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Trascrizione: Lea Jackob

Testo trascritto da :
Lea Jackob I Casti
http://ilcapitano.altervista.org/ Pag. 2
Dispensa numero 1

Quando si intraprende un percorso di crescita spirituale,


qualunque sia la direzione che avremo scelto e che il
nostro Spirito ha previsto per noi, diventa essenziale
ricominciare da zero, cioè svuotarsi delle tante
sovrastrutture acquisite nel tempo e riscrivere tutto da
capo.
Ci accorgeremo molto presto di aver sposato idee di
altri, scelte di altri, movimenti nati da altri e di averli fatti
nostri, convincendoci sinceramente di pensare
esattamente quelle cose e conformandoci a quelli che
abbiamo imparato a riconoscere e definire eggregori.
Ora che siamo consapevoli di queste dinamiche è
divenuto più facile osservarle e molte delle cose che
credevamo vere hanno perso consistenza, lasciando
spazio a dubbi sempre più crescenti ed incalzanti, quel
tanto che basta dall’indurci a porgerci qualche nuova
domanda. Proprio per questo, ripulirsi diventa un buon
modo per iniziare a vedere di nuovo le cose per quelle
che sono, senza condizionamenti preconfezionati e
partendo dalla nostra propria capacità di percepire e
comprendere il mondo che ci circonda con un sano ed
equilibrato senso critico.
Inutile dire, infine, quanto poco producente possa
essere inserire nuovi insegnamenti dentro personalità
già strutturate il cui ego provvederebbe a rifiutare senza
un’adeguata preparazione.

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Potrebbe infatti rifiutare i nuovi insegnamenti ritenendoli
pericolosi e allertare il nostro oppositore che
comincerebbe ad ostacolare il cambiamento avviato,
oppure potrebbe accettare queste cose nuove e
meravigliose correndo il rischio di incorrere nella
trappola della "Sindrome del prescelto". Come
scopriremo più avanti nel nostro cammino, l'ego andrà
rieducato. Non si tratta di distruggerlo o di mortificarlo
come probabilmente avrete letto o sentito dire in altre
sedi, perché l’ego infatti ha la sua ragione di essere su
questo piano esistenziale. Ma affinché ci serva al meglio
nel nostro percorso, deve essere rieducato e corretto
perché impari a volgere il suo operato verso un bene
più alto, che non il proprio piccolo campo d'azione e il
nostro ristretto interesse personale.
Infatti, il fine ultimo del percorso spirituale di ogni essere
umano è l'uguaglianza con il Creatore, che certamente
non ha fatto tutto il Creato per il proprio piacere
personale, ma per amore verso le sue creature e per
colmarle di ogni benedizione. Dunque per adempiere al
nostro destino, dobbiamo impiegare ogni sforzo
possibile per rimuovere da noi anche il più piccolo
difetto e la più microscopica macchia sulla nostra
essenza che è l'anima. Per ottenere la correzione
occorrerà innanzi tutto lavorare intensamente su di sé
perché ogni aspetto caratteriale ci sia chiaro e palese.
Vi abbiamo lasciato all’ultimo incontro invitandovi a
procurarvi un quaderno che chiameremo il quaderno
magico nel quale prenderemo nota man mano di ciò su
cui andremo a lavorare ora che diamo avvio alla fase
della NIGREDO.

