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Fondamenti della meccanica quantistica - 1

Lezione 2 - Fondamenti deIIa meccanica quantistica



1. Radiazione elettromagnetica elementi essenziali

In questo paragrafo si richiamano le informazioni ed i risultati pi importanti ottenuti a partire dalle
equazioni dellelettromagnetismo classico di Maxwell che, ricordiamo, conducono alla
caratterizzazione rigorosa di onde elettromagnetiche che propagano nel vuoto con velocit c e con
lunghezze donda/frequenze distribuite con continuit secondo lo schema qui riprodotto:

Estensione dello spettro e/m


















Pi in dettaglio, si parla di onde piane (sferiche) viaggianti nel vuoto a velocit c. I vettori di campo
piani sono E=E
0
sin(kzt), B=B
0
sin(kzt). Il numero donda (numero di periodi spaziali in 2
unit di lunghezza) k=2/, cos come =2/T nel dominio temporale. La lunghezza donda, la
frequenza e la velocit di propagazione c sono legate dalla =c. Vale dunque la /k=c.

La propagazione avviene perpendicolarmente ai vettori E e B. Parallelo al verso di propagazione
il vettore di Poynting, S=(EB)/
0
=E
0
B
0
sin(kzt)k/
0
. Il vettore di Poynting misura il flusso
energetico dellonda piana (J/m
2
s). Vale inoltre la relazione B
0
=E
0
/c. Un rivelatore di flusso
radiante misura sullarea A una potenza data da SA= AE
0
2
sin
2
(kzt)/(c
0
). Lintensit dellonda
definita come la potenza media per unit di superficie, <P>/A. Essendo <P>= AE
0
2
/(2c
0
),
lintensit data da I= E
0
2
/(2c
0
), ossia proporzionale al quadrato dellampiezza del campo
elettrico.
Per le onde e/m vale il principio di sovrapposizione, per cui fenomeni come interferenza e
diffrazione sono spiegabili facilmente. In particolare, si ricorda lesperienza di Young (1801), nella
quale unonda piana (luce visibile collimata) intercettata da uno schermo con due fenditure sottili
e provoca delle alternanze di luce e buio (figura di interferenza). Si verifica che se d la distanza fra
le fenditure e D la distanza fra di esse e lo schermo finale, la posizione dei massimi (in sequenza
come numeri interi n) data da x
n
=nD/d, cio dipende direttamente dalla lunghezza donda della
radiazione.
Esperienze a favore della natura ondulatoria della radiazione sono anche quelle basate sui reticoli
(artificiali o naturali come cristalli) per i quali si hanno massimi e minimi interferenziali di luce
riflessa da una sequenza equispaziata di moltissime fenditure, non soltanto due, come
nellesperimento di Young.
lunghezza d'onda (m)
frequenza (Hz)
10
8
10
6
10
4
10
2
10
0
10
-2
10
-4
10
-6
10
-8
10
-10
10
-12
10
-14
10
-16

10 10
3
10
5
10
7
10
9
10
11
10
13
10
15
10
17
10
19
10
21

10
23
10
25

Onde Lunqhe Onde Rudio
IR UV Ruqqi X Ruqqi Summu
LW AM FM SW
700 nm 400 nm
V
Fondamenti della meccanica quantistica - 2

2. Effetto fotoelettrico: inadeguatezza della descrizione ondulatoria della luce

Esperimento di Hertz (1887): metalli illuminati da radiazione e/m emettono una corrente di elettroni
(detti fotoelettroni). Nel vuoto un metallo (emettitore) illuminato ed un elettrodo (collettore)
posto ad una differenza di potenziale variabile rispetto lemettitore. Si misura una corrente in
funzione di vari tipi di illuminamento (intensit e frequenza) ed in funzione della differenza di
potenziale applicata.

