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Aree naLurali proLeLLe nel
&RIULI6ENEZIA'IULIA
Direzione cenLrale risorse aricole
naLurali, oresLali e monLana
Direzione centrale risorse agricole,
naturali, forestali e montagna
Aree naturali protette nel
Friuli Venezia Giulia
Direzione centrale risorse agricole, naturali, forestali e montagna
Servizio tutela ambienti naturali, fauna e Corpo forestale regionale
Aree naturali protette nel Friuli Venezia Giulia.
1a edizione: 1999.
1a ristampa: 2001.
2a ristampa: 2005, edizione aggiornata.
Coordinamento e testi: Franco Musi
Collaborazioni: Valerio Bernardis, Andrea Cadamuro, Graziano Danelin, Dario Di Gallo,
Daniele De Luca, Fabrizio Florit, Kajetan Kravos, Damijana Ota, Michela Prevarin, Stefano
Santi, Glauco Vicario.
Cartine: Elena Missio
Foto: Archivio Parco Dolomiti Friulane: 58 in alto a dx.
Archivio Parco Prealpi Giulie: 80 in alto
Valerio Bernardis: 77 in basso a dx.
Mauro Bertossi - LIPU: 109, 110 in alto, 111, 112, 113 in basso, 121, 125 tutte, 126 in alto,
128 in alto, 132 in basso, 133, 134 in alto, 135 a sin, 136.
Carlo Blason: 132 in alto.
Gianfranco Canderan: 30, 51 in basso, 78 in alto, 98 in basso, 100 in basso, 101 tutte, 158
in basso, 166 in alto.
Massimo Cargnel, per concessione S.M.A. n.1604 del 9.11.1991: 105, 115, 129.
Andrea dallAsta: 77 in alto, 152 in alto, 235.
Daniele De Luca: 48 in basso.
Alessandro Di Daniel: 28, 53, 56 tutte, 60, 85, 87 tutte, 88, 89 tutte.
Dario Di Gallo: 10, 15, 22, 23, 27 le due in alto, 33, 36, 37, 38, 39 tutte, 41 in alto, 42, 43
tutte, 44, 45 tutte, 46 tutte, 48 in alto e al centro, 54 in alto, 58 in basso, 59, 61, 64 tutte, 65
tutte, 66 in alto a dx e in basso, 67, 69 tutte, 70 in alto e in basso a sin, 71 tutte, 72 tutte, 73
in alto a sin, 80 in basso, 81 tutte, 82 in basso, 93 tutte, 94 in basso, 145, 146, 147, 155 in
alto, 160 in alto, 161, 174 in alto a dx e in basso, 189, 191, 193, 195, 198, 200 a dx, 226, 231,
232.
Mario Di Gallo: 14, 25, 27 in basso, 47 in alto, 51 in alto, 52 in alto 75, 76 in alto e al cen-
tro, 77 in basso a sin, 229.
Luigino Felcher - LIPU: 113 in alto, 134 in basso, 135 a dx.
Karlo Ferleti c: 143.
Lorenzo Fogale: 18, 122 in basso, 148 in alto, 149, 207, 215, 218, 222, 223, 224, 228.
Fulvio Genero: 91, 98 in alto, 99, 100 in alto.
Kajetan Kravos: 78 in basso a dx, 96, 120 in basso, 122 in alto, 123, 124 tutte, 127, 142, 181,
182 tutte.
Luca Lapini: 233.
Paolo Lenardon: 52 in basso, 119, 148 in basso, 154 tutte, 155 in basso, 156, 157 in basso,
158 in alto, 159, 178 in alto, 179.
Giuliano Mainardis: 29, 73 in alto a dx e in basso a sin, 74 in alto, 79 tutte, 95 tutte, 200 a sin.
Roberto Michielis: 58 in alto a sin.
Franco Musi: 17, 40, 41 in basso, 66 in alto a sin, 70 in basso a dx, 73 in basso a dx, 76 in
basso, 78 in basso a sin, 90 in basso, 97, 103, 108, 118, 120 in alto, 126 in basso, 131, 150
a sin, 176 a sin, 187, 210.
Damijana Ota: 16, 94 in alto, 102, 127, 128 in basso, 150 a dx, 151, 152 in basso, 160 in
basso, 163, 164 in basso a dx e a sin, 166 in basso, 168, 169 tutte, 170 tutte, 173 in basso,
174 in alto a sin, 175, 177, 180, 181, 204, 205, 211 tutte, 212, 217, 227, 233 in alto.
Roberto Parodi: 234.
Fabio Perco: 110 in basso, 173 in alto.
Marco Pradella: 47 in basso, 54 in basso, 55, 57, 90 in alto a sin.
Roberto Valenti: 19, 26, 49 tutte, 50 tutte, 74 in basso, 139, 140, 157 in alto, 164 in alto,
165 tutte, 167, 176 a dx, 178 in basso.
Glauco Vicario: 106, 107, 114.
Gianni Viel: 82 in alto.
Stefano Zanini: 90 in alto a dx.
Progetto grafico copertina: Direzione della Comunicazione Regione FVG
Impaginazione e stampa: Arti Grafiche Friulane S.p.A. - Udine
INDICE
Presentazione
Introduzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 7
I parchi naturali regionali
Parco naturale delle Dolomiti Friulane . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 33
Parco naturale delle Prealpi Giulie . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 61
Le riserve naturali regionali
Riserva naturale Forra del Torrente Cellina . . . . . . . . . . . . . . . . 85
Riserva naturale del Lago di Cornino . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 91
Riserve naturali Foci dello Stella e Valle Canal Novo. . . . . . . 103
Riserva naturale della Foce dellIsonzo. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 115
Riserva naturale della Valle Cavanata . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 129
Le riserve naturali del Carso . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 137
Riserva naturale dei Laghi di Doberd e Pietrarossa. . . . . . . . 143
Riserva naturale delle Falesie di Duino . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 153
Riserva naturale del Monte Lanaro . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 161
Riserva naturale del Monte Orsario. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 167
Riserva naturale della Val Rosandra. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 171
Le aree di reperimento . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 183
I biotopi naturali regionali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 213
Fonti legislative
Legge 6 dicembre 1991, n.394 (estratto) . . . . . . . . . . . . . . . . . . 239
Legge regionale 30 settembre 1996, n.42 (estratto) . . . . . . . . 244
PRESENTAZIONE
Verso la fine degli anni 70 ha visto la luce, in Friuli Venezia Giulia,
il Piano Urbanistico Regionale quale strumento di indirizzo e di
coordinamento delle politiche territoriali. il primo esempio in
Italia di pianificazione generale (in scala regionale), che riunisce e
coordina in un unico, ordinato e coerente disegno lo sviluppo dei
caratteri paesistici locali e la valorizzazione delle risorse territoriali,
ambientali, sociali ed economiche. Con lapprovazione del Piano si
inaugura, dunque, una convergenza importante sul binomio conser-
vazione e sviluppo, legando la pianificazione ordinaria al riconosci-
mento istituzionale della componente ambientale e naturalistica del
territorio. cos che il Friuli Venezia Giulia, pur rappresentando un
territorio fortemente antropizzato, si qualifica anche per il suo eleva-
to valore naturalistico, dato dalla variet degli ambienti e della sua
posizione biogegrafica. Nonostante siano trascoarsi 30 anni e sia cre-
sciuta a livello europeo, nazionale e regionale lattenzione nei con-
fronti delle tematiche ambientali, lintuizione del PURG di promuo-
vere un rapporto corretto fra istituzioni e governo del territorio resta
quanto mai attuale, cos come attuale resta la individuazione dei luo-
ghi da sottoporre a particolare tutela, prevedendo il diretto coinvolgi-
mento delle Am ministrazioni locali nellattuazione dei conseguenti e
specifici interventi.
Una previsione, questa, dal non trascurabile valore aggiunto, che ha
consentito alle stesse Comunit locali di diventare protagoniste atti-
ve delle scelte, anzich accettarle. Lattualit di questa impostazione,
volano per nuove sinergie fra realt sociali e naturali, ha indotto
lAmministrazione regionale alla ristampa del volume Aree naturali
protette: parchi, riserve e biotopi del Friuli Venezia Giulia, auspican-
do che le conoscenze e le informazioni in esso raccolte possano favo-
rire il perseguimento di uno sviluppo che, pur rispondendo alle
necessit del presente, non comprometta la capacit delle generazio-
ni future di soddisfare le proprie.
Enzo Marsilio
Assessore regionale alle risorse agricole,
naturali, forestali e montagna
4
Grande il senso di responsabilit in chi, quotidianamente, deve gesti-
re un patrimonio naturalistico cos particolare e ricco di valori di asso-
luta eccellenza come quello del nostro territorio regionale. A tutti i
livelli, le donne e gli uomini impegnati nella Direzione centrale risor-
se agricole, naturali, forestali e montagna avvertono questo particolare
incarico che deriva loro da una competenza dufficio, che anche pas-
sione personale, impegno etico. Poich il nodo essenziale che tutti
siamo chiamati ogni giorno a risolvere quello determinante dello svi-
luppo sostenibile, dellintreccio necessario tra le ragioni delleconomia,
le ragioni della societ e quelle dellhabitat naturale, dove per da
queste ultime che ricaviamo laria da respirare, il cibo da mangiare, i
colori, i profumi e i sapori che allietano la nostra vita. Si rendeva quin-
di necessario ed utile ristampare questo prezioso vademecum, edito nel
1999 e ristampato nel 2001, rapidamente esaurito e da molti pi volte
ancora richiesto poich, vorremmo dire, indispensabile a riassumere
con rara incisivit e chiarezza, grazie ai testi di Franco Musi ed al lavo-
ro coordinato di molte persone appassionate ed esperte che qui tutte
ringraziamo, le grandi qualit di un ambiente naturale davvero unico.
