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Archeologia del dtournement 0.

.1 A favore della dialettica (o della trialettica, per chi si ricorda della sua fugace esistenza), "Noi che desideriamo senza fine" (Nous qui dsirons sans fin) di R. Vaneigem si deve leggere: "Noi che siamo ostaggi del desiderio senza fine del capitale". 0.2 Le mitologie del desiderio e della creativit (il feticismo secondo il vecchio gergo marx-freudiano) costituiscono delle evidenti rappresentazioni residuali. Sono state destinate da tempo a essere soltanto derisorie. 0.3 La critica radicale ha anticipato di poco la pubblicizzazione spettacolare d ella macchina desiderante, effettivamente gli obiettivi presunti della critica r adicale sono stati subito realizzati dallo spettacolo della nihilazione. Lo stes so vale per una nefasta ma consueta attitudine artistica di alcuni, in una situa zione in cui il dtournement nell'abc della comunicazione corrente. 0.4 La critica deve prendere atto che la mitografia del soggetto si definitivame nte esaurita. Essa deve smettere di avere paura di quella normalit, da cui talmen te attratta da sognarne la miseria. Noi che siamo ostaggi del desiderio senza fine del capitale Il rovesciamento di prospettiva che la critica ha detto di volere praticare, ign orandone spesso le conseguenze, finisce, se attuato, con il rendere del tutto tr ascurabili e superflue le proposizioni di partenza. Questo, che segue, un tentativo, grezzo senz'altro, di riportare alla luce alcun i reperti archeologici del desiderio secondo Raoul Vaneigem. 1. La maturit del desiderio si libra nella maturit dello spettacolo. 2. Le bare si sono consumate sul riso del vivente. 3. Penetrati dal piacere di esistere voi siete voi stessi. 4. Gli schiavi non sono pi, i padroni dappertutto. Essi non ignorano che non hann o pi niente da esigere da se stessi, se non che gli altri lo dimentichino per un istante. 5. La qualit della merce soddisfa perfettamente la qualit della vita. Il godimento l'effetto di un'economia altamente sofisticata. 6. Felice colui che, al di qua di ogni sentimento di riuscita e d'insuccesso, co n presunzione e con disprezzo di s, snoda il filo labirintico dell'esistenza conf essandosi: ho desiderato dal fondo del cuore che sia cos. 7. L'appropriazione altrui restituisce al vivente ci che il godimento finiva per togliergli: il diritto di negare la reciprocit. 8. La creazione un godimento che si scambia e non si dona. 9. L'individuo che convinto di compiere il suo destino umano attraverso la reali zzazione, armoniosa e no, dei desideri che gli sono stati attribuiti fonda il pr ogetto del capitale totale. 10. Impareremo a mercanteggiare imparando a vivere, fondando sulla relazione di scambio il gusto e la passione dell'appropriazione di s e degli altri. 11. Tutta l'arte del desiderio consiste nell'affinarsi grazie all'insoddisfazion e senza cadere nell'insaziabile. 12. Il peggiore effetto del lavoro produrre un tempo che lavora contro di noi; c ' nella natura mercantile del piacere abbastanza potenza per restituire al mondo la cosienza del lavoro della vita. 13. Una societ d la misura della sua ignominia quando si vergogna di applaudire l' astuzia del predatore. 14. L'economia ha la preminenza sulla vita, mentre allo stesso tempo ama esibire il contrario, da questa pratica individuale e collettiva nata l'autentica inter nazionale del genere umano. 15. Non c' nulla che possa nuocere a un essere umano quanto se stesso, come dimos trato dall'ingenuit di Etienne de la Botie, che gli fa scrivere: "Siate risoluti a non servire pi ed eccovi liberi". 16. Decidersi a vivere come se non si dovesse mai morire non una sfida all'impos sibile, ma il reale che non nasconde pi il possibile. 17. La dipendenza altrui la misura del piacere.

18. La ragione economica si beffa delle ragioni del desiderio accordandovisi. 19. Essere troppo poco lucidi per rimproverarsi: ecco dove finalmente lideale e i l reale si sono ritrovati. 20. Per la maggior parte dei nostri desideri c gi qualcuno pronto al lavoro per f arceli desiderare come se fossero davvero nostri. 21. Tutto parodistico nella libert di consumo, soprattutto il "tu non puoi tutto perch qualcosa devi a tutti". 22. La gratuit un sogno corrotto, una fantasticheria, della societ della nihilazio ne. 23. Il miglior modo di togliere soddisfazione al desiderio di sperare in essa. 24. L economia, che ha trasformato il lavoro in una disoccupazione attiva, per c ui al lavoro sembra ovunque che non si faccia niente della propria vita, mostra agli illusi la via opposta, quella pi redditizia. La nuova economia dispone senza dubbio del potere di aumentare il rifiuto del lavoro a vantaggio di uno spirito di iniziativa e creativit pi adatti alla produzione e al mercato odierni. 25. Una formidabile tecnologia omicida non resta senza impiego., perch la potente proliferazione del consumabile deve assorbire anche quella formidabile degli es erciti. La globalizzazione del libero scambio ha diffuso l idea della pace come competizione di mercato. 26. Nel grande consenso al profitto la ricerca della qualit della vita pi competit iva che mai. Ma l affinamento dei desideri dei consumatori spesso non ha portato ad altro che alla diffusione del male di vivere il benessere spettacolare. 27. L assenza di un altra verit, di un altra necessit che non sia il denaro, non i mpedisce che il demone della gratuit sia fatto filtrare ovunque come antidoto ill usorio, perch l unico divieto deve avere le sue licenze, deve sperimentare la sua fine. 28. L essenziale non deve bastare all esistenza di molti, mentre deve mancare an cora a lungo perch i primi si sentano garantiti. Ma l importante che i conti torn ino: l unica restrizione al progresso del benessere che non intralci la psicolog ia del profitto. 29. La merce di qualit deve soddisfare le esigenze di una vita che rifiuta di ess ere mercanteggiata per meglio essere sottomessa alle leggi dello spettacolo. La qualit della vita misurabile, e la sua diffusione naturalmente e potenzialmente d istruttiva, come lo erano le fasi precedenti dello sviluppo del capitale, che no n ha mai smesso di correre e di saltare di fronte agli ostacoli. 30. Il godimento il prodotto di questa economia, come la democrazia figlia dell imposizione del libero scambio a quelli che non sono in grado di sfruttarne i va ntaggi. Dove la merce ha seminato la sua tirannia finita per spuntare la "sua" l ibert. Sicuro e insoddisfatto colui che dominato dalla sorte della nihilazione. Il Brumaio del nostro scontento (prima ed ultima parte) A science of discontent Franck Herbert s Dune series Muad dib s Imperial Reign generated more historians than any other era in human history. Frank Herbert, Dune Messiah PREMESSA. Che non si dica che la disposizione degli argomenti nuova; tuttavia ci che resta ci rende meritevoli di quel pensare male che attesta come merito il non aver nul la da dichiarare a discarico. Le brevi abitudini sono il make up con cui l esperienza finge di ringiovanire i suoi difetti. D altronde la vittoria, che non ci spetta se non come un anticipo di cui esclusa la riscossione, arride a coloro che amano il disordine senza crea rlo. Il desiderio imita se stesso, il desiderio una catena, la trasgressione la serra

tura. Il risentimento un sentimento privilegiato, il suo primato glorificato ogni gior no instancabilmente( si tratta della fatica dello spettacolo). La mimesi desider ante precede il sorgere del suo oggetto, dice Girard, e sopravvive alla sua scom parsa, quindi il risentimento non comprensibile se non a partire dalla mimesi de siderante. La regola esposta dallo scrittore del capro espiatorio che il desider io pi desidera la differenza pi genera identit. Per cui si pu dire che in ogni desid erio si ode (l odio parla la nostra lingua, cio tutte) una doppia ingiunzione con traddittoria: imitami, non imitarmi. Dunque, se alla fine, come capita (l incomp reso capita, il caput mortuum), rimangono solo doppi contrapposti, la minima cas ualit provoca la fissazione di tutti gli odi reciproci su uno solo dei doppi. La mimesi frammenta tutto all infinito ma lo riunifica in un solo momento - persist endo la generale indifferenziazione, il prodotto del desiderio. Girard esibisce la perversione della mitografia della differenza nell Anti-Edipo, della quale ma cchina solo la frase sulla stupidit della trasgressione potrebbe ambire a disegna re il nuovo profilo dell analisi, cio della critica post-freudiana. L eroe che segue il proprio cuore dove va a finire? L ovviet della risposta non i ntesa con la stessa prontezza di cui la pratica ci rende testimoni. Il nostro in dividualismo richiede di essere fedeli alle nostre opinioni, sebbene i disturbi alimentari ci dicano del destino del desiderio pi di quanto si immagini. Gli innesti genetici hanno cambiato la vita, le trasformazioni sono imperiose. E ppure trasformare il mondo e cambiare la vita erano gli obiettivi del nostro pas sato prossimo. La storia ci asseconda. Davanti a questa povert tematica non si pu, di solito, fare altro che dare un occh iata distratta, ma n in dieci minuti, n in dieci giorni, ci stato concesso di trov are una risposta vertiginosa, assicurandosi qualche padronanza sinottica, come s olito fare chi gioca a scacchi. Dunque nessun omaggio a un vuoto cos grande e inq uieto. La risposta che, come ogni speranza, rid il respiro, lasciando per il rest o tutto in sospeso, ecco ci che si vorrebbe leggere. Includere, escludere: la malia del capitale, il suo vortice fascinoso e violento . Come si ama pericolosamente il gioco d azzardo, il capitale, nella furia della nihilazione, accoglie e rigetta senza mai uscire dalla propria disposizione fon damentale. La sua intimit con la nostra follia non finisce di stupire le generazi oni che credono di criticarne le mosse, carpendone lo sguardo fuggitivo. Come stato detto, i labirinti urbani moderni, per quanto mortali, non introducon o che alla necessit delle frontiere e delle divisioni. Non sono ammesse repliche: non ci si trova che dove ci si deve perdere, ma nel labirinto i confini garanti scono l apparenza dell ordine, cio la sua essenza, e consentono di dare credito a lla finzione. Conrad aveva visto giusto nel cuore della tenebra: il significato di un episodio non nascosto dentro di esso, ma lo circonda, come la foschia generata dal calor e, come uno di quegli aloni nebulosi resi visibili dalla luce della luna, altrim enti la faccenda si fa intollerabile, come lo stesso scrittore sapeva benissimo. Il metodo: mi sforzo di far s che quelle che io considero delle nuove premesse te oriche e pratiche non chiudano in anticipo la problematica che svolgono, e rese confuse da ogni interferenza affrettata, come oggi si insegna, mantengano una fo rma tale che le squalifichi, sebbene non sempre sia possibile. Un modo di riferi rsi allegro alle facilit filosofiche e soprattutto un arte ellittica dell anfibol ogia . A cosa serve d altro la vivacit dell ellissi? La disseminazione, direbbe D errida, afferma la sostituzione infinita, e la sostituzione ci sostituisce. L in genuit il gioco di parola. (...) Mais, en y pensant soigneusement, je me ressouviens d avoir t souvent tromp,

lorsque je dormais, par de semblables illusions. Et m arrtant sur cette pense, je vois si manifestement qu il n y a point d indices concluants, ni de marques asse z certaines par o l on puisse distinguer nettement la veille d avec le sommeil, q ue j en suis tonn; et mon tonnement est tel, qu il est presque capable de me persua der que je dors. Le parole di Descartes, come quelle di Caldern, sulla vita che s ogno, ci dicono allo stesso modo che, nel mondo, il teatro, cio lo spettacolo pri ma della societ dello spettacolo, premeva sullo sviluppo dei mezzi di produzione per imporre ovunque le sue condizioni all addomesticamento. Nato sociale il progetto che abbiamo ereditato, esso non rimargina le sue ferite se si riduce a individuale e si rassegna all autenticit che l ipocrisia gli cons ente. Il riserbo appare giustificato dalla verosimiglianza. Reticenza e preterizione. Nelle prese di coscienza dei nostri contemporanei ogni peggiore tradizione dello spettacolo non tarda a imporsi con l ovviet di una nat ura, non pi seconda. Una simile ovviet non viene simulata dalla loro frettolosa in differenza, ma viene dichiarata come una conquista. Il pregio della comprensione si comprime nelle minuscole pieghe dell ellissi. L audacia deve essere del tutto involontaria, fino al punto di sembrare tale. Deve esistere un solo tono, falso naturalmente, ma la falsit intima e consolatori a, per essere inconfondibile, come il tono che la esprime, perch la correlazione tra spettacolo e mondo deve poter essere dimostrata ogni minuto. La TV parlava c ome il mondo perch il mondo parlava come la TV. Ma la TV parlava pure come la fam iglia, sebbene essa non ci sia pi, perch il mondo ha sempre parlato come la famigl ia e la famiglia come il mondo. La falsit c , poich non inconfondibile, ma il suo t ono non si sbilancia. Hans Mayer dubita che si possa credere all autenticit, nonostante il fasto letter ario, linfanzia berlinese di W. Benjamin non il vissuto dello scrittore berlinese ma una parafrasi di Proust. Ci si pu fidare o no? Si poteva credere ai Caraibi o alla Malesia di Salgari? Le due domande non sono strettamente connesse, ma le p assioni che trasportano s. Gli aspetti irrilevanti di una questione potrebbero non esserlo pi, dico: irrilev anti. Ma potrebbero essere davvero insignificanti. Non esiste un metodo sicuro, ma delle pretese e degli stili, ed entrambi conducono con s numerosi errori. Alcu ni errori sono utili, altri no, perch la critica ragiona per partito preso, sebbe ne ci siano delle ragioni necessarie e talvolta sufficienti. Girard afferma che la mimesi per sua natura percettiva, e coglie immediatamente la pi piccola discrepanza tra le parole e le azioni dei suoi mediatori: se tra le une e le altre vi uno scarto, si ispirer sempre a ci che il modello fa, non a que llo che dice. Dunque c un economia politica mimetica. La teoria mimetica pretend e, secondo Girard, di divenire la teoria di tutto ci che mette in relazione gli i ndividui tra di loro, spiegare il teatro dell invidia come recita il sottotitolo del volume dedicato a Shakespeare. Sergio Luzzatto dice che merita far parlare ai quadri di David il loro inimitabi le linguaggio, ora pi che mai contraddittorio, eppure ricchissimo. Di questo personaggio si nota un decoro tacitamente espresso nella stagione del r ipiegamento, piuttosto che sbandierato nell et dell impegno. Ma infine l attenzion e si sofferma sullo sguardo e l autore si chiede, lasciando in sospeso la rispos ta, se in esso sia concentrata severit o disperazione, sebbene il mistero che vi si addensi sia velato di stanchezza. Le parole attribuite a Talleyrand danno una definizione idealistica ma soddisfac ente: questi sopravvissuti, sottratti a ogni discendenza, hanno fisionomie che s piccano solitarie: la loro inutilit maestosa, la sapienza che forse non hanno e c he certamente non vogliono trasmettere ci guarda in silenzio come ogni ricordo c

he accetta di distruggersi. La bellezza degli epitaffi tutta compresa nelle straordinarie convergenze che co nsentono, negate ai viventi. Si ha un bel dire che la paura non dovrebbe sottomettere i nostri gusti; non ho dubbi ad ammettere che la condiscendenza offuschi la ricettivit, ma la paura, seb bene sia il pi pervasivo sentimento, non distrugge affatto la comprensione del te sto o il piacere della lettura; anzi mi ricordo ancora la paura struggente e la ripugnanza che mi facevano fingere di avversare i libri di Wells. Ma era un modo , il pi sicuro, di conservarne il piacere. Si pu dire quel che si vuole, ma legger e serve a prepararsi a essere morti, come si direbbe in Mentre morivo di Faulkne r, e a questa preparazione mi induceva Wells, quando ero bambino. Da ormai due secoli, gli Stati Uniti hanno la fissazione di Dio e delle pistole. In queste parole di Harold Bloom la pratica considerazione che i due argomenti debbano essere trattati in modo congiunto subisce una canonizzazione letteraria. Sar per questo motivo che Bloom segue le tracce della balena bianca nel deserto di Meridiano di sangue. Ma si tratta di retorica, Lisia diceva contro Eratostene: ... e questi crimini so no cos atroci, che persino la finzione, se me ne permettessi l uso, non potrebbe aggiungervi niente; e anche limitandomi alla pura verit, ancora non avrei n abbast anza tempo, n abbastanza forza per dire tutto. Come ragionava Marx e come ragiona l opposizione alla globalizzazione: Ai nostri giorni il sistema protezionistico conservatore, mentre il sistema del libro sca mbio distruttivo. Esso dissolve le antiche nazionalit e spinge all estremo l anta gonismo tra la borghesia e il proletariato. In una parola, il sistema della libe rt di commercio affretta la rivoluzione sociale. solamente in questo senso rivolu zionario, signori, che io voto in favore del libero scambio. In questo modo si e sprimeva il teorico di Treviri. L opposizione alla globalizzazione un opposizione conservatrice, ma il comunismo marxista era una teoria della catastrofe e della catarsi. Ricorda Long John Silver, all inizio della sua storia, quella scritta da Larsson : ... Scoppiai in una risata che perfino alle mie orecchie parve provenire dagli inferi, o dall altro lato della fossa, se preferite. Risi fino alle lacrime. Si dice che una bella risata allunghi la vita. Chiss. Ma allora, che io sia dannato , si deve ridere finch c tempo. L enigma del ricordo di copertura appassion Freud, il quale si chiese come mai ve nga represso proprio l elemento significativo e conservato l elemento indifferen te. Il ricordo di copertura rappresentava impressioni e pensieri relativi a epoc he successive, ma reprimeva, o meglio spostava l immagine mnestica originaria. U n allucinazione che poneva in rilievo l insignificante. L occulto non l insignif icante, ma lo diventa: vivido, sgargiante, promettente. Doveva essersi appena addormentato quando si risvegli. In un primo momento gli par ve di essere caduto fuori da se stesso. Si accorse di giacere in un letto. Non t rasportabile! Pens Bloch. Una mostruosit! Si percep come se fosse improvvisamente d egenerato. Non andava pi bene; per quanto immobile giacesse, era tutto un affanno so affaccendarsi; tanto nitido e vistoso giaceva l, da non poter scantonare su ne ssuna immagine che fosse paragonabile con lui. Il suo modo di essere l faceva di lui qualcosa di lascivo, di osceno, di sconveniente, qualcosa di assolutamente s candaloso; sotterrare! Pens Bloch, vietare, rimuovere! Ebbe la sgradevole impress ione di tastarsi, ma si accorse poi che la sua coscienza di s era cos intensa da f arsi sentire come un senso di testamento sull intera superficie corporea; come s e la coscienza, come se i pensieri fossero diventati maneschi, aggressivi, fosse ro passati a vie di fatto contro di lui. Disarmato, incapace di difendersi giace va l; l interno schifosamente rivoltato contro l esterno; non estraneo, solo odio samente diverso. Era stata una scossa, e con una scossa era divenuto innaturale,

era stato strappato via dal contesto. Giaceva l, impossibile, cos reale; senza pi paragoni. La sua coscienza di s era cos forte, che aveva una paura mortale. Sudava . Una moneta cadde per terra e rotol sotto il letto; Bloch tese le orecchie: un p aragone? Poi si era addormentato. Peter Handke - Prima del calcio di rigore - Die Angst des Tormanns beim Elfmeter . La lunga citazione di Handke mostra pi di qualche affinit con le sensazioni, spess o rovesciate come in un calco, di Gregor Samsa, il protagonista de La metamorfos i di Kafka. Si tratta di un ubriaco, Josef Bloch, cio di una versione idealista d ell insetto kafkiano. Il breve romanzo di Handke una pratica dimostrazione di ci di cui siamo debitori verso Kafka, del Castello e del Processo, per esempio. Blo ch colpevole di un omicidio incomprensibile, mentre dei personaggi di Kafka si d ice, non che non siano colpevoli, ma che siano incomprensibilmente accusati. Giacomo Contri scrive che la perversione coscienza in servizio permanente effett ivo e aggiunge che aveva ragione Freud a dire che se ci fosse moralit, non sarebb e la coscienza a farle da sede. Il superio, osceno e feroce ordina di godere, do po aver reso impossibile la soddisfazione, per cui l ordine detto simbolico il r egime dei godimenti forzati, compulsivi e dubbi. L espressione francese plus de jouir , non solo la contrazione di il n y a plus de jouir, ma anche indice di un eccesso , di un plusvalore, di un plusgodere. L illuminismo pensato da Swift critica il suo futuro (e ci che doveva passare per ch fingesse di inorridire del proprio immaginario superamento). La razionalit semp re mostruosa, per quanto ci si arrenda con rassegnazione, e non sorpresi, ad ess a. Swift sa di non mentire quando finge di credere che l utile sia nell interess e dei pochi e non rappresenti un principio imparziale e scientifico. Scrive Cees Noteboom, in Le montagne dei Paesi Bassi, che basta aver vissuto un po e si sa che la vita pi lunga consapevole del dolore dell enumerazione e lo ev ita. Sono sempre poche le cose che determinano un esistenza. Questa considerazio ne si completa con un altra dello stesso autore per cui ognuno ha il diritto di pensare quel che vuole, e ogni forma di errore lecita purch non si coinvolga qual cun altro. I seduttori sono odiati. Da cosa dipende? Gli olandesi non si frequent ano, si confrontano. Fissano i loro occhi luminosi in quelli dell altro, e ne so ppesano l anima. Non ci sono nascondigli. Nemmeno le loro case lo sono. Tengono aperte le tende, e la considerano una virt. Che spreco di trasparenza. Note senza teoria Forse non abbastanza noto in che misura la teoria rifiuti la musica e la musica la ricambi. La musica della filosofia, genere che amavamo, le ha perse per strad a, nei tempi rapidi di una politica spietata di banalizzazione, la nihilazione, e si ritrova a ragionare non di una teoria utopica che non c , ma di una teoria c he semplicemente non ci sar pi, se non come inganno. riflessione. La musica della filosofia auspica una riflessione sulla musica leggera nello stesso momento che le nega un essenza, senza di cui per non si ha riflessione. Si vuole che non si r ifletta su di essa per dire poi che su di essa si pu riflettere. Almeno si conced a alla musica leggera una sociologia. Se per Adorno, dice Manlio Sgalambro, l ul tima volta che la musica leggera ha incontrato quella seria stato durante il "Fl auto magico", vero per che un secolo intero non ha esaurito la leggerezza della m usica leggera. Gli insulti con i quali stata esposta la gnoseologia della musica leggera sono la dimostrazione che la teoria aveva temuto la musica leggera, e t emuto gli interminabili avanzi del sempre uguale. L insulto insomma ci che la teo ria aveva voluto che la canzone le rimandasse. Un esistenza non ingannata dalla sociologia della musica potrebbe essere ritmata dalla musica rock, quanto l io m usicale del primo quarto del secolo scorso lo stato dalla cosiddetta Krisis?

