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Istituti letterari e stili di ricerca: una discussione

Author(s): Gian Biagio Conte


Source: Materiali e discussioni per l'analisi dei testi classici, No. 8 (1982), pp. 123-139
Published by: Fabrizio Serra Editore
Stable URL: http://www.jstor.org/stable/40235783
Accessed: 29-04-2017 07:47 UTC

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Gian Biagio Conte

Istituti letterari e stili di ricerca:


una discussione

A. La Penna, J proemi del «come*


e i proemi del «che cosa» ovvero i
futili giochi della filologia struttu-
r distica, «Maia» n.s. 33, 1981, pp.
217-223.

G.B. Conte, Proemi al mezzo, in


// genere e i suoi confini, Torino
1980; pp. 122-136.

È buona regola in ogni polemica mirare non dove l'attaccante è


più debole, bensì dove risiede il nerbo della sua argomentazio-
ne. In questa prospettiva, l'articolo di Antonio La Penna, depu-
rato dai pregiudizi e dalle vane accuse al mio Proemi al mezzoy
si presta a utili considerazioni e solleva anche problemi reali.
In primo luogo le questioni più generali e discriminanti: l'at-
tacco allo «strutturalismo» e il suo imparentamento con il
«neo-positivismo», entrambi inquadrati in «una strategia anti-
materialistica e antimarxistica della cultura» (p. 223). L.P. consi-
dera lo strutturalismo come «un nuovo idealismo, che porta a
identificare le strutture e la dinamica della realtà con determina-
te forme, le quali mutano, quando non sono eterne, secondo
leggi autonome» (p. 222). -Da notare subito una commistione
strana: idealismo, neopositivismo e strutturalismo sono corren-
ti di pensiero assolutamente incongruenti fra loro, per cui acco-
starle sarebbe come imparentare un elefante, un armadillo e una
zebra.1 Inoltre, chi lo autorizza a credere che Γ «opposizione

1 . Solo la paura di un presunto attacco concentrico al marxismo può spingere L.P.


a mettere insieme oggetti tanto eterogenei quanto strutturalismo, idealismo e neo-
positivismo. Non è questa la sede per operare sommarie distinzioni tra queste tradi-
zioni di pensiero; basterà soltanto osservare che il neopositivismo ha più a che fare
con fatti isolati (i «protocolli sensibili») che non con strutture ο con forme presunte
ideali ed eterne. Viene da pensare che L.P., memore della polemica di ventanni fa
su marxismo e neopositivismo fra Cases, Guiducci ed altri, ritenga che anche oggi i
pericoli per il suo marxismo vengano da questo settore, mentre è un fatto che di ciò
nessuno serba neppure memoria.

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funzionale» (che io menziono in quelle mi


lo disturba) abbia necessariamente a che f
smo inteso come «taedium historiae»? c
che si sia sposato un qualche strutturalism
infatti). Non dicevo forse che Popposizion
in termini sincronici, «è il risultato di u
ca» (Conte, p. 125)? Ora, questo, in termin
ca soltanto che le forme letterarie sono il
lizzazione progressiva, e che dipendono
quali però creano una tradizione: le dichia
tiche dei poeti, di cui è questione, sono r
esplicitamente storici (quali il mutament
pubblico, il rivolgersi in età ellenistica all
tori, ecc. [Conte pp. 123-25]). Significa sol
do, le forme letterarie danno luogo a cod
essendo iperuranii, si impongono, diventa
dell'esperienza compositiva dei poeti. È sb
storia solo nel periodo breve: cattivo serv
volta alla storia (e, se si vuole, al marx
Ci si deve rendere conto che i codici e le
rie, così come la lingua, hanno veramente
va rispetto ai singoli poeti, e bisogna perc
duplice errore dell>«idealismo» delle form
storicismo di basso profilo che vede tutto
puntuali e particolari. Se L.P. avesse volut
che da guardare quel che scrivevo nella p
genere e i suoi confini (p. 8 sg.):

