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Gli archivi dell Inquisizione Romana: modalit di ricerca e tipologia delle fonti

I Introduzione storica

15 luglio 1542: con la bolla Licet ab initio Paolo III Farnese istituisce la Congregazione cardinalizia del Santo Officio dell Inquisizione. Da qui inzia la storia dellInquisizione romana: poteri eccezionali ad una equipe di sei cardinali per allontanare ogni eresia dal corpo cristiano, per far rispettare le leggi di quel cuore cattolico offeso dalle ferite della Riforma protestante, e sempre pi teso a salvaguardare s stesso e i propri privilegi attraverso la scelta dellintrasigenza. Caratteri straordinari si attribuivano cos ai cardinali inquisitori, che ricevevano ogni potere per agire contro i sospetti di eresia in tutti i territori soggetti alla loro influenza. Eretici, fautori e seguaci: questo lobiettivo di una misura di pubblica sicurezza dagli attacchi delle nuove idee, considerate nemiche pericolose e terroristiche contro la Chiesa cattolica. I cardinali potevano delegare degli ecclesiastici da designare nei luoghi strategici, per creare una rete di controllo che faceva capo alla Congregazione, sulla quale il papa imponeva sovrano il suo ultimo ordine. Inizialmente considerata una misura temporanea ed eccezionale, volta a sostituire quello che il Concilio - in funzione antiprotestante - avrebbe dovuto risolvere in un prossimo futuro, lIstituzione fondata da Paolo III ebbe un inaspettato sviluppo che super nel corso della sua storia anche le accese intenzioni di quella guerra spirituale che il suo pi convinto sostenitore, Gian Pietro Carafa (futuro papa Paolo IV), voleva combattere attraverso di essa.1 Probabilmente, pi di una guerra, ha infatti potuto una costante e duratura forza corrosiva di tutto ci che era inviso e sgradito a Roma. La fitta e pianificata rete di controllo diretta da un centro che coordinava la sua vigilanza sulle masse dei fedeli della comunit cattolica che cadevano in errore, continu a gestire il suo esercizio capillare per altri tre secoli, modificando e plasmando la societ cattolica e le particolari e molteplici realt degli Stati della penisola italiana. LInquisizione romana riusc ad ottenere quella vittoria che la sfida della Controriforma esigeva: attraverso lintransigenza sulle proprie posizioni, attraverso i roghi e le torture di uomini e donne che davano il cattivo esempio, ma anche
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A. Prosperi, Linquisizione Romana, in Lapertura degli archivi del S. Uffizio romano (Roma, 22 gennaio 1998), Roma, Accademia Nazionale dei Lincei, 1998

attraverso la sua organizzata burocrazia, lapplicazione delle sue regole, le promesse di assoluzione, il ricatto del perdono e, dallespiazione, la speranza di rientrare in quella comunit perfetta rappresentata dalle chiese periferiche, dalle Vicarie, dallombra austera delle cattedrali, ricondotte da invisibili catene verso il trono della Suprema, la Santa Congregazione del S. Uffizio. Nei quindici anni successivi al 1542 ci fu una fase di assestamento, in cui si svolse anche lo scontro decisivo con dissenso dottrinale degli Stati italiani. Ma innanzitutto, come ha sostenuto Massimo Firpo2, fu proprio allinterno e al vertice della Chiesa che il S. Uffizio si rivel strumento versatile del potere: unondata di processi e sospetti che travolse cardinali e colti prelati fu il teatro che vide protagonista la Suprema Congregazione come centro di potere, tutelato dal segreto, sottratto alle forme di governo ordinario. Fu proprio il suo radicarsi fermamente allinterno del sistema ecclesiastico che consent alla nuova Istituzione di acquisire un potere straordinario nel dominio del controllo e nella lotta alleresia. Anche il volto del papato, nel secondo Cinquecento, ha lespressione inquisitoriale di Gian Pietro Carafa, Michele Ghislieri, Felice Peretti. E dal vertice ai pi umili religiosi, incaricati di servire e collaborare con questo sistema di controllo e omologazione dottrinale, testimoniata lispirazione a quel modello di un intero corpo ecclesiastico. A prescindere dalle intenzioni innovatrici della bolla papale Licet ab initio, dovettero passare anni prima di arrivare ad un assetto burocraticamente efficace, anche per quanto riguarda lorganizzazione interna. Lelemento cardine di questa svolta fu la figura del commissario, o subdelegato: a lui il compito di informare il papa e eseguire le decisioni dellInquisizione. I frati domenicani avevano la precedenza in questa delega. Durante il pontificato di Paolo IV, fu Michele Ghislieri il primo ad essere investito della totalit dei poteri, prerogativa dei cardinali inquisitori. Il papa Carafa inaugur inoltre labitudine a tenere sempre pi frequenti riunioni della Congregazione, fino a stabilire nella seduta del 18 aprile 1556 la cadenza di una riunione fissa a settimana, esattamente il gioved. Bisognava far fronte allinadeguatezza delle strutture repressive della Chiesa, in particolar modo dei pochi tribunali inquisitoriali di origine medievale rimasti. La peste ereticale e le idee della Riforma protestante imperversavano ed il concilio su cui si riponevano le speranze veniva rimandato ancora una volta, a causa dei conflitti in Germania tra Carlo V e Francesco I. Con la bolla papale si investivano di enormi poteri giudiziari un gruppo di sei cardinali, nominati inquisitori generali, che agivano a livello centrale, nel cuore della Congregazione. Essi, dovendo rendere conto solo al papa, avevano il compito di difendere il patrimonio dogmatico del cattolicesimo da qualunque insidia teologica. Loro arma privilegiata fu lo strumento processuale: venivano aperte inchieste, basate anche sul minimo sospetto, affidate a livello periferico ad ecclesiastici di loro fiducia,
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M. Firpo, Il processo inquisitoriale del cardinal Giovanni Morone. I. Il Compendium, Roma, Istituto storico italiano per let moderna e contemporanea, 1981.

anche per brevi periodi, svolgendo il proprio ruolo in materia di eresia indipendentemente da vescovi e inquisitori locali preesistenti. Il campo dazione privilegiato dellInquisizione romana fu il territorio della penisola italiana, escluse la Sicilia e la Sardegna, queste sotto legida dellInquisizione spagnola, limitandosi ad estendere la propria influenza in pochissime enclavi tedesche e francesi, a Malta, fino ad arrivare con una presenza sporadica a toccare le isole del Mediterraneo orientale e le coste balcaniche. Dallinaugurazione della svolta inquisitoriale del 1542, nellimmediato, non si avvert subito la sensazione di una sensazionale svolta amministrativa e funzionale dei tribunali. evidenziata infatta una sorta di immobilismo e di inattivit, retaggio degli ultimi secoli di scarso impegno, a livello periferico, nei riguardi della difesa dellortodossia da parte degli inquisitori che continuarono ad essere nominati tra gli ordini francescano e domenicano, organizzati in modo pressoch sommario. A proposito si ricorda lopinione di Paolo Sarpi che in uno dei suoi consulti, nella Venezia del 1622, si esprimeva cos : Li inquisitori restarono pi tosto in nome che in fatti, e non erano creati dalla corte romana, ma dal generale della religione, e serviva il nome pi tosto per titolo che per carico: Ma doppoi che furono eccitati li motivi da Martin Lutero del 1517, qualche semenza delle sue opinioni pass in Italia, onde tornarono li uffici dellInquisizione ad aver negozio et esser citar giudicii3 . Nonostante la prima fase di stasi, la volont di un riassetto delle istuzioni sempre crescente era infatti sempre pi evidente: gi nel 1532 Paolo III aveva nominato un solo inquisitore generale, supervisore di tutta la situazione della penisola, nella persona di Callisto Fornari, un predicatore agostiniano; la paura per la diffusione del dissenso religioso era incalzante, i tribunali esistenti non erano adeguati a contrastare il pericolo. Pur senza nessun esito, questo provvedimento rispecchiava la necessit di controllo e di coordinamento che partiva da Roma. Daltra parte aumentavano le pressioni da parte di quelle autorit statali che avevano un ruolo di supplenza alle mancanze delle istituzioni ecclesiastiche, anche in materia di dissenso ereticale, considerato comunque come segno di insubordinazione contro il potere costituito, cercavano in qualche modo di compensarne la debolezza e lassenza attraverso il proprio braccio secolare. In questottica interessante riportare le iniziative assunte dal governatore dello Stato di Milano, il Marchese del Vasto, che invi a Paolo III una lettera di protesta contro lo scarso impegno delle strutture inquisitori locali contro la peste ereticale che si diffondeva nella Milano spagnola, chiedendo urgentemente da Roma un aiuto pi deciso. Questo, unito allallarme per la diffusione di idee luterane, in special modo
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Si cita dal consulto sarpiano In materia di crear nuovo inquisitore di Venezia, 29 ottobre 1622, in P. Sarpi, Opere, a cura di Gaetano e Luisa Cozzi, Milano-Napoli 1969, p. 1206 da A. Prosperi, Per la storia dellInquisizione romana, in A. Del Col, G. Paolin (a cura di) LInquisizione romana in Italia nellet moderna. Archivi, problemi di metodo e nuove ricerche, Roma, Direzione Generale degli Archivi di Stato, 1991.

