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© 2012
Daniele Pace
© Copertina a cura di Sandra Internullo e Asuka Shojou
Dibattiti su https://www.facebook.com/LaMonetaDellUtopia/
Info a: lamonetadellutopia@yahoo.com
LA MONETA DELL'UTOPIA
© 2012
© 2013
© 2016
di Daniele Pace
LA MONETA DELL'UTOPIA
Abolire il sistema bancario con la moneta auto-emessa
© Copyright 2012, 2013, 2016 Daniele Pace
Proprietà Letteraria Riservata
ISBN 978-1-291-22136-7
PRIMO LIBRO.......................................................................................21
Preambolo
Meccanismi di costruzione della realtà
PRIMO LIBRO.......................................................................................41
Seconda parte
La storia del sistema monetario
SECONDO LIBRO...............................................................................185
Il sistema monetario attuale
TERZO LIBRO.....................................................................................305
Il valore indotto e la proprietà popolare della moneta di
Giacinto Auriti
Introduzione............................................................................................307
L'importanza di Auriti e della definizione giuridica della moneta...........309
Il valore e il simbolo nell'archetipo arcaico.............................................314
Valore spaziale e valore temporale. Simbolo e valore.............................316
Il valore è un rapporto tra fasi di tempo..................................................325
Il valore e il 99 per cento.........................................................................328
Il simbolo e il valore indotto...................................................................332
Dichiarazione del denaro come Diritto Fondamentale dell'Uomo...........342
Conclusioni.............................................................................................346
QUARTO LIBRO.................................................................................349
Paul Grignon e il Digital Coin
Introduzione............................................................................................351
Funzionamento tecnico del Digital Coin.................................................360
Il Perpetual Coin (PC).............................................................................362
Il Credit Coin (CC).................................................................................365
Il Bonus di redenzione.............................................................................367
Il Digital Coin nel mercato......................................................................369
Reperibilità del Credit Coin....................................................................370
La bilancia commerciale.........................................................................372
Il Digital Coin come moneta globale e della comunità nel futuro...........373
Mutuo ipotecario e credito per la costruzione di case..............................375
Profitto e risparmio.................................................................................376
Il governo e il Digital Coin.....................................................................378
Investment Coin......................................................................................379
Contraddizioni nel Digital Coin..............................................................380
Conclusione............................................................................................383
QUINTO LIBRO...................................................................................385
La moneta dell'utopia
Parte teorica
Premessa.................................................................................................387
La base filosofica di Auriti e la moneta di Grignon.................................389
Gli effetti benefici della Moneta dell'Utopia...........................................395
Il valore di Marx e la moneta dell'utopia.................................................401
Lavoro e società: cambio di paradigma...................................................406
QUINTO LIBRO...................................................................................415
Seconda Parte
Funzionamento Tecnico
Prefazione
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La Moneta dell'Utopia
scena fu forse dovuta ad interrogativi ai quali non seppe o non poté dare
risposte per l'uomo serio e rigoroso che era.
Merito di Daniele con il suo libro è, appunto, aver sollevato questo velo e
di essere addirittura andato oltre con le sue fini osservazioni di natura
logica e psicologica, tipiche di chi guarda questo universo con gli occhi
semplici e profondi di un bambino che vanno diritti al punto con una
semplicità e logica senza appello e senza scampo.
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Prefazione
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La Moneta dell'Utopia
Premessa dell'autore
Nella crisi attuale tutti i politici avanzano l'ostacolo della reperibilità dei
fondi e del pagamento dei debiti, mentre i cittadini chiedono costi dello
Stato e sprechi minori. Ma a guardare bene, quelli che chiamiamo costi
sono in realtà misurazioni della ricchezza prodotta e sembra illogico che
un'unità di misura crei un debito.
Questo libro è diviso in cinque parti. Dopo aver riassunto la storia e il
funzionamento della moneta nelle prime due parti, nella terza l'autore
affronta la questione fondamentale per la comprensione del sistema
monetario e della creazione del debito, ovvero la definizione giuridica del
denaro con il valore indotto del professor Auriti, che contribuì alla
dichiarazione della proprietà popolare della moneta. Inoltre propone anche
un ampliamento dei concetti auritiani per arrivare ad una loro evoluzione
applicabile alla moneta del futuro, immaginata dall'autore nella Moneta
dell'Utopia.
La quarta parte si concentra sulla moneta canadese di Paul Grignon per
risolvere uno dei nodi fondamentali che storicamente si è presentato nella
storia anche con monete non debitorie, il controllo di un potere centrale
che rende la moneta comunque uno strumento manipolabile a vantaggio di
pochi. Il problema viene risolto in parte dalla brillante proposta di Grignon
mancando però delle basi giuridiche di Auriti affinché possa realmente
candidarsi a soluzione finale.
La soluzione viene avanzata dall'autore nella quinta ed ultima parte, con
una proposta del tutto innovativa: una moneta unica globale di proprietà
del portatore, senza debito ed auto-emessa da 7 miliardi di emettitori senza
alcun potere centrale a governarla.
La proposta nasce da una visione su quello che potrebbe essere una moneta
del futuro, una moneta utopica appunto, nata dal sogno di vedere la teoria
di Auriti concretizzata anche nell'emissione del valore prodotto
dall'individuo.
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Premessa dell'autore
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La Moneta dell'Utopia
Daniele Pace
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Introduzione
Introduzione
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La Moneta dell'Utopia
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Introduzione
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La Moneta dell'Utopia
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Introduzione
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PRIMO LIBRO
Preambolo
Il primo libro vuole essere solo un breve riassunto sulla storia e sul
funzionamento del sistema monetario in uso nell'economia occidentale e in
quella di quasi tutto il mondo. Questo per permettere a chi non ha ancora
affrontato la questione della creazione monetaria e si cimenta nella
comprensione del debito e della moneta per la prima volta di superare la
disinformazione di massa. Essendo solo una breve descrizione si
raccomanda quindi di approfondire la materia attraverso la lettura di molti
testi a disposizione e l'analisi dei documenti ufficiali rilasciati da enti
governativi e bancari. Molti economisti e ricercatori hanno infatti prodotto
volumi molto esaurienti sull'argomento, e nella proposta della Moneta
dell'Utopia è assunto come fatto che il denaro sia creato dal nulla con un
debito fondamentale all'origine caricato degli interessi da parte di una
ristretta cerchia di banchieri.
Si parla di economia occidentale in quanto il sistema bancario, da cui
dipende la creazione della moneta, non ha lo stesso funzionamento ad
esempio in molti paesi del mondo islamico, che guardano al denaro con
concetti molto diversi e non distorti dal pensiero capitalista che
contraddistingue l'Europa e l'America soprattutto.
Alla risposta su cosa sia il debito e come nasca, e cosa sia il denaro e come
nasca, spesso il profano che si interessa per la prima volta al problema
trova difficoltà a credere al meccanismo perverso della creazione
monetaria e all'inganno che si cela dietro alla moneta. Questa è una
difficoltà più che comprensibile, vista la semplicità con cui la
depauperizzazione del cittadino viene perpetrata, e l'iniziale reazione di
incredulità, di fronte a semplici processi logici che portano alla
comprensione del funzionamento della moneta, appare assurda solo a chi
non ha ben presente i molti meccanismi psicologici e sociali che devono
necessariamente accompagnare un simile inganno.
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La Moneta dell'Utopia
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Introduzione al primo libro
del debito.
Questo perché ogni volta che si cerca di spiegare il sistema monetario
moderno, l'ascoltatore sembra sempre meravigliarsi come l'odierna
democrazia non intervenga in quei meccanismi che ai più informati
appaiono come la più grande frode mai perpetrata.
Ecco il perché di una breve ricostruzione storica che fornisca gli elementi
per comprendere le notizie diffuse da molti ricercatori, valide e accessibili,
ma non divulgate dai mass-media; e nel mondo moderno ciò che non va in
TV semplicemente non esiste, pur essendo vero.
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La Moneta dell'Utopia
L'effetto Beagle
Come preannunciato, bisogna per prima cosa accennare a quelli che sono
solo alcuni dei molti meccanismi fondamentali che hanno creato una
visione distorta del debito e del denaro nella società moderna occidentale,
responsabile della sofferenza a cui assistiamo in questi ultimi anni di crisi
profonda, non solo dal punto di vista strettamente economico, ma anche di
quelli che sono i valori positivi della comunità, oggi fuorviati da un
consumismo fine a se stesso e funzione dei fini ultimi di alcune élite che
gestiscono attualmente le finte democrazie.
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L'effetto Beagle
Ora abbiamo però un problema in più, ovvero, come mai, nonostante gli
adulti abbiano entrambe le conoscenze, ne visualizzano una sola?
Per questo si deve tornare ad esempi quotidiani, per un effetto leggermente
diverso da quello descritto finora ma del tutto simile nel funzionamento.
A tutti noi è capitato di cercare intensamente oggetti che in realtà erano
davanti ai nostri occhi, ma non riuscivamo a vedere. Spesso si cerca
qualcosa nei posti in cui solitamente si usa tenere l'oggetto in questione, e
quando questo viene spostato, anche se messo davanti ai nostri occhi, non
si riesce a vederlo e si continua a cercare nei posti in cui solitamente si
trova. Se siamo abituati a mettere le chiavi di casa in un cassetto della
scrivania, le cercheremo in quel cassetto, anche se queste siano state messe
davanti ai nostri occhi.
Questo effetto, leggermente diverso da quello propriamente osservato da
Darwin, è strettamente collegato al funzionamento del nostro cervello, che
lavora esattamente come un computer, con un percorso verso dei file di
archiviazione per le conoscenze acquisite. Una volta cambiato il percorso
il computer non riesce a ritrovare i file archiviati ed è necessario ristabilire
un nuovo percorso.
Quindi non è l'occhio a vedere, essendo un semplice veicolo
dell'informazione visiva, ma il cervello che però attiva dei semplici
meccanismi di catalogazione e archivio dell'informazione.
Questa riflessione è molto importante da vari punti di vista, sia per quel
che riguarda la costruzione della realtà, che la comprensione.
L'effetto Beagle infatti non riguarda solo il semplice collegamento occhio-
cervello, ma va esteso a livello culturale e conoscitivo, come d'altra parte
l'esempio dell'immagine dei delfini suggerisce nella visione esclusiva del
sesso da parte degli adulti.
Infatti viviamo in un'epoca in cui siamo bombardati da informazioni, che
vengono recepite e catalogate, ma in nessun modo questo significa che
vengano sottoposte ad un processo logico di critica e verifica. Vengono
semplicemente assunte e archiviate, per essere poi riprese alla bisogna
senza però averle in nessun modo modificate, per verifica e critica. Queste
informazioni risultano quindi preconfezionate dall'esterno, attraverso
l'informazione di massa, e non vengono rielaborate e verificate
oggettivamente prima dell'archiviazione.
Quando vengono poi estratte dall'archivio nel nostro cervello, pur
apparendo come nostri pensieri, non sono altro che informazioni inserite a
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Il Bias
Il Bias
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[1] La costruzione della realtà nella famiglia, nella scuola e nei mass-media nella società
democratica dalla Rivoluzione Francese in poi, pag. 31
[2] Jones J. P. Over-Promise and Under-Delivery, in How Advertising Works, Esomar,
Amsterdam, 1991.
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La costruzione della realtà nella famiglia, nella scuola e nei mass-media nella società
democratica dalla Rivoluzione Francese in poi
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La costruzione della realtà nella famiglia, nella scuola e nei mass-media nella società
democratica dalla Rivoluzione Francese in poi
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La costruzione della realtà nella famiglia, nella scuola e nei mass-media nella società
democratica dalla Rivoluzione Francese in poi
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Ideologia e politica nella costruzione della realtà
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Ideologia e politica nella costruzione della realtà
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PRIMO LIBRO
Seconda parte
“Molti fatti e molte informazioni su quelle che sono le origini del sistema
monetario sono state celate per secoli e hanno finito per perdersi, tanto
che sono poche le certezze sulla nascita della moneta”.
Dal baratto si passò quindi ad una prima forma di denaro, stabilita non per
legge, come nell'odierno FIAT System, ma per convenzione e
riconoscimento universale.
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La nascita della moneta
suggerisce questo uso almeno fino all'età del ferro, datata intorno al 1500
a.C., che rappresentò una rivoluzione sotto molti punti vista nelle società
dell'epoca. Molti sono i favolosi tesori in onore a re e dei narrati nei testi
antichi, che allo stesso tempo parlano di bestiame, sale e piante nei
pagamenti dei debiti o nell'acquisto dei beni. Nel testo da noi più
conosciuto, la Bibbia ad esempio sono molti i riferimenti di acquisti fatti in
capre e agnelli mentre nei templi si accumula oro e altri metalli preziosi a
scopo di rituali religiosi o costruzione di idoli. Evidentemente fino
all'avvento della moneta vera e propria il sistema commerciale, comunque
già ben sviluppato, riuscì a funzionare senza la necessità di un vero e
proprio denaro.
Molte indicazioni quindi parlano di offerte e pagamenti ai templi sia in
metalli preziosi che in beni di origine naturale quali bestiame o grano, ma
nella società civile non vi sono tracce dell'utilizzo dei metalli per le
transazioni almeno ufficialmente fino 700 circa avanti Cristo, anche se
forse questa data potrebbe essere anticipata di qualche centinaio di anni ma
non oltre il XII secolo a.C.
In molti testi abbiamo quindi riferimenti di pagamenti eseguiti in grano o
bestiame, segno dell'uso di questi beni come forma di denaro per le
transazioni, e quindi come unità di misura per il calcolo del valore.
Questo punto è di importanza fondamentale nella definizione di denaro. Da
sottolineare ancora che questa unità di misura non poteva che essere
convenzione stipulata per legge, nelle società antiche, e non derivata
fisicamente dalla natura. Sicuramente con l'avvento del bronzo e del ferro
poi anche gli utensili fabbricati con questi metalli entrarono a far parte dei
beni convenzionali di transazione.
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il suo regno e che tornerà secoli dopo nelle mani degli imperatori assieme
al potere di emettere moneta, già a cominciare da Cesare, che seppur non
ufficialmente Imperatore, si impose come divinizzato e dittatore.
Il valore legale della moneta, nata ufficialmente nel 716 a.C. era di gran
lunga superiore a quello intrinseco del metallo e questo ne scoraggiava la
fusione per altri utilizzi.
A differenza della moneta spartana però Roma non proibì l'uso dell'oro e
dell'argento, ma lo limitò al commercio estero, inserendo nel mercato
interno monete di piccole dimensioni in bronzo, che svilupparono
notevolmente i commerci domestici. Questo rese il governo e i cittadini
della città completamente indipendenti da qualsiasi possidente di oro,
grazie alle grandi scorte di Stato in rame da utilizzare per forgiare e
coniare le monete in bronzo. Lo Stato inoltre tendeva, con le conquiste dei
vari territori, a immagazzinare oro e a sostituire il circolante con la propria
moneta in bronzo.
Nel IV e III secolo a.C. la coniazione dell'oro fu bandita in Italia a favore
di quella in bronzo, e allo stesso tempo Roma accumulava sempre più oro
e argento per il commercio estero o con le vittorie belliche. Le monete di
oro e argento straniere non erano utilizzabili a Roma, se non per essere
fuse e utilizzate per altri scopi. Egualmente il bestiame veniva utilizzato
come moneta di scambio e spesso questi animali erano raffigurati sulle
barre di bronzo che costituivano inizialmente la forma della moneta.
Ritrovamenti archeologici in tutta Italia hanno confermato l'impiego
massiccio di denaro di bronzo. Con la Repubblica si passò poi alla classica
forma tonda della moneta. Il valore fissato per legge era di 10 monete per
una capra e 100 monete per un bue, come beni di riferimento. La moneta
veniva accettata da tutta la popolazione in quanto unico mezzo utilizzabile
per il pagamento delle tasse. Questo valore espresso in bestiame sarebbe
derivato dalle ricerche sulle riforme di Solone di una delegazione romana
appositamente inviata ad Atene.
Le informazioni riportate dalla Grecia suggerirono inoltre la produzione di
monete di piccolo taglio, con un valore intrinseco sempre più piccolo
rispetto a quello nominale, per stimolare ancora di più l'utilizzo del denaro
negli scambi commerciali. Con questo tipo di sistema monetario, Roma
espanse il suo dominio su tutta la penisola, utilizzando i metalli preziosi
solo nei traffici esteri.
La moneta di bronzo era la principale valuta di pagamento da parte dello
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La nascita della moneta
Stato per tutte le necessità dagli stipendi alle opere pubbliche fino anche a
vere e proprie donazioni. La moneta romana appare così anch'essa un
sistema FIAT, dove il valore nominale della moneta è stabilito per legge di
gran lunga maggiore di quello intrinseco.
Il sistema entrò in crisi con le guerre puniche, quando Roma, per far fronte
alle spese militari e ai rifornimenti, soprattutto durante l'invasione di
Annibale abile manipolatore di denaro, scelse di coniare monete d'argento
e successivamente d'oro con una supervalutazione del valore nominale.
Cartagine fondava infatti il suo dominio, grazie alla posizione
geograficamente strategica, sia sul commercio che sul cambio valutario dei
metalli preziosi, e aveva ottime conoscenze in materia, essendo un
oligarchia basata sul possesso di oro ed argento.
Le nuove monete romane, coniate con l'argento e l'oro prestato alla
Repubblica dai patrizi, indebitò presto lo Stato. La durata delle guerre
inoltre tolse le terre ai piccoli agricoltori impegnati sui campi di battaglia,
scatenando la corsa all'acquisto da parte dei nobili. La situazione post-
bellica determinò quindi un trasferimento enorme di ricchezza verso i
detentori di oro, mentre la moneta di bronzo statale divenne molto scarsa.
Questo determinò l'instaurazione di dinastie plutocratiche fondate sul
prestito d'oro per il conio e sul debito, che portò ben presto alla guerra
civile che vide contendersi il potere sia di emettere moneta che di
governare, tra queste famiglie di emettitori/prestatori privati.
Essi erano infatti, grazie ai privilegi acquisiti nel finanziare le lunghe
guerre puniche, in grado di corrompere e assoldare legioni, o
commissionare omicidi di riformatori come i fratelli Gracchi che tentarono
di ristabilire la giustizia e la ridistribuzione della ricchezza.
Ancora una volta la concentrazione di oro e argento, con la circolazione di
monete emessa a debito, aveva creato situazioni drammatiche nelle
condizioni di vita della popolazione.
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La nascita della moneta
Come visto per la storia di Roma da Numa Pompilio fino alle guerre
puniche, il potere monetario nelle mani dello Stato, basato su un bene
abbondante, non centralizzato nelle mani di pochi proprietari, dal valore
stabilito per legge e fatto circolare senza debito, determinò le fortune e le
crescite economiche ovunque applicato anche nei casi greci.
Nel sistema applicato della numisma in bronzo si può evidenziare come il
valore della moneta fatta con un metallo molto abbondante fosse tenuto
alto per legge, proprio per rendere la circolazione più fluida e in grande
quantità, svincolata dal valore intrinseco che poteva determinarne squilibri
molto dannosi per l'economia e di conseguenza le libertà civili.
Una volta accentrato il potere di un bene scarso come oro e argento e
applicati i tassi di cambio con i paesi esteri che potessero manipolare i
flussi di capitali, il potere di Roma crollò come fu nel caso di Sparta, Atene
e numerose città , dove inizialmente era proibita l'esportazione del conio
locale e il suo valore era stabilito per legge e non per valore intrinseco del
materiale con cui era costituita la moneta, fluttuante a seconda delle
esigenze dei possessori.
Le lunghe guerre puniche e l'introduzione prima dell'argento e poi dell'oro
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La moneta dell'Impero e la fuga dei metalli preziosi
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La moneta dell'Impero e la fuga dei metalli preziosi
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L'affermazione dei metalli preziosi nell'alto medioevo
La caduta dell'Impero Romano d'Occidente nel 476 d.C. segnò una svolta
politica in Europa ma non la caduta dell'Impero Romano e del sistema
monetario di concetto orientale basato sull'oro e sull'argento. La grande
deflazione che colpì l'occidente e la scarsità di metalli preziosi in fuga
verso est determinarono anzi l'affermazione e la conferma del sistema
monetario basato sull'oro nella zona orientale dell'Impero che mantenne la
sua struttura fino al 1200 circa.
La caduta dell'Impero d'Occidente segnò quindi una svolta nel sistema
monetario mondiale sia del periodo antico che successivamente di quello
medioevale e rinascimentale fino ai nostri giorni, con il perdurare del
dominio dell'oro nonostante varie lotte per sottrarre il potere di emettere e
cambiare moneta dapprima ai mercanti e successivamente alla loro
evoluzione: le banche.
Dal punto di vista della circolazione e della quantità di moneta la
drammatica situazione creatasi alla caduta definitiva di Roma perdurerà
per secoli nell'Occidente orfano di una forza politica in grado di
ripristinare un sistema monetario efficace e sotto un controllo centrale, pur
tuttavia oramai sempre basato sui metalli preziosi. Lo stato disastroso
dell'economia non permise di risollevare la produzione interna fino
all'avvento di Carlo Magno, e il collasso della città eterna non rappresentò
solo uno stato politico ed economico debole, ma soprattutto una perdita di
conoscenze e pratiche sia commerciali, che produttive difficili da re-
imparare senza un costante tramandare di generazione in generazione di
queste conoscenze. Le continue scorribande e lotte per il governo non
permettevano a nessun popolo in lotta un potere tale da poter ripristinare
uno stato sociale e un sistema monetario che potesse riportare i metalli
preziosi in Occidente, ne tanto meno lo sfruttamento delle miniere.
Grazie alle sue conquiste militari e allo sfruttamento degli schiavi catturati,
Carlo Magno riuscì ad imporre, pur se per un breve periodo, una centralità
del sistema monetario anche se pur sempre soggetto alla dipendenza dei
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L'affermazione dei metalli preziosi nell'alto medioevo
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Nel periodo che va da Carlo Magno alle crociate, Venezia riuscì a prendere
il controllo del cambio tra oro e argento nella parte occidentale del mondo
senza però mai reintrodurre la numisma, mentre subì anche tentativi
speculativi con alterne fortune, che spesso riuscì a scongiurare con la
buona conoscenza dei meccanismi monetari. Alcuni tentativi di stabilire
una sorta di numisma saranno fatti nel corso del XII e XIII secolo ma
senza troppa convinzione. Il controllo del rapporto di cambio e le sue
relazioni con il mondo musulmano posero comunque Venezia in una
situazione particolare nei secoli delle crociate, in cui le strategie
geopolitiche della Serenissima avrebbero giocato un ruolo decisivo.
L'affermarsi in Europa di un sistema feudale di stampo orientale con
numerosi signori da accontentare per l'ottenimento del potere, e la corsa
all'oro dell'est, diedero certamente il via alle crociate molto più dei motivi
religiosi di facciata. Il controllo di Gerusalemme era ancora strategico per
il sistema monetario occidentale, e il pretesto religioso nascondeva il ruolo
che la città aveva in fatto di traffico di metalli preziosi.
La debolezza in quei secoli dell'Impero bizantino offrì inoltre la ghiotta
opportunità del controllo totale sul conio delle monete aurifere, ancora
salda prerogativa dell'imperatore orientale e vietato al papato. Durante i
due secoli di crociate cristiane, fu messa a punto una azione persecutoria
contro il popolo ebraico al fine di togliere ad esso il monopolio del
commercio, soprattutto di metalli preziosi monetizzabili, tra il mondo
musulmano e quello cristiano, connettendo direttamente l'Occidente con le
Indie, terra di primaria importanza in tutte le produzioni, ad esempio quelle
di spezie e schiavi. Lo sterminio della popolazione civile di Gerusalemme
alla presa della città non fu fine a se stessa e seguì una linea ben precisa di
accaparramento dell'oro e distruzione delle linee di collegamento con l'est,
che si sarebbe ripetuta in tutta Europa per rompere il monopolio ebraico
nei tra est ed ovest.
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Le crociate e i primi strumenti finanziari del Basso Medioevo
La quarta crociata che nel 1204 vide la presa della Costantinopoli cristiana
da parte degli stessi crociati, segnò la fine della prerogativa della città nel
controllo della coniazione di monete d'oro in Occidente, controllo che
ininterrottamente si perpetrava dai tempi della divisione dell'Impero in due
macro-Stati. Questa fu il fatto storico più rilevante dal punto di vista
monetario.
Dalla caduta del potere legale esclusivo di Costantinopoli nel battere
monete di oro, sorsero in tutta Europa una moltitudine di zecche di Stato
che coniavano monete senza dover essere autorizzate, in quei rari casi in
cui lo erano, dall'imperatore d'Oriente. Le basi monetarie del Rinascimento
italiano erano così fondate sullo scisma tra la Chiesa di Roma e quella
ortodossa di Bisanzio e il controllo che il centro della religione cristiana
avrebbe avuto di lì in poi sulla moneta.
Il Basileus[1], potere monetario e religioso d'Oriente, perdeva il potere
esclusivo di coniare la moneta d'oro per l'Occidente a favore del
Lateranum secolare di Roma e della chiesa romana. L'inefficienza della
Chiesa nel poter coniare un quantitativo sufficiente per tutta l'Europa e la
pochezza militare del suo esercito costrinse il Papato a una delega sempre
maggiore verso i piccoli Stati indipendenti europei. La Chiesa di
Costantinopoli fu letteralmente saccheggiata di tutto l'oro e l'argento non
solo coniato, ma anche manufatto per le opere pubbliche, riportando in
Europa grossi quantitativi come non vi erano dai tempi della Roma
imperiale.
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Le crociate e i primi strumenti finanziari del Basso Medioevo
tesoro e la loro probabile fuga in Scozia, che sarà nei secoli successivi
protagonista di molte innovazioni del sistema bancario e monetario
moderno, tra cui la fondazione della famigerata Banca d'Inghilterra e della
Massoneria di Rito Scozzese. Secondo altre fonti una parte dei Templari
trovò invece rifugio in Svizzera, altra nazione che nei secoli successivi
ebbe un forte sviluppo del settore bancario.
Con la caduta di Costantinopoli e del suo sistema monetario imperiale,
durato dodici secoli, e con la fine dell'ordine Templare, si aprì una aspra
lotta per il potere sulla moneta che coinvolse il Signore feudale prima, e
dopo i banchieri di turno, per tutto il Basso Medioevo e oltre nel
Rinascimento, spostando e dividendo il potere dall'Italia all'Olanda e infine
in Inghilterra, dove il controllo sul sistema monetario sarà ripreso, dai
tempi dei Cesari, da un piccolo gruppo di dinastie bancarie.
Inizialmente, ad eccezione dell'Inghilterra, in Europa molti feudatari
ebbero il diritto di coniare oro nelle proprie zecche, disperdendo in questo
modo il potere monetario e questo diede a molti Signori alte rendite. A
causa dei costi di mantenimento dei feudi, spesso difesi da esosi mercenari,
le tasse dovute in monete d'oro vedranno il metallo essere spesso rifuso in
monete di minor peso ma agli stessi valori nominali in modo da poter
lucrare e reinvestire i profitti del conio sempre più redditizi. Il Signore
inoltre poteva aumentare o diminuire il peso delle monete a seconda delle
sue esigenze di cassa e dei suoi crediti o debiti. Quando era creditore
aumentava il valore intrinseco per diminuirlo quando era debitore. Il potere
di battere moneta concedeva quindi al Signore di stabilire con estrema
precisione i tempi di pagamento dei debiti e riscossione dei tributi
decidendo sull'ammontare e sulla qualità delle emissioni.
Il Basso medioevo vide tra l'altro i Signori investire il loro oro in terre,
spesso entro i confini delle città convertendo i terreni agricoli in
edificabili, generando in questo modo il fenomeno dei comuni che furono
poi protagonisti in Italia del Rinascimento, ricchi di palazzi patrizi e
monumenti.
Il fenomeno, da non sottovalutare, sfociò in una crescita demografica delle
città e in un'economia artigianale di tipo corporativo che fu descritta
successivamente come l'inizio dell'accentramento capitalista e della
sottrazione ai cittadini del lavoro e delle sue attrezzature e conoscenze [2].
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La Moneta dell'Utopia
scambio nelle varie città, con i prodotti finanziari introdotti dai templari
che furono adottati anche dai commercianti impegnati negli scambi
fieristici, dove al posto delle monete si iniziarono a creare dei conti aperti
da chiudere solo alla fine della fiera o addirittura esportabili in altre città
con fiere convenzionate.
Questo permetteva di redimere in denaro i saldi periodici senza avere
transazioni monetarie per ogni acquisto, ma semplicemente con una
contabilità dare/avere mensile scritta e stipulata tramite lettere fiduciarie
che producevano una sorta di denaro immaginario cartaceo basato sulla
moneta reale che potevano essere anche scambiate tra mercanti a seconda
delle rispettive convenienze. Nascevano in questo modo dei libri contabili
che, adottati dai banchieri, diede loro la possibilità di creare il denaro sotto
forma di libri contabili cartacei segnando una svolta epocale per il sistema
finanziario a venire[3].
Bruges nelle Fiandre, l'attuale Belgio, era una delle sedi di fiere più
importanti dove il sistema di contabilizzazione su libri divenne una
consuetudine talmente consolidata che in seguito getterà le basi per la
nascita delle Borse Affari. La prima fu creata proprio in Belgio, ad Anversa
nel 1531 per diretta conseguenza dell'organizzazione finanziaria del
mercato svolto nelle fiere.
