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MILETO Scheda1

Balat, distretto di Ske Sito n. 1

1.1 Breve storia degli scavi Dopo i primi scavi condotti nel 1872 da O. Rayet e A. Thomas (Rayet, Thomas 1877) segu, a partire dal 1899, lindagine sistematica dellintero centro monumentale, ad opera di una missione tedesca inviata dal Museo di Berlino e diretta da Th. Wiegand; altri saggi furono effettuati nel 1938, nel 1955, nel 1957 sotto la direzione di C. Weickert e G. Kleiner. In seguito i lavori sono stati condotti da W. Mller Wiener e dal 1994 il sito oggetto di un nuovo programma di ricerca nellambito di un progetto dellIstituto Archeologico Germanico diretto da V. von Greave. I materiali sono conservati in parte nel museo di Akkoi, danneggiato pi volte dagli eventi bellici, in parte a Berlino, Istanbul, Smirne e a Parigi. 1.2 Il sito e linsediamento Il territorio di Mileto era abitato gi dal periodo Calcolitico come dimostrano le capanne scavate a Kiliktepe, a sud della citt, verso Akkoi (Colonna 1963: 9) e come si deduce dalle tracce sporadiche raccolte nellarea della citt greco-romana e, verso nord, a Yenikoi; anche in localit Assessos stato messo in luce un edificio databile a questo periodo. Nel corso di scavi condotti negli anni novanta, nel livello pi basso di un saggio di scavo emerso materiale ceramico paragonabile a quello del Neolitico Finale di Creta. Per quanto riguarda larco di tempo che qui trattiamo, l Et del Bronzo, labitato ha restituito, nel livello di frequentazione pi

antico, ceramica in prevalenza di fabbrica minoica (Medio Minoico III; Tardo Minoico I): ci potrebbe concordare del resto con la tradizione leggendaria che considerava Mileto fondazione di Sarpedonte, fratello di Minosse o di un eponimo di origine cretese. Linterramento progressivo dovuto ai depositi di detriti trasportati dal Meandro e le conseguenti modifiche della linea di costa hanno portato ad una modifica della posizione della citt che nel corso del tempo si ritrovata sulla terraferma e comunicante con il mare solo per via fluviale. La Mileto post-persiana occupava una penisola lunga circa 2 Km, orientata verso Nord-Nord-Est, e caratterizzata da un perimetro frastagliato da alcune insenature. Il terreno in prevalenza pianeggiante e di natura alluvionale, pi accidentato verso settentrione. Lattacco della penisola alla terraferma dominato dalla collina di Kalabaktepe. Labitato di et micenea si doveva estendere sulla sommit della bassa platea calcarea che forma una sporgenza verso Ovest. 1.3 Scavo, stratigrafia e materiali 1.3.1 Le prime indagini Le fasi archeologiche in cui si articola la frequentazione dellEt del Bronzo sono state oggetto di indagine in tempi distinti: col prosieguo dei lavori stato confermato pi o meno il quadro iniziale, delineato dagli scavi tedeschi della prima met del secolo. Le nostre conoscenze sulla Mileto dellEt del Bronzo sono ancora molto incomplete, nonostante i livelli del Bronzo siano stati scavati da circa un secolo. Gran parte dei reperti recuperati in questi primi scavi e in quelli del 1938 sono stati perduti durante la Prima e la Seconda Guerra Mondiale prima che fossero oggetto di una pubblicazione. I livelli che documentano una presenza culturale di carattere egeo furono rintracciati per la prima volta nel 1907 durante gli scavi di Wiegand (Wiegand 1908: 7-9; von Gerkan 1925: 73-7 e 113-6; 1935: 8-9). A Sud-Ovest del tempio di Atena in seguito furono esposti i resti di un muro miceneo e i risultati pubblicati da von Gerkan (1925: 74, fig. 41). Sotto il prostasis

1 Di riferimento principale Mee 1978: 133-136 e Niemeier 1998. Qualora identificato, si riporta in grassetto corsivo il nome antico, di et classica, del sito; in carattere normale il nome del villaggio o dellinsediamento contemporaneo e il distretto amministrativo. Il numero del sito riferito alla mappa geografica, in corso di elaborazione. Si consideri che si tratta di una scheda esemplificativa: lorganizzazione della pagina in fase di costruzione.