presso i circoli pi colti di Lucca, Modena e Napoli, port il pontefice a correre ai ripari gi un anno prima dellindizione della Licet ab initio, con un provvedimento che assegnava ai cardinali Aleandro e Carafa la cura universale della Inquisitione, concedendo loro la facolt di eleggere et mandare fuori inquisitori secondo che giudicheranno espediente. Pare che neppure lascesa al trono pontificio di Paolo IV Carafa port cambiamenti rilevanti nellorganizzazione dei tribunali periferici, pur essendo il nuovo pontefice uno dei padri del SantUffizio, nonch luomo attorno al quale si stabil la collocazione della Congregazione ai vertici della Curia romana. Egli contribu sicuramente a far s che si delineasse, sempre pi nitida, quella centralizzazione del potere che fu la caratteristica pi importante dellInquisizione romana: il 1557 un anno di svolta in questo senso, poich viene imposto il principio di un organismo giudiziario che riceve notizie, denunce e informazioni dai suoi delegati a livello periferico con una certa regolarit e ne stabilisce e coordina le iniziative da intraprendere. Ma linadeguatezza dei giudici ecclesiastici che esercitano in Italia continua ad essere reputata insufficiente e precaria. Addirittura un papa-inquisitore, giudicato sanguinario e severo, come Pio V Ghislieri non riesce a far emergere miglioramenti effettivi per lassetto istituzionale periferico che permane instabile. Eppure, come spiega Romeo4, ci troviamo di fronte ad un apparente paradosso. Infatti furono proprio i due decenni di stasi dei tribunali periferici dalla nascita della Congregazione, tra il 1550 e il 1570 circa, a fare da sfondo al conseguimento dellobiettivo per cui era nata la Congregazione del Sant Uffizio: lemergenza eretica era stata debellata dal suolo italiano. I focolai di eresia distrutti sul nascere e proprio dallaccentramento di tutti i poteri nelle grandi e pesanti mani di pochi uomini che da Roma guidarono la loro guerra servendosi di delghe speciali, stretti collaboratori come i Nunzi e con la connivente partecipazione delle autorit statali. Sarebbe stato troppo rischioso investire di troppe responsabilit e fiducia innumerevoli punti di riferimento che avrebbero potuto trasformarsi in spine nel fianco. Troppi i sospetti nei confronti dei tanti prelati e vescovi, in molti casi effettivamente contagiati dal morbo del dissenso religioso. Dal Carafa al Ghislieri, quindi da Paolo IV a Pio V, la Controriforma si avvia al traguardo. Il SantUffizio lo strumento che i papi inquisitori utilizzano per stringere, come in una morsa, gli avversari spirituali, orientando a loro vantaggio le aspre lotte in seno alla Chiesa cattolica. Il sospetto e la calunnia soffiano come venti freddi sulle vite di chi, come il cardinal Morone che fu rinchiuso in cella nel 1557 sospettato deresia (e liberato solo dopo la morte di Paolo IV), come il cardinale inglese Pole sconfitto al conclave del 1549/50 e progressivamente emarginato dal Carafa, oppure la tragica fine del Carnesecchi, esponente fiorentino degli spirituali decapitato a Ponte SantAngelo nel 1567. Non serv dunque a fermare la stagione di sangue neppure il tumulto che scoppi a Roma nellestate del 1559: lodiato palazzo del SantUffizio, prima sede della Congregazione a via di Ripetta, fu saccheggiato e dato alle fiamme dopo la morte di
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G. Romeo, LInquisizione nellItalia moderna, Bari, Laterza, 2002

Paolo IV; le carceri furono assalite e i prigionieri liberati. La voce del popolo urlava e si ribellava contro il fantasma di quel papa inquisitore che, direttamente o indirettamente, fond qualcosa destinato a durare ben oltre la sua morte e a sopravvivere a quelle fiamme. La premessa alla serie di interventi che insanguinarono la penisola, (come ad esempio la strage dei Valdesi nel 1561), quindi il provvedimento che predetermin la sconfitta degli eretici italiani, fu soprattutto il riconoscimento nel 1555 da parte del papa Carafa della preminenza del S. Uffizio su tutte le altre magistrature romane e il suo accentramento nelle mani del Ghislieri, inquisitore maggiore che prender il nome di Pio V quando sar papa nel 1566, superata la breve parentesi tollerante di Pio IV. Con la morte di Pio V si conclude la prima fase della storia dellInquisizione romana. Fu negli anni 70 del Cinquecento, verso la fine del pontificato di PioV, dopo che lemergenza stata risolta e il male eretico sconfitto, che si reinterpreta il ruolo del SantUffizio. In questi anni si assiste alla ripresa delle istituzioni ecclesiastiche locali: inizi a funzionare, pur con alcuni limiti territoriali, un sistema giudiziario capillare e diffuso nelle sue varie diramazioni periferiche, rappresentato da funzionari alle strette dipendenze della Congregazione del S. Uffizio. Una vera e propria riorganizzazione dei tribunali locali testimoniata dalla regolare e sempre pi ravvicinata corrispondenza tra essi ed il centro. Nel 1581 diviene obbligatorio per i giudici locali del S. Uffizio inviare a Roma i resoconti delle proprie deliberazioni, nonch le copie delle sentenze emanate, con relative eventuali abiure. Regole sempre pi precise e istituzionalizzate prendono il posto della strategia processale fine a s stessa, creando uno stile sempre pi omogeneo e radicato nelle varie sedi ecclesiastiche disseminate nei vari Stati italiani. I delegati del SantUffizio punteggiavano sistematicamente gran parte della penisola italiana, mentre si riduceva sempre di pi lintervento dellle autorit statali, fatta eccezione per le situazioni particolari ed atipiche di Venezia, Genova e Lucca, e per quella di Napoli, in cui il tribunale delegato sopravviveva schiacciato dalla curia arcivescovile. Nel 1580 ci fu una notevole innovazione: da questa data gli inquisitori furono nominati direttamente dalla Congregazione, quindi non pi dai rispettivi Ordini di appartenenza. Questo comport conseguenze importanti, come ad esempio una pi precisa definizione dellarea da amministrare, ma anche e soprattutto si sottoline una gerarchia che imponeva pi rigorosi obblighi nei confronti della Congregazione che continu cos ad essere fortemente centralizzata. Il riserbo e lobbligo del segreto al riguardo delle cause in corso diventa la regola quotidiana, sia per giudici e consultori, che per inquisiti e testimoni. E inoltre di fondamentale importanza la cautela che sta alla base della conservazione degli atti, come spiegher meglio in seguito, parlando dei patrimoni archivistici della Suprema. Scampato il pericolo pi urgente delleresia, i processi degli anni successivi sono maggiormente incentrati su accuse di stregoneria, superstizioni popolari, magia
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diabolica, adescamento in confessione, ecc., che divennero presto la principale occupazione dei tribunali inquisitori ali in Italia. Nel 1586 la bolla di papa Sisto V Coeli et terra chiuse definitivamente ogni rapporto aperto della Chiesa con la magia rinascimentale: lastrologia venne respinta sotto ogni forma e venne implicitamente assegnato al compito degli inquisitori la persecuzione delle superstizioni semplici. La categoria utilizzata rimane pur sempre il sospetto di eresia, strumento elastico di giudizio anche per i casi di bestemmia, sortilegio,ecc. La gamma di comportamenti analizzati dallInquisizione copre in questo modo un campionario pressoch totale della societ; si presenta facilmente come un dispositivo di controllo e quindi di potere della Chiesa di Roma sulle masse dei fedeli sotto costante supervisione. Alternativa al processo ordinario divenne, nel tardo Cinquecento, un nuovo istituto giuridico: la spontanea comparizione. Gli sponte comparentes, come furono chiamati coloro che ne fruirono, dovevano essere liberi da pendenze giudiziarie con lInquisizione per essere assolti con le solite penitenze salutari imposte. Se poi la condanna ricevuta era seguita dalle abiure de formali o de vehementi, si era automaticamente esposti al rischio di recidiva che avrebbe comportato punizioni pi gravi. Larma della spontanea comparizione divenne presto un sistema di controllo ancora pi estensivo della societ. Le persone coinvolte ogni qualvolta ci si presentava di fronte al giudice aprivano in continuazione nuove finestre su mondi che il Sant Uffizio aveva interesse ad osservare, capire o reprimere: la pressione inquisitoriale era onnipresente. Competenze pi ampie, procedure ben definite e una certa omogeneit della prassi giudiziaria: le sedi periferiche dellInquisizione videro accresciuta nel tardo Cinquecento la propria autonomia dagli altri poteri locali ed instaurarono rapporti elastici, ma continui e assidui con la Congregazione. Il secolo che si apre con il rogo di Giordano Bruno giustiziato nel febbraio del 1600 pu apparire ad un primo sguardo un periodo in cui, in continuit lineare con i decenni precedenti, il sistema organizzativo ormai consolidato si presenta uguale a s stesso: la difesa dellortodossia rimane, infatti, prerogativa del SantUffizio. In realt lo slancio del tardo Cinquecento sembra leggermente attenuarsi: i cardinali, dal centro, si sentono forse meno motivati nella loro azione di coordinamento e gli inquisitori, forti di una tradizione pi consolidata cui fare riferimento, mostrano una spiccata tendenza alla burocratizzazione del loro lavoro. Sul piano processuale, lobbligo di attenersi alla pubblicazione di editti a modello unico, indetto nel 1607, diede unulteriore spinta verso lomogeneit delle sedi periferiche, inoltre, risulta importante per quanto riguarda laggiornamento professionale dei responsabili locali del SantUffizio, la pubblicazione, nel 1621, del Sacro Arsenale di Eliseo Masino, un frate domenicano inquisitore di Genova, il cui volume si distacc dalla tradizione dei trattatisti di prima generazione, aprendo la strada ad una ricca e fortunata produzione di opere dello stesso tipo.
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Secondo Romeo la nascita delle Vicare determin ulteriori cambiamenti nel rapporto gerarchico tra centro e periferia, poich aument la relazione di dipendenza dagli inquisitori locali di queste strutture decentrate, ben distribuite nel territorio del distretto inquisitoriale: il mondo rurale veniva a bussare alle porte dellinquisizione, o meglio, si metteva lInquisizione nei boschi come affermava polemicamente il vescovo di Volterra, di fronte allulteriore decentramento inquisitoriale. Proprio nelle attivit delle Vicare si nota facilmente la tendenza inarrestabile dellInquisizione seicentesca: laccresciuta propensione burocratica e laccentuazione delle dimensioni penitenziali. I nuovi funzionari disseminati nei distretti inquisitoriali si occuparono prevalentemente di piccoli problemi, soprattutto di pratiche magiche, bestemmie e imprecazioni intercettate in confessionale in Quaresima e le risolsero quasi sempre con qualche penitenza salutare, dopo averle diligentemente annotate. Le competenze giuridiche che richiedevano lintervento e il parere della Congregazione si incentravano soprattutto su questioni tradizionalmente reputate pi gravi, riguardanti eresia, apostasia a fide, magia diabolica e stregoneria, controllo delle comunit ebraiche e greco-ortodosse, simulata santit, sollicitatio ad turpia, stampa e circolazione di libri proibiti. Questi ultimi, poi vengono concessi sempre pi spesso a determinate categorie di fruitori, considerando di volta in volta adeguate motivazioni per la concessione di licenze particolari o ignorando i limiti di durata prescritti. In generale, poi , si tende ad evitare lapertura di veri e propri procedimenti per il solo possesso di libri proibiti. Tuttavia, quella che si svolge nel Seicento una fase di decentramento , favorita anche dai vertici romani; le attivit giudiziarie si impiantano su tre livelli: dalle modeste pratiche delle Vicare, alle pi consistenti cause affidate agli inquisitori, fino alle poche, pi importanti questioni curate dalla Congregazione del SantUffizio: saranno celebri in questo caso il processo di Tommaso Campanella e di quello che segn la pi grave frattura tra scienza e Chiesa con il processo del 1633 contro Galileo Galilei, cos come la repressione del giansenismo, la condanna del quietismo, e i processi contro le eresie filosofiche avviate verso la fine del Seicento. Questi eventi, pur fondamentali per comprendere la storia dellInquisizione romana, sono comunque degli eventi importanti che mostrano allo stesso tempo quanto siano rari e distaccati dalla quotidiana realt delle strutture giudiziarie periferiche, degli innumerevoli fascicoli che finivano abitualmente nella polvere degli archivi, del controllo sempre pi decentrato e marginale di sedi locali che dopo un secolo e mezzo di inquisizione accennavano ad una fase di crisi irreversibile. Nel Settecento gli elementi di crisi che coinvolsero le sedi, non solo locali, dellInquisizione sono evidenti anche analizzando alcune fonti: le lettere e le circolari che dal centro arrivano alle varie periferie richiedono sommari che sintetizzino i contenuti degli incartamenti locali. Nel 1718 viene emessa una circolare che raccomanda di trasmettere a Roma solo denunce e processi che contengono delitti gravi: la Congregazione rinunciava cos al tradizionale ruolo di orientamento dei suoi rappresentanti locali, non avendo neanche particolari obiettivi giudiziari da raccomandare loro, esaurendosi in poche, scarne lettere riguardanti attivit giudiziarie
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di basso profilo. Nel Settecento gli inquisitori italiani dalle procedure sostanzialmente omogenee e dagli schemi consolidati, si limitano insomma a trasmettere a Roma gli elenchi delle cause spedite, la terna dei vicari da eleggere, copie delle denunce delle spontanee comparizioni, patti col diavolo, abuso di sacramenti e adescamento in confessione. LInquisizione romana, anche al vertice della Congregazione del SantUffizio, non riusc a contrastare gli sviluppi scientifici e filosofici pi pericolosi per lortodossia che stavano avanzando a grandi passi nellet dei Lumi. Le nuove rivoluzionarie idee scalzarono progressivamente gli stanchi e rassegnati inquisitori, mentre le posizioni delle autorit statali riprendevano forza e rivendicavano il ruolo dei tribunali secolari, basandosi anche sul principio della dipendenza ad unautorit straniera di quelli inquisitoriali e sulla statalizzazione della censura, fino a giungere allo smantellamento delle sedi disseminate per gran parte della penisola italiana. Le strutture inquisitoriali dipendenti dal S.Uffizio, verso la fine del Settecento, una dopo laltra, si spensero : nel 1746 Carlo III vieta definitivamente nel Regno di Napoli ladozione di procedure inquisitoriali, nel 1765-68 avviene labolizione delle Inquisizioni di Parma, nel 1775 Maria Teresa dAustria stabilisce che non saranno pi sostituiti gli inquisitori ancora operanti in Lombardia, nel 1782 lInquisizione abolita in Toscana, nel 1785 a Modena, 1794 a Venezia, 1797 a Genova, nel 1800 in Piemonte ; esse lasciarono ai posteri un patrimonio giuridico appartenente alla storia dell Inquisizione romana e alle innumerevoli storie che ruotavano attorno ad essa, scritte e rappresentate nella memoria conservata dai suoi archivi.