Unico per il suo porsi come crocevia naturale allintersecarsi delle tre
grandi aree socio-geografiche del continente europeo: larea illirico-bal-
canica, che ancora si legge nelle steppe della landa carsica, larea medi-
terranea, che ammanta con i lecci le scogliere calcaree, ed infine larea
centro-europea, affidata alle robuste querce dalle grandi ombre. Unico
per la sua capacit di compensare, in poche decine di chilometri, pae-
saggi e panorami cos diversi e cos significativi, ricchi di una biodiver-
sit singolare e che molti ci invidiano, ma tale da impegnare chi ha il
compito della conservazione della natura e del necessario progresso del-
luomo in un duro ed incessante lavoro di sintesi e di proposta che qui
viene riassunto ed esemplificato fino a giungere allattuale sistema di
parchi, riserve e biotopi, sistema perfettibile sicuramente, ma comun-
que testimone di un impegno incessante e di unattenzione estrema alle
ragioni del bene di tutti, uomini e no.
Augusto Viola
Direttore centrale
5
Informazioni:
Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia
Servizio tutela ambienti naturali, fauna e Corpo forestale regionale
Uffici di via di Toppo 40 - 33100 Udine
tel. 0432 555290 - fax 0432 507751 - e-mail: parchi@regione.fvg.it
Parco naturale regionale delle Dolomiti Friulane e
Riserva naturale regionale della Forra del Cellina
Ente Parco naturale delle Dolomiti friulane
Via Vittorio Emanuele, 27, 33080 Cimolais (PN)
tel. 0427 87333 - fax 0427 877900 - e-mail: info@parcodolomitifriulane.it
www.parcodolomitifriulane.it
www.parks.it/parco.dolomiti.friulane/index.html
www.parks.it/riserva.forra.cellina/index.html
Parco naturale regionale delle Prealpi Giulie
Ente Parco naturale delle Prealpi Giulie, Piazza Tiglio, 3, 33010 Resia (UD)
tel. 0433 53483/53534 - fax 0433 53129 - e-mail: info@parcoprealpigiulie.org
www.parcoprealpigiulie.org;www.parks.it/parco.prealpi.giulie/index.html
Riserva naturale regionale del Lago di Cornino
Comune referente: Forgaria nel Friuli, Piazza Tre Martiri, 4,
33030 Forgaria nel Friuli (UD) tel. 0427 808042
Centro visite tel./fax 0427 808526
www.parks.it/riserva.lago.cornino/index.html
Riserve naturali regionali della Valle Canal Novo
e delle Foci dello Stella
Comune referente: Marano Lagunare tel. 0431 67049
Centro visite: Via delle Valli, 2 - 33050 Marano Lagunare (UD)
tel. 0431 67551 - fax 0431 67930
www.riservenaturali.maranolagunare.com
www.parks.it/riserva.valle.canal.novo/index.html
www.parks.it/riserva.foci.stella/index.html
Riserva naturale regionale della Foce dellIsonzo
Comune referente: Staranzano, Piazza D. Alighieri, 26
34079 Staranzano (GO) tel. 0481 716917
www.parks.it/riserva.foce.isonzo/index.html; www.isoladellacona.it
Riserve naturali regionali della Valle Cavanata,
dei Laghi di Doberd e Pietrarossa,
delle Falesie di Duino, del Monte Lanaro,
del Monte Orsario e della Val Rosandra
Organo gestore: Direzione centrale risorse agricole, naturali, forestali
e montagna - Servizio tutela ambienti naturali, fauna e Corpo forestale regionale
Uffici di via di Toppo, 40, 33100 UDINE
tel. 0432 555290 - fax 0432 507751 - e-mail: parchi@regione.fvg.it
www.parks.it/riserva.valle.cavanata/index.html
www.parks.it/riserva.laghi.doberd/index.html
www.parks.it/riserva.falesie.duino/index.html
www.parks.it/riserva.monte.lanaro/index.html
www.parks.it/riserva.monte.orsario/index.html
www.parks.it/riserva.val.rosandra/index.html
6
Introduzione
LA CONSERVAZIONE DELLA NATURA
E LO SVILUPPO SOSTENIBILE
Luomo e la natura: un rapporto ancora irrisolto con la continua
illusione del primo di esercitare una posizione di dominio e con-
trollo sulla seconda attraverso lo sviluppo delle tecnologie e della
conoscenza dei meccanismi che regolano la vita sulla terra. In fin
dei conti, millenni di esperienza dimostrano continuamente che
la soluzione di un problema ne propone immediatamente molti
altri fino ad allora sconosciuti. La natura, il mondo in cui vivia-
mo ben lontano dallessere compreso e meno ancora domina-
to. per questo che il comportamento delluomo moderno do -
vrebbe essere improntato ad un grande rispetto e umilt ed il
tema della conoscenza e della cultura naturalistica dovrebbero
avere un ruolo primario nei singoli e nelle societ.
Gli ultimi decenni del secolo scorso hanno visto nascere, cresce-
re e diventare centrale il tema dellambiente nelle politiche degli
stati riguardanti luso delle risorse naturali e territoriali. I princi-
pi sanciti dalla comunit internazionale sulla limitatezza delle
risorse, la protezione e conservazione della diversit biologica,
lintegrazione degli aspetti economici e ambientali secondo
modelli di sviluppo sostenibile per lambiente hanno come fine
ultimo quello di assicurare la pi alta qualit di vita non solo alle
popolazioni umane presenti ma anche alle future generazioni.
Questi concetti sostengono anche gli atti formalmente sotto-
scritti da moltissimi governi nazionali, quali la Conferenza di Rio
de Janeiro del 1992 su Ambiente e sviluppo o il trattato
9
dellUnione Europea di Maastricht che, allart. 2, pone quale
obiettivo dellUnione stessa una crescita sostenibile, non infla-
zionistica e che rispetti lambiente. Eppure la politica economi-
ca prevalente ancora dominata da principi diversi, che perse-
guono la standardizzazione dei beni prodotti e dunque non riten-
gono la variet e la diversit un valore positivo: la standardizza-
zione rappresenta lesatta antitesi dei processi evolutivi biologici
che, in tempi lunghissimi e come conseguenza di eventi casuali,
hanno dato luogo a quella enorme quantit di variabili vegetali
ed animali che oggi vengono sinteticamente definiti come biodi-
versit. soprattutto in rapporto quindi ai modelli di sviluppo
dominanti che si deve inten-
dere lo sforzo culturale e sci -
entifico che la politica di li vel-
lo locale, nazionale e planeta-
rio deve svolgere e dovr raf-
forzare per raggiungere un
soddisfacente equilibrio fra
economia ed ecologia.
La conservazione della natura
intesa co me difesa ecologica
dellambiente assume allora
altrettanta importanza rispet-
to allaltro grande filone ope-
rativo di tutela delle risorse, rappresentato dalle norme, abbon-
dantissime e dagli interventi, sofisticatissimi, messi in atto per la
difesa tecnologica dellambiente stesso. Le linee strategiche per
la conservazione della natura sono tracciate nellUnione Europea
dalla Direttiva Habitat n. 43 del 1992 relativa appunto alla con-
servazione degli habitat naturali, della flora e della fauna selvati-
ca. Con questa Direttiva lUnione si propone di realizzare una
Rete Ecologica Europea (EECONET) secondo un progetto
denominato Natura 2000 che individua e tutela in forme diver-
se a secondo della loro importanza, aree, siti e zone di grande
valenza naturalistica. In Italia dunque, come negli altri Stati
membri dellUnione, si dovr costituire una rete ecologica nazio-
nale che risulter dalla sommatoria delle azioni concretamente
i nt r oduz i one 10
Prato fiorito
di Lavinal dellOrso.
l ev ol uz i one nor mat i v a nel f r i ul i v enez i a gi ul i a
svolte sia a livello statale che regionale. Per la formazione della
rete ecologica nazionale i parchi e le riserve assumono il ruolo di
nodi interconnessi tra di loro e con altre aree di rilevante interes-
se naturalistico e da corridoi ecologici a cui si frappongono zone
cuscinetto o di transizione in modo tale da costruire una vera e
propria infrastruttura ambientale estesa allintero territorio. La
rete ecologica nel rapporto uomo territorio pu rappresentare,
attraverso il contenimento della riduzione degli habitat e lindivi-
duazione delle capacit di carico compatibili con le caratteristi-
che dellambiente circostante, un valido strumento per contra-
stare lerosione genetica e la semplificazione biologica, puntando
invece a conciliare i bisogni umani con il pi alto contenuto di
biodiversit dellambiente.
Secondo le finalit caldeggiate dal trattato dellUnione Europea,
perseguire il concetto di sostenibilit implica la ricerca di linee
di sviluppo economico che rispettino lambiente e operino per un
assetto territoriale equilibrato, in modo tale che, nel percorrere
il cammino della globalizzazione, si ricerchi il rispetto delle iden-
tit locali, in tutti i loro valori, naturali ed antropizzati.