del tempio furono rintracciate, lungo un asse Est-Ovest, porzioni di quello che doveva essere un muro difensivo di cui si pot ricostruire il tracciato per 40 m. Non fu pubblicata ceramica ad eccezione di due frammenti, non riprodotti per mediante illustrazioni (von Mercklin 1920: 21). Nel corso della stessa campagna, sulle pendici della collina di Deirmentepe, distante 1,5 km verso Sud-Ovest, fu scoperto un cimitero con 11 tombe a camera di tipo miceneo (Wiegand 1908: 9; Fimmen 1924: 1516): non stato per pubblicato un resoconto dello scavo. Anche il contenuto delle tombe, esibito in una mostra a Berlino, fu in gran parte perduto nel corso della Seconda Guerra Mondiale: parte dei ritrovamenti, conservati nella parte occidentale di Berlino, in realt sono ancora reperibili e dovrebbero essere pubblicati nellambito del nuovo progetto incentrato sulla Mileto dellEt del Bronzo (Niemeier 1998: 36, nota 29). Le tombe ripropongono caratteristiche architettoniche micenee: si tratta di camere scavate nella roccia, munite di dromos e stomion. Le ceramica esposta a Berlino, oltre che le armi e altri oggetto di corredo, pare potersi datare al Tardo Elladico IIIB o antico Tardo Elladico IIIC (Furumark 1950: 2002; Stubbings 1951: 23). Solo due morsi di cavallo sono stati pubblicati (Mee 1978: 133) e sono divenuti oggetto di numerosi osservazioni e studi (Wiesner 1938: 147; Przeworski 1939: 194 e pl. 13.3; H. Potratz 1941: 9, fig. 10; Bossert 1942: 60 e fig. 600; Lorimer 1950: 308; Sandars 1963: 136; . Potratz 1966: 107 e pl. 110; Wiesner 1968: 56 e fig. 14B; Bittel 1975: 301-3). Si veda di seguito a proposito della relazione cronologica tra il cimitero e i ritrovamenti del terzo periodo. 1.3.2 Sequenza dei livelli pre-classici Nello scavo nellarea del Tempio di Atena venivano individuate tre fasi principali di occupazione datate al Tardo Bronzo: la prima mostrava influenze minoiche mentre nella seconda e nella terza le influenze diventavano micenee. Grazie alla continuazione dei lavori, ripresi a partire dal 1995, si potuto stabilire che il cosiddetto primo periodo in realt non la prima fase di frequentazione antropica dellinsediamento, bens la quarta allinterno

della storia del sito. E stata stabilita infatti la seguente sequenza generale (Greaves, Helwing 2001: 505): Mileto I: Tardo Calcolitico (seconda met del IV millennio); Mileto II: Et del Bronzo Antico (III millennio); Mileto III: Et del Medio Bronzo (circa 1900-1750/20); Mileto IV (fine Medio Bronzo - inizio Tardo Bronzo, circa 1750/20-seconda met del XV sec); Mileto V (met del Tardo Bronzo, seconda met del XV sec - XIII sec); Mileto VI (ultima parte del Tardo Bronzo, circa 1300-1100). Fin dal primo insediamento Mileto costituisce un importante punto di passaggio nei commerci di pietre e metalli tra Anatolia e Egeo: ritrovamenti di ossidiana nei livelli di Mileto I suggeriscono che il sito poteva esserne coinvolto nel commercio verso linterno dellAnatolia; mentre la presenza di ceramica di importazione cicladica e una testa di una figurina antico cicladica II della cultura KerosSeros, ritrovate negli strati di Mileto II, indicano che i contatti con il mondo Egeo sono sempre stati attivi (Greaves, Helwing 2001: 505). 1.3.3 Linsediamento del primo periodo I ritrovamenti dal livello III, attestano contatti tra Mileto e Creta: la presenza di genti minoiche a Mileto va fatta risalire al XIX sec, come dimostra la presenza di importazioni di ceramica di Kamares del periodo Medio Minoico IB-IIB, di ceramica domestica prodotta localmente, e alcuni tra sigilli e impronte di sigillo. Anche se la ceramica di tradizione anatolica indica che una considerevole porzione della popolazione era costituita da indigeni, si deve pensare che, ad esempio, i sigilli indicano un ruolo importante dei minoici allinterno della vita dellinsediamento. E probabile che questi fossero coinvolti in qualche forma di commercio. Mileto IV ha restituito pi del 95% di ceramica minoica il che fa pensare che il sito sia quasi completamente minoico. Ritornando ora a trattare dellinsediamento dellEt del Medio e Tardo Bronzo, faremo uso, per comodit di trattazione e cosi come stabilito dagli scavi di Weickert, della divisione in tre periodi di frequentazione principale, a

