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ARCHEOLOGIA E CITTÀ:

RIFLESSIONE SULLA VALORIZZAZIONE


DEI SITI ARCHEOLOGICI IN AREE URBANE
MINISTERO DEI BENI E DELLE ATTIVITÀ CULTURALI E DEL TURISMO
Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma

ARCHEOLOGIA E CITTÀ:
RIFLESSIONE SULLA VALORIZZAZIONE
DEI SITI ARCHEOLOGICI IN AREE URBANE

a cura di

ALICE ANCONA, ALESSIA CONTINO, RENATO SEBASTIANI

PALOMBI EDITORI
MINISTERO DEI BENI E DELLE ATTIVITÀ CULTURALI E DEL TURISMO
Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma

Archeologia e Città:
Riflessione sulla valorizzazione dei siti archeologici in aree urbane
Atti del Convegno internazionale tenuto a Roma
presso il Museo Nazionale Romano di Palazzo Massimo alle Terme, l’11 e il 12 febbraio 2010
A cura di
A. Ancona, A. Contino, R. Sebastiani

Soprintendente
Mariarosaria Barbera

Testi di
C. Aguarod Otal, A. Ancona, P. Baldassarri, J. Beltrán de Heredia
Bercero, A. Bottini, M. Barbera, A. Capodiferro, L. Capodiferro,
A. Contino, M. Cultraro, L. D’Alessandro, C. Delogu, R. Erice
Lacabe, C. Gialanella, P. Lanciano, M.-O. Lavendhomme, M. G.
Maioli, D. Manacorda, F. Morandini , A. Philippon, M.
Piranomonte, P. Quaranta, A. Ribera i Lacomba , F. Riccio, F. Rossi,
G. Scichilone, M. Sorti, G. Tortelli, N. Tsoniotis, L. Vendittelli.

DVD a cura di SAF per la cultura e l’ambiente s.r.l. e CA-


YARTE NETWORK S.R.L.
© 2012
Tutti i diritti spettano a
Si ringrazia la dott.ssa Rita Paris e i suoi collaboratori per Palombi & Partner Srl
l’organizzazione della sala conferenze di Palazzo Massimo alle via Gregorio VII, 224
Terme
00165 Roma
www.palombieditori.it
Si ringrazia il personale del Museo di Palazzo Massimo alle Terme
per la collaborazione durante lo svolgimento del convegno
Progettazione, realizzazione grafica
Un ringraziamento particolare al dott. Angelo Bottini, già e assistenza redazionale
Soprintendente Speciale per i Beni Archeologici di Roma, per a cura della Casa Editrice
aver reso possibile l’organizzazione del convegno
Nessuna parte di questa pubblicazione può essere memorizzata,
fotografata o comunque riprodotta senza le dovute
In copertina: autorizzazioni.
Veduta aerea dell’area di scavo del Nuovo Mercato Testaccio.
(SAF per la cultura e l’ambiente s.r.l.) ISBN 978-88-6060-600-6
INDICE

IL COMPLESSO RAPPORTO TRA ANTICO E MODERNO NELLE METROPOLI CONTEMPORANEE: IL CASO DI ROMA
Angelo Bottini 5

SITI ARCHEOLOGICI IN AREA URBANA: L’ESEMPIO EUROPEO 9

LA INCORPORATIÓN DA LA CIUDAD DEL PRESENTE:


LA MUSEALIZACIÓN DEL PATRIMONIO ARQUEOLÓGICO EN BARCELONA 11
Julia Beltrán de Heredia Bercero – Museu d’Història de Barcelona

I MUSEI ARCHEOLOGICI IN SITU DELLA CITTÀ DI ZARAGOZA.


LA RUTA DI CAESARAUGUSTA, UNA SCOMMESSA PER LA CONOSCENZA E LA DIFFUSIONE DEL PATRIMONIO 25
Carmen Aguarod Otal – Ayuntamiento de Zaragoza

LOS MUSEOS DE LA RUTA DE CAESARAUGUSTA: UNA EXPERIENCIA DE CALIDAD Y RENTABILIDAD SOCIAL 31


Romana Erice Lacabe – Ayuntamiento de Zaragoza

EL CENTRO ARQUEOLÓGICO DE L’ALMOINA EN VALENCIA 37


Albert Ribera i Lacomba – Sección de Investigación Arqueológica Municipal – Ayuntamiento de Valencia

MUSÉE DES DOCKS ROMAINS À MARSEILLE BILAN ET PERSPECTIVES 47


Annie Philippon – Service des musées – Ville de Marseille

TAVOLE A COLORI 55

MUSÉE DE LA VILLE DE PARIS ET CRYPTE ARCHÉOLOGIQUE DU PARVIS NOTRE-DAME 89


Jean-Marc Lerì – Musée Carnavalet – Musée de la Ville de Paris

LA PLACE DE L’ARCHÉOLOGIE PRÉVENTIVE DANS LE PROJET D’URBANISME EN FRANCE 90


Marie-Odile Lavendhomme – Institut national de recherches archéologiques préventives

LA CITTÀ ANTICA A NORD DELL’ACROPOLI E LE SUE SOPRAVVIVENZE NEL PAESAGGIO URBANO


DI ATENE CONTEMPORANEA 101

Ia Soprintendenza alle Antichità Preistoriche e Classiche (A/ EPKA)


Nikos Tsoniotis – Ministero greco della Cultura e del Turismo (UP.PO.T.)
SITI ARCHEOLOGICI IN AREA URBANA: L’ESEMPIO ITALIANO 117

IL MUSEO DIFFUSO DEL RIONE TESTACCIO 119


Alice Ancona*1; Alessia Contino*1; Lucilla D’Alessandro*2; Francesca Riccio*3; Renato Sebastiani*1
*1 Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma; *2 Soprintendenza per i Beni Archeologici del Lazio
*3 Ministero per i Beni e le Attività Culturali – Ufficio Unesco

STORIE DI ARCHEOLOGIA URBANA A ROMA: L’EDIFICIO DELL’AUDITORIUM E IL PROGETTO DI RENZO PIANO,


L’EDIFICIO ARTIGIANALE DI
PONTE MILVIO E I MAUSOLEI DELLO STADIO FLAMINIO 137
Marina Piranomonte – Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma

MUSEO NAZIONALE ROMANO - CRYPTA BALBI.