Levoluzione normativa nel Friuli Venezia Giulia
La tutela della natura nella Regione Autonoma Friuli Venezia
Giulia presenta dal punto di vista storico molte analogie rispetto
alle altre regioni italiane ed europee, con evidenti particolarit
legate alla grande complessit territoriale in unarea piuttosto
limitata, densa di contenuti ambientali ma anche profondamen-
te segnata da processi storico-sociali che hanno reso estrema-
mente dinamico il rapporto tra la popolazione umana e lambien-
te naturale. Anche in questa Regione la politica del territorio ha
affrontato il tema della tutela ambientale come conseguenza di
un certo modello di sviluppo del secondo dopoguerra che, sep-
pure in modo certamente minore rispetto ai grandi poli indu-
striali italiani, aveva evidenziato lesistenza di inevitabili conflitti
fra i beni naturali e il loro uso a scopo economico. In questo
senso sono significativi i problemi emersi negli anni dopo il 1960
11
a proposito delle trasformazioni fondiarie fortemente incidenti
sullambiente e tutte tese a favorire unagricoltura intensiva nel-
lalta pianura dei magredi e nellintera fascia delle risorgive. Tutta
la fascia costiera ha subito notevoli pressioni per gli insediamen-
ti sia residenziali sia soprattutto turistici, mentre lintera Regione
ha visto la propria rete infrastrutturale radicalmente trasformata
con la conseguenza di una suddivisione del territorio in settori
che sono ormai sempre pi difficilmente comunicanti fra loro in
senso biologico. A partire dal 1970 lintera Regione venne sotto-
posta ad unaccurata analisi del proprio territorio al fine di pro-
durre il Piano urbanistico regionale generale (PURG) che dove-
va divenire il punto di riferimento per la pianificazione di livello
subordinato e cio principalmente quella dei piani regolatori
comunali.
Una parte determinante degli studi relativi al PURG venne riser-
vata alla componente ambientale e naturalistica del territorio
regionale nel quale si riconobbe la presenza di una serie di gran-
di habitat fortemente caratterizzati ma anche strettamente con-
nessi e interdipendenti, in modo tale da potersi configurare
come un vero e proprio sistema meritevole di essere considerato
determinante per un equilibrato rapporto fra uomo e natura, fra
conservazione e sviluppo. Il PURG vide la luce nel 1976 ma la
concomitanza con la tragedia del terremoto e la conseguente
emergenza che necessitava dinterventi straordinari ne ritard
lapprovazione fino al 1978; esso fu comunque il primo esempio
in Italia di pianificazione di scala vasta regionale, di valenza
generale e non settoriale.
La protezione della natura nel PURG si esplicitava attraverso
lindividuazione di una serie di territori da sottoporre a particola-
re tutela attraverso piani specifici che dovevano essere adottati
tuttavia dalle singole amministrazioni comunali interessate e
successivamente approvati dalla Regione. Le aree individuate
costituivano un vero e proprio sistema in quanto gravitavano su
tutti i principali ambienti naturali regionali e cio quello dei rilie-
vi alpini e prealpini, della pianura e dellarco costiero, dellalto-
piano carsico e infine di tutti i fiumi significativi che assumeva-
no il ruolo di connettivo delle aree precedentemente citate.
i nt r oduz i one 12
l ev ol uz i one nor mat i v a nel f r i ul i v enez i a gi ul i a
In questo modo il territorio soggetto a particolare tutela raggiun-
geva oltre il 30% della superficie regionale con ben 14 parchi
naturali individuati e quasi i due terzi dei 219 Comuni della
Regione coinvolti nella complessa operazione di pianificazione e
successiva gestione. Proprio la gran complessit e delicatezza dei
meccanismi prefigurati dal PURG fu determinante per lo slitta-
mento di cinque anni del concreto avvio della sua attuazione
attraverso lemanazione di unapposita legge regionale, la n. 11
del 1983 per lappunto, che nel quadro della pi generale legis-
13
I parchi e gli ambiti
di tutela ambientale
previsti dal Piano
Urbanistico Regionale
Generale del 1978
interessavano oltre
il 30% del territorio
regionale.
i nt r oduz i one 14
l ev ol uz i one nor mat i v a nel f r i ul i v enez i a gi ul i a
lazione urbanistica regionale, dettava le norme particolari per
perseguire la politica prevista dalla pianificazione regionale in
materia di tutela della natura e di sviluppo compatibile con le
esigenze di tutela stessa. Una interessante osservazione che gli
esperti del settore fecero allepoca dellemanazione della legge
regionale n. 11/83 fu che con tale legge la Regione Friuli Venezia
Giulia si distingueva nettamente da tutte le altre Regioni italia-
ne e anche dagli altri modelli europei in tema di aree naturali
protette, poich anteponeva la fase di pianificazione a quella di
istituzione dei parchi e delle riserve riservando anzi proprio allat-
to di formale adozione del Piano il momento istitutivo dellarea
protetta.
Se da un lato questo modo procedurale proponeva senza indugi
i problemi di strutturazione e gestione del patrimonio naturale e
antropico facendo emergere immediatamente tutti i conflitti fra
le varie componenti e soggetti coinvolti, da un altro lato ha gene-
rato una evidente posizione di soggetto debole per le aree protet-
te previste dal PURG, di soggetti cio provvisori, non definiti sul
piano istituzionale e dunque non provvisti di propria autonoma
capacit decisionale e soprattutto impossibilitati ad esprimere
attraverso la concreta gestione del territorio, la validit del pro-
prio modello di governo territoriale.
15
NELLA PAGINA A FIANCO:
Nel medio e basso
corso i fiumi friulani
sono caratterizzati
da vasti alvei ghiaiosi.
Il Tagliamento fra
Bordano e Ragogna.
Il Friuli Venezia Giulia
una Regione
con il 43%
del territorio
montano:
nellimmagine
il gruppo
del Jf Fuart
nelle Alpi Giulie.
Di fronte a tale situazione la volont e la convinzione dei singoli
Comuni stata determinante nel definire i limiti di pratica appli-
cazione della legge regionale n. 11/83 con il risultato sostanziale
di una totale frammentazione del disegno prefigurato dal piano
generale regionale, realizzato solo in qualche luogo per parti
significative (Prealpi Carniche, p.e.) ma, pur dopo diversi anni,
con il sostanziale abbandono del primigenio e illuminato disegno
di sistema regionale delle aree naturali protette immaginato e
indicato dal PURG del 1978. Di fatto, ancora allinizio degli anni
90 erano lontani dalla istituzione i parchi della Carnia centrale,
di oltre met delle Alpi Giulie, di buona parte delle Prealpi
Giulie e Carniche, di pi della met dei sette parchi fluviali, del-
lintero parco della Laguna e di quello del Carso.
Ma, pur se con tutti i limiti e i condizionamenti posti dal diffici-
le percorso immaginato dalla singolarit della legge regionale,
diverse iniziative avevano preso avvio con indubbio successo e
interessantissimi risultati; i problemi maggiori dovevano rivelarsi
proprio sul terreno applicativo della pratica gestione. La legge
regionale n. 11/83 infatti si rivel uno strumento piuttosto insuf-
ficiente a dare indirizzi e stabilit istituzionale alle aree protette
comunque avviate. In realt infatti la legge denunciava carenze
i nt r oduz i one 16
Il Carso attualmente
conosce
una progressiva
e veloce
rioccupazione
delle specie forestali:
la landa carsica
in forte riduzione.
l ev ol uz i one nor mat i v a nel f r i ul i v enez i a gi ul i a
che erano la conseguenza di aver posto il problema della pianifi-
cazione piuttosto che quello dellistituzione e gestione come
tema e preoccupazione centrale del legislatore, come risultato
evidente della derivazione urbanistica della disciplina. Lur ba-
nistica si rivel ben presto anche insufficiente ad affrontare temi
e problemi di gestione del territorio extraurbano che sono appun-
to molto lontani dai modelli urbanistici conosciuti e gi normati:
si pensi ad esempio a temi come lagricoltura o la selvicoltura,
lallevamento, la caccia, la tutela della flora e della fauna, luso
del tempo libero, la ricerca scientifica e la didattica naturalisti-
ca. In altre parole la quasi totalit delle attivit di normale gestio-
ne nellambito di unarea naturale protetta e che sono i suoi prin-
cipali scopi istitutivi sfuggono o sono estranei alla disciplina
urbanistica. Tale convincimento diventato evidente come con-
seguenza dellesperienza anche in campo nazionale tant che la
legge quadro statale n. 394 del 1991 improntata sul principio
di autonoma disciplina della materia naturalistica anche dopo
importanti decisioni della Corte costituzionale che sancivano la
diversit sostanziale dei principi della tutela della natura. che
non potevano essere riassunti e contenuti completamente dagli
strumenti urbanistici.
17
La fascia costiera,
accanto ai grandi
insediamenti per il
turismo balneare
e dei poli industriali,
presenta ancora
notevoli estensioni
naturali. Nella foto
la foce del fiume
Stella allo sbocco
nella Laguna
di Marano.
In ambito regionale questi ragionamenti erano gi ben presenti
ed era ormai maturata la convinzione di un sostanziale aggiorna-
mento della legge regionale n. 11/83 per risolvere i problemi
ormai evidenti legati agli assetti istituzionali e gestionali delle
aree protette. Gi nel novembre 1991 con la legge regionale n.