cavallo delle fasi Mileto III-VI,: definendoli primo, secondo e terzo periodo non vanno per confusi con le indicazioni Mileto I, II, III della sequenza generale. Weickert, riprendendo lo scavo a partire dal 1938 a Sud-Est del tempio di Atena, ha distinto tre periodi architettonici o di frequentazione principale allinterno del livello preistorico: questa sequenza stata successivamente mantenuta e modificata solo per il fatto che due sotto-fasi sono state riconosciute allinterno di ciascuno dei tre periodi. Il pi antico livello indagato nelle indagini di inizio secolo dovrebbe corrispondere alla prima sottofase di Mileto IV. Lo scavo del livello pi basso, impedito inizialmente per la presenza dacqua, stato ripreso in alcuni punti durante le indagini pi recenti, grazie allausilio di pompe idrovore. Larchitettura del livello pi basso meglio conservata nel sdabschnitt (Schiering 1959-60: 58 e Beilage 2-3; Mee 1978: 134). Una abitazione con muri in pietra spessi un metro su fondazioni, presenta tracce di stucchi affrescati (Weickert 1957a: 111) di carattere minoico. I disegni sono eseguiti in colore rosso, bianco e nero, ma non possono essere ricostruiti nel loro completo sviluppo: riconoscibile un modulo che prevede gigli bianchi su sfondo rosso e un grifone alato con papiro. Ad una seconda sottofase del primo periodo da ricondurre una casa forse absidata ma mal conservata (Schiering 1959-60: 7-8 e Beilage 3). Tracce di un muro del primo periodo sono state incontrate nelle west- e ostabschnitt (Weickert 1959-60: 63-4; Hommel 1959-60: 31-33). Nel corso delle campagne 1994-95 (Niemeier 1997; 1998: 27-41) lo scavo a sud del tempio di Atena, ha riguardato le vecchie trincee aperte a inizio secolo e successivamente riempite: fortunatamente si potuto indagare il livello pi antico, quasi non intaccato dagli scavi precedenti che si erano dovuti arrestare causa il livello della falda dacqua. Nellarea indagata, ampia 13 m in senso Est-Ovest e 8 m in senso Nord-Sud, sono stati messi in luce i resti di un grande complesso, i cui muri di facciata sono caratterizzati da una tecnica costruttiva tipica minoica con blocchi tagliati e faccia esterna, visibile, lisciata. I vani finora scavati sembrano destinati allimmagazzinamento e hanno restituito ceramica domestica di tipo minoico

prodotta localmente che attesta un alto grado di influenza minoica sullinsediamento della prima fase di occupazione del Tardo Bronzo: tra le altre cose, sono documentate coppe coniche, vasi da cucina tripodati, sostegni per il fuoco, pesi da telaio a forma di disco. In base a stime preliminari meno del 5% della ceramica scavata presenta quei caratteri anatolico occidentali, quali la presenza di buff ware con una wash red e forme simili a quelle attestate, ad esempio, a Beycesultan VIA. Altri reperti minoici sono frammenti di tre contenitori in pietra, incluso un calice in alabastro egiziano e la base forata di un vaso in serpentina, e frammenti di un vaso in terracotta, costruito con argilla locale, con tre segni in Lineare A incisi prima della cottura. Il ritrovamento pi interessante della Mileto IV un santuario fornito di altare in mattoni crudi che ha restituito tre sigilli minoici e frammenti di un tipo di vasi cultuali in argilla e pietra (Greaves, Helwing 2001: 505). La presenza di questi elementi costituisce una prova ragionevole di un insediamento minoico doltremare. Sulla base della ceramica minoica decorata questa fase di frequentazione di Mileto da datare al Tardo Minoico IA e Tardo Minoico IB circa (Niemeier 1998: 28). I 170 frammenti del primo periodo pubblicati (Weickert 1940: pl. 24; Weickert 1957(1): pl. 28-30; Schiering 1959-60: pl. 6-7: 1, 7: 3-4, 8-9: 1, 10: 1-2; 12: 3-5; Hommel 195960: pl. 32-41; Weickert 1959-60: pl. 69-70: 1, 71) rappresentano solo una minima porzione della ceramica recuperata e non pu essere considerata come un esemplare significativamente completo. Nessuno dei frammenti light-on-dark (Weickert 1940: pl. 24; 1957 pl. 28: 3; Schiering 1959-60: pl. 8: 1; Hommel 1959-60: pl. 32: 2, 33: 1; 34: 1; Weickert 1959-60: pl.69: 1-2) dovrebbe essere pi antico del periodo Medio Minoico III. La ricorrenza di linee ondulate multiple richiama motivi tipici di Kos e suggerisce lesistenza di uno stile locale MM. Furumark (1959: 202) riconosce un pezzo come Medio Elladico (Weickert 1940: 329 e pl. 24: 2), ma il frammento non specificatamente diagnostico e comunque potrebbe essere miceneo. Al momento non mi sembra che ci sia stata una nuova discussione a proposito della cronologia di questo materiale ceramico.

