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Terapia ormonale dei tumori

Relazione ormoni-tumori determinata per la prima


volta da Beatson nel 1896

Soltanto nel 1965 Huggins definì i principi della terapia


endocrina delle neoplasie:

1. Ormono-dipendenza
2. Ormono-interferenza (ablazione, addizione)

Inizio degli anni ’70:


Meccanismo dell’azione farmacologica della terapia
endocrina (identificazione dei recettori ormonali sui tumori)
Tumori ormono-dipendenti
• Cancro mammario
• Tumori dell’utero, cervice, ovaio
• Tumore della prostata

In alcune neoplasie la presenza dei recettori ormonali


specifici non è solo un fattore predittivo della risposta
all’ormono-terapia, ma è un fattore prognostico positivo

E+
Carcinoma mammario
E-
Rec E+ > 10 fmoli/mg di proteine Rec E-< 3 fmoli

Terapia endocrina efficace nel 70% in pz E+ e PROG+


Il restante 30% tumori disomogenei o stimolati dal rilascio di
fattori di crescita cellulari

• Un livello recettoriale di 20-100 fmoli è associato al 45% di


risposta obiettiva
• Un livello recettoriale >200 fmoli determina un 80% di
risposta
• Un livello recettoriale <10 fmoli determina 8-10% di risposta
Ormoni steroidei: concetto di trans
attivazione e trans inibizione genica
Metodi per la determinazione dei recettori steroidei

1. Amplificazione del DNA mediante PCR


2. Analisi del legame recettore-ligando “in vitro”
3. Metodi immunochimici ed immunoistochimici.
4. ER-ICA (Estrogen receptor-Immuno Chemical Assay)

• I marcatori tumorali sono poco utili nella diagnosi, ma


sono utili nel follow-up.
• Quelli maggiormente utilizzati sono: TPA, CEA,
CA15.3, MCA.
La mammella

• Ogni mammella è formata da 15-20 sezioni sovrapposte chiamate lobi.

• Ciascun lobo contiene numerosi piccoli lobuli terminanti in decine di


minuscoli bulbi che secernono il latte al termine della gravidanza.

• I lobi, i lobuli e i bulbi sono collegati da sottili tubicini denominati dotti. I


dotti si diramano sino al capezzolo, situato al centro di una zona cutanea
di colore scuro (areola). Quantità variabili di tessuto adiposo si trovano
negli spazi tra i lobuli e i dotti. La mammella non contiene tessuto
muscolare, ma sotto ogni seno sono presenti i muscoli pettorali che
ricoprono le costole.
• In ciascuna mammella si
intersecano inoltre vasi
sanguigni e vasi linfatici.
Questi ultimi conducono a
piccoli organi a forma di
fagiolo, i linfonodi.

• Nell'ascella sono presenti


diversi aggregati di linfonodi,
così come sopra la clavicola,
nella zona pettorale e in molte
altre parti del corpo.
Classificazione e complicazioni
Carcinoma duttale in situ: (CDIS) pre-menopausa, localizzato, asportabile
dovuto a proliferazione di cellule anomale che interessa il rivestimento dei
dotti. Le cellule tumorali non diffondono esternamente verso altri tessuti
dell’organismo. Anche noto come carcinoma intraduttale.

Carcinoma lobulare in situ: (CLIS) post-menopausa, proliferazione di


cellule anomale nei lobuli della mammella. Si trasforma raramente in un
tumore invasivo, tuttavia rende la donna che ne è colpita maggiormente
soggetta a sviluppare un carcinoma mammario.

Le complicazioni del carcinoma mammario


in fase avanzata sono:
Infiltrazione tumorale dei linfonodi
Metastasi ossee
Metastasi cerebrali
Metastasi epatiche
Metastasi polmonari
Carcinoma mammario iniziale
• Il segno clinico che porta più frequentemente alla diagnosi
della neoplasia è un nodulo duro, non dolente, a margini
mal definiti

• Sono utili per la diagnosi anche la retrazione del capezzolo


e la presenza di adenopatie ascellari che però sono
associate ad una cattiva prognosi

• Il primo segno della neoplasia può essere la secrezione


sieroematica dal capezzolo (poco frequente)