È consuetudine bizzarra di certo storicismo (ch


certa filologia) dimenticare la storia come proce
in una serie di fatti isolati che inciderebbero dir
del poeta, concepita questa come una tavola di c
bero gli eventi. (Quasi che le vicende storico-rea
stesse, naturalisticamente presenti; quasi che pot
sistema d'interpretazione, dal modo stesso di viv
riduzionismo naturalistico. E si dimentica che no
qualsiasi consapevolezza del vissuto che non sia
forme storiche dei codici linguistici, percettivi,
vero curioso questo disinteresse per la storia in
me, questo dimenticare che i codici stessi sono
tramandano - sicché il loro agire storico esemp

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forte di ogni evento puntuale (il qu


elaborazioni e trasformazioni che

È fin troppo facile fare caricat


la critica intenzioni di fuga d
praticanti dello storicismo 'al
logi, quello di raccogliere atmo
rebbero il mistero dei codici l
In realtà riconosciamo a L.P. - al di là delle sue nevrosi di
contatto contro metodologie che invece di capire respinge sèn-
za sufficiente esame, con espressioni di intemperanza quanto
mai rivelatrici - non solo grandi competenze di storico della
letteratura, ma anche di studioso attento ai problemi teorici del
marxismo applicato alla letteratura. La sua preoccupazione, pe-
rò, di vedere ovunque attacchi al marxismo (quale, poi?) appare
quasi ossessiva: è una reazione di difesa, un chiudersi a riccio, è
difendere un marxismo - che è il suo - e dichiararlo assoluto.
Un atteggiamento di difesa, al quale sinceramente preferiamo
un'attenzione e un rispetto nel Venire a vedere' quel che sta al
di fuori. Il fatto è che a L.P., studioso cauto e austero, certi
metodi sanno di futili giochi alla moda, anzi di mode contem-
poranee (come egli stesso apertamente dichiara): contempora-
nee, si deve presumere, nel senso che hanno già i loro cinquan-
ta, sessanta, anche settanta anni, a seconda che ci si riferisca a
questo ο a quel paese, a questa ο a quella disciplina specifica. A
meno che egli non senta il magistero ginevrino di Saussure, le
tesi di Praga, gli studi morfologici di Propp e i primi lavori di
poetica del giovane Jakobson come il frutto di una velleitaria
congiura internazionale ai danni di Clemente Merlo, Giulio
Bertoni, Luigi Russo ο Augusto Rostagni.
Quel che meno si puòaccettare, nell'atteggiamento di L.P., è
che seguendolo si finirebbe per ridurre i nostri dissensi al solito
modello che contrappone immoderati e futili 'innovatori' da un
lato a dotti 'passatisti' dall'altro («... ma la mia è mentalità di
vecchi tempi, anteriori alla meravigliosa età dei funamboli»:
[L.P. p. 223]). Anche la discussione più viva, se posta in questi

2. In fondo tale storicismo va addirittura al di là e contro le sue stesse premesse: in


esso le intenzioni di un autore dettate dall'occasione vengono privilegiate fino al
punto di annullare completamente altri ben più pesanti condizionamenti storico-
culturali, quali sono quelli cristallizzati in codici e regole di poetica.

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termini, ha in sé qualcosa di superato: e n


parteciparvi. «La disputa dell'Antico e d
acuto saggista di questi ultimi anni - a fo
verso i secoli, "diviene del tutto insignifi
niente a nessuno, somiglia a una 'scenata'
zione puramente catartica».
Evitando questo cerimoniale obbligat
vecchio contro il nuovo e reciprocamen
un'altra via, più corretta e fruttuosa. E
metodo, oltre a essere buono solo per c
vantaggi e svantaggi: uno storicismo anc
fatti e realtà che una visione sincronica p
di vedere; e viceversa.
Ma anche di storicismi ce ne sono div
marxisti). Credo che L.P. possa aver ragio
con poca fatica e alcune formulette voglio
che hanno bisogno di analisi lunghe, seri
cumentate. Questa, però, non è un'accu
l'onestà scientifica degli studiosi. Uno sto
noscere nessi particolari, sviluppi di even
è un vantaggio. Uno storicismo che enfat
senso assoluto, l'unicità irrelata ο la part
l'obiettivo e diventa l'involontario risvolt
ralismo (per L.P. dello strutturalismo tou
idealisticamente eternizzate: un polveron
pura bellezza delle forme. In realtà, i cosid
quando sono efficaci, consentono di comp
ricorrenza, di forme, che altrimenti sfug
di un metodo micrologico, resterebbero
per un divenire non strutturato, troppo