Il termine borsa deriva infatti dal nome di un'importante famiglia di
mercanti veneti, i Della Borsa, trasferirtisi nelle Fiandre sotto il nome di
Van der Burse, nella cui casa si svolgevano le riunioni di contrattazione e
determinazione dei prezzi delle merci.
Le fiere infatti come luogo di scambio e commercio avevano anche la
possibilità di contrattazione, e l'elemento che unirà le fiere medievali alle
Borse Valori sarà proprio la pratica della liquidazione periodica dei conti,
della compensazione delle differenze, del regolamento dei saldi e della
negoziazione dei prezzi.
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Le crociate e i primi strumenti finanziari del Basso Medioevo
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La Moneta dell'Utopia
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Verso il Rinascimento: la nascita delle banche
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La Moneta dell'Utopia
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Verso il Rinascimento: la nascita delle banche
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La Moneta dell'Utopia
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Le banche creano moneta dal nulla
argento nei depositi, creando così per la prima volta nella storia
l'erogazione del credito[1].
Alla coniazione della moneta si affiancava quindi la creazione di denaro
virtuale che arricchiva molti banchieri senza che essi producessero nulla
nell'economia reale se non scritture contabili.
Le transazioni venivano sempre più spesso eseguite tramite accreditamento
nei libri contabili e non con denaro reale. Si affiancava quindi al classico
sistema monetario di emissione in oro un sistema di emissione creditizia
privato e gestito esclusivamente dai banchieri.
La legge dell'epoca era del tutto fallace in materia finanziaria e l'enorme
credito prodotto era gestito in modo del tutto autonomo tra le varie banche
attraverso una serie di libri contabili interni del tutto sconosciuti ai
cittadini, creando in questo modo le prime camere di compensazione della
storia[1].
Nessuno poteva sapere in realtà se la banca possedesse veramente la
riserva di denaro coniato iscritta a libro e la facilità nell'ottenere il credito
non poneva molti dubbi, grazie anche all'abitudine ormai consolidata e
sicura di utilizzare la scrittura contabile invece della moneta reale.
L'aumento dell'urbanizzazione e del traffico delle merci d'altra parte
mascherò inizialmente la consuetudine da parte delle banche di questa
creazione virtuale di denaro non generando nessuna inflazione se non alla
fine del quattrocento, periodo in cui nelle banche fiamminghe solo il 29
per cento dei depositi era effettivamente in oro, mentre il resto
rappresentava denaro scritturale[2].
La reputazione delle banche era egualmente importante per non
insospettire mercanti e contraenti di prestiti, e per tutto il Basso Medioevo
molti dei banchieri furono impegnati in mecenatismo e opere pubbliche
atte a favorire il consenso popolare.
Ma già alla fine del trecento le Fiandre videro gli effetti dell'espansiva
politica bancaria del credito e le autorità iniziarono un'aspra battaglia
contro le banche fino a decretarne la chiusura nel 1433 nella città di
Bruges, mentre alcune città tedesche e baltiche soppressero i pagamenti
cartacei a favore di quelli in moneta metallica coniata. Anche i Medici a
Firenze furono accusati di una disonesta emissione dei crediti e il loro
palazzo subì l'assalto e il rogo dei libri contabili nel 1494. La Borgogna e
molte altre regioni isolarono i banchieri e molte filiali furono costrette alla
liquidazione. Le banche accusate di inflazionare i prezzi e di contrarre la
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La Moneta dell'Utopia
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Le banche creano moneta dal nulla
quella funzione sociale che gli si attribuisce oggi, ma ha, nei suoi
proprietari privati, solo approfittato della debolezza e distorsione del
sistema monetario che si è venuta a creare nel corso dei secoli
specialmente dopo la caduta della Repubblica a Roma.
La nascita degli strumenti finanziari quali il credito non fu dovuta a una
rarefazione dei metalli preziosi e quindi per supplire ad una scarsità
monetaria debilitante per il commercio, ma a tecniche di manipolazione
ereditate da un sistema monetario deviato dalla sua naturale funzione ed
origine di unità di misura, come dimostrò sia la moneta di bronzo romana
che la filosofia aristotelica.
Il sistema bancario andò a colmare un vuoto lasciato dalla manipolazione
della moneta e dalla lotta privata per il potere che prese il sopravvento
sulla Res Publica, e non per creare un sistema migliore per i commerci. La
definizione di numisma conteneva in se già la struttura per un mondo
molto diverso da quello che poi la storia ci ha consegnato, e la pretesa
funzione sociale del sistema bancario come erogatore di credito e
stimolante per l'economia non corrisponde altro che all'indebitamento delle
nazioni e dei popoli nei confronti di un pensiero astratto da regolare per
legge, non privatizzabile e tanto meno cedibile in prestito da parte di
privati monopolisti ed emettitori di un simbolo, per altro a costo nullo [3].
Incredibilmente ingannati i popoli hanno più volte riconsiderato il denaro
come unita di misura, non come valore mercantile di un bene ma sono
ricaduti più volte nell'errore fino a permettere infine la definitiva
affermazione di un potere monopolistico privato sulla legge con la
legalizzazione oggi di emissioni monetarie dal nulla, senza nessuna
produzione reale effettiva, e la distorsione completa della vera origine,
natura e funzione del sistema monetario.
Nel corso dei secoli la creazione di credito artificiale ha concesso poteri e
proprietà proprio a quei soggetti che nulla hanno fatto per creare la
ricchezza reale, se non profittare della conoscenza di una parte essenziale
della storia.
La dominazione bancaria odierna non è certamente il frutto di qualche
disonesto manager del nuovo millennio, ma di una lunga e strutturata
strategia e conoscenza in essere da almeno tre millenni.
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La Moneta dell'Utopia
[1] La creazione del denaro moderno dal nulla (SISTEMA FIAT), pag. 192
[2] De Roover, Money, Banking and Credit in Medieval Brugge (Cambrige
University Press, 1948, pag 29)
[3] La proprietà della moneta , pag. 231
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Il Rinascimento cambia gli equilibri. Nasce il Capitalismo
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La Moneta dell'Utopia
L'oro già estratto e utilizzato dai nativi per le proprie civiltà non veniva
utilizzato da questi come denaro ma per la costruzione di opere
ornamentali religiose o statali. Gli Spagnoli depredarono completamente i
vari popoli di tutte queste enormi ricchezze, fondendo l'oro e cancellando
in questo modo la storia di intere civiltà. Come per Costantinopoli due
secoli e mezzo prima, la memoria storica fu distrutta per riempire le casse
europee del prezioso metallo. All'arrivo degli Europei la moneta in tutto il
Sud e Centro America era costituita dai semi del cacao, monopolio di
Stato, e dal rame lavorato.
In soli due secoli dalla scoperta delle Americhe furono trasportate in
Europa circa 1300 tonnellate di oro e circa 60.000 tonnellate di argento ma
solo una parte arrivò in Spagna mentre almeno 500 navi furono catturate e
depredate dai pirati al soldo di Inghilterra e Olanda e i carichi confluirono
nelle rispettive capitali. Solo nel primo secolo la quantità d'oro in Europa
raddoppiò creando una enorme inflazione che dopo due secoli era dieci
volte superiore, ma questa volta fu almeno in parte stimolante per la
crescita demografica e la produzione tanto da non creare fenomeni di
grande rilevanza inflattiva nel nord protestante [1], mentre la Spagna ebbe
una situazione inversa a causa della sua scarsa capacità manifatturiera e
dell'accumulazione dei capitali da parte della nobiltà incurante di sfruttare
l'abbondanza di metalli preziosi per creare un'industria nazionale e
distribuire la ricchezza anche alle classi sociali medie degli artigiani.
Mentre i paesi del nord distribuivano l'enorme disponibilità di metalli
preziosi nella prima forma di capitalismo, la Spagna cattolica fu capace
solo di accentrare la ricchezza nelle secolari mani della nobiltà e del clero.
L'abbondanza di oro e argento ebbe però un effetto disastroso sul pensiero
monetario dell'epoca che aveva visto, prima di Colombo, un'evoluzione in
senso aristotelico del concetto di denaro, presto dimenticata da una crescita
economica esponenziale in Europa dovuta allo sfruttamento selvaggio dei
territori nel Nuovo Continente, e dei suoi popoli pressoché sterminati.
L'enorme afflusso di ricchezze nel nord Europa provocò non solo crescita,
ma uno smarcamento dal pensiero cattolico che, seppur corrotto, aveva
come base morale l'amore universale, per abbracciare il dogma del credito
e del profitto ad ogni costo. Il grande cambiamento nel pensiero
economico del cinquecento e del seicento dominerà i secoli successi fino ai
nostri giorni, acuendo quelle che erano problematiche umane ben presenti
già alla nascita di un sistema basato sulle risorse monopolizzate e
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Il Rinascimento cambia gli equilibri. Nasce il Capitalismo
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portoghesi[2].
Lungo la rotta per le Indie i Portoghesi stabilirono delle fortificazioni, ad
esempio sull'isola di Goa, dove anche gli Affaitadi fondarono delle agenzie
di brokeraggio in pieno accordo con la casa reale lusitana. Ma un altro
avvenimento storico avrebbe di nuovo cambiato di nuovo gli equilibri a
favore degli Olandesi prima e degli Inglesi poi a partire dalla seconda metà
del cinquecento.
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Il Calvinismo: lo spirito del Capitalismo moderno
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Inghilterra dalla libertà monetaria alla schiavitù bancaria
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Inghilterra dalla libertà monetaria alla schiavitù bancaria
l'est. Con questa legge del parlamento ogni privato poteva importare oro e
argento per coniarlo alla zecca senza pagare nessuna spesa. La coniazione,
prima prerogativa reale esclusiva, era in questo modo privatizzata a
vantaggio dei goldsmiths, gli unici controllori dell'oro, in grado così di
determinare la quantità di moneta in circolazione. Si ufficializzava così la
coniazione monetaria privata in Gran Bretagna. La Compagnia Britannica
delle Indie, in mani private e nemmeno inglesi, si assicurò così il
vantaggio di cambiare l'argento in Oriente con un lucroso rapporto con
l'oro.
Ma più importante tra gli effetti del Free Coniage Act, fu quello di
distruggere la sentenza del 1600 e con essa il concetto monetario di stampo
aristotelico, riportando la moneta in oro ad un bene di valore variabile e
manipolabile nel commercio con un valore intrinseco e non ha un valore
nominale stabilito per legge. La successiva gloriosa rivoluzione di
Guglielmo III d'Orange, di stirpe olandese stabilitosi sul trono inglese nel
1689 dopo la deposizione Giacomo II, aprì le porte ad una finanza di
stampo olandese, praticamente una copia di quanto successo durante tutto
il seicento nei Paesi Bassi con l'imperversare di guerre e crisi finanziarie
create dalla lunga mano dei banchieri. La Gloriosa Rivoluzione fu
finanziata dal banchiere Isaac Lopez Suasso con due milioni di corone [3].
Questo fu l'atto finale prima del grande passo del sistema bancario, una
banca centrale privata che indebitasse la nazione emettendo in monopolio
la moneta dal nulla con delle semplici banconote di carta senza valore, e
un modello da esportare poi successivamente in tutto il mondo.
I presupposti per la fondazione della Banca d'Inghilterra erano stati posti
con il Free Coniage Act che toglieva ogni potere monetario allo Stato per
consegnarlo ai banchieri inglesi, prima definiti goldsmiths, e ai loro
finanziatori olandesi, pronti al grande salto nel gestire l'emissione di un
intero paese e del mondo per il profitto di pochi privati contro l'interesse
sociale.
[1] The case of Mixt Monies: confirming Nominalism in the Common Law of Monetary
Obbligations, University of Cambridge, Faculty of Law,
(http://papers.ssrn.com/sol3/papers.cfm?abstract_id=1763741 )
[2] Christofer Hollis, The Two Nations, 1935, pag 19-22
[3] Stephen Zarlenga, The Lost science of Money, 2005
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La Moneta dell'Utopia
Storicamente la data del 27 luglio 1694 segna la nascita ufficiale del debito
pubblico per le nazioni, un momento in cui la storia volgerà
definitivamente a favore dei banchieri privati, anche se l'indebitamento
dello Stato era già in atto da tempo.
La Banca di Svezia anticipò di qualche anno l'istituzione della prima banca
centrale privata ad opera di Palmistruch, un banchiere di Stoccolma, nel
1658. Fu la prima banca a emettere su vasta scala certificati di deposito e a
trasformarli così da ricevute per il deposito dell'oro da girare come assegni
moderni in vere e proprie banconote, con numero seriale, senza girata e
senza il nome del titolate di deposito, ma quello della banca stessa garante
dell'oro depositato. Nasceva insomma la banconota moderna come
promessa di pagamento per il metallo prezioso effettivamente depositato e
che con il tempo diverrà nell'immaginario collettivo, vero denaro pur
essendo solo una mera ricevuta.
Fu sulla base di quest'idea del banchiere svedese che William Patterson,
massone e banchiere scozzese, cresciuto in Olanda come lo stesso Re
Guglielmo III, strutturò la sua banca, la Banca d'Inghilterra, con la colpa di
istituzionalizzare il debito rendendolo pubblico, grazie ad un sottile
inganno ed alla complicità del re e di una larga parte del parlamento
inglese, storicamente riferita al partito Whig vicino ai banchieri. Il modello
della Banca di Amsterdam fu sostanzialmente ripetuto ma con la
fondamentale differenza che mentre la banca della capitale olandese era in
mano pubblica e nel finanziare il Municipio di Amsterdam non creava per
esso un debito, quella inglese era privata e nel finanziare lo Stato inglese
creerà un debito sempre maggiore caricato anche degli interessi.
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1694: fondazione della Banca d'Inghilterra e nascita del debito pubblico
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1694: fondazione della Banca d'Inghilterra e nascita del debito pubblico
Contributo che per effetto degli interessi oggi rappresenta in ogni nazione
la quasi totalità del PIL e in quelle più indebitate lo supera
abbondantemente, un risultato per i banchieri ottenuto in un arco di tempo
molto piccolo, a partire dalla data simbolica del 27 luglio 1694, se
confrontato alla data di nascita ufficiale della moneta lontana di tre
millenni nel tempo.
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1694: fondazione della Banca d'Inghilterra e nascita del debito pubblico
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1694: fondazione della Banca d'Inghilterra e nascita del debito pubblico
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La Rivoluzione Americana contro il sistema monetario privato
del settore produttivo delle colonie. Una schiavitù verso i coloni era di
fatto applicata come lo era verso la manodopera produttiva inglese. Se
inizialmente i coloni potettero utilizzare gli scambi e il baratto, peraltro
praticato già dai nativi, per commerciare i beni che non riuscivano a
reperire o produrre, con la sempre maggiore emigrazione verso il Nuovo
Continente e con i contrasti sempre più aperti con gli indigeni per la
sottrazione e la colonizzazione delle loro terre, si sentì fortemente la
necessità di trovare una soluzione al divieto imposto da Londra.
Dapprima vennero individuati dei beni di riferimento, un sistema
primordiale utilizzato agli albori del sistema monetario quando il denaro
era rappresentato dal bestiame e dal grano, negli stessi beni con cui i nativi
scambiavano le merci tra loro, ornamenti e monili costituiti da vari
materiali tra cui metalli, ossi e pelli. Successivamente si iniziarono ad
usare i prodotti della terra coltivata più facili da utilizzare, tra cui
principalmente il tabacco. In North Carolina si contavano ben 17 diversi
beni di riferimento mentre nel 1633 la Virginia e il Maryland dichiararono
il tabacco moneta a corso legale.
Questo periodo, denominato Country Pay, durò dal 1632 al 1692, ma
nonostante il Governo inglese lo legittimò, il sistema incontrava non poche
difficoltà in un'economia molto diversa rispetto alla rurale struttura
mesopotamica del 6000 a.C. Un tentativo di instaurare un sistema
monetario moderno fu fatto dal Massachusetts con l'apertura di una zecca
nel 1652, in contrasto con la Banca d'Inghilterra che riuscì a farla chiudere
nel 1685. La zecca fu affidata ad un certo John Hull, che caricava il 5 per
cento di spese sul conio dell'oro spesso portato da pirati e faccendieri per
riciclarlo in quanto probabilmente proveniente dai furti in mare.
Sembra fosse quasi un milione di sterline l'ammontare di questa
coniazione, comunque non in grado di soddisfare le esigenze del mercato.
Altri esperimenti furono fatti con delle banche coloniali della terra, le
Colonial Land Banks, che emettevano banconote convertibili in
appezzamenti di terreno. La prima di queste banche fu istituita nella
Carolina del Sud nel 1675, mentre altre seguirono a Boston nel 1686, in
Connecticut nel 1732, poi chiusa nel 1733, e nel Massachusetts nel 1739,
chiusa nel 1740. Quest'ultima banca sembrò molto interessante negli
intenti in quanto formata da un gruppo di proprietari terrieri che
dichiaravano apertamente nello statuto l'intenzione di sopperire ad una
cattiva circolazione monetaria con la loro banca, pagando gli interessi sui
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La Moneta dell'Utopia
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La Rivoluzione Americana contro il sistema monetario privato
divieto inglese la colonia ristabilì l'emissione delle note di credito per far
fronte alle spese governative. L'Inghilterra rispose con una maggiore
severità in due leggi simili.
Nel 1751 e soprattutto nel 1764, con il Currency Act veniva vietato
l'utilizzo delle banconote coloniali per il commercio privato, lasciando la
possibilità di utilizzo solo per far fronte alle spese di governo. Nonostante
le proteste dei coloni e di molti commercianti inglesi che vedevano fiorire i
commerci con l'America grazie al denaro cartaceo delle colonie,
l'Inghilterra non fu disposta a revocare il divieto. Benjamin Franklin si
recò personalmente a Londra come ambasciatore nel 1766 ma non ottenne
nessun risultato, se non quello di constatare l'allontanamento ormai
necessario tra le colonie e la madrepatria.
Il dado era tratto e i venti rivoluzionari iniziarono a soffiare nonostante un
ripensamento inglese del 1773 che autorizzava alcune emissioni di
banconote coloniali. Lo stesso Franklin, allo scoppio della Rivoluzione
Americana, attribuì una forte motivazione alla ribellione delle colonie nel
divieto imposto da Londra all'emissione monetaria coloniale [2].
Il rischio di precipitare nella miseria per le 13 colonie a causa della
mancanza di denaro soltanto per un divieto della madrepatria che, contro
tutti i vantaggi per i sui stessi cittadini, voleva applicare un interesse
usuraio sulla propria moneta, fu di fatto la maggior spinta verso la
ribellione, specialmente in considerazione dei tanti esperimenti monetari
effettuati dei vari governatori americani, attestanti una volta di più, la
validità del concetto monetario di numisma, la valuta stabilita per legge e
non come bene-merce. Questa arricchiva tutti i cittadini, al contrario della
sterlina inglese che non solo li impoveriva, ma li costringeva a lavorare e
produrre ancor di più per ripagare il debito e procurare profitti ai banchieri
privati e alle loro compagnie commerciali. Il divieto di stampare denaro di
carta si accompagnava infatti al monopolio esclusivo nei commerci della
Compagnia Inglese delle Indie, emanazione privata della Banca
d'Inghilterra, e ad una serie di tasse supplementari, per drenare la ricchezza
prodotta dai coloni. Con l'utilizzo del denaro coloniale emesso senza
debito la Banca non poteva più appropriarsi di queste ricchezze e avrebbe
dovuto assistere alla ripresa dei profitti sia dei coloni che dei piccoli
mercanti inglesi, liberi dalla schiavitù monetaria del debito.
Primo atto del Congresso Continentale fu l'unione delle colonie sotto
un'unica emissione monetaria il 22 giugno 1775, pur lasciando alle
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[1] Arthur Nussbaum, The History of the Dollar, Columbia University Prss, pag 25-35
[2] Benjamin Franklin, Autobiografia
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L'ascesa dei Rothschilds
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La Moneta dell'Utopia
nelle pratiche bancarie si occupò della piazza più importante, la Londra del
1798, con la sua Banca d’Inghilterra da conquistare. Il quarto figlio, Carl,
venne inviato a Napoli e il quinto, Jakob, a Parigi. Ad ogni figlio fu
affidata una somma iniziale da investire in operazioni speculative e sembra
che Nathan Rothschild arrivò a vantarsi in pubblico di aver accresciuto nei
diciassette anni vissuti a Londra, di 2500 volte l'investimento iniziale di
20.000 sterline affidatogli.
L'avvento al potere di Napoleone Bonaparte fu una vera manna dal cielo
per i banchieri, soprattutto per i Rothschild, che videro incrementare
esponenzialmente i loro profitti dalle lunghe guerre che il nuovo
imperatore francese intraprese in tutta Europa.
Inizialmente in affari con le famiglie reali europee e in particolare con il
principe Guglielmo d’Assia-Kassel, allora il monarca più ricco del
continente, i Rothschild si specializzarono poi nelle speculazioni relative ai
titoli consolidati e alle obbligazioni britanniche grazie proprio al denaro
dei vari monarchi europei. Napoleone dopo le sue iniziali vittorie affidò a
Nathan Rothschild l'enorme somma di 550.000 sterline per l'acquisto di
obbligazioni del governo britannico. Ma il denaro fu usato dai Rothschild
per il proprio profitto e con la sconfitta di Napoleone probabilmente non vi
fu nessuna restituzione del capitale. Anzi, Nathan Rothschild, organizzò il
finanziamento in oro di un attacco dalla Spagna comandato dal Duca di
Wellington proprio attraverso la Francia approfittando dell'assenza di
Napoleone impegnato in Russia.
Anche con il principe Guglielmo ritornato dall'esilio i Rothschild
utilizzarono i fondi per il proprio profitto, anche se in questo caso il
capitale iniziale fu restituito con gli interessi ipotetici maturati nel caso che
i titoli britannici fossero stati realmente acquistati. Ma il profitto ottenuto
con il denaro di Guglielmo superava di gran lunga quello dei titoli e venne
tenuto dai Rothschild.
Nell'arco di pochi decenni di guerre i Rothschild divennero molto più
ricchi di tutti gli altri banchieri e alla metà dell'ottocento erano i padroni
incontrastati non solo del sistema bancario in Europa, ma investirono in
numerose altre attività acquisendo le proprietà dei mezzi d'informazione
tra cui l'agenzia Reuters, oggi considerata la numero uno nel continente
con diramazioni in finanza e nel mercato immobiliare [1].
Inoltre instaurarono rapporti in tutto il mondo e in tutti i settori attraverso il
finanziamento di Cecil Rhodes per il monopolio delle miniere d'oro e di
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L'ascesa dei Rothschilds
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Le guerre napoleoniche e l'esportazione del modello inglese
Alla fine del settecento il mondo era pronto per subire l'assalto massiccio
dei banchieri soprattutto inglesi, olandesi e tedeschi, ormai esperti nella
gestione dei debiti nazionali. Le esperienze di Law in Francia, della Banca
di Amsterdam e della Banca d'Inghilterra avevano ormai delineato nel
tempo un modello da seguire in tutte le nazioni per avere il controllo del
potere monetario sfuggito di mano agli stati: il modello inglese.
Niente più delle guerre propiziavano gli indebitamenti dei sovrani in lotta e
niente più delle banche centrali scaricava questi debiti dai sovrani ai
rispettivi popoli. E così, dopo le prime due banche, nel 1668 la Banca
centrale di Svezia, nel 1694 la Banca centrale d’Inghilterra, l'ottocento fu il
trionfo dei banchieri privati, facilitati dalle continue guerre europee a
partire da quelle napoleoniche, che coinvolsero numerosi paesi
indebitandoli. Il 1800 segnò la nascita della Banca centrale di Francia, ad
opera dello stesso Napoleone, il 1814 quello della Banca di Olanda in
sostituzione della statale Banca di Amsterdam, il 1817 quella d'Austria, il
1849 quella degli Stati Sardi, poi banca del Regno d'Italia, il 1850 fu la
volta della Banca del Belgio, il 1875 per la Reichsbank, il 1882 per quella
del Giappone, il 1893 per la Banca d’Italia[1], e infine il 1913 per il Federal
Reserve System degli Stati Uniti. Nessuna di queste banche era statale, ma
tutte esclusivamente private con diritto di emissione monetaria in forma di
banconote sul modello inglese.
Fu dunque Napoleone Bonaparte a fondare la Banque de France il 18
gennaio 1800, convinto di stimolare la ripresa economica in forte declino
dopo i tumulti rivoluzionari. Alla banca fu affidata l'emissione monetaria
di banconote per la sola Parigi per un periodo di 15 anni. Società per
Azioni privata, la Banque de France vide esteso questo diritto a tutta la
Francia nel 1848, approfittando dei nuovi moti rivoluzionari per imporre il
corso forzoso, che esentava la banca a convertire le banconote. Lo statuto
di regolamentazione della banca viene datato al 1808 e in vigore fino al
1936, quando lo Stato intervenne nella politica della banca riformandola
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La Moneta dell'Utopia
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Le guerre napoleoniche e l'esportazione del modello inglese
[1] Fatta l'Italia ora bisogna fare la Banca d'Italia, pag. 144
[2] L'ascesa dei Rothschilds, pag. 113
[3] L'Unità d'Italia, pag. 136
[4] Paolo Malanima (ISSM-CNR) e Vittorio Daniele, (Università “Magna Græcia”),
RIVISTA DI POLITICA ECONOMICA MARZO-APRILE 2007
(http://www.pavonerisorse.it/italia150/brigantaggio/regni.pdf )
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La Moneta dell'Utopia
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I banchieri ancora all'assalto degli Stati Uniti
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La Moneta dell'Utopia
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I banchieri ancora all'assalto degli Stati Uniti
Gli Stati Uniti sopperirono alla chiusura della First Bank con una loro
emissione convertibile ancora in metallo prezioso, e quindi di nuovo senza
comprendere la reale natura della moneta.
La confusione generata tra l'emissione di Stato e l'emissione privata
indusse a credere ancora nella necessità di una banca centrale e,
erroneamente, questa fu di nuovo privata e peggiore della precedente, in
quanto utilizzò in modo più spropositato l'emissione cartacea senza la
copertura in oro con profitti enormi per i propri azionisti e dei forti
indebitamenti per lo Stato e i cittadini.
Solo nel primo semestre dalla sue fondazione, il 1817, la Second Bank of
the United States emise 52 milioni di prestiti a fronte di soli 2,5 milioni di
riserve auree.[6]
L'enorme afflusso di prestiti era per lo più concentrato al nord, con fini
speculativi, e la mancanza di una correlazione con l'economia reale
provocò il panico del 1819 quando la banca ridusse i prestiti a 12 milioni e
la circolazione monetaria crollò prima a 10 milioni e, nel 1820, a 3,5
milioni, così che i debitori non potessero reperire il denaro per far fronte ai
loro impegni, riducendosi alla bancarotta.
Il sud fu il più colpito da questa situazione determinando così una delle
possibili cause per la guerra civile. Nel 1832 la banca fu di nuovo accusata
di speculare il 4 per cento nella gestione dei bonds dello Stato con la
Baring Brothers di Londra, e il presidente Jackson, e il suo vice Van Buren,
furono i protagonisti della lotta contro il rinnovo della concessione
governativa alla banca.
La maggiore preoccupazione per i due veniva dalla corruzione
serpeggiante che la banca usava per avere i favori di molti membri del
Congresso e di molti giornalisti nel perorare la propria causa e la necessità
di rinnovare la concessione. Secondo il senatore Benton furono 3 milioni i
soldi spesi per questo scopo dalla banca, attraverso generosi prestiti alle
varie testate giornalistiche[7].
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La Moneta dell'Utopia
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I banchieri ancora all'assalto degli Stati Uniti
l'applicazione di nuove tasse sulle vari filiali della banca, per consentire un
migliore flusso di denaro in circolazione, punendo allo stesso tempo i
responsabili della deflazione.[9]
Nonostante gli archivi riguardanti il sistema bancario americano siano
praticamente inesistenti fino al 1836, molte testimonianze furono lasciate
dai contemporanei. Alcune banche escogitavano mezzi sempre più astuti
per non cambiare le banconote in dollari, come arresti per futili motivi, da
parte di autorità corrotte, di chi tentava di farsi pagare le proprie
banconote[10], o spostamenti di oro da filiale a filiale, in caso di ispezioni
governative sulle riserve, sempre quantitativamente molto più basse in
rapporto alle banconote emesse.[11]
Le banche fecero così enormi profitti nel capitalizzare semplice carta, da
esse stesse stampata, e l'apertura della Borsa Valori di New York nel 1817
non fece altro che aumentare il loro potenziale di carta basata sul nulla,
piazzando sul mercato le loro azioni grazie alla convinzione del pubblico
che le banche possedessero realmente l'oro per emettere banconote. [12]
Un paio di tentativi per limitare la pratica, oggi detta, della riserva
frazionaria[24], furono fatti durante la gestione della Second Bank of the
United States; uno da parte di un gruppo di banchieri privati di Boston, nel
1825, e uno da parte della città di New York nel 1829. Il primo, chiamato
The Suffolk System, era rivolto alle sole filiali lontane, che approfittavano
di questa situazione per non pagare le proprie banconote in oro [4], mentre il
secondo riguardava la creazione di un fondo per le banche cittadine, che
dovevano versare ogni anno almeno la metà dei propri capitali al tesoro
della città, che avrebbe amministrato il fondo di salvataggio, Safety Fund
System, per risarcire i cittadini in caso di fallimento delle banche [4][13]
Queste misure diedero vita al Free Banking Act del 1836, un nome un po'
fuorviante, visto che la nuova legge lasciava intatto il potere di emissione
delle banche private, seppur con delle restrizioni.