1. Il cambiamento di funzione della teoria trova la sua determinazione nella musica rock. Il compito della teoria si adempie oggi nella musica cosiddetta leggera c he, pi che fungere da materiale per una nuova Philosophie der Neuen Musik, se ne ripropone il compito. Ma il rock non l erede della musica dodecafonica perch suon a e non dissuona, dato che non mai stato onesto. 2. La batteria non il tuono, il rumore del cielo, ma il ritmo infero del lavoro mec canico, un dio guerriero ha parlato agli uomini con la batteria. Il dio della pr oduzione capitale spara direttamente contro il cielo. 3. La musica di tutti i giorni non musica e neppure leggera, galli e arlecchini son o muti. Chi ci canta il rumore del mondo. La canzone vinta dalla struttura che l a porta, non prefigura nessun altro tempo, perch si d a questo mondo cos com . 4. La canzone espone la teoria al pericolo di finire prima ancora di cominciare. I suoi tre minuti possono essere un contributo a una dottrina del tempo, di cui es sa si vuole sbarazzare con la tenacia di un sistema di cui parte. La canzone la pi breve opera dello spirito di un tempo che non deve dimenticare il ringraziamen to al godimento che essa genera. Nella musica della filosofia la canzone non ha scoperto che la sua natura persuasiva, la canzone come istituzione oratoria inco rona l ordine del presente. Essa vuole non far capire con altri mezzi. 5. Il canto l animalit felice della gabbia. Ma, nelle condizioni attuali, dalla musi ca si pretende il godimento che si pagato. In un trattato di etica di questo tem po, la canzone ha un posto di riguardo. 6. Che le relazioni umane siano modellate dalle canzoni un fatto notevolmente trasc urato. La prassi della teoria la canzone. 7. Se la canzone della teoria aspira ad essere un capitolo dell estetica di questi tempi, sottoporla a giudizio serve per riconoscere i tratti della tortura che . S e la canzone della teoria preferisce l etica perch l orecchio il giudice delle no stre azioni. Il cantante comunque non ha bisogno di argomenti. 8. La canzone deve divertire e il riso che concede quest epoca deve essere maggiore di qualunque l abbia preceduta. Goethe va riscritto: "Accanto alla cosa pi terri bile, c la gioia, c il rimedio". La canzone democratica, non chiede di essere ca pita n lo vuole, ma soprattutto non vuole che le si presti troppa attenzione. 9. La canzone non manda via il mondo, ma ne accoglie lo spirito vendendolo. Il dive rtimento della canzone l aggressione alla teoria, giacch l individualit un peso in utile, la canzone ce ne libera, con leggerezza. 10. La canzone non seria ma sul serio, cos come si pu dire che i giovani teppisti sono neoplatonici senza saperlo. 11. La canzone deve finire, e deve finire presto. Questo imperativo ne richiama un a ltro altrettanto imperioso e di ordine generale. La stupidit della canzone quella dello spettatore. Nella stupidit l ordine del mondo si lascia contemplare soddis fatto di una simile conquista. 12. Certamente i filosofi finiscono con il trovare in se stessi ogni cosa, come scri ve Sgalambro, e pure i loro sbagli. E, poco pi in l, cento miliardi di morti non v algono uno scopo. 13. Non c pi distanza qualsiasi tra i suonatori e i suonati, naturalmente le anime ch e si sputano sono tutto ci che si pu sputare. L energia che esplode nei concerti s uperiore alle sue cause, se la causa fosse la star, ma questa sullo sfondo. Smar rirsi sembra un atto di libert, se non fosse un lavoro socialmente incoraggiato.

14. La musica della filosofia non ci sar, ma ci sar la sociologia della musica, perch l a realt si far leggere dalla musica, dalla canzone. 15. La nihilazione parla nelle canzoni. Niente dolore che non sia falso, idem con il resto. 16. Kant, nella "Critica della ragione pura" scriveva, e Sgalambro cita questa frase perch l agonia del sistema solare deve essere considerata come un problema prese nte, che "in effetti la cosa non potr mai contenere nella sua realt effettiva pi di quello che contenuto nella sua possibilit completa", questo per suggerire che il pessimismo, a cui ridotta la filosofia odierna, pu dilazionare la sua agonia nel divertimento. 17. Se considerassimo che il divertimento fosse ancora una condanna saremmo rimasti indietro nell analisi della situazione, la massimizzazione del profitto imponeva una legge sul godimento, ma ci che era un bene di consumo ora un gadget. 18. La musica leggera non risponde a nessun bisogno, ma non per questo nessuno ne al leggerisce la necessit, d altronde neanche i desideri sono necessari al consumo. Le intenzioni del consumatore non hanno mai contato nulla, ma proprio per questo egli gode. La democraticit della musica questo. 19. La canzone obbedisce all obbligo di far finta, niente deve finire, tutto deve ag giungersi. Niente entropia, ma eterno presente come accumulo indefinito. Le canz oni devono essere meglio del sempre uguale, meglio dell eterno ritorno. La music a della filosofia un relitto del passato. 20. La canzone la teoria che questo mondo distribuisce ai suoi addetti.

Il nero dorso del tempo Javier Marias, Nera schiena del tempo. Niente mai indubbio, dice J. Marias. Duriamo meno delle nostre intenzioni. L autore si spiega subito: Lasciamo troppe co se messe in movimento e la loro inerzia cos debole ci sopravvive. Comunque, anche vero che ognuno dimentica sempre troppi istanti, perfino ore o giorni e mesi e an ni .... C una estrema insicurezza nella parola perch, pure la pi rozza, imprecisa e metaforica, e analogamente ogni lettura altera il testo, sebbene di solito non lo riscriva. Ogni posterit - l autore senz altro ama le grandi questioni della le tteratura, che solleva senza imbarazzo - dato che perdiamo tutto perch tutto rima ne tranne noi, un oltraggio ed un oltraggio anche ogni ricordo, se potessimo acc orgercene dopo morti. Per questo i libri servono a ricordare, e a rassicurarci sulla certezza del fatt o che dimenticheremo. Superati questi primi ostacoli e, volendo ancora leggere, Marias conferma un sos petto di lungo periodo, che esista una fiduciosa e ingiustificabile tendenza a cr edere ci che gli autori affermano a proposito dei loro libri. Ma l autore non recede dal coraggio dimostrato nell affrontare temi ardui e polv erosi e scrive dunque che sono troppi quelli che sono nati e sono trascorsi in s ilenzio e troppo pochi quelli di cui si conserva memoria. In particolare diffici le difendersi per via negativa, dimostrando di non aver commesso, di non aver ag ito, compiuto, detto, partecipato o assistito a qualcosa. La calunnia intrinseca allo scrivere. Da certi luoghi squallidi, dice lo scrittore, difficile cambiare i destini una vo

lta che sono cominciati, se non si sa che sono destini. Ma voleva ingannare il le ttore, nessun destino un destino prima di esserlo, e nessun corridoio mal pulito peggiore di un incrocio greco. Ci che ci viene attribuito in una finzione non pu essere rettificato, aggiustato, compensato, variato, dice Marias, eppure cosa sono i libri se non riscritture di libri precedenti? Una vita mortale non sa resistere alla menzogna di un testo, ma un altro testo pu modificarla. Dunque c rimedio. Puntualizzare di fondamentale importanza, a volte ci si deve cautelare contro le burle, l dove non le si accetta, e si sa sempre dove; non sempre, non sempre, dove sarebbero le sorprese allora? Neppure ci si pu sorprendere del fatto che l autore trascurabile. Non pu non esserlo , essendo invece il pi accidentale degli esseri che si avvicendano nelle letture. Anche a me che scrivo toccato scoprire come Conrad avesse ragione a dire che dop o i venticinque anni passa la linea d ombra, invece Marias, che ripete le parole del polacco, dice che erano decisivi nella sua epoca, intendendo l et di Conrad (e dopo non pi?). Quelli che ci precedono diventano allora tutti antidiluviani, dic e ancora, ma, per fortuna, non crede a quest ultima frase: ci sono sempre oblii e periodi cancellati e io li conosco. Quando la cosa avviene, quasi tutti quanti si rendono conto pi o meno della propr ia imminente e immanente cessazione; quando, finalmente o meno, si arrivati o qu asi al punto in cui sta per verificarsi, cio diventare vera, la cosa che sappiamo ogni giorno essere probabile. In alcuni rari casi il tempo non agisce civilment e, allora ci sar il taglio sicuro e pulito, aggiunge, senza preavviso. Nello stes so capitolo, tra parentesi, l autore scrive che fa sempre piacere saltare delle p agine e non possibile quasi mai, cos nessuno pu escludere che ci sia un parallelo e splicito. Di un misterioso ed intimo autore - John Gawsworth -, Marias ha cercato l opera omnia, la quale presenta una singolarit, non spiacevole: dei sei volumi, manca non fu mai pubblicato - quello di cui presente il solo titolo, Farewell to Youth . Pi avanti nella commemorazione, l autore si chiede dove siano andati i libri che Gawsworth sapeva scegliere in mezzo a scaffali caotici e polverosi. Saranno torn ati al mondo paziente e taciturno dei libri usati, da cui escono soltanto tempor aneamente. Chi scrive di Gawsworth temeva che gli sarebbe toccata la stessa sorte, e, perch regga il senso del discorso, Gawsorth prov, pubblicando alcune antologie dell orr ore, di salvare dall oblio alcuni scrittori, finendo per assimilarsi a loro, pre vedendo il percorso simile, ma finge, o cerca veramente, di attenuare la sensazi one che le cose e le persone effettivamente si cerchino e si trovino, dicendo di non attribuire grande importanza alle coincidenze e alla perpetua attivit del ca so. La morte inattesa di qualcuno che conosciamo ci spinge, dice Marias, a barare co n i ricordi, gettiamo su quella situazione una luce che non le appartiene, non su a ma del finale, la morte illumina con il suo fulgore trattenuto ci che venuto pr ima, che di per s era in ombra o nel grigio e non aveva importanza n l intenzione n la speranza n l animo di lasciare traccia di nessun genere e gi andava svanendo, dopo il suo verificarsi. Eppure anche questo non propriamente vero se dall alba d ei tempi ogni gesto, anche il pi ordinario, deve riflettersi nell anima come se f osse l ultimo, non dico tutti, non dico sempre, ma ordinariamente s, la loro esse nza deve volatilizzarsi. Continua l autore, ammettendo che difficile opporsi a perpetuare una leggenda, t anto pi se si contribuito ad estenderla, perci sarebbe meschino rifiutare di imper sonarla, sebbene io credo che si possa benissimo fare a meno di incoraggiare una impersonificazione. Essa rimarr senz altro ancora nella mente dei pi, nonostante gli sforzi opposti, ma in modo sfuggente, controluce. Perch il perdurare dei volumi a stampa sui loro autori dovrebbe essere incongruo, ironico e molto ingiusto, e non invece congruo, letterale e molto giusto? Comun que neppure i libri durano molto. Temere che un giorno essi ritornino sul mercat o, temere la loro circolazione, significa piangere il diritto a una propriet indi struttibile sulle cose. Canetti scrisse Auto da f, per una ossessione, e per quel

caso clinico, in quel romanzo, la biblioteca sal in cielo, cio and in fumo. Soltanto la gente molto meschina sente gelosia per i morti. Dopo questa frase e qu el che segue mi rendo conto, lo sapevo ma non ci volevo pensare, che alle cose , semplicemente, delegata la simbolica rappresentanza di un essere, vi impigliata una dimostrazione di affetto, ma a questa delega infelice mi pare, o mi parve, g iusto rifiutarsi. Sono pronto da parecchio tempo a riconoscere di avere torto e di avere avuto torto effettivamente, in modo dimostrato. Ci che rimane di solito, finch la memoria non viene inghiottita anch essa, un immagine, anche quando non c una foto, e forse, certamente, dei sogni. I bambini, dice l autore, vivono nel presente, in un presente eterno, e non sann o che cosa sia un minuto o un ora o un giorno, non capiscono che il tempo consis te nel fatto che passa e si perde, nel suo passaggio e nella sua perdita. Ma l a utore pensa, a volte, che tutti gli ieri palpitino sotto la terra come se rifiuta ssero di scomparire del tutto, e nella pagina seguente scrive: dura tutto troppo o non c modo di farla finita con niente. In altro contesto compare una domanda pre occupata: qualunque lunatico pu credere quel che vuole, no?

Le Prcis (Cioran) Necessaria est methodus ad rerum veritatem investigandam. Cioran uno scrittore antidepressivo (per un eccesso contrario, la gaiezza del di silluso), a conferma dello sforzo durato tutta la vita di apparire pi decadente c he deprimente a dispetto di ci di cui ha parlato (in francese piuttosto che in ru meno: nel nichilismo vi una questione di stile). Applicare il dtournement su ques ti testi non facile ma derisorio s, perch essi, a loro volta, sono frutto dell ado zione seriale di quel metodo. Quindi, invertendo la direttrice di senso di un qualunque testo di Cioran, si ri schia l impasse nell ottusit, il premio di consolazione del subrealismo di una si mulazione della dialettica. Talvolta ho ritenuto preferibile lasciare il testo cos come si presenta. Dove sta to modificato, e che cosa? Cioran ha scritto molti libri, in Italia pubblicati d a Adelphi. Leggetelo!

1.Spiegare un testo significa deriderlo, la storia della filosofia la storia del disprezzo della filosofia. 2.Se della psichiatria l unica cosa interessante sono i discorsi dei matti, dei libri di critica lo sono le citazioni, di solito sbagliate. 3.L importante non leggere, ma circondarsi di aneddoti sugli scrittori di cui no n si letta una riga, cos si impara di pi sul loro conto. 4.La stupidit aiuta. Essere ottusi la migliore protezione dai rischi della libert. 5.Per leggere bisogna odiare ci che scritto nei libri, contrastare la loro forza nociva; ci aiuta a capirli e a sopravvivere al veleno che contengono. 6.Nella lettura preferibile, tra tutti, lo stile della portinaia. 7.Fallire un desiderio riuscito. 8.La quantit di finzione nel tragico deve crescere proporzionalmente, perch un pen satore sia preso sul serio oggi. 9.Il timore del ridicolo, se non superato d un balzo, fa rimanere al di qua dell e proprie possibilit. 10.Il nemico quello che mi somiglia di pi. 11.Salvaguardare l insignificante il pregio che di solito accordiamo a un libro. 12. cosa banale dire che oggi un opera d arte insieme brutta e impossibile.

13.Se qualunque verit pu essere sostituita da un altra, lo stesso non si pu dire de lla speranza. 14.Dopo i vent anni, se va bene, non si fa che verificare quel poco che si capit o. 15.Scrivere disobbedire alla volont di dire ci che si ha da dire. 16.Che ogni soluzione peggiori la situazione precedente pu essere considerato con solatorio riguardo al peggio. 17.In ogni volont vi uno stimare.

Considerazioni su due epoche Nel campo della teoria nessun seguace. (Detto imitando Kierkegaard) Non solo nel mondo degli affari, ma anche in quello delle idee, il nostro tempo sta attuando un autentica liquidazione: Tutto si ottiene a un prezzo talmente vi le, che viene da chiedersi se alla fine ci sar ancora qualcuno disposto a offrire . Ogni mercante della speculazione che l importante corso della filosofia modern a mette in evidenza, ogni libero docente, assistente, studente, non si accontent a di fermarsi a dubitare di tutto, ma va oltre. Forse sarebbe avventato e inoppo rtuno chiedere loro dove in fondo se ne stanno andando, ma cortesia e modestia i l considerare come una cosa troppo risoluta il fatto che essi abbiano dubitato d i tutto, poich altrimenti sarebbe anche un discorso strano quello che essi vanno oltre. Kierkegaard - Prefazione a Timore e tremore. 1. L epoca della rivoluzione era essenzialmente appassionata; per cui ha avuto esse nzialmente forma. Anche la manifestazione pi violenta di una passione vera ha ric evuto la sua forma dalla manifestazione stessa. L epoca della rivoluzione era es senzialmente appassionata; per cui ha avuto a che vedere essenzialmente con la c ultura. L energia dell interiorit stata infatti l unica misura sulla cui base si potuto dire, in altri tempi, che un proletario animato essenzialmente da audace risolutezza era essenzialmente colto. L epoca della rivoluzione era essenzialmente appassionata; per cui potuta essere violenta, licenziosa, selvaggia, senza riguardi ad altro che se stessa, ma, pur nutrendo delle non disinteressate mire esteriori, essendo rivolta essenzialment e all interno, non stata e mai sar mai abbastanza rozza da essere sobria. Mentre l ordine esistente si marchia ufficialmente della falsit come garanzia di realt, n on ci si stupisce della violenza, dell ingovernabilit e della sregolatezza di cui si occupa la tecnica della direzione dei movimenti di massa; ma se non c alcuna autonomia soggettiva avremo, in determinate circostanze, solo la brutale rozzez za della gregariet soddisfatta, nelle stesse proporzioni che in una qualunque con dizione ordinaria. Giacch nessuno ha qualcosa in proprio e neanche in gruppo, e n essuno ricorda pi i ditirambi dell insurrezione che adunavano le masse, surrogato della gioia sono diventate da tempo le ciance e le dicerie dello spettacolo, l importanza illusoria dei rapporti sociali e la fredda invidia. Nessuna ironia ch e la rapidit del trasporto e l urgenza della comunicazione attuali siano in rappo rto diretto alla loro banalizzazione! Se la logica della falsa coscienza non pu c onoscere se stessa, sono le leggi del pensiero dominante, il punto di vista escl usivo dell attualit, ci che viene riconosciuto da tutti. Il delirio si ricostituis ce nella posizione stessa che pretende di combatterlo. La critica dello spettaco lo deve saper aspettare, mentre la falsit un momento di se stessa. L epoca della rivoluzione era essenzialmente appassionata. La sua presenza esigeva segretezza, ma con la sua assenza abbiamo subito meno una disdicevole ingenuit che una fasti diosa assenza di carattere. L epoca della rivoluzione era essenzialmente appassionata, e in questo senso ha conosciuto l immediatezza, anche se provvisoriamente. Sul piano del rovesciament o di prospettiva il singolo doveva finire con il tradire se stesso. L immediatez za dell epoca rivoluzionaria stata un ripristino dello stato naturale in opposiz ione a una positivit indiscutibile e inaccessibile. Ma l assenza di forma assenza

di contenuto. Bisogna ricordarlo specialmente ai nostri giorni, quando nulla ha importanza vera e tutto ha il sigillo dell urgenza. L epoca della rivoluzione e ra essenzialmente appassionata; per questo stata essenzialmente rivelazione dell e metamorfosi e dei tradimenti di una critica congetturale sulle reali volont del l epoca. L impeto della passione ne ha segnalato la presenza, la traccia dell az ione ha marcato gli errori, bisognava decidere, ma ci a sua volta stata la salvez za dell ordine dell irrealismo dominante, giacch l oggettivazione del dominio sa ricondurre ogni decisione nello spettacolo. Lo spettacolo non chiede altro che u n estrema determinazione ai suoi servitori. L epoca del nichilismo spettacolare stata un epoca rivoluzionaria e lo sar ancora. 2. Se avessimo tabelle sul consumo di materia grigia da generazione a generazione c ome le abbiamo per il consumo di qualunque altra merce, ci stupiremmo a vederne la quantit mostruosa che viene consumata attualmente. Se dell epoca rivoluzionari a diciamo che si perde, dell attuale dobbiamo dire che non si vuole disperdere, ci sta alla base del tergiversare di un epoca che non vuole essere dissolta dalla sua stessa fretta. Contrariamente all epoca rivoluzionaria che era attiva, la n ostra l epoca degli avvisi, l epoca dei comunicati vari - sembra che non succeda niente, per segue immediatamente il comunicato in cui si smentisce il sospetto c he tutto stia cambiando. Un insurrezione oggi sarebbe la cosa pi inimmaginabile d i tutte. L epoca attuale dello spettacolo con le sue brevi fiammate d entusiasmo seguite da un indolenza altrettanto destinata ad essere consumata rapidamente, ha molta attinenza con il comico, ma chi comprende il comico vede agevolmente ch e il comico non sta affatto dove s immagina l epoca attuale, ma sta proprio nel fatto che un epoca simile voglia ancora essere spiritosa. Spassionata com non sa cosa farsene del sentimento e dell interiorit, anche se finge talvolta di rimpia ngerne la primordialit. Se sicurissimo che l irretito nello spettacolo pu nutrire le stesse buone intenzioni dell appassionatamente risoluto, all inverso chi si t ravia nella passione pu avere le stesse attenuanti di chi larvatamente consapevol e di lasciarsi ingannare dalla sua ragionevolezza, mentre l errore non diverr mai noto. Il dolo dialettico interpola privatamente una variante segreta: non c amb iguit laddove sembra che ci sia. Moralit carattere, dunque il carattere ci che rimane inciso, ma anche l immoralit, in quanto energia, carattere. Nell ambiguit dell inganno spettacolare non c n l un o n l altro. La rivolta della passione elementare, in un epoca appassionata l ent usiasmo il principio unificante, in un epoca spassionata l invidia diviene il pr incipio unificante in negativo. Pi lo spettacolo prevale, pi l invidia diviene per icolosa perch non ha carattere sufficiente a cogliere il proprio significato. L i nvidia si erige a principio della mancanza di carattere. L invidia della mancanz a di carattere non capisce che l eccellenza eccellenza, non sa di riconoscerla s eppure negativamente. L invidia diffusa non che il livellamento della societ spet tacolare. La realizzazione pi aberrantemente logica del nichilismo spettacolare i l livellamento quale sintesi negativa della reciprocit negativa fra gli individui . Il principio della socialit il fattore corrosivo e corrompente in cui il regime dello spettacolo ha rovesciato il concetto di comunismo. Il principio di associ azione, la comunit, la socialit, al giorno d oggi, non sono affermativi ma negativ i. La corruzione morale dell autocrazia democratica e il declino dei tempi rivol uzionari sono stati descritti spesso, ma il declino di un epoca spassionata come quella attuale qualcosa che non sar di sicuro meno funesto, seppure, grazie all ambiguit dello spettacolo, non meno vistoso dei precedenti, ma sicuramente meno c ompreso.

La democracy di Graham Greene La libert, qu est ce que c est la libert? Gli americani, a sentire loro, sono gente tranquilla. The Quiet American, quello del romanzo di Graham Greene, era deciso a fare del bene, non a una persona in particolare ma a un paese, a un continente, a un mondo intero. Nel romanzo di Gr

eene si possono rinvenire non meno di tre idee, e poich si tratta di una quantit c onsiderevole, forse eccessiva per qualunque persona dotata d ingegno, potrebbe n on essere inutile provare a individuarne almeno un terzo (mentre prosegue martel lante l offensiva per l istruzione delle masse). La dichiarazione pi cinica (ma i l nichilismo posticcio) del narratore appare come un epitaffio che anticipa la c onclusione: uccidere un uomo significa fargli un favore impagabile. Ma questa di venta una sorta di legge naturale quando egli osserva che certe volte si amano i nemici e certe volte si odiano gli amici. Il narratore sfoggia una sicurezza, i n contrasto apparente con quanto gli viene da riflettere, che gli permette di af fermare: 1.L implacabilit del bene americano associata al suo infantilismo; 2.Sarebbe meglio, invece, se gli americani accettassero il fatto che nessun esse re umano pu capire un altro; 3.L amore fondato sul dollaro fatto di buone intenzioni, coscienza pura, e che g li altri vadano pure all inferno. Eppure, americani ed europei, a parziale smentita delle precedenti affermazioni, o siamo conservatori liberali o socialisti liberali, ma tutti con la coscienza a posto. Ma l americano, per il narratore, apparteneva a un universo psicologico di grande semplicit in cui si parlava di Democracy e di Honor senza la u che si trova sulle iscrizioni delle vecchie tombe. L ipocrita narratore dice di essere nichilista ma sa che per saper mentire necessaria una tradizione e un esperienza . Stiamo provvedendo ai parenti delle vittime dice l americano tranquillo: sono solo vittime di guerra; un peccato, ma non si pu sempre colpire il bersaglio. Com unque sono morti per la causa (...) in un certo senso si potrebbe dire che sono morti per la Democracy. Il narratore, nelle ultime righe del romanzo, si mostra soddisfatto, finalmente. Da quando (l americano tranquillo) era morto mi andava tutto bene, ma avrei voluto che ci fosse almeno qualcuno a cui poter dire che mi dispiaceva. La libert libert di tradimento.