53 venne stabilita una nuova e interessante normativa nei riguar-
di di uno dei settori pi controversi e conflittuali: quello della
gestione faunistica e della caccia nelle aree protette. Questa fu la
prima ma anche ultima integrazione della legge n.11 del 1983 poi-
ch pochi giorni dopo lo Stato eman la legge quadro in materia di
aree naturali protette e preci-
samente la legge 6 di cem-
bre 1991, n. 394. Con que sto
provvedimento lo Sta to italia-
no metteva fine ad un dibatti-
to che durava da almeno tren-
tanni e disponeva una strate-
gia per la creazione di aree
protette non solo di ca rattere
nazionale
ma anche di livello regionale
dettando alcune norme che
assumevano rango di riforma
economico sociale e pertanto non derogabili nelle singole leggi
regionali di recepimento. Lobbligo di adeguamento per le Re -
gioni venne prontamente rispettato dalla sola Regione Pie monte
che aveva peraltro gi una propria legislazione per i suoi parchi e
riserve naturali aderente alla nuova disciplina statale. Tutte le
altre Regioni che nei decenni precedenti avevano, come il Friuli
Venezia Giulia, sperimentato autonome e talvolta originali solu-
zioni legislative al problema della tutela ecologica dellambiente
si trovarono in oggettive difficolt tant che ancora al 1998 solo
13 Regioni avevano prodotto nuove leggi considerate adeguate
alla norma quadro statale.
Per quanto riguarda lesperienza regionale del Friuli Venezia
Giulia va ancora sottolineato il fatto che la legge statale inter-
venuta nel momento in cui si stava concretizzando il massimo
i nt r oduz i one 18
Il Lago di Doberd
uno dei pochi
esempi di acque
superficiali
nel territorio
carsico italiano.
l ev ol uz i one nor mat i v a nel f r i ul i v enez i a gi ul i a
sforzo e i maggiori risultati
per realizzare compiutamen-
te il disegno indicato dal
PURG del 1978.
I maggiori nodi conflittuali
erano ormai emersi e la quasi
totalit dei Comuni erano
stati coinvolti in un dibattito
positivo sulla necessit e op -
portunit di una tutela attiva
delle proprie risorse naturali
ed ambientali. Tutta la di -
scussione era caratterizzata
da una dialettica aperta e so -
prattutto contraddistinta dal -
la capacit di adeguamento
alle singole situazioni locali. I
Comuni stes si poi erano dive-
nuti protagonisti decisivi non
solo della fase pianificatoria
ma anche della seppur limita-
ta esperienza gestionale, so -
prattutto nella forma della as -
sociazione di Comuni per-
messa dalla nuova legge statale n. 142/90 in materia di autonomie
locali.
Fra i punti inderogabili posti dalla legge n. 394/91 si ricordano
come particolarmente importanti lobbligo di istituzione delle
singole aree protette con specifica legge, la partecipazione degli
Enti locali alla formazione e gestione dei parchi e delle riserve,
la predisposizione di specifici bilanci annuali di gestione, lado-
zione di misure di salvaguardia e di alcuni divieti per certe atti-
vit fra le quali la caccia. Il divieto di caccia quale presupposto
preliminare allistituzione di qualsiasi area naturale protetta ai
sensi della nuova legge quadro stato senza dubbio il motivo di
massima conflittualit fra le associazioni venatorie interessate e
il legislatore regionale determinando in modo sostanziale i limiti
19
La costa alta
dellAlto Adriatico:
le pi rappresentative
falesie
sono tutelate
oggi da una riserva
naturale.
AREE PROTETTE:
PARCHI NATURALI REGIONALI:
1. DOLOMITI FRIULANE ha 36.950
2. PREALPI GIULIE ha 9.402
RISERVE NATURALI REGIONALI:
3. FORRA DEL TORRENTE CELLINA ha 304
4. LAGO DI CORNINO ha 510
5. VALLE CANAL NOVO ha 124
6. FOCI DELLO STELLA ha 1.357
7. VALLE CAVANATA ha 341
8. FOCE DELLISONZO ha 2.338
9. LAGHI DI DOBERD
E DI PIETRAROSSA ha 726
10. FALESIE DI DUINO ha 107
11. MONTE LANARO ha 285
12. MONTE ORSARIO ha 156
13. VAL ROSANDRA ha 746
TOTALE ha 53.446
AREE DI REPERIMENTO
a) Monte Auernig ha 536
b) Alpi Carniche ha 13.705
c) Jof di Montasio e Jof Fuart ha 5.251
d) Laghi di Fusine ha 1.590
e) Monte Mia ha 1.065
f) Monte Matajur ha 574
h) Foresta del Cansiglio ha 2.695
i) Sorgive di Bars ha 1.042
j) Fiume Livenza ha 1.139
k) Magredi del Cellina ha 757
l) Risorgive del Vinchiaruzzo ha 239
m) Palude Moretto ha 113
n) Risorgive dello Stella ha 2.021
o) Palude Selvote ha 58
p) Bosco Baredi ha 167
q) Bosco Coda di Manin ha 173
r) Valle Pantani ha 114
s) Isola di S. Andrea ha 852
t) Banco dOrio ha 720
u) Landa Carsica ha 2.297
TOTALE ha 35.108
i nt r oduz i one 20
l ev ol uz i one nor mat i v a nel f r i ul i v enez i a gi ul i a 21
BIOTOPI
1. Magredi di S. Quirino ha 20
2. Palude Cima Corso ha 7,5
3. Palude del Fiume Cavana ha 40
4. Palude Fontana Abisso ha 9,7
5. Palude Fraghis ha 22,7
6. Paludi del Corno ha 50,8
7. Prati di Col San Floreano ha 35
8. Risorgive di Flambro ha 71
9. Risorgive di Virco ha 80
10. Risorgive Zarnicco ha 47
11. Torbiera Curiedi ha 13
12. Torbiera di Casasola ha 42
13. Torbiera di Lazzacco ha 15,8
14. Torbiera di Promollo ha 4,4
15. Torbiera di Sequals ha 9,6
16. Torbiera Schichizza ha 9,9
17. Prati umidi dei Quadris ha 21,5
18. Torbiera Groi ha 10,4
19. Torbiera di Borgo Pegoraro ha 28,4
20. Prati della Piana di Bertrando ha 57
21. Laghetti delle Noghere ha 12,5
22. Risorgive di Schiavetti ha 63,9
23. Torbiera Selvote ha 59,8
24. Torbiera Cichinot ha 12,5
25. Prati del Lavia ha 56,4
26. Acqua caduta ha 15,8
27. Selvuccis e Prat dal Top ha 91,7
TOTALE ha 908,3
Carta delle aree
naturali protette nel
Friuli Venezia Giulia.
In verde i parchi
e le riserve naturali
regionali, in arancio
le aree di reperimento
e in rosso i biotopi
naturali regionali.
PARCHI E RISERVE
AREE DI REPERIMENTO
BIOTOPI
LEGENDA
numerici e di superficie del
nuovo assetto dei parchi e
delle riserve naturali nella
Regione Friuli Venezia Giu -
lia. Per la cronaca, il medesi-
mo problema si posto per
tutte le altre Regioni italiane
e per molte di esse non sta -
to ancora risolto. Dopo quasi
cinque anni di non facile di -
battito ha comunque visto la
luce la nuova legge regionale
del 30 settembre 1996, n. 42
che ridisegna il sistema delle
aree naturali protette regiona-
li confermando solo in parte
la previsione del PURG del
1978, riducendo in particola-
re dal 31% al 6.6% il territorio
regionale tutelato in questo
modo.
Si tratta evidentemente di una perdita molto consistente in ter-
mini quantitativi poich corrisponde a una diminuzione da
243.000 ettari a 53.000 e quindi ben 190.000 ettari in meno, ma
soprattutto viene negato al PURG quel progetto di sistema che
costituiva il suo carattere metodologicamente e culturalmente
pi qualificante. Poich peraltro il PURG stesso stato comples-
sivamente messo in discussione ai fini di una sua revisione quale
conseguenza della nuova legislazione regionale urbanistica (la
legge regionale n. 52/91) che dovr portare al nuovo Piano terri-
toriale regionale generale (PTRG), si decise che con la legge
regionale n. 42 del 1996 si era prodotto gi anche ai fini della
pianificazione territoriale generale il processo di aggiornamento.
In estrema sintesi i contenuti della legge regionale n. 42 del
1996 possono essere cos riassunti:
1) La tutela della natura si persegue attraverso diverse forme di
tutela del territorio che possono essere in particolare:
i nt r oduz i one 22
Lalta pianura
friulana ghiaiosa
e arida presentava
un tempo vaste
praterie magre
di cui rimangono
pochi lembi
come questo
nei pressi
di San Quirino.
l ev ol uz i one nor mat i v a nel f r i ul i v enez i a gi ul i a
a. Parchi e riserve naturali regionali, istituiti con legge;
b. Biotopi naturali, istituiti con atto amministrativo;
c. Parchi comunali e intercomunali, istituiti con atto ammini-
strativo;
d. Aree di rilevante interesse ambientale definite dagli stru-
menti urbanistici.
In questa sede ci occuperemo solamente dei parchi e delle riser-
ve naturali con qualche breve cenno ai biotopi istituiti e quindi
di quegli ambiti in cui trovano applicazione le norme fondamen-
tali della legge quadro statale oltre che, ovviamente, di quella
regionale.
Va comunque sottolineato lo sforzo compiuto in sede legislativa
finalizzato a trovare una serie di possibili e diversificate soluzio-
ni al problema della tutela territoriale di quel 24% della superfi-
cie regionale che per effetto del nuovo assetto deciso per i par-
chi e le riserve naturali sarebbe rimasto privo della salvaguardia
prevista dal PURG e dai piani ad esso subordinati.
2) I parchi e le riserve che vengono istituiti con legge sono suc-
cessivamente dotati di un Piano di conservazione e sviluppo e
di piani e programmi di gestione redatti sulla base di appositi
accordi di programma stipulati fra la Regione e i Comuni.
