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Geografia Umana

Chap. 1

La geografia umana studia come le popolazioni, le culture, le società e le economie, con le loro
manifestazioni materiali (città, strade, campi, fabbriche etc etc) si diversificano nello spazio terrestre, in
relazione al variare delle condizioni ambientali e storiche.

Si distingue fra una geografia fisica che studia gli ambienti e le componenti naturali, utilizzando i metodi
delle scienze naturali, e la geografia che si occupa appunto degli esseri umani, utilizza gli strumenti forniti
dalle scienze umane e sociali. Le attività umane sono sempre collegate agli ambienti naturali, quali il clima,
il suolo, le acque e gli altri organismi viventi.

Con natura si intende tutto ciò che è estraneo alla creatività umana. Il concetto di cultura, invece, ingloba
aspetti che vanno dalle espressioni di spiritualità (arte, musica, poesia, teologia etc etc) fino alle differenze
tra i popoli (oggetti di uso comune, abbigliamento, alimentazione, abitudini e strumenti di lavoro). Luca
Cavalli Sforza ha definito la cultura come l’accumulo di conoscenze, capacità e innovazioni derivate dalla
somma dei contributi individuali trasmessi attraverso le generazioni e diffusi alla società. Se si parla di
concetti comuni a tutti i popoli, allora si tratta di cultura universale. La nozione di cultura si fonda su tre
argomenti:

1) La cultura è una costruzione sociale che riflette fattori economici, storici, politici, sociali e
ambientali.
2) Non è fissa, si modifica nel tempo (e può generare conflitti)
3) E’ un sistema dinamico complesso: nell’interagire fra loro, gli esseri umani creano ed esprimono
una cultura, la quale influenza le caratteristiche delle persone che ne fanno parte.

Cultura:
Costruzione sociale fatta di pratiche e credenze
condivise, che funziona come un sistema
complesso, plasmato dalle persone e dalla
collettività, che ne vengono a loro volta
plasmate.

Le culture si presentano differenziate su base geografica. C’è quindi un forte legame con i luoghi dove la
data cultura si è formata, che si trasforma e si trasmette verticalmente da una generazione all’altra. Le
culture diversificate su base territoriale sono tipiche del passato, in cui lo scambio orizzontale fra paesi era
lento e difficoltoso. Oggi troviamo ancora queste differenze, ma sono nate delle ibridazioni fra culture
diverse. La globalizzazione tende a imporre caratteri culturali universali. Cioè il rapporto cultura-natura ha
fatto un salto di scala, passando da locale e regionale all’intero ambiente terrestre.

Nel pensiero occidentale è abitudine separare la natura dalla cultura, viste come contrapposte fra loro. E’
questo dualismo fra natura e cultura che ha portato a sviluppare importanti differenze culturali e sociali. La
cultura era vista come strumento per dominare la natura. Questa linea di pensiero è stata utilizzata per
giustificare le gerarchie sociali e il colonialismo, perché i popoli non occidentali venivano etichettati come
“naturalmente inferiori”. Correnti di pensiero moderne rifiutano quest’ottica, vendendo l’essere umano
come parte del sistema naturale.
Determinismo ambientale: consiste nel far
derivare direttamente dall’ambiente le
differenze sia fisiche, sia culturali degli
esseri umani.

Questa teoria fu presto abbandonata già del XIXesimo secolo, perché:

1) Non è scientificamente dimostrabile


2) Fattori ambientali identici non danno luogo a pratiche culturali e comportamentali simili
3) C O L O N I A L I S M O

Possibilismo geografico: ritiene che ogni


ambiente naturale offra una gamma di
alternative più o meno vasta e che in uno
stesso ambiente naturale società e culture
possano modellarsi in modi diversi, a
seconda delle loro scelte, basate sulle
conoscenze e sulle capacità tecniche di cui
dispongono.

I possibilisti non rifiutano l’influenza dell’ambiente sulla cultura dei popoli, ma lo considerano l’unico
fattore in gioco. L’ambiente presenta delle costrizioni, a cui i popoli ovviano attraverso la propria creatività.

Il possibilismo considera anche l’azione degli esseri umani sull’ambiente, la quale trasforma i paesaggi
naturali in paesaggi culturali. Si forma un visione della natura come costruzione sociale (cioè un sistema
mentale che deriva da percezioni e modi di pensare condivisi). Cioè, le persone trasformano l’ambiente
naturali a partire da un’idea prestabilita di come la natura dovrebbe essere trasformata.