Veniva stabilita una percentuale massima di emissione cartacea per le
banche in rapporto al capitale reale, un miglioramento delle riserve e
controlli maggiori da parte del Governo.[4]
Ma tutto questo non ristabiliva la prerogativa dello stato sull'emissione
monetaria e quindi la sua funzione più importante, il potere monetario, il
Quarto Potere capace di far funzionare gli altri e liberare i cittadini dalla
schiavitù economica e finanziaria delle banche da un mezzo, il denaro, che
nella sua vera natura e funzione appartiene al popolo sotto forma di credito
125
La Moneta dell'Utopia
e non di debito.
Il vero “Free Banking Act” in realtà, era il precedente sistema di
emissione coloniale, libera da debito, pura convenzione sociale per
stabilire legislativamente il mezzo universale di scambio della
ricchezza prodotta.
Lasciando alle banche il potere di emettere carta promissoria senza le
giuste riserve auree, ma soprattutto continuando a considerare il
denaro come bene commerciale e non come definizione legale della
convenzione sociale, gli Stati Uniti continuarono a lasciare il potere
monetario in mano a speculatori e banchieri, che non si fecero
attendere per sferrare nuovi attacchi, minando le basi della società e
depauperizzando i cittadini della ricchezza reale da loro costruita a
fronte di pezzi di carta colorata creati da nulla. [14]
Alla metà dell'ottocento, erano più di 1000 le banche ad emettere
denaro cartaceo in circa 7000 diversi tipi di banconote [4]. Questa
situazione andava principalmente a discapito degli Stati del sud, i più
legati alla conversione aurea e argentifera, in quanto i più produttivi
di materie prime esportate principalmente nella vecchia Inghilterra, e
già minati dalle crisi e dalle inflazioni e deflazioni create dalla
Second Bank of the United States. Bastò così il naufragio di una nave
della Ohio Life and Trust Company con a bordo 1 milione in lingotti
d'oro a far fallire, nel 1857, questa società e conseguentemente a far
sospendere la convertibilità delle banconote in oro da parte di
numerose banche, dal 13 ottobre, con perdite per quasi 300 milioni di
dollari che scatenarono una crisi di panico senza precedenti
specialmente a sud.[15]
Questa crisi, molto forte, dovuta allo sbagliato concetto del denaro e
all'emissione di banconote senza la dovuta copertura aurea, accese
gli attriti tra il produttivo Sud e lo speculativo Nord, dove era stata
fondata la Borsa Valori di New York, e quindi dove risiedeva il
centro del potere finanziario e del cambio valutario con l'estero di
oro e argento, da cui il Sud era fortemente dipendente. [15]
126
I banchieri ancora all'assalto degli Stati Uniti
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La Moneta dell'Utopia
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131
La Moneta dell'Utopia
Ma già dal febbraio del 1878 una nuova legge, il Bland Bill, fece coniare
ben 378 milioni di dollari in argento tutto proveniente da miniere nel
territorio della Federazione.
C'è da considerare che l'economia statunitense, e quindi anche la sua
emissione monetaria, era ancora fortemente dipendente dall'agricoltura. I
piccoli agricoltori, a corto di contanti e indebitati con le banche tra il 1873
e il 1878, per far fronte alle spese di gestione stagionali, ebbero vita
difficile con i ricchi banchieri, loro creditori, che potevano acquistare a
prezzi di saldo le loro terre spesso messe in vendita per bisogno di
liquidità. Ma il movimento intorno a Bryan, e al Free Silver, per la corsa
alla carica di presidente nel 1896, sembra oggi di molto esagerato, se si
confronta alla possibilità che una seria legislazione, ed emissione gratuita
di Greenbacks, avrebbe potuto invece offrire al posto dell'argento e
all'ammontare della coniazione argentifera dopo il 1878. Dal 1890 inoltre,
gli Stati Uniti acquistarono argento dall'Europa ad un rapporto di 16 a 1
con l'oro, grazie ad una nuova legge, lo Sherman Act, aumentando così la
coniazione in argento di 17 milioni all'anno, ma perdendo in questo modo
il prezioso oro che doveva successivamente riprendere in prestito dalla
stessa Europa. Un circolo vizioso che venne interrotto solo con
l'abrogazione della legge tre anni più tardi, non prima comunque di aver
fatto fare profitti alle banche d'oltre oceano.
Il problema sembra oggi più dovuto alla scarsità monetaria totale che al
solo argento e oro. Infatti, a fronte di un volume d'affari di circa due
miliardi di dollari e di 350 milioni di interessi sui prestiti, negli Stati Uniti
la massa monetaria era comunque insufficiente stando ai dati forniti per
l'anno 1893, anno in cui scoppiò una crisi nel resto del mondo, che iniziò
nel 1890 con il crollo della Baring Brothers di Londra, dopo alcune
speculazioni mal riuscite in Sud America.
La deflazione, e non una sovrapproduzione in un paese come gli Stati Uniti
in via di formazione, con sempre nuovi territori da acquisire e cittadini da
rifornire, sembrò la causa principale della crisi.
Tra il 1865 e il 1879 la massa monetaria crebbe solo del 17 per cento, a
fronte di un incremento demografico che solo dall'immigrazione vide
crescere di 7 milioni d'individui la popolazione dei già 23 milioni di
residenti. Certamente, anche il trasferimento a fine secolo di oro verso
l'Europa, fece diminuire la massa monetaria; ma il Governo non fu capace
di reagire agli attacchi speculativi, e di dare una definizione completa ai
132
I banchieri ancora all'assalto degli Stati Uniti
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La Moneta dell'Utopia
[1] Martin Van Burel, Inquiry into the Origin of Political Party in the U.S., pag 11, 23, 29,
32
[2] Alexander Hamilton, Report on a National Bank,
(http://american_almanac.tripod.com/hambank.htm )
[3] John Thom Holdsworth, The First and Second Bank of the United States, (Washington:
National Monetary Commission, Pag 26, 29, 48, 49, pag 104
http://fraser.stlouisfed.org/docs/historical/nmc/nmc_571_1910.pdf
[4] Paul Studenski e Herman Kroos, Financial History of the U.S., pag 64, 88-89, 115-125,
137-38, 210, 215, 252
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La Moneta dell'Utopia
L'Unità d'Italia
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religiose che nulla hanno a che vedere con il sistema monetario di una
nazione, utili, come visto anche in passato, solo a confondere l'osservatore.
La moneta-oro del sud e degli Stati preunitari non era certamente
strutturata con il buon concetto aristotelico come lo erano i Continental
Bills americani, ma aveva almeno il pregio di non indebitare la nazione e
di arricchirla con un'attenta gestione.
Il modello piemontese esportato al sud distrusse un'economia florida, come
successo in molti altri paesi, creando miseria, disoccupazione ed
emigrazione di massa. Ma questo fenomeno non era del tutto imprevisto,
affatto, ma era anzi scritto già nella storia. Sembra che a detta di qualcuno
la famosa frase di Massimo D'Azelio “Fatta l'Italia ora bisogna fare gli
italiani” non fu in realtà mai pronunciata, ma questo ha poca importanza
perché la storia avrebbe sottinteso comunque un'altra frase che non fu mai
pronunciata ma che nei fatti divenne realtà, “Fatta l'Italia ora bisogna
fare la Banca d'Italia” e per farlo bisognava prima che quei banchieri
demolissero il buon modello, per appropriarsene delle ricchezze e
cancellarlo dalla storia con la propaganda risorgimentale, per poi passare
alla loro Banca Nazionale.
142
[1] Le guerre napoleoniche e l'esportazione del modello inglese, pag. 117
[2] Carlo Ciccarelli e Stefano Fenoaltea, Quaderni di Storia Economica, Attraverso la lente
d’ingrandimento: aspetti provinciali della crescita industriale nell’Italia postunitaria,
Banca d'Italia, 2010
(http://www.bancaditalia.it/pubblicazioni/pubsto/quastoeco/quadsto_04/Quaderno_storia_e
conomica_4.pdf)
[3] Carlo Ciccarelli e Stefano Fenoaltea, op. citata sopra, 7. Conclusioni, pag 23
[4] Paolo Malanima (ISSM-CNR) e Vittorio Daniele, (Università “Magna Græcia”),
RIVISTA DI POLITICA ECONOMICA MARZO-APRILE 2007
(http://www.pavonerisorse.it/italia150/brigantaggio/regni.pdf )
[5] Banco di Napoli, Archivio Storico
(http://www.istitutobancodinapoli.it/IbnafWeb/showpage/35 ) e
(http://www.ibnaf.it/frame/amb_introduzione.html )
[6] Istituzione stabilimenti, e decreti concernenti il Banco delle due Sicilie e sue casse,
1817 (http://books.google.co.uk/books?
id=xBpAAAAAcAAJ&printsec=frontcover&hl=it&source=gbs_ge_summary_r&cad=0#v
=onepage&q&f=false )
[7] Moruzzi Numismatica, Addio alla Lira, 2002, pag 19-20
(http://www.moruzzi.it/download/2002_pdf/02MNstatiitalia.pdf )
[8] Giacomo Savarese, Le Finanze Napoletane e le Finanze Piemontesi dal 1848 al 1860,
1862
(http://www.brigantaggio.net/brigantaggio/Storia/Altre/VARIE/0031_Le_finanze_napoletan
e_e_piemontesi_GSavarese.PDF )
[9] Fondazione Bastogi, Archivio,
(http://www.fondazioneisec.it/allegati/fondi_isec/bastogi.pdf )
[10] Pietro Bastogi (http://it.wikipedia.org/wiki/Pietro_Bastogi ), Archivio del Senato
(http://notes9.senato.it/Web/senregno.NSF/5cf68b34c7af786ac12571140059a4cb/4b0c3e08
21dd3f0c4125646f0058bb68?OpenDocument )
[11] Carlo Brombini (http://it.wikipedia.org/wiki/Carlo_Bombrini )
[12] Domenico Balduino, Enciclopedia Treccani,
(http://www.treccani.it/enciclopedia/domenico-balduino_(Dizionario_Biografico)/ )
[13] Fratelli Pereire, (http://it.wikipedia.org/wiki/Fratelli_Pereire )
[14] Fenestrelle, Cronologia Leonardo (http://cronologia.leonardo.it/storia/a1863b.htm)
143
La Moneta dell'Utopia
Una volta demolito l'impianto strutturale della moneta-oro del Regno delle
Due Sicilie, il neo Regno d'Italia si avviò lentamente verso la costituzione
di una banca centrale nazionale privata, non senza aver depredato anche lo
Stato Pontificio con la legge dell'eversione religiosa del 7 luglio 1886 e del
15 agosto 1867, che assegnava allo Stato moltissime proprietà
ecclesiastiche, ed essere precipitato in un disavanzo di 721 milioni con la
Terza Guerra d'Indipendenza, combattuta naturalmente a debito per la
felicità dei banchieri. Naturalmente le espropriazioni non avevano lo scopo
di valorizzare dei beni, ma di venderli per ripagare il debito, con risultati
finanziari alquanto scarsi a quanto sembra, dovuti alla troppa disponibilità
di immobili che fece cadere i prezzi.
Il tutto venne accompagnato dall'imposizione del corso forzoso dal 1
maggio 1866 che come visto nel capitolo precedente, riguardò solo la
banca piemontese, in modo da avvantaggiarla e fornirla di oro meridionale
e impedire così al Banco delle Due Sicilie di emettere 1.200 milioni di
banconote con riserva aurea.
Dopo la Breccia di Porta Pia in Italia vi erano ben sei istituti di emissione:
la Banca Nazionale del Regno d'Italia (ex Banca Nazionale degli Stati
Sardi), la Banca Nazionale Toscana, Banca Toscana di Credito, Banca
Romana (ex banca pontificia), il banco di Napoli e quello di Sicilia nati dal
ex Banco delle Due Sicilie.
L'occasione per istituire un'unica banca del Regno, naturalmente privata,
senza la partecipazione dei due istituti meridionali, venne con lo scandalo
della Banca Romana, esposta nella bolla immobiliare seguita
all'annessione della capitale al Regno. Roma conobbe con la nomina a
capitale una serie di lavori pubblici e privati nei quali la Banca Romana
aveva elargito grossi finanziamenti in banconote senza chiaramente avere
la necessaria copertura aurea dopo che, nel 1881, lo Stato aveva
ripristinato la conversione della carta-moneta in oro.
Dopo l'iniziale corsa al credito il valore degli immobili nella capitale
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Fatta l'Italia ora bisogna fare la Banca d'Italia
diminuì sensibilmente come era logico e i contraenti dei prestiti non furono
più in grado di ripagare i debiti. Ma la Banca Romana per responsabilità
diretta del suo governatore Bernardo Tanlongo emise nel 1889 ben 25
milioni di banconote ufficiali più altri 9 milioni non iscritti a bilancio.
Quando nel 1892 la situazione venne a conoscenza del Parlamento scoppiò
uno scandalo che coinvolse molti uomini di primo piano tra cui anche il
primo ministro Giolitti costretto alle dimissioni dopo l'insabbiamento
effettuato dal governo precedente di cui lui era Ministro del Tesoro.
Il buco di oltre 20 milioni nel bilancio della Banca Romana diede
l'occasione nel 1893 per la fondazione di un nuovo istituto, sempre privato,
per gestire l'emissione monetaria: la Banca d'Italia, nata dalla fusione tra le
due banche toscane d'emissione e la Banca Nazionale del Regno d'Italia.
Il cerchio si chiudeva dunque e anche l'Italia aveva una potente banca
centrale privata emettitrice di moneta e dispensatrice di debiti da caricare
sulla popolazione, e lo scandalo della Banca Romana ne fu solo il pretesto.
Infatti la Convenzione per l'istituzione della Banca d'Italia era già
pubblicata dal 1865 sulla Gazzetta ufficiale[1].
La fusione fu opera dei banchieri: Bombrini, già direttore della Banca di
Genova, della Banca degli Stati Sardi e della successiva Banca del Regno,
amico di Cavour, Mazzini e gran finanziatore delle varie guerre
d'indipendenza e tra i proprietari della Ansaldo, incontrato nell'affaire
Pietrasanta[2]; il banchiere Bastogi, già conosciuto nell'affare delle ferrovie
meridionali[2], proprietario della Banca Toscana di Credito; e la famiglia
del defunto banchiere Domenico Balduino[3], deceduto 10 anni prima,
azionista della Cassa del Commercio e dell'Industria di Torino impegnata
con 12 milioni di azioni nelle ferrovie di Bastogi, già salvato da Cavour,
dai Pereire e dai Rothschilds che acquisirono molte quote della banca nella
crisi che la colpì nel 1856.
I tre banchieri furono però prima protagonisti della spartizione delle
ricchezze del Regno delle Due Sicilie e della sua spoliazione [2], principale
ostacolo ad una banca centrale per tutta l'Italia con la partecipazione dei
banchieri internazionali già in affari con loro nel periodo precedente
l'Unità.
L'emissione fu condivisa con le due banche, Banco di Napoli e Banco di
Sicilia, fino alla legge 812 del 6 maggio 1926 che conferiva a Banca
d'Italia l'esclusività dell'emissione monetaria.
Il 28 aprile 1910 con il Regio Decreto n. 204 stabilì che la Banca d'Italia e
145
La Moneta dell'Utopia
i due istituti meridionali dovessero anticipare i crediti sui titoli del debito
pubblico al Ministero del Tesoro al tasso del 1,5%[4], articolo che fu poi
successivamente modificato più volte per adeguare la somma da anticipare
fino alla definitiva abrogazione per effetto della legge 812 sopra citata, che
la Banca d'Italia tuttora segnala come sua data di nascita nel proprio sito
web.
Con questa legge inoltre alla Banca d'Italia venivano assegnate le riserve
auree delle due banche[5].
Nel 1915 a causa della guerra fu di nuovo introdotto il corso forzoso fino
al dicembre del 1927 quando si sancì per legge il rapporto tra banconota e
oro di 3,66.
La banca nasceva come società anonima privata, ovvero la moderna
società per azioni, e avrebbe mantenuto questa forma fino al 1936 quando
con il Regio Decreto n. 375 del 12/03/1936 convertito nella Legge n.441
del 7 Marzo 1938 le venne conferito il titolo di Istituto di Diritto Pubblico
e pur mantenendo la sua autonomia, subiva delle modifiche sostanziali nel
suo azionariato, in cui entrava a far parte anche lo Stato attraverso delle
banche pubbliche, effetto di alcune nazionalizzazioni.
Veniva disattivava almeno in parte la sua natura totalmente privata, con
l'intervento dello Stato nelle partecipazioni come azionista diretto.
La causa determinante furono le iniziative intraprese dal Governo di
Mussolini per far fronte alla crisi finanziaria di tre grandi banche, causata
della grande depressione. Le banche, Banca di Roma, Credito Italiano e
Banca Commerciale Italiana, entrarono nel 1936 a far parte delle Banche
di Interesse Nazionale (BIN) con la riforma bancaria del 1936 del decreto
sopra citato, parte del gruppo pubblico dell'IRI che era stato fondato in via
temporanea nel 1933 proprio per salvare gli istituti di credito e le aziende
collegate. L'IRI acquisì le partecipazioni delle banche finanziandole,
rimborsando la Banca d'Italia che si era esposta per circa 7 miliardi con gli
istituti, pari a circa il 50 per cento del circolante [6].
In Banca d'Italia entrarono così gli istituti pubblici, le casse di risparmio,
gli istituti di credito di diritto pubblico e banche di interesse nazionale
nazionalizzate dal Governo, gli istituti di previdenza e gli istituti di
assicurazione, con il rimborso delle azioni espropriate per un valore di
1.300 lire e un capitale sociale interamente versato equivalente, con
l'entrata in vigore della 375, a 156.000 euro di oggi[7].
Lo Stato con un sol colpo acquisiva le tre maggiori banche italiane e le
146
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La Moneta dell'Utopia
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Fatta l'Italia ora bisogna fare la Banca d'Italia
[1] Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia, Atto n 2585, Convenzione per la formazione della
Banca d'Italia e Statuto per la Banca d'Italia, 11 marzo 1865, 11 ottobre 1865, e n.2586,
Convenzione per l'assunzione del servizio di Tesoreria dello Stato da parte della Banca
Nazionale. (https://docs.google.com/viewer?
a=v&pid=sites&srcid=ZGVmYXVsdGRvbWFpbnxtYW50dWFsZXh8Z3g6NjI2NWMyO
DM5OGQwOWE5Yw&pli=1 ) e (https://docs.google.com/viewer?
a=v&pid=sites&srcid=ZGVmYXVsdGRvbWFpbnxtYW50dWFsZXh8Z3g6ZjEzZGY1Nj
NlMDZhYmM3 ), su Gazzetta Ufficiale il 7 e 8 novembre 1865 (http://www.google.it/url?
sa=t&rct=j&q=&esrc=s&source=web&cd=6&ved=0CFoQFjAF&url=http%3A%2F
%2Faugusto.digitpa.gov.it%2Fgazzette%2Findex%2Fdownload%2Fid
%2F1865285_PM&ei=3VMhUKmaOsSh0QXaqYCQBg&usg=AFQjCNE3B_bp4aiJ5tDxl
d86l-VzUAYBPg ) e (http://www.google.it/url?
sa=t&rct=j&q=&esrc=s&source=web&cd=7&ved=0CFwQFjAG&url=http%3A%2F
%2Faugusto.digitpa.gov.it%2Fgazzette%2Findex%2Fdownload%2Fid
%2F1865286_PM&ei=3VMhUKmaOsSh0QXaqYCQBg&usg=AFQjCNE5Nm6r_jq9mgN
JM39hGeySH38gDg )
[2] L'Unità d'Italia, pag. 136
[3] Domenico Balduino, Enciclopedia Treccani,
(http://www.treccani.it/enciclopedia/domenico-balduino_(Dizionario_Biografico)/ )
[4] http://www.edizionieuropee.it/data/html/35/zn65_02_002.html#Art_26
[5] Banca d'Italia, Archivio,
(http://www.bancaditalia.it/media/fotogallery/altro/arch_sto_doc/doc4 )
[6] IRI, le origini, Wikipedia, (http://it.wikipedia.org/wiki/IRI )
[7] Legge R.D.L. 12 marzo 1936, n. 375
(http://www.edizionieuropee.it/data/html/14/zn30_11_001.html ), G.U. 16 marzo 1936, n.
63 (http://www.google.it/url?
sa=t&rct=j&q=&esrc=s&source=web&cd=2&ved=0CFIQFjAB&url=http%3A%2F
%2Faugusto.digitpa.gov.it%2Fgazzette%2Findex%2Fdownload%2Fid
%2F1936063_P1&ei=yJoiUJKWIqGM0wX-
yICQDg&usg=AFQjCNEVQJ9aq19AMKnjVDx02oUK06_Xaw )
[8] Sito Banca d'Italia, Partecipanti al capitale
(http://www.bancaditalia.it/bancaditalia/funzgov/gov/partecipanti/Partecipa nti.pdf )
[9] Foto da Wikipedia, http://it.wikipedia.org/wiki/500_lire_(banconota)
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Ma già dal 21 giugno 1917 la copertura del 100 per cento in oro delle
banconote emesse dalla banca centrale era stata ridotta al 40 per cento a
favore dei Titoli a breve termine. Il denaro veniva così già sostituito con il
credito, a vantaggio dei banchieri e a discapito della nazione. Di fatto
155
La Moneta dell'Utopia
veniva posta la base legale per una pratica, quella di emettere molte più
banconote rispetto al corrispettivo in oro detenuto, che era già da secoli
esercitata con disinvoltura dai banchieri frodando i popoli.
Questa pratica, una volta legalizzata verrà chiamata della Riserva
Frazionaria, e oggi è una regola dell'emissione stabilita dai regolamenti
bancari internazionali.
Inoltre le dichiarazioni in queste due sedute congressuali così distanti fra
loro nel tempo non fanno altro che ribadire una volta di più il valore
convenzionale del denaro, creato dal nulla senza nessun reale supporto
materiale, ma soltanto indotto e fiduciario generato dal cittadino stesso e
non dalla banca. Questa evidenza sarà decisiva nel dichiarare il debito
illegale[9].
È molto interessante inoltre notare come con l'istituzione della Federal
Reserve il Governo fu costretto a istituire nuove tasse sul reddito personale
per far fronte all'aumentare del debito pubblico causato dall'emissione
monetaria a debito, esattamente come avvenuto negli altri paesi dove era
stato adottato lo stesso modello a partire dall'Inghilterra. Con la fondazione
della banca centrale si istituì anche l'IRS, il dipartimento governativo di
riscossione delle tasse che fino a quel momento non era stato mai
necessario nei 137 anni dall'indipendenza.
In soli 4 anni inoltre l'aliquota fiscale fu già quadruplicata e da una
tassazione sul reddito personale nulla si sarebbe arrivati all'imposizione di
regimi fiscali molto pesanti, con una serie di balzelli mai conosciuti dagli
americani che spaziavano dalle tasse sulla pesca a quelle sugli utili, dalle
automobili a quelle sulle licenze cinofile, sulle sigarette, sui carburanti,
sulla moneta, sull'inventario e molte altre su tutto ciò che potesse essere
tassato. Il regista Aroon Russo ha contato 55 nuove imposte nel suo
documentario America dalla libertà al fascismo[10] dove ben coglie non
solo la depauperizzazione degli Stati Uniti ad opera dei banchieri, ma
anche il reale fine di un'imposizione fiscale così elevata, che non è
indirizzata, come la grande maggioranza dell'opinione pubblica crede, alla
fornitura dei servizi ma al pagamento di un debito inestinguibile e non
dovuto[13].
Molti dei servizi forniti dallo Stato infatti sono indirizzati all'aumento della
produzione e quindi il Governo potrebbe semplicemente creare il suo
credito come misura della ricchezza prodotta in più senza dover chiedere
nessun prestito indebitandosi. Senza la presenza di una banca centrale
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azionario del Sistema Bancario della Federal Riserve, a 100 dollari per
azione, senza asta pubblica.
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La Grande Depressione e la Federal Reserve
suo debito.
A risentirne furono soprattutto i prezzi all'ingrosso crollati del 56 per cento
con una diminuzione della massa monetaria dovuta alla stretta sul credito,
più caro, che portò alla depressione del 1920-21.
Aumentare il tasso di sconto significava concessioni di credito più difficili,
con una conseguente diminuzione della massa monetaria, una strategia
spesso usata dalle banche centrali per creare delle crisi finanziarie ed
economiche a loro vantaggio, in modo che i propri soci potessero
acquistare le fiorenti aziende cresciute con il boom economico della
guerra. Nel contempo i prestiti all'industria da parte delle banche restavano
invariati mentre si aumentavano del 178 per cento quelli nel settore
immobiliare, del 67 per cento quelli speculativi e del 121 per cento quelli
privati[3].
Finanziando Wall Street e non l'industria le banche concentravano la
ricchezza sempre più in poche mani, per lo più di speculatori finanziari,
aumentando al tempo stesso la massa monetaria senza che la nazione ne
beneficiasse. Nel settembre 1929 solo le banche di New York erano
esposte per sette miliardi di dollari verso Wall Street ma nonostante i
presagi la FED non avvertì il Governo del crack imminente, lasciando
comunque ai suoi soci il tempo di disimpegnarsi dal mercato azionario già
dall'inizio dell'anno[4]. Il Governo d'altra parte era rappresentato alla
segreteria del Tesoro da Andrew Mellon, banchiere in affari con
Rockefeller. La Federal Reserve cominciò ad inondare il paese di denaro,
aumentando la quantità di massa monetaria del 62%. Il denaro era
abbondante ed e questo il periodo noto come “i ruggenti anni ‘20” [5].
Dopo aver riversato altri 25 milioni di dollari in prestiti speculativi nel
febbraio del 1929, il mercato azionario era giunto in agosto al suo massimo
picco, e la bolla finanziaria era pronta a scoppiare, in attesa solo dell'ultima
mossa della FED, l'aumento al 6 per cento del tasso di sconto il giorno 6
dello stesso mese. Con il denaro molto più difficile da reperire il 24 ottobre
1929, i banchieri di New York richiesero la restituzione dei loro prestiti a
brevissima scadenza.
Tutti gli agenti finanziari dovettero iniziare a svendere le proprie azioni per
ripagare i propri prestiti, facendo precipitare il mercato nel giorno noto
come "il giovedì nero"[5].
Curtis Dall, un agente di cambio della Lehman Brothers che era nella sala
della Borsa di New York il giorno del crollo affermò che il crack fu dovuto
163
La Moneta dell'Utopia
164
La Grande Depressione e la Federal Reserve
Inoltre era proibito per i cittadini statunitensi vendere oro a favore dei
cittadini stranieri. I banchieri che prima del crack avevano convertito le
proprie azioni in oro spedito subito all'estero potevano ora rivenderlo ad un
prezzo maggiorato ai vecchi proprietari in America, realizzando profitti
quasi decuplicati in pochi anni. Ma a quanto sembra l'oro non rimase a
lungo a Fort Knox[9], consegnato al Tesoro americano non si sa bene se
materialmente o solo contabilmente. Certamente le numerose richieste per
un controllo effettivo sull'oro detenuto a Fort Knox caddero sempre nel
vuoto.
La stretta monetaria fece crollare i prezzi di tutta l'economia reale e tutto
era pronto per un piano di interventi, naturalmente a costo dell'aumento del
debito statale, con una spesa di 15 miliardi in soli sette anni, dal 1933 al
1940, per far fronte alla crisi. I disoccupati crebbero di più del 350 per
cento.
Il 23 maggio 1933 il deputato Louis McFadden, a capo della Commissione
Bancaria e Monetaria, chiese senza successo, l'impeachment per il
Segretario al Tesoro e i vertici della FED [10].
Il 12 dello stesso mese il Thomas Amendment[11] autorizzava la FED ad
acquistare 3 miliardi di dollari in Titoli di Stato o il Governo ad emettere
l'equivalente in Greenbacks.
Finalmente la FED ritornò a immettere liquidità e la massa monetaria
cominciò a crescere ma solo del 45 per cento portando con se anche
un'inflazione del 46 per cento dovuta all'errato concetto di denaro-merce e
al mancato utilizzo nell'economia reale. Il 14 agosto 1935 fu approvato il
Social Security Act e intanto dal 1933 gli Stati Uniti erano tornati a
comprare argento, facendone risalire il prezzo.
