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O T T.

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N. 8 1 8
€ 5 , 0 0
80818

I N E D I C O L A D A L 0 4 .1 0 .1 8
ISSN 0042-8027

9 770042 802009

A V O G U E T R I B U T E W I T H G I S E L E BY LU I G I A N D I A N G O
D I O R .C O M - 0 2 3 8 59 59 59
louisvuitton.com
E D I TO R I A L E /1

Per Osare Un Po’ Di Più


di ALAN PRADA

Quello che si intuisce dal­ Oltre ai fotografi, agli


l’iconografia di Mina è un stylist, alle supermodel
profondo interesse, più che interpreti degli scatti che
per la moda, per la capacità a lei si ispirano, abbiamo
di comunicare, di raccon­ voluto raccogliere le testi­
tare storie e di farlo attra­ monianze di alcuni pro­
verso le immagini. La mo­ tagonisti del mondo della
da è stata spesso al servizio moda per farci raccontare
di questa necessità dell’ar­ come Mina abbia influen­
tista, basti pensare alla col­ zato il loro lavoro e la loro
laborazione con Versace estetica.
per l’album “Cremona”: Omaggi e racconti diversi:
Mina in piazza con un abi­ si passa dalla trasforma­
to rosso, nero e maculato. zione mimetica di Gisele
Quando, alcuni mesi fa, Bündchen – andate a guar­
abbiamo incontrato Massi­ darvi la sua interpretazio­
miliano Pani (figlio della ne di “Parole parole” sui
cantante e suo collabora­ nostri profili social – di
tore) e Mauro Balletti (che Carla Bruni o di Mariacar­
dal 1972 crea le immagini la Boscono; alle riflessioni
che accompagnano la car­ di Stefano Tonchi, Gio­
riera di Mina) per parlare vanna Battaglia, Ragnar
di un numero speciale a Kjartansson e di vari col­
lei dedicato in occasione laboratori di Vogue Italia;
dei 60 anni dal suo primo fino alla cover inedita di
concerto (e dei 40 dalla una Mina “ricomposta”,
sua sparizione dalle sce­ creata da Balletti e ispirata
ne), siamo arrivati subito a a Erwin Blumenfeld.
un’intesa. Concordavamo Mondi affini che abbiamo
infatti su un punto fon­ voluto mettere in contatto
damentale: non volevamo per far (ri)scoprire in tutto
nulla di nostalgico, ma un il mondo una grande diva
progetto che fosse pro­ italiana, un’artista che in
iettato in avanti, come il 60 anni di carriera ha mes­
carattere dell’artista stessa. so sempre l’espressione
Abbiamo cercato di creare della propria individualità
un prodotto nuovo, ibrido, al primo posto, contro tutti
speriamo audace, come i conformismi.
piace a lei. Così il nostro Mina rimane l’esempio
direttore creativo Giovan­ più riuscito e duraturo di
ni Bianco, da sempre ap­ una stagione d’oro dello
passionato della musica e spettacolo italiano, e chis­
dell’immagine di Mina, ha sà che la sua storia, in que­
lavorato a stretto contatto sto momento, non spinga
con un gruppo scelto di fo­ l’Italia a osare un po’ di
Gisele Bündchen fotografata da Luigi and Iango.
tografi di moda e di artisti più, ad avere più coraggio
per omaggiare, rileggere, e e a esaltare la bellezza e il
anche sfidare il mito. talento. •

26 vogue.it n. 818
CHANEL .COM La Linea di CHANEL - Numero con addebito ripartito 840.000.210 (0,08€ al minuto).
#YSL18
WINTER 18 COLLECTION
YSL.COM
E D I TO R I A L E /2

In Questo Tempo
di MASSIMILIANO PANI*

Mina ha influenzato il co- Con entusiasmo il diret-


stume. Già dagli inizi, le tore, Emanuele Farneti, ci
ragazze la presero a mo- ha messi in contatto con il
dello pettinandosi, truc- creative director Giovan-
candosi e vestendosi co- ni Bianco che ha inventa-
O T T.
me lei, cercando di asso- to un servizio speciale, un
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N. 8 1 8 migliarle. tributo a Mina senza pre-
€ 5 , 0 0
Inconsueta e imprevedibi- cedenti.
le, di una forza e una clas- Ringrazio il direttore e
se senza pari, ha conti- Giovanni Bianco per l’ot-
nuato a trasformare il suo timo lavoro che, attraver-
personaggio pubblico e so la collaborazione di tut-
privato. Poi, dopo il ’78, ta la redazione, ha portato
la sua immagine è passa- a questo magnifico nume-
ta solamente attraverso le ro di ottobre di Vogue Ita-
copertine dei suoi proget- lia. •
ti musicali.
Nel massimo dello splen-
dore di donna ha deciso di
continuare a giocare co-
minciando a trasformare il
suo volto.
Con Mauro Balletti ha co-
struito per eccesso e per
sottrazione un infinito
“Photo book” di Mine-
nonMine. Eccessive, co-
lorate, severe, curiose, so-
vraccariche, essenziali, ma
sempre ironiche.
Mi ha sorpreso constata-
re come importanti per-
sonaggi del mondo della
moda, della pubblicità, del
cinema e delle arti visive
C O L L E C T O R S E D I T I O N A V O G U E T R I B U T E M I N A BY M A U R O B A L L E T T I avessero capito e apprez-
zato il suo lavoro sull’im-
*Massimiliano Pani, 55 anni, è
magine. compositore, arrangiatore e pro-
Il ritratto di Mina è stato realizzato da Mauro Balletti
per una delle quattro cover del numero di Vogue Italia Con Mauro Balletti sia- duttore discografico. Dal 1980
di ottobre. Make-up Stefano Anselmo. mo andati, mesi fa, a Vo- collabora con la madre anche co-
gue Italia per proporre una me strumentista, alle tastiere, e
arrangiatore. Ha curato gli arran-
collaborazione che vertes- giamenti per numerosi artisti tra i
se proprio sul tema “Mina quali Adriano Celentano, Fabrizio
e l’immagine”. De André, Renato Zero. Da oltre
Siamo rimasti felicemente 20 anni segue il management, il
marketing, la distribuzione e la
colpiti nel trovare un’im- comunicazione dei dischi di sua
mediata adesione alla no- madre Mina, per l’etichetta di fa-
stra idea. miglia PDU, che dirige.

34 vogue.it n. 818
VIA MONTENAPOLEONE 15, MILAN | GIADA.COM
S P EC I A L G U E ST

Ho Già Detto Tutto

Sulla moda, sullo cora?), taglia indossatrice.


stile... Mina dixit: ... Lei mi guardava con gli
occhi intelligenti... Com-
citazioni dalle “parole piaciuta delle sue cose che
scritte” dell’icona erano veramente clamoro-
della musica italiana. se. Con un taglio da archi-
tetto, severe, nobili, sen-
za concessioni alla bassa
femminilità. Insomma, ro-
Sulle sfilate e lo shop- ba serissima».
ping. “Vanity Fair”
«Quando mi vestivano le 20 settembre 2006
grandi firme, mi sembra-
va di giocare alle signore e Vorrei avere successo
un po’ mi veniva da ride- nella moda come tu l’hai
re. E questa distorsione, se avuto nella musica.
vogliamo chiamarla così, «La mia storia professio-
non mi è ancora passata. nale è molto particola-
… certe donne sono ve- re e abbastanza irripetibi-
stite tutte uguali. Non si le, quindi non fa testo, ma
sfugge. Forse non ce ne ti posso dire che non ho
rendiamo conto ma, quan- mai pensato di avere qual-
do scegliamo un capo, ci cosa di grande da trasmet-
consegniamo alla divi- tere. Spero che nemme-
sa che inevitabilmente ci no tu stia dicendo sul se-
rappresenterà». rio. Trattasi di canzonet-
“La Stampa” te e di tailleur, che meri-
23 settembre 2005 tano tutto il rispetto, per
carità. Ma con molta cal-
Tu hai tatuaggi? ma. Comunque, non devi
«Ne ho molti. Li ho incisi, mollare».
attenzione, non me li sono “Vanity Fair”
fatti incidere, nel cervello. 24 ottobre 2006
Indelebili… Hanno il van-
taggio estremo di non es- Sul glamour.
sere riconoscibili da nes- «Io partirei dal fatto che
sun occhio vacanziero o da essere bella non deve esse-
detector elettronici. Una re la prima o, ahimè, l’uni-
volta ho provato ad estir- ca preoccupazione di una
parmene uno. Niente da donna. Per fortuna ne ve-
fare, sono più permanenti do tante di ragazze di tutte Vedremo mai i tuoi abiti Sulla bellezza maschile. «Oggi come ieri ho già
dei tatuaggi classici». le età che si sentono benis- in mostra? «Non mi piacciono gli detto tutto...».
“Vanity Fair” simo nei propri panni “lar- «Forse c’è ancora qualcosa uomini “lavorati”. Certo, “Vogue Italia”
20 agosto 2006 ge” e anche “extralarge”. in cantina, ma non ne sono meglio comunque i capelli ottobre 2018
L’importante è che la ma- sicura. Ci sono i filmati, ci verdi o blu. Ma meglio an-
foto courtesy mauro balletti.

Su Mila Schön. teria grigia non sia magris- sono le foto. Sono più che cora un bel ragazzo rasato
«I suoi vestiti, quindi, mi sima. Il glam più potente, sufficienti. Non serve l’or- e docciato. Nulla più. In-
calzavano a pennello in quello incrollabile, viene rendo feticcio. Non credi? somma, in purezza, come
larghezza e in lunghezza da lì. Come sempre». Ciao, amico mio». si suol dire…».
visto che ero, come si di- “Vanity Fair” “Vanity Fair” “Vanity Fair”
ceva una volta (si dice an- 13 gennaio 2010 8 gennaio 2014 1 ottobre 2014

40 vogue.it n. 818
PRESENTS

A FILM WRITTEN & DIRECTED BY HUMBERTO LEON STARRING MILLA JOVOVICH


Available on kenzo.com/theeverything
26 100 118 133 192
SOMMARIO

Ottobre
2018 133 L’Incontro
nel verso contrario,
di Paolo Lavezzari
136 Cult
manhattan transfer, 192 keynote 1/2:
di Beatrice Zamponi dior, burberry,
147 L’Anniversario a cura di Susanna
siamo 1000 amici al bar, Macchia, photos
26 Editoriale/1 di Maria Cristina Didero by Pietro Scordo
per osare un po’ di più, 150 La Mostra 196 Style
di Alan Prada una copia è una patti’s eyes,
34 Editoriale/2 copia è una copia, di Patti Wilson
in questo tempo, 100 Primo Piano di Lella Scalia 198 Style
di Massimiliano Pani una rivoluzione 152 Il Film assemblage: neo boudoir,
40 Special Guest di velluto, lara che voleva danzare, di Mirta Trastulli
ho già detto tutto, di Angelo Flaccavento, di Valentina Bonelli 200 Style
di Mina foto di Carlota Guerrero 155 L’Evento on time: bianco & nero,
69 A Vogue’s Tale 107 Il Personaggio nello spazio del sogno, di Micol Bozino Resmini
mina mi insegna la prateria vista di Marta Galli 202 Style
a scrivere, da new york, 158 Percorsi focus on 1/2/3:
di Walter Siti di Nick Remsen la montagna incantata, tintarella di luna,
78 Manifesto 110 Il Designer 118 L’Icona/1 di Federico Chiara brivido felino,
io, mina, l’amore dove l’aria è sottile, dance like it’s 1995, 161 L’Appuntamento se telefonando,
e i diritti civili, di Luke Leitch di Elisabetta Caprotti uno più uno fa uno, a cura di Francesca
di Dina Azzolini 113 Il Progetto 125 La Storia di Sofia Mattioli Ragazzi, photos
80 Vogue’s Questionnaire come un fiore la fabbrica dei sogni, 169 L’Intervista by Bea De Giacomo
róisín murphy sulla roccia, di Marta Galli, storia di due mondi, 208 Style
83 Preview di Federico Chiara foto di Leonardo Scotti di Antonio Privitera spotlight: prada,
l’uomo vogue #2: 116 La Collezione 128 L’Icona/2 173 Imageries di Barbara Amadasi,
remarkable people potere al popolo, io che esco in pigiama, l’arte in tasca, photo by Bea
and places di Gaia Passi di Sabrina Fallea di Mariuccia Casadio De Giacomo

Intro News News News News


vogue.it n. 818 45
289

289 mi guardano,
photos by Paul
Kooiker, styling by
Vittoria Cerciello

Well
48 vogue.it n. 818
218 244 258 270 310

270 io tra di voi,


photos by Andrea
Artemisio, styling
by Francesca Izzi
278 «come lei, solo
madonna e lady
244 «lei, punta di gaga», intervista
diamante del nascente a Piergiorgio Del Moro,
made in italy», di Beatrice Zamponi
intervista a Stefano 279 sabato notte,
Tonchi, di Beatrice photos by Giampaolo
Zamponi Sgura, styling
245 rose su rose, by Margherita Moro
photos by Michael 258 «impossibile 288 «in quelle pagine,
218 mina. «è stata, Bailey-Gates, styling trovare un dettaglio ogni volta ci metteva
ed è, la diva by Brian Molloy di troppo», intervista un pezzo di sé»,
in formato italico», 249 «è unica per il a Fulvia Farolfi, di Luca Dini
di Angelo Flaccavento connubio di ultrastile di Beatrice Zamponi 289 mi guardano,
220 parole parole, e ultravitalità», 259 come sinfonia, photos by Paul
photos by Luigi and intervista a Giovanna photo by Raymond Kooiker, styling
Iango, styling Battaglia Engelbert, di Meier, make-up by Vittoria Cerciello
by Patti Wilson Beatrice Zamponi by Fulvia Farolfi 294 sentimentale,
228 una canzone, 250 un’ombra, 260 oggi sono io, photos by Annemarieke
photos by Luigi and photos by Sarah Moon, photos by Dario van Drimmelen, styling 310 English Text
Iango, styling styling by Jacob K Catellani, styling by by Alex Harrington 318 Oroscopo
by Patti Wilson 253 «io, che ho portato Vittoria Cerciello 304 «perché non mi ottobre
243 «incarna la una sua canzone 268 «le sue infinite fai delle foto?», di Marco Pesatori
diversità con profonda in un museo», versioni da raccontare», intervista a Mauro 322 Casa Italia
eleganza», intervista a Ragnar intervista a George Balletti, di Michele Neri magic dress,
intervista a Luigi Murenu, Kjartansson, Cortina, di Beatrice 305 la mina, alberto caroli (1971),
di Beatrice Zamponi di Francesco Bonami Zamponi photos by Mauro Balletti di Francesca Molteni

Well Well Well Well Last


52 vogue.it n. 818
305

305 la mina,
photos by Mauro
Balletti

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54 vogue.it n. 818
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editoriali. FEDERICO CHIARA Direttore Generale Sales & Mktg
Vice Direttore FEDELE USAI
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Vanity Fair, il settimanale FRANCESCA RAGAZZI Reparto Artistico Vice Presidente
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COSTANZO COLOMBO REISER EMMELINE ELIANTONIO
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Per questo siamo l’editore (Fashion Assistant Contributor) Direttore Circulation
Special Projects Responsabile Digital Content Unit ALBERTO CAVARA
MARIO BAZZONI
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Per questo ogni mese Casting Directors KEVIN TEKINEL
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2 0 1 8 Ottobre
66 vogue.it n. 818
BLUMARINE.COM
A VO G U E’S TA L E

Mina Mi Insegna A Scrivere


di WALTER SITI*

Ogni mese, un racconto mano sale sicura lascian-


d’autore dedicato do che la voce si imponga,
piena. “Perché è squallido
alla copertina di Vogue. provarci solo per portar-
ti a letto”: idea maschi-
le che lei canta senza fare O T T.

Al di là dei superlativi tan- una piega, perché è uni- 2 0 1 8


N. 8 1 8

to meritati quanto inutili, camente il chiacchieric- € 5 , 0 0

la voce di Mina è soprat- cio spettacolare a esigere


tutto un padrone. Ci sono la plausibilità di genere e
cantanti, come Janis Jo- a lei non importa. Ritorna
plin o Edith Piaf o Amy il pianissimo poi ancora in
Winehouse, la cui voce è alto, a ogni ripresa pare
un pezzo di autobiografia, che la voce chieda di più:
non puoi ascoltarla senza “Aspetterò quand’è il mo-
pensare al loro vissuto; ce mento e non sarà una vol-
ne sono altre, come Mi- ta sola”, e davvero prende
na o Ella Fitzgerald o Sa- il volo – spirali che sfrutta-
rah Vaughan, che hanno no le correnti ascensionali,
in gola un sassofono e lo temo che la voce si incrini;
servono come un cavalie- ma lei è lì seduta, il men-
re serve il proprio re. Non to leggermente in avanti,
è questione di tecnica ma con rischiosa arroganza fi-
di metrica, anche inte- no al “iiiiooo” finale che è
riore: si tratta di mettere la vetta astratta e raggiun-
l’autobiografia tra paren- ta. Mina ascolta il silen-
tesi subordinando l’io a zio che segue, sorride tra
qualcos’altro, con una for- sé, risponde “grazie” allo
za diversa ma non minore stupore di un orchestra-
rispetto a chi espone le vi- le. Io intanto ho percorso
scere; si tratta di tradurre la strada che dall’intimità
la vita in stile – per esem- porta all’avventura e poi
pio, la cognizione della di nuovo al gioco; nell’in-
vecchiaia in una lenta con- terpretazione di Britti non
quista dei toni bassi. c’era che sincerità.
Una Mina poco più che Leggenda vuole che fos- A V O G U E T R I B U T E W I T H G I S E L E BY LU I G I A N D I A N G O
sessantenne entra in stu- se davvero la prima prova,
dio per registrare “Oggi e che tutti i presenti sia-
sono io” di Alex Britti; oc- no rimasti a bocca aperta.
chiali scuri, capelli raccol- Ecco perché spesso ascol-
ti a treccia, un nero scal- to questo brano prima di
dacollo quasi monacale a mettermi a scrivere; in re- GISELE BÜNDCHEN IN DIOR
PHOTOGRAPHED BY LUIGI AND IANGO
proteggere la gola, i fogli altà non ascolto semplice- STYLED BY PATTI WILSON.
del testo in mano come in mente, assisto al miracolo Abito in tulle di seta trasparente ricamato con motivi floreali, bra di maglina
prima lettura. Poi parte, della performance. Non multicolore, tutto Dior. Orecchini Jennifer Fisher. Anello Annika Inez.
hair Luigi Murenu. Sulle labbra, Rouge Dior Ultra Rouge, ultra poison.
bassissima e ritmata co- so, mi tranquillizza; come make-up Daniel Hernandez @ Mlages. manicure Gina Edwards using Dior
me in confessione; man mi tranquillizza guarda- Vernis. on set 2B Management.

vogue.it n. 818 69
O T T .
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A V O G U E T R I B U T E W I T H C A R L A B R U N I BY G I A M PA O L O S G U R A

re (cosa che anche faccio lungo e mi getto dal tram-


spesso) il “Geografo” di polino (cioè a pancia sotto
Vermeer, quello di Fran- sul letto, che è la mia po-
coforte. Là c’è l’attimo stura abituale quando scri-
catturato in un’istantanea vo). Solo dopo, a sessione
e reso eterno; nel video di giornaliera finita, cedo a
Mina c’è la forma che si Amy Winehouse semiu- MARIACARLA BOSCONO IN DIOR
materializza al primo ap- briaca che cantilena “Lo- PHOTOGRAPHED BY DARIO CATELLANI
parire, in fondo sono la ve Is a Losing Game”. Per STYLED BY VITTORIA CERCIELLO.
In alto. Giacca e bermuda in pelle di vitello, cintura “Diorquake’’ di vitello con fibbia logata in metallo
stessa cosa. Là c’è la luce, non dimenticare. • dorato anticato, tutto Dior. Occhiali da sole Carrera. Orecchini Thomas Sabo. Sulla pelle, il mix di agrumi,
qui la voce. In entrambi fiori e muschi del bouquet di Joy by Dior.
hair Kei Terada @ Julian Watson Agency using Davines. make-up Gemma Smith-Edhouse @ Lga Management.
i casi un ordine superio- manicure Lisa Lionello @ Green Apple Italy. on set Marga Schemm @ Mai Productions.
re sorvola la psiche e, per
così dire, la pulisce. Io, che
CARLA BRUNI IN DIOR
sono accusato di essere PHOTOGRAPHED BY GIAMPAOLO SGURA
troppo esibizionista e au- *Scrittore, saggista e critico, 71 STYLED BY MARGHERITA MORO.
anni, ha vinto il Premio Strega nel In basso. Abito in tulle di seta trasparente con ricami floreali, cintura “Diorquake’’ di vitello con fibbia logata
tobiografico, prendo co- 2013 con Resistere non serve a niente in metallo dorato anticato, tutto Dior. Sulle palpebre, 5 Couleurs, volcanic, di Dior.
raggio da questi santi pro- (Rizzoli). Il suo ultimo romanzo è hair Franco Gobbi @ Close Up Milano. make-up Jessica Nedza @ Close Up Milano using Kiehl’s Glow Formula.
tettori: faccio un respiro Bruciare tutto (Rizzoli, 2017). manicure Roberta Rodi @ Close Up Milano. on set Chris Boals Artists.

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M A N I F E STO

Io, Mina, L’Amore E I Diritti Civili


di DINA AZZOLINI*

Due anni fa Francesca se l’è caroselli e sfilate, in televi- sca. Il 5 giugno 2017, primo
vista brutta. Era ottobre e sione e in giro per il mondo anniversario del ddl Cirin-
per poco un aneurisma me a creare l’immagine delle nà, abbiamo festeggiato al
la portava via per sempre. dive del tempo. Nel ’67 era Teatro Parenti, con 600 in-
Stiamo insieme da qua- arrivata anche Mina da me. vitati, le coppie che final-
rant’anni, Francesca e io, è Veniva quasi tutti i giorni, mente hanno visto ricono-
una storia vera. Ma nel mo- con quell’incredibile carica sciuta la propria unione. È
mento del bisogno quando di energia e stava lì, insieme una grande conquista di li-
c’era da operarla d’urgenza, ci divertivamo. A volte, bertà, ma non cadiamo
non ho potuto niente. scanzonata, rispondeva al nell’equivoco: a me, e a
Nemmeno firmare il con- telefono per prendermi gli molti come me, non è mai
senso. L’ha fatto un medi- appuntamenti, lasciando importato niente di sposar-
co, in mancanza di parenti basiti i clienti. Quando la si, del viaggio di nozze o di
e in ospedale non ero nes- ingaggiarono per “Millelu- avere dei figli. Il mio è un
suno. Ci siamo sposate il 19 ci” le tagliai i capelli corti, a matrimonio d’interesse!
dicembre 2016 a Stresa, sul riccioloni. Da lì a poco mi- Per i diritti civili. Un rito
lago, lei ancora in carroz- lioni di ragazze italiane la non sancisce il mio modo
zella, in una dolce mattina imitarono. Siamo state di amare. Ma ora so che se
d’inverno, poco prima che molto amiche e lo siamo mi dovesse succedere qual-
iniziasse a scendere la neve ancora. Molte cose ci han- cosa Francesca erediterà e
sullo specchio d’acqua. no accomunate. Lei scan- potrà pagare l’assistenza di
Francesca non è ancora au- dalosa per la storia con un cui ha bisogno. Per il resto
tosufficiente e forse non lo uomo sposato (Corrado non voglio omologarmi a
sarà più, lei più giovane di Pani, ndr) io tra le prime, in un modello di famiglia tra-
me di vent’anni, chi avreb- Italia, negli anni Settanta, a dizionale. Noi omosessuali
be mai pensato che sarebbe dichiarare la mia omoses- dobbiamo batterci non per
stata la prima delle due a sualità pubblicamente. Ri- l’uguaglianza ma per chia-
Dina Azzolini con Mina nel backstage del programma Milleluci nel 1974.
stare male? Aveva solo 18 cordo le telefonate anoni- rire la nostra diversità. Ab-
anni quando ci siamo cono- me che arrivavano in nego- biamo sensibilità, vena arti-
sciute e innamorate a una zio: «Siete tutte lesbichee- stica e grande passione in
festa di Capodanno, appena ee», ma passavo oltre. E an- un mondo in cui stanno
uscita dal collegio è venuta che in questo siamo affini, scomparendo. Facciamone
a stare da me, a Milano. Era mai scomposte per le criti- la nostra bandiera. •
il 1977 e il mio maxidrug- che dei bacchettoni ben-
store con annesso salone di pensanti... Entrambe, poi,
acconciature in via della a un certo punto, abbiamo
Spiga era al suo apice. Ave- spento i riflettori e scelto la
vo la sfrontatezza e il co- via intimista. Agosto ’78: il testo raccolto da elisabetta caprotti.
*Dina Azzolini, 79 anni, ha lavo-
raggio della ragazza emilia- suo ultimo concerto alla rato come hairstylist sui set dei più
na di paese, che scappa di Bussola, in Versilia, il mese grandi fotografi per Vogue e Har-
per’s Bazaar. Oltre che di Mina, è
casa da un padre che non seguente ho chiuso il salo- stata la coiffeuse di Anna Piaggi,
l’accetta più («sei omoses- ne, licenziato 26 dipenden- Twiggy, Veruschka, Pattie Boyd.
suale e quindi ti arrangi da ti e mi sono rifugiata in uno Dopo aver aperto alla fine degli an-
ni Sessanta il primo drugstore ita-
sola, non ti do niente», ave- spazio in armonia con la liano “Dina” in via della Spiga, dal
va detto) e si trova in pochi bellezza interiore per dedi- ’78 ha abbracciato la visione ecolo-
anni sui set fotografici di carmi ai capelli in modo gista della professione. Organizza
corsi internazionali per insegnare
Helmut Newton, Ugo Mu- naturale e spirituale. Al mio il suo metodo “potatura di salute
las, Gian Paolo Barbieri, tra fianco c’è sempre France- dei capelli”.

78 vogue.it n. 818
© 2018 Chloé, all rights reserved.

Chloe.com
VO G U E’S Q U E ST I O N N A I R E

Róisín La mia canzone italiana pre-


ferita.
Il tratto principale del mio
carattere.
Quel che detesto più di tutto.
Odio è una parola molto
di avere una famiglia, di
passare del tempo con gli

Murphy Ho un feeling particolare


con “Ancora tu”, di Lucio
La fedeltà alle mie scelte,
la forza di seguire l’istinto.
forte; ciò che mi infasti­
disce è l’atteggiamento ag­
amici, di andare in tour ed
essere un’artista; e sono
Battisti. È un vero inno in gressivo passivo. felice di tornare a casa ed
Passioni, piaceri, paure: Italia dove, ogni volta che Quel che apprezzo di più nei essere una madre.
la eseguo, tutti la cantano miei amici. Un talento o una qualità fisi-
confessione d’autore
in coro come fosse “God Il senso delle proporzioni, ca che vorrei avere. Il mio sogno di felicità.
liberamente ispirata al Save The Queen” o qual­ mi piace avere degli amici Mi piacerebbe saper suo­ Vedere la mia famiglia cre­
questionario di Proust. cosa del genere. E tuttavia che sanno cos’è la lealtà. nare uno strumento o par­ scere, fare le cose giuste ed
rimane una canzone così lare correntemente un’al­ essere felice.
intima, come se qualcuno Quel che c’è di male in me. tra lingua, il che è più o
stesse semplicemente Verrebbe fuori se qualcu­ meno la stessa cosa. La cosa più preziosa che pos-
chiacchierando e scher­ no facesse del male ai miei siedo.
zando. figli. Cosa cerco prima di tutto in Ciò che di meglio ho nella
una canzone. mia vita non si può posse­
Sinceramente, nulla. Un dere. Ho chiesto ai miei fi­
brano può suonare fami­ gli di aiutarmi a risponde­
liare e quindi estremamen­ re e loro mi hanno detto:
te piacevole, o essere del «I tuoi beni più preziosi
tutto insolito ed essere al­ siamo noi». E io ho rispo­
trettanto piacevole. sto loro no, perché non mi
appartengono.
Il luogo dove sono stata più
felice di lavorare. Il mio motto.
Ho lavorato in miliardi di Adattarsi o morire.
posti; la felicità dipende
più da cosa sto scrivendo Chi metterei sulla copertina
e dalla musica che ci canto di Vogue Italia.
sopra. Dipende semplice­ Sono sicura che farei una
mente da quanto questa splendida figura sulla cover
sia buona o meno. di Vogue Italia. Sto solo
aspettando l’occasione.
I miei artisti preferiti.
A livello visivo, Cindy La cantante italiana che pre-
Sherman. Ho visto le sue ferisco.
opere a 14 anni, e sono Mina, con Grace Jones la
impazzita; lei mi ha fatto considero una delle più
capire che l’arte contem­ grandi di tutti i tempi. •
poranea può riguardare
l’identità femminile ed
essere molto radicale. Più
di quanto gli artisti uomi­
ni siano stati finora. Poi,
credo che nessuno superi
Grace Jones.

Il mio miglior pregio.


L’indipendenza. Róisín Murphy (45 anni), irlande­
foto courtesy nicola nodland.

se, esordisce nel 1994 come voce


del duo electro pop Moloko; nel
Il modo migliore di passare 2005 pubblica il primo dei suoi
il tempo. otto lavori come solista. Tra essi,
Non c’è un modo che Mi Senti (2014), EP con le cover di
cinque classici della musica italiana
preferisco, mi piacciono degli anni 70, tra cui due brani di
le diverse maniere in cui Mina, Ancora ancora ancora (1978) e
passo il tempo. Sono felice Non credere (1969).

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PREVIEW

L’Uomo Vogue #2: Remarkable People And Places

Incontri con uomini stra-


ordinari: cita il titolo di
un celebre libro di Geor-
ges I. Gurdjieff il nuovo
L’Uomo Vogue, in omag-
gio con Vogue Italia di no-
vembre (ma anche acqui-
stabile separatamente).
“Remarkable people and
places” è infatti il tema del
secondo numero del ma-
gazine, recentemente tor-
nato in edicola con una di-
versa formula editoriale,
una nuova struttura grafi-
ca e testi (anche) in ingle-
se, pensati per parlare a un
pubblico ancor più inter-
nazionale.

Sono dunque straordinari


i luoghi raccontati nel nu-
mero: da fotografi e scrit-
tori, che hanno aperto il
loro libro dei ricordi per
far viaggiare i lettori in
speciali angoli di mondo.

E sono “remarkable” le
persone ritratte. Ci so-
no attori emergenti co-
me Joe Alwyn (lo vedre-
mo in cinque nuovi film)
e star come Richard Gere.
Ci sono le famiglie Lgbtq

Il fotografo Peter Lindbergh ri-


tratto per L’Uomo Vogue da Paolo
Roversi. Il portfolio del fotografo
italiano include i figli e gli amici,
giovani attori e collaboratori di
sempre, perfetti sconosciuti e cele-
bri colleghi.

vogue.it n. 818 83
PREVIEW

newyorchesi fotografate scelto e ritratto per L’Uo- voglio fotografare. È una


da Ethan James Green e mo Vogue: un eccezio- spinta complessa, ma al
i cowboy ungheresi cattu- nale portfolio che inclu- tempo stesso semplice,
rati dall’obbiettivo di Tom de i figli, gli amici di una immediata. E spesso da
Johnson. Ci sono i più in- vita, giovani attori e anti- questi incontri viene fuo-
teressanti nuovi nomi del chi collaboratori, perfetti ri una verità che si rivela,
menswear e le principali sconosciuti e celebri colle- non solo a me o alla perso-
firme della stampa inter- ghi come Peter Lindber- na che ho fotografato, ma
nazionale di settore. gh (nella foto qui a fianco). anche a chi poi guarda la
Spiega Roversi: «Succede foto, allo spettatore. È un
E poi ci sono gli uomi- in un attimo: vedi una di processo magico, che an- Da sinistra in senso orario. Gli scatti di Ethan James Green, Benjamin
ni che Paolo Roversi ha quelle facce e pensi: io ti cora oggi mi emoziona». • Alexander Huseby e Tom Johnson per L’Uomo Vogue.

84 vogue.it n. 818
Excerpts from “Labor of Love” performed by New York Sunshine for Golden Goose Deluxe Brand
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SEVENTY.IT
PRIMO PIANO

Una Rivoluzione
Di Velluto

Guidare Givenchy dopo il ciclone Tisci


non era cosa facile. Ma CLARE WAIGHT
KELLER, dietro l’apparente fragilità,
nasconde un’indole coriacea. Così...

di ANGELO FLACCAVENTO
foto di CARLOTA GUERRERO

L’arrivo di un nuovo direttore creativo alla guida di una


maison comporta, esteticamente, una ridefinizione al-
quanto sottile e delicata degli equilibri. Da un lato c’è la
richiesta pressante del cambio di direzione che soddisfi
la fame atavica di nuovo; dall’altro c’è il senso di sicu-
rezza creato dalla continuità, perché le rivoluzioni della
moda sono sovente più lente di quanto facciano crede-
re entusiasmi facili e strilli di copertina. Clare Waight
Keller è stata nominata direttore artistico della maison
Givenchy, bastione dello chic francese da manuale, nella
primavera del 2017. Ha ereditato il timone da Riccar-
do Tisci, che nel corso di oltre un decennio ha creato
un lessico di stile inconfondibile, carico di contrasti,
dominato da una sensualità ferina, da un senso tribale
di appartenenza, da un istrionismo compiaciuto. Tisci è
un leone con il sangue caldo dell’uomo del Sud. Clare
Waight Keller, a voler proseguire con le metafore zo-
ologiche, è una gazzella dall’aspetto delicato e fragile,
i modi dominati da una politesse tutta inglese. L’appa-
rente fragilità nasconde però un’indole coriacea; l’alaba-
stro freddo custodisce il fuoco. «Questa maison per me
rappresenta un’idea di eleganza che comprende un dark
side e qualcosa di drammatico», racconta descrivendo la
propria visione dei valori identitari della casa.
Siamo a Parigi, in avenue George V, chez Given-
chy. Dalle finestre baluginano scorci dell’Hôtel de

100 vogue.it n. 818


News
Clare Waight Keller, inglese, 48 anni, dal 2017 è direttore creativo di Givenchy.

