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CARLO FELICE MANARA

dell'Universit~ di Milano

GIUSEPPE VERONESE
ED IL PROBLEMA DEL CONTINUO GEOMETRICO

(Conferenza tenuta il 10 giugno 1986)

SUNTO. - - I problemi riguardanti il concerto d i r continuo geometrico ~ si


sono presentati alla indagine dei matematici fino dagli inizi della Geometria
razionale. Essi hanno dato luogo a ricerche fondamentali ed a discussioni appas-
sionate nei secoli XVI, XVII, XVIII. Durante il Secolo XIX le vicende riguar-
danti i fondamenti della Matematica ed in particolare della Geometria attira-
rono di nuovo l'attenzione dei ricercatori sui problemi del continuo. Si deve a
G. Veronese la costruzione di un sistema teorico in cui si introducono in modo
esplicito dei segmenti infiniti o infinitesimi attuali, giungendo quindi ad una
Geometria non-archimedea.
Contro questa costruzione vennero elevate varie critiche; la polemica conse-
guente favorl il chiarimento dei concerti, permettendo l'accertamento della coe-
renza interna del sistema di Veronese.

1 - N o n si ~ t a n t o l o n t a n i dal v e r o a s s e r e n d o che il p r o b l e m a
f i l o s o f i c o e s c i e n t i f i c o del c o n t i n u o g e o m e t r i c o ~ f o r s e u n o dei piil
a n t i c h i che a b b i a a t t i r a t o l ' a t t e n z i o n e dell'uomo, e p r o v o c a t o la sua
i n d a g i n e e la s u a riflessione.
I n f a t t i si p o t r e b b e dire che il p r i m o t e o r e m a che l ' u o m o a b b i a
d i m o s t r a t o , e p r e c i s a m e n t e la p r o p o s i z i o n e che v a s o t t o il n o m e di
T e o r e m a di PITAGORA, h a delle c o n s e g u e n z e che r i g u a r d a n o la n a -
t u r a dell'ente c o m u n e m e n t e c h i a m a t o <~s p a z i o g e o m e t r i c o ,. L a no*
s t r a utilizzazione di q u e s t a e s p r e s s i o n e deve e s s e r e i n t e r p r e t a t a
c o m e u n a c o n c e s s i o n e alle a b i t u d i n i c o r r e n t i : a b b i a m o i n f a t t i pre-
s e n t e cib c h e G. PEANO s c r i v e v a a p r o p o s i t o dello r s p a z i o g e o m e -
t r i c o >>, i n t e s o c o m e un e n t e ben d e t e r m i n a t o , il quale possiede u n a
100 c . F, MANARA

certa natura, che ne fonda le propriet~ (1).


Come ~ noto, una t r a le conseguenze pih importanti del t e o r e m a
di P i t a g o r a ~ l'accertamento della esistenza di coppie di segmenti
t r a loro incommensurabili, come il lato e la diagonale di uno stesso
quadrato. E l'esistenza di coppie di segrnenti incoramensurabili t r a
loro p o r t a come conseguenza anche la impossibilit~ di esistenza di
un << a t o m o ~>, di un << granello ~> di << spazio geometrico ~>.
L'importanza ed il significato di queste conseguenze del t e o r e m a
di Pitagora sono testimoniate anche d a U e notizie (molto probabil-
m e n t e leggendarie) sulle conseguenze della scoperta pitagorica. N o n
intendiamo qui prendere posizione sulla validit~ di queste notizie,
m a p e n s i a m o sia legittima l'opinione di chi vede in queste leggende
la p r o v a della importanza che ~ stria attribuita dagli antichi alla
proposizione pitagorica.

