliche Wesen der neuesten Philosophie. Ein Versuch,
die Leser zum Verstehen zu zwingen (1801), GA, I, 7, pp. 165-268; trad. it. Rap-
porto chiaro come il sole per un pi vasto pubblico sullessenza propria della pi
recente filosofia. Un tentativo di costringere il lettore a capire, in Fichte, Scritti
sulla dottrina della scienza cit., pp. 480-569 (ma confrontare anche ledizione di
questo scritto comparsa nella collana Fichtiana, col titolo Rendiconto chiaro
come il sole. Al grande pubblico sullessenza propria della filosofia pi recente. Un
tentativo di costringere i lettori a capire, a cura di F. Rocci, Milano 2002).
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Fichte cos sintetizza la vicenda che dalla Rivoluzione francese ha condot-
to allimpero napoleonico.
8 Alla recente storia di Francia, Fichte contrappone la destinazione presen-
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Settimo discorso
Comprensione ancora pi profonda
del carattere originario e tedesco
di un popolo
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2 Anche questa posizione era ben presente nel Fichte di Jena. Cfr., per tut-
ti, il passo seguente dalla Prima introduzione alla dottrina della scienza del 1797:
Da quanto detto risulta che la scelta della filosofia dipende da che uomo si sia:
un sistema filosofico, infatti, non uninerte suppellettile, che si possa abban-
donare o accettare a proprio piacimento: al contrario, esso animato dallanima
delluomo che lo ha fatto proprio (J.G. Fichte, Prima e Seconda Introduzione
alla dottrina della scienza, a cura di C. Cesa, Roma-Bari 1999, p. 19; testo origi-
nale in GA, I, 4, p. 195).
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prese, nel corso degli anni, alla filosofia di Schelling e alla concezione da questi
sostenuta dei rapporti tra Assoluto (unit) e fenomeno (molteplicit), in parti-
colare a partire dal Sistema dellidealismo trascendentale (1800) e dalla Esposi-
zione del mio sistema filosofico (1801) sino a Filosofia e religione (1804).
4 Allinverso, qui Fichte caratterizza nella sua impostazione di fondo la dot-
trina della scienza come autentica filosofia trascendentale: lopposizione tra que-
stultima e la schellinghiana filosofia dellidentit esprime quella tra vita e
morte (su cui cfr. WL 1807, GA, II, 10, pp. 115-120; trad. it., cit., pp. 31-40),
e assume storicamente la forma di una dicotomica filosofia delle nazionalit, in
cui alloriginariet tedesca, basata sul carattere vivo della lingua, si contrap-
pongono lestero e lesterofilia, la cui preferenza per lessere morto con-
dizionata dal carattere altrettanto morto delle lingue romanze. condi-
zionata, ma non determinata: se cos fosse, infatti, non si spiegherebbe la
possibilit di unesterofilia tedesca.
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5 Qui Fichte prende le distanze dalla scienza politica moderna, per come si
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gi nella Bestimmung des Menschen (1800), GA, I, 6, pp. 266 sgg., e la conclu-
sione dellopera, ivi, pp. 306-309 (trad. it. La destinazione delluomo, a cura di
C. Cesa, Roma-Bari 2001, rispettivamente a pp. 90 sgg. e pp. 134-136). Il pro-
blema attraversa lIlluminismo tedesco, e da questultimo viene lasciato in ere-
dit allidealismo. Per quanto riguarda il primo, si confronti la seguente affer-
mazione di Mendelssohn, risalente al 1782: Lo scopo della natura non il per-
fezionamento del genere umano. No! Il perfezionamento delluomo, dellindi-
viduo. Ogni singolo uomo deve sviluppare le sue disposizioni e capacit, e in
questo modo diventare sempre pi perfetto. Proprio perch a questo tenuto
ciascun individuo, lintero genere deve ripetere il corso circolare per il quale ci
preoccupiamo tanto (JubA, XIII, 65: citato in L. Fonnesu, Antropologia e idea-
lismo. La destinazione delluomo nel primo idealismo, Roma-Bari 1993, p. 51; ma
sul grande tema della educazione del genere umano e del perfezionamento
di questultimo e/o del singolo individuo, cfr. tutto il cap. I, Premesse settecen-
tesche, pp. 25-56). Per la ripresa della questione in ambito idealistico, oltre alla
Destinazione delluomo di Fichte, cfr. la coeva opera di Schelling, System des
transzendentalen Idealismus, a cura di R.-E. Schulz, Hamburg 1957, p. 261; trad.
it. Sistema dellidealismo trascendentale, a cura di G. Semerari, Roma-Bari 1990,
p. 264: Che nel concetto della storia sia implicito quello di una progressivit in-
finita, si dimostrato abbastanza nella parte precedente. Di qui peraltro non si
pu certo immediatamente concludere per linfinita perfettibilit della specie
umana, poich, quelli che la negano, possono con altrettanta ragione affermare
che luomo abbia una storia tanto poco quanto lanimale, che egli invece sia rin-
chiuso in un eterno circolo di operazioni, in cui egli si aggiri incessantemente,
come Issione intorno alla sua ruota, e, tra continue oscillazioni e talora anche tra
visibili deviazioni dalla linea curva, ritorni pur sempre al punto da cui era par-
tito.
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9 Le pagine che seguono costituiscono una delle sintesi migliori della con-
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gen Leben, lez. 4-5, GA, I, 9, pp. 92-114 (trad. it. Iniziazione alla vita beata, in
J.G. Fichte, La dottrina della religione, a cura di G. Moretto, Napoli 1989, pp.
285-309); ma laccenno alla ragione o fondamento (Grund) sembra impor-
re un rimando pi ampio ai corsi di dottrina della scienza che proprio in quegli
anni egli aveva tenuto a Berlino (pensiamo anzitutto ai tre cicli di conferenze del
1804), Erlangen (1805) e nei primi mesi del 1807 a Knigsberg (in particolare,
cfr. WL 1807, lez. 16, GA, II, 10, pp. 157-159; trad. it., cit., pp. 97-101).