3. Il vero problema (qui L.P. sfiora il centro: p. 222 ver


le strutture e la trasformazione - necessaria, questa, p
Gli storicismi deteriori (i più frequenti) enfatizzano i
una forma e l'altra, il «fra» per così dire, gli intermun
divenire. In esso, come in un rigagnolo, confluiscono
ro tutti i problemi irrisolti. Infatti il divenire, che do
da una forma all'altra e quindi la tras-formazione ο la
che tale trasformazione è avvenuta, scaricando l'one
opaco come quello di «divenire». Anche qui, in sosta
cattivo strutturalismo si completano: come il primo ig
il secondo ignora il problema della trasformazione. O

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Una discussione 127

2. L.P. fa mostra di sapere con


ralismo. Lo sa così bene che n
gio (in campi ovviamente lont
stenuto la necessità di smasc
credo, invece, che un protos h
come Jakobson, un teorico co
oscuri responsabili delle tesi d
rispondere a questa domanda
se ne sarebbero andati imba
sorriso. E che deve fare allora
almeno dire una cosa certa: ch
raltro evidente a tutti, vale a
modo funzionalisti, semiologic
nerico, ne esistono davvero p
loro. Nessuno, però, qualunqu
sarebbe disposto ad ammetter
si è fatta L.P.: «Non nego che
tamente, p. es., fra il cuore e
delicati rapporti funzionali int
complicati algoritmi che rego
ridotti alla banalità di una p
bene che L.P. tende spesso a f
immagini e metafore di tipo
così l'opposizione funzionale -
di proemio gli suggerisce, chi
gine dell'amplesso: anche sol
associazioni, nessun altro ci av
precisioni - per mascherarle,

deve oscurare l'altro. Una vera teoria d


cambiamento e delle forme. (Ed è propr
da alcuni anni: i modelli in letteratur
4. Deve essere questo il frutto più m
scienze dello spirito», rivendicata da L
pensiero. Infatti, anche se in pratica la
con soddisfazione da lui stesso (p. 222)
divisione fra 'scienze della natura' e 'sc
ri che fisici e astrofisici, matematici e bi
dovranno prima ο poi fare i conti co
sentiamo solo dei filologi, e possiamo
adatte a comprendere i testi, a vedere c
tati anche in simili dibattiti.

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dere correnti e metodologie appiattend


chetta di comodo, lo ritenevamo cosa est
così ricco di meriti, uno studioso da c
quanto è importante accanto alla cultura
In realtà, nella polemica di L.P. il bers
l'attacco, oltre a mostrare la più tenace i
soprattutto la volontà di colpire un certo
sostanza, L.P. non è disposto ad ammette
simili richiedano una spiegazione unica
una stessa «opposizione funzionale» si rip
nici della letteratura latina, egli vuole in
scun caso una spiegazione particolare, add
golo testo motivazioni puntuali e alquant
te, naturalmente, di astrattezza proprio p
fiche. Non è detto che di volta in volta eg
anche utili, ma, visto nel suo compless
frontare il problema finisce semplicement
tia praeter necessitatem*. Come se uno
concipit e arripit (da confrontare con le f
capit e *ad-rapit), non volesse rassegna
stessa «opposizione funzionale» fra una v
mo «vocale al mezzo»?), che si modific
resta immutata: e contrapponesse spieg
ciascuno dei due verbi. L'esempio è volu
ma scegliamone qualcun altro più pertine
ria. In Omero, Calipso, donna da abban
Penelope, donna da raggiungere, così com
si oppone a Lavinia: si tratta di una ident
zionale che si realizza nei due testi epic
paradossale sforzarsi di spiegare singolar
zioni in base a motivazioni occasionali ed
ze strutturali e regole di composizione ch
te il ripetersi, in testi diversi, di una med
zionale tra i personaggi? Si sa che Achille
Enea si oppone a Turno, Scipione (nei Pun
baie: sarà perché gli intrecci dell'epica pr
dissimi eroi si oppongano e che l'uno, no
dezza eroica, sia comunque destinato a soc
volta in volta bisogna scovare motivazion
extratestuali (peggio se simpatizzanti ο an

