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Luglio 2004
Le portate: L'impianto attuale ha una portata massima nel primo e nel secondo
tronco di 300 persone/ora, e di 400 nel terzo tronco; considerando la capacità
di ogni vettura e la velocità delle stesse nei diversi tratti, il limite funzionale è
oggi di 1600 persone/giorno. Le presenze annuali sono passate dalle 150.000
del 1990 alle 70.000 del 2002, attribuite a diverse cause: la valanga al Pavillon
nel '92, la chiusura dello sci estivo nel '94, la chiusura del tunnel nel '99.
Partendo dal fatto che le presenze sono calate molto più al Monte Bianco che
non su altre funivie concorrenti (Aiguille du Midi, Jungfrau), i progettisti ne
deducono che le altre funivie offrono un servizio migliore e che "solo attraverso
la sostanziale riqualificazione dell'offerta è possibile porsi in concorrenza con le
realtà analoghe presenti sull'arco alpino e riconquistare quote significative di
mercato". Partendo dal presupposto che "il bacino di utenza delle Funivie del
Monte Bianco rinnovate è analogo a quello delle funivie dell'Aiguille du Midi",
dimenticando per un istante che Courmayeur non è analoga a Chamonix, il
progetto prevede una potenzialità annua di 300.000 persone/anno (più che
quadruplicate!), un limite funzionale di 3000 persone/giorno con una
conseguente portata oraria di almeno 600 persone/ora. Ecco dunque che la
nuova funivia necessita di una portata nel primo tronco di 800 persone/ora, nel
secondo di 600 persone/ora. Et voilà!
Otto giorni per difendere il Monte Bianco da nuove aggressioni ambientali e per
rilanciare la realizzazione del parco internazionale
Mountain Wilderness Italia sarà nuovamente sul Monte Bianco nella settimana
da domenica 18 a domenica 25 luglio 2004.
Ghiacciaio del Gigante, alba del 16 agosto 1988. Un'ombra si cala lungo il cavo
che regge il pilone sospeso della telecabina che collega la Punta Hallbronner
con l'Aiguille du Midi. E' Reinhold Messner, l'alpinista più famoso del mondo,
che raggiunto il pilone cala una corda in direzione del ghiacciaio. Lungo questa
fune salgono Alessandro Gogna e Roland Losso. Quando tutti e tre sono in alto,
issano un grande striscione con la scritta "Non à la télécabine. Mountain
Wilderness". In basso restano molti altri militanti dell'associazione, tra cui
moltissimi alpinisti come Michel Piola e Patrick Gabarrou, un folto gruppo di
giornalisti, una troupe della RAI.
L'immagine di quello striscione, di quelle corde, delle cabine che riprendono a
muoversi fa il giro del mondo. MW era nata appena pochi mesi prima, la
battaglia per liberare il massiccio da quel deturpante impianto inizia
ufficialmente quel giorno. , dice Gogna, , anche se tecnicamente le navicelle
della Funivia dei Ghiacciai non sono mai state bloccate neppure per un
minuto. , diceva Vittorio Bigio, guida alpina e maestro di sci,
L'anno dopo, il 1989, la seconda iniziativa ha un carattere più di massa. In fila
fin dalle sei del mattino davanti alla stazione di La Palud, guidati da Carlo
Alberto Pinelli e da Gogna con la presenza di Alexander Langer, hanno
raggiunto Punta Hellbronner in duecentocinquanta, per mettersi poi in marcia
nella nebbia legati in cordata; un'altra cinquantina, con Francois Laband in
testa, è partita dall'Aiguille du Midi. Giunti dopo un'ora e mezza nel grande
pianoro che si apre fino al granito della Pyramide du Tacul hanno preso corpo
le dieci lettere di "pour le parc" formate dai corpi dei partecipanti, ben visibili
dalle cime circostanti ma soprattutto dalle cabinette che si incrociavano sopra
il ghiacciaio.