Sdegnosa confessione sul nero umore La prefazione potrebbe avere per titolo: Per esempio: leggi gli aforismi di Lich temberg (cos passer il tempo e non penserai! Detto di Omar Wisyam che ha letto l A ntologia di Andr Breton)). Il timore pi grande superato; l unico motivo di rammarico, meno l accusa di impar zialit, avrebbe potuto essere tutt al pi quello di non esserci dimostrati abbastan za difficili nell unico atteggiamento idoneo per un compito di tal fatta. Le pro ve eliminatorie del torneo eliminano lo humour, meno la stupidit, l ironia scetti ca e la facezia senza peso, mentre si devono sottolineare l influenza del sentim entalismo dall aria eternamente braccata (all acqua di rose) e di una certa fant asia di corto respiro, la cui impresa insiste inutilmente nel voler sottoporre l o spirito ai suoi artifici caduchi. Di ogni frase, di cui modificato il senso, p referibile una assoluta reticenza, in cui si esaurisce il suo trait du style, n al di qua della rivolta assoluta dell adolescenza, n al di l della rivolta interiore dell et adulta.

Falsi obiettivi 1. La democrazia l arte di dire - bel cagnolino - perch hai il sasso in mano, o la f rase di Mae West sul semplice sorriso e la pistola. 2.

Poich i partiti non rappresentano pi gli elettori, il loro compito, il loro impegno, quello di cambiarli. 3. Per dire la verit bisogna sempre sbagliare misura. 4. Il pessimista sa che vero che il migliore dei mondi possibili non potrebbe esser e peggiore. 5. C un modo per far credere tutto: far credere di non voler dire che c . 6. La parte del torto l unica rimasta per dire la verit. 7. Discutere con un idiota il miglior modo di salvare le apparenze. 8. Il futuro deve essere vendibile. Ci spiega tutto. 9. Dobbiamo pensare. Per questo qualcuno deve sparare. 10. Pubblico si nasce, si diventa e si muore. Purch non sembri noioso. 11. Salvo complicazioni tutto deve cambiare in fretta.

Fobie 1. Quando la monaca Chiyono studiava lo Zen con Bukko di Engaku, per molto tempo no n riusc a raggiungere i frutti della meditazione. Finalmente, in una notte di lun a, stava portando dell acqua in un vecchio secchio tenuto insieme con una cordic ella di bamb. Il bamb si ruppe e il fondo del secchio cadde, e in quel momento Chi yono si sent, per quello che era, una schiava. Qualunque decisione avrebbe preso avrebbe confermato quella schiavit. Se fosse fuggita lo sarebbe stata ancora, lo stesso se fosse rimasta; perch il bamb stava per rompersi, dunque adesso niente pi acqua nel secchio, niente luna nell acqua. Non poteva pi rimanere, per, questo lo sapeva. 2. Un signore preg Takuan, un insegnante di Zen, di suggerirgli come potesse trascor rere il tempo. Le giornate gli sembravano molto lunghe, mentre assolveva le prop rie funzioni e se ne stava seduto e impettito a ricevere l omaggio della gente. Takuan tracci pochi segni e li diede all uomo. Lo sapessi, te lo direi, ma non lo so. 3. Se nella mia mente non c nulla, che cosa devo fare?. Joshu rispose: Buttalo via. Ma se non c nulla, che cosa devo fare? insistette l allievo. Attua ci di cui non sei capace. 4.

Una sera, mentre Shichiri stava recitando i sutra, entr un ladro con una spada af filata e gli ordin di dargli il denaro se non voleva essere ucciso. Shichiri gli disse: Non mi disturbare. Il denaro lo troverai in quel cassetto. Poi si rimise a recitare. Poco dopo si interruppe e grid: Non prendermelo tutto. Domani me ne serv e un po per pagare le tasse. L intruso aveva arraffato quasi tutto il denaro e s tava per andarsene. Ringrazia quando ricevi un regalo soggiunse Shichiri. L uomo g li rispose che non poteva ringraziarlo, perch quello avrebbe smesso di essere un furto, lui l avrebbe corrotto e ne sarebbe diventato complice, inoltre sarebbe r imasto il debito per un altro furto. Dunque evitarono di parlarsi ancora. 5. Camminando per un mercato, Banzan colse un dialogo tra un macellaio e un suo cli ente. Dammi il miglior pezzo di carne che hai disse il cliente. Nella mia bottega t utto il migliore ribatt il macellaio. Qui non trovi un pezzo di carne che non sia i l migliore. Queste parole fanno riflettere, in effetti. Non bisogna avere paura d i ammetterlo. 6. Soyen Shaku, il primo insegnante di Zen ad andare in America, disse: Il mio cuore bruciava come il fuoco, ma i miei occhi non sono freddi come ceneri morte. Egli stabil le seguenti norme, che difese dal mettere in pratica. Non badare a quello che dici, e qualunque cosa tu dica, non metterla in pratica. Quando si presenta un occasione lasciala scappare, ma prima di agire non pensare due volte, ch il ti more ti segue. Non guardare al futuro n al passato. Il cuore tenero di un bambino non sopporterebbe l atteggiamento intrepido di un eroe. Il tuo ultimo sonno sia come gli altri, non appena ti svegli, rallenta le tue reazioni, perch davanti a te ci sono le tue scarpe. 7. Jiun, un maestro di Shingon, era un rinomato studioso di sanscrito dell era Toku gawa. Da giovane faceva conferenze ai suoi confratelli studenti. Sua madre lo se ppe e gli scrisse una lettera. Poich dedichi il tuo tempo a meditare, hai imparato che la vera realizzazione di s non esiste, ma la dismisura s, pi delle conferenze per, perch l amarezza non improbabile, quanto la banalit della cosa. 8. La poesia mancava di un verso rispetto al numero di quelli tradizionali, e il di scepolo disse: Maestro, ci manca un verso. Questo non lo splendore, dato che ci che viene se ne va, ma se non fosse andato via non saprei farlo ritornare, dunque no n il caso di aspettare. 9. Nel suo ultimo giorno di vita Tanzan non si dimentic di scrivere sessanta cartoli ne postali, su cui non c era scritto che stava per andarsene da questo mondo, tu ttavia le riemp di tenaci insulti. Perch perdere quell occasione? La passione delle conclusioni

La critica rivoluzionaria si nutrita di conclusioni, cio di aspirazioni, confuse pe r quanto bene conosciute, pi contraddittorie di qualunque ambizione, ma con cui h anno in comune quella spregiudicatezza che ora quasi impossibile negare a chiunq ue. Un esempio della passione della conclusione si trova in Vecchi e giovani di Luigi Pirandello: Ebbene, signori miei, che concluderemo noi? Siamo uomini, e venuti qua per quest o. Ma vi leggo negli occhi. Voi non avete nessuna voglia di concludere, pur non essendo eterni! Voi avete viaggiato. Molti tra voi seguiteranno il viaggio fino a Reggio Emilia. Qua a Roma, chi ci viene per la prima volta, ha da vedere tante cose; e il tempo stringe. Scusatemi, se parlo cos: sapete che vedo per minuto, e parlo come vedo. Ho poca fiducia nelle conclusioni degli uomini, i quali tutti,

a un certo punto, guardandosi dietro, considerando le opere e i giorni loro, sc uotono amaramente il capo e riconoscono: si, ci siamo arricchiti, oppure: s, abbiamo fatto questo o quest altro, - ma che abbiamo infine concluso?. Veramente, a dir proprio, non si conclude mai nulla, perch siamo tutti nella natura eterna. Ma ci n on toglie che oggi noi qua, dato il momento, non dobbiamo venire a una qualsiasi , magari illusoria, conclusione. Io vi dico che questa s impone, perch altrimenti ci verranno da s, senza la vostra guida illuminata e il vostro consenso, gli ope rai delle citt, delle campagne, delle zolfare. E sar cieco scompiglio, tumulto fer oce, quello che potrebbe essere invece movimento ordinato, premeditato, sicuro. Le conseguenze? Signori, usa prevederle chi non nato a fare. Credete voi che ci sia ragione d agire? Avvisiamo ai modi e ai mezzi. Tutta la Sicilia ora senza mi lizie. Tre, quattro compagnie di fantaccini vi fan la comparsa dei gendarmi offe nbachiani, oggi qua, domani l, dove il bisogno li chiama. E contro di essi, come voi dite, un intero, compatto esercito di lavoratori. Non c neanche bisogno d ar marlo; baster disarmare quei pochi e si resta padroni del campo. No? Dite di no? Aspettate!... La vera storia di Long John Silver Bjn Larsson - La vera storia del pirata Long John Silver Iperborea. Saper scrivere non una garanzia contro la stupidit - parola di Long John Silver - u omo libero, gentiluomo di ventura e nemico dell umanit. La storia comincia dove l avrebbe fatta iniziare qualunque lettore, cio dal tagli o della gamba. Quando Long John riappare sul ponte della nave, tutti tacciono e, uno, dal soprannome di Pendaglio, cade addirittura in acqua dallo spavento per la vista del redivivo. Risi fino alle lacrime. Si dice che una bella risata allun ghi la vita. Chiss. Il secondo pensiero , seppure troppo tardi, quello di conservar e l osso della gamba amputata. John, il mozzo, racconta com andato lo scontro, p er confermare o meno i sospetti del pirata. Silver d un consiglio al ragazzo: Impa ra a raccontare storie. Impara a inventare e a mentire. Te la caverai sempre. Re stare muto e non avere risposte la cosa peggiore che possa capitare a un uomo. S empre che tu voglia diventare un uomo, si capisce. Altrimenti non importa. Il pir ata si serve del ragazzo, ma forse lui riuscir a imparare. Bisogna spiegare tante cose, per esempio, la bandiera rossa, che viene issata prima della battaglia, v uol dire che spetta a chi vince decidere se gli altri dovranno vivere o morire. Bi sogna sapere tante cose, per esempio che le noci di cocco possono uccidere (uno dei nostri ne aveva preso una in testa ed era morto sul colpo), per la gran gioia di tutti. Infatti qualcuno doveva morire, o altrimenti la vita non valeva la pena. Perch Silver fu soprannominato barbecue? Il francese Deval gli aveva sparato di s palle e lo aveva colpito alla gamba, e Silver lo ripag facendogli tagliare una ga mba dal dottore, e mettendola poi al fuoco, barbe-au-cul, come dicono i francesi . Quando prende a raccontare dall inizio la sua vita, Silver ricorda brevemente su o padre e dice: Se c una cosa di cui si potrebbe fare a meno a questo mondo sono i padri, a partire da dio padre in persona e a tutti i supponenti di quella spec ie. Il suo, in particolare, non sapendo distinguere tra destra e sinistra, prese la strada sbagliata e vol in mare. Sua madre seppe invece fare del suo meglio, pe r s. Bisogna dire che la memoria del padre riceve una riabilitazione post-mortem; da contrabbandiere a contrabbandiere arriva, in un occasione impensabile, l eco di una insospettata ammirazione. Di regola i genitori sono misteriosi, lo confe ssa anche England, chiamato cos perch non dimenticasse mai chi erano gli oppressor i della sua terra - ma si finisce per imitarli. Il primo incontro decisivo per John, cacciato dal rettore della scuola, fu in un a taverna di Glasgow, nel quartiere di Greenock. In quel posto offr da bere al ca pitano Barlow e questi gli parl delle sue avventure. Il solo pensiero di poter viv ere libero, e tuttavia vivere, faceva battere pi forte il mio cuore, ricorda John, perch, imparai in seguito, se c qualcosa che d senso alla vita, senz altro il fatt o di non essere soggetto ad alcuna legge, di non avere mani e piedi legati. Non importa il tipo di fune o chi ha stretto il nodo, la corda il male. Subito dopo J

ohn fa un altra grande scoperta (si tratta decisamente di un tipo sveglio), ed q uesta: non bisogna mai prendere niente per oro colato, soprattutto non gli uomin i, e ancor meno se stessi. Dopo dieci anni di imbarchi con il capitano Wilkinson, Silver aveva imparato (o credeva, il che lo stesso) tutto l essenziale nei rapporti umani: sapere quello c he si dice (le rare volte che si parla), non perdere pi tempo a rivoltare il sens o delle frasi altrui, non vantarsi della propria istruzione, non dire pi quello c he si pensa, ma quello che gli altri desiderano ascoltare, non andare a cercare padroni con il senso della giustizia. A spese di chi e di quanti vissuto Silver? Si direbbe che io abbia dissanguato un po tutti, a voler essere onesti, dice mentre riflette sulla situazione in cui s i accorse di vivere alla giornata, proprio lui che era sicuro di essere superior e agli altri perch sapeva di essere vivo, mentre gli altri non se ne curavano aff atto. Che differenza tra lui e i pirati! La scopre subito Daniel Defoe, che incontra a ll Angel Pub. I pirati, che passavano il tempo a sognare il bottino, quando lo a vevano, non sapevano pi cosa fare di se stessi. Che peso poteva avere uno della mi a risma, nella confusione della vita? si chiede Long John, e per scoprirlo, e ins ieme scoprire la morte per impiccagione, si reca a Londra. Se imparai qualcosa, f u quanto poco uno come me sapesse di come vanno le cose a questo mondo. Non avev amo alcuna idea delle somme incredibili che venivano investite, rischiate, vinte e perse. Comunque, in tutt altra situazione, Long John Silver insegna a un giovane mozzo che non fa bene a nessuno mettersi troppo nei panni degli altri. La vita non un gioco, perch i giochi hanno delle regole. Ma quando si tratta di v ita e di morte, non ci sono regole che tengano, a questo mondo. E in questi casi non basta barare, come fanno i pi, cio gli intellettuali. Troppo spesso ormai la soluzione preferita quella di rovesciare con un calcio lo sgabello su cui si sal iti, sebbene non sempre ci si dimentichi di controllare se si per caso infilata la testa in un cappio che pende dal soffitto Dunque, i bucanieri. Liberi quanto miserabili, diceva Silver, essi vivevano come s e il tempo si fosse fermato. Erano dei nostalgici. Si aggrappavano alle loro vec chie abitudini e ai loro rituali, la maggior parte dei quali, a dire il vero, er a tutt altro che riprovevole. Tutto veniva spartito equamente, e ci che era spart ito veniva messo in comune. I cognomi non esistevano pi e si chiamavano per nome e soprannome, perch non volevano che potesse pesare nel bene e nel male conoscere la loro identit e la loro origine. Erano cacciatori e cuochi, ma ci non poteva ba stare per rendere sopportabili le loro debolezze. Pi in generale, tutti gli aspet ti positivi dei filibustieri erano pareggiati dalla loro avidit, dalla loro crude lt e dalle loro turpi abitudini, se non dalla loro volubilit, quindi per farne dei personaggi letterari che potessero piacere al pubblico, bisognava inventare qua lcosa, come sapeva fare il Daniel Defoe descritto da Larsson in questa storia, m entre nella pi prosaica realt gli impiegati della Compagnia dei Mari del Sud erano stati capaci di alleggerire le casse della loro Compagnia, pi di quanto sarebber o riusciti a fare tutti i pirati in dieci anni di attivit. Il vero difetto dei pi rati, di questo era convinto Silver, era la loro incapacit di prevedere, anzi la confusione che regnava tra vita e morte, sebbene fosse proprio l esistenza della forca a rendere desiderabile una vita allegra e breve. Moltissimi finivano sull a forca per niente, ma per niente ci sarebbero finiti lo stesso, forse, mentre n essun impiegato corrotto sarebbe mai stato impiccato. L immagine appropriata per quelle esistenze confuse si trova nella nebbia perenne di chiacchiere e di fant asie in cui vagavano, potevamo litigare per giorni e giorni su quello che sarebbe potuto succedere, ricorda Long John, detto anche Barbecue, d altronde questa la controparte per chi si infischia del domani, e si del tutto dimenticato di ieri. La schiavit e la critica della rivoluzione in Simone Weil Nota sulle Rflexions sur les causes de la libert et de l oppression sociale.

Il testo di Simone Weil, la cui stesura risale al 1934, necessariamente invecchi ato, ma per qualche aspetto conserva una sua validit che non stata intaccata dall o sviluppo della societ spettacolare. Quando esordisce, scrivendo che ci si pu chi edere se esista un ambito della vita pubblica o privata dove le sorgenti stesse dell attivit e della speranza non siano avvelenate dalle condizioni nelle quali v iviamo, non possiamo che essere d accordo con lei, tranne il fatto che le ragion i che adduce a prova della sua affermazione sono smentite dalla realt del consuma tore medio delle democrazie occidentali. Ma la riflessione di Simone Weil si dir ige subito sulla critica del termine rivoluzione; una critica che giungeva allor a quanto mai opportuna, e, come quasi sempre accade, non abbastanza ascoltata da i rivoluzionari che sono venuti dopo: la rivoluzione come menzogna, come una del le numerose menzogne suscitate dal regime capitalista nel suo sviluppo. Una delle dimostrazioni della giustezza di quest analisi data dalla considerazio ne che la classe operaia ha dato le sue prove di forza soltanto quando ha servit o cause diverse dalla rivoluzione operaia. Il marxismo estremamente lacunoso per Simone Weil, soprattutto perch Marx omette di spiegare perch l oppressione invincibile finch utile, perch gli oppressi in rivo lta non sono mai riusciti a fondare una societ non oppressiva, sia sulla base del le forze produttive della loro epoca, sia anche a prezzo di una regressione econ omica che difficilmente avrebbe potuto accrescere la loro miseria, e infine egli lascia del tutto in ombra i principi generali del meccanismo mediante il quale una forma determinata di oppressione viene sostituita da un altra. I rapporti di dominio e di sottomissione tra gli esseri umani costituiscono semp re uno squilibrio senza rimedio e che si aggrava perpetuamente, proprio perch non c mai potere, ma soltanto corsa al potere, e questa corsa senza termine, senza limite, senza misura, e non c neppure limite n misura agli sforzi che essa esige. Ai procedimenti della corsa al potere si sottomettono gli uomini con la stessa vertigine, da sempre. Non c interesse personale che prevalga, perch sarebbe un pr incipio d azione, ma la storia, che storia dell asservimento, rende gli uomini v ittime degli strumenti di dominio che essi stessi hanno fabbricato. La rivolta, considerata nell insieme, finisce per essere un aggravante del male, perch costri nge i padroni a far pesare il loro potere in modo sempre pi greve. Ci che normalmente si intende per rivoluzione, scrive Simone Weil, non solo un fe nomeno sconosciuto nella storia, ma anche, se lo si considera pi da vicino, qualc osa di inconcepibile. La storia presenta delle lente trasformazioni di regimi in cui gli avvenimenti sanguinosi (le rivoluzioni) svolgono un ruolo molto seconda rio, e possono anche non essere presenti. Se la rivoluzione una mistificazione, la condizione generalizzata di schiavit inv ece reale. Dalla schiavit primitiva verso la natura si passati alla schiavit verso la societ. Si tratta di una schiavit determinata dal gioco stesso della vita coll ettiva: un gioco cieco che da solo determina le gerarchie sociali. Riassumendo: la societ meno cattiva quella in cui la maggior parte degli uomini s i trova per lo pi obbligata a pensare mentre agisce, ha le maggiori possibilit di controllo sull insieme della vita collettiva e possiede la maggio indipendenza. Per un profilo della vita sociale contemporanea, Simone Weil scrive che mai, com e ora, l individuo stato cos completamente abbandonato a una collettivit cieca, e mai gli uomini sono stati pi incapaci non solo di sottomettere le loro azioni ai loro pensieri, ma persino di pensare. Quindi i termini di oppressori e oppressi, la nozione di classe, tutto ci ha perso significato. Dinanzi alla complessit cres cente dei meccanismi sociali il pensiero ha sempre meno la possibilit di afferrar e qualcosa, ci vuol dire che la quantit diventata qualit, come diceva Hegel. Il liv ello di asservimento degli esseri umani misurabile da un criterio puramente este riore, qualunque sia l ambito in questione: questo criterio quello dell efficaci a, a condizione di intendere con ci la capacit di ottenere successi a vuoto. A schiavi irresponsabili si affiancano dirigenti essi stessi ampiamente irrespon sabili, e nell estensione straordinaria dei settori produttivo e commerciale il primato della conquista orienta il capitalismo verso la distruzione. Infine quando il caos e la distruzione avranno raggiunto il limite a partire dal quale il funzionamento stesso dell organizzazione economica e sociale sar divent