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* Cfr. Anweisung zum seligen Leben, lez. 11 [GA, I, 9, pp. 175-187; trad. it.,
cit., pp. 381-393].
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Leggi: resta prigioniera nei singoli enti intesi come oggetti particolari, co-
me qualcosa; tali qualcosa per sono semplici proiezioni o concrezioni del-
linfinit dello spazio e del tempo (ombre delle ombre), i quali rappresenta-
no, a loro volta, proiezioni, immagini o schemi delle ombre primarie, co-
stituite dal vedere e dal volere in quanto immagini elementari della vita.
Se teniamo conto che questultima limmagine originaria (Urbild) dellAssolu-
to, abbiamo uno schematismo quintuplice come struttura fondamentale del-
lapparire, o in altri termini: abbiamo la ricostruzione in senso trascendentale-
genetico delle cinque condizioni di possibilit principali, a partire da cui pos-
sibile comprendere il fenomeno nel suo manifestarsi: 1) Assoluto infigurabile;
2) Vita come sua immagine originaria; 3) Vedere e volere; 4) Infinit spazio-
temporale; 5) Enti singolari, o qualcosa.
12 Cio, alla natura intesa come insieme dei singoli enti o qualcosa. Tra-
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Ottavo discorso
Che cos un popolo
nel pi alto significato della parola,
e che cos amor di patria?
Gli ultimi quattro discorsi hanno risposto alla domanda: che co-
sa sono i tedeschi, in opposizione agli altri popoli di provenienza
germanica? La dimostrazione che, mediante tutto ci, deve es-
sere condotta per tutta la nostra ricerca, viene completata se alla
nostra ricerca aggiungiamo la domanda: che cos un popolo?
Questultima domanda equivale a unaltra domanda, spesso sol-
levata e alla quale si risposto in modi molto diversi, e risponde
anche a questa: che cos amor di patria? Oppure, esprimendoci
ancora pi esattamente: che cos lamore del singolo per la sua
nazione?1
Se landamento della nostra ricerca fino a qui stato giusto, al-
lora dovrebbe essere chiaro che soltanto il [378] tedesco (lessere
umano autentico, non quello che si spento in un complesso ar-
bitrario di regole) ha e pu contare veramente su un popolo; e che
soltanto egli capace di un amore per la sua nazione genuino e ra-
gionevole.
La seguente considerazione, che in un primo tempo sembra
esterna alla nostra ricerca, ci apre la strada per la soluzione del
compito che abbiamo di fronte.
Come abbiamo gi notato nel nostro Terzo discorso, la reli-
gione ci pu trasportare assolutamente oltre il tempo e oltre lin-
(1806/07) [Il patriottismo e il suo contrario], ora in GA, II, 9, pp. 393-445.
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no solo per amor loro, e devono adattarsi a loro, finch non sia-
no divenuti come loro.
Ora, che cosa potrebbe fornire garanzia a questa esortazione e
a questa fede delluomo nobile nelleternit e immortalit della
sua opera? Evidentemente, solo un ordine delle cose che egli po-
tesse riconoscere per se stesso eterno, e capace di accogliere in s
leterno. Ma un siffatto ordine la particolare natura spirituale
dellambiente umano, che certo non si pu afferrare in un con-
cetto, ma pure veramente presente, dalla quale [381] sorto egli
stesso con tutto il suo pensare e il suo fare, e con la sua fede nella
loro eternit; il popolo da cui egli proviene e tra cui stato for-
mato, sino a divenire ci che egli adesso. Perch, per quanto sia
indubbio che la sua opera, se egli si appella alla sua eternit a buon
diritto, non affatto il mero risultato della legge di natura spiri-
tuale della sua nazione, n si esaurisce in questo, bens un che di
eccedente e in quanto tale promana immediatamente dalla vi-
ta originaria e divina; tuttavia, altrettanto vero che quellecce-
dente, fin dalla sua prima configurazione in un fenomeno visibi-
le, si disposto sotto quella particolare legge di natura spirituale,
e si formato unespressione sensibile solo conformemente a es-
sa. Ora, finch questo popolo sussiste, anche tutte le ulteriori ma-
nifestazioni del divino, in esso, rientreranno e si daranno una fi-
gura sotto la stessa legge. Ma per il fatto che anchegli esistito e
ha agito cos, questa stessa legge stata ulteriormente determina-
ta, e la sua efficacia diventata una componente costante di essa.
E cos, dunque, egli sicuro che la formazione raggiunta attra-
verso di lui rester nel suo popolo finch questo stesso popolo esi-
ster, e diventer duraturo fondamento di determinazione per
ogni ulteriore sviluppo.
Ora, nel significato superiore della parola, inteso dal punto di
vista della concezione di un mondo spirituale in generale, un po-
polo il tutto degli uomini che sopravvivono insieme in societ, e
che si generano con continuit da se stessi in senso naturale e spi-
rituale, il quale tutto, nel complesso, si trova sotto una certa leg-
ge particolare dello sviluppo del divino da esso. La condivisione
di questa legge ci che nel mondo eterno, e perci anche in quel-
lo temporale, unisce questa moltitudine in un tutto naturale e da
se stesso compenetrato. Questa stessa legge, riguardo al suo con-
tenuto, pu s essere colta nellinsieme, come noi abbiamo fatto
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nit, eternamente nella corrente del tempo. Nella misura in cui era
fondata e in cui essi stessi lavrebbero colta, se fossero stati per-
fettamente chiari in se stessi, questa fede non li ha ingannati. Ci
che nella loro Roma eterna era davvero eterno, sopravvive in mez-
zo a noi ancora oggi insieme a loro, e sopravviver nelle sue con-
seguenze sino alla fine dei giorni.
