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Estratto da:
Le cadeau du village
Musiche e Studi per Amalia Collisani
a cura di
Palermo
2016
Alessandro Arbo*
L’opera musicale nello spazio cibernetico: implicazioni ontologiche ed
estetiche
1. Introduzione
Quante rivoluzioni ha attraversato la musica nell’ultimo secolo? Sembrava-
no tante già trent’anni fa, quando si parlava soprattutto di linguaggio: dal
cromatismo esasperato all’atonalità, alla dodecafonia, al serialismo integrale,
fino all’apertura degli orizzonti al suono concreto ed elettronico. Quanto
basta per gonfiare gli ultimi capitoli dei manuali di storia. Eppure ancora
poco, se visto dal nostro presente. A rovesciare le carte, negli anni a venire, la
consapevolezza del fatto che quel percorso, che aveva trovato in Adorno uno
dei suoi più autorevoli interpreti, costituiva uno fra i tanti che la musica aveva
attraversato nel corso del secolo. Dopo essersi accanita sulle serie retrograde
e inverse, la musicologia incominciava a interessarsi al jazz di New Orleans,
al reggae giamaicano, al rock di Londra e di Seattle, al pop, al rap, all’electro,
fino a ogni genere di métissage fra tradizioni di tutto il mondo. A questa presa
di coscienza — della quale, a inizio millennio, l’Enciclopedia Einaudi diretta
da Jean-Jacques Nattiez costituisce il documento più esemplare1 — se ne ac-
compagna un’altra (non meno cruciale e altrettanto ben rappresentata nella
stessa opera): quella delle conseguenze che l’invenzione dei sistemi di ampli-
ficazione, riproduzione, registrazione e manipolazione del suono hanno avu-
to non solo sui linguaggi musicali, ma sul modo di ascoltare e di interpretare
le opere.2 Il cambiamento non è di ieri, visto che l’invenzione del fonogra-
fo risale al 1877, la commercializzazione del disco di Berliner a una ventina
d’anni più tardi e l’utilizzazione del microfono elettrico al primo dopoguer-
ra. Ma è dagli anni Cinquanta che queste invenzioni avrebbero mostrato
appieno la loro capacità di rivoluzionare i cicli di produzione, esecuzione e
ricezione della musica; ed è ancora più tardi, vale a dire negli ultimi decenni
4. Conseguenze ontologiche
Nell’esaminare alcune conseguenze di questi processi sul modo di essere
delle opere musicali, partiremo dal presupposto secondo il quale la natura di
quest’ultime coincide con quella degli oggetti sociali. La particolarità può es-
sere riassunta nel modo seguente: pur non essendo di natura soggettiva (come
le idee, le impressioni, le credenze, ecc.), tali oggetti dipendono dai soggetti,32
nel senso che richiedono specifiche disposizioni per poter essere corretta-
mente identificati. Ora, fra queste disposizioni, il riconoscimento (spesso
ottenuto cognitivamente per il tramite di etichette e d’iscrizioni esterne)33
dell’origine intenzionale dell’artefatto in un contesto di produzione artisti-
6. Conclusioni
Dall’avvento del digitale a quello dello streaming sono numerosi i cambia-
menti che hanno investito i modi in cui la musica viene concepita, prodotta e
recepita. Se il suono registrato si presenta come una delle grandi novità che ci
ha lasciato in eredità il XX secolo, la sua diffusione nello spazio cibernetico
è un marchio distintivo del secolo in corso. La progressiva riduzione e sop-
pressione dei supporti e delle memorie locali corrisponde a una forma di rive-
lazione della natura sociale delle opere. Presentandosi come uno strumento
di diffusione delle stesse, lo streaming ne modifica i connotati: mettendo in
Note
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