101
«Lo streetwear piace a tutti e tutti lo usiamo, ma va lasciato fare ad altri. Una maison
come Givenchy deve creare moda; deve sollecitare desideri e aspirazioni nel pubblico
attraverso pezzi speciali che non si trovino ovunque. Eleganza è cura del dettaglio».

Caraman, sul lato opposto della strada, sede storica e prima persona che l’ascesa a un ruolo come questo non
ancora attiva – vi abitano gli atelier d’alta moda e il team è sempre semplice per una donna. Però sull’argomento
creativo – con la scritta Givenchy che attraversa tutta la si spendono troppe parole nel vuoto». Cliché a parte,
lunghezza della ringhiera panciuta, marcando con ele- in quanto donna – la prima a guidare la maison dalla
ganza un territorio entrato nell’immaginario collettivo. fondazione – Clare Waight Keller lavora su un’idea di
Caraman è anche il titolo della collezione Haute Cou- femminilità che è reale, concreta, non il frutto di una
ture per l’inverno 2018-19, concepita da Clare Waight qualche idealizzazione. «Il rapporto con quanto creo è
Keller come omaggio a Hubert de Givenchy nell’anno intimo e personale, perché posso provare tutto. Sono
della scomparsa. L’operazione, solo in parte nostalgica io stessa la cliente cui mi rivolgo». Ovvero, una donna
– le riproduzioni dei capi d’archivio sono echi fedeli de- che non risponde a un target definito di età, ma che
gli originali con delicati stravolgimenti –, esprime con ha una personalità precisa pur nella complessità invero
chiarezza la svolta impressa dal nuovo direttore creati- muliebre che la caratterizza, capace di suturare delica-
vo: sottile e delicata se paragonata al recente passato, ma tezza e rigore, asciuttezza e frivolezza in un modo d’es-
in qualche modo anche più realistica e urbana. Il fatto sere incisivo quanto gentile. È il contrasto, drammatico
che al timone adesso ci sia una donna non è un aspetto senza barocchismi, tra la precisione mascolina del tai-
secondario da considerare, anche se Clare chiarisce con loring e la morbidezza femminile del flou a definirne il
fermezza: «Faccio un lavoro creativo, e questo non è guardaroba, venato sempre di segni e sensazioni noir, di
definito dal fatto che io sia un uomo o una donna. Oggi sottili frisson di pericolo – il lattice che balugina su un
l’attenzione sul genere è grande, e posso testimoniare in trench, un cappotto da spia in incognito. «Lo spirito di

Un look della sfilata Givenchy Haute Couture A/I 2018-19. La collezione – intitolata “Caraman”, dall’omonimo hotel sede
storica e ancora attiva della maison in avenue George V – è un omaggio a Hubert de Givenchy nell’anno della scomparsa.

102 News vogue.it n. 818


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Gli abiti Haute Couture A/I 2018-19 sono fedeli riproduzioni di capi d’archivio con lievi stravolgimenti. Dopo la laurea, Clare Waight Keller
si specializza in maglieria al Royal College of Art di Londra. Esordisce da Calvin Klein a New York; nel 2011 diventa direttore creativo di Chloé.

questa maison è complesso», prosegue Clare, che con un che di sedizioso. È un concetto paradossalmente pro-
la T-shirt bianca oversize infilata nella gonna a tubino gressivo, non reazionario. «Mi interessa l’eleganza per-
di vernice epitomizza lei stessa i contrasti che persegue ché al momento manca del tutto sul mercato», conclude
stilisticamente. «Certamente il rapporto strettissimo tra Clare. «Lo streetwear piace a tutti e tutti lo usiamo, ma
Hubert de Givenchy e Audrey Hepburn ha creato un va lasciato fare ad altri. Una maison come Givenchy de-
archetipo durevole e ancora valido, ma c’è anche altro: ve creare moda; deve sollecitare desideri e aspirazioni
linee architettoniche, un uso inventivo del metallo nelle nel pubblico attraverso pezzi speciali che non si trovino
decorazioni, una verve speciale nel combinare i pezzi. ovunque. Eleganza per me è cura del dettaglio, preci-
Questo è anche un universo dove il maschile e il fem- sione della linea, non la rigidità delle regole del tempo
foto courtesy givenchy.

minile dialogano con naturalezza, motivo per cui le mie passato. Il mio Givenchy voglio che sia così, lavorando
sfilate uniscono entrambe le collezioni. A siglare tutto è sempre sul lungo termine perché il messaggio diventi
l’eleganza». In uno scenario dominato dalla perversione chiaro. Le rivoluzioni immediate non fanno per me». Il
del brutto artistico e nel generale allentarsi di regole, viso niveo, adesso, è illuminato da un sorriso spontaneo,
prescrizioni e protocolli, la menzione dell’eleganza, mentre la determinazione ferrea trapela nello sguardo.
quanto di più old school si possa pensare, ha in effetti Contrasti, si diceva. •

104 News vogue.it n. 818


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LA DESIGNER

Dove L’Aria
È Sottile

Si ispira alle alpiniste dell’Ottocento


la collezione di SIMONE ROCHA per
Moncler Genius. Un inno alla montagna,
infuso di nuova e femminile sensibilità.

di LUKE LEITCH

Un outfit della Linea


4 di Moncler Genius,
disegnata da Simone
Rocha e in vendita da
settembre negli store.
I capi della collezione
vogliono esprimere
senso di protezione
e delicatezza, come
spiega la designer
a Vogue Italia.

«Per Moncler, questa è la fine della sfilata di moda». Così Grenoble di Sandro Mandrino – incorporata nel nuo-
Remo Ruffini, lo scorso febbraio, aveva descritto l’impat- vo ecosistema come Linea 3 – propone l’abbigliamen-
to che avrebbe avuto Genius, il nuovo, radicale progetto to tecnico da sci più cool. La Linea 6 di Kei Ninomiya,
del suo marchio. In quell’occasione, Ruffini aveva annun- prodigio coltivato in casa Comme, ha prodotto sculture
ciato la decisione di abbandonare il tradizionale modello che rivaleggiano per originalità con le creazioni di Craig
stagionale, per abbracciare un nuovo sistema: molteplici Green per la Linea 5. Gli amanti dello streetwear hanno
collezioni di designer e stylist – otto in tutto – da lanciare a disposizione la Linea 7 di Hiroshi Fujiwara, fondatore
quasi ogni mese. Una valanga di Moncler, insomma. di Fragment, e la 8 nata dalla collaborazione con Palm
Ognuna delle otto linee è, in sé, affascinante. Quel che Angels, il marchio del direttore artistico di Moncler,
Karl Templer ha fatto con 1952 (Linea 2) piace ai fan Francesco Ragazzi. Forse il nome più potente del nuovo
dello stile americano di sapore europeo. La collezione dream team di Moncler è Pierpaolo Piccioli, la cui Linea

vogue.it n. 818 News 107


«Ogni mia collezione
racconta una storia
relativa a un tempo
e a un luogo precisi.
A volte mi sono
sentita punk e ribelle,
o più dolce e gentile,
o fisicamente a pezzi,
come quando ero
incinta e stavo male
da morire».

La designer Simone Rocha. Nata a


Dublino 32 anni fa, ha esordito nel 2010
e ha presentato lo scorso settembre la
seconda collezione per Moncler Genius.

1, con la sua teatralità monacale, è bella e sorprendente. e da allora il suo stile è cambiato molto.
Ma Ruffini aveva ancora un “genius” nella manica: Simo- Le emozioni guidano la mia creatività, non ne faccio mi-
ne Rocha. E adesso è venuto il suo momento. Settembre stero. Ogni collezione racconta una storia relativa a un
vede infatti il lancio commerciale della sua Linea 4. Dal tempo e a un luogo precisi. A volte mi sono sentita punk
debutto del 2010, avvenuto nell’ambito dell’importante e ribelle, o più dolce e gentile, o fisicamente a pezzi, come
piattaforma per stilisti emergenti Fashion East, Rocha è quando ero incinta e stavo male da morire. Quando però
diventata uno dei nomi più autorevoli del calendario lon- guardo l’archivio, ho la sensazione che tutto funzioni ar-
dinese. Figlia dello stilista John Rocha, si è costruita nel moniosamente insieme. I pezzi si incastrano bene, come
tempo una sua originale identità, da romantica creatrice in una lingua.
di un abbigliamento innovativo; che proprio nella colla- C’è sovrapposizione tra i clienti Moncler e i suoi?
borazione con Moncler ha trovato un ulteriore sviluppo. é strano, quando ho iniziato la collaborazione con Mon-
Che cosa ha ispirato il suo esordio con Moncler? cler ho notato che molte donne che entravano nel nego-
Volevo qualcosa che rispecchiasse la sensibilità del brand, zio di Mount Street a dare un occhio alle mie collezioni
e la mia. Ho trovato il punto d’incontro nelle incredibi- indossavano proprio delle giacche Moncler. Tantissime
li pioniere dell’alpinismo dell’Ottocento, che scalavano asiatiche, e un contingente molto interessante di signore
montagne in un’epoca in cui le donne dovevano portare più anziane eccentriche e cool, che amano sovrapporle
la sottoveste. Erano audaci, forti e femminili. Mettere in a capi più leggeri. Questa osservazione, il vedere l’inte-
evidenza il punto vita, aggiungere volume e decorazione razione tra le mie clienti e quelle di Moncler, ha molto
nei canoni di Moncler mi sembrava una cosa nuova e giu- influito su quello che ho fatto per la P/E 2019.
sta. Ed era giusto anche partire dalla montagna, un punto Remo Ruffini ha detto che Moncler Genius rappresenta
fermo di Moncler. Per la seconda collezione, presentata la fine della sfilata di moda per il suo marchio. Per lei,
lo scorso settembre con l’arrivo in boutique della prima, invece, quanto è importante sfilare?
ho guardato invece al Chelsea Flower Show, durante il Per me? È la parte migliore! È l’evento in cui tutto con-
quale piove sempre: volevo capi che sembrassero bagnati, verge, dove cercare di articolare in dieci minuti quello
la leggerezza di impermeabili in vinile con fiori ricamati, che da sei mesi stai cercando di esprimere, è fermento,
una palette cromatica più diversificata, le margherite e i energia e magia. Questo approccio di Moncler, però, è
ranuncoli dipinti da Kerry James Marshall. Alla fine sem- molto interessante – è qualcosa di diverso. Sa, finora la-
bra il guardaroba di una tribù di giardinieri! vorare con loro è stato fantastico: abbiamo libertà creati-
La sua prima collezione con una vera sfilata è del 2010, va e la qualità del prodotto che fabbricano è incredibile. •

108 News vogue.it n. 818


I L P E RSO N AG G I O

La Prateria Vista
Da New York

Voleva fare l’avvocato, poi un vintage


di Laura Ashley ha cambiato tutto.
Ora BATSHEVA HAY inventa un country
metropolitano sottilmente provocatorio.

Batsheva Hay è una stilista oggi molto popola-


re, anche se in mente aveva ben altra carriera:
in realtà è avvocato. Quando però, nel 2016, ha
rifatto (e modificato, in più varianti di tessuto)
un vintage di Laura Ashley, tutto è cambiato. I
suoi vestiti stile “prateria”, come sono stati chia-
mati, erano l’opposto degli abiti “illusion” che
avevano dominato i red carpet. C’era, e c’è, un
che di seducente nei limiti che impongono, nel
loro essere coprenti, nella premessa semplice di
combinare tessuto e stampa in modo puro, se
non addirittura eccentrico. «Il mio stile», di-
ce Hay, «è tradizionale, ma stravagante. Forzo
sempre il limite tra un semplice abito di coto-
ne e un travestimento». Hay è cresciuta in una
famiglia ebrea ortodossa a Kew Gardens, nel
Queens, a New York. Senza dubbio, gli abiti se-
veri che ha indossato e che ha visto da piccola
hanno influenzato la sua estetica, ma ciò non le
impedisce di essere anche sottilmente provoca-
toria. «Piccoli twist», li chiama. In pochi anni,
l’avvocato-divenuta-sarta ha cominciato a fare
parlare di sé. «La cosa per me più sconvolgente
è che in tutta l’attenzione che ricevo mi ci sen-
to bene. Nelle altre attività che ho svolto sono
sempre stata insicura. Come avvocato, non mi
sentivo mai abbastanza brillante; quando scrive-
vo, mai interessante a sufficienza». Ora, invece,
non ha nulla da temere: la sua passione più re-
cente ha molti aspetti attraenti e possibilità di
sviluppo. Hay sta già lavorando con nuovi tes-
suti, tra cui il denim: «Mi piacerebbe disegnare

foto courtesy alexei hay. traduzione alice guareschi.


una home collection, come fece Laura Ashley.
Quel marchio mi ispira davvero». Poi, a sorpre-
sa, aggiunge: «Mi piacerebbe anche creare abiti
per bambole». •

di NICK REMSEN

Un capo della
collezione Resort
2019 di Batsheva Hay
(37 anni) presentata in
giugno a New York.

110 News vogue.it n. 818


@TheHautePursuit
#thefurlasociety
I L P RO G E T TO

Come Un Fiore
Sulla Roccia

Così l’architetto minimalista Claudio


Silvestrin immagina GIADA, il marchio
italiano del lusso senza tempo che dialoga
con l’arte, la cultura e l’architettura.

di FEDERICO CHIARA

Accanto. Vanya
Dakovic @Why Not
Models: cappotto
in cashmere e
lana, top in seta e
scarpa, tutto Giada
A/I 18-19. Sullo
sfondo, le colonne
di pietra grezza nel
global flagship store
del marchio in via
Montenapoleone,
a Milano.

Molte storie d’amore cominciano con un fiore. minimalismo caldo la sua cifra stilistica. «C’è un
Non fa eccezione quella nata fra Giada, il marchio elemento femminile – gli abiti eleganti, senza tem-
italiano di lusso classico ispirato all’arte, e l’archi- po, con i loro materiali soffici e delicati – che viene
tetto Claudio Silvestrin. La relazione è partita nel arricchito da un elemento complementare, ma-
2013 con l’apertura del global flagship store di schile e forte come la roccia. La boutique esprime
via Montenapoleone, e si è consolidata con l’im- così un’ispirazione sensuale, naturale: c’è l’acqua,
portante ampliamento appena realizzato. «Ho la pietra a spacco, il porfido, i toni caldi del fuoco
visto Giada come un fiore posato su una roccia», nel cuoio e nel bronzo, e infine l’aria negli spazi
esordisce il progettista e designer che ha fatto del generosi».

vogue.it n. 818 News 113


Un mondo, quello di Giada, che rappresenta la perma- alta, a partire dalla concezione, sovente legata all’arte,
nenza della bellezza contro l’accelerazione convulsa delle sino alla realizzazione dei capi, avvalendomi dell’espe-
mode che si rimpiazzano senza posa. Un mondo d’élite, rienza e dell’innovazione dei migliori tessutai italiani e
sicuramente, ma di un’élite educata, internazionale e so- della nostra tecnica sartoriale», spiega il designer nato
prattutto interessata all’arte e all’architettura. Non è un a Milano nel 1975 e vincitore del concorso Who Is On
caso che la sua filosofia operativa sia riassunta dalla frase Next? nel 2008, che lavora oggi con Silvia Gavina, senior
“art to art”. «Creare un marchio di moda vuol dire far designer e figlia di Dino Gavina, uno dei numi tutelari
parte della cultura nazionale: non dimentichiamo che la dell’Italian Design.
moda italiana è apprezzata e conosciuta in tutto il mon- «La donna che immagino per Giada ama un lusso discre-
do fin dagli anni 60», spiega Rosanna Daolio, founder di to, non eccessivamente esibito. A rendere un capo con-
Giada. «Sono stati i nostri maestri artigiani a renderla temporaneo ma senza tempo sono la cura del dettaglio
così importante, e cos’è la loro se non arte? In più, le no- speciale e la ricerca della rifinitura inusitata», continua
stre collezioni partono sempre da ispirazioni artistiche. Colangelo, che per l’A/I 2018-19 ha creato forme ondu-
“Art to art” significa questo: arte manifatturiera e arte late e superfici sinuose, che evocano le pitture astratte di
contemporanea, un binomio che ci rende speciali». Roi James e le sculture plissettate di Amílcar de Castro.
Il legame con la cultura italiana, che è centrale per l’este- «Cercavamo un’armonia di movimenti nel segno di una
tica del marchio, si è rafforzato con l’ultima sfilata P/E morbidezza avvolgente, seppure geometrica».
2019 tenutasi alla Biblioteca Braidense, al termine della Se il segno di un incontro riuscito è la coerenza della vi-
quale è stata annunciata un’importante donazione per il sione comune, le parole di Claudio Silvestrin a proposito
restauro della Sala dei Cataloghi, gioiello dell’istituzione del flagship store milanese testimoniano la condivisione
milanese creata nel 1770 dall’imperatrice Maria Teresa e della stessa sensibilità. «La moda è flusso, cambiamento,
oggi “casa” di 1milione e 500mila libri. Un ulteriore slan- ma il lusso è qualcosa che resta. Per questo nella boutique
cio per avvicinare la cultura classica e l’arte contempora- Giada ho usato elementi “atemporali”, così come lo sono
nea da parte di un marchio che ha voluto come direttore gli abiti. D’altronde l’architetto che lavora con un mar-
creativo Gabriele Colangelo, uno stilista colto e sofisti- chio di moda deve coglierne l’essenza, usare dei materiali
cato, che ha studiato lettere antiche. «Una costante della e delle geometrie che esprimono l’essenza del brand».
mia estetica e di quella di Giada è la ricerca della qualità. Materiali e geometrie che in primis parlano ai sensi, cer-
Ho sempre puntato a una collezione qualitativamente to. Ma con l’esperanto della cultura. •

Cappotto
sovrapposto in
cashmere, pantaloni
e scarpe, tutto Giada
A/I 18-19. Sullo
sfondo gli interni
della boutique
milanese del brand.
Foto Luca Anzalone.
Styling Riccardo
Linarello. Hair
Marco Minunno
e make-up Augusto
Picerni (entrambi @
W-MManagement).

114 News vogue.it n. 818


LA COLLEZIONE

Potere
Al Popolo

Loghi pop, effetto bling bling e street


style: nella capsule di MOSCHINO
per H&M Jeremy Scott gioca con i codici
più iconici – e ironici – della maison.

«Questa collezione è un regalo per i miei fans.


In fondo sono il designer del popolo». Jeremy
Scott, direttore creativo di Moschino, firma
la nuova collezione Moschino[tv]H&M per il
colosso svedese del fast fashion. Una limited
edition di abiti e accessori in cui è racchiusa
la quintessenza del suo stile ironico e sopra le
righe. Perché per Scott la moda è puro diver-
timento. «Se esistesse una ricetta per creare il
perfetto look Moschino, qui avremmo tutti gli
ingredienti necessari: i personaggi Disney, i lo-
ghi, lo street style e il glamour, le catene d’oro, il
denim e la pelle nera, i gioielli e tutti gli eccessi
del caso». Scott osa e non si risparmia, mesco-
lando tutti gli elementi più iconici della casa di
moda fondata nel 1983 da Franco Moschino:
su abiti, felpe e piumini il logo Moschino gio-
ca così con quello di H&M e di Mtv, simbolo
per eccellenza della cultura pop. L’effetto bling
bling è completato da un’infinità di accessori:
borse dalle forme stravaganti, collane massicce
e poi una stola gialla di finta pelliccia e stivali
stringati sopra il ginocchio. «Tutti elementi ne-
cessari se vuoi vestire autenticamente Moschi-
no. I miei look non sono mai semplici».
Per Jeremy Scott l’incontro tra lusso e fast fa-
shion rappresenta il futuro della moda, un corto-
circuito creativo dall’impatto dirompente: «Fino
a poco tempo fa felpe e tute erano un mondo
a parte. Ora dominano le collezioni di tutti i
brand, non ultimi quelli che una volta erano co-
nosciuti per i loro abiti da sera. Per me è una
cosa fantastica. Io vengo dall’America, la terra
dell’abbigliamento sportivo. È questo il mio
mondo». •

di GAIA PASSI

Abito bustier con zip, mascherina da notte di pelle, borsa, choker e orecchini con logo, bracciale a catena.
Tutto Moschino[tv]H&M. La collezione è in vendita (in stores selezionati e online) dall’8 novembre.

116 News vogue.it n. 818


L’I C O N A /1

Dance Like
It’s 1995

Il potere seduttivo dell’epoca d’oro


delle modelle nelle calzature disegnate
da Claudia Schiffer per AQUAZZURA.
Una capsule ad alto tasso di glamour.

«Quando ho incontrato per la prima volta Ed-


gardo a una cena da Loulou’s, a Londra, ero già
fan dei suoi booties», racconta Claudia Schiffer.
Edgardo è Edgardo Osorio, stilista colombiano
creatore del marchio fiorentino Aquazzura, per
cui oggi la top tedesca firma una capsule. Sette
modelli per l’A/I 2018-19, in edizione limitata,
che tra stampe animalier, lurex, cinturini bor-
chiati e tocchi sparkling ricordano con un velo
di nostalgia i magici Novanta e la golden age
delle modelle.
L’estetica di quegli anni oggi è ancora viva?
Sta tornando, forte, nel recupero di una femmi-
nilità e sensualità profonda, spiccata.
È falsata o reale l’idea di quel mondo scintil-
lante e iperglamorous?
La seconda! Ricordo una campagna con Arthur
Elgort a Roma, ispirata a Fellini. La vita imitava
il cinema mentre venivamo inseguiti dai papa-
razzi. In una scena al balcone dovevo salutare la
folla che rispondeva declamando il mio nome!
Ora lei vive nella campagna inglese, non mi
dica che indossa zoccoli e babbucce.
Gli zoccoli non so, ma in inverno mi trovereste
con i Wellington, mentre porto a spasso i cani
tra i campi. L’alternativa alle pantofole, invece, è
un paio di Minnetonka incredibilmente comodi
in suede con le frange che uso da anni.
Le sue figlie Clementine Poppy e Cosima Violet
hanno già la passione per le scarpe?
Sì, ho molte foto che le mostrano fin da picco-
lissime intente a camminare con i miei tacchi.
E suo marito con che calzature la preferisce?
A lui (ride, ndr) piaccio con tutto. •
foto andrew woffinden courtesy aquazzura.
di ELISABETTA CAPROTTI

Claudia Schiffer, 48 anni, ha da poco festeggiato 30 anni di carriera. La modella più fotografata di tutti
i tempi, con oltre mille cover dedicate, qui indossa i booties “Tabu”, da lei disegnati per Aquazzura.

118 News vogue.it n. 818


Palazzo Pucci, Firenze.
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L A STO R I A

La Fabbrica
Dei Sogni

Una disegna, l’altra comunica i valori del


marchio («che devono essere accessibili
anche a chi non compra i nostri abiti»):
ecco chi sono, e dove pensano di andare,
CAMILLA e CAROLINA CUCINELLI.

di MARTA GALLI
foto di LEONARDO SCOTTI

Camilla e Carolina Cucinelli sulla terrazza-giardino della casa di Camilla, aperta sulla valle di Solomeo.
Il padre Brunello Cucinelli ha trasferito l’azienda che porta il suo nome nel trecentesco castello del borgo umbro nel 1987.

«Altro non possiedo se non la terra sulla quale poggio e Carolina, 27, sono le eredi di un impero fiorito dall’i-
il piede», recita la massima – citazione di Carlo Magno dea di Brunello Cucinelli di colorare in tinte brillanti il
- incisa su una placca in ceramica. È una delle tante che cashmere, quando non si usava che in tonalità neutre. La
si scovano qui, appese ai muri di Solomeo, borgo me- storia vuole che il loro padre, prima di quella fortuna-
dievale di cinquecento anime tra le colline umbre, dove ta intuizione, avesse perfezionato la propria educazione
vivono Camilla e Carolina Cucinelli, le bionde figlie del sentimentale tirando tardi la sera a discutere di politica
“re del cashmere”. e filosofia.
Con un facile calembour, la stampa internazionale le ha «Mamma ricorda sempre che quando aveva bisogno di
battezzate “principesse”, ma loro si fan pregio di norma- papà, lo cercava al bar», raccontano divertite. «E il gior-
lità. «Siamo brave ai fornelli», annunciano entusiaste di no dopo non s’alzava mai». Oggi che è in piedi all’alba,
rivelare il menù dell’informale ricevimento tenutosi la le chiama al loro risveglio per condividere i pensieri del
sera prima, a casa di Camilla. mattino. «Parliamo di tutto, ma mai di lavoro». Fin da
Mazzolini di camomilla e di erbe aromatiche sono ri- piccole in azienda con i genitori, ma sempre lontane
masti lì, a ricordare le ore trascorse, mentre sciorinano dai riflettori, le sorelle ora ricoprono i ruoli di co-re-
la lista di ricette e prelibatezze locali. Camilla, 36 anni, sponsabile dell’ufficio stile donna (la primogenita) e

vogue.it n. 818 News 125


Dopo il liceo linguistico e alcuni esami a Lettere moderne, Camilla è entrata in azienda nell’ufficio stile: un maglione over il primo capo
disegnato. Dopo avere studiato moda all’Istituto d’Arte, Carolina, fresca sposa di giugno, ha esordito in azienda con un gilet.

co-direttore digital (la seconda). «La gavetta l’abbiamo ci vivete realmente ed è tutto così ordinato!». Ricorda,
fatta», dice Carolina. «Giusto così», puntualizza Camil- è vero, una piccola utopia. I tramonti sono sublimi, a
la, ricordando che le toccò l’inventario dei bottoni in Solomeo. Sculture classiche costellano gli spazi. A ca-
magazzino, «ma il primo capo che disegnai finì dritto sa di Brunello abitano busti di filosofi e imperatori, da
in collezione!». Carolina ha recentemente ricostruito il Camilla figure mitologiche, Carolina ospita i pensatori
sito internet del marchio, dividendo il commercio dal contemporanei, come Barack Obama e Martin Luther
pensiero. «Perché l’idea di umanesimo su cui si fonda King, scolpiti nel marmo di Carrara come Filosofia e
l’impresa sia accessibile a tutti, anche a chi non può per- Giustizia, davanti all’esedra appena edificata, intitolata
mettersi i nostri abiti», dice. alla dignità umana.
Avvolte nella confortevole eleganza di capi Cucinelli, dal Non c’è stato bisogno di andarsene, questo affresco da
giardino di Camilla (a pochi passi da casa del padre, e fiaba ha fatto da sfondo al matrimonio di entrambe, per
della sorella) guardano a valle su un paesaggio che pare cui il padre ha donato (a ciascuna) mille volumi di lette-
distillato da un quadro rinascimentale. ratura, filosofia, religione – gli stessi di cui anche lui si
È il risultato di alcuni anni di lavori di recupero. «Papà ha nutre – e alle “amate figlie” ha ora indirizzato la dedica
comperato capannoni dismessi per abbatterli e mettere del suo libro “Il sogno di Solomeo” (Feltrinelli): «Do-
al loro posto alberi da frutta, campi coltivati, un vigneto vete avere un sogno che renda lieta non soltanto l’intera
con la sua cantina», spiega Carolina, «così 100 ettari di umanità del nostro tempo, ma anche quella a venire».
parco accerchiano la nostra fabbrica». Si tratta dell’am- Verrebbe da dire, rievocando un famoso statista france-
bizioso «progetto per la bellezza», che porta a compi- se, che è «un vasto programma». Ma nel borgo tutto
mento in periferia quel che cominciò tempo addietro sembra possibile. «Ho vissuto un periodo a New York,
con il restauro, in centro, della chiesa e del castello, sede però sapevo che sarei tornata. Solomeo non lo cambierei
originaria dell’azienda e oggi scuola d’arti e mestieri. per niente al mondo», dice Camilla. «Non c’è bisogno
«S’è innescato un meccanismo virtuoso, gli abitanti si di chiudere la porta a chiave e ci conosciamo tutti per
prendono cura dei propri spazi», spiega Camilla. «Arri- nome», chiosa Carolina. «Giocando nella piazzetta del
vano pullman di asiatici curiosi che esclamano: ma allora paese, è qui che siamo cresciute libere». •

126 News vogue.it n. 818


AMERICAN SOUL SINCE 1830

THE MISEDUCATION OF LAURYN HILL 20TH ANNIVERSARY


WOOLRICH.COM
L’I C O N A /2

Io Che Esco
In Pigiama

Libertà è sentirsi sicuri delle proprie


scelte. E rispettare quelle altrui. Parola
di SARAH JESSICA PARKER, nuova
testimonial di un celebre marchio
di intimo e presto di ritorno sugli schermi.

di SABRINA FALLEA

A 20 anni dall’uscita della serie Sex & the City, Sarah Jessica Parker, 53 anni, resta un personaggio molto amato dalla moda. Nella nuova
campagna Intimissimi gira per le strade di New York indossando un pigiama in seta e il reggiseno Balconette, della collezione A/I 2018-19.

Completo in pizzo verde menta e immancabili sandali figli a scuola, cammina, prende la metro, i taxi. Penso che
con tacco. Si presenta così Sarah Jessica Parker, attrice ci si vesta per quello che è il proprio stile di vita.
– in novembre arriva sugli schermi americani con “Blue Che ruolo ha avuto la moda nel determinare il suo
Night”, debutto alla regia del documentarista Fabien aspetto?
Constant, in cui interpreta una cantante che fa il bilan- Enorme. Ma credo anche che sia sempre esistita una sot-
cio della sua vita prima di un tour mondiale –, ma anche tile linea di confine tra i personaggi che interpreto – Car-
produttrice, editor e naturalmente style icon. Una «don- rie in primis – e la vera me. Siamo, per certi versi, molto
na vera, una new woman», la definisce Sandro Veronesi, diverse. Eppure non percepisco questo confronto come
patron del gruppo Calzedonia, che l’ha voluta come te- un problema. Ho avuto esperienze magnifiche. Negli
stimonial della campagna Intimissimi per l’A/I 2018-19, anni sono diventata amica di tanti designers che ancora
in cui cammina per le strade di New York vestita solo con oggi hanno un posto importante nella mia vita.
un pigiama e il reggiseno. C’è relazione tra la lingerie e il women empowerment?
Credo che questa campagna sia imperniata sul raccon-
Come definirebbe il suo stile personale, al di là del perso- tare qualcosa di noi stessi, sulla capacità che ciascuno ha
naggio di Carrie Bradshaw in “Sex & the City”? di sentirsi sicuro di sé, esprimendo chi è senza mai dare
Io so chi sono, quali sono le mie necessità, e compio scel- giudizi sugli altri. Perché la libertà è anche rispettare le
te che mi si addicono. Sono una madre che accompagna i scelte altrui. •

128 News vogue.it n. 818


L’I N C O N T RO

Nel Verso
Contrario

Alle regole del sistema non ci credono.