ato materialmente impossibile, la nostra societ perir; e l umanit, tornata a un liv ello di vita pi o meno primitivo e a una vita sociale dispersa in collettivit molt o pi piccole, ripartir su una strada nuova che ci assolutamente impossibile preved ere. Comunque, a chiudere la questione della rivoluzione, mai sinora nella stori a un regime di schiavit caduto sotto i colpi degli schiavi. La societ attuale non fornisce, come mezzi d azione, altro che macchine per schia cciare l umanit e la speranza di un dispotismo illuminato appare agli occhi di Si mone Weil come un idea del tutto assurda. Le Riflessioni di Simone Weil, che riflettono straordinariamente il periodo stor ico nel quale sono maturate, mentre segnalano che la schiavit non mai cessata, an ticipano la certezza che lo spettacolo, che subentrer al termine della seconda gu erra mondiale, porter la complessit dei meccanismi sociali a livelli ancora pi elev ati e con essi all impossibilit di padroneggiare la sua dinamica, anche sapendo i n partenza che l esito di questo processo sar distruttivo, nichilizzatore. La schiavit compatibile con il termine moltitudine, impiegato per recidere la tra dizione socialista del popolo e del proletariato? Sembrerebbe di no, ma quando Paolo Virno scrive in Grammatica della moltitudine c he il tempo di lavoro solo una componente, e non necessariamente la pi rilevante del tempo di produzione, intendendo con questo l unit indissolubile di lavoro e n on-lavoro, a me suggerisce l idea che la schiavit sia attuale anche nel cosiddett o post-fordismo. Quella che Virno chiama intellettualit di massa, e la definisce scrivendo che la sua identit deve essere reperita sul piano delle forme di vita, di consumo culturale, di usi linguistici sembra, in modo appropriato, ma svaluta ndo le conseguenze della sua analisi, appartenere all ambito delle nuove forme i ntegrate di schiavit nel sistema di dominio spettacolare, quello che lo stesso au tore chiama il comunismo del capitale, cio l essere comune del capitale a tutta l umanit, la Gemeinwesen della schiavit. Il sistema spettacolare, costruito sulla circolazione nichilistica di immagini e di opinioni, che non ha mai dato il tempo di riflettere, tanto meno ha potuto c onsentire la libert di fermare questa circolazione insensata che pu essere soltant o soggetta ad incremento ulteriore (d altronde ogni critica rafforza la sua natu ra parossistica e spettacolare). I cattivi sentimenti descritti da Virno: cinismo e opportunismo, che lecito imma ginare come segno distintivo della moltitudine, sono sentimenti propriamente dis tintivi della condizione di schiavit, dato che rinunciano fin dal principio alla ricerca di un fondamento intersoggettivo e alla rivendicazione di un criterio co ndiviso di valutazione, essendo manifestazioni in una realt che presenta un alto grado di indeterminismo. Anche la chiacchiera e la curiosit, le manifestazioni della vita inautentica cita te da Martin Heidegger in Essere e Tempo, contribuiscono a determinare la nozion e di schiavit contemporanea, e proprio perch l infondatezza della chiacchiera riec heggia il rumore di fondo della comunicazione spettacolare. Ma la chiacchiera no n pi un esperienza povera, ma la produzione sociale pi determinante dello spettaco lo. Agli schiavi chiesto di assorbire e di partecipare alla comunicazione, cio ap propriarsi della cosa senza comprendere nulla. Allo stesso modo la curiosit per H eidegger e la riproducibilit tecnica per Benjamin hanno abolito le distanze per a nnullare ogni prospettiva in una prossimit indifferenziata. Il curioso perennemente distratto: ci vale tanto per Heidegger quanto per Benjami n. Se il pubblico un esaminatore distratto perch l atteggiamento valutativo comun e non implica l attenzione, la situazione che obbliga alla svalutazione dell app rendimento intellettuale implica e sottintende una sottomissione reale. Il consumatore medio non pensa riferendosi a se stesso in termini di schiavit, tu tt altro, ma pronto a riconoscere che gli altri sono schiavi. Se egli dice di es sere libero di pensare a se stesso e di vivere per se stesso, come mai prima d o ra, eppure si rende conto che in genere la sua vita non gli appartiene, e che gl i manca il tempo come non appartiene e manca a tutti gli altri. Gore Vidal ha sc ritto che dieci minuti al giorno, o forse alla settimana, rappresenta il tempo m assimo concesso, dagli anni cinquanta ad oggi, ai consumatori delle democrazie o

ccidentali perch pensino ai problemi mondiali. La schiavit una evergreen. Il turno dei mongoli: Il romanzo orientale di Kafka 1. Kafka, scrittore di racconti, si accostato spesso alla loro forma pi esemplare di apologhi. Di essi, generalmente inediti durante la vita dell autore, Un messagg io dell Imperatore - pubblicato in Il medico di campagna (1919) - perturbante fr ammento del pi esteso Durante la costruzione della muraglia cinese (1917), il pi c onosciuto in una costellazione narrativa poco visibile la cui cornice comune l O riente, lo scenario letterario della lontananza e dell inverosimile. Tuttavia la Cina di Kafka uno spazio tanto poco esotico almeno quanto, analogamente, sia in determinato lo spazio del Processo. Ad avvertire delle terre lontane non il cupo addensarsi delle nubi di Kubin, ma un gesto inavvertito o l ombra di questo, un lieve vacillare dell aria. Il colpo contro il portone racchiude e, grazie alla sua brevit, mostra, colto in una forma estrema, uno dei nuclei tematici di Kafka. La centralit di questo racconto marcata dallo svolgimento drammatico della vicen da che riecheggia lo sviluppo ineluttabile della Metamorfosi, la sua stessa ripi da discesa. Il racconto costituito di poche righe, nel susseguirsi delle sorpres e per le apparenti conseguenze di un gesto, neppure compiuto, fino allo sgomento e alla rassegnazione. La storia possiede una spietatezza che ha i tratti propri dell incubo, al carattere del quale si deve comunque risalire per spiegare un p articolare altrimenti superfluo. I due viandanti non conoscono il villaggio, che deve essere vicinissimo al loro, giacch la sorella del protagonista vi si reca p er cambiarsi d abito. Questo villaggio, con le sue regole, si apre al viandante come si spalanca un abisso, un baratro o, come in un altro racconto (Un sogno), una gran buca dalle pareti scoscese, la cui impenetrabile profondit lo accoglie, mentre in alto si compone il suo nome nella grafia del destino, con grandi svola zzi. Verso la materialit inesplicabile del sogno corre il racconto nell immagine della cella: grandi pietre per pavimento, scure, parete grigia, nuda, non so dove un anello di ferro murato e nel muro qualcosa tra il pagliericcio e la tavola opera toria. L enorme vastit dell impero, resa in Un messaggio dell Imperatore dalla sequenza del messaggero, prigioniero di interminabili corridoi e cortili, i quali altrett anto lo proteggono, senza l ombra di voler misurarsi con la metafisica che grava in La muraglia cinese, introduce alla borgata della Supplica respinta. Lo sguar do di Kafka al sottobosco dello psicologico e del sociale simile a quello di Ben jamin: uno sguardo raggelato dallo humour a un mondo intermedio, come il secondo lo defin. Qui da noi non si avuto da secoli nessun mutamento politico provocato dai cittad ini stessi. Nella capitale si sono susseguiti i sovrani, intere dinastie si esti nsero o furono destituite e nuove sono subentrate, anzi nel secolo scorso la cap itale stessa fu distrutta e ne venne fondata un altra molto pi lontano, poi anche questa fu distrutta e la precedente ricostruita, ma tutto ci non ha influito per nulla sulla nostra borgata. Questo passo della Supplica respinta si intona a un altro, tratto dalla Muraglia cinese, in cui si parla di un mendicante che, giun to in una casa in un giorno di festa, ne viene cacciato fuori a spintoni, quando il sacerdote legge due pagine di un manifesto dei ribelli che il mendicante gli aveva consegnato, ma, infine, solo perch (in apparenza) il linguaggio in cui era scritto, il dialetto della provincia vicina, conteneva espressioni, per chi lo stava leggendo, antiquate. E quantunque - cos mi pare di ricordare - una vita orr ibile parlasse per bocca del medico un linguaggio inconfutabile, tutti scossero la testa ridendo e non vollero sentire altro. Il compito di Kafka stato quello di scrivere della vita orribile rendendo natura le l onirico, cio il punto di vista di chi scuote la testa e ride, dandogli la di gnit di un a priori. Chi non contento tra i sudditi nel popolo dell Imperatore? S ono pressappoco i giovani tra i diciassette e i vent anni. Dunque giovanotti che

non possono intuire neanche lontanamente la portata dell idea pi insignificante, figurarsi quella di un idea rivoluzionaria. E proprio tra loro s insinua e serp eggia il malcontento. 2. Da chi doveva proteggere la grande muraglia? Dai popoli del Nord. Io sono oriund o della Cina Sud-orientale. Nessun popolo settentrionale ci pu minacciare. Di lor o leggiamo nei libri dei vecchi, le crudelt che commettono secondo la loro natura ci fanno sospirare nelle nostre pacifiche verande. Nei quadri realistici dei no stri artisti vediamo quelle facce di dannati, le bocche spalancate, le mascelle armate di gran denti aguzzi, gli occhi stretti che pare stiano l a spiare la pred a che la bocca maciuller e sbraner... Di quei popoli orientali non sappiamo altro - non li abbiamo mai visti e se non ci allontaniamo dal nostro villaggio non li vedremo mai, neanche se in groppa ai loro cavalli selvaggi si lanciassero dirett amente verso di noi - troppo grande il paese e non li lascerebbe avvicinarsi, di sorientati si smarrirebbero nell aria. La possibilit, tanto remota da impaurire solo i bambini, dell invasione dei popol i dal Nord nella Muraglia cinese, si vendica rovesciandosi nel gi accaduto in un racconto dello stesso 1917, pubblicato nella raccolta Il medico di campagna. Un vecchio foglio annuncia che i nomadi si erano da tempo accampati nella piazza an tistante il palazzo imperiale. Giunti inesplicabilmente, essi tuttavia ci sono. Essi che non parlano, ma gracchiano come cornacchie, passano il tempo ad affilar e le spade, ad aguzzare le frecce, a esercitarsi a cavallo. L Oriente di Kafka, in tempo di guerra, fa le smorfie col suo volto pi orrido ed espressionista quand o, per un imprevidenza del macellaio della citt, ai nomadi viene consegnato un bu e vivo - era gi subentrato un gran silenzio, quando mi arrischiai ad uscire; come bevitori intorno a una botte i nomadi se ne stavano stanchi intorno ai resti de l bue. Un parente di Europa. 3. Nell arco che in questi frammenti si delinea, immaginiamo la parabola di un pote re assoluto che inspiegabilmente si sgretola. Tuttavia le tappe che qui si sono riunite si profilano come ritratti singolari, immobili, avulsi da una succession e di capitoli parziali. La sobriet di Kafka gli impedisce i toni dell esaltazione surrealistica del 1925. In quella breve e accesa stagione Antonin Artaud lancia va come parola d ordine: E il turno dei mongoli di prendere il nostro posto! Sf idava l inquietudine istrionica di Celine, un po pi intento a recitare come capo popolo, tesaurizzando i guadagni dei diritti d autore in lingotti d oro, al pun to di guidare i francesi a farsi europei sotto la bandiera del nazismo. Adorno s criveva che, con la liquidazione del sogno ottenuta mediante la sua onnipresenza , il narratore Kafka aveva spinto l impulso espressionistico fino agli estremi d ei lirici pi radicali. La sua opera - dice - ha un tono di estrema sinistra, chi la abbassi al livello dell universale umano, la falsifica gi in un senso conformi stico. La democrazia americana la poesia americana Il dibattito sulla democrazia nelle poesie dell Antologia di Spoon River di Edga r Lee Masters Una vera democrazia dovrebbe essere quella che si realizza in un discorso di mort i, come quello di Spoon River. L uguaglianza del punto di vista la giusta prospe ttiva della democrazia. Ci che nel regime provvisorio dell esistenza si compiuto pronto per essere giudicato da un assemblea di uguali. I livellatori parlano chi aro. A tutti praticamente lo stesso tempo per dire ci che riescono. 1. La lingua di Dorcas Gustine era una lingua senza disciplina, ma dei tanti che no n possono dirlo, lei pu mentire contenta. D altronde in democrazia si dice che il silenzio avvelena l anima.

2. A Nelly Clark spetta di difendere la verit dalla menzogna pubblica. Eppure non de tto che ci che capita a otto anni debba pesare per sempre, almeno sotto il regime della democrazia. 3. Rispettivamente dell amore e dell odio Louise Smith e Herbert Marshall parlano d i quanto la felicit indebolisca l uno e accresca l altro. I diritti a due che dir itti sono? Forse che non sono pi tali? 4. Mary McNeely, sei fortunata che la tua ripulsa sia da noi democratici tollerata! Infinito riposo, non questa davvero la voce della democrazia! 5. Daniel M Cumber pratica ingenuamente una politica sessuale democratica. Ma non r iconosce che la virt ci che ha trovato e non ci che ha perso. 6. L astio di Georgine Sand Miner fiorisce, e dell astuzia parassita anche lei fini sce per scoprire il valore sociale. Ci che la rabbia divulga patrimonio delle mas se. 7. Henry Layton sa che la rovina un passo dietro e che le met ostili sono le sole a darci vita. 8. Nessuno sa cos falso se non sa cos vero, Seth Compton, e neppure il male male, s e nessuno mette in vendita a prezzi bassi ci che si scelto come bene. All incanto la democrazia - questa era la tua aspirazione! 9. Alla potenza della legge Felix Schmidt paga per non aver ceduto quando essa era distratta. 10. La verit si fa scrivere raramente, ma i suoi difetti sono alla portata di tutti. Richard Bone con troppo scrupolo si opponeva alla loro divulgazione. 11. Hiram Scates difende i valori della propaganda, ma chi non li apprezza, neppure pu comprendere come la regola imponga la sua applicazione. 12. Il banchetto della democrazia tuo, Edmund Pollard! non accettare il poco, perch c i che ti viene offerto non conta quanto quello che ti negato, cos potrai rimpiange re il dubbio o no. 13. Il segreto della propriet l omicidio, nondimeno se Searcy Foote tiene nascosta un a verit pubblica, una pi efficace virt gli tiene la mano. 14. Mickey McGrew ride, e il suo riso si spande e s innalza su tutto il resto nella vita, bench niente si celi agli altri. 15. Il fuoco dell anima, Jonathan Swift Somers, niente consuma che gi non si sia appr eso nel freddo. Se la vita non prendesse in giro i suoi interpreti, questo sareb be assurdo. 16. La tenacia la virt della menzogna e la sua debolezza la sua stessa facilit, questo sa chi deve negare l evidenza, Hamilton Greene. 17. L omicidio talvolta un arte, ci dicono le cronache, che lo negano, e non inutilm ente Rosie Roberts sprezz la vittima. 18. Non c amarezza che non cerchi di sopravvivere al dolore che l annuller, ma le bas ta spegnersi dentro la morte, cos che il trapasso non sia solo che una speranza, Eugenia Todd. 19. Il destino di ci in cui si ripone la speranza d essere apprezzati non deve preocc

upare, reverendo Abner Peet, perch di regola anche se si sbaglia oggetto, si otti ene ci che si voleva. 20. Homer Clapp, gli stolti della vita sono la truppa della democrazia; che ci sia in dispensabile al trionfo dell uguaglianza, tutti gli altri lo scopriranno da s. 21. La democrazia rende la guerra alla portata di tutti, John Cabanis, e della liber t del rancore non si libereranno i nostri avversari. 22. John Hancock Otis e Anthony Findlay, difendere la libert dal potere sui forti non un eccesso che si sconti con la bont. La democrazia non mai abbastanza spregiudi cata. 23. Whedon, essere nulla che duri, che verit! da non potere essere che sfruttata per esigere ascolto. 24. A nessuno credere, nessuno piangere, George Trimble, neppure pretendere di dire nulla di pi. 25. Ci che si compra quando cosa che serve, o cosa di cui si ha bisogno, ci lascia; m a ci rimane ci che non serve e ci che non che fastidio, Abel Melveny. 26. La verit ci che ci aspetta, e non inquieta, ma la necessit chiede all inaspettato d i cambiare natura, Roger Heston, e di travolgerci d un tratto. 27. Thomas Rhodes pu dire la sua fierezza di non essere nient altro da ci che stato e trovare ci che si cercato, trascurabile. 28. Parlare serve a nascondere ci che si pensa, perci, se si vivi a met, la mezza morte che ci impigliata non guarda negli occhi, non ne ha bisogno per sapere la verit, Paoline Barrett. 29. Non lo conoscevo - a chi lo dici Butch Weldy -, pur sapendo che niente d altro s i poteva dire, giacch la colpa un pegno posticipato. 30. E chiaro che ci che costringe duro da sopportare, e non sempre ci riesce (ad ess ere sopportato). 31. La nausea non sempre cura, spesso il rimorso del rimedio non d sollievo al dolore della certezza. Harold Arnett, il disgusto il pi fallace dei sentimenti. 32. La noia del persecutore non l angoscia della vittima, ma la sua speranza. La vit tima talvolta sfugge alla gioia un attimo prima di morire, oppure mai, tanti son o i sistemi che ne accrescono le ansie, Robert Fulton Tanner. 33. Il volto della felicit terribile, ma il peso del mondo leggero alla richiesta del suo sorriso, al perdono che i padri chiedono ai figli, Johnnie Sayre. 34. Che sia meglio non sapere e cedere alla stupidit delle cose, Hamilton Greene, com e le dispiega un astuzia nascosta, la noncuranza della menzogna, una grazia. 35. Per Smith il dentista, il nemico della democrazia non crede all ingenua verit, ch e deve essere difesa - l ingenuit - perch sia venduta. 36. Le intenzioni nascondono la delusione, Harry Carey Goodhue, giacch le cause seguo no gli effetti, in un mondo che dice di credere solo al vero (per poter mentire indisturbato).

L autenticit dell ideologia tedesca Il saggio dal titolo Jargon der Eigentlichkeit. Zur deutschen Ideologie (tradott o in italiano e pubblicato da Bollati Boringhieri) di Adorno non contiene questa frase: la menzogna ha il suono della verit, e la verit il suono della menzogna. O gni affermazione, ogni notizia, ogni idea modellata in anticipo dai centri dell industria culturale, dato che si trova in Minima Moralia, ma offre delle rifless ioni ad essa complementari. Il volume contiene un capitolo escluso della Dialett ica negativa (Einaudi). L esclusione fu motivata forse perch esso si presentava g i completo, come struttura a s stante (era stato concepito al tempo delle lezioni universitarie di Terminologia filosofica). Qui sotto seguono delle citazioni dal testo, perch si possa ricondurne l interess e verso le ulteriori riflessioni dell autore: Chi sa parlare in gergo non ha bisogno di dire ci che pensa e nemmeno di pensarlo in maniera determinata: il gergo parla al posto suo e rende superfluo il pensar e. La riprovazione perpetua della reificazione che il gergo rappresenta reificata. L ipocrisia diventa l a priori. Ci che la pseudo-individualizzazione procura nell industria culturale, il gergo l o procura tra coloro che la disprezzano. Il nichilismo diventa una farsa, un mero metodo, come una volta era gi avvenuto p er il dubbio cartesiano. Nel mondo universalmente mediato tutto ci di cui si ha un esperienza originaria c ulturalmente preformato. Chi vuole l Altro deve partire dall immanenza della cul tura, per andare oltre essa. In Heidegger il negativo, in quanto essenza, in modo pi scoperto che altrove, si trasforma semplicemente e adialetticamente in positivo. Heidegger si entusiasmato della morte presumendo che essa sia ci che completament e sottratto al rapporto universale di scambio: non si accorge che essa resta pri gioniera dello stesso cerchio fatale del rapporto di scambio da lui sublimato ne l Si. Ne deriva la massima suprema che le cose stanno cos, che ci si deve piegare (posi tivisticamente: adattare); ne deriva l ordine meschino di ubbidire a ci che . Quanto pi cresce l irrilevanza sociale dell individuo, tanto pi diminuisce la sua capacit di osservare con distacco la propria impotenza; esso deve pavoneggiarsi d a ipseit, cos come la futilit di essa da autenticit, da Essere. Il Negativo L idea della Logica hegeliana dell unit del particolare e dell universale, che a volte gli diventa identit, si oppone a una tale divisione del sostanziale dall in dividualit non meno che alla coscienza immediata irretita: "La particolarit per com e universalit in s e per se stessa, non con un trapasso tale relazione immanente; essa totalit in se stessa e semplice determinatezza, sostanzialmente principio. N on ha altra determinatezza che quella posta dall universale stesso, e ne risulta conseguentemente. Il particolare l universale stesso, ma ne la distinzione o re lazione con un altro, il suo apparire all esterno; non c per alcun altro da cui i l particolare sia distinto se non lo stesso universale. L universale si determin a, per cui esso stesso il particolare; la determinatezza una distinzione; esso d istinto solo da se stesso". Allora il particolare sarebbe immediatamente l unive rsale, poich trova soltanto tramite questo ogni determinazione della sua particol arit; senza di esso conclude Hegel, secondo un argomento che si ripete continuame

nte, il particolare non sarebbe nulla. La storia moderna dello spirito, e non so lo essa, fu il lavoro di Sisifo apologetico, di eliminare nel pensiero il negati vo dell universale. Spirito del mondo e storia naturale. Excursus su Hegel in Dialettica negativa di Adorno La dialettica negativa descritta da Adorno mantiene in vigore la dialettica sebb ene la sottoponga al pi forte contrappasso che la critica le abbia riservato. La conoscenza mira al particolare, ma nella forma della mediazione chi ci rimette i l particolare, e nella dialettica hegeliana la coscienza del particolare, la sua cosa pi vera, secondo Adorno, finisce per eliminare il particolare. La socializzaz ione come fine della dialettica finisce per rovesciarsi nel suo contrario. Hegel e i suoi seguaci marxisti hanno squalificato l eterogeneo come elemento caotico . Ci che viene chiamato angoscia non altro che claustrofobia, aveva ricordato Ado rno. La dialettica negativa si arresta dove intuisce che la posizione del pensier o nei confronti della felicit sarebbe la negazione di ogni falsa felicit. Questa af fermazione segna il limite dell impostazione del problema da parte di Adorno. Il giovane Marx ricordava ai suoi futuri seguaci che noi conosciamo un unica scie nza, la scienza della storia, che tuttavia non affatto una scienza. Non sar io a c oncludere il discorso che porter alla dismissione delle illusioni della dialettic a. Nella Premessa alla Dialettica negativa Adorno spiegava che quando Benjamin ne l 1937 lesse quella parte della Metacritica della gnoseologia che l autore aveva allora portata a termine - si tratta dell ultimo capitolo di quel libro -, osse rv che per giungere in modo rigoroso al filosofare concreto si doveva attraversar e il deserto di ghiaccio dell astrazione. Ora la Dialettica negativa traccia ret rospettivamente tale via. Nella filosofia contemporanea la concretezza stata ott enuta per lo pi surrettiziamente. Per contro il testo prevalentemente astratto in tende servire alla sua autenticit non meno che alla spiegazione del procedimento concreto dell autore. Nei dibattiti estetici si parla di antidramma e di antiero e; analogamente la Dialettica negativa, che non tocca affatto temi estetici, pot rebbe chiamarsi antisistema. Con mezzi della logica conseguenziale essa si sforz a di avanzare, al posto del principio d unit e del dominio totalitario del concet to sovraordinato, l idea di ci che sarebbe al di fuori del bando di tale unit. Da quando l autore confid nei propri impulsi intellettuali, sent come proprio compito spezzare con la forza del soggetto l inganno di una soggettivit costitutiva; e n on ha voluto rinviarlo ulteriormente. In modo analogo si potrebbe dire che neppure l antisistema smette di avere rappo rti con il sistema, conservando nella condanna l analogia col nemico da abbatter e al quale rimandano inusitati legami. La triste verit , da un punto di vista metapsicologico, una regressione. Le sponta neit dei singoli sono condannate alla pseudoattivit, potenzialmente alla stupidit (Ad orno). La negazione non dialettica della dialettica Anticipazioni del testo attraverso una lunga citazione: "Se la filosofia fosse ci che proclama la Fenomenologia hegeliana, la scienza del l esperienza della coscienza, non potrebbe - come fa in crescendo Hegel - sbriga re in modo sovrano l esperienza individuale dell universale affermantesi come qu ella di un inconciliatamente cattivo e passare all apologia del potere stando su un osservatorio presuntamente superiore. Il ricordo penoso del modo come, per e sempio, in commissioni, malgrado la buona volont soggettiva dei membri, si afferm a l inferiore, rende talmente evidente il predominio dell universale, che per ta le scacco non vale richiamarsi allo spirito del mondo. La opinione per tale grup po domina: come adattamento alla maggioranza del gruppo, o dei suoi membri pi inf luenti, pi spesso in forza di quella al di l del gruppo in un opinione autorevole pi comprensiva, specie quella approvata dai membri della commissione? Lo spirito oggettivo della classe penetra ben oltre nei partecipanti la loro intelligenza i

