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12 SECOLO D’ITALIA

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DOMENICA 23 GENNAIO 2011
ON LINE
SENZA PAURE

In Occidente c’è chi esorta alla disconnessione dalla rete. Ma parlare


di dieta tecnologica in Italia è come parlare di disturbi alimentari in Africa

CONNESSIONI
PERICOLOSE?

«H ◆ Federica Colonna
o fatto un corso di lettura veloce. Ho letto Guer-
ra e pace in due ore. Parla di certi russi…» Woo-
dy Allen non è tra i più accaniti sostenitori del-
lo speed reading, la lettura rapida tanto di mo-
da qualche tempo fa. La sua (poco) velata criti-
ca potrebbe oggi rappresentare la battaglia di
chi scorge pericoli e trappole anche nello speed
thinking, il pensiero veloce cui ci ha abituato
dieci regole basilari e tutte vertono su un as-
sunto chiave: il linguaggio di programmazione è
la letteratura del tempo contemporaneo. Ognu-
no ha da compiere una scelta: capire il web e ac-
cedere, così, al pannello di controllo della civi-
lizzazione, oppure restare inconsapevole e subi-
re gli effetti della Rete. Internet è un pezzo di
mondo, per starci bene è necessario conoscerlo,
non valgono a nulla i preconcetti, nè sono giu-
ste quelle le domande in grado di contenere in
l’uso di Internet. sè una risposta e di rafforzare un pregiudizio.
Susan Mausahart, paladina dei critici d’Ol- Mashable, sito riferimento per tutti gli appas-
treoceno e autroce del fortunato L’inverno del- sionati di web e social media, organizzatore del
la nostra disconnessione, analizza i rischi cui Mashable Award, premio annuale per la miglio-
siamo sottoposti stando con le dita premute sui re campagna on line, il brand più connesso e il
touch-screen e con il cervello concentrato sul personaggio più abile e seguito su Twitter, Face-
susseguirsi rapido delle notizie. La giornalista book e simili, accoglie le tesi di Ruskoff. «La rete
non è una conservatrice tecnofobica, né ovvia- è uno spazio infinito, di cui non abbiamo ancora
mente fa parte del pubblico di Rete 4, abituato capito tutte le potenzialità – si legge nel com-
dai servizi di Emilio Fede a considerare Face- mento a Program or be Programmed – Per non
book un coacervo di mali indicibili e vergogno- Il ragionamento sulla bontà sprecare l’occasione di comprendere e portare fi-
se attitudini. Susan Maushart è, invece, una si- no in fondo le conseguenze dirompenti del web
gnora avvezza alla digitocrazia e suggerisce agli
o sulla cattivera della Rete dobbiamo conoscere le dinamiche di mercato e
utenti americani una dieta tecnologica dima- è inadatto a dare le risposte di scambio che lo riguardano». L’idea chiave de-
grante, promossa anche sulle pagine del Wall all’interrogativo essenziale. scritta su Mashable è affascinante; il web ha ri-
Street Journal. L’invito a staccarsi dallo scher- creato la sociatà peer to peer, come quella del ba-
La vera domanda è: la usiamo ratto, la vita on line è un palinesto personale in
mo del computer e a spegnere BlackBerry e
iPhone durante le conversazioni con gli amici, o siamo noi a essere usati? continuo aggiornamento. Il modo per stare bene
le cene galanti e le serate in famiglia non è nuo- in rete, allora, è non farsi condizionare dalle di-
vo: è, anzi, un monito provenuto da più parti e scussioni e dalle mode lanciate dai brand. Per vi-
lanciato spesso da voci autorevoli. È un bene o «Sono due atteggiamenti depressivi, perché vere on line in maniera sana bisogna diventare
meno essere always on, sempre connessi? dogmatici, impediscono di comprendere». Li li- guru e non subire il fascino degli altri guru, per-
La domanda nasconde una trappola cognitiva, quida così, Douglas Ruskoff, entrambi, gli alle- chè «siamo noi a costruire l’organismo sociale
c’è una parola spia da cancellare dal vocabola- gri digitomani e i grigi spaventati. Vincitore del del web, siamo noi a determinarne le buone re-
rio: sempre. Il rischio è, infatti, che il dibattito primo Neil Postman Award, premio alla carrie- gole di comportmento. Se il web riesce davvero a
venga animato da due fazioni di ultrà i cui punti ra come intellettuale di rilievo pubblico, è un esse rivoluzionario dipende da noi, dal nostro
di vista sono poco utili a capire l’impatto del web giovane guru degli studi mediatici, concentrato comportamento quotidiano». Bisogna starci, al-