La possibile descrizione classica del fenomeno
prevede che
(a) gli elettroni possiedono unenergia
(cinetica) proporzionale allintensit della
radiazione luminosa (che viene loro ceduta
per interazione con il campo elettrico
medio). Questa energia misurabile
variando la tensione applicata al collettore;
(b) gli elettroni vengono emessi per qualunque
frequenza (colore) della luce (lintensit
della radiazione non dipende dalla
frequenza);
(c) leffetto di emissione inizia dopo un tempo abbastanza lungo (dellordine del secondo)
perch linterazione con ciascun elettrone del metallo avviene in unarea molto piccola e
lenergia trasferita corrispondentemente piccola.

I risultati sperimentali sono invece i seguenti:
(a) lenergia massima posseduta dagli
elettroni (misurabile tramite un opportuno
potenziale applicato al collettore di segno
negativo) non dipende dallintensit dalla
radiazione luminosa: quando questa
aumenta cresce la corrente fotoelettrica
solamente;
(b) leffetto di fotoemissione avviene
solamente sopra ad una frequenza della
radiazione (in funzione del metallo, ed
detta frequenza di taglio);
(c) leffetto inizia pressoch immediatamente
con larrivo della radiazione.

In pratica si assiste al fallimento completo della
previsione classica, basata sulla natura ondulatoria
della radiazione luminosa. Anche se nel 1900 Planck
aveva discusso aspetti simili che affrontiamo nel paragrafo seguente, ora seguiamo la
generalizzazione proposta da Einstein nel 1905 a supporto di queste evidenze sperimentali: la luce
costituita da pacchetti di energia, detti fotoni, con energia data da
E=h =hc/
dove h la costante detta di Planck e vale 6.626075510
34
J s e la frequenza della radiazione.
Per i fotoni (vedi sez. precedente) E=pc e dunque il loro momento si pu scrivere come
p=h/ .

V
C

i fotoelettrica
V
S

I
3

I
2

I
1

int. luce
+
+
+
+

V
S



i
V
e
E C

Fondamenti della meccanica quantistica - 3
Leffetto fotoelettrico, in questa ipotesi, avviene per
cessione (immediata) di quanti di energia dipendenti
solo dalla frequenza (interazione elettrone-fotone).
Lenergia massima acquistata da un fotoelettrone si
pu scrivere come T
max
=h, dove il potenziale
destrazione del metallo (energia per strappare
lelettrone) e dunque non dipende dallintensit della
radiazione ma solo dalla sua frequenza. Se il
potenziale ritardante al collettore abbastanza
negativo (V
S
), il fotoelettrone si ferma e h=. Sotto
una frequenza di soglia non c corrente fotoelettrica.
Questi risultati sono in pieno accordo con
lesperimento.


3. Radiazione termica: la prima evidenza contro la natura ondulatoria della luce

Si studia con metodi della termodinamica ed elettromagnetismo classici la radianza di un oggetto in
funzione della sua temperatura. Si tratta di analizzare lintensit di radiazione e/m in uno stretto
intervallo di frequenze o lunghezze donda emessa da un corpo ad una data temperatura. La
radianza R() definita dalla dI= R()d, dove I lintensit totale (energia/tempoarea).
Sperimentalmente si osserva landamento riportato ed i fatti che (a) lintensit totale (radianza
integrata) aumenta con la temperatura secondo la legge di Stefan, I=T
4
(=5.710
8
W/m
2
K
4
la
costante di Stefan-Boltzmann) e (b) allaumentare della temperatura il massimo di radianza si
sposta verso piccole lunghezze donda (alta frequenza: riscaldanto un corpo passa dal rosso al
giallo, da 700 nm a 500 nm), secondo la legge dello spostamento di Wien,

max
T=c
w
=2.910
3
mK.
Per ottenere una radianza indipendente dal tipo di materiale si effettuano le misure adottando un
sistema di riferimento detto corpo nero: il foro aperto in una cavit dalla quale la radiazione non
viene pressoch riemessa ma solo assorbita.
La descrizione classica del fenomeno riassunta nei seguenti passi:
(a) la cavit riempita da onde e/m stazionarie in equilibrio con le pareti;
(b) il numero di onde stazionarie con lunghezze donda comprese fra e +d nel volume V
dato da dN=N()d=8V d/
4
;
(c) dalla termodinamica classica, ogni onda apporta un contributo energetico kT in virt dello
scambio allequilibrio con gli oscillatori atomici delle pareti;
(d) dalle equazioni di Maxwell, si ricava che la radianza esprimibile tramite la densit di
energia e/m u() tramite la R()=cu()/4;
(e) la densit data dal numero di onde per volume per lenergia associata ad ogni onda,
dunque u()=8kT/
4
e la radianza risulta pari a R()=2ckT/
4
.
Questespressione la legge di Rayleigh-Jeans e prevede che R() per 0, completamente
contro levidenza sperimentale. Si parla di catastrofe ultravioletta.
La risposta data da Planck nel 1900, che trova il modo di ridurre levidente sovrastima della
componente ad alta frequenza: se ci sono troppe onde con bassa ci da imputarsi al fatto che
troppi atomi ad alta frequenza (energia) interagiscano con la radiazione. Ipotizza dunque che gli
atomi scambino energia con la radiazione in modo discreto, secondo quanti di energia
proporzionali alla frequenza della radiazione. La loro energia massima comunque kT, quindi
questo risolve la catastrofe ultravioletta.


R()

T
3

T
2

T
1

Fondamenti della meccanica quantistica - 4
Gli oscillatori dunque scambiano quanti di energia multipli di h, E=nh, n=1,2,, trasportati da
fotoni (che quindi hanno ancora momento p=h/). Il calcolo basato su questa ipotesi conduce alla
nuova formula di Planck per la radianza di corpo nero:
1
/ 2
) (
/ 4

=
kT hc
e
hc

c
R ,
in totale accordo con lesperimento. Questa formula permette di confermare la legge di spostamento
di Wien e, stabilita la massima lunghezza donda ad una data temperatura, collegare la costante h
con quella di Stefan-Boltzmann, =(2
5
k
4
)/(15c
2
h
3
). Il risultato per h in ottimo accordo con
misure di h effettuate con leffetto fotoelettrico da Millikan.
Si ha dunque unaltra evidenza sperimentale e modellizzazione teorica consistente
dellinadeguatezza della descrizione ondulatoria della radiazione e/m a favore di una natura
corpuscolare e quantizzata.

4. Altri fenomeni a favore della natura corpuscolare della radiazione elettromagnetica

4.1 Effetto Compton

Si considera linterazione fra luce (fotoni) e materia (elettroni debolmente legati ad atomi). Lesito
sperimentale non supportato da una trattazione ondulatoria, per cui si considera una descrizione
puramente corpuscolare, di urto fra particelle (fotoni ed elettroni).
Si applicano le regole consuete di conservazione (energia e quantit di moto).
La conservazione dellenergia viene scritta

E+mc
2
=E+E
e
,

dove E, E sono le energie cinetiche del fotone prima e dopo lurto (E=h=hc/ ed E=h=hc/),
mc
2
lenergia (a riposo) dellelettrone prima dellurto ed E
e
la
sua energia (relativistica) dopo lurto. La conservazione della
quantit di moto data da

p = pcos + p
e
cos (lungo x)
0 = psin p
e
sin (lungo y),

dove p, p sono le quantit di moto del fotone prima e dopo
lurto (p=h/, p=h/) e p
e
il momento dellelettrone dopo
lurto.
La risoluzione di queste tre equazioni, tenendo presente che vale la E
e
2
=p
e
2
c
2
+m
2
c
4
, conduce al
risultato

=
C
(1cos),

dove
C
=h/(mc)=0.00243 nm detta lunghezza donda Compton. In pratica, in un esperimento di
interazione come quello descritto si osserva radiazione diffusa (deviata) ad un angolo con
lunghezza donda ridotta secondo lespressione sopra riportata. Il valore della lunghezza Compton
permette ancora una stima della costante di Planck, di nuovo in accordo con le misure fotoelettriche
e di corpo nero.

4.2 Radiazione di frenamento e produzione di raggi X

h, p
h, p
e


Fondamenti della meccanica quantistica - 5

Si investe un materiale con un fascio di elettroni energetici: linterazione con il mezzo provoca un
frenamento ed una conseguente emissione di radiazione elettromagnetica (bremsstrahlung, raggi X)
ancora una volta governata dalle leggi di quantizzazione della radiazione stessa. E una situazione
opposta alleffetto fotoelettrico: si hanno urti di elettroni su atomi che liberano fotoni con energia
(massima) data da h=E
k
(energia cinetica degli elettroni) e dunque h=eV, dove V il potenziale
accelerante degli elettroni.

4.3 Produzione/annichilazione di coppie

Si tratta di conversione pura energia/massa nel processo e
+
+e

fotone secondo la reazione


h2mc2=1.02 MeV. Le particelle create/distrutte sono coppie materia/antimateria.

5. Punti di arrivo e di partenza per una nuova fisica

Secondo la nuova visione iniziata da Planck e formalizzata da Einstein la radiazione
elettromagnetica, negli esperimenti sopra descritti ha le seguenti propriet:

(a) va intesa come quanti, pacchetti denergia detti fotoni;
(b) i fotoni viaggiano con velocit c;
(c) sono privi di massa a riposo;
(d) trasportano energia h=hc/ e momento p=h/c=h/ ;
(e) vengono creati/distrutti in processi di interazione radiazione/materia;
(f) si comportano come particelle in collisioni con elettroni o altre particelle materiali.

Le differenze rispetto la trattazione ondulatoria sono assolutamente drastiche. Resta comunque il
fatto che in altre classi di esperimenti la radiazione elettromagnetica presenta unicamente
caratteristiche ondulatorie, come nellesperienza della doppia fenditura di Young.
A tale proposito, essenziale sottolineare che in questo esperimento la visione corpuscolare di fatto
prevede che il fotone passi o in una o nellaltra fenditura, mentre la visione ondulatoria richiede
che la radiazione, per condurre ad interferenza, passi
attraverso entrambe le fenditure.
E possibile stabilire che questa dualit onda-particella non
scindibile a seconda dellesperimento effettuato, ma una
caratteristica intrinseca della radiazione: essa non n onda
n particella, ma di queste due nature presenta le
caratteristiche a seconda del tipo di indagine su di essa
effettuata separatamente ed incompatibilmente.
Il termine pi adatto per descrivere questa situazione (che
sfugge alle possibilit percettive del senso comune)
complementariet delle nature ondulatoria e corpuscolare.
E anche possibile pensare ai processi di emissione e
rilevazione della radiazione in termini unicamente corpuscolari (interazione fotone/particella) ed al

V
e
h
A
X
e
e
Fondamenti della meccanica quantistica - 6
processo di propagazione ed eventualmente interferenza dalle fenditure in termini unicamente
ondulatori. La conclusione che losservazione delle figure di interferenza conducono alla
corrispondenza fra intensit dellonda elettromagnetica (proporzionale al modulo quadrato
dellampiezza di campo elettrico dellonda) con la probabilit di osservare fotoni sullo schermo.
Questa connessione alla base del funzionamento quantistico di tutti i fenomeni fisici, non solo
quelli riguardanti la radiazione elettromagnetica e lega in modo esplicito gli aspetti ondulatori
(intensit dellonda) e corpuscolari (conteggio medio dei fotoni).
La generalizzazione di questo schema richiede una serie di ipotesi alla base di una una scienza fisica
detta meccanica quantistica o ondulatoria.

6. Propriet ondulatorie della materia

L. De Broglie nel 1924 ipotizza che il dualismo onda/particella stabilito per la radiazione
elettromagnetica va esteso ad ogni forma di materia.
Si associa ad ogni particella con momento p unonda di lunghezza =h/p, e detta lunghezza
donda di De Broglie.
Il salto concettuale enorme: si tratta di accettare che la materia, in determinate circostanze,
presenta le caratteristiche tipiche delle onde, ovvero pu dare luogo ad effetti interferenziali, si
delocalizza nello spazio e nel tempo, vi sono diffrazioni, riflessioni parziali, e cos via. Sar anche
essenziale prepararsi ad affrontare argomentazioni di natura tipicamente statistica, se si vorranno
conciliare in modo consistente i due estremi del dualismo di questa teoria.
La lughezza donda di De Broglie non sperimentalmente accessibile per sistemi macroscopici a
causa della piccolezza di h: una particella di polvere (m=10
9
g) che viaggia a 1 cm/s conduce a
=710
20
m. Un elettrone di energia 1 eV ha =1.2 nm, cio sperimentalmente accessibile.

Domanda centrale: cos londa di De Broglie? Qual il suo significato fisico?

Una prima riposta pu essere: londa di De Broglie quella che si manifesta ogni volta che
effettuiamo su una particella unesperimento che ne possa rilevare la sua natura ondulatoria. Visti i
valori sopra citati, lesperimento in questione dovr riguardare oggetti submicroscopici:
nellesperienza di Young ci si aspettano massimi di interferenza spaziati come D/d: siccome D/d
dellordine di al pi 10
3
-10
4
, non sar possibile osservare interferenza di De Broglie per
unautomobile o per qualcosa comunque meno ondulatorio di un atomo.

Prima evidenza sperimentale dellipotesi ondulatoria della materia: misure di interferenza di
elettroni su cristalli (usati come reticoli naturali) ad opera di Davisson e Germer (1926) e Thompson
Jr. (1927). Si ottiene un valore di h in eccellente accordo con i dati relativi allipotesi corpuscolare
della radiazione e/m (fotoelettricit, corpo nero ).

Lipotesi di De Broglie va estesa comunque a tutte le particelle (non solo gli elettroni). Le difficolt
per la realizzazione sperimentale di misure di interferenza da fenditura doppia sono state superate
solo di recente. Ora si osservano interferenze di neutroni, atomi, ecc. e lo studio della diffrazione di
particelle di varia natura tecnica assestata di indagine della materia atomica e subatomica.

Vale un principio di complementariet anche nel dualismo onda/corpuscolo di De Broglie: non
possibile osservare simultaneamente entrambe le nature della particella, ma entrambe
contribuiscono a definire la sostanza del sistema. In un esperimento di Young per elettroni, nel
momento che si cerca di stabilire in quale delle due fenditure passino gli elettroni, si distrugge la
figura interferenziale (stabilire la fenditura di passaggio equivale a rivolgere lattenzione allaspetto
corpuscolare dellelettrone). Linterferenza si osserva solo in condizioni di assenza di interesse
Fondamenti della meccanica quantistica - 7
per questultimo aspetto (che dunque non pu essere specificato oltre una certa misura o
precisione, come vedremo fra poco parlando di principio di indeterminazione).

7. Relazioni di indeterminazione classiche e di Heinseberg

In unonda piana la lunghezza donda (o il numero donda, k) sono perfettamente definiti, e londa
totalmente delocalizzata nello spazio. Non sembra dunque adatta a descrivere una particella nel
senso di De
Broglie. A
prescindere da
questo aspetto,
peraltro chiaro
che
sovrapponendo
due onde piane di
diversa lunghezza
donda si assiste
ad un fenomeno
pi o meno marcato di battimento: londa risultante tende periodicamente a localizzarsi in
corrispondenza delle interferenze costruttive. Aggiungendo altre lunghezze donda la
sovrapposizione tende sempre pi a concentrarsi, fino ad assumere laspetto di un pacchetto
localizzato in una zona di ampiezza x. La posizione viene determinata sempre meglio a spese della
lunghezza donda, in modo che xk1: se londa poco sparpagliata, difficile ottenere una
stima precisa della sua lunghezza donda e viceversa. Lo stesso discorso fattibile nel dominio del
tempo: per unonda viaggiante, la determinazione precisa della frequenza temporale richiede un
tempo lungo di ripetizioni cicliche ovvero, se londa dura poco tempo, la sua frequenza sar male
determinata. Dunque t1.
E ora possibile estendere queste regole di indeterminazione allonda di De Broglie con
fondamentali conseguenze nella comprensione fisica del modello ondulatorio della materia.