3) Per ogni parco e riserva viene predisposto un apposito Re go-
23
Le zone umide
dacqua dolce
sono gli habitat
a maggior rischio
di scomparsa
della Regione:
una olla nei pressi
di Flambro.
lamento che detta la disciplina di quelle attivit consentite
che hanno natura non urbanistico-edilizia, come ad esempio
lagricoltura, la selvicoltura, la pastorizia, la gestione floro-fau-
nistica, lescursionismo e la circolazione con motoveicoli, la
ricerca scientifica, la didattica e leducazione ambientale.
4) I parchi naturali sono gestiti da appositi Enti regionali autono-
mi guidati da un Presidente e da un Consiglio direttivo che
predispongono il bilancio, i piani e programmi, stabiliscono
lorganizzazione degli uffici e attivano la Consulta del Parco
quale organismo di rappresentanza delle associazioni e catego-
rie economiche locali.
5) Le aree naturali protette del Friuli Venezia Giulia beneficiano
di risorse finanziarie direttamente dalla legge regionale n. 42
del 1996 ma possono attingere anche ai fondi previsti dallo
Stato e, cosa ancora pi importante, si inseriscono nei pro-
grammi della rete ecologica dellUnione Europea con proprie
specifiche misure.
6) I territori coinvolti da parchi e riserve naturali vengono favori-
ti nella concessione di finanziamenti statali, regionali e comu-
nitari attribuendo ai Comuni e ai privati la priorit rispetto a
soggetti di altre zone quando si decidono le ripartizioni di
fondi per opere pubbliche, recupero di nuclei abitati rurali,
agriturismo, attivit artigianali tradizionali e simili.
I parchi e le riserve naturali anche nella Regione Friuli Venezia
Giulia si sono quindi venuti caratterizzando come strutture com-
plesse, di avvio piuttosto lento perch compenetrate nelle gi
preesistenti realt istituzionali e sociali, necessitanti di un certo
tempo per agire in modo convincente ed efficace, dal momento
che essi sono un modello di gestione territoriale di tipo certa-
mente straordinario, non tradizionale.
i nt r oduz i one 24
l e bas i s ci ent i f i che del l e ar ee pr ot et t e nel f r i ul i v enez i a gi ul i a
Le basi scientifiche
delle aree protette nel Friuli Venezia Giulia
Nonostante la grande riduzione di superficie territoriale rispetto
al disegno previsto dal Piano urbanistico regionale generale
(PURG) del 1978 e di cui si gi accennato in precedenza, non
si voluto rinunciare ad alcuni presupposti di carattere oggetti-
vo nel pur drastico ridimensionamento delle aree protette scatu-
rito dalla legge regionale n. 42/96.
A tal fine si fatto riferimento
non solo al documento del
PURG stesso e ai numerosi con -
tributi di conoscenza del ter ri-
torio regionale successivi ad
esso, ma anche ad una recente
indagine che con fortunata coin-
cidenza temporale stata con-
dotta ai fini dellapplicazione in
tutta lUnione Eu ropea e quindi
anche in questa Re gione, della
Direttiva 92/43/CEE pi nota
come Direttiva Habitat.
In base a tale Direttiva lUnio -
ne Europea intende ottenere
un vero e proprio censimento
degli ambienti naturali pi
significativi per contenuti di
flora, vegetazione, fauna e dunque meritevoli di politiche territo-
riali di conservazione. Il ruolo scientifico delle aree naturali pro-
tette si esplica poi con grande evidenza dopo la loro istituzione
restituendo un servizio incomparabile sul piano dello studio,
monitoraggio e sperimentazione di metodi ed indagini relative
alla conscenza dei fenomeni naturalistici e in particolare sullo
stato di consistenza e sui dinamismi che interessano la flora e la
fauna. Particolarmente significativi a questo proposito sono i
risultati, nel campo della fauna selvatica, che la ricerca scientifi-
ca universalmente riconosce in quanto sono perseguibili sola-
25
Alyssum ovirense
una specie endemica
legata ai rilievi
montuosi calcarei
delle Alpi Orientali.
mente in condizioni di scarso o meglio nullo disturbo da parte
delluomo e in tal senso trovano logico sostegno le norme che
dispongono il divieto di attivit venatoria allinterno delle aree
naturali protette
Lo Stato italiano in collaborazione con le Regioni ha promosso
cos il Progetto Bioitaly consegnando allUnione Europea il risul-
tato della propria indagine che, per quanto riguarda il Friuli
Venezia Giulia, propone 61 siti di interesse comunitario e circa
80 di interesse nazionale.
La Regione si conferma cos
una delle pi straordinarie per
ricchezza e diversit biologica
anche in rapporto alla sua limi-
tata estensione superficiale.
Solo per fare un efficace esem-
pio comparativo si pensi che
mentre il Friuli Venezia Giulia
conta circa 2780 entit floristi-
che nei suoi 780.000 ettari di
territorio, lintera Germania non
supera le 2000 specie, palesan-
do al confronto una maggiore
monotonia ambientale. Linda -
gine condotta per il Progetto
Bioitaly, essendo la pi aggior-
nata possibile nel campo natu-
ralistico stata presa come base
di discussione per lindividua-
zione delle aree sensibili da proporre per il nuovo assetto dei par-
chi e delle riserve naturali regionali. La rete di aree considerate di
importanza europea o nazionale si rivelata notevolissima per il
Friuli Venezia Giulia che una regione ricca in biodiversit e dun-
que il problema delle aree potenzialmente meritevoli di tutela non
si certo proposto come una carenza n qualitativa n quantitati-
va ma si piuttosto spostato sul tavolo delle scelte di politica ter-
ritoriale delle varie aree regionali. Alla fine di un confronto che
spesso stato anche uno scontro, il risultato sancito dalla legge
i nt r oduz i one 26
Iris cengialti
ssp. illyrica.
l e bas i s ci ent i f i che del l e ar ee pr ot et t e nel f r i ul i v enez i a gi ul i a 27
SOPRA:
Arenaria huteri una specie endemica esclusiva
delle Prealpi Carniche.
A DESTRA:
Erucastrum palustre una specie endemica esclusiva delle
zone delle risorgive friulane
a particolare ed imminente pericolo di estinzione.
SOTTO:
In Friuli Venezia Giulia lo stambecco una specie reintrodotta.
i nt r oduz i one 28
regionale n. 42/96 stato di
procedere in due fasi successi-
ve che prevedessero una prima
istituzione immediata per due
parchi e dieci riserve e poi con
successive leggi la creazione di
ulteriori ventuno aree protette
da individuare in un elenco gi
ben identificato anche come
perimetro territoriale e
sottoposte ad uno speciale regime di salvaguardia.
Le aree protette istituite con la legge regionale n. 42/96 sono le
seguenti:
Parchi Naturali Dolomiti Friulane ha 36.950
Regionali Prealpi Giulie ha 9.402
Riserve Naturali Lago di Cornino ha 510
Regionali Valle Canal Novo ha 124
Foci dello Stella ha 1.357
Valle Cavanata ha 341
Foce dellIsonzo ha 2.338
Laghi di Doberd
e di Pietrarossa ha 726
Falesie di Duino ha 107
Monte Lanaro ha 285
Monte Orsario ha 156
Val Rosandra ha 746
Forra del Torrente Cellina* ha 304
Superficie totale ha 53.346
Allinterno
delle aree protette
si sono verificati
notevoli aumenti
numerici del camoscio.
*Con la legge
regionale
n. 13/98 stata
istituita la
Riserva naturale
della Forra
del Cellina,
che pertanto
non fa pi parte
delle aree
di reperimento
previste
dalla legge
regionale n. 42/96,
ed stata
affidata
alla gestione
dellEnte parco
delle Dolomiti
Friulane.
l e bas i s ci ent i f i che del l e ar ee pr ot et t e nel f r i ul i v enez i a gi ul i a
Le aree di reperimento da istituire con leggi regionali successive
sono:
Monte Auernig ha 536
Alpi Carniche ha 13.705
Jof di Montasio e Jof Fuart ha 5.251
Laghi di Fusine ha 1.590
Monte Mia ha 1.065
Monte Matajur ha 574
Foresta del Cansiglio ha 2.695
Sorgive di Bars ha 1.042
Fiume Livenza ha 1.139
Magredi del Cellina ha 757
Risorgive del Vinchiaruzzo ha 239
Palude Moretto ha 113
Risorgive dello Stella ha 2.021
Palude Selvote ha 58
Bosco Baredi ha 167
Bosco Coda di Manin ha 173
Valle Pantani ha 114
Isola di S. Andrea ha 852
Banco dOrio ha 720
Landa Carsica ha 2.297
Totale aree reperimento ha 35.108
29
Procerus gigas,
un raro coleottero
delle zone montane
friulane.
i nt r oduz i one 30
Parnassius apollo,
una rara farfalla
che frequenta
le praterie aride.
I parchi naturali
regionali
PARCO NATURALE DELLE DOLOMITI FRIULANE
Si tratta del Parco naturale pi grande della Regione poich si
estende per quasi 37.000 ettari nellarea delle Prealpi Carniche e
interessa tre vallate principali: le alte valli del fiume Tagliamento
e dei torrenti Cellina e Meduna. Il territorio interamente mon-
tuoso e spesso di difficile percorribilit tanto che non vi sono stra-
de che attraversano completamente il Parco ma solo alcune vie di
penetrazione che permettono
di raggiungere le testate di
alcune valli interne di notevo-
le interesse come la Val Ci mo-
liana e la Val Set timana. So no
otto i Co muni interessati in
maggiore o minor misura dal
Par co e precisamente An dreis,
Cimolais, Claut, Er to e Casso,
Frisanco, Forni di So pra, Forni
di Sotto, Tra monti di Sopra. Il
limite occidentale del Parco coincide con il confine regionale fra
Veneto e Friuli Venezia Giulia, a nord scorre lungo lalto corso del
fiume Tagliamento, a est con il solco creato dal torrente Meduna
mentre il limite meridionale segue un percorso che sfiora gli abita-
ti di Erto, Cimolais, Claut, Andreis e Frisanco.