Degli otto frammenti frhmykenische (Weickert 1940: pl. 24), solo due, secondo Furumark, sono minoici. In realt la proporzione di frammenti micenei pi bassa: infatti Dickinson (1974: 118) riconosce solo due frammenti come micenei. La ceramica acroma di tipo egeo (Weickert 1957(1): pl. 30: 1; Hommel 1959-60: pl. 37-9; Weickert 195960: pl. 71) presenta caratteristiche minoiche piuttosto che micenee. Una parte cospicua del materiale ceramico, nonostante manchino notazioni a proposito della fabbrica, sembra proporre, stando ai profili, caratteristiche anatoliche (Weickert 1957(1): pl. 29 e 30: 2; Hommel 1959-60: pl. 40). I motivi che ricorrono negli schemi della ceramica del primo periodo includono doppie asce, bande foliate, volte ogivali, edera sacrale, spirale, increspature, zig-zag e moduli complessi come composizioni floreali e marine. Si concordi sul fatto che gran parte della ceramica pi antica sia da datare intorno al Medio Minoico III/Tarco Minoico I e consiste di vasi di fattura piuttosto corsiva prodotti localmente, mentre i pezzi pi accurati sono stati inizialmente classificati come importazioni (Schiering 1975 e Weickert 1959-60) da Creta (Gdecken 1988). In realt lo studio petrologico e relativo alla mineralogia dellargilla ha indicato che nei tre livelli le argille risultano locali, comprese quelle della ceramica che inizialmente era sembrata dimportazione (Gdecken 1988: 310). Sul metodo seguito e sui limiti che impone tale tipo di analisi si veda Gdecken 1988. Dal momento che non sono stati pubblicati profili dei frammenti non possibile identificare le forme. La proporzione di ceramica Tardo Minoica IA forse dovuta anche ad un fenomeno di conservatorismo delle botteghe locali. Le case del primo periodo non vengono ricostruite dopo la distruzione e ci ben visibile in sdabschnitt (Schiering 1959-60: beilage 2 e 4). La prima sottofase di Mileto IV termina in una distruzione, le cui cause rimangono incerte, ma che avviene in connessione con leruzione di Thera, visto che tephra stata rinvenuta in questo livello. Larchitettura comunque poco preservata e difficile da interpretare. La seconda distruzione, avvenuta durante Tardo Minoico II/Tardo

Elladico IIB e risultato di un incendio (Weickert 1940: 327; Schiering 1959-60: 5) pu essere stata causata da una guerra, forse traccia della conquista micenea, dal momento che il successivo insediamento di Mileto V assume un carattere quasi completamente miceneo. 1.3.4 Linsediamento del secondo periodo Mileto V-VI dovrebbe risultare corrispondente al secondo periodo di Weickert, scavato nel 1955-57, 1968, e di recente nel 1994-1995: ne rimangono poveri resti di abitazioni che risultano di difficile lettura. E verosimile che questo insediamento corrisponda alla Millawanda delle fonti ittite. Solo due delle case, di forma rettangolare, sono preservate abbastanza bene per dare unidea della loro pianta e potrebbero avere paralleli con larchitettura domestica del periodo miceneo, ma nello stesso tempo potrebbero essere riconducibili (Niemeier 1998: 30) a schemi della tradizione anatolica; questo vale anche nel caso dei focolari circolari in argilla trovati nelle due abitazioni e presenti in entrambi i contesti culturali. Al momento non si hanno dati a sufficienza per spiegare se questi elementi architettonici si inseriscono in un ambiente anatolico o se siano da collegare allinfluenza che i micenei esercitano in questo periodo sul sito. La porzione dellinsediamento del secondo periodo deve aver avuto una particolare importanza nella produzione ceramica: ci suggerito dalla presenza di ben sette fornaci, del tipo circolare, ovale e a pilastro centrale in mattoni crudi o banchina (Niemeier 1998: 31; Weickert 1957(1): 112-13; Schiering 1959-60: 12-13). Le quattro fornaci del primo tipo sono conosciute in Grecia dal periodo Medio Elladico in avanti e quindi potrebbero rappresentare unimpronta egea. Daltro canto, per, un tipo di fornace simile stata trovata a Limantepe e datata a Troia VI (XVIII-XVII sec. circa), quindi precedente alla presenza micenea. Il secondo tipo, non molto dissimile dal primo, ha al posto di un pilastro o di una banchina centrale due muretti in mattoni crudi di cui si pu citare a confronto un esempio nella Creta micenea. Il terzo tipo, probabilmente coperto a volta, caratterizzato da condotti per laria calda separati da muri in mattoni crudi che corrono paralleli: in questo caso si tratta di un tipo di fornace minoico