ndividuale. La loro voce ne l eco, sebbene essi stessi, magari soggettivamente d ifensori della libert, non ne sentono nulla. Intrighi si hanno solo in momenti cr itici, come criminalit manifesta. La commissione un microcosmo del gruppo dei suo i membri, sostanzialmente della totalit: ci precostituisce le decisioni. Simili os servazioni presenti a tutti assomigliano ironicamente a quelle della sociologia formale di tipo simmeliano. Per non hanno il loro contenuto nella socializzazione in quanto tale, in vuote categorie come quella di gruppo. Piuttosto esse sono r iflesso di un contenuto sociale, cosa su cui la sociologia formale, concordement e alla sua definizione, riflette solo controvoglia; la loro invarianza soltanto memento di quanto poco si mutato nella violenza dell universale nel corso della storia, in che misura essa ancora preistoria. Lo spirito del gruppo formale movi mento riflesso indotto dal dominio materiale. La sociologa formale legittimata da lla formalizzazione dei meccanismi sociali, l equivalente del dominio sviluppant esi attraverso e oltre la ratio. Con ci concorda il fatto che le decisioni di tal i organi collegiali - qualunque ne possa essere la natura - vengono prese manife stamente per lo pi secondo punti di vista giuridico-formali. La formalizzazione n on qualcosa di pi neutrale in confronto al rapporto di classe. Esso si riproduce tramite l astrazone, la gerarchia logica dei gradi di universalit. e precisamente tanto pi crudamente quanto pi rapporti di dominio;sono indotti a mascherarsi dietr o procedure democratiche. Hegel esercit il culto del corso del mondo, dopo la Fen omenologia e la Logica, al massimo nella Filosofia del diritto. Il mezzo, in cui il cattivo per la sua oggettivit ottiene ragione e si procura l apparenza del bu ono, in larga misura il diritto, che protegge s positivamente la riproduzione del la vita, ma - nelle sue forme esi@tenti - mette in mostra senza attenuazione il suo elemento distruttivo, grazie al principio distruttivo della violenza. Mentre la societ senza diritto, come nel Terzo Reich, divenne preda del puro arbitrio, il diritto conserva nella societ il terrore, pronta sempre a ricorrervi con l aiu to del riferimento a una regolamentazione. Hegel forn l ideologia del diritto pos itivo, perch ce n era urgente bisogno, nella societ gi visibilmente antagonistica. Il diritto il fenomeno originario di una razionalit irrazionale. In esso il princ ipio formale di equivalenza diventa norma, tana dell ineguaglianza dell uguale, in cui scompaiono le differenze: mito sopravvivente in mezzo a un umanit solo app arentemente demitologizzata. Le norme giuridiche tagliano via ci che non coprono, ogni esperienza non preformata dello specifico per amore di una sistematica sen za fratture ed elevano poi la razionalit strumentale a seconda realt sui generis. Tutto l ambito giuridico una sfera definitoria. La sua sistematica esige che non vi penetri nulla che si sottragga al suo circolo conchiuso, quod est in acts. Qu esta serra, ideologica in s, diventa reale potere tramite la sanzione del diritto come istanza di controllo sociale, e senza residui nel mondo amministrato. Nell e dittature trapassa immediatamente in potere materiale, mediatamente esso da se mpre celato dietro il diritto. Il fatto che il singolo subisca cos facilmente un torto, quando l antagonismo degli interessi lo spinge nella sfera giuridica, non colpa sua - come Hegel vorrebbe convincerlo - nel senso che sarebbe troppo acce cato per riconoscere il proprio interesse nella norma oggettiva del diritto e ne i suoi garanti. La colpa piuttosto degli elementi costitutivi della stessa sfera del diritto. Invece resta oggettivamente vera la descrizione che Hegel schizza come una presunta incapacit soggettiva: Che il diritto e l eticit e il mondo reale del diritto e dell ethos si intendono col pensiero, che, mediante concetti, si d la forma della razionalit, cio universalit e determinatezza: questo fatto, cio la le gge, la cosa che quel sentimento, il quale riserba a s il libito; quella coscienz a, che pone il diritto nella convinzione soggettiva, riguarda fondamentalmente c ome la pi ostile a s. La forma del diritto, in quanto obbligo e in quanto legge, s entita da quella come lettera morta e fredda e come una pastoia; giacch in essa n on riconosce se stessa, non si riconosce quindi libera in essa, perch la legge la ragione della cosa e questa non concede al sentimento di esaltarsi alla propria singolarit (HEGEL, Werke cit., vol. 7, pp. 28 sg.). Il fatto che la coscienza sog gettiva a ragione consideri l eticit oggettiva come ci che vi di pi ostile, un lap filosofico che sfuggito alla penna di Hegel. Sta comunicando quello che nello s tesso momento contesta. Se la coscienza individuale considera effettivamente com e ostile il mondo reale del diritto e dell etico, perch in esso non si riconosce, n

on si dovrebbe passarci sopra in modo conciliante. Infatti la dialettica hegelia na afferma che essa non vi si pu affatto comportarsi diversamente, non vi si pu ri conoscere. Cos egli ammette che la conciliazione, la cui dimostrazione era conten uto della sua filosofia, non ha avuto luogo. Se l ordinamento giuridico non foss e oggettivamente estraneo ed esteriore al soggetto, l antagonismo che per Hegel inevitabile si potrebbe appianare con una migliore comprensione. Ma Hegel ha con osciuto troppo fondamentalmente la sua inappianabilit per poter confidare in essa . Da ci nasce il paradosso che egli proclama e smentisce insieme la conciliazione di coscienza e norma giuridica. Ogni dottrina del diritto naturale sviluppata materialmente, positiva conduce ad antinomie, la sua idea conserva per criticamente la non verit del diritto positiv o. Oggi esso la coscienza reificata ritradotta nella realt e qui potenziante il d ominio. Gi per la sua mera forma, prima del contenuto e della giustizia di classe , esso esprime dominio, la differenza beante degli interessi singoli rispetto al tutto in cui si raccolgono astrattamente. Il sistema dei concetti artificiali, che la giurisprudenza giunta a maturazione inserisce davanti al processo vitale della societ, si decide in partenza - con la sussunzione di ogni singolo sotto la categoria - a favore dell ordine, che imitato nel sistema classificatorio. A su o onore immortale Aristotele ha anticipato questo contro la astratta norma giuri dica nella dottrina dell equit. Ma quando p elaborati in modo conseguente diventano i sistemi di diritto, tanto pi diventano incapaci di assorbire ci che ha la sua e ssenza nel rifiutare l assorbimento. Il sistema razionale del diritto riesce ad abbassare regolarmente la pretesa di equit, in cui era inteso il correttivo dell ingiustizia nel diritto, a protezionismo, inequo privilegio. La tendenza in tal senso universale, consona con il processo economico, che riduce gli interessi si ngoli al denominatore generale di una totalit, che resta negativa, poich essa si a llontana dagli interessi singoli, di cui pure dovrebbe essere composta, grazie a lla sua astrazione costitutiva. L universalit, che riproduce il mantenimento dell a vita, la minaccia anche sempre di pi. La violenza dell universale che si realiz za non identico con l essenza degli individui in s, come pensava Hegel, ma anche sempre contrario ad essi. Essi non sono maschere, agenti del valore, semplicemen te in una presunta sfera articolare dell economia. Anche dove s illudono di esse re sottratti al primato dell economia, fin dentro la loro psicologia, la maison tolre dell individuale inafferrato, essi reagiscono sotto la coazione dell univers ale: quanto pi sono identici con esso, tanto meno identici lo sono d altra parte in quanto obbedienti senza difesa. Negli individui stessi si esprime il fatto ch e il tutto, loro compresi, si mantiene solo tramite l antagonismo. Infinite volt e degli uomini, anche se coscienti e capaci della critica all universalit, vengon o costretti da motivi irresistibili dell autoconservazione ad azioni ed atteggia menti, che aiutano ciecamente l universalit ad affermarsi, mentre per la loro cos cienza gli si oppongono. Soltanto perch essi devono far proprio ci che gli estrane o per sopravvivere, nasce l apparenza di quella conciliazione, che la filosofia hegeliana trasfigura corrottamente in idea, mentre pure ha riconosciuto incorrut tibilmente il predominio dell universale. Ci che brilla, come fosse al di sopra d egli antagonismi, legato all irretimento universale. L universale fa in modo che il particolare a lui sottomesso non gli sia migliore. Questo il nocciolo di ogn i identit prodotta fino ad oggi. Guardare negli occhi il predominio dell universa le offende psicologicamente fino all intollerabile il narcisismo di ogni singolo e quello di una societ organizzata democraticamente. Cogliere come non esistente , come illusione la seit, spingerebbe facilmente la disperazione oggettiva di tut ti a diventare soggettiva e toglierebbe loro la credenza innestatagli dalla soci et individualistica, che cio essi, i singoli, sono il sostanziale. Affinch l intere sse particolare funzionalmente determinato riesca comunque a soddisfarsi nelle f orme esistenti deve elevare se stesso a elemento primario; il singolo deve scamb iare ci che per lui immediato per illusione. Tale illusione soggettiva prodotta o ggettivamente: il tutto funziona solo tramite il principio dell autoconservazion e individuale, con tutta la sua limitatezza. Esso costringe ogni singolo a guard are solo se stesso, ostacola la sua comprensione dell oggettivit, e allora verame nte comincia a fare del male. La coscienza nominalistica riflette un tutto, che continua a vivere grazie alla particolarit e al suo blocco: ideologia in senso le

tterale, apparenza socialmente necessaria. Il principio generale quello dell iso lamento. Esso crede di essere l indubbiamente certo, ammaliato perch non si renda conto - a prezzo della sua esistenza - quanto esso sia un mediato. Per questo c os dffuso e popolare il nominalismo filosofico. Una esistenza strettamente individ uale deve avere precedenza sul proprio concetto; lo spirito, la coscienza di ind ividui, deve essere solo in individui e non anche il sovraindividuale, che in es si si sintetizza e tramite cui soltanto essi pensano. Le monadi si chiudono spas modicamente alla loro reale dipendenza dal genere come all aspetto collettivo di tutte le forme e i contenuti della loro coscienza: le forme, che sono esse stes se quell universale, negato dal nominalismo, i contenuti, mentre invece l indivi duo non riceve alcuna esperienza, anche alcun cosiddetto materiale empirico, che -non sia stato gi digerito e fornito dall universale. Di fronte alla riflessione della critica della conoscenza sull universale nella coscienza individuale, ci c he non si fa consolare del male, del peccato e della morte dal riferimento all u niversale, ha anche ragione. In Hegel ci accennato dalla dottrina, apparentemente paradossale rispetto a quella della mediazione universale, eppure ad essa grand iosamente legata, dell immediato che si reinstalla universalmente. Ma il nominal ismo (diffuso come coscienza prescientifica ed oggi da tale posizione a sua volt a imperante sulla scienza), che fa una professione della propria ingenuit - nell arsenale positivistico non manca l orgoglio di essere ingenui e ne l eco la cate goria del linguaggio quotidiano -, non si preoccupa dei coefficienti storici nel r apporto tra universale e particolare. Un vero primato del particolare sarebbe ot tenibile solo modificando l universale. Ma installarlo senz altro come esistente , un ideologia complementare. Essa maschera fino a che punto il particolare dive ntato funzione dell universale, funzione che per la sua forma logica anche sempr e stato. Ci a cui il nominalismo si attacca come fosse il suo possesso pi sicuro u topia: perci esso odia il pensiero utopico, quello della differenza dall esistent e. L attivit scientifica d ad intendere che lo spirito oggettivo fondato da meccan ismi di dominio altamente reali, spirito che nel frattempo programma anche i con tenuti di coscienza del suo esercito di riserva, risulti semplicemente dalla som ma delle loro reazioni soggettive. Ma queste sono ormai da tempo prodotti second ari di quella universalit, che esalta ottusamente gli uomini, per poter meglio na scondersi dietro di loro e meglio mettergli le dande. Lo spirito del mondo stess o ha storto la concezione soggettivisticamente bloccata della scienza, che aspir a al suo sistema autarchico, empirico-razionale, invece di comprendere la societ in s oggettiva, imperante dall alto. La ribellione, un tempo criticamente illumin istica, contro la cosa in s diventata un sabotaggio della conoscenza, anche se pe rfino nella pi immiserita formazione di concetti scientifici sopravvivono tracce della cosa stessa, a sua volta non meno impoverita. Il rifiuto del capitolo kant iano sulle antinomie, di conoscere l interno delle cose l ultima ratio del progr amma baconiano. Esso aveva come indice storico della sua verit la ribellione cont ro la dogmatica scolastica. Ma il motivo si rovescia, quando ci che esso proibisc e alla conoscenza la sua condizione epistemologica e reale, quando il soggetto d eve riflettersi come momento dell universale da conoscere, pur senza diventargli del tutto simile. P, assurdo impedirgli di conoscere dall interno ci in cui dimo ra e da cui trae fn troppo del proprio interno. In questo senso l idealismo di He gel fu pi realistico di Kant. Quando la formazione dei concetti scientifici viene a trovarsi in conflitto con il suo ideale di fattualit, non meno che con la semp lice ragione - di cui essa si vanta di essere l esecutore antispeculativo -, il suo apparato diventato irrazionale. Il metodo reprime autoritariamente ci che sar ebbe suo compito conoscere. L ideale conoscitivo positivistico di modelli logica mente inoppugnabili, in s univoci e non contraddittori, non sostenibile a causa d ella contraddizione immanente dell oggetto da conoscere, gli antagonismi dell og getto. Sono quelli dell universale e del particolare della societ, e vengono nega ti dal metodo prima di ogni contenuto. L esperienza di quell oggettivit preordinata all individuo e alla sua coscienza l esperienza dell unit della societ totalmente socializzata. L idea filosofica dell assoluta identit le strettamente apparentata in quanto non tollera nulla al di f uori di s. Per quanto l elevazione dell unit a filosofia possa averla ingannevolme nte innalzata a costo del molteplice, il suo primato, considerato il summum bonu

m dalla tradizione filosofica affermatasi a partire dagli eleati, non tale, ma c erto un ens realissimum. L unit possiede realmente qualcosa della trascendenza ch e i filosofi esaltano in essa come idea. Mentre la societ borghese dispiegata - e gi il primitivo pensiero unitario fu urbano, rudimentalmente borghese - si compo neva di infinite spontaneit singole degli individui autoconservantesi e orientati gli uni agli altri in questa loro autoconservazione, non prevaleva affatto quel l equilibrio tra l unit e gli individui, che i teoremi giustificativi danno per e sistente. La non identit di unit e molteplice ha invece la forma del primato dell uno, come identit del sistema, che non lascia fuori nulla. L unit non sarebbe dive ntata senza le singole spontaneit ed era, in quanto loro sintesi, un secondario: il nominalismo lo ricordava. Ma poich essa s intesse sempre pi spessamente per le necessit dell autoconservazione dei molti o semplicemente a causa di rapporti di dominio irrazionali, che abusano di tali necessit come pretesto, essa leg tutti i singoli se non volevano scomparire, li integr, li risucchi (per usare l espression e spenceriana) con la propria normativit anche contro il loro evidente interesse particolare. Ci ha poi poco a poco posto fine alla progressiva differenziazione, che Spencer poteva ancora illudersi che accompagnasse necessariamente l integraz ione. Mentre come prima il tutto e l uno si forma solo grazie alle particolarit c he esso comprende, si forma senza riguardi al di sopra di loro. Ci che si realizz a tramite l unico e molteplice l interesse dei molti eppure non lo : essi possono farci sempre meno. La loro quintessenza insieme il loro altro; la dialettica he geliana volge obbedientemente lo sguardo da tale dialettica. Nella misura in cui i singoli colgono in qualche modo il primato dell unit su di loro, esso gli si r ispecchia come l essere in s dell universale, contro cui urtano effettivamente: g li imposto fin nel pi intimo, anche quando se lo impongono. La frase greca che di ce che la natura, come tale sempre modellata dall universale, un destino per l u omo, ha una verit che va oltre un determinismo caratterologico: l universale, tra mite il quale ogni singolo si determina come unit della sua particolarizzazione, derivato da ci che gli esterno e quindi anche talmente eteronomo per il singolo c ome soltanto un tempo ci che i demoni dovrebbero avergli imposto. L ideologia del l essere in s dell idea cos potente, poich la verit, ma quella negativa; diventa id ologia nella sua riformulazione affermativa. Se mai gli uomini hanno compreso il primato dell universale, difficilmente possono evitare di trasfigurarlo in spir ito, come l elemento superiore, che devono placare. La coazione diventa cos senso . E non senza ragione: infatti l astrattamente universale del tutto, che esercit a la coazione, apparentato con l universalit del pensiero, con lo spirito. Ci gli permette nel suo portatore di riproiettarsi su quell universalit, come fosse real izzato in essa e avesse per s la propria realt. Nello spirito l univocit dell unive rsale diventata soggetto, e l universalit si afferma nella societ solo con il mezz o dello spirito, l operazione d astrazione, che esso esegue in modo altamente re ale. Entrambi convergono nello scambio, qualcosa insieme di soggettivamente pens ato e di oggettivamente valido, in cui pure si oppongono inconciliate l oggettiv it dell universale e la determinazione concreta dei singoli soggetti, proprio per ch diventano commensurabili. Sotto il nome di spirito del mondo non si fa che aff ermare e ipostatizzare lo spirito, per quello che in s sempre gi stato; in esso come comprese Durkheim, che perci viene accusato di metafisica - la societ venera se stessa, la sua coazione come onnipotenza. La societ pu sentirsi confermata dall o spirito del mondo poich essa possiede effettivamente tutti gli attributi, che e ssa adora poi nello spirito. La sua venerazione mitica non una pura mitologia co ncettuale: essa esprime il ringraziamento per il fatto che nelle fasi storiche p i sviluppate tutti i singoli sono vissuti solo mediante quell unit sociale che no n era riducibile a loro e che con il passare del tempo sta diventando sempre pi i l loro fato. Se oggi, senza che se ne accorgano, la loro esistenza gli viene let teralmente assegnata a tempo determinato dai grandi monopoli e potenze, non fa c he compiersi quel che il concetto enfatico di societ aveva gi da sempre teleologic amente in s. L ideologia ipostatizz lo spirito del mondo, perch esso era gi potenzia lmente ipostatizzato. Ma il culto delle sue categorie, per esempio di quella for temente formale, accettata perfino da Nietzsche, di grandezza, rafforza nella co scienza soltanto la sua differenza da ogni singolo, come fosse ontologica; da ci deriva l antagonismo e i prevedibili disastri.

Non soltanto da oggi la ragione dello spirito del mondo , di fronte all interesse potenziale generale dei singoli soggetti associantisi, da cui differisce, la no n ragione. Si criticato in Hegel, e in tutti quelli che hanno appreso da lui, l equiparazione di categorie da un lato logiche, dall altro sociali e di filosofia della storia : essa sarebbe quella punta dell idealismo speculativo che deve sp ezzarsi di fronte alla incostruibilit dell empiria. Ma proprio tale costruzione e ra adeguata alla realt. L alternarsi della storia come il principio d equivalenza , sviluppantesi in totalit, del rapporto sociale tra i singoli soggetti si svolge secondo la logicit che apparentemente solo Hegel con la sua interpretazione vi a vrebbe aggiunto. Solo che questa logicit, il primato dell universale nella dialet tica di universale e particolare, index falsi. Non esiste tale identit, come non esiste la libert, l individualit, tutto ci che Hegel pone come identico con l unive rsale. Nella totalit dell universale si esprime il suo stesso fallimento. Ci che n on sopporta niente di particolare, si smaschera cos come un dominante in senso pa rticolare. La ragione universale che si afferma gi quella limitata. Essa non semp licemente unit entro la molteplicit, ma come posizione verso la realt, marchiata, u nit su qualcosa; perci nella sua forma pura in s antagonistica. L unit scissione. L irrazionalit della ratio realizzata particolarmente entro la totalit storica non e sterna alla ratio, non deriva soltanto dalla sua applicazione. Al contrario in e ssa immanente. Confrontata ad una ragione piena, quella vigente si rivela gi in s, in base al suo principio, polarizzata e in questo senso irrazionale. La raziona lizzazione soggiace veramente alla dialettica: questa ha luogo nel suo stesso co ncetto. Non si pu ipostatizzare la ratio, come ogni altra categoria. Il trapasso dell interesse all autoconservazione degli individui al genere si coagulato spir itualmente nella sua forma insieme universale e antagonistica. Tale passaggio ob bedisce ad una logica che la grande flosofia borghese realizz in momenti di volta della storia come Hobbes e Kant: senza la cessione dell interesse all autoconser vazione al genere, rappresentato nel pensiero borghese per lo pi dallo stato, l i ndividuo non riuscirebbe a mantenersi in vita in rapporti sociali pi sviluppati. Ma tramite questo trasferimento necessario per gli individui la razionalit univer sale si pone quasi inevitabilmente in contrasto con gli uomini particolari, che essa deve negare per diventare universale, e che essa d ad intendere di servire, e lo fa anche. Nell universalit della ratio, che ratifica la debolezza di ogni pa rticolare, il suo essere costretto ad affidarsi al tutto, si dispiega la sua con traddizione con il particolare grazie al processo d astrazione, su cui si basa. La ragione onnidominante, instauratasi su un altro, restringe necessariamente an che se stessa. Il principio di identit assoluta in s contraddittorio: perpetua la non-identit in quanto repressa e danneggiata. Un elemento di questa situazione pa ssato nello sforzo di Hegel di assorbire la non-identit tramite la filosofia dell identit, anzi di determinare l identit per mezzo della non-identit. Ma egli travol ge la fattispecie affermando l identico, ammettendo il non-identico come un nega tivo sia pur necessario, e disconoscendo la negativit dell universale. Gli manca la simpatia per l utopa del particolare sotterrata sotto l universalit, per quella non-identit, che ci sarebbe soltanto quando una ragione realizzata avesse lascia to dietro di s quella particolare dell universale. Egli avrebbe dovuto rispettare , invece che accusare e riprendere, la coscienza dell ingiustizia, implicata nel concetto di universale, proprio per l universalit dell ingiustizia stessa. Quand o all inizio dell epoca moderna il condottiere Franz von Sickingen mortalmente f erito trov le parole niente senza causa per formulare il proprio destino, egli espr imeva con la forza dell epoca due cose: la necessit del corso del mondo sociale, che lo condannava alla scomparsa, e la negativit del principio di un corso del mo ndo che si svolge secondo necessit. Esso incompatibile assolutamente alla felicit anche del tutto. Il contenuto empirico della frase va oltre quello ovvio della v alidit generale del principio causale. La coscienza del singolo percepisce vagame nte in quel che gli capita, l interdipendenza universale. Il suo destino apparen temente isolato riflette il tutto. Ci che un tempo era indicato dal nome mitologi co di destino, non meno mitico, come demitologizzato, sotto la forma secolare di logica delle cose. Essa viene marchiata sul singolo, segno della sua particolariz zazione. Ci ha motivato oggettivamente la costruzione hegeliana dello spirito del mondo. Da un lato rende conto dell emancipazione del soggetto; esso deve essers

