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Preve ha ragione, Marx è un erede dell'idealismo tedesco, nella misura in cui condivide appunto una

“filosofia della storia”, ma è proprio tale eredità che va superata, sia nella forma soft, liberale
secondo cui la storia sarebbe un cammino verso la libertà, sia nella forma hard secondo cui
l'umanità sarebbe incamminata verso il Comunismo. La “Storia” non ha nessuna finalità intrinseca,
esiste un'evoluzione sociale, ma questa non è retta da un Fine. La speranza del comunismo, della
“società senza classi” è stato un potente fattore di mobilitazione, proprio perché raccoglieva secolari
correnti religiose, ma fu anche uno dei principali motivi per cui in Unione Sovietica non si riuscì a
dar vita ad un nuovo ordinamento proprio perché ogni ordinamento risultava insoddisfacente
rispetto all'“ideale” comunista. Bisogna riprendere il processo di apprendimento che fu interrotto
dallo sfascio del gruppo dirigente bolscevico e successivo tentativo staliniano di salvare
dittatorialmente gli obiettivi della rivoluzione. Ciò che Bucharin chiamava la “fine dei sogni”, cioè
la fine del sogno di palingenesi radicale e tentativo di creare un ordinamento sociale, magari
imperfetto come ogni cosa umana, ma migliore di quello borghese. L'abbandono dell'“ideale
comunista” non vuole dire affatto abbandonare l'aspirazione ad una società diversa, ma tenendo
presente che quand'anche si riuscisse a “superare” il capitalismo e a creare un ordinamento diverso
questa non sarà mai una società pacificata, e in ogni caso soggetta a corruzione e a degenerazione
come tutti i regimi sociali e politici. Per quanto Preve sia stato uno dei principali critici del
movimento comunista egli non è disposto ad abbandonare questo ideale, anzi la sua critica era
quella di chi in questo ideale ci credeva veramente. Tuttavia bisogna andare fino in fondo
abbandonare questo ideale che è stato bruciato dalla storia. Mentre invece Preve si è detto
scandalizzato di chi in base ad analoghi ragionamenti ha sostenuto di non essere più comunista. La
critica del movimento comunismo si presentava in apparenza come proposito di superamento, ma
era in realtà il tentativo estremo di conservare l'ideale comunista.
Non servirà per questo coniugare il comunismo con il comunitarismo, cioè approdare al
comuni(ta)rismo. Vorrei esortare Preve ad abbandonare questa strada perché è un gran spreco di
intelligenza, e una fonte di confusione, pasticci vari, fraintendimenti. Il comunitarismo non è
un'ideologia compatibile con l'universalismo. Il comunitarismo universalistico è questo sì un vero
pesce mammifero. Secondo Preve Alain de Benoist sarebbe approdato ad un comunitarismo non
organicistico, tuttavia quest'ultimo ha scritto chiaramente che il comunitarismo o è organicistico
oppure non è comunitarismo. E in questo ha sicuramente ragione.
Preve parte da un problema assolutamente reale e cruciale oggi, quale quello della progressiva
distruzione dei legami sociali, fonte della profonda infelicità dei nostri tempi che si cerca di sanare
con fiumi di droghe, alcol, psicofarmaci (tra l'altro vi è chi sostiene con argomentazioni non certo
campate in aria che tra i motivi della guerra in Afganistan vi sia il controllo del mercato della
droga). E sono anche d'accordo che rispetto a chi persegue la “felicità privata” che si traduce in
infelicità collettiva vada ricordata la consapevolezza spontanea dei greci che l'essere umano è un
essere sociale, il quale non può essere felice quando è separato dalla società. L'alternativa fra
individualismo e comunitarismo è una falsa alternativa. Individualismo e comunitarismo non sono
ideologie opposte ma complementari. All'“enuncumbered self”, cioè alla persona che è stata
astratta dai legami sociali dell'individualismo liberista il comunitarismo risponde con l'
“encumbered self”, cioè con la persona che soggiace ai legami sociali. Entrambi escludono la
dialettica fra individuo e società.
L'alternativa all'individualismo liberista è la ricostruzione di un progetto politico di emancipazione
perchè il legame fra gli esseri umani è politico. Starei per dire che l'alternativa è il socialismo.
Tuttavia socialismo, comunismo non sono che parole ciò che conta è agganciarsi al “movimento
reale”. La vecchia prospettiva di emancipazione del comunismo è giunta al suo completo
esaurimento con la completa degenerazione dei suoi ultimo rappresentanti. Non resta che la faticosa
ricostruzione di un nuovo progetto politico, il quale presuppone la completa rottura con il vecchio.

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