DAGLI SCAVI AL MUSEO 149
Laura Vendittelli – Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma

RIFLESSIONI SULLA VALORIZZAZIONE DI ALCUNI SITI E “PUNTI” ARCHEOLOGICI DI ROMA:


ESQUILINO E ALTRO ANCORA 155
Mariarosaria Barbera – Soprintendente Speciale per i Beni Archeologici di Roma

ARCHEOLOGIA E CITTÀ: BRESCIA.


DAL MUSEO DELLA CITTÀ ALL’AREA ARCHEOLOGICA DELLE DOMUS DELL’ORTAGLIA 167
Francesca Morandini*1, Filli Rossi*2, Giovanni Tortelli*3
*1 Musei Civici d’Arte e Storia di Brescia; *2 Soprintendenza per i Beni Archeologici della Lombardia
*3 Giovanni Tortelli-Roberto Frassoni Architetti associati

DUE CASI DI MUSEALIZZAZIONE DA SCAVO URBANO: LA “DOMUS DEI TAPPETI DI PIETRA”


A RAVENNA E LA “DOMUS DEL CHIRURGO” A RIMINI; INTERVENTI E PROBLEMATICHE 181
Maria Grazia Maioli – Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia Romagna

IL RIONE TERRA DI POZZUOLI TRA TUTELA E VALORIZZAZIONE 193


Costanza Gialanella – Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Napoli e Pompei
IL VIRTUALE E L’ARCHEOLOGIA: ALCUNI ESEMPI 201

LONDON’S ROMAN AMPHITHEATRE: PRESERVATION IN PRACTICE? 203


Nick Bateman – Museum of London

IL MUSEO LAVINIUM A POMEZIA:


UN PERCORSO VERSO UN’IDEA DI MUSEO MULTIVERSO 205
Monica Sorti

LE DOMUS ROMANE DI PALAZZO VALENTINI: UN ESEMPIO DI SCAVO URBANO E DI VALORIZZAZIONE


ATTRAVERSO UN PERCORSO MULTIMEDIALE 215
Paola Baldassarri*1; Piero Angela; Paco Lanciano*2
*1
Provincia di Roma; *2Mizar

PERCORSI MULTIMEDIALI ALL’AVENTINO A ROMA 229


Alessandra Capodiferro*1; Paola Quaranta*1; Licia Capodiferro*2; Cristina Delogu*2
*1
Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma
*2 Fondazione Ugo Bordoni

CITTÀ INVISIBILI E VALORIZZAZIONE A DISTANZA: L’ESPERIENZA DEL MUSEO VIRTUALE DELL’IRAQ 237
Massimo Cultraro – Consiglio Nazionale delle Ricerche – Istituto per i Beni Archeologici e Monumentali

CONCLUSIONI 245

Giovanni Scichilone – Loyola University, Roma 246

Daniele Manacorda – Università Roma Tre 251


ARCHEOLOGIA E CITTÀ • Siti archeologici in area urbana: l’esempio italiano

fig. 1. Brescia, Domus


dell’Ortaglia, vista aerea
del parco archeologico e
della copertura piana,
in superficie è stata
riprodotta la pianta
delle Domus con lastre
di pietra di Sarnico che
emergono dal tappeto
erboso
(Fotostudio Rapuzzi)

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ARCHEOLOGIA E CITTÀ: BRESCIA.
DAL MUSEO DELLA CITTÀ ALL’AREA ARCHEOLOGICA
DELLE DOMUS DELL’ORTAGLIA
Francesca Morandini*1; Filli Rossi*2; Giovanni Tortelli*3
*1 Musei Civici d’Arte e Storia di Brescia
*2 Soprintendenza per i Beni Archeologici della Lombardia
*3 Giovanni Tortelli-Roberto Frassoni - architetti associati