Le complicazioni causate da una visione dualistica natura/cultura possono essere risolte con una visione più
realistica che vede le persone come strettamente legate al mondo naturale:

1) La terra è un sistema costituito da diverse componenti naturali e culturali che interagiscono fra loro
in modalità complesse e non riducibili a rapporti lineari di causa-effetto, quindi imprevedibili.
2) La Terra è protagonista di cambiamenti continui, conseguenza sia degli eventi naturali che
dell’azione umana.
3) Il sistema culturale umano (ideologico, tecnologico, socio-economico, politico) è un sottosistema
naturale: deve quindi obbedire alle leggi della natura e non può modificarla a suo piacimento.

Paesaggio, Alessandro Humboldt :


determinata parte di territorio, così
come percepita dalle popolazioni, il cui
carattere deriva dall’azione di fattori
naturali e/o umani e dalle loro
interazioni.
Lo studio del paesaggio divenne lo strumento principale per la comprensione deterministica e possibilistica
dei rapporti ambiente-cultura.

Gambi affermò che lo studio del paesaggio non offre spiegazioni, ma semplicemente suggerisce l’esistenza
di correlazioni spaziali tra i fatti visibili, ignorando quelli invisibili. Per capire i paesaggi, secondo lo studioso,
è necessario ricostruire la storia della loro formazione e delle loro trasformazioni. Afferma anche che molti
studiosi confondono il paesaggio con il territorio e l’ambiente, entità geografiche oggettive, lì dove il
paesaggio è una zona grigia fra la realtà oggettiva e la percezione che i popoli hanno di questa realtà, fra il
sentire-agire individuale e collettivo.

Paesaggio, Berque: una mediazione


generatrice di legame sociale,
perché ci fa cogliere il senso del
mondo in cui viviamo e ci fa capire
che la società non riuscirebbe a
mantenersi in un mondo privo di
senso.
Le espressioni culturali leggibili nel paesaggio (modelli d’insediamento, tipologie di costruzioni, stili
architettonici, modalità d’utilizzo del suolo) evidenziano i valori delle popolazioni, la loro identità e le loro
culture. Il paesaggio fa quindi parte del patrimonio di un territorio, cioè dell’insieme di beni comuni naturali
e culturali di libero accesso, da tutelare nel tempo. Il paesaggio è quindi una componente viva del territorio.

L’analisi regionale legge il territorio da un’inquadratura diversa, perché si concentra sull’indagine dei fattori
non visibili che determinano le diversità fra territorio e la conseguente suddivisione in regioni. Quest’ultime
vengono suddivise secondo caratteristiche diverse. Sono anzitutto una costruzione mentale, una
classificazione dei luoghi per raggruppamenti contigui, basta su fatti esistenti e su come e quanto questi
fatti incidano sulla vita delle regioni stesse.

Regione formale: area definita in base a Luogo: località contraddistinta da specifiche


una o più caratteristiche fisiche o culturali caratteristiche fisiche, culturali e sociali. Può
omogenee, distribuite uniformemente in essere identificato tramite la sua ubicazione
una data regione e non in quella assoluta/posizione geometrica per mezzo
confinante della sua latitudine e longitudine, oppure
facendo riferimento a cosa gli sta intorno
(posizione geografica
Regione funzionale: area i cui luoghi sono
connessi fra loro da relazioni più profonde
da quelle che questi stessi luoghi
intrattengono con l’esterno. Per esempio, Sito: caratteristiche fisiche di
le eco regioni (regioni che corrispondono a un luogo (forma del suolo,
un ecosistema), le regioni funzionale vegetazione, acque)
urbane (grandi città e centri minori
associati), i distretti economici (industriali,
tecnologici, teuristici etc), le regioni
istituzionali (cioè politiche, vale a dire gli
stati, le unioni di stati, le unità politico-
amministrative in cui si divide un dato
territorio)