II. Conservazione, dispersioni e tracce di un patrimonio storico-giuridico

Con il saccheggio e lincendio dei materiali che si trovavano presso la prima sede della Congregazione a Ripetta, durante il tumulto scoppiato alla morte di Paolo IV il 18 agosto del 1559, venne perduta buona parte della documentazione, probabilmente anche esigua, allora esistente, ma non scomparve tutto, come testimoniano gli atti di processi pervenuti di Morone, Carnesecchi, ecc. Nel 1566, una volta eletto papa, il grande inquisitore Pio V don al SantUffizio il nuovo palazzo, presso la Basilica vaticana, sede della Congregazione che tuttora ospita listituzione sua erede, un luogo dal quale coordinare le decisioni del potere, sempre pi vicino al papa e sempre pi protetto, nel quale si costru quel patrimonio documentario che fu alla base della giurisdizione inquisitoriale. Nel 1593 un decreto dellInquisizione affid al cardinale inquisitore Girolamo Berneri il compito di allestire un nuovo archivio, poich la mole della documentazione fino ad allora conservata tra la cancelleria e il piccolo studio adiacente era cresciuta troppo per rimanere conservata in quegli spazi. Vennero scelti tre ampi locali al di sopra della cancelleria, solo in seguito si avranno altre notizie dei primi archivisti del Sacro Palazzo. Lufficio dellarchivista sembra infatti costituirsi stabilmente solo a partire dagli anni 20 del Seicento: egli ordinava il materiale che proveniva dalla cancelleria, i processi terminati, ad esempio, dividendoli in volumi a volte legati insieme anche
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con uno spago, raggruppandoli a volte per diocesi, per ordine religioso, o anche per tipi di crimini.5 E del 1655 la prima descrizione, alquanto dettagliata, dellarchivio del SantUffizio. Essa presentata allinterno di un Indice, in ordine alfabetico, dei volumi conservati nella cancelleria, aggiornato poi fino al 1758 e ci riporta la formazione di alcune serie, le Facolt, le Licenze e le Dispense, ma anche documenti riguardanti affari interni al dicastero centrale, le Inquisizioni locali, controversie giurisdizionali, dubbi sui sacramenti, censure di libri, questioni dottrinali varie, (de auxiliis, giansenismo, quietismo, problemi dei missionari in Oriente, santit affettata) raccolti in vari volumi. In questIndice non si trova traccia di serie criminali, decreti e lettere. La cancelleria era adibita a luogo di conservazione dei documenti pi utilizzati, e quindi quelli pi recenti, mentre larchivio in s deteneva il materiale reputato pi antico ed ingombrante. Sappiamo, dai resoconti della visita apostolica del 1701, che il personale della cancelleria era costituito da un notaio principale a capo di quattro sostituti notai e da un aiutante. In archivio, invece, lavorava una figura che venne gi riconosciuta come larchivista. Lesito della visita apostolica del 1701, per la necessit di riordinamento e migliore reperibilit dei materiali, fu lordine della stesura di un Inventario completo dellarchivio. Conclusosi in un primo momento nel 1710, esso venne poi aggiornato nel 1745. In generale, le materie criminali, civili, economiche, e la quantit sempre maggiore di materie dottrinali e giurisdizionali vennero indicizzate in serie organizzate. Queste ultime due materie si rivelavano, come abbiamo visto nellintroduzione storica, pi importanti delle altre in un momento di crisi istituzionale, cos, in occasione della visita apostolica del 1735 fu ribadita laffermazione di una figura professionale fondamentale come l archivista dottrinale, in vista dellurgenza di liberare larchivio dalla confusione che si era creata nel corso dei precedenti anni. Lattuazione dei propositi di riordino non ebbe un gran successo almeno fino alla nomina, in qualit di archivista dottrinale, di Giuseppe Maria Lugani, un frate che inizi a compilare lIndice generale dellArchivio, arrivando purtroppo solo fino al 1775, perch deceduto nel 1798. Nel corso della prima occupazione francese di Roma, nel 1798, pare che larchivio e la cancelleria del SantUffizio non avessero subito perdite di alcun tipo, fu infatti la seconda occupazione napoleonica del 1808 che caus la perdita del pi cospicuo gruppo di documenti dalla fondazione del SantUfficio: il trasporto degli Archivi Vaticani a Parigi, stabilito da Napoleone per coronare il suo sogno di stabilire l un centro sovranazionale di cultura, fu realizzato nel 1810 e fu responsabile di conseguenze gravissime per gli Archivi dellInquisizione romana. Nel catalogo del materiale giunto a Palazzo Soubise, compilato dallarchivista di Napoleone nel 1813 Pierre Claude Daunou, i pezzi della Congregazione ammontano a circa 7900 volumi, compresi 284 volumi della Congregazione dell Indice, senza contare i materiali persi