Ma sarebbe stato un nuovo conflitto bellico, la Seconda Guerra Mondiale,
a risollevare l'economia del pianeta infettata dalla Grande Depressione
americana e a riportare la massa monetaria a livelli tali da permettere uno
sviluppo normale. Nel frattempo l'impoverimento dell'economia fu
determinante per la concentrazione della ricchezza, come sempre accaduto,
con cicli di inflazione e deflazione ad opera degli antichi orafi o dei
moderni banchieri. La legge Glass-Steagall approvata negli anni bui della
depressione per separare le banche classiche da quelle d'investimento era
certo utile per porre un limite alle banche, ma non risolveva il millenario
problema sull'emissione e sulla proprietà del denaro, oramai totalmente
private, ne tanto meno la trasparenza sulla reale natura del denaro. Così i
165
La Moneta dell'Utopia
[1] Stephen Zarlenga, The Lost Science of Money, 2006, pag 540
[2] Eustace Mullins, The Secrets of the Federal Reserve, 1983, Miller Testimony
[3] Paul Studenski e Herman Kroos, Financial History of the U.S., pag 336, 340
[4] Eustace Mullins, The Secrets of the Federal Reserve, 1983, Pag 96
[5] Bill Still, The Money Masters, La Grande Depressione
[6] Curtis Dall, "FDR: My exploited father-in-law", 1970
(http://vho.org/aaargh/fran/livres4/dall.pdf )
[7] Report on the Availability of Bank Credit in the Seventh Federal Reserve Districts, 1935
[8] Ordine Esecutivo 6102, 1935 (http://www.nationalgoldgroup.com/executive-order-
6102/ )
[9] Commissione dei Servizi Finanziari e della Politica Monetaria del Congresso, 1 giugno
2011 Alvarez Scott, avvocato della Federal Reserve risponde a Ron Paul, video
(http://www.youtube.com/watch?v=eQB4-6nrGhQ&feature=player_embedded )
[10] Archivio del Congresso (http://it.scribd.com/doc/21175933/Louis-T-McFadden-
Congressional-record-May-23-1933-motion-for-impeachment-of-US-Federal-Reserve-
members )
[11] Thomas Amendment, 12 maggio 1933
(http://fraser.stlouisfed.org/docs/historical/eccles/046_13_0002.pdf )
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La guerra mondiale e il sistema monetario
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La Moneta dell'Utopia
Già dalla fine della prima guerra mondiale, attraverso la neonata Società
delle Nazioni creata sotto la spinta del presidente americano Wilson, i
banchieri, con cui lo stesso presidente responsabile per la firma dell'atto di
creazione della Federal Reserve era imparentato, tentarono di globalizzare
delle norme che gli garantissero la creazione di un sistema bancario
mondiale interamente sotto il loro dominio. Le grandi famiglie proprietarie
delle banche centrali utilizzarono la Società delle Nazioni per porre le basi
alla Banca dei Regolamenti Internazionali (BRI), con sede a Ginevra, in
Svizzera.
Questi sfruttarono l'orrore e le sofferenze patite in Europa durante la
Grande Guerra per convincere l'opinione pubblica sulla necessita di una
regolamentazione mondiale per i pagamenti internazionali in modo da
evitare nuove disastrose guerre. Ma come visto nel capitolo precedente
furono le loro pratiche speculative a porre le basi per gli sviluppi che
portarono la Germania alla svolta nazista e alla nuova distruttiva guerra
mondiale. La BRI venne creata inizialmente per facilitare i pagamenti dei
debiti di guerra della Germania, ma il vero obbiettivo risultò ben presto
l'istituzione di un sistema monetario a livello globale basato sull'oro,
abbandonato per motivi bellici, e che essi potevano ben controllare nei
pagamenti internazionali. Nata dalla conferenza dell'Aia del 20 gennaio
1930, la BRI era costituita dalle banche centrali di sei nazioni, Stati Uniti,
Belgio, Francia, Inghilterra, Italia e Giappone, con l'accettazione della
Germania a cui vennero riservate delle cariche nel Consiglio di
Amministrazione, e da alcuni banchieri privati come J.P. Morgan, First
National Bank di New York e la First National Bank di Chicago che
detenevano ufficialmente il 14 per cento[1].
Ma la parità delle varie valute nazionali con l'oro, e il rifiuto della
Germania di pagare un debito che era sproporzionato ed ingiusto,
portarono quasi subito a rivelare quel che era la funzione principale della
banca, una sorta di quartier generale dei banchieri internazionali dove
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Il novecento e il monetarismo internazionale
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La Moneta dell'Utopia
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Il novecento e il monetarismo internazionale
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La Moneta dell'Utopia
Questa scelta venne fatta alla Conferenza di Bretton Woods nel 1944 ed è
stata determinante per il controllo internazionale delle economia, in quanto
ha radicato il sistema della moneta-merce privata a livello globale.
Alla conferenza di Bretton Woods infatti vennero stabiliti gli accordi che
vedevano il potere bancario raggiungere un obbiettivo strategico di
massima importanza per il controllo totale delle economie, il primo passo
verso una moneta cartacea unica mondiale, seppur ancora di riferimento: il
dollaro.
Durante la seconda guerra mondiale, moltissime delle riserve auree
mondiali erano volate verso gli Stati Uniti per il pagamento dei
rifornimenti bellici, mentre la convertibilità delle varie valute venne
sospesa.
Alla fine della guerra i 2/3 delle riserve aurifere dei paesi capitalisti, pari a
circa 30.000 tonnellate, erano depositati in fondi delle banche centrali e di
queste ben 18.000 tonnellate erano negli Stati Uniti che nel 1949
arrivarono a detenere il 70 per cento delle riserve mondiali, pari a circa
22.000 tonnellate. I 730 delegati di 44 paesi costruirono secondo le
dottrine dei banchieri il nuovo sistema monetario e finanziario
internazionale, stabilendo il Gold Standard per quasi tutti i paesi.
Il sistema degli Accordi di Bretton Woods era molto semplice, tutte le
valute nazionali aderenti agli accordi sarebbero state convertibili in dollari,
o tra loro, secondo dei cambi fissi soggetti a piccole oscillazioni, ma non
sarebbe stato più possibile convertirle in oro.
Solo il dollaro avrebbe potuto essere convertito in oro secondo un cambio
fisso pari a 35 dollari per oncia, ovvero 1,1 dollari al grammo. Gli istituti
finanziari e le banche centrali potevano acquistare oro solo in dollari,
presso il Tesoro americano, utilizzando le proprie riserve o acquistando la
valuta americana. Questo fu conseguenza della supremazia politica,
economica e militare degli Usa e sancì lo strapotere del dollaro,
rappresentante a livello mondiale dell'oro, non per i cittadini privati, ma
per le grandi istituzioni finanziarie e bancarie, le uniche autorizzate a
convertire la valuta. I cittadini perdevano così in pratica qualsiasi
possibilità di possedere la moneta oro a favore delle grandi banche, che
come visto avevano già ottenuto da tempo i posti chiave nei vari governi.
L'oro si riappropriava del ruolo di misura internazionale del valore delle
unità monetarie, e con essa della materia intrinseca delle riserve valutarie e
dei pagamenti, dopo l'esperienza della guerra e della moneta nazista che
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Il novecento e il monetarismo internazionale
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La Moneta dell'Utopia
moneta grazie all'emissione a debito del suo simbolo e quindi del valore
intrinseco appartenente invece alla intera umanità.
Con queste basi i banchieri internazionali poterono lasciare almeno
formalmente, la proprietà delle banche centrali di molti paesi, avendo a
disposizione la possibilità di creare denaro dal nulla anche con le normali
banche commerciali senza dover detenere oro, ma capitali creati sempre
dal nulla, e senza nemmeno più la garanzia dei Titoli di Stato, in un
circuito chiuso ed ermetico, condiviso sì con più persone, ma sempre
talmente redditizio e manipolabile da poterne mantenere un controllo di
ferro.
La massa monetaria e l'economia raggiungerà vette prima inimmaginabili,
quelle odierne, senza che i popoli ne abbiano però un reale beneficio, se
non propagandistico, dovendo impiegare sempre più energie per ripagare
un debito non dovuto e non rintracciabile nelle responsabilità dei
banchieri.
[1] Stephen Zarlenga, The Lost Science of Money, 2006, pag 607, 608
[2] Carroll Quigley, Tragedy and Hope, 1966
(http://www.carrollquigley.net/pdf/Tragedy_and_Hope.pdf )
[3] Bill Still, Bill Still, The Money Masters, Fondo Monetario Internazionale/Banca
Mondiale
[4] Nixon annuncia la fine degli accordi di Bretton Woods
(http://www.youtube.com/watch?v=iRzr1QU6K1o )
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Conclusioni storiche
Conclusioni storiche
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Conclusioni storiche
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Conclusioni storiche
[1] 1694: fondazione della Banca d'Inghilterra e nascita del debito pubblico, pag. 96
[2] I banchieri? Un danno per la società “Vale di più l’operatore ecologico”, La Repubblica,
(http://cogitoergo.it/?p=243 )
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SECONDO LIBRO
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Introduzione al secondo libro
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Introduzione al secondo libro
sia misura della ricchezza emessa senza alcun debito spesso porta all'errato
concetto del “saremmo tutti ricchi e che il denaro non avrebbe più
valore”. Ma il denaro ha valore in quanto gli viene attribuito dalla società
stessa, e non perché sia intrinseco. Il denaro quindi avrebbe comunque
valore, ma solo negli scambi, e solo perché valore conferito da chi effettua
lo scambio. La sua importanza ideologica sarebbe minore rispetto ad ora,
non il valore, deciso per legge.
Il cambiamento sarebbe comunque radicale, in quanto con la moneta come
unita di misura, la ricchezza non sarebbe più il denaro, come erroneamente
pensato ora, ma la produzione stessa, e l'umanità si troverebbe di fronte a
scelte ben più importanti, oggi non compiute in quanto il cittadino delega
al lavoro e al denaro che esso porta, tutte le decisioni.
Con una moneta corrisposta senza debito, più accessibile, il valore si
sposterebbe su quel che produciamo, e senza l'obbligo di crescita
esponenziale, la società avrebbe la possibilità di produrre solo quel che le è
necessario, senza dover inseguire un debito con la produzione di inquinanti
al solo scopo di ripagarlo.
Per comprendere dunque quali siano i reali motivi del debito che sta
mettendo in ginocchio milioni di famiglie, dovremo spostare l'attenzione,
inutile e propagandistica, dedicata finora ai personaggi politici, per
concentrarla sul meccanismo strutturale che invece è alla base della
creazione monetaria indebitante per la società.
Per comprendere meglio questo meccanismo depauperizzante già
intravisto nella sua fase primitiva nella ricostruzione storica, ma
certamente oggi più evoluto con mezzi più sofisticati, dovremo scindere
nei prossimi capitoli la creazione monetaria e la creazione del debito,
anche se queste si manifestano insieme e nello stesso meccanismo, per
arrivare dunque all'introduzione di quelle che è il problema principale, la
proprietà della moneta, da analizzare poi approfonditamente nel terzo
libro.
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Per quel che riguarda le banche centrali, l'emissione corrisponde alle voci
delle passività come banconote in circolazione, ben visibile ad esempio sul
bilancio della Banca d'Italia[10]. Questo tipo di bilancio aveva un senso fino
a quando le banconote erano convertibili in oro, ovvero rappresentavano la
promessa di pagamento in denaro vero costituito da metallo prezioso
all'attivo anche se in un contesto di moneta-merce fuorviante per la
funzione e la natura del denaro. Oggi che il Gold Standard è stato abolito,
la banconota rappresenta denaro vero, retto dalla fiducia [11] come più volte
dichiarato dal settore bancario.
Se prima dell'abolizione della convertibilità, le banconote al passivo
rappresentavano la promessa di pagamento in oro da parte della banca al
portatore della banconota, e quindi un debito per la banca stessa, oggi che
il denaro stesso è la banconota creata dal nulla, l'emissione monetaria è un
attivo per la banca. La scelta di continuare a contabilizzarla al passivo è
stata considerata “pretestuosa” dalla London School of Economics e dal
premio Nobel Paul Grugman secondo alcune fonti [12].
Altri, come l'ex Procuratore Generale della Repubblica presso la Corte
d’Appello dell'Aquila Bruno Tarquini, parlano esplicitamente di falso in
bilancio e quindi di evasione fiscale.
"Le anomalie di un bilancio […] la Banca d’Italia, nei propri bilanci,
iscrive tra le poste passive la moneta che immette in circolazione. Questo
ritiene di poter fare in virtù di un mero gioco di parole, che si risolve in
definitiva in una presa in giro del popolo, sfruttando in modo truffaldino
la formula che ancora si trova scritta sulle banconote (“Lire centomila –
pagabili a vista al portatore” – firmato “Il Governatore”) e che, oggi, non
avrebbe più alcuna ragione di essere, perché non significa nulla .
Infatti si tratta di un’obbligazione che l’istituto bancario si assumeva nel
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La Moneta dell'Utopia
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La creazione del denaro moderno dal nulla (SISTEMA FIAT)
indubbiamente attive."[13]
In realtà, per il tipo di contabilità, quella a partita doppia, usato dalla banca
oggi è più la mancanza di una voce che segnali la creazione del denaro a
lasciare dei dubbi piuttosto che quella delle banconote in circolazione, che
vengono contabilizzate al passivo in quanto corrispondenti all'acquisto dei
titoli di stato contabilizzati all'attivo.
In questo modo, non essendoci all'attivo le emissioni monetarie, la
creazione viene nascosta e negli utili della banca restano solo gli interessi,
la rendita monetaria oggi corrispondente al reddito da signoraggio, delle
briciole che vengono in parte devolute allo Stato. Infatti dal bilancio di
banca d'Italia 2010 si poteva vedere chiaramente come a fronte di circa 7
miliardi in banconote stampate, allo stato sarebbero arrivati poco più di
600 milioni di euro soltanto, a fronte inoltre di un interesse da pagare sul
debito pubblico di gran lunga superiore. Se fosse lo stato a stampare e
distribuire direttamente attraverso i lavori e gli stipendi pubblici i 7
miliardi potrebbe avere chiaramente vantaggi di gran lunga superiori senza
pagare alcun interesse. Il reddito da signoraggio infatti oggi viene ottenuto
secondo l'articolo 32 comma 1 e 2 dello statuto del Sistema europeo di
banche centrali (SEBC) e della Banca centrale europea (BCE) dalla rendita
ottenuta dalle attività finanziare fatte con le banconote, in parole povere
con i titoli acquistati, e quindi desumendolo dagli interessi maturati da essi.
Questo fa si che il concetto di reddito da signoraggio oggi sia legalmente
cambiato in modo da escludere lo stato dai proventi sul valore nominale.
Questo è quel che succede con le banconote, che ormai rappresentano
meno del 5 per cento di tutta la massa monetaria ma lo stesso meccanismo
di base viene applicato per la contabilità della banca commerciale. Anche
in questo caso la creazione monetaria viene contabilizzata al passivo e
sparisce di fatto nell'alchimia della contabilità, pur essendo denaro ex
nihilo, che entra nel sistema in cui poi le banche lo gestiranno.
Anche secondo un lavoro pubblicato dalla Federal Reserve di Chicago
qualche anno fa, il Modern Money Mechanics[14], le banche centrali
emettono denaro scritturale, ma di questo non vi è traccia al riguardo nei
bilanci finora visibili in rete. Questo rende ancora più misteriosa ed occulta
la creazione monetaria e impossibile un'analisi reale della sua quantità. Da
segnalare anche che la conversione in oro delle banconote è stata
ufficialmente abolita dal 1971, ma in realtà questa non è più applicata già
dai primi del novecento.
197
La Moneta dell'Utopia
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La creazione del denaro moderno dal nulla (SISTEMA FIAT)
tempo grazie all'erogazione del credito debitoria per tutti i cittadini [5].
In pratica si scambia la creazione monetaria fisica della banca centrale con
quella digitale/virtuale delle banche commerciali solo per esigenze, in
quanto la clientela richiede sempre un determinato quantitativo di liquidi
per le proprie spese quotidiane. Una mancanza di questa liquidità
getterebbe nel panico la clientela con la conseguente corsa allo sportello
effetto che come un effetto domino andrebbe a coinvolgere tutto il settore.
La banca centrale non è quindi più in grado di determinare la massa
monetaria in quantità, ma soltanto di stabilire il costo del denaro attraverso
il tasso di sconto e le sue funzioni nell'economia moderne sono oramai
puramente contabili e di salvataggio nei momenti di crisi, funzione questa
tra l'altro persa dalla Banca Centrale Europea nel suo statuto fondativo,
anche se le recenti dichiarazioni del governatore Draghi sembrano
presagire ad un'inversione di marcia in questo senso. La banca centrale in
questo ruolo comunque può fornire liquidità attraverso l'emissione di
nuova moneta, come la Federal Reserve ha fatto con i vari Quantitative
Easing che però non vengono utilizzati nell'economia reale, ma per aiutare
le banche commerciali in difficoltà durante le crisi finanziarie che loro
stesse hanno creato, beffando in questo modo di nuovo i cittadini che
vedono aumentare il debito pubblico[5] senza trarne vantaggi.
La banca centrale dunque agisce in funzione delle banche commerciali e la
sua importanza diventa sempre minore con le varie evoluzioni nel tempo
rispetto alla creazione monetaria operata con l'erogazione del credito. Per
restituire alla banca centrale l'importanza ricoperta in passato andrebbe
cambiata la struttura dell'intero sistema bancario, ricordando che in
passato, gli istituti centrali erano privati, errore chiaramente da non
ripetere. Da qualsiasi punto di vista la si veda e in ogni periodo storico
dunque, la creazione monetaria, sia da parte delle banche centrali che
commerciali, anche se con meccanismi che si evolvono costantemente nel
tempo, conserva sempre le sue basi depauperizzanti di fondo.
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La Moneta dell'Utopia
spazio alle banche private commerciali, ovvero quelle non centrali che
hanno il compito oramai solo di stampare le banconote, anche se vi è una
loro emissione scritturale in contabilità nelle iscrizioni delle riserve, di
creare più del 95 per cento della massa monetaria attraverso l'erogazione
del credito, cioè concedendo prestiti.
L'importanza delle banche centrali nella creazione del denaro si è infatti
molto ridimensionata nel tempo, specialmente a seguito le varie
nazionalizzazioni seguite dopo la seconda guerra mondiale, tanto che oggi
sembrano ininfluenti specie con l'avvento dell'euro in Europa. Questo tipo
di creazione monetaria assume quindi un'importanza fondamentale sempre
da valutare nell'ambito di un sistema e non della singola banca. Il
meccanismo con cui viene creato il denaro da parte del settore bancario
commerciale è descritto con molta semplicità dal sito della banca centrale
svizzera, ufficialmente privata[9]. Il vecchio concetto che vedeva utilizzati i
denari dei risparmiatori per le erogazioni dei prestiti appartiene
all'ottocento e oggi nessun economista sano di mente, a meno che non sia
in malafede, fa più riferimento a quel meccanismo, e parla apertamente di
creazione monetaria, anche se descrive il sistema bancario come buono e
addirittura protagonista di una funzione sociale molto importante che sarà
come vedremo in seguito[5] smascherata facilmente. Non vengono quindi
usati, come crede il 99 per cento dell'opinione pubblica, i risparmi e i
depositi dei correntisti, ma ad ogni nuovo prestito erogato corrisponde una
creazione di denaro di pari valore caricata degli interessi. La creazione di
nuovo denaro non sembra molto illogica se consideriamo che un prestito
serva ad aprire un'attività commerciale, quindi a creare nuova ricchezza da
misurare; l'illogicità risiede nel meccanismo con cui la banca emette/crea
il denaro a suo vantaggio appropriandosi della proprietà e creando un
debito, ovvero nella formula dell'erogazione del credito di un privato (il
banchiere) che non ha la possibilità/facoltà di attribuirgli un valore [11][17].
Diverse considerazioni invece si possono fare su altri tipi di prestito.
Ma tornando alla creazione monetaria, una volta accertato che essa è reale
e i prestiti siano erogati non utilizzando i depositi reali, ma attraverso
scritture contabili digitalizzate al computer, oltre alle considerazioni su
debito e proprietà che verranno fatte successivamente, si può notare come
grazie a delle errate conoscenze, questa creazione venga celata con un
meccanismo molto semplice.
La banca dei Regolamenti Internazionale ha stabilito un limite alla
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rateizzazione.
Ma nella contabilità il reflusso bancario, ovvero il denaro che il contraente
versa alla banca ad ogni rata, viene contabilizzato come attivo patrimoniale
nelle riserve. Nella contabilità bancaria infatti, è stata accuratamente
evitata la voce della creazione, che viene invece contabilizzata in altre
voci.
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La Moneta dell'Utopia
totale di 214 società per azioni di cui più di 30 banche in Italia e all'estero
e numerose altre finanziarie e fondi d'investimento in tutti i continenti.
Tra le banche controllate totalmente o parzialmente vi sono ad esempio la
Banca C.R. Firenze Romania S.A a Bucarest, Banca dell'Adriatico, Banca
di Credito Sardo, Banca di Trento e Bolzano, Banca Fideuram, Banca IMI,
Banca Imi Securities Corp di New York, Banca Infrastrutture Innovazione
e Sviluppo, Banca Intesa (Closed Joint-Stock Company) a Mosca, Banca
Intesa a.d., Beograd a Novi Beograd, Banca Monte Parma, Banca
Prossima, Banco di Napoli, Banco Emiliano Romagnolo, Bank of
Alexandria S.A.E. a Il Cairo, Banka Koper, Brivon Hungary Zrt a
Budapest, Cassa dei Risparmi di Forlì e della Romagna, Cassa di
Risparmio del Friuli Venezia Giulia, Cassa di Risparmio del Veneto, Cassa
di Risparmio della Provincia di Viterbo, Cassa di Risparmio di Ascoli
Piceno, Cassa di Risparmio di Città di Castello, Cassa di Risparmio di
Civitavecchia, Cassa di Risparmio di Firenze, Cassa di Risparmio di
Foligno, Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia, Cassa di Risparmio di
Rieti, Cassa di Risparmio di Spoleto, Cassa di Risparmio di Terni e Narni,
Cassa di Risparmio di Venezia, Cassa di Risparmio in Bologna [19].
Le possibilità che l'erogazione del credito con cui la banca A trasferisce il
denaro verso una banca B di stessa proprietà è molto alta.
Oggigiorno l'erogazione del credito da parte delle banche commerciali è la
fonte primaria con cui si crea il denaro, pari al 95 per cento della massa
monetaria totale a seconda delle fonti.
La nazionalizzazione delle poche banche centrali private rimaste quindi,
poco inciderebbe, se si lasciasse intanto il sistema di erogazione del
credito. Basti pensare ai dati forniti dalla Banca d'Inghilterra e pubblicati
sul sito del Positive Money sull'emissione monetaria della banca centrale e
quella delle banche commerciali[24][25].
Mentre la banca centrale ha mantenuto costante la sua offerta monetaria
entro i 200 miliardi l'anno anche se con un buon incremento dal 1971 con
l'abolizione dei trattati di Bretton Woods, nello stesso periodo l'offerta
monetaria delle banche commerciali è balzata fino a quasi 2.500 miliardi
di sterline, con crescite esponenziali incredibili, per poi iniziare a
diminuire con l'inizio della crisi attuale.
Questo inoltre porta a conseguenze che saranno valutate nel prossimo
capitolo sulla creazione del debito.
Negli ambienti dei monetaristi classici, la creazione del denaro viene
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La creazione del denaro moderno dal nulla (SISTEMA FIAT)
Le banche commerciali dunque creano prestiti dal nulla non come denaro
cartaceo, che sarebbe poi la prerogativa della banca centrale, ma come
credito, non avendo la possibilità di emettere banconote. Ufficialmente le
banche commerciali non possono creare denaro e l'astruso linguaggio
bancario non equipara il denaro creditizio, l'erogazione del credito, alla
creazione monetaria, definendo il credito come scrittura contabile
promissoria senza nessun valore come un “io ti devo” e “tu mi devi”.
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In termini tecnici i numeri nei vostri conti correnti sono passività, ovvero
la registrazione di quello che la banca vi deve, ma non denaro reale,
fisicamente esistente, numeri contabili insomma. Ma questo è denaro
spendibile ed è quindi denaro vero. Nell'erogazione del credito il denaro
creato dal nulla dalle banche commerciali viene accreditato e poi utilizzato
nei depositi e nelle riserve avendo esattamente lo stesso valore nel potere
d'acquisto. Il credito segue infatti lo stesso principio di promessa di
pagamento che possono avere le banconote o gli assegni, e con l'abolizione
degli accordi di Bretton Woods, questa promessa assume dei significati
diversi rispetto a quello che era ed è oggi il concetto monetario
preponderante con cui si definisce il denaro.
La definizione di denaro moderno appare così una unica grande promessa
di pagamento, concetto che va quindi rivisto, essendo questa promessa
garantita dal nulla. Questa promessa basata sul niente viene inoltre ormai
creata esclusivamente da pochi soggetti privati, le banche, che devono
attendere solo il reflusso bancario per ottenere le riserve addizionali con
cui produrre nuovo credito dal nulla.
Il 99,99 per cento della popolazione invece, non solo non può creare il
denaro, misura della propria ricchezza, ma deve guadagnarlo con molta
fatica e rischi, anche di salute, sacrificando per pochi euro gran parte del
proprio tempo, sottratto al benessere sociale che oramai una società
moderna e civile deve essere in grado di garantire ai propri cittadini. Le
banche quindi non usano denaro depositato per concedere i prestiti, ma lo
inventano con dei meccanismi disastrosi e soprattutto ingiusti nei confronti
del resto della popolazione, considerando che si tratta di un'unità di misura
della ricchezza il cui valore non è attribuito dalla banca stessa, che in realtà
ne scrive solo il numero digitale privo di valore in bilancio senza
nemmeno averne la disponibilità, avendolo inventato.
Occorre quindi una nuova definizione di denaro che vada a correggere i
disastri che la creazione dal nulla della moneta determina specialmente in
considerazione del meccanismo di indebitamento che crea e
dell'impossibilità per gli istituiti di credito, di conferire valore al denaro [5]
[11]
.
In una delle giustificazioni più in voga tra gli economisti classici per
giustificare la creazione monetaria da parte delle banche private, viene
agitato lo spettro dell'inflazione e dei danni che uno Stato potrebbe
211
La Moneta dell'Utopia
212
La creazione del denaro moderno dal nulla (SISTEMA FIAT)
all'economia reale, in cui gli Stati non possono decidere nessuna politica
come vedremo nel prossimo capitolo.
Al contrario vi sono invece numerosi casi storici dove l'emissione diretta di
denaro da parte dello Stato ha giovato all'economia senza creare per questo
inflazione. L'unica motivazione nel concedere alle banche private il
monopolio nella creazione monetaria è il loro arricchimento e
l'indebitamento degli Stati e dei loro cittadini.
213
La Moneta dell'Utopia
(http://www.bankofengland.co.uk/publications/Documents/quarterlybulletin/qb0703.pdf)
pag 405, paragrafo "The money-creating sector" , “The money-creating sector in the United
Kingdom consists of resident banks (including the Bank of England) and building
societies....”....
pag 383, “…the banking sector plays such an important role in the creation of money.
Changes in the terms for deposits will affect the demand for money, while changes in the
terms for loans will affect the amount of bank lending and hence money supply....”
Pag. 337, “When banks make loans they create additional [bank] deposits for those that
have borrowed the money....”
[9] Sito ufficiale della Banca Nazionale Svizzera, Le banche e la moltiplicazione della
moneta, (http://www.snb.ch/i/welt/portrait/banks/4.html )
[10] Bilancio della Banca d'Italia 2011, sito ufficiale
(http://www.bancaditalia.it/pubblicazioni/relann/rel10/rel10it/bilancio/rel10_22_relazione_
bilancio.pdf )
[11] La proprietà della moneta , pag. 231, TERZO LIBRO, pag. 305
[12] London School of Econimics, Seigniorage - CEP Discussion Paper No 786,
(http://mercatoliberotestimonianze.blogspot.co.uk/2010/03/falso-in-bilancio-e-
signoraggio.html ) Paul Grugman, Economics, pag ??, citazione di Maurizio Decollanz
Rebus Odeon TV (http://www.youtube.com/watch?v=Bm-4x_-AJxs ) min
[13] Tratto da “La banca, la moneta e l’usura – La Costituzione tradita”, di Bruno Tarquini,
ex Procuratore Generale della Repubblica presso la Corte d’Appello dell'Aquila (ed.
Controcorrente, Napoli 2001)
[14] Federal Reserve of Chicago, Modern Money Mechanics,
(http://www.rayservers.com/images/ModernMoneyMechanics.pdf )
[15] Robert Denis, Revelation$ (titolo italiano, Soldi), (http://www.nuovimondi.info/soldi-
il-libro-nero-della-finanza-internazionale/ )
[16] Robert Denis, Les dissimulateurs, (http://www.youtube.com/watch?v=k4C433nEspo )
[17] TERZO LIBRO, Auriti e la proprietà popolare della moneta, pag. 305
[18] Gianfranco Venturi, Riserva frazionale Vs Riserva totale, 2005
[19] Intesa-San Paolo, Relazione semestrale al 30 giugno 2012, pag 51
(http://www.group.intesasanpaolo.com/scriptIsir0/si09/content Data/view/content-ref?
id=CNT-04-00000000BFB50 )
[20] Banca d'Italia, Bilancio 2012,
(http://www.bancaditalia.it/statistiche/SDDS/stat_fin/Aggregati_riserve/agg_070912/aggbil
_201208_ita.pdf )
[21] Dollaro di Kennedy, cap. La Federal Reserve e la conquista dell'America, pag. 150
[22] La via delle soluzioni, pag. 291
[23] Nicoletta Forchieri, Pochi spiccioli per l'Italia, Arianna Editrice
(http://www.ariannaeditrice.it/ )
[24] Positive Money, How much money have banks created?, offerta monetaria, (
http://www.positivemoney.org.uk/how-banks-create-money/how-much-money-have-banks-
created/ )
[25] 97% Owned - Monetary Reform Documentary, (http://www.youtube.com/watch?
v=XcGh1Dex4Yo )
214
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La creazione del debito eterno
dell'Economia[4].
Ma mentre prima i titoli di debito restavano almeno nei confini nazionali
grazie alle singole valute, con la moneta unica questi hanno iniziato a poter
essere trattati da speculatori internazionali con un'unica globalizzante
valuta che supera le vecchie frontiere, e lo Stato non ha avuto più quella
possibilità di gestire il proprio debito in casa come avveniva con una
valuta nazionale. A queste sono servite anche le regole di concorrenza per
le banche europee, presentate con il falso problema della diminuzione delle
spese per i clienti (per altro disattese), ma in realtà indirizzate a favorire le
limitazioni nazionali per il passaggio del debito da interno ad estero. I titoli
infatti oggi sono liberi di essere acquistati a livello globale, mentre in
passato raramente varcavano i confini. Il risultato è che gli Stati se prima si
esponevano solo al debito, già catastrofico di per se, oggi sono esposti
anche al rischio di fallimento, non potendo perpetuare il deficit che
comunque ne stava limitando sempre più risorse e possibilità. Entrambi i
sistemi sono quindi depauperizzanti per la nazione.