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Cos’è la Nigredo? In alchimia la Fase al Nero, o Nigredo
appunto, indica il lavoro sulla materia grezza, cioè sul
nostro ego. Il colore usato è molto indicativo di un
insieme di cose che caratterizzano questa fase. Per
prima cosa rimanda al fatto che c’è dello “sporco” da
rimuovere. Questo sporco è l’ego non rettificato, cioè
quell’ego che si preserva, si autoalimenta e si arrocca
nella sua posizione di guardia, mantenendoci lontani da
eventuali cambiamenti che gli costerebbero molta fatica
(necessaria ad abituarsi a nuove condizioni, lasciando
quelle vecchie e rassicuranti poiché già note) e
probabilmente anche una certa perdita di terreno verso
ciò che ritiene essere il comando della situazione. Nero
anche perché lavoreremo con il lato oscuro che è
nascosto in ciascuno di noi. Nero perché è dal cuore più
profondo e oscuro che è germogliato anche l’albero più
rigoglioso.
Dunque, proprio come faremmo per rimettere in ordine
una stanza nel quale avevamo accumulato vecchie cose
coperte da teli ed impolverate, così anche noi
rimuoveremo tutti i teli, tutta la polvere, svuotando la
stanza completamente, lavando ogni armadio e ogni
oggetto in essi contenuti, ogni tappeto, tenda, o
suppellettile, scegliendo cosa tenere e cosa gettare. Così
faremo noi in questa fase, andando nella profondità del
nostro essere, osservando tutto ciò che si nasconde nel
buio del nostro cuore.

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Come scendere in profondità dentro noi stessi.

Lo scopo di scendere in profondità è quello di riuscire a


scoprire dentro di noi tutto ciò che in modo occulto,
poiché nascosto nel subconscio, agisce in forza sulla
nostra esistenza e per il tramite del nostro ego. Una
volta che avremo individuato alcune circostanze o
ricordi, potremo analizzarli in modo critico e fermo
come se osservassimo qualcun altro, per individuare la
nostra responsabilità nelle situazioni vissute, cosa
abbiamo fatto o detto, perfino pensato e che oggi,
grazie alla nostra maturazione e alle nuove
consapevolezze, non avremmo più detto o pensato o,
infine, agito. Cercheremo di capire qual è la
caratteristica emotiva, il sentimento che si cela alle
spalle di questa dinamica, la vera causa insomma di ciò
che ci ha spinto a dire, fare o pensare una tal cosa.
Siamo stati offesi? Chi si è offeso veramente? Quale
aspetto di noi?
Perché abbiamo detto una determinata cosa? Quale
parte di noi parlava? cosa volevamo ottenere e perché?
Se saremo veramente onesti con noi stessi senza
cercare di giustificarci o di dare la colpa a qualcun altro,
verremo davvero liberati da queste dinamiche.
Chiaramente la presa di consapevolezza è solo un
primo passaggio, perché poi dovremo in un secondo
tempo intervenire attraverso il processo di
rettificazione, cioè assumendoci completamente la
responsabilità di ciò che abbiamo vissuto (parleremo
più avanti di questo procedimento, così come dei
successivi passaggi)

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ed infine inserendo eventuali caratteristiche o qualità
attraverso l’impregnazione dell’acqua e la
manipolazione del subconscio.
Questa fase potrebbe veramente richiedere un po’ di
tempo, pertanto andrà fatta più volte finché non avremo
reso lindo e lucido il nostro ego. Ogni volta terremo nota
dei progressi sul nostro diario magico.
E’ chiaramente consigliato di agire per gradi, ma con
tenacia affinché emerga tutto ciò che deve e che si
riesca a vedere veramente come siamo davvero. Ci
raccontiamo molte cose su noi stessi, ma non siamo
sempre così come ce la raccontiamo. Nonostante ciò,
questa fase è essenziale e va fatta molto bene affinché
in futuro si possa agire con energie decisamente più
disponibili all’arte magica. Pensate solo a quanta
tensione psichica viene destinata in pensieri che non
sono minimamente degni del Divino che dimora in noi.
Perciò tutto dovrà tendere al desiderio sincero e
incrollabile di perfezionarci.
Questo esercizio di osservazione interiore conosce
molte varianti, ma ne proponiamo due tenendo conto
del fatto che diverse persone potrebbero trovare più o
meno facile eseguire una, piuttosto che l’altra versione.