• Un’erosione eczematoide pruriginosa è tipica della malattia


di Paget del capezzolo, che è associata ad una forma di
carcinoma mammario che infiltra i dotti
Carcinoma mammario avanzato
metastatizzato
• Metastasi linfonodali. (in sede ascellare, sovraclaveare, laterocervicale
omo- o controlaterale). Interessamento dei linfonodi mediastinici o della
catena mammaria interna con deformazione della parete toracica anteriore
• Metastasi cutanee. Lesioni ulcerose di colorito rosso vinaceo/blu, di
grosse dimensioni, con margini frastagliati che infiltrano il tessuto
sottocutaneo
• Metastasi ossee. Diagnosticate in seguito ad un forte dolore, spesso
localizzate in sede dorsolombare o alle ossa del bacino
• Metastasi polmonari. Sospetta tosse improvvisa. Associate a versamento
pleurico che ostacola la diagnosi. Per tale motivo per visualizzare le lesioni
parenchimali è utile fare il drenaggio del liquido pleurico
• Le metastasi epatiche sono asintomatiche finché non provocano
una significativa riduzione della funzionalità del parenchima
epatico. Possono essere accompagnate da un aumento delle
transaminasi, della bilirubina e della fosfatasi alcalina soprattutto se
localizzate a livello dei linfonodi dell’ilo epatico. Inoltre si può
verificare epatomegalia; metastasi palpabili.

• Le metastasi possono interessare anche le sierose con


conseguente insorgenza di pleurite, pericardite, carcinosi
peritoneale a seconda della sede di insorgenza.

• Le metastasi cerebrali sono in genere multiple e si presentano


con cefalea e vomito, tipici dell’ipertensione endocranica.

• Le metastasi oculari si manifestano con esoftalmo e deficit visivo.


Possibilità di terapia endocrina in rapporto al
meccanismo d’azione
Ablativa Ovariectomia +/-
Orchiectomia +/-
Ipofisectomia -
Surrenectomia -
Additiva Estrogeni -
Androgeni -
Corticosteroidi +/-
Progestinici +
Competitiva Antiestrogeni +
Antiandrogeni +
Progestinici (alte dosi) +
Inibente Inibitori dell’aromatasi +
Agonisti LH-RH +
Gn-RH +
+/- parzialmente in uso; - superata; + in uso
Ormoni ed antiormoni

Ormoni steroidei
• Estrogeni Antiestrogeni
• Androgeni Antiandrogeni
• Cortisonici Antisurrenalici
(inibitori dell’aromatasi)
Analoghi del GnRH
Analoghi della somatostatina
L’estradiolo viene prodotto
dall’ovaio e dalla placenta nella
donna ed in piccole quantità dalla
corteccia surrenale, nonché dalle
conversioni periferiche del
testosterone nella donna e
nell’uomo.

Durante la gravidanza l’estradiolo


viene prodotto dal corpo luteo (fino
alla sesta settimana), poi, con il
progredire della stessa, dal
trofoblasto placentare.
Caratteristiche farmacocinetiche
degli estrogeni

• Dopo la secrezione, solo il 2% degli estrogeni è libero: 60% legato


all’albumina, 38% alla globulina SHBG, una glicoproteina epatica
detta anche proteina legante il testosterone (TeBG)

• La frazione di E libera è responsabile dell’attività biologica

• Nel fegato gli E circolanti sono rapidamente metabolizzati in


composti idrosolubili metabolicamente inattivi (sia l’estradiolo che
l’estrone vengono convertiti in estrone 3-solfato), data la loro
scarsa capacità di legame con il recettore dell’estrogeno.
• Dopo metabolismo epatico, il 50-80% di estrone/estradiolo
viene escreto nell’urina soprattutto sotto forma di
glucuronide, mentre non oltre il 20% viene eliminato con le
feci (t/2=1h)

• E’ importante sottolineare che si ha un modesto


metabolismo degli steroidi ad opera della flora intestinale
anche nell’intestino, in presenza di circolo entero-epatico.

