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conclusione del servizio di leva nel Regio Esercito, prima presso Firenze, poi a
della poetica sabiana. In primo luogo, dal punto di vista psicologico, questi
sono anni decisivi per i rapporti del poeta con gli altri: ne scaturisce
confronti del proprio ambiente d’origine. Quindi dal punto di visto letterario,
strutture e stilemi.
Saba per primo ha connesso questi caratteri conservatori della sua formazione
col ritardo, nei confronti del resto d’italia, dell’appartata Trieste di fine ‘800.
poesia contemporanea.
Nei Versi militari la poesia di Saba cerca e trova una forma di espressività a
tratti anche fortemente sperimentale, specie nel conflitto con il metro che
dove sarà diversa la rappresentazione della guerra; è lo stesso Saba nel 1950
a scrivere che la grande guerra, nel campo della poesia, ha prodotto materiali
oscillanti tra due poli: da un lato la voce aulica di Ungaretti, «il vero poeta
Giulio Barni.2
1
Cfr. A.Girardi, Cinque storie stilistiche.Saba,Penna,Bertolucci,Caproni,Sereni., Genova, Marietti, 1987; e anche
C.Gavagnin, Lirica e narrativa nei «Versi militari» di Saba, in «Filologia e critica», 3, 2001, pp. 350-395
2
Cfr. U. Saba, Storia e cronistoria del Canzoniere, Milano, Mondadori, 1963
1
L’importanza della raccolta, rispetto alla produzione precedente, è però
testimoniata anche dal fatto che a partire dall’edizione del Canzoniere ‘45 in
dalle cose e Poesie fiorentine, le tre sezioni facenti parti del Canzoniere ‘21.
Ed è proprio questa prima edizione del Canzoniere, vivaio dei temi di Saba,
costitutivi del suo mondo interiore, a restituirci l’importanza dei Versi militari.
Il tema che si presenta come dominante nella prima edizione è senza dubbio
l’amore per la vita, un desiderio, una brama di cogliere la realtà in tutte le sue
forme. La vita appare a Saba come un grande scenario in cui si svolge più
nella sua integrità, di partecipare al ritmo del comune esistere; da ciò il suo
triestino, anche per la felicità di trovarsi fra i soldati, uguale a loro. Forse per
che non annullava la sua personalità, ma le dava una misura, una dimensione
umana.
facendo un passo avanti fino al 1911, anno in cui Saba scrive un articolo sulla
«Voce trentina» dal titolo «Soldati che vanno e soldati che tornano dalla
3
P.Raimondi, Invito alla lettura di Saba, Milano, Mursia, 1974, p. 123
2
sono riuniti folle di ragazzi, «ma anche di vecchi e di donne».4 Il tremendo
carico del dovere nazionale veniva accettato come una grave ma irrinunciabile
«preferì schermirsi e rifugiarsi nel solo posto vuoto, accanto ad un soldato che
Saba:
facevano sentire così bene che quando uscii dal loro vagone per rientrare in
quello dei viaggiatori che non partivano per la guerra,avevo in cuore una
date».7
una vita attiva, in cui egli era venuto a trovarsi, sottratto alle sue solitarie
4
U.Saba, Soldati che vanno e che tornano dalla guerra, in Tutte le prose, a cura di A.Stara, Milano, Mondadori, 2001,
p. 726
5
Ivi, p. 730
6
Ivi, p. 732
7
U.Saba, cit.