Il contesto e le indagini Dal 1998, nel frattempo, era stato aperto il Museo della
città, nel quale è possibile ripercorrere la storia di Brescia
Spesso le indagini archeologiche in un centro urbano a dalla fine del IV millennio a.C. sino all’età veneta. Nella
continuità di vita impongono tempi e soluzioni lontani da stesura dell’ordinamento e nella sua declinazione negli spazi
quanto si vorrebbe fare per rendere la città antica, o quanto museali, si è lavorato tenendo conto di quest’area archeologica
resta di essa, visibile e dialettica con quella contemporanea. a ridosso del chiostro settentrionale, nella speranza di poter
A Brescia, tra il 2000 e il 2003, è stata possibile un’esperienza inserire la Domus nei percorsi del museo stesso.
decisamente poco comune e fortunata, favorita da determinate Nel 2000 è stata quindi aperta una trincea di verifica
condizioni urbanistiche e monumentali, oltre che dall’occasione del deposito archeologico verso Sud, i cui risultati hanno
di lavori in corso per il completamento del Museo della città, incoraggiato per uno scavo estensivo in continuità con le
proprio a ridosso dell’ortaglia dell’antico monastero benedettino strutture note.
femminile, sede appunto del museo, dal 2011 iscritto nella L’obiettivo di valorizzazione del contesto è stato sin da
Lista del Patrimonio Mondiale dell’Unesco, con la rete I subito condiviso da Comune di Brescia e Soprintendenza
Longobardi in Italia. I Luoghi del potere (568-774 d.C.). per i Beni Archeologici della Lombardia, ed è divenuto
In quest’area, sui resti del quartiere di età romana ormai oggetto di una convenzione specifica tra le due istituzioni.
collassato e parzialmente spoliato, venne edificato intorno alla A queste si è aggiunta la Fondazione CAB, già partner attivo
metà dell’VIII sec. d.C., per volontà di Desiderio, ultimo re nei lavori di realizzazione del museo.
del popolo longobardo, e della moglie Ansa, il complesso Oltre all’approfondimento delle conoscenze sulle Domus
monastico di San Salvatore-Santa Giulia. – interesse quindi scientifico –, obiettivo prioritario del
La presenza di questo insieme di edifici monumentali ha lavoro è stato la conduzione di uno scavo che puntasse a
sigillato il deposito archeologico nell’area, venendo così a mettere in evidenza livelli significativi e comprensivi, che
determinare, all’interno dell’attuale centro urbano, un caso unico permettessero di presentare il complesso in modo organico
per la conservazione delle strutture e per la sequenza stratigrafica, e completo. L’indagine dei livelli più antichi e precedenti il
ripercorribile dall’età del ferro sino all’età rinascimentale. contesto residenziale si è limitata, pertanto, a finestre
All’interno del complesso monastico, dopo interventi di stratigrafiche già presenti quali, ad esempio, i segni lasciati
scavo, manutenzione conservativa e allestimenti, è stato aperto dai mezzi meccanici nei momenti iniziali del cantiere che
nel 1998 il Museo della città, al quale il progetto dell’Ortaglia hanno portato alla scoperta delle Domus negli anni ’60.
è strettamente legato. Si è cercato inoltre di rendere i visitatori del museo
In particolare indagini archeologiche erano state condotte partecipi del processo di scavo, restauro e musealizzazione,
negli anni ’50 al di sotto della chiesa longobarda di San Salvatore attraverso attività specifiche quali, ad esempio, visite al
e, in maniera estensiva, tra il 1980 e il 1992 in diversi spazi cantiere, laboratori didattici, incontri con l’archeologo e il
del complesso monastico, tanto che il cantiere di Brescia, restauratore.
unitamente a quello degli Uffici Giudiziari di Verona e della La natura del contesto e i tempi molto stretti tra le
Linea 3 della Metropolitana di Milano costituì, all’epoca, uno operazioni di scavo e la musealizzazione, prevista entro un
caso esemplare di archeologia urbana. determinato tempo, hanno imposto scelte strategiche che
Tra il 1968 e il 1971, nello spazio compreso tra il complesso si sono rivelate – a nostro avviso – felici e molto efficaci.
monastico e le antiche mura urbiche, venne riportata in luce Sin dal saggio del 2000 si aveva la consapevolezza della
casualmente un’abitazione di età imperiale, protetta poi da presenza di numerosi crolli di pareti, soffitti e pavimenti dei
una semplice struttura e mai aperta al pubblico, se non in piani superiori, fondamentali per la ricostruzione delle strutture
occasioni particolari. delle Domus e della storia delle stesse. A questo proposito è

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ARCHEOLOGIA E CITTÀ • Siti archeologici in area urbana: l’esempio italiano

fig. 2. Brescia, Strutture di epoca romana rinvenute nell’area del monastero di Santa Giulia (GTRFaa, Alessandro Polo)

stata fatta la scelta dall’inizio dei lavori di affiancare all’archeologo cogliere con immediatezza le principali caratteristiche di
un restauratore, in modo tale da individuare per ogni singolo questa categoria architettonica, che nell’ambito della cultura
caso la strategia più opportuna: preconsolidamento e rimozione romana assunse forme specifiche.
o consolidamento in situ; questa presenza ha garantito un Si tratta di due abitazioni di elevato tenore, nelle quali
corretto recupero dei materiali e delle informazioni a essi è possibile seguire i percorsi d’uso all’interno di portici,
connesse, determinanti per alcune scelte espositive successive. cortili, scale, corridoi, ambienti e spazi verdi, nelle quali,
Fondamentale inoltre è stata un’altra presenza costante grazie alla posizione rispetto alla casa e alle ampie porzioni
in cantiere: quella dell’architetto progettista. Il contatto conservate degli apparati decorativi, sia parietali sia
costante tra archeologo, restauratore e architetto, la pavimentali, è possibile ipotizzare la funzione della maggior
valutazione condivisa di quanto progressivamente emergeva parte dei vani. L’alto grado di conservazione delle strutture
dalle indagini, le scelte da affrontare in merito ala ha garantito, inoltre, la sopravvivenza di buona parte della
conservazione, hanno determinato gradualmente quello che rete dei servizi funzionali alla vita delle Domus quali il sistema
sarebbe divenuto poi il progetto esecutivo di realizzazione di riscaldamento, le soluzioni di deumidificazione e le diverse
del nuovo edificio che avrebbe protetto e resa visitabile l’area modalità di adduzione e scarico delle acque.
archeologica. Il lavoro integrato e lo scavo stesso hanno Infine, la lunga durata nel tempo di queste due abitazioni,
quindi tracciato le linee guida del progetto. dall’inizio del I sino al IV sec. d.C., ha fatto sì che nelle
strutture portate in luce siano riscontrabili le dinamiche
Le Domus dell’Ortaglia di Santa Giulia costituiscono un edilizie intimamente connesse con l’uso della casa quali, ad
osservatorio privilegiato, nella forma e nella sostanza, per esempio, modifiche o rifacimenti degli apparati decorativi
lo studio dell’articolazione spaziale di abitazioni di età per adeguamento alle mode vigenti, unione o frazionamento
imperiale e degli apparati decorativi che ne ornano gli di vani, divisioni e alienazione della proprietà.
ambienti; seppure a Brescia siano stati portati in luce estesi
contesti residenziali, tuttavia questo dell’Ortaglia resta l’unico Le due abitazioni sono state denominate Domus di Dioniso
completamente visibile, dove l’estensione agevola la e Domus delle fontane per la caratteristica più evidente presente
comprensione del contesto e il visitatore del museo può in esse: un riquadro in mosaico policromo figurato con il dio

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Archeologia e città: Brescia. Dal Museo della città all’area archeologica delle Domus dell’Ortaglia

fig. 3. Brescia, il cantiere di scavo dell’Ortaglia aperto nel 2002, a sud fig. 4. Brescia, Domus dell’Ortaglia, una delle pareti decorate ad affresco
delle strutture già note (Fotostudio Rapuzzi) in stato di crollo, poi recuperata ed esposta in corrispondenza del muro
antico (Fotostudio Rapuzzi)