F. Beretta, LArchivio della Congregazione del S. Ufficio: bilancio provvisorio della storia e natura dei fondi di vecchio regime, in LInquisizione Romana: metodologia delle fonti e storia istituzionale, Trieste Edizioni dellUniversit, pp. 119-144.

durante il viaggio per i due carri precipitati nelle acque di un torrente a Borgo San Donnino presso Parma e le otto casse cadute in un canale, tra Torino e Susa. 6 Caduto Napoleone, il materiale che aveva affrontato il viaggio doltralpe fu autorizzato a tornare tra le pareti del palazzo originario. Ma in che modo e con quali mezzi, visti gli enormi costi della spedizione e la mancanza di fondi per promuovere il rimpatrio di tutto il patrimonio archivistico? Chi si occup del primo viaggio di ritorno fu il plenipotenziario Mons. Marino Marini, a cui era stato affidato il rientro di tutti gli Archivi del Vaticano portati a Parigi. Avendo ottenuto un piccolo contributo dal Mintero degli Interni francese il Marini pot portare solo una prima parte del tesoro archivistico a Roma. La sua opera avrebbe dovuto essere portata a termine dal Conte Giulio Ginnasi, incaricato dal Cardinale Segretario di Stato Ercole Consalvi, che gli diede istruzioni affinch rinunciasse, sempre per mancanza di fondi, a portare a casa alcune carte reputate inutili. A questa predisposizione alleg una lettera che indicava quali fossero le pi urgenti documentazioni da riportare indietro. Per lInquisizione era fondamentale che giungessero a Roma le serie dei decreti sulla dottrina, del resto (i processi e i documenti ad essi connessi) poteva farne ci che riteneva pi opportuno. Cos egli fece, vendendo addirittura gli incartamenti processuali a straccivendoli o a salumieri, senza neanche distruggerli precedentemente. Allarrivo dei convogli di fondi darchivio a Roma, tutte le Congregazioni si lamentarono del fatto che il Ginnasi non avesse rispettato le loro predisposizioni e che i documenti pi importanti si trovassero ancora a Parigi. Torn a risolvere la situazione il Monsignore che si occup del primo viaggio andato a buon fine, Marino Marini: organizz lultima spedizione riuscendo a recuperare gran parte del materiale alienato dal Ginnasi, ma vendette a peso - per limitare le spese 2600 volumi di processi inquisitoriali a fabbricanti di carta, precedentemente lacerati e distrutti per non farli cadere in mani ostili. A Parigi, insomma, vennero fatti sparire almeno 3600 volumi di processi, circa 300 sentenze, circa 50 incartamenti della serie Diversorum, tutti i minutari delle Lettere della Congregazione e le materie degli Stati esteri (Spagna, Portogallo, Francia ed altri)7. Ritorn a Roma soltanto una piccola parte dei processi. Linventario del 1839 mostra la dislocazione dei circa 2067 pezzi in tre stanze: nella prima i Decreta e le materie criminali, nella seconda le Lettere agli Inquisitori, i Privilegia e i volumi dedicati agli ebrei e agli eretici, nella terza le materie dottrinali. Attraverso alcune vie non del tutto chiarite un notevole complesso di materiale venne distaccato dalle distruzioni e salvato: 37 volumi di manoscritti contenenti procedure giudiziarie finirono nelle mani di alcuni banchieri francesi, che subito ricattarono la Curia romana con la minaccia di venderle ai giornali se non fossero stati ricompensati adeguatamente. La Chiesa decise di comprare quei manoscritti e li distrusse, una volta ottenuti. Un altro gruppo considerevole di documenti processuali sfuggirono
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J. Tedeschi, La dispersione degli Archivi della Inquisizione romana, da Rivista di storia e letteratura religiose, 1973 7 Voce: Archivi e serie documentarie: Bruxell, Dublino, Italia, Vaticano, in Dizionario storico dellInquisizione, diretto da A. Prosperi, Pisa, Edizioni della Scuola Normale, 2010.

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fortunatamente alloblio, finendo nelle mani del Visconte di Mendeville, poi Duca di Manchester, e poi acquistati dal Trinity College di Dublino nel 18548. Gli eventi che si intrecciarono con gli Archivi del SantUffizio non finirono l. I tesori archivistici della Congregazione che il Marini riusc a riportare a Roma si spostarono nuovamente dallantico palazzo in occasione del governo della Repubblica romana, instaurata nel corso del Rinascimento tra il 1848 e il 1849. Lo Stato pontificio fu assalito da accesi fervori e da sentimenti anticlericali, il che port al rogo di altri documenti, ancora una volta da parte dei funzionari della stessa Congregazione, intimorita dal pericolo che informazioni, in qualche modo pericolose e scottanti, cadessero nelle mani poco sicure dei propri contestatori. Era meglio distruggere oltre quaranta volumi della serie Diversorum, documenti pur antichi ed utili, ma probabilmente fin troppo eloquenti. La chiesa dellApollinare fu la sede che ospit questa volta larchivio rimanente, sempre pi scarno e depauperato, ma pur sempre importantissimo e pi che mai in movimento. Fu Pio IX a stabilire un ulteriore trasloco dei preziosi volumi, che nel 1851, durante lennesima occupazione francese, furono messi al riparo nei soffittoni del Palazzo Apostolico. Il Risorgimento port con s ancora altri roghi di documenti da non destinare ai rivoltosi, nel 1860, 1870 e nel 1881. Le prime serie correnti ad essere fatte rientrare nel Palazzo del SantUffizio, perch le pi utili e necessarie alloperato della Congregazione, furono divise dalle altre custodite ancora nel Palazzo Apostolico nel 1868. Fu solo nel 1901 che si decise il rientro di tutto il materiale del SantUffizio l conservato nella sede originaria. Se ne occup un capofacchino, Pietro Cristiano van der Eerenbeemt, che organizz la collocazione dei volumi negli scaffali della Stanza Quarta, quella che in seguito verr chiamata la Stanza Storica, secondo un ordine abbastanza preciso. Egli utilizz un sistema topografico numerando i documenti in base agli scaffali e ai palchetti, stendendone sommariamente un inventario generale. Durante la Seconda guerra mondiale , tra il 1941 e il 1943 i volumi dellArchivio andarono ad occupare i luoghi che erano sede della Penitenzieria Apostolica, nelle stanze del pianterreno e del mezzanino del Palazzo del SantUffizio, il penultimo viaggio di quello che rimaneva di una documentazione raccolta nellarco di secoli, ancora ricca di spunti e di risposte a molte domande, nonch base giuridica di quel potere che la port a sopravvivere nonostante le perdite e le sconfitte, protetta e dilaniata in parte. Il 2006 fu infine lanno in cui le serie archivistiche vennero posizionate nei nuovi locali, ristrutturati ed attrezzati, del seminterrato: segno che il patrimonio documentario storico e giuridico di quella Congregazione che fu il SantUffizio, oggi Congregazione per la dottrina delle fede, ancora oggi un fondamentale tesoro per il dicastero e per tutti coloro che vogliono ricostruirne le tappe e capire cosa cambi nella storia delle societ e dei luoghi che ne entrarono in contatto e ne subirono linfluenza.

J. Tedeschi, I documenti inquisitoriali del Trinity College di Dublino provenienti dallArchivio romano del S. Ufficio, in Linquisizione romana: metodologia delle fonti e storia istituzionale, Trieste, Edizioni dellUniversit, pp. 145-168.

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III. Approcci storiografici

Nellintroduzione a cura di Andrea del Col e Giovanna Paolin dei saggi raccolti in Linquisizione romana in Italia nellet moderna del 1991, si affermava che gli studi riguardanti lInquisizione romana, a differenza di quelli portati avanti dalla storiografia sullInquisizione spagnola, si presentavano alquanto carenti per quanto riguarda il carattere istituzionale della Congregazione. 9In Italia, fino agli anni 60 del Novecento, si era guardato molto alla storia dei grandi inquisiti, o delle idee e credenze dei perseguitati del Sacro Tribunale, prendendo in analisi casi individuali celebri, oppure gruppi di un territorio circoscritto in un determinato momento storico (spesso privilegiando il Cinquecento), o prendendo in esame un determinato argomento come leresia, la miscredenza, i conflitti tra religioni, ecc., Dominava comunque unottica megascopica. Anche i grandi fondi inquisitoriali di Venezia, Roma e Napoli erano il centro dellinteresse di studi e di ricerche. Si cercavano grossi fascicoli e grandi nomi della filosofia e della scienza. Nel decennio successivo la scoperta di molti archivi pi piccoli, ma non meno importanti da esplorare, ha portato molti contributi e uno slancio dentusiasmo alla ricerca storica, che ha trovato in questo ritorno al documento una generale tendenza storiografica: la microstoria port alla ribalta interessanti personaggi come presunte streghe ed esorcisti, oppure amori clandestini nei confessionali, che erano stati trascurati fino a quel momento. Prima di diventare una articolata proposta metodologica, fu una realt concreta del panorama storiografico italiano grazie ai libri di Carlo Ginzburg, I ben andanti. Stregoneria e culti agrari tra Cinquecento e Seicento (1966) e Il formaggio e i vermi. Il cosmo di un mugnaio del 500 (1976), fondati sulla documentazione inquisitoriale di Udine. Lesempio di Ginzburg port lattivit di moltissimi storici ad andare a scavare in quegli archivi periferici scoperti o riscoperti in questa fase storiografica, che si moltiplicarono soprattutto negli anni 80.10 Ma il ruolo istituzionale del SantUffizio nella storia dellItali a moderna era stato nuovamente sottovalutato dalle ricerche storiografiche e spesso rimosso dagli studi. Nella storiografia otto-novecentesca venivano privilegiati il contrasto tra Chiesa e scienza, nell ottica di una libert laica ostacolata dallortodossia cattolica: le tragedie di Giordano Bruno e Galileo Galilei fuorono protagoniste indiscusse del panorama storico sul tema Inquisizione, lasciando spazi, pur marginali, anche a temi di tipo procedurale come lestradizione, oppure le esecuzioni capitali. Lintolleranza religiosa probabilmente fu lo sfondo su cui si mossero gli interessi degli studiosi che si occuparono dei grandi pensatori italiani giudicati eretici dai tribunali del SantUffizio. Lanticlericalismo di fondo ha probabilmente nascosto le ragioni di
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A. Del Col, G. Paolin, Introduzione, in A. Del Col, G. Paolin (a cura di) LInquisizione romana in Italia nellet moderna. Archivi, problemi di metodo e nuove ricerche, Roma, Direzione Generale degli Archivi di Stato, 1991, pp.13-26 10 S. Seidel Menchi, I tribunal dellInquisizione in Italia: le tappe dellesplorazione documentaria, in A. Del Col, G. Paolin (a cura di) LInquisizione romana in Italia nellet moderna. Archivi, problemi di metodo e nuove ricerche, Roma, Direzione Generale degli Archivi di Stato, 1991, pp. 75-85

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solidit e radicamento sociale dellInquisizione romana, andando piuttosto alla ricerca della voce della vittima, preferibilmente famosa. Nel corso del Novecento, anche inoltrato, ci si occupati molto anche di censure dei libri, stregoneria, pratiche occulte, vicende di comunit ebraiche e loro rapporto con il potere ecclesiastico, spesso arricchite da importantissi contributi e scoperte fondamentali. In queste ricerche sulla documentazione disponibile si , insomma, privilegiato il punto di vista dellinquisito, dellemarginato e del vinto, lasciando da parte lo sguardo dell inquisitore e della macchina giuridica che si muoveva dietro ad esso, molto pi presente nella vita quotidiana della societ moderna di quanto si pensasse allora. LInquisizione veniva considerata una violenza crudele e oscurantista, un tab per le istituzioni ecclesiastiche nonch per la ricerca storica. Intorno agli anni 90 del Novecento alcuni contributi, tra i quali i pionieristici lavori di John Tedeschi e William Monter in un saggio del 1986 11 hanno in parte cancellato i luoghi comuni riguardanti la violenza arbitraria e radicale dei tribunali inquisitoriali analizzando le statistiche delle pene capitali irrogate dai tribunali ecclesiastici. Si pu dire che lInquisizione sia stata cos contestualizzata nel suo tempo, finalmente, come una realt concreta inseparabile dallo studio della struttura sociale della storia moderna. Inoltre, studi di Romeo e dello stesso Tedeschi hanno anche messo in luce le reali prassi giudiziarie e le effettive regole di lavoro dei giudici, rivelatesi spesso pi clementi e codificate di quelle di molti tribunali laici. La documentazione sulla scienza giuridica del S. Uffizio ha aiutato questa tendenza storiografica a capire quanto importante sia la presenza inconfutabile, tra lo storico e linquisito, del giudice inquisitore. Ci si stupiti di fronte alla straordinaria efficienza e modernit di un sistema inquisitoriale attentissimo ai casi per cui indagava attraverso la forma scritta del processo, le istanze varie, lattenta sorveglianza dal centro, ecc.- pur finalizzato ad un uso interno dei dati che accuratamente raccoglieva. Oggi sappiamo, dunque, dellesistenza di regole giuridiche rigorose che fornivano agli imputati garanzie e diritti, insospettabili tenendo conto della leggenda nera di cui era circondato il Sacro Tribunale. Come evidenzia Prosperi12, studiare lopera della Congregazione del S. Uffizio importante nellindividuare quei rapporti che coesistevano tra essa e le autorit statali, da una parte, dallaltra con tutte quelle realt sociali, culturali e religiose che vi si intrecciavano inestricabilmente e che contribu ad influenzare e ad uniformare i territori che coprivano i suoi lembi disseminati per la penisola italiana, per mezzo di unopera anche violenta, ma nella maggior parte dei casi pi morbida e progressiva. Linquisizione entrata nel campo della storia sociale e della storia della criminalit ed vista come una delle istituzioni di controllo che hanno operato in funzione dei mutamenti della societ e dei gruppi dominanti. Anche le riflessioni sulle
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W. Monter J. Tedeschi, Toward a Statistical Profile of the Italian Inquisition, Sixteenth to Eighteenth Centuries, in The inquisition in Early Modern Europe. Studies on sources and methods, ed. by G. Henningsen J. Tedeschi, in Association with Ch. Amiel, Dekalb III., Northen Illinois University Press, 1986, pp. 130-157 12 A. Prosperi, Per la storia dellInquisizione romana, in A. Del Col, G. Paolin (a cura di) LInquisizione romana in Italia nellet moderna. Archivi, problemi di metodo e nuove ricerche, Roma, Direzione Generale degli Archivi di Stato, 1991, pp. 27-64

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metodologie di studio di fonti spesso limitate hanno contribuito ad occuparsi del punto di vista degli inquisitori: per capire bene e valutare chi erano veramente gli inquisiti e i loro usi e costumi fondamentale studiare la storia istituzionale di chi li interrogava e di chi li studiava, pur per motivazioni divergenti da quelle storiche, gi nel loro tempo. Gli strumenti dellInquisizione, il loro patrimonio concettuale e la loro procedura, sono importantissime, dunque, per capire le fonti di cui siamo a disposizione e per studiare le forme di controllo che venivano attuate nella cultura che ci aiutano a riportare a galla. I tesori degli archivi dellInquisizione sono superiori a quelle di tutte le altre strutture di controllo delle masse e di repressione del dissenso nellet moderna. Nessuno riusc a dipingere un ritratto cos particolareggiato dei comportamenti e delle credenze della popolazione con quella capacit e quellattenzione quasi maniacale. Si veda, a proposito, la fedele registrazione scritta delle testimonianze nella lingua volgare in cui sono espresse, con laggiunta di particolari come i lamenti dei torturati o le espressioni del viso degli imputati o dei testimoni sotto interrogatorio! Quasi un moderno referto psicologico che aggiungeva elementi alla ricerca della verit dei casi in questione. Silvana Seidel Menchi mostra chiaramente come si prepar dunque, gi dalla fine degli anni 70, il ribaltamento dello studio dalloggetto al soggetto dellattivit inquisitoriale, dal dramma emotivo dello studio del processo alla logica impersonale della procedura. Le ricerche di Romeo a Napoli e del fondo modenese compiute da Albano Biondi13, o in quello veneziano e udinese da parte di Andrea Del Col, hanno colto il rapporto esistente tra istituzione e documentazione. Adriano Prosperi ammette uninteressante constatazione, ai fini dello studio degli archivi dellInquisizione romana: tra lo storico e linquisitore, c tuttavia posto per larchivista che censisce ed inventaria le preziosissime fonti. Larchivio rappresenta infatti una sorta di radiografia che mostra lo scheletro dellIstituzione, offrendo una prima, immediata, immagine dellIstituzione che ha alimentato quel deposito. Linventariazione, il lavoro di localizzazione e censimento che ne alla base fa entrare lo studioso in contatto con la concreta realt storica e fisica dellarchivio e della Congregazione. 14

IV. Le fonti documentarie degli Archivi del Sacro Palazzo

La documentazione relativa al governo dei comportamenti della vasta rete di inquisitori e vescovi dispersa in tutta la penisola, nonostante le perdite subite, riveste grande interesse per conoscere le direttive e il funzionamento della macchina di controllo dell'ortodossia nelle diversissime situazioni offerte dal panorama storico italiano dellet moderna.
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A: Biondi, Lunga durata e microarticolazione nel territorio di un Ufficio dellInquisizione: il Sacro Tribunale a Modena (1292-1785), in Annali dellIstituto storico italo-germanico in Trento, VIII, 1982, pp.73-90 14 S. Seidel Menchi, La Congregazione dellIndice, in Lapertura degli Archivi del SantUffizio romano (Roma 22 gennaio 1998), Roma, Accademia Nazionale dei Lincei, 1998