conosciuto a Creta dal 1900 al 1400. Le osservazioni fatte suggeriscono che nella Mileto dellepoca operava una forte tradizione ceramica di carattere minoico (Niemeier 1998: 31). Dagli scavi condotti nella prima parte del secolo scorso, solo 27 frammenti di vaso appartenenti alla seconda fase, sono stati pubblicati (Weickert 1957(1): pl. 31; Schiering 1959-60: pl. 7: 2, 9: 2-3, 10: 3-4, 11: 1, 13: 1, 36, 9; Hommel 1959-60: pl. 42-4). Sembrerebbe che siano tutti micenei, con alcuni pezzi dubbi, forse riconducibili alla tradizione di tipo anatolico (Weickert 1959: 185). Ci mancano per dati precisi per valutare il rapporto numerico tra materiali riconducibili a una produzione di tipo miceneo e materiali appartenenti invece alla produzione di tipo anatolico. Il riempimento della seconda fase, che individua il livello di distruzione, ha restituito invece ceramica decorata micenea da datare alla transizione Tardo Elladico IIIA:2/Tardo Elladico IIIB:1; anche la ceramica priva di decorazione nella gran parte (Weickert 1959: 185) di tipo miceneo. La ricorrenza di forme ceramiche o di una tipologia decorativa riconducibile a una tradizione anatolica inferiore al 5%. Tra laltro il riempimento ha restituito una figurina a phi micenea che pare sia importata dallArgolide. Levidenza circa la presenza micenea nel secondo periodo in realt meno chiara di quella minoica nel primo periodo. Larchitettura non offre molti appigli ma la predominanza di ceramica domestica di tipo miceneo e la figurina possono costituire buoni indizi per una presenza micenea a Mileto. La prima sotto-fase del secondo periodo la meno documentata e risulta impossibile discernere il processo per cui Mileto minoica diventa un insediamento a cultura micenea. Questo deve essere avvenuto nel Tardo Elladico IIB/Tardo Elladico II poich la ceramica IIIA1 (Schiering 1959-60: pl. 9: 2, 13: 6; Hommel 1959-60: pl. 42: 1) micenea come la IIIA2 (Schiering 1959-60: pl. 13: 3-5 e 9; Hommel 1959-60: pl. 42: 2, 43, 44). Il secondo insediamento viene distrutto da un fuoco nel corso del Tardo Elladico IIIA2 (Schiering 195960: 5 e pl. 13: 5; Hommel 1959-60: pl. 42: 2, 43: 1-4 ceramica dal livello di distruzione). Schiering considera che una distruzione a causa

di una guerra non sia improbabile, cosa che potrebbe spiegare il fatto che linsediamento del terzo periodo fortificato. La distruzione di Mileto V datata quindi dalla presenza di ceramica micenea alla fine del periodo Tardo Elladico IIIA:2 che potrebbe corrispondere alla data storica della distruzione di Millawanda da parte delle truppe del gran re ittita Mursili II. 1.3.5 Linsediamento del terzo periodo Il livello del terzo periodo, corrispondente probabilmente a Mileto VI della nuova sequenza e messo in luce negli scavi recenti, risulta in gran parte disturbato: al momento non sono stati esposti in alcun luogo livelli privi di intrusioni pi recenti . Il complesso di abitazioni incentrato su una corte messo in luce sulla collina dello stadio (Mellink 1974: 114; Hommel 1975: 37-38, plan 1), che doveva costituire presumibilmente il punto pi alto allinterno dellinsediamento di Tardo Bronzo, comprende un edificio che stato interpretato come un megaron. Inizialmente interpretato come un possibile palazzo miceneo (Mee 1978: 136; Freu 1987: 144), stato, in seguito agli scavi recenti, datato al periodo successivo la distruzione persiana del 494 a.C. (Niemeier 1998: 35). Nellarea del Tempio di Atena i resti sono poco preservati e la ricostruzione delle planimetrie risulta opera difficile. Le abitazioni del terzo periodo non differiscono, da quanto dato al momento sapere, rispetto a quelle del periodo precedente (Schiering 1959-60: beilagen 2 e 5). Sebbene non si conosca la proporzione tra ceramica di tradizione anatolica e quella micenea, questultima numerosa e datata al Tardo Elladico IIIB e IIIC. Sono stati trovati due frammenti di pithoi, prodotti localmente, che riportano incisi due segni che potrebbero essere, ma non certo, in Lineare B: non si esclude per che in un caso possa trattarsi di un segno ittita a forma di freccia, e nellaltro di una variante locale di un segno in Lineare B (Niemeier 1998: 37). La presenza di un piccolo idolo femminile in terracotta dipinto del tipo a psi, anche se da ricondurre alla ritualit connessa ai sacelli domestici (Gdecken 1988: pl. 19f), da sola non sufficiente per provare attivit rituali connesse con i micenei. In relazione allabitato del terzo periodo, stando alla ceramica, da