Dioniso al centro del triclinio nel primo caso e la frequenza che si apre direttamente sul lato orientale del cortile: nel
di fontane al centro degli ambienti nel secondo. mosaico pavimentale bicromo a schema geometrico spicca
Se la Domus di Dioniso, di dimensioni contenute (circa con evidenza il riquadro policromo figurato centrale, rivolto
300 mq ipotizzabili, di cui 190 mq visibili), ha il piano terra a favore di chi soggiornava nella stanza di ricevimento, con
su un unico livello, la Domus delle fontane invece, più estesa il dio Dioniso che abbevera una pantera tramite un rithòn.
(circa 628 mq ipotizzabili, di cui 510 mq visibili e con un Altri motivi legati a Dioniso e al vino, elemento base del
andamento planimetrico a L), include al suo interno diverse convivio, si inseriscono policromi nello schema rigoroso e
quote pavimentali che movimentano i rapporti tra i vani. austero di fondo. Alle pareti, al di sopra di uno zoccolo a
Questa situazione doveva ripercuotersi anche sulle falde fondo nero con piante e passeri, sono inseriti riquadri con
delle coperture, favorendo in questo modo l’illuminazione paesaggi bucolici alternati a fondali marini ricchi di pesci
all’interno delle abitazioni, diversamente garantita solamente e crostacei, secondo una tendenza pittorica arcaicizzante
dai cortili, spesso unica fonte di luce nella casa romana. che nasce proprio nel II sec. d.C. e recupera modelli
Verso Est, oltre le due abitazioni, si estendevano spazi pompeiani mescolati con vivace eclettismo. A ridosso del
verdi ameni (viridarium) e produttivi (hortus) verso le mura triclinio erano ubicati due vani di servizio: la cucina, con
urbiche che, edificate in età augustea, segnavano il limite le tracce di un bancone lapideo sul quale venivano stese le
della città. braci per cuocere i cibi, e un ambiente dotato di ipocausto
Le due Domus sono in continuità tra loro e condividono in diretto collegamento con la cucina stessa, per favorire il
il muro che ne segna il discrimine; cosa non rara, riscontrabile caricamento del combustibile. Quest’ultimo era quindi
anche nella vicina area di Santa Giulia, ma, dove possibile, riscaldato e doveva fungere da “stufa” per gli ambienti
evitata in antico per ragioni di sicurezza. contigui e per quelli del piano superiore, dove irraggiava il
La Domus di Dioniso ha uno schema distributivo molto calore.
semplice, centripeto rispetto alla corte scoperta, raggiungibile A differenza di questa Domus, scavata alla fine degli anni
tramite un accesso lastricato, derivato dal cardo che risaliva ’60 e cristallizzata da interventi conservativi massicci volti
le pendici del colle. Il cortile era la fonte di luce, lo snodo a privilegiare la fase decorativa di II sec. d.C., nella Domus
dei percorsi di fruizione, il punto di salita al piano superiore; delle fontane, grazie alla metodologia seguita in fase di scavo
era il luogo nel quale arrivava l’acqua corrente, enfatizzata e di restauro e alla recenziorità dell’intervento, è stato possibile
dall’affresco di paesaggio nilotico alla parete, davanti alla individuare numerose fasi di vita, per un arco cronologico
quale era posta una vasca lapidea. La cronologia, fissata che si estende dall’inizio del I sec. d.C. sino alla fine del III
all’età adrianea dagli interventi di restauro degli anni ’70, se non al IV sec. d.C. La Domus ha una planimetria disposta
è confermata anche dall’insieme decorativo del triclinio, a L coricata e cinge la Domus di Dioniso sui lati Sud e Est;

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ARCHEOLOGIA E CITTÀ • Siti archeologici in area urbana: l’esempio italiano

fig. 5. Brescia, planimetria della Domus di Dioniso e della Domus delle Fontane nella fase di III secolo d.C. (GTRFaa, Alessandro Polo)

elemento portante per il blocco meridionale è un ampio concentrati soprattutto sulle pareti di alcuni vani che vengono
cortile lastricato, sul quale si aprono numerosi vani, mentre isolati dal resto della casa e probabilmente venduti,
il blocco che si sviluppa in senso Nord-Sud, caratterizzato trattandosi di quelli più esterni, verso il cardo.
da un notevole dislivello, è disposto lungo un passaggio
mosaicato in leggera pendenza che garantisce il collegamento Per quanto riguarda la manutenzione conservativa ci si
tra ambienti meridionali e ambienti settentrionali. L’accesso è limitati a un intervento che potremmo definire “da campo”,
avveniva dal cardo, tramite un passaggio lastricato che si un restauro preliminare essenziale, costituito prevalentemente
apriva con un portico sul cortile principale. da puliture superficiali e consolidamenti. Il completamento
Nella prima età imperiale il cortile della Domus doveva è avvenuto solamente un anno dopo la realizzazione della
essere più esteso e privo di lastricatura, in fase con alcuni copertura, che ha inevitabilmente modificato le condizioni
ambienti pavimentati in cementizio e con l’impluvio ambientali delle strutture antiche. Allora è stato possibile
quadrato, forse relitto della primitiva sistemazione della affrontare interventi specifici, dopo aver valutato le reazioni
casa. Tra I e II sec. d.C., probabilmente per le mutate esigenze delle strutture ai nuovi parametri di condizionamento, ed
dei residenti e per l’introduzione di migliorie, vennero è stato possibile anche in questa fase coinvolgere i visitatori,
eseguiti lavori di ristrutturazione che portarono al parziale per i quali l’area è sempre rimasta accessibile e con un nuovo
tamponamento del portico di accesso, alla chiusura elemento di interesse: i restauratori al lavoro e a disposizione
dell’estremità occidentale del cortile, all’unione di alcuni dei visitatori per ogni eventuale curiosità e approfondimento.
vani per ottenere significativi spazi di rappresentanza e, A distanza di qualche tempo si è inoltre concluso il lavoro
infine, all’allacciamento della Domus all’acquedotto cittadino di ricomposizione di uno dei soffitti crollati portati in luce.
con l’inserimento dell’acqua corrente non solo come utilità, Grazie alle modalità di recupero sul campo è stato possibile
ma soprattutto come elemento di arredo. Nel corso del III ricostruire integralmente il soffitto, che è stato posizionato
sec. d.C. si registrano gli interventi decorativi più tardi, a soffitto in corrispondenza del vano di appartenenza,