• Indipendentemente dalla via di somministrazione, l’emivita


degli estrogeni è di circa 1h con una clearance metabolica
plasmatica di circa 650-900 L/die/m2
Meccanismo d’azione cellulare e molecolare di
un ormone steroideo come l’estradiolo

• E+R attivazione di geni codificanti fattori di crescita cellulare


• Aumento insulin growth factors (IGF I e IGF II)
• Diminuzione IGFBP
• Aumento trasforming growth factor (TGFa)
Struttura del recettore dell’estrogeno

Sono composti da 3 domini funzionali indipendenti ma interagenti tra


loro: quello -NH2 term o A/B, il dominio C o DBD (DNA binding
domain) e il dominio D/E/F o LBD (ligand binding domain)

Legame di un ligando al recettore


Dimerizzazione recettoriale
Interazione al DNA
Reclutamento/interazione co-attivattori e fattori di trascrizione
Trascrizione di geni regolati dall’estrogeno
Modulatori selettivi del recettore degli estrogeni (SERM)

• Gli agonisti parziali come il tamoxifene, in presenza di pochi co-


attivatori, bloccano AF-2 e quindi la trascrizione (antagonisti)
• In cellule ricche di co-attivatori attivano AF-1 e di conseguenza la
trascrizione (agonisti)
Impieghi terapeutici degli estrogeni
• Inibizione dell’ovulazione
• Terapia sostitutiva ormonale (ipogonadismo o
postmenopausa)

Nella terapia endocrina antitumorale


• Terapia palliativa del cancro mammario E+
• Cancro mammario metastatico
– donne in post-menopausa da almeno 5 anni
• Cancro della prostata, androgeno-dipendente
– non operabile o recidivato
• Etinilestradiolo (semisintesi)
• Dietilstilbestrolo (DES, sintesi)

Sostituiti a volte da terapie ormonali meglio tollerate


- ad es. analoghi del GnRH+flutamide
oppure ketoconazolo+antiandrogeni

Il DES alle dosi di 1-3 mg/die induce castrazione


farmacologica
Effetti collaterali
• Nell’uomo ginecomastia, femminilizzazione, modificazione
dei testicoli, impotenza.

• Nella donna variazioni del ciclo, sanguinamento vaginale,


perdita della libido

• Effetti cardiovascolari: embolia polmonare, infarto del


miocardio, ictus cerebrale

• Ritenzione idrosalina, ipertensione

• Aumento dell’incidenza di epatomi e tumori dell’endometrio


Antiestrogeni trifeniletilenici
• -O(CH2)2NMe2 è la regione
antiestrogenica
Sono necessari per l’attività
antiestrogenica:
• Posizione della catena
alchilaminoetossilica
• Struttura trans

L’idrossilazione aumenta l’affinità per il legame al recettore nei


tessuti bersaglio
Il tamoxifene è un modulatore recettoriale, diversamente dagli
antiestrogeni puri che non si legano a ER e promuovono la
degradazione della proteina recettoriale
Tamoxifene (TAM)
(Kessar®, Ledertam®, Nolvadex®, Nomafen®,
Tamoxene®, Virtamox ®)
• Il tamoxifene è disponibile in compresse da 10 mg e 20 mg. Il
farmaco è in vendita con diversi nomi commerciali.

• Il tamoxifene si prescrive usualmente come dose unica


giornaliera da assumersi sempre preferibilmente alla stessa ora.

• Alcune pazienti preferiscono prendere il farmaco quando


mangiano, perché può causare senso di nausea e lasciare un
sapore metallico in bocca.

• Normalmente viene prescritto per cinque anni, alcuni medici lo


prescrivono per due anni e altri ancora a tempo indeterminato.
Farmacocinetica
• Dopo somministrazione orale (20 mg/die) si ha la max
concentrazione ematica entro 4-7 ore, t/2 iniziale 7-14h; finale
> 7 giorni

• Somministrazioni ripetute danno accumulo con [ ] allo steady


state dopo 4 settimane

• Legame alle albumine (98%) e ampia distribuzione

• Metabolismo: N-demetil-TAM e 4-OH TAM(>> attività


antiestrogenica)

• Eliminazione dopo circolo entero-epatico con le feci


Meccanismo d’azione

• Inibizione competitiva con l’estradiolo a livello del recettore


specifico

• Riduzione della secrezione autocrina del TGF-a e aumento del


TGF-b

• Inibizione di IGF-1 ed inibizione dell’angiogenesi

• Aumento della proteina SHBG

• Aumento dell’attività delle cellule NK


A livello cellulare

• Aumento della proporzione di cellule in fase Go


• Aumento della durata delle fasi G1 e S
• Aumento della % delle cellule tumorali morte (diminuzione
dell’espressione di bcl-2)

Ka di TAM per ER da 100 a 1000 volte <della Ka E

L’effetto antitumorale si ottiene diminuendo le [E]


