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APPENDICE
ALL ARCHIVIO STORICO ITALIANO

TOMO SECONDO
DI

QUESTA SERIE

ARCHIVIO STORICO ITALIANO


OSSIA

IlACCOLTA DI OPERE E DOCUMENTI


FINORA INEDITI O DIVENUTI RARISSIMI

RI8GIIARDANTI

LA STORIA D ITALIA

APPENDICE

TOMO

II

FIRENZE
610.

PIETRO VIEUSSEUX

Dirbttore-Editork

Al suo Gabinetto Seientiflco-I.ettcrario

i.X

Tipografia Galileiana

APPENDICE
ALL' ARCHIVIO STORICO ITALLVNO

10

RELAZIONE
DI

LEONARDO DA

A'

MASSER

ALLA SEBEMSSIMA

REPUBBLICA
SOPRA
IL

DI

VENEZIA

COMMERCIO DEI PORTOGHESI NELL' INDIA

UOPO LA SCOPERTA DEL CAPO

DI

BUONA SPERANZA

(1497-1505)

AVVEHTIMENTO

Giunta
Speranza
all'India;
,

a universale notizia

la

scoperta del Capo di

Buona

come Vasco

di

Gama

V oltrepassasse e arrivasse
l'aprirsi

Veneziani furono giustamente sospettosi, che

una

via cosi inaspettala al

commercio

dell'Asia pi lontana,
il

sarebbe ad essi di grave danno, e cesserebbe forse

traffico,

perch pi dispendioso
di

eh' essi facevano attraversando l'istmo


la Siria

Suez, o passando per

all'Eufrate, o pel

Mar Nero
ai

nella Giorgia e nella Persia continentale.

Per non solo mandi

darono esploratori a Lisbona


Portoghesi, alleandosi

ma

cercarono

nuocere

contro di

essi col

Soldano d'Egitto,

poi con Selim I, che questo paese aggiunse alle sue conquiste.

Ma

il

re di Portogallo

Emanuelle
India
,

tefice

r investitura

dell'

avendo avuta dal Poncome primo occupatore


, ,

profittando del diritto riconosciuto della scoperta

rese inutile

ogni tentativo contro di

lui.

Una nuova prova


ora da

della vigilanza della Repubblica


al

Veneta
si

su quanto operavasi dai Portoghesi dal 1497

1505,

ha

un manoscritto salvato
,

dalla distruzione
di

d'un ve-

neto archivio

l'

autore del quale Leonardo

Ga'di Masser,

mandato a
alla patria.

bella posta dalla Serenissima sul

Iago perch os-

servasse e riferisse esattamente quanto potea tornar pi utile

Sodisfacea Leonardo, non senza grave suo pericolo, all'avuta

commissione

e sebbene incolto scrittore


II.

vi nelle

cose che

Ap. Voi.

10

AVVERTIMENTO
certamente
dilui le storie pubblicate

espone un carattere di verit singolare; n

scordano da

dopo colla stampa.

Ora, su questo prezioso documento mi sia lecito fare al-

cune osservazioni.
Se
la

Repubblica Veneta
,

Portogallo

menomare
,

il

non pot contrastare al Re di nuovo commercio coli* India


degli

conviene avvertire
di

che in quei tempi avea contraria la Corte

Roma
d'

e che tornata

vana V impresa
Portoghesi
,

Ottomani nelle
fu oc-

acque

Ormuz
,

contro

non molto dopo

cupata da guerre italiane

n pi risorse air antica possanza.

non tentasse per arricchire anche coir opera degli stessi Portoghesi avendo offerto al loro Re nel 1521 di comperare ad un convenevole prezzo tutte le spezierie portate a Lisbona , meno quanto occorresse all' interno consumo del regno. Se Emanuelle, osserva Robertson
per

Non

che tutto

avesse ceduto a questa offerta

Venezia avrebbe ottenuto con


tutto quanto
il

un monopolio vantaggiosissimo
avea perduto
(1).

guadagno che
dell'Egitto,

Ma

se

Venezia era cos unita


Se non che

coli'

invasore

perch non pens ad aprire una comunicazione fra Suez ed


Alessandria
?

dai Faraoni e dai

la memoria dei vani tentativi fatti Romani erano bastanti in quell'epoca ad


,

allontanare

qualsiasi ardito
?

rebbe impossibile
frate
,

da simile impresa. Ma ora saNon pare. Pure g' Inglesi rimontano l' Eu-

non pensano all' Egitto. Preferiscono quel fiume per collocarsi in mezzo alla Porta alla Persia e alle progrese
,

sive conquiste russe ?


L' invenzione della forza impellente del vapore
,

le

strade di ferro

il

grado elevato cui

pervennero
,

le

nuove mec-

caniche
si

ci
si

voglia

danno a' d nostri la certezza assoluta che ove pu fare una strada coperta nell' istmo. Dico co-

li) If

Emanuel had
lost

been so inconsiderale as lo dose wilh his propoali

sai

Venice would have

recovered

Ihe

benefil

of the gainful

monopoly

which she had


pag. 154).

{HiHorical disquisilion concerning ancienl India, Bas. 1792,

AVVERTIMENTO
perla, perch
si
i

11
,

venti del deserto sono cos potenti

che ove

un canale od una via scoperta, le sabbie volanti colmerebbero il primo e coprirebbero la seconda. Fra l'Erifacesse

treo e

il

Mediterraneo contansi circa 120,000 metri di camal

mino, e da Suez
mente
al vento.

Cairo
si

monti fanno ostacolo probabilche fecero in questi

Se

pon mente a ci
da tutte

ultimi anni

g' Inglesi si

e gli Stