You are on page 1of 16

Campagna Aree protette

Settembre 2006

In bici e a piedi per l'orso delle Alpi


Traversata Ciclo-pedonale nella “terra dell'orso” 15-24 settembre 2006
E' partita il 15 settembre dall’Altopiano di Asiago la traversata ciclo pedonale
nella “terra dell’orso bruno” organizzata da WWF Italia e supportata dal partner
Rigoni di Asiago, a cui aderisce Mountain Wilderness.
Sono circa 350 i chilometri che verranno percorsi in 10 tappe a piedi e in
bicicletta, per un dislivello complessivo di 10 mila metri, dall’alto Garda
bresciano su fino all’Austria, passando per il Parco Nazionale dello Stelvio,
attraverso 3 nazioni alpine (Italia, Svizzera, Austria).
La traversata delle Alpi percorre i sentieri battuti in questi mesi dagli orsi bruni
che dal Parco Naturale Adamello Brenta si stanno allargando alle zone
circostanti.
Lo scopo del viaggio è quello di avviare i primi contatti sul posto, incontrando le
persone che hanno avuto contatti con l’orso per iniziare a spiegare, con
semplicità e chiarezza (con il passo dell’orso), quello che sarà, a partire dalla
prossima primavera, il ruolo degli AVVOCATI DELL’ORSO. Il WWF Italia formerà
infatti del personale che raggiungerà gli alpeggi ed i piccoli nuclei rurali nelle
zone frequentate dal plantigrado ed in quelle di potenziale presenza partendo
dalle valli alpine della provincia di Brescia e di Trento. Questo primo gruppo di
“Avvocati dell’orso” farà da mediatore culturale con il compito di informare e
discutere, prospettare soluzioni, minimizzare i potenziali danni e aiutare nelle
scelte, prima del ritorno del plantigrado in primavera dopo il letargo.
L’iniziativa si svolge con una squadra di 4-5 naturalisti-alpinisti del WWF e di
Mountain Wilderness, a cui si potranno aggregare giornalmente persone
interessate. I camminatori attraverseranno una delle aree delle Alpi di vitale
importanza per la conservazione della biodiversità. In questa zona infatti si
trovano molte delle aree prioritarie individuate con il Programma Alpi del WWF
e alcune famose aree protette: il Parco Alto Garda Bresciano, il Parco Adamello-
Brenta, il Parco dell’Adamello, il Parco Nazionale dello Stelvio, il Parco
Nazionale Svizzero, oltre a numerosi SIC e ZPS. La traversata farà un viaggio
attraverso la biodiversità alpina, toccando gli habitat alpini variabili dagli
ambienti submediterranei del lago di Garda ai ghiacciai dello Stelvio, passando
per gli ambienti continentali dell’Engadina e le prealpi calcaree del Tirolo. La
traversata ha il compito di raccogliere documentazione fotografica sulla “Terra
dell’orso” e stabilire contatti durevoli con Enti e Amministrazioni toccati dal
viaggio.
La cronaca, gli aneddoti e le curiosità sul viaggio saranno disponibili
giornalmente via WEB su questo sito e su www.wwf.it

Le tappe della traversata:


Sabato 16: Gargnano, ore 10, presso la sede della Comunità Montana Parco
Alto Garda Bresciano presentazione del progetto Avvocati dell’orso ai Parchi
della Lombardia e alla stampa. Partenza a piedi per l’eremo di San Valentino,
Briano, bocchetta Lovere, Malga Puria Nuova, dove si pernotterà.
Chilometri e dislivello stimati: 16 Km, 1200 m.

Domenica 17: Traversata a piedi del Monte Caplone, cuore naturalistico


dell’Alto Garda, discesa per la Val di Campo a Malga Lorina, salita da malga
Spiazzi al Passo del Dil e arrivo nella conca di Tremalzo, paradiso botanico
minacciato da progetti speculativi. In mountain bike discesa al lago di Ledro,
poi in Val Concei fino alla Valsorda, abituale transito dell’orso. A piedi salita al
rif. Pernici alla Bocca di Trat (m 1600), presso il quale ci si confronterà con la
Società Alpinisti Tridentini sulla proposta di istituire il nuovo Parco Cadria-
Tenno, importantissimo corridoio ecologico tra Garda e Adamello-Brenta.
Chilometri e dislivello stimati: 35 Km, 2000 m.

Lunedì 18: A piedi lungo le suggestive creste erbose percorse dal sentiero
Garda-Brenta, per poi scendere in Val Marcia, abituale transito dell’orso, per
poi spostarsi in bicicletta verso Ponte Arche. Salita a piedi per antica strada a
Stenico, una delle porte meridionali del Parco Adamello-Brenta.
Chilometri e dislivello stimati: 25 Km, 1000 m.

Martedì 19: In mountain bike risalita della Val Algone, discesa in Valagola
(incontro con il Parco Adamello Brenta e con le associazioni ambientaliste del
Trentino, in struttura presso il lago di Valagola), visita della Val Brenta.
Chilometri e dislivello stimati: 25 Km, 1200 m.

Mercoledì 20: tappa di collegamento tra Parco Adamello Brenta e Parco


Nazionale dello Stelvio. Salita all’alba per le cascate di Vallesinella bassa, poi in
bicicletta a Campiglio per poi affrontare in discesa la boscosa Val Meledrio fino
a Dimaro, quindi seguendo la ciclabile della Val di Sole a Fucine. Di qui in Val di
Peio, fino a Cogolo, sede locale del Parco dello Stelvio con annesso Centro
Faunistico. Incontro con il Parco Nazionale dello Stelvio e con la Provincia
Autonoma di Trento.
Chilometri e dislivello stimati: 50 Km, 1000 m.

Giovedì 21: trasferimento in Valle del Monte al bacino di Pian Palù, quindi a
piedi per il Passo della Sforzellina (3005 m), tetto del viaggio, e successiva
discesa per la vedretta omonima al rif. Berni al Gavia. Di qui in bicicletta a
S.Caterina Valfurva e Bormio, sede del Parco Nazionale.
Chilometri e dislivello stimati: 40 Km, 1200 m.

Venerdì 22: collegamento Parco Nazionale dello Stelvio con Parco Nazionale
Svizzero. Partendo dalla loc. Arnoga, in mountain bike si raggiungeranno i laghi
di Cancano, la splendida Val Mora e scendere a S.ta Maria in Val Monastero
(CH) o, in alternativa raggiungere il Pass da Fuorn.
Chilometri e dislivello stimati: 60 Km, 800 m.

Sabato 23: visita del Parco Nazionale Svizzero, con discesa fino a Zernez.

Domenica 24: percorso in bicicletta lungo la ciclabile dell’Inn fino a Martina,


quindi traversata in Austria per raggiungere Nauders. Chilometri e dislivello
stimati: 70 Km, 600 m.

Lunedì 25: a Nauders (A), incontro pubblico di presentazione dei progetti di


comunicazione sull’orso curati dal WWF Italia e dal WWF Svizzera nell’ambito
del Programma Alpi, appoggiati da Mountain Wilderness. Conclusione
dell’itinerario ciclopedonale.
Martedì 26 e mercoledì 27, giornate dedicate alla documentazione
fotografica degli habitat della “Terra dell’orso” in Austria e in Val Venosta.

mayr@mountainwilderness.it
Telefono mobile: 328.5423635

Il racconto di come è andata


15 settembre 2006
E' il giorno del lancio dell’iniziativa, con una conferenza stampa (foto)
nell’altopiano di Asiago, nella sede della comunità montana dei 7 Comuni. E'
presente il Segretario Generale del WWF Italia, Michele Candotti,
l'amministratore delegato della Rigoni di Asiago, Andrea Rigoni, e Stefano Mayr
esperto orso del WWF oltre alle autorità locali e il Corpo Forestale dello Stato.
Nonostante la pioggia battente è partita la traversata ciclo pedonale per l’orso
delle Alpi.

16 settembre
Dopo la cordiale accoglienza presso la sede della Comunità Montana Parco Alto
Garda Bresciano alle ore 12.30 gli Avvocati dell’Orso si sono incamminati dalla
rive del lago di Garda, accompagnati dagli amici di Mountain Wilderness Italia e
dalle Guardie Ecologiche Volontarie del Parco.
In un paio d’ore di salita è stata attraversata la fascia submediterranea
costiera, passando per il caratteristico Santuario di San Valentino, all’interno di
un SIC rupestre caratteristico per la flora e la fauna (falco pellegrino, passero
solitario, codirossone).
Si parte. Raggiunta la località Briano, intorno ai 1.000 metri, sono stati visitati i
luoghi frequentati dall’orso negli anni precedenti. La zona è molto ricca di
risorse naturali e di residui di agricoltura estensiva (querceti, castagneti, frutti
di bosco, pere e prugne) e in questa zona un orso ha svernato nell’inverno
2002/2003. Con una lunga traversata a questo punto ci siamo portati nel cuore
naturalistico del Parco, raggiungendo dopo altre 4 ore Malga Puria Nuova di
Tignale, sapientemente ristrutturata da ERSAF, all’interno della Foresta
Demaniale Gardesana Occidentale. Un palco panoramico sopra la malga ci ha
permesso di apprezzare la straordinaria wilderness attuale di questo territorio e
di ascoltare i primi bramiti stagionali dei cervi. Percorsi circa 20 Km, 6 ore,
1200 metri dislivello

17 settembre 2006
Al centro Stefano Mayr, WWF, con Natalina e Giuliano della Malga Lorina

Dopo una notte di pioggia intensa, ci siamo avviati in due con tempo uggioso
per attraversare quella che di fatto è la zona di maggiore interesse a livello di
habitat montani ed alpini della CM Parco Alto Garda Bresciano, in cui ERSAF sta
attuando importanti opere di miglioramento ambientale attraverso progetti Life
Natura. Salutati dal volo di un’aquila reale uscita dalle nebbie abbiamo
affrontato l’impegnativa traversata di cresta del Monte Caplone, avvistando
fugacemente camosci, stambecchi e fagiani di monte, osservando indici di
presenza di numerose altre specie di fauna alpina. A parte il vento impetuoso e
qualche goccia siamo riusciti a passare indenni tra le numerose perturbazioni
che ci circondavano. Scesi per la suggestiva Val di Campo popolata di
marmotte abbiamo raggiunto Malga Lorina (vedi foto), luogo abituale di
passaggio dell’orso proveniente dal Trentino. Primo momento di confronto tra
Avvocati dell’Orso e pastori. Per circa un’ora e mezza abbiamo discusso con
Natalina e Giuliano su quale siano le loro impressioni sul ritorno dell’orso, le
loro preoccupazioni e sulle loro aspettative, trovando un terreno molto fertile
su cui basare la possibilità di convivere con questo carnivoro. Assieme a loro
abbiamo osservato anche i notevoli danni arrecati al pascolo dal recente arrivo
di numerosi cinghiali in zona, giudicati molto più problematici dell’orso, in
quanto hanno costretto a scaricare anzitempo i bovini dagli alpeggi.
Proseguendo a piedi verso Passo Tremalzo su antiche tracce pastorali abbiamo
incontrato i primi segni di un passaggio recente dell’orso: alcune ceppaie
scheggiate ed un masso rovesciato (foto sotto).
Verso le 16 abbiamo raggiunto Alessandro che ci accoglieva al camper con una
decina di rappresentanti di associazioni ambientaliste e del comitato SOS
Tremalzo, che stanno cercando di bloccare un devastante progetto speculativo
che metterebbe a serio rischio l’integrità di uno dei SIC alpini di maggiore
interesse botanico. Siamo già in Trentino, nell’area che funge da ideale
corridoio ecologico tra il Parco dell’Alto Garda Bresciano e il Parco Adamello
Brenta, nel cuore dell’area prioritaria Garda-Brenta.

La tenda gialla di Mountain Wilderness e il Comitato SOS Tremalzo

Inforcate le biciclette, due di noi sono scesi lungo la Val d’Ampola fino a
Bezzeca, per poi risalire brevemente la Val Concei. L’ora ormai tarda e i 42 Km
complessivi già percorsi hanno poi consigliati di risalire con il camper gli ultimi
chilometri fino a Malga Trat. A piedi siamo poi saliti al Rifugio Pernici, m 1.600,
dove alle 19.30 avevamo appuntamento con autorità locali, rappresentati della
Società Alpinisti Tridentini e della Commissione Tutela Ambiente Montano del
CAI. Gli onori di casa sono stati officiati dal Consigliere Provinciale Roberto
Bombarda, autore di un importante disegno di legge per la costituzione di un
nuovo parco naturale in questa zona, il Parco Cadria-Tenno, che verrebbe a
tutelare una delle aree con minore presenza umana del Trentino, un vero e
proprio cuore verde, da sempre terra di orsi.
Percorsi circa 42 Km (20 a piedi, 22 in Mountain Bike), 8 ore, 1.400 metri
dislivello.