MICHELE e PAOLO MASSA seguono
le loro, nel lavoro e nel raccontarlo. Così
nasce il messaggio di Fontana Milano 1915.

di PAOLO LAVEZZARI

Il più recente è “Bag is Over!”, ma c’è stato anche il fem- pellettiere, ma anche vulcanico artista e giornalista che
minista “Né puttane né Madonne” con fior di denunce, nel ’45 decide di lasciare Firenze e sposta tutto, operai
tribunali e lieto fine assolutorio. Slogan forti per un’a- compresi, a Milano, perché aveva intuito che la storia si
zienda che fa borse – non chiamatele accessori perché fa qui; lo è stato nostro padre Carlo che ha portato Fon-
i fratelli Massa, Michele (60 anni) e Paolo (59), due pa- tana in tutto il mondo, fino in Giappone. Non abbia-
ste d’uomo, da trent’anni alla guida di Fontana Milano mo mai tentato di fare moda, né tendenza, non siamo in
1915, di quei milanesi con il cuore in mano, cambiano gara con le multinazionali, la finanza, non siamo adatti.
subito umore: «Accessori di cosa? Se fai un prodotto di Le cose belle hanno bisogno di tempo. La stagionalità
pregio non sei accessorio di nessuno. Qui c’è il lavoro di è scandita al più da palette di colori, da pellami, ma i
ben quattro generazioni». Non è un caso che lo slogan modelli sono i nostri classici, ogni tanto ne facciamo uno
di un’altra campagna sempre ideata da loro fosse “I’m nuovo, ma solo quando siamo convinti; possiamo met-
Not an Accessory”. terci anni, non importa. Ci siamo ritagliati uno spazio in
cui ci ricordiamo ogni giorno le cose che facciamo. Con
Un modo di comunicare anomalo il vostro. la nostra comunicazione rimarchiamo ciò in cui credia-
Michele Massa: In fondo, differenti lo siamo sempre sta- mo da sempre: l’esistenza di un confine tra oggetti di
ti, è di famiglia, lo era il nonno materno Guido Pieracci, pregio e mistificazione.

vogue.it n. 818 News 133


Paolo Massa: Tutta l’operazione è all’insegna delle co- comunicare questo messaggio a quel 25 per cento del
se vere, dall’avere creato qui in via Trebbia un negozio, mercato che è poco ma conta moltissimo: sono quelli
all’interno di una fabbrica, dando al cliente la possibilità che non vogliono essere omologati che hanno gusto, vo-
di verificare subito dove e come è fatto il prodotto. Non gliono scoprire gli oggetti. Noi ci rivolgiamo a quella
creiamo immagini, ma oggetti. gente lì e ci stanno trovando, dopo anni di grande co-
Va bene, ma “Bag is Over!”? municazione ed eventi ai quali abbiamo invitato persone
M.M.: Ci siamo chiesti: cosa è finito davvero? La borsa lontane dai classici ambiti modaioli.
o quella perentorietà oggi endemica nel linguaggio della Un po’ alla moda avete però ceduto, per “One Off” ave-
pubblicità e della moda, la mania di hashtaggare tutto? te usato una supermodella…
La nostra provocazione vuole fare pensare, la risposta P.M.: Georgina Greenville, top sudafricana degli anni
non sarà mai una sola. Quest’anno con la scusa del ’68 90. Massimo Vitali fotografandola nei luoghi storici di
le collezioni viste erano una somma di stilemi che scim- Milano – piazza Duomo invasa dai turisti, tra i viaggiato-
miottavano quelli di quegli anni. ri alla Stazione Centrale – l’ha resa una donna elegante e
P.M.: Il nostro ’68? Uno slogan, “Bag is Over!”, come il la borsa che ha con sé è il simbolo di una scelta culturale,
“War is Over!” lanciato da Lennon e Yoko Ono nel ’69: l’adesione ai valori del saper fare bene che è la storia
per noi non c’è bisogno d’altro, è un gioco che facciamo nostra e di questa città.
per celebrare la creatività, dove nasce la scintilla dell’im- Alla fine c’è sempre Milano nelle vostre narrazioni.
maginazione, la nostra visione. M.M.: Questa città non è solo industria, manager, in-
Non è rischiosa una strategia di comunicazione così? formatici, quadrilateri, ma è anche progetto e manualità;
M.M.: Abbiamo realizzato una decina di campagne, e per noi è la città dove il nonno aprì la prima fabbrica, in
tutte qui internamente, per uscire dalla classica narrazio- quella periferia che ora non esiste più; la città del boom
ne pubblicitaria per cui ti raccontano con stereotipi: gli di nostro padre; quella degli artisti come Giò Pomodo-
strambi, le generazioni, le famiglie... Noi ci concediamo ro che frequentavano casa; quella difficile, effervescente
il lusso di mantenere un controllo su tutto, decidiamo i degli anni 70 in cui siamo cresciuti noi. Poi Milano ha
nostri codici, estranei ai grandi brand. Vogliamo parlare una tradizione pellettiera straordinaria e antica: pochi lo
con pochi e bene, non ci interessa parlare a tanti. sanno ed è una sorpresa per chi la scopre venendo da
P.M.: Ci eravamo addirittura nascosti qui dietro Porta noi. Nel nostro essere made in Milano, siamo più vicini
Romana per essere trovati, e alla fine siamo riusciti a al design che alla moda. •

“Chelsea”, la nuova tracolla


firmata Fontana Milano
1915, protagonista della
campagna Bag is Over! Il
progetto parte dalla rilettura
della bisaccia dei pellegrini
sviluppata per adattarla
alla silhouette femminile.
Nella pagina precedente.
In alto. Frame dal corto
(poi campagna stampa)
Le Milanesi, diretto nel
2015 da Michel Haddi per
festeggiare il centenario del
marchio; segue l’intrecciarsi
dei percorsi e delle vite di
alcune figure femminili che
attraversando Milano la
vivono, la odiano, la amano.
Al centro. L’advertorial
Sempre con me. Sempre
mia, 2017, realizzata da
10 fotografi di Magnum
Photos in altrettante città del
mondo. In basso. Georgina
Greenville, nella campagna
One Off (2017-18), scattata
da Massimo Vitali nei luoghi
storici di Milano.

134 News vogue.it n. 818


C U LT

Manhattan
Transfer

Uno scorcio della sede newyorkese di 10 Corso Como, inaugurata a settembre nel
Seaport District a Manhattan. Lo store occupa un’area di 28mila metri quadrati
nel Fulton Building e si estende anche all’esterno: il Garden Café su Front Street è
circondato da piante perenni; il 10 Garden Bar su Fulton Street è un’oasi verde aperta
stagionalmente. La sede storica a Milano è stata inaugurata nel settembre 1991.

Sbarca a New York, nel Seaport District,


il concept store 10 CORSO COMO.
Moda, design, un caffè-giardino, libri,
tanta arte. E collaborazioni speciali.

di BEATRICE ZAMPONI

A New York, downtown, nel Seaport District, dove sbar- ideatore di tutti gli interni. La ricetta non cambia: una
cavano merci e idee da tutto il mondo, ora nel Fulton raffinata selezione di moda, design, libri e un caffè-

foto courtesy 10 corso como new york.


Building è sbarcato il concept store 10 Corso Como. «So- giardino con cucina italiana. Poi la galleria d’arte: «10
no rimasta stregata da questo edificio», dice la fondatrice Corso Como intreccia cultura e commercio; è un luogo
Carla Sozzani, «un ex mercato del pesce perfettamente oltre lo shopping, qui ci si può riunire, scambiare opinio-
conservato dove occupiamo un piano. Da un lato, si ve- ni, vivere un’esperienza. Abbiamo aperto con una mostra
de una fetta di città a misura d’uomo, niente grattacieli, di Helmut Newton, che in Usa è stato presentato pochis-
dall’altro il mare. Sembra di essere in vacanza». simo: 45 scatti che lui reputava tra i suoi più importanti».
Acciaio, vetro, materiali riflettenti richiamano il traspa- Molte le collaborazioni speciali: «Flos ha creato un’in-
rente mondo acquatico, unito a quell’unico mix estetico stallazione luminosa aerea e leggera, Prada una scarpa e
che dal 1991 impronta le sedi di Milano, Seoul, Shan- la maison Alaïa T-shirts e shopping bags. E c’è anche una
ghai e Beijing creato dell’artista newyorkese Kris Ruhs, linea di sneakers vintage riproposte in limited edition». •

136 News vogue.it n. 818


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Siamo 1000
Amici Al Bar

Designer, gente della moda, chi conta


e chi no. Da cinquant’anni passano tutti
al BAR BASSO di Milano. Colpa di
un cocktail sbagliato, e di altri 499 perfetti.

di MARIA CRISTINA DIDERO

L’insegna rossa del bar


Basso decora sciarpe e
maglioni della collezione
A/I 2018-19 di MSGM.
Lo scatto è stato
realizzato nel locale
tra via Plinio e viale
Abruzzi, pioniere del
rito dell’aperitivo
in città e, dal 1947, dei
primi cocktail shakerati
accuratamente.

Il Bar Basso è un frammento di storia viva del tessuto so- città con le luci al neon, i cinema, i teatri. Avevo sette anni
ciale di Milano. Profuma di storia, ma è anche avamposto e il viaggio fu indimenticabile: un bimotore della com-
d’innovazione: fondato dal barman Mirko Stocchetto – si pagnia Aeralpi ci portò diritti a Linate. Un buon inizio.
è formato nella grande hÔtellerie di Cortina –, ha ormai Che cos’è la “cultura del bere”? Come il Bar Basso ha
tagliato il traguardo dei cinquant’anni. Tra un Negroni saputo iniziare al cocktail i milanesi cambiando le loro
Sbagliato – inventato proprio qui –, molti sorrisi e qual- abitudini?
che aneddoto, Maurizio, figlio del fondatore del Bar che Un cocktail è più di un drink. Mescolando storia, ricette,
oggi gestisce, si racconta a Vogue Italia. avvenimenti e aneddoti è diventato un rito nella società
occidentale. I cocktail hanno un enorme impatto nella
Qual è il primo ricordo di quando suo padre ha acqui- politica americana, nella letteratura, nei film, e nella mu-
stato il Bar Basso a Milano? sica del nostro mondo, sono diventati un’icona di suc-
È un po’ confuso. Doveva essere la primavera del 1967, cesso personale e ottimismo. Sono però fragili, effimeri
allora vivevamo a Cortina. Ricordo la famiglia riunita in e frivoli e, per poterli gustare appieno, vanno contestua-
cucina e papà che annuncia che in autunno ci saremmo lizzati in un universo pensato solo per loro: i bicchieri, i
trasferiti a Milano. Ero elettrizzato all’idea della grande diversi strumenti appositamente studiati per prepararli, e

vogue.it n. 818 News 147


poi la scelta delle luci del locale e il suo arredamento, la sarà qualche novità per questo cinquantesimo (+1), co-
musica. Tutto questo è parte di quell’atmosfera complice me lo chiama lei?
in cui possono essere apprezzati, e che abbiamo cercato Non abbiamo mai considerato l’ipotesi di modificare
di creare nel nostro bar. l’arredamento. In parte perché il nostro lavoro si è sem­
Il Basso è oggi un luogo di culto non solo per i milanesi; pre concentrato sui prodotti che offriamo al pubblico, in
è frequentato da personaggi del mondo del design, della parte perché siamo affezionati all’immagine del locale e
moda, dell’arte. Come è successo? ai suoi materiali che hanno saputo affrontare bene il pas­
Già negli anni Settanta venivano il designer Joe Colom­ sare del tempo, acquistando una loro patina particolare.
bo e i creativi della Rinascente, i cui uffici erano vicino, Per il cinquantesimo (+1), comunque, abbiamo ricevuto
in piazza Carlo d’Erba; anche Maurizio Gucci si vedeva un graditissimo regalo di compleanno: lo studio canadese
spesso. Negli Ottanta, poi, Milano ha cominciato ad at­ Gabriel Scott – che si occupa anche delle vetrine di Berg­
tirare professionisti da tutto il mondo per lavorare nella dorf Goodman – ha inventato per noi un allestimento
moda e nel progetto industriale. Jasper Morrison, Marc di luci, divenuto permanente, composto da grappoli di
Newson, Stefano Giovannoni da frequentatori abitua­ lampade Welles in vetro soffiato bianco alabastro, uniti
li sono diventati amici personali. Durante il Salone del da un cavo di rame intrecciato.
Mobile del 1999, James Irvine organizza una festa per un Il Bar Basso ha attraversato cinquant’anni (+1) della
centinaio di invitati. La notizia, come diceva De André, storia di Milano – quindi dell’Italia: come è cambiato il
passa di bocca in bocca: verso mezzanotte si presentano vostro pubblico?
oltre mille persone. C’erano Ron Arad, Simon e Yasmin Nel corso del tempo abbiamo messo a punto un nostro
Le Bon, Ross Lovegrove… Una comunità che negli anni repertorio e uno stile specifico nella preparazione dei
si è allargata arrivando a comprendere giornalisti, pro­ cocktail, cercando di preservare l’identità del luogo, an­
duttori, comunicatori, fotografi provenienti da ogni do­ che a rischio di non essere sempre accettati. L’esperienza
ve. Oggi Virgil Abloh è un assiduo frequentatore, Etro vi è stata trasmessa di generazione in generazione con una
ha scattato la campagna 2018, Valextra girato i suoi film, ritualità di movimenti e dosaggi ripetuti quotidianamen­
e Alessandro Michele, da quando è direttore creativo di te fino a oggi. Questo stile è stato apprezzato fino agli
Gucci, ogni anno festeggia qui con il suo team. I confini Ottanta, un po’ meno nei 2000, un po’ appannato dagli
del design, della moda e dell’arte sono diventati quindi anni degli happy hours. Oggi, in un momento in cui tutto
sempre più contigui, fino a essere ciò che ora sono. è fruibile, disponibile e risaputo, la coerenza e la nostra

maurizio stocchetto courtesy lea anouchinsky. l’ingresso courtesy andrea zani. in apertura courtesy scandebergs.
L’arredamento del Bar Basso non è mai cambiato in personalità sembrano essere diventate interessanti anche
questi anni. Come ha fatto a resistere così a lungo? Ci per i Millennials. •

Da sinistra. Maurizio Stocchetto (58 anni), attuale proprietario del Bar Basso che il padre Mirko (scomparso nel 2016),
barman formatosi tra l’Harry’s Bar di Venezia e l’Hotel de la Poste di Cortina, aveva rilevato nel 1967 da Giuseppe Basso.
L’insegna e l’arredo sono immutati da allora, mentre la lista dei cocktail si è ampliata a cinquecento voci.

148 News vogue.it n. 818


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L A M OST R A
Il making of dell’ArtWall che a Hong Kong pubblicizza la mostra di Shanghai,
allo Yuz Museum dall’11/10 al 16/12; altri uguali quanto differenti sono
a Londra, New York, Milano (in largo La Foppa). L’immagine replica quella
Una Copia È Una della omonima mostra di Marina Abramovic al MoMA di New York, nel 2010.
Oltre trenta gli artisti in mostra, tra essi anche John Armleder, Wim Delvoye,

Copia È Una Copia Louise Lawler, Philippe Parreno, Lawrence Weiner, Yan Pei-Ming.

Nulla si crea, si distrugge, tutto si trasforma.


Il labile confine tra rappresentazione
e autenticità è il tema dell’intesa artistica
tra MAURIZIO CATTELAN e il designer
Alessandro Michele. Da vedere a Shanghai.

Solo due singolari personalità come l’artista


Maurizio Cattelan e il direttore creativo di Guc-
ci Alessandro Michele – che i pezzi del “sistema”
li smontano e rimontano a piacere – potevano
scegliere Shanghai dove “la copia è l’originale”
per la loro mostra-progetto internazionale “The
Artist Is Present”. Qui Cattelan spiega i perché
di questa indagine sul rapporto fra immagine e
realtà, rappresentazione e presentazione.
Cosa rende originale un’opera? L’intuizione,
l’occhio che vede, la mente che interpreta?
In un mondo che si nutre di consumo e immagi-
ne, e di consumo di immagini che spariscono o
sono digerite e restituite alla polvere da cui ven-
gono, realtà e immagine si fondono in un tutto
che è forzato frammentare. Penso a uno chef
che vive tutto il giorno in funzione dei piatti che
proprio tu farai sparire stasera nello stomaco. Le
sue creazioni saranno fotografate e mangiate. Le
loro immagini saranno vere quanto il loro sapo-
re, se saprai rifarli a casa. La mente dello chef, le
tue papille gustative, gli occhi di chi guarderà la
tua foto al ristorante e quella della ricetta fatta da
te: lo chef non considera binario il suo rapporto
con la cucina. È la sua vita.
Un percorso di appropriazione culturale...
Ragioniamo sull’idea di originalità, che di fatto
non esiste. Nulla si crea o distrugge, tutto si tra-
sforma. La mostra va vista; se provassi a raccon-
tarvela qui, sarebbe solo una pallida imitazione.
E l’autorialità, la singolarità dell’idea?
Essere imitati significa far scuola, copiare fa
parte dell’imparare. Un bambino che impara a
giocare a pallone rifà i gesti dei campioni e forse
diventerà un fenomeno grazie alla sua interpre-
tazione di quei gesti. Nessuno metterebbe il
copyright su una rovesciata. Così con l’arte: se
non sai imitare il tuo eroe che colpisce di testa, ti
dai all’ippica. Sai mai che diventi un campione. •
foto courtesy gucci.

di LELLA SCALIA

150 News vogue.it n. 818


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IL FILM

Lara Che Voleva


Danzare

Sogna di diventare una ballerina, ma è


rinchiusa in un corpo da uomo. L’opera
prima del regista LUKAS DHONT
racconta una storia delicata e potente.

Aveva 18 anni Lukas Dhont, matricola alla


scuola di cinema, quando lesse su un giornale
la storia di una ragazza che, nata in un corpo
maschile, voleva diventare ballerina. Da quella
vicenda l’oggi ventisettenne regista fiammingo
ha tratto il suo primo lungometraggio, “Girl”,
pluripremiato a Cannes e candidato agli Oscar
per il Belgio. «Cercai quella giovane e la co-
nobbi», racconta Dhont. «Sarebbe divenuta per
me un esempio professionale di determinazione
artistica e personale per quel coraggio di esse-
re se stessi che io non avevo. La storia del film
inizia proprio quando finisce la sua, respinta
dall’accademia femminile di balletto». In “Girl”
a Lara, quindicenne transgender interpreta-
ta con toccante mimesi dall’esordiente Victor
Polster, viene invece permesso di studiare da
ballerina. Supportata dagli insegnanti e accet-
tata dalle compagne, è accompagnata dal padre
e dal fratello nel doloroso percorso, così come
dall’équipe di medici e psicologi durante le cure
ormonali e in vista dell’intervento radicale alla
maggiore età. «Il film rispecchia la realtà belga:
la mia città d’origine, Gand, è uno dei due centri
europei d’avanguardia per il cambio di sesso. In
questo contesto volevo rappresentare l’esempio
possibile di una storia di amore e accettazione».
Ma come riesce la protagonista a sopportare
tante sofferenze fisiche sino ad autoinfliggersi
un gesto estremo? «Lara sa qual è la sua identità,

dall’alto. foto © kris dewitte, menuet, johan jacobs.


e per questo riesce a incrinare lo sguardo degli
altri che vedono il suo corpo maschile. Il finale
è una scelta drammaturgica, di aspirazione alla
perfezione artistica e all’immagine classica della
femminilità». Proprio quella che il balletto esige:
«Un’arte che dovrà e vorrà conformarsi a un’e-
stetica di genere più fluida», conclude il regista. Dall’alto. Victor Polster,
16 anni, in due scene di Girl:
«Sarà interessante vederne l’evoluzione». • allievo della Scuola Reale di
Balletto di Anversa, con questo
di VALENTINA BONELLI ruolo ha vinto il premio miglior
attore nella sezione “Un certain
regard” all’ultimo Festival di
Cannes. Il regista Lukas Dhont,
27 anni: con Girl ha vinto il
premio Caméra d’or a Cannes.

152 News vogue.it n. 818


BORBONESE.COM
L’E V E N TO

Nello Spazio
Del Sogno

A 50 anni dallo sbarco sulla LUNA,


il satellite torna protagonista.
Strega nazioni e imprenditori, che
vogliono riconquistarlo. E la cultura,
che lo visita con biopic, mostre, libri.

di MARTA GALLI

Tim Walker,
maggio 2002.

A meno di un anno dal 50° anniversario della leggendaria profondo dove le astronavi possono precipitare senza
passeggiata sulla Luna – era il 21 luglio 1969 – l’impresa colpir l’abitato, e la preparazione psicologica addirittu-
torna d’attualità. Ufficialmente il countdown è partito lo ra perfetta». Sul viaggio nello spazio si consumava allora
scorso luglio con un gran gala a Cape Canaveral, in Flo- l’agone tra superpotenze, Stati Uniti e Unione Sovieti-
rida, sede della stazione spaziale dove ebbe inizio l’epica ca. «V’è infatti una concorrenza spietata, paragonabile a
avventura di tre astronauti, nonché la base da cui scrisse quella delle compagnie aeree che fanno lo stesso tragit-
Oriana Fallaci, cronista per “L’Europeo”: «Il razzoporto to, con l’aggravante che il biglietto non è utilizzabile su
è eccellente, circondato da dodicimila chilometri di mare entrambe le compagnie, come s’usa nei viaggi terrestri»,

vogue.it n. 818 News 155


proseguiva la giornalista. Ma l’idea che si potesse final- imaginaires”, che evidenzia la curiosa relazione tra realtà
mente toccare quella massa diafana con quel che aveva e fantasia, quando si parla di viaggi di questa sorta. A tal
rappresentato – dicerie intrise di magia, romanticherie proposito, nella recente antologia “Viaggi nello spazio”
letterarie, aspirazioni estreme all’altrove – coronava un (Einaudi), Fabrizio Farina ricorda come il tema sia «en-
sogno antichissimo, acuito per tutti gli anni 60 da un’o- trato nel nostro immaginario con il cinema: dal “Viaggio
perazione mediatica senza precedenti. Eppure, piantata nella Luna” del 1902 di Georges Méliès a “Una donna
la bandiera, l’entusiasmo sembrava essersi dissipato in nella Luna” del 1929 di Fritz Lang, fino a “2001: Odis-
una manciata di stagioni. Tant’è, che nel 1972 l’ultimo sea nello spazio” di Kubrick (1968) e alla saga di “Guerre
viaggio di Apollo veniva accolto – commentò lo scrittore stellari”»; ma sia stata la letteratura – in primis – a tessere
Norman Mailer – «con lo stesso interesse riservato alla il flirt: da Cyrano de Bergerac a Jules Verne, passando
guerra ai confini della Bolivia». dalla fantasticheria all’ipotesi tecnologica, su cui si co-
struiranno poi le fondamenta dell’esplorazione spaziale.
A ricordare il mito provano oggi pubblicazioni come
“Apollo VII-XVII” (teNeues), un volume che ripercorre Quell’uzzolo dell’esplorazione esaltato da J.F. Kennedy –
le imprese extraterrestri con uno spettacolare racconto e improvvisamente interrotto negli anni 70 – alla vigilia
fotografico; film come “Il primo uomo” di Damien Cha- dell’anniversario torna in agenda, e non soltanto come
zelle che, dopo aver aperto la kermesse cinematografica revival. Donald Trump mesi fa ha annunciato la pros-
di Venezia, arriva questo mese nelle sale con Ryan Go- sima ripresa delle attività lunari: «Non si tratta solo di
sling nei panni dell’astronauta Neil Armstrong. L’artista piantare la bandiera, ma di farne una base per Marte». E
Luke Jerram porta invece a spasso una dettagliata ripro- oggi, mentre si precisa il progetto di una stazione Nasa
duzione della massa sferica (scala 1:500.000) con il suo in orbita lunare e si solleticano appetiti mondiali – specie
tour itinerante “Museum of the Moon”, che farà tappa in quelli di India e Cina –, ad accendere di nuovo la fantasia
autunno in Germania, Olanda e Regno Unito. In Dani- sembrano soprattutto i privati. Come Jeff Bezos, Richard
marca, intanto, al museo Louisiana è in corso, fino a gen- Branson e, in primis, il vulcanico Elon Musk (Tesla e
naio, “The Moon: From Inner Worlds to Outer Space”: Space X), il quale tempo fa annunciava l’imminente spe-
una rassegna eclettica, che va «dal trattato d’astronomia dizione di due turisti attorno alla Luna (entro fine 2018,
“Sidereus Nuncius” (1610), manoscritto di Galileo Ga- ma la stima è già corretta al 2023) e corroborava poi la
lilei, alle installazioni di realtà virtuale di Laurie Ander- prosopopea con il lancio – effettivo – del razzo Falcon
son», racconta la curatrice Marie Laurberg. «La Luna Heavy (il più potente a oggi), proprio dalla rampa di Ca-
ha sempre giocato un ruolo significativo nell’arte e nella pe Canaveral. Il razzo ha proiettato nel cosmo una Tesla
cultura, rimanendo il primo interlocutore se il quesito cabriolet con dentro un manichino, che – ripresa dalle
è il nostro posto nel cosmo». Dello stesso tenore si an- telecamere – si è allontanata dalla Terra fluttuando negli
nuncia la mostra in programma a Parigi, al Grand Palais abissi dello spazio. Dimostrando che in fondo è anche
(4/4-22/7/2019), “La Lune. Du voyage réel aux voyages questa la sostanza di cui è fatto il futuro: sogno. •

foto courtesy luke jerram/ les tombées de la nuit.


L’opera Museum
of the Moon,
con la quale
l’artista britannico
Luke Jerram sta
effettuando un
tour mondiale.
Qui regala un
tocco magico alla
piscina di Rennes,
in Francia, durante
il festival Les
Tombées de la Nuit
(gennaio 2018).

156 News vogue.it n. 818


ROSS & RHEAL GROUP MILANO

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Dedalo
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La Montagna
Incantata

Sopra: neve, roccia, ghiaccio. Sotto, ai


piedi del Bianco, bagni giapponesi e
saune di legno profumato: breve viaggio
in una nuova frontiera del BENESSERE.

Davanti c’è la mole maestosa del Monte Bian-


co, con le nevi di un ghiacciaio che scende dai
4.810 metri del versante nord e arriva fino a
quota 1.500. Intorno, invece, ci sono i vapori, gli
idromassaggi, le piscine a sfioro. Un regno d’ac-
qua dove il relax è l’unico imperativo, quello del
nuovissimo centro benessere QC Terme Cha-
monix, il primo aperto all’estero, nell’omonima
località francese, dal gruppo dei fratelli Quadrio
Curzio – che sempre al cospetto della “monta-
gna sacra”, ma in territorio italiano, gestisce al-
tre due strutture, QC Termemontebianco e QC
Terme Pré Saint Didier.
I tremila metri quadrati della spa che si sviluppa
su tre piani, in un gioco tra legno di cedro, am-
pie vetrate e pietra di Luserna, comunicano con
l’ambiente circostante tanto nella stagione esti-
va, con la sua sinfonia cromatica di verde e az-
zurro, quanto in quella invernale: segno di una
passione per la montagna intesa come luogo di
rigenerazione e incantamento che sintonizza il
“dentro” col “fuori”. Ma anche di rispetto per la
tradizione alpina, che tanta parte ha avuto nella
storia di una capitale degli sport invernali come
Chamonix-Mont-Blanc.
Non a caso, nel viaggio multisensoriale del nuo-
vo centro benessere che prevede oltre trenta
pratiche tra cui percorsi kneipp, cromoterapia,
olfattori, bagni giapponesi e ovviamente mas-
saggi tailor made, spuntano anche saune deco-
rate da vecchi sci in legno. Simboli del rapporto
dell’uomo con la natura – neve, roccia, ghiaccio
– che cortocircuita con il calore di un abbraccio
liquido, primordiale. •
foto del monte bianco di olivier maupas.
di FEDERICO CHIARA

Dall’alto. L’Aiguille des Drus nel massiccio del Monte Bianco fotografata dalla Mer
de Glace, presso Chamonix-Mont-Blanc. I vapori che si levano dall’infinity pool esterna
nella nuova struttura QC Terme Chamonix, inaugurata lo scorso agosto.

158 News vogue.it n. 818


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L’A P P U N TA M E N TO

Uno Più Uno


Fa Uno

Mostre e libri invitano a riflettere


sull’apporto che le COPPIE – nell’arte,
nella moda e nel design – danno alla
creatività contemporanea. Magari non
sono per sempre, ma finché durano…

di SOFIA MATTIOLI

Uno scatto della


fotografa cinese
Pixy Liao (1979) che
da oltre dieci anni
documenta la sua vita
con il compagno.
«Proseguirò finché
saremo insieme»,
garantisce lei.

«Accade spesso che due artisti affermati lavorino insie- e Lee Miller. Progetti espositivi di questo tipo suggeri-
me», scriveva in un articolo del 1991 la studiosa ameri- scono che lo stereotipo dell’artista, spesso uomo e do-
cana Renée Riese Hubert, «condividendo una vita che tato di innata genialità, è sempre meno credibile. E che
dovrebbe avere alla base la parità di genere». Il mito l’ispirazione condivisa calamita il pubblico. Ne è prova
delle coppie creative, rimodellato dalle conquiste del l’interesse collettivo per l’ex sodalizio Abramovic-Ulay,
movimento femminista, nell’era dell’affermazione onli- confermato dai milioni di visualizzazioni su YouTube
ne e offline dell’io inaspettatamente è più vivo che mai. del video che coglie lo sguardo fra i due (un incontro a
Soulmates per la vita o per una stagione. sorpresa dopo le liti in tribunale) al MoMA di NewYork
Decine e decine di scambi intellettuali che hanno segna- nel 2010. Interesse riacceso da un focus della mostra
to la storia dell’arte prendono ora forma nella mostra “Marina Abramovic. The Cleaner” (a Palazzo Strozzi, a
“Modern Couples. Art, Intimacy and The Avant-garde”, Firenze, fino al 20/1), tra performance a quattro mani, il
al Barbican di Londra dal 10 ottobre al 27/1/19. Tra let- pulmino-dimora errante della coppia nei ’70 e il lungo
tere, opere come giochi di rimandi, l’esposizione fa luce addio, sulla Grande Muraglia cinese, nel 1988.
su legami convenzionali o platonici, coppie reali o “di Cosa rimane, oggi, di esperienze come queste? Sicura-
fatto”, dalle sinergie tra Picasso e Dora Maar alle rivolu- mente la vocazione per una ricerca che va al di là delle
zioni cromatiche di Robert e Sonia Delaunay, passando dinamiche a due. Da sempre le intese artistiche indaga-
per la passione bruciante tra Frida Kahlo e Diego Rivera no la natura della creatività, tra i più interessanti “dia-
e le prove in camera oscura a quattro mani di Man Ray loghi” del contemporaneo ci sono i rimandi alla vita

161 News
vogue.it n. 818 News
vogue.it n. 814 161
condivisa a Los Angeles dal pittore statunitense Jonas con sede ad Anversa e Amsterdam. «David e io lavoria-
Wood e dall’artista giapponese Shio Kusaka. Negli ul- mo insieme e, allo stesso tempo, ognuno ha il proprio
timi decenni, però, l’esplorazione è diventata sempre ruolo», spiega poi, in tema di condivisione, Fanny Bauer
più fluida e ingloba, quasi fosse un’urgenza, domande Grung, una metà dello studio Quincoces-Dragò che si
collettive e indagine sociale. La coppia dilata i confini, si occupa di progetti residenziali e hotêllerie. Lei di origini
apre al mondo. Ovunque ce n’è traccia, dalle intersezioni norvegesi, lui, David Lopez Quincoces, spagnolo, hanno
tra cultura e geopolitica suggerite, a partire dai Novanta, ora progettato gli interni del quarto piano della Rina-
dal duo Allora & Calzadilla, di stanza in Porto Rico, fino scente di Torino, aperto a settembre.
alle pillole di open data di Salvatore Iaconesi e Oriana Anche la moda, da sempre terra di scambi, ha visto sfi-
Persico, artisti, marito e moglie, che, per il Padiglione lare di decennio in decennio i suoi duetti. Tra questi, i
Venezia della Biennale Architettura 2018, hanno ideato due stilisti Adam Selman e Mel Ottenberg, che a lungo
un’opera che mappa le interazioni umane sui social. hanno disegnato i look per Rihanna e ora si occupa-
Con un balzo nel mondo dell’architettura e del design, no Selman di una propria linea mentre Ottenberg è il
sempre più spesso i connubi creativi si nutrono di in- neo-creative director di “Interview”. Di recente, poi,
fluenze culturali sparpagliate per il globo. Per l’artista Kristopher e Laura Brock, partner di vita e designers
inglese Alexander Groves e l’architetto giapponese Azu- del brand Brock Collection, hanno scelto il loro risto-
sa Murakami, le anime gemelle dello Studio Swine, il rante preferito a New York, Le Coucou, per il défilé
primo punto in comune è stata un’aula del Royal Colle- della P/E 2019, dimostrando che anche un tavolo per
ge of Art di Londra dove un incontro fortuito ha segnato due può essere d’ispirazione. Come ben sa anche Pixy
l’inizio di un percorso tra i più ampi del design condiviso Liao, fotografa cinese di stanza a Brooklyn che, interro-

relation in space, foto courtesy marina abramovic archives. marina abramovic by siae 2018. nella pagina precedente foto courtesy pixy liao.
che mescola scultura, installazione e cinema. «Le idee gandosi su identità e genere, racconta con ironia dieci
vengono anche quando ceniamo. È la nostra vita», dice anni di vita (e di colazioni) insieme al compagno Moro
all’unisono in un’intervista un’altra coppia del design, nel libro uscito a maggio “Experimental Relationship
Job Smeets e Nynke Tynagel, menti dietro a Studio Job, Vol.1 2007-2017” (Jiazazhi Press). •

Still dal video


che documenta
la performance
Relation in Space,
realizzata da Marina
Abramovic (1946)
e Ulay (1943) in un
magazzino sull’isola
della Giudecca,
durante la Biennale
di Venezia del
1976. L’antologica
fiorentina a Palazzo
Strozzi di Abramovic
presenta oltre 100
dei suoi lavori dai
Settanta ai Duemila
(fino al 20/1).

162 News vogue.it n. 818


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Storia Di Due
Mondi

Per un fotogiornalista come ALEX


MAIOLI, stare dove le cose succedono
è una regola di vita. E allora, perché
ha lasciato New York ed è finito a Scicli?

di ANTONIO PRIVITERA

Opposti geografici
e culturali secondo
Alex Majoli. Dall’alto.
La costa ragusana
vicino a Scicli,
dove il fotoreporter
vive. Il Manhattan
Bridge, che collega
Lower Manhattan
con Brooklyn, visto
dal finestrino di
una carrozza della
metropolitana (USA.
NYC. New York City
Two Weeks after the
September 11 Terrorist
Attacks. View of the
Manhattan Bridge. 2001).