Con la moneta unica si è fortemente globalizzato il debito pubblico degli
Stati con le conseguenze visibili a tutti. Se prima, con le singole valute,
l'acquisto di titoli era per lo più interno, oggi con una valuta globale come
l'euro, l'acquisto è divenuto globale, e non gestibile all'interno delle nazioni
che ora sono costrette a rispondere a speculatori esteri a cui non
interessano certo le sorti del paese, ma solo i profitti realizzabili con la
compravendita dei titoli. Mentre prima dell'avvento del capitalismo del
money manager erano le famiglie le maggiori acquisitrici dei Titoli ma
sempre utilizzando il debito del denaro creditizio, oggi i titoli sono trattati
con la moneta unica da una serie di istituti di credito sparsi nei principali
paesi capitalisti.
Per l'Italia, i cosiddetti specialisti dei titoli, sono un gruppo di banche, di
cui solo tre italiane, elencate dal Ministero dell'Economia [4]: la Banca IMI
S.p.A., la Barclays Bank inglese, la BNP Paribas francese, Citigroup
Global Markets, Commerz Bank, Crédit Agricole Corp.Inv. Bank, Credit
Suisse Securities, Deutsche Bank, Goldman Sachs, la HSBC France, la
ING Bank, JP Morgan Securities, Merryll Linch, il Monte dei Paschi di
Siena, la Morgan Stanley & Co, Nomura Int., La Royal Bank of Scotland,
ovvero la banca della Regina della Gran Bretagna salvata dallo Stato
inglese, la Société Générale francese, USB e Unicredit Bank.
Queste banche hanno la priorità nel trattamento dei titoli italiani, che
221
La Moneta dell'Utopia
possono sia detenere che dare in pasto ai mercati, a seconda della loro
convenienza, come nel recente esempio che ha portato ad un aumento
improvviso degli spread sui Titoli italiani, quando le banche tedesche li
hanno piazzati in grandi quantità sul mercato imponendo di fatto il
governo Monti. I titoli di Stato oggi vengono quindi trattati direttamente
dalle banche commerciali, eliminando la fuorviante anticipazione della
banca centrale.
Questo ha trasformato il debito pubblico già incomprensibile con la
situazione pre-euro in quanto depauperizzante, astratto e ingiusto, in
un'emergenza per molti paesi, in quanto globalizzato e non più gestibile in
ambito nazionale.
L'assurdità dell'anticipazione del denaro da parte della banca centrale dopo
essere stata eliminata, è stata oggi parzialmente ripristinata, anche se non si
sa bene con quali effetti, ma l'emergenza per gli Stati e il loro debiti
pubblici è nel frattempo scoppiata, nonostante molti economisti ne
avevano già predetto l'esplosione come fatto incontrovertibile per la
struttura data alla moneta unica.
Una struttura che prevede un finanziamento diretto con le banche
commerciali grazie all'erogazione del credito, non può che creare un debito
pari a tutto il finanziamento dello Stato, che dovrà pagare i suoi titoli alla
scadenza. Così mentre gli speculatori guadagnano sullo spread, spesso
senza nessun rischio, le banche possono creare nuova moneta senza
nemmeno dover attendere il reflusso.
Nel trattare i titoli di Stato, erroneamente nell'opinione pubblica, sussiste
ancora la vecchia visione del risparmio famigliare, in cui una famiglia
decide di investire in BOT i propri risparmi. Questa vecchia visione, che
apparteneva alla situazione pre-euro, e ad un periodo ancora precedente,
oggi è sostanzialmente cambiata. Sono i grandi investitori infatti che
scommettono sui titoli con alcuni meccanismi ben oleati, già visti nella
ricostruzione storica riferita ad esempio alla borsa valori di Amsterdam del
seicento.
Un meccanismo finanziario molto semplice è ad esempio quello della
vendita allo scoperto, le operazioni speculative al ribasso in cui si vende un
titolo il cui prezzo si ritiene diminuirà in futuro. In questo caso il venditore
non possiede nemmeno il titolo, ma lo detiene in prestito e lo vende ad un
prezzo per poi acquistarlo ad un prezzo inferiore. Molto spesso altrimenti
le banche concedono prestiti per queste operazioni semplicemente
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La creazione del debito eterno
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La creazione del debito eterno
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La Moneta dell'Utopia
Uno Stato quindi si finanzia prendendo in prestito 100 soldi, gli unici
disponibili, ma ne dovrebbe restituire 105 se il tasso fosse del 5 per cento.
L'unica soluzione per restituire il debito è quindi quella della esportazioni,
grande cavallo di battaglia degli economisti classici difensori del sistema
monetario moderno.
Esportando i proprio prodotti finiti infatti, lo Stato può “importare” valuta,
e quindi aumentare la sua massa monetaria per coprire l'intero debito. Uno
dei dogmi della finanza moderna sono infatti le esportazioni estere, e
quindi la competitività dei propri prodotti per renderli appetibili ai mercati
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La creazione del debito eterno
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La Moneta dell'Utopia
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La creazione del debito eterno
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La Moneta dell'Utopia
[1] La creazione del denaro moderno dal nulla (SISTEMA FIAT), pag. 192
[2] New York Times, archivio, 6 dicembre 1921 (http://query.nytimes.com/mem/archive-
free/pdf?_r=3&res=9C04E0D7103EEE3ABC4E53DFB467838A639EDE )
[3] Un oscuro futuro, pag. 277
[4]Ministero dell'Economia, Elenco degli Specialisti in Titoli di Stato,
(http://www.dt.tesoro.it/export/sites/sitodt/modules/documenti_it/deb ito_pubblico/elenco_s
pecialisti/Elenco_Specialisti_Titoli_di_Stato_8_febbraio_ 2010.pdf )
[5] Rodrigo Cortés , El Concursante, Spagna 2007 (http://www.youtube.com/watch?
v=q2S0nX-WG5k )
[6] Le tasse, pag. 237
[7] Dannose conseguenze , pag. 282
[8] La proprietà della moneta , pag. 231
[9] Pressione fiscale, i dati, (http://www.cnim.it/cnimnm/manutenzione/man-news.aspx?
articleid=1014&zoneid=1 )
[10] Positive Money, dati sull'offerta monetaria (http://www.positivemoney.org.uk/how-
banks-create-money/how-much-money-have-banks-created/ )
[11] Conall Boyle, Seignorage and Bank of England,
(http://prosperityuk.com/2007/10/seigniorage-and-the-bank-of-england-how-its-calculated-
2/ ); Bank of England annual report 2012, da pag 37,
(http://www.bankofengland.co.uk/publications/Documents/annualreport/2012/2012report.p
df )
230
La proprietà della moneta
Finora si è visto come il denaro viene creato dal nulla e come esso crei
automaticamente il debito a vantaggio di una percentuale bassissima della
popolazione mondiale.
Oltre ad essere depauperizzante e ingiustificabile, specialmente osservando
le conseguenze che oggi sono evidenti anche ai meno informati, questo
sistema pone un problema giuridico di fondamentale importanza per tutto
il pianeta, non discusso da nessun governo visto che un eventuale dibattito
pubblico getterebbe non solo in imbarazzo la classe politica e il settore
bancario, ma porterebbe ad un significativo processo di revisione sia delle
responsabilità storiche, che delle carte costituzionali di una gran parte delle
nazioni, in quanto porrebbe sul piatto della bilancia la questione
fondamentale che riguarda la questione monetaria: la proprietà della
moneta.
Attualmente infatti, nessuna norma giuridica stabilisce a chi attribuire la
proprietà della moneta, ma al tempo stesso, attraverso i meccanismi del
credito e della creazione monetaria, il settore bancario si è attribuito grazie
alla consuetudine, questa proprietà.
Questo, creando dal nulla il denaro e facendolo circolare solo per mezzo di
prestiti con l'erogazione del credito, si comporta come se ne fosse il
proprietario. L'atto di prestare infatti è prerogativa unica del proprietario di
un bene, ma non vi è nessuna norma che attribuisca questa proprietà al
sistema creditizio. Vi è soltanto una consuetudine da parte dell'opinione
pubblica di ritenere che il denaro erogato dalle banche sia derivato dalla
gestione dei risparmi dei clienti, e anche in questo caso si porrebbero dei
problemi giuridici. Pochi sanno che invece quel denaro è creato ex nihilo,
dal nulla. Non ha nessun costo per la banca, e non è garantito da nessun
bene reale.
È un'unita di misura che ha però in se un valore, il potere d'acquisto, in
quanto consuetudine di uso secolare con lo scopo di acquisire beni. Ma in
realtà si tratta di pezzi di carta, le banconote, e numeri digitali, i conti
231
La Moneta dell'Utopia
correnti, che all'atto della loro creazione, non hanno nessun valore.
In occasione dell’inaugurazione della mostra “La moneta dell’Italia
Unita: dalla Lira all’Euro“, tenuta al Palazzo delle esposizioni di Roma
tra il 5 aprile e il 3 luglio 2011 [1], l’ex governatore di Bankitalia, Mario
Draghi, ha dichiarato quanto segue : “Il concetto di stabilità monetaria
muta nel tempo, insieme con le condizioni tecnologiche e istituzionali che
la determinano. Tra l’Ottocento e il Novecento anche l’Italia passa da un
sistema in cui la moneta è di metallo prezioso, o in esso convertibile, a
uno di moneta puramente fiduciaria. Nel primo, la stabilità monetaria è
sancita dal mantenimento della convertibilità della valuta in oro alla
parità prefissata. L’Italia sostanzialmente ci riesce: alla vigilia della
prima guerra mondiale, nonostante alcuni periodi di non convertibilità,
l’indice dei prezzi è allo stesso livello del 1861. Questa stabilità è
percepita come lo stato naturale delle cose. Con il prevalere della moneta
cartacea l’innovazione istituzionale in campo monetario è radicale. Si
affermano le moderne banche centrali, si definiscono norme, regole,
organizzazioni, necessarie per il governo di una moneta il cui valore non è
più ancorato a quello di un metallo, ma è completamente basato sulla
fiducia.”[2]
Se prima quindi il valore del denaro veniva associato a quello intrinseco
dell'oro, oggi con la fine della convertibilità e la creazione dal nulla, il
valore non può essere fisico, ma intellettuale e sociale.
Dietro alla semplice frase completamente basato sulla fiducia, vi sono una
serie di considerazioni giuridiche, filosofiche e sociali, che sono state
riassunte con notevole efficacia e perspicacia nella teoria del valore
indotto della moneta[1] del professor Giacinto Auriti, approfondito nel terzo
libro.
Ma limitandoci al momento alla sola “fiducia” come conferente del valore
del denaro, si evidenzia come dalle stesse parole del governatore Draghi,
non possa essere la banca a conferire il valore alla moneta, e tanto meno i
mercati. Ma è la fiducia della società intera a creare il valore ed a fornirlo
ai numeri digitali e alle banconote, che altrimenti sarebbero un prodotto di
valore zero, non appetibile. La banca quindi produce un mero simbolo
numerico, il cui valore è zero, e poi la società produce il valore, grazie
alla fiducia, ovvero alla consuetudine e all'accettazione come vedremo in
seguito. Alla banca quindi andrebbe attribuito il valore nullo del simbolo
232
La proprietà della moneta
che essa produce, mentre alla società, l'insieme dei cittadini, il valore
nominale del simbolo.
Il valore del denaro è dunque dato dalla collettività, ed essendo il denaro
prodotto esclusivamente per questo valore, deve essere attribuito nella
proprietà alla collettività.
Perché è appunto l'attribuzione della proprietà giuridica della moneta, il
nodo fondamentale. Chi è il proprietario della moneta ne ha il diritto di
emissione, ed essendo questa la collettività, la moneta va attribuita come
proprietà al popolo, che la può emettere senza indebitarsi.
La conseguenza enorme della definizione di proprietà della moneta risulta
subito evidente. La banca non potrebbe più crearla dal nulla e prestarla al
pubblico. La moneta si rivelerebbe per la sua reale natura e funzione, e
sarebbe emessa direttamente dai cittadini, attraverso lo Stato, come misura
della propria produzione.
Lo Stato ha di fatto rinunciato, già in epoca risorgimentale (e
rinascimentale nel caso di altri Stati), ad emettere la moneta, rinunciando
così ad una prerogativa che gli appartiene esclusivamente in quanto
rappresentante dei cittadini.
Esso “preferisce” indebitare i cittadini per concedere questo privilegio ad
una ristretta classe elitaria. Ha quindi abdicato a parte della sua sovranità,
la più importante, conferendola a dei privati.
La circolazione della moneta, come visto in tutta la ricostruzione storica,
determina l'andamento dell'economia in tutte le nazioni, in quanto misura
della produzione e della ricchezza ma anche in quanto mezzo di scambio
del valore e della circolazione di questa ricchezza, grazie al valore
conferito proprio dall'accettazione e dalla convenzione sociale.
Rinunciando a determinarne la quantità circolante del denaro, lo Stato ha
di fatto rinunciato a determinare l'economia, sia nell'indirizzo che questa
deve prendere, come decisione collettiva su quali siano le produzioni più
etiche e necessarie, sia che nell'andamento della misura e del valore per lo
scambio della produzione e del benessere sociale.
Lo Stato ha quindi di fatto rinunciato alla sovranità monetaria, per conto
dei cittadini, e quindi alla buona misura e valorizzazione della ricchezza da
essi prodotta.
Questa rinuncia determina una perdita di potere per tutte le sovranità dello
Stato, in quanto si devono anch'esse misurare con la moneta. Lo Stato per
assolvere alle sue funzioni ed esercitare i suoi poteri necessita di
233
La Moneta dell'Utopia
234
La proprietà della moneta
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La Moneta dell'Utopia
[1] TERZO LIBRO, Auriti e la proprietà popolare della moneta, pag. 305
[2] Archivio della Banca d'Italia, La cultura della stabilità monetaria dall’Unità a oggi.
Intervento di Mario Draghi, 4 aprile 2001, pag 4 - (http://blog.acformazione.it/file.axd?
file=2011%2f4%2fInaugurazione_Mostra_04_04_2001.pdf)
[3] Le conseguenze sociali del sistema monetario moderno, cap, Dannose conseguenze ,
pag. 282; I Titoli di Stato e l'abbaglio giapponese, pag. 272; Il PIL e il governo delle
banche, pag. 241
236
Le tasse
Le tasse
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La Moneta dell'Utopia
che il 10 per cento del PIL nazionale viene sprecato in interessi sul debito.
Senza questo debito la tassazione sarebbe irrisoria, e avrebbe più una
funzione di controllo e limite della massa monetaria che non dovrebbe
superare il PIL. Non a caso in tutti i movimenti di riforma monetaria che
prevedono una moneta creata dallo Stato, la tassazione prevista non supera
il 10 per cento, e alcuni ipotizzano un prelievo diretto sull'emissione
monetaria, mentre altri non vedono nessuno ostacolo ad una tassazione
pari a zero.
Senza debito, ma con una moneta creata dallo Stato senza l'assurdità della
“vendita” dei titoli non ci sarebbe una tassazione così elevata, ma
soprattutto i cittadini potrebbero liberare risorse che oggi vanno sprecate
solo per alimentare l'assurdo privilegio dell'erogazione del credito da parte
di pochi privati.
In un documentario molto interessante già citato America dalla libertà al
fascismo[1], Aroon Russo aveva evidenziato l'esempio americano, dove
dopo l'istituzione della Federal Reserve fossero state introdotte più di 50
nuove imposte e un sistema fiscale, quello dell'IRS, perverso e addirittura
incostituzionale. In tutta la storia appare evidente come ovunque si sia
introdotto il debito come tipo di finanziamento per gli Stati, vedi
l'Inghilterra dal settecento, l'Italia unitaria o l'America nelle sue varie fasi,
tassazione, debito e inflazione siano sempre cresciuti notevolmente. In
quei pochi casi in cui si è ridotto il debito, questo è costato alla nazione un
impoverimento generale per i cittadini e un aumento indiscriminato delle
tasse.
Con la moneta-oro le tasse potevano servire sia al funzionamento dello
Stato, sia a ridistribuire la ricchezza di un metallo di quantità finita, che in
assenza di nuove estrazioni, non poteva andare a misurare la nuova
ricchezza prodotta, bloccando di fatto l'economia. Con l'invenzione
dell'emissione dal nulla, cartacea prima e digitale poi, la tassazione serve
invece solo a pagare il debito, e non a fornire i servizi ai cittadini,
erroneamente convinti della necessità di reperire il denaro come se fosse
una quantità finita da ricercare dai soggetti possessori, come per un
metallo. Con la creazione dal nulla, operata oggi dalle banche, a costi zero,
la nuova ricchezza è misurata da nuove creazioni monetarie e non con la
sottrazione per mezzo delle tasse di misura e valori già esistenti come se
fossero un materiale finito e limitato. Ora non vi è nessuna miniera da
lavorare, nessun costo di estrazione, ma soprattutto nessun proprietario del
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Le tasse
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La Moneta dell'Utopia
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Il PIL e il governo delle banche
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La Moneta dell'Utopia
legislazione speciali.
La formula del calcolo del PIL è: PIL= C + I + G + X dove:
• C rappresenta la spesa delle famiglie, ovvero i consumi interni;
• I rappresenta la spesa per gli investimenti privati delle imprese che
avviene grazie all'erogazione del credito, ovvero con il denaro
debitorio derivante dalla creazione monetaria dal nulla delle
banche commerciali;
• G rappresenta la spesa pubblica dello Stato;
• X rappresenta le esportazioni nette, ovvero la differenza tra le
esportazioni e le importazioni.
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Il PIL e il governo delle banche
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La Moneta dell'Utopia
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Il PIL e il governo delle banche
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La Moneta dell'Utopia
realizzare gli altri tre poteri su cui si fonda una democrazia. L'usurocrazia,
attraverso il potere del denaro privato, ha di fatto fagocitato i governi e
l'informazione, instaurando la più perniciosa delle dittature, quella
invisibile della falsa libertà, utilizzando le stesse forme di propaganda delle
dittature conclamate che essa stessa dichiara di combattere, e non vi è
nessun errore nel dichiarare apertamente gli Stati moderni e i cittadini,
sotto il totalitarismo del governo delle banche e la tirannia della loro
economia a debito.
246
Crisi e massa monetaria
Il 2008 ha segnato l'inizio della crisi attuale, cominciata con una crisi
finanziaria che ha contagiato poi l'economia reale, come ampiamente
previsto dagli economisti più attenti alle dinamiche, non tanto economiche
quanto monetarie. Alcuni economisti classici, che si possono contare sulle
dita di una mano, ne avevano anticipato l'avvento, mentre
sull'informazione libera in internet, erano molti di più che avevano fatto
previsioni poi purtroppo avveratesi. Nessuna preveggenza o sfera di
cristallo, ma una semplice e attenta analisi degli andamenti monetari, ed
una profonda conoscenza del sistema di creazione privato della moneta,
facevano presagire già dai primi anni del 2000, l'arrivo di una crisi ancor
più devastante della Grande Depressione.
Infatti non c'è nulla di nuovo in quel che è successo, e di base la crisi è
stata creata con una diminuzione della massa monetaria. Quel che
cambiano sono solo gli strumenti che di volta in volta vengono utilizzati
per attuare questa diminuzione e scatenare la chiusura dei rubinetti del
credito, metodo consolidato per ridurre la quantità di denaro in
circolazione.
Nella ricostruzione storica si è visto come ad ogni crisi, sia corrisposta una
diminuzione della massa monetaria[1], e di come questa diminuzione non
sia stata effetto della crisi, come si vorrebbe far intendere, ma del sistema
stesso intrinseco di creazione del denaro a debito e della sua
manipolazione da parte dei detentori del potere di emettere e gestire il
denaro.
Già a partire dalla nascita della moneta, o per effetto degli interessi, o per
diretto drenaggio delle liquidità da parte dei padroni del denaro, ogni crisi
fu conseguenza di una diminuzione della massa monetaria. Già Solone
dovette procedere ad una riforma monetaria con l'utilizzo dell'argento, più
abbondante nella Grecia Classica, per aumentare la quantità di denaro in
circolazione e renderlo libero dalla manipolazione dei detentori di oro.
Ancor più evidente fu l'effetto della diminuzione della massa monetaria
247
La Moneta dell'Utopia
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Crisi e massa monetaria
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La Moneta dell'Utopia
senza tetto nel continente conquistato dai loro padri. Il potere di emissione
va tolto via dalle banche e restituito al popolo, al quale esso appartiene.”.
E gli strumenti per l'acquisizione delle proprietà e del potere, sono proprio
l'inflazione e la deflazione, da cui le banche centrali dovrebbero invece
difendere le nazioni come loro missione. In realtà esse oggi non sono
nemmeno più in grado di controllare la massa monetaria e l'inflazione
come invece avveniva nel Gold Standard quando avevano in mano il
monopolio della creazione monetaria. Oggi questa è esclusivo privilegio
delle banche commerciali, e nonostante la nazionalizzazione di quasi tutte
le banche centrali, queste non pongono nessun serio obbiettivo, ne
forniscono alcuna informazione trasparente ai cittadini che dovrebbero
rappresentare, per mettere il denaro al servizio dell'uomo.
Come visto nel capitolo precedente[2], tutti i fattori che contribuiscono alla
crescita e al benessere di un paese dipendono dalle banche commerciali
che attraverso l'erogazione del credito, e quindi il controllo della massa
monetaria, possono indirizzare gli andamenti economici. Si è inoltre vista
la profonda connessione tra banche, che potrebbero appartenere a pochi
proprietari, e il funzionamento di un sistema che le renderebbe comunque
complici nell'ottenere il vantaggio dell'emissione della moneta. E nella
ricostruzione storica anche le volute diminuzioni della massa monetaria in
occasione delle varie crisi che nel tempo sono accadute.
Gli strumenti con cui fagocitare la ricchezza prodotta dai cittadini sono
molteplici, dalle bolle alle speculazioni finanziarie, già presenti a partire
dal seicento, fino alla concessione unilaterale del credito. Tutto verte su
due meccanismi primari e cronologicamente ordinati con periodi inflattivi
prima, e deflattivi poi.
Tutto inizia sempre con periodi di grande espansione monetaria, per la
maggior parte indirizzata a creare delle bolle, borsistiche come nel caso
della grande depressione, o immobiliari, come nella crisi attuale, e
addirittura “floreali”, come la prima grande bolla della storia, quella dei
tulipani nel 1637.
L'offerta monetaria, sempre molto maggiore dell'economia reale e spesso
nemmeno indirizzata ad essa, viene accompagnata da una forte inflazione
che non viene comunque percepita come grave dalla massa, a cui viene
generosamente erogato un credito molto facile, e a cui soprattutto mancano
i riferimenti storici e le giuste informazioni per percepirne gli effetti sul
250
Crisi e massa monetaria
lungo periodo.
Se si osservano i dati della massa monetaria durante crisi attuale dal
database ufficiale della BCE[3] o da qualsiasi sito specializzato in finanza [4],
si può chiaramente vedere come questa sia stata più che dimezzata
nell'arco di soli due anni e mezzo, nel periodo che va da giugno 2007 a
dicembre 2009, per poi restare stabile sui livelli raggiunti, a parte un
aumento della massa monetaria base M0 e di quella M1 dei depositi dei
correntisti e dei contanti, semplice effetto della paura di spendere.
Denaro già creato in passato quindi, che può rientrare anche per effetto del
saldo dei prestiti.
Il grave problema è che non viene creato più denaro, per altro a debito,
quindi già un problema in se stesso, contraendo dunque la massa monetaria
per effetto del reflusso bancario che riporta il denaro all'origine (del
debito), ovvero alla banca, a cui poi gli Stati (compiacenti) stanno
aggiungendo un forte aumento della tassazione per il pagamento dei debiti
pubblici.
Questi fattori sottraggono gran parte della massa monetaria dal mercato,
grazie anche alla mancanza di nuovo denaro creato ex nihilo con
l'erogazione del credito. Non avendo sufficiente denaro per la misura e il
valore dello scambio dei beni, l'economia naturalmente si blocca,
nonostante non ci sia alcun problema produttivo, logistico, di manodopera
e di reperimento delle materie prime.
Nella motivazioni ufficiali si individua la causa nell'interruzione
dell'erogazione del credito a causa della crisi, ma questa motivazione
appare chiaramente inappropriata e ingiustificata, anche per molti
economisti classici, i cosiddetti Keynesiani, che vedono proprio
nell'immissione delle liquidità e nella spesa pubblica gli unici fattori che
possono mettere in marcia l'economia. Chiaramente senza benzina nessun
motore può far viaggiare un'auto, e il denaro è appunto il carburante.
Se per gli economisti classici questa visione appare logica, seppur a costo
dell'aumento del debito, per quelli che invece hanno ben presente il reale
funzionamento del sistema monetario, non solo non vi è nessuna
giustificazione all'interruzione del credito, ma giustamente appare anche
un disegno preordinato scientemente per la creazione di una crisi.
I proprietari nel sistema bancario sono in realtà pochi, e questi indirizzano
l'economia verso le bolle speculative e i fallimenti degli istituti. Difficile
credere che un banchiere accorto non abbia una visione storica, statistica e
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moneta che ormai si incontra nel sistema monetario moderno, ovvero tra
denaro inteso come classico e denaro prodotto attraverso le promesse di
pagamento e gli strumenti finanziari.
Le banche centrali, con l'aumento esponenziale del potere finanziario e
delle borse affari, ha nel tempo quindi creato nuovi aggregati finanziari da
aggiungere alla base monetaria, quella intesa come denaro classico
circolante tra la popolazione per lo scambio di beni e servizi. Questo ha
prodotto un artificiale aumento della massa monetaria solo per servire la
grande finanza speculativa, e non certamente l'economia reale, l'unica
necessaria alla società per fornire i bisogni primari, rappresentati oggi
dall'aggregato M0, oggi di gran lunga inferiore rispetto agli altri aggregati
speculativi e l'unico necessario. La stessa banca centrale definisce
l'inserimento dell'aggregato M3, che include anche i titoli di Stato a breve
scadenza, solo come un indicatore previsionale dell'andamento dei prezzi.
Ovvero si sono inseriti anche i titoli di Stato, causa del debito e di tutte le
problematiche fin qui viste, nella massa monetaria come a renderli
responsabili dei fenomeni inflattivi per l'aumento della massa monetaria e
non vittima della restituzione del debito. In questi aggregati, oltre ai titoli
di Stato, vengono incluse tutte le attività finanziarie che fungono da riserva
di valore, ponendo un problema sulla definizione stessa di denaro come
intesa dall'economia classica, risolta invece attraverso lo sviluppo della
teoria auritiana e dalla nuova definizione di denaro che si intende
intraprendere per il futuro di una società libera dal debito della moneta
merce.
La banca e tutti gli economisti pongono infatti come fondamento per
conferire e mantenere il valore della moneta alla sua circolazione, che
viene monitorata costantemente. La circolazione è infatti di rilevanza
vitale per mantenere il valore della moneta, e senza di essa non vi sarebbe
valore. Questo fatto riconosciuto da tutti contrasta notevolmente sia con
l'inclusione dei depositi negli aggregati monetari, sia con l'assioma massa
monetaria-valore della moneta. Si può avere una grande quantità di denaro
depositata, ma senza circolazione, questa perderebbe di valore tendendo a
zero. Infatti la moneta è il mezzo di scambio, senza di essa, e quindi senza
la sua circolazione, non ci sarebbe scambio e quindi economia. Legare
dunque l'ammontare della massa monetaria al valore del denaro stride
fortemente con un fondamento logico riconosciuto da chiunque. La
presenza e l'esistenza stessa della moneta determinano l'esistenza del
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La Moneta dell'Utopia
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Inflazione
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La Moneta dell'Utopia
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Inflazione
Per prima cosa va precisato che questa teoria fu sviluppata non per il
calcolo dell'inflazione, ma per quello della domanda monetaria, ovvero
della quantità minima di moneta necessaria per gli scambi di bene e
prodotti di quantità ben definita, in un'epoca in cui la moneta era
rappresentata dall'oro e quindi scarsa. Questa precisazione risulta
essenziale, in quanto una teoria, sviluppata per un determinato scopo, verrà
poi usata per formulare una tesi che non ha logicità per i motivi fin qui
descritti. Inoltre il primo a formulare una teoria che stabilisse la quantità
minima di moneta fu Thomas Mun, un economista ma a capo della
Compagnia Inglese Orientale, nota e già descritta nella ricostruzione
storica per le sue manipolazioni del mercato e direttamente collegata alla
Banca d'Inghilterra, a cui fece seguito un suo discepolo nel secolo
successivo, David Hume, considerato con il suo predecessore il padre della
Teoria quantitativa della moneta. L'equazione fu poi ripresa da Irving
Fisher nei primi del Novecento, e successivamente reinterpretata dalla
Scuola di Cambridge e da Keynes, divenendo dominante nell'economia
moderna. L'equazione si poneva l'obbiettivo di stabilire la massa monetaria
da fornire in base alla domanda causata dai beni e servizi scambiati, quindi
dalla circolazione del denaro, dalle transazioni e dal prezzo dei beni stessi,
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La Moneta dell'Utopia
Md = Ms
M*V= Ms
P*T = M*V
P=M*V/T
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Inflazione
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Inflazione
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moneta, il conio perse il suo valore di legge nominale per utilizzare quello
intrinseco del metallo.