Carè alto e ghiacciaio dell'Adamello


18 settembre 2006
Dopo la prima confortevole notte in camper siamo risaliti al rifugio Pernici dove
siamo stati raggiunti da Tiziano Barattoli, membro della squadra di pronto
intervento sull’orso del Servizio Foreste e Fauna della Provincia Autonoma di
Trento. Dopo aver brevemente spiegato gli scopi della traversata e i progetti
del WWF, abbiamo iniziato assieme la traversata del crinale che porta, sospeso
su meravigliose foreste, verso nord, in direzione del gruppo di Brenta, alla cui
pendici arriveremo stasera. Dopo circa un’ora e trenta di salita abbiamo
incontrato le tracce freschissime del pasto di una pecora da parte di uno degli
orsi che popolano la zona. La presenza dell’agente provinciale ha permesso di
osservare il metodo di rilevo dell’evento e di conoscere le procedure che
verranno utilizzate per risarcire i proprietari dell’animale.
19 settembre
Ci svegliamo con tempo migliore presso il Rifugio Ghedina in Val Algone.
Approfittiamo della situazione per conforntarci con la famiglia che gestisce da
sempre la struttura. Troviamo un rifugio pieno di fotografie di orso e un
atteggiamento di grande simpatia per la specie, associato all’orgoglio di vivere
in una della valli alpine più frequentate dall’orso (osservazioni recenti parlano
di compresenza di un gran numero di esemplari, fino alla consistenza un
tantino esagerata di 9 orsi). Dopo un augurio da parte delle gestrici ripartiamo
in bicicletta risalendo la valle, con scorci panoramici spettacolari sul selvaggio
sottogruppo del Vallon. Un paio di chilometri prima della zona di valico presso
Malga Movlina facciamo uno degli incontri di maggiore emozione del nostro
viaggio. Due ragazzini, una bambina di 5 anni ed il fratello maggiore stavano
riportando alla loro malga alcune splendide vacche di razza Rendeva.
Fermandoci a parlare scopriamo che vengono da Gargnano, da cui siamo
partiti, e che pur essendo stati più volte vicini all’incontro diretto con l’orso,
non ne hanno nessuna paura. Il loro dispiacere era che qualche giorno prima
l’orso era vicinissimo a loro e i forestali non li avevano avvisati, privandoli della
possibilità di vedere l’orso.
L'incontro con i giovanissimi pastori
La loro mamma, incontrata poco più a monte conferma un tale atteggiamento
favorevole verso l’orso e ci siamo dati appuntamento in autunno per
raccontare come è andato il viaggio. Nella traversata da malga Movlina alla
Valagola, nei pressi del “Bregn de l’ors”, antico toponimo sulla specie, dopo il
raro incontro con una covata di francolini di monte, troviamo sul sentiero i favi
mangiucchiati di un nido di vespe selvatiche svuotato nella notte dall’orso.
Con prudenza osserviamo i segni lasciati dal pasto e poi scendiamo, bicicletta
alla mano in accordo al regolamento del Parco Naturale Adamello Brenta, fino
al lago di Valagola, in uno scenario canadese, ma sotto un rovescio
temporalesco. Presso il lago a malga Valagola incontriamo il dottor Mustoni e
un guardaparco con i quali ci confrontiamo sugli scopi ed obiettivi del nostro
viaggio, ricevendo una notevole disponibilità alla collaborazione nella
formazione degli avvocati dell’orso.
Passando sotto un magnifico arcobaleno scendiamo attraverso una bella
foresta matura di conifere e latifoglie fino all’incrocia della Val Brenta, dove
ritroviamo il camper. Finiamo la giornata salendo fino alla malga Val Brenta
Bassa, luogo in cui si capisce l’imponenza ed il fascino di questo gruppo
montuoso, passando presso una bella cascata. In una notte stellata ci
rinchiudiamo nel camper con la segreta speranza di un visita dell’orso.

20 settembre
Svegliati presto ci trasferiamo in bicicletta a S.Antonio di Mavignola dove
abbiamo appuntamento con uno dei tecnici che hanno elaborato il Piano di
Gestione del SIC Pian degli Uccelli, in parte interno al Parco Adamello Brenta, di
cui ultimamente si parla molto a livello locale a proposito del ventilato
collegamento sciistico tra Pinzolo e Madonna di Campiglio.

La magnifica torbiera del SIC Pian degli Uccelli


Visto che è giusto conoscere prima di esprimersi e che ci troviamo all’interno
dell’areale frequentato dall’orso, abbiamo deciso di compiere questo
sopralluogo. Ci accompagnano i presidenti trentini di WWF, Italia Nostra e
Legambiente ed esponenti di Mountain Wilderness. Quello che abbiamo avuto
la possibilità di osservare è uno splendido relitto di paesaggio boreale con una
particolare ed unica combinazione di habitat prioritari (torbiere alte, torbiere
boscate, nardeti), una delle più significative delle Alpi italiane (non ce ne sono
più di una ventina), con peculiarità botaniche pressoché uniche. Una volta in
più ci convinciamo dell’importanza della conservazione della biodiversità
nell’area prioritaria Garda-Brenta e della necessità di erudire i nostri politici ed
amministratori che sembrano ignorarne il valore. Finito verso le 11 il
sopralluogo riprendiamo le nostre biciclette e, oltrepassato il disordine
urbanistico di Madonna di Campiglio, scendiamo nella suggestiva e selvosa
valle del torrente Meledrio. È un tuffo nel verde lungo uno degli storici corridoi
di movimento dell’orso, dove si respira ancora il senso della selva. Con il
sottofondo di un impetuoso torrente fortunatamente ancora integro si cala,
attraversando caratteristici ponti in legno, fino alla Val di Sole, che
raggiungiamo nei pressi dell’abitato di Dimaro. Una volta immessi sulla pista
ciclabile di fondovalle risaliamo la grande vallata fino agli abitati di Ossana e
Fucine, dai quali si stacca una bella bretella che risale, con alcuni strappi, la
Valle di Pejo, attraverso la quale raggiungiamo il settore trentino del Parco
Nazionale dello Stelvio, ammirando i paesaggi d’alta quota del Monte Vioz, di
oltre 3600 m di altitudine. Alle 16 incontriamo Luca Pedrotti, coordinatore
scientifico del Parco, con il quale ci intratteniamo per quasi 2 ore sulle scelte
gestionali dell’Ente in materia di Grandi Predatori, sulla percezione locale verso
l’orso e più in generale sulle prospettive di gestione faunistica all’interno della
vasta e complessa area protetta. Nel corso dell’incontro concordiamo la
possibilità di un breve colloquio all’indomani con il Presidente ed i dirigenti
locali del Parco presso la sede centrale di Bormio. Tornati al camper,
concludiamo la giornata salendo lungo la Val della Mare per osservare i cervi
che popolano i lariceti e le cembrete ed ascoltare l’inizio della stagione del
bramito.
Percorsi circa 45 Km, prevalentemente in bicicletta, 4 ore, 600 metri di
dislivello in salita, oltre al sopralluogo mattutino.