considerare la necropoli di Deirmentepe, a SO del tempio di Atena di cui si detto sopra. Lelemento architettonico pi notevole del terzo periodo costituito dalla cinta muraria messa in luce fin dal secolo scorso. La cinta, lunga quasi 1100 m, con bastioni ogni 15 m, racchiude unarea ampia approssimativamente cinquemila metri quadri (Mellink 1967: pl. 54; Kleiner 1969-70: 114-15, fig. 1). A un certo punto durante il Tardo Elladico IIIB il nuovo insediamento di Mileto viene munito di un muro di fortificazione (Mee 1978: 135). Ci sono dispute sulla datazione della cinta (Voigtlnder 1975: 33). Non pu essere stata costruita molti secoli dopo la distruzione del secondo insediamento, come si ipotizza (Weickert 1959-60: 2-3; Hommel 1959-60: 36), poich la cinta esisteva quando le case del terzo periodo nel sdabschnitt e ostabschnitt erano state costruite. Non c evidenza di un periodo di abbandono temporaneo. Un terminus post quem fornito dal ritrovamento, presso il muro e in buona connessione stratigrafica, di una stirrup jar FS179 quasi completa (Weickert 1957: 121 e pl. 35: 1-2) datata al IIIB, anche se le conchiglie bivalve sulla spalla richiamano uno schema IIIA2 (Mee 1978: 135). Basandosi sul fatto che i bastioni sono spaziati regolarmente, Mallawitz (1959-60: 74-5) esclude che la cinta muraria sia micenea e ne ipotizza una origine ittita. Ipotesi respinta da Kleiner (1969-70: 114) il quale osserva che Enkomi, a Cipro, costituisce il prototipo di questo tipo di costruzione; Voigtlnder (1975: 31-3) dal canto suo indica che la somiglianza tra Enkomi e Mileto dovuta alla simile topografia dei due siti mentre sussiste una differenza di costruzione: secondo lo studioso si tratterebbe di un sistema kastenmauer caratteristico dellarchitettura ittita. Dal momento che lUnterburgmauern di Tirinto anche un kastenmauer si pensa che Mileto (Naumann 1971: beilage 1; Tritsch 1968: 130) abbia costituito un altro punto di contatto e di incontro, in questo caso per quanto riguarda alcune soluzioni architettoniche, tra mondo egeo e mondo anatolico. La cinta fortificata del terzo periodo quindi sembrerebbe fornire unevidenza dellinfluenza ittita. Inoltre risulta interessante, a tal proposito, il frammento di un cratere Tardo Elladico IIIB/C (Weickert 1959-60: pl. 72. 1) che presenta dipinto un oggetto conico con corni

simmetrici e arricciati verso lalto, disposti sui due lati. Interpretato dallo scavatore come sostegno di culto (Weickert 1959: 65; Vermeule, Karageorghis 1982: 166, n. XIII.5) secondo altri (Mee 1978: 136) sarebbe da interpretarsi come una tiara cornuta simile a quelle portate dalle divinit e dai sovrani ittiti. Inoltre, tre delle spade provenienti dal cimitero di Deirmentepe presenterebbero caratteristiche vicino orientali, e connessioni con lambiente ittita (Niemeier 1998: 39). E segnalata anche la presenza di una fiasca ittita (Mellink 1975: pl. 39, 9), ma sarebbe stata importata. Anche se i produttori di ceramica attivi a Mileto in questo periodo potevano riprodurre oggetti di importazione micenea senza difficolt (Kleiner 1969-70: 118 e pl. 21: 1) questo non elemento sufficiente per dedurre che questi fossero micenei. Da notare per che la ceramica non dipinta spesso non presenta limpasto micaceo tipico della produzione dellAnatolia sud-orientale; Il livello del terzo periodo ha restituito, inoltre, due crateri (Weickert 1957(1): pl. 32-4) che sembrano simili ad alcuni trovati a Ugarit, datati al Tardo Elladico IIIB/C (Courtois 1973: 153-64); in generale la ceramica (Schiering 1959-60: pl. 14-17; Hommel 1959-60: pl. 49. 250) richiama alla mente quella del Dodecanneso, specie nel caso dei tre legged tankard. Mileto subisce una ulteriore distruzione durante il Tardo Elladico IIIC: Schiering (195960: 5) crede che il sito non sia stato rioccupato ma pare che i dati degli scavi successivi (Kleiner 1969-70: 115) non supportino questa conclusione. 1.4 Osservazioni conclusive La presenza di coloni cretesi a Mileto un dato di fatto. Non solo evidente la presenza di ceramica minoica di produzione locale e importata ma anche le abitazioni del primo periodo sono riconducibili a una tradizione di carattere minoico, stando anche alla presenza di muri stuccati. Mileto tra quei siti, assieme a Kythera, Ialysos, Trianda su Rodi, Serraglio su Kos, considerati quasi come colonie minoiche poich presentano ceramica di carattere domestico minoica (importata e locale), evidenze di culto minoico, abitudini, schemi architettonici e stili decorativi minoici. La citt