2 - Le conseguenze del teorema di P i t a g o r a non sono le sole


prove dell'interesse che il problema del continuo geometrico h a su-
scitato presso la civilt~ scientifica greca; a questo proposito ci limi-
tiamo a ricordare qui i celebri paradossi, che vengono richiamati
con le espressioni ormai classiche: Paradosso di ACHILLE e della
t a r t a r u g a , paradosso del moto.
E' noto che le discussioni provocate da questi e da altri para-
dossi ebbero un c a r a t t e r e genericamente filosofico, e le argomenta-
zioni avanzate dalle varie parti non fecero appello a ragioni stret-
t a m e n t e geometriche; tuttavia non si pub negare che tali discus-
sioni r i g u a r d a s s e r o la n a t u r a dell'ambiente spaziale in cui noi siamo
immersi, e fossero originate dal tentativo di dare un fondamento
razionale alle nostre sensazioni, e di f o n d a r e ogni nostra conoscenza
su pochi principi, superando le p u r e apparenze sensibili.
In questo ordine di idee quindi le discussioni sui paradossi ri-
cordati, e sugli altri che vi si riattaccano, possono essere conside-
rate come una manifestazione di quella sete di conscere che presso

(I) Scrive G. Peano [20bis]: <<In quasi tutti i trattati moderni si intro-
duce per primo il concerto di "spazio", dicendo che esso non si de~inisce, m a
gli attribuiscono le proprietor di essere omogeneo, iUimitato, infinito, immobile,
divisibile, ecc., propriet~ queste parimenti non definite. Ritenendo pertanto il
concerto di spazio fondamentale per la Gometria, ne viene che non si potrebbe
scrivere un trattato di questa scienza in una lingua che per avventura manchi
di tali parole. Quindi non si potrebbe scrivere di Geometria nella lingua d'Euclide
e di Archimede, ore appunto manca la parola corrispondente al termine "spazio",
nel senso in cui Io si usa nei moderni trattati ~.
GIUSEPPI5 VERONESE ED IL PROBLEMA DF_,L CONTINUO GEOME'I~ICO 101

i Greci, f r a t u t t i gli altri popoli dell'antichitA, raggiunse delle vette


di altezza ammirevole; si veda a questo proposito cib che ne scrive
T. L. H E A T H (2).

3 - Lasciando le discussioni di c a r a t t e r e filosofico e ritornando


alla considerazione dei problemi s t r e t t a m e n t e geometrici, vorremmo
ricordare che, nell'ammirabile t r a t t a t o degli ELEMENTI di EUCLIDE
furono presto scopert5 dei (<nei >>; e diversi t r a questi riguardano
dei problemi logici pifi o meno s t r e t t a m e n t e collegati con il continuo.
I1 primo di quest5 <<nei )> pub essere individuato a d d i r i t t u r a
nella proposizione 1 del I libro, laddove Euclide costruisce il trian-
golo equilatero di dato lato.
Come ~ noto, tale costruzione viene f a t t a intersecando due cir-
conferenze, che h a n n o ciascuna come raggio il lato assegnato e che
hanno i loro centri negli estremi del segmento considerato.
Si giunse presto ad osservare che non ~ detto in alcun luogo
del t r a t t a t o euclideo che due circonferenze come quelle ora descritte
debbano incontrarsi. E' chiaro i n f a t t i che, in un insieme di punti
come quelli del <<geopiano >>, il triangolo equilatero non pub esistere;
m a tale triangolo non esiste neppure nel piano cartesiano eostituito
dai punti che h a n n o e n t r a m b e le coordinate razionali, punti che tut-
tavia f o r m a n o un insieme ovunque denso.
P e r t a n t o potremmo dire c h e l a proposizione euclidea che ab-
biamo citato si basa su una pretesa (( evidenza >> che h a il suo fon-
damento helle esperienze, eseguite o immaginate, nelle costruzioni
con il compasso o con strumenti equivalenti, ma che non ha fonda-
mento rigorosamente razionale, almeno secondo le esigenze della
n o s t r a mentalit~ attuale.

(o) Scrive T. L. H e a t h [ 9 ] : ~ . . . i t was the Greeks who f i r s t m a d e m a t h e -


matics a science. As K a n t once wrote, "'a l i g h t broke upon t h e f i r s t m a n who
d e m o n s t r a t e d the p r o p e r t y of the isosceles t r i a n g l e ( w h e t h e r his w a s Thales or
w h a t you w i l l ) " ; since which time, t h a n k s to " t h a t w o n d e r f u l people the G r e e k s " ,
m a t h e m a t i c s has t r a v e l l e d " h t e safe road of a science". The Greeks in f a c t
laid down t h e f i r s t principles in t h e shape of the indemostrable axioms or
postulates to be assumed, f r a m e d the definitions, fixed the t e r m i n o l o g y and
invented the methods ab initio; and this t h e y did with such u n e r r i n g logic
that, in the centuries which h a v e since elapsed, there has been no need to
reconstruct, still less to r e j e c t as unsound, any essential p a r t of t h e i r doctrine ~.
Non intendiamo a d d e n t r a r c i netla analisi della v a s t a l e t t e r a t u r a filosofica
r e l a t i v a ai paradossi eleatici; rimandiamo, p e r es., a quanto ne scrive
F. E n r i q u e s [5, 6].
102 C . F . MANARA