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Una discussione 129

li personaggi)? Che cosa sono


fascio di opposizioni funzion
conto?
Una critica possibile, e accettabile nel caso in cui fosse vera, è
quella per cui il metodo da me seguito porterebbe a un impove-
rimento della complessità delle situazioni storiche e dei testi
letterari stessi. Lo storicismo, invece (sembra di capire dalle pa-
role di L.P.) onorerebbe la complessità e farebbe giustizia nello
stesso tempo delle astrazioni e delle «pigrizie» di chi si rifugia
in troppo comode analisi strutturali. Lo storicismo, allora, se
mi si passa l'immagine, agirebbe come un sarto su misura che
veste con precisione il corpo testuale, mentre lo strutturalismo
fornirebbe vestiti da grandi magazzini, tagliati approssimativa-
mente, senza cura, con poca fatica e di vile prezzo. In altre
parole, lo «strutturalismo» è per L.P. un metodo aprioristico al
quale egli contrappone la serietà dello studioso che esamina i testi
caso per caso. In realtà, le opposizioni funzionali di cui si parla,
non hanno nessun carattere a priori, ma solo un valore euristico :
illuminano qualcosa, non già confermano quel che si vorrebbe
trovare. Per riprendere l'esempio dei personaggi letterari, abba-
stanza chiaro in sé, essi non sono, come si vorrebbe pensare,
ridotti al rango di marionette, governati dagli influssi astrali
delle forme eterne, non perdono in fondo nulla della loro speci-
ficità (che è governata dal contesto e non dalla singola opposi-
zione funzionale), bensì guadagnano ancor più spessore, perché
un altro nesso li collega e li specifica: un nesso che non cancella
gli altri e che non distrugge l'insieme delle peculiarità. Se un
biologo scopre che un gatto e una tigre sono dei felini, non per
questo si terrà in casa la tigre come animale domestico. In so-
stanza, non c'è ragione di temere le costanti, gli aspetti di classi-
ficazione ο di ricorrenza, perché essi non annullano lo specifi-
co, ma semmai lo determinano, lo inquadrano come genere
prossimo a cui si aggiunge la differenza specifica. A questo
punto è superfluo ricordare (se ne discute diffusamente più
avanti) che nel caso dei discorsi proemiali il ripetersi di analo-
ghe relazioni sistematiche in testi diversi non esclude e non ren-
de affatto nulle le specifiche motivazioni empiriche che di caso
in caso si danno.

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130 Gian Biagio Conte

3. Ho parlato finora dell'«opposizion


L.P. si mostra particolarmente disturbato
to Proemi al mezzo, non era di questo ch
primo problema che ha attratto la mia att
della moltiplicazione e diversificazione de
teratura greca e poi in quella latina. Se es
L.P. convinti che ognuno di questi testi p
tato e spiegato in se stesso, isolatamente,
lizzarmi (anche perché credo che questo
sostanzialmente corretto in prima istanza
questo procedimento debba contrapporsi
tica che colleghi i singoli casi in un'unica
convinti che le motivazioni particolari, d
esistano e siano reali (quante volte un p
proemio per elogiare un protettore), m
credere che le convenzioni depositate dal
qualche misura meno 'reali' di questi even
discussione è pur sempre la letteratura, c
cativa che i destinatari possono decifrare
di riferimento usi già codificati. I rapport
stono in letteratura non perché li voglio i
è così che la letteratura concretamente vi
no come guida appunto questi rapporti
aspettano per esempio di trovare collegat
un certo tipo di enunciazione (fra l'altro
fattori è molto più comune, nei destinat
che non la conoscenza di occasionali
biografiche).6 Questo tipo di attesa, basat
rapporti fissi e funzionali, può poi essere

5. Quando un'opera inaugura una tradizione lettera


lore di possibile modello futuro in quanto entra nel 'g
gli elementi testuali che in essa erano determinati dal
ventano codice per i successori, si fanno significativ
come delle regole di comunicazione. Ovviamente, per
tali elementi deve in sé rimotivarli secondo le funzioni
6. L'antica retorica desiderava insegnare a parlare e
gole di creazione (di imitazione), non di ricezione. B
ricostruire, specularmente, da quella precettistica u
l'ottica del destinatario, una retorica della ricezione: si
testi come sono programmati (che è pur sempre il