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Archeologia e città: Brescia. Dal Museo della città all’area archeologica delle Domus dell’Ortaglia

fig. 6. Brescia, cortile lastricato della Domus delle Fontane in corso di


scavo (Fotostudio Rapuzzi)

restituendo completezza all’ambiente e al suo sistema


decorativo, grazie alla struttura di copertura che prevede
progressive integrazioni lungo il percorso. Il pavimento, in
mosaico bicromo a motivo geometrico, è sicuramente il più
antico di tutto il complesso abitativo, databile all’età Flavia
(seconda metà del I sec. d.C.) e confrontabile con esempi
di ambito centroitalico. In corso di scavo, grazie anche alla
presenza costante del restauratore, è stato possibile recuperare
quasi integralmente il soffitto affrescato, rinvenuto in stato
di crollo, e rimontarlo in corrispondenza del vano stesso,
sospeso al soffitto dell’edificio che protegge le Domus; si fig. 7. Restauratori al lavoro sul mosaico cosiddetto delle Stagioni (archivio
tratta di uno dei rari soffitti noti e visibili in Italia GTRFaa)
settentrionale. Lo schema decorativo, su fondo giallo con
fasce concentriche e bande azzurre e marrone, si articola
intorno a un ottagono centrale nel quale è dipinta una Architettura per l’Archeologia: dagli scavi alla musealizzazione
Vittoria alata con un candelabro metallico tra le mani; nella
fascia esterna dello schema al centro di ogni lato è una Il progetto di musealizzazione delle Domus romane
balaustra sormontata da edicola vegetale tra due quadri dell’Ortaglia, messe in luce negli orti dell’antico complesso
figurati di ridotte dimensioni con delfini e paesaggi monastico di Santa Giulia, ha preso il via da una profonda
monocromi di soggetto idillico-sacrale. I confronti con riflessione sul significato di ricerca, conservazione e fruizione
soffitti di abitazioni a Ercolano, Pompei e Stabia confermano di un sito archeologico e sul contributo che un approccio
la medesima datazione del pavimento e sottolineano come, metodologico progettuale, come quello già sperimentato
all’interno della casa, in questo ambiente sia stata mantenuta per il museo, poteva offrire per la sua comprensione.
intatta la decorazione originaria sino al suo abbandono in Le problematiche tecniche da affrontare erano ben
epoca tardoantica, quasi a voler rendere omaggio all’antichità definite: collegare il sito archeologico al museo, proteggere
della famiglia stessa. i reperti dagli agenti atmosferici e garantirne le ottimali
Parallelamente a questo lavoro sono stati avviati una condizioni conservative, agevolarne l’accessibilità al pubblico;
serie di studi preliminari che hanno avuto una ricaduta premesse più o meno comuni al vasto repertorio di
immediata nell’apparato didattico che integra il percorso: riferimento, la cui diversificazione di approccio e di metodo
disegni, ricostruzioni 3d e un video sui lavori. ha prodotto però una babele di linguaggi, e di soluzioni,
non sempre di alto livello.
Francesca Morandini L’entità e l’importanza delle testimonianze archeologiche
dell’Ortaglia, la loro ubicazione e il rapporto con il contesto

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ARCHEOLOGIA E CITTÀ • Siti archeologici in area urbana: l’esempio italiano

fig. 9. Brescia, Domus dell’Ortaglia, scolaresche in visita al cantiere durante


lo scavo archeologico (Fotostudio Rapuzzi)

con un’ossatura strutturale e una foderatura interna in


acciaio.
Questi due elementi materici forti, diversamente
impiegati all’interno e all’esterno, legano inequivocabilmente
il progetto all’immagine e al carattere del museo, che esce
quindi dagli spazi monastici di Santa Giulia e si pone
direttamente a confronto con la città.
A questo vuole contribuire anche la soluzione per la
copertura, piana, foderata con tappeto erboso, quasi una
balza o un bastione del colle soprastante, segnata da lastre
di pietra grigia che recuperano, in scala al vero, la pianta
fig. 8. Brescia, pavimento a mosaico di uno dei vani di rappresentanza del sito archeologico e ne consentono la riconoscibilità anche
della Domus delle Fontane (inizio del III secolo d.C.) (Fotostudio Rapuzzi) nelle vedute aeree.
L’interno, completamente libero da strutture portanti
hanno condizionato in maniera decisiva le scelte progettuali intermedie, è fortemente caratterizzato dall’uniformità
di base, ponendo l’identità tra spazio e luogo, tra architettura materica e cromatica di pareti e soffitti che annulla la
e città come dato di partenza, non come risultato da raggiungere. percezione geometrica dello spazio e favorisce il concentrarsi
Affrontarne le soluzioni progettuali ha significato in primo dell’attenzione sui resti archeologici.
luogo pensare a un nuovo volume di copertura e protezione Alternati a spazi dedicati alla comunicazione didattica
dei resti romani, da edificare a ridosso del colle Cidneo e delle e all’esposizione di reperti mobili rinvenuti in scavo, un
strutture monastiche antiche, pensato però in funzione e sistema di percorsi sopraelevati in quota con il piano di
continuità con il museo, portando all’esterno, amplificandoli, calpestio del Museo, anch’essi in acciaio e pietra, consentono
i caratteri linguistici propri dell’allestimento museale. un affaccio diretto sul sito e una lettura immediata della
Una scelta quindi non determinata da esuberanti sequenza distributivo-funzionale dei vani e degli apparati
soluzioni tecnico-strutturali o da gesti finalizzati ad imporsi decorativi ad affresco e a mosaico.
nel delicato contesto ambientale del centro urbano, ma Un’unica grande fora vetrata mette in relazione l’interno
un’attenta meditazione sul significato del recupero di una con l’esterno e permette di rapportarsi con le vicine mura
porzione della città antica proprio nel luogo stesso in cui la urbiche augustee e il parco archeologico, segnato da lunghi
città contemporanea, con la realizzazione del museo, ha percorsi pavimentati, a margine dei quali sono esposti grandi
scelto come leggere la sua storia. frammenti lapidei, architettonici e funerari.
Il nuovo volume, dalla geometria essenziale, è in pietra
arenaria grigia, quella stessa pietra di cui sono lastricate le Giovanni Tortelli
strade e i cortili dei palazzi sorti sui resti della città romana,