Da ultimo diverso è il caso delle bolle speculative anch'esse già accennate
nella ricostruzione della storia monetaria, dove vi sono evidenze di
manipolazione da parte di pochi soggetti in specifici settori strategici, a
partire dalla famosa Bolla dei Tulipani fino all'ultima Bolla immobiliare
dei nostri giorni. Si tratta di enormi immissioni di credito in settori
monopolizzati da pochi soggetti privati, con intrecci politici e finanziari
molto stretti, in cui risulta facile controllare il mercato dei prezzi per
spingerlo in alto fino a farlo crollare. In questo caso gli attori sono sempre
individuabili nello sconsiderato credito bancario connesso a pochi fornitori
di servizi o beni e operazioni di alta speculazione in grado di spingere
vertiginosamente i prezzi verso l'alto coprendo un arco di tempo
generalmente di un decennio.
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Inflazione
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Inflazione
[1] La creazione del denaro moderno dal nulla (SISTEMA FIAT), pag 192
[2] Equazione per determinare l'inflazione (http://it.wikipedia.org/wiki/Inflazione)
[3] Il Rinascimento cambia gli equilibri. Nasce il Capitalismo, pag 79
[4] Terzo Libro, Valore spaziale e valore temporale. Simbolo e valore, pag 316
[5] Von Mises, Conference on the Economics of Mobilization, held at White Sulphur
Springs, West Virginia, April 6-8, 1951(http://www.mises.org/efandi/ch20.asp)
[6] Aroon Russo, America From Freedom to Fascism
[7] Terzo libro, Il simbolo e il valore indotto, pag 332
[8] Quinto libro, Riserva di Valore e circolazione, pag 472
[9]Istat, Come si rilevano i prezzi al consumo,
(http://www.istat.it/it/files/2011/07/come_si_rilevano_i_prezzi_al_consumo_2011_b2.pdf)
[10] Banca d'Italia, Signoraggio, (http://www.bancaditalia.it/bancomonete/signoraggio)
[11] BCE, Monetary Policy, (http://www.ecb.int/mopo/html/index.en.html)
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I Titoli di Stato e l'abbaglio giapponese
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I Titoli di Stato e l'abbaglio giapponese
Il sistema giapponese è quindi nient'altro che quello usato per molto tempo
già in Europa, oggi in condizioni peggiori a causa dell'euro che costringe
gli Stati a finanziarsi direttamente sul mercato internazionale, ma non
risolve i problemi futuri di un tipo di economia in via di saturazione che
nel terzo millennio sta mostrando tutti i limiti della crescita esponenziale.
Se nell'ottocento e nel corso della prima metà del novecento infatti la
crescita andava a incontrare le esigenze dei cittadini, già dagli anni 50 a
partire dagli Stati Uniti e via via in tutti i paesi occidentali, l'industria ha
saturato di prodotti i mercati, non avendo più quella funzione originale di
produzione dei beni essenziali per rendere il lavoro umano meno faticoso,
per esempio grazie a elettrodomestici che hanno consentito all'individuo di
affrancarsi da molti lavori fisici, o dei macchinari industriali aventi la
stessa funzione. Ma dagli anni 70 era già evidente come l'industria fosse
costretta a creare il desiderio, attraverso l'induzione pubblicitaria e sociale,
di prodotti in realtà non necessari, se non in alcuni settori, sviluppando il
fenomeno del consumismo sfrenato per un utilizzo usa e getta della sua
produzione, spesso in un arco di tempo di pochi minuti. Vale la pena
ricordare un famoso discorso di Robert Kennedy[2] dove appunto si
sottolinea l'importanza predominante del benessere sociale rispetto
all'economia, rappresentata dalla dittatura del PIL, unico dogma
occidentale. I paesi più ricchi non sono affatto i più felici, e gli indici di
felicità smettono di crescere proprio in coincidenza con la saturazione dei
mercati, con il raggiungimento del benessere materiale e l'ottenimento
delle necessità, a cui deve seguire imperativamente il benessere spirituale e
sociale dell'individuo, e non una stimolazione dei bisogni indotta a scopo
di sovrapproduzione e rincorsa del debito. L'economia non può essere
dunque l'unico dogma, ma può solo ricoprire quella parte dei bisogni
materiali non indotti e l'umanità deve ritrovare la via dei bisogni spirituali
e sociali che non può essere fornita ne dal denaro, ne dal consumismo
indotto.
Oltre ai nuovi problemi sociali di cui il Giappone e gli Stati Uniti sono un
valido esempio, il consumismo di massa ha provocato danni non
trascurabili in molti altri campi, anche nelle nazioni che per loro sfortuna,
pur non allineandosi alle crescite esponenziali dei paesi del primo mondo,
hanno visto saccheggiare le proprie risorse di cui erano ricche, come ad
esempio nel continente africano.
Ma soprattutto la crescita esponenziale, se nei secoli passati poteva essere
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I Titoli di Stato e l'abbaglio giapponese
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dei privilegi politici, ben sapendo che prima o poi qualcuno dovrà pagare.
Ne sono consapevoli i giovani di oggigiorno, generazioni più povere delle
precedenti, costrette a pagare per l'abbaglio giapponese.
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Un oscuro futuro
Un oscuro futuro
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Un oscuro futuro
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Dannose conseguenze
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Dannose conseguenze
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Dannose conseguenze
L'impatto della rincorsa del debito sulla società è molto più ampio di
questo breve accenno per punti, ma si può certamente affermare, almeno
da parte dei più informati sulle dinamiche sociali ma anche ambientali e di
altra natura, come la società proposta da questa economia del debito,
divenuta autentica dittatura usurocratica, non abbia nulla a che vedere con
il progresso e la modernità di una società civile ormai nel terzo millennio.
Anzi, si può affermare che si tratti di una società arretrata, dedita ancora
alla guerra e alla lotta di potere, che non supplisce alle proprie necessità e
non ha risolto nessuno dei problemi che i paesi democratici sostengono di
voler dirimere. È invece il sistema messo in piedi che al tempo stesso è
causa scatenante di questi problemi. Una società moderna non lascerebbe
più di un miliardo di persone vivere nell'indigenza solo per scambiarsi dei
pezzi di carta colorati o delle scritture digitali in un computer. Questa
società è il segno evidente che viviamo in un'epoca ancora primitiva, in cui
si ha la necessità, se si vuole veramente progredire come specie, di
rivedere quelli che la propaganda spaccia come i punti cardine del
progresso, oramai parte del dogma economico fondato sul debito del
mezzo di scambio, proprietà invece dell'intera specie.
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La Moneta dell'Utopia
Un sistema dove l'1 per cento si scambia pezzetti di carta colorata (titoli a
fronte di denaro) creando povertà, fame, disagio sociale, distruzione
ambientale e politica, non ha nessuna ragione di esistere se non negli studi
psichiatrici, dove facilmente si potrebbero riscontrare numerose serie
patologie di dissociazione con la realtà dai risvolti criminali.
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Che mondo sarebbe...
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Che mondo sarebbe...
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La via delle soluzioni
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state soffocate con l'uso della forza da parte delle forze dell'ordine, anche
loro ignare della vera situazione.
Con tutta probabilità si produrrebbe uno scontro violento, come già
accaduto in passato ad esempio nelle colonie americane del settecento.
Inoltre sarebbe giusto avviare un dibattito pubblico e chiaro su quali regole
tecniche, politiche e giuridiche strutturare la nuova economia.
Una riforma monetaria avrebbe quindi una lenta gestazione per i vari
motivi elencati, ma potrebbe essere applicata per gradi, in una visione
realistica di compromesso per evitare sia una violenza di piazza o di
potere, che l'approvazione di sistemi errati.
Ma moltissime notizie sono reperibili sulle tante monete nel mondo, molte
delle quali sono state raccolte in un database disponibile su internet [5].
Certamente le monete locali da sole non possono in alcun modo risolvere il
problema, ma la loro diffusione è fondamentale sia per la comprensione
dei meccanismi economici e monetari, sia per un lento ma pacifico
cambiamento del sistema. Manifestare e protestare è infatti inutile se non
si ha un sistema alternativo e valido da proporre, e questo deve essere
compreso, sperimentato e condiviso da tutta l'opinione pubblica. Le
manifestazioni e le proteste si sono ormai rivelate spesso inutili e in gran
parte manipolabili dal potere, sia come distrazione che come
giustificazione per indirizzare la società verso le convenienze dei
privilegiati.
La rivoluzione delle monete locali è invece un cambiamento pacifico
sperimentale attraverso cui si può arrivare ad una diffusa informazione e
coscienza in modo da arrivare al passo successivo, quel cambiamento
legislativo ora impossibile.
Per avere una classe politica intenzionata ad applicare una vera riforma
monetaria bisogna riuscire a diffondere coscienza ed informazione per una
forte spinta da parte dell'opinione pubblica tutta verso il cambiamento, e in
questo le monete locali possono aiutare il cittadino a sperimentare nella
vita reale quotidiana, le teorie e i concetti monetari espressi finora.
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La via delle soluzioni
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La via delle soluzioni
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Conclusioni
Conclusioni
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La Moneta dell'Utopia
realmente il debito.
Oggi il debito, pubblico e privato, non è nulla altro che una costruzione
artificiale basata su una propaganda usurocratica, un'invenzione con cui
vengono schiavizzati i popoli al lavoro e ad una produzione inutile con il
solo scopo del mantenimento del potere da parte di una piccola élite.
Non vi è nessuna ragione logica per cui un'unità di misura possa
rappresentare un debito, e tutti i tentativi di giustificazione anche
dell'esistenza stessa del sistema bancario appaiono inaccettabili non solo
all'intelligenza umana, ma in particolare per i danni devastanti che il
sistema monetario privato sta generando da secoli con risultati sempre
peggiori e globali, che oramai coinvolgono non solo l'umanità ma l'intero
pianeta.
L'aggravante degli interessi che rendono inestinguibile il debito determina
la certezza di una brama di dominio dinastico nelle intenzioni dei
promotori di questo sistema.
Non vi può essere nessuna democrazia, se non nella propaganda della
commistione politico-finanziaria rappresentata dal 1 per cento e capace di
influenzare il resto della società con scelte che determinano la vita, ma
soprattutto la morte, di milioni di individui, per povertà, per indigenza, per
la sottrazione dei beni comuni. Nulla è effettivamente cambiato dal pollice
verso di un imperatore ad oggi. Anche le conquiste scientifiche e sociali,
vanto della propaganda usurocratica, non sono altro che le conquiste di
uomini, che hanno lottato o messo a disposizione dell'umanità la loro vita,
e non certo la conquista del denaro a debito delle nuove dinastie.
Anche la sbandierata meritocrazia, di cui si fregiano le “democrazie
moderne”, è solo una chimera, una costruzione della realtà. Con il sistema
degli interessi ci sarà sempre una parte della popolazione che pagherà, non
per sua colpa, il benessere dei più fortunati o dei più “furbi”.
Con l'attuale spostamento della ricchezza in alto, non ci possono essere
sogni nemmeno tra i ceti medi della popolazione, quelli che forse prima
più contribuivano, involontariamente, ad alimentare questo sistema
depauperizzante.
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Conclusioni
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TERZO LIBRO
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Introduzione
Introduzione
Fino ad ora, a parte il caso italiano dove con Auriti si è avuta, almeno in
quella piccola parte della cittadinanza che ha seguito i suoi lavori, una
spiegazione razionale e giuridica sul valore assunto da queste scritture
contabili e da questi pezzi di carta colorati, nessuno ha ancora una buona
coscienza di come e cosa attribuisce il valore al denaro, o per meglio dire
di cosa è il denaro e di cosa è realmente la scrittura contabile o banconota.
Per saperlo non possiamo che riferirci a Giacinto Auriti e riesaminare,
anche alla luce dei nuovi avvenimenti e dei nuovi linguaggi della crisi
economica, la scoperta del valore indotto della moneta del professore di
Teramo, e il concetto filosofico di valore del denaro sviluppato da questa
scoperta. La seconda parte rappresenta la base teorica della Moneta
dell'Utopia e va per questo sviluppata, implementando e completando il
lavoro di Auriti partendo dalle fondamentali domande su cosa è realmente
il denaro, cosa ne determina il valore e cosa ne determina il simbolo.
Nel secondo libro, seguendo la dottrina scientifica monetaria attuale, si è
visto che sostanzialmente il denaro è debito, essendo esso creato soltanto
attraverso l'erogazione del credito dal sistema bancario, ma sono rimaste
insolute, per chi non ha mai letto Auriti, le altre due questioni: cosa da
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L'importanza di Auriti e della definizione giuridica della moneta
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L'importanza di Auriti e della definizione giuridica della moneta
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L'importanza di Auriti e della definizione giuridica della moneta
disservizio.
Il denaro non potrà essere più rifiutato, ne dallo Stato, ne dalle banche alla
società in quanto appartenente alla società stessa, e gli istituti di credito
potranno al massimo caricare i costi di produzione, oggi nulli, fatto che
rende il sistema bancario stesso inutile.
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La Moneta dell'Utopia
Per avere un'idea della moneta bisogna rifarsi a qualche base psicologica
che anima la mente umana molto complessa nel suo funzionamento, e
capire quali sono le basi culturali che hanno portato alla degenerazione
moderna nell'assunzione del denaro come Dio, assunzione nella quale
risiede l'appropriazione da parte del settore bancario della moneta, o
meglio, come vedremo in seguito, della rappresentazione della moneta, il
simbolo della sua misura e di conseguenza del suo valore e la sua cessione
nella proprietà da parte del cittadino trasformato cosi da proprietario a
debitore.
Questo è solo un accenno che servirà non a svolgere un trattato psicologico
sulla moneta ma ad introdurre il concetto di simbolo e valore auritiano.
In una fase primordiale possiamo assumere che il concetto di moneta nasce
nella mente come archetipo del se, ovvero come valore della propria
potenza e sicurezza, simbolo psichico delle possibilità individuali di
riuscita nella società. Come ogni archetipo che si rispetti, anche l'archetipo
del se, che si esprime nella realizzazione individuale, si amplia in una serie
di polarizzazioni. Dall'archetipo del se nasce il l'archetipo del denaro come
valore e misurazione del valore, della propria potenza e sicurezza, non
percepita, e quindi bisognosa di accaparramento di beni materiali come
misura della propria realizzazione, e nel contempo, bisognosa
dell'accaparramento di denaro fine a se stesso come misura della propria
potenza.
Da questa prima, superficiale analisi sull'accaparramento dei beni,
possiamo arrivare alla prima conclusione, evidente nella attuale società, di
travisamento e stravolgimento del concetto di denaro, mitizzato come
realizzazione del se, della propria sicurezza e potenza dominante e non
come valore e misura del prodotto dal se come percezione. La mancanza di
percezione del se ha fatto nascere la distorsione del concetto del denaro
come mito e come valore intrinseco e non come valore della misura
giustamente percepito da Auriti.
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Il valore e il simbolo nell'archetipo arcaico
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La Moneta dell'Utopia
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Valore spaziale e valore temporale. Simbolo e valore
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Valore spaziale e valore temporale. Simbolo e valore
Bene fece quindi Auriti a dividere il valore dal simbolo, per riportare il
denaro a strumento dell'umanità e non a padrone.
Pochi hanno capito l'immensa spiritualità dietro il lavoro di Auriti, e ben
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La Moneta dell'Utopia
Con Auriti l'origine del valore e il simbolo del valore vengono finalmente
scissi ed evidenziati come fattori tra loro distinti. Se il valore nasce dalla
mente umana come polarità archetipa, quindi funzione della previsione
temporale, il simbolo ne è solo la rappresentazione il cui valore intrinseco,
sarebbe pari a zero se zero fosse il valore dato dall'inconscio alla polarità.
Il simbolo, atto materiale per percepire il valore, è quindi una pura
convenzione, una dimensione di spazio che rappresenta una dimensione di
tempo percepita dall'inconscio.
Il denaro quindi, come ben descritto dal professore di Teramo, è puro
valore soggettivo, e quindi non privatizzabile. Il simbolo che ne consegue,
ha valore non perché lo abbia intrinsecamente, ma perché trasferito dal
valore psichico dell'uomo. Ma non avrebbe valore senza la prerogativa
creata dalla mente. Da qui la definizione, data anche da numerosi testi
religiosi, sul valore del denaro come valore dato dal lavoro degli uomini,
dove il valore è in questo caso l'elemento spaziale e materiale percepito
dall'Io reale. Questa definizione, giuridicamente altrettanto valida, oggi è
distorta a favore di una piccola élite, con l'inganno e la mancanza di
coscienza da parte del resto della cittadinanza. Il simbolo del denaro infatti
è stato sostituito al valore e privatizzato, mentre il reale valore è stato
occultato.
Se non si realizza questa distinzione, tra simbolo, creato dall'Io reale, e
320
Valore spaziale e valore temporale. Simbolo e valore
valore, creato dall'Io presente, si incorrerà sempre nello stesso errore, come
nel pur ottimo articolo di Ben Dyson sul The Guardian del 17 novembre
2011[3] “Il denaro è stato privatizzato con l'inganno” , dove l'informazione
dovrebbe essere corretta in “Il simbolo del denaro è stato privatizzato con
l'inganno”, e con esso il valore convenzionale proprietà della collettività.
Perché il valore del denaro, non può essere affatto privatizzato, essendo un
prodotto della psiche, mentre quel che è stato privatizzato, grazie
all'occultamento dei mezzi d'informazione e dei governi, è solamente il suo
simbolo percepibile, la sua rappresentazione materiale, mentre il pensiero
psichico è impossibile da privatizzare e appartiene, assunto come patto
sociale, a tutta l'umanità.
Questa differenziazione non è solo la base giuridica e filosofica
fondamentale per la dichiarazione della proprietà popolare della moneta,
ma anche la base fondamentale per una dichiarazione universale dell'auto-
emissione del denaro come diritto fondamentale dell'uomo [4].
Il denaro infatti non è una merce, o la sola misurazione del valore di una
merce così come intesa da Ricardo, ma nasce come concetto, pensiero
della psiche del valore nell'Io presente, e soltanto dopo, per necessità,
diventa simbolo dell'Io reale e simbolo materiale di misurazione del valore
e nel contempo valore. Se l'uomo fosse capace di percepire il valore nell'Io
presente, non avrebbe bisogno di denaro, non avrebbe bisogno di percepire
la ricchezza attraverso un simbolo materiale.
Per capire come il simbolo, sia in realtà frutto del valore attribuito dalla
mente e non un bene materiale con valore intrinseco, basta guardare il suo
comportamento nei secoli.
Il simbolo del valore ha avuto infatti il materiale e valore delle necessità
umane fin dalla sua origine. Dapprima il simbolo e il valore erano nel
semplice scambio di beni, il baratto, valore necessario e sufficiente per
un'epoca che vedeva l'umanità ai primordi del commercio tra piccole
comunità vicine e organizzate arcaicamente. Le necessità primarie erano in
gran parte soddisfatte dalla natura, che provvedeva a fornire i mezzi
basilari per la costruzione di piccoli e semplici insediamenti e per la
fabbricazione di rudimentali attrezzi da lavoro e da caccia. Con l'evolversi
della specie, con la scoperta del ferro e delle nuove tecnologie e
l'ingrandimento delle comunità, le necessità umane cambiarono e fu
conseguenziale che il simbolo del valore cambiasse negli scambi
commerciali. Il baratto come valore non poteva più essere sufficiente e
321
La Moneta dell'Utopia
l'uomo trovò quasi naturalmente il nuovo simbolo del valore nei metalli,
divenuti importanti e necessari per soddisfare i bisogni della comunità. I
metalli utilizzati hanno avuto valore perché alto era il valore che l'uomo gli
conferiva, per la loro lavorabilità, il loro uso, il loro trasporto e la loro
durabilità nel tempo. Per questo fu facile per le élite imporli come denaro
dal valore intrinseco. Ma se l'umanità avesse scoperto altri materiali, come
oggi ad esempio usa il petrolio su cui si regge il dollaro, allora il denaro
del passato non sarebbe stato l'oro, o l'argento, ma qualcos'altro che
rappresentasse simbolicamente il valore dato dalla psiche alle necessità
della comunità.
Con l'abrogazione unilaterale degli accordi di Bretton Woods, l'inganno
che si nasconde dietro al simbolo monetario è stato rivelato. Con
l'emissione di semplici pezzi di carta colorati, a fronte di nessun valore
intrinseco materiale, l'attribuzione del valore del denaro non può più essere
collegata al simbolo, una materia prima, quale sia il petrolio odierno o lo
zolfo dei secoli passati importante quanto l'oro nero del novecento, ma
deve essere attribuita solamente al valore dato dalla mente umana e dal
patto sociale[5] che lo sostiene. Il simbolo in questo modo svela la sua reale
natura di pura rappresentazione del valore che l'Io presente elabora
nell'inconscio. Senza il valore non esisterebbe nemmeno il simbolo, mentre
il valore, se ci fosse una giusta percezione dell'Io presente come nella
cultura orientale, esisterebbe senza simbolo.
Il simbolo è quindi una pura convenzione indotta [5], che assunse dapprima
la forma delle necessità delle comunità, ma successivamente venne
manipolato dagli usurai fino ad arrivare ai giorni nostri con l'assunzione di
quei simboli, come il denaro cartaceo o le scritture digitali, privatizzate.
Niente è più a riserva del simbolo come rappresentante del valore, ne oro o
altri metalli, e nemmeno si può attribuire, come fanno taluni, il valore
intrinseco di nuove riserve quali il petrolio come sostituto dell'oro. Esso
infatti è soltanto una materia prima di straordinaria importanza per il
semplice motivo che è monopolizzata e controllata dagli stessi protagonisti
che controllano il denaro. Senza di essi, e l'indirizzo della società in un
sistema del debito, le comunità avrebbero già sviluppato numerose altre
fonti energetiche, probabilmente rinnovabili e gratuite. Proprio perché il
simbolo e il valore sono soggettivi, e attualmente occultati nei loro
significati, che è stato possibile realizzare il grande inganno del debito,
attraverso la propaganda consumista del sistema capitalista e
322
Valore spaziale e valore temporale. Simbolo e valore
“Il simbolo è più o meno il contenuto che esso esprime come simbolo”
[Hengel, Enciclopedia, pag 458]
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La Moneta dell'Utopia
del debito e della privatizzazione del simbolo[7], pervasa dal falso concetto
di ricchezza come sola accumulazione di capitali.
324
Il valore è un rapporto tra fasi di tempo
325
La Moneta dell'Utopia
utilizzerà, mentre uno scrittore potrà dare alti valori ad una penna, magari
comprandone una anche costosa, in quanto nella sua previsione ci sarà
l'utilizzo e quindi il valore d'uso[5] già percepito da Marx ma solo in
rapporto al valore della merce e non come previsione soggettiva. Allo
stesso modo un vegetariano darà un valore pari a zero ad una costosa
bistecca, mentre un carnivoro sarà disposto a spendere l'equivalente di due
ore del suo salario pur di poterla mangiare. Senza la previsione non ci
sarebbe l'acquisto, anche con una offerta e disposizione vastissima di
merci. E senza previsione non ci sarebbe nemmeno il valore monetario
delle merci. Se tutti fossero vegetariani, la carne resterebbe invenduta, e
avrebbe un valore pari a zero, o se tutti fossero analfabeti, carta e penna
sarebbero delle merci con valore pari a zero anche se prodotte. La
definizione di valore d'uso di Marx va quindi completata con la previsione
di Auriti non nel valore delle merci, ma nel valore della misura di una
merce non ancora definita completamente in precedenza.
L'errore fondamentale è stato quello di considerare il denaro solo da un
punto di vista strettamente economico e di equipararlo ad una merce. Esso
ha sì, nel sistema attuale il comportamento di una merce, ma solo perché se
ne definisce solo l'aspetto strumentale, come dimensione di spazio e non di
tempo, senza però percepirne l'origine psichica che ne definisce il valore.
Questo errore fondamentale ha fatto divenire il simbolo materiale, la
banconota o la scrittura digitale, valore in quanto merce, e non valore in
quanto creazione della psiche umana. Questa differenza sostanziale ha
fatto si che l'uomo divenisse schiavo, e non proprietario del valore che esso
stesso crea.
La privatizzazione del simbolo, e di conseguenza del valore che esso
rappresenta da parte di una piccolissima élite bancaria, non solo non è
giustificata giuridicamente, in quanto questa élite non può essere
proprietaria di una creazione psichica dell'umanità, diritto fondamentale di
ogni cittadino[6], ma ha portato l'umanità intera a vivere nella rincorsa di un
valore che crea essa stessa, e che quindi può afferrare in qualsiasi
momento collegando il simbolo al valore. L'umanità sta bruciando se
stessa nella rincorsa di un valore che già è suo, ma è stato purtroppo
occultato e privatizzato, addebitandolo al suo legittimo proprietario,
l'umanità appunto, da una piccola élite di banchieri.
326
Il valore è un rapporto tra fasi di tempo
[2] "Fin dalla nascita le grandi banche agghindate di denominazioni nazionali non sono
state altro che società di speculatori privati che si affiancavano ai governi e, grazie ai
privilegi ottenuti, erano in grado di anticipare loro denaro. Quindi l'accumularsi del debito
pubblico non ha misura più infallibile del progressivo salire delle azioni di queste banche,
il cui pieno sviluppo risale alla fondazione della Banca d'Inghilterra (1694). La banca
d'Inghilterra cominciò col prestare il suo denaro al Governo all' otto per cento;
contemporaneamente era autorizzata dal Parlamento a battere moneta con lo stesso
capitale, tornando a prestarlo un'altra volta al pubblico in forma di banconote. Non ci
volle molto tempo perché questa moneta di credito fabbricata dalla Banca d'Inghilterra
stessa diventasse la moneta nella quale la Banca faceva prestiti allo Stato e pagava per
conto dello Stato gli interessi del debito pubblico. Non bastava però che la Banca desse
una mano per aver restituito di più con l'altra, ma, proprio mentre riceveva, rimaneva
creditrice perpetua della Nazione fino all'ultimo centesimo che aveva dato”. Marx, Il
Capitale, Libro I, Editori Riuniti, Roma 1974, pp 817-818
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La Moneta dell'Utopia
328
Il valore e il 99 per cento
329
La Moneta dell'Utopia
330
Il valore e il 99 per cento
[1] Il simbolo e il valore indotto, pag. 332 e Il paese dell'utopia, Giacinto Auriti,
PDF gratuito, pag . 10
(http://www.signoraggio.com/auriti/ilpaesedellutopia_auriti.pdf )
[2] Dichiarazione del denaro come Diritto Fondamentale dell'Uomo, pag. 342
[3] Dannose conseguenze , pag. 282
[4] La moneta dell'utopia, Parte teorica, pag. 385
[5] Thomas Jefferson, i banchieri attraverso cicli di deflazione ed inflazione (“Se gli
Americani consentiranno mai a banche privati di emettere il proprio denaro, prima
con l'inflazione e poi con la deflazione, le banche e le grandi imprese che ne
cresceranno attorno, priveranno la gente delle loro proprietà finché i loro figli si
sveglieranno senza tetto nel continente conquistato dai loro padri. Il potere di
emissione va tolto via dalle banche e restituito al popolo, al quale esso appartiene
propriamente.”)....citazione di Bill Still in The Money Masters,
(http://www.youtube.com/watch?v=ArdQIa5kMUQ)
331
La Moneta dell'Utopia
332
Il simbolo e il valore indotto
Ma come è possibile però che questo non venga percepito dal cittadino? La
spiegazione è semplice e razionale, dettata da alcune motivazioni, in parte
trattate all'inizio di questo lavoro[5].
Innanzitutto dobbiamo capire che nasciamo in una società indottrinata
dalla propaganda di mass-media compiacenti, che mai hanno davvero
posto le giuste critiche, così come i sistemi di istruzione nazionale.
Nasciamo in una società dove il denaro, e il lavoro per guadagnarlo, ci
vengono insegnati già dalla scuola primaria come fatto naturale, senza che
però venga ne spiegata la natura e funzione del mezzo monetario,
nemmeno come concepita dagli economisti classici, ne ci vengono spiegati
i sistemi di creazione della moneta e la natura privata delle banca centrale
italiana e dell'emissione monetaria. Abbiamo dunque un problema di
ignoranza generalizzata della popolazione, mista ad una propaganda e ad
un sistema che fornisce una falsa illusione della conoscenza.
Questo ha permesso di occultare quello che è il vero motivo per cui una
moneta privatizzata con un valore intrinseco materiale nullo riesca a
reggersi su una “fiducia”, per usare un termine tanto caro ai mercati, senza
per questo perdere nessun valore nominale ed endemico.
Questo vero motivo per cui la moneta mantiene inalterate le sue
caratteristiche di valore nonostante il suo costo sia nullo nella sua
fabbricazione è stato già in parte descritto finora[6].
Ma a questa descrizione dobbiamo aggiungere due fattori importanti:
333
La Moneta dell'Utopia
334
Il simbolo e il valore indotto
anche l'1 per cento. Da sottolineare che per Governo nelle “democrazie”
occidentali si intende un gruppo ristretto di persone che, pur se
formalmente elette, rappresentano sempre delle dinastie eterne di potere,
che alternativamente gestiscono la cosa pubblica, e quasi sempre agiscono
insieme per trovare mezzi di profitto.