Popolo e patria in questo significato, come supporto e pegno
delleternit terrena, e come ci che quaggi pu essere eterno, si
trovano molto al di l dello Stato nel senso comune della parola
oltre lordine sociale, per come esso viene colto nella mera chia-
rezza del concetto, e viene istituito e conservato sotto la direzione
di questultimo. Il concetto esige diritto certo, pace interna, e che
ciascuno trovi col suo impegno il suo sostentamento e la conser-
vazione della sua esistenza sensibile, finch Dio gliela voglia ga-
rantire. Tutto questo soltanto mezzo, condizione e sostegno di
ci che propriamente esige lamor di patria, dello sbocciare del-
leterno e divino nel mondo, in modo sempre pi puro, perfetto e
adeguato nellinfinito procedere. Proprio perci questo amor di
patria deve governare lo Stato stesso, come autorit assolutamen-
te suprema, ultima e indipendente: anzitutto, limitandolo nella
scelta dei mezzi per il suo scopo pi immediato, la pace interna.
A tale scopo, la libert naturale del singolo deve essere senzaltro
limitata in vario modo, e se [385] con gli uomini non si avesse nes-
sun altro riguardo n scopo, allora si farebbe bene a limitarli nel
modo pi stretto possibile, a sottoporre tutte le loro attivit a una
regola uniforme, e a mantenerli sotto una continua sorveglianza.
Se anche questo rigore non fosse necessario, almeno per questu-
nico scopo non potrebbe essere dannoso. Solo una concezione su-
periore del genere umano e dei popoli allarga questa valutazione
limitata. La libert, anche nelle attivit della vita esteriore, il ter-
reno su cui germoglia la cultura superiore; una legislazione che
tenga in vista questultima, lascer alla prima una cerchia ampia il
pi possibile, perfino a rischio di una minore uniformit quanto a
quiete e tranquillit, e bench governare diventi pi difficile e fa-
ticoso.
Per chiarirlo con un esempio: abbiamo visto che ad alcune na-
zioni stato detto apertamente che esse non avrebbero bisogno di
tanta libert quanto alcune altre. Questo discorso pu contenere
perfino un eufemismo, poich in realt si voleva dire che esse non
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lungo la via tracciata, e cos di fatto non vivono una vita pubblica
loro propria, bens ripetono soltanto la vita di un tempo. In que-
ste epoche non c bisogno di un governo in senso proprio. Ma
quando questo procedere uniforme entra in pericolo, e ora si trat-
ta di decidere su casi nuovi mai ancora esistiti, allora c bisogno
di una vita che viva da se stessa. Qual ora lo spirito cui in casi si-
mili concesso di porsi al timone, che con personale certezza e si-
curezza, e senza oscillare incerto di qua e di l, in grado di deci-
dere, che ha lindubbio diritto di pretendere in modo imperativo
da ciascuno che ne sia coinvolto, lo voglia questi o meno, e di co-
stringere chi oppone resistenza [387] a rischiare tutto, finanche la
propria vita? Non lo spirito del tranquillo amore borghese del-
la costituzione e delle leggi, bens la fiamma divorante del supe-
riore amor di patria, che abbraccia la nazione come scorza delle-
terno, per la quale il virtuoso si sacrifica con gioia, e il vile, che esi-
ste solo in funzione del primo, si deve appunto sacrificare. Non
quellamore borghese della costituzione; a meno che non perda il
ben dellintelletto, esso non ne affatto in grado. Comunque va-
da, poich nessuno governa per niente, un governante per loro si
trover sempre. Lasciate che il nuovo governante pretenda perfi-
no la schiavit (e in che cosa consiste la schiavit, se non nellas-
senza di rispetto e nelloppressione della peculiarit di un popolo
originario, che per quella mente non presente?) lasciate che
pretenda anche la schiavit, poich dalla vita degli schiavi, dalla
loro moltitudine, perfino dal loro benessere si pu trarre vantag-
gio; allora, se quello sufficientemente calcolatore, perfino la
schiavit sotto di lui sembrer accettabile. Perch dunque do-
vrebbero lottare? Per quei due, la cosa pi importante la tran-
quillit. Questa viene soltanto disturbata dalla continuazione del-
la lotta. Essi perci faranno di tutto per terminarla il prima possi-
bile, si adatteranno, cederanno, e perch non dovrebbero? Per lo-
ro non si mai trattato di altro, e dalla vita non hanno mai spera-
to di pi che proseguire nellabitudine di esistere in condizioni ac-
cettabili. La promessa di una vita anche quaggi che duri oltre la
vita quaggi soltanto questa promessa pu entusiasmare fino al-
la morte per la patria.
Cos anche stato finora. Laddove si davvero governato, do-
ve si sono affrontate serie lotte, dove la vittoria stata raggiunta
contro una forte resistenza, l stata quella promessa di vita eter-
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gioni romane guidate da Quintilio Varo. Lepisodio citato alla nota seguente
successivo a questo evento.
3 Fichte si riferisce a Tacito, Annali, Libro II, cap. XV, che riteniamo op-
portuno citare per esteso: Orationem ducis secutus militum ardor, signumque
pugnae datum. Nec Arminius aut ceteri Germanorum proceres omittebant suos
quisque testari, hos esse Romanos Variani exercitus fugacissimos qui ne bellum
tolerarent, seditionem induerint; quorum pars onusta uulneribus terga, pars
fluctibus et procellis fractos artus infensis rursum hostibus, aduersis dis obi-
ciant, nulla boni spe. Classem quippe et auia Oceani quaesita ne quis uenienti-
bus occurreret, ne pulsos premeret: sed ubi miscuerint manus, inane uictis uen-
torum remorumue subsidium. Meminissent modo auaritiae, crudelitatis, super-
biae: aliud sibi reliquum quam tenere libertatem aut mori ante seruitium? (cfr.