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Archeologia e città: Brescia. Dal Museo della città all’area archeologica delle Domus dell’Ortaglia

fig. 11. Brescia, Domus dell’Ortaglia, planimetria generale e sezione


dell’intervento (Giovanni Tortelli Roberto Frassoni architetti associati)

fig. 10. Il soffitto della Vittoria in volo durante le operazioni di esiti o campi di applicazione del modello del museo diffuso
montaggio in laboratorio (Archivio Musei d’Arte e Storia di Brescia) in cui i vari elementi, i paesaggi come le chiese o i mosaici
e le strutture antiche sono strettamente legati da una
Riflessione sulla valorizzazione dei siti archeologici in aree relazione profonda che supera la separazione tra i rispettivi
urbane confini fisici. Si recupera, come sappiamo, in questo modo
non solo il senso reale, storico, del bene, la sua natura
Conoscenza, valorizzazione, integrazione nella città complessa, ma anche la capacità di produrre emozione,
Nei due contributi precedenti è stata fornita l’occasione senso di appartenenza in chi lo attraversa. Da qui l’innesto
per sperimentare nel concreto i passaggi, le dinamiche e nel tessuto moderno della città, il passato che viene recuperato
anche le problematiche di una possibile politica di nel presente e che può così diventare, con le sue tracce
valorizzazione delle aree archeologiche in ambito urbano. materiali, elemento visivo che caratterizza lo spazio.
Si è partiti dalla condivisione, tra enti di tutela e L’intervento delle domus recuperate in situ nel museo di
amministrazioni locali, degli obiettivi e del metodo: prima Santa Giulia è un esempio di questo approccio fatto di
di tutto la conoscenza, la comprensione cioè, attraverso lo diversi stadi, dalla conoscenza alla valorizzazione, attraverso
scavo, del significato delle emergenze antiche nella città; il restauro e la comunicazione, tutti indispensabili alla
poi la valorizzazione del bene culturale nel suo contesto; costruzione dell’obiettivo finale.
infine l’assimilazione di questo valore nel vissuto della città Ma altri interventi effettuati a Brescia negli ultimi anni
moderna, attraverso strumenti adatti a comunicarne il sono stati impostati nella stessa ottica. La loro cifra comune,
significato, per trasformare effettivamente il bene culturale peculiarità che è peraltro di moltissime città italiane, sta nelle
in bene pubblico. testimonianze fisiche della presenza romana e medievale,
Su questa linea, condivisa finora con l’amministrazione eloquenti nella loro monumentalità e legate insieme da un filo
civica di Brescia e con le fondazioni private che ne hanno ideale che le salda al tessuto storico e culturale dell’epoca a cui
sostenuto gli sforzi, è stato possibile realizzare la sezione appartengono, raccontandone vicende e destini, ma anche alla
delle Domus dell’Ortaglia nel museo, un progetto integrato trama urbana che le accoglie. Questa è costituita dagli edifici
nel pieno senso del termine. storici di maggiore rilievo della città, le chiese e i palazzi nobiliari
Ulteriore punto di forza di questa collaborazione tra che tra il 1500 e il 1800 sorsero nel centro storico, costruendo
enti, tra pubblico e privato, è stata la scelta, anche questa appunto le loro fondamenta sui resti di edifici e monumenti
condivisa, di costruire non un evento effimero ma il nuovo di età romana, accogliendone le testimonianze architettoniche
tassello di una istituzione culturale permanente, confermando nelle mura perimetrali e nelle grandi sale e cantine sotterranee,
così il ruolo educativo e sociale dell’archeologia oltre alla con effetti di particolare fascino.
sua missione di conservare integri nel tempo il patrimonio La presenza e la leggibilità dei resti antichi, recepita
del museo e della città. con naturalezza, anzi spesso volutamente sottolineata ed
esaltata nelle planimetrie e nel progetto architettonico
Il modello del museo diffuso a Brescia degli edifici tardo medievali e rinascimentali, costituisce
Anche per Brescia la valorizzazione delle aree un importante valore aggiunto dei percorsi museali in
archeologiche urbane è stata avvertita come uno dei possibili città.

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ARCHEOLOGIA E CITTÀ • Siti archeologici in area urbana: l’esempio italiano

fig. 12. Brescia, Domus dell’Ortaglia, la nuova architettura che ospita i fig. 13. Brescia, Domus dell’Ortaglia, la grande fora aperta sul prospetto
resti delle Domus vista dal parco archeologico (Foto orch. Fulvio Orsenigo Est, verso le mura urbiche augustee (Fotostudio Rapuzzi)
e Alessandra Chemollo)

Palazzo Martinengo Cesaresco, una prospettiva “verticale”


lungo il foro
All’interno delle cantine seicentesche di un grande edificio
che si affaccia sul Foro sono tornati in luce gli edifici romani
collocati lungo l’antica piazza, visibili ora in tutta la complessità
del loro tessuto stratigrafico, fatto di preesistenze protostoriche
più antiche e di trasformazioni più recenti in epoca medievale.
Le strutture antiche, scavate, restaurate e studiate, sono ora
visitabili, inserite in uno spazio della Provincia utilizzato per
mostre, una destinazione che ha sostituito quella per uffici
prevista dal progetto originario. Una soluzione museale insolita,
frutto di una scelta condivisa tra Soprintendenza e Provincia,
che offre una prospettiva verticale suggestiva della città antica
e uno dei più completi spaccati della realtà archeologica di
Brescia, dall’Età del Ferro al Medioevo.