Posizione geografica:
posizione che un luogo
occupa in un contesto
regionale più ampio
Il concetto di spazio fa riferimento a un’estensione della superficie terrestre di dimensioni non definite.
Esiste lo spazio assoluto, cioè un’entità geometrica che può essere misurata con gli strumenti metrici
correnti. E’ lo spazio delle tipiche carte geografiche. E’ quindi possibile conoscerne i confini, le dimensioni e
il contenuto. Leibniz, Kant, Maxwell, Einstein e Piaget hanno dimostrato che lo spazio è una costruzione
mentale e, di conseguenza, possono esserci diversi tipi di spazio, a seconda dei criteri utilizzati per definirli.
Lo spazio quindi non è vero o falso, ma più o meno utile al contesto. Lo spazio-tempo rientra nel concetto
di spazio-relativo, cioè non dato e immutabile, ma variabile a seconda dei suoi contenuti e dei fenomeni
che vi si svolgono. Un tipo di spazio di particolare rilevanza in geografia è lo spazio relazionale, definito dalle
interazioni umane, dalle percezioni e dalle relazioni fra gli eventi, è quindi definito dalle contingenze (il
risultato varia a seconda degli oggetti e dei soggetti coinvolti). E’, ad esempio, lo spazio dei commerci o dei
social network. Gli scambi commerciali, le interazioni politiche, economiche e sociali incidono sulla
produzione di spazi relativi, i quali possono definire le costrizioni sociali. Lo spazio geografico è sempre
relativo e relazionale, perché le sue proprietà dipendono dalle interazioni e dalle relazioni fra i soggetti e gli
oggetti coinvolti. E’ impossibile comprendere in una descrizione geografica le cose inanimati, gli organismi
viventi e le persone, e per questo è sempre il risultato di una scelta dettata da certi scopi. Ogni geografia è
quindi la costruzione mentale di uno spazio relazionale che corrisponde a un’esigenza sociale. La geografia
descrive gli spazi terrestri nel senso che si occupa potenzialmente di tutte le possibili relazioni fra tutti gli
elementi localizzati sulla superficie terrestre.

Le nostre percezioni dello spazio possono essere influenzate, fra le altre cose, dalle relazioni di potere, che
riescono a disciplinare il comportamento umano.

Adottare una prospettiva spaziale significa essere attenti alle differenze fra un luogo e l’altro dovute alle
dinamiche sociali e al rapporto ambiente-società.

Distribuzione spaziale: Variazione spaziale:


disposizione dei cambiamenti nella
fenomeni sulla distribuzione di un
superficie terrestre fenomeno da un luogo
all’altro

Correlazione spaziale: il
grado in cui due o più
fenomeni condividono
una stessa distribuzione
e variazione spaziale

La diffusione spaziale prende in considerazione la variabile del movimento. I geografi identificano quattro
diversi tipi di diffusione:

1) Per rilocalizzazione: le migrazioni


2) Per contagio: fenomeni che si diffondono tra persone che vengono a contatto fra loro
3) Per gerarchia: diffusione dall’alto al basso secondo una successione ordinata per rango
4) Per stimolo: la diffusione di un’idea, un pratica o altro fenomeno contribuisce a generare un’altra
idea nuova

La diffusione spaziale è spesso un misto fra queste tipologie.


La globalizzazione, cioè la crescente interconnessione e interdipendenza fra persone e luoghi in tutto il
mondo, è il risultato dell’espandersi progressivo dell’interazione spaziale.

Globalizzazione: fenomeni naturali o umani che arrivano a coprire l’intero globo terrestre, permettendo a
luoghi diversi di interagire. In senso stretto, si riferisce al dominio che le relazioni di mercato a scala globale
hanno sulle attività/espressioni sociali e culturali. Nato e trainato dall’economia C A P I T A L I S T I C A.
Povera la globalizzazione del mondo del lavoro. Priva di legislazione sia per quanto riguarda i diritti umani
che per i commerci.