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Prima versione: “La cantina interrata”

Chiudiamo gli occhi e mettiamoci in una posizione


comoda. Eseguiamo qualche profonda respirazione
concentrandoci sull’aria che entra e che esce dalle
narici, in modo da fermare i nostri pensieri.
Immaginiamo che su una parete nell’ingresso di casa
nostra compaia una porta e che questa porta conduca
in uno scantinato sotterraneo. Apriamo la porta e
iniziamo a scendere i numerosi gradini che occorrono
per arrivare in fondo lasciandoci alle spalle la luce che
proviene dall’ingresso. Continueremo a scendere finché
non saremo certi di essere immersi nel buio più
assoluto. A questo punto accendiamo una torcia e il
buio immediatamente si dirada, permettendoci di
guardarci intorno. Sarà molto importante osservare tutto
ciò che troviamo nello scantinato. Dobbiamo essere
consapevoli che lì ci sono tutte le cose che avevamo
dimenticato di noi stessi, situazioni o circostanze
rimosse, dolorose, crudeli, fatte o ricevute. Troveremo
forse oggetti legati a queste circostanze, fotografie,
immagini, persone immobili o addirittura sarà possibile
vedere veri e propri ricordi che scorrono come fossero
un vecchio film. La cosa più importante da fare è tenere
a mente di non giudicare nulla di cosa vedremo, ma di
prendere nota di ciò troveremo con equilibrato distacco.
In questo frangente l’emotività sarebbe d’intralcio,
pertanto tutto ciò che dovremo fare sarà prendere nota
sul nostro quaderno magico di quello che emergerà e di
tutte le osservazioni che potremo fare riguardo noi
stessi ed i nostri comportamenti nelle circostanze che
riaffioreranno alla memoria.
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Seconda versione: “Pesca subacquea”

Chiudiamo gli occhi e mettiamoci in una posizione


comoda. Eseguiamo qualche profonda respirazione
concentrandoci sull’aria che entra e che esce dalle
narici, in modo da fermare i nostri pensieri.
Immaginiamo ora di essere su una barchetta a remi e di
indossare una muta da sub, compreso di maschera e
bombola. Poco importa se nella nostra immaginazione
sarà giorno o notte, non farà alcuna differenza.
Immaginiamo di tuffarci e di cominciare a nuotare verso
il fondale. Noteremo che il mare sotto di noi si fa
sempre più buio, ma guardando verso l’alto è ancora
possibile scorgere la luce (della luna se è notte nella
nostra immaginazione oppure del sole, se sarà il giorno
ciò che vedremo). Continuiamo allora a nuotare con
l’intenzione di raggiungere il fondo. Quando saremo
completamente circondati dal buio e tutto intorno a noi
sarà nero fondo, accenderemo una luce di quelle per
osservare i fondali. Qui l’esercizio prosegue come nel
precedente, cioè osserveremo tutto ciò che troveremo
sul fondale.
L’unica differenza è l’espediente dell’elemento acqua
che corrisponde alla memoria e alla lettera Mem
dell’alfabeto ebraico. Perciò già inconsciamente
potrebbe aiutarci ad indagare nel passato poiché
dialoghiamo con un archetipo potente.

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Nell’esercizio precedente invece è la cantina a farsi da
contenitore di ciò che abbiamo nella nostra memoria.
Dunque la scelta sarà nostra, in virtù di ciò che ci
aiuterà in modo più semplice a fare questo lavoro di
scavo interiore.

E’ chiaro che va usata cautela e tanta pazienza, ma,


anche se siamo solo all’inizio, i frutti di questa
liberazione sono già di per sé immensi.
Cosa faremo quando incontreremo qualcosa da
correggere?
Durante le operazioni di autoanalisi emergeranno
certamente azioni che smaschereranno il lato oscuro
che è in noi e probabilmente di alcune cose potremmo
provare vergogna, dolore, rabbia, frustrazione, tristezza
e così via. Non importa cosa verrà smosso e che cosa
tenderà ad agitare in noi, tutto ciò che faremo sarà
integrare e correggere. Perciò per prima cosa
prenderemo nota come detto e comprendendo che quel
buio che ci appartiene viene a servire la parte luminosa
di noi, è lì per il semplice fatto che senza buio, senza
oscurità, nessun sole può sorgere, nessuna stella
brillare. Ed è lì per essere scoperto da noi.
Man mano che emergeranno queste emozioni e questi
ricordi allora ci raccoglieremo in una meditazione che è
una preghiera che sgorgherà dal nostro cuore e che
prevederà alcuni passaggi chiave che andranno
rispettati per il successo della correzione.
Per prima cosa dobbiamo accettare che siamo
responsabili al 100% di tutto ciò che perviene alla
nostra conoscenza, di tutto ciò che viviamo e di tutto ciò
che ci accade
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Sebbene non siamo abituati a ragionare in termini di
Legge di Causa ed Effetto o di Semina e Raccolta,
questa Legge esiste, lavora assiduamente ed è perfetta,
cioè non manca mai di applicarsi con assoluta
coerenza, nonostante talvolta i tempi che impiega per
farlo ci diano tutto il tempo di dimenticarci il perché sta
accadendo qualcosa proprio a noi. Perfino, potrebbe
richiedere una successiva esistenza per manifestarsi il
frutto delle nostre azioni. Partendo dal presupposto che
la nostra esistenza corrisponde ad un terreno fertile e
che le nostre azioni, in positivo o in negativo, invece
sono paragonabili ad un seme che fruttifica, cioè
produrranno sempre dei frutti, ci ricorderemo che come
esistono semi che germogliano, crescono e fruttificano
in un breve tempo, così altri richiedono cicli più lunghi,
ma immancabilmente produrranno i risultati analoghi
alla varietà del seme utilizzato. Consapevoli in modo
assoluto di questo, accogliamo che quello che
sperimentiamo è lì per insegnarci chi siamo e cosa
dobbiamo correggere. E’ lì perché è la nostra
benedizione velata, sebbene talvolta avremmo voluto
imparare in modo diverso. Ma quando impareremo ad
osservare questa legge in azione e quando impareremo
ad allinearci all’armonia di un’esistenza Divina,
impareremo anche a comprendere che quanto più
un’esperienza ci giunge duramente, quanto più siamo
stati resistenti ad accogliere l’apprendimento che
portava con sé, probabilmente rifiutandoci di cambiare
quando avremmo potuto farlo in tempi tali da non
procurarci lezioni sempre più dure.

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Dobbiamo però comprendere che l’ego non si
addomestica facilmente per le ragioni di cui
anticipavamo in precedenza e che solo quando è ridotto
ai minimi termini, sfiancato e consumato dalla fatica è
pronto ad arrendersi. Ovviamente non è il caso degli
umili. Un atteggiamento umile verso la vita è sempre
non solo da preferire, ma da coltivare. Come nella
favola di Cenerentola, che di fronte ad ogni privazione e
dolore continuava a sorridere con fiducia, mantenendo
sempre un atteggiamento nobile come sono del resto le
origini dell’anima, anche noi impareremo a capire che
quelle lezioni ci arrivano per una maggiore
comprensione di chi siamo e della direzione che
abbiamo preso. Dobbiamo imparare a comprendere
quali grandi benedizioni se sappiamo comprende che è
in azione la Legge di Causa ed effetto e a cogliere
subito i nostri errori alle loro prime manifestazioni. Ma
ciò è possibile solo mantenendo un occhio vigile su noi
stessi. E finché non avremo imparato dai nostri errori,
essi continueranno a produrre sempre nuove
esperienze tutte simili fra loro, poiché tutte scaturite
dallo stesso comune denominatore:
quell’atteggiamento, quello schema d’azione, quel modo
di pensare, quel modo di reagire. Dunque agiremo,
penseremo e parleremo pienamente consapevoli che
dentro di noi dimora l’Essere Supremo e, con questa
consapevolezza costante, controlleremo sempre la
validità del nostro agire.

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Assodata la nostra responsabilità, chiederemo perdono
a noi stessi per il male che abbiamo generato a creare e
per le esperienze di dolore che ci siamo inflitti. Se c’è
qualche altra persona coinvolta, chiederemo perdono
anche a queste persone che si sono fatte mezzo per la
manifestazione delle nostre “benedizioni”. Sicuramente
impareremo a non guardare più cosa fanno Tizio e
Caio, ma a concentrarci su noi stessi e sui nostri
contributi in questo mondo.
Questo non significa affatto alimentare un falso
buonismo. Attenzione, con questo non vi si dice che se
qualcuno vi minaccia, o vi ferisce o attenta alla vostra
esistenza voi gli porgerete l’altra guancia. Questa è
un’interpretazione assolutamente falsa di cosa
intendevano insegnare in quel passaggio. In realtà
l’originale traduzione intendeva spiegare che l’altro è
uno specchio di noi stessi, è la guancia che di noi si
riflette. Adopereremo dunque un atteggiamento di
assoluto equilibrio fra durezza e amore, usando uno o
l’altro a seconda delle circostanze, ma mantenendo
sempre il nostro centro, non alimentando più cioè
sentimenti che ci sbilanciano verso uno o l’altro ramo
dell’albero. Non daremo più forza a emozioni che
potrebbero generare larve astrali o schemi mentali, che
finirebbero con il nutrirsi della nostra materia psichica,
ma coltiveremo l’arte del distacco. Chiusa questa
parentesi, ritorniamo ai passaggi della rettificazione
delle azioni passate.

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Chiesto perdono a noi stessi, agli altri e perfino a D.o
per le emozioni che abbiamo contribuito a generare, per
le esperienze dolorose che abbiamo creato e per tutto
ciò che sentiremo di dover specificare, chiuderemo
ringraziando la Divina Provvidenza per l’immenso
amore che manifesta nel suo intento di correggerci.
Useremo parole che nasceranno dal nostro essere più
profondo per dichiarare la nostra gratitudine.
Ogni fase indicata andrà eseguita per tutto il tempo che
sentiremo necessario. Passeremo al ringraziamento
solo quando percepiremo un alleviarsi del dolore, della
tristezza, del rammarico, della rabbia e di tutte le
emozioni negative che saranno riaffiorate.
Durante l’osservazione di noi stessi potremmo
comprendere che ci manca una qualità. Quando
lavoreremo con gli elementi e li metteremo in relazione
con le principali caratteristiche del nostro temperamento
useremo gli esercizi che sono indicati più avanti in
questa dispensa utilizzando in modo magico il
magnetismo dell’acqua.
Per ottenere la correzione non solo del passato, ma
anche del nostro presente (sebbene siano stati illusori)
dovremo iniziare a lavorare sul controllo dei nostri
pensieri e dei sentimenti ad essi collegati. Quando,
infatti, ne saremo diventati pienamente consapevoli,
saremo davvero capaci di imprimere una svolta al tipo
di emanazioni che inviamo continuamente nello spazio
intorno a noi e, contemporaneamente, diventeremo
anche consapevoli di cosa contribuisce a lavorare
segretamente in noi e quali siano i nostri meccanismi
inconsci.

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Come abbiamo visto in precedenza, una delle più
grandi tentazioni del nostro ego è quella di dichiararsi
innocente di fronte ad ogni situazione difficile che ci si
presenta. In questo percorso, invece, sarà necessario
non solo prendersi le proprie responsabilità, ma
soprattutto imparare a guardare le situazioni con occhi
nuovi, chiedendoci sempre cosa una data circostanza
viene ad insegnarci. Gli altri in verità non saranno più i
colpevoli di alcunché, ma ci aiuteranno ad individuare le
cose da correggere dentro di noi. Per paradosso, le
persone a noi più antipatiche, quelle che ci hanno
creato maggiori problemi e scompensi, diventeranno le
nostre più grandi benedizioni perché impareremo più da
loro su noi stessi che da chiunque altro. Lo sono
sempre state, ma finalmente ne diventeremo
consapevoli. Come proseguiremo dunque questo
meraviglioso percorso che ci renderà finalmente liberi e
in armonia con il Creatore e con la Dazione?
Agiremo usando più strategie pratiche. Questi esercizi
ci aiuteranno a cambiare davvero noi stessi in
profondità e nel rispetto della nostra natura individuale
più intima, cioè ripuliti da un ego "egoista" e armati di un
ego allineato al nostro valore intrinseco più alto e nobile,
all'interno del quale è racchiusa la nostra somiglianza
con il Creatore.
Per spiegare più chiaramente il modo di procedere, ci
soffermeremo ad indicare brevemente alcune
caratteristiche dell'essere umano, così che sia più facile
comprendere l'approccio alla correzione nella sua
interezza.

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Immaginate un cavalletto da fotografo di quelli a tre
gambe. Adesso immaginate di doverlo piazzare su un
terreno non perfettamente in piano. Cosa dovremo
fare? Chiaramente dovremo regolare le gambe del
cavalletto affinché la macchina fotografica sia "in bolla”
rispetto l’orizzonte.
Il nostro corpo per intero non è confinato al limite fisico
costituito dalla pelle, ma si compone anche di corpo
mentale e di corpo animico. Perciò le tre gambe (corpo
fisico, corpo mentale e corpo animico) del nostro
cavalletto (il nostro corpo nel suo insieme) andranno
regolate e corrette separatamente, ma con la
consapevolezza che tutte collaborano per una sola
causa, e a partire dal nostro terreno su cui poggiano
(che è la base di partenza su cui andremo a lavorare).

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Il lavoro sul corpo fisico

Il nostro corpo è una macchina straordinaria, dotata


naturalmente della capacità di auto-guarigione, vale a
dire che il nostro corpo è progettato per tendere sempre
alla salute. Nonostante in questo senso sia miliardi di
volte più intelligente di qualsiasi altro mezzo meccanico,
gli occorre comunque attenzione e manutenzione. Per
dargli gli strumenti migliori affinché lavori senza intoppi
di varia natura, ma soprattutto legati alla salute (il che
purtroppo ci distoglierebbe da qualsiasi percorso
spirituale o materiale perché tutte le nostre energie, sia
mentali che fisiche, sarebbero convogliate verso il
ripristino dello stato di salute), sarà opportuno imparare
a nutrire al meglio il nostro organismo. In quanto
organismo biologico, esso necessita di un suo proprio
carburante che lo alimenti in modo adeguato, ma senza
creare sbalzi di temperatura (tipici degli stati putrefattivi
o delle digestioni impossibili a causa di pasti troppo
ricchi e assolutamente controproducenti per la nostra
vitalità), sbalzi di idratazione ed infine sbalzi di PH. Non
entreremo nel merito dei Naturali insegnamenti legati
all'alimentazione, ma ci inoltreremo in un discorso
radioestesico legato al livello vibratorio degli alimenti.
Molto brevemente, chiunque, armato di un pendolino e
di un circuito per la misurazione dei Bovis, potrà
facilmente rilevare le vibrazioni energetiche degli
alimenti. Questo ci servirà per comprendere
autonomamente gli alimenti più adatti alla propria
alimentazione, tenendo sempre conto che 6500 Bovis
sono il minimo sindacale per mantenere lo stato di
salute del nostro corpo.
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Frutta e verdure crude sono nettamente al di sopra di
questa misurazione, pertanto ne consigliamo
sicuramente il consumo. Il resto stia a voi, alla vostra
coscienza e al vostro volere o meno un corpo sano e
radiante, tenendo sempre a mente di agire nella giusta
misura, vale a dire senza mai cedere agli eccessi.
Anche l'attività fisica è importante per mantenere in
salute tutti gli ingranaggi del nostro corpo, che, al pari di
un'auto che resti ferma a lungo, in assenza di
movimento genererà non pochi disagi alle articolazioni e
alla motilità in generale, soprattutto sul lungo periodo.
Lasciamo a ciascuno il compito di scegliere cosa ritiene
più adatto per se stesso, sia per scaricare lo stress che
per mantenere giovane e vigoroso il proprio corpo.
Consigliamo però di muoversi quanto più possibile a
contatto con la natura e, potendole preferire, fare delle
lunghe passeggiate a passo sostenuto: esse
risulteranno utili per sgombrare la mente.

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Un'altra importante considerazione va fatta sotto il
profilo igienico. L'acqua infatti può essere un nostro
preziosissimo alleato nel tentativo non solo di restare in
salute, ma anche di purificarci in modo profondo.
In effetti le più recenti scoperte sulla memoria dell'acqua
ad opera di Masaru Emoto confermano quanto già nella
tradizione iniziatica viene tramandato da tempo e cioè
che l'acqua può essere caricata con uno scopo ben
preciso prima di utilizzarla. Questo può essere fatto sia
per il consumo di acqua interno che per l'uso esterno.
Infatti potremo fare questi due semplici esercizi che
seguono per rinvigorire il corpo e purificarlo con
costanza, inserendo l'uso consapevole dell'acqua nella
nostra routine quotidiana

1° esercizio - ingestione consapevole:

Dopo aver riempito un bicchiere di acqua, mettiamo le


mani vicino al bicchiere con i palmi rivolti verso di esso,
ma senza toccarlo. Immaginiamo di essere circondati di
luce che avvolge tutto quello che è intorno a noi. Siamo
consapevoli che è la Luce dei Piani Spirituali più alti ed
immaginiamo che parte di questa luce si condensi in
una sfera sopra la nostra testa e che, man mano che si
addensa, questa sfera diventi sempre più luminosa.
Inspiriamo profondamente facendo entrare la sfera
luminosa dal settimo chakra e osserviamo la luce
scendere giù inondando tutta la testa, il collo e il busto
compreso di tutti gli organi interni. La luce poi continua
a scendere sempre più giù, lungo le gambe e le braccia.
Una volta che siamo stati completamente inondati di
luce, la vediamo concentrarsi nei palmi delle mani.

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A questo punto possiamo richiedere che l'acqua venga
caricata di energia di guarigione, oppure che l'acqua
acquisisca il potere di purificarci, oppure che ci apporti
la gentilezza, o ancora, la perseveranza, la costanza,
ecc. Non c'è limite a ciò che possiamo indicare per
caricare l'acqua, se non la nostra fantasia. Ricordiamoci
comunque di volgere sempre le nostre intenzioni per il
bene. Dopo aver effettuato la nostra richiesta, vediamo
la luce entrare nel bicchiere e trasformare tutta l'acqua
in una luce caricata di questo programma. Quando
siamo certi che sia diventato tutto luminoso, possiamo
bere la nostra acqua. Il tutto richiede pochissimi minuti,
se non meno e, con l'esercizio e la pratica, la
magnetizzazione dell'acqua può avvenire
istantaneamente.

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2° esercizio - L'uso esterno programmato

Possiamo usare l'acqua in maniera analoga all'esercizio


precedente anche per l'uso esterno. Se ad esempio
abbiamo dolore o ci sentiamo debilitati e stanchi o
stiamo cercando di recuperare la nostra salute,
useremo l'acqua affinché prenda in carico la nostra
negatività e la porti via. Basterà mettersi sotto il getto
dell'acqua corrente, anche solo con le mani, e
mentalmente chiedere all'acqua di ripulirci e di guarirci o
tre o sette volte.
Ad esempio, mettiamo che io abbia la febbre e mi senta
decisamente fuori forma. Aprirò il rubinetto e metterò le
mie mani ed i polsi sotto l'acqua e mentalmente
chiederò all'acqua di eliminare le energie negative che
mi ammalano e di ricaricarmi. Nel tempo e con la
pratica anche questo banale esercizio vi darà molte
soddisfazioni.
Senza contare, inoltre, che quotidianamente possiamo
usare questo sistema anche quando facciamo la doccia.
In questo caso consigliamo di usare l'acqua più tiepida
che si può, addirittura fredda se siamo in grado di
tollerarlo, poiché intorno ai 4 gradi l'acqua è al massimo
del suo potenziale di magnetizzazione. Perciò, più
riusciremo a resistere e ad abituarci a queste
temperature e più l'acqua sarà efficacemente
programmata e di conseguenza il nostro corpo non solo
imparerà a temprarsi, ma riceverà i migliori influssi da
questa pratica.