Pensiamo sia interessante osservare che soltanto la matura-


zione critica relativamente recente ha messo in evidenza la neces-
sitA della analisi della reciproca posizione di due curve r continue >>
del piano, con un filone di ricerche topologiche che hanno la loro
origine neUa problematica del celebre t e o r e m a detto <~di J o r d a n >> (s).

4 o Un secondo <~neo >> che fu rilevato nella trattazione euclidea


(da G. SACCHF_~ e R. SIMSON) ~ costituito dalla dimostrazione della
proposizione 18 del libro IV degli ELEMEI~TI, laddove si dimostra la
propriet~ detta del <~componendo >> per le proporzioni t r a grandezze.
l n v e r o ~ stato osservato che nella argomentazione euclidea si f a im-
plicito riferimento alla grandezza q u a r t a proporzionale dopo tre
grandezze date; grandezza la cui esistenza non ~ s t a t a n~ dimo-
s t r a t a n~ postulata.
E f f e t t i v a m e n t e si osserva che, quando si abbia a che f a r e con
segmenti, il quarto proporzionale dopo t r e dati si costruisce fondan-
dosi sul noto teorema detto ~ di Talete >>. Ma tale costruzione non
pub esere invocata quando si t r a t t a di grandezza qualunque. Effet-
tivamente la esistenza di una grandezza cosiffatta pub essere ga-
rantita soltanto con un postulato di esistenza, che faccia appello ad
una propriet~ di continuit~ delle grandezze della classe considerata.
E i tentativi fatti da G. SACCHF_,RI [22] per cancellare il <~neo >> di
Euclide, ed altri pih recenti di cui si ha notizia (per esempio il
tentativo di DE MORGAN ricordato da T. L. Heath [8]) mettono viep-
pifi in evidenza la necessit~ ineliminabile di enunciare un postulato
di continuit~ che colmi le lacune logiche delle argomentazioni.
A b b i a m o gi~ detto dei probabili fondamenti intuitivi che giu-
stificano l'assenza di un postulato fondante la intersezione di due
circonferenze. Rimanendo nel campo delle ipotesi, si potrebbe pen-
sare che l'assenza di un postulato che asserisse p u r a m e n t e la esi-
stenza di certi enti, senza darne la costruzione, sia giustificata dalla
mentalit~ dei Greci, che tendevano ad accettare gli enti della Geo-
metria soltanto nei casi in cui si potesse dare una loro costruzione
effettiva.

5o Non intendiamo proseguire la discussione sulle tendenze fon-


damentali della Matematica greca, perch~ intendiamo ripvendere
l'analisi del problema del continuo geometrico.

(8) P e r l'analisi di questo ~ neo 9 di Euclide e d e n e p r o p o s t e d i r e t t e a cor-


r e g g e r l o , r i m a n d i a m o a l l ' o p e r a di T. L. H e a t h [8].
GIUSEPPE VI~RONESE DD IL PROBLEMA DEL CONTINUO GEOMETRICO 103