sulla società attuale. Ci sono i fautori della con- sugli sviluppi e le implicazioni della cultura pop. lora, online, ma con la testa.
nessione perpetua, che nemmeno in vacanza, Autore di Program or be programmed. Ten com- Per la fondazione Edge, nata nel 1988 con il no-
magari durante una passeggiata in alta quota, mands for a digital age, pone le condizioni per me di The Reality Club e diventata il punto d’ag-
riescono a staccare la suoneria da ufficio del- un dibattito davvero proficuo. «Il ragionamento gregazione on-line del pensiero contemporaneo
l’aggiornamento mail sullo smart phone. Sono i sulla bontà o sulla cattivera della Rete è inadat- più originale e innovativo, la domanda è posta
cyberentusiasti, sereni solo se hanno a portata to a dare le risposte alle vere domande del no- male. Non si tratta di chiedersi se la rete è un be-
di mano la mail del capo, vivono di stress, sorri- stro tempo. La Rete è ovunque, non è solo da ne o meno, la Edge Annual Question, il quesito
dono instancabili sulla foto del profilo LinkedIn. qualche parte. La vera domanda è: la usiamo o dei quesiti è: come Internet sta cambiando il mo-
I grandi oppositori sono invece i timorosi tecno- siamo noi ad essere usati?». Il tranello c’è, riu- do in cui pensi? Evitando con accuratezza di sta-
fobici, convinti che nel nuovo si nasconda sem- scire ad evitarlo dipende dalla consapevolezza re dalla parte degli Alice della situazione, per cui
pre il barbaro male, conservatori persino nella degli internauti. Esiste, allora, un modo per sta- il web è una sorta di paese delle meraviglie, Ed-
capigliatura, hanno di solito idee in grado di sca- re bene on line, così come ne esiste uno per vi- ge riconosce due elementi considerati proble-
dere in fretta come gli yougurt del discount. vere bene, per stare al mondo. Ruskoff descrive matici ne L’inverno della nostra disconnessione:
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DOMENICA 23 GENNAIO 2011
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la pressione costante dell’overload comunicati- re sovrumano dotato di un grande sistema ner- nica tra i 300 più importanti inventori della sto-
vo e della disponibilità informativa immediata. voso. Ogni unità che lo compone comunica con ria. Insomma, uno che se ne intende e non è
Scienziati, scrittori, architetti, linguisti hanno ri- l’altra via radio a una velocità elevatissima. Le propriamente animato da tecnofobie modello
sposto, allora, alla domanda dell’anno partendo distinzioni tra singoli sono cancellate dalla rapi- Emilio Fede. La creatività individuale sta pas-
da questo assunto problematico. dità delle connessioni. Ecco, la società post-uma- sando di moda, la musica sta diventando una ri-
«Stiamo diventando Pancake People», sostie- na potrebbe essere più o meno così: le persone si petizione ossessionante di ritmi e brani già
ne Richard Foreman, drammaturgo americano comprendono all’istante, perchè capiscono la co- ascoltati, persino gli individui stessi sono su-
conosciuto per pièces teatrali sperimentali e pro- municazione del loro interlocutore nel momento perflui e demodè. Lanier descrive così la famo-
vocatorie. L’immagine è evocativa e un po’ co- stesso in cui formula un pensiero, come se esi- sa saggezza delle masse, come un riciclo noioso
mica: esplodiamo in un istante, come se fossimo stesse un megacervello creativo. L’ipotesi è adat- e banale di cose già dette, comunicate e persino
pieni di conoscenza, dati, esperti di tutto, ma ta a una storia post-atomica, però coglie un pensate. La personalità è fuori moda, out. Una
sempre velocemente implodiamo, basta lo spillo aspetto: l’intelligenza sociale è maggiore, più di- volta appreso il meccanismo ogni persona non
di una domanda più approfondita, ci sgonifamo namica, più veloce e in grado di dare soluzioni fa che rimetterlo in pratica all’infinito, in modo
in un attimo. C’è un famoso articolo che gira tra nuove, rispetto a quella individuale. veloce, privo di fantasia. Lanier scrive un ma-
gli analisti americani, scritto da Nicholas Carr: Secondo il sociologo di fama planetaria Der- nifesto a supporto degli umani, una difesa stre-
“Google ci sta rendendo stupidi?”. La tesi di fon- rick de Kerckhove, direttore del Programma nua e fascinosa dell’essere pensante, libero, del-