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La produzione dei documenti era affidata ad un notaio per garantire autenticit e validit giudiziaria agli atti. La sua attivit si svolgeva soprattutto nella cancelleria situata al primo piano del palazzo definitivo della Congregazione. L, ed in un piccolo archivio adiacente, era conservata la documentazione prodotta dal Tribunale. Il notaio aveva dunque il compito di registrare in forma autentica i decreti della Congregazione e dirigere il lavoro dei suoi sostituti.15 I Decreta rappresentano un punto di riferimento essenziale poich contengono la registrazione, in forma succinta e standardizzata, delle decisioni (giudiziarie e amministrative) prese dalla corte del Tribunale. Per il Cinquecento disponiamo anche delle note prese dal notaio durante le sedute della corte, formata dai cardinali inquisitori presieduti, il gioved, dal papa. Dallinizio del Seicento le note scompaiono e viene conservata solo la serie dei Decreta. I Decreta del Cinquecento sono pi sviluppati e permettono di conoscere anche i pareri espressi dai consultori al momento di votare le cause. Luso cambia allinizio del Seicento e i pareri dei consultori non sono piu indicati. Dallinzio del 1602 si evidenzia anche un cambiamento di stile nella redazione del registro dei Decreta: il notaio, infatti, afferma di aver ricevuto le note dallassessore per la parte della seduta della corte detta Congregatio secreta, mettendo in evidenza anche il momento in cui ammesso in sala. La maggior parte dei documenti prodotti dai notai dellInquisizione romana sono redatti sotto forma di imbreviatura: in formule abbreviate, omette elementi necessari alla redazione in forma pubblica degli atti (come ad esempio le firme dei testimoni presenti). Sono tuttvia indicati i dati minimi richiesti, come la data ed il luogo esatto e i nomi dei presenti allatto, e lautenticit garantita dalla presenza stessa del notaio. I Decreta appartengono al genere del protocollo, cos come i Libri extensorum, ovvero i registri degli atti emessi in forma pubblica dal notaio. Si pu osservare che linsieme dei documenti interni al tribunale gli interrogatori, la registrazione dei vari atti giudiziari, la copia autentica dei documenti, ecc. prodotto in forma di imbreviatura ed realizzato, tranne che per i Decreta, dai sostituti del notaio. Come appare anche per quanto riguarda gli incartamenti processuali: sulla copertina risulta il nome del notaio titolare, ma chi ha effettivamente redatto il documento non nominato, se non nella generica formula in mei notarii presentia16. Gi incartamenti processuali costituirono il gruppo pi cospicuo di fonti prodotte dal Tribunale dellInquisizione, ed anche i pi sacrificati in seguito ai momenti traumatici della storia dellInquisizione romana. Per la loro produzione i notai impiegano dei fogli di carta (pi o meno lattuale A3) piegati a met per formare un quaderno di due pagine. Gli incartamenti processuali sono costituiti da una serie di fascicoli raggruppati da una copertina, sulla quale scritto il nome dellimputato, quello del notaio e, in alto a sinistra, la diocesi o il luogo di residenza del reo. I
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F. Beretta, LArchivio della Congregazione del S. Ufficio: bilancio provvisorio della storia e natura dei fondi di vecchio regime, in LInquisizione Romana: metodologia delle fonti e storia istituzionale, Trieste Edizioni dellUniversit, pp. 119-144. 16 J. Tedeschi, La variet delle fonti inquisitoriali, in A. Del Col, G. Paolin (a cura di) LInquisizione romana in Italia nellet moderna. Archivi, problemi di metodo e nuove ricerche, Roma, Direzione Generale degli Archivi di Stato, 1991, pp. 65-74

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documenti prodotti durante il processo, le lettere ricevute dalle sedi periferiche, gli scritti degli imputati, sono inseriti negli incartamenti al seguito dei fascicoli presenti o incuneandoli tra gli stessi, il che spiega lassemblaggio a volte complesso. Per gli incartamenti pi voluminosi sono stati realizzati, gi in fase di istruzione del processo, degli indici di materie che si riferiscono ad una paginatura detta di lavoro- , iscritta in basso a destra. Gli incartamenti dei processi in corso di istruzione erano conservati nella cancelleria ed erano probabilmente classificati per ordine di diocesi o luogo di residenza dellimputato. Lo stesso tipo di incartamenti, chiamati processus o volumina, veniva utilizzato per le cause riguardanti non una persona, ma un libro, o affari generali di natura dottrinale o giurisdizionale. Quando un documento era stato presentato alla corte del Tribunale il notaio registrava a tergo il decreto relativo e, a volte, inseriva tutto in basso a destra lindicazione dellincartamento in cui esso andava conservato. Si tratta di indicazioni ancora utili che permettono di conoscere la collocazione originale del documento, prima che intervenissero le risistemazioni successive dellArchivio. Se il documento presentato alla corte, per esempio la lettera di un inquisitore, non riguardava il processo di una persona particolare, ma affari concernenti la sede di provenienza del documento, esso veniva inserito in una collezione ordinata per sedi inquisitoriali. Nel caso di censure teologiche o di censure di libri che non prevedevano listruzione di un processo, e quindi la redazione di un incartamento specifico, esse erano raccolte in collezioni miscellanee, le quali esistevano anche per altre serie di documenti legati al funzionamento del S. Uffizio come ad esempio i registri di lettere patenti e privilegi, le domande di grazie e dispense, ecc. I processi sono stati considerati da molti storici la fonte pi proficua ed importante ai fini della ricerca. E fondamentale studiarli nel loro contesto, prestando molta attenzione alluso della terminologia e allinterpretazione delle forme giudiziarie e amministrative dellistituzione, mettendoli inoltre opportunamente in relazione con altri materiali ai quali si collegano. C infatti da considerare come ha sottolineato Ginzburg - il dislivello culturale che spesso divide linquisitore dallinquisito, soprattutto nei casi di superstizioni popolari, che pu portare a interpretazioni storiche erronee, basandosi sui dati riportati in forma scritta dal punto di vista della mente preconcetta di un giudice.17 Leventuale compromissione giuridica derivante da questo problema era noto anche alla Congregazione dellInquisizione: dal centro si richiamavano frequentemente gli ufficiali periferici al rispetto di una trascrizione letterale delle testimonianze raccolte. Le sentenze, dette instrumenta publica sententiarum et abiurationum, insieme alle denunce ad altre fonti possono comunque in parte colmare il vuoto della mancanza dei processi. Esse riassumono gli elementi giudiziari e dottrinali che contengono gli incartamenti processuali e fanno conoscere allimputato e alla comunit il verdetto della corte. Vi apposta abitualmente la firma dei cardinali, o quella del papa nei casi
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J. Tedeschi, La variet delle fonti inquisitoriali, in A. Del Col, G. Paolin (a cura di) LInquisizione romana in Italia nellet moderna. Archivi, problemi di metodo e nuove ricerche, Roma, Direzione Generale degli Archivi di Stato, 1991, pp. 65-74

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istruiti contro i vescovi. Nel caso degli sponte comparentes, i pi numerosi, la promulgazione delle sentenze viene affidata al commissario del S.Uffizio e presentano dunque la sua firma. Se prevista labiura, la schedula abiurationis con la firma autografa dellimputato aggiunta alla sentenza. Essa, come tipologia di documento, si situa in una posizione intermedia tra lo strumento autentico ed il protocollo: in essa figurano le firme autografe degli imputati (nel caso di abiura) e dei membri della corte, ma latto spesso registrato dal notaio (o dai suoi sostituti) in forma di imbreviatura. Nei casi di pena capitale abbiamo tre stesure della sentenza: loriginale, la copia (in forma pubblica consegnata allautorit civile) e la registrazione nel protocollo degli atti emessi dal Tribunale. Nel corso del Cinquecento divenne sempre pi corrente la pratica della Congregazione di tenersi minutamente informata su quanto avveniva nei tribunali periferici, e poi di pronunciare le proprie decisioni sullesito del caso preso in considerazione, nellottica di quella necessaria centralizzazione dei poteri nelle mani della Curia di cui si parlato. Secondo Tedeschi questo fu anche il riconoscimento, da parte dei funzionari romani, di un sistema giudiziario esteso oltre i limiti e applicato nei tribunali periferici, e specialmente nei vicariati, da personale cui mancava unadeguata preparazione. I manuali rappresentano uno dei principali strumenti a nostra disposizione per decifrare la normativa inquisitoriale. Il manuale pu essere definito una guida pratica per il giudice, ma lungi da essere una fonte esatta e precisa di impartizioni, regole e prassi inquisitoriali, si devono infatti verificare di volta in volt lattendibilit e lautorit di ogni opera. Sarebbe, infatti, un errore basarsi esclusivamente su di essi per comprendere il diritto inquisitoriale: la legge inquisitoriale non sempre fu uniforme e i manuali non necessariamente sicure guide procedurali. Esistevano troppi punti di cui una definizione precisa non fu raggiunta, su cui i giuristi non erano daccordo. E interessante ricercare le critiche ad altri manuali presenti nei manuali stessi. Nessun manuale fu mai riconosciuto dalla Congregazione come ufficiale compendio della normativa inquisitoriale. Talvolta, comunque, anche questi testi forniscono osservazioni oculari di fatti ed eventi concreti. La Breve Informatione del modo di trattare le cause del S.Officio un vademecum in italiano volgare destinato ai vicari del S.Uffizio, stampato a Modena nel 160818 e firmato dallInquisitore modenese (1608/1616) Michelangelo Lerri, impostato in quattro parti: nella prima analizza i compiti e le competenze del vicario, e descrive le tipologie di persone contro le quali procedere; la seconda parte tratta, invece, di alcuni modi di istruire un processo, come ricevere le denunce, a quali accuse credere o meno, ecc., molto interesante appare, ad esempio, il modo in cui si consiglia come esaminare testimoni ed accusati:
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M.P. Fantini, Lo scriniolum di fra Giovanni Battista Porcelli (1612): da un archivio di lettere alla formazione di un manuale, in Linquisizione Romana: metodologia delle fonti e storia istituzionale, Trieste, Edizioni dellUniversit, pp. 145-168.