Tale problema riemerse nella scienza durante il secolo XVI, con


le opere di LUtA VALE~O, BONAVENTURA CAVALIERI, EVANGELISTA
TORRICELLI, GALILEO GALILEI. L'epoca di cui stiamo parlando ~ in-
fatti quella in cui ebbe origine il <<metodo degli indivisibili >>, e
praticamente anche il calcolo infintesimale moderno.
E' immediato osservare che molta della problematica del cal-
colo infinitesimale, tanto all'epoca degli esordi che nell'epoca pifi
m a t u r a della revisione critica dei concerti e dei procedimenti, ~ stret-
tamente collegata con il problema del continuo. Sarebbe infatti dif-
ficile ignorare e dimenticare l'impulso dato alia invenzione dei me-
todi del calcolo infinitesimale dall'insieme dei problemi posti sul
tappeto dalla Geometria analitica e dalla Meccanica razionale.
Sarebbe impresa impossibile ricordare qui, anche sommaria-
mente, le analisi, le discussioni, le polemiche anche roventi che eb-
bero luogo in quell'epoca di f e r v o r e creativo. Questi argomenti sono
ormai oggetto della storia della scienza; m a l e idee che hanno ispi-
rato i grandi fondatori di queste dottrine, le questioni logiche e filo-
sofiche che stavano alla base delle analisi e delle dispute non ces-
sano di ispirare gli studiosi di filosofia della scienza e di epistemo-
logia, come ~ provato dalla comparsa recente di opere interessanti
su questi argomenti, opere alle quali rimandiamo qui il matematico
che voglia m e d i t a t e anche solo un poco sui fondamenti della pro-
pria dottrina [7].
Come ~ noto, uno degli argomenti che furono oggetti delle di-
scussioni pifi appasionate ~ quello della n a t u r a del continuo, e so-
p r a t t u t t o la questione se esso sia costituito da parti omogenee, da
chiamarsi <<indivisibili >> o con altro nome.
Come si vede, si t r a t t a in certo modo ancora del problema della
n a t u r a del continuo geometrico, della esistenza di suoi <( elementi
costitutivi >>, del rapporto di questi con il t u t t o da noi percepito
come tale.
Problema che, per esempio, nel caso della retta, viene posto
domandando se i punti di questa siano oppure no della medesima
specie del continuo unidimensionale costituito dalla r e t t a stessa.
La questione ~ stata d i b a t t u t a durante t u t t o il periodo che segna
la nascita del calcolo infinitesimale: se ne trovano tracce ancora alla
fine del secolo XVIII, per esempio hell'opera di R. BoscovIclt, che
ancora discute su questi temi, con argomenti presi dalla filosofia e
addirittura dalla teologia [3].
104 C.F. MANARA

Pensiamo che, tra le tante citazioni che si potrebbero fare, siano


particolarmente illuminanti le seguenti di B. PASCAL. I1 grande genio
francese a f f e r m a :
<~... non esiste geometra il quale non creda che lo spazio sia
indefinitamente divisibile >>.

E poco sotto aggiunge:


<~. . . Si capisce p e r f e t t a m e n t e come sia falso il pensare che, di-
videndo uno spazio, si possa giungere ad una sua p a r t e indivisibile,
cio~ p r i v a di estensione >> [12].
Lo stesso Pascal aveva risolto da pari suo la questione sull'im-
piego pratico della teoria degli indivisibili nei problemi che noi oggi
risolviamo con il calcolo degli integrali. T r a t t a n d o del calcolo del-
l'area del semicerchio, egli scrive infatti:
<~... t u t t o cib che viene dimostrato con le vere regole degli indi-
visibili potr~ essere dimostrato anche rigorosamente a modo degli
antichi; e quindi uno dei metodi differisce dal'altro soltanto nel
modo di parlare. I1 che non pub u r t a r e le persone ragionevoli, una
volta che siano state avvertite del significato dei discorsi. P e r t a n t o
io non esiterb nel seguito ad utilizzare il linguaggio degli indivisi-
bill, dicendo: 'la somma delle l i n e e . . . ' ; perch~ con queste espres-
sioni io intendo semplicemente indicare la somma di un numero in-
definito di rettangoli costituiti dalle ordinate e da una piccola parte
di diametro, somma che ~ quindi una superficie, la quale differisce
dal semicerchio di una quantit~ pi~ piccola di ogni altra quantit~
data..., [13].
Come si vede, Pascal aveva ben chiare le idee che hanno por-
tato in seguito alia teoria dell'integrale di Mengoli-Cauchy-Riemann.