3
come giocattoli.8 Espressione che comparirà nella poesia con il titolo Eroica,
giocattoli».9
Secondo Carlo Muscetta, i Versi militari nascono proprio perchè Saba si sente
distacco fantastico della vita, per sopportarne i dolori; essere come uno dei
suoi compagni nell’unico modo che gli era possibile, cioè attraverso la poesia:
canto.10
prima volta di aver trovato una strada e uno stile, come testimoniato dall’ XI
sonetto dell’Autobiografia :
«Me stesso ritrovai tra i miei soldati / Nacque tra essi la mia musa schietta». 11
qualche modo la poesia di Saba; e in effetti questa è una delle raccolte che ha
riguarda il libero uso del sonetto. In verità, anche tenendo solo conto
8
P. Raimondi, op.cit, p.40
9
U.Saba, Eroica, in Il piccolo Berto, da Il Canzoniere 1900-1954, Torino, Einaudi, 2014, vv. 1-2
10
U.Saba, Antologia del Canzoniere, a cura di C.Muscetta, Torino, Einaudi, 1986, p. 24
11
U.Saba, XI, in Autobiografia, cit., p. 251
12
Cfr. F.Portinari, Umberto Saba, Milano, Mursia, 1963, pp 31-42,
4
sonetto come strofa di unità più grandi, fino ad introdurre un enjambement
Nello sguardo generale alla raccolta è opportuno tenere conto di una forte
pensiamo alla natura della sua produzione: Saba ha voluto essere l’autore di
una singola opera di poesia che oggi leggiamo in una stesura ultimata
varianti e recuperi.
Nei Versi militari vi sono quattro corone di sonetti; dunque, su ventisette testi,
ben sedici fanno parte di una corona. La prima serie di sonetti dal titolo
più mentali che fisiche del soldato Saba durante le esercitazioni militari.
13
A.Girardi, op.cit., p.37
14
U.Saba, VII, in Versi militari, cit., vv. 1-2
5
Questa compattezza generale è sottolineata dal fatto che il sonetto 7 sembra
fatto che questo ottavo componimento sia stato espunto dalla corona già nel
Canzoniere manoscritto del 1919 e ricollocato più avanti col titolo Marcia
notturna.
cui nella prima quartina, che si apre con il pronome «Ed io», l’attenzione è
L’uso dei pronomi personali sarà molto frequente per tutta la raccolta e spesso
rivolgendo Saba.
Infine, le ultime due terzine sono poste tra virgolette: situazione anche questa
assai frequente nei Versi militari, dove risulta evidente come la quotidianeità
intervenga sotto forma del discorso diretto, del dialogo, o del racconto.
«Davanti a quei noiosi vecchi pazzi / star sull’attenti peggio di un coscritto!» 15,
15
Idem, Il capitano, in Versi militari, cit., vv. 17-18
6
«Che quando stai nella prigione almeno / non ti mettono in mano la ramazza /
«Sai un’ora del giorno[...] che più bella / sia della sera?».18
Ma anche domande che provocano il dialogo del poeta con Lina o con se
stesso:
fatiche della vita militare, con questo «urto soldatesco», che a lui pare non
prospettiva:
Troviamo quindi un Saba stravolto dalla fatica, il quale ci dice che non è per la
gravezza dei pesi, bensì per l’inutilità della fatica. E qua compaiono dei
7
innanzitutto la gravezza dei pesi, in opposizione al concetto di qualcosa che
moglie :
«Tu sei come una gravida / giovenca; / libera ancora e senza gravezza». 20
E poi il tema della fatica, altro concetto frequente nella poesia di Saba.
l’io lacerato e il bisogno d’immergersi nella «calda vita», sentita come unità
comunità fra pari, ma anche sentimento impossibile a provarsi per Saba nelle
vita civile, è una cura che riesce ad attenuare, ma solo in parte, il suo perenne
donna amata.
E’ emblamtico, come, in polemica col De Sanctis, egli scriverà più avanti: «In
realtà,la vita militare non guarì nessuno, nè il Foscolo, nè il Saba. Può, al più,
20
Idem, A mia moglie, in Casa e campagna, cit., vv. 25-26
21
P.V. Mengaldo, Poeti italiani del Novecento, Milano, Mondadori, 1978, pp. 191-192
22
U. Saba, Antologia del canzoniere, cit.
8
mezzo al trambusto, e ad ammettere la vuotezza della vita militare che non
ripetizione di «sai»:
«E tu questo lo sai, mia bella amica; / sai come in breve a consolarmi appresi.»