21 settembre
Dopo una notte rallegrata dal bramito di un paio di maschi di cervo attorno al
camper, abbandoniamo la Val della Mare per passare in Val del Monte, che
raggiungiamo al Fontanino, nei pressi del bacino artificiale di Pian Palù, nei
pressi della Valle degli Orsi e della Vedretta omonima. Alle 8 siamo in marcia
lungo il lago sul versante in ombra, mentre la montagna che si specchia
nell’acqua ci mostra i branchi di cervi che la popolano. Dopo la malga Pian Palù
la valle in cui scorre il Noce inizia gradualmente a salire, in un gioco di
panorami che gradualmente si ampliano, rendendoci consci della lunghezza del
percorso da affrontare per raggiungere Passo Gavia attraverso il passo della
Sforzellina. Presso malga Paludei, a circa 2.200 m slm osserviamo una
splendida libellula azzurra mentre si riscalda al sole.
L’ambiente si fa sempre più alpino, i ghiacciai e le forme glaciali si iniziano ad
osservare, rendendo quasi drammatico il passaggio delle forme di biodiversità
avvenuto nei pochi giorni di viaggio, tra l’area prioritaria Garda-Brenta e la
Stelvio-Engadina. Siamo partiti salendo tra i fiori di cappero, gli olivi ed i limoni,
oggi ci troviamo a camminare sulle morene fresche conseguenti al progressivo
ritiro dei ghiacciai, ancora prive di vegetazione pioniera, in cui si notano rari
segni di presenza delle ultime pernici bianche. Dopo più di 5 ore di salita
raggiungiamo il passo della Sforzellina, ricco di testimonianze della prima
guerra mondiale, il tetto del nostro itinerario, che raggiunge i 3.000 m slm.

Partenza da Passo Gavia


Dopo una breve sosta abbiamo affrontato la discesa verso il Rifugio Berni al
Passo Gavia, resa molto impegnativa nel tratto iniziale dalle mutate condizioni
climatiche che hanno trasformato una agevole discesa al margine di un facile
ghiacciaio, in un infido e ripido canale di pietre e fango appena rapprese dal
gelo. Con la necessaria prudenza ci abbassiamo nei ripiani sottostanti, per poi
riprendere il sentiero e raggiungere il Gavia, dove ritroviamo il camper e le
nostre biciclette. Dopo uno scambio di informazioni ed opinioni sull’orso al
Rifugio Berni, nel corso del quale apprendiamo dei saltuari transiti della specie
nel recente passato, caliamo a Bormio lungo la Valfurva, ferita dalle opere, in
parte incompiute, degli scorsi campionati del mondo di sci, ma che presenta
ancora vaste foreste di notevole interesse. Raggiunta la sede del Parco
Nazionale dello Stelvio ci viene concessa la possibilità di illustrare alle massime
autorità dell’Ente i contenuti e gli obiettivi del progetto avvocati dell’orso,
raccogliendo un cauto interessamento ad approfondire la questione. Le
tematiche relative al ritorno dell’orso sono particolarmente sentite nel settore
altoatesino del Parco, come ha ribadito il coordinatore del consorzio dott.
Wolfgang Platter. Per la notte ci appoggiamo alla struttura di Lovero dell’Ente
Regionale per i Servizi all’Agricoltura e alle Foreste, i cui tecnici ci
accompagneranno domattina all’Alpe Boron, alpeggio di grande importanza
dimostrativa e didattica in Val di Dentro, dove ci confronteremo con gli
alpeggiatori.
Percorsi 60 Km. (25 a piedi, 35 in bicicletta), 9 ore, 1.500 metri dislivello.

22 settembre

Alle 8 ci raggiungono gli assistenti tecnici dell’Ersaf con cui saliamo all’Alpe
Boron, in Val Lia, dominata dall’ancora imponente coltre glaciale della Cima di
Piazzi. Qui incontriamo il decano ed il cantore della civiltà pastorale dell’Alta
Valtellina, Lino Giacomelli ed il figlio.

Lino Giacomelli
Dopo aver visitato malga, agriturismo e museo etnografico parliamo di orsi.
Mescolandosi al ricordo degli ultimi orsi presenti in zona circa un secolo fa, ci
viene detto che la specie fa parte di quell’ambiente, quindi il ritorno sarebbe
gradito, a patto che vengano pagati i danni al patrimonio zootecnico. Scesi ad
Isolaccia ci portiamo ad Arnoga, da cui inizia una lunga traversata in mountain
bike verso S.Maria in Val Monastero. Passiamo prima per le Torri di Fraele, poi a
fianco del grande bacino di Cancano, con i cantieri che fanno riflettere sui costi
ambientali delle energie rinnovabili. Ritroviamo la serenità lungo il lago di
S.Giacomo per poi imboccare il canyon ghiaioso che porta nella splendida Val
Mora, un’arcadia pastorale che rimanda ai capolavori di Segantini. L’anno
scorso l’orso JJ2 passò di qui per raggiungere il Parco Nazionale Svizzero, non
gli diamo torto, il paesaggio ricorda le montagne canadesi. Scendiamo a
S.Maria ritrovando le vacche negli alpeggi di mezza montagna, poi ci portiamo
verso il Parco Nazionale Svizzero, per incontrarci con Joanna Schoenenberger,
la nostra energica collega del WWF Svizzera, in mezzo al bramito dei cervi.
Dati: circa 50 Km, 6 ore, 500 metri dislivello
23 settembre
Giornata dedicata all’incontro con il Parco Nazionale Svizzero e con i suoi
visitatori. In mattinata seguiamo un bel sentiero didattico ad anello,
incontrandoci e parlando dell’orso con alcuni gruppi di escursionisti.