6 - Abbiamo f a t t o alcuni brevi e sommari richiami storici per


ribadire la nostra idea che il problema del continuo, ed in partico-
lare del continuo geometrico, ~ stato dibattuto durante t u t t o lo svi-
luppo del pensiero matematico. Si potrebbe dire che tale problema
sia stato avviato a soluzione soltanto nel secolo XIX, con la introdu-
zione rigorosa del concetto di limite, e con la costruzione ineccepi-
bile del campo dei numeri reali.
Ricordiamo in particolare che l'epoca a cavallo t r a la seconda
met~ del]o scorso secolo ed i primi decenni del nostro h a visto il
fiorire degli studi sui fondamenti della Geometria; tali studi hanno
p o r t a t o quasi necessariamente alla formulazione rigorosa della pro-
GIUSEPP]~ VERONESE E~D IL PROBL]~MA DEI. CONTINUO GEOMETRICO 105

priet~ di continuit~ della retta, dalla quale poi si pub p a r t i r e per


costruire il concetto di continuit~ degli altri enti della Geometria.
Come ~ noto, sono state enumerate varie formulazioni di questa
fondamentale propriet/~ della retta, ed in generale delle f i g u r e geo-
metriche; formulazioni che riflettono i vari atteggiamenti dei mate-
matici nei riguardi di questo problema, e le diverse sistemazioni teo-
riche helle quali tali enunciati erano inseriti.
Non ci interessa qui riportare le varie f o r m e sotto le quali la
continuit~ ~ s t a t a presentata dai diversi A u t o r i ; ci limitiamo a ri-
cordare t r a questi R. DEDEKIND, K. WBIERSTRASS, G. CANTOR,
G. PEAN0. Ricordiamo anche la proposizione di D. HILBERT, che
viene c h i a m a t a talvolta <<Postulato di integrit~ >> e che, nel sistema
di questo Autore, svolge il ruolo tenuto dal postulato di continuit&
nelle altre sistemazioni teoriche dei principi della Geometria.

7 - Le formulazioni della propriet/~ di eontinuit~ della r e t t a che


abbiamo richiamato poco fa sono collegate, in modo pi5 o meno
stretto - - come vedremo - - con u n ' a l t r a proposizione molto nora
della Geometria elementare, la cui formulazione esplicita viene abi-
tualmente a t t r i b u i t a ad ARCHIMF_~DE,nonostante il f a t t o che una pro-
priet~ analoga si trovi gi~ a d o m b r a t a in Euclide (4).
Tale proposizione potrebbe essere f o r m u l a t a dicendo che, dati
che siano due segmenti, a e b, se il primo ~ minore del secondo,
esiste un n u m e r o n a t u r a l e n tale che il multiplo secondo n del seg-
mento a ~ maggiore del segmento b.
E' noto che la proposizione ora ricordata pub essere dimostrata
quando si dia una formulazione della continuit~ della r e t t a secondo
Dedekind o Weierstrass; essa invece deve essere esplicitamente po-
stulata quando si dia una formulazione della continuit~ della r e t t a
secondo G. Cantor.
L a necessit~ di questa esplicita postulazione della proposizione
di Archimede fa comprendere abbastanza chiaramente il f a t t o che
possano esistere dei sistemi geometrici, p e r f e t t a m e n t e coerenti, nei
quali t u t t a v i a la proposizione non ~ assunta come valida; in altre
parole f a intuire la possibilit~ di costruire delle Geometrie non-
archimedee.

(4) La proposizione enunciata da Archimede nella prefazione alla r qua-


dratura della parabola >>, e da Archimede stesso attribuita ad Eudosso, si trova
adombrata negli ELEMENTI di Euclide, in particolare nelle proposizioni dei
libri V, X, XIL Rimandiamo a questo proposito all'opera di T. L. Heath [8].
106 C . F . MANARA

Questa possibilitY, che oggi a noi appare del t u t t o ovvia, dope


una evoluzione critica di quasi un secolo, e dope le costruzioni teo-
riche di G. Veronese e di D. H i l b e r t ed altri, non appariva t u t t a v i a
cosl ovvia agli occhi di matematici anche grandi, quali G. Peano
e G. Cantor, come si vedr~ dalla analisi della polemica che intercorse
t r a questi e G. Veronese negli anni che seguirono il 1891.
E' questa la data in cui comparve l'opera di Veronese dedicata
ai fondamenti della Geometria [24].
P r i m a di iniziare la presentazione della pelemica a cui accen-
navamo, v o r r e m m o r i p o r t a r e il giudizio che P. BENEDETTI d~ di
quest'opera di G. Veronese [ 2 ] ; giudizio che noi condividiamo, e
che servir~, almeno in parte, a spiegare la posizione di P e a n o nei
riguardi del pensiero del geometra di Padova.