E’ molto importante in questo caso la funzione del verbo sapere, sul quale
s’impernia questa forma colloquiale del rivolgersi direttamente alla sua bella
«[...]Dio sa da che lontana riva!».24 Anche se è evidente che in questi due casi
«[...] Restare, / andare – tu non sai? –sono una cosa».27 E’ significativo il fatto
il poeta crede di scoprire la dinamicità della sua storia e della vita, per cui una
23
U.Saba, In cortile, in Versi militari, cit., v. 9
24
Idem, Soldato alla prigione, Ivi, v. 50
25
Idem, La bugiarda, in Trieste e una donna, cit., v. 15
26
Idem, Tappeto, in Ultime cose, cit., v. 3
27
Idem, Quinta fuga, in Preludio e fughe, cit., vv. 33-34
9
componente o un aspetto della sua lingua viene assunto ad un significato
«Lina cui poco detti e molto chiesi / penso, e rinnovo la querela antica».
molto» e «dare - chiedere». Sembra che Saba ponga lui stesso in una
rapporto fra due innamorati, fatta di attenzioni, bisogni, affetti , sia lui quello
Saba conosce Lina nel 1905; si sposano il 28 febbraio 1909, nel periodo di
questa lettera che Saba scrive alla sua amata da Firenze, nel 1905:
28
Cfr. L.Polato, L’aureo anello. Saggi sull’opera poetica di Umberto Saba, Milano, F. Angeli, 1994
29
Cfr. N. Palmieri, Introduzione al Il Canzoniere 1900-1954, cit., p. XIV
10
italiana attraverso il lamento antico nei confronti della donna amata. Una
che rischiava di soffocare l’originalità delle proprie soluzioni. Ciò non toglie
che sia parecchio evidente come il modello petrarchesco abbia costiuito uno
dei suoi riferimenti culturali più significativi, non solo per le poesie giovanili. 30
30
Cfr. U. Saba, Prefazione a Poesie dell’adolescenza, 1953, in Tutte le prose, a cura di A. Stara con una prefazione di
M. Lavagetto, Milano, Mondadori, 2011, p. 1147
31
Ai miei lettori, in U. Saba, Ibidem, p. 1129
11
ad una vera e propria dichiarazione d’amore del poeta alla sua amata Lina, da
cui emerge anche l’animo più autentico di Saba, e sono evidenti nel lessico i
come ad esempio:
«aver la lingua e non poter parlare / udir quest’acqua e non chinarsi a bere»,
letterario e arcaico.
12
Com’è prevedibile, l’ambiente militare ritratto dal vero porta con sé un certo
gusto per il lessico basso, per i termini gergali, cui si accompagna anche una
«Guardo il compagno: mezza lingua fuori / gli pende, come a macellato bue».32
gratuito, anche blasfemico, che da solo poteva far scivolare questo tentativo di
Soldato alla prigione nel 1911 e successivamente sostiuita nel 1919 dalla
variante:
«Quando si sciolse, fu per bestemmiare / chi aprire gli poteva e non gli
apriva».33
Ecco che, allora, l’espressione «in cor m’ardi» diventa tale a partire dal
Canzoniere del 1919, mentre in Poesie del 1911 troviamo semplicemente «tu
ardi». Stesso discorso vale per «udir quest’acqua», che viene trasformata in
«morir di sete» nel 1919 , e ritorna alla forma originaria «udir quest’acqua»
Nonostante il grande tema della poesia di Saba sia una celebrazione del
32
U.Saba, Durante una marcia, I, cit., v. 10
33
Idem, Soldato alla prigione, cit., vv. 44- 45
13
«rasoterra» del suo discorso, la forte presenza di elementi del linguaggio
rotondi enjambements. 34
A questo proposito si noti come gli ultimi due versi del sonetto
nella lettura, che si sposa perfettamente col concetto espresso della figura del
di un Saba che non riesce a tenere il passo col mondo nel verso senso della
parola, poichè la sua vera natura si scopre ,di nuovo, tragicamente diversa.
considerano come uno di loro. Ma in questi ultimi due versi c’è tutto il tema
Saba sembra aver maturato una sorta di consapevolezza che essere poeta
34
Cfr. P.V. Mengaldo, op.cit., pp. 188-189
14
termine «acqua», presente al v. 14 del componimento 3, venga subito ripreso
terzina del sonetto precedente, in cui Saba, dopo averci detto della sua
disperazione nel sapere Lina amante e non poterla avere, adesso elogia
possibile per l’anima del poeta, l’unica salvezza. E ce lo dice attraverso una
bellissima similitudine: Lina, per la sete del poeta, è come acqua che sparge
nella realtà. Non dimentichiamoci sempre del contesto della situazione: Saba
punto che non c’è nessun dio a mandare una nuvola per liberarlo dal sole
spaventoso.