Tornati al camper, inforchiamo le biciclette e scendiamo fino alla Casa del


Parco a Zernez, dove conversiamo con il personale e visitiamo le esposizioni in
cui si da un notevole risalto all’episodio di ritorno dell’orso dell’estate scorsa. Ci
spostiamo quindi in quella che è la valle che in questo periodo attrae più
turismo naturalistico del Parco, la Val Trupchum. Qualche centinaio di persone
al giorno (e da noi quando si parla di turismo diverso ti guardano storto…)
percorre i circa 5 km che conducono ai siti di osservazione ed ascolti di uno dei
più suggestivi luoghi di bramito per il cervo. Decine di maschi si sfidano sui
pendi e sulle creste, facendo rimbombare le dorsali erbose e i lariceti. Gruppi di
femmine e camosci completano il panorama. Cogliamo l’occasione per
illustrare la nostra iniziativa e testare l’attitudine verso l’orso. Pur con varie
sfumature no troviamo chi sia contrario al ritorno della specie. Scendiamo che
ormai è notte e ci portiamo verso Scuol, nella valle dell’Inn.
Dati: circa 42 Km (25 in bicicletta, 17 a piedi), 1000 metri dislivello.

24 settembre Conferenza di chiusura

Oggi è la giornata conclusiva, ci dirigiamo lungo la ciclabile dell’Inn, che, con


tratti sterrati ed alcuni strappi, ci porta nelle zone attraversate l’anno scorso
dall’orso JJ2, passando per i campeggi limitrofi al bosco, nei quali ci
confrontiamo con i titolari, che si rivelano sensibili alle tematiche di
prevenzione e limitazione dei problemi connessi con una futura presenza
dell’orso. Arrivati a Martina lasciamo la bella architettura engadinese per
passare in Austria. Risaliti alcuni tornanti, scendiamo velocemente a Nauders,
accolti da un forte vento. Il luogo dell’appuntamento con il sindaco e con la
stampa è un sontuoso albergo, in cui hanno riservato per noi una bella stube.

Alle 14 arriva il sindaco che si intrattiene con noi facendoci vedere la rassegna
stampa che ha riguardato la presenza dell’orso nel 2005, poi giungono alcuni
giornalisti austriaci e svizzeri, oltre ad amministratori locali dei comuni limitrofi.
Presentiamo il nostro viaggio e raccontiamo alcune esperienze di incontro
ravvicinato con l’orso per dimostrare come la specie non sia pericolosa ma
semmai localmente problematica o seccante, poi Joanna Schoenenberger
illustra come si articolerà il progetto del WWF nella regione del Dreilandereck in
cui ci troviamo. Trascorriamo circa due ore di proficua conversazione e ci
lasciamo con il caloroso invito del sindaco a tornare da queste parti come
graditi ospiti. Gli intervenuti poi vogliono posare a beneficio della stampa locale
con noi, le biciclette ed il camper decorato da orsi.
mayr@mountainwilderness.it
Telefono mobile: 328.5423635

Novembre 2005

Domenica 13 novembre, torniamo assieme a forcella Palatina


Villaggio di S. Anna, sopra Spert e Tambre - TV
Ritroviamoci ancora per un'escursione, senza striscioni, in silenzio e senza
nessun altra appartenenza se non quella di stare dalla parte del Cansiglio ...
Ore 10.00, ritrovo al parcheggio di Colindes, villaggio di S. Anna, sopra Spert e
Tambre, ma solo se il tempo sarà buono e che almeno non ci sia minaccia di
pioggia o neve.
In caso di maltempo ci si vedrà il prossimo anno.
ore 10.30, partenza a piedi.
ore 10.30-12, arrivo a Casere Palantina (1500 m).

Se le condizioni meteo e del terreno lo permetteranno si potrà proseguire fino a


Forcella Palantina a 1850 m, con un raduno nei pressi dell'Ander de le Mate,
una grande grotta aperta utilizzata, molto probabilmente, fin dalla preistoria, a
qualche centinaio di metri dalla Forcella.
Pranzo al sacco alle Casere o all'Ander.
Un'alternativa è la partenza dal versante friulano, ad es. dal Pian Cavallo.
Ricordate che si tratta di una camminata non difficile ma con un certo dislivello
e fino a quasi 2000m, quindi con necessità di pedule da montagna, vestiti
pesanti, giacca a vento, non sottovalutiamo la montagna.

Poi, segnatevi già in agenda i seguenti appuntamenti per il 2006 !!!

Domenica 11 giugno 2006: iniziativa da definire in Pian Cansiglio o aree


limitrofe con facili escursioni, merende, giochi, animazioni, musica, poesia e...si
attendono proposte.
Il tema della giornata potrebbe essere "alla ricerca del Genius Loci: i luoghi
magici dell'Antica Foresta".

Domenica 12 novembre 2006: il giorno dopo S. Martino e confidando nella


sua piccola estate, ritorno in Palantina.

Un grazie anticipato alle Associazioni che metteranno loro calendario queste


iniziative.

Come da programma, domenica 6 novembre ci siamo ritrovati, come avviene


ormai da 18 anni, per ricordare all'opinione pubblica ed agli amministratori (dai
consiglieri comunali ai presidenti delle regioni..) che le Associazioni
Ambientaliste del Veneto e del Friuli continuano a mantenere una vigile
attenzione sull'Antica Foresta del Cansiglio.

Nonostante la pioggia ininterrotta circa 100 persone hanno ugualmente


compiuto un'escursione nel bosco: un modo educato ma deciso per ribadire
che il Cansiglio deve rimanere inalterato e protetto e che si dovrà arrivare,
prima o poi, alla creazione di un'Area Protetta vera e propria.

Abbiamo cominciato nel 1988 con la manifestazione-escursione in Palantina,


una domenica prossima all’estate di San Martino...eravamo in 3000.

Ritroviamoci ancora per un'escursione, senza striscioni, in silenzio e senza


nessun'altra appartenenza se non quella di stare dalla parte del Cansiglio e
quindi dalla parte della montagna, affinchè continui a rimanere almeno
com'è adesso e che la nostra presenza sia leggera, pacifica e rispettosa, segno
del nostro amore per la Madre Terra e per tutto ciò che contiene, esseri umani
compresi.