Questo Parco sostituisce, anche nella nuova denominazione, il pre-
cedente Parco delle Prealpi Carniche, gi istituito nel 1989,
aumentando peraltro in modo consistente la propria superficie
33
La Valle Monfalcon
di Forni con i vasti
detriti di falda.
Par t e des cr i t t i v a: i par chi nat ur al i r egi onal i 34
par co nat ur al e del l e dol omi t i f r i ul ane
specie nellarea tramontina.
Simbolo del Parco laquila re -
ale, che qui presente con una
popolazione ben strutturata e
vitale, che nidificazioni presen-
ti in ogni vallata del Parco.
Ambiente fisico
Il Parco delle Dolomiti Friu la-
ne rappresenta al suo interno
la parte pi significativa del-
lintero arco prealpino orienta-
le, le cui caratteristiche posso-
no es sere riassunte in sintesi
con unorografia molto giovane
geologicamente e dunque as -
sai tor mentata e ac cidentata,
con valli interne strette, forte-
mente incise, per corse da tor-
renti a gran de capacit erosi-
va. La net ta prevalenza delle
rocce sedimentarie carbonati-
che (calcari e dolomie) che si
fratturano per linee verticali
conferisce al paesaggio il tipi-
co aspetto delle montagne do -
lomitiche con forme torreg-
gianti e grandi depositi ghiaio-
si e ciottolosi al piede delle
pareti. Lesempio pi noto di
torre dolomitica il celebre
Campanile di Val Montanaia,
in destra orografica della Val
Cimoliana che assurge a rango
di simbolo stesso dei caratteri
geomorfologici del Parco. Ma
35
par chi nat ur al i del f r i ul i v enez i a gi ul i a 36
par co nat ur al e del l e dol omi t i f r i ul ane
tutta lorografia degna di nota: nonostante lappartenenza alla
regione prealpina in questa zona ricadono diversi gruppi montuosi
che permettono di annoverare nel Parco quattro vette di prima
grandezza dellintero territorio regionale. Infatti la Cima dei Preti
(2703 m), il Duranno (2665 m), il Pramaggiore (2479 m), il
Cridola (2580 m) sono di quota pi elevata di molte delle pi
famose cime delle stesse Alpi Carniche o Giulie. La scarsa cono-
scenza di questi rilievi senzaltro conseguente al loro isolamento
geografico, alle difficolt di esplorazione e di escursionismo che
per, oggigiorno, ribaltando i valori preesistenti nel passato, si sono
rivelati la vera ricchezza di questo territorio. Poche aree dellintero
arco alpino possono vantare un grado di naturalit, che con termi-
ne inglese molto efficacemente si sintetizza in wilderness, quale la-
rea del Parco delle Dolomiti Friulane.
La parte centrale del Parco appartiene geologicamente alle rocce
calcareo- dolomitiche del Mesozoico (circa da 200 a 60 milioni di
anni fa), in particolare il margine meridionale e occidentale
(Andreis, Erto e Casso) sono tormentati da faglie, pieghe e frattu-
re che fanno emergere strati rocciosi pi erodibili, instabili e che
costituiscono straordinari esempi di movimenti tettonici della cro-
sta terrestre, molto interessanti anche sotto il profilo didattico.
37
Lo sbocco della Val
Inferno che scende
sul versante ovest
del monte
Pramaggiore.
NELLA PAGINA A FIANCO:
Monfalcon
di Montanaia dalla
Forcella del Leone.
Un caso purtroppo tristemente noto per la tragedia che colp nel
1963 lalta Valcellina quello della grande frana del Monte Toc nel
lago del Vajont, innescata da un uso sconsiderato del territorio a
grave rischio idrogeologico che evidentemente non era in grado di
tollerare un bacino idroelettrico di simili dimensioni. Oggi la frana
del Vajont meta di visita e di studio proprio perch divenuta
esemplare monito a non usare le risorse naturali in modo scorret-
to, con conseguenze estremamente gravi non solo per lambiente
ma anche per la vita stessa degli abitanti.
Per accennare brevemente agli aspetti paesaggistici determinati in
modo evidentissimo dalloro-
grafia sono particolarmente
degne di nota tutte le giogaie
che dal gruppo del Cridola
scendono verso sud agli Spalti
di Toro e poi alla Cima Laste,
alla Cima dei Preti, al Du ran-
no e infine chiudono il limite
del Parco con la Regione Ve -
neto in corrispondenza della-
bitato di Casso.
La Val Cimoliana penetra pro-
fondamente da sud verso nord
e incide quasi completamente
il territorio del parco rivelando
la sua pi antica origine glacia-
le nella forma leggermente
arrotondata della sezione che
poi stata fortemente incisa
dallazione dei torrenti. La Val
Cimoliana trova una naturale
prosecuzione verso nord nella
Val Meluzzo al cui sbocco si trovano enormi depositi alluvionali e
morenici nei quali sporadicamente in caso di forti piogge si forma
uno stagno temporaneo, il laghetto di Meluzzo appunto. Separata
dalla aspra catena dolomitica del Va calizza, Turlon e Pra maggiore,
quasi parallela alla Ci moliana, corre a est la Val Set timana che si
par chi nat ur al i del f r i ul i v enez i a gi ul i a 38
Il Monte Duranno
innevato.
par co nat ur al e del l e dol omi t i f r i ul ane
origina dal mas siccio del Monte Chia rescons (2168 m). Essa pre-
senta unincisione pi stretta rispetto a quella della Ci moliana e
dunque rivela totalmente unerosione torrentizia, de nunciata
anche dagli enormi detriti di
falda. Il settore orientale del
parco, nei comuni di Frisanco
e Tramonti di Sopra, solcato
invece da valli che lo penetra-
no in senso est-ovest: le pi ri -
marchevoli sono lalta Val Me -
duna e la Val Silisia. Si tratta
di un settore montuoso vera-
mente isolato, privo di vie di
comunicazione stradali e dun-
que percorribile solo a piedi sperimentando il pi profondo signifi-
cato della wilderness. Fenomeni geomorfologici di particolare
intensit e bellezza sono rinvenibili in Comune di Andreis dove
tutta la potenza dei movimenti tettonici legati alla grande faglia
periadriatica si esprimono con esemplare evidenza.
39
Torrioni dolomitici
nellalta Val
Cimoliana,
Gruppo Monfalcon
di Montanaia.
La Val di Suola
penetra nel Parco
da Forni di Sopra.
par chi nat ur al i del f r i ul i v enez i a gi ul i a 40
par co nat ur al e del l e dol omi t i f r i ul ane
Infine, in territorio di Claut, in zo na Casera Casavento sono state
trovate recentemente delle impronte di dinosauro, il che ha contri-
buito allaumento della curiosit e dellinteresse per il Parco.
Vegetazione e flora
Le valli, molto strette, non per-
mettono una libera circolazione
dellatmosfera provocando il ri -
stagno di aria fredda nei fondi-
valle mentre laria pi calda per-
mane a quote pi elevate: a cau -
sa di questo rovesciamento cli-
matico si presentano spesso dei
fenomeni di stratificazione in -
versa della vegetazione. Vaste
superfici sono occupate da bo -
schi di faggio, che si presentano
con la serie completa di associa-
zioni zonali: faggete submontane
41
Forni di Sopra.
La Casera Truoi
dai Sclops stata
recentemente
ristrutturata.
NELLA PAGINA A FIANCO:
Il medio corso del
torrente Cimoliana
quando scorre in
una profonda forra.
Una tipica faggeta
pura su matrice
calcarea.
par chi nat ur al i del f r i ul i v enez i a gi ul i a 42
par co nat ur al e del l e dol omi t i f r i ul ane
(Ostryo-Fagetum, Hacquetio
epipactido-Fagetum (= Carici
albae-Fagetum s.l.), altimonta-
ne (Dentario pentaphylli-Fa -
getum) e subalpine (Polysticho
lonchitis-Fagetum). Nella por-
zione pi esterna del Parco,
questi boschi costituiscono la
vegetazione forestale termina-
le, mentre in quella interna
vengono sostituiti da peccete
subalpine (Adenostylo glabrae-
Piceetum). Nelle aree pi ac -
clivi dei rilievi esterni il faggio
viene sostituito dal pino ne ro,
specie pioniera su suoli calca-
rei primitivi. Vi sono an che
notevoli esempi di pinete a
pino silvestre (Pinus sylvestris).
Un interessante fenomeno
vegetazionale rappresentato
dalloccupazione da parte del -
le boscaglie a pino mugo sia
di territori di fondovalle che
delle fasce altitudinali pi
elevate, dimostrando cos la prevalenza del fattore suolo su tutti
gli altri.
Al di sopra del limite del bosco si estendono praterie, in parte un
tempo pascolate, la cui specie indicatrice costante la graminacea
Sesleria caerulea ssp. calcaria (sono i cosiddetti seslerieti a ranun-
colo ibrido, Ranunculo hybridi-Caricetum sempervirentis), molto
ricche di endemismi; ampie superfici sono occupate anche dalle
praterie a Carex firma e Gentiana terglouensis. Da ricordare la pre-
senza di seslerieti bassi a Bupleurum ranunculoides (Bupleuro-
Brometum condensati). A causa della topografia molto accidentata
di questi rilievi, vaste superfici sono occupate da habitat rocciosi e
glareicoli (detriti di falda e greti torrentizi). Risultano infatti essere
43
SOPRA:
Fioriture a Casera
Camporosso.
SOTTO:
Lo sbocco della Val
Cimoliana.
Sono evidenti
le vaste estensioni
di pino mugo sia
in fondovalle
che in quota.
NELLA PAGINA A FIANCO:
Laspro paesaggio
dal sentiero
per Cadin
della Mescola.
par chi nat ur al i del f r i ul i v enez i a gi ul i a 44
par co nat ur al e del l e dol omi t i f r i ul ane
molto sviluppate sui conoidi le associazioni pioniere glareicole quali
Papaveretum rhaetici, Moehringio-Gymnocarpietum robertiani,
Festucetum laxae, e Athamanto cretensis-Trisetetum argentei. Nel le
forre sono presenti seslerieti extrazonali a Carex brachystachys e
ostrieti di forra (Hemerocallido lilioasphodelo-Ostryetum). Da ricor-
dare inoltre le vallette nivali a Salix reticulata e Salix retusa
(Salicetum retuso-reticulatae),
il Salicetum waldsteinianae dei
versanti innevati e le formazio-
ni ad ontano verde (Alnetum
viridis).
La particolare posizione di rifu-
gio svolta da diversi massicci
rocciosi durante le glaciazioni,
ha fatto s che vi siano concen-
trati numerosi endemismi e
specie rare fra i quali: Cytisus
emeriflorus, Cerastium alpinum,
Androsace hausmannii, A. helve-
tica, Draba hoppeana, Ranuncu-
lus ve netus, Gentiana favratii,
Gentiana lutea ssp. symphyan-
45
Una delle preziosit
botaniche del Parco
lendemica
Arenaria huteri
scoperta nel 1872
in Val Meluzzo dal
farmacista di Lozzo,
Sebastiano Venzo e
dal parroco di Ried,
Rupert Huter.
Il raponzolo
di roccia
(Physoplexis
comosa) una bella
campanulacea che
vive nelle fessure
delle rocce calcaree
e dolomitiche.
NELLA PAGINA A FIANCO
Primula wulfeniana
nella valle
Monfalcon
di Cimoliana.
dra, Gentiana bavarica, Asplenium seelosii, Silene veselskyi, Galium
margaritaceum, Primula wulfeniana, Primula tyrolensis, Carex au -
stroalpina, Thlaspi minimum, Festuca laxa, Festuca spectabilis e F.
alpestris; delle ultime due troviamo qui le stazioni pi orientali.
Da ricordare inoltre Cypripedium calceolus, Leontopodium alpi-
par chi nat ur al i del f r i ul i v enez i a gi ul i a 46
Primula wulfeniana
cresce sulle praterie
subalpine del Parco.
A FIANCO
Hedysarum
hedysaroides
presente con due
sottospecie delle quali
la exaltatum
sembra essere legata
alle parti rupestri
e pi meridionali
del Parco.
I ghiaioni
e i macereti calcarei
sono ravvivati
dalle vistose
fioriture gialle
dellAlyssum
ovirense,
pi diffuso a est
sulle Alpi Giulie
e che invece
nelle Dolomiti
friulane conta
poche localit.
par co nat ur al e del l e dol omi t i f r i ul ane
num, Liliumcarniolicum, Malaxis monophyllos e Physoplexis como-
sa, tutte specie della Lista rossa delle specie minacciate di scom-
parsa in Italia. Sulle pendici occidentali del Monte Buscada stata
ritrovata Minuartia graminifolia. Lareale di alcune specie endemi-
che e rare massimamente concentrato nel Parco: tra esse
Gentiana froelichii ssp. zenariae
e Arenaria huteri. Vi sono inclu-
se inoltre le uniche stazioni ita-
liane dellendemismo balcanico
Daphne blagayana e una delle
poche stazioni regionali di
Hymenolobus pauciflorus, spe-
cie insubrica estre mamente
rara nel Friuli Venezia Giulia.
Tra le particolarit floristiche da
ricordare per il massiccio del
Monte Raut la pre senza di Eri-
trichium nanum, nonch il locus
classicus di Hedysarum hedysaroi-
des ssp. exaltatum recentemente
riconfermato e alcune stazioni di
47
Una pianta che
forma cuscinetti
sulle rocce a quote
superiori ai 2000
metri il raro
Eritrichium nanum.
Daphne blagayana
estremamente
rara e localizzata
in poche stazioni
del settore orientale
del Parco.
Cytisus emeriflorus, specie
insubrica (fascia prealpina dei
laghi lombardi), che presenta
unareale disgiunto in Re gio-
ne lungo le pendici orientali
del gruppo del Monte Raut
(oltre che nellalta Val Cel lina
e lungo il corso superiore del
torrente Meduna) e Campa-
nula morettiana, che nel grup-
po Caserine-Cornaget trova il
punto pi orientale del suo
areale.
Importanti inoltre Saxifraga
mutata, allestremit orientale
del Monte Raut e Alyssum
ovirense, specie illirica, di cui
sul Monte Pramaggiore si
trova una delle poche stazioni
regionali.
par chi nat ur al i del f r i ul i v enez i a gi ul i a 48
Unaltra specie tipicamente
casmofita, che vive cio
nelle fessure delle rocce
calcareo-dolomitiche
formando cuscinetti
la primulacea
Androsace hausmanni.
SOTTO:
Primula tyrolensis vive
nelle fessure delle rocce
calcareo dolomitiche
ed endemica
delle Prealpi venete
e friulane dove fiorisce
precocemente
fra maggio e giugno.
Una delle pi spettacolari
piante che ornano le pareti
strapiombanti dolomitiche
Campanula morettiana.
Molto rara nel Parco delle
Dolomiti friulane.
par co nat ur al e del l e dol omi t i f r i ul ane
Fauna
Dal punto di vista faunistico, la vastit dellarea interessata e la
ridotta antropizzazione che caratterizzano il Parco garantiscono la
sopravvivenza di popolazioni discretamente numerose di specie
avifaunistiche interessanti. Sono comunque presenti tutti i
tetraonidi presenti sullarco alpino: gallo cedrone, forcello, franco-
lino di monte, pernice bianca; in particolare nelle zone pi meri-
dionali del parco sono ben rappresentati diversi importanti rapaci,
tanto diurni quanto notturni, quali il gufo reale, il biancone, il
49
Nido di aquila reale:
sequenza sullo
sviluppo
di un pullo.
falco pellegrino e il nibbio bruno. Particolarmente notevole la
popolazione di aquila reale stimabile in 8-9 coppie nidificanti
allinterno del Parco o ai suoi margini.
Trattandosi di un super-predatore piuttosto eclettico nella dieta ali-
mentare, tale presenza testimonia una buona complessit della cate-
na trofica comprensiva di mammiferi ungulati, roditori, e specie di
uccelli.
Non mancano osservazioni di grifone, mentre va sottolineata la
buona rappresentanza di spe-
cie legate ad habitat forestali
non troppo disturbati, come il
falco pecchiaiolo, il picchio
nero, la civetta capogrosso e la
civetta nana.
Sono anche presenti, seppure
in misura ridotta rispetto alla-
rea orientale della Regione,
anche specie di grandissima
importanza quali il re di qua-
glie e la coturnice.
La presenza del gatto selvatico
stata recentemente riconfer-
mata.
Le montagne di questa zona
sono abitate da consistenti
popolazioni di camoscio. Sono
stati reintrodotti la marmotta e
lo stambecco, che in alcune
localit sono ormai numerica-
mente ben rappresentate. La
presenza di lepre alpina
abbastanza generalizzata sui massicci montuosi.
Uno dei compiti istituzionali del Parco nel campo della conserva-
zione della natura e del miglioramento della biodiversit riguarda
la gestione del proprio patrimonio faunistico.
A tale scopo lo strumento di riferimento un apposito piano di
gestione di durata triennale che, partendo da unanalisi della
par chi nat ur al i del f r i ul i v enez i a gi ul i a 50
Aquila reale
giovane
al primo volo.
SOTTO:
Aquila reale adulta.
par co nat ur al e del l e dol omi t i f r i ul ane
situazione faunistica in tutto il
territorio, individua le azioni di
conservazione attiva o passiva
da attuare. La principale azio ne
di conservazione passiva il
divieto assoluto di caccia, del
resto previsto tassativamente
dalla stessa legge quadro stata-
le n. 394 del 1991.
Fra le azioni di conservazione
attiva, oltre ovviamente alla ri -
cerca e al monitoraggio perma-
nente ed accurato per le specie
fondamentali, si tratta di opera-
re nel settore del miglioramen-
to e della diversificazione am -
bientale (per esempio contra-
stando la scomparsa dei prati di
fondovalle o delle praterie e dei pa scoli montani e subalpini),
mantenendo certi biotopi o elementi importanti per la riproduzio-
ne e la nidificazione (per esempio conservando i vecchi grandi
alberi utilizzati come nidi o
posatoi dai rapaci), o ancora
tutelando le arene di canto
dei te traonidi tenendovi suffi-
cientemente lontane le infra-
strutture (strade e sentieri).
I primi effetti della gestione
del Parco, nonostante il breve
periodo di attivit si possono
gi constatare: la presenza del
camoscio salita infatti da
circa 600 ad almeno 3000
individui; lo stambecco, rein-
trodotto a pi riprese, oggi
conta circa 200 individui;
anche la marmotta stata
51
Lo stambecco,
reintrodotto nel
Parco, si
perfettamente
adattato
allambiente.
Falco pecchiaiolo
immaturo.
reintrodotta pi volte e il suo numero in continuo au mento.