I soldati marciano, ormai da molto tempo senza aver riposato, non cantano
nemmeno più.
Saba li paragona alle pecore, raggruppate tra loro dove nessuna sbanda ed
15
ricevuto da Cristo col rammentare la precedente loro miseria. Eravate come
pecorelle erranti fuori della via della salute. 35
Il dio che Saba menziona in questo verso, incapace di aiutare i soldati con un
po’ di frescura dell’ombra delle nuvole, è un dio generico, un’entità divina che
può essere ricondotta al dio dei cristiani, degli ebrei, come quello della
«E il piede dove posa in fuga mette / voli d’insetti giù per la campagna.»:
vita, hanno un sapore basso che va a contatto col terreno, che scava dal
profondo.
Riguardo gli insetti che volano e si sparpagliano all’arrivo dei soldati che
alle Piaghe d’Egitto: le punizioni che, secondo la Bibbia, Dio inflisse agli Egizi
affinchè Mosè potesse liberare gli ebrei dal paese della schiavitù. E l’ottava
Saba nomina dio, poi le pecore del gregge, ora il flagello delle cavallette.
Questa seconda parte del componimento, come molte poesie di Saba, è sotto il
rapporto con la madre, ma in questo caso non è tanto per il legame materno
quanto piuttosto per i miti e per i fantasmi biblici di cui si nutre la sua
giusto dire che Saba non era nè ebreo nè cristiano; lui è un isolato, anche dal
16
forza, se non altro perchè questi miti ebraici non sono prestiti letterari, ma
hanno direttamente a che fare col problema dell’origine, col mondo da cui
Saba proviene; sono costitutivi della sua nascita. Le cose e gli uomini che egli
vede sulla scena del mondo sono effettivamente reali, ma sono anche cose e
uomini di un altro tempo e di un altro mondo. Per un attimo, accanto alla sua
Nell’ ultima quartina Saba nomina il gregge: vi sono certamente anche qui
Quindi il lento procedere del gregge, sempre ristretto in sè, come un’entità
Nella terzina finale emerge il gusto architettonico attraverso cui Saba gioca a
attraverso uno sguardo più ampio, si può notare come tutta la poesia sia
negativa: nella prima quartina Saba aveva descritto una situazione quasi
36
L. Polato, op.cit, p. 11
17
Si passa poi alla descrizione della lenta marcia dei soldati, stretti nella morsa
l’aggettivo lugubre evoca immagini di morte, e il suono come una malattia che
del linguaggio, Saba persegue tenacemente la sua idea di poesia nata dalla
spontaneità dei sentimenti e nobilitata dalla cura per la parola, senza artifici
37
G. Papini, Amiamo la guerra, in «Lacerba», ottobre 1914
38
P. Raimondi, op. cit., p. 40
18
Persiste, nella sua scrittura, l’intima difficoltà a rapportarsi con il mondo
poetica che il triestino esprimeva nel famoso scritto del 1911 «Quello che
resta da fare ai poeti», che La Voce, nella persona di Slataper, decise di non
pubblicare.
periodo, come afferma Giordano Castellani, «la poesia di Saba appare come
una forma ancora in cerca del suo contenuto»39, è ora invece il contenuto che
fanno classificare Saba tra i revisori se non tra gli eversori novecenteschi del
sonetto.40
39
Il canzoniere, 1921 – Umberto Saba, a cura di G. Castellani, Milano, Mondadori, 1981
40
Cfr. A. Girardi, Metrica e stile del primo Saba (1900-1912), «Rivista di letteratura italiana, II, n. 2, 1984, pp. 243-245
19
20