sarebbe collocata su una delle tre rotte che collegano differenti aree dellEgeo: in questo caso si tratterebbe della rotta che da Kasos, Karpathos e Rodi si dirige verso linterno dellAnatolia (Iasos, Knido, Mileto) e a Cipro e al Vicino Oriente (Vance Watrous 2001). Per nel caso di Mileto non tutti i parametri sono rispettati: una sola figurina non pu attestare che si svolgesse culto di tipo minoico allinterno della citt. Occorre inoltre specificare che questi scavi sono di estensione ridotta, talvolta piccole trincee, e bisogna essere cauti nelle generalizzazioni (Rehak, Younger 2001: 429). Sembra possibile che linsediamento sia esistito prima dellarrivo dei cretesi, stando alla produzione di ceramica monocroma anatolica (Mee 1978: 149). Sulla durata della transizione che porta la Mileto minoica a diventare micenea non si sa molto; probabile che non si sia trattato di un cambio drastico ma, come in altri casi documentati, le importazioni di ceramica minoica non sono sopravvissute alla distruzione dei palazzi minoici. Lesistenza di un cimitero di tombe a camera sulla collina di Deirmentepe suggerisce che gente micenea era insediata a Mileto, fatto confermato dalla architettura domestica, specie del terzo periodo. Ceramica di tradizione anatolica presente nel secondo periodo ma non se ne conosce lesatta consistenza in relazione al terzo. Occorre per tenere presente che non si conosce lesatta percentuale e il rapporto numerico tra la ceramica micenea e per quel che riguarda i vecchi scavi. Comunque verosimile che la componente anatolica abbia avuto un certo ruolo se consideriamo ad esempio le affinit che intercorrono tra la cinta muraria di Mileto e quelle dei siti ittiti. Mileto durante lEt del Bronzo, stando alle attestazioni di materiale ceramico (Niemeier 1997: 244; Kozal 2000) abitata quindi da popolazione di cultura micenea (Gorman 2001). La distruzione del secondo periodo avviene nel tardo XIV sec, periodo in cui la Millawanda dei testi ittiti venne distrutta da Mursili II. In realt quale sia stato lesatto carattere dellinfluenza minoico/micenea nella Mileto di Et del Bronzo, se si trattato di un insediamento o di un fenomeno di acculturazione rimane ancora un problema aperto che suscita dibattito e alla cui soluzione si spera che possano contribuire i lavori del nuovo progetto varato dagli studiosi

tedeschi. Ci sono tracce di una influenza ittita durante la seconda met del XIII sec, periodo in cui, stando alle fonti scritte, il controllo ittita su Millawanda fu ristabilito. Risulta sempre pi evidente (Niemeier 1998: 40) che ci sono notevoli corrispondenze tra levidenza archeologica proveniente dalla Mileto dellEt del Bronzo e le informazioni storiche su Millawanda.

MILETO Indice analitico per soggetti principali

Stratigrafia e architettura:

Wiegand 1908: 7-9; von Gerkan 1925: 73-7 e 113-116; 1935: 8-9; Weickert 1940: 327; primo periodo: Schiering 1959-60: 5-8 e Beilage 2-4; Mee 1978: 134; Weickert 1959-60: 63-4; Hommel 1959-60: 31-33; Niemeier 1997; 1998: 27-28; secondo periodo: Mee 1978: 135; Niemeier 1998: 30-34; Weickert 1957(1): 112-13; Schiering 1959-60: 12-13; terzo periodo: Mellink 1974: 114; Hommel 1975: 37-38 plan 1; Mee 1978: 135136; Niemeier 1998: 34-38; Schiering 1979; fornaci: Niemeier 1998: 31-32; Weickert 1957(1): 112-13; Schiering 1959-60: 12-13; cinta muraria: Mellink 1967: pl. 54; Kleiner 1969-70: 114-15, fig. 1; Mee 1978: 135-136; Niemeier 1998: 35, 38; Voigtlnder 1975: 31-33; Weickert 1959-60: 2-3; Hommel 1959-60: 36; Mallawitz 1959-60: 74-5; Kleiner 1969-70: 114; Schiering 1979; rapporti di scavo generali: Gerkan von 1925, 1935; Kleiner 1960: 41; 1964: 58; 1966: 11-14; 1967: 30; 1968a: 9-10; 1968b: 75; 196970, 1970: 122; 1971: 45; 1972: 51; Kleine 1979; Mellink 1956: 379-80; 1959: 81-82; 1961: 48; 1963: 186; 1964: 161-162; 1969: 211; 1971: 169-70; 1976: 270; Mller Wiener 1986; Niemeier, Niemeier 1997; Niemeier 1998; Parzinger 1989; Schachermeyr 1962: 356-7; Schiering 1959/60; Schiering 1975; Schiering 1979; Voigtlnder 1975, 1983; Weickert 1940, 1957a, 1957 b: 24; 1958a: 31-32; 1958b: 30; 1959; 1959-60; Wiegand 1908, 1911; scavi recenti: Greaves, Helwing 2003: 94; Greaves, Helwing 2001: 505-506; (principalmente epoca tarda): Greave von 1991a, b; 1992; 1996; 1998; Mller-Wiener 1980; 1981; 1982; 1983; 1984; 1985; 1986a , b; 1988; 1989; 1990; von Mercklin 1920: 21; primo periodo: Weickert 1940: pl. 24; Weickert 1957(1): pl. 28-30; Schiering 1959-60: pl. 6-7: 1, 7: 3-4, 8-9: 1, 10: 1-2; 12: 3-5; Hommel 1959-60: pl. 32-41; Weickert 1959-60: pl. 69-70: 1, 71; Dickinson 1974: 118; Schiering 1975; Gdecken 1988; secondo periodo: Weickert 1957(1): pl. 31; Weickert 1959: 185; Schiering 1959-60: pl. 7: 2, 9: 2-3, 10: 3-4, 11: 1, 13: 1, 3-6, 9; Hommel 1959-60: pl. 42-44; Dickinson 1974: 118; terzo periodo: Niemeier 1998: 34, 37; Weickert 195960: pl. 72. 1; Weickert 1959: 65; Vermeule, Karageorghis 1982: 166, n. XIII.5; Mee 1978: 136; Mellink 1975: pl. 39. 9; Weickert 1957(1): pl. 324; Schiering 1959-60: pl. 14-17; Hommel 1959-60: pl. 49. 2-50; Kozal 2002: 68-69; Alkm 1970: 149; Bittel 1945: 55-6; Colonna 1963: 9, 14; Dawkins 1908: 334-5; Gorman 2001; Hanfmann 1948: 145; 1953: 4; Herrmann 1965; Huxley 1960: 13-14; Marinatos 1949: 16-17; Mee 1978: 133-136; 1980; 1984; 1986; 1988; Rehak, Younger 2001: 429; Sartiaux 1911; Schofield 1983; 1984; Steiner 1993; Vance Watrous 2001; Voigtlnder 1986a; Wiegand 1908: 9; Fimmen 1924: 15-16; Niemeier 1998: 36-37; Mee 1978: 133; morsi di cavallo: Wiesner 1938: 147; Przeworski 1939: 194 e pl. 13.3; H. Potratz 1941: 9, fig. 10; Bossert 1942: 60 e fig. 600; Lorimer 1950: 308; Sandars 1963: 136; . Potratz 1966: 107 e pl. 110; Wiesner 1968: 56 e fig. 14B; Bittel 1975: 301-3;

Ceramica

Sito e questioni generali

Tombe

Idoli in terracotta Stucchi affrescati

Gdecken 1988: pl. 19f; Niemeier 1998: 33, 37; Schiering 1959-60: 25, 30, pl. 18, 1; Weickert 1957(1): 110-111;

MILETO Bibliografia

Alkm 1970 Bittel 1945 Bittel 1975 Bossert 1942 Colonna 1963 Courtois 1973

Dawkins 1908 Fimmen 1924 Freu 1987 Gerkan von 1925 Gerkan von 1935 Gdecken 1988

Gorman 2001 Graeve von 1991a Graeve von 1991b Graeve von 1992

Graeve von 1996 Graeve von 1998 Greaves, Helwing 2001 Greaves, Helwing 2003 Hanfmann 1948 Herrmann 1965

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Kozal 2002

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Mee 1988

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Niemeier 1998

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Steiner 1993 Tritsch 1968 Vance Watrous 2001

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