Interazione spaziale: contatto fra due o più soggetti che comporta scambio di idee, merci e servizi che
modificano le loro azioni in relazione a idee e comportamenti reciproci. E’ influenzata da tre fattori:

1) La complementarietà: quando un luogo o una regione trovano i mezzi per soddisfare le proprie
necessità in luoghi altri, creando un’interazione spaziale a distanze differenti. E’ possibile anche
grazie alla cooperazione. Crea le basi per il commercio. E’ frutto di una variazione spaziale che si
lega alla disponibilità di risorse naturali, condizioni economiche, sociali e culturali specifiche.
2) Trasferibilità: inversamente proporzionale all’energia necessaria per lo spostamento di un bene. E’
influenzata dall’attrito di distanza, cioè il modo in cui la distanza può ostacolare gli spostamenti da
un luogo all’altro.
3) Opportunità alternativa: esistenza di un luogo che, a parità di costi di trasferimento, possa offrire
un bene richiesto a condizioni più vantaggiose. Contribuisce a ridefinire i flussi e le relazioni tra i
luoghi. E’ direttamente legata all’accessibilità, solitamente espressa in tempo e costo di viaggio; la
distanza è il fattore più importante per calcolare l’accessibilità. Può riferirsi a spazia relativi diversi
che richiedono misure e valutazioni diverse della distanza. L’accessibilità aumenta quindi anche con
la connettività fra i luoghi.

Le interazioni globali naturali sono sempre esistite (cicli dell’acqua, del gas, del biossido di carbonio etc etc),
mentre quelle umane sono state rese possibili sono negli ultimi secoli, grazie ai mezzi di comunicazioni e
alle nuove tecnologie. L’intensità dell’interazione spaziale diminuisce con la distanza, oltre a essere
influenzata da fattori quali opportunità, conoscenze, innovazioni, aiuto reciproco etc etc. E’ massima nelle
aree centrali delle grandi città e decresce con l’assottigliamento della densità demografica man mano che ci
si avvicina alle periferie.

Le innovazioni tecnologiche nei trasporti/comunicazioni hanno ridotto l’attrito di distanza, avvicinando i


luoghi in termini di tempo e di spazio. Questo fenomeno prende il nome di compressione spazio-temporale;
sottolinea l’importanza della distanza relativa misurata in tempo e costo. La globalizzazione ovviamente
non modifica la distanza assoluta, ma li rende più accessibili e interagenti.

Territorio: spazio delle interazioni fra soggetti (individui e collettività) correlato con l’insieme delle
interazioni tra gli stessi soggetti e l’ambiente esterno. Si concretizzano nello spazio geografico umanizzato e
nella varietà dei suoi paesaggi. Il primo significato è di tipo difensivo (quando vogliamo proteggere ciò che
consideriamo di nostra proprietà e vogliamo escludere chi percepiamo come estraneo). Il secondo intende
lo spazio come ciò che produce quello di cui abbiamo bisogno. Nella pratica, i due significati di territorio
sono legati saldamente, in quanto il motivo per cui si difende un territorio è che questo provvede risorse.
Ciò porta a due conseguenze:

1) Le relazioni fra soggetti non sono solo di esclusione e difesa, ma anche di cooperazione, scambio e
reciprocità nell’utilizzo delle risorse territoriali.
2) Qualsiasi relazione sociale (politica, giuridica, economica) ha sempre un legame diretto o indiretto
con il territorio in quanto fonte primaria di sostentamento.

Lo spazio della geografia umana si costituisce do relazioni intersoggettive territorializzate e transcalari.

Scala cartografica e scala geografica

Il concetto di scala permette di rappresentare la terra o porzioni della terra in dimensioni ridotte. Esistono
due tipi di scale:

1) Scala cartografica: esprime il rapporto fra le distanze sulla carta e le distanze reali sulla superficie
terrestre. E’ quindi una distanza aritmetica. Più grande è lo spazio rappresentato, minore è la scala.
2) Scala geografica: anche detta “scala di osservazione”. Indica il livello di analisi utilizzato per lo
studio di un determinato luogo/spazio. Può essere a piccola o a grande scala. Segue una logica
opposta a quella delle mappe: la scala piccola esamina uno spazio ristretto e dettagliato, quella
grande uno spazio ampio e più grossolano.

Ciò che avviene a scala globale interagisce con le scale inferiori attraverso scale intermedie che fanno da
mediatrici.

Gli strumenti della geografia

Tecniche: prodotto delle conoscenze e capacità operative

Strumenti: attrezzi utilizzati per migliorare procedure e metodologie (ad esempio, raccolta di dati e loro
visualizzazione).