la trad. it. di B. Ceva, Milano 1951, vol. 1, p. 71: Le parole di Germanico, alle
quali segu il segnale dellinizio della battaglia, accesero lardore dei soldati. Nel
campo opposto, frattanto, sia Arminio, sia ciascuno degli altri capi dei Germa-
ni, non cessavano dal dimostrare ai loro che i nemici che stavan di fronte erano
proprio quei Romani dellesercito di Varo, che erano stati pi veloci nella fuga,
e che, per non voler sopportare la guerra, serano ribellati. Parte di essi aveva il
dorso pieno di ferite, parte con le membra spezzate dalle onde procellose erano
di nuovo gettati a sfidare lostilit degli dei e la ferocia dei nemici, senza spe-
ranza alcuna. Per quanto si fossero serviti della flotta e avessero intrapreso le vie
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1743. Quanto allaffermazione di Fichte, secondo cui egli non avrebbe avuto al-
cuna idea sul Maometto personaggio storico, ci non deve trarre in inganno ri-
spetto alla valutazione che egli diede dellislamismo come movimento teologi-
co-politico a carattere fortemente espansivo. Su questo, Fichte sembra avere le
idee abbastanza chiare: cfr. GZ, lez. 13, pp. 350-352 (trad. it., cit., pp. 306-308).
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Nono discorso
A quale punto dato nella realt
sia da collegare la nuova educazione
nazionale dei tedeschi
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1
Del celebre pedagogista svizzero (1746-1827) Fichte tiene presente, oltre
allo scritto citato infra, p. 143 in nota, le seguenti opere: Wie Gertrud ihre Kin-
der lehrt, ein Versuch den Mttern Anleitung zu geben, ihre Kinder selbst zu un-
terrichten (1801), trad. it. Come Geltrude istruisce i suoi figli, a cura di A. Banfi,
Firenze 1929, o quella pi recente di E. Becchi, in J.H. Pestalozzi, Scritti scelti,
a cura della stessa, Torino 1970, pp. 229-410; Buch der Mtter oder Anleitung
fr Mtter ihre Kinder bemerken und reden zu lehren (1803) [Libro delle madri,
ovvero guida per le madri ad insegnare ai loro bambini a osservare e a leggere];
ABC der Anschauung oder Anschauungs-Lehre der Maverhltnisse (1803) [ABC
dellintuizione, ovvero teoria intuitiva dei rapporti di misura]; Anschauungslehre
der Zahlenverhltnisse (1803-1804) [Teoria intuitiva dei rapporti numerici].
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altro, qualora ci siano stati altri pari a loro, e dimostrare con gioia
che questanimo stato presente fino a oggi in tutta la sua forza
prodigiosa nellambito della lingua tedesca. Anchegli ha avuto
una vita difficile, e ha lottato con ogni possibile ostacolo, inte-
riormente con la propria cocciuta oscurit e debolezza, egli stes-
so scarsamente dotato dei pi comuni strumenti di uneducazio-
ne dotta; allesterno, con un persistente misconoscimento, verso
un obiettivo appena presentito e a lui stesso del tutto ignoto, so-
stenuto e sospinto da un impulso inesauribile, onnipotente e te-
desco: lamore per il popolo povero pi indifeso. Questo amore
onnipotente ne aveva fatto un suo strumento, proprio come Lu-
tero, solo in [403] un rapporto diverso e pi conforme al suo tem-
po, ed era divenuto la vita nella sua vita. Esso fu per lui il filo con-
duttore saldo e immutabile, a lui stesso sconosciuto, di questa sua
vita, che lo ha condotto attraverso la notte che lo circondava da
ogni parte, e che coron la sera di quella vita poich era impos-
sibile che un amore del genere abbandonasse la terra senza ri-
compensa con la sua scoperta autenticamente spirituale, che ha
fatto molto di pi di quanto egli avesse mai desiderato con i suoi
pi audaci desideri. Egli voleva semplicemente aiutare il popolo;
ma la sua scoperta, assunta in tutta la sua estensione, annulla il po-
polo, toglie ogni differenza tra questo e un ceto colto, invece del-
la ricercata educazione popolare fornisce una educazione nazio-
nale, e avrebbe senzaltro la capacit di sollevare i popoli e linte-
ro genere umano dalla profondit della sua attuale miseria.
Questa sua concezione fondamentale si trova nei suoi scritti
con perfetta chiarezza e precisione non misconoscibile. Prima di
tutto egli vuole, per quanto riguarda la forma, non larbitrio vi-
gente fino a ora e il brancolare alla cieca, bens unarte delledu-
cazione salda e sicuramente calcolata, come vogliamo anche noi,
e come la scrupolosit tedesca deve necessariamente volere; ed
egli racconta molto ingenuamente come un modo di dire france-
se, secondo cui egli avrebbe voluto meccanizzare leducazione, lo
abbia aiutato a far emergere dal sogno questo suo scopo. Per
quanto riguarda il contenuto, il primo passo della nuova educa-
zione da me descritta consiste nello stimolare e nel formare la li-
bera attivit dello spirito del suo allievo, il suo pensiero, in cui pi
tardi deve sorgere per lui il mondo del suo amore. Gli scritti di Pe-
stalozzi si occupano soprattutto di questo primo passo, e il nostro
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Decimo discorso
Per la determinazione pi precisa
delleducazione nazionale tedesca
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[417] credevano di non aver fatto nulla di buono a meno che non
fossero approvati da esso. A loro si sono contrapposti, come carat-
teri forti e potenti, i pochi che furono in grado di sollevarsi oltre il
giudizio degli altri, e di bastare a se stessi; e di regola questi sono
stati odiati, mentre quegli altri, bench non stimati, venivano con-
siderati amabili.