Non è solo un fotoreporter Alex Majoli, è un forestiero bizzarro, contornata da chilometri e chilometri di vallate.
per vocazione. Nato a Ravenna nel 1971 e presidente Ci racconti la sua scelta di lasciare la Grande Mela.
della storica agenzia fotografica Magnum dal 2011 al Ho vissuto quattordici anni nel quartiere di Williamsburg,
2014, dopo aver vissuto a New York ha deciso di raccon- molto prima che diventasse una zona hipster. Ma a New
tare in immagini la sua rinuncia all’American Dream e York ogni cosa sembra concepita per essere venduta e com-
l’approdo in Sicilia, terra di realismo primordiale. Ed è prata. Per come sono fatto, trovo assurdo non conoscere
un atto quasi escatologico il trasferimento dal suo ex pa- nemmeno il nome di chi mi vende il pane. A Scicli c’è Di-
radiso possibile, che negli anni ha mutato aspetto diven- no, un fornaio che intuisce il quantitativo di ospiti alle mie
tando un vortice disumanizzante. La nuova base opera- cene dai chili di ciambelle che compro. Questo è il tipo
tiva, oggi, è a Scicli: la patria nel ragusano del barocco di società che piace a me e che vedo come unica salvezza

vogue.it n. 818 News 169


dall’individualismo spietato di cui un po’ tutti ci siamo Mi ripetevano “this is it” o “it’s like that”. In Sicilia in-
ammalati. Credo molto nel concetto di comunità. Mi ri- vece entra in campo il buon senso. Si apre la possibilità
corda che siamo umani. al dubbio. E poi i siciliani sono un popolo di immigrati.
Come ha scoperto la provincia ragusana? Tornati in patria portano un vissuto arricchito.
Sono andato a Scicli nel 2006 per seguire un mio allievo Quindi crescendo sono cambiate le sue priorità?
durante un workshop. È una terra amata da Elio Vittori- Sicuramente, anche perché quando hai vent’anni New
ni, Carlo Levi, Renato Guttuso. Documentata da Paso- York è una città molto divertente. Ma dopo i quaranta
lini negli anni Cinquanta, quando era lì per esplorare le devi rifiutare o accettare di diventare un full-newyorker.
grotte di Chiafura, un insediamento abitativo risalente al Per me non ha senso pagare un affitto di diversi migliaia
neolitico. E credo che Scicli abbia mantenuto quel suo di dollari, bere un caffè scadente e leggere il “New York
aspetto primitivo. Times” su una panchina.
La prima differenza che le viene in mente tra la sua Qual è l’aspetto siciliano più congruente a questa nuova
dimora americana e quella siciliana? fase della sua vita?
La casa di Scicli ha le finestre in legno realizzate da un Il culto del tempo. C’è differenza tra lo scatto di un al-
artigiano, rigorosamente dipinte a mano. A New York bero realizzato in cinque minuti da un instagrammer e il
invece sono in alluminio anodizzato; scricchiolano e mio, che dura sette giorni? La famosa foto perfetta non
hanno le molle che saltano. è questione di fortuna ma semplicemente di tempo e de-

le immagini di new york sono © alex majoli/magnum photos.


Anche la sua fotografia cambia rispetto al continente in dizione. Non cerco i like, né tantomeno che qualcuno
cui viene realizzata? esclami “cool” di fronte a un mio lavoro.
Ovvio. Premetto che non mi interessa produrre una do- Le manca mai l’aspetto glam di una metropoli?
cumentazione oggettiva. Io fotografo ciò che scelgo di No. A Scicli io e Nino, un pescatore, ci incontriamo in
far vedere. Tutto è filtrato dalla mia soggettività. Anche quello che ironicamente chiamo lo yacht club di Sam-
se quando scatto nella Grande Mela la città prende il pieri: un porticciolo in cui possono ormeggiare non più
sopravvento. Lì puoi testimoniare solo luci e alienazio- di tre barchette di legno. E una è la mia. Giorni fa ero
ne. Mi sento un piccolo ingranaggio all’interno di un a pranzo a Donnalucata, nel litorale ragusano, dal mio
macchinario. Per riconciliarmi con la bellezza vado al amico chef Ciccio Sultano, uno che per evitare atti van-
MoMA, dritto al secondo piano, stanza quattro: Matisse. dalici lascia la porta di casa aperta e mette all’ingresso
E in Sicilia invece? un cartello con scritto: «Entrate e fate quel che volete,
Per scattare a Scicli devi essere trascendentale, inti- basta non sporcare». Abbiamo mangiato triglie appena
mista. Come dice Ferdinando Scianna, la Sicilia non è pescate, un bicchiere di vino. E non occorre altro. Ma
nelle luci ma nelle ombre. La qualità della vita è alta e puoi vivere così solo se hai imparato a trovare stimoli in
le persone hanno una spiccata intelligenza emotiva. Io questi piccoli grandi dettagli; altrimenti devi scappare
vivevo in una società incentrata sul denaro e mi pesava. via da qui, il più lontano possibile. •

Da sinistra. Una veduta di Scicli, il paese in cui Alex Majoli si è stabilito dopo New York. Abbandonato in un angolo,
il cartello “Women for Trump” racconta il passaggio molto combattuto delle ultime elezioni americane nella Grande Mela
(USA, New York. 2016. Election Day. Donald Trump Became President of USA). A Majoli, da febbraio 2019, lo spazio Le Bal
di Parigi dedicherà una mostra dal titolo Scene: immagini di momenti insoliti rubati alla vita quotidiana.

170 News vogue.it n. 818


mandarinaduck.com
I M AG E R I E S

L’Arte
In Tasca

Le valenze simboliche, romantiche e


sostenibili di opere in scala ridotta, collage
di trouvaille e piccoli manufatti. Ora
raccolti in una mostra, OBJECTS LIKE US
parlano di noi e del nostro quotidiano.

di MARIUCCIA CASADIO
foto the guy bourdin estate 2017, courtesy louise alexander gallery.

Un dettaglio
dell’opera di Yuji
Agematsu,
10.01.08 . . . 10.31.08
(2008), la raccolta
dei 365 involucri
di cellophane per i
pacchetti di sigarette
che il 62enne artista
di origine giapponese
ha realizzato nel
2008. Agematsu
ha cominciato
questa maniacale
“mappatura” verso il
1997 percorrendo le
strade di New York,
dove si era trasferito
nel 1980.

vogue.it n. 818 News 173


“The Domestic Plane: New Perspectives on Tabletop contemporanea fluttuante, destabilizzante, in costante
Art Objects” è il titolo contenitore di una meta-collettiva mutazione, che ci osservano protettivi, confortanti e ras-
divisa in cinque sezioni, basate ognuna su uno specifico sicuranti dai ripiani e dagli scaffali delle nostre case.
tema e affidate a curatori diversi. Inaugurate in contem- Li definisce “Objects Like Us” la mostra curata dall’ar-
poranea e in corso fino al 13 gennaio 2019 all’Aldrich tista e teorico David Adamo (1979), maestro dell’opera
Contemporary Art Museum di Ridgefield, Connecticut, formato soprammobile in ceramica sabbiata policroma,
raccolgono opere di oltre settanta artisti di diverse na- che, con la critica Amy Smith-Stewart dell’Aldrich Mu-
zionalità, indagando da molteplici prospettive il piccolo seum ha raccolto creazioni da tavolo del XX e del XXI
formato. secolo. E incluso nella rassegna contributi geniali come
Ovvero quella che appare una tendenza sempre più dif- i cellophane da pacchetti di sigarette del giapponese Yuji
fusa a contrarre, ridimensionare, ridurre di scala, per Agematsu (1956), che compone al loro interno tridi-
trasformare i pezzi d’arte in feticci personali, sculture da mensionali meravigliosi micro-collage di detriti riciclati,
tasca, soprammobili romantici e sostenibili da raccoglie- pelucchi, piume, legnetti, biglietti della sotterranea, co-
re sulle mensole di casa. Minuscoli manufatti in terracot- riandoli d’immagine e di vivido colore raccolti sui mar-

ceramiche di magdalena suarez frimkess courtesy white columns, new york. in apertura: opere courtesy l’artista/miguel abreu gallery, new york; foto courtesy stephen faught.
ta o in ceramica, miniature intagliate nel legno, forme ciapiedi metropolitani.
e figurine realizzate in plastilina e altrimenti in marmo, Insieme con un’ulteriore variegata quantità di esem-
ma anche composizioni generate da abili accrochage di pi in scala ridotta realizzati da artisti celebri di genera-
minuscoli scarti, materiali trovati per strada, reperti e ri- zioni diverse come Genesis Belanger, James Lee Byars,
fiuti qualsiasi del nostro quotidiano. E ancora, gadget e Christian Holstad, Jamie Isenstein, Hanna Liden o Alina
resin cast di personaggi da cartoon, manga o anime, da Szapocznikow, che, come in un teatro, interagiscono tra
horror B-movie o da playstation, all’origine di associa- loro e s’interrelazionano con il pubblico, generando si-
zioni e surreali evoluzioni narrative, assemblaggi di icone gnificati diversi, associazioni da scoprire e interpretare,
emblematiche della memoria collettiva, mitici marchi e nel contesto di un concetto installativo imprevedibile e
prodotti ready-made della cultura di massa che si cari- avventuroso, che include anche un pavimento creato con
cano di inaspettate valenze simboliche, trasformando le classici gessetti bianchi da lavagna scolastica montati a
opere in scala handheld o tabletop in catartici altri di sé. parquet, che scricchiolano e si crepano sotto i piedi del
Piccoli paradigmatici appigli di una condizione umana pubblico, enfatizzando la fragile interconnessione con le

Minnie e Topolino, ma anche Braccio di Ferro e Olivia sono alcuni soggetti chiave delle ceramiche cartoon in scala tabletop dell’artista
americana di origini venezuelane Magdalena Suarez Frimkess (1929), che ha conquistato le migliori gallerie e il collezionismo internazionale.

174 News vogue.it n. 818


RODO.IT ad G.Scialpi ph M. Morosini

C O R S O M AT T E O T T I 1 4 M I L A N O S I NC E 195 6
piccole opere in mostra. In parallelo a “Objects Like Us”,
il progetto site-specific “Jessi Reaves: Kitchen Arrange-
ment” indaga l’interazione di arredi e oggetti da cucina:
sedie, mobili, elettrodomestici e luci che si compenetra-
no componendo un funzionale epicentro domestico, che
riduce di scala e rende più intimo lo spazio interpersona-
le e relazionale.
E se le sezioni “On Edge” e “Almost Everything on the
Table” articolano ulteriormente questa ricognizione
e riflessione in scala museale sul culto planetario degli
oggetti, indagando le zone limite di ripiani e supporti,
zone destabilizzanti, avventurose, in cui sicurezza e peri-
colo convivono, segnalate ed enfatizzate dalle opere di
artisti come Paul Bowen, Melvin Edwards, Michael Rees
o Anthony Caro su mobili di Charles e Ray Eames o Jean
Prouvé. La sezione “Handheld”, infine, appare un’epi-
stemologica ricognizione negli ambiti del formato pal-
mare. Opere che coinvolgono la mano come strumento
creativo, fonte d’ispirazione formale, tensione gestuale e
sensuale piacere, che artisti e designer come Alma Allen,
Aldo Bakker, Kathy Butterly, David Clarke, Iris Eichen-
berg, Laura Fischer, Jennifer Lee, Shari Mendelson o Jo-
nathan Muecke declinano in forme diverse.
Una scelta che oggi coinvolge, determina e impron-
ta svariate cifre stilistiche, il piccolo formato elabora e
racconta il nostro tempo nelle opere straordinariamente
emblematiche di artisti come per esempio Urs Fischer,
Danny McDonald oppure Magdalena Suarez Frimkess,
ceramista americana ultraottantenne di origini cilene, il
cui tridimensionale ludico immaginario in scala sopram-
mobile, popolato di Topolini, Olivie e Bracci di Ferro,
ingenue e selvatiche fiere, ma anche cavalli e mucche da

opere di danny mcdonald courtesy galerie isabella bortolozzi, berlino.


ranch, piattini decorati insieme a vasetti dai tratti antro-
pomorfi invariabilmente plasmati a mano e inesatti ad
hoc, ha di recente conquistato anche il mondo delle mi-
gliori gallerie e del collezionismo internazionale.
E se il californiano Danny McDonald assembla perso-
naggi in resina plastica da cartoon o da horror B-movie,
trasformandoli nei pretesti di graffianti trame visuali,
straordinarie e strampalate babilonie di referenti, lo sviz-
zero Urs Fischer (1973) ama spaziare dal grande al pic-
colo, instancabile nella ricerca di effetti speciali, evolu-
zioni e trasformazioni nello spaziotempo dell’opera e del
contenitore espositivo, che incantano e destabilizzano lo
sguardo. Come le due lumache handmade, meccaniche
e animate, della recentissima personale al Modern Insti-
tute di Glasgow. Opere d’arte da tasca, che si muovono
circolarmente in parallelo a terra senza soluzione di con- Due opere di Danny McDonald (1971), incluse quest’anno
nell’environment della sua più recente personale Search
tinuità. E la cui estrema lentezza forse toglie l’angoscia Parameters alla Galerie Isabella Bortolozzi, Berlino. Dall’alto.
e regala un po’ d’ipnotica serenità a noi ormai perenne- Searching for a Hat To Fit Your Mood (Buyer’s Remorse), 2018;
mente immersi nel vuoto delle distrazioni e dell’intrat- Searching For a Reason To Have a Parade, 2018.
tenimento. •

176 News vogue.it n. 818


fabiogavazzi.it | Montenapoleone 21, Milano
NATURAL
BELLA E SOSTENIBILE, ETICA E PREZIOSA:
LA MAGIA DELLA PELLICCIA È IRRESISTIBILE.

WONDER
La pelliccia: adorata da tempo immemore, è la fibra più
naturale in assoluto, riconosciuta per la sua eleganza
innata, il suo calore, la sua sontuosità.
Oggi, nel XXI secolo, c’è un’altra ragione fondamentale
per cui la generazione più giovane torna a scegliere la
pelliccia: l’allarme crescente per l’ambiente che tutti
condividiamo. La preoccupazione maggiore riguarda
l’impatto della plastica sui nostri oceani e sulla Terra,
il prezzo che l’ambiente paga all’inquinamento: per
questo motivo le nostre scelte, da cosa indossiamo a
quello che consumiamo, al nostro stile di vita, diventano
più importanti che mai.
In quest’epoca di “fast fashion” in cui le pellicce
sintetiche realizzate con materiali chimici invadono
i mercati e poi restano a lungo nelle discariche, una
pelliccia rappresenta il rifiuto assoluto della filosofia
usa-e-getta. Un cappotto di pelliccia che si è amato
negli anni viene spesso “passato” dalla nonna alla
mamma, fino alla figlia cool e moderna, e se nei vari
passaggi viene anche trasformato e reso più moderno,
meglio ancora! Ma non c’è nulla di più emozionante del
momento in cui vediamo per la prima volta le nostre
iniziali ricamate sulla fodera in raso della nostra pelliccia.
E quando questo capo tanto amato e decisamente
earth-friendly dovrà essere scartato – il che avverrà
comunque dopo molti anni d’uso – sarà completamente
biodegradato nel giro di pochi mesi. Ma prima che
questo avvenga la giovane donna consapevole,
splendida nel suo cappotto di zibellino, maliziosa in
visone, o fiera con un capo in volpe, rappresenta la sintesi
dello chic responsabile: una consumatrice informata che
fa scelte etiche conservando un look fantastico.
OSCAR DE LA RENTA
Il Potere Di Splendere
Capolavoro tecnologico, artigianale ed estetico, l’RM 71-01 Tourbillon Automatico
Talisman di Richard Mille abolisce la distinzione tra il gioiello e il suo scrigno.

Come uno scintillante amuleto, il nuovo modello femminile l’altro più urbano. La lunetta, poi, è adornata da diamanti
RM 71-01 Tourbillon Automatico Talisman di Richard Mille che variano in base alla versione. Ma altrettanto raffinata
ha il potere magico di catalizzare gli sguardi, di sorprendere è la meccanica, grazie al movimento CRMT1: il primo
e meravigliare. Merito, innanzitutto, di elementi scultorei automatico con tourbillon, l’ottavo realizzato internamente
tipici della gioielleria d’arte e declinati in dieci versioni da Richard Mille. La platina è aperta sotto la gabbia del
di quadranti e casse, come spiega la designer Cécile tourbillon per apprezzarne la rotazione in trasparenza.
Guenat: «Mi sono ispirata all’Art Deco e al primitivismo che Scheletrato e di forma tonneau, con uno spessore non
ha influenzato molti dei più grandi pittori e scultori moderni superiore a 6,2 mm e un peso di soli 8 grammi, il CRMT1,
e contemporanei». Magnificati dalla brillantezza delle realizzato in titanio, è alloggiato in una cassa in oro
pietre, i dieci diversi quadranti incastonati a mano, con grigio o rosso. Capolavoro in tutti i sensi, l’RM 71-01
spessore di soli 0,9 mm, incoronano il tourbillon e rivelano Tourbillon Automatico Talisman è il talismano perfetto per
due universi distinti: uno legato al mondo della natura e accompagnare la donna nella vita di ogni giorno.
VOGUE ITALIA PER RICHARD MILLE

Pagina a fianco. Modello RM 07-01 White Gold Baguette Set, Onyx & Diamond Dial. Movimento scheletrato a carica automatica con calibro di
manifattura CRMA2 con funzione di ore, minuti e rotore a geometria regolabile, cassa tonneau in oro bianco e diamanti taglio baguette, quadrante
in onice e diamanti nella parte centrale, vetro zaffiro con trattamento antiriflesso su entrambi i lati e cinturino in caucciù bianco. Gilet, Calcaterra.
Sotto. Modello RM 016 Red Gold Medium Set Diamond. Movimento scheletrato a carica automatica con calibro ultrapiatto di manifattura RMAS7
con funzione di ore, minuti, rotore a geometria regolabile e data, cassa rettangolare in oro rosso e diamanti sulla lunetta, quadrante in vetro zaffiro
con trattamento antiriflesso su entrambi i lati, numeri arabi serigrafati e cinturino in alligatore arancione. Abito, Calcaterra.
Sopra. Modello RM 037 Black Ceramic, Jasper & Diamond. Movimento scheletrato a carica automatica con calibro di manifattura CRMA1
con funzione di ore, minuti, rotore a geometria regolabile e gran data, cassa tonneau in oro rosso con lunetta e fondello in ceramica nera TPZ,
quadrante in diaspro rosso e diamanti nella parte centrale, vetro zaffiro con trattamento antiriflesso su entrambi i lati e bracciale in oro rosso.
Top, Lamberto Losani.
VOGUE ITALIA PER RICHARD MILLE

Sopra. Modello RM 07-01 White


Ceramic, Jade & Diamond Dial.
Movimento scheletrato a carica
automatica con calibro di manifattura
CRMA2 con funzione di ore, minuti e
rotore a geometria regolabile, cassa
tonneau in oro bianco con lunetta
e fondello in ceramica bianca ATZ,
quadrante in giada e diamanti nella
parte centrale, vetro zaffiro con
trattamento antiriflesso su entrambi i lati
e cinturino in caucciù bianco. Giacca
bolero, Sara Battaglia.
A destra. Modello RM 71-01 Automatic
Tourbillon Talisman White Gold Full Set
Diamond. Movimento tourbillon a carica
automatica e calibro di manifattura
CRMT1 con funzione di ore, minuti e
rotore a geometria regolabile, cassa
tonneau in oro bianco e diamanti,
quadrante in oro rosso impreziosito
da madreperla e diamanti incastonati
a mano, vetro zaffiro con trattamento
antiriflesso su entrambi i lati e cinturino
in alligatore bianco. Abito, Calcaterra.
Foto Gioconda & August.
Stylist Fabio Messana. Assistente stylist
Nicola Pantano. Make-up Giovanni
Iovine @ WM Management using Mac
Cosmetics. Hair Alessandro Squarza @
James by Wella Italia. Manicure
Annie Ghizzoni @ WM Management.
VOGUE ITALIA PER DISARONNO

L’Arte Di Mixare
Disaronno e Trussardi insieme per la nuova iconica bottiglia
#DisaronnoWearsTrussardi. Una limited edition esclusiva, da collezionare.

La sua silhouette dagli angoli appena arrotondati più moderno e contemporaneo della città. La
è inconfondibile: la bottiglia è bella da vedere, bottiglia Disaronno e il classico Monogram
per il design elegante, e da toccare, per il Trussardi si sono tinti di pennellate di colori saturi
vetro martellinato. Il suo aroma inconfondibile nelle tonalità fucsia, verde e azzurro. Anche
è immediatamente riconoscibile: un piacere il levriero, simbolo dell’azienda di lifestyle
da gustare non solo on the rocks, ma anche italiano, si colora delle stesse nuances, per un
nelle molteplici versioni mixate. Per questo, risultato pop, moderno, contemporary, in pieno
Disaronno è il liquore italiano più bevuto al stile Trussardi. Tomaso Trussardi, amministratore
mondo. Un oggetto di design, un’icona di stile delegato dell’omonima azienda, racconta così
che, per le feste di fine anno 2018, torna alla questa speciale collaborazione: «La storia di
grande sulla scena con la sesta esclusiva limited Trussardi è fatta di innovazione, scoperta,
edition, #DisaronnoWearsTrussardi, all’interno contaminazione. Vestire l’iconica bottiglia
del progetto “Disaronno Icon”, nato sotto la Disaronno, oltre a consolidare il legame fra
direzione artistica di Vogue Italia. Di edizione due aziende che rappresentano l’italianità nel
in edizione, la silhouette viene “vestita” dalle mondo, va a sottolineare che Trussardi continua
più famose fashion griffe italiane. La nuova a essere un brand lifestyle a 360 gradi».
limited edition segna l’incontro ai vertici della Gli fa eco Augusto Reina, amministratore
creatività tra due eccellenze del made in Italy delegato di Illva Saronno Holding: «Disaronno
e dell’Italian lifestyle, Disaronno e Trussardi, è apprezzato in tutto il mondo come un
legate dalla condivisione di valori comuni, quali simbolo dell’Italian style e siamo orgogliosi di
tradizione e innovazione, eleganza e classe. presentarci con una veste raffinata ed elegante
Allora il risultato diventa, ancora una volta, un che riflette il nostro animo contemporaneo».
oggetto da collezione grazie alla rivisitazione Non resta quindi che festeggiare l’arrivo del
di Trussardi che, assieme all’iconica bottiglia, nuovo anno con #DisaronnoWearsTrussardi e
ha reinterpretato i codici stessi del brand. il cocktail Disaronno Sparkling, dal gusto unico
Un’ispirazione che arriva dalla street art, dai e dal colore dorato: 1 parte di Disaronno e 3
graffiti e dai murales che prendono forma nelle parti di prosecco, con l’aggiunta decorativa di
strade di Milano, espressione dello spirito un rametto di ribes.
VOGUE ITALIA PER DISARONNO

In queste pagine. L’iconica bottiglia Disaronno, dal tappo rettangolare e dall’etichetta dorata, nella nuova limited
edition 2018 #DisaronnoWearsTrussardi. Per lei e per lui. Pull, sweatershirt, camicia, pantaloni. Tutto Trussardi.
Nail artist Carlotta Saettone @ W-MManagement. Make-up artist Andrea Costa @ CloseupMilano using Mac
Cosmetics. Hair stylist Giorgia Trezzi @ CloseupMilano using L’Oréal Professionnel. Set designer Fabio Carturan.
Fashion editor Fabio Messana. Photo Gioconda & August.
I Favolosi Mondi Dei Cristalli Swarovski
Dall’upcycling alla celebrazione della diversità, passando per l’empowerment femminile.
Ecco alcuni temi che hanno ispirato i protagonisti dello “Swarovski & Vogue Talents
New Generation Award”. Il cui vincitore è stato annunciato il 19 settembre scorso.

Un abito sofisticato, caleidoscopico e, soprattutto, ecosostenibile. Ballout, che nella sua «opera d’arte indossabile» ha incorporato
Perché «cosparso di cristalli Swarovski upcycled e realizzato con «second-hand denim e antichi filati svedesi fatti a mano». Cecilia
rimanenze di tessuto». È questa la creazione che ha permesso a Federico e Rosita Giammarino di Archivio, e Chloe Gosselin hanno
Kevin Germanier di vincere la seconda edizione dello “Swarovski preferito partire dai loro pezzi più rappresentativi: le prime hanno
& Vogue Talents New Generation Award”. Ad assegnargli il premio impreziosito il loro classico cappotto di seta con brillanti ciondoli
lo scorso 19 settembre è stata una giuria composta da Nadja di varie tonalità, la seconda ha reso «più audace» il suo famoso
Swarovski, Emanuele Farneti, Sara Sozzani Maino, Margherita sandalo Tori adornandolo con perle e cristalli. Il marchio americano
Missoni, Massimo Giorgetti e Andrea Artemisio. L’outfit di Germanier CF. Goldman e quello indiano Huemn si sono, invece, concentrati
– che prevede anche una cuffia – è protagonista, insieme ai capi sulla materialità degli Swarovski. Chelsea Goldman li ha, infatti,
e agli accessori ideati dagli altri otto brand coinvolti nell’iniziativa, utilizzati per «aggiungere un’altra dimensione e trama» al suo look;
di un video emozionale e fiabesco diretto da Elena Petitti di Roreto. Shyma Shetty e Pranav Mishra hanno dotato l’immagine che svetta
“Let it pour”, così s’intitola, mostra tre delle ispirazioni principali sulla loro felpa di «inaspettati dettagli 3D». Rimangono, infine,
che hanno guidato gli stilisti: la diversità degli esseri umani, gli abiti realizzati dagli ultimi due designers: Thebe Magugu ha
l’empowerment femminile e l’importanza dell’ambiente. Molto tempestato di cristalli Swarovski un outfit pensato per esaltare
attente alla sostenibilità sono state, per esempio, Anna Grassi qualunque figura femminile, Aleksandre Akhalkatsishvili ha ideato
di Grassi 10000, che ha presentato «una giacca ottenuta da un completo candido che vuole rendere visibile «la bellezza
giacenze di magazzino e cristalli Swarovski riciclati», e Nathalie interiore che caratterizza il cuore di ogni essere umano».

Sopra. Un frame tratto da “Let it pour”, regia di Elena Petitti di Roreto e styling di Riccardo Linarello.
Nella pagina accanto, dall’alto. Altre due immagini dal video emozionale e una foto di cristalli Swarovski.
VOGUE ITALIA PER SWAROVSKI

Oltre a mostrare la versatilità del cristallo, questa collaborazione tra la storica azienda
austriaca e Vogue Talents vuole favorire la creazione di legami diretti tra i brand emergenti, i
buyer e il mondo del retail. Proprio per questo motivo, i nove marchi selezionati per partecipare
all’award hanno potuto esporre i loro capi e accessori nelle eleganti sale di Palazzo Cusani
durante la fashion week milanese. Per Swarovski, quindi, è davvero fondamentale dare
visibilità agli stilisti di nuova generazione. Anzi, si può dire che il supporto al talento sia da
molto tempo parte del dna di questa maison. È del 1999 il lancio dello Swarovski Collective,
un programma nato dall’incontro tra Nadja Swarovski, Isabella Blow e Alexander McQueen
per incoraggiare i designer emergenti a esplorare le infinite potenzialità dei cristalli. E,
nel corso degli anni, questo progetto è arrivato a sostenere più di 150 creativi in tutto il
mondo, tra cui Joseph Altuzarra, Alexander Wang, Hussein Chalayan, Anthony Vaccarello
e Christopher Kane. Ma le iniziative di questo tipo non finiscono qui, perché da oltre un
decennio l’azienda di Wattens offre borse di studio agli studenti di istituzioni prestigiose come
la Central Saint Martins di Londra e la Parsons di New York. Infine, Swarovski sponsorizza
anche altri importanti premi dedicati alle nuove generazioni, per esempio durante i CFDA
negli Stati Uniti d’America e gli Andam Fashion Awards in Francia.
B E AU T Y

Keynote / 1 Una melodia travolgente, quella del nuovo profumo di DIOR, che sprizza felicità.

«Questo profumo somiglia ad alcuni quadri


puntinisti: ogni persona percepisce la loro
luce in modo personale», dice François
Demachy, Parfumeur-Créateur Dior, a
proposito della sua ultima composizione: Joy.

a cura di SUSANNA MACCHIA photo by PIETRO SCORDO

192 News vogue.it n. 818


SHOP AT FRACOMINA.IT
B E AU T Y

Keynote / 2 L’attitude irriverente delle londinesi nel jus BURBERRY creato da Francis Kurkdjian.

«La mia creatività, il mio spirito avventuroso


li devo a Londra. Sono orgogliosa di essere
nata in un melting pot di culture che ti spinge
a essere sempre aperta alle sfide, alle novità».
Questa, secondo la modella Cara Delevingne,
è l’essenza di Her, jus firmato Burberry.

a cura di MARGHERITA TIZZI photo by PIETRO SCORDO

194 News vogue.it n. 818


ST Y L E

Patti’s Eyes Idee e spunti del mese dal moodboard di PATTI WILSON*.

1. Bobby Day 3. “Peeking” è il nome della prima collezione


chiama i suoi abiti di Yuan-Lung Kao, designer di maglieria nato
“Hood-Chic”. a Taiwan e basato a Londra. Il motore del suo
Giocando con processo creativo è osservare ciò che lo circonda
realtà opposte, in modo nuovo. Per “Peeking” si è ispirato a un
streetwear e moda fascio di luce che attraversa il foro di una tela.
alta, maschile e
femminile. Oggi
trova la sua
prospettiva con
linee più sfumate
che in passato.

2. Basata a New
York, Prisca Vera
Franchetti firma
PriscaVera: una
collezione che unisce
maestria artigianale
3
e stile disinvolto.

Finalista ai Cfda
4.
Vogue Fashion
4
Fund, Christian
Cowan fonde nelle
sue calzature estetica
massimalista e 5. Shani Crowe
materiali vistosi. La crea intricate
collezione Christian acconciature di
Cowan x Giuseppe treccine e le fissa
Zanotti non è certo in grandi ritratti:
da meno in quanto a questo è tratto
eccentricità. dal suo progetto
fotografico del 2016
“Braids”.
1 5

*Fashion Editor at Large di Vogue Italia

196 News vogue.it n. 818


ST Y L E

Assemblage Toni pastello per seta, cristalli e piume. I codici senza tempo del NEO BOUDOIR.

Masiero.
Lampade
“Nappe”
by Marco
Zito.
Mulberry.
Abito di
velluto con Isabelle
inserti di Feliu.
piume e Clio Peppiatt’s
chiffon. Lucina Dress,
2018.

Loeffler
Randall.
Handbag
con piume
di struzzo
e inserti
di pelle.
Marlene
Dietrich.
In boa di Paolo Roversi.
struzzo Vogue Italia,
per Partita settembre 2013.
d’azzardo,
1939.

marlene dietrich: photo by silver screen collection/getty images.


Daniela Gina Geraci.
Abito di seta.

Susan Fang.
Collezione Momonì.
P/E 2019 Bra e culotte di
“Air-Wave”. seta stampata.

a cura di MIRTA TRASTULLI

198 News vogue.it n. 818


VICMATIE.COM
ST Y L E

On Time Eleganza grafica e forza dei contrasti in una wish list tutta in BIANCO & NERO.

Audemars Piguet Cartier Hermès Omega

Parmigiani Fleurier Jaquet Droz Glashütte Original Chanel

AUDEMARS PIGUET Royal Oak Offshore: motivo “Lady Ta- in ceramica. PARMIGIANI FLEURIER Kalparisma Agenda: i
pisserie” per il quadrante del cronografo automatico con cassa in diamanti incorniciano la cassa tonneau in acciaio. All’interno, un
acciaio da 37 mm. Trentadue i diamanti sulla lunetta. CARTIER movimento automatico con indicazioni di ore, minuti, secondi e
Baignoire Infinie: edizione limitata di 20 pezzi con cassa in oro data. JAQUET DROZ Grande Heure Minute Onyx: il movimen-
bianco ornata da un pavé di diamanti, madreperla bianca, madre- to automatico offre le indicazioni di ore e minuti centrali e pic-
perla di Tahiti e spinelli neri. Al quarzo. HERMÈS Arceau Cava- coli secondi a ore 9. Cassa in acciaio da 43 mm. GLASHÜTTE
les: di colore nero profondo, il suo quadrante associa la tecnica ORIGINAL PanoMatic Luna: movimento automatico con ore e
dello champlevé a quella della lacca. Cassa in acciaio da 28 mm minuti e piccoli secondi decentrati, data panoramica e fasi lunari.
con lunetta in diamanti. OMEGA Speedmaster: cronografo auto- Cassa in acciaio da 39,40 mm e diamanti. CHANEL Code Coco:
matico con cassa in acciaio da 38 mm e quadrante in madreperla nuovo bracciale in acciaio e ceramica nera. Quadranti laccati neri,
e diamanti. Lunetta in diamanti con scala tachimetrica su anello uno con un diamante taglio princess. Al quarzo. •

a cura di MICOL BOZINO RESMINI

200 News vogue.it n. 818


Più idratazione per la mia pelle,
più rispetto per il Pianeta.
*Proveniente dalle nostre coltivazioni biologiche a La Gacilly, in Francia

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E CONSULENTI DI BELLEZZA YVES ROCHER

yves-rocher.it
ST Y L E

Focus On / 1 TINTARELLA DI LUNA. Il cuore, simbolo di Chopard, si colora di rosa.

