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Gianni Comini
22 febbraio 2013
1 Introduzione
In gran parte dei testi di termofluidodinamica, le espressioni compatte delle equazioni di
conservazione e trasporto sono riportate con notazione vettoriale o tensoriale. Nell’ambi-
to del metodo degli elementi finiti, per contro, le forme discretizzate delle equazioni di
conservazione e trasporto sono riportate con notazione matriciale. Per chi si occupa di
elementi finiti, quindi, le notazioni matriciali risultano, per necessità, familiari, mentre le
notazioni vettoriali e tensoriali possono, talvolta, apparire poco chiare a causa, ad esem-
pio, della gran varietà di simboli adottati in letteratura per descrivere le stesse operazioni.
D’altra parte, le notazioni vettoriali e tensoriali hanno il pregio dell’estrema sinteticità e,
di conseguenza, si prestano meglio delle notazioni matriciali alla scrittura delle equazioni
che governano i processi.
Al fine di conciliare le esigenze, ugualmente importanti, di chiarezza e sintesi, nel
seguito si riporteranno le rappresentazioni in forma matriciale delle principali opera-
zioni con vettori e tensori a cui si fa riferimento nei modelli matematici utilizzati nella
termofluidodinamica.
2 Convenzioni e regole
Un vettore w va trattato come una matrice di una sola colonna scritta nella forma
u
w= (1)
v
mentre la trasposta wT dello stesso vettore va trattata come una matrice di una sola riga
scritta nella forma
wT = u v
(2)
• Prodotto scalare w · w
Attese le convenzioni (1) e (2), la rappresentazione matriciale del prodotto scalare
di un vettore per se stesso è
T
u
= u2 + v 2 ≡ w · w
w ·w = u v (3)
v
e, come deve essere, ha per risultato uno scalare.
1
• Prodotto diadico ww
Per contro, la rappresentazione matriciale del prodotto diadico di un vettore per se
stesso è
T u uu uv
w·w = u v = ≡ ww (4)
v vu vv
e, come deve essere, ha per risultato un tensore.
3 Operatore divergenza
L’operatore divergenza, (o nabla ∇), ricorre con grande frequenza nelle espressioni com-
patte delle equazioni di conservazione e trasporto. Esso può venire considerato un vettore
e, come tale, essere rappresentato mediante la matrice di una sola colonna
∂
∂x
∇= (8)
∂
∂y
• Divergenza ∇t di una funzione scalare t
Il prodotto ∇t, dove t è una funzione scalare (come, ad esempio, la temperatura),
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va trattato come prodotto di un vettore per uno scalare. Il risultato è un vettore
∂ ∂t
∂x
∂x
∇t = t= (9)
∂
∂t
∂y ∂y
che coincide, a meno del verso, con il gradiente della funzione scalare.
• Prodotto scalare ∇ · w
Dalla regola (3) si deduce che il prodotto scalare del vettore divergenza per il
vettore velocità può essere rappresentato nella forma matriciale
T ∂ ∂ u ∂u ∂v
∇ ·w = = + ≡∇·w (10)
∂x ∂y v ∂x ∂y
• Prodotto scalare ∇ · ∇
Ancora dalla regola (3) si deduce che il prodotto scalare del vettore divergenza per
se stesso può essere rappresentato nella forma matriciale
∂
∂ ∂
∂x ∂2 ∂2
T
∇ ·∇= = + = ∇2 ≡ ∇ · ∇ (11)
∂x ∂y ∂
∂x ∂y
∂y
• Prodotto diadico ∇w
Dalla regola (4), si deduce che il prodotto diadico del vettore divergenza per il
vettore velocità può essere rappresentato nella forma matriciale
∂ ∂u ∂v
∂x
∂x ∂x
T
∇·w = u v = ≡ ∇w (12)
∂
∂u ∂v
∂y ∂y ∂y
e, di conseguenza, ha per risultato un tensore.
3
• Prodotto misto ∇ · T
Dalla regola (7), si deduce che il prodotto misto del vettore divergenza per il tensore
degli sforzi può essere rappresentato nella forma matriciale
T
T T ∂ ∂ σxx τxy
(∇ · T) =
∂x ∂y τyx σyy
T
∂σxx ∂τyx ∂τxy ∂σyy
= + +
∂x ∂y ∂x ∂y
∂σxx ∂τyx
+
∂x
∂y
= ≡∇·T (13)
∂τxy + ∂σyy
∂x ∂y
e, di conseguenza, ha per risultato un vettore.
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essere rappresentata nella forma matriciale
T
∂u ∂v
∂x ∂x
(wT · (∇w))T = u v
∂u ∂v
∂y ∂y
∂v T
∂u ∂u ∂v
= u +v u +v
∂x ∂y ∂x ∂y
∂u ∂u
u
+v
∂x
∂y
= ≡ w · (∇w) (15)
u ∂v ∂v
+v
∂x ∂y
e, di conseguenza, ha per risultato un vettore.
• Prodotto misto ∇ · (∇w)
Dalla regola (7), infine, si deduce che il prodotto misto della divergenza per il tenso-
re originato dal prodotto diadico della divergenza per il vettore velocità può essere
rappresentata nella forma matriciale
T
∂u ∂v
∂ ∂x ∂x
T T ∂
(∇ · (∇w)) =
∂x ∂y ∂u ∂v
∂y ∂y
T
∂ ∂u ∂ ∂u ∂ ∂v ∂ ∂v
= + +
∂x ∂x ∂y ∂y ∂x ∂x ∂y ∂y
∂ ∂u ∂ ∂u
+
∂x ∂x ∂y ∂y
= ≡ ∇ · (∇w) (16)
∂ ∂v ∂ ∂v
+
∂x ∂x ∂y ∂y
e, di conseguenza, ha per risultato un vettore.
Esempio 1 Con riferimento ai risultati sin qui ottenuti si verifichi che, nelle ipotesi di
validità della relazione: ∇ · w = 0, si ha:
∇ · (∇w)T = 0
Soluzione
Dalla (12) si ricava la rappresentazione matriciale del prodotto diadico
∂u ∂v
∂x ∂x
∇w =
∂u ∂v
∂y ∂y
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e, di conseguenza, la rappresentazione matriciale della trasposta del prodotto diadico vie-
ne ottenuta dalla relazione precedente attraverso un semplice scambio righe per colonne
∂u ∂u
∂x ∂y
(∇w)T =
∂v ∂v
∂x ∂y
Si noti che, nel passaggio dalla trasposta della matrice riga del terzo membro al vettore
colonna del quarto membro, si è invertito l’ordine di derivazione delle derivate miste,
in quanto è ragionevole assumere che le derivate seconde delle velocità siano funzioni
continue.