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Una discussione 131

persino totalmente violata, ma


necessario alla comprensione d
i proemi, i quali si presentano
che modo isolabili dal corpo d
colati a codificazioni plurim
Di fatto, mi sono limitato, in
istituto che si presentava già d
caso dopo l'altro, l'analisi met
che per praticità ho battezz
programmatico. Un secondo
costituito da una caratteristic
che si danno più proemi in og
cazione dei proemi è valorizza
divisione in libri e soprattutt
privilegiata che si vuole in q
incipitario: è quello che sintet
«proemi al mezzo». Il mio lav
relazione fra questi due fenom
sono intrecciati: infatti mol
scrivere più volte lo stesso tip
più tronconi il contenuto e le
al proemio unico e incipitario
un vero proemio all'inizio e
questi due proemi non sono n
infatti, il proemio al terzo no
tanto meno ripetizione) ma st
chiamo di opposizione funzio
versità di queste due enunci
mio procedimento secondo du
ché io impari che il proemio a
riguarda il programma poetico
di un futuro poema epico: m
numerosa schiera di quelli che
dire l'opposizione fra i due pr
proemio al mezzo trattasse d

7. «E la via che conduce al tempio ded


poesia epica, ritrova le orme della più g
ancora a p. 134 sg. n. 3 (dove resping
preannunciata la composizione di un

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132 Gian Biagio Conte

proemio iniziale. Non riesco a capire di


questo vincolo. Io mi occupavo semplice
fra proemi a funzione (in prevalenza) info
concedono spazio alla riflessione progr
letteraria. In questa luce analizzavo «il rico
gilio del proemio al mezzo come sede priv
pevolezza letteraria» (Conte p. 129): il
sapevolezza riguardi un'opera presente ο
tocca il problema della sede privilegiata,
putato appunto alla dichiarazione di poe
blema che bisogna partire se si vuole seg
discorso: vorrei banalmente richiamare ch
lavoro «Proemi al mezzo» e L.P. lo ha spir
zato «I proemi del 'come' e i proemi de
nella prospettiva, il mio discorso non è p
L.P. fa le viste di ripeterlo correttamente
la sua rapida esibizione, che mostra que
stra solo quello che secondo lui si deve ve
tinuare punto per punto, perché tutte le
muove sono basate su forzature e caricatu
dato che non posso riscrivere qui integra
mi limito a rinviare direttamente ad esso
a L.P., e non può sfuggire a chi sia dispos
distinzione di massima fra proemio infor
grammatico è sempre possibile ed è concr
lisi: ma questo non vuoi dire che esistano
unicamente di «cose», di resy e proemi ch
di «modi e qualità letterarie».
Questa opposizione, come ho mostrato
diacronico: da una parte, come esempio e
il suo proemio tematico (di carattere con
per esempio, il Callimaco degli Aitia e il p
co («L'antica struttura del proemio è pro
sta nuova funzione, a farsi all'occasione a
poetica.» : Conte p. 125).8 La stessa oppos

8. «In questo orizzonte [nell'orizzonte ecumenico del


sizione della letteratura si configura in modo nuovo: il
co cambia, perché cambia la destinazione stessa dell
rivolge più a quella comunità in cui direttamente si in
ziale prende ora i contorni della corte, delle bibliotech

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Una discussione 133

sincronicamente - in due disc


zioni contestuali distinte ch
specificità. È evidente a qual
tale specificità è solo una te
fatto, quando si fa per esem
dire anche le cose che si canta
qualità 'poetica* di quelle cose
differenza fra i due proemi n
zione dell'altro: essi si oppong
solvono funzioni che tendono
- incipitaria - di dichiarare il
ziando, e quella nuova - in un
dire la qualità del discorso p
zionare nell'analisi i tratti per
mio, descrivere tipologicamen
distinguono e contestualme
L.P. sembra difficile da comp
di funzioni relative le une all
simile) egli pensa ancora alla lo
renti la «distinzione» e la «opp
la logica degli opposti. Qui
non è connessa né a una pura
pura logica dell'esclusione reci
relazione contrastiva, di una r
sistema testuale pone in contr
insieme. I due proemi, insomm
zionali: in uno. la funzione do