(menopausa, o associato agli analoghi del Gn-RH)
Usi clinici
I scelta:
• Cancro mammario metastatico o a rischio elevato di ricaduta
della malattia in donne in postmenopausa (20 mg/die)
• Cancro mammario ER+ in donne in premenopausa
• Da solo nella terapia adiuvante in donne a rischio di ricaduta
dopo diagnosi iniziale e trattamento del cancro primario
• In associazione con chemioterapici antitumorali in donne in
post-menopausa (5 anni)
• Nella prevenzione in donne ad alto rischio di tumore

La chiave del successo terapeutico del TAM è la capacità di


controllare la disseminazione metastatica e la prevenzione delle
micrometastasi
• I tumori ER-positivi rispondono molto bene al tamoxifene, tuttavia,
alcuni studi hanno dimostrato che il tamoxifene può essere altrettanto
efficace anche nei tumori ER-negativi.

• Il tamoxifene si somministra dopo il trattamento chirurgico per cancro


del seno in pazienti in età post-menopausale, per ridurre il rischio di
recidiva (terapia adiuvante). Il trattamento con tamoxifene s’inizia
solitamente dopo la conclusione della chemioterapia.

• Il tamoxifene si somministra spesso prima della chirurgia allo scopo di


ridurre le dimensioni del tumore in modo che sia possibile limitare
l’asportazione al solo nodulo anziché procedere all’intervento
radicale con asportazione di tutta la ghiandola (mastectomia).

• Questo tipo di somministrazione è noto come terapia neoadiuvante.


• Il tamoxifene si usa a volte per tenere sotto controllo - spesso per lunghi
periodi - e anche ridurre le dimensioni di un tumore che è recidivato dopo
il trattamento di prima istanza, o che non può essere asportato nel
momento della prima diagnosi.

Trattamento profilattico

• Sono attualmente in corso degli studi volti a verificare se il tamoxifene


possa offrire adeguata protezione contro lo sviluppo di un tumore della
mammella nelle donne ad alto rischio. Rientrano in questa definizione
coloro che hanno una o più parenti strette (madre, sorelle) con diagnosi
di tumore del seno prima dei 50 anni.
Effetti collaterali
Negativi
• Nausea, vomito, vampate (25% pz)
• Raramente irregolarità mestruale, sanguinamento e
perdite vaginali, prurito vulvare e dermatiti
• Per trattamenti prolungati rischio di tumore
dell’endometrio ed eventi tromboembolici
• Sporadicamente retinopatia
• Negli animali, effetto carcinogenico a livello epatico

Positivi
• Effetto anti-osteoporotico (in post-menopausa)
• Diminuzione di colesterolo, colesterolo-LDL e
lipoproteine
Analoghi dell’ormone del rilascio delle
gonadotropine (GnRH)

Ipotalamo

Ipofisi
Trattamento continuato con GnRH

Nella prima settimana:


• aumentano le gonadotropine
• aumenta il testosterone

Poi le cellule diventano insensibili:


• nella donna, i valori degli estrogeni diminuiscono a valori
post-menopausali
• nell’uomo, il testosterone diminuisce a livelli paragonabili
a quelli ottenuti in seguito a castrazione
Leuprolide e goserelina

• Analoghi del GnRH, ne occupano il recettore


ipofisario e ne provocano la desensibilizzazione
con conseguente inibizione della liberazione di LH
e FSH

• Diminuizione della sintesi di androgeni ed estrogeni


Leuprolide
• Nel carcinoma metastatico della prostata

• Preparazioni a rilascio prolungato (via


sottocutanea) o deposito (via intramuscolare)

• Effetti collaterali principali: impotenza, vampate di


calore, arrossamenti, ma sono effetti minimi
rispetto a quelli degli estrogeni
Goserelin (Zoladex®)
Il goserelin è un farmaco di sintesi
usato per il trattamento dei
tumori della prostata e della
mammella
• Riducendo i livelli di estrogeno
in circolo rallenta/blocca la
crescita delle cellule tumorali e
di conseguenza il volume della
massa tumorale si riduce.

• Il goserelin può essere usato


anche in caso di metastasi,
nonché per ridurre le possibilità
di recidive in pazienti che non
hanno ancora raggiunto l’età
menopausale.

• Può essere somministrato da


solo o in combinazione con altri
trattamenti.
Goserelin
• Si somministra sotto forma di iniezione sotto cute nella
regione addominale.

• Di solito la somministrazione è mensile (ogni 4 settimane).

• Sviluppo di un lieve rossore intorno al sito di iniezione.