La base di ogni educazione etica sapere che nel bambino esi-
ste un simile impulso, e presupporlo con fermezza, in modo da ri-
conoscerlo quando appare, e da svilupparlo gradualmente sempre
di pi mediante adeguate sollecitazioni e la presentazione di una
materia in cui si possa soddisfare. La regola prima di tutte diri-
gerlo sullunico oggetto a esso adeguato, cio letico, senza invece
metterlo a tacere con una materia a esso estranea. Per esempio,
limparare ha la sua attrattiva e la sua ricompensa in se stesso; al
massimo, potrebbe meritare approvazione un impegno esaspera-
to, come esercizio di autosuperamento. Ma questo libero impe-
gno, che va oltre quanto viene richiesto, difficilmente trover po-
sto almeno nella semplice, universale educazione nazionale. Per-
ci, che lallievo impari ci che deve, deve essere considerato co-
me qualcosa di ovvio e su cui non c niente da dire; anche lap-
prendere pi veloce e migliore dellintelligenza pi dotata deve es-
sere considerato come un semplice fatto naturale, che non le pro-
cura nessuna lode o distinzione, e ancora meno copre altri difet-
ti. A questo impulso deve essere assegnata la sua sfera dazione so-
lo nelletico; ma la radice di ogni eticit lautocontrollo, lauto-
superamento, la subordinazione dei propri impulsi egoistici al
concetto dellintero. Solo in virt di questultima e assolutamente
di nientaltro sarebbe possibile allallievo ottenere lapprovazione
delleducatore, di cui destinato ad avere bisogno dalla sua natu-
ra spirituale e dallabitudine creata dalleducazione. Come abbia-
mo gi ricordato nel nostro secondo discorso, ci sono due modi
molto diversi di quella subordinazione del S personale allintero:
innanzitutto, quella [418] che deve essere assolutamente, e non
deve essere tralasciata da nessuno in nessuna parte, la sottomis-
sione alla legge della costituzione, stabilita per amore del sempli-
ce ordine dellintero. Chi non va contro di essa si limita a non ri-
cevere disapprovazione, ma non gli viene assolutamente tributata
approvazione; mentre chi va contro di essa verrebbe colpito da di-
sapprovazione e biasimo effettivi, che nel caso in cui la mancanza
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to. Finora questa ingenuit e infantile credulit dei minori nella su-
periore perfezione degli adulti stata impiegata di regola per la lo-
ro rovina; proprio la loro innocenza e la loro fede naturale in noi ci
hanno reso possibile trapiantare in essi, ancor prima che potessero
distinguere il bene e il male, invece del bene che interiormente vo-
levano, la nostra corruzione, che se avessero potuto conoscere
avrebbero respinto.
Questa la colpa pi grande che grava sul nostro tempo; e cos
si spiega anche il fenomeno che si presenta ogni giorno, per cui di
regola luomo diventa tanto pi cattivo, egoista, morto a ogni buo-
na sollecitazione, e inadatto a ogni opera buona, quanti pi anni
conta, e perci quanto pi si allontanato dai primi giorni della sua
innocenza, che in un primo momento continuano pur sempre a ri-
suonare sommessamente in alcune premonizioni del bene; [421]
inoltre, cos si dimostra che la presente generazione, se non opera
una cesura assolutamente lacerante nel suo sopravvivere, lascer
necessariamente dietro di s una posterit ancora pi corrotta, e
questa cos a sua volta. Di tali uomini, un maestro del genere uma-
no degno di venerazione dice, con verit che coglie nel segno, che
per loro sarebbe meglio se per tempo venisse loro appeso al collo
un masso, ed essi venissero annegati nel mare, nel punto dov pi
profondo1. una calunnia ripugnante della natura umana dire che
luomo nato peccatore; se fosse vero, come potrebbe mai giun-
gergli anche soltanto un concetto di peccato, che certo possibile
soltanto per opposizione a ci che peccato non ? Egli si fa pecca-
tore vivendo; e la vita umana fino a oggi, di regola, era uno svilup-
po della peccaminosit colto in crescente progresso.
Ci che abbiamo detto mostra in una nuova luce la necessit di
fare posto senza indugio a uneffettiva educazione. Se la giovent
in crescita potesse soltanto crescere senza alcun contatto con gli
adulti e del tutto senza educazione, allora si potrebbe pur sempre
fare il tentativo di vedere che cosa ne verrebbe fuori. Ma anche se
noi la lasciamo solo in nostra compagnia, la sua educazione si fa da
sola senza alcun nostro desiderio o volont; essi stessi si educano su
di noi: il nostro modo di essere si imprime su di loro come loro mo-
dello, ci imitano anche senza che noi lo vogliamo, e non desidera-
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no altro che diventare come siamo noi. Ora per noi siamo, di re-
gola e in gran maggioranza, assolutamente viziosi, in parte senza sa-
perlo, e in quanto noi stessi, altrettanto ingenui dei nostri figli,
prendiamo per giusta la nostra viziosit; oppure, se anche lo sa-
pessimo, come potremmo noi, in compagnia dei nostri figli, de-
porre immediatamente ci che una lunga vita ha trasformato in una
seconda natura, e scambiare tutto il nostro vecchio senso e spirito
con uno nuovo? Essi devono corrompersi al nostro contatto, que-
sto inevitabile; se abbiamo una scintilla damore per loro, allora
dobbiamo [422] allontanarli dal cerchio della nostra influenza ap-
pestante, ed edificare per loro un soggiorno pi puro. Noi dobbia-
mo portarli nella societ di uomini che, comunque stiano le cose
con loro per il resto, attraverso esercizio e abitudine costanti ab-
biano almeno acquisito la capacit di capire che i bambini li osser-
vano, e la facolt di controllarsi almeno per quel periodo, e la co-
gnizione di come si debba apparire ai bambini; noi non dobbiamo
pi riammetterli da questa societ alla nostra, prima che abbiano
imparato a respingere opportunamente tutta la nostra corruzione,
e siano completamente protetti da ogni infezione.
Tanto abbiamo ritenuto necessario presentare qui sulleduca-
zione alleticit in generale.
stato pi volte ricordato che i bambini dovrebbero vivere as-
sieme soltanto ai loro insegnanti e custodi, in totale separazione
dagli adulti. ovvio senza bisogno di sottolinearlo che questa
educazione deve essere impartita a entrambi i sessi nello stesso
modo. Una separazione di questi in istituzioni particolari per ra-
gazzi e ragazze sarebbe controproducente, e annullerebbe molte
parti importanti delleducazione per diventare un essere umano
completo. Gli oggetti dellistruzione sono eguali per entrambi i
sessi; la differenza che ha luogo nei lavori potrebbe essere osser-
vata facilmente anche nella comunanza della restante educazione.
