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La risposta di Medardo Chiapponi alle dichiarazioni rilasciate dal prof.

Carnevale

Allego l’articolo del Corriere del Veneto del 17 marzo scorso che contiene le dichiarazioni rilasciate dal
professor Carnevale, Preside della Facoltà di Architettura, a proposito dell’entrata dello IUAV in Univeneto,
il progetto di un unico ateneo per tutte le università del Veneto. Subito sotto la risposta del nostro Preside di
Facoltà.

La risposta di Medardo Chiapponi:

Caro Giancarlo,

mi spiace dover commentare di nuovo tue dichiarazioni alla stampa locale (mi riferisco all’articolo apparso
sul Corriere del Veneto di giovedì 17 marzo che allego). Lo faccio “a freddo” perché questa non vuole essere
una reazione emotiva e istantanea, ma un contributo alla conoscenza della nostra realtà e al dibattito che
penso debba avviarsi in Ateneo sui reali contenuti e sugli obiettivi di TUTTI i nostri progetti formativi e sci-
entifici. Credo che la comunità accademica Iuav debba ragionare su dati meno incompleti e soprattutto sono
convinto che la gravità della situazione attuale richieda a tutti noi di evitare un utilizzo strumentale di dati,
come quelli che hai citato, che hanno ben poco a che vedere con la realtà.

Probabilmente però neppure questo mi avrebbe indotto a scrivere una lettera aperta se le tue affermazioni
non suggerissero all’interno e all’esterno della nostra Università l’idea che c’è una Facoltà (Design e Arti)
irresponsabile e spendacciona, con docenti a contratto strapagati che trovano qui il paese di Bengodi “sal-
vata”, per sovrana liberalità e senza riconoscerle alcun merito, da un’altra Facoltà (Architettura). Naturale
conseguenza e prezzo da pagare sarebbe una sorta di commissariamento di fatto della Facoltà di Design e
Arti. Tacere potrebbe essere interpretato come avvallo di questo quadro interpretativo (e conseguente piano
di azione) che invece ritengo sia profondamente ingiusto nei confronti di tutti coloro che in questi dieci anni
hanno lavorato nella Facoltà di Design e Arti (docenti di ruolo e a contratto, collaboratori alla didattica,
personale tecnico amministrativo e studenti) e che meriterebbero invece gratitudine da parte dell’Ateneo.
Certamente hanno la mia, piena e incondizionata.

Cominciamo col citare alcuni dati che sono forse sconosciuti anche a molti componenti della nostra comu-
nità accademica. La Facoltà di Design e Arti ha 1.481 studenti pari al 26,5% degli studenti Iuav. Questa
percentuale sale al 30 se si considerano gli studenti in corso. Molto minori sono le quote di docenti e ricer-
catori di ruolo della Facoltà: 29 più 2 docenti straordinari a tempo determinato, pari al 19% dei docenti e
ricercatori Iuav. Basterebbe dunque una politica di reclutamento che ristabilisca anche per la nostra Facoltà
un corretto rapporto docenti/studenti e non ci sarebbe più bisogno di “prestiti” e “salvataggi”. Spero nessuno
sostenga che la sottodotazione è una scelta della Facoltà di Design e Arti.

La Facoltà di Architettura invece ha 110 docenti e ricercatori di ruolo (67,5% del totale Iuav) per 3.610
studenti (65% sul totale Iuav, dei quali 2.767 in corso, pari al 62,5%), cioè un numero superiore a quello
richiesto dalle normative. Per inciso, l’elevato rapporto docenti/studenti della Facoltà di Architettura ha reso
impossibile quest’anno alla Facoltà di Design e Arti di accedere ai finanziamenti ministeriali per la mobilità
di docenti e per la chiamata di idonei, che invece le sarebbero spettati, e quindi ha impedito un adeguamento
del rapporto docenti/studenti a costi molto contenuti per l’Ateneo.

Il rapporto tra domande di iscrizione e posti disponibili conferma e, in prospettiva, rafforza il peso della
Facoltà di Design e Arti che ha avuto anche in quest’ultimo anno 1.491 domande per 675 posti (per restare ai
numeri, il 220%), con punte di 597 per 125 posti nel corso di laurea in Disegno industriale di Treviso e 228
domande per 65 posti nel corso di laurea in Design della moda, largamente i più richiesti dell’Ateneo. La
Facoltà di Architettura invece ha avuto 1.935 domande per 1.233 posti (157%).
I docenti a contratto quindi sono al momento attuale, per la Facoltà di Design e Arti, una necessità e non
un lusso. Questa necessità può essere ridotta facendo una politica di reclutamento che riequilibri il rapporto
studenti/docenti di ruolo e tenga conto dei pesi quantitativi.

Oltretutto, penso non si possa dimenticare in quali condizioni di precarietà hanno lavorato i docenti di ruolo
e a contratto della Facoltà dovendo, a differenza di tutti gli altri docenti Iuav, procurarsi all’esterno gran
parte dei finanziamenti necessari allo svolgimento dell’attività didattica. Ciò richiede, com’è noto, un signifi-
cativo supplemento di impegno e di responsabilità. Ricordo anche che più di 1.000 studenti della Facoltà fre-
quentano nelle tre sedi di Treviso e nella sede di San Marino (i cui costi non gravano sul bilancio di Ateneo)
con un accesso ai servizi (dalla biblioteca, al servizio di posta di Ateneo, alla consegna e al ritiro dei verbali
d’esame, alle segreterie centrali ecc.) molto limitato e complicato.

A questo punto ritengo utile fare una riflessione sui docenti a contratto e sul loro ruolo, a partire dai dati
parziali e in gran parte errati che tu riporti.