• Solitamente viene somministrato per due anni, ma a volte


il trattamento può durare più a lungo.
Effetti collaterali

• Amenorrea o interruzione del ciclo mestruale. Questo


è un effetto comune dovuto all’abbassamento dei livelli di
estrogeni nell’organismo. Al termine del trattamento,
solitamente il ciclo si ripresenta. Tuttavia, se all’inizio del
trattamento una paziente si trova in prossimità dell’età
menopausale, il ciclo potrebbe non ripresentarsi.

• N.B. Anche se il ciclo mestruale si interrompe, il goserelin


non è un anticoncezionale.
• Vampate di calore. Possono essere abbastanza comuni, ma
in molti casi tendono a scomparire col tempo. A volte può
essere utile ridurre il consumo di tè, caffè, tabacco e alcool.
• Diminuzione della libido (desiderio sessuale).
• Ginecomastia È possibile notare un leggero gonfiore delle
mammelle, che sono anche dolenti alla palpazione
• Rash cutaneo.
• Dolori articolari.
• Aumento di peso e stanchezza.
• Senso di nausea.
• Cefalea e sbalzi d’umore. In caso di cefalea, è importante
bere molto.
Biosintesi degli estrogeni dal colesterolo
Aromatasi
• Nelle donne in post-menopausa o ovariectomizzate, la
maggiore quantità di estrogeni è generata dalla conversione
periferica (nei tessuti extrasurrenalici) di androgeni surrenalici
(androstenedione) in estrogeni (estrone), operata dall’enzima
aromatasi, citocromo P450-dipendente

• Questo enzima dotato di un gruppo eme, appartiene alla


famiglia del cit-P450 e si trova in numerosi tessuti quali quello
adiposo, interstiziale, nei muscoli, nel fegato, nel cervello,
nella cute e nei tumori stessi.
Inibitori dell’aromatasi
NON-STEROIDEI

STEROIDEI
Non steroideo: Aminoglutetimide
• L’aminoglutetimide è un farmaco nato come
anticonvulsivante.

• Agisce a livello della conversione del colesterolo


in pregnenolone. Il pregnenolone può essere
convertito in progesterone, da cui si originano i
corticosteroidi ed il 17alfa-idrossiprogesterone;
oppure, dal progesterone, si ha il 17alfa-
idrossipregnenolone da cui deriva il 17alfa-
idrossiprogesterone ed il deidroepiandrosterone.

• Questi due passaggi conducono entrambi alla


formazione dell’androstenedione che per azione di
un’aromatasi dà luogo alla formazione di estrone, un
estrogeno, o di testosterone, un androgeno; il
testosterone può essere convertito in estradiolo per
ulteriore azione dell’aromatasi.
Meccanismo d’azione

• Azione a livello dell’enzima che converte il colesterolo in


pregnenolone, bloccando quindi la formazione di tutti gli
ormoni che stanno a valle della catena di sintesi

• L’aminoglutetimide genera quindi una surrenectomia


farmacologica, con blocco anche della sintesi di estrogeni
extra-ovarici
Aminoglutetimide: Orimeten®, Cytadren®
• Con l’avvento dei farmaci antiestrogeni l’uso dell’aminoglutetimide è
scomparso; risale infatti a 20-30 anni fa allo scopo di evitare la
surrenectomia chirurgica, che non sempre andava a buon fine.

• L’Orimeten è in cp da 250-500 mg e si somministra per os.

• Posologia: 1 cp da 250 mg 1-2 volte al giorno associato al


cortisone. Si usava in pazienti con tumore alla mammella
refrattario ad altri trattamenti ormonali anche nel carcinoma cortico-
surrenale.

• Effetti collaterali: depressione del sistema nervoso centrale, atassia,


sonnolenza, reazioni allergiche.
• Negli ultimi anni le ricerche si sono orientate verso
molecole meglio tollerate e ad azione più selettiva

• Tra questi gli inibitori non steroidei dell’aromatasi,


in particolare i derivati del triazolo, che non hanno
mostrato interferenze nel metabolismo degli
steroidi.
Inibitori dell’aromatasi
NON-STEROIDEI

STEROIDEI
Inibitori di tipo steroideo:
Exemestano (Aromasin®)

L’exemestano è un farmaco di sintesi usato per il trattamento


del cancro della mammella in stadio avanzato nelle
pazienti in età post-menopausale