Si scrive p = h/ = (2h)/( 2) = k; dalla kx1 si ottiene p x .
Analogamente, si scrive E=h=(2h)/(2)=; dalla t1 si ottiene E t .
Queste due relazioni costituiscono la forma (rispettivamente spazio-momento ed energia-tempo) del
principio di indeterminazione di Heisenberg. In pratica esso stabilisce limpossibilit di
determinare simultaneamente con precisione assoluta posizione e velocit (energia e tempo) di una
particella.
Le implicazioni sono profonde: facile accettare e comprendere lindeterminazione spaziale di
unonda del mare (viste le argomentazioni classiche sulle onde piane sopra descritte), ma per una
particella materiale questo molto pi complicato e comunque al di fuori della portata del senso
comune. Di fatto la natura stessa che impone un limite allaccuratezza con la quale possiamo
effettuare misure.
Considerando ad esempio un elettrone con velocit lungo x pari a 3.610
6
m/sec, nota con
precisione dell1%, la precisione nella posizione lungo x stimata a partire da:
p
x
=3.310
24
Kg m/s, p
x
=3.310
26
Kg m/s, x /p
x
=3.210
9
m (circa 10 diametri atomici).

Per comprendere pi a fondo la procedura associata allapplicazione dellindeterminazione di
Heisenberg richiamiamo lidea fondamentale che a partire da unonda piana (totalmente
delocalizzata spazialmente) possibile costruire un pacchetto localizzato su unestensione x che di
fatto stabilisce unindeterminazione nellassegnazione del momento, ossia della lunghezza donda
tramite la relazione di De Broglie: lindeterminazione richiede la costruzione di un pacchetto
0 10 20 30 40 50 60 70 80 90 100
-10
-8
-6
-4
-2
0
2
4
6
8
10

0 10 20 30 40 50 60 70 80 90 100
-2
-1.5
-1
-0.5
0
0.5
1
1.5
2

Fondamenti della meccanica quantistica - 8
donde con dispersione in lunghezza donda. Partendo da due onde viaggianti con numeri donda k
1
,
k
2
e pulsazioni
1
,
2
, la loro sovrapposizione pu essere scritta come inviluppo del tipo
y
1
+y
2
=cos[(xkt)/2]cos[(k
1
+k
2
) x/2(
1
+
2
) t/2].
Si osserva che linviluppo avanza con velocit di gruppo v
g
=/k, che nel limite della
sovrapposizione continua di infinite onde diventa v
g
=d/dk (ogni componente donda piana ha
invece velocit di fase data da /k). Nel caso del pacchetto donde associato alla rappresentazione
di De Broglie, ricaviamo che
.
1
dp
dE
dp
dE
dk
dp
dp
dE
dE
d
dk
d
v
g
= = = =


Per una particella non relativistica con solo energia cinetica, E=T=p
2
/(2m) e dunque v
g
=v, che
dunque spiega il significato fisico primario della rappresentazione a pacchetto della particella.

Quale linfluenza dellindeterminazione di Heinseberg sulle procedure di misura?

Se si prepara un sistema fisico in un certo modo, potremo misurare grandezze rilevanti entro la
loro indeterminazione. Ripetendo la misura si otterranno valori differenti, anche se lo stato iniziale
del sistema lo stesso. Si evidenziano dunque forti connessioni con la teoria della probabilit e
statistica: impossibile prevedere il singolo evento, ma con tante misure (o con tanti sistemi eguali)
si giunge ad una distribuzione di probabilit. La meccanica quantistica fornisce lapparato
matematico per calcolare tali distribuzioni.
C una differenza critica fra statistica e meccanica quantistica: nella prima lindeterminismo
causato dalla incompleta conoscenza del sistema allinizio, nella seconda lindeterminismo
intrinseco alla natura, insuperabile.
Lampiezza dellonda di De Broglie collegata alla probabilit di trovare la particella: cos come
la probabilit di trovare il fotone di Planck proporzionale al modulo quadro dellampiezza del
campo elettrico dellonda, la probabilit quantistica proporzionale al modulo quadro
dellampiezza donda di De Broglie.

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