La bibliografia in tutti i paesi del mondo occidentale è ricca di esempi e
ben fornita di nomi, per cui possiamo affermare che le elezioni sono sì
libere, ma non i candidati che, o appartengono al 1 per cento, o a questi si
alleano per profittare del sistema e garantire a se stessi e alla loro dinastia
un'appartenenza al ceto sociale che storicamente governa i paesi
dall'avvento della “democrazia” in poi. Il Re non si nomina più
automaticamente tra i primogeniti per discendenza dinastica, ma si elegge
beffardamente dal popolo solo tra i membri della famiglia “reale”, intesa
come casta governante. Gli Stati Uniti sono l'esempio più chiaro di questa
situazione, con dinastie di banchieri petrolieri come i Bush che si alternano
a dinastie di banchieri come Roosvelt (sposato con la figlia di un
banchiere), solo per citare due esempi, con una casta politica ormai parte
integrante del 1 per cento[8].
Ma questa casta ormai parte degli interessi strategici del 1 per cento, ha
bisogno della privatizzazione del simbolo monetario e dell'induzione del
valore della moneta come sua res privata per mantenere lo status quo, e
questo si ottiene attraverso il corso forzoso della moneta, attribuendo
propagandisticamente ad esso il potere di mantenere il valore del denaro
nella società.
Se il cittadino fosse cosciente del valore indotto della moneta, anche con il
corso forzoso troverebbe delle forme associative di emissione monetaria
comune come già accade nelle monete locali dove cittadini coscienti danno
vita ad un patto sociale consapevole. Con una larga adesione a questo patto
sociale, queste forme associative sarebbero in grado di provvedere esse
stesse non solo per un funzionamento equo e corretto dell'economia locale,
ma anche al bene comune inteso come gestione della propria area per quel
che riguarda le infrastrutture, i finanziamenti e tutto quel che una società
locale necessita per funzionare.
si incorre nello stesso errore in cui i monetaristi sono finora caduti senza
riuscire a dare una definizione completa del denaro e a capirne i
meccanismi.
Una volta stabilito che il valore del denaro non ha nulla a che vedere con il
valore materiale del simbolo, ma possiede un valore fiduciario, come del
resto ammesso anche dai banchieri stessi [4], l'attribuzione della sua
proprietà, come soggetto conferente del valore, non può essere che di
natura giuridica e non economica, come d'altra parte i vari tentativi dei
monetaristi hanno finora mostrato.
Come giustamente fatto notare da Auriti, “quando non si riesce a spiegare
un fenomeno nell'ambito
della categoria scientifica in cui si manifesta, si deve ricorrere ad una
categoria scientifica diversa applicando il principio per analogia.”[1]
Se finora tutti i tentativi di definire l'essenza del denaro e il suo valore
sono stati vani, è perché lo si è guardato dal solo punto di vista economico,
creando cosi quel malinteso che ha visto i banchieri come unici gestori
Il simbolo e il valore indotto
337
La Moneta dell'Utopia
338
Il simbolo e il valore indotto
Il denaro può assumere la forma della moneta locale o della banca del
tempo, e tutte le forme che si vogliano immaginare, perché è una
fattispecie giuridica e non una pura merce da definire con leggi
economiche.
Il denaro, nella sua creazione dell'Io presente e nella sua induzione,
appartiene alla psiche e non ai banchieri, e quindi alla fattispecie giuridica
che ne deve determinare la proprietà, togliendola al sistema bancario ed
attribuendola al suo vero proprietario, il portatore che ne crea il valore
accettandola e facendola circolare e determinandone il valore con l'Io
presente.
Il valore del denaro è fiduciario, e appartiene a chi lo crea, quindi al lavoro
e alla produzione dell'individuo che attribuisce il valore del suo lavoro e
della sua produzione, ovvero il proprio valore nella società, e ne trasmette
questo valore attraverso l'induzione del patto sociale.
Essendo un valore fiduciario esso può essere definito solo dalla materia
giuridica e non può appartenere che a chi crea questo valore e il patto
sociale, quindi all'intera umanità, e di fatto non può essere emesso come
proprietà della banca e quindi nemmeno prestato all'origine.
339
La Moneta dell'Utopia
Questo apre la porta a molte considerazioni già viste nei diversi periodi
storici per cui attraverso la legge si possono stabilire salari equi, invece di
lasciarli al mercato o alla contrattazione sindacale, che altro non serve alla
divisione tra i cittadini, ognuno nel suo ruolo e nel suo cortile da difendere.
In questa direzione non vi sarebbe un ritorno al passato, come si potrebbe
credere, ma una proiezione futura di nuove forme di governo, basate su
scelte collettive dirette e non sulla delega attuale, e passata, a dei leader
che siano eletti o imposti. Le scelte collettive, che prenderanno poi forma
nel quinto libro, serviranno a stabilire delle regole certe e democratiche, in
cui ogni singolo cittadino, liberato dalla necessità del denaro, sarà
chiamato ad esprimersi.
La moneta stabilita per legge, in senso aristotelico, andrebbe a supplire e
ridurre lo scontro sociale in quanto, una volta stabilita la vera natura e
funzione della moneta, questa sarebbe emessa nella giusta quantità che
soddisfi sia la produzione, che il benessere e l'indipendenza economica
dell'individuo.
340
Il simbolo e il valore indotto
341
La Moneta dell'Utopia
342
Dichiarazione del denaro come Diritto Fondamentale dell'Uomo
343
La Moneta dell'Utopia
considerato che ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà ed alla
sicurezza della propria persona (art 3), che nessun individuo potrà essere
tenuto in stato di schiavitù o di servitù (art 4), che nessun individuo potrà
essere sottoposto a trattamento o punizioni crudeli, inumani o degradanti
(art 5) e che la schiavitù del debito da denaro è in netto contrasto con
questi articoli e con la loro applicazione;
e considerato che in mancanza del mezzo (il denaro) gli altri diritti non
sono ottenibili e che il mezzo appartiene ed è diritto fondamentale e libero
nella proprietà psichica;
Articolo 31
344
Dichiarazione del denaro come Diritto Fondamentale dell'Uomo
Questa dichiarazione è una mia visione/proposta che sarà base anche per la
Moneta dell'Utopia, ove ogni cittadino avrà diritto ad emettere il simbolo
monetario a trasposizione del valore creato psichicamente.
[1] L'importanza di Auriti e della definizione giuridica della moneta, pag. 309
[2] Valore spaziale e valore temporale. Simbolo e valore, pag. 316
[3] Dichiarazione Universale dei diritti dell'Uomo, (http://www.privacy.it/diruomo.html)
345
La Moneta dell'Utopia
Conclusioni
346
Conclusioni
347
QUARTO LIBRO
Introduzione
351
La Moneta dell'Utopia
352
Introduzione
353
La Moneta dell'Utopia
Il Digital Coin può essere passato di proprietà come un peer to peer senza
il coinvolgimento di terzi o banche e senza nessuna spesa, facilmente e
velocemente, in modo istantaneo, grazie alla moderna tecnologia
informatica già esistente. Grazie alla tecnologia non ha nessun costo di
emissione per la natura digitale stessa della creazione. Ha solo bisogno di
superare la paura umana di auto-gestione e la dipendenza dalle banche
attraverso una conoscenza profonda sulla natura della moneta.
354
Introduzione
355
La Moneta dell'Utopia
sua realizzazione[4].
356
Introduzione
357
La Moneta dell'Utopia
358
Introduzione
359
La Moneta dell'Utopia
360
Funzionamento tecnico del Digital Coin
361
La Moneta dell'Utopia
362
Il Perpetual Coin (PC)
363
La Moneta dell'Utopia
364
Il Credit Coin (CC)
365
La Moneta dell'Utopia
366
Il Bonus di redenzione
Il Bonus di redenzione
367
La Moneta dell'Utopia
cento del potere d'acquisto sui suoi prodotti. Nel grafico seguente
possiamo avere un'idea del funzionamento del Credit Coin come contratto
a tempo per il riscatto con il prodotto o servizio.
368
Il Digital Coin nel mercato
Il Digital Coin, oltre a stabilire una diretta relazione come unità di misura e
potere d'acquisto con il bene prodotto, ha il vantaggio di poter stabilire, in
forma informatica, un mercato globale con diversi emettitori, che
potrebbero utilizzare anche fra loro questa moneta per scambiare materie
prime e beni finiti, essendo anch'essi produttori e consumatori allo stesso
tempo.
Il Digital Coin infatti ha il vantaggio, rispetto alle vere e proprie monete
locali, di essere globale in quanto spendibile via informatica in tutto il
mondo all'interno del circuito, formando una località solo virtuale proprio
all'interno di esso. La tecnologia aiuterebbe quindi a mantenere la moneta
di natura locale, perché interna ad un circuito, ma al tempo stesso di
superare le barriere fisiche dello spazio.
369
La Moneta dell'Utopia
Questa è forse la nota più dolente e confusa del Digital Coin, che necessita
di maggiore chiarezza da parte del proponente, ma soprattutto necessita di
una diffusione enorme del circuito di Digital Coin. Questo dovrebbe
interessare quindi necessariamente anche i governi e gli enti locali, ma in
mancanza di questo coinvolgimento, la reperibilità di Credit Coin sarebbe
molto complicata.
Il Digital Coin avrebbe quindi bisogno del supporto totale dei governanti,
supporto che oggi non sembra essere realizzabile, visto che gli stessi
governanti hanno avallato un sistema, quello attuale, contrario agli
interessi dei cittadini. E in questo caso il Digital Coin senza il
coinvolgimento totale delle istituzione sembra avere molte più difficoltà di
una qualsiasi moneta locale, soprattutto nel caso in cui il Perpetual Coin
sia acquistabile tramite le valute nazionali.
Il Credit Coin andrebbe a far parte di un database in cui potrebbe anche
essere venduto da chi ne ha in eccesso a chi ne ha in difetto e necessita di
maggiore moneta per i suoi acquisti/riscatti con beni o servizi. Infatti da
una parte i lavoratori che dipendono dall'azienda produttrice dovrebbero
accettare una parte del loro stipendio in Digital Coin. Questo sicuramente
non sarà sufficiente a soddisfare la domanda dei beni, e la reperibilità degli
altri Coin dovrà essere cercata su un mercato interno informatico nel
database. Inoltre i lavoratori dipendenti da aziende che non partecipano al
circuito dovranno provvedere all'acquisto della moneta, in Perpetual Coin.
Il consumatore dovrà quindi provvedere a un notevole stock di Perpetual
Coin, con relativi problemi di investimento proprio per quei soggetti a cui
si vorrebbe destinare l'utilizzo della moneta, i piccoli investitori, e a
vantaggio di quelli che invece si vorrebbe sfavorire, i grandi investitori di
capitali. Vero è che probabilmente i grandi investitori non avrebbero alcun
interesse in un mercato di economia reale in cui non potrebbero speculare,
ma questo non pone al riparo il Digital Coin da manipolazioni e
boicottaggi.
370
Reperibilità del Credit Coin
371
La Moneta dell'Utopia
La bilancia commerciale
372
Il Digital Coin come moneta globale e della comunità nel futuro
La prospettiva più rosea nel futuro del Digital Coin è quella di uscire da
una ristretta cerchia di produttori e consumatori per entrare a far parte
stabilmente delle comunità come moneta anche a livello globale e con il
coinvolgimento delle istituzioni. In questo caso il Digital Coin avrebbe
degli sviluppi positivi molto più incisivi sull'economia, rispetto ad una
normale moneta locale, in quanto spendibile in tutto il mondo in via
informatica e immediata, e come esatta misura della produzione, favorendo
comunque l'economia locale oggi bloccata sia dal debito che dal grande
capitale speculativo e monopolista, l'unico che dispone di grandi
investimenti grazie al rapporto privilegiato con le banche, le uniche
monopoliste del denaro.
Un largo coinvolgimento sia del settore produttivo privato, che di quello
pubblico, permetterebbe la distribuzione del Credit Coin attraverso gli
stipendi, eliminando quindi quel difetto di reperibilità limitata ora solo agli
emettitori e ai loro lavoratori che ne accettassero il pagamento degli
stipendi, e anche quella contraddizione nell'acquisto della moneta con
valuta locale. Questo largo utilizzo nell'uso del Digital Coin per beni e
servizi da parte di tutta la comunità renderebbe omogenee tutta la valuta
utilizzata nelle diverse nazioni, ed eviterebbe anche l'utilizzo di entrambi i
sistema, quello attuale e quello proposto da Grignon, con un miscuglio tra
moneta a debito e moneta a credito auto-emessa, certamente non
auspicabile per un buon funzionamento dell'economia. Questo però non
renderebbe omogeneo la produzione, come invece si intende fare con la
Moneta dell'Utopia[1].
Comunque il Digital Coin premierebbe solo la produzione reale, di beni e
servizi, e il lavoro, senza risultare influenzata da problemi inflattivi e di
bancarotta del sistema monetario tradizionale.
Una larga diffusione renderebbe automaticamente il Credit Coin reperibile
373
La Moneta dell'Utopia
374
Mutuo ipotecario e credito per la costruzione di case
375
La Moneta dell'Utopia
Profitto e risparmio
Come già accennato e intuito finora, all'atto d'emissione del Credit Coin, il
produttore dovrà emettere anche una sua percentuale di profitto.
Questo profitto però va visto in un'ottica completamente diversa rispetto
all'attuale, in quanto non sarà possibile per il produttore congelare il
capitale. Il Credit Coin infatti è spendibile solo con l'acquisto/scambio con
un bene reale, e la sua qualità di scadenza moneta a tempo determinato
nell'esempio della moneta deperibile di Gesell, ne rendono impossibile il
fenomeno che oggi si ha con l'aumento di capitale fine a se stesso come
valorizzazione.
Il profitto va quindi visto come aumento delle unità di potere d'acquisto in
un tempo determinato e quindi come aumento degli scambi affinché
l'utilizzo del Credit Coin sia favorevole. Un suo congelamento infatti
comporterebbe solo la sua scadenza e quindi la totale perdita di valore.
Inoltre si potrebbe determinare, in uno scenario comunque poco probabile,
una scarsità eccessiva di Credit Coin nel circuito, facendo così contrarre
gli scambi o crollare il circuito[1].
Il profitto dovrebbe quindi essere necessariamente reinvestito nel circuito,
anche per mantenere la parità con in Perpetual Coin. Questo investimento
potrebbe avvenire per varie vie, oltre alla principale che vede il produttore
anche necessariamente consumatore dei beni che non può produrre. Inoltre
il profitto potrebbe essere utilizzato per bonus sugli stipendi, dividendi,
miglioramenti strutturali dell'azienda o servizi sociali utili alla comunità
come in qualsiasi valuta attuale. L'unica ipotesi esclusa, per la natura
deperibile del Credit Coin, è la valorizzazione del capitale fine a se stessa.
376
Profitto e risparmio
contraddizioni[1].
Nel caso si voglia utilizzare il risparmio quindi, il Credit Coin dovrebbe
essere utilizzato in investimenti di beni durevoli, metalli preziosi, immobili
ed altri. Questo pone una contraddizione [1] che limita fortemente l'utilizzo e
l'incoraggiamento ad usare il Digital Coin, anche se risolve il problema
dell'accumulazione del capitale.
377
La Moneta dell'Utopia
378
Investment Coin
Investment Coin
Questa parte è solo un'idea di poche righe nella proposta di Grignon, forse
più a cercare una implementazione e dei suggerimenti sulla sua possibilità
e su come potrebbe essere strutturata sia nel funzionamento che
nell'utilizzo. Sostanzialmente Grignon ipotizza la possibile creazione di un
Investment Coin, denominato in Perpetual Coin, con una data di
deperimento notevolmente più lunga del Credit Coin, e destinata ad un non
ancora formulato e definito mercato di investimenti.
È solo un'idea che non ha nessuna concretezza ancora, ma che potrebbe
avere degli sviluppi interessanti se gestita ed indirizzata nella filosofia di
una moneta libera dal debito e senza interesse.
379
La Moneta dell'Utopia
380
Contraddizioni nel Digital Coin
381
La Moneta dell'Utopia
[1] Quinto Libro, La moneta per investimenti: l'auto-emissione del Investment Coin con
Promessa di Distruzione, pag. 450
382
Conclusione
Conclusione
383
La Moneta dell'Utopia
384
QUINTO LIBRO
La moneta dell'utopia
Parte teorica
Premessa
Premessa
387
La Moneta dell'Utopia
388
La base filosofica di Auriti e la moneta di Grignon
389
La Moneta dell'Utopia
390
La base filosofica di Auriti e la moneta di Grignon
Il problema che entrambi non hanno quindi risolto, ognuno per i motivi
sopra elencati, è stato la giusta misurazione, se vogliamo porla in questi
termini, del concetto di valore del lavoro che riprenderemo tra breve, e la
sua creazione individuale e libera.
Se prendiamo infatti la moneta di Grignon, mantenendone inalterato il
concetto di misura, ma cambiandone la struttura e le regole di emissione
per adeguarla ad Auriti e fargli esprimere quel concetto di simbolo
monetario così ben esposto nel valore indotto, possiamo ottenere la prima
moneta completamente libera dal settore bancario e totalmente prodotta e
gestita dal singolo cittadino che non solo ne ha la proprietà ma ne gestisce
il valore e la sua creazione fisica.
Il limite del DitCoin di Grignon è infatti nella possibilità solo da parte di
una determinata percentuale di cittadini, i produttori, di emettere la
moneta, attribuendone il valore, mentre si delega a un sistema automatico,
o all'acquisto tramite un'altra moneta, la creazione del restante denaro per i
consumatori, fallendo così del tutto il concetto di moneta sviluppato da
Auriti, che ne attribuisce la proprietà a tutti i cittadini; proprietà libera ed
esente da debito.
Per arrivare alla creazione della moneta definitiva dovremo però prima
recuperare, accennandolo e dandolo per assimilato, il concetto di
plusvalore e valore del lavoro che Marx dava al valore di una merce.
Questo concetto, è ben presente nel valore indotto della moneta di Auriti,
ma servirà ora per spiegare come la moneta di Grignon possa essere
rielaborata per divenire la moneta del futuro.
Il lavoro, come ormai è ben conosciuto, è una fonte di ricchezza, parte del
valore delle merci. Nel loro prezzo le merci hanno valore non solo derivato
dai costi dei materiali e degli investimenti, ma anche dalla quantità di ore
lavorative per ottenerle. Oggi questo valore è totalmente gestito dalla
struttura capitalista della società, e non dallo stesso lavoratore che invece
lo crea. Questo come noto è la caratteristica che ha accompagnato la
società moderna dalla rivoluzione industriale in poi con conseguenti lotte
feroci ed estenuanti tra i lavoratori da una parte, e le aziende dall'altra. Le
conseguenze dello scontro sociale sono sempre state molto pesanti per
tutta la società, e sono anche sfociate nei fenomeni estremi del terrorismo
politico, se non dello stalinismo e del capitalismo selvaggio, là dove la
concentrazione del potere ha comunque provocato sistemi imperfetti e
danni sociali, con scontri che in due secoli non solo non hanno risolto il
391
La Moneta dell'Utopia
Altra conseguenza è che nel 99 per cento siano presenti anche i produttori,
che creano, con la partecipazione dei lavoratori, il valore della produzione.
Essi quindi possono, come visto con il Digital Coin, emettere la misura e il
valore creato, riappropriandosi anch'essi della proprietà privatizzata dal 1
per cento. Ma vista la considerazione precedente, ovvero che anche il
lavoratori possono, e hanno diritto, ad auto-emettere il valore (fisico) del
loro valore (astratto), i produttori potranno emettere il valore creato della
merce senza includere il valore del lavoro, che può essere auto-emesso
direttamente dal lavoratore, con conseguenze radicali e benefiche su tutto
il sistema[1].
Grazie alla moneta di Grignon, opportunamente modificata e modellata a
questi due cardini possiamo ora porre l'ultimo tassello ad una moneta
libera, auto-emessa, che consenta di restituire fisicamente la proprietà del
simbolo ed il valore ad ogni individuo, scardinando così lo scontro sociale
derivato dalla dipendenza sia da parte del lavoratore, che delle imprese, dal
denaro strutturato nella maniera classica e gestito da un sistema
centralizzato, sia esso pubblico che privato.
392
La base filosofica di Auriti e la moneta di Grignon
393
La Moneta dell'Utopia
per il simbolo monetario oggi privato, o, nel caso di una riforma monetaria
libera da debito ed interesse, da una gestione centralizzata che creerebbe
già uno squilibrio, e dalla mancanza di possibilità per ognuno di creare
autonomamente il proprio valore.
Se è il lavoratore a creare quel valore allora esso stesso può anche
emetterlo autonomamente, grazie alla tecnologia informatica moderna, e
svincolarsi da quel processo contorno che lo vede come ultimo usufruitore,
peraltro oggi a debito, del simbolo monetario del valore.
394
Gli effetti benefici della Moneta dell'Utopia
395
La Moneta dell'Utopia
I lavoratori dipendenti non sarebbero più i fruitori ultimi del valore del
loro lavoro, che oggi si concretizza solo alla vendita di una merce, ma
avrebbero subito a disposizione il valore in quanto svincolato dal prezzo e
dall'acquisto ed immediatamente auto-emesso, e quindi dal valore della
merce prodotta dal loro lavoro.
La scissione operata dalla Moneta dell'Utopia, tra il valore del lavoro e il
plusvalore dell'impresa, che sarà trattata in seguito[2], consentirà una forte
diminuzione dello scontro sociale, delle ore lavorative, e di molte delle
problematiche legate al monte salari.
Il lavoro nero sarà cancellato, in quanto il lavoratore non costituirà più un
costo per l'azienda, se non in termini di sicurezza sul lavoro che comunque
non riguardano il monte salari, e quindi nessuna azienda trarrebbe profitto
da assunzioni irregolari senza contratto. E nessun lavoratore sarà più
costretto ad accettare un lavoro senza contratto, in quanto potrà auto-
emettersi il suo stipendio, non costituendo quindi un costo per l'azienda.
Per entrambi il contratto sarà una pura formalità burocratica senza nessuna
spesa. Nella parte tecnica si svilupperà il concetto di contratto di lavoro
informatico e di come questo consentirà l'auto-emissione monetaria dello
stipendio da parte del lavoratore[3].
I lavoratori inoltre potranno contrattare orari di lavoro ridotti e più umani
in quanto, come consumatori troveranno dei prezzi più bassi, e come
lavoratori non peseranno economicamente sull'azienda e quindi le
assunzioni potranno essere aumentate senza rappresentare più un
problema. Ne gioverebbe sicuramente l'occupazione e la libertà privata di
ciascun individuo.
396
Gli effetti benefici della Moneta dell'Utopia
Il cambiamento più radicale sarà senza dubbio sulla società, con l'uomo
che tornerà al centro di essa, e sarà chiamato a partecipare attivamente
all'emissione monetaria, in molteplici forme e con molti benefici.
La società sarà innanzitutto chiamata a validare, nella maggior parte dei
casi a livello locale, l'emissione monetaria delle aziende, vigilando così sui
prezzi delle merci, sulle etiche sociali degli imprenditori, sulle scelte
economiche della propria regione, provincia o comune, contribuendo a
riportare il denaro nella sua giusta collocazione di servitore dell'umanità.
La società riscuoterà i benefici di una emissione monetaria autonoma,
indipendente e localizzata, attraverso la cancellazione della corruzione,
oggi favorita ed endemica in un sistema malato che può sopravvivere solo
grazie ad essa.
Ci sarà una democratizzazione reale nelle scelte della società, attraverso la
validazione della moneta ognuno dovrà incaricarsene come dovere
sociale. La riduzione dell'orario di lavoro, che accompagnerà
inevitabilmente una riforma monetaria di questo livello, fornirà il tempo
necessario alla formazione culturale fondamentale, imprescindibile e
inevitabile che questo tipo di scelte di democrazia diretta comporta.
397
La Moneta dell'Utopia
398
Gli effetti benefici della Moneta dell'Utopia
399
La Moneta dell'Utopia
Con il controllo sulle emissioni da parte dei cittadini di quei soggetti che
oggi possono facilmente ungere le ruote per ottenere finanziamenti ed
appalti, o anche semplicemente autorizzazioni governative, questo pericolo
viene scongiurato. Si può infatti arrivare a corrompere un'intera giunta, ma
molto difficilmente si potrà corrompere un'intera comunità chiamata a
decidere sulla possibilità di poter creare il denaro per un'opera di impatto
sul proprio territorio. Non basteranno quindi le varie autorizzazioni
governative, se il denaro che dovrebbe permettere la realizzazione degli
appalti, dovrà essere autorizzato dai cittadini direttamente coinvolti. Con
l'emissione gratuita della moneta già si scardina uno dei punti chiave della
corruzione, la reperibilità dei fondi, mentre con il controllo esercitato dai
cittadini si dovrebbe incidere su un altro punto spinoso della corruzione,
ovvero quei finanziamenti ora in mano a pochi individui, le banche, che
possono decidere sull'erogazione dei prestiti senza nessun confronto con i
cittadini.
[1] La moneta per investimenti: l'auto-emissione del Investment Coin con Promessa di
Distruzione, pag. 450
[2] Il valore di Marx e la moneta dell'utopia, pag. 401
[3] L'auto-emissione monetaria del lavoratore dipendente[1]: il Contratto Informatico-
Elettronico e gli altri strumenti , pag. 431
[4] Il mercato popolare e il Rifiuto di Accettazione, pag. 458
400
Il valore di Marx e la moneta dell'utopia
Grazie alla Moneta dell'Utopia, sulla base del funzionamento del Digital
Coin di Grignon opportunamente modificato, è possibile scindere valore e
plusvalore in due valori distinti, ognuno dei quali auto-emessi dal legittimo
proprietario, risolvendo così il conflitto datore di lavoro-lavoratore nella
giusta attribuzione del proprio valore.
Il valore realizzato dal lavoro del lavoratore dipendente, essendo auto-
Il valore di Marx e la moneta dell'utopia
emesso, non sarà più, come nella teoria del valore di Marx, dipendente ed
incluso nel profitto del datore di lavoro come valore di una merce, ma
verrà totalmente svincolato da esso e non implementabile dal datore di
lavoro, a cui invece rimarrà il solo plusvalore nella auto-emissione
monetaria a fronte della sua produzione, da chiamare valore del produttore.
Ugualmente il datore di lavoro non avrà più nessuna preoccupazione nel
sottrarre plusvalore al lavoratore come proprio profitto, in quanto non sarà
più responsabile della misura del valore, e quindi del valore, creato dal
lavoratore, ma avrà la sola responsabilità di emettere e creare il proprio
(plus)valore, includendo solo questo nel proprio profitto come valore di
una merce.
Il valore dato dal lavoro e quello dato dal prodotto saranno quindi
indipendenti tra loro, e lavoro e produzione potranno essere così trattati
separatamente dal punto di vista monetario, in modo da non creare conflitti
sociali tra datore di lavoro e lavoratore dovuti alla sottrazione capitalistica
del plus valore intrinseca nel sistema.
Le rivendicazioni sindacali dei lavoratori, e le rivendicazioni degli
imprenditori, non verteranno più sulla sottrazione del valore dagli uni agli
altri per la realizzazione ognuno del proprio profitto, e non ci saranno per
entrambi i casi, perdite di valore, in termini strettamente di denaro, una
volta realizzato autonomamente e indipendentemente ognuno il proprio
simbolo monetario e il relativo valore.
Questo disinnescherà gran parte dei conflitti non sopiti nonostante una
eventuale creazione del denaro senza debito e interesse. La vertenza
sindacale si ridurrà a questioni di gestione e condizioni di lavoro là dove
non sia stata ancora compresa la necessità della sicurezza e della riduzione
dell'orario di lavoro, ma la battaglia tra stipendio e profitto potrà essere
definitivamente abbandonata a vantaggio di una distensione benefica tra le
due parti, quando ognuna, sarà indipendente dall'altra per la propria
necessità di denaro come simbolo monetario e valore.
403
La Moneta dell'Utopia
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Il valore di Marx e la moneta dell'utopia
scambiandola merce con il denaro, che acquista così il valore nel simbolo.
Il valore della merce è privato del valore lavoro e quindi elicitato per il
consumo. Ne deriva altresì che si evita l'astrazione del lavoro che acquista
così il valore nel simbolo in tempo reale, mentre il valore della merce
viene acquisito dal produttore al momento dell'acquisto, quando si realizza
la previsione temporale alla base del valore indotto della moneta. In questo
modo la valorizzazione del se, data dal lavoro, acquista subito il valore
mentre quella della previsione attende la realizzazione della previsione
stessa.
Questo è possibile perché il valore indotto della moneta, introdotto da
Auriti e applicato su una moneta come il Digital Coin opportunamente
modificata con la Moneta dell'Utopia, non ha relazioni con il plusvalore, e
quindi si possono scindere i due valori rendendoli indipendenti.
In sostanza si avrebbe un azzeramento del costo del lavoro per l'impresa,
che così ne gioverebbe in competitività sia a livello locale, che nazionale,
che globale. Non dovendo più includere il valore del lavoro nel prezzo del
prodotto, l'impresa sarebbe scaricata del fardello del costo del lavoro,
rendendosi competitiva sul solo piano del prodotto.
Una volta realizzata questa scissione, tutto il funzionamento della moneta
risulta più fluido, tanto da consentire l'emissione in tutte le necessità,
dall'auto-emissione dei mutui a quella dei finanziamenti alle imprese, ora
monopolio del settore bancario.
Resta altresì chiaramente inteso come la finanza speculativa non possa
utilizzare la Moneta dell'Utopia in quanto non creatrice di nessun valore,
ma parassitaria del moderno dogma economico proposto come modello
unico dai politicanti avidi nel mantenere i propri poteri all'interno del 1 per
cento.
