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Ciro Lo Muzio
Ciro Lo Muzio Ciro Lo Muzio
ARCHEOLOGIA DELL’ASIA
CENTRALE PREISLAMICA ARCHEOLOGIA
L’Asia centrale è un territorio vasto e malnoto ai non specialisti, oggi diviso tra le DELL’ASIA CENTRALE
Ciro Lo Muzio è professore associato di Archeologia e storia dell’arte dell’India e dell’Asia centra-
le all’Università di Roma, Sapienza. Dal 1995 al 2009 è stato membro della Missione archeologica
italo-uzbeca (Sapienza) nell’oasi di Bukhara, Uzbekistan. Gran parte dei suoi lavori scientifici è de-
dicata all’iconografia dell’Asia centrale preislamica e del Gandhāra, in particolare alla genesi della
pittura murale in queste regioni e alla diffusione di iconografie dal mondo greco-romano, dall’Iran
e dall’India nell’arte centroasiatica.
Prezzo al pubblico
Euro 44,00
Archeologia
dell’Asia centrale
preislamica
Dall’età del Bronzo al IX secolo d.C.
Realizzazione editoriale
Coordinamento redazionale Alessandro Mongatti
Redazione Oldoni Grafica Editoriale s.r.l.
Impaginazione Oldoni Grafica Editoriale s.r.l.
Progetto grafico Cinzia Barchielli, Marco Catarzi
Progetto copertina Alfredo La Posta
Edizioni
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Nell’eventualità che passi antologici, citazioni o illustrazioni di competenza altrui siano
riprodotti in questo volume, l’editore è a disposizione degli aventi diritto che non si sono
potuti reperire. L’editore porrà inoltre rimedio, in caso di cortese segnalazione, a eventuali
non voluti errori e/o omissioni nei riferimenti relativi.
Introduzione 1
Un scorcio sulle lingue può essere un primo passo per definire la fi
sionomia culturale dell’Asia centrale antica e delle sue relazioni con il
mondo circostante. Il panorama linguistico attuale, in cui la parte del
le lingue di ceppo turco (turkmeno, uzbeco, kazaco, kirghizo e uiguro,
per limitarsi alle lingue ufficiali) è di gran lunga preponderante rispet
to a quelle di origine iranica (tagico, e altre lingue e dialetti del Pa
mir), è radicalmente diverso da quello del periodo preislamico. Le lin
gue antiche dell’Asia centrale occidentale, per lo meno quelle docu
mentate da fonti scritte, quindi il battriano, il sogdiano e il
chorasmiano (o chorasmio), appartengono tutte al ramo orientale del
le lingue medio-iraniche; al ramo occidentale è invece ricondotto il
partico, lingua ufficiale presso gli Arsacidi (o Parti) (III sec. a.C.-III
sec. d.C.), che, oltre all’Iran e alla Mesopotamia, dominarono la parte
sud-occidentale dell’Asia centrale (l’odierno Turkmenistan meridio
nale); il partico fu anche una delle lingue veicolari del manicheismo,
credo religioso originatosi in Mesopotamia (III sec. d.C.) e diffusosi
anche in Asia centrale.
Chorasmiano, sogdiano e partico erano redatti in una scrittura deri
vata dell’aramaico, lingua di cancelleria presso gli Achemenidi (VI-IV
sec. a.C.), che inglobarono nei loro domini alcune regioni dell’Asia cen
trale; il battriano, invece, adottò l’alfabeto greco.
Fatta eccezione per quelle regioni che fecero più saldamente parte
dei domini greco-macedone, kushana, arsacide e sasanide, le cui vicen
de politiche e storiche sono state ricostruite in maniera più o meno sod
disfacente, la storia dell’Asia centrale preislamica presenta ancora lacu
ne frustranti. Dei potentati che si divisero i suoi territori fino alla con
quista araba spesso non conosciamo con precisione le origini, la durata
e l’estensione territoriale; non di rado ne ignoriamo il nome.
A ostacolare una ricostruzione storica accettabile, se non in aree re
lativamente circoscritte, concorre l’assenza di fonti storiografiche autoc
tone (se ve ne erano, non ci sono pervenute) e, in generale, la penuria di