do riguarda la difficoltà a leggere testi lunghi, ad McLuhan in Cultura e Tecnologia e autore di La l’uomo inventore della vita e delle cose.
approfondire. È un falso problema, sostengono pelle della cultura e dell’intelligenza connessa, In definitiva la risposta alla domanda sul peri-
però gli studi sull’apprendimento e sulla capaci- colo di stare molto tempo on line,
tà dei media di incidere sulle nostre facoltà in- sembra essere, come sempre, nelle
tellettive. Se, infatti, i testi on line sono fram- Il linguaggio del web sfumature dei ragionamenti, nelle
mentati è anche vero che le persone leggono in particolarità. La conoscenza del lin-
media di più e che, grazie ai link, sviluppano è la letteratura dell’oggi. guaggio, la comprensione del modo
l’abilità di connettere temi diversi. Inoltre ogni Ognuno deve compiere di scrivere e di vivere la Rete ci ren-
individuo è costretto a capire se le informazioni una scelta: capire e accedere derà individui liberi. L’ignoranza, le
di cui viene a conoscenza sono esatte o sbagliate. certezze preconcette, la paura, ci
Per ogni dato esiste un anti-dato, per ciascun
nella “stanza dei bottoni” renderanno, invec, semplici widget,
esperto un anti-esperto: chiunque, come in Wi- oppure restare inconsapevole accessori da blog.
kipedia, è chiamato a dare il proprio contributo La riflessione riguardante vivibi-
e la qualità della conoscenza non è mai acquisi- lità del web, però, è dominata da
ta una volta per tutte, è frutto iper-dinamico di
costanti revisioni, dubbi, domande. «Non ho più
Internet sta davvero cambiando il nostro modo
di pensare. «Il tema fondamentale dei miei libri
esperti americani, il consiglio di im-
bastire una dieta tecnologica non
DOUGLAS RUSKOFF
certezze e non le voglio più – scrive Kevin Kelly, è questo: è possibile interpretare lo sviluppo del- viene da un quotidiano di Roma. B ISOGNA TROVARE
giornalista e cofondatore di Wired – Non sono la psiche dell’uomo occidentale in relazione ai L’Italia, oggi, come sostiene Gio- UNA SANA VIA DI MEZZO
più interessato alla Verità, ma alle verità». A ben mezzi di comunicazione? Il linguaggio o è ester- vanna Cosenza, ha troppa fame:
vedere, allora, Google non ci sta rendendo più no e ci controlla oppure è interno e lo controllia- «Parlare di dieta tecnologica in Ita- CHE VADA OLTRE
studpidi, incapaci di percorrere fino in fondo un mo. Se è al di fuori, allora abbiamo un potere mi- lia – afferma – è come parlare di di- I CYBERENTUSIASTI
percorso cognitivo, abituati alla superficialità. nimo sul nostro destino e una scarsa autoco- sturbi alimentari in Africa!». I dati
Potrebbe essere il contrario: diventando più dub- scienza, una libertà limitata. È il caso della tv. Se indicano una chiara difficoltà: navi- E I TIMOROSI TECNOFOBICI
biosi siamo anche più capaci di critica, di fare do- il linguaggio proviene da dentro, allora siamo ghiamo in condizioni più impervie
mande, di guardare oltre. Siamo, cioè, più intel- più liberi, come con i libri e il computer». degli altri paesi europei, anche a
ligenti. Facciamo più connessioni, individuali e Il ragionamento di de Kerckhove è anche una causa dei costi alti di connessione,
sociali insieme. Abbiamo una mente più grande. risposta ad un altro best-seller, che sta ani- spesso lo facciamo solo dal luogo di lavoro, usia-
Il web, infatti, è strutturato come il cervello, mando il dibattito negli Usa e rappresenta, con mo raramente dispositivi mobili. Insomma, negli
ogni sito e profilo è un neurone e l’intelligenza le proprie tesi, una motivazione in più per i so- USA ci sarà pure una ragione per discutere di ec-
sociale si crea a partire dal legame elettronico stenitori della dieta tecnologica promossa dal cessi e limitazioni a fronte di abitudini e modi di
tra i link, proprio come nella testa di una perso- Wall Street Journal. You are not a gadget, non connettersi bulimici. Noi, che siamo anoressici,
na. Il romanzo di Fred Hoyle, La nuvola nera, sei un gadget, è il recente saggio di Jaron La- non possiamo evitare di assaggiare nessun piat-
racconta la rete proprio come un grande cervel- nier, computer scientist, filosofo, docente, mu- to. Abbiamo bisogno, al contrario, di una dieta
lo futuro. La nuvola è un viaggiatore interstella- sicista, considerato dall’Encyclopedia Britan- tecnologica ingrassante.

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