La societ minore in cui essi vengono formati a esseri umani deve
consistere nellunificazione di entrambi i sessi, come la societ
maggiore in cui un domani entreranno come esseri umani com-
pleti; entrambi devono prima reciprocamente riconoscere luno
nellaltro la comune umanit, e imparare ad amarla, e avere amici
e amiche prima che la loro attenzione si appunti sulla differenza
sessuale, ed essi diventino sposi e spose. Inoltre, il rapporto reci-
proco tra i due sessi deve essere rappresentato nellistituzione
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Undicesimo discorso
A chi spetter lattuazione
di questo programma educativo?
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a questo Stato estero in ogni luogo in cui essa avesse potuto met-
tere radice. La sua educazione era preoccupata soltanto del fatto
che gli uomini [429] non fossero dannati, bens beati nellaltro
mondo. Con la Riforma, questo potere ecclesiastico, che per il re-
sto manteneva laspetto di prima, venne semplicemente unificato
col potere mondano, con cui in precedenza era entrato spesso in
conflitto; questa fu tutta la differenza che a questo riguardo sca-
tur da quellavvenimento. Perci rimase anche la vecchia conce-
zione delleducazione. Anche in tempi recenti, e fino a oggi, la for-
mazione dei ceti possidenti stata considerata una faccenda pri-
vata dei genitori, che potevano orientarsi a loro piacimento, e i lo-
ro figli di regola venivano preparati soltanto a essere utili a se stes-
si in futuro; lunica educazione pubblica invece, quella del popo-
lo, era soltanto uneducazione finalizzata alla beatitudine celeste;
la cosa principale era un po di cristianesimo, di saper leggere e,
nel caso in cui si potesse ottenere, scrivere, il tutto per amore del
cristianesimo. Ogni altro sviluppo degli uomini veniva lasciato al-
linflusso cieco e casuale della societ in cui crescevano e alla vita
reale. Perfino le istituzioni per leducazione dotta erano soprat-
tutto dirette alla formazione di ecclesiastici; questa era la facolt
principale, di cui le altre costituivano solo lappendice, e anche, il
pi delle volte, ricevevano soltanto chi si era ritirato da quella.
Finch quelli che erano al vertice del governo restavano allo-
scuro del suo scopo autentico, e anche per la loro persona erano
presi da quella coscienziosa preoccupazione per la beatitudine lo-
ro e di altri, si poteva contare sul loro zelo per questa specie di
educazione pubblica, e sulle loro serie preoccupazioni per essa.
Ma non appena vennero in chiaro su quello scopo, e compresero
che la sfera dazione dello Stato risiede allinterno del mondo vi-
sibile, allora dovette apparire loro evidente che quella cura per la
beatitudine eterna dei loro sudditi non poteva gravare su di loro,
e che chiunque voleva essere beato doveva cavarsela da solo. Do-
ra in poi, essi credettero di fare abbastanza [430] lasciando anco-
ra alla loro prima destinazione le fondazioni e le istituzioni risa-
lenti a tempi pi devoti. Per quanto poco adeguate e sufficienti es-
se potessero essere in rapporto ai tempi del tutto cambiati, essi
non si ritennero obbligati a sostenerle economizzando su scopi di
altro tipo; non si ritennero autorizzati a intervenire attivamente, e
a sostituire ci che era diventato vecchio e inutilizzabile col nuo-
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Ho detto che lo Stato tedesco che realizzer per primo questa pro-
posta ne avr la gloria pi grande. Ma inoltre, questo Stato tede-
sco non rester a lungo da solo, bens indubbiamente trover pre-
sto seguaci e imitatori. La cosa principale che si cominci. Anche
se fosse solo questo, sentimento dellonore, invidia, il desiderio di
avere anche noi ci che ha un altro, e se possibile ancora meglio,
spingeranno uno dopo laltro a seguire lesempio. Anche le nostre
precedenti considerazioni sul vantaggio del singolo Stato, che
adesso potranno far dubitare qualcuno, diventeranno allora pi
evidenti, poich confermate nellintuizione vivente.
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Dodicesimo discorso
Sui mezzi per conservare noi stessi
fino al raggiungimento
del nostro scopo principale
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Ma poniamo il caso che la nostra lingua resti viva anche come lin-
gua di scrittori, e cos conservi la sua letteratura: che letteratura
pu essere la letteratura di un popolo senza indipendenza politi-
ca? Che cosa vuole, che cosa pu volere uno scrittore ragionevo-
le? Nientaltro che intervenire nella universale [453] vita pubbli-
ca, formandola e trasformandola secondo la sua immagine; e se
vuol fare qualcosaltro, allora tutto il suo parlare vuoto suono,
buono per solleticare orecchie oziose. Egli vuole pensare origina-
riamente e alla radice della vita spirituale, per coloro che agisco-
no in modo altrettanto originario, cio governano. Perci, egli
pu scrivere soltanto in una lingua in cui pensano anche i gover-
nanti, in una lingua in cui si governa, nella lingua di un popolo che
costituisce uno Stato indipendente. Che cosa vogliono, in ultima
2
Lallusione, piuttosto ingiustificata, al francese.
3 Fichte potrebbe riferirsi al greco antico e allitaliano.
4 Cfr. Enciclopedia Europea, vol. X, s.v. sorabi: sorabi o vendi, popolazio-
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Alla fine del nostro discorso precedente, abbiamo detto che sono
ancora diverse le idee inconsistenti e le dottrine illusorie in circo-
lazione tra noi circa le vicende dei popoli. Esse impediscono ai te-
deschi di acquisire un punto di vista saldo e conforme alle loro ca-
ratteristiche sulla loro situazione presente. [460] Proprio perch
ora questi sogni vengono diffusi con lo zelo pi grande e imposti
alla venerazione pubblica, sembra opportuno sottoporli a un esa-
me pi serio di quello che la loro importanza meriterebbe in altre
circostanze, tanto pi che lincertezza generale fa s che alcuni li
utilizzino per riempire i posti rimasti vuoti.