Kira Alferink
@ Next: bangle in
oro rosa con cuore
di madreperla e
diamante mobile,
Collezione Happy
Hearts, CHOPARD.
Parte dei proventi
di questa linea sono
destinati alla Naked
Heart Foundation di
Natalia Vodianova,
che si occupa di
bambini in difficoltà.
Make-up Giulia
Cigarini using
Mac Cosmetics @
Close Up Milano.
Manicure Elena
Stepaniouk @ Face
to Face Agency.

a cura di FRANCESCA RAGAZZI photo by BEA DE GIACOMO

202 News vogue.it n. 818


ST Y L E

Focus On / 2 BRIVIDO FELINO. Effetto leopardo per sperimentazioni in cavallino o fake fur.

Da sinistra.
Trench di cavallino
stampa leopardo e
décolleté “Gretel”
MICHAEL KORS
COLLECTION.
Lucie Plaumann
@ Women
Management: coat
di fake fur DIEGO
M; jeans GUESS;
polacchini di
cavallino maculato
BALDININI. Hair
Daniela Magginetti
using Source,
make-up Giulia
Cigarini using Mac
Cosmetics, entrambe
@ Close Up Milano.
Manicure Elena
Stepaniouk @ Face
to Face Agency.

a cura di FRANCESCA RAGAZZI photo by BEA DE GIACOMO

204 News vogue.it n. 818


SFIDA LE LEGGI DELLA CHIMICA

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Focus On / 3 SE TELEFONANDO. Small, glossy e monogram: l’eterno chic di Saint Laurent.

“Vicky”, borsa di
vernice trapuntata,
con tracolla a catena
e monogramma,
SAINT LAURENT
BY ANTHONY
VACCARELLO.
Telefono @ Enea
Arredi e Curiosità
d’Epoca, Milano.

a cura di FRANCESCA RAGAZZI photo by BEA DE GIACOMO

206 News vogue.it n. 818


lellabaldi.com
ST Y L E

Spotlight Torna Linea Rossa, la griffe di PRADA che ha inaugurato la moda sportiva di lusso.

A poco più di vent’anni dalla


sua apparizione (era il 1997),
Prada riedita Linea Rossa, la
collezione che ha iniziato il
gusto estetico al culto per la
moda sportiva di lusso, en-
trata nell’immaginario col-
lettivo grazie anche alle av-
venture veliche di Luna Ros-
sa. Per l’A/I 2018-19, Linea
Rossa torna con il suo futu-
rismo tecnico e lo stile es-
senziale, affiancata da un an-
nuncio del gruppo di un for-
te investimento nell’edizione
2021 dell’America’s Cup. Un
outwear funzionale e uni-
sex: gilet e giacche imbotti-
te, minijacket e impermeabili
oversize, coat smanicati, pan-
taloni con bordi elasticizzati,
maglioncini e calzature. Cro-
mie brillanti e linee pure che
evidenziano il minimalismo
estetico della griffe, nessuna
cucitura, ma termosaldature,
la simbolica linea rossa in lat-
tice sul collo e sul petto come
decoro. Alte prestazioni per i
materiali: tessuti nanotecno-
logici per regolare la tempe-
ratura corporea, antivento e
impermeabili; imbottiture di
grafene e poliestere ricicla-
to, e un nylon ultraleggero,
il più sottile al mondo, e al-
trettanto resistente. Del re-
sto, l’idea di introdurre i tec-
notessuti nell’urbanwear di
lusso – come il nylon Poco-
no – aveva anticipato la tra-
sfigurazione glam dei codici
dell’abbigliamento tecnico e
sportivo, segno dello spirito
creativo e anticonvenziale di
Prada, nonché del suo inno-
vativo uso dei materiali. Un
rilancio fedele alla visione del
brand, un fil rouge che uni-
sce un momento importante
della sua storia al suo presen-
te. E a una possibile idea di
Da sinistra. Lucie Plaumann @ Women: giubbotto e lungo gilet imbottiti di tela tecnica. Benedetta Massarenti futuro. •
@ Elite: impermeabile di tela tecnica pro, giubbotto di tela tecnica imbottito. Kira Alferink @ Next: gilet di tela
tecnica imbottito, impermeabile di tela tecnica pro. Lupetti di nylon tecnico, gonne di tela tecnica, tronchetti
open-toe di neoprene con logo. Tutto PRADA LINEA ROSSA. Styling Francesca Ragazzi. Hair Daniela
Magginetti, make-up Giulia Cigarini, entrambe @ Close Up. Manicure Elena Stepaniouk @ Face to Face.

di BARBARA AMADASI photo by BEA DE GIACOMO

208 News vogue.it n. 818


VOGUE ITALIA PER NIVEA

A Lucky Capsule Collection By NIVEA


La limited edition NIVEA firmata da quattro designer di nuova generazione permetterà ad alcuni
fortunati estratti di ricevere abbonamenti digitali e occasioni uniche nella moda.

È stata svelata durante la settimana della moda di Milano, nelle rilevante. Abbiamo voluto lasciare le farfalle libere di volare
sale di Palazzo Cusani, vetrina dello scouting internazionale, la sulle superfici del packaging». Territoriale, invece, il punto di
limited edition NIVEA BLACK & WHITE Invisible personalizzata partenza per Daniele Giorgio: «Il motivo ispiratore è stato la
con la creatività di tre brand della nuova generazione della mia terra, la Puglia: l’architettura mediterranea e le geometrie. Il
moda. Il deodorante fashion-oriented, infatti, si è vestito delle motivo “a nuvolette”, mio segno distintivo, si trasforma in pattern
grafiche disegnate da Daniele Giorgio designer di Parden’s, geometrico». Aggiudicarsi la limited edition, oltre a supportare
Juan Caro e Fabio Sasso di Leitmotiv e Giuseppe di Morabito. il talento e assicurare 48 ore di protezione dalla traspirazione
«Penso che il progetto sia un’opportunità creativa per noi e dalla formazione di aloni gialli o macchie bianche sui tessuti,
giovani e che rappresenti un aiuto concreto per lo sviluppo significa anche tentare la fortuna: ogni giorno saranno estratti
della brand awareness dei marchi emergenti», ha commentato 100 abbonamenti* digitali trimestrali a “Glamour” e “Vogue
il designer calabrese, mentre il duo di base a Bologna ha Italia” e happy few potranno essere estratti per ricevere in
aggiunto: «È stata un’esperienza emozionante unire le stampe regalo la possibilità di prendere parte a eventi esclusivi firmati
dell’abbigliamento Leitmotiv a una marca di cosmesi così “Vogue Italia” o a una sfilata a febbraio 2019**.

NIVEA BLACK & WHITE Invisible Original by Parden’s, Fresh by Leitmotiv, Active by Giuseppe di Morabito.
*Concorso valido fino al 30/10/2018. Valore del montepremi € 71.820,00 Iva escl. Regolamento completo su
www.NIVEA.it. **Concorso valido fino al 30/10/2018. Valore complessivo del montepremi € 5.000,00 Iva escl.
Regolamento completo su www.NIVEA.it/bwmoda.
VOGUE ITALIA PER TEMPO

Tempo By Diesel: Let’s Collect!


Diesel reinventa il look dei mitici fazzoletti Tempo. Tre fantasie irresistibili
vestono i box limited edition, con accenti rock, glam, denim. Una serie di accessori
per il living tutta da collezionare. E charity oriented.

Si apre con una collezione esclusiva la stagione A/I di Tempo. I celebri fazzoletti di carta quest’anno si vestono
Diesel, il brand italiano che in quarant’anni di esplosiva creatività ha dato un nuovo volto al casual fashion. Per
i box limited edition in vendita dal mese di ottobre nei principali supermercati e ipermercati, l’ufficio stile del
patron Renzo Rosso ha ideato tre fantasie esemplari del gusto della griffe. Tutte must to have. Grintosa dal piglio
rock è la variante su fondo rosso sangue, decorata con gli adesivi marchiati che i teenagers collezionavano
nei mitici anni Settanta. Richiama i glamorous Eighties lo spirito wild del disegno su tinta grigia, dove da una
mano irriverente con le dita coperte di anelli spuntano margherite da flower power. L’estro aggressivo degli anni
Novanta è rappresentato dal camouflage militare, per l’occasione reinterpretato nei toni blue denim caratteristici
del marchio. Sulle tre fantasie spicca il logo Diesel, a griffare una nuova collezione di accessori per il living.
Citazioni vintage e stile avant-garde: la serie Tempo by Diesel è perfetta per la quotidianità disinvolta ma stylish
del vivere contemporaneo. Con la qualità, garantita Tempo, dei leggendari fazzoletti: resistenti in lavatrice ma
morbidi e delicati sulla pelle. Easy anche nel prezzo, tutte le varianti si possono collezionare. Contribuendo
così a un progetto charity, in collaborazione con la onlus Only The Brave Foundation: la ricostruzione della
scuola media di Sarnano – piccolo centro del maceratese fortemente danneggiato dal terremoto di due anni
fa – edificata con tecniche d’avanguardia per una funzionalità ecosostenibile.

Tempo by Diesel nelle varianti denim, rock e wild, citazioni vintage e spirito grintoso. Accessori smart per il living
contemporaneo, must have di stagione, facili da collezionare.
The Air Catwalk
Una passerella sorprendente per presentare la Collezione Spring/Summer 2019 dei voli easyJet.
Una sfilata a 10.000 metri organizzata in collaborazione con Vogue Italia.

In occasione del lancio dei voli per la prossima primavera/ che crea un legame a doppio filo tra il mondo della
estate 2019, easyJet ha ideato – in collaborazione con moda e easyJet, che si conferma una delle compagnie
Vogue Italia – “The Air Catwalk”, la più creativa delle aeree preferite da chi frequenta le fashion weeks,
sfilate. Su una passerella a 10mila metri d’altezza, hanno grazie ai numerosi collegamenti tra le capitali europee
sfilato nove tra modelle e modelli che indossavano le della moda. Ma non solo: easyJet offre la possibilità
collezioni prêt-à-porter di tre brand di nuova generazione: a chiunque di viaggiare, scoprire l’Europa e le sue
M140 di Stefano Ghidotti e Michele Canziani, MTF culture, cambiando le persone e le loro prospettive. La
Maria Turri di Maria Turri Ferro, e Piccione.Piccione di easyJet generation approfitta di ogni attimo per riempire
Salvatore Piccione. La location d’eccezione è stata l’Airbus il bagaglio con lo stretto necessario e ritrovarsi al
A320 easyJet da Milano Malpensa a Londra Gatwick. check-in, partendo con il sorriso sulle labbra. È quindi
La collaborazione fra easyJet e Vogue Italia ha dato vita questa un’occasione unica per prenotare con largo
a un evento unico che ha coniugato il mondo dello smart anticipo i voli per l’estate 2019, con le migliori tariffe
travel, caratteristica fondante della compagnia, a quello e una maggiore disponibilità di posti. Per cominciare
delle nuove tendenze. “The Air Catwalk” è un progetto a sognare oggi la prossima estate indimenticabile.
Sopra, da sinistra. Le influencer europee Blanca Miro, Maja Wyh, Diletta Bonaiuti e Pernille
Teisbaek con i capi della collezione Mango x Zalando. Nella pagina accanto, da sinistra.
Cara Delevingne indossa una tuta Puma x Zalando; Kaia e Presley Gerber in CK Jeans x Zalando.
VOGUE ITALIA PER ZALANDO

Il Nuovo Alfabeto Della Moda


Compie 10 anni Zalando, l’e-commerce leader in Europa che ha cambiato il modo di fare shopping.

Ne è passata di acqua sotto i ponti di Berlino da quando Robert materia di stile. Come se, grazie a Zalando, avessero scoperto
Gentz e David Schneider, in un appartamento per studenti della le lettere di un nuovo alfabeto chiamato moda con cui esprimere
Torstrasse, fondarono un e-commerce per vendere flip-flop online. la propria personalità e la propria individualità». L’e-commerce
A soli dieci anni di distanza quel sito, ribattezzato Zalando, è la tedesco spegne la decima candelina nel segno dell’esclusività,
piattaforma online leader in Europa nel settore della moda, con un attraverso il lancio di edizioni limitate di oltre 100 brand presenti
mercato di ben 24 milioni di clienti in 17 paesi diversi, e un’offerta sulla piattaforma, puntando a diventare una fashion destination per
sterminata non più limitata all’universo della calzatura, ma dal chiunque voglia essere sempre aggiornato sulle ultime tendenze e
2010 estesa anche all’abbigliamento e all’accessorio. «Grazie ricevere continuamente nuovi stimoli per esplorare il proprio stile.
alla pionieristica policy del reso gratuito, Zalando ha di fatto Da tre collaborazioni d’eccezione, con CK Jeans, Puma e Mango,
educato un’intera generazione di consumatori a provare scarpe sono nate non solo collezioni esclusive, ma anche tre campagne
e vestiti non in negozio, ma comodamente nel proprio salotto», televisive. Tra i testimonial, Kaia e Presley Gerber, che indossano la
spiega Lena-Sophie Krups, responsabile acquisti di Zalando per il nuova collezione interamente ideata da Raf Simons, Chief Creative
settore Premium. «Oggi i nostri clienti continuano a crescere insieme Officer di Calvin Klein; Cara Delevingne e quattro influencer
a noi. Di pari passo alla trasformazione del sito in una piattaforma europee, tra cui l’italiana Diletta Bonaiuti, la danese Pernille
“fashion”, con un’offerta nel settore pre-lusso sempre più ricca e Teisbaek, la spagnola Blanca Miro e la tedesca Maja Wyh vestite
ricercata, vediamo un numero crescente di loro abbandonare di look da loro stesse ideati con gli esclusivi capi della collezione
la comfort-zone del mainstream e azzardare scelte audaci in Mango x Zalando, che verrà lanciata su Zalando dal 21 ottobre.
A VOGUE TRIBUTE TO MINA SARAH MOON G I A M PAO L O S G U R A
R AY M O N D M E I E R PAU L KO O I K E R
LU I G I A N D I A N G O D A R I O C AT E L L A N I A N N E M A R I E K E VA N D R I M M E L E N
M I C H A E L B A I L E Y-G AT E S ANDREA ARTEMISIO M AU R O B A L L E T T I
foto raymond meier.
218 vogue.it n. 818
«È STATA , E D È , L A D I VA I N F O R M ATO I TA L I C O»
di ANGELO FLACCAVENTO

Dal 1978, anno in cui si ritirò dalle scene, preferendo ragazza non ha mai avuto il fisico. La partenza, nel 1958,
alla visibilità a ogni costo una forma alquanto personale è comunque perbene, come imponeva l’occhio pineale
di iconoclastia – la negazione radicale e sovversiva della e il gusto ineludibile dell’Italia benpensante e demo-
legge somma della società dello spettacolo: ci sei solo se cristiana: vitino di vespa, gonna al ginocchio e cotona-
appari, meglio se in streaming continuo –, Mina si è ri- ta-alveare come sarebbe piaciuto a Wilma Flintstone; la
dotta, un po’ come la ninfa Eco, a presenza immateriale, gestualità è già quella teatrale e ondivaga che diventerà
seppur forte. Di lei è rimasta la voce, inconfondibile e parte integrante, e tratto saliente, del personaggio. Poi
indimenticabile, le copertine dei dischi, ricche di punti arriva il caso Pani, l’ostracismo forzato e il rientro sulla
di vista multipli come messe in scena barocche, le pa- scena pubblica. Nel frattempo, è il 1965, le sopracciglia
parazzate non richieste e sovente imbarazzanti – come scompaiono per sempre: la faccia diventa una maschera
imbarazzante può essere chiunque, se colto di sorpresa kabuki, i capelli cambiano colore e taglio a ritmo vorti-
mentre scappa a far la spesa mettendosi addosso la pri- coso, arrangiati in architetture antigravitazionali quanto
ma cosa che capita a tiro, per di più in un posto nulla af- glamorouse, e gli abiti si fanno lunghi, drammatici, flui-
fatto modaiolo come Lugano – e poco più. Una scelta da di, oppure corti, cortissimi, impudenti. Mina veste Wal-
diva autentica, mantenuta con indomita testardaggine e ter Albini e Mila Schön: avanguardia pura, per l’epoca.
ammirevole stoicismo nonostante le infinite pressioni, Nel 1971, in tour, indossa il Magic Dress fatto di tessere
intrusioni, attacchi sferrati al fine di svelare al mondo smontabili, di fatto dando l’abbrivio alla febbre disco.
come la star appare adesso. Che si conceda o che si ne- Mina non è più persona, ma personaggio: è distante ma
ghi, però, Mina comanda con piglio risoluto la propria calda, statuaria ma non finta. Anzi, è proprio questo mi-
immagine. Oggi si rivela col contagocce, intabarrata in sto di terragno e sofisticato che la fa unica, e che alla
altissimi dolcevita neri, un po’ suora, un po’ strega di fine la avvicina al pubblico, rendendola vera e compren-
Biancaneve, la treccia in nuance con i Ray-Ban fumé, sibile, non entità aliena fatta di solo etere. Lavorando di
optando per l’immobilità sibillina del vestire severo, per tema e variazione, cementa per sempre l’icona, con tutto
l’allure monastica e scostante della sacerdotessa del bel ciò che di sacrale il processo comporta. Chi scrive la ap-
canto; ieri, cambiava, trucco, parrucco e vestiti a ogni prezza in modo particolare nella fase “Milleluci”, accan-
piè sospinto, in una carambolante prefigurazione del to alla Carrà: i capelli corti platino e il fiore al collo, gli
potere pervasivo del look che lascia annichiliti e ammi- abiti di raso bianco che sfiorano il pavimento, languidi,
rati. Nell’Italietta provinciale e spensierata del boom, in un cortocircuito di telefoni bianchi e febbre disco-
e in quella impensierita e un po’ meno provinciale del tecara come solo nel 1974 poteva avvenire. Poi ancora
’68 e contestazione a seguire, Mina Mazzini, la Tigre come dimenticare gli occhialoni e i foulard fuori dalla
di Cremona come la battezzò, caustica e precisa più scena, e il nero che a poco a poco diventa l’unica scelta
che mai, Natalia Aspesi, fu infatti un’autentica icona di cromatica, un assoluto che porta alla dissolvenza totale
stile: un personaggio capace di scuotere perbenismo e nell’olimpo del mito irraggiungibile. Mina è stata, ed è,
benpensanti a colpi di atteggiamenti spregiudicati, amo- la diva in formato italico, con tutto ciò che di grande
ri impossibili e look sensazionali – non era la sola, ma e piccino la formula può contenere. In molte la hanno
svettava in cima al Gotha. Con un corpo così, del resto, imitata e la imitano, ma lei rimane lì, sola e originale.
non poteva fare altrimenti: alta e possente, della brava Iperfemmina sfuggente, senza le sopracciglia. •

219
A V O G U E T R I B U T E TO M I N A
W I T H G I S E L E BY LU I G I A N D I A N G O
Gisele Bündchen @ Img Models:
cappotto taglio smoking di
cachemire e camicia smoking
in tweed di seta GIORGIO
ARMANI; orecchini
JENNIFER FISHER; occhiali
da sole “Aviator” RAY-BAN;
stivali di vernice
GIAMBATTISTA VALLI.
  Nella pagina accanto. Abito
di maglia con intarsi ROBERTO
CAVALLI; orecchini
JENNIFER FISHER; anello
ANNIKA INEZ.
 In apertura. Occhiali da sole
“Aviator” RAY-BAN.
ST Y L I N G BY PAT T I W I L S O N

Dolcevita di lana MARNI;


cintura “Diorquake’’ di
vitello con fibbia in
metallo DIOR; stivali di
vernice GIAMBATTISTA
VALLI; orecchini
JENNIFER FISHER.
Top di cady couture
VALENTINO; stivali
di vernice GIAMBATTISTA
VALLI; orecchini
JENNIFER FISHER; anello
ANNIKA INEZ.
  Nella pagina accanto.
Orecchino con perle e strass
CHANEL.
Make-up Daniel Hernandez
@ Mlages. Hair Luigi
Murenu. Manicure Gina
Edwards using Dior Vernis.
On Set 2B Management.
A V O G U E T R I B U T E TO M I N A
W I T H G R A C E E L I Z A B E T H, G U I N E V E R E VA N S E E N U S, K A R E N E L S O N,
N ATASA V O J N OV I C, P H I L L I P M AY B E R RY, R E M I N GTO N W I L L I A M S
BY LU I G I A N D I A N G O
Guinevere Van Seenus
@ Dna Model Management:
abito di pizzo chantilly con
ruches di chiffon
BLUMARINE.
Ñ  Nella pagina accanto.
Natasa Vojnovic @ Women
Model Management: cappa
di lana con maniche ampie
DOLCE&GABBANA; collant
CALZEDONIA; orecchini
JENNIFER FISHER; anello
“Trinity” in oro CARTIER.
Karen Elson @ Img Models:
abito di jersey opaco con
paillettes, collo a lupetto
e maniche blouson MICHAEL
KORS COLLECTION;
cappello ANYA CALIENDO.
Ñ  Nella pagina accanto.
Grace Elizabeth @ Next: giacca
doppiopetto e pantaloni in
jacquard di seta
DOLCE&GABBANA;
guanti di pelle LIVIANA
CONTI; orecchini di metallo
argentato e resina SAINT
LAURENT BY ANTHONY
VACCARELLO.
ST I LY N G BY PAT T I W I L S O N

Remington Williams @
Dna Model Management:
giacca di tessuto tecnico
multicolore VERSACE.
Abito di maglia metallica
con spalline sottili GUCCI.
Ñ  Nella pagina accanto.
Abito di seta con ruches,
sciarpa e cintura di velluto
MARC JACOBS;
orecchini ERICKSON
BEAMON.
Abito di paillettes con
mantella plissé di chiffon
MOSCHINO; orecchini
JENNIFER FISHER.
Ò  Nella pagina accanto.
Abito lungo con ruches
e dettagli dorati GENNY;
colli di piume MIODRAG
GUBERINIC;
orecchini JENNIFER
FISHER.
Sottoveste di seta con
inserti di pizzo
INTIMISSIMI; orecchini
JENNIFER FISHER.
Ñ Nella pagina accanto.
Abito monospalla di organza
con applicazioni a uncinetto
di ruches asimmetriche
e cintura laminata
ERMANNO SCERVINO.
Ø Nella pagina successiva.
Phillip Mayberry @ Major
Models. Hair Luigi Murenu.
Make-up Erin Parson @
Streeters using Maybelline
New York. Manicure Naomi
Yasuda @ Management +
Artists using Kure Bazaar.
On set 2B Management.
«I N C A R N A L A D I V E R S I TÀ C O N P R O F O N D A E L E G A N Z A»
intervista a LUIGI MURENU di BEATRICE ZAMPONI

Luigi Murenu firma, insieme a Iango Henzi, una del- c’è stata una profonda rielaborazione delle sue accon-
le copertine di questo numero, ritraendo una Gisele ciature; dopo averle studiate le ho infatti decostruite.
Bündchen di straordinaria somiglianza con Mina. In Non ho voluto né spazzola né lacca, ci doveva essere
questo servizio mette a disposizione anche la sua espe- una componente di naturalezza che l’avrebbe resa vera,
rienza di hair stylist per omaggiare la star, reinterpre- reale, come in un film.
tandola attraverso alcune modelle di oggi. Qual è stata l’idea per la storia interna al giornale?
Cosa volevate raccontare con questa cover? Un approccio più concettuale. Ci siamo focalizzati sulle
Cercavamo l’essenza di Mina, una donna sensuale ma copertine più forti di Mina, che consideriamo in assoluto
anche ironica, che attraverso la sua prorompente emo- le più iconiche di tutto il music business. Mina ha stabi-
tività ha fatto sognare milioni di persone. lito un linguaggio, è riuscita a costruire un personaggio
Perché proprio Gisele? anche quando era fuori dalla scena, in questo è stata uni-
Servivano una coscienza e una maturità speciale, qual- ca. Abbiamo usato varie ragazze: c’è la Mina androgina,
cosa che non si limitasse solo al carisma ma tenesse con- stravagante, forte, fino a quella aliena completamente
to di una certa sensibilità. L’abbiamo scelta per la sua calva. Una produzione laboriosa e complessa.
grande intuizione: Gisele è molto più che una modella, Mina è stata una mutante, una grande trasformista; in
è davvero un’interprete. questo gioco ha coinvolto tutta la sua persona, tutto il
Come è andata? suo corpo.
Le abbiamo mostrato dei video di canzoni come “An- È riuscita a darci una visione a 360 gradi sulla bellez-
cora, ancora, ancora” o “Non gioco più”, dove Mina ha za, declinandola ogni volta in maniera completamente
l’aria annoiata e l’occhio all’ingiù. Lei si è immedesi- nuova e diversa. È sempre andata against the grain –
mata con una naturalezza sorprendente, ha veramente contro il buon senso – senza mai seguire regole: un’an-
captato l’essenza di Mina: le espressioni di bocca, occhi, ticonformista vera. Ha incarnato la diversità con pro-
i movimenti delle mani. fonda eleganza.
Che cosa le accomuna? Perché è un’icona?
La diversità: si tratta di bellezze atipiche dai tratti for- Perché ha saputo legarsi al mistero rendendosi così im-
ti ma elegantissimi. Gisele nella vita di tutti i giorni è mortale. È la vera diva, nella sua sparizione ha portato
un tomboy, quasi opposta all’immagine sensuale che con sé la creatività: una voce straordinaria che non ha
comunica. Così come parte della sensualità di Mina è mai smesso di emozionare. E poi sparendo ha conser-
legata a una potentissima energia maschile. Abbiamo vato un’immagine di se stessa assolutamente perfetta.
lavorato sulla loro stranezza ed eccentricità per subli- Neanche Marlene Dietrich c’era riuscita.
marla in pura bellezza. Che cosa rappresenta oggi?
I capelli hanno un ruolo essenziale in questo set. Una donna che si è sempre assunta dei rischi. Un mes-
Certamente; l’abbiamo fatta con vari look, dai capelli saggio meraviglioso da diffondere e non solo tra le don-
sciolti fluenti ultrafemminili alla testa piccola e tiratissi- ne. Da lei ho tratto grande ispirazione proprio nelle mie
ma della Mina più androgina e aggressiva. Da parte mia scelte personali. •

vogue.it n. 818 243


«L E I, P U N TA D I D I A M A N T E D E L N A S C E N T E M A D E I N I TA LY»
intervista a STEFANO TONCHI di BEATRICE ZAMPONI

Stefano Tonchi, editor in chief di “W” magazine, guar- sofisticatezza adulta. Ha alternato una grande sensua-
da Mina dagli Stati Uniti raccontando come la tigre di lità e femminilità con una componente maschile. Si fa
Cremona sia sbarcata oltreoceano. ritrarre perfino con il corpo di un uomo o barbuta. Alla
«La golden age di Mina sono gli anni Sessanta/Settan- fine degli anni Settanta, i riferimenti anche nella moda
ta che corrispondono anche all’epoca d’oro dell’Italia, sono incredibilmente androgini, le donne si appropria-
quando il paese esportava se stesso e la sua immagine no del guardaroba maschile, non a caso sono gli anni
attraverso la moda, il design, la musica. Mina arriva in di Armani con la donna che lavora. Lei interpreta que-
America proprio come punta di diamante del nascente sto fenomeno in modo magistrale non solo nelle varie
Made in Italy. Oggi rimane il grande valore iconogra- trasformazioni, ma anche nelle sue stesse caratteristiche
fico di questo strabiliante personaggio conosciuto però fisiche: alta, spalle larghe, forte presenza, non certo una
principalmente da un’élite». donna fragile.
Che cosa la rende una figura iconica nello stile? Non esiste una sola versione di Mina, ma molteplici:
È sempre riuscita a cogliere lo spirito del tempo, ad an- qual è la sua preferita?
ticiparlo. I suoi incredibili look sono costantemente un Quella di “Canzonissima” del ’68. Una Mina molto
passo avanti, audaci, coraggiosi. Le copertine dei suoi donna, quasi aggressiva che ha ormai superato la fase
dischi catturano e raccontano ogni tendenza: dall’osses- dei Sessanta in cui cerca se stessa e arriva a mettersi in
sione per il corpo al tema della manipolazione dell’im- scena parlando della sua vita, dei suoi amori, della sua
magine, alle cover sfuocate e fané modernissime per sessualità pubblicamente: vittorie e sconfitte.
l’epoca. È stata capace di trasformarsi in uno specchio Anticonvenzionale anche nella vita privata, ha avuto un
della società vestendo ogni volta una pelle diversa. figlio da un uomo sposato e per questo è stata feroce-
Nell’Italia degli anni Sessanta Mina introduce una mente criticata dalla stampa. La gente però non ha mai
donna nuova… smesso di sostenerla.
Ha proposto un’immagine femminile praticamente as- L’atteggiamento libero ha contribuito alla popolarità?
sente: indipendente, molto in charge. Non a caso è stata In Mina c’era certamente un’identificazione tra l’im-
al centro di tantissime polemiche e per un periodo an- magine pubblica e quella privata che ha sempre con-
che allontanata dalla Rai proprio per temi riguardanti quistato la gente, consentiva d’immedesimarsi. Poi, alla
la morale, diventando il simbolo dei diritti civili di tutte fine degli anni Settanta, ha deciso di non mostrare più
le minoranze, dalle donne agli omosessuali. È sempre nulla di privato e di sparire dalle scene. La negazione
stata una bellezza anticonvenzionale, a cominciare dal dell’immagine è una delle scelte più forti che un perso-
corpo: altezza totalmente fuori scala per l’epoca, tratti naggio pubblico possa fare, Mina in questo è stata asso-
forti, pelle bianchissima costellata di nei. lutamente rivoluzionaria.
Lei come la descriverebbe? Oggi sarebbe possibile?
Mina è una bellezza direi classica, greco romana, qua- Sarebbe possibile confondersi, nascondersi in varie
si giunonica e al contempo mediterranea. Ciò che per identità per non mostrare mai quella vera, come ha fat-
me la contraddistingue è la maturità precoce: è nata to lei attraverso le copertine dei dischi dove si è prati-
donna. Pur nel suo essere ribelle non ha mai seguito il camente dissolta nella sua stessa immagine in continuo
trend del giovanilismo o giocato a fare la ragazzina, già cambiamento. Ma credo che replicare il mito di Mina
dagli anni Sessanta aveva nella presenza, nel look una sia assolutamente impossibile. •

244 vogue.it n. 818


A V O G U E T R I B U T E T O M I N A W I T H AQ U A R I A BY M I C H A E L B A I L E Y-G AT E S
Aquaria: abito ricamato
di tulle PRADA; collant
CALZEDONIA.
  Nella pagina accanto.
Maglia di pizzo a collo alto
DOLCE&GABBANA.
  In apertura. Abito in twill
di seta stampa carré con collo
alto e coulisse in vita GUCCI;
foulard di seta HERMÈS
at NEW YORK VINTAGE.
Abito di cotone plissé con
stampa “Butterfly’’ multicolore
e scarpe DIOR. Hair Joey
George @ Management +
Artists using Oribe Hair Care.
Manicure Yuko Tsuchihashi @
Susan Price Nyc. Set Designer
Bette Adams @ Mhs Artists.