diventa - quasi rispondendo alla nuova


specialistico degli intenditori. Il codice
a qualificare gli utenti. [...] La letteratu
dire 'quello che fa*, perché tutti fanno
ni marginali, ma di professioni del p
comprensive quanto un programma. [
l'opposizione funzionale tra due forme
al cerimoniale d'apertura, una si preocc
poesia. Come spesso accade, una coppia
tato di un'evoluzione diacronica: da un
antico e quasi connaturato ormai alla p
serzione di una nuova 'natura' proemiale
proemio-dichiarazione).» (Conte pp.

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134 Gian Biagio Conte

informare sul contenuto, nell'altro è dire


poetico.9
E quando le res appaiono nel proemio
appaiono nella loro veste e qualità lettera
ma la forma del contenuto; sono le res co
di temi, di codificazioni retoriche, di emb
gnificano una tradizione, un linguaggio,
(La differenza fra le res che figurano in u
informativo e quelle che figurano in un c

9. Certo è del tutto chiaro che ognuno di questi proem


tà e presenta una somma di caratteristiche che non si v
uno schema di sole strutture esteriori: e nella sua speci
questo proposito, anzi, non è inutile assimilare pazien
no alle singole questioni. Per es. L.P. scrive (p. 218
notato che quis Latto antiquo fuerit status richiama u
grafia (quello che ritroviamo poi nelle Historiae di Tac
fino ad Erodoto e Tucidide): s'incomincia col riferir
all'inizio della narrazione; è probabile che il procedi
fosse già entrato nell'epica storica. Mi scuso di accenn
ma che richiederebbe una piccola trattazione a sé». In e
tato anche più di una piccola trattazione a sé: basta ri
gner, Virgil. Bucolicay Georgica, Aeneis, Zurigo/Stocc
10. Con questa funzione e con questa qualifica le res
nel proemio al libro VII deìl'Eneide. Nell'enunciato
actes actosque animis in furierà reges (ν. 41 sg.), i con
sta per cominciare sono indicati con la formula codific
fica il livello più alto della poesia epico-eroica (formul
un'implicita connotazione programmatica e dichiar
questa 'qualità' alta dell'incipiente discorso poetico (
mente) Virgilio può aggiungere (v. 44 sg.) maior re
m ai us opus moveo. Virgilio canta ora quello che av
dichiarazione di poetica bucolica al proemio dell'ec
reges etproelia. (Perciò avevo scritto che questo proem
da non solo ai contenuti che il poeta sta per cant
senso che è quello stesso che tocca la qualità e i m
129; ma è proprio quello che L.P. mostra di non voler
che indica appunto le res nella loro 'qualitas' letteraria
che, come temi di un programma poetico, è ovviament
ca Orazio usa per indicare emblematicamente, tra le
più alta (la sua forma dei contenuti, al di là di ogni co
regumque ducumque et tristia bella (v. 73). Un'analo
«imprese dei re» doveva indicare nel prologo degli A
(ricusata), cui Callimaco contrappone il suo nuovo prog
Pfeiff.): si veda l'app. eseg. di Pfeiffer ad. /., nonché
Rom, «Hermes» Einzelschriften 16, 1960, p. 78 sgg

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Una discussione 135

co-letterario, è importante e
un leone sugli emblemi araldi
un leone, ma certo non è so