i separato dall universalit per potersi percepire in s e per s. D altra parte la co nnessione delle singole azioni sociali deve essersi annodato in una totalit senza soluzioni di continuit, che predetermina il singolare come mai era stato nell ep oca feudale. Il concetto di storia universale, dalla cui validit la filosofia hegeliana ispira ta quanto quella kantiana da quella delle scienze naturali, divenne tanto pi prob lematico, quanto pi il mondo unificato si approssimava ad un processo globale. Da un lato la scienza storica avanzante con metodo positivistico ha disgregato la concezione di una totalit e di una continuit senza interruzioni. Rispetto ad essa la costruzione filosofica aveva il dubbio vantaggio di una minore conoscenza dei dettagli, che voleva spacciare fin troppo facilmente per una sovrana distanza; e veramente anche meno timore di dire qualcosa di essenziale, che si profli solta nto dalla distanza. Dall altro una flosofia sviluppata doveva cogliere l accordo tra storia universale e ideologia (Cfr. BENJAMIN, Schriften cit., vol. I, PP. 49 4 sgg.) e la vita sconvolta come discontinua. Hegel stesso aveva concepito la st oria universale come unitaria solo grazie alle sue contraddizioni. Con la sua ri formulazione materialistica l accento maggiore fu posto sulla comprensione della discontinuit di ci che non era tenuto insieme da alcuna unit consolatoria dello sp irito e del concetto. Tuttavia bisogna pensare insieme storia universale e disco ntinuit. Cancellare quella come residuo di superstizione metafisica, consolidereb be la mera fattualit come l unica cosa da conoscere e quindi da accettare, allo s tesso modo della sovranit precedente, che ordinava i dati nell avanzata totale de llo spirito uno, confermandoli come sue manifestazioni. La storia universale si costruire e negare. Sarebbe cinico affermare dopo le catastrofi e nell attesa de lle future un piano mondiale verso il miglioramento che si manifesti nella stori a e la unifichi. Per non si deve negare perci l unit, che salda insieme i momenti e fasi discontinui, caoticamente disgregati della storia, quella del dominio dell a natura, progrediente nel o sugli uomini ed infne sulla natura inferiore. Non c una storia universale che conduca dal selvaggio all umanit, ma certo una che port a dalla fionda alla megabomba. Essa termina nella minaccia totale dell umanit org anizzata contro gli uomini organizzati, la quintessenza della discontinuit. Cos He gel viene terribilmente verificato e messo sulla testa. Se egli trasfigurava la totalit della sofferenza storica in positivit dell assoluto che si realizza, l uno e il tutto che si sviluppa con pause per prendere fiato fino ad oggi teleologic amente la sofferenza assoluta. La storia l unit di continuit e discontinuit. La soc iet si mantiene in vita non malgrado il suo antagonismo, ma tramite esso; l inter esse al profitto, e quindi il rapporto di classe sono oggettivamente il motore d el processo produttivo, da cui dipende la vita di tutti e il cui primato ha il s uo punto di fuga nella morte di tutti. Ci implica anche l elemento conciliante ne ll inconciliabile: poich esso soltanto permette agli uomini di vivere; senza di e sso non ci sarebbe nemmeno la possibilit di una vita trasformata. Ci che quella po ssibilit cre storicamente, pu anche distruggere. Lo spirito del mondo, degno oggett o di definizione, dovrebbe essere definito come catastrofe permanente. Sotto il principio d identit che assoggetta tutto, ci che non si dissolve nell identit e si sottrae alla razionalit pianificante nell ambito dei mezzi diventa angoscioso, ra ppresaglia per quel male che il non identico subisce da parte dell identit. La st oria potrebbe difficilmente essere interpretata altrimenti, senza trasformarla m agicamente in idea. Non sono oziose delle speculazioni sul fatto se l antagonismo sia stato ereditat o all origine della societ umana, un frammento di storia naturale prolungata, com e principio homo bomini lupus, oppure sia diventano altro, e se - ammesso che si a derivato - abbia origine dalle necessit della sopravvivenza del genere e non in vece per cos dire contingente, dovuto ad atti arcaici d arbitrio di presa del pot ere. Allora la costruzione dello spirito del mondo crollerebbe. Lo storicamente universale, la logica delle cose, che si raccoglie nella necessit della tendenza generale, sarebbe fondata sul casuale, il suo estrinseco: avrebbe anche potuto n on essere. Non soltanto Hegel, ma anche Marx e Engels, difficilmente cos idealist ici come nel rapporto con la totalit, avrebbero respinto il dubbio sulla sua inev itabilit, che pure sorge spontaneo all intenzione di cambiare il mondo, come un a ttacco mortale al proprio sistema invece che a quello dominante. E vero che Mar

x, sospettoso verso ogni antropologia, si guarda dal porre l antagonismo nell es senza umana oppure nella preistoria, che viene schizzata piuttosto secondo il to pos dell et dell oro, insiste per tanto pi decisamente sulla sua necessit storica. L economia deve avere il primato sul dominio, che non pu essere altro che derivato economicamente. E praticamente impossibile decidere la controversia ricorrendo ai fatti; essi si perdono nel vago della preistoria. Ma l interesse per essa no n era certo un interesse per i fatti storici, cos come quello al contratto social e un tempo, che gi Hobbes e Locke diffcilmente ritenevano che fosse stato compiuto realmente (il contratto sociale immaginario era cos accetto ai pensatori della p rima epoca borghese, poich come fondamento poneva la razionalit borghese, il rappo rto di scambio, come a priori giuridico-formale. Ma esso era immaginario quanto la ratio borghese stessa nella societ reale impenetrabile). Si trattava di divinizzare la storia anche nel caso degli hegeliani ateistici Ma rx e Engels. Il primato dell economia deve fondare con stringenza storica l bapp y end come ad essa immanente; il processo economico produrrebbe i rapporti di do minio politico e li rovescerebbe fino alla liberazione necessaria dalla costrizi one dell economia. Tuttavia l intransigenza della dottrina, specialmente in Enge ls, era a sua volta appunto politica. Egli e Marx volevano la rivoluzione come r ivoluzione dei rapporti economici nella societ nel suo complesso, nelle fondament a della sua autoconservazione, non come mutamento delle regole del gioco del dom inio, la sua forma politica. La punta era rivolta contro gli anarchici. Ci che in dusse Marx ed Engels a tradurre per cos dire perfno il peccato originario dell uma nit, la sua storia originaria, nell economia politica, sebbene il suo concetto, i ncatenato alla totalit del rapporto di scambio sia un prodotto pi tardo, era l asp ettazione della rivoluzione immediatamente imminente. Poich essi la volevano per il giorno dopo, per loro era della massima attualit battere le correnti di cui do vevano temere che venissero battute come un tempo Spartaco e le rivolte contadin e. Essi erano nemici dell utopia per poterla realizzare. La loro immagine della rivoluzione modell quella del mondo precedente: il peso preponderante delle contr addizioni economiche nel capitalismo sembrava esigere la ma deduzione dall ogget tivit accumulata dell elemento storicamente pi forte a partire da tempi immemorabi li. Essi non potevano immaginare quel che si sarebbe mostrato nel fallimento del la rivoluzione, anche l dove riusc: il dominio riesce a sopravvivere all economia pianificata, che essi certo non avrebbero scambiato con il capitalismo di stato; un potenziale che prolunga oltre la sua fase specifica la tendenza antagonistic a, sviluppata da Marx e Engels, dell economia puntata contro la mera politica. I l fatto che il dominio duri a morire dopo la caduta di ci che era l oggetto princ ipale della critica dell economia politica, fece trionfare senza sforzo l ideolo gia che deduce il dominio sia da forme presuntamente inevitabili di organizzazio ne sociale, per esempio la centralizzazione, sia da quelle della coscienza che a strae dal processo reale - la ratio - e quindi profetizza al dominio, ammettendo lo apertamente o con lacrime di coccodrillo, un futuro senza fine finch esista un a societ organizzata. Contro tutto ci conserva la sua forza la critica della polit ica feticizzata in un essere in s oppure quella dello spirito gonfiato nella sua particolarit. Ma gli eventi del xx secolo colpiscono l idea della totalit storica come totalit dotata di necessit economica calcolabile. Solo se avesse potuto andar e diversamente: quando viene spezzata la totalit, apparenza socialmente necessari a come ipostasi dell universale spremuto dai singoli uomini, nella sua pretesa d i assolutezza, la coscienza sociale critica ottiene la libert del pensiero, che u n giorno potrebbe essere diverso. La teoria riesce a smuovere il peso enorme del la necessit storica soltanto quando essa riconosciuta come l apparenza diventata realt, e la determinazione storica come metafisicamente casuale. Tale conoscenza viene repressa dalla metafisica storica. Alla catastrofe che si profila all oriz zonte corrisponde piuttosto la supposizione di una catastrofe irrazionale agli i nizi della storia. Oggi la possibilit mancata del diverso si ridotta a quella di sviare, malgrado tutto, la catastrofe. Tuttavia Hegel, specialmente quello della filosofia del diritto e della storia, eleva a transcendenza l oggettivit storica, cos come ormai divenuta: Questa sostanz a universale non il mondano; questo vi si contrappone impotentemente. Nessun ind ividuo pu oltrepassare tale sostanza; potr distinguersi certamente da altri singol

i individui, ma non dallo spirito del popolo (G. W. F. HEGEL, Die Vernunft in der Geschichte, 5 ed., Hamburg 1955, p. 60). Quindi il contrario del mondano, ci che l identit impone in modo non identico all essente particolare, sarebbe sovramonda no. Perfino una simile ideologia ha il suo grado di verit: anche il critico del p roprio spirito del popolo legato a ci che gli commensurabile, finch l umanit sciss in nazioni. La costellazione tra Karl Kraus e Vienna ne il modello maggiore nel la storia recente, anche se per lo pi citato per diffamarlo. Ma in Hegel le cose non vanno cos dialetticamente, come sempre quando incontra qualche elemento che l o disturba. Egli continua dicendo che l individuo pu essere pi intelligente di molt i altri, ma non pu superare lo spirito del popolo. I dotati di spirito sono solo coloro che hanno consapevolezza dello spirito del popolo e sono capaci di orient arsi ad esso (ibid., p. 60). Hegel descrive con rancore - lo si pu cogliere nella parola acuto - il rapporto restando molto al di sotto della propria concezione. Ori entarsi ad esso sarebbe alla lettera mero adattamento. Sottostando come a una coa zione ad ammettere egli decifra l identit affermativa da lui insegnata come una f rattura persistente e postula la subordinazione del pi debole al pi forte. Eufemis mi come quello dalla filosofia della storia, che nel corso della storia "singoli individui sono stati offesi", si avvicinano senza volerlo alla coscienza dell i nconciliatezza, e lo strombettamento "nel dovere, l individuo si redime a libert sostanziale", del resto patrimonio di tutto il pensiero tedesco idealistico, non quasi pi distinguibile dalla sua parodia nella scena del dottore nel Woyzeck di Biichner. Hegel fa dire alla filosofia che non c potere che superi tanto la poten za del buono, di Dio, da impedirgli di far s che Dio ottenga ragione, che la stor ia universale non rappresenti che il piano della Provvidenza. Dio regge il mondo ; il contenuto ad suo governo, l adempimento del suo piano la storia universale, comprenderla compito della filosofia della storia universale, e il suo presuppo sto che l ideale si realizza, che ha realt solo ci che corria~ all idea. Si direbbe che sia stato astutamente all opera lo spirito del mondo quando Hegel, come per coronamento della sua predica edificante, in questo contesto scimmiotta (per us are una parola di Amold Schonberg), anticipandolo, Heidegger: Infatti la ragione l intendere dell opera divina. Il pensiero onnipotente deve dare le dimissioni e farsi suddito come mero cogliere. Hegel mobilita concezioni greche al di qua del l esperienza dell individualit per indorare I eteronomia del sostanzialmente univ ersale. In tali passi egli salta tutta la dialettica storica e proclama la forma antica dell eticit - che prima era quella della filosofia greca ufficiale e poi quella dei ginnasi tedeschi - senza esitare come quella vera: Infatti l eticit del lo stato non quella morale, riflessa, in cui domina la propria convinzione; ques ta piuttosto accessibile al mondo moderno, mentre quella vera e antica radicata nel fatto che ciascuno sta nel proprio dovere. Lo spirito oggettivo si vendica su Hegel. Come oratore ufficiale dello spirito spartano egli anticipa di cento ann i il gergo della propriet con l espressione stare nel proprio dovere. Egli si abbas sa a dispensare una consolazione decorativa a vittime, senza toccare in nulla al la sostanzialit della situazione di cui sono vittima. Ci che aleggia dietro le sue dichiarazioni superiori era gi prima denaro spicciolo nel tesoro domestico borgh ese di Schiller. Egli nella Campana fa prendere al padre di famiglia, sul luogo in cui bruciata la sua casa, il bastone del pellegrino, che pure il bastone del mendicante, non solo, ma gli prescrive oltretutto di farlo allegramente; impone alla nazione, che altrimenti non degna di nulla, di aggiungere addirittura con g ioia l ultimo elemento del suo onore. Il terrore del sentirsi bene internalizza la contrainte sociale. Una simile esagerazione non un lusso poetico; il socialpe dagogo idealistico deve esagerare, perch senza la prestazione ulteriore e irrazio nale dell identificazione diventerebbe troppo flagrante che l universale depreda il particolare di quel che gli promette. Hegel associa la potenza dell universa le con il concetto estetico-formale di grandezza: Questi sono i grandi di un popo lo, guidano il popolo secondo lo spirito universale. Per noi allora scompaiono l e individualit e per noi valgono solo come coloro che realizzano quel che vuole l o spirito del popolo (HEGEL, Die Vernunft in der Gescbicbte cit., p. 6o). La scom parsa delle individualit decretata con un gioco di bussolotti, un negativo che la filosofia pretende di conoscere come positivo, senza che sia realmente trasform ato, l equivalente della frattura persistente. La violenza dello spirito del mon

do sabota quel che Hegel esalta in un altro passo nell individuo: che esso sia co nforme alla propria sostanza, e lo sia tramite se stesso (ibid., p. 95). Tuttavia la formulazione liquidatrice sfiora qualcosa di serio: lo spirito del mondo lo s pirito del mondo quale si esplica nella coscienza umana; gli uomini vi si rappor tano come singoli al tutto, che la loro sostanza. Ci liquida l idea borghese dell individuo, il nominalismo volgare. Ci che si aggrappa a se stesso come all immedi atamente certo e sostanziale, diventa appunto perci agente dell universale, l ide ntit una rappresentazione ingannevole. In questo Hegel s incontra con Schopenhaue r, avendo su di lui il vantaggio di aver compreso che la dialettica di individua zione e universale non pu essere risolta con la negazione astratta dell individua le. Ma resta da obiettare non solo a Schopenhauer, ma anche a Hegel stesso, che l individuo, manifestazione necessaria dell essenza, della tendenza oggettiva, h a a volta ragione contro di essa, in quanto la confronta con la sua esteriorit e fallibilit. Ci implicato nella dottrina hegeliana della sostanzialit dell individuo tramite se stesso. Ma invece di svilupparla, egli s irrigidisce in una contrappos izione astratta di universale e particolare, che dovrebbe essere inconciliabile con il suo metodo ( tra i positivisti Emile Durkbeim ha tenuto ferma la decision e hegeliana a favore dell universale nella dottrina dello spirito collettivo, an zi magari l ha scavalcata, in quanto il suo schema non concede pi posto neppure i n abstracto a una dialettica di universale e particolare. Nella sociologia delle religioni primitive egli ha riconosciuto materialmente che ci su cui insista il particolare, la sua particolare propriet, gli assegnata dall universale - Egli ha anche indicato l inganno del particolare come mera mimesi sull universale e la violenza che unicamente fa tale il particolare: Il lutto (che si esprime nel cor so di certe cerimonie) non un moto naturale della sensibilit privata, scossa da u na perdita crudele; un dovere imposto dal gruppo. Ci si lamenta, non semplicemen te perch si tristi, ma perch si tenuti a lamentare. P, un atteggiamento rituale ch e si costretti ad assumere per rispetto del costume, ma che , in gran parte, indi pendente dallo stato effettivo degli individui. Del resto, questo obbligo sanzio nato da pene mitiche o sociali - E. DURKHEIM, Les formes lmentaires de la vie relig ieuse. Le systme totmique en Australie, Paris 1960, p. 568). L idea della Logica hegeliana dell unit del particolare e dell universale, che a volte gli diventa identit, si oppone a una tale divisione del sostanziale dall in dividualit non meno che alla coscienza immediata irretita: "La particolarit per com e universalit in s e per se stessa, non con un trapasso tale relazione immanente; essa totalit in se stessa e semplice determinatezza, sostanzialmente principio. N on ha altra determinatezza che quella posta dall universale stesso, e ne risulta conseguentemente. Il particolare l universale stesso, ma ne la distinzione o re lazione con un altro, il suo apparire all esterno; non c per alcun altro da cui i l particolare sia distinto se non lo stesso universale. L universale si determin a, per cui esso stesso il particolare; la determinatezza una distinzione; esso d istinto solo da se stesso". Allora il particolare sarebbe immediatamente l unive rsale, poich trova soltanto tramite questo ogni determinazione della sua particol arit; senza di esso conclude Hegel, secondo un argomento che si ripete continuame nte, il particolare non sarebbe nulla. La storia moderna dello spirito, e non so lo essa, fu il lavoro di Sisifo apologetico, di eliminare nel pensiero il negati vo dell universale." "Spirito del mondo e storia naturale.Excursus su Hegel" in Dialettica negativa d i Adorno La dialettica negativa descritta da Adorno mantiene in vigore la dialettica sebb ene la sottoponga al pi forte contrappasso che la critica le abbia riservato. La conoscenza mira al particolare, ma nella forma della mediazione chi ci rimette i l particolare, e nella dialettica hegeliana la coscienza del particolare, la sua cosa pi vera, secondo Adorno, finisce per eliminare il particolare. La socializzaz ione come fine della dialettica finisce per rovesciarsi nel suo contrario. Hegel e i suoi seguaci marxisti hanno squalificato l eterogeneo come elemento caotico . Ci che viene chiamato angoscia non altro che claustrofobia, aveva ricordato Ado rno. La dialettica negativa si arresta dove intuisce che la posizione del pensier o nei confronti della felicit sarebbe la negazione di ogni falsa felicit. Questa af

fermazione segna il limite dell impostazione del problema da parte di Adorno. Il giovane Marx ricordava ai suoi futuri seguaci che noi conosciamo un unica scie nza, la scienza della storia, che tuttavia non affatto una scienza. Non sar io a c oncludere il discorso che porter alla dismissione delle illusioni della dialettic a. Nella Premessa alla Dialettica negativa Adorno scrisse: Quando Benjamin nel 1 9 3 7 lesse quella parte della Metacritica della gnoseologa che l autore aveva allora portata a termine - si tratta dell ultimo capitolo di quel libro -, osserv che per giungere in modo rigoroso al filosofare concreto si doveva attraversare il deserto di ghiaccio dell astrazione. Ora la Dialettica ne gativa traccia retrospettivamente tale via. Nella filosofia contemporanea la con cretezza stata ottenuta per lo pi surrettiziamente. Per contro il testo prevalent emente astratto intende servire alla sua autenticit non meno che alla spiegazione del procedimento concreto dell autore. Nei dibattiti estetici pi recenti si parl a di antidramma e di antieroe; analogamente la Dialettica negativa, che non tocc a affatto temi estetici, potrebbe chiamarsi antisistema. Con mezzi della logica conseguenziale essa si sforza di avanzare, al posto del principio d unit e del do minio totalitario del concetto sovraordinato, l idea di ci che sarebbe al di fuor i del bando di tale unit. Da quando l autore confid nei propri impulsi intellettua li, sent come proprio compito spezzare con la forza del soggetto l inganno di una soggettivit costitutiva; e non ha voluto rinviarlo ulteriormente. In modo analogo si potrebbe dire che neppure l antisistema smette di avere rappo rti con il sistema, conservando non solo nella condanna l analogia col nemico da abbattere, magari, al quale rimandano svariati ed inusitati legami. La triste verit , da un punto di vista metapsicologico, una regressione (non detto che sia felice, tuttaltro). Le spontaneit dei singoli sono condannate alla pseudo attivit, potenzialmente alla stupidit (Adorno). Ma tali siamo e rimarremo, pseudo at tivi e, potenzialmente e/o attualmente, stupidi. Lo spettacolo rende stupidi.

Lo spazio litterario Lo spazio litterario, da litter, in inglese, cio non letterario. Si potrebbe anch e dire lettierario, quello a cui serve la lettiera. Lo spazio letterario il tito lo di unopera di Maurice Blanchot. In questo frangente si riporta il litter di Ja cques Lacan, come esempio. Da Problema dello stile e la concezione psichiatrica delle forme paranoiche dell esistenza: Possiamo concepire l esperienza vissuta paranoica e la concezione del mondo da e ssa generata, come una sintassi originale che contribuisce a sostenere la comuni t umana attraverso legami di comprensione caratteristici. La conoscenza di questa sintassi ci sembra un introduzione indispensabile alla comprensione dei valori simbolici dell arte, e in modo tutto particolare ai problemi dello stile - e cio delle virt di convinzione e di comunione umana ad esso caratteristici, non meno c he ai paradossi della sua genesi -, problemi sempre insolubili per qualsiasi ant ropologia che non si sia liberata del realismo ingenuo dell oggetto. Ultime pagine del Seminario sulle psicosi: Non dir che il pur minimo gesto fatto per alleviare un male dia la possibilit di un male maggiore: esso comporta sempre un male maggiore. Lacan aggiunge: Ci detto, la cosa non porter lontano. La fenomenologia dello spirito ben presente, come tutti sanno, nei Seminari di L acan: Il padrone ha preso al servo il suo godimento, si impossessato dell oggetto del desiderio del servo, ma in ci allo stesso tempo ha perso la sua umanit. Non era af fatto l oggetto del godimento a essere in causa, ma la rivalit in quanto tale. La sua umanit, a chi la deve? Unicamente al riconoscimento del servo. Solamente, po ich lui non riconosce il servo, questo riconoscimento non ha letteralmente alcun

valore. Com abituale nell evoluzione concreta delle cose, colui che ha trionfato e conquistato il godimento diviene completamente idiota, incapace di altro che di godere, mentre colui che ne stato privato conserva tutta la sua umanit. Il ser vo riconosce il padrone, ha dunque la possibilit di essere riconosciuto da lui. E impegner la lotta attraverso i secoli per esserlo effettivamente. La poesia: C poesia ogni volta che uno scritto ci introduce in un mondo diverso dal nostro, e, dandoci la presenza di un essere, di un certo rapporto fondamentale lo fa di ventare ugualmente nostro. La poesia fa s che non possiamo dubitare dellautenticit dell esperienza di san Giovanni della Croce, n di quella di Proust o di Gerard de Nerval. La poesia creazione un soggetto che assume un nuovo ordine della relazi one simbolica con il mondo. La certezza: Sicuramente la certezza la cosa pi rara per il soggetto normale. Sul malinteso: ...vi insegno che il fondamento stesso del discorso interumano il malinteso. ...dir che con una esplicita intenzione, se non assolutamente deliberata, che io conduco questo discorso in modo tale da offrirvi l occasione di non comprenderlo del tutto. Questo margine permette che voi stessi diciate di credere di seguirm i, cio restiate in una posizione problematica, che vi lascia sempre la porta aper ta a una rettificazione progressiva. In altri termini, se io mi arrangiassi in m odo da essere molto facilmente compreso, talch abbiate la certezza che ci siete, ebbene, proprio in virt delle mie premesse riguardo al discorso interumano, il ma linteso sarebbe irrimediabile. Sulla retorica: ...ci che si ritrova in fondo ai meccanismi freudiani sono quelle vecchie figure di retorica che, col tempo, hanno finito per perdere per noi il loro senso, ma c he per secoli hanno suscitato un prodigioso interesse. La retorica, o arte dell oratore, era una scienza e non soltanto un arte. Sull io: ...la teoria dell io in Freud fatta, al contrario, per mostrare che ci che chiami amo il nostro io una certa immagine che abbiamo di noi, che ci d un miraggio, di totalit indubbiamente. Dal Seminario sull etica della psicoanalisi: ...e vi ho sempre detto che importante non capire per capire". Il fool un semplice, un ritardato, ma dalla sua bocca escono delle verit, che non solo sono tollerate, ma messe in funzione, per il fatto che talvolta il fool ri vestito delle insegne del buffone. Quest ombra felice, questa foolery di fondo, ecco che cosa faceva ai miei occhi il pregio dell intellettuale di sinistra. Knave a un certo punto del suo impiego si traduce con valet (servitore), ma qual cosa che va oltre. Non il cinico, con quel che tale posizione comporta di eroico . In senso proprio, ci che Stendhal chiama le coquin fieff (il furfante matricolat o), ossia, dopotutto, il signor Tutti, ma un signor Tutti con pi decisione. Ognun o sa come un certo modo di presentarsi che fa parte dell ideologia dell intellet tuale di destra consista per l appunto nel porsi per quel che effettivamente , un Knave, in altri termini, nel non ritrarsi di fronte alle conseguenze di quel ch e si chiama realismo, cio, quando necessario, nel rivelarsi di essere una canagli a. Dopotutto, una canaglia vale uno stolto, quantomeno per il divertimento, se il r isultato della costituzione delle canaglie in branco non fosse infallibilmente u na stoltezza collettiva. ...per un curioso effetto di chiasmo, la foolery, che d il suo stile individuale all intellettuale di sinistra, finisce benissimo in una knavery di gruppo, in un a canaglieria collettiva.