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Se gli far esprimere loccasione per la quale stato presente quel delitto, il luogo dove fu fatto, le parole precise, che furono dette, il giorno, e lhora, se possibile, e il numero delle volte, che fu fatto, e tutte quelle cose, che porta seco il delitto denunciato. Salta allocchio la dettagliata descrizione di ogni particolare, durante linterrogatorio: Si avverta ancora di scrivere gli accidenti, e i movimenti del Reo, mentre egli essaminato, come se divenisse pallido, se tremasse, se nel rispondere titubasse, dicesse delle parole incompatte, se sintoppasse nel rispondere, e imbrogliasse le parole, e ora affermasse, ora negasse qualche cosa; se rispondesse superbamente e con arroganza. Se anco s inginocchiasse, e con parole humili domandasse perdonanza del delitto commesso, il tutto si scriva.19 Nella terza parte il Lerri riporta vari esempi di citazioni, precedenti, decreti, ecc., mentre nella quarta d alcuni avvertimenti universali e notifica alcuni Ordini ricevuti dalla Sacra Congregazione del Santo Uffizio. Tornando ad unaltra importante tipologia di fonti, le lettere, scambiate dalla Congregazione con i tribunali periferici, e da questi con i vicariati, ci aiutano ad andare oltre i trattati teorici e quasi a seguire landamento giornaliero di questi tribunali e la loro pratica quotidiana. La Congregazione teneva copia di tutta la corrispondenza e ne raccoglieva note riguardo una grande variet di questioni legali su cui erano sorti dubbi e incertezze, o riguardo punti che erano stati oggetto di abusi e fraintendimenti. I passi venivano poi elencati alfabeticamente in forma di dizionario per facilitare la consultazione. Limpeccabilit dellInquisitore descritta dai manuali appare meno lusinghiera dalla corrispondenza: rimproveri e avvertimenti sono allordine del giorno. Altri fonti molto importanti sono rappresentate dai documenti, sia manoscritti che a stampa, relativi agli ordini domenicano e francescano: le bio-bibliografie, corrispondenze, Acta dei capitoli, registri del generale, storie e cronache degli ordini e dei conventi. Connototata da toni patetici la Istoria di illustri domenicani di fra Serafino Razzi, Lucca 1596, nel ricordo dellinquisitore di Perugia de Alessi il Razzi: Non era egli severamente austero ricorda ma il tutto facea con clemenza e mansuetudine. Onde narrano che pi volte pianse per piet, e compassione, mentre che per debito del ufficio adoperava i tormenti e la fune intorno ai rei20. Altri generi di fonti importanti possono essere importanti documenti e materiali comprendenti storie dei tribunali, diari, quadri e stampe dellepoca, contrassegni, ecc.

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Michelangelo Lerri, Breve informatione del modo di trattare le cause del S.Officio per li molto reverendi vicarii della Santa Inquisitione, instituiti nelle diocesi di Modona, di Carpi, di Nonantola, e della Garfagnana, In Modona, nella stamperia di Giulian Cassiani, 1608 20 Serafino Razzi, Istoria degli huomini illustri, cos nelle prelature come nelle dottrine, del Sacro Ordine degli Predicatori, Lucca, 1596, pp.315-16

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tutte insieme, unite a quelle pi particolari ed importanti prima descritte, concorrono a costituire il patrimonio, ideale e reale degli archivi del SantUfficio. Oggi la Congregazione per la Dottrina della Fede custodisce l'Archivio del Sant'Uffizio, della quale continuatrice. Inoltre essa custodisce l'Archivio della Congregazione per l'indice dei Libri Proibiti, le cui assunse le competenze nel 1917, ed altri fondi minori, fra cui spicca quello del Tribunale del Sant'Uffizio di Siena.21 L'Archivio occupa una parte importante del Palazzo del Sant'Uffizio: in tutto si tratta di 27 sale, 17 delle quali sono in tutto o in parte adibite a deposito di materiale archivistico, e 9 di esse contengono documentazione che possiamo chiamare storica. La consistenza approssimata dei fondi di 4.500 pezzi, per un totale di circa 610 metri lineari. Quanto al fondo del Sant'Uffizio, non facile distinguere sempre fra parte storica e parte corrente, se non per un criterio strettamente cronologico. Infatti, un archivio giudicato storico o di deposito, quando le sue carte hanno esaurito la loro utilit presso l'ente che le ha prodotte.22 Il Dicastero per, per il suo lavoro odierno, si serve non tanto di rado della documentazione dei secoli passati, dato il valore permanente di molte questioni trattate. La Congregazione si sempre avvicinata alle carte del suo passato con un approccio di natura giurisprudenziale. Di fronte, cio, ad un determinato problema giuridico o amministrativo, l'interesse del Dicastero sempre stato quello di riassumere ci che in passato si fatto o detto a proposito di casi o questioni simili in quella particolare disciplina. Tale approccio ha determinato il modo di tenere, ordinare e conservare le carte nel passato. Quanto al contenuto del fondo, da una parte troviamo le grandi serie che raccolgono pratiche di materia pi o meno omogenea, molte delle quali costituite in diversi momenti della storia del Dicastero - continuano ancora oggi ad esistere come serie correnti. Fra queste si deve rilevare la serie degli Acta Sancti Officii, ovvero dei Decreti della Congregazione. una serie sostanzialmente completa, che inizia con l'anno 1548 e prosegue fino a noi, con qualche lacuna. La serie raccoglie sistematicamente le decisioni prese dai Cardinali Inquisitori alla presenza o in assenza del Papa, e comunque con la sua approvazione. Cos, essa costituisce la fonte principale per la conoscenza della storia della Congregazione, della sua attivit e composizione e dei suoi autorevoli pronunciamenti. Fra le altre grandi serie tuttora vive, va segnalata quella della Censura Librorum, la quale dal 1570 raccoglie cronologicamente ordinati tutti i fascicoli riguardanti l'esame dei libri sottoposti al giudizio del Dicastero. Qui si possono trovare, le lettere di denuncia, i voti dei qualificatori o consultori, e le decisioni, che spesso rimandano, allorquando si tratta di condanne o espurgazioni, alla Congregazione dell'Indice. Altre serie tuttora correnti, risalenti alla fine del Cinquecento o ai primi anni del Seicento, sono quelle riguardanti i Dubbi sui diversi Sacramenti, come ad esempio i dubbi sul Matrimonio. Tralasciando alcune serie minori, ne vanno rilevate ancora due che hanno un'importanza particolare per la storia della Congregazione: la serie dei
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A. Cifres, LArchivio storico della Congregazione per La Dottrina della Fede, in LApertura degli Archivi del S. Uffizio romano (Roma, 22 gennaio 1998), Roma, Accademia Nazoinale dei Lincei, 1998. 22 Paola Carucci, Le fonti archivistiche: ordinamento e conservazione, Roma, Carocci, 2000