r nei suoi (di G. Veronese) ' F o n d a m e n t i ' - - scriveva Bene-


detti - - (opera poderosa, larghissima di informazioni, vivacemente
polemica, m a alquanto difficile a p e n e t r a r e e non priva di nebulo-
sit~ e di indeterminatezze, che in ogni mode ha avuto il grande
merito di eccitare, in Italia, lo zelo di molti ammiratori e divulga-
tori, dando impulse agli studi sui principi della Geometria) si t r o v a
esposta, per la prima volta, una trattazione per via sintetica della
Geometria degli spazi lineari ad n dimensioni, indipendente dal po-
stulate di Archimede e con un sistema di assiomi valevole per le
t r e Geometrie: ellittica, parabolica ed iperbolica ~.

8 - Come abbiamo visto, Benedetti asserisce che l'opera di Ve-


ronese ~ <<... non p r i v a di nebulosit~ e di indeterminatezze ,.
Sono forse questi caratteri che hanno mosso G. Peano a dare del
volume di Veronese una recensione n e t t a m e n t e negativa, recensione
che, dope una serie di giudizi pesanti su singoli punti, si concludeva
con la seguente s t r o n c a t u r a :
r E si potrebbe lungamente continuare l'enumerazione degli as-
surdi che l'A. ha accatastato. Ma questi errori, la mancanza di pre-
cisione e rigore di t u t t o il libro, tolgono ad esso ogni valore 7> [20].
A b b i a m o gi~ avuto occasione di trattare, in altra sede [11], la
p a r t e della polemica t r a P e a n o e Veronese che r i g u a r d a v a la costru-
zione del concerto di r iperspazio >>; ed in queUa occasione abbiamo
avanzato l'ipotesi c h e l a vera m a t e r i a del contendere, che divideva
p r o f o n d a m e n t e i due matematici, fosse il concerto di rigore mate-
matico. Su questo concetto P e a n o aveva delle convinzioni ben pre-
cise, e le aveva gi~ m a n i f e s t a t e in una piccola polemica che aveva
GIUSEPPE VERONESE ED IL PROBLEMA DEL CONTINUO GEOMETRICO 107

avuto con C. SF~P~, in occasione di un articolo che questo geometra


aveva scritto sulla <<Rivista di Matematica >), fondata e diretta da
Peano [18]. E del resto ricordiamo che questi, all'epoca che stiamo
considerando, aveva gi~ scritto tre delle opere che gli conquistarono
la f a m a : e prcisamente l'opera sui fondamenti dell'Aritmetica [15],
quella sulla definizione di superficie c u r v a [16] e la Nora in cui
costruiva la celebre <<eurva >) che riempie t u t t o un quadrato, che
ancora oggi viene ehiamata <<eurva di Peano >> [17].
Ricordiamo inoltre che P e a n o gi~ si era occupato di Geometria,
e stava elaborando i suoi lavori sulla Logica; vale la pena di rieor-
dare che uno dei primi esempi, se non a d d i r i t t u r a il primo in asso-
luto, di applicazione di notazioni logiche, si incontra a p p u n t o nel
volumetto sul <<Caleolo geometrico >), che Peano scrisse nel 1888 [14].
Nel caso che stiamo considerando, Peano critic6 in modo parti-
colare la costruzione che Veronese fa di una r e t t a non-archimedea,
costruzione che si fonda sulla introduzione di segmenti attualmente
infinitesimi od infiniti [23].
Come gi~ abbiamo visto nei giudizi di P. Benedetti, su questa
costruzione Veronese basa anche la sua introduzione delle varie spe-
cie di Geometria, tanto la euclidea abituale che le non euclidee.
Appare quindi abbastanza naturale che Peano considerasse t u t t a
l'opera di Veronese come priva di fondamento, anche perch6 si basa
a p p u n t o sulla possibilits di t r a t t a r e segmenti attuali infiniti ed infi-
nitesimi, possibilit~ che Peano credeva di aver definitivamente re-
futato e demolito [19[.
Lo stesso Peano non tenne alcun conto delle varie risposte di
Veronese alle sue critiche, ed in particolare alle argomentazioni con
cui Veronese si sforzava di m o s t r a r e che Peano e Cantor pensavano
di poter r e f u t a r e la esistenza di segmenti infinitesimi in atto perch~
partivano da una concezione del continuo che implieitamente gi~ lo
considerava archimedeo [25].
La polemica si avvi5 al suo termine quando T. LEVI-CIVITA
costrui un eampo non archimedeo di humeri che egli ehiamb <<hU-
meri monosemii >) [10]. In particolare i numeri monosemii di Levi-
Civita permettono di formalizzare analiticamente le idee che Vero-
nese aveva esposto da p a r t e sua in f o r m a prevalentemente geome-
trica, dimostrando cosi implicitamente che il lavoro di Veronese non
contiene contraddizioni, almeno in questa sua p a r t e : infatti la co-
struzione di Levi-Civita si basa sulle propriets del campo reale. Si
verifiea quindi una situazione analoga a quella che si era presentata
quando E. BELTRAMI costrui un modello di Geometria non euelidea
108 c.F. MANARA

