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STUDENTE: SIMONE CHECCHI

MATRICOLA: 0101563
CORSO DI STUDI: INGEGNERIA EDILE-ARCHITETTURA

RELAZIONE “GRAND TOUR DEL TERZO MILLENNIO”

Il giorno 20 aprile del 2012 si è tenuta nell’Aula Convegni della facoltà di Ingegneria di Tor Vergata la quinta
edizione del “Grand Tour del terzo millennio”, una giornata di studio in cui diversi artisti e borsisti stranieri e
italiani hanno presentato diversi studi da loro compiuti. La giornata è stata divisa in quattro fasi: la prima in
programma dalle 9.30 alle 11.00, la seconda dalle 11.30 alle 12.45, la terza dalle 14.00 alle 15.30 e la quarta
dalle 15.30 alle 16.45; tuttavia, alcuni ritardi hanno fatto sì che i tempi si siano notevolmente dilazionati
rispetto alle attese.
Dopo i saluti iniziali si è aperta la prima sessione, dedicata all’architettura contemporanea (secoli XIX-XXI)
e presieduta dalla prof.ssa Marzia Marandola. Il primo intervento di Marìa Diez Ibargoitia dell’Accademia di
Spagna a Roma, dal titolo “I posti della mediterraneità: il viaggio degli architetti nel Novecento” ha trattato
del rinnovato interesse di architetti contemporanei come Loos e Hoffmann per l’architettura mediterranea,
evidenziando il contributo di Schinkel e del suo studio su Roma effettuato durante il suo viaggio nella città
eterna nel 1803. Successivamente è intervenuta Ewa Kawamura, dell’Università “Federico II” di Napoli, che
ha illustrato nel suo lavoro “Lo spirito nazionalistico e il boom delle torri belvedere prima e dopo la Tour
Eiffel” come sul finire dell’Ottocento siano comparse molte torri belvedere allo scopo di esaltare la potenza
del proprio stato; tra di esse degne di nota la Tour Eiffel, la Grande Ruota panoramica di Vienna e le molte
esperienze tedesche e americane. Successivamente Maria Mercedes Bares e Virginia Bonicatto delle
università di Palermo e di La Plata, ne “I grattacieli di Mario Palanti in America Latina e il progetto
dell’eternale “Mole Littoria” a Roma” mostrava le analogie tra il progetto disegnato da Mario Palanti per un
grandissimo grattacielo che servisse ad esaltare la dittatura fascista e due grattacieli in cemento armato da lui
realizzati in America Latina: la Galleria Barolo a Buenos Aires e il palazzo Salvo a Montevideo. Kanokwan
Trakulyingcharoen dell’Università Tor Vergata ha esaminato le teorie elaborate dall’architetto razionalista
Gaetano Minnucci in un lavoro dal titolo “Gli scritti di Gaetano Minnucci per divulgazione del saper ‘fare
architettura’”. A chiudere la prima sessione è stato Benjamin Chavardes dell’Ecole Française de Rome con il
suo “L’eredità barocca e la concezione di uno spazio architettonico dinamico nella chiesa di Paolo
Portoghesi”, in cui viene portato alla luce lo studio effettuato da Portoghesi delle opere del Borromini in un
percorso che trova la sua compiutezza maggiore nella chiesa della Sacra Famiglia a Salerno, da lui realizzata
tra il 1969 e il 1974.
Dopo una pausa, è cominciata la seconda sessione dedicata al tema dell’”Architettura dell’evo moderno
(secoli XV-XVIII)”, presieduta dal prof. Giuseppe Bonaccorso. Il primo intervento è stato di Christine
Follmann della Bibliotheca Hertziana di Roma, dedicato a “La Villa Bellavista del marchese Feroni –
architettura fra tradizione fiorentina e innovazione romana”, in cui viene analizzato un edificio toscano di
fine seicento, la Villa Bellavista, in cui sono presenti sia elementi architettonici della Firenze tardo-
rinascimentale che della Roma barocca, con riferimenti alle architetture di alcuni tra i protagonisti delle due
epoche. Ana Marìa Jiménez dell’Accademia di Spagna ci ha poi parlato proprio de “Lo studio dell’origine e
dei processi architettonici dell’attuale complesso dell’Accademia di Spagna a Roma”, analizzando le
trasformazioni subite dall’edificio dalla sua nascita come chiostro del monastero di San Pietro in Montorio
fino alla sua destinazione definitiva. Maurizia Cicconi e Susanne Kubersky, entrambe della Bibliotheca
Hertziana di Roma, in “Roma communis patria – Le chiese nazionali a Roma tra medioevo e età moderna”,
hanno voluto mostrarci il loro studio sui fenomeni artistici e storici legati alle comunità straniere presenti
nella città eterna nel periodo in questione, incentrando la loro indagine sui luoghi di aggregazione per questi
gruppi di persone. Dopo la pausa pranzo, non programmata a questo punto dell’evento ma necessaria per
l’orario raggiunto nel frattempo, è stato il turno di Nicholas Temple della British School at Rome che, in uno
studio chiamato “Sir William Chambers and the Grand Tour Reconciling Classicism and the Orient in 18th
Century Rome”, ci ha mostrato come William Chambers, nelle sue opere, sia stato influenzato in ugual modo
dalle “cineserie” di quel periodo e dalle costruzioni romane barocche e rinascimentali, andando così a creare