Si sarà a questo punto capito


bestia nera di L.P.: idea ossess
vero problema che io pongo
luogo testuale privilegiato p
cercavo di mostrare che il fen
nell'esigenza contingente che,
naleSy portava Ennio a distacc
(principiava ora la trattazione
va inoltre contrapporsi agli in
dizionalistica. Di qui l'esigenz
sione di credo letterario, che t
un nuovo proemio, all'inizio c
pra pubblicata. Ed Ennio, fatt
ideali letterari rievocava anzi
stitura (del primo proemio) da
poetica.»
È evidente (ma L.P. ritiene di doverlo scoprire con enfasi
scandalizzata) che in questo caso «non si può parlare affatto di
opposizione funzionale» fra un proemio contenutistico e uno
programmatico: ed è evidente per l'ovvia ragione che in Énnio
l'inserzione del proemio al mezzo non risponde a una speciale
funzione contestuale (contrastiva), ma è solo dettata da ragioni
empiriche e occasionali. Cioè esattamente quel che facevo allora
osservare io; e concludevo infatti: «Toccherà al lucido desiderio
di proporzioni' proprio della nuova classicità romana, valoriz-
zare questa opposizione empirica e contingente fra
due funzioni proemiali e le loro rispettive collocazioni nell'eco-
nomia dell'opera, attribuendo ad essa uno specifico significato
formale. In altre parole, l'opposizione empirica verrà a farsi op-
posizione pertinente : la collocazione occasionale si farà con-
venzione, entrando fra i modelli possibili del sistema lettera-
rio».11

11. Cfr. a tal proposito quel che osservo sopra alla n. 5. - Un accenno solo a una
questione collaterale, quella del «proemio al mezzo» del De rerum natura, assai
problematico perché la celebre dichiarazione di poetica lucreziana è tradita (con
minime differenze) pure in I 926-50. Anche L.P. «inclina (p. 220) a credere che la

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136 Gian Biagio Conte

4. Tanti altri segni, qua e là, mostrano


grossi pregiudizi che gli hanno preclus
mio discorso. Non è il caso di perdersi qu
(che pure l'articolo di L.P. meriterebbe qu
solo qualche precisazione essenziale, pri
L.P. «c'è da sorridere a vedere con quanta
sità il Conte se la prende con l'antico S
Heyne». Per quale motivo uno debba poi c
so Servio non si capisce proprio; tanto m
grandissimo interprete di Virgilio come
d'altra parte, come tocca ad ogni studio
volte e pubblicamente riconosciuto i meri
mosità, di altezzosità, io non ne mostro a
come faccio io, che Heyne fa «una nota
quelle di cui talora Servio (con una cer
infarcisce il suo commentario», s'intende
maggioranza dei casi, anzi di regola, He
si decisamente diversa da quella (qualch
Servio. Quanto poi a Servio, se si dice che
de «con una certa puntigliosa owietà», s
chiunque abbia frequentato, per studiare
ziosa raccolta di testimonianze esegetic
davvero negare che di tanto in tanto il bu
ovvio e pedante? allora sarebbe lui ad ave
dell'esegesi.
L.P. insomma, si vede bene, mi fa dire quel che non dico: il
fatto è che qualche prevenzione, anche qualche preconcetto,
deve averlo. Probabilmente, nel fondo, lo sa anche lui: tant'è
che in limine al suo articolo si preoccupa di sviare «sospetti»
che nessuno mai si sarebbe sognato di concepire verso uno stu-
dioso come lui: «Per evitare sospetti di manipolazione...». Op-

collocazione all'inizio del IV sia l'ultima e definitiva data da Lucrezio». Fa piacere


saperlo anche se non si sa bene a che cosa servano simili pronunciamenti apodittici.
Mentre io cerco anche in qualche modo di dimostrarlo (e nel mio cauto presumere
mi serve il criterio della sede proemiale mediana e delle opposizioni funzionali che
tanto angustia L.P.), egli invece si limita a comunicarci le sue inclinazioni. Che non
fanno scienza, a meno che non si abbia una concezione opinativa della filologia.
12. «Critica storica» V, 1966, p. 482; e - meno occasionalmente - nella comunica-
zione (Verso una nuova esegesi virgiliana: revisioni e propositi) presentata alle None
Giornate Filologiche Genovesi (Genova, 23-24 febbraio 1981).