Anzitutto i confini primi, originari e veramente naturali degli
Stati sono senza dubbio i loro confini interni. Quelli che parlano
la stessa lingua sono collegati tra di loro da una molteplicit di le-
gami invisibili mediante la semplice natura, ben prima che inter-
venga larte umana; sono capaci dintendersi sempre pi chiara-
mente, fanno parte di un tutto, e per natura sono Uno, e un uni-
co inseparabile intero. Essi non possono accogliere in s e mesco-
lare con s un popolo di altra lingua e provenienza, senza confon-
dersi e disturbare violentemente il regolare procedere della loro
formazione. La delimitazione esterna degli insediamenti risulta
solo da questo limite interno, tracciato dalla natura spirituale del-
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1
Il riferimento alle conquiste coloniali e ai conflitti relativi, seguiti alla sco-
perta dellAmerica da parte di Cristoforo Colombo. Laccentuazione fortemen-
te critica di Fichte al riguardo non certo nuova: cfr. per tutti Der geschlone
Handelsstaat, GA, I, 7, pp. 43-44 (lettera dedicatoria al ministro von Struensee;
trad. it. Lo Stato secondo ragione o lo Stato commerciale chiuso, Milano 1909
[senza indicazione del curatore], pp. XII-XIII); e i capp. IV-VI del Libro secon-
do, ivi, pp. 99-112 (trad. it., cit., pp. 79-94).
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di, o caduti, solamente con tali alleati, e [464] perci dovevano ap-
poggiarli nelle loro imprese con tutte le loro forze. Fu con questo
vincolo artificiale che tutti i contrasti suscettibili di svilupparsi,
qualunque fosse il loro oggetto, nel mondo antico o nel mondo
moderno, divennero contrasti propri dei popoli tedeschi tra di lo-
ro. Ogni guerra, qualunque fosse il motivo per cui era sorta, do-
veva essere combattuta sul suolo tedesco e col sangue tedesco,
ogni turbativa dellequilibrio doveva essere appianata in quella
nazione, alla quale lorigine prima di quei rapporti era del tutto
estranea, e per essere qualcosa gli Stati tedeschi, la cui esistenza
separata gi cozzava contro ogni natura e ragione, dovettero ri-
dursi a fare da aggiunte ai pesi principali nella bilancia dellequi-
librio europeo, di cui essi seguivano linclinazione ciecamente e
senza volont. Come in alcuni Stati esteri i cittadini si chiamano a
seconda che siano di questo o di un altro partito straniero, e per-
ch votarono per questa o quella alleanza con lestero, mentre non
si sa come chiamare chi del partito della patria, cos gi da lun-
go tempo i tedeschi erano a favore soltanto di un partito stranie-
ro qualunque, e raramente ci si imbatteva in qualcuno che ap-
poggiasse il partito dei tedeschi, e sostenesse che questo paese do-
veva allearsi con se stesso.
Questa dunque la vera origine e il significato, questo il risul-
tato per la Germania e il mondo intero della dottrina, che abbia-
mo aspramente criticato, di un equilibrio del potere da mantene-
re artificialmente tra gli Stati europei. Se lEuropa cristiana fosse
rimasta una come avrebbe dovuto, e come era in origine, non ci
sarebbe mai stata occasione per generare un pensiero simile. Ci
che uno poggia su se stesso, e sostiene se stesso, e non si divide
in forze contrastanti, che dovrebbero essere condotte a un equili-
brio reciproco. Quel pensiero ha ottenuto un significato provvi-
sorio solo per unEuropa divisa e ormai ingiusta. Ma di questa Eu-
ropa divisa e ingiusta, la Germania non faceva parte. Se almeno
questa fosse rimasta una, allora avrebbe poggiato su se stessa al
centro della terra civilizzata, come il sole al centro delluniverso;
[465] si sarebbe mantenuta in pace, e con s avrebbe mantenuto
in pace i suoi pi immediati vicini, e senza alcun procedimento ar-
tificiale, ma in virt della sua semplice esistenza naturale, avreb-
be dato equilibrio al tutto. Fu solo linganno dellestero a invi-
schiarla nella sua ingiustizia e nei suoi contrasti, e a fornirle in mo-
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zione anti-inglese.
3 Lo Stato commerciale chiuso usc alla fine del 1800.
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che essi hanno di noi? Non diventano in questo modo certe af-
fermazioni, che altrimenti andrebbero prese come feroci prese in
giro, secondo cui essi avrebbero dato per la prima volta una pa-
tria ai territori tedeschi, che prima non lavevano, oppure avreb-
bero cancellato la dipendenza servile delle persone in quanto tali
da altre persone, che da noi sarebbe stata legale, una ripetizione
di nostre affermazioni personali, e uneco delle nostre personali
adulazioni? una vergogna che noi tedeschi non condividiamo
con nessun altro popolo che abbia avuto, in questo, il nostro stes-
so destino, il fatto che, non appena su di noi comandano armi stra-
niere, proprio come se avessimo atteso questo momento gi da
lungo tempo, e volessimo approfittarne prima che il tempo passi,
ci profondiamo in insulti contro i nostri governi e governanti, che
in precedenza avevamo adulato in modo disgustoso, e contro tut-
to ci che appartiene alla patria.