L’exemestano agisce inibendo il processo di aromatizzazione


(inibitore dell’aromatasi) che in queste donne si manifesta
principalmente nel tessuto adiposo.
Effetti collaterali
• Vampate di calore e accresciuta sudorazione. Sono di solito
lievi e tendono a scomparire col tempo. A volte la paziente
può riscontrare che riducendo il consumo di tè, caffè,
tabacco e alcool il sudore diminuisce.
• Senso di nausea. Il senso di nausea spesso diminuisce se il
farmaco è assunto a stomaco pieno oppure la sera prima di
addormentarsi.
• Stanchezza.
• Vertigini e cefalea.
• Dolore addominale e diarrea. (Sono rari)
• Alopecia reversibile.
• L’exemestano si somministra in forma di compresse da
assumersi una volta al dì, preferibilmente a stomaco
pieno e sempre alla stessa ora.

• Il trattamento con exemestano durerà usualmente fino a


che il farmaco non sarà più in grado di controllare la
malattia
Rappresentazione
schematica del
meccanismo
d’azione del TAM
e delI’exemestano
Androgeni ed antindrogeni
• Tra gli androgeni: testosterone e
diidrotestosterone

• Nel maschio adulto la secrezione


di testosterone è controllata da
segnali ormonali provenienti
dall’ipotalamo (GnRH) e per
tramite della secrezione di LH (che
stimola steroidogenesi nelle cellule
di Leyding) e FSH (necessario per
indurre la spermatogenesi)

• Il testosterone e il suo metabolita


DHT inibiscono la produzione di LH
ed FSH regolando la loro stessa
produzione
Androgeni
• Si usano nel carcinoma della prostata, ed in particolare nei
casi in cui abbia già dato metastasi.
• Nel carcinoma della prostata si ha ingrossamento della
prostata a cui succede una estensione ai tessuti circostanti
e la formazione di metastasi.
• Tra i marker indicatori di tale tumore vi è il PSA (prostatic
specific antigen) e la fosfatasi acida.
• In passato il carcinoma della prostata si curava con
l’asportazione dei testicoli eliminando in tal modo la
produzione di testosterone, anche se restava una quota
prodotta dal surrene. Oggi si utilizzano di più gli analoghi
del GnRH
Usi terapeutici degli androgeni

Terapia sostitutiva
Osteoporosi
Stimolanti metabolici
Anabolizzanti
Nella chemioterapia dei tumori della mammella in
donne in menopausa
Carcinoma metastatico della prostata
Antiandrogeni: Flutamide

• Farmaco non steroideo, usato in associazione con il GnRH


in pz con carcinoma prostatico, migliorando la qualità della
vita ed un aumento della sopravvivenza
• Tale associazione porta ad un completo blocco degli
androgeni attraverso l’inibizione degli effetti biologici degli
androgeni prodotti nel surrene
• Il suo metabolita l’alfa-idrossiflutamide blocca gli androgeni
con efficacia maggiore del composto di partenza
• Dose: 250 mg/3 volte die con t1/2=5-6 ore
• Tossicità: nausea vomito, alterazioni epatiche, perdita della
libido, ginecomastia e mastodinia
Glucocorticoidi e patologie maligne
Desametasone, prednisone, prednisolone
Per gli effetti linfocitolitici
• Leucemia linfoide acuta
• Linfoma maligno
• Nella terapia combinata (MOPP)

Utili nel trattamento


• Anemia emolitica
• Complicanze emorragiche della trombocitopenia (nei linfomi
maligni e nella leucemia linfocitica cronica)
• In associazione con la terapia radiante (per ridurre l’edema da
radiazioni)
• Per le metastasi cerebrali
• Hanno la caratteristica di essere utilizzati soprattutto in
affezioni di tipo linfatico.

• Hanno un effetto di tipo linfolitico, sono capaci di sopprimere


la mitosi dei linfociti, per cui sono utilizzati correntemente nel
trattamento delle leucemie acute dei bambini e dei linfomi
maligni (associazione con ciclofosfamide, doxorubicina,
vincristina e prednisone)

• Si possono avere remissioni nel 50% dei casi, anche se con


durata variabile.

• Tra i cortisonici più usati abbiamo il prednisone, che si


somministra per os a dosi alte (60-100 mg) che vengono
ridotte fino a 30-40 mg/die.
Effetti collaterali

Trattamento cronico
• Iperglicemia e diabete
• Immunosoppressione
• Osteoporosi
• Ulcere gastrointestinali
• Psicosi

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