ST Y L I N G BY B R I A N M O L LOY
«È U N I C A P E R I L C O N N U B I O D I U LT R A ST I L E E U LT R AV I TA L I TÀ»
intervista a GIOVANNA BATTAGLIA ENGELBERT di BEATRICE ZAMPONI

«Quando ero piccola, la mia mamma cantava le sue can- un mega top knot, quasi una torre intrecciata, altissima
zoni a squarciagola; diciamo che sono cresciuta a pane, e indossa un’enorme gorgiera bianca ricamata. Ho ri-
Mina e fantasia». prodotto la stessa folle acconciatura.
Giovanna Battaglia, direttore creativo, fashion editor Ha mai guardato a Mina in uno dei suoi shooting co-
e instancabile party girl, spiega perché considera Mina me fashion editor?
un’icona di stile: «È sempre stata diversa: forte, com- Avendo io una passione per quegli anni, Mina è sem-
plessa ma anche semplice. Nelle sue canzoni, parla il pre stata una referenza fortissima e molto presente nel
linguaggio universale dell’amore e questo l’ha resa vi- mio immaginario. Una volta per “Vogue” Giappone feci
cina al pubblico pur non essendo una figura veramente una storia divertente: un party dal gusto anni Settanta
accessibile. Non è solo una donna ben vestita, ben petti- in una villa di Frank Lloyd Wright a Los Angeles, dove
nata, ma un insieme: è unica per il connubio di ultrastile una donna, ispirata a lei, sofisticatissima spiccava tra gli
e ultravitalità». invitati.
In che cosa la considera una bellezza contemporanea? Ricorda dei look particolarmente estremi?
Nel suo essere atipica, che la rende quanto mai attuale In una puntata di “Canzonissima” nel 1968 indossava
per i canoni estetici di oggi tarati su una bellezza non un abito dalle ampie righe bianche e nere, un trucco
conforme alla norma. La sua modernità è stata accetta- molto forte, grandi orecchini a cerchio e una fascia in
re, e accentuare, proprio la sua diversità. testa: un look quasi esotico. Dei pantaloni palazzo folli,
Chi potrebbe interpretare Mina oggi? completamente ricoperti di piume di struzzo, un duetto
Lady Gaga magari in un film, sia per i tratti somatici sia con la Carrà dove lei è altissima e la Carrà minutissima.
per la voce. Ce ne sono davvero tanti…
Mina è un camaleonte, ci sono state infinite versioni di Come è percepita Mina in America?
lei: qual è la sua preferita? Nell’ambiente della moda ad alti livelli è molto cono-
Quella in abiti da sera lunghi molto drammatici e gla- sciuta. Pensiamo solo alle innumerevoli copertine di
mour, un look mai volgare, occhi e capelli importanti. Steven Meisel a lei ispirate. Credo che grazie a lui la
Le è mai capitato di ispirarsi personalmente a Mina cultura americana abbia avuto la possibilità di conoscer-
per una sua mise? la, anche se indirettamente. Sennò la sua fama è molto
Per un Met Ball a New York. Mi ero fatta fare da Marni minore.
un abito ricamatissimo lungo fino ai piedi; l’acconciatu- Oggi per un artista giovane sarebbe possibile sparire
ra era tipica dei Sessanta: capelli legati, estremamente come ha fatto Mina?
gonfi, in una sorta di “cofana” rialzata. E poi natural- Secondo me sì; i Daft Punk, che nessuno ha mai visto,
mente gli immancabili occhi grandi ultradefiniti. In sono una vera leggenda. Tutto dipende dal talento; una
un’altra occasione mi sono invece ispirata all’album come Adele potrebbe. E poi nella mia filosofia la qualità
“Ridi pagliaccio”, dove ha sempre i capelli legati, ma in paga sempre. •

vogue.it n. 818 249


A V O G U E T R I B U T E T O M I N A W I T H R I A N N E VA N R O M PA E Y BY S A R A H M O O N
Rianne Van Rompaey @ Dna
Models: cappotto di
lana con taglio asimmetrico
YOHJI YAMAMOTO;
cappello YANG LI; cintura
CHARLES JEFFREY; spilla
con cristalli GUCCI.
  In apertura. A sinistra.
Cappotto di lana e cashmere
con spalla a kimono
SPORTMAX; sciarpa di seta e
guanti di pelle VERSACE;
cintura CHARLES JEFFREY;
collant CALZEDONIA.
A destra. Soprabito di nappa
lucida e tweed di lana, gonna di
nappa vintage, tutto MIU
MIU; cintura CHARLES
JEFFREY; cappello di feltro
SAINT LAURENT BY
ANTHONY VACCARELLO;
guanti di pelle VERSACE;
collant CALZEDONIA.
«I O, C H E H O P O R TATO L A S U A C A N Z O N E I N U N M U S E O»
intervista a RAGNAR KJARTANSSON di FRANCESCO BONAMI

Chi lo avrebbe mai detto che una canzone interpretata sessualmente neutro, funziona per qualsiasi tipo di
da Mina sarebbe stata il soggetto di una performance amore. Non c’è nessun segno di paternalismo o maschi-
di arte contemporanea, per poi diventare opera d’arte e lismo. Poi c’è questa cosa che ha a che fare con la tra-
finire nella collezione di un museo? Il Museo Nazionale sformazione dello spazio. Il mio lavoro, la vecchia buo-
del Galles a Cardiff ha infatti acquistato lo scorso feb- na arte visiva, è sempre stato sulla trasformazione dello
braio dal 42enne artista islandese Ragnar Kjartansson spazio. Mi piace questa idea che un’improvvisa pulsione
un’opera consistente in sette musicisti che suonavano di amore sia capace di cambiare lo spazio e l’architettu-
su un organo del Settecento “Il cielo in una stanza”; gli ra di un luogo. La canzone ci ricorda ancora oggi, e per
organisti accompagnavano la musica cantando anche le questo è così contemporanea, che quando si sperimenta
parole. Si calcola che nel corso delle otto e passa set- l’amore, non importa quanto breve sia questa sensazio-
timane la famosa canzone sia stata così cantata più di ne, rimane sempre una delle cose più eccezionali della
tremila volte. nostra vita. L’amore è nutrito dall’immaginazione e l’a-
Kjartansson la considera come l’inno nazionale italiano more può farci leggere anche qualcosa che sta scritto
all’amore. Non solo: visto che il testo parla di una stan- sulla stella più lontana nell’universo.
za destrutturata, dove le pareti diventano una foresta C’è un artista che si può paragonare a Mina?
infinita e il soffitto scompare diventando cielo, l’artista La mia connazionale Björk è la prima che mi viene in
crede che in tempi come questi la canzone sia anche un mente. Con la sua grande indipendenza e le sue decisio-
inno che incita a superare frontiere, barriere e confini. ni coraggiose.
Preferisce “Il cielo in una stanza” cantata da Mina o Se Mina visitasse l’Islanda, dove la porterebbe a canta-
da Gino Paoli? re “Il cielo in una stanza”?
Be’, si tratta di scegliere fra due cose ugualmente ec- Andrei in un posto chiamato “la grotta che canta”
cezionali. Ma se devo essere veramente onesto forse (Snæfellsnes), ai piedi del ghiacciaio, dove Jules Verne
scelgo quella di Gino, meno conosciuta, dove c’è solo ambientò l’inizio del suo libro “Viaggio al centro della
un organo e la sua voce. Roba paradisiaca. Ma la prima Terra”. L’acustica è perfetta e c’è una forte connessione
volta che ho sentito la canzone la cantava Mina. Una con la solitudine. Credo che le piacerebbe.
versione fantastica. Ha il glamour della “Dolce vita” Quando è venuto a conoscenza della sua musica?
spruzzato dappertutto, sia negli arrangiamenti che nel Avevo un amico che studiava a Bologna e che quando
modo con cui fa uscire fuori dalla sua meravigliosa boc- tornava a Reykjavík sparava a tutto volume le com-
ca le parole. Quando la canta lei è sensuale, un vestito pilation di Mina alle nostre feste. La canzone che mi
di seta nera e un Martini, mentre la versione di Gino è catturò fu “Se telefonando”. Mi ricordo che completa-
più tenera e dolce. mente ubriachi l’ascoltavamo all’infinito. La sua voce e
Perché pensa che questa canzone sia così contemporanea? il modo di presentarsi mi sono sempre rimasti in mente,
È una canzone con tanti strati di genialità. Il testo è e hanno avuto un’incredibile influenza sul mio lavoro. •

vogue.it n. 818 253


Trench doppiopetto di lana
e cotone con inserti di pelle
SALVATORE FERRAGAMO;
cappotto di lana a quadri
JUNYA WATANABE; gonna
di lana ASPESI; cappello
MULBERRY; sciarpa di seta
VERSACE; cintura
CHARLES JEFFREY; spilla
con cristalli GUCCI.
Ò  Nella pagina accanto.
Cappotto di cotone a quadri
LEMAIRE; giacca doppiopetto
di lana ASPESI; gonna
longuette di lana a quadri
ACNE STUDIOS; cappello
MULBERRY; sciarpa di seta
VERSACE; cintura
CHARLES JEFFREY.
ST Y L I N G BY JA C O B K .
Cappotto in panno di lana e
cashmere MOMONÌ;
cappotto di lana pied-de-poule
GIVENCHY; spilla con
cristalli GUCCI; cappello di
feltro SAINT LAURENT BY
ANTHONY VACCARELLO;
collant CALZEDONIA.
  Nella pagina accanto. Abito
bustier di lana con balza
oversize e cappello di feltro
SAINT LAURENT BY
ANTHONY VACCARELLO;
collant CALZEDONIA.
Make-up Alice Ghendrih @
Artlist. Hair Guillaume Bérard
@ Mod’s Hair. Manicure
Julie Villanova @ Artlist. Set
designer Marie Malterre.
«I M P O S S I B I L E T R O VA R E U N D E T TA G L I O D I T R O P P O»
intervista a FULVIA FAROLFI di BEATRICE ZAMPONI

«Stefano Anselmo, il mio maestro, è stato il truccatore dalle più semplici come temperare una matita. Erano
di Mina dagli anni Settanta in poi. Hanno lavorato in- unicamente di legno e venivano affilate con il taglierino,
sieme per quarant’anni, dando forma a quelle immagini questo consentiva di avere punte sottilissime e rettan-
folli che caratterizzano le cover dei suoi dischi. Insie- golari, quindi una precisione della linea assoluta e ormai
me al fotografo di Mina Mauro Balletti, su di lei han- irraggiungibile.
no realizzato vari libri, arrivando a livelli di creatività, Come descriverebbe la fisicità di Mina?
costruzione e decostruzione del trucco assolutamente Viene da una famiglia benestante e questo si traduce
dirompenti». in un certo modo di porsi alla gente; la sua eleganza,
Fulvia Farolfi, una delle più celebri make-up artist in- il modo di muovere il corpo, la gestualità delle mani,
ternazionali, ricorda così il lavoro del suo maestro con tutto era di una bellezza fuori dai canoni: eccentrica ma
Mina. «Lei era molto avanti per i tempi e totalmente elegantissima; nel trucco mai banale, ma non eccessiva:
senza paura. Una donna capace di accettare look che impossibile trovare un dettaglio di troppo. Parlerei di
altre non avrebbero mai osato. La sua audacia la rende eleganza innata.
icona, come la capacità di sperimentare». In un vecchio articolo, la Aspesi esalta la luminosità
Tratto distintivo del trucco? lunare della pelle di Mina rispetto alla dozzinale ab-
Rasare le sopracciglia per rialzare gli occhi, però senza bronzatura che cominciava a essere di moda…
ridipingerle, come faceva la Loren, ma lasciandole gla- Ha sempre avuto una pelle eccezionale, dal candore e
bre. E poi naturalmente gli enormi occhi che discen- dalla luminescenza unici, che ha contribuito a creare
devano verso le tempie fin sotto gli zigomi; autentica la sua sofisticatissima allure. Sul piano del trucco, non
firma di Mina. credo sia mai andata in scena “a pelle nuda”, altrimenti
L’occhio nero declinato in mille versioni richiamava la tutte quelle sfumature di ombretti opachi non sarebbe
teatralità e a volte anche l’inquietudine di donne come stato possibile ottenerle.
la marchesa Casati o l’attrice del cinema muto France- Perché è una bellezza ancora attuale?
sca Bertini, che ne pensa? È come vedere una foto di Avedon o di Marella Agnelli:
Tutte donne audaci, che avevano capito quanto il trucco sono dei classici, non c’è mai nulla di sbagliato. In que-
esteso verso il basso potesse allargare l’occhio renden- sto senso è stata unica e perfetta.
dolo profondamente espressivo. Quello di Mina chia- Tra le donne contemporanee, chi le somiglia o potrebbe
ramente non è un nero sfatto come nelle foto di Peter interpretarla?
Lindbergh, ma perfetto e assolutamente tridimensiona- Come carisma Tilda Swinton. Meryl Streep per le pro-
le, ricco di tanti punti luce e sfumature; poteva arrivare porzioni del viso. Forse anche una Stella Tennant. Mina
ad allargare l’occhio anche di 1/5. ha una presenza che prevale su tutto: quando appariva,
Che tecniche particolari si usavano all’epoca? non guardavi più il trucco, i capelli o l’outfit, ma lei nella
Purtroppo molte che oggi sono sparite, a cominciare sua interezza. Un personaggio impossibile da replicare. •

Tess McMillan @ Muse NYC: ombretti e eyeliner CHANEL. Make-up Fulvia Farolfi for Chanel. Hair Joey George @ Management + Artists.

258 vogue.it n. 818


A VO G U E T R I B U T E T O M I N A W I T H T E S S M C M I L L A N BY R AY M O N D M E I E R M A K E-U P BY F U LV I A FA R O L F I
A VOGUE TRIBUTE TO MINA WITH MARIACARLA BOSCONO BY D A R I O C AT E L L A N I
Mariacarla Boscono @ Elite:
camicia quilted in gabardine di
cotone, maglione di lana,
pantaloni sartoriali
pied-de-poule e stivali di lana:
tutto BALENCIAGA; borsa
“Piazza’’ di nappa e ayers
intrecciato BOTTEGA
VENETA Ñ  Nella pagina
accanto. Maglia e collo di
mohair a coste MIU MIU;
cappotto di pelle con
impunture e dolcevita in jersey
di seta KENZO; occhiali da
sole CARRERA; orecchini
THOMAS SABO.
  In apertura, da sinistra.
Cappotto di pelle oversize, coat
di cotone, cappuccio di pony
leopardato e stivali di pelle:
tutto CALVIN KLEIN
205W39NYC. Trench di
cotone DIOR; orecchini
THOMAS SABO.
Cappa di cashmere con dettagli
jacquard ALEXANDER
MCQUEEN; camicia di seta
stampa paisley ETRO;
borsa “Piazza’’ di nappa
e ayers intrecciato
BOTTEGA VENETA.
Ò  Nella pagina accanto.
Cappotto di lana e faux fur
ACNE STUDIOS; jumpsuit
di lana, blusa di seta e borsa
“Tess” di pelle CHLOÉ;
orecchini THOMAS SABO.
Hair Kei Terada @ Julian
Watson Agency using Davines.
Make-up Gemma Smith-
Edhouse @ Lga Management.
Nails Lisa Lionello @ Green
Apple Italy. On set Marga
Schemm @ Mai Productions.

ST Y L I N G BY V I T TO R I A C E R C I E L LO
Cappotto di suede, camicia
e pantaloni di seta, borsa
“Piazza’’ di nappa e ayers
intrecciato BOTTEGA
VENETA; cappuccio
VERSACE; occhiali da sole
CARRERA.
Ñ  Nella pagina accanto.
Ecopelliccia di montone
reversibile con interno di
suede, borsa “Saddle’’ e stivali
patchwork: tutto DIOR; collo
alto FALCONERI; occhiali
da sole CARRERA; orecchini
THOMAS SABO.
Ø  Nella pagina successiva.
Cappotto patchwork di tweed
RALPH LAUREN
COLLECTION;
pantaloni di lana STELLA
MCCARTNEY; borsa “Piazza’’
di nappa e ayers intrecciato
BOTTEGA VENETA;
stivali di pelle ETRO;
orecchini THOMAS SABO.
«L E S U E I N F I N I T E V E R S I O N I D A R A C C O N TA R E»
intervista a GEORGE CORTINA di BEATRICE ZAMPONI

«Credo che il trasformismo di Mina sia sempre servito una donna, ciò che è nel profondo. Trovo la femme te-
a proteggere la sua vita privata, intima: lo ha usato co- atrale e drammatica in un certo senso persino più facile
me schermo. In realtà, la Mina più interessante è quella da fare, anche se viene bene solo a Meisel.
nascosta dietro al velo del personaggio pubblico. Non Perché Mina è diventata un’icona di stile?
a caso l’immagine che amo più di lei è una foto stampa Ha un fascino carismatico: il modo di muovere il corpo,
inconsapevole, un momento rubato. Come Marilyn, le le mani che ondeggiano ipnotiche. Sono sempre stato
cui immagini più belle sono i ritratti personali scattati incantato dalla sua altezza, dalla linea del suo corpo. Ho
da Milton Greene o da Avedon». Il fashion editor Ge- stampata in mente una foto: indossava pantaloni molto
orge Cortina racconta una passione per una Mina mol- stravaganti dove a emergere era proprio la conturbante
to lontana dall’immaginario comune: «Mi sono sempre silhouette. Un corpo stupendo, sinuoso, quello di una
domandato chi fosse Mina la sera, quando tornava a ca- donna vera. E poi lo sguardo, questo sguardo profondo,
sa e si levava il trucco dopo aver cantato e ballato. Me davvero incomparabile.
la immagino completamente diversa dal personaggio Come si orienterebbe nella scelta di una ragazza che
esuberante che presentava in pubblico: al contrario una dovesse interpretarla?
donna tenera, quasi docile e profondamente femminile. Non andrei certo sulla banale somiglianza fisica, non
Mi piacerebbe mostrare in un servizio quello che, nel- cercherei un clone con il rischio di ottenere magari solo
la mia immaginazione, lei gelosamente conservava solo una brutta copia, ma punterei piuttosto su un carattere,
per se stessa». una donna sui generis. Le scelte potrebbero essere di-
Quale versione di Mina trova più interessante? versissime; dipenderebbe naturalmente da quale tra le
Quando è poco costruita, una Mina morbida, un po’ infinite versioni di Mina voler raccontare.
languida. Amo meno il suo lato androgino, non mi è Nella sua esperienza come è percepita all’estero?
mai piaciuto lavorare sull’aspetto caricaturale, estremo Negli Stati Uniti non è molto conosciuta, in Europa sì,
di un personaggio, mi piace ritrarre la donna in un mo- e direi anche in Sud America, in paesi come il Brasile,
mento personale. dove è anche un’icona gay.
Mina è mai stata d’ispirazione per un suo shooting? Oggi sarebbe possibile sparire, sottrarsi al pubblico co-
Ho fatto una storia diversi anni fa con Natasha Poly, me ha fatto Mina?
era bella ma troppo artificiale. Oggi punterei comple- Impossibile. Oggi abbiamo troppo bisogno di vedere,
tamente su un’altra energia; mi piace cercare il cuore di possibilmente in diretta, davvero tutto di un artista. •

268 vogue.it n. 818


A V O G U E T R I B U T E T O M I N A W I T H V I V I E N S O L A R I BY A N D R E A A R T E M I S I O
Vivien Solari @ Img Models: top e
gonna di rhodoid con strass PACO
RABANNE; flap shoe di pony ed
ecopelliccia glitter RODO;
orecchini MERÙ GIOIELLI.
Ò Nella pagina accanto. Abito
“Lea” di cotone DSQUARED2;
orecchini THOMAS SABO.
Õ  In apertura. Pantaloni di
paillettes multicolor CIRCUS
HOTEL; décolleté LELLA
BALDI; orecchini MIU MIU.

ST Y L I N G BY F R A N C E S C A I Z Z I
Abito “Consuelo” ricamato
con paillettes ATTICO;
dolcevita di lana KRIZIA;
collant CALZEDONIA;
orecchini “Canal St” in argento
GIOVANNI RASPINI.
 Nella pagina accanto.
Abito lungo con paillettes
ANTEPRIMA; collant
CALZEDONIA; mules
“Samantha” di satin con perle
JIMMY CHOO; orecchini
ISABEL MARANT. Dennis:
completo smoking e francesine
ERMENEGILDO ZEGNA.
Blazer di ecopelle effetto vinile
MSGM; camicia in crêpe de chine
LUISA SPAGNOLI; carré di seta
jacquard HERMÈS.
  Nella pagina accanto. Cappotto
di lana e alpaca con interno
di seta MAX MARA; camicia
asimmetrica LIVIANA CONTI;
pantaloni bouclé misto lana con
motivo check obliquo MISSONI;
occhiali squadrati con motivo
gioiello GUCCI; foulard “Twilly”
di seta HERMÈS; cintura di pelle
FONTANA MILANO 1915;
stivali di pelle SALVATORE
FERRAGAMO; orecchini
PESAVENTO. Make-up Luciano
Chiarello @ Atomo Management
using Chanel Le Volume
Révolution. Hair Franco Argento
@ The Wall Group using Davines.
On set Hotelproduction.
«C O M E L E I, S O L O M A D O N N A E L A DY G A G A»
intervista a PIERGIORGIO DEL MORO di BEATRICE ZAMPONI

Il casting director di Vogue Italia Piergiorgio Del Moro avanti a tutti quelli che lavoravano in tv in quegli an-
racconta quanto spesso oggi nei moodboard si trovino ni. Ricordo anche i concerti live alla Bussola, dove è di
referenze di stile legate a Mina: nel tipo fisico, nel truc- una sensualità e potenza sconvolgenti.
co, nei capelli, negli outfit. «Questo succede non solo Mina è stata una donna dalla fisicità fuori scala per la
in Italia, dove la gente la venera, ma anche all’estero, sua epoca: è molto alta, circa 1,80.
dove spesso non è neanche conosciuta. È stata capace di È vero. Fino ad allora  le donne in televisione  aveva-
creare dei trend estetici talmente forti che sono seguiti no delle proporzioni diverse da quelle delle mannequin,
in tutto il mondo, indipendentemente da chi sia lei, ren- erano molto minute. È riuscita a trasformare di volta in
dendola un riferimento di moda a tutto tondo». volta il suo corpo nonostante le misure: dalle silhouette
Come la descriverebbe in termini estetici? lunghe degli abiti che indossava al gioco sul punto vita,
Una bellezza profondamente duttile; è riuscita a cam- tutto era calibratissimo e perfetto.  
biare  continuamente, come poi hanno saputo fare so- Perché è diventata un’icona?
lo  Madonna o Lady Gaga. Capelli lunghi,  corti,  ric- Perché non si è mai fermata, il suo volersi reinventare è
ci,  lisci:  una trasformista assoluta,  a volte è anche stato inarrestabile. Altre artiste come Barbra Streisand
difficile pensare che sia la stessa persona.  Un viso dai o Liza Minnelli hanno a un certo punto cominciato a
lineamenti classici riletto sempre in maniera totalmen- replicare loro stesse; lei no, in questo è  stata  unica.  E
te innovativa.  poi per la decisione di sparire. Nonostante l’assenza è
Da casting director, come ha lavorato alla scelta delle diventata ancora più famosa: una vera star. 
ragazze per questo numero?  Oggi sarebbe possibile?
Ho avuto sempre chiaro che dovevo proporre model- Secondo me sarebbe la scelta più intelligente per tanti
le consapevoli, con piena coscienza della loro bellezza. artisti. Lei ha avuto il potere e la forza di dire basta, ho
Solo chi si conosce è sicura della propria identità, è dav- espresso il meglio di me, smetto. È la più grande mossa
vero libera e pronta ad abbracciare il cambiamento e la che un artista possa fare.  Non ha  nemmeno avuto la
possibilità di una trasformazione radicale. tentazione di tornare, questo l’ha resa la numero uno.
Un esempio? Chi potrebbe interpretare Mina oggi?
Mariacarla, una donna assolutamente versatile che nel Dicevo Madonna o  Lady Gaga, che come lei si sono
corso della sua carriera non ha avuto paura di cambiare sempre sapute trasformare gestendo, in questo senso, la
o di deludere il pubblico presentando un’immagine di loro carriera al meglio.
sé ogni volta diversa: da mora con il capello lungo a Che cosa resterà di lei?
bionda con il capello cortissimo. Insieme a Carla Bruni, La voce e gli occhi.  È  riuscita a immortalare la sua
è stata scelta anche in qualità di supermodel italiana per immagine nella cultura degli italiani.  A volte le don-
omaggiare Mina. Due donne di grande carisma, che l’a- ne cercano di trasformarsi in qualcun altro, prendono
vrebbero potuta interpretare guardandola davvero dal riferimenti senza pensare a chi sono nel  corpo e nel-
di dentro. la loro identità. Lei non solo ha totalmente accettato
La sua Mina preferita? il suo tipo estetico, ma attraverso il suo trasformismo
Quella  della trasmissione “Milleluci”; trovo i duetti ha cercato di completarlo e declinarlo ogni volta in ma-
con  la Carrà  strepitosi. Nel make-up  in particolare  è niera nuova e diversa. Ha davvero saputo giocare con
sempre stata  davvero all’avanguardia,  un decennio la sua bellezza. •

278 vogue.it n. 818


A V O G U E T R I B U T E TO M I N A
W I T H B I A N C A B A LT I, B E N E D E T TA B A R Z I N I, C A R L A B R U N I, S I M O N E T TA G I A N F E L I C I, G I L D A A N D G I O R G I A ,
M I R I A M L EO N E, B E N E D E T TA M A Z Z I N I, E VA R I C C O B O N O, E L I S A S E D N AO U I
BY G I A M PAO L O S G U R A
ST Y L I N G BY M A R G H E R I TA M O R O
Elisa Sednaoui @ Elite: abito
lungo di lana con scollo
profondo a cuore SAINT
LAURENT BY ANTHONY
VACCARELLO; occhiali da
vista pilot in metallo leggero
con ponte superiore DIOR.
  Nella pagina accanto.
Simonetta Gianfelici @ Elite:
abito in velluto di viscosa con
dettagli di taffetas e orlo
asimmetrico GUCCI; collana
SAINT LAURENT BY
ANTHONY VACCARELLO.
 Nelle pagine precedenti.
A sinistra. Eva Riccobono @
Elite: giacca in jersey di cotone,
body in jersey di lana check
e pantaloni di paillettes, tutto
LOUIS VUITTON; orecchini
BIJOUX DE PARIS. A destra.
Benedetta Mazzini: maglia a
collo alto in cashmere di seta
ERMANNO SCERVINO;
occhiali da sole geometrici in
metallo MARC JACOBS.
 In apertura. Bianca Balti
@ Brave Models: abito in
chiffon di seta con ricamo
di piume di struzzo
MAISON FRANCESCO
SCOGNAMIGLIO.
Benedetta Barzini @ Why Not:
abito di seta GIADA.
  Nella pagina accanto. Gilda
and Giorgia @ Next Models:
abiti “Regina” di velluto
con applicazione di cristalli
e perline ATTICO; dolcevita
di modal INTIMISSIMI.
Miriam Leone: abito lungo
di tulle ricamato con paillettes
e frange ALBERTA
FERRETTI LIMITED.
  Nella pagina accanto.
Carla Bruni: giacca di tweed
con paillettes, tuta di raso
e scarpe, tutto CHANEL.
Make-up Jessica Nedza @ Close
Up Milano using Kiehl’s Glow
Formula. Hair Franco Gobbi
@ Close Up Milano. Manicure
Roberta Rodi e Annarel
Innocente @ Close Up Milano.
On Set Chris Boals Artists.
«I N Q U E L L E PA G I N E , O G N I V O LTA C I M E T T E VA U N P E Z Z O D I S É»
di LUCA DINI*

L’idea non fu mia. Il primo numero di “Vanity Fair” do- di tutto tranne che di Mina – di rapporti familiari, di po-
veva ancora uscire, ero vicedirettore, avevo il compito litica, di musica, di tv, di anolini in brodo, di quanto era
di trovare qualcuno di davvero speciale cui affidare una brava Chiara Galiazzo a “X Factor” – ma ogni volta ci
rubrica di lettere, e mia moglie ebbe l’illuminazione: metteva un pezzo di sé e un pizzico di nostalgia. Si faceva
«Mina». Le scrissi una lettera lunga e un po’ patetica, descrivere al telefono i pacchi regalo degli ammiratori che
che dovette farle tenerezza perché qualche giorno do- arrivavano al giornale. Era generosa e squisita nei rapporti
po squillò il telefono e sentii la sua voce inconfondibile con la redazione: credo continui a mandare ogni anno una
pronunciare due parole che non riuscivo a conciliare stella di Natale alla collega che le gestiva la posta.
con quel timbro: «Sono Mazzini». Al primo contatto Ribadisco quello che a tanti scettici ho risposto: a scri-
credo faccia così con tutti. Troppo poco egoriferita per vere era proprio lei – mi è capitato di chiederle un pezzo
annunciarsi con il nome con cui tutti la conosciamo, usa al telefono e di riceverlo dopo 15 minuti. Non credo di
il cognome che nessuno ricorda. Mi disse: «Io non sono avere mai avuto un collaboratore altrettanto affidabi-
capace di fare il vostro lavoro (non era vero ma non era le e preciso: si faceva dare il numero di battute, «spazi
neanche una bugia, perché lei lo sosteneva con sincera inclusi», e se sforava di 10 caratteri chiedeva scusa. Si
umiltà), però scrivere mi piace tanto». accorgeva se invertivi due lettere e se tagliavi una pa-
Iniziò così. La prima settimana, dedicò a un cleptomane rola, perché aveva un controllo totale sulla scrittura e
di libri una poesia di Borges, e a una coppia in lite per la sulla composizione. Attribuiva a una vecchia insegnante
politica una riflessione sul potere divisivo di Berlusconi, la sua assoluta proprietà di linguaggio. Se “The New
accostato alla «contrapposizione fisica e quasi metafisi- Yorker” è forse l’ultimo giornale a usare la dieresi nel
ca tra interisti e juventini»; a una moglie infedele con- dittongo di rëelection, Mina è stata forse l’unica giorna-
sigliò di dire la verità al marito; a Claudia, perseguitata lista nella storia di “Vanity Fair” a mettere l’accento cir-
dalle chiamate moleste dell’ex moglie del compagno, di conflesso nella frase un uomo di sani principî.
rispondere al telefono «Brondo, chi essere?»; a Carla, «Ci siamo detti tutto», ha scritto, salutando i lettori do-
preoccupata per il fidanzato senegalese della figlia, di po dodici anni, nel febbraio del 2015. «Mi avete detto
riguardarsi “Indovina chi viene a cena”. tutto e io mi sono spinta oltre la mia natura, dicendo
Ero da poco direttore quando Katherine, la sua assistente, anche più di quanto avrei dovuto. Ci siamo detti tutto,
chiamò per dirci che dovevamo cambiare l’intestazione amici miei, e, proprio per questo, può finire qui». Ma,
del contratto da “Mina Mazzini” a “Mina Quaini”. Sco- soprattutto quando c’è di mezzo Mina, contano anche i
primmo così che si era sposata. Le chiesi se potevamo da- silenzi, le cose non dette, le pause. Spazi inclusi. •
re la notizia. Lei rise: «Se proprio non avete niente di me-
glio da mettere in pagina». Ma le faceva piacere. Scriveva *Direttore editoriale di Condé Nast Italia, già direttore di Vanity Fair Italia.

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A V O G U E T R I B U T E T O M I N A W I T H S A N N I E VA N D E R H O R ST, J E S K E VA N D E R M E I J S
BY PAU L KO O I K E R
Jeske van der Meijs e Sannie
van der Horst: body girocollo
a manica lunga di modal
cashmere e culotte
INTIMISSIMI; collant a rete
oversize CALZEDONIA;
sandali “Betty” con plateau di
velluto e con plateau di vernice
GIUSEPPE ZANOTTI.
  Nella pagina accanto, da
sinistra. Abito-cappa in velluto
ricamato con frange di perline
intarsiate FENDI. Abito
“hologram” plissé BALMAIN.
Pumps di pitone e di vitello
DORATEYMUR.
 In apertura. Body
modellante YAMAMAY;
pantaloni palazzo ELLERY.
ST Y L I N G BY V I T T O R I A C E R C I E L LO
Reggiseno e culotte
INTIMISSIMI; stivali
di pelle BALMAIN.
  Nella pagina accanto.
Trench di vinile MARINA
RINALDI; occhiali da sole
“Aviator” RAY-BAN.
Make-up Kathinka Gernant
@Unspoken Agency using
Chanel Make Up. Hair
Magdalena Loza @ Ncl
Representation using
Balmain Hair Couture.
A V O G U E T R I B U T E TO M I N A
W I T H T E S S A B R U I N S M A , B O FAU S S E R, R O O S VA N E L K
BY A N N E M A R I E K E VA N D R I M M E L E N
Bo Fasseur @ Viva Paris:
cappa di light double drap con
fiori intarsiati e pantaloni di
faille mohair con fiori
intarsiati VALENTINO.
Sullo sfondo. Pull di lana e
cashmere VALENTINO;
foulard di seta imbottito con
fiore ricamato indossato in vita
VALENTINO GARAVANI.
Ò Nella pagina accanto, da
sinistra. Abito di sablé doppio
con gonna a pieghe. Tessa
Bruinsma @ Next:
abito di cady couture e
pantaloni di cady di seta e lana.
Tutto VALENTINO.
  In apertura. A sinistra. Abito
di seta e nylon con maxismerli.
A destra, da sinistra. Top
monospalla di cady couture
con maxismerli e pantaloni di
cady di seta e lana. Abito di
seta e nylon con maxismerli.
Roos van Elk @ Ibtm:
abito asimmetrico di cady con
maxicappa e sottoveste.
Tutto VALENTINO.
Pull asimmetrico di lana
e cashmere VALENTINO;
foulard di seta imbottito
con fiore ricamato
VALENTINO GARAVANI.
  Nella pagina accanto, da
sinistra. Pull asimmetrico
di lana e cashmere e pantaloni
di cady stretch. Abito
di sablé envers cady.
Tutto VALENTINO.
Cappotto asimmetrico di lana
con maxismerli e tuta di
cady couture VALENTINO.
 Nella pagina accanto.
Abito di cady couture con
maniche aperte sulle
spalle VALENTINO; stivali
piatti di pelle stretch
VALENTINO GARAVANI.
Maglia di lana e cashmere
VALENTINO; foulard di seta
imbottito con fiore ricamato
indossato in vita e stivali
piatti di pelle stretch
VALENTINO GARAVANI.
Ò  Nella pagina accanto, da
sinistra. Abito di sablé
envers cady. Abito
di cady couture
monospalla con maxismerli.
Tutto VALENTINO.
Hair & make-up Irena Ruben
@ House of Orange. On Set
Jan Ruinard Productions.