Come possiamo stornare la vergogna dalla nostra testa noi al-
tri, che siamo innocenti, e lasciare da soli i colpevoli? Un mezzo
c. Non verranno pi stampati scritti diffamatori dal momento in
cui si sar sicuri che non ne verranno pi comprati, e gli autori e
gli editori non potranno pi contare su lettori attratti da pigrizia,
vuota curiosit e gusto del pettegolezzo, oppure dalla gioia per il
danno altrui, suscitata dal vedere umiliato ci che un tempo in-
stillava in loro il doloroso sentimento del rispetto. Chiunque pro-
vi vergogna, restituisca col disprezzo che merita ogni scritto dif-
famatorio che gli venga offerto da leggere; lo faccia anche se cre-
de di essere lunico ad agire cos, finch tra noi non diventi co-
stume per ogni uomo donore fare lo stesso; e ci libereremo assai
presto di questa parte vergognosa della nostra letteratura, senza
bisogno di vietare i libri con la violenza.
[478] Infine, ci che di fronte allo straniero ci umilia nel mo-
do pi profondo quando ci mettiamo ad adularlo. Una parte di
noi si era resa sufficientemente spregevole, ridicola e nauseante
gi in precedenza, quando in ogni occasione offriva incenso gros-
solano ai potenti della patria, e non era trattenuta n da ragione,
n da decoro, gusto e buoni costumi, ogniqualvolta riteneva di po-
ter presentare lelogio delladulazione. Questo costume diven-
tato fuori moda, e in parte questi inni di lode si sono trasformati
in parole dinsulto. Nel frattempo, per non restare diciamo co-
s senza esercizio, alle nostre nuvole dincenso abbiamo dato
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Quattordicesimo discorso
Conclusioni generali
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stano sotto i vostri occhi. Non metteteli da parte, finch non vi sia-
te messi daccordo con voi stessi. No, non affidatevi, per pigrizia,
ad altri o a qualunque cosa al di fuori di voi; n alla stolta saggez-
za del tempo, secondo cui le epoche si sviluppano per mezzo di
una qualche forza sconosciuta, senza intervento umano. Questi
discorsi non si stancano di ribadire che voi potete essere aiutati
solo e soltanto da voi stessi, e trovano necessario ripetervelo fino
allultimo momento. Certo, la pioggia e la rugiada, e anni fecondi
o infecondi possono dipendere da una potenza a noi sconosciuta,
che non in nostro potere; ma il tempo in tutto e per tutto pro-
prio degli uomini, i rapporti umani, se li fanno soltanto gli uomi-
ni, e assolutamente nessuna potenza che si trovi al di fuori di lo-
ro. Solo se tutti insieme sono egualmente ciechi e ignoranti, essi
cadono preda di questa potenza nascosta: ma sta a loro non esse-
re ciechi e ignoranti. Certo, la misura in cui le cose andranno ma-
le, potrebbe dipendere in parte da quella potenza sconosciuta, ma
in modo del tutto particolare dallintelligenza e dalla buona vo-
lont di coloro cui siamo soggetti. Ma se mai [488] le cose do-
vranno tornare ad andarci bene, questo dipende esclusivamente
da noi, e sicuramente non ci capiter pi alcun benessere, se non
ce lo procureremo da noi stessi: e in particolare, se ciascun singo-
lo tra noi, a suo modo, non far e agir come se fosse da solo, e co-
me se la salvezza delle future generazioni dipendesse da lui sol-
tanto1.
1 Fichte aggiunse lultima frase dopo i due punti (e in particolare [...] di-
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ta la nostra parte di colpa. Adesso, come per tutti noi, cos anche
per voi comincia una nuova vita. Speriamo che questa voce, at-
traversando gli ambienti che vi rendono solitamente inaccessibili,
possa arrivare fino a voi! Con orgoglioso sentimento di s essa pu
dirvi: voi dominate su popoli fedeli, malleabili, degni di felicit,
come non mai capitato ai principi di nessuna epoca e nazione.
Essi hanno senso per la libert e ne sono capaci; ma nella guerra
sanguinosa contro ci che a loro sembrava la libert, vi hanno se-
guito, perch cos voi avete voluto. In seguito, alcuni di voi han-
no cambiato idea, ed essi vi hanno seguito in ci che a loro dove-
va sembrare una guerra di sterminio contro uno degli ultimi resti
di autonomia e indipendenza tedesche; ancora una volta perch
cos avete voluto. Da allora, pazienti, essi portano il peso oppri-
mente del male comune; e non cessano di esservi fedeli, di dipen-
dere da voi con intima devozione, [495] e di amarvi come loro tu-
tori inviati da Dio. Se poteste osservarli senza che loro se ne ac-
corgano; se poteste discendere, liberi da chi vi circonda e che non
sempre vi mostra il lato pi bello dellumanit, nelle case dei cit-
tadini, nelle capanne dei contadini, e poteste osservare la vita si-
lenziosa e nascosta di questi ceti, nei quali sembrano essersi rifu-
giate la fedelt e la semplicit divenute rare nei ceti superiori, so-
no pi che certo che prendereste la decisione di pensare nel mo-
do pi serio possibile a come aiutarli. Questi discorsi vi hanno
proposto un mezzo di aiuto, che essi ritengono sicuro, completo
e decisivo. Lasciate che i vostri consiglieri decidano se cos an-
che per loro, oppure se hanno qualcosa di meglio, purch sia al-
trettanto decisivo. Ma la convinzione che qualcosa deve accadere,
e immediatamente, e qualcosa di completo e di decisivo, e che il
tempo delle mezze misure e degli stratagemmi per tirare avanti
passato: questa la convinzione che i nostri discorsi vorrebbero,
se potessero, produrre in voi stessi, poich essi ripongono ancora
la massima fiducia nel vostro buon senso.
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ne, mettendo questo spirito al dominio del mondo che gli desti-
nato. Se questo non avviene, come ultima meta alla quale era di-
retto tutto il precedente sviluppo della nostra nazione, allora an-
che le nostre lotte diventano [497] una farsa passeggera e senza
senso, e la libert di coscienza e di spirito da noi conquistata una
parola vuota, se dora in poi non dovranno pi esserci in genera-
le n coscienza n spirito.
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Indice
Prefazione 3
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