Il nostro numero ed il silenzio saranno una testimonianza ed il nostro


messaggio.
toiodesavorgnani@virgilio.it

19° incontro in difesa dell'antica foresta del Cansiglio


Ci siamo trovati per la prima volta nel novembre del 1988 nei giorni di San
Martino. Da allora non abbiamo mai smesso e continuiamo a farlo, e siamo
arrivati al sedicesimo anno, ma nel 2005 questa è già la terza volta.
In giugno sul Col Cornier, nel Monte Cavallo, affinché continui a rimanere la
Montagna dei Ragazzi e non si espanda il brutto e costoso (sempre con soldi
pubblici!) comprensorio sciistico di Pian Cavallo.
Poche settimane fa, in settembre, per chiedere la restituzione della base
militare abbandonata in Pian Cansiglio nel comune di Farra d'Alpago: Farra da
lungo tempo si distingue per la sua politica di aggressione al territorio ed infatti
da molti anni ha aperto un'enorme cava di carbonato di calcio sul Fadalto,
vicino al Lago di Santa Croce, un cancro maligno che ha prodotto parecchie
metastasi, insegnando ad altri comuni dell'Alpago la via senza ritorno della
rapina delle risorse non rinnovabili.
Così l’esempio è stato seguito dal comune di Chies e quello di Tambre: milioni
di metri cubi, con ripristini fasulli che sono e saranno solo occasioni di
ampliamenti senza fine…
L'amministrazione attuale, fedele alla tradizione e proprio basandosi sulle
risorse accantonate con il "grande cancro", da qualche anno si è lanciata in un
ambizioso progetto, lavorando di nascosto, rendendo noto l'intero disegno solo
a piccoli stralci, ma che ora è comprensibile nella sua interezza: riempire di
infrastrutture turistiche il "grande spazio vuoto" tra il Nevegal ed il Pian
Cavallo, massacrando la Foresta del Cansiglio.
Queste non sono “visioni” di ambientalisti esagitati ed estremisti, ma le
richieste del comune di Farra, amministrato dal centrosinistra, nel PATI - Piano
di Assetto Territoriale Intercomunale dell'Alpago, già presentato in Regione
Veneto.
Giudicate voi queste proposte:

• tre grandi impianti a fune, cabinovie e seggiovie, uno dal lago di S. Croce
al Nevegal, uno al Lago a Mezzomiglio ed uno sul Monte Dolada
• ampliamento della strada per Mezzomiglio
• in riva al lago, un parco divertimento di parecchi ettari in collaborazione
con la gestione di Gardaland
• trasformazione del Mezzomiglio in "polo per lo sci da fondo", al bordo di
una Riserva Naturale Integrale (Piaie Longhe Millifret)
• apertura al traffico, con allargamernto ed asfaltatura, della strada attuale
Mezzomiglio - Pian Cansiglio, che, se venisse realizzata, sarebbe la fine
dell’integrità della foresta e l’inizio dello “storico” progetto di
collegamento sciistico tra l’Alpago e il Pian Cavallo: prima questa strada,
poi un’altra verso la Palantina, poi un piccolo impianto e i Bus navetta, e
così ritornano i progetti mai abbandonati dai comuni di Tambre e Aviano
del collegamento via Palantina

Fingono di accontentarsi “solo” di una nuova strada, ma questa sarebbe il


primo stralcio per espandere in Veneto il comprensorio di Pian Cavallo.
L’unico comune non allineato con queste proposte è Budoia.
Notizia di queste ultime settimane, non ancora confermata, ma da non
sottovalutare: i Presidenti delle due regioni, Illy e Galan, si sarebbero incontrati
per definire un comune progetto di sviluppo turistico.
Temiamo che uno dei punti di questo accordo non ancora pubblicizzato nei
dettagli sia proprio il collegamento tra Veneto e Friuli attraverso la Palantina.
Se la notizia è infondata dovrebbero dircelo i due governatori regionali stessi,
altrimenti saremo costretti ad interpretare il loro silenzio come un'implicita
conferma.
A tutto questo vanno aggiunti altri problemi, come lo scempio delle cave sul
versante sud (Cordignano, Caneva), il pericolo di raddoppio della cava di
Fadalto verso Vittorio Veneto; la richiesta di una nuova cava a Fregona, a cui
speriamo che il comune opponga strenua resistenza.
Da ultimo c’è la possibilità che tutta la dorsale dal Friuli al Grappa, quindi
anche Cansiglio, venga disseminata, sul filo di cresta, da moltissime pale
eoliche alte fino a 150 metri, visibili fin dalla laguna: per ora se ne sta
sperimentando la fattibilità con piccole pale già installate sul Cesen, sopra
Valdobbiadene. Il risultato sarebbe un enorme impatto paesaggistico, un
pericolo per gli uccelli migratori, a fronte di un piccolo contributo di corrente,
una esigua entrata per i comuni, ma un enorme guadagno per i gestori, privati,
degli impianti.
Sembra poi improbabile che sia stato abbandonata del tutto l'idea del mega
elettrodotto da 380.000 volt Lienz-Cordignano, che passerebbe attraverso o
nelle immediate vicinanze del Cansiglio.
E’ chiaro perciò che solo una continua attenzione potrà garantire la
sopravvivenza del Cansiglio e che la possibilità di istituire in futuro un'Area
Protetta presuppone che vengano almeno mantenute le condizioni attuali, al di
là della poco costruttiva polemica se sia meglio istituire una o più Riserve
Regionali oppure un Parco Interregionale.
Le Associazioni Ambientaliste del Veneto e del Friuli, Montain Wilderness, WWF,
CAI, Gaia Club, Lipu, Legambiente, Italia Nostra, ribadiscono che solo
l’istituzione di una o più aree protette permetterà la conservazione nel tempo
del grande patrimonio storico e naturalistico costituito dall’antica Foresta del
Cansiglio e dalle cime che la circondano.

toiodesavorgnani@virgilio.it

Come e’ andata
Il racconto di come è andata
Come da programma, domenica 6 novembre ci siamo ritrovati, come avviene
ormai da 18 anni, per ricordare all'opinione pubblica ed agli amministratori (dai
consiglieri comunali ai presidenti delle regioni..) che le Associazioni
Ambientaliste del Veneto e del Friuli continuano a mantenere una vigile
attenzione sull'Antica Foresta del Cansiglio.
Nonostante la pioggia ininterrotta circa 100 persone hanno ugualmente
compiuto un'escursione nel bosco: un modo educato ma deciso per ribadire
che il Cansiglio deve rimanere inalterato e protetto e che si dovrà arrivare,
prima o poi, alla creazione di un'Area Protetta vera e propria.