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Quando l'acqua inizia a scorrere sul nostro corpo,
mentalmente potremo dire questo: "Lavo il mio corpo e
diventa più bianco della neve. Beato colui che non
segue il consiglio degli empi, non indugia nella via dei
peccatori e non siede in compagnia degli arroganti, ma
fa del Signore la sua dimora, la Sua legge medita giorno
e notte. Quest'acqua purifica il mio corpo, la mia mente
e la mia anima. Quest'acqua purifica il mio corpo, la mia
mente e la mia anima. Quest'acqua purifica il mio corpo,
la mia mente e la mia anima". Poi possiamo asciugarci
frizionando energicamente la pelle.
La formula che ho menzionato è il frutto della
combinazione di frasi di programmazione del
subconscio con il verso estrapolato dal primo Salmo del
libro dei Salmi. In ambito magico spirituale, i Salmi
hanno un potere di trasformazione immenso del quale
certamente parleremo più avanti.

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Il lavoro sul corpo animico: Il quaderno magico

Come abbiamo anticipato, il nostro quaderno magico


sarà per noi preziosissimo, ma dovrà essere un
quaderno assolutamente segreto e solo nostro sul quale
riporteremo ogni più piccola cosa che abbiamo notato in
noi. Se ad esempio in una situazione abbiamo provato
sentimenti contrastanti, dobbiamo essere davvero onesti
con noi stessi e avere il coraggio di scrivere il nostro
comportamento e i difetti che sono emersi in quel
frangente. Il nostro intento è quello di ritornare puliti e di
mondarci davanti al Creatore che, tanto, tutto conosce.
Ma non potremo farlo, né potremo fare alcun reale
progresso, se lasciamo anche solo una cosa in ombra,
perché lì, nel punto in cui si nasconde, ci indurrà
nuovamente all'errore, a meno di aver maturato nel
frattempo una igiene mentale adeguata, cioè il controllo
dei nostri pensieri.

Il lavoro sul corpo mentale

Mettiamo sul nostro cellulare delle sveglie a caso, cioè in


orari casuali durante il corso della giornata. Quando
queste sveglie suoneranno, facciamo mente locale e
scriviamo sul nostro quaderno i pensieri che avevamo
nel momento in cui è suonata la sveglia. Erano pensieri
positivi? Erano pensieri che creavano realtà amorevoli,
equilibrate, armoniose? Oppure erano pensieri di rabbia,
paura, ansia eccetera? Cerchiamo di ricostruire come
sono nati questi pensieri e a che emozioni erano legate.
Questo ci renderà consapevoli di quante energie
vengono spese e in che direzione.

Testo trascritto da :
Lea Jackob I Casti
http://ilcapitano.altervista.org/ Pag. 23
Mentre gli esercizi precedenti vanno eseguiti senza
sosta, diciamo per tutta la vita, questo esercizio di
monitoraggio dei pensieri va fatto finché non saremo
consapevoli di come nascono i nostri pensieri, da cosa
nascono e che direzione seguono quando fuoriescono
da noi. Nella prossima dispensa, infatti, approfondiremo
cosa sono veramente i pensieri e perché è bene
imparare a controllarli.
Un altro esercizio che consigliamo è quello di sedersi o
mettersi sdraiati (non troppo comodamente perché
potrebbe indurci in sonno) e ascoltare i nostri pensieri
per cinque minuti. Per far questo potremo puntare una
sveglia che ci avvisi quando abbiamo raggiunto il tempo
prefissato. Durante questo tempo dovremo ascoltare i
pensieri senza interferire, cercando il più possibile di
ricordarli al suono della sveglia. Annotiamo ed
esaminiamo proprio come per l'esercizio precedente.

Testo trascritto da :
Lea Jackob I Casti
http://ilcapitano.altervista.org/ Pag. 24
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Lea Jackob I Casti
http://ilcapitano.altervista.org/ Pag. 25

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