Frequenti sono le segnalazioni di specie di grande interesse anche
a livello europeo come lorso, che proviene dalla parte orientale
della Regione.
par chi nat ur al i del f r i ul i v enez i a gi ul i a 52
Il camoscio
lungulato che,
grazie alla
protezione
conseguente
allistituzione
del Parco
ha dimostrato
un notevole
aumento
di popolazione
e di distribuzione
territoriale.
La marmotta sta
espandendo il suo
areale nel Parco
dopo esservi stata
reintrodotta.
par co nat ur al e del l e dol omi t i f r i ul ane
Aspetti antropici
La prima cosa da dire a proposito del rapporto fra uomo e Parco
che allinterno del perimetro del Parco stesso non ricade alcun
nucleo abitato in modo permanente durante tutto lanno ma solo
qualche edificio rurale usato durante lestate.
Inoltre gli stessi rifugi alpini per lescursionismo sono piuttosto
rari.
Questo a ulteriore conferma del grado di isolamento dellintera
zona Parco.
Per concorrere ad una corretta fruibilit del Parco stata avviata
una serie programmata di recuperi ad uso bivacco-rifugio e sor-
veglianza di diverse casere e alpeggi da tempo abbandonati e tal-
volta ridotti in stato ruderale.
A tal proposito si possono ricordare le ricostruzioni delle casere
Bedin, Postegae, Bregolina.
Lunica attivit economica interna al Parco che possiede un certo
rilievo oggi quella legata alla risorsa forestale; praticamente
scomparsa lattivit di pascolo sia in fondovalle che in quota
con la conseguenza diretta che il bosco tende a rioccupare i prati
abbandonati.
53
Capriolo.
par chi nat ur al i del f r i ul i v enez i a gi ul i a 54
Il Centro recupero
rapaci -
area avifaunistica
di Andreis.
SOTTO:
Alta Val Cimoliana:
si apprezzano i vasti
conoidi detritici
tipici dei rilievi
dolomitici.
par co nat ur al e del l e dol omi t i f r i ul ane
Lagricoltura del resto non ha mai avuto un ruolo significativo
nellarea del Parco e oggi praticamente nulla. Leconomia mon-
tana che si reggeva su un fragile equilibrio interno ha subto negli
ultimi decenni un tracollo determinato dal conflitto con la pi
redditizia pianura e dunque anche gli abitanti di queste vallate
hanno dovuto omologarsi ai nuovi modelli sociali ed economici,
cio emigrare, ovvero adattarsi al pendolarismo.
Tutta larea dei Comuni interessati dal Parco ha subto un pesan-
tissimo decremento demografico pi accentuato nelle valli Cel -
lina e Tramontina rispetto alla zona fornese.
55
Labitato di Claut
il centro oggi pi
popolato fra quelli
dellalta Val Cellina
ma ha perso quasi
met della sua
popolazione fra
il 1951 e il 1991.
par chi nat ur al i del f r i ul i v enez i a gi ul i a 56
SOPRA: Val Settimana innevata; malga Settefontane.
A FIANCO: Gruppo Caserine Cornaget E SOTTO: Conoide Vencuzzi
in Val Settimana.
IN BASSO A SX.: Fioritura primaverile.
A FIANCO: Hieracium villosum.
par co nat ur al e del l e dol omi t i f r i ul ane
Comune Anno 1951 Anno 1991 Differenza %
Forni di Sopra 2070 1211 -41,50
Forni di Sotto 1598 761 -52,38
Andreis 1125 393 -65,07
Cimolais 1092 486 -55,49
Claut 2408 1327 -44,89
Erto Casso 967 405 -58,12
Tramonti di Sopra 1614 550 -65,92
Frisanco 1568 621 -60,39
Popolazione totale 12442 5754 -61,79
Se Forni di Sopra rappresenta oggi lunico centro con un discre-
to sviluppo legato ad un tradizionale turismo sia estivo che inver-
nale, tutti i rimanenti Co -
muni del Parco soffrono una
grave situazione economica e
sociale, solo leggermente al -
leviata da rare iniziative im -
prenditoriali (occhialerie a
For ni di Sotto, artigianato
vario a Pinedo-Claut). Il Par -
co pu dunque esercitare
anche una funzione di attra-
zione di tipo turistico per rivi-
talizzare, facendole conosce-
re ad un vasto pubblico, le
vallate che lo circondano e i
paesi che lo popolano. Gi
nei primi anni di vita del Par -
co si potuto percepire dei
segnali di un cresciuto inte-
resse turistico: grazie anche
57
Una casera alle falde
del Monte Raut.
par chi nat ur al i del f r i ul i v enez i a gi ul i a 58
SOPRA A SX.:
I Centro visite a
Frisanco - Poffabro.
SOPRA A DX.:
Il Centro visite di
Forni di Sopra.
SOTTO:
Una delle casere
recuperate
e ricostruite a cura
del Parco oggi
destinate
allescursionismo
naturalistico.
par co nat ur al e del l e dol omi t i f r i ul ane
ad un ricco programma di visite ed escursioni guidate le presen-
ze in alcuni centri come Cimolais e Claut sono pi aumentate
notevolmente rispetto al passato. Con il turismo potranno
riprendere vita altre attivit indotte come il piccolo artigianato
per cui un tempo la Valcellina era molto nota, oltre naturalmen-
te alle attivit direttamente connesse alla cura e manutenzione
dellambiente e del territorio.
59
Segnaletica
escursionistica
nel Parco.
par chi nat ur al i del f r i ul i v enez i a gi ul i a 60
PARCO NATURALE DELLE PREALPI GIULIE
il secondo Parco naturale istituito dalla legge regionale n. 42 del
1996, con una superficie complessiva di circa 9.400 ettari e dun-
que parecchio inferiore a quella del Parco delle Dolomiti
Friulane. collocato per, come questultimo, nellarea prealpi-
na, testimoniando come ancora una volta la politica delle aree
protette nel Friuli Venezia Giulia, cos come in Italia in generale,
connetta strettamente lazione di conservazione della natura alle
potenzialit di sviluppo sociale ed economico di aree marginali e
deboli. Il territorio interessato dal Parco costituito da una gio-
gaia montuosa che dal massiccio del Monte Canin (2571 m) a
nord-est prosegue verso occidente attraverso i contrafforti dei
Monti Musi (1815 m), del Lavara (1906 m) e del Plauris (1958
m) che infine precipita nella valle del medio Tagliamento.
Le cime di questi monti raggiungono quote relativamente modeste;
61
Panorama
sulla catena Monte
Lavara - Monte Musi.
NELLA PAGINA A FIANCO:
Stella alpina.
bisogna tuttavia considerare che i fondivalle scendono molto in
basso, fra i 250 e i 600 metri sul mare, per cui i dislivelli diventa-
no notevoli e del tutto paragonabili a quelli del settore alpino cen-
tro-occidentale.
La disposizione in senso est-ovest della catena montuosa principa-
le fa s che i versanti siano esposti luno a sud e laltro a nord, con
conseguenze prima sul clima e poi sulla vegetazione veramente
determinanti. Si deve infine considerare che questa catena mon-
tuosa si eleva come un baluardo trasversale rispetto ai venti caldo
umidi di scirocco provenienti dal mare Adriatico che dista appena
70 chilometri in linea daria.
Ci rende la zona molto piovosa, anzi la pi piovosa dItalia e fra le
pi piovose dEuropa con oltre 3000 mm di acqua caduta media-
par chi nat ur al i del f r i ul i v enez i a gi ul i a 62
par co nat ur al e r egi onal e del l e dol omi t i f r i ul ane
mente nel corso dellanno. I Comuni interessati allarea del Parco
sono sei e precisamente Chiusaforte, Lusevera, Moggio Udinese,
Resia, Resiutta e Venzone. Anche in questo Parco, come in quello
delle Dolomiti Friulane, allinterno del perimetro non esistono
insediamenti umani permanenti ma solo rare strutture utilizzate
durante lestate. Esso attraversato da ununica strada nel settore
orientale che collega la Val Resia con la frazione di Uccea, un pic-
colo centro a ridosso del confine italo-sloveno.
Il Parco delle Prealpi Giulie, bench istituito con atto legislativo
nel 1996, esisteva gi con il medesimo nome in forza della prece-
dente e oggi abrogata legge regionale n. 11 del 1983, sebbene con
un diverso e pi vasto perimetro comprendente anche territori
ricadenti nei Comuni di Gemona, Montenars e Taipana.
63
Simbolo del Parco la coturnice, una specie ancora ben diffusa e
che frequenta le estese praterie dei versanti meridionali del Parco.
Ambiente fisico
La morfologia generale del Parco appartiene al modello che carat-
terizza tutta la regione prealpina orientale e dunque dominato da
forme molto aspre, incisioni vallive dovute essenzialmente allero-
sione torrentizia e perci a sezione strettamente a V.
Il massiccio del Monte Canin che rappresenta lelemento di
carattere alpino nel Parco il luogo in cui si estendono invece le
grandi stratificazioni calcaree e
si elevano imponenti pareti
subverticali emergendo da alto-
piani modellati anticamente
dalla forza dei ghiacciai. La na -
tura calcarea di tutto il gruppo
montuoso, che appartiene geo-
logicamente al periodo Trias -
sico (Retico e Norico), ma con
grandissima evidenza nel mas-
siccio del Canin, fa s che siano
diffusissimi i fenomeni carsici
par chi nat ur al i del f r i ul i v enez i a gi ul i a 64
La catena del Monte
Canin vista dagli
altopiani di Malga
Montasio.
Sotto: Laltopiano
carsico del Foran del
Muss nel gruppo del
Monte Canin.

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