uno stile tutto nuovo. A concludere la seconda sessione è stato Cenk Berkant dell’Università Tor Vergata, con
un intervento incentrato su ”L’esperienza romana di Gaspare Fossati e le nuove indagini riguardanti le sue
opere Stambuliote”, in cui si è evidenziato come il lavoro a Roma, a Napoli e agli scavi di Pompei, Paestum
ed Ercolano abbia influenzato le successive esperienze a Istambul e a San Pietroburgo. Terminata la seconda
sessione, intorno alle 15.30 è potuta così iniziare la terza parte della giornata, dedicata al rapporto tra
architettura e archeologia; a presiedere questa fase è stata la prof.ssa Maria Grazia D’Amelio. Ad aprire è
stata Iida Kalakoski dell’Institum Romanum Finlandiae che ha trattato nel suo lavoro “Experiencing Ruins in
an Urban Setting: a Study on the Aurelian Walls in Rome” del rapporto che intercorre tra una costruzione
antica come le Mura Aureliane e il contesto di una città moderna come Roma, sempre in movimento.
Christine Pappelau della Humboldt Universität di Berlino ci ha poi voluto parlare dello smantellamento del
Settizonio, una facciata monumentale romana di un ninfeo dell’epoca di Settimio Severo, da parte di
Domenico Fontana nel 1588-1589 per utilizzare i materiali che lo costituivano nei restauri di monumenti
antichi e rinascimentali come la Colonna Antonina, la porta di palazzo della Cancelleria, la facciata nord di
San Giovanni in Laterano e nella Cappella del Presepio di Santa Maria Maggiore. Dopo questa relazione, è
stato il turno di Tom Rankin della University of Minnesota a Roma con un discorso intitolato “Bridging the
gap between cultural heritage and environmental sustainability”, che ha cercato di riunire due argomenti che
troppo spesso sono sembrati in disaccordo, ovvero i retaggi culturali dell’età moderna, in cui a farla da
padrone è il denaro, con la sostenibilità ambientale; lui prova che, in realtà, si potrebbe arrivare ad un
incontro tra le parti mediante lo studio delle architetture del passato nel contesto urbano attuale, andando così
a creare una sorta di “archeologia sostenibile”. La sessione è stata conclusa da Felix Schwimmer della British
School at Rome, che ci ha presentato uno studio dal titolo “Archaeology of the future: Dystopian Tourism in
Rome”.
Terminata la terza sessione, senza sosta, è cominciata la quarta ed ultima sessione presieduta dalla prof.ssa
Nicoletta Marconi intitolata “Ricerche su architettura e paesaggio, su vedutismo e città”. A cominciare
quest’ultima fase è stata Anne Leicht della Bibliotheca Hertziana di Roma, con il suo “La Roma di
Alessandro Strozzi, 1474. Topografia tra immagine e testo”, dove sono state esaminate le piante di Roma
redatte da artisti diversi, tra cui Alessandro Strozzi, nell’epoca umanistico-rinascimentale. E’ toccato subito
dopo a Cecilia Mazzetti di Pietralata della Bibliotheca Hertziana di Roma, che in “La città veduta – la città
narrata. Roma nella Teutsche Academie di Joachim Von Sandrart” ha parlato dell’azione divulgativa nel
nord Europa degli scritti di Joachim Von Sandrart, in particolare nei volumi della Teutsche Academie,
riguardo all’arte e all’architettura della Roma seicentesca. Terminato l’intervento di Cecilia Mazzetti, Duarte
Natàrio della British School at Rome ha presentato un progetto di riqualificazione da lui effettuato per Parco
Centocelle, adattandolo alle esigenze di eco-sostenibilità richieste in età contemporanea. Andrew Kranis
dell’American Academy in Rome ha poi presentato un progetto di ponte eco-sostenibile sul Tevere nel suo
“Tiber Linear Park: an eco-structural bridge”. A terminare la giornata sono state, infine, Alba Clara de
Ruggiero e Marina Faccioli, entrambe dell’Università Tor Vergata; purtroppo, per problemi di tempo, non ho
potuto partecipare a questi ultimi due interventi.
La giornata è stata senz’altro interessante e ricca di spunti di riflessione; tuttavia, mi sento in dovere di fare
una critica: penso che sarebbe stato opportuno, data la quantità di contenuti esposti nelle ricerche di ogni
autore, spalmare le sessioni in due giornate invece che in una. Credo che sarebbe stata più giusta una scelta
di questo tipo perché, con il fisiologico calo di attenzione che si verifica dopo alcune ore, non sono riuscito a
seguire in maniera impeccabile gli ultimi interventi della giornata; ho notato, inoltre, che il problema ha
riguardato la maggior parte degli studenti presenti in aula. Se per noi studenti, quindi, è una perdita di spunti
su cui ragionare, credo sia un po’ degradante per chiunque parlare ad un pubblico che non ti ascolta o,
semplicemente, che non riesce a recepire i tuoi messaggi. Senza voler criticare nessuno, era solo un pensiero
che mi sentivo in dovere di fare nella relazione sulla giornata di studio.

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