Passaggio Come scartare illuminismo, romanticismo e avanguardia di Elmire Zolla, articolo pu bblicato in Verit segrete esposte in evidenza (Marsilio). Da un epoca si travalica in un altra quando le idee, i sentimenti, le immagini o ssessive o consolatrici pi diffuse cominciano ad appassire. Che cosa vi si sostituisce? In che modo? Quali esempi propone Elmire Zolla? Per saperlo necessario visitare i luoghi meno raccomandabili, gente che si sareb be tentati di scartare come prossima alla follia. O semplicemente pericolosa. Per esempio, nella Francia rivoluzionaria settecentesca. Ad avere il coraggio e l a pazienza necessari per esplorare i luoghi proibiti dal regime, si sarebbero sc operte le avvisaglie del futuro anti-illuminismo romantico. L Illuminismo rivoluzionario opera una rimozione, ma nulla impunemente rimosso. Reprimere con virtuosa mostra d orrore come cacciare sottoterra, nella tenebra, bulbi, fittoni, semenze. Ci avr occasione di crescere. Tra gli esempi di motti romantici, ce n uno in particolare: ci che sventurato e p erseguitato pi romantico di ci che ha dalla sua la forza e il sopravvento. Dunque il romanticismo si presenta come il salvataggio di ci che l industria schiaccia. Scrive Elmire Zolla: Il gusto di parteggiare per il perdente porta ad avventure i ncredibili e alla fine ripugnanti. Non soltanto gli oppressi dalla tracotanza de ll industria o dalla ragion di Stato attraggono come calamite la sensibilit roman tica, ma anche gli inetti, i viziosi e infine gli abietti. Il romanticismo estre mo ribalta interamente il sistema dei compensi e delle pene, cambia sistematicam ente di segno tutte le valutazioni non solo della morale ma del gusto. Il vizio sentito come fonte d ispirazione veramente romantica dai pi intimamente iniziati allo spirito dei tempi. Il romanticismo diventa alla fine gusto della putrefazione, esaltazione dei ferm enti della morte, lode agli aborti dello spirito. Che il romantico diventi segua ce, amante del partito della morte, dipende dal fatto che, secondo Zolla, la sua restaurazione fallisce. Gli ultimi stili romantici diventano il tramite di una volont suicida, ma in generale i romantici si ingannano sulle loro fantasie. Le n ostalgie di un passato migliore del presente sono delle bambinaggini. L avanguardia si pu definire come lo scioglimento dei significanti dai significat i: essa perfettamente adatta al mondo ormai privo di significato del tardo indus trialismo, anzi il corrispettivo inevitabile di un mondo ridotto a pura quotidia nit. E. Zolla riprende la definizione di quotidianit: restrizione dell orizzonte ed el iminazione dei significati. Chi vive del quotidiano nel quotidiano non saprebbe pi infilare un sillogismo all altro, la deduzione lo spossa, la sintesi lo urta, se gli si parla di vita interiore crede che si intenda il fantasticare della sua mente ignara di significati. Il quotidiano riuscito a svuotare l almanacco cristiano, che invano gli odiatori giacobini del Cristo-Sole avevano tentato di surrogare con insulsi mesi repubbl icani, con bieche e sentimentali feste civili. Infatti il calendario del quotidiano, che ha espulso ogni diversit qualitativa fr a i giorni salvo la differenza di temperatura, un opera di avanguardia, una succ essione di significanti privi di significati, un codice senza chiave. Per Elmire Zolla l al di l della quotidianit l apoteosi dell immondezzaio. L avang uardia, cio lo spettacolo inverte i motti romantici, p. e. il passato va oltraggi ato a vantaggio del presente, a vantaggio ancora maggiore del futuro prossimo, m

a un tale futuro, cui si rifiuta un rapporto con il passato, non pu avere signifi cati, pertanto perdono consistenza tutte le differenze storiche. A una domanda radicale di Elmire Zolla: Come pu essere vero ci che non rende, che n on serve a niente? Una risposta: che l uomo contempli, che abbia come fine di co ntemplare e consideri l azione un sacrificio, questo il male (per i funzionari d ell esistente). L uomo romantico poteva volgersi, oltre che ai paesi esotici, al proprio passato . Ma oggi le tracce del passato europeo sono state estirpate. Il passato europeo resta inaccostabile. Per Elmire Zolla, la Dialettica dell Illuminismo di Horkheimer e Adorno, estremo grido del romanticismo filosofico, avrebbe dovuto fondarsi su una maggiore conos cenza e non su una ritorsione sentimentale.

Knots du spectacle I Nodi (Knots) di R.L. Laing hanno pi di trent anni. Pur conoscendoli, e avendoli a p ortata di mano, li ho ignorati a lungo; fino a quando non ho pensato che nei nod i, nei garbugli, nelle contraddizioni, nelle sconnessioni, nei circoli viziosi, nelle oscillazioni e nei vincoli fossero nascoste le raffigurazioni della recipr ocit nella patologia sentimentale del rapporto tra lo spettatore (ma sempre pi att ore se non addirittura, a volte, autore richiesto dello spettacolo) e lo spettac olo, che pretende di regnare, ma sempre pi intrappolato da quella rete che suscit a e subisce e che subisce e suscita. Stanno giocando a un gioco. Stanno giocando a non giocare a un gioco. Se mostran o che sanno e vogliono che li vediamo giocare fingono di infrangere le regole ma non ci puniranno. Dobbiamo giocare al loro gioco, e vedere che vediamo il gioco . Si stanno divertendo. Non sappiamo se ci divertiamo se loro non si divertono. Se fanno in modo che noi ci divertiamo, allora saremo sicuri di divertirci con lor o. Far s che ci divertiamo non un divertimento. Si tratta di un duro lavoro. Vorr emmo divertirci a scoprire perch non si divertono. Ma non siamo tenuti a divertirci nel cercare di capire perch non si divertono.Vi del divertimento nel far sembrare che non ci divertiamo a scoprire perch non si d ivertono. Ma si divertono anche loro con noi, allo stesso modo. Loro non credono che in noi ci sia qualcosa che non va, perch in noi una delle co se che non va il fatto che noi non crediamo che in noi ci sia qualcosa che non v a, quindi devono aiutarci a farci rendere conto che se in noi c qualcosa che non va in loro che qualcosa che non va. In loro c qualcosa che non va perch credono che in noi ci sia qualcosa che non va , per il fatto che cerchiamo di aiutarli a mostrarci che ci deve essere qualcosa che in loro non va. Loro non ci stanno perseguitando aiutandoci a vedere che no n li incolpiamo facendoci aiutare, noi non ci rifiutiamo di vedere che in loro c qualcosa che non va perch vedano che in noi c qualcosa che non va. Noi gli siamo riconoscenti di non vedere che in noi c qualcosa che non va e di non vedere che in loro c qualcosa che non va. Se sono sfrontati ci rispettano e noi li amiamo con la stessa sfrontatetzza del loro non rispettarci. E il modo pi facile fare ci che vogliamo perch non ci rispet tano.

Ci sentiamo bene perch loro ci vogliono bene, e ci sentiamo male perch non ci vogl iono bene. Ci sentiamo male perch siamo cattivi e siamo cattivi perch non vi vogli ono bene e non ci vogliono bene perch siamo cattivi; loro hanno la sensazione che sia colpa loro se noi siamo cos crudeli da dubitare che ci vogliano bene, quando loro ci fanno sentire crudeli, a pensare che cerchino di farci sentire crudeli. Loro sono crudeli solo per essere gentili, perch abbiamo pensato che fossero crud eli a punirci quando abbiamo pensato che erano stati crudeli a punirci per aver pensato. Sono crudeli a farci sentire cattivi a pensare di essere crudeli a farci sentire crudeli col sentirci cattivi che loro possano essere cos crudeli da pensare che non gli vogliamo bene, quando sanno che noi li adoriamo. Fino a che punto bisogna essere intelligenti per essere stupidi? E male essere stupidi: bisogna essere intelligenti per essere cos stupidi. E ma le essere intelligenti, perch mostriamo quanto siamo stupidi a dire quanto erano stupidi. Si sono resi stupidi per vedere quanto eravamo stupidi a pensare che er ano stupidi, perch non era male pensare che erano stupidi. E noioso che loro temano di annoiarci interessandosi a noi. Cercando di essere interessanti, riescono molto noiosi. Temono di essere noiosi, cercano di essere interessanti nel non essere interessati, ma a loro interessa solo non essere noi osi. Non si interessano a noi, ma si interessano solo che noi ci interessiamo di loro. Loro non possono essere felici quando nel mondo c tanta sofferenza. Loro non pos sono essere felici se noi siamo infelici. Noi vogliamo essere felici. Loro non s i sentono il diritto di essere felici. Noi vogliamo che loro siano felici. Loro vogliono che noi siamo felici. Loro si sentono colpevoli se noi siamo felici e c olpevoli se noi non siamo felici. Tanto pi distruggono, tanto pi hanno paura di essere distrutti, tanto pi hanno paur a di distruggere, tanto pi si distruggono; Non abbiamo mai ottenuto ci che abbiamo voluto, abbiamo sempre ottenuto ci che non abbiamo voluto. Ci che vogliamo non l otterremo. Quindi per ottenerlo non lo dob biamo volere perch otterremo solo ci che non vogliamo. Vogliamo ci che non possiamo ottenere perch ci che non possiamo ottenere ci che vogliamo. Abbiamo ci che meritiamo, meritiamo ci che abbiamo. Ce l abbiamo quindi lo meritia mo. Lo meritiamo perch ce l abbiamo. Eppure non mi spetta ci che abbiamo, quindi t utto quello che abbiamo lo abbiamo rubato. Se ce l abbiamo e non ci spetta dobbi amo averlo rubato, perch non ci spetta. Oppure ci stato dato quale favore special e da coloro a cui gli spetta cos da volere la nostra riconoscenza per tutto quell o che abbiamo, perch quello che abbiamo ci stato dato, e non stato rubato. Siamo cattivi a volere quello che non possiamo ottenere; non l abbiamo ottenuto quindi siamo cattivi a volerlo. Se siamo cattivi a volerlo non saremo meno catti vi per averlo ottenuto. Siamo cattivi a sentirci cattivi, e cattivi a sentirci b uoni, perch pi si cattivi meno cattivi ci si sente. Pi uno ha pi bravo, perch stato ricompensato per essere sembrato bravo. Per questo diventer sempre pi bravo col fare sempre di pi. Tutto quello che abbiamo ci stato dato ed nostro. Se ce l abbiamo, ci deve esser e stato dato, quindi nostro. Non ce l abbiamo, ma possiamo ottenerlo, quindi, poich ci stata data la capacit di ottenerlo sar nostro. Non nostro, ma ci stato dato e ce l abbiamo, quindi siamo riconoscenti per quell

o che abbiamo, ma ci infastidisce essere riconoscenti, perch se ci stato dato, no n sempre stato nostro. Quindi se non proviamo riconoscenza non ci sar stato dato, quindi sar nostro per sempre. Loro desiderano che noi li desideriamo. Noi desideriamo che lo ci desiderino. Pe r fare in modo che noi li desideriamo loro fanno mostra di desiderarci. Se non sappiamo di non sapere, pensiamo di sapere. Se non sappiamo di sapere pen siamo di non sapere. C qualcosa che non sappiamo che si presume che noi sappiamo. Non sappiamo che co s che non sappiamo e tuttavia presumono che noi potremmo sapere o sappiamo. Abbi amo la sensazione di apparire stupidi se sembriamo non sapere, non sapere che co s che non sappiamo. Quindi facciamo mostra di sapere, ma snervante fare mostra di sapere quello che non sappiamo. Dovremmo fare mostra di sapere tutto. Riteniamo che loro sappiamo quello che si presume che noi sappiamo; ma loro non diranno mai che cosa dovremm o sapere. Sar necessario che noi diciamo tutto, perch loro sanno quello che noi no n sappiamo, ma non quello che noi non sappiamo di non sapere. Noi non riusciamo a vedere che cosa ci che non riusciamo a vedere. Loro riescono a vedere che c qualcosa che noi non riusciamo a vedere, anche se non sanno se tu tto quello che non vogliono mostrare resta invisibile. Noi riusciamo a vedere di non riuscire a vedere, ma non riusciamo a vedere che cos . Loro verranno a saper e di sapere quello che noi non sappiamo di non sapere. Talvolta abbiamo la sensazione di idealizzarli, facendoli onniscienti e onnipote nti. Noi diciamo continuamente: Voi pensate che noi sappiamo, ma non lo sappiamo. Loro pensano che noi potremmo saperlo e che, se sapessimo, ci rifiuteremmo di dirlo. Ma loro riescono a vedere che noi riusciamo a vedere che c qualcosa che loro non riescono a vedere. Tanto pi loro hanno paura di mostrare di avere paura, tanto pi hanno paura. Cos non si mostrano impauriti che noi non ci mostriamo impauriti, e cercano di farci pa ura non mostrandosi impauriti che noi non ci mostriamo impauriti, perch sanno che molto pericoloso non avere paura quando si di fronte a loro che sono pericolosi . Noi abbiamo paura e loro appaiono pericolosi. Si dentro e poi fuori quello che si stati dentro. Ci si sente vuoti perch non c n ulla dentro di s. Si cerca di fare entrare dentro di s il dentro del fuori che un tempo si era dentro una volta che si cerca di entrare dentro quello che si era f uori. Ma non basta. Si cerca di portare il dentro di quello che si fuori e di portare fuori il dentro. Ma non si porta dentro il fuori con il portare dentro il fuori. Il dentro del fuori fuori e dentro non c nulla.

Woivozeck Woyzeck: La pistola troppo cara. Ebreo: Allora, la comprate o non la comprate, cosa c ?

Woyzeck: Quanto costa il coltello? Ebreo: bello affilato. Volete tagliarvi la gola. Non cos? Ve lo do a prezzo scon tato, come a chiunque altro, potete avere la morte in offerta, ma non gratis. Ch e cosa c ? Avrete una morte economica. Woyzeck: Non servir solo a tagliare il pane. Ebreo: Due soldi. Woyzeck: S! (Se ne va) Ebreo: S! Come se fosse niente. E invece denaro. Cane.

L ebreo, il mercante, sa cosa vende, sa a chi vende e conosce il valore del dena ro. L ebreo compiutamente umano, poich interpreta il valore d uso e valuta il val ore di scambio delle merci, in una societ economicamente sviluppata. Woyzeck non sa nulla, ma sente senza saperlo spiegare e senza che agli altri ne importi qual cosa, che il rapporto con la natura si rotto definitivamente, e che la natura im pazzita. Il dottore invece dice: La natura! Woyzeck, l uomo libero, nell uomo l individua lit si trasfigura nella libert... Il rimedio, la cura, il farmaco proposto a Woyzeck sono i piselli - Erbsen - nel dramma di Bchner ( i fagioli - Bohnen - nel Wozzeck di Berg). Si manifesta una rivoluzione nella scienza - afferma il dottore: albumine, grass i, carboidrati, ossialdeidanidride nel Wozzeck (nel testo di Bchner: Urea, 0,10, cloruro d ammonio, iperossidulo). Tre Tesi di Walter Benjamin e una lettera VII Ripensate al buio e al grande freddo in questa valle, che le grida straziano. B. Brecht, L opera da tre soldi Agli storici desiderosi di penetrare nel cuore stesso di un epoca trascorsa, Fus tel de Coulanges raccomand un giorno di fare come se non si sapesse niente di tut to ci che accaduto dopo di essa. Questo esattamente il metodo opposto al quello d el materialismo storico. Ci equivaleva ad un feeling (Einfhlung) con una data epoc a. Ha come origine la pigrizia di un cuore che rinuncia a cogliere l immagine au tentica del passato - un immagine sfuggente e veloce come un lampo. Questa ignav ia del cuore ha lungamente impegnato i teologi del Medioevo che trattavano di es sa con il nome di accidia, come di uno dei sette peccati capitali, e riconoscend ovi il fondamento della tristezza mortale. Flaubert sembra conoscerla bene per a verla provata, lui che scrisse: Poche persone indovineranno quanto fu necessario essere triste per risuscitare Cartagine. Quella tristezza ceder a noi, forse, il suo segreto, alla luce della seguente questione: Chi , in fin dei conti, colui c on il quale si devono identificare i maestri dello storicismo? La risposta sar, i neluttabilmente: il vincitore. Ora, coloro i quali, in un dato momento, detengon o il potere sono gli eredi di tutti coloro che mai, in qualunque occasione, hann o mancato di vincere. Lo storico, identificandosi con il vincitore servir irrimed iabilmente gli interessi dei detentori attuali del potere. Ecco dunque che se ne

detto abbastanza per il materialista storico. Chiunque, fino ad oggi, avr riport ato la vittoria far parte del grande corteo trionfale che cammina sopra coloro ch e giacciono schiacciati al suolo. Il bottino, come al solito esposto in questo c orteo, a nome dell eredit culturale dell umanit. Questa eredit trover nella persona dello storico materialista un esperto in qualche modo distaccato. Lui, osservand o la provenienza di questa eredit non potr trattenere un brivido d orrore. Giacch t utto ci non dovuto solamente al lavoro dei geni e dei grandi ricercatori ma anche alla servit oscura dei loro contemporanei. Tutto ci non testimonia la vittoria de lla cultura senza testimoniare, nello stesso tempo, quella della barbarie. Quest a barbarie rivelata in essa perfino nel modo in cui, nel corso delle epoche, que sta eredit caduta dalle mani di un vincitore a quelle del successivo. Lo storico materialista sar portato piuttosto ad essere distaccato. Egli tenuto a spazzolare contropelo il manto troppo lucido della storia. VI Descrivere il passato tale e quale come stato ecco, dopo Ranke il compito dello st orico. una definizione del tutto chimerica. La conoscenza del passato assomiglia piuttosto all atto con il quale ad un uomo, nel momento del pericolo, improvvis amente si presenti un ricordo che lo salvi. Il materialismo storico impegnato a catturare un immagine del passato come essa si presenta al soggetto, imprevista, e nell istante stesso di un pericolo supremo. Pericolo che minaccia altrettanto i dati della tradizione che gli uomini ai quali sono destinati. Si presenta ad entrambi come uno solo e lo stesso: vale a dire come pericolo di reclutarli al s ervizio dell oppressione. Ogni epoca deve, di nuovo, impegnarsi in questo rude c ompito: liberarsi dal conformismo di una tradizione mentre rischia di essere vio lata da esso. Ricordiamoci che il messia non viene solamente come il redentore, ma come il vincitore dell Anticristo. Solo uno storico, che ha compreso che il n emico vittorioso non si arresta neanche davanti ai morti - solo questo storico sapr attizzare nel cuore stesso degli avvenimenti passati la fiamma di una spera nza. Intanto, finora, il nemico non ha cessato di trionfare. V L immagine autentica del passato non appare che in un lampo. Immagine che non so rge che per eclissarsi immediatamente, nell istante successivo. La verit, immobil e, che non fa che attendere il ricercatore non corrisponde assolutamente a quel concetto di verit in fatto di storia. Esso si appoggia invece al verso di Dante c he dice: un immagine unica, inalienabile del passato che svanisce con ogni attim o presente che non ha saputo riconoscersi osservato da essa. Altra stesura da parte di Walter Benjamin: La vera immagine del passato sguscia via. Proprio in quanto immagine che sfugge, nell attimo della sua comprensibilit, sul punto di non riapparire mai pi, il pass ato da bloccare. La verit non ci pu scappare - queste parole di Gottfried Keller seg nano, nell immagine della storia offerta dallo storicismo, il punto in cui essa trapassata dal materialismo storico, dato che un immagine non ripetibile del pas sato quella che ora sta per sparire con il presente che non si sia riconosciuto in essa. Una lettera di Walter Benjamin Walter Benjamin a Gerhard Scholem del 12 giugno 1938. Argomento: il Kafka di Max Brod. Di questo libro Walter Benjamin rileva come la

tesi dell autore contraddica il suo stesso atteggiamento, per cui questo discred ita la prima, che oltretutto non esente da riserve. Per esempio, la confidenza e la bonomia dell autore verso l oggetto della sua biografia finisce con l essere impietosa, come quella di chi ha avuto una ostentata intimit con un santo, perci togliendo ogni autorit al contenuto del testo. Max Brod insensibile, manca di contegno, dimostra una sorprendente mancanza di t atto, di senso dei limiti e delle distanze, e questa incapacit si fa addirittura particolarmente scandalosa, quando l autore ricorda la volont di Franz Kafka di d istruggere tutta la sua eredit letteraria. Fortunatamente Benjamin non mette in d ubbio che Kafka sapesse che ci significava essere sicuri della salvezza delle pro prie carte. Benjamin si limita a rimarcare il dilettantismo e la faciloneria di Brod, la sua inadeguatezza a misurare le tensioni che percorrevano la vita dell amico, portandolo a nutrire un istintiva diffidenza per tutte le interpretazioni che evadano da quella strada edificante su cui vorrebbe far incamminare i letto ri. I passi interessanti della lettera, secondo me, sono i seguenti: Intendo dire che per il singolo questa realt [la nostra] ormai quasi impossibile da percepire, e che il mondo di Kafka, tanto spesso cos sereno e popolato di ange li, il complemento esatto della sua epoca che si accinge a sopprimere grandi mas se di abitanti di questo pianeta. L esperienza corrispondente a quella del priva to cittadino Kafka, da grandi masse verr forse fatta solo in occasione di questa loro eliminazione. In Kafka non si parla pi di saggezza. Restano solo i prodotti della sua disgregaz ione. Essi sono due: c da una parte la diceria delle cose vere (una sorta di gio rnale teologico sussurrato in cui si tratta del malfamato e dell obsoleto); l al tro prodotto di questa diatesi la follia, che certo si giocata integralmente il contenuto proprio della saggezza, ma in compenso preserva la piacevolezza e la d istensione di cui la diceria sempre priva. La follia l essenza dei personaggi prediletti da Kafka; da don Chisciotte, agli a ssistenti, fino agli animali. (Essere animale per lui con ogni probabilit signifi cava semplicemente aver rinunciato, per una sorta di pudore, alla figura e alla saggezza umana). Il cosiddetto fallimento rimarcato alla fine di questa lettera: una volta certo del fallimento finale, a Franz Kafka, tutto, lungo il cammino, riusc come in sogn o. Sono parole vere anche per la storia di Walter Benjamin. Infine, a saldo, ci che tutti sanno: l opera di Kafka contrassegnata rigidamente in senso negativo, quindi Benjamin inserisce tra parentesi una valutazione valid a per tutto il secolo e non solo per il praghese: la sua caratterizzazione negat iva sar verosimilmente sempre pi fruttuosa di quella positiva.