L’area archeologica della Basilica romana


In un palazzo in piazza Labus a ridosso del foro, i pavimenti
in marmo e la facciata della Basilica romana sono stati riportati
alla luce, restaurati e resi visibili nella nuova sede della fig. 14. Brescia, Domus dell’Ortaglia, veduta del percorso sopraelevato
Soprintendenza, acquisita come spazio “pubblico”e sottratto a sbalzo sui vani messi in luce (Foto orch Fulvio Orsenigo e Alessandra
alla speculazione privata grazie all’esercizio di un diritto di Chemollo) (Tav. 25)
prelazione negli anni ’90. Nell’interrato i resti archeologici
sono ora fruibili liberamente durante gli orari di apertura propone di valorizzare e rendere fruibile l’area dei grandi
degli uffici ma anche, per occasioni speciali, il pomeriggio e santuari pubblici della città, recuperandola all’interno di
la sera. Il Comune ha realizzato una nuova illuminazione che un percorso museale che andrà a integrare e completare gli
valorizza le architetture della facciata. Il risultato è stato non altri già realizzati e in particolare quelli del Museo della città
solo aprire al pubblico un nuovo sito archeologico, ma farlo in Santa Giulia. I lavori sono in corso: anche qui verranno
vivere quotidianamente in una struttura di facile accesso per completati lo scavo dell’area e il restauro delle strutture
tutti; in questo modo è stato restituito un ruolo da protagonista antiche. Le varie parti del complesso capitolino, il ciclo di
alla stessa piazza, prima emarginata rispetto al centro storico. pitture del santuario repubblicano, gli spazi e apparati
marmorei del tempio Flavio potranno essere inseriti
Il Capitolium: un luogo-simbolo della città, cantiere armonicamente in un itinerario che consentirà al visitatore
ancora aperto di scoperte e di studi di oggi di ridiventare protagonista dei grandi monumenti
Un progetto con fondi ministeriali stanziati nel 2008 si antichi e di rileggerli, nel cuore del tessuto della città

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Archeologia e città: Brescia. Dal Museo della città all’area archeologica delle Domus dell’Ortaglia

fig. 15. Brescia, Domus dell’Ortaglia, gli ambienti della Domus “di
Dioniso” visti dalla passerella (Fotostudio Rapuzzi)

moderna, alla luce del più ampio quadro storico della città
e delle sue trasformazioni nel tempo. Anche in questo caso
l’intreccio archeologico e la complessità stratigrafica che
saldano insieme le strutture verranno preservate, dove
possibile, in quanto peculiarità non secondaria del contesto
e della sua immagine storica. fig. 16. Brescia, Domus dell’Ortaglia, particolare del soffitto della Vittoria
Altra prospettiva che vorremmo recuperare nella in volo ricomposto e riposizionato in corrispondenza dell’ambiente d’origine
valorizzazione dell’area è la memoria della tradizione civile (Fotostudio Rapuzzi) (Tav. 26)
e culturale, che a partire dal 1800 si è concentrata intorno
a questo luogo-simbolo. Non vorremmo confinarla nel oltre che, allora come oggi, una sfida, architettonica,
capitolo “Storia degli Studi” di un prossimo volume ma concettuale e museologica.
adottarla come filtro attraverso cui progettare il futuro uso Queste le parole degli studiosi e degli amministratori
dell’area, il suo ruolo nella città contemporanea. dell’epoca: “riconosciuta generale la necessità di mettere
Nel 1823 la comunità bresciana, sull’onda certo di una ordine e custodire con sicurezza tutti gli oggetti meritevoli
tendenza che già dalla fine del ’700 - inizi ’800 attraversava di essere conservati nel Museo... e la convenienza per ogni
l’Europa e l’Italia, ma anche per una concreta e lungimirante riguardo di costruirlo nel luogo degli scavi”.
visione dell’importante realtà archeologica della città, decise E ancora: “nulla sarà in esso di esotico, ossia accattato
di costituire il primo Museo Patrio non in un luogo a caso, altrove...sarà formato e arricchito soltanto dalle proprie
ma precisamente nel Capitolium, nell’area dei santuari cittadine e provinciali ricchezze” e infine “quanto ci rimane
pubblici, lì dove si concentravano le massime potenzialità di antico tutto può divenire utile solo che si prenda ad
archeologiche visibili all’epoca. esaminarlo ne’ suoi giusti rapporti, solo che lo esamini
Fu una intuizione estremamente illuminata e moderna, l’occhio intelligente”.
nata in un periodo di grande fermento per la vita culturale Colpisce anche l’unanimità dietro quell’iniziativa, che
cittadina; ma soprattutto essa riuscì a esplicitarsi in rapide riunì politici, amministratori e intellettuali intorno allo
iniziative concrete che la trasformarono in una scelta stesso progetto, consentendone la realizzazione: la
compiuta e ancora oggi, a distanza di circa duecento anni, Congregazione Municipale invitò il maggiore circolo
condivisibile nei presupposti e nel metodo. L’idea di costruire culturale della città, l’Ateneo, a farsi promotore di una storia
il primo museo della città sopra e dentro un’area archeologica di Brescia “depurata con le regole di sana critica...al che
complessa e di raccogliervi dentro le testimonianze saranno di sommo giovamento le scoperte fattesi in progresso
archeologiche dal sito e dal territorio resta ancora oggi una d’indizi o rimasugli di fabbriche antiche, di lapidi con
bella idea di valorizzazione, nel senso più ricco del termine, interessanti iscrizioni ecc.” L’Ateneo accettò con entusiasmo