servendosi di enti della Geometria euclidea [1]. Pertanto, nella si-


tuazione che cosi veniva creata, la ipotesi della coerenza interna della
Geometria euclidea permetteva di g a r a n t i r e la coerenza anche delle
altre geometrie.
Lo spazio che ci ~ concesso qui non ci permette di presentare
la costruzione teorica di Veronese in tutti i suoi particolari. Ci dob-
biamo quindi limitare a r i p r o d u r r e la sintetica presentazione che ne
diede F. Enriques [4].
Scrive questo illustre geometra: <<La differenza t r a i l concerto
di continuit& che si incontra nei lavori di Cantor e Dedekind e
quello che si ha presso Veronese potrebbe essere p r e s e n t a t a nel
modo seguente:
si dividano tutti i punti di un segmento OM in due classi
disgiunte in modo che O a p p a r t e n g a alla prima, M alla seconda,
ogni punto del segmento a p p a r t e n g a ad una delle due classi ed in-
fine ogni punto della prima classe si trovi all'interno del segmento
che congiunge 0 con un punto qualunque della seconda.
si indichino con M' ed M" le due classi; allora si possono
presentare i seguenti q u a t t r o casi:
1) M' ha un ultimo punto A' ed M" ha un primo punto A" (si ha
allora un ' salto ');
2) M' ha un ultimo punto ed M" non ha alcun primo punto;
3) M' non ha un ultimo punto ed M" ha un primo punto;
4) n~ M' ha un ultimo punto n~ M" ha un primo punto (si ha allora
una ' lacuna ').

La concezione di continuit~ formalizzata da Dedekind esclude


che esistano salti oppure lacune. La concezione di Veronese esclude
i salti m a non esclude le lacune, sotto certe condizioni >>.
Ricordiamo c h e l a possibilit~ di costruire una Geometria non-
archimedea coerente f u poi ulteriormente confermata dalle opere suc-
cessive di altri matematici, tra i quali D. Hilbert, di cui abbiamo
gi~ detto.

9 - U n a trentina d'anni dopo la polemica che abbiamo riportato


incontriamo presso E. W. HOBSON un giudizio equilibrato sull'argo-
mento, giudizio che pensiamo di poter condividere:
(( La r e t t a della Geometria - - scrive Hobson - - ~ un ente ideale,
le cui propriet~ possono essere liberamente postulate, purch~ esse
soddisfino alle due condizioni seguenti: 1) che esse costituiscano un
GIUS]~PPti~ VI!IRONESi~ El) I L PROBLEMA DEL CONTINUO GEOMETRICO 109