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La Moneta dell'Utopia
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Lavoro e società: cambio di paradigma
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La Moneta dell'Utopia
alla società, con nuove visioni sulla qualità della vita, sull'ecologia e altri
temi moderni. Il risultato delle visioni ideologiche passate è stato il via
libera offerto al sistema finanziario nell'impiantare un neoliberilismo
frenato che ha consegnato sempre di più la società ad uno Stato mercantile
di stampo anglosassone, nocivo e depauperizzante per i cittadini, oggi
costretti al lavoro forzato imposto dai mercati e dalla finanza.
La visione del lavoro che fornisce valore al bene, oggi è fuori dal contesto
storico in un mondo saturo di beni materiali. Quando con Marx si
teorizzava questo concetto nell'Ottocento, si aveva una situazione molto
diversa, di espansione dei mercati che tendeva a fornire allo stesso
lavoratore i beni di prima necessità di cui aveva bisogno. Una casa di due
secoli fa non aveva certo tutte le comodità di quelle attuali, necessitava di
tutto, anche di quei beni che oggi sembrano normali in una casa moderna.
Inoltre non vi era nemmeno la visione della pericolosità che un bene può
avere e che il Novecento, il secolo dell'inquinamento e della due guerre
mondiali ha evidenziato nel suo sviluppo drammatico che ha visto il
mercantilismo e l'economia divenire nuovi padroni della società grazie allo
strumento del debito. Il lavoro quindi mancava totalmente della
componente spirituale ed etica che oggi si rende sempre più necessaria ed
è sempre più percepita da molte parti della società.
Il lavoro oggi non può automaticamente fornire valore al bene, se questo
bene è distruttivo, dannoso e utilizzato dal élite per distruggere
ciclicamente le società e ricostruirle con lo stesso modus operandi per
mantenerle il controllo sociale, nella corsa alla sua sopravvivenza.
Se questo concetto non viene cambiato allora anche il lavoratore deve
essere responsabile e accusato, al pari dell'azienda, per i danni provocati
dalla produzione, senza la possibilità di delega che oggi il contenuto
esclusivamente materialista del concetto di valore del lavoro porta con se
in una visione ottocentesca. Il Novecento ha in modo drammatico posto i
problemi derivanti dall'economia dei consumi e del debito, con la sua
nefasta opera inquinante e distruttrice e di questo se ne deve tener conto
nella nuova visione di valore del lavoro anche spirituale non più delegabile
al governo o all'azienda.
L'esempio principe è ancora una volta il caso Ilva, dove una parte dei
cittadini non sta dando nessun valore al lavoro dei dipendenti dello
stabilimento, in quanto è proprio quel lavoro e quella delega a uccidere
parte della popolazione. Chiedendone la chiusura i cittadini stanno solo
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Lavoro e società: cambio di paradigma
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La Moneta dell'Utopia
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Lavoro e società: cambio di paradigma
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La Moneta dell'Utopia
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Lavoro e società: cambio di paradigma
Con l'esaurirsi della grande industria la produzione sarà sempre più locale,
ridotta e incentrata sulla valorizzazione delle piccole produzioni libere. La
riforma Auritiana della moneta ha già posto l'accento sulla produzione e
sul lavoro come vera ricchezza, in cui il denaro è solo lo strumento da
creare di conseguenza[3].
Con la nuova coscienza che si impone attraverso l'etica produttiva e il
nuovo valore di lavoro, per quel che riguarda la produzione, l'auto-
emissione della Moneta dell'Utopia pone dei limiti che vengono stabiliti
collettivamente[1], ma al tempo stesso fornisce a tutti la possibilità di
impresa e del possesso dei mezzi di produzione [4] democratizzando la
libertà d'investimento nel coinvolgimento di tutti i soggetti della società, e
integrando il sistema monetario direttamente alla società, ora slegata dallo
strumento necessario allo scambio della sua produzione in quanto oggi
privato. La riforma auritiana della moneta, annullando il debito, liberando
le risorse e conferendo la proprietà della moneta al cittadino come
protagonista della sua creazione, porterà già ad una democratizzazione dei
mezzi di produzione e della stessa produzione. La moneta auto-emessa
crea la libertà d'impresa senza la banca, offrendo a tutti, comunque
sottoposti ai nuovi valori etici, la possibilità di partecipare alla produzione.
La Moneta dell'Utopia trova quindi un nuovo equilibrio tra produzione e
lavoro, sia limitando gli effetti nocivi del profitto fine a se stesso, sia
espandendo a chiunque la possibilità dell'utilizzo dello strumento.
Allo stesso modo trova una nuova soluzione alla devalorizzazione del
lavoro, scindendolo dal bene per rompere la delega che lo consegna al
materialismo produttivo fine a se stesso, per renderlo autonomo ma anche
etico. Il lavoro con l'auto-emissione non sarà più deprezzato come oggi
avviene inevitabilmente, ma troverà anche la sua eticità collegata al bene
nel Rifiuto di accettazione[1].
413
La Moneta dell'Utopia
414
QUINTO LIBRO
Seconda Parte
Funzionamento Tecnico
Le differenze tra il Digital Coin e la Moneta dell'Utopia
L'unione con il Digital Coin è solo per l'idea di base, ovvero quella di
legare direttamente la moneta alla ricchezza reale prodotta, in modo che
sia funzione di essa e non padrona, ma nella struttura le due monete
saranno totalmente diverse.
A differenza del Digital Coin, la Moneta dell'Utopia sarebbe composta da
un solo Coin con tre tipi diversi di spendibilità [1]; una sola moneta senza
dover ricorrere ad un Perpetual Coin di riferimento come unità di misura.
Questo semplicemente perché si vuole creare una moneta universale
svincolata da qualsiasi altra valuta che vada a sostituire completamente il
sistema monetario attuale e il sistema bancario.
Altra fondamentale differenza quindi con il Digital Coin è che non sarà la
moneta auto-emessa dal produttore a circolare finché essa non sarà
validata dall'acquisto del prodotto o del servizio. Questo servirà anche a
limitare un surplus d'emissione dannoso[2] a cui il produttore potrebbe
essere indotto grazie alla facilità di emissione.
Una iniziale conversione da altre valute in Moneta dell'Utopia sarebbe
prevista solo per convertire i propri risparmi, ma non sarebbe consentita
417
La Moneta dell'Utopia
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Struttura della Moneta dell'Utopia e scissione tra misura e valore
Per ottenere una moneta auto-emessa funzionante per ogni soggetto, che
sia produttore o lavoratore o pensionato, dovremmo quindi prima scindere
la misura dal valore, ovvero la misurazione astratta della produzione da
quella del prodotto che abbia acquistato valore d'uso. Questa scissione in
realtà avverrà solo nelle auto-emissioni dei soggetti produttori di beni e
servizi, ma sarà essenziale al funzionamento della Moneta dell'Utopia,
come si vedrà in seguito a partire dai tre tipi di spendibilità [1], e per alcune
sue funzionalità[2][3].
Nella necessità di misurare esattamente la ricchezza reale dovremo avere
un'emissione monetaria esatta ma con una diversa spendibilità, in modo da
conferire valore alla moneta solo all'atto della sua effettiva funzione nello
scambio delle merci e dei servizi. La scissione tra misura e valore,
nonostante essi nel funzionamento della moneta reale siano uniti e
inscindibili, va fatta a livello tecnico per permettere alla moneta di
funzionare in modo omogeneo nelle transazioni che consentono alle merci
di acquisire il valore d'uso, che sarebbe nullo in caso di mancata vendita.
Se per il lavoro questa scissione risulta inutile, in quanto la prestazione
lavorativa è comunque valore e ricchezza del lavoratore, nella produzione,
a causa della cristallizzazione del valore in attesa dell'acquisto, risulta
indispensabile per l'emissione.
La massa monetaria sarà quindi composta da due distinti valori, il valore
reale, potere d'acquisto, e il valore “virtuale o astratto”, la produzione in
attesa di acquisire il valore d'uso.
Questo darà sia la misura astratta del valore di produzione, che quella reale
una volta che il prodotto abbia acquisito la sua funzione d'uso con la
vendita. I due valori saranno semplicemente scissi in valore d'uso reale e
valore astratto della produzione.
Si avrà cosi un'emissione da parte dei produttori di beni e servizi,
inizialmente virtuale e non spendibile, ma esatta misura della produzione
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La Moneta dell'Utopia
in atto, che nel tempo diverrà reale e spendibile, vero potere d'acquisto,
nella vendita del bene.
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Struttura della Moneta dell'Utopia e scissione tra misura e valore
produttore nella sua produzione, per non renderla fine alla sola creazione
monetaria come descritto successivamente[4].
Inoltre questa massa monetaria virtuale, consentirà di stabilire un sistema
automatico di controllo anti-trust, potendo individuare subito ed in tempo
reale le quote di mercato per ogni soggetto, grazie al numero seriale di
identificazione[3], e in base alle scelte collettive precedenti all'introduzione
ad un tipo di moneta auto-emessa e controllabile da ogni cittadino.
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La Moneta dell'Utopia
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Struttura della Moneta dell'Utopia: le tre spendibilità
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La Moneta dell'Utopia
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Struttura della Moneta dell'Utopia: il numero seriale d'identificazione
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La Moneta dell'Utopia
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Struttura della Moneta dell'Utopia: il numero seriale d'identificazione
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La Moneta dell'Utopia
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Il database e il sistema
Il database e il sistema
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La Moneta dell'Utopia
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L'auto-emissione monetaria del lavoratore dipendente[1]: il Contratto Informatico-
Elettronico e gli altri strumenti
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La Moneta dell'Utopia
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L'auto-emissione monetaria del lavoratore dipendente[1]: il Contratto Informatico-
Elettronico e gli altri strumenti
costo della manodopera non dipenderà più dal datore di lavoro con
notevoli risparmi anche sui costi contabili per l'azienda.
Il quarto strumento sarà il POS (Points of Sale) sulla base di quelli attuali.
La sua funzione sarà poi descritta nel capitolo dei pagamenti [2].
433
La Moneta dell'Utopia
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L'auto-emissione monetaria del produttore[1]
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La Moneta dell'Utopia
d'impresa rimarrebbero esattamente gli stessi dei nostri giorni anche per
quel che riguarda l'appetibilità dei prodotti e dei servizi offerti, salvo fatto
che la massa monetaria corrispondente per il loro acquisto sarebbe invece
già creata e l'economia non soffrirebbe per i problemi endemici di
mancanza di credito e liquidità prodotti oggi dall'attuale sistema
monetario.
L'auto-emissione del produttore sarà fornita del numero seriale per ogni
singolo Coin con le informazioni relative al tipo di produzione effettuata.
Una parte del codice sarà dedicata alla specificità del prodotto [3], in modo
che ogni singolo cittadino possa rifiutare questo denaro in caso ritenga,
secondo coscienza, il prodotto offerto, e quindi l'emissione, non conforme
ai suoi principi etici. A seconda del tipo di produzione questo rifiuto di
accettazione potrà essere locale o globale [3].
Nell'auto-emissione quindi il produttore dovrà emettere la quantità giusta
per i costi e poi inserire il suo profitto. Questo sarà in libera concorrenza
sul mercato con prodotti simili di altre aziende dello stesso settore, in
modo che questo profitto non sia fine a se stesso, ma vincolato alla qualità
e alla validità dell'offerta comparata con i prodotti dello stesso segmento,
esattamente come avviene oggi.
Naturalmente per produttori si intendono quelli di tutti i settori, dai servizi
all'industria, dall'agricoltura all'artigianato.
436
L'auto-emissione monetaria del produttore[1]
[1] Produttore nel significato più ampio, dai beni materiali ai servizi, alla ricerca,
progettazione e sviluppo, fino alla aziende o enti pubblici e privati per il turismo e la
cultura.
[2] I pagamenti, pag. 463
[3] Il mercato popolare e il Rifiuto di Accettazione, pag. 458
437
La Moneta dell'Utopia
438
L'auto-emissione monetaria del commercio intermediario
[1] La moneta per investimenti: l'auto-emissione del Investment Coin con Promessa di
Distruzione, pag. 450
[2] L'auto-emissione da parte di altri soggetti: i sussidi e le pensioni, pag. 447
439
La Moneta dell'Utopia
440
L'auto-emissione monetaria dei costruttori edili
441
La Moneta dell'Utopia
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L'auto-emissione monetaria governativa
Al pari degli altri soggetti, anche lo Stato e gli Enti locali potranno auto-
emettere moneta per far fronte alle esigenze pubbliche, ed essi godranno
comunque sempre del vantaggio ottenuto dall'auto-emissione da parte dei
dipendenti pubblici per la parte concernente i salari [1].
È chiaramente inteso che lo Stato e gli Enti locali non possano cedere in
nessun modo la sovranità monetaria a soggetti privati, e dovranno istituire
appositi organi pubblici, esclusivamente statali e trasparenti che si
occupino delle emissioni. Queste emissioni potranno essere indirizzate
esclusivamente per far fronte ai costi reali necessari al funzionamento
dello Stato e allo svolgimento delle sue funzioni, nonché alla fornitura dei
servizi sociali e delle opere manutentive da parte degli Enti locali.
Lo Stato, al pari degli Enti locali, svolge numerose funzioni, per cui
attraverso il codice seriale della moneta, queste saranno individuate e
riconosciute dal sistema in modo da ottimizzare l'emissione e garantire al
cittadino che essa sia effettuata nel rispetto delle etiche e dei principi
sociali.
Si avrà quindi un'emissione mista riconoscibile sia dal sistema che dal
cittadino attraverso il codice seriale d'identificazione comprendente tutti i
tipi di emissione e spendibilità visto fino ad ora, a seconda della
destinazione che il denaro avrà.
Il Governo e gli Enti locali infatti, a seconda del ruolo specifico
d'intervento, possono comportarsi come costruttori edili, nel caso della
realizzazione di opere pubbliche, o di produttori di beni, nel caso di
aziende statali sull'esempio di quella che fu una volta l'IRI, o di fornitori di
servizi, campo molto ampio includente anche spese di politica sociale
molto importanti.
443
La Moneta dell'Utopia
444
L'auto-emissione monetaria governativa
avendo la possibilità di emettere il denaro per far fronte alle sue esigenze,
soprattutto nel caso dell'offerta nei servizi, e per le spese correnti.
Per quel che riguarda i servizi offerti dallo Stato e dagli Enti locali, questi
sono i più svariati, e possono coinvolgere il settore della sanità come
quello dell'istruzione, e i molto altri che riguardano il ruolo e le finalità
sociali del Governo nella società, ricordando che molte di queste funzioni
diventeranno direttamente gestibili dal singolo cittadino, come nel caso
delle pensioni e di altri sussidi[3].
Poniamo il caso della sanità, certamente uno dei più incisivo oggi nella
spesa pubblica. Chiaramente come in tutti i settori del lavoro visti finora, il
dipendente statale auto-emetterà il proprio stipendio [1] e quindi questo
denaro non dovrà essere emesso.
Nel caso un assistito necessiti di una particolare assistenza pubblica o
attrezzatura medica casalinga, la commissione preposta all'approvazione e
certificazione di questa necessità potrà emettere direttamente la moneta
necessaria a spendibilità immediata ma vincolata all'acquisto, grazie al
settimo codice seriale di destinazione, in modo da rendere l'assistenza
possibile. Poniamo ad esempio il caso di un cittadino che abbia bisogno di
una sedia a rotelle, o di un impianto casalingo per la respirazione e molti
altri casi di modesto costo. Già oggi commissioni di medici delle ASL
devono decidere quale tipo di attrezzatura e assistenza debbano essere
fornite ai malati che possono curarsi a casa. Spesso la mancanza di denaro
ritarda questo tipo di interventi, mentre con l'emissione locale da parte
delle ASL, queste commissioni non dovrebbero far altro che, oltre ad
accordare secondo le vigenti procedure le necessità di assistenza,
approvare anche l'emissione monetaria che consenta l'acquisto delle
attrezzature, da accreditare direttamente al malato o direttamente
all'azienda fornitrice. Le due opzioni potrebbero essere a discrezione
dell'assistito in modo che possa essere libero di scegliere il prodotto che
ritiene migliore. Naturalmente l'emissione verrebbe vincolata all'acquisto
della determinata categoria di attrezzatura per cui è stata effettuata. Nel
caso della sedia a rotelle ad esempio l'assistito avrebbe la sola scelta tra le
tante sedie a rotelle disponibili sul mercato e non per altri prodotti ad uso
diverso. Anche qui il codice con numero seriale renderebbe possibile
questa operazione in tutta sicurezza.
L'esempio riferito alla sanità può essere mutuato a tutti i settori dei servizi
445
La Moneta dell'Utopia
offerti dallo Stato e dagli Enti locali, dall'istruzione, con emissioni agli
studenti per l'acquisto dei testi necessari sempre vincolandolo con il
numero seriale a questo tipo di spesa, fino alle sovvenzioni per gli impianti
casalinghi di sistemi di auto-produzione energetica. Altresì la ricerca
seguirebbe la stessa procedura, con un'emissione governativa vincolata
all'investimento[2] per quel che concerne i costi, mentre chiaramente si
stabilirebbe lo stesso rapporto di lavoro dipendente [1] per i compensi dei
ricercatori.
Gli effetti sul ruolo del Governo e degli Enti locali di un sistema monetario
auto-emesso sarebbero importanti, con un cambiamento radicale su quelle
che sono le attuali competenze e ruoli[4][5].
446
L'auto-emissione da parte di altri soggetti: i sussidi e le pensioni
447
La Moneta dell'Utopia
Per gli artisti un sistema molto valido appare quello francese, con la dovuta
differenza che il sussidio sarà auto-emesso e non erogato dallo Stato.
In Francia gli intermittenti dello spettacolo ricevono un sussidio statale
anche abbastanza consistente semplicemente inviando le fatturazioni delle
loro prestazioni artistiche ad un apposito Ente governativo che le verifica e
certifica erogando poi il sussidio. Un musicista ad esempio impegnato in
un concerto emette regolare fattura della propria prestazione, fatturazione
viene registrata anche dal ricevente della prestazione, creando un doppio
controllo. La stessa procedura potrebbe essere applicata per tutti i settori
artistici. Nel caso degli scrittori, potrebbe far fede la fatturazione dei libri
venduti.
Con l'informatizzazione del sistema l'artista potrebbe eseguire la stessa
procedura potendo quindi auto-emettere il suo sussidio entro una certa
fatturazione. La soglia di fatturazione entro la quale si avrebbe diritto al
sussidio e l'entità dello stesso ricadono nelle decisioni politiche collettive.
448
Le auto-emissioni speciali private e pubbliche in caso di disastri naturali
Uno dei problemi di molti paesi è purtroppo quello dei disastri naturali
provocati da terremoti, disastri naturali di varia natura e dall'erosione
antropologica del territorio. Il Governo ha spesso faticato per reperire i
fondi necessari alle ricostruzioni degli edifici pubblici e i privati,
imprenditori e semplici cittadini, hanno visto spesso il loro futuro e tutti i
loro investimenti passati dissolversi nell'arco di pochi secondi.
Il Governo sarà quindi autorizzato, attraverso delle procedure standard più
o meno simili a quelle attuali di stanziamento fondi, ad emettere moneta
per provvedere alla ricostruzione degli edifici pubblici e dei monumenti
storici.
Altresì i privati cittadini che hanno perso le loro case o le loro attività
commerciali, o i produttori che abbiano subito danni o perso le loro
aziende, saranno autorizzati ad emettere moneta per far fronte alla
ricostruzione o ristrutturazione dei beni immobili e per far fronte alle
esigenze di sopravvivenza del periodo necessariamente improduttivo
seguente ai disastri naturali.
L'auto-emissione monetaria sarà a spendibilità immediata per quel che
riguarda i privati e le loro necessità primarie di sopravvivenza, mentre
sarebbe a spendibilità vincolata all'investimento [1] per quel che concerne la
ricostruzione e la riparazione dei danni per entrambi i soggetti, privato e
pubblico.
L'emissione sarà per entrambi, privati e Stato uguale ai costi di
ricostruzione per quel che riguarda la parte vincolata all'investimento.
[1] La moneta per investimenti: l'auto-emissione del Investment Coin con Promessa di
Distruzione, pag. 450
449
La Moneta dell'Utopia
Grazie alle serie quarta, quinta, sesta, settima e ottava infatti, il cittadino
450
La moneta per investimenti: l'auto-emissione del Investment Coin con Promessa di
Distruzione
451
La Moneta dell'Utopia
452
La moneta per investimenti: l'auto-emissione del Investment Coin con Promessa di
Distruzione
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La Moneta dell'Utopia
[1] Il mutuo ipotecario con Promessa di Distruzione, pag. 455, Il finanziamento privato con
Promessa di Distruzione, pag. 457
[2] Il mercato popolare e il Rifiuto di Accettazione, pag. 458
[3] Contabilità, pag 468
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Il mutuo ipotecario con Promessa di Distruzione
455
La Moneta dell'Utopia
456
Il finanziamento privato con Promessa di Distruzione
458
Il mercato popolare e il Rifiuto di Accettazione
gli appalti pubblici e molte opere che incideranno direttamente sul proprio
territorio.
Il Rifiuto di Accettazione verrà effettuato sulla moneta emessa nei casi
visti nel capitolo dei codici seriali e verrà trasmesso anche nelle
transazioni, in quanto nei pagamenti, la moneta a spendibilità immediata
valida la moneta a spendibilità vincolata e in nessun modo la sostituisce,
consentendo così l'invariabilità dei codici.
459
La Moneta dell'Utopia
il cittadino che vorrà accettare pagamenti con denaro che risulti dal sistema
non accettato da parte della popolazione potrà vedersi rifiutare, dai quei
cittadini che ne abbiano impostato il blocco, il pagamento.
Questa soluzione non garantisce che non ci sia vendita di beni considerati
non etici come un'arma, ma indirizza comunque la produzione verso i
desideri della collettività aumentando cosi la qualità dell'offerta. Sara in
questo modo creata una coscienza collettiva valutabile dalla società e dalla
libera impresa in modo tangibile, immediato e rilevabile.
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Il mercato popolare e il Rifiuto di Accettazione
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La Moneta dell'Utopia
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I pagamenti
I pagamenti
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La Moneta dell'Utopia
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I pagamenti
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Conto Digitale
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Conto Digitale
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La Moneta dell'Utopia
Contabilità
[1] Il mutuo ipotecario con Promessa di Distruzione, pag. 455; La moneta per investimenti:
l'auto-emissione del Investment Coin con Promessa di Distruzione, pag. 450; Il
finanziamento privato con Promessa di Distruzione, pag. 457
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Massa Monetaria ed auto-emissione. Il paniere e il monte stipendi
Intanto per quel che riguarda l'auto-emissione, gli strumenti creati, sia
hardware che software, potranno completamente sostituire qualsiasi potere
centralizzato di creazione/emissione del denaro per restituirla ai legittimi
proprietari, creando anche gli strumenti di finanziamento [1] per sopperire
alla necessità di credito, rendendo obsoleto il sistema bancario. Ognuno
potrà creare il proprio denaro in base alla ricchezza reale prodotta, e nei
casi in cui questo non sarà possibile, potrà comunque emettere il denaro in
base ai casi specifici che ogni società civile già include come diritto.
I controlli in tal proposito saranno automatizzati e immediati incrociando i
dati del sistema con quelli necessari da parte delle autorità predisposte e
regolati attraverso il numero seriale che identificherà tutte le situazioni per
segnalare le anomalie e bloccarle sul nascere.
Un'emissione di questo tipo comporterà un'evoluzione culturale non
469
La Moneta dell'Utopia
indifferente, già in atto in oggi, con una sempre più consapevole coscienza
dell'uomo moderno, evidente dalla nuova tendenza all'impegno politico di
molti cittadini in liste civiche e movimenti.
Molte delle decisioni su entità delle emissioni, stipendi, sussidi e
quant'altro dovranno essere necessariamente collettive ed ogni individuo
sarà chiamato a contribuire a queste decisioni.
Le decisioni infatti riguarderanno quello che è nella pratica il potere di
acquisto delle persone, oggi deciso da monopoli e motivazioni che hanno
come obbiettivo finale il controllo sociale.
Una volta fissati questi parametri la gestione dell'intero sistema di
emissione monetaria sarà completamente informatizzata e necessiterà
esclusivamente di opere manutentive affidate ad un Ente sicuro e pubblico
che non potrà assolutamente modificare i parametri se non in accordo con
nuove decisioni collettive che ne autorizzino questi cambiamenti.
Vincolando l'emissione monetaria all'individuo e al suo lavoro reale la
speculazione finanziaria, fonte d'inflazione da costo per l'accentramento
monopolistico e perdita di potere d'acquisto, verrebbe in questo modo
eliminata, anche grazie alla possibilità da parte dell'intera comunità di
bloccare eventuali emissioni nocive, singolarmente o attraverso le
decisioni collettive, e grazie ad una nuova coscienza sulla reale natura e
funzione del denaro.
470
Massa Monetaria ed auto-emissione. Il paniere e il monte stipendi
tende a scoraggiare.
L'emissione monetaria quindi sarebbe legata indissolubilmente a
produzione e lavoro ridotto, quindi con livelli di disoccupazione pressoché
inesistenti, vincolandosi in questo modo a nuova ricchezza prodotta. Il
valore giuridico auritiano inoltre porrebbe anche in secondo piano la
produzione, quindi il valore stesso delle merci, che sarebbe invece dato
dalla previsione dell'acquisto.
Inoltre in un sistema totalmente informatizzato, si inserirebbe un
meccanismo automatico di correzione in caso di disequilibrio, basato su un
paniere riguardante l'intera produzione e l'intero monte salari, facilmente
gestibile da potenti software e hardware, che potrebbero calcolare in tempo
reale l'inflazione da costo per aggiornare gli stipendi, legati a fenomeni
inflattivi molto più direttamente dei prezzi al consumo, come la vecchia
svalutata lira ne è un esempio concreto.
In caso di un'eventuale inflazione, possibile anche con una moneta legata
esclusivamente alla ricchezza reale prodotta, ivi incluso il lavoro, che
riesce a ridurre i costi grazie all'auto-emissione degli stipendi, il sistema
andrebbe ad adeguare automaticamente i salari, scongiurando in questo
modo la perdita di potere d'acquisto.
Resta da ridefinire il concetto di Riserva di Valore[4] in una moneta
auritiana che ha in seno anche un cambio di paradigma per società e
lavoro[3].
Fissando regole certe e condivise, chiaramente trasparenti, nessun potere
centrale potrebbe agire sui salari per ottenere il controllo sociale, come
avviene oggi, ma sarebbe il sistema a lavorare in tempo reale seguendo i
regolamenti precedentemente stabiliti, regolamenti che potrebbero anche
essere cambiati democraticamente tramite gli strumenti referendari.
[1] Il mutuo ipotecario con Promessa di Distruzione, pag. 455; La moneta per investimenti:
l'auto-emissione del Investment Coin con Promessa di Distruzione, pag. 450; Il
finanziamento privato con Promessa di Distruzione, pag. 457
[2] SECONDO LIBRO, Inflazione, pag. 253
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La Moneta dell'Utopia
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Riserva di Valore e circolazione
473
La Moneta dell'Utopia
474
Riserva di Valore e circolazione
singolo.
Entrambi coincidono solo nel momento dello scambio, in quanto il valore
individuale ha comunque bisogno dell'interazione per manifestare la
convenzione sociale. L'Io reale in questo modo realizza nella società la
constatazione, la previsione e il ricordo del valore individuale costante nel
tempo dell'Io presente non interagente con la società. Possiamo quindi
scindere il valore individuale che si manifesta nella Riserva di Valore e
nella previsione temporale del suo utilizzo e il valore sociale che si
realizza nello scambio, dunque nel Valore Indotto, nell'interazione tra
individui su cui si basa la società stessa e le leggi che la regolano.
Solo nel momento dello scambio il valore da individuale (previsione
temporale costante) diviene sociale (induzione monetaria constatata). Il
denaro depositato in banca o nel portafogli ha quindi valore sociale nullo
in quanto non ha nessun rapporto con la società ed esiste solo come valore
individuale nella previsione del suo utilizzo. Per la società acquista valore
solo nell'interazione tipica tra individui, scambio di beni e lavoro, e la sua
durata determina il momento riconosciuto come comune.
La Riserva di Valore è quindi inattiva per la società in quanto il denaro
come strumento sociale esiste solo nella collettività nel solo momento
dell'interazione tra individui. La Riserva di Valore premette solo che
l'individuo abbia la previsione personale dell'utilizzo dello strumento
sociale, ma non può avere valore per la società in quanto essa non può
avere la previsione dell'individuo nel momento, e nemmeno nel suo
effettivo utilizzo come strumento sociale, non potendone prevedere e
quantificare i comportamenti che produrranno la circolazione della
moneta.
La banca centrale infatti pone gli aggregati monetari alla base di una
previsione sui comportamenti sociali ed individuali ma questo non fornisce
nessuna garanzia che questi rispetteranno le previsioni e gli andamenti
stabiliti. Per questo la scuola di Cambridge cambiò le variabili
nell'equivalenza di Fisher, non potendo prevedere circolazione e
transazioni in quanto indipendenti da fattori statistici, ma anche in questo
modo realizzava la stessa pretesa cadendo di nuovo nell'errore di poter
constatare il valore previsionale dell'Io presente.
Allo stesso modo la società non può sapere a quanto ammonta la Riserva
di Valore individuale, ne se come, quanto e in quale quantità questa sarà
trasformata dall'individuo in strumento sociale convenzionale, non potendo
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La Moneta dell'Utopia
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Conclusioni tecniche ed abolizione del sistema bancario
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