Varianti: Ogni disillusione consentita purch preceda il sospetto che la riguarda Banalit perniciose sul doppio dello spettacolo Gut ist die Vergesslichkeit! Erwarte keine andere Antwort als die deine! Il concetto di superamento cattiva archeologia. Se l immediatismo sparizione del concetto, si tratta di perdita pura, in altri t ermini di deterritorializzazione. Nella perdita non ci si trova, ammesso che lo si voglia.

Avvertenza: la prefazione potrebbe avere per titolo: l antenna, la parabola (Lic htenberg, Breton). I surrealisti, nell Immacolata Concezione, avevano tentato, con un ricercato cat tivo gusto, di sottoporre la teoria alla prova della simulazione di imbecillit. I l dtournement dei situazionisti ha preteso di essere considerato una soluzione mi gliore, senza sforzarsi di dimostrarlo (solo i pubblicitari finora l hanno preso sul serio). Dunque una teoria critica, che si rispetti, dovrebbe sottoporsi a u na prova di simulazione, in base alla quale, alla fine, esibisca dei difetti min ori di quelli che imputa disinvoltamente agli avversari. Il timore pi grande superato; l unico motivo di rammarico, mano l accusa di impar zialit, avrebbe potuto essere tutt al pi quello di non essere stato abbastanza sel ettivo per un compito di tal fatta. Le prove eliminatorie del torneo eliminano l o humour, meno la stupidit, l ironia scettica e la facezia senza peso, mentre si deve sottolineare l influenza del sentimentalismo dall aria eternamente braccata (all acqua di rose) e di una certa fantasia di corto respiro, la cui impresa co nsiste, inutilmente, nel voler sottoporre allo spirito i suoi artifici caduchi. A proposito di ogni frase, di cui modificato il senso, preferibile un assoluta r eticenza, in cui si esaurisce il trait du style, n al di qua della rivolta assolut a dell adolescenza, n al di l della rivolta interiore dell et adulta. Da una concezione insospettabile a una concisione sospetta, l ambizione di mante nere un ispirazione si esercita ora a ridurre ulteriormente dei testi di Guy Deb ord che la realt ha in parte sminuito. Alcuni concetti sono stati ripresi, altri deturnati, come meritavano che si facesse, altri ignorati. Se il falso la materia di questo tempo, si pu dire che dove la disinformazione no minata sicuro che vi sia, ma non sempre dove indicata, e che esiste sicuramente anche dove non la si nomina. Il compito della teoria di avere l aria di dare una formulazione soddisfacente a una spiegazione. Non appena questa teoria divulgata, almeno un po e in un momento di perturbazio ne del sonno pubblico, sebbene non compresa, il malcontento sar aggravato semplic emente dalla vaga cognizione che esista una condanna teorica. L importante che la teoria risulti inammissibile, il consenso seguir. Va notato c he una verifica a posteriori di questo requisito non assolutamente decisiva, dat o che tutto, in qualsiasi momento, pu essere falsificato. Ci penser la societ a provvedere di somigliare alla critica che la anticipa. E lo sar. Problemi? ben vero che ormai si pu ottenere molto rapidamente al costo minore ci c he prima esigeva un tempo abbastanza lungo di lavoro qualificato. Il dubbio: per ch comporre bene quello che qulcun altro si sforzer di dimostrare che era gi inutil e scrivere, e che non sar letto, se non dai propri avversari, fugato dalla scoper ta che il successo di una teoria esposta in un libro dato, sommariamente, propri o dalle conseguenze di queste obiezioni. Questa la sua abiezione. Le intenzioni dell autore dovrebbero apparire oscure, ma niente pi facile che acc ada esattamente cos. La teoria sbaglia nel particolare, ma se le sue osservazioni appaiono eccentrich e, isolate, incomprensibili, errate, ci non costituisce un problema, perch ci che d eve sovrastare l errore la sicurezza dell autore nel far apparire assurda l ipot esi di un compromesso con la societ presente. D altronde lo stesso accade tra i difensori dell ordine socio-economico esistent

e, e degli stati: la condotta minima apparire impassibili per conservare il diri tto e la dignit di restare nel centro tumultuoso di qualsiasi degradazione. Non vi sono assicurazioni sulla vittoria della rivoluzione perch nessun libro di critica si occupa minimamente di fornirne. Giacch scrivere di rivoluzione signifi ca, in primis, non crederci affatto. Saranno i non lettori o gli avversari a dov ersi preoccuparsi delle effettive ripercussioni pratiche di una vittoria rivoluz ionaria, per scongiurarla. Ciascuno figlio della propria passivit (come la passivit si fa il letto, cos dorme) . Il sospetto, cio la certezza, che di una rivoluzione si trami anche attraverso qu este righe deve pur tuttavia rimanere, perch il gioco abbia luogo. Chi potrebbe f are a meno di credere a un esito meno radicalmente realista? La fama di intenditore di queste cose precede ogni oltraggio, e aumenta consider evolmente il peso della critica, che potr concedere al pubblico il vantaggio di o mettere ci che intende dimostrare. Non ci si deve preoccupare di convincere nessuno, baster il rigore dello stile a trasformarmi in moralista. Creare il proprio oggetto di descrizione possiede un vantaggio: dopo che la soci et andata incontro al suo modello si possono risparmiare forze. La propria profes sionalit appare indiscutibile, la convergenza ottenuta sar la dimostrazione di una giustezza sulla quale chi d gli ordini, oggi, non ha nulla da obiettare, dato ch e, molto armoniosamente, su tali pilastri poggia la sua stessa carriera. In fond o ci che si comunica sono degli ordini, e coloro che li danno sono anche coloro c he diranno ci che ne pensano. La diffusione del segreto deve riapparire sotto forma del suo contrario, perch co nsegua il seguito che vuole raggiungere. Il solo fatto di essere indiscutibile h a dato alla falsit del verosimile una qualit del tutto nuova. Dato che il falso indiscutibile ha ridotto l ipotesi che il vero esista a una fa ntasia stravagante e indimostrabile, la nihilazione come se fosse esistita da se mpre. L importante organizzare l ignoranza di ci che succede e poi l oblio di ci c he si saputo. L ignoranza prodotta solo per essere sfruttata, come il falso sostiene il falso.

Le condizioni nuove in cui vivono le nuove generazioni precisano ci che permesso pi di ci che non lo , ma soprattutto addestrano a ci che non mai esistito perch semb i la soluzione preferibile con cui mascherare la legge del sempre-uguale. Il governo della nihilazione detiene tutti i mezzi per falsificare l insieme del la produzione della percezione, e, per essere padrone incontrollato dei progetti che plasmano l avvenire pi lontano, si addestrato con l oblio organizzato el pas sato, cio la sua nausea. La disinformazione strategica almeno quanto impossibile il controllo se la manip olazione non unificata. Le evidenze sono cos flagranti che non hanno bisogno di essere spiegate, comunque le cose pi importanti sono le meno nascoste, sebbene siano per ci stesso le meno comprensibili. L avvenimento contemporaneo deve allontanarsi a una distanza favolosa.

Il dovere del funzionario il suo piacere, non bisognerebbe dimenticarlo. Ci che evidente non pi evidente. Le conseguenze pratiche di ci sono immense. A vantaggio della teoria va il fatto che non pi necessario spiegare nulla, perch l a dimostrazione si prova dal fatto che gira in tondo, l unica verifica sociale l a ripetizione di ci che si vuole far sapere. Tutto pu essere negato. Tanti fatti vorrebbero edificare un fato. Sebbene si sia detto che una strategia non pu essere basata su un deficit, nessuna perfezione pu essere meno che fragile . Il nemico della democrazia il terrorismo, ma soprattutto grazie ad esso che la d emocrazia trionfa come sistema insuperabile. La democrazia non vuole essere crit icata. La sua una perfezione ad oltranza. Il dominio tentato dall idea di non avere pi bisogno di pensare. D altronde il compito della scienza di giustificare ci che si fa, non necessariam ente prima che lo si sappia. Poich non c pi posto per nessuna verifica, nonostante si sostenga di voler verific are qualunque cosa, tutto diventato disinformazione, naturalmente quando l infor mazione trabocca da ogni parte. Una domanda intelligente non ha risposta: chi diavolo pu comandare il mondo democ ratico? Chi detiene l incarico di gestire settori della societ odierna sa che ci che non s i espande deve sparire. Ci comporta che le leggi devono dormire nello stato di di ritto. Si impara dagli avversari, come si voleva dimostrare. Per dire la verit bisogna sempre sbagliare misura. La parte del torto l unica rim asta per dire la verit. C un modo per far credere tutto: far credere di non volere dire che c . Il futuro deve essere vendibile. Ci spiega tutto. Pubblico si nasce, si diventa e si muore. Purch non sembri noioso. Ognuno sa che il migliore dei mondi possibili non potrebbe essere peggiore, per, salvo complicazioni, deve apparire che tutto cambi in fretta. Scrivere come un idiota il migliore modo per salvare le apparenze. Appendice: 1. Gli incroci del destino. In un intervista James G. Ballard dice che gli esseri umani non saranno mai sodd isfatti solo dall intrattenimento. Annuncia che tra vent anni ci sar una grossa r ivolta contro il XX secolo, e che la sua paura peggiore che le persone, nella di sperazione, ripiegheranno sulle proprie psicopatologie come unica via di libert e di autorealizzazione. La suburbanizzazione del pianeta produrr un enorme noia, i cui segnali sono gi da tempo intorno a noi e soltanto atti di imprevedibile viol enza daranno probabilmente alla gente un senso di libert. Queste previsioni fanno pensare che le forme di espressione della banalit non saranno pi grezze di quelle programmate da chi controlla i mezzi le faranno circolare. Il destino degli inc roci (due volte la stessa incompetenza nella gestione della sicurezza sociale) d i essere bypassati, senza che qualcuno sia in grado di impedire a una progressio ne di slittare, sebbene la sua deriva fosse, gi in partenza, la sua carriera, e i l suo avvenire sia stato programmato con considerevole quanto indispensabile det

erminazione ad essere spregiudicato. 2. Secrecy of spectacle, si scrive a proposito di L. Bracken. I Commentaires sono pieni di warnings attinenti allo stare molto lontani dalle c osiddette e variegate armate rivoluzionarie. Debord sees a spy in everyone: ci sa r sembrato in un primo momento, a qualcuno, il frutto di una degenerazione ossess iva, ma la tecnologia, in breve, complici l imbecillit o l interesse e il calcolo di parecchi, ha provveduto a distribuire dovunque e a chiunque i mezzi per real izzare il sogno di un ossessione paranoide. La frase, cos tradotta in inglese, The spectacle has brought the secret to victory, and must always be more controlled by specialists in secrecy who, it is understood, are not officials who have, to different degrees, just freed themselves from the state; who are not officials, andrebbe intesa nel senso che qualunque progetto destinato a soccombere e qualun que azione messa in atto ad essere manipolata, ma la debolezza di una linea di p ensiero non diversa dalla sua forza. 3. L oltraggiosa perfezione della democrazia. L anonimo dell opuscolo apparentemente (e volgarmente ritenuto) contro la democr azia ateniese, ne uno strenuo difensore. Questa la democrazia, perch parlarne div ersamente? L ipocrisia di Pericle con le parole di Tucidide retorica imperialist ica, cio consapevole mistificazione che ingannevolmente nasconde proprio ci che l opuscolo denigratorio diffonde, sebbene controvoglia. Rifiutare l asprezza di un a menzione diretta comunque tipica della democrazia, che della verit non sa cosa farsene, se non usarla talvolta come strumento di assoggettamento. C chi si meraviglia che gli Ateniesi diano, in tutti i campi, pi spazio alla canag lia, ai poveri, alla gente del popolo, anzich alla gente per bene: ma proprio cos che essi tutelano la democrazia. Giacch se stanno bene e si accrescono i poveri, la gente del popolo, i peggiori, allora si rafforza la democrazia, La canaglia c apisce che la stupidit, la ribalderia, la complice benevolenza di costui (un qual unque ceffo che persegue il suo utile) giova di pi della virt, della saggezza e de ll ostilit della gente per bene. Non si tratta di un basso ideale, ma questa la veritiera difesa della democrazia . Il malgoverno il principio del potere del popolo, questa l invincibile fortuna della libert. Un governo virtuoso finisce per essere necessariamente illiberale, meno nei risultati di quanto lo sia nei propositi. Il governo del popolo di nec essit altrettanto imperialista, perch pu tollerare solo chi gli sia simile e, al te mpo stesso, sottomesso, ma ha bisogno di nemici per mantenere quella dilapidazio ne che la pubblica riconoscibilit del suo regime, ben sapendo che fatalmente chi comanda odiato da chi soggetto. Certo che la canaglia sa distinguere bene i citt adini, gli uni dagli altri, come in effetti sa prediligere quelli che le sono be nevoli e utili. Sono i pessimi difensori della democrazia quelli che credono di difendere il regime della libert con l amministrazione rigorosa, e non con il con trario. La libert va difesa dal rigore. Il vero buongoverno, in questi termini in contraddetti, il governo peggiore. La mediocrit della democrazia risulter perfetta mente imbattibile per la pratica dell astuzia e della spregiudicatezza nella for ma politica. La vera apologia nega di esserlo, bisogna essere nemici della democ razia per difenderne la coerenza: dal momento che hanno deciso cos, voglio mostrar e che difendono bene il loro sistema politico. Dunque, non poteva essere uno scri tto destinato a una larga circolazione, ma non poteva neppure essere dimenticato . 4. Misery. Gi nel 1973, a tutti gli effetti, la questione appariva chiusa, sebbene non fosse del tutto chiaro a chi, come Daniel Denevert, aveva scritto Teoria della miseri a, miseria della teoria: L effort thorique organis, le plus avancc depuis marx, acco mpli par lesInternationaux Situationnistes, a non seulement jet ses derniers feux , il semble mme vouloir se satisfaire d une place parmi les curiosits au Muse de l

histoire rvolutionnaire. I risultati dello sforzo teorico-pratico hanno finito per conoscere un renversement complet de leur sense, pour ne plus constituer qu un v erbiage culturel particulier, dans la pseudo-communication g nralise. La comprension e della situazione, che sembra acquisita, tuttavia contraddetta immediatamente d opo da velleit cristalline. I nove paragrafi successivi dimostrano largamente que sta abiezione della volont. La teoria si pesa come una merce, ma se non lo fosse, giacch afferma di non esser lo, spesso tende ad essere ancora pi simile a ci che dice di non essere. La teoria non ha fallito, come se questa fosse una possibilit e non si inscrivess e nella logica che regola questo mondo, per cui non poteva che riuscire nella mi sura in cui falliva. Il godimento della paura il godimento principale, la solidariet umana la vera ins icurezza. Qualcuno ha scritto stolidamente che la teoria deve essere compresa come l intell igenza di una situazione storica e personale; mi piacerebbe sapere come abbiano f atto le situazioni ad andare d accordo, almeno per chi ha formulato questa bella frase, dato che, di solito, questi volonterosi riescono ad accontentare solo un a o l altra delle due parti. 5. Pubblicit. La complicit della gente il tratto dominante dello spettacolo della nihilazione. La pubblicit della miseria, cio permettere la sua visibilit, dovrebbe essere il com pito della teoria. Rendere manifesta la vera miseria, tanto pi radicale quanto pi occulta, quando tutto indica il contrario, quando lo spettacolo dell abbondanza, la gestione individuale e spettacolista dell abbondanza la rendono invisibile u n compito impossibile, cio ridicolo, nel lessico di G. Bataille. Secondo Voyer la pubblicit propriamente detta dovrebbe essere il comunismo, ma pi probabile che il comunismo sia stato pubblicizzato abbastanza dal tardo capitalismo, perch intere ssi ancora qualcuno. 6. Nichilismo e nihilazione. L infelice esito della nozione di societ dello spettacolo, in mano a direttori di reti e di networks e di ambiziosi programmisti televisivi e multimediali, era p revedibile gi 25 anni fa, quando ad essa preferii quella di nihilazione, intenden do con essa il primo effetto della societ attuale. Ci non aveva niente a che veder e con il nichilismo nietzscheano che era sorretto dalla visione, ancora pi disast rosa, dell eterno ritorno e del superuomo. Sulla linea il titolo di un volume in cui si confrontano sul nichilismo due test i di Jnger e Heidegger. Leggerlo serve a capire cosa non la nihilazione. Alla fine dell intervento di Jnger si trova scritto che se l accusa di nichilismo oggi tra le pi diffuse, tra quelle che pi volentieri vengono rivolte all avversari o, questo accade perch probabile che tutti abbiano ragione. A partire da questa affe rmazione si comprende meglio la differenza tra nichilismo e nihilazione, che ins iste sull alone ideologico nel quale inserito il primo termine, irricevibile al di fuori delle teorie decadenti. Il demone di Cioran e il non-sapere Avvertenza: Per riscrivere Cioran, da non so pi (ovvio!) quale libro, bisogna ave re incontrato il suo demone (lo sviamento dell ovvio) ed averlo ignorato (il con sueto non sapere). La storia si ripete perch le illusioni di cui l uomo capace sono limitate, ma ess e ritornano sempre nuove e sempre uguali, e in fin dei conti le tragedie nuove r ingiovaniscono il decrepito sempre uguale.

Montaigne e Rousseau hanno avuto destini diversi, ma ora annoiano entrambi, perc h i tribuni li hanno abbandonati. I regimi marci ispirano a sbraitare, purtroppo non se ne approfitta mai abbastan za. Un buon motivo per voler uccidere qualcuno confidargli un segreto. Spiegare un testo significa deriderlo, la storia della filosofia la storia del d isprezzo della filosofia. Ogni creazione, pure quella divina, un incitamento all invidia, ma a tutto c rim edio suggerisce l invidioso. Se della psichiatria l unica cosa interessante sono i discorsi dei matti, dei li bri di critica lo sono le citazioni, di solito sbagliate. Ci che si commenta serve al commentatore perch si noti la propria prevalenza. L importante non leggere, ma circondarsi di aneddoti sugli scrittori di non si l etta una riga, cos si impara di pi su di loro. Bisogna stare attenti ai timidi, hanno il coltello in mano. C sempre stato qualcuno che ha denigrato la vita, per fortuna. Compito dei filosofi afflosciare le nazioni, invecchiarne lo spirito, che altrim enti non pu che sfogare la propria esuberanza con la guerra. Invece che i diritti studentesse e studenti dovrebbero richiedere un elenco part icolareggiato delle delusioni che gli spetteranno. Fatta una rivoluzione, il popolo pu tornare a dormire placidamente, non ce ne sar anno altre, e se qualcuno dovesse a tutti i costi riprovarcisi, non far che cerca re inutilmente di ripeterla. L Europa termina a Vienna, dopo si trova una brutta copia infelice. Nella decadenza si apprezza maggiormente ci che disgustava quando si era vigorosi . Catone il Censore temeva i greci a ragione. La loro filosofia era davvero corrot ta. La stupidit aiuta. Essere ottusi la migliore protezione dai rischi della libert. Per leggere bisogna odiare ci che scritto nei libri, contrastare la loro forza no civa, ci aiuta a capirli e a sopravvivere al veleno che contengono. Il superuomo frutto d ingenuit e di solitudine. Nella lettura preferibile tra tutti lo stile della portinaia. Dire di tutto bene accompagnandolo con qualche ma non un difetto della conversaz ione. Le malignit peggiori vengono da molto vicino. Alle societ prospere non rimane altro che aspettare il proprio crollo. Quello della vendetta un bisogno umano, gli squilibrati sono quelli che si vendi cano troppo tardi. E un obnubilazione che ha del portentoso che ci fa fare le cose che facciamo. Un cattivo poeta che di solito legge solo poesia dovrebbe darsi alla botanica o alla geologia. Se le sue poesie migliorassero ci sarebbe comunque del vantaggio. Fallire un desiderio riuscito. L antidoto alla paura il tedio, in questo caso il rimedio pi tenace del male. L ingratitudine verso gli amici potrebbe essere contrastata dalla gratitudine ve rso i nemici. L arte dovr essere dimenticata, altrimenti non potr mai pi riprendersi. La quantit di finzione nel tragico deve crescere proporzionalmente perch un pensat ore sia preso sul serio oggi. E facile dire oggi che un opera d arte insieme facile e impossibile. Quando un opera d arte disgusta si pu dire d essere vicini al livello di comprens ione di chi l ha eseguita. Il timore del ridicolo, se non superato d un balzo, fa rimanere al di qua delle proprie possibilit. Quanti incontri straordinari nei cimiteri di campagna! Il terribile, quando lo si incontra, fa mancare le parole, ma non gli inviati. Ogni rinuncia d una maggiore presa sulla realt. E una fortuna che la cultura si perda, quante delusioni in meno! La convenienza a scrivere in un altra lingua il diritto all errore, cio a una int

ima propriet di linguaggio. L obiettivit mi fa pensare ai becchini. Che l idea di non ricordare pi niente possa intridersi di felicit, una scoperta. E motivo di fierezza pensare di discendere da Traci e Bogomili. Il nemico quello che mi somiglia di pi. Avere delle idee una conseguenza dello stile. Nei sentimenti pi bassi che proviamo ci che nascondiamo pi importante del resto, se vero che la vergogna sopravvive al vanto. Salvaguardare l insignificante il pregio che di solito si accorda a un libro. La coscienza ci che ostacola la salvezza. Non pensare alla morte equivale a barare in un solitario. Se qualunque verit pu essere sostituita lo stesso non si pu dire della speranza. Riempire le ore molto poco rispetto al sentirle passare. La grandezza di un popolo inscindibile dal sentimento della penosit del nascere. Dopo i vent anni, se va bene, non si fa che verificare ci che si gi capito. Gli aspetti positivi della morte sono spesso sottovalutati. La libert dei nati morti inestinguibile. Scrivere disobbedire alla volont di dire ci che si ha da dire. L ingiustizia un atto di riguardo. In ogni nascita c un aggressione. Che ogni soluzione peggiori la situazione precedente pu essere consolatorio rigua rdo al peggio.

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