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Una discussione 137

pure, non lo sa, ma certo lo h


così quando inventa che «punt
"armonia funzionale,, ne\¥
bene dal fatto che io (per quan
usare un concetto come que
semmai il marchio organicisti
co, del modo in cui L.P., come
ra: qualcosa che precede l'anal
mediata totalità d'armoniosi c
VEneidey io mi sono limitato
che vi si incontrava un'opposiz
sti: non è difficile capire che c
preventiva armonia ο armonis
zione non è assolutamente l
colpa mia se L.P. si trascina d
mo possono riguardare certi e
ma più probabilmente gli der
riori, contro tendenze di ez
discutere qualsiasi aspetto del
giudicato per quello che sono,
Se L.P. arriva a falsificare la
specie di caricatura scientistic
necessarie di reciproca funzio
teggiamento credo ci sia una
che nel mio discorso c'è sul se
che la terminologia non è alcu
discorso critico: sappiamo che
do a meno di pensare in altro
menti del metodo. Concediamo anche che un concetto come
«opposizione funzionale» abbia in sé qualcosa di astratto e pos-
sa spiacere perché appare alquanto generale; ma esso è per me
del tutto pratico: serve a descrivere una situazione testuale, rap-
presenta bene un effetto che noi usualmente sperimentiamo
nella lettura di un testo, rientra in quella retorica della ricezione
che sopra postulavo. E i suoi vantaggi mi paiono quelli di un
concetto comunque chiaro e preciso perché altrove già definito,
stipulato con esattezza (io stesso ne specifico contestualmente il
senso).
A me pare che l'avversione per questa terminologia si leghi
piuttosto ad un'antica passione della critica italiana per un lin-

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138 Gian Biagio Conte

guaggio suggestivamente metaforico. Non


questa terminologia, all'occasione si com
punto suggestivi e doppiamente metaforic
co» in Virgilio, l'«autenticità» e la «sin
Orazio - : concetti che nemmeno altrove sono con esattezza
definiti una volta per tutte. S'intravede in questo la nostalgia, e
la sudditanza, del filologo verso una tradizione tutta nostrana
che unisce bello scrivere a gusto per l'etichetta riassuntiva e per
la formula ad effetto. Chi ragiona così, pratica insieme una ri-
duzione empiristica della filologia e un culto esagerato della cri-
tica letteraria (critica che, in anni giovanili, si è imparato ad
ammirare come effusione affettivamente risentita, virilmente
appassionata). Questo insieme di predilezioni e di antipatie de-
finisce la posizione di chi vive con difficoltà il conflitto tra l'at-
tività minuta del filologo e l'esigenza di una critica 'alta'. E non
è detto che questa pratica della critica, risolta nella parafrasi
vitalistica dei testi, si riscatti già solo coll'accogliere in sé i mo-
ralismi dell'impegno ideologico.

Il mio intento era di ricostruire un espediente di tecnica lettera-


ria - una strategia testuale - in modo che risultassero manifeste
le regole secondo cui questo espediente funziona, e risultasse
anche chiaro quale senso specifico tocca ad esso nell'organizza-
zione del discorso letterario. Ho preso in considerazione dei
testi, per analizzarli li ho scomposti, poi li ho ricomposti. Sono
venute in evidenza delle unità testuali (proemi a tendenza con-
tenutistica e proemi a tendenza dichiarativa) articolate secondo
una regolarità, cioè dotate di una 'forma'. Ed è appunto questa
forma che permette a quella relazione contestuale di non appa-
rire come puro effetto del caso, anzi di apparire proprio il con-
trario di un effetto del caso: di configurarsi cioè come risultato
di una costruzione, modulo compositivo capace di depositare
un senso. Il modello (ricostruito dal filologo) restituisce la
struttura testuale arricchita di una nuova dimensione, prima
non immediatamente percettibile, che è quella del funzionale;
esso serve a rendere manifesto e intellegibile il modo in cui il
poeta ha programmato l'articolazione del suo discorso.13

13. Del resto, a dimostrare come le opposizioni funzionali, ο nel caso specifico il
proemio al mezzo, non potrebbero mai essere quelle «forme eterne e autonome»

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Una discussione 139

Proprio perché affetto da g


ama credere che lo strutturali
una filosofia (al pari dell'ideal
sitivismo, da lui chiamati a co
analisi che esso ha, e non potr
quelle di un mètodo - con tut
di empiria e di tecnicismo, di
onestà intellettuale. Per quest
artigianale che esso porta a ce
scorso letterario (aspetti morf
ra) e in genere alle strategie d
può essere molto utile alla fil
dio delle strutture non può es
nell'analisi letteraria in partic
nerale, nessuna delle altre di

che paiono a L.P., basterebbe il sempli


allorché alcune regole di composizione
no vive e vigenti altre, per le quali si è
zate.

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