Ottobre 2005
Salviamo la foresta del Cansiglio
Pian Consiglio
Una nuova occasione per incontrarci e ribadire che il Cansiglio è sempre nei
nostri cuori.
Programma:

• 9.30: Ritrovo in Pian Cansiglio davanti alla Caserma "Bianchin". Partenza


per l’escursione verso Mezzomiglio - Prese.
• 11.30-12.00: Arrivo in Mezzomiglio, spiegazioni sui progetti del comune
di Farra di collegamento sciistico tra il Nevegal ed il Pian Cavallo.
Da quest'area panoramica potremo ammirare il Visentin-Nevegal, il
Fadalto, l’Alpago e il Monte Cavallo, ma anche la valle della Piave e le
Dolomiti, tra cui un’ampia area che rientra nel Parco Nazionale delle
Dolomiti Bellunesi.
Sarà quindi ben comprensibile a tutti l’impatto ambientale delle proposte
di sviluppo turistico pesante che rischiano di essere realizzate in questi
luoghi.
• 12.00-13.00: Sosta sui prati di Mezzomiglio e pranzo al sacco.
Raduno davanti alla caserma Bianchin, con animazioni (un cantastorie..)
e spiegazione della storia della presenza di un insediamento militare in
Cansiglio a partire dagli anni sessanta e fino all’attuale stato di totale
abbandono e degrado.
Spiegazioni sulla necessità della restituzione dell’area da parte del
Ministero della Difesa, che ora la tiene irregolarmente sequestrata, dando
adito al sospetto del tentativo di venderla a privati, inserendola
nell’elenco dei beni militari "cartolarizzabili" con il conseguente forte
rischio di speculazioni o usi impropri.

La manifestazione-escursione avrà lo scopo ribadire il no ambientalista a


questo genere di sviluppo turistico e promuovere proposte alternative del
grande patrimonio naturale costituito dalla Foresta del Cansiglio.
Le associazioni ambientaliste del Veneto e del Friuli Venezia Giulia sosterranno
nuovamente e con forza la necessità dell’istituzione di un’area protetta nel
Cansiglio.
Toio de Savorgnani

toiodesavorgnani@virgilio.it

Giugno 2005
Un' escursione-incontro per una riserva naturale tra Cansiglio e
Cavallo
Pian Cavallo - Col Cornier
Un' iniziativa organizzata da Mountain Wilderness, CAI, Delegazione Regionale
del Friuli Venezia Giulia, Legambiente del Friuli e WWF
Le associazioni ambientaliste del Friuli, CAI, Legambiente WWF e Mountain
Wilderness in testa, organizzano una escursione al Col Corner (Gruppo Cavallo)
domenica 19 giugno 2005.
Il raduno è previsto tra le ore 9.30 e le 10 in Pian Cavallo ( m 1300 di
quota), non lontano dalla rotatoria centrale, nei pressi della partenza del
sentiero botanico e del "cuore del Cornier".
Il "Cuore del Cornier" è un masso calcareo scolpito a forma di cuore, voluto dal
comune di Budoia e dal suo sindaco Toni Zambon, per ricordare la dedicazione
del Cornier come "Montagna dei Ragazzi".
Alle ore 10 partenza lungo il "sentiero della carbonaia" per raggiungere la
base del Cornier a circa m 1700, tra le 11.30' e le 12.
Qui sui pascoli d'alta quota, a breve distanza dalla cima del Cornier ( m 1767 )
avrà luogo un primo incontro ed il pranzo al sacco. Il posto è molto panoramico
e permette di spaziare dalle cime del gruppo del Cavallo, a Forcella Palantina,
al Pian Cansiglio, al Pian Cavallo,potendo paragonare la parte ancora integra e
non modificata da quella ricca di "segni" dell'attività umana, cioè con il
notevole numero di piste e impianti di risalita che costituiscono il "polo turistico
invernale" di Pian Cavallo.
Sono previsti brevi interventi per spiegare la posizione delle associazioni
ambientaliste friulane e venete nei confronti del Cansiglio. Il sindaco di Budoia
Toni Zambon spiegherà il significato del progetto "Cornier Montagna dei
Ragazzi".
Chi arriverà con anticipo potrà andare a Forcella Palantina o salire sul Tremol.
Alle 14.30 è previsto l'inizio del ritorno con arrivo in Pian Cavallo tra le 15. 30
e le 16 circa.
Alle ore 16 incontro in Pian Cavallo presso la sala A.I.A.T. (nei pressi della
rotatoria centrale) con i rappresentanti delle associazioni ambientaliste per
comunicare e discutere le future iniziative a favore del Cansiglio friulano.

In caso di pioggia la riunione nella medesima sala si terrà già il


mattino alle 10.30.

Si raccomanda la partecipazione più ampia possibile, per dimostrare che il


Cansiglio friulano è un luogo naturalisticamente importante e che le
associazioni ambientaliste del Friuli intendono dedicargli sempre più una
particolare attenzione.
Toio De Savorgani
toiodesavorgnani@virgilio.it
Campagna Eolico
Giugno 2005
Energia alternativa eolica, progetto eolico sul monte Doc (Monte Zogo):
opportunità e impatto ambientale, vantaggio o danno irreparabile?
Segusino (TV), palestra comunale
Incontro dibattito
Scopo dell'incontro è quello di offrire alla cittadinanza un'informazione ad
ampio spettro sui metodi e gli effetti della produzione della così detta "energia
pulita" o "energia alternativa", ovvero sui metodi di produzione energetica che
non comportano l'immissione di CO2 nell'atmosfera.
Nel corso della serata è previsto un dibattito sul progetto “WIND FARM”, la
"fattoria del vento" sul monte Zogo, proposto dalla ditta S.I.B. e deliberato dal
vicino comune di Vas.
L’invito è rivolto a tutti!