ST Y L I N G BY A L E X H A R R I N GTO N
«P E R C H É N O N M I FA I D E L L E F O TO?»
intervista a MAURO BALLETTI di MICHELE NERI

Entrato nell’ampio e bianco studio-loft del fotografo e sui tempi, in un sodalizio artistico che Mauro Balletti,
pittore milanese Mauro Balletti, ricavato in un’austera nel corso di una lunga intervista, definisce «un rapporto
scuola di fine Ottocento nel Sud di Milano e da poco d’amore, nato prima ancora di conoscerla». E una «rap-
ristrutturata in abitazioni, la sensazione è di trovarsi a tu presentazione iconografica del suo pensiero».
per tu con l’unico emissario autorizzato, il portavoce
(benché si tratti di immagini) di un’amatissima icona na- Il raro coraggio della scelta.
zionale che da decenni vive in una zona nascosta della «Quando ci siamo incontrati per la prima volta», ricorda
galassia. Sarà per questo che, riflettendo sul pluridecen- Balletti, «Mina sapeva che io disegnavo. “Perché non mi
nale rapporto che lega Balletti a Mina, appare una stella fai delle foto?”. Ha visto ciò che avrei saputo fare. Pochi
doppia, due corpi celesti che ruotano uno attorno all’al- mesi dopo, è il 1973, c’è già la nostra prima copertina,
tro, emettendo un segnale che è difficile distinguere da “Frutta e verdura/Amanti di valore”, quella con il sigaro.
quale dei due provenga e che, in questo caso, è costituito Se riguardo adesso i provini, mi rendo conto che non
dal più ricco e trasgressivo ciclo di copertine della storia c’erano foto sbagliate. La vera scoperta fu però un’altra,
della musica. Un centinaio: con rarissime eccezioni, dal cioè che lei sapesse subito quando la foto c’era. Non so-
1978, l’anno del ritiro della cantante dalle scene, è l’uni- no tanti i soggetti capaci di questo.
co palcoscenico su cui Mina si sia mostrata, delegando Lei sentiva se la luce e l’inquadratura fossero giuste, se il
al fotografo il proprio messaggio estetico e visivo. Fa- significato voluto fosse lì. Per fortuna avevo un po’ di
cendo del proprio volto lo schermo su cui leggere una esercizio alle spalle: la passione per la pittura, anni di
traccia in più. cineforum con mio padre. Io sono in sintonia con la sua
Da questa collaborazione, raro caso di ritrattista devoto visione, ma è lei ad avere il proprio nome sulla cover: è
a un solo personaggio – si può pensare a Man Ray e Kiki lei che ha sempre scelto, e con una cultura vera su imma-
de Montparnasse –, nata nel 1972 per l’intuito della can- gine, cinema, letteratura, drammaturgia. La creatività è
tante che, durante le riprese di uno spot per la Tassoni, stata istantanea, come le sue scelte. È andata così con il
chiese a Balletti diciannovenne di farle qualche scatto sigaro, o con una copertina coraggiosa, mossa, del 1975,
(lui non possedeva una macchina fotografica), è scaturito per l’album “La Mina”, una delle mie preferite. Stavano
un corpo di lavoro che ha influenzato non soltanto il girando un filmato, cantava. Si è arresa all’istante, senza
gusto degli italiani, ma ha avuto un impatto a livello in- mediare, così com’era. Quello scatto una persona razio-
ternazionale. E ha creato un canone nuovo, in anticipo nale non l’avrebbe scelto. Una pazzia, se si pensa

304 vogue.it n. 818


Dall’alto a sinistra, in senso orario. Mina in una inedita foto di ricerca scattata da Mauro Balletti nel 1982. Interno della cover di Sorelle Lumière, 1992, che riprende una celebre inquadratura di
Peter Lorre nel film di Fritz Lang M - Il mostro di Düsseldorf, 1931. Cover di Sanremo, 1998, raccolta di brani presentati negli anni a Sanremo da vari artisti. Italiana vol. 2, 1982. In tutte queste
immagini il make-up è di Stefano Anselmo. In apertura. Cover del singolo Giorni, 1977; make-up Alberto Fava.
all’ansia di controllo dei soggetti. È sempre stato così: era la moda a determinare le trasformazioni: venivano
scegliere cose fuori, fuori dai canoni del momento». dall’esterno. Con Mina tutto nasce da sé, con naturalez-
za, moda inclusa.
Il 1978, momento di svolta. La prima rinascita di Mina è nel 1965, quando si è tolta
Nella storia di Mina ricorre il numero otto. Debutto nel le sopracciglia. È l’inizio della trasformazione del volto
1958 alla Bussola, nel 1968 il primo album dal vivo, il 23 in un videogioco, poi diventata una passione».
agosto 1978 l’addio definitivo alle scene, nel 1998 il pri-
mo disco con Celentano (“Mina Celentano”); il 2018, Dov’è il segreto di quel volto?
sessant’anni di carriera; Mina Mazzini, Quaini da quan- «Negli occhi. Quegli occhi con lo sguardo di un’intelli-
do si è sposata con Eugenio Quaini nel 2006, ha com- genza folle, dei grandi. Picasso, Fellini, Callas... Occhi
piuto 78 anni. che trasmettono la passione dell’arte. Questa passa attra-
«Gli anni fino al 1978 sono stati tosti», racconta Balletti. verso lo sguardo, si libera con una forza selvaggia».
«Lei era presente ovunque, io la seguivo e la fotografavo
come Mina. Poi, dopo il ritiro, non era più registrare il La contaminazione artistica.
suo apparire reale, ma un apparire ragionato, preparato, «Anche grazie alla sua classicità, il volto si è prestato co-
condiviso con amore e con rispetto. Non mi rendevo me una tavolozza per tanti esperimenti con l’arte; una
conto della mia responsabilità. Se ho fatto centro, è per- faccia unica e poliedrica come la sua capacità vocale. È
ché abbiamo gli stessi valori sugli aspetti più importanti nata la copertina picassiana di “Ti conosco mascherina”
della vita, non soltanto su una bella foto per la cover». (1990), il corpo ispirato a Botero – per “Caterpillar” del
1991 –, la “Gioconda” sulla cover di “Olio” (1999)…».
Che cosa vi ha legato?
«Forse il fatto di essere due persone che vivono la pro- Osservate in fila, una dopo l’altra, le copertine, (due o tre
pria identità solitaria con profondità. E un’empatia par- ogni anno, alcune nate dalla collaborazione con Gianni
ticolare». Ronco) danno l’idea di una supereroina che viaggi nel
tempo. C’è una Mina per ogni superpotere (Spice Girls?
Che cosa chiede, Mina, a una copertina? Altre girl band?). Molte star si rivolgono al sovrumano
«Che stupisca: e la prima a doversi stupire è lei. Lei è per varcare la dimensione fisica. Mina c’era riuscita pri-
stupore personificato». ma, con mezzi naturali.
Per riconoscere ogni ibrido prodotto da questo sodali-
Possedere l’istinto della sorpresa. zio, c’è un accurato documentario del 2016 di Sky Arte,
Se c’è una ragione della vasta influenza esercitata dalle s’intitola “Tra le immagini di Mina - L’arte di Mauro
scelte estetiche di Mina, è nella sua naturale, non strate- Balletti”.
gica, predisposizione a meravigliare; il piacere di una
rappresentazione di sé lontana dalle previsioni. In altri Passione per la tecnologia.
casi si chiamerebbe gusto per lo scandalo. Insieme hanno attraversato decenni di evoluzione tecni-
«Già con i due volumi di “Salomè”, primi anni Ottanta, ca, nella ripresa e poi nella manipolazione delle immagi-
il suo volto con la barba leonardesca: c’era chi diceva che ni. Hanno anticipato i tempi, creando incroci surreali
fosse andata fuori di testa», continua il fotografo. «Lo come la copertina di “Canarino mannaro” del 1994, do-
scandalo è stato evocato con forza per l’immagine del ve Balletti ha mescolato un frame tratto da una cassetta
culturista, la copertina di “Rane supreme”, 1987. L’uo- Vhs con una stampa settecentesca. Ancora a mano, senza
mo nudo, muscoloso, l’avevo trovato al volo in una pale- tecnologia.
stra vicino a casa. Poi ho realizzato il fotomontaggio con «Siamo stati i primi a creare una copertina con un’im-
il volto mascherato. Si trattava di tutto fuorché di uno magine digitale, “Sorelle Lumière”, nel 1992, con un
scandalo cercato. Madonna nuda era lo scandalo di pro- Mac, quando per salvare un’immagine da trenta mega ci
posito; con Mina, siamo dentro i confini dello stupire, volevano sette minuti e andavamo a bere un caffè. Nel
dello stupefacente. E i grandi, anche nei fotomontaggi, 2001 abbiamo fatto saltare i collegamenti internet di al-
rielaborati, contaminati, restano fedeli a se stessi». lora, mettendo online il video “Mina in studio”. Io non
sono nostalgico, come fotografo, ma è lei a guardare in
Il volto, la tavolozza più bella. avanti. Ed è un caso raro, nel mondo musicale italiano in
Spiega Balletti che «Mina è stata la prima a lavorare sul cui la tentazione diventa sempre più guardare indietro,
suo viso. Ci sono precedenti, come Louise Brooks, ma al revival».
lei ne ha inventata una sola. Oppure Brigitte Bardot. Mi-
na in un anno cambiava almeno venti pettinature, e truc- Dove nasce questa passione di Mina per il nuovo?
co; già negli anni Sessanta. Poi è venuta Nina Hagen, «Forse è la sua velocità di pensiero, una memoria e un
che con i suoi trucchi ha ispirato altre. Dopo è arrivata cervello leonardesco, una volontà di conoscere e connet-
Madonna, che ha saputo osservare le icone che l’avevano tere l’intelligenza. Anche con la tecnica, una cosa non è
preceduta, da Greta Garbo alla Dietrich. A quel punto cambiata: la velocità. Buona la prima!».

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Sarà per questo che, riflettendo sul pluridecennale rapporto che lega Balletti a Mina, appare
una stella doppia, due corpi celesti che ruotano uno attorno all’altro, emettendo un segnale che
è difficile distinguere da quale dei due provenga e che, in questo caso, è costituito dal più ricco e
trasgressivo ciclo di copertine della storia della musica: un centinaio.

Dalla camera oscura all’avatar. l’iconografia umana giocherà sempre con se stessa. For-
Al Festival di Sanremo di quest’anno, Mina si è “presen- se scopriremo un nuovo colore, un materiale che nessu-
tata” sotto forma di avatar, un ologramma in 3D. Anche no ha usato».
questo, opera di Balletti. Un anticipo era già sulla cover
di “Piccolino” (2011), realizzata da Gianni Ronco. Se ritorna al primo incontro?
«Io stesso sono rimasto allibito dal risultato. Non pensa- «Avevo una sorta di preconoscenza, una telepatia prena-
vo di riuscire a far tutto senza di lei, e invece abbiamo tale. È stata la conferma di quanto sapevo».
ricreato le emozioni del suo sguardo: attonito, triste,
sorpreso. Io l’ho progettato, poi l’avatar è stato costruito Mina le ha scattato un ritratto?
in uno studio romano. Gli occhi così vivi, perturbanti, «Un paio di volte. Ha l’occhio buono. No, non so dove
una magia. Mi ero documentato prima, è stato utile il siano», risponde guardandosi intorno, le pareti riempite
film “Il curioso caso di Benjamin Button”. Dalle mie fo- dai suoi disegni a china e pastello, di grandi dimensioni
to, il tecnico ha realizzato l’involucro, il guscio, ma se e in cui spesso compare, seminascosto, il volto della can-
poi è stato possibile riprodurre il movimento labiale, è tante.
perché io so com’è nella realtà. Dicevo alla modella in
studio come muovere la lingua, la bocca, quanto aprirla Che cosa pensa dell’immagine della stella doppia?
o chiuderla; la mia era conoscenza della morfologia fisi- «Lei è un sole. Io una stellina. Lei il sole che ha usato una
ca di Mina ma anche di quella mentale. Adesso l’avatar stellina che l’ha guardata con amore e attenzione».
esiste e si può farne ciò che si vuole».
La “vitalità” dell’ibrido tecnologico emerge inquietante La cover di questo numero.
dalla cover di “Maeba”, il disco pubblicato quest’anno. Per realizzare l’immagine di copertina, Balletti ha creato
quello che chiama uno dei suoi “Frankenstein”.
Come raccontare un’assenza. «Partendo da una mia immagine inedita di Mina, ho vo-
Per descrivere la magia di Mina, Balletti parla dell’effet- luto rendere omaggio alla splendida fotografia della mo-
to che produce nelle molecole dell’aria attorno a sé. Poi della con rossetto, neo e eyeliner di Erwin Blumenfeld:
ci vuole humour e ricerca. Per “Le migliori”, l’album un ritratto sorprendente, che richiama la cartellonistica
con Celentano del 2016, si è ispirato alle “foto delle paz- della Belle Époque (e in copertina di “Vogue” Usa nel
ze ricoverate in ospedale psichiatrico negli anni Venti”, 1950, ndr). Ho quindi realizzato un “Frankenstein”, una
poi allo scatto del fotografo americano di street life, Ari delle mie operazioni estetiche che nascono quando mi
Seth Cohen. accorgo, per esempio, che la bocca migliore per un’im-
magine è presente in un’altra foto. Qui ho tolto il naso,
Per il video del singolo “Volevo scriverti da tanto” ha con l’aiuto di Stefano Anselmo, il make-up artist che
sperimentato la tecnica del lettering. E in futuro? collabora con me da sempre. Anche questa immagine è
«Guardare ancora fuori e puntare sul fatto che stata concordata con Mina». •

1. Rane Supreme vol.1, 1987. 2. Foto interna di Del mio meglio n.8, 1985. 3. Cover del singolo Don’t Call Me Baby, 2003. 4. Olio, 1999. 5. Uno
degli otto scatti che componevano il poster interno di Frutta e verdura, 1973. 6. Un altro scatto per il poster di Frutta e verdura. 7. Salomè vol.
1, 1981. 8. Scatto per l’interno di Del mio meglio n.7, 1983. 9. Scatto per il retro di Si, buana vol. 2, 1986. 10. Maeba, 2018. 11. Interno di Bula
Bula, 2005. 12. Lochness vol. 1-2, 1993. 13. Interno di Del mio meglio n.8, 1985. 14. Retro della cover di Mina live ’78, 1978. 15. Sorelle Lumière,
1992. 16. Veleno, 2002. 17. Canarino mannaro vol. 1-2, 1994. 18. Un ritratto di Mina, 1984. 19. Interno della compilation The collection 3.0, 2015.
20. Cremona, 1996. 21. Ridi pagliaccio vol. 1-2, 1988. 22. La Mina, 1975. 23. Todavía, 2007. 24. Buonanotte buonanotte/Capisco, 1980. 25. Interno
di Rane supreme, 1987. Make-up artist Stefano Anselmo. Tutte le foto di questo servizio © Mauro Balletti.

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English Texts

Letter From the Editor/1 I was surprised to see how important personalities to one of the amazed musicians. And meanwhile, I’ve
by ALAN PRADA from the world of fashion, advertising, cinema and the traveled down the path leading from intimacy to ad-
visual arts understood and appreciated her work on venture, then back to the game, her interpretation of
What one senses in Mina’s iconography, more than the image. Britti entirely sincere.
an interest in fashion, is her deep engagement with Months ago, I went to Vogue Italia with Mauro Bal- The story goes that this was really the first take, and
communicating and telling stories through images. letti to propose a collaboration focused on ‘Mina and everyone there just couldn’t believe it. That’s why I’ll
Fashion is often enlisted in the service of this need – the Image’. often listen to this track before I start to write; truth
one might think of the collaboration with Versace for We were happily surprised to find the idea immediate is, I’m not just listening, I’m witnessing the miracle of
the Cremona album, where Mina poses in the square welcomed. her performance. I don’t know – it calms me, the same
wearing a red, black and dappled gown. Editor in chief Emanuele Farneti enthusiastically put way I feel when I look at Vermeer’s ‘Geographer’, the
A passionate fan of her music and image, worked us in touch with creative director Giovanni Bianco, one in Frankfurt (which I also look at pretty often).
closely with a select group of fashion photographers who came up with a plan for a special spread, an un- In that painting, a moment’s captured and rendered
and artists to pay homage, to re-read, and even to precedented tribute to Mina. eternal; in the video of Mina, a form materializes at
challenge the legend. I thank both the editor in chief and Giovanni Bianco her first appearance – really, it’s the same thing. In the
In addition to the photographers, stylists, and super- for the excellent work that, through the collaboration painting, there’s light; here, there’s voice. In both a su-
models featured in the shots inspired by her, we also of the entire editorial staff, has led to this magnificent perior order flies over one’s psyche, cleanses it, so to
wanted to bring together the testimonies of a select October issue of Vogue Italia. • (Trad. Lcc) speak. And I, accused of being too much of an exhibi-
group of key figures from the world of fashion to tell original text page 34 tionist, too autobiographical, take courage from these
us how Mina has influenced their work and their aes- patron saints: I breathe deeply, and leap off the tram-
thetic. poline (that is, I flop onto the bed, belly down, which
The result is a variety of different tributes and stories: A Vogue’s Tale is how I normally write). Only later, my daily session
from the mimetic transformations of Carla Bruni, by WALTER SITI done, do I yield to half-drunk Amy Winehouse sing-
Mariacarla Boscono, and Gisele Bündchen – have ing ‘Love is a losing game.’ To keep from forgetting. •
a look at her interpretation of ‘Parole parole’ on our So deserving of praise that any more is pointless, what (Trad. Elisabeth Harris)
social media profiles – to the reflections of Stefano Mina has, above all, is a master voice. There are sing- original text page 69
Tonchi, Giovanna Battaglia, Ragnar Kjartansson and ers – Janis Joplin, Edith Piaf, Amy Winehouse, whose
various collaborators of Vogue Italia; to the unreleased voice is a piece of autobiography – to hear it is to think
cover of a “recomposed” Mina created by Balletti and of how they lived. Then there are others – Mina, Ella Clare Waight Keller
inspired by Erwin Blumenfeld. Congruent worlds that Fitzgerald, Sarah Vaughan – with a saxophone in their by ANGELO FLACCAVENTO
we wanted to bring together so that the world could throat that serves them like a knight serves a king. It’s
(re)discover a great Italian diva, an artist whose 60-year not a question of technique but of prosody, internal The arrival of a new creative director at the head of a
career has always defied conformity and placed the ex- prosody: autobiography turns parenthetical, the I sub- fashion house entails, in aesthetic terms, a somewhat
pression of her own individuality above all else. ordinated to something else, with a force that’s differ- subtle and delicate redefinition of balances. On the one
Mina remains the most successful and enduring figure ent but no less significant than that of the one expos- hand there is the pressing demand for the change of
of a golden era of Italian show business, and – who ing her insides – life translates to style – awareness of direction that satisfies the eternal hunger for something
knows? - perhaps her example, in our time, might push old age, for instance, a slow conquest of bass tones. new; on the other hand, there is a sense of security
Italy to dare a little more, to be more courageous, to Mina, just past sixty, enters the studio to record created by continuity, because fashion revolutions are
once again exalt true beauty and talent. • (Trad. Lcc) Alex Britti’s ‘Oggi sono io’: sunglasses, hair done in often slower than what makes the facile and shrieking
original text page 26 a braid, a black neck warmer, almost monastic, pro- magazine covers would have us believe. Clare Waight
tects her throat, the pages of the song in hand, like Keller was nominated artistic director of the Givenchy
it’s her first read-through. Then she begins, extremely maison, a bastion of French textbook chic, in the spring
Letter From the Editor /2 low, measured, like she’s confessing; slowly, she grows of 2017. She inherited the post from Riccardo Tisci,
by MASSIMILIANO PANI more confident, lets her voice take over, powerful. who over the course of more than a decade created an
“Perché è squallido provarci solo per portarti a letto” unmistakable vocabulary of style, full of contrasts and
Mina influenced our image of a woman. From the out- (“Because it’s sleazy just trying to get you into bed”) a dominated by a wild sensuality, by a tribal sense of be-
set, girls took her as a model, copying her hairstyles, male concept she sings without missing a beat: insist- longing, by a gratified histrionism. Tisci is a lion with
makeup and clothes, trying to look like her. ing on gender plausibility is just showbiz chatter, and the warm blood of a man of the South. Continuing with
Unusual and unpredictable, of unparalleled strength doesn’t concern her. Her voice goes quiet, rises again, the zoological metaphors, Clare Waight Keller is a ga-
and class, she continued to transform her public and every reprise, seeming to push her voice even more: zelle with a delicate and fragile appearance, her manner
private personae. Then, after ’78, her image reached us “Aspetterò quand’è il momento e non sarà una volta dominated by an all-English politesse. The apparent
exclusively through the covers of her musical projects. sola” (“I’ll wait for the right moment, and it won’t be fragility, however, hides a tough nature; cold alabaster
At the height of her feminine splendor, she decided just one time”) and now it’s truly taken flight – spirals, protects the fire. “For me, this maison represents an
to continue playing and began transforming her face. harnessing the thermal currents, I worry her voice idea of elegance that includes a dark side and something
With Mauro Balletti, through both excess and sub- will crack, but she just sits there, chin slightly raised, dramatic,” she says, describing her vision of the firms
traction, she built an infinite ‘photo book’ of Minas/ a risky arrogance to her, until the final “iiiiiooo” (I) identity-forming values.
not-Minas. Extravagant, colorful, severe, curious, – the abstract summit reached. Mina listens to the si- We are in Paris, on avenue George V, chez Givenchy.
overdone, stripped down, but always ironic. lence that follows, smiles to herself, says “thank you” Through the windows, there are glimpses of the

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Hôtel de Caraman on the opposite side of the street, non-reactionary concept. “I’m interested in elegance as Natalia Aspesi dubbed her in her typically vitriol-
the historical site and still active – it is the base for because at the moment that’s completely lacking in ic and precise style. Mina shook up narrow-minded
the haute couture atelier and creative team – with the the market,” concludes Clare. “Streetwear is popular bourgeois respectability with her open-minded and
inscription Givenchy that crosses the entire length of with everyone and we all use it, but it should be left uninhibited attitude, crazy love affairs and sensational
the pot-bellied railing, elegantly marking out a terri- to others to produce. A fashion house like Givenchy looks. She wasn’t the only one, but she soared to the
tory that has entered the collective imagination. Car- must create fashion; it must solicit desires and aspi- heights of elite circles. And it’s hardly surprising with
aman is also the title of the Haute Couture collection rations in the public through special pieces that are a body like hers; tall and imposing, she never had the
for winter 2018-19, conceived by Clare Waight Keller not found everywhere. Elegance for me is attention physique of a sweet little girl.
as a tribute to Hubert de Givenchy in the year of his to detail, precision of line, not the rigidity of the rules Her debut in 1958 was nonetheless irreproachable,
death. The operation, which is only partly nostalgic – of the past. I want my Givenchy to be like this, al- as dictated by the pineal eye and inescapable taste of
the reproductions from the archive items are faithful ways working on the long term so that the message conformist, Christian Democratic Italy: wasp-waisted,
echoes of the originals but with subtle changes – clear- becomes clear. Immediate revolutions are not for me”. knee-length skirt, and back-combed beehive hair that
ly expresses the change in direction impressed by the The snow-white face, now, is illuminated by a spon- Wilma Flintstone would’ve died for. Her gestural ex-
new creative director: subtle and delicate compared to taneous smile, while an iron determination gleams in pressiveness already had that theatrical and wavering
the recent past, but in some way even more realistic her eyes. Contrasts, as we said. • (Trad. Lcc) je ne sais quoi that became an integral and prominent
and urban. The fact that there is now a woman at the original text page 100 part of her personality. Then came the love affair with
helm is not a secondary aspect to consider, although Corrado Pani, the forced ostracism and her return to
Clare makes clear the fact that: “I do a creative job, the public scene.
and this is not defined by the fact that I am a man or a Mina Meanwhile, in 1965, her eyebrows disappeared for-
woman. Nowadays there is a strong focus on gender, by ANGELO FLACCAVENTO ever. Her face became a Japanese kabuki mask. She
and I can personally bear witness to the fact that the changed hair colour and style at a dizzying pace, fixing
rise to a role like this is not always simple for a woman. In 1978 Mina withdrew from the scene, rejecting vis- it in glamorously anti-gravitational constructions. Her
But too many empty words are said about the subject”. ibility at all costs for a more personal form of icon- clothes became long, dramatic and flowing, or short,
Cliché apart, as a woman – the first to lead the fash- oclasm. In doing so, she radically and subversively brazenly short. Mina wore Walter Albini and Mila
ion house since its foundation – Clare Waight Keller shunned the supreme law of showbiz society: you’re Schön – pure avant-garde for those years. She was no
works on an idea of femininity that is real, concrete, in it only if you’re in the limelight, and preferably in longer a person, but a personality. Distant but warm,
not the result of some idealisation. “The relationship constant streaming. Since then, Mina has been dis- statuary but not fake, her down-to-earth sophistica-
with what I create is intimate and personal, because I tilled to an immaterial yet powerful presence, a bit tion rendered her unique, ultimately bringing her
can try out everything myself. I am the client to whom like the nymph Echo. Not much remains, except for closer to the public. She was real and understandable,
I address”. That is, a woman who does not fit into a her unmistakable and unforgettable voice, her record not some ethereal alien entity.
defined age target, but who has a clear personality ac- covers bristling with multiple perspectives like a ba- Working by themes and variations, she consolidated
cording with the female complexity that characterises roque mise-en-scène, and the unwelcome paparazzi her iconic status forever, encompassing all that’s sa-
her, capable of stitching together delicacy and rigour, snaps that have often caused embarrassment. Then cred in the process. Personally, I admire her most in
essentiality and frivolity in an incisive and gentle way again, anyone might be embarrassed if caught by sur- the period of the ‘Milleluci’ variety TV show, which
of being. It is the contrast, dramatic without baroque prise dashing out to the shops wearing the first thing she presented with Raffaella Carrà: short platinum
flourishes, between the masculine precision of tailor- that fell out of the wardrobe, what’s more in a less- blonde hair, a flower on her neck, and white satin
ing and the feminine softness of a gentle focus to de- than-trendy place like Lugano. Hers was the choice dresses brushing the floor dreamily. It was a short-cir-
fine the wardrobe, always marked with noir touches of a genuine diva. And she’s stuck to it with indomita- cuit of 1930s comedy films and disco fever that could
and sensations, with a subtle frisson of danger: the ble stubbornness and admirable stoicism, despite the only have happened in Italy in 1974.
latex that flickers in and out of sight on a trench coat, endless pressure, intrusions and ambushes seeking to Her big sunglasses and headscarves off the scene were
the coat of a spy in disguise. “The spirit of this maison show the world what the star looks like nowadays. also unforgettable. Black steadily became her only
is complex”, continues Clare, who with her oversized Whether revealing or concealing herself, Mina is chromatic choice – an absolute that led her to fade in-
white T-shirt tucked into her pencil-cut skirt herself resolutely in charge of her image. Today she shows to the Olympus of inaccessible myths. Mina has been,
epitomises the contrasts that she pursues stylistically. herself in dribs and drabs, wrapped up in ultrahigh and still is, the Italian diva, with everything big and
“Certainly the close relationship between Hubert de black turtlenecks, somewhere between a nun and the small that the formula entails. Many people have im-
Givenchy and Audrey Hepburn has created a dura- witch in Snow White, with her tinted Ray Bans and a itated her, and continue to do so, but she’s still there,
ble and still valid archetype, but there is also another: long, nuanced braided ponytail. She has chosen the solitary and original. Elusive and ultra-feminine, with-
architectural lines, an inventive use of metal in dec- mysterious immovability of her austere dress code, the out eyebrows. • (Trad. Antony Bowden)
orations, a special verve in combining pieces. This is monastic and standoffish allure of the priestess of bel original text page 218
also a universe where the masculine and the feminine canto. In the old days, she used to change her hair,
naturally hold a dialogue, which is why my fashion make-up and clothes at every turn, foreshadowing the
shows unite both collections. Elegance is the key to strikingly pervasive force of a look that left folks daz- by Luigi Murenu - Photographer
everything.” In a scenario dominated by the perver- zled and admiring. interview by BEATRICE ZAMPONI
sion of artistic ugliness and in the general loosening In the provincial and carefree Italy of the boom years,
of rules, prescriptions and protocols, the mention of and in the thoughtful and slightly less provincial Italy Luigi Murenu, together with Iango Henzi, conceived
elegance, of the most typical old school type, actually of ’68 (ensuing protests included), Mina Mazzini was one of the covers of this issue, portraying Gisele
has a seditious effect. It is a paradoxically progressive, an authentic style icon. She was the Tigre of Cremona, Bündchen with a striking resemblance to Mina. In

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E N G L I S H T E XTS

the feature he draws on his experience as a hairstylist with innate elegance. – she was born a woman. Even as a rebel, she never
to pay tribute to the star, reinterpreting her through Why is she an icon? followed the trend of wanting to appear young at all
some models of today. Because she bound herself to a sense of mystery that costs, or acting like a girl. Back in the ’60s there was
What did you want to portray with this cover? immortalised her. She’s the real diva. When she disap- already an adult sophistication about her presence and
We were searching for the essence of Mina, a sensual peared she took her creativity with her – an exception- look.
but ironic woman who has inspired the dreams of mil- al voice that has never stopped moving people. And She has alternated her intense feminine sensuality
lions of people with her intense emotivity. by disappearing she was able to preserve an absolutely with a masculine vein. She’s even had herself photo-
Why Gisele? perfect image of herself. Not even Marlene Dietrich graphed with a man’s body and a beard.
We needed a special awareness and maturity, some- managed that. In the late ’70s there were very androgynous refer-
thing that goes beyond charisma to encompass a cer- What does she represent today? ences in fashion, too. Women were taking possession
tain sensitivity. We chose her because she has fantastic A woman who has always taken risks. It’s a wonderful of men’s wardrobe. It was also the period of Armani
intuition. Gisele is far more than a model; she really message to spread, and not just to women. She’s been with the working woman. Mina interpreted this phe-
is an actress. a great inspiration to me in my personal choices, too. • nomenon brilliantly, not only with her various trans-
How did it go? (Trad. Antony Bowden) formations, but also with her physical characteristics.
We showed her some videos of Mina’s songs such as original text page 243 She was tall, with broad shoulders and a strong poise.
‘Ancora, ancora, ancora’ and ‘Non gioco più’, where Certainly not a fragile woman.
Mina looks almost bored with downturned eyes. Gise- There are many versions of Mina. Which is your fa-
le got into the part with surprising spontaneity. She by Stefano Tonchi – Editor in vourite?
really captured the essence of Mina, the expressions of chief of ‘W’ I like Mina in the ’70s from the ‘Canzonissima’ mu-
her mouth and eyes, her hand movements. interview by BEATRICE ZAMPONI sical variety show. She had such a womanly impact,
What do they have in common? almost aggressive. By then she’d come through the
Diversity. They both have an atypical beauty with Stefano Tonchi, editor-in-chief of ‘W’ magazine in the ’60s phase when she was still finding herself, and she
strong but extremely elegant features. Gisele is a tom- USA, describes how Mina – the Tiger of Cremona – even appeared on the scene talking publicly about
boy in her daily life, almost the opposite of the sensual landed in America. her life, her love affairs and sexuality, her victories
image she projects. In a similar way, part of Mina’s “The ’60s and ’70s were Mina’s golden age. It was also and defeats.
sensuality is tied to a very powerful masculine energy. Italy’s heyday, when the country was exporting itself She’s had an unconventional private life, too. The
We worked on their peculiarity and eccentricity, sub- and its image via fashion, design and music. Mina’s press bitterly criticised her when she had a child with
limating it into pure beauty. arrival in America represented the cutting edge of Ita- a married man, but the public never stopped support-
Hairstyling plays an essential role in this set. ly’s ascendancy as a producer of top-quality, desirable ing her. Do you think her liberal attitude has contrib-
Definitely. We gave her various looks, with her hair things. Today we still have the immense iconograph- uted to her popularity?
down in a flowing, ultra-feminine style, but also with ic value of Mina’s amazing personality, even if she’s In Mina there was certainly a correspondence be-
a petite head and her hair tightly tied back, like Mina mainly known to an elite.” tween her public and private image, and that always
at her most androgynous and aggressive. For my part What makes Mina a style icon? won people over. You could empathise with her. Then,
there was a profound reworking of Mina’s hairstyles, She has always managed to grasp and anticipate the in the late ’70s, she decided to stop revealing anything
where I studied and deconstructed them. I didn’t want spirit of the times. Her incredibly diverse looks have of her private life and disappeared from the scene.
any brushes or lacquer, because there had to be an el- always been daring and bold, a step ahead. For a public figure, giving up your image is one of
ement of naturalness that would make her real, like in Her record covers captured and epitomised every the most powerful choices you can make. In this sense
a film. trend, from obsessions with the body to manipulations Mina was absolutely revolutionary.
What was your idea for the story inside the maga- of the image. Her blurred and faded covers were also Would it be possible today?
zine? ultramodern for the time. She became a reflection of You might be able to hide behind various personalities
It takes a more conceptual approach. We focused on society, donning a different style and appearance on and avoid ever showing your real self, like Mina did
Mina’s greatest record covers, which we think are by every occasion. with her record covers where she practically dissolved
far the most iconic in the whole music business. Mina In Italy in the 1960s, Mina introduced a new kind into her own constantly changing image. But I think
established a language, and she constructed a charac- of woman… it’s absolutely impossible to repeat the legend of Mi-
ter even when she was off the scene. In this sense she’s She offered a female image that was practically non- na. • (Trad. Antony Bowden)
absolutely unique. We worked with various models: existent: independent and very in charge. Unsurpris- original text page 244
there’s the androgynous Mina, the quirky Mina, the ingly she was at the centre of many controversies, and
strong Mina, right through to the totally bald and al- for a while she was even banished from Italy’s public
ien Mina. It was a really demanding and complicated broadcaster Rai because of her moral stances. She be- by Giovanna Battaglia
production. came a symbol of civil rights for all minority groups, Engelbert - Fashion Editor
Mina has been a mutant, an outstanding quick- from women to homosexuals. interview by BEATRICE ZAMPONI
change artist. And she involved her whole persona She’s always had an unconventional beauty, starting
and body in this game. with her body. She was disproportionately tall for the “When I was little, my mother used to sing her songs
She gave us a 360-degree vision of beauty, developing period, with strong features, white skin and a constel- at the top of her lungs. You might say I grew up on
it in a completely new and different way every time. lation of moles. How would you describe her? bread, Mina, and imagination”.
She’s always gone against the grain – and against I’d say Mina has a classical Graeco-Roman beauty, al- Giovanna Battaglia, creative director, fashion editor
common sense – without ever following any rules. most Junoesque, but at the same time Mediterranean. and tireless party girl, explains why she considers
A true nonconformist, she has epitomised diversity What sets her apart for me is her precocious maturity Mina an icon of style. “She’s always been different:

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strong, complex, yet also simple. In her songs, she Someone like Adele could pull it off. In my philoso- If Mina visited Iceland, where would you take her to
speaks the universal language of love, and this is what phy, quality always pays off. • (Trad. Lcc) sing ‘Il cielo in una stanza’?
brought her close to the public even though she’s not original text page 249 I’d go to a place called ‘the singing cave’ (Snæfellsnes),
a very accessible person. She’s not just a well-dressed, at the foot of the glacier, where Jules Verne set the
well-groomed woman, but the whole package, unique beginning of his book ‘Journey to the Centre of the
for her combination of ultra-style and ultra-vitality”. by Ragnar Kjartansson – Artist Earth’. The acoustics are perfect and there’s a strong
In what ways do you consider her a contemporary interview by FRANCESCO BONAMI connection with solitude. I think she’d like it.
beauty? When did you get to know her music?
In her being atypical, which makes her all the more Who would have guessed that one of Mina’s songs I had a friend who was studying in Bologna, and when
au courant in terms of the aesthetic canons of today, would be the subject of a contemporary art perfor- he returned to Reykjavík he played Mina’s compila-
which are calibrated on a beauty that doesn’t conform mance, then become a work of art, and end up in the tions full blast at our parties. The song that hooked
to the norm. Her modernity was to accept, and accen- collection of a museum? Last February, the National me was ‘Se telefonando’. I remember us listening to it
tuate, her own diversity. Museum of Wales in Cardiff purchased a work from over and over again completely drunk. Her voice and
Who could play Mina today? the Icelandic artist Ragnar Kjartansson (1976), con- the way she presents herself has always stuck in my
Maybe Lady Gaga in a film, both for her facial fea- sisting of seven musicians who played the song ‘Il cie- mind. She’s had an incredible influence on my work. •
tures and her voice. lo in una stanza’ on an 18th-century organ. During (Trad. Antony Bowden)
Mina is a chameleon who has created countless ver- the eight-week performance, it’s estimated that the original text page 253
sions of herself. Which is your favorite? famous song was played over 3,000 times by the or-
She’s wearing a long, very dramatic and glamorous ganists, who also sang the lyrics. Kjartansson consid-
evening dress, never a vulgar look, with serious eyes ers the song to be Italy’s national anthem of love. But by Fulvia Farolfi – Make-up
and hair. not only. Seeing as the lyrics describe a de-structured Artist
Have you ever taken inspiration from Mina for one room – where the walls become an infinite forest and interview by BEATRICE ZAMPONI
of your own outfits? the ceiling vanishes to become the sky – the artist be-
For a Met Ball in New York. I had Marni make me lieves that, in times such as these, the song is also an “Stefano Anselmo, my maestro, was Mina’s makeup
a very long embroidered gown, the hairstyle was anthem urging people to overcome boundaries, barri- artist since the ’70s. They worked together for thirty
straight out of the ’60s: tied back, extremely teased out ers and frontiers. years, bringing to life those crazy visions that became
into a sort of raised hood. And then, of course, the in- Which do you prefer: ‘Il cielo in una stanza’ sung by Mina’s album covers. He and the photographer Mau-
evitable big, ultra-defined eyes. On another occasion I Mina or by Gino Paoli? ro Balletti produced books on Mina, reaching levels of
was inspired by the album ‘Ridi pagliaccio’, where her Well, it’s a question of choosing between two equally creativity, construction, and deconstruction of make-
hair is up, but in a mega top knot, almost like a braided exceptional things. But if I have to be totally honest, up that were absolutely disruptive”.
tower, very high, with a massive embroidered cage. I maybe I’d choose Gino’s less-known version, where Fulvia Farolfi, one of the most famous international
reproduced that same crazy hairstyle. there’s just an organ and his voice. It’s heavenly stuff. makeup artists, remembers her master’s work with
Have you ever used the Mina ethos for one of your But the first time I heard the song it was sung by Mi- Mina. “She was well ahead of her time and totally fear-
shoots as a fashion editor? na. It’s a fantastic rendition. It’s got the glamour of ‘La less. A woman capable of taking on looks that others
Having a passion for those years, Mina has always Dolce Vita’ splattered all over it, both in the arrange- would never have dared. Her audacity makes her an
been very present in my imagination. I once did a ments and the way she pronounces the lyrics with that icon, just like her ability to experiment”.
fun spread for Vogue Japan: a ’70s-style party set in a wonderful mouth of hers. She’s sensual when she sings Distinctive trait of makeup?
Frank Lloyd Wright house in Los Angeles, where one it, with her black silk dress and a Martini, while Gino’s Shave the eyebrows to raise the whole eye, but with-
woman, inspired by Mina, very sophisticated, stood version is sweeter and more sentimental. out repainting them like Loren and Taylor did, leaving
out among all the other guests. Why do you think this song is so contemporary? them bare. And then, of course, the enormous falling
Do you remember particularly extreme looks? It’s a song with many layers of brilliance. The lyrics eye that descended towards the temple and down be-
In an episode of ‘Canzonissima’ in 1968 she wore a are sexually neutral, so it works for any kind of love. low the cheekbone; an authentic Mina signature.
dress with wide black and white stripes, very dramat- There’s no sign of paternalism or chauvinism. Plus Her thousand variations on the darkened eye recalled
ic makeup, large hoop earrings, and a headband. An there’s this aspect about the transformation of space. the theatricality and sometimes even the disquietude
almost exotic look. Insane palazzo pants completely My work – the good old visual arts – has always been of women like the Marchesa Casati or the silent film
covered with ostrich feathers, a duet with Raffaella about transforming space. I like the idea that a sudden actress Francesca Bertini. What do you think?
Carrà where Mina towers over the tiny Carrà. There impulse of love can change a space and the architec- All daring women who understood how much extend-
are so many... ture of a place. The song is so contemporary because ing makeup downwards could widen the eye and make
How is Mina perceived in America? still today it reminds us that falling in love is always it deeply expressive. Mina’s makeup is clearly not the
In the upper echelons of the fashion world she is well one of the most extraordinary things in our lives, no unkempt black of Peter Lindbergh’s style, but perfect
known. Just think of Steven Meisel’s countless covers matter how fleeting that sensation is. Love is nour- and absolutely three-dimensional, full of many points
inspired by her. If American culture has had the op- ished by the imagination, and love can even let us read of light and shadow. She could widen the eye by as
portunity to know her, even if indirectly, it’s thanks to something that’s written on the most distant star in much as 1/5.
him. Otherwise, she’s not very famous at all. the universe. What particular techniques were used at the time?
Would it be possible for a young artist today to disap- Is there another artist who can be compared to Mina? Unfortunately, many of them have disappeared, start-
pear like Mina did? My fellow Icelander Björk is the first person who ing with the simplest ones such as sharpening a pencil.
In my opinion, yes. Daft Punk, who no one has ev- springs to mind, with her great independence and Back then they were only made of wood and sharp-
er seen, are a true legend. It all depends on talent. courageous decisions. ened with a knife, which allowed you to get a very thin

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and squared-off point, and therefore an absolutely slightly languid Mina. I like her androgynous side curly, or straight, it was an absolute transformation, to
precise line. Not anymore. less, I’ve never enjoyed working on the caricatured, the point where it’s hard to accept that it’s the same
How would you describe Mina’s physical presence? extreme aspect of a subject. I like to portray women in person. A face with classic features, always interpreted
She comes from a well-off family and this translates private moments. in a totally innovative way.
into a certain way of presenting herself; her elegance, Has Mina ever been an inspiration for one of your As a casting director, how did you choose the girls for
the way she moves her body, the graceful gestures of shoots? this issue?
her hands, everything was of a non-canonical beauty. I did a spread several years ago with Natasha Poly, she It was always clear to me that I had to go with self-
A bit eccentric but extremely elegant. As for makeup, was beautiful but too artificial. Today I would focus aware models, fully conscious of their beauty. Only
she was never banal, yet never excessive either. It’s im- completely on another kind of energy; I like to look those who know themselves are confident with their
possible to find a single superfluous detail. I would call for a woman’s heart, that which lies deep inside. I find own identity, they’re truly free, ready to embrace
it innate elegance. the theatrical and dramatic femme easier to do in a change and the possibility of radical transformation.
In an old article, Natalia Aspesi praises the lunar lu- way, even if Meisel is the only one who does it well. An example?
minosity of Mina’s skin compared to the cheap tan Why did Mina become a style icon? Maria Carla, an absolutely versatile woman who
that was coming into fashion... She has a charismatic charm: the way she moves her throughout her career has never been afraid to change
She has always had exceptional skin, with a unique body and waves her hands hypnotically. I’ve always or disappoint the public by presenting an image of
whiteness and luminescence, which helped to create been enchanted by her height, by the line of her body. herself that is different every time: from a brunette
her highly sophisticated allure. As for makeup, I don’t I have one particular photo branded into my brain: with long hair to a blonde with a buzz cut. She was
think it ever went on stage without it, otherwise it she’s wearing very extravagant trousers that made her also chosen, along with Carla Bruni, as the Italian
would have been impossible to obtain all those extrav- unsettling silhouette stand out. A marvelous, sinuous supermodel to pay homage to Mina. Two women of
agant shades of eyeshadows. body, a real woman. And then her gaze, that deep gaze, great charisma, who I knew would be able to interpret
Why is her beauty still relevant today? truly incomparable. Mina from the inside out.
It’s like seeing a photo by Avedon or Marella Agnelli: What would be your criteria in choosing a girl to in- Your favorite Mina?
they’re classics, there’s never anything out of place. In terpret her? The Mina from the TV show ‘Milleluci’; the duets
this sense she was unique and perfect. I certainly wouldn’t go for banal physical resemblance. with Carrà were sensational. She was always especially
Among contemporary women, who looks like her or I wouldn’t look for a clone and then risk getting on- visionary with makeup, a decade ahead of anyone who
could interpret her? ly a poor copy. I would focus instead on a character, working in TV in those years. I also remember the live
In terms of charisma, Tilda Swinton. Meryl Streep a quintessential woman. The choices could be very shows at the Bussola, where she had an almost shock-
for her rather similar facial proportions. Maybe even different; it would of course depend on which of the ing sensuality and power.
Stella Tennant. Mina has a presence that prevails over infinite versions of Mina I want to portray. Mina’s physique was rather out of scale for her time.
everything: when she appeared, you weren’t looking In your experience, how is she perceived abroad? She’s very tall, almost 6 feet.
at the makeup, hair or outfit, but at her as a whole. A In the United States she’s not very well known; in Eu- That’s true. Up to that point, women on television
character impossible to replicate. • (Trad. Lcc) rope she is. And also in South America, in countries didn’t have the proportions of mannequins, they were
original text page 258 like Brazil, where she’s also a gay icon. very petite. She managed to transform her body from
Would it be possible today to disappear from the pub- one gig to another despite her measurements: from
lic eye like Mina did? the long silhouettes of the gowns she wore to the way
by George Cortina – Fashion Impossible. Today we have an excessive need to see she played with the waistline, everything was perfectly
Editor really everything about an artist, preferably live. • calibrated.
interview by BEATRICE ZAMPONI (Trad. Lcc) Why did she become an icon?
original text page 268 Because she never relented; her drive to reinvent her-
“I think that Mina’s transformation has always served self was unstoppable. Other artists like Barbra Stre-
to protect her private, intimate life. She used it as a isand or Liza Minnelli at some point began to copy
screen. And in fact, the most interesting Mina is the by Piergiorgio Del Moro – themselves; Mina didn’t, and in that she was unique.
one hidden behind the veil of the public figure. It’s Vogue Italia Casting Director And then there was her decision to disappear from
no coincidence that the image of her I love most is a interview by BEATRICE ZAMPONI the public eye. Despite her absence, she became even
candid press photo, a stolen moment. Like Marilyn, more famous. That’s a true star.
whose most beautiful portraits are the personal shots Casting director of Vogue Italia Piergiorgio Del Moro Would that be possible today?
taken by Milton Greene or Avedon”. Fashion editor talks about how often, even today, one finds stylistic In my opinion, it would be the most intelligent choice
George Cortina talks about a passion for a Mina far references that can be traced back to Mina: physical for many artists. She had the power and the strength
removed from the public image: “I’ve always won- type, makeup, hair, costumes. “This happens not only to say enough, I’ve expressed the best of myself, I quit.
dered who Mina was in the evening, when she came in Italy, where people worship her, but in other coun- It’s the greatest move an artist can make. She was
home and took off her makeup after singing and tries where she’s virtually unknown. She was able to never even tempted to come back, and that made her
dancing. I imagine her completely different from the create such powerful aesthetic trends that they’re im- number one.
exuberant character she presented in public, a tender, itated all over the world, independently of who she is, Who could play Mina today?
almost docile and deeply feminine woman. I’d like making her an all-purpose fashion archetype”. Earlier I mentioned Madonna or Lady Gaga, who,
to show what, in my mind, she jealously kept only How would you describe her in aesthetic terms? like Mina, have always known how to transform them-
for herself”. She has a profoundly ductile beauty. She was able to selves and, by doing so, manage their own careers re-
Which version of Mina do you find most interesting? change continuously, as only Madonna and Lady Ga- ally well.
When she’s not too elaborately constructed, a softer, ga were able to do. Whether her hair was long, short, What will remain of her?

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Her voice and her eyes. She succeeded in burning her generous and delightful in her relations with the edi- Balletti to take some shots of her (he didn’t have a
image into Italian culture. Other women sometimes torial office. I think she still sends a Christmas flower camera), thereby launching a body of work that has
try to become someone else, they borrow references every year to the colleague who managed her mail. influenced not only the taste of Italians, but has also
without thinking about who they really are, in their As I’ve told many sceptics, she did all her own writing. had an international impact. And created a new canon,
body and in their identity. Not only did Mina totally Sometimes I’d phone her for an article and receive it ahead of its time, in an artistic partnership that Mauro
accept her aesthetic type, but through her transfor- 15 minutes later. I don’t think I’ve ever had a more Balletti, during a long interview, defines as “a relation-
mations she tried to complete it, interpreting it each reliable and thorough contributor. She’d ask how long ship of love, born before I even knew her”. And an
time in a new and different way. She really knew how the article had to be, “spaces included”, and she apol- “iconographic representation of her mind”.
to play with her beauty. • (Trad. Lcc) ogised if she overshot by 10 characters. She noticed
original text page 278 if you switched a couple of letters around, or if you The rare courage of one’s convictions.
deleted a word, because she had total command of her “When we first met”, Balletti tells, “Mina knew I
writing and composition. She said her absolute cor- could draw. ‘Why don’t you take some pictures of
In those pages, she added a rectness of language was thanks to an old teacher of me?’ She saw what I didn’t yet know I could do. A few
pinch of herself every time hers. If ‘The New Yorker’ is the last magazine to use a months later, in 1973, we already had our first cover,
by LUCA DINI diaeresis in the diphthong rëelection, Mina was perhaps ‘Frutta e verdura/Amanti di valore’, the one with the
the only journalist in the history of ‘Vanity Fair’ to cigar. When I look at the proof sheets now, I realize
It wasn’t my idea. The first issue of ‘Vanity Fair’ still use a circumflex accent in the sentence un uomo di sani that there were no bad photos. The real discovery,
had to come out on newsstands. I was assistant editor, principî (“a man of sound principles”). however, was that she knows immediately when the
and I had the job of finding someone really special “We’ve said it all,” she wrote in February 2015, bid- photo is right. Not many subjects are capable of this.
who could author an advice column, and my wife had ding farewell to her readers after 12 years. “You’ve She can sense when the light and the shot are right,
a flash of inspiration: “Mina.” I wrote her a long and told me everything and I’ve gone beyond my nature, whether the desired meaning had been captured.
slightly sentimental letter, which must have touched saying even more than I should have. We’ve said it all, Luckily I had a bit of practice behind me: a passion
her because a few days later my phone rang and I my friends, and for this reason it can end here.” But, for painting, and years of film forums with my father.
heard Mina’s unmistakable voice say two words that especially where Mina is concerned, what also matter I am in tune with her vison, but she’s the one whose
I couldn’t match to her tone: ‘It’s Mazzini.’ I think are the silences, the pauses and the things left unsaid. name went on the cover: she always chose the final
that’s how she introduces herself to everyone on first Spaces included. • (Trad. Antony Bowden) print, and with a true understanding of imagery, cin-
contact. Lacking the egocentrism to announce herself original text page 288 ema, literature, theater. Creativity was instantaneous,
with the name we all know her by, she uses her sur- as were her choices. That’s what happened with the
name that nobody remembers. She told me: “I don’t cigar, and with a courageously blurry 1975 cover for
know how to do your job (which wasn’t true but it by Mauro Balletti – the album ‘La Mina’, one of my favorites. They were
wasn’t a lie either, because she said it with sincere hu- Photographer and Painter shooting a film, she was singing. She instantly chose
mility), but I do like writing very much.” interview by MICHELE NERI it, without mediation, just as it was. A rational person
That’s how it all started. In her first week, she dedicat- would never have chosen that shot. It’s crazy, if you
ed a poem by Borges to a kleptomaniac of books; she Entering the large white studio-loft of Milanese pho- think about what control freaks subjects can be. It’s
offered a couple feuding over politics a reflection on tographer and painter Mauro Balletti, housed in an always been like that: choosing things outside the can-
the divisive power of Berlusconi, which she likened to austere late 19th-century school in the south of Milan ons of the moment”.
the “physical and almost metaphysical confrontation and recently converted to residential use, one has the
between fans of Juventus and Inter Milan”; she ad- feeling of being face-to-face with the only authorized 1978, the turning point.
vised an unfaithful wife to tell her husband the truth; emissary, the singular spokesman (although they are The number 8 recurs throughout Mina’s career. She
she told Claudia – who was plagued by annoying calls images) of a beloved national icon who for decades debuted at the Bussola in 1958; her first live album
from her partner’s ex-wife – that she should answer has been hiding in some far corner of the galaxy. This came out in ’68; August 23 of 1978 marked her defin-
the phone saying, “Halloo please, who be speaking?”; is why, reflecting on the decades-long relationship itive exit from the scene; in 1998 she did her first al-
and to Carla, who was concerned about her daughter’s between Balletti and Mina, a twin star appears, two bum with Celentano (‘Mina Celentano’); in 2018 she
Senegalese boyfriend, she suggested watching ‘Guess celestial bodies orbiting around each other, emitting celebrated 60 years in the business; and today Mina
Who’s Coming to Dinner’ again. a signal that makes it difficult to distinguish which Mazzini (Quaini since marrying Eugenio Quaini in
Not long after I became editor-in-chief, Mina’s as- of the two it comes from, and that in this case con- 2006) is 78 years old.
sistant Katherine called to say we had to change the stitutes the richest and most transgressive series of “The years leading up to 1978 were tough”, Balletti
name on the contract from “Mina Mazzini” to “Mina album covers in the history of music. A hundred or tells. She was omnipresent, I followed her and photo-
Quaini”. That’s how we found out she’d got married. so, with very rare exceptions the only stage on which graphed her as Mina. Then, after her ‘retirement’, it
When I asked her if we could publish the news, she Mina has appeared since retiring from the scene in was no longer a matter of photographing her real ap-
laughed: “If you really haven’t got anything better 1978, delegating her aesthetic and visual message to pearance, but a constructed appearance, carefully craft-
to print.” But it made her happy. She wrote about the photographer, transforming her face into a screen ed and shared with love and respect. I didn’t realize the
everything except herself – family relationships, pol- on which to project a bonus track. extent of my responsibility at the time. If I succeeded, it
itics, music, TV, anolini pasta in chicken broth, how From this collaboration, a rare case of a portraitist was because we have the same values with regard to the
good Chiara Galiazzo was on ‘X Factor’ – but she dedicated to a single subject – another example being most important things in life, not just album covers”.
added a pinch of herself and a touch of nostalgia every Man Ray and Kiki de Montparnasse -, born in 1972
time. She used to have us describe the gift packages from an intuition of the singer who, during a shoot What was it that connected you to her?
sent into the magazine from her admirers. She was for a commercial for Tassoni, asked the 19-year-old “Perhaps the fact that we are both people who

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experienced our own loneliness in a profound way. (1991), the Mona Lisa on the cover of ‘Olio’ (1999)...”. how to move her tongue and mouth, how much to
Plus a special empathy”. open or close it. So it was my knowledge of Mina’s
If you look at them all in a row, the covers (two or physical morphology, but also her mental morphol-
What does Mina expect from an album cover? three every year, some the result of the collaboration ogy. Now the avatar exists and you can do whatever
“That it astounds, and the first to be astounded has to with Gianni Ronco) give the idea of a superheroine you want with it”.
be her. She is astonishment personified”. who travels through time. There is a Mina for every The lifelike-ness of the technological hybrid emerg-
superpower (Spice Girls? Other girl bands?). Many es disturbingly from the cover of ‘Maeba’, the album
The instinct of surprise. stars now turn to the superhuman to transcend the released this year.
If there’s a reason for the vast influence exerted by physical dimension. Mina did it earlier, with natural
Mina’s aesthetic choices of Mina, it lies in her natural, means. How to describe an absence.
not strategic predisposition to astound; the pleasure To learn more about all the hybrids produced by this To describe the magic of Mina, Balletti talks about the
she takes in representations of herself that challenge collaboration, there’s a documentary from 2016 by effect she exerts on the molecules of the air surround-
expectations. In some cases, it could be called a taste Sky Arte entitled ‘Tra le immagini di Mina – L’arte di ing her. But humor and research are also important.
for scandal. Mauro Balletti’. For ‘Le Migliori’, the 2016 album with Celentano, she
“With the two volumes of ‘Salomè’ from the early was inspired by “photos of the madmen admitted to a
’80s, where she’s shown with Leonardo’s beard, there A passion for technology. psychiatric hospital in the 1920s”, then by the Ameri-
were those who said that she’d gone mad”, Balletti They have worked together through decades of tech- can street life photographer, Ari Seth Cohen.
tells. “The image of the bodybuilder on the cover of nical evolution, in both the shooting and the manipu-
‘Rane supreme’ of 1987 generated quite a scandal. lation of images. They anticipated the times, creating For the video of the single ‘Volevo scriverti da tanto’,
I found the naked muscular guy in a gym near my surreal cross-overs, like the cover of ‘Canarino mann- from ‘Maeba’, you experimented with the lettering
home at the last minute, then I made the photomon- aro’ of 1994, where Balletti combined a frame from a technique. And in the future?
tage with the masked face. The scandal it provoked VHS cassette with an 18th-century print. All done by “We’ll keep looking outside the box and focusing on
was anything but deliberate. Madonna’s nudes were hand, without technology. the fact that human iconography is always a play on
intentionally scandalous; with Mina, we’re still with- “We were the first to create a cover with a digital itself. Perhaps we’ll discover a new color, or a material
in the confines of astonishment. And the greats, even image, ‘Sorelle Lumière’, in 1992, with a Mac, when that no one has ever used”.
in photomontages, reworked, contaminated, remain it would take seven minutes to save a 30-megabyte
faithful to themselves”. image and we’d go out for coffee. In 2001 we blew When you think back to your first meeting?
out the internet connections of the time by posting “I had a sort of premonition, a prenatal telepathy. It
The face, the most beautiful canvas. the video ‘Mina in studio’ online. I’m not nostalgic was the confirmation of what I already knew”.
“Mina was the first to work on her own face”, Balletti as a photographer, but she has always been the one
explains. “There are precedents, like Louise Brooks, looking forward. And it’s rare in the Italian musical Has Mina ever taken a photo of you?
but she only invented one look. Or Brigitte Bardot. world, where the temptation becomes more and more “A couple of times. She has a good eye. And no, I don’t
As early as the ’60s, Mina would go through at least towards looking back, towards revival”. know where they are”, he responds, looking around
twenty hairstyles and makeup looks in a single year. the room, the walls covered in his large-scale drawings
Then came Nina Hagen, who inspired many with Where does Mina’s passion for the new come from? in pastel and ink in which there often appears, half
her look. And after her, Madonna, who knew how to “Perhaps it’s the velocity of her mind. She has a mem- hidden, the face of the singer.
emulate the icons that had preceded her, from Garbo ory and brain like Leonardo, a desire to know her
to Dietrich. At that point, it was fashion that deter- own intelligence, to make connections. Even after we What do you think of the image of a twin star?
mined the transformations; they came from the out- started using technology, one thing never changed: “She is the sun. I am a little star. The sun knew how
side. With Mina, everything comes naturally from her speed. That’s a wrap!”. to use the star, and looked upon it with love and at-
her, fashion included. tention”.
Mina’s first rebirth was in 1964-1965, when she took From the darkroom to the avatar.
off her eyebrows. It was the beginning of the trans- At this year’s Sanremo Festival, Mina ‘appeared’ in the The cover of this issue
formation of the face into a video game, which later form of an avatar, a 3D hologram. This, too, was the For the image on the cover, Balletti created what he
became a passion”. work of Balletti. A preview had already appeared on calls one of his ‘Frankensteins’.
the cover of ‘Piccolino’ (2011), made by Gianni Ron- “Starting from one of my unpublished photos of Mi-
What is the secret of that face? co. na, I wanted to pay homage to the splendid photo-
“The eyes. Those eyes full of crazy intelligence, like “I myself was amazed by the result. I didn’t think I graph by Erwin Blumenfeld of a model with lipstick,
all the greats. Picasso, Fellini, Callas... Eyes that trans- could do everything without her, but instead we rec- eyeliner and a mole: a surprising portrait that recalls
mit the passion of art, which passes through the gaze, reated the emotional range of her gaze: astonished, the posters of the Belle Époque (featured on the cover
liberating it with a savage force”. sad, startled. I designed it, then the avatar was built of Vogue America in 1950, ed.). So I created a ‘Frank-
in a Roman studio. The eyes are so alive, disturbing, enstein’, one of my aesthetic operations that arise
Artistic contamination. magical. I had been reading up before and found the when I realize, for example, that the best mouth for an
“Thanks in part to its classicism, her face lends itself film ‘The Curious Case of Benjamin Button’ to be image is found in another photo. Here, I removed the
as a canvas for many experiments with art; a unique useful. From my photos, the technician made the nose, with the help of Stefano Anselmo, the makeup
and multifaceted face, like her vocal ability. This is the shell, but I have to say, if the reproduction of the lip artist who has always worked with me. This image,
source of the Picasso cover of ‘Ti conosco mascherina’ movement is convincing, it’s because I know how she too, was approved by Mina”.• (Trad. Lcc)
(1990), the body inspired by Botero for ‘Caterpillar’ moves them in reality. I told the model in the studio original text page 304

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O ROSC O P O

Ottobre Con Venere e Giove nello Scorpione, i SEGNI D’ACQUA


sono molto amati dalle geometrie celesti. SENTIMENTI
e FANTASIE possono esprimersi senza difficoltà, con
naturalezza. Il Cancro condisce l’amore con l’immaginazione.
Lo Scorpione diventa più morbido, accantona le tensioni.
I Pesci non mostrano timidezze, ma una sorprendente audacia.

di MARCO PESATORI

Aria Fuoco Acqua Terra


Acquario | Gemelli Ariete | Leone Cancro | Scorpione Toro | Vergine
Bilancia Sagittario Pesci Capricorno

Acquario Sapete cogliere l’attimo. Ariete Un Marte tonico vi spinge Cancro Venere e Giove tolgono Toro Venere opposta. Scalpitate,
Irrompete quando tutti pensavano all’azione. Non dovete chiedere il alle rose le spine e al cielo le nuvo- fate il diavolo a quattro, non cono-
che ve ne eravate andate. Conqui- permesso allo psicanalista. In amo- le. Nessun impedimento a lasciare scete pazienza e tranquillità. Forse
state l’obiettivo spiazzando tutti. re vi concedete l’ingenuità. Quan- andare alcune cose, soffermando- più irrequiete siete ancora più af-
Ritrovate il gusto di tener dietro le do vi perdete, di voi emerge la dol- si su profumi e colori e liberando fascinanti, sensuali. La mente è in
rivali. Non dimenticatevi però cosa cezza sorprendente. La grinta non così emozioni che alleggeriscono subbuglio, si confonde. Anche il
dentro di voi chiede attenzione. Il manca. Le nate in marzo soffrono il cuore. L’amore esprime, con la senso di realtà lascia il posto a sen-
bisogno di affetto e di calore non va di forme di balbettio sentimentale. dolcezza, anche la potenza di una sazioni sospese, trasognate.
lasciato senza risposta. sensualità inebriante e immediata.
Leone Check-point. Può rendersi Vergine Finalmente raccogliete
Gemelli Sempre in anticipo sul necessaria una verifica di strategie Scorpione Non avete più paura di ciò che avete seminato. Ricchez-
tempo. Prima che gli dei facciano e alleanze. Rivedere con scrupolo essere sincere e chiare fino in fon- za e conquiste nel lavoro o nella
apparire qualcosa, l’avete immagi- certe geografie. Se ci sono contesti do. Alla profondità in cui il vostro routine quotidiana, ma anche nella
nata e poi capita. Siete un fulmine poco chiari, non procedete a testa essere di solito si trova, in pochi mente, nitida come uno specchio, e
di intelligenza pura. Marte positi- bassa. Anche in amore. Le nate in sono in grado di arrivare. Grazie negli stati d’animo, in sintonia col
vo vi trasforma in agilissimi puma luglio non prendano decisioni ir- a Venere siete pronte a premiare cuore. Siete finalmente capaci di
che balzano, con dolce sensualità, ruenti che risolverebbero poco. il coraggioso che unisce audacia, regalarvi allegria e spensieratezza.
sulle prede d’amore quando meno dolcezza e intelligenza.
se lo aspettano. Sagittario L’esuberanza è difetto e Capricorno In ogni situazione,
qualità, ma quando le angolazioni Pesci State così bene che con uno anche d’amore, volete vedere con
Bilancia Non siete mai tra le non planetarie sono così felici essere sguardo tenete alla larga l’ammi- i vostri occhi come stanno le cose.
invitate. Indispensabili per le ami- schiette nel mostrare i desideri è razione vegetale di chi vorrebbe Ascoltate chi vi sta vicino, poi però
che e per chi tiene la vostra im- positivamente contagioso. Emerge aggrapparsi a voi con i suoi rami. decidete solo voi. Venere, amplifi-
magine immersa nella luce dell’a- la personalità leader, che anche in Splendida sensazione di libertà, di cando la sicurezza e offrendo con-
more. Il trigono di Marte è azione amore conduce il gioco. Il partner pensiero e movimento. Nessuno, ferme alla femminilità, consente di
efficace nelle battaglie di ogni gior- si lascia andare senza fare resisten- quando vi sorride, simula estatica essere ancora più decise, vincenti in
no e capacità di sciogliervi quando za. Non gli converrebbe proprio. ammirazione, ma la testa gli si svita modo trionfale. Minima fatica.
è scaduto il tempo dei doveri. prima che se ne possa accorgere.

Scenari
Interessante il cammino di Venere in ottobre. Il pianeta dell’amore,
della passione, della femminilità, rallenta nei primi gradi dello
Scorpione, invitando a non trascurare il desiderio, a non relegarlo
nelle cantine dell’inconscio. L’amore esige emozioni non banali,
meglio se con qualcosa di difficile, forse di torbido.

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conquista i teatri italiani nella trionfale tournée di Mina con il Signor G, Giorgio Gaber. •

testo di francesca molteni. mina con il magic dress nero originale, 1971. © archivi farabola. si ringraziano alberto caroli, emmanuel grossi e stefano salvatici.

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