La tua dichiarazione “NOI passeremo da 44.000 ore [a contratto] a 16.000, figuriamoci LORO che ne
avevano molte di più” è vero soltanto per ciò che concerne le ore a contratto della Facoltà di Architettura
(44.612 pur avendo, dal punto di vista normativo, un numero di docenti e ricercatori di ruolo sufficiente
a coprire l’offerta formativa). E’ decisamente errata per quel che riguarda la Facoltà di Design e Arti che,
nonostante la forte carenza di docenti e ricercatori di ruolo, ha assegnato un numero complessivo di ore di
contratto molto minore (10.850). Va osservato, tra l’altro, che, per ragioni amministrative, vengono incluse
in questo numero anche le ore dei collaboratori alla didattica e, per la sola Facoltà di Design e Arti che se ne
fa carico col proprio budget, anche le ore dei tecnici. Ciò comporta, per esempio, che nel bilancio di previ-
sione Iuav 2011 vengano conteggiati sulla spesa Iuav per “contratti d’insegnamento” (inclusi collaboratori
e tecnici) 1.753.000 euro per la Facoltà di Architettura e 912.000 euro (di cui 67.697,76 per i tecnici) per la
Facoltà di Design e Arti.

I costi orari dei contratti poi non sono una decisione autonoma delle Facoltà. Vengono approvati dal Sen-
ato accademico come tu ben sai, essendo da tanti anni membro molto autorevole di quel Senato, e variano
da 81,57 a 464,35 euro di costo aziendale. Com’è ovvio, abbiamo sempre rispettato quei limiti attenendoci
scrupolosamente alle prescrizioni di leggi e regolamenti per ciò che attiene le caratteristiche dei docenti a cui
si assegnano contratti d’eccellenza. Da tre anni a questa parte poi abbiamo standardizzato i costi dei contratti
di eccellenza determinati in funzione dell’impegno richiesto e della distanza (massimo 210 euro/ora per i do-
centi stranieri). Non si deve dimenticare inoltre che i costi orari si riferiscono al cosiddetto costo aziendale,
che i compensi mediamente si dimezzano e che chi viene da fuori (magari dall’estero) deve pagarsi i viaggi,
una casa o un albergo a Venezia per un intero semestre (senza alcun supporto dell’Ateneo). L’impegno dei
docenti poi supera sempre (e in numerosi casi lo supera di molto) il numero di ore previste dal contratto.

Uscendo da questa serie (lunga e noiosa ma, a mio avviso, necessaria) di numeri, evidentemente ci sono
scelte di politica culturale e didattica differenti. La Facoltà di Design e Arti ha considerato e considera
strategico il ruolo di docenti a contratto “eccellenti” anche in quanto offrono agli studenti la possibilità di
fare esperienze altrimenti impensabili e aprono loro opportunità di lavoro qualificato anche dopo la laurea o
la laurea magistrale, oltre a rafforzare i rapporti del nostro Ateneo con realtà economico-produttive e cul-
turali tra le più qualificate. Per chiarire meglio ciò che intendo, faccio soltanto uno degli esempi più recenti.
Professionisti come Luca Ronconi, Margherita Palli e Vera Marzot, in occasione della recente produzione
di Intolleranza 1960 (opera che ha aperto con ottimo successo di critica e di pubblico la stagione lirica della
Fenice), hanno rinunciato a un cachet molto maggiore che avrebbero potuto richiedere come professionisti,
per fare regia, scene e costumi con contratti di insegnamento (pagati su una convenzione con Fenice) organ-
izzando un laboratorio per i nostri studenti di teatro.

Diverse sono state le scelte della Facoltà di Architettura, che ha preferito avere un numero molto elevato di
contratti meno costosi. Personalmente posso anche non condividerla e pensare che i protagonisti dell’età
dell’oro Iuav a cui tutti facciamo riferimento erano, in gran parte, importantissimi professionisti che con-
tinuavano questa attività anche durante il loro impegno accademico e che, con tutta probabilità, nelle con-
dizioni attuali sarebbero ottimi docenti con contratti di eccellenza. Ho sempre rispettato tuttavia le autonome
scelte della Facoltà di Architettura che aveva e ha ancora, fino al nuovo assetto dell’Ateneo che risulterà
dall’applicazione della legge Gelmini, la responsabilità istituzionale di programmare la didattica. Mi aspetto
un reciproco rispetto per le autonome responsabilità della Facoltà di Design e Arti che, peraltro, ha svolto il
compito assegnatole al momento della trasformazione in Ateneo dall’allora unica Facoltà di Architettura.

La nuova governance dell’Ateneo comporterà probabilmente un maggior coordinamento dell’offerta forma-


tiva e comuni criteri di valutazione e di programmazione ma non, mi auguro, una situazione in cui ad alcuni
vengono corretti i compiti con la matita rossa mentre altri si riservano soltanto il ruolo dei professorini.

Ciò che più mi ha amareggiato in questa circostanza però è stato constatare che abbiamo perso l’occasione di
valorizzare, all’interno e all’esterno dell’Ateneo, una decisione del Senato accademico molto importante. A
differenza di molti altri Atenei, abbiamo saputo affrontare l’attuale momento molto difficile per l’Università
italiana salvaguardando un progetto formativo complessivo in cui crediamo e che ci colloca nelle posizioni
più alte anche rispetto ai criteri di valutazione ministeriali. Di questo avremmo dovuto essere TUTTI fieri.

Evidentemente però, superare le contrapposizioni tra “noi” e “loro” e ragionare in termini di Ateneo è, come
ogni sport in Italia, un ottimo argomento per appassionate discussioni da bar ma, almeno per ora, è tutt’altro
che una pratica diffusa. Lo sarà nel prossimo futuro? Me lo auguro per il futuro dello Iuav (tutto intero).

Con amicizia

Medardo

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