Programma della serata:

Inizio interventi ore 20.45

• Mauro Marani, E.N.E.A. (Ente Nazionale Energia Alternativa): l’energia


fotovoltaica
• Lino Zecchin, amministratore della S.I.B.: il progetto eolico di monte
Zogo
• Toio De Savorgnani, Mountain Wilderness Italia: i danni del progetto
eolico sul monte Zogo

Moderatore: dott. Francesco Dal Mas

Il racconto di come è andata


All’incontro, svoltosi presso la palestra di Segusino, organizzato dalla Proloco e
soprattutto dal suo presidente Gianantonio Coppe, hanno partecipato circa 300
persone, segno di grande interesse per l’argomento e desiderio di
informazione.
Ovviamente il motivo di una così forte attenzione dovuto alla possibilità che sul
monte Zogo ( o Doc) che sovrasta Segusino venga costrtuito un Parco Eolico,
cioè 16 piloni alti da 40 a 112 m dotati di grandi eliche che, fatte girare dal
vento, produconoenergia elettrica senza inquinamento ed in modo
continuativo, cioè rientrando nell’ambito della produzione delle energie
cosidette rinnovabili.
Ma 16 rotori eolici, con installazioni che potrebbero superare i 100 m d’altezza
non sono irrilevanti per il paesaggio e le grandi torri per sostenere le eliche, pur
divise in settori da 5 tonellate ciascuno, necessitano di una strada di accesso al
Parco Eolico percorribile da TIR di enormi proporzioni, con ampi raggi di
curvatura, una specie di autostrada di alta quota, che cr4eerebbe un fortissimo
impatto ambientale…Ecco il motivo di tanto interesse della popolazione locale,
indecisa tra le informazioni di chi sostiene sempre e comunque la produzione di
energia pulita e rinnovabile e tra chi invece invita a valutare se è il caso di
alterare una parte rilevante dell’ambiente alpino italiano, le previsioni parlano
di 15.000 torri eoliche per produrre non più dell’1,5-2 % dell’energia elettrica
totale in Italia: se 16 torri e relativa strada modificheranno profondamente il
monte Doc, quante montagne subiranno stravolgimenti paesaggistici per
arrivare alle 15.000 torri previste? Quali le alternative possibili?
Questi sono stati gli elementi di discussione della serata che ha visto anche
momenti di acceso dibattito ed una nutrtita serie di interventi sia da parte dei
relatori invitati che del numeroso ed attentissimo pubblico.
Ma il moderatore, il giornalista Francesco Dal Mas, ha inaspettatamente dato la
parola, per primo, a don Fabrizio parroco di Segusino, che ha espresso la
forte perplessità sulle modifiche che il progetto apporterebbe ad un ambiente
ora integro e perfetto, “..l’uomo è una parte del creato, non il centro e
questa Terra ci è stata data in prestito dalle generazioni future a cui
la dovremo consegnare nel miglior stato possibile..” .
Il dott. Marani dell’Enea ha spiegato come sia da lavorare il più possibile a
favore delle energie rinnovabili, che non sono però solo l’eolico ma anche il
fotovoltaico, il solare termico, le biomasse legnose, l’idrogeno; quindi bisogna
avere l’accortezza di differenziare il tipo di energia rinnovabile a seconda dell’
ambiente in cui vengono collocati gli impianti; perciò anche per l’eolico bisogna
tener conto se la collocazione proposta è opportuna oppure no.
L’ingegner Zecchin, titolare della ditta che collocherebbe le torri, ha
ovviamente difeso la sua proposta ricordando il grande bisogno di energia
pulita e le sanzioni che l’Italia dovrà pagare alla Comunità Europea per la
mancata riduzione della produzione di anidride carbonica, tesi subito
contestate dal presidente del neo costituito Comitato locale, Filippo Arcelli, che
ha puntualizzato come la produzione di energia rinnovabile può essere
ottenuta in modo molto più consistente con il fotovoltaico, così come sostiene
anche il nobel Carlo Rubia.
Toio de Savorgani di Mountain Wilderness ha comunicato che
l’associazione ritiene un sacrificio inacettabile alterare un così gran numero di
montagne per una irrilevante quantità di energia prodotta e che tali grossi
interventi si giustificano soprattutto con il notevole ritorno economico per chi le
installa e vende la corrente, nonchè per la cifra modesta a risarcimento
ambientale che viene data al comune.
Da più voci si è rilevato la scorrettezza del comune di Vas che aspira ad
ottenere una cifra di circa 200.000 euro all’anno come “risarcimento per il
danno ambientale” per il Parco eolico posto sul suo territorio, ma a filo di
confine con Segusino e comunque su terreno di proprietà della regione Veneto,
in ogni caso l’area del Cesen rientra nell’elenco dei Siti di Interesse
Comunitario (SIC e ZPS) della Rete Natura 2000.
Mountain Wilderness ha annunciato opposizione dura al progetto, in
attesa di vedere la obbligatoria Valutazione di Incidenza, mentre Salvador del
WWF Veneto ha rilevato la mancanza di una politica energetica sia del governo
nazionale che di quello regionale, anche se nelle settimane scorse lo stesso
Gaslan ha espresso preoccupazione per i parecchi progetti di parchi eolici
presentati o annunciati in regione.
Molto preciso e puntuale l’intervento di Francesco Mezzavilla del CISO
(Centro Italiani Studi Ornitologici) che ha parlato dell’ormai più che verificato
pericolo delle torri eoliche poste sulle rotte di migrazione degli uccelli ed il
Cesen si trova su una di questi corridoi importantissimi che vedono il passaggio
ogni anno anche di 10-12.000 falchi pecchiaioli, al ritmo di 4-500 al giorno
proprio nella zona delle pale in movimento; pale che farebbero sparire tutti i
rapaci notturni, sventrati dalle pale in movimento o disturbati dal rumore,
compreso il raro e quasi estrinto, da noi, Gufo Reale.
Perciò ci sono delle ragioni importanti di cui tener conto per cui l’area è
diventata ZPS (zona protezione speciale) proprio per salvare specie
dell’avifauna in pericolo.
Il rappresentante del BIM Piave ha comunicato che ormai da due anni il suo
ente ha finanziato e messo in cantiere progetti per lo sviluppo delle fonti
rinnovabili, ma soprattutto legate all’eolico e che si procederà lungo questa
strada con sempre maggiore determinatezza.
Parecchi interventi tra i partecipanti, non solo per esprimere preoccupazione
per le grandi opere previste, infatti sono state proiettate immagini di impianti
simili già realizzati in Appennino che mostravano tutta la drammaticità dei
cambiamenti paesaggistici imposti dalle lunghe teorie di torri, ma sono state
manifestate grosse perplessità sulla sicurezza che il vento sia costante e con la
velocità sufficiente.
Un solo intervento di persona locale a difesa esplicita dell’eolico, ma per poi
scoprire che trattavasi dell’acquirente di appezzamenti di terreno in posizione
strategica, acquisiti per poco, forse nella speranza di poterli rivenderer a caro
prezzo per l’installazione di torri eoliche.
Ha chiuso la serata il sindaco di Segusino già fissando l’appuntamento per il
prossimo incontro del 26 novembre prossimo, con l’augurio che la ditta
proponente per quella data renda pubblici i risultati dei rilevamenti in corso su
velocità e costanza del vento, ottenuti da generatori sperimentali alti circa 30
m già posti in opera.
Toio De Savorgnani

You might also like