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Iuramenta, (1575-1905), grazie alla quale si pu avere notizia delle diverse persone che hanno ricoperto cariche, magistrature o impieghi nel Dicastero, e quella denominata Privilegia Sancti Officii, contenente tutte le norme, disposizioni e notizie che hanno attinenza con la vita interna dell'Istituzione, anche nei suoi aspetti pi quotidiani e materiali. Oltre alle serie ancora vive, la maggior parte del materiale archivistico antico si trova raggruppato attualmente nella cosiddetta Stanza Storica. Come ho esposto nel primo paragrafo, durante la Repubblica Romana (1848-49), papa Pio IX diede ordine di mettere al sicuro i documenti dell'Inquisizione, oppure di bruciare quanti di essi risultassero pericolosi se cadute in mano ai rivoltosi. Nel 1851 l'Archivio fu quindi trasportato al Palazzo Apostolico, nei cui soffittoni fu sistemato per preservarli dal pericolo. Quando, anni pi tardi, tornarono alla propria sede le serie di archivio che allora erano di uso corrente, il resto del materiale antico rimase ancora per un tempo ammucchiato senza ordine in quei soffittoni. Nell'autunno del 1901 si procedette al recupero di queste carte antiche. Il capofacchino laico Pietro van den Eerenbeemt, come abbiamo visto, ne diresse il trasporto e sistem personalmente nell'allora chiamata Stanza Quarta tutto il materiale fino a quel momento conservato in Vaticano. Egli ordin i faldoni, li numer con un sistema topografico e li inventari' in modo sommario, ma abbastanza preciso. Inoltre inizi l'elaborazione di un indice di materie, che fu completato negli anni '40 dall'archivista gesuita Wilhelm Hentrich. Cos la Stanza Storica costituisce oggi un ordinamento composto da contenuto miscellaneo, ma che conserva quasi tutte le serie antiche e altri fascicoli indipendenti dalle serie che si descrivono nei vecchi inventari, se si fa eccezione per le serie processuali: La serie delle Lettere degli Inquisitori composta da circa 225 volumi di corrispondenza ed altre carte riguardanti le sedi locali dell'Inquisizione, sia dello Stato Pontificio che degli stati esteri peninsulari pi Malta ed Avignone. Circa 200 volumi si riferiscono alle grandi controversie teologiche sorte dopo il Concilio di Trento, come quelle sul valore del ministero petrino, e l'infallibilit papale, o il problema della potest della Chiesa; pi di cento volumi sono dedicati al Giansenismo; altri ai conflitti con la facolt di Lovanio; al Sinodo di Pistoia, alla recezione della Bolla "Unigenitus", alle controversie sull'Immacolata Concezione della Vergine Maria, ecc. Pi di 200 faldoni trattano questioni relative al falso misticismo; al Quietismo e le teorie di Miguel de Molinos e della sua cerchia di "spirituali" a Roma; alla questione della venerazione di persone non canonizzate, ecc. Pi di 130 volumi si riferiscono a questioni relative all'ambito di competenza della Congregazione di Propaganda Fide: problemi di intercomunione, il problema dei riti cinesi, o affari riguardanti i missionari e i quesiti posti sulle pi svariate materie da parte dei Vicari apostolici in territorio di missione. Oltre 120 pezzi riguardano gli ebrei, i quali, in quanto non battezzati erano esenti dalla giurisdizione dell'Inquisizione e quindi esclusi dalla possibilit di essere soggetti a processo per eresia. Tuttavia la Congregazione si occupava di numerose questioni che si riferivano alla situazione dei ghetti e i diritti degli ebrei, che spesso si rivolgevano alla Santa
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Sede per ottenere protezione. Altri faldoni riguardano diversi problemi con i giudaizzanti, e la questione del battesimo dei bambini di origine ebraica. Tralasciando altri serie minori, bisogna far riferimento alle carte collegate con l'attivit propriamente giudiziaria della Congregazione. Come gi detto, la quasi totalit delle serie criminali, ovvero i processi, si persero a Parigi o al tempo della Repubblica Romana. Tuttavia si riusc a recuperare dal deposito parigino alcuni processi importanti come quello dell'arcivescovo di Toledo Bartolom de Carranza, del Cardinal Morone, del Vescovo Soranzo, del protonotaro Carnesecchi, del Conte di Cagliostro e vari altri. In tutto sono pi di 100 volumi, il cui contenuto in parte conosciuto e pubblicato sulla base di altre fonti esterne. anche da rilevare in questa sede un'altra cinquantina di volumi relativi a processi vari per usura, poligamia, sodomia, sollecitazione, sortilegi, superstizione, magia, ecc. Oltre alle grandi serie archivistiche sopra menzionate e alla Stanza Storica c' da segnalare un altro fondo antico, costituito dalle serie giurisdizionali e amministrative, attinenti alla giurisdizione civile dell'Inquisizione sui possedimenti sotto il proprio controllo. Sono circa 300 faldoni e filze che dovrebbero essere di notevole interesse per lo studio della storia civile ed economica del Lazio. Quanto alla domanda di quanto e cosa manca dall'Archivio del Sant'Uffizio rispetto a come esso era prima degli sconvolgimenti dell'epoca napoleonica e della Repubblica Romana, in passato si tentato da parte di autorevoli storici ed archivisti di valutare tali perdite sulla base del materiale oggi sparso in altri archivi, oppure delle relazioni stese dai funzionari vaticani al tempo del recupero dell'Archivio dal deposito parigino (1816-17). Dai rapporti interni degli archivisti dell'epoca e successivi si pu avere notizia abbastanza precisa di ci che si perse a Parigi o che comunque non torn quando il recupero. Non invece tanto facile sapere quanto si recuper di fatto rispetto al patrimonio precedente. In ogni caso, sicuro che a Parigi si persero quasi tutti i volumi relativi alle serie Criminali, sostanzialmente le serie dei Processi, pi di 3.600 volumi numerati, e delle Sentenze, eccetto quei pochi processi celebri di cui si e parlato sopra. Cos a Parigi si persero, a dir degli archivisti dell'epoca, due terzi del contenuto dell'Archivio. Fra le altre cose che non tornarono mai da Parigi si devono rilevare come importanti le serie di Minutari e Lettere della Congregazione. La distruzione di carte processuali da parte della stessa Congregazione peraltro un fatto che si verificato purtroppo anche in altre occasioni Comunque sia stato di queste perdite l'esperienza del contatto diretto con la documentazione suggerisce che forse le carenze dell'Archivio non sono tutte da attribuire a quegli eventi. Altro infatti constatare le mancanze reali, e altro attribuirle soltanto alle perdite subite lungo le vicende sopra ricordate. Dal punto di vista archivistico, si pu pensare che molte delle mancanze, soprattutto all'interno dei fascicoli, siano conseguenza dello stile proprio della prassi del Dicastero: la mancanza di una sola sede fissa per le sedute delle diverse istanze; l'abitudine da parte dei diversi funzionari di tenere presso le proprie abitazioni le carte su cui lavoravano, lasciandole spesso al momento della morte ai loro eredi; la riduzione al minimo di verbali, note e appunti, e anche la persuasione di non aver bisogno di conservare se non quella documentazione che
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poteva essere utile a risolvere i casi simili presentatisi in seguito, o soprattutto la coscienza di trattare materie talmente delicate e compromettenti, da essere dunque destinate alloblio, nellottica di una selezione necessaria alla sopravvivenza e alla legittimazione del potere della Congregazione. In conclusione, ci troviamo di fronte ad un archivio incompleto, che fornisce pero' preziosissime testimonianze della storia e dell'attivit dellinfluente e potente Istituzione dell Inquisizione romana.

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Gli Archivi dellInquisizione romana: modalit di ricerca e tipologia delle fonti


Bibliografia:

- P. Carucci, Le fonti archivistiche: ordinamento e conservazione, Roma, Carocci, 2000 - A. Prosperi, Linquisizione Romana, in Lapertura degli archivi del S. Uffizio romano (Roma, 22 gennaio 1998), Roma, Accademia Nazionale dei Lincei, 1998 - S. Seidel Menchi, La Congregazione dellIndice, in Lapertura degli Archivi del SantUffizio romano (Roma 22 gennaio 1998), Roma, Accademia Nazionale dei Lincei, 1998 - A. Cifres, Larchivio storico della Congregazione per la Dottrina della Fede, in Lapertura degli archivi del SantUffizio romano (Roma, 22 gennaio 1998), Roma, Accademia Nazionale dei Lincei, 1998 - Voci: Archivi e serie documentarie: Bruxelles, Dublino, Italia, Vaticano, in Dizionario storico dellInquisizione, diretto da A. Prosperi, Pisa, Edizioni della Scuola Normale, 2010.
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- Del Col, Paolin, Introduzione, in A. Del Col, G. Paolin (a cura di) LInquisizione romana in Italia nellet moderna. Archivi, problemi di metodo e nuove ricerche, Roma, Direzione Generale degli Archivi di Stato, 1991 - A. Prosperi, Per la storia dellInquisizione romana, in A. Del Col, G. Paolin (a cura di) LInquisizione romana in Italia nellet moderna. Archivi, problemi di metodo e nuove ricerche, Roma, Direzione Generale degli Archivi di Stato, 1991 - J. Tedeschi, La variet delle fonti inquisitoriali, in A. Del Col, G. Paolin (a cura di) LInquisizione romana in Italia nellet moderna. Archivi, problemi di metodo e nuove ricerche, Roma, Direzione Generale degli Archivi di Stato, 1991 - S. Seidel Menchi, I tribunal dellInquisizione in Italia: le tappe dellesplorazione documentaria, in A. Del Col, G. Paolin (a cura di) LInquisizione romana in Italia nellet moderna. Archivi, problemi di metodo e nuove ricerche, Roma, Direzione Generale degli Archivi di Stato, 1991 - F. Beretta, LArchivio della Congregazione del SantUfficio: bilancio provvisorio della storia e natura dei fondi dantico regime, in LInquisizione Romana: metodologia delle fonti e storia istituzionale, Trieste, Edizioni dellUniversit. - J. Tedeschi, I documenti inquisitoriali del Trinity College di Dublino provenienti dallArchivio romano del SantUfficio, in LInquisizione Romana: metodologia delle fonti e storia istituzionale, Trieste, Edizioni dellUniversit. - M. P. Fantini, Lo Scriniolum di fra Giovanni Battista Porcelli (1612): da un archivio di lettere alla formazione di un manuale, in LInquisizione Romana: metodologia delle fonti e storia istituzionale, Trieste, Edizioni dellUniversit. - A. Biondi, Lunga durata e microarticolazione nel territorio di un Ufficio dellInquisizione: il sacro tribunale a Modena in Annali dellIstituto ItaloGermanico di Trento. - J. Tedeschi, La dispersione degli Archivi dellInquisizione romana, in Rivista di storia e letteratura religiose, anno 1973. - Michelangelo Lerri, Breve informatione del modo di trattare le cause del S.Officio per li molto reverendi vicarii della Santa Inquisitione, instituiti nelle diocesi di Modona, di Carpi, di Nonantola, e della Garfagnana, In Modona, nella stamperia di Giulian Cassiani, 1608

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Gli Archivi dellInquisizione romana: modalit di ricerca e tipologia delle fonti


Bibliografia:

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Scuola Normale, 2010. - Del Col, Paolin, Introduzione, in A. Del Col, G. Paolin (a cura di) LInquisizione romana in Italia nellet moderna. Archivi, problemi di metodo e nuove ricerche, Roma, Direzione Generale degli Archivi di Stato, 1991 - A. Prosperi, Per la storia dellInquisizione romana, in A. Del Col, G. Paolin (a cura di) LInquisizione romana in Italia nellet moderna. Archivi, problemi di metodo e nuove ricerche, Roma, Direzione Generale degli Archivi di Stato, 1991 - J. Tedeschi, La variet delle fonti inquisitoriali, in A. Del Col, G. Paolin (a cura di) LInquisizione romana in Italia nellet moderna. Archivi, problemi di metodo e nuove ricerche, Roma, Direzione Generale degli Archivi di Stato, 1991 - S. Seidel Menchi, I tribunal dellInquisizione in Italia: le tappe dellesplorazione documentaria, in A. Del Col, G. Paolin (a cura di) LInquisizione romana in Italia nellet moderna. Archivi, problemi di metodo e nuove ricerche, Roma, Direzione Generale degli Archivi di Stato, 1991 - F. Beretta, LArchivio della Congregazione del SantUfficio: bilancio provvisorio della storia e natura dei fondi dantico regime, in LInquisizione Romana: metodologia delle fonti e storia istituzionale, Trieste, Edizioni dellUniversit. - J. Tedeschi, I documenti inquisitoriali del Trinity College di Dublino provenienti dallArchivio romano del SantUfficio, in LInquisizione Romana: metodologia delle fonti e storia istituzionale, Trieste, Edizioni dellUniversit. - J. Tedeschi, La dispersione degli Archivi dellInquisizione romana, in Rivista di storia e letteratura religiose, anno 1973. - Michelangelo Lerri, Breve informatione del modo di trattare le cause del S.Officio per li molto reverendi vicarii della Santa Inquisitione, instituiti nelle diocesi di Modona, di Carpi, di Nonantola, e della Garfagnana, In Modona, nella stamperia di Giulian Cassiani, 1608

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