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ARCHEOLOGIA E CITTÀ • Siti archeologici in area urbana: l’esempio italiano

fig. 18. Il Capitolium e piazza del foro nel cuore del centro storico di Brescia

fig. 17. Brescia, Domus dell’Ortaglia, l’affaccio sul parco archeologico


(Fotostudio Rapuzzi)

e dette avvio agli scavi che furono finanziati con una pubblica
sottoscrizione, a cui parteciparono gli enti e molti privati
cittadini. Tra il 1823 e il 1827 gli scavi furono ultimati,
impegnando architetti, storici, artisti come Vantini, Basiletti,
Labus.
Un esemplare concetto di valorizzazione impostata
all’interno di un organico progetto di tutela, l’antico e il
moderno come fasi di un unico svolgimento, la cui
circolarità era all’epoca, come oggi, rappresentata dal fig. 19. Ricostruzione virtuale del foro di Brescia in età romana (Studio
contenitore stesso, dall’immagine neoclassica di un tempio Carraro)
che diventa museo.
Il nostro lavoro dei prossimi mesi vorrebbe dare un L’idea di dover valorizzare ciò che si è scoperto, in
seguito coerente a queste intuizioni. quanto restituzione dovuta alla collettività, come valore
aggiunto al contesto urbano ma anche come
Archeologi e valorizzazione riconoscimento del suo spessore storico e come possibile
L’esperienza di Brescia e le altre che ci sono state illustrate motore del suo sviluppo, è riemersa con forza, come una
in questo convegno ci pongono di fronte alla realtà della naturale e positiva reazione, dopo gli anni delle grandi
crescita diffusa di un nuovo senso della città da parte dei campagne di archeologia urbana nell’ultimo ventennio
cittadini, una svolta positiva, dopo il lungo periodo del secolo scorso, campagne attuate in occasione delle
precedente segnato da radicali trasformazioni e spesso da grandi trasformazioni dei centri storici.
veri e propri saccheggi del tessuto urbano. Per noi archeologi di Soprintendenza la realtà quotidiana

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Archeologia e città: Brescia. Dal Museo della città all’area archeologica delle Domus dell’Ortaglia

fig. 20. Brescia, veduta aerea


dell’area archeologica del
Capitolium e del teatro

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ARCHEOLOGIA E CITTÀ • Siti archeologici in area urbana: l’esempio italiano

fig. 22. Brescia, prospetto dell’edificio nel quale si conservano i resti della
fig. 21. Brescia, illustrazione grafica della sequenza stratigrafica in Piazza basilica del I secolo d.C., oggi sede del Nucleo Operativo della
del Foro Soprintendenza per i Beni Archeologici della Lombardia

era fatta in quegli anni di tanti scavi da seguire, spesso


contemporaneamente, spesso con ritmi frenetici; le nuove
metodiche erano in grado di raccogliere una massa
incredibilmente vasta di materiali e dati a cui era spesso
difficile dare forma con uno studio finale e una pubblicazione.
Non si parlava molto di valorizzazione. Le città erano
palinsesti complessi, stratificazioni da interpretare con
nuovi metodi di analisi; gli scavi producevano storie dentro
le storie. Si inseguiva l’emergenza, concentrando il massimo
sforzo nella raccolta fedele dei dati, con poco spazio per
una più ampia e meditata riflessione progettuale a medio
o a lungo termine sui criteri da adottare per restituire al
pubblico il senso di quei lavori che andavano mutando il fig. 23. Brescia, sezione trasversale delle tre celle del Capitolium sopraelevate
volto della città. e allestite in occasione della costituzione del museo Patrio
È poi seguito, in generale, un periodo di assestamento;
assestamento per i nostri uffici che hanno dovuto difficile, se non impossibile, dalla scarsità di risorse destinate
confrontarsi, sempre con meno risorse, con la necessità di allo scopo, né è più sufficiente un concetto di tutela
gestire in maniera ordinata, per non vanificarla, la massa di puramente difensivo o impositivo, occorre ora misurarsi
dati e di materiali raccolta in quegli anni e assestamento con le esigenze della progettualità e della valorizzazione,
per le amministrazioni locali che hanno, nei casi più felici, due attività strettamente connesse, proiettarsi in visioni più
cercato di riannodare i fili, di ricomporre l’immagine dei lunghe e responsabili, in ambiti più ampi.
centri urbani all’interno di una nuova coscienza della loro Questioni concrete come il rapporto tra le esigenze di
realtà storica e di una nuova esigenza di comunicarne e tutela e le grandi opere di interesse pubblico, spesso fonte
promuoverne il valore ai cittadini. di interferenze o addirittura di conflitti, o la sostenibilità
Ciò ha imposto una nostra riflessione sul nuovo corso, di progetti architettonici e urbanistici atti a rendere fruibili
sul nuovo ritmo, sulle nuove esigenze della realtà in cui si le aree archeologiche, o ancora, molto spesso, la tutela e
operava e anche sulle conseguenze che questo mutamento l’interazione con i privati, sono quindi oggi tra le nostre
avrebbe necessariamente prodotto sui tempi e sui modi del priorità. Priorità che richiederebbero forza e autorevolezza,
nostro lavoro di tutti i giorni in città e sulla città, in ufficio, oltre che competenza, qualità spesso frustrate dalla mancanza
in museo, in cantiere. L’analisi ci ha portato a prendere atto di strategie unitarie più che di risorse.
di una ridefinizione obbligata, di un adeguamento del nostro A proposito dell’ultimo punto, sarebbe interessante
ruolo a questo cambiamento. parlare una volta anche degli esempi di microvalorizzazione,
La ricerca non basta più, peraltro resa ormai sempre più quelli che sperimentiamo nei nostri interventi di tutela

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Archeologia e città: Brescia. Dal Museo della città all’area archeologica delle Domus dell’Ortaglia

“minori”, spesso senza fondi, unicamente con il sostegno I risultati sono senz’altro meno vistosi dei casi illustrati in
dei privati che, più spesso di quanto non si creda, sono questo convegno e spesso destinati a rimanere meno visibili
disposti a valorizzare quanto scoperto negli scavi rinunciando all’opinione pubblica; ma il loro impatto sulla crescita e diffusione
a realizzare, in parte o del tutto, il loro progetto. Potrebbe di una nuova e autonoma consapevolezza rispetto al valore del
essere l’oggetto di un altro convegno. patrimonio culturale diffuso della città è davvero rilevante.

Filli Rossi

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