Le carte geografiche sono quindi rappresentazioni della terra o delle sue parti in dimensioni ridotte. Sono
simboliche e approssimate, perché ogni carta privilegia certi oggetti rispetto ad altri, dipendendo dallo
scopo per la quale è stata creata. La più grande difficoltà nella realizzazione di una carta geografica è quella
di rappresentare lo spazio deformandolo il meno possibile. Per raggiungere questo scopo si ricorre alle
proiezioni cartografiche. Queste possono essere:

1) Equidistanti: mantengono le proporzioni fra le distanze (ad esempio, le carte stradali)


2) Equivalenti: mantengono proporzionali le aree (ad esempio, le carte politiche ed economiche)
3) Isogone: mantengono esatti gli angoli fra meridiani e paralleli (ad esempio, le carte nautiche)

Nessuna proiezione può conservare proporzioni, aree, paralleli e meridiani contemporaneamente. Più è
vasta la superficie rappresentata, maggiore sarà la deformazione.

Per rappresentazioni più dettagliate si utilizzano le carte topografiche con una scala compresa fra 100.000 e
10.000. Scale inferiori a 10.000 prendono il nome di mappe. Se rappresentano una città vengono dette
piante. Le carte tematiche servono a studiare singoli fenomeni e le variazioni legate alle correlazioni
spaziali. I cartogrammi rappresentano dati numerici associati a un fenomeno in colori e figure geometriche
diverse. Molto usato in geografia è il cartogramma mosaico: si prende la tabella dei dati, li si divide in classi
di frequenza (cioè in gruppi di valori), si assegna a ciascuna classe un colore e una forma, si colorano le
singole aree in una carta predisposta con i simboli proporzionali correlati.

Il telerilevamento è una tecnica utilizzata dai geografi per studiare fenomeni lontani dal soggetto preso in
considerazione, attraverso sensori che raccolgono informazioni. Sono molto utilizzati per sondare le
condizioni dell’ambiente naturale, quali la meteorologia e i disastri naturali e i danni annessi, ma è anche
utilizzato per rilevare l’estensione delle aree urbane o localizzare fuoriuscite di petrolio. Fra questi
strumenti c’è anche il GPS (Global Positioning System): un insieme di satelliti artificiali e segnali radio da
essi trasmessi determinano la posizione assoluta di persone, luoghi o elementi sulla superficie terrestre,
misurando il tempo che il ricevitore impiega per ricevere un segnale dal satellite, calcolando di conseguenza
la distanza satellite-ricevitore. Captando contemporaneamente segnali radio da diversi satelliti, è possibile
calcolare (con strumenti trigonometrici e geometrici) latitudine, longitudine, altitudine. I GPS si appoggiano
al sistema di Global Positioning System dell’FBI.

Il GIS (Geographic Informaltion System) è uno strumento utilizzato per migliorare la funzionalità delle carte
e delle analisi parziali di dati georeferenziali, vale a dire quelle informazioni a cui è attribuita una precisa
localizzazione sulla superficie terrestre. La georeferenziazione dei dati può essere diretta, facendo
riferimento alla latitudine e alla longitudine, o indiretta, utilizzando altri informazioni di tipo spaziale
(indirizzo, codice postale, distretto scolastico o elettorale etc etc). Questi dati possono essere ottenuti da
carte geografiche, immagini satellitari, fotografie aeree o strumenti GPS. Il GIS è quindi costituito da
hardware e software che inserisce, gestisce e analizzare questi dati, mettendoli in relazione,
sovrapponendo nel medesimo spazio in modo da visualizzarli su mappe interattive e individuare
informazioni specifiche per ottenere maggiori dettagli su certi dati. E’ uno strumento che offre grandi
potenzialità per risolvere problemi, costruire modelli sulle condizioni sociali e ambientali e aiutare nelle
decisioni sulla pianificazione, creando anche nuove prospettive lavorative. I suoi punti deboli sono i costi
tanto del software che delle apparecchiature fisiche necessarie; di conseguenza, i risultati saranno a uso e
consumo degli individui e degli anti che potranno permettersi questi strumenti. Il GIS può essere anche
colonialista ed occidente-centrico, perché manipolato dalle popolazioni occidentali e per l’assenza di dati su
porzioni terrestri che non hanno accesso a questo strumento, e che non sono state studiate, donando una
visione del mondo arbitraria e parziale, enfatizzando solo aspetti convenienti vista l’impossibilità di essere
fisicamente presenti nel luogo reale, offerta dalla dimensione virtuale del GIS.

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