sistema consistente, cio~ esente da contraddizioni interne; 2) che


l'oggetto cosi definito sia tale da non contraddire i dati empirici, che
ci imponogono per la t e t r a l'assetto rettilineo e l'ordinamento lineare.
Non vi sono obiezioni a priori contro la esistenza di due o pifi
sistemi concettuali cosiffatti, ognuno coerente in s~, anche se con-
tradditorio con gli altri; ma per l'impiego attuale sar~ conveniente
scegliexe il pif~ semplice t r a tali sistemi.
Anche ammettendo che si possa costruire una teoria non-archi-
medea della retta, t u t t a v i a occorre p r e f e r i r e il sistema p ifi semplice,
nel quale si accetta la validit~ della proposizione di Archimede, per-
ch~ tale sistema o f f r e una immagine pifi semplice della retta, quale
esiste in natura, ed ~ adeguato ai fini per i quali esso fu escogitato.
I1 caso delle Geometrie non-euclidee ~ un esempio di esistenza
di teorie geometriche diverse le une dalle altre, ma che tuttavia of-
frono tutte delle rappresentazioni sufficienti dei concerti spaziali of-
ferti dalla Fisica ~>.
In aItre parole, pensiamo che si possa dire che, come non esi-
stono (< in r e r u m n a t u r a ~>, il punto, la retta, il piano e gli altri enti
della Geometria, come dei dati dei quali possiamo soltanto indagare
le proprietY, ma invece tali concerti sono costruiti dalla nostra mente,
a p a r t i r e dall'insieme delle nostre sensazioni, rielaborate ed extrapo-
late dalla fantasia, cosi non si d~ <<il continuo ~> come un dato obiet-
tivo, esistente fuori di noi. Anche questo concerto viene da noi co-
struito sui dati della esperienza empirica, rielaborati ed extrapolati
dalla fantasia. Ma questi dati empirici non ci possono imporre una
data teoria del continuo, cosi come le esperienze elementari sui corpi
che ci circondano non possono essere considerate come discriminanti
t r a l'una e l'altra delle varie Geometrie che si possono legittimamente
costruire p e r descrivere le nostre esperienze, opportunamente idea-
lizzate.
A conclusione di questa rassegna, necesariamente sommaria, sul-
la polemica riguardante le idee di G. Veronese, v o r r e m m o compia-
cerci per il f a t t o che ~ in atto una rivalutazione dell'opera del geo-
m e t r a italiano. Vi ~ infatti chi riconosce esplicitamente nei lavori di
Veronese e Levi-Civita i germi di quella che viene oggi presentata
come r Analisi non standard ~>. Di pifi, vi ~ chi riconosce l'altezza
dell'ingegno di Veronese e la fecondit~ delle sue idee, p u r ammet-
tendo la scarsa chiarezza del suo modo di esprimersi.
Scrive p e r esempio G. REEB [21]:
<~Alla fine del secolo, due brillanti matematici partirono verso
le regioni inesplorate dell'infinito per conquistare nuove province alla
11o c.F.M.W2~,WR, h

Matematica. Le loro strade si separarono ben presto: Cantor, l'astro-


nauta, lascib il campo gravitazionale del calcolo abituale per slan-
ciarsi verso il pianeta sconosciuto del transfinito. Veronese, l'esplo-
ratore, restb sulla Terra, per dirigersi verso i paesi transarchime-
dei, che egli indovinava al di l~ dell'orizzonte >>.
Si suol dire che la Storia ~ m a e s t r a della vita, anche se qualche
saggio aggiunge che si t r a t t a di una m a e s t r a che - - con i termini di
un capo d'istituto - - dovrebbe essere giudicata <<di scarsa efficacia
didattica >>.
Se qualche lezione si pub t r a r r e dalla polemica di cui abbiamo
detto, essa potrebbe essere enunciata dicendo che ~ ben poco pru-
dente pensare di possedere t u t t a la veritY. M a i l passare del tempo
spesso (non sempre purtroppo) apporta una visione pifi serena, e per-
metre di riconoscere quei valori dell'intelligenza e dello spirito
c h e l a passione aveva velato.

SUMMARY. - Since the origins of the <<rational geometry ~ mathematicians


-

investigated the concept of geometrical continuum and the related problems.


These problems gave rise to fundamental researches and passionate discussions
throught the 16th, 17th and 18th centuries. In the 19th century the progress
in the study of the Foundations of Mathematics and especially of Geometry
led to a new attention to the problems of the continuum. Veronese was the first
who explicitly introduced infinite segments and actual infinitesima in his theo-
retical system, getting a non-archimedean Geometry.
Veronese's construction was criticized on many sides. The consequent polemic
promoted the clearing up of the concepts and allowed to check the internal
coherency of the veronesian system.

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