Nel 1990 ad Annecy i tre governi di Italia, Francia e Svizzera e quelli locali della
Valle D'Aosta, dell'Alta Savoia e del Cantone del Vallese varano il primo
documento comune sui problemi del monte bianco: viene eliminata la parola
"parco", compare il termine assai più ambiguo di "spazio", a testimonianza di
una volontà iniziale che verrà confermata negli anni seguenti. Sui diversi
versanti, l'iniziativa di MW prosegue con dibattiti, discussioni, raccolte di firme:
nel 1991 anche il Presidente della Repubblica Francesco Cossiga firma una
cartolina per il Parco. Viene varata la Conferenza Transfrontaliera, che però
perde l'opportunità di inserire il Monte Bianco nella legge quadro sui parchi
nazionali, la n° 394 del dicembre '91.
In Italia il Ministero per l'Ambiente non fa nulla per bloccare i cantieri
dell'autostrada, ormai giunti alle porte di Courmayeur e ai piedi del massiccio;
in Francia soprattutto continuano preoccupanti lavori di ampliamento di rifugi
come quelli del Gouter e dei Cosmiques, con conseguenti rischi di ulteriore
affollamento ad alta quota. MW assieme ad altre associazioni costituisce l'8
giugno 1991 ad Evian il CIAPM, Comitato Internazionale delle Associazioni delle
associazioni per il Monte Bianco, oggi denominato ProMontBlanc. Diverse volte
vengono organizzate cordate di parlamentari condotti sulla vetta del Bianco,
per coinvolgere il mondo politico a tutela del massiccio: ad una di queste
parteciperà anche il leghista Castelli, che una volta divenuto Ministro della
Giustizia provvederà coerentemente a depenalizzare i reati ambientali…
Mountain Wilderness vuole portare il Monte Bianco all'attenzione dei politici
distratti, degli amministratori assenti, dei cittadini disinformati. Un'attenzione
che il Monte Bianco merita per quello che è e per quello che rappresenta: non
solo la più alta vetta d'Europa, culla della storia dell'alpinismo e splendido
teatro di avventura in alta quota, ma anche il nostro più grande serbatoio di
risorse idriche per la pianura in un ambiente unico al mondo. Ogni anno MW è
stata presente, e ancora lo sarà. Solo per citare alcune iniziative, nel 1995 la
salita a piedi al Colle del Gigante dal versante francese; nel 1996 una festosa
traversata di undici giorni per un giro ad anello attorno al massiccio, replicata
parzialmente nel '98; nel 1999 i trecentomila passi per la montagna, staffetta
da Torino al Monte Bianco; nel 2002 un corso di ecoalpinismo con basi
operative in Val Ferret e Val Veny. Nel frattempo diversi avvenimenti si sono
succeduti, alcuni positivi ed altri meno. Nel 1991 una valanga travolge ed
uccide dodici sciatori sulla pista del Pavillion; è del 1994 la chiusura definitiva
(almeno sino ad oggi) dello sci estivo; nel 1999 il terribile disastro del tunnel
del Monte Bianco, che ripropone il problema del traffico pesante; nel 2002 la
Regione decide l'abbattimento del ripetitore sull'Aiguille de Trelatete, da anni
oggetto di protesta da parte di MW.
Gli obiettivi della nostra associazione sono sempre gli stessi, che possiamo
riassumere nel manifesto della campagna "Mont Blanc 2000":
Creazione di uno spazio protetto internazionale intorno al Monte Bianco con
zonazione dell'intero territorio (zone di wilderness e zone di sviluppo).
Inserimento del massiccio del Monte bianco tra i Monumenti del Mondo
dell'UNESCO come patrimonio culturale e naturale, o in alternativa creazione di
una Riserva della Biosfera che comprenda tutto il massiccio secondo il
programma dell'UNESCO "Man and the Biosphere" (MAB).
Sensibilizzazione delle popolazioni locali sui rischi di degrado del massiccio.
Promozione di un'economia agricola alpina di tipo estensivo.
Valorizzazione delle culture locali e delle tradizioni artigianali, per esempio
attraverso la commercializzazione diretta dei prodotti agricoli regionali.
Sviluppo di un turismo alpino ecosostenibile nel tempo; alloggi e rifugi alpini
allestiti e condotti come modelli di gestione ecologica, attrezzatura e
chiodatura (a pressione) delle vie di arrampicata limitata al minimo.
Nessuna apertura di nuovi comprensori attraverso strade o impianti a fune,
promozione dei mezzi pubblici di valle e riduzione del traffico di transito tramite
pedaggi o altro.
Risarcimenti ecologicamente mirati in caso di rinuncia a progetti non sostenibili
a lungo termine.
Divieto dell'eliturismo nei tre Paesi interessati.
Smantellamento e rimozione dei resti della funivia del Col du Midi,
smantellamento della cabinovia sopra la Vallée Blanche.
Maggio 2006
Funivia di Cresta Rossa, in Valle d'Aosta si puo?!
Undici mesi fa la Conferenza dei Servizi della Regione Piemonte respingeva, a
lavori già iniziati, in modo clamoroso ed inappellabile, il progetto da 15 milioni
di euro presentato dalla Società "Monterosa" di Champoluc (Aosta) che
prevedeva la costruzione di una nuova funivia sui ghiacciai del Monte Rosa per
collegare il "Passo dei Salati" alla "Cresta Rossa", a quota 3659 metri,
realizzando così la funivia più alta d'Italia.
Era il positivo epilogo di una lunga e sofferta campagna di informazione e
protesta che la nostra Associazione aveva condotto in solitudine, ma con
grande convinzione, nei mesi precedenti.
Oggi, a distanza di poco meno di un anno, ci troviamo daccapo a dover
combattere e a chiedere l'aiuto delle Comunità Montane, delle Associazioni
Ambientaliste, del CAI e di tutti gli amanti di questi luoghi per riuscire a salvare
quella zona del Monte Rosa che sembra ormai essere diventata l'oggetto di una
rivalsa quasi beffarda da parte della Società impiantistica.
Persa la battaglia in Piemonte, infatti, la Monterosa S.p.A. non si è data per
vinta ed ha semplicemente spostato il tracciato di poche decine di metri,
appena oltre il confine regionale, in modo che rientrasse interamente in
territorio valdostano.
Un gesto che noi di Mountain Wilderness consideriamo molto grave. Grave nei
confronti della montagna, dei suoi valori naturalistici e culturali; grave nei
confronti delle norme europee a tutela dell'ambiente e delle valutazioni
avanzate dalla Conferenza dei Servizi della Regione Piemonte. Valutazioni
queste, che stroncavano il progetto su tutti i fronti, facendo proprie tutte le
nostre perplessità: una funivia che arriva a quasi 3700 metri di quota all'interno
di un'area protetta ( SIC ) e ai margini di un ghiacciaio in agonia ed esposto alle
valanghe è insostenibile!
Come è possibile dunque ignorare tutto questo semplicemente spostando il
tracciato di pochi metri?
Noi speriamo e crediamo che la Regione Valle d'Aosta non avrà il coraggio di
negare questa evidenza.
Noi speriamo e crediamo che questo progetto verrà nuovamente respinto e che
la realizzazione della funivia Indren - Cresta Rossa, (per la verità ora il punto
d'arrivo previsto è il Dente di Bors), venga definitivamente abbandonata.
Qualche settimana fa abbiamo presentato le nostre osservazioni alla nuova
Valutazione di Impatto Ambientale depositata presso gli uffici della Regione
Valle d'Aosta.
L'effetto è stato quello di una "sospensiva" chiesta dal Comitato per l'Ambiente
della Regione Valle d'Aosta. Pare, infatti, che il Comitato abbia chiesto di
effettuare alcuni approfondimenti e sopralluoghi per dipanare i dubbi sorti in
tema di conservazione e compatibilità delle opere previste con le norme vigenti
a difesa delle aree protette dei SIC (Siti di Importanza Comunitaria).
E' già un buon risultato, ma avremo bisogno dell'aiuto di tutti per fermare
questa ennesima aggressione ad un ambiente naturale di grande bellezza e
fascino alpinistico come quello del “nostro” Monte Rosa.
Ci rivolgiamo perciò a tutti, istituzioni, associazioni, Guide alpine e singoli
cittadini, a tutti coloro che non amano arrivare ad un rifugio in funivia,a tutti
coloro che sanno rinunciare a una nuova pista da sci essendo consapevoli che
ciò è determinante per la conservazione di un patrimonio prezioso che è e deve
rimanere di tutti anche per il futuro.
L'anno scorso definivamo questo progetto "la vergogna più alta d'Italia", ora
non possiamo che constatare che la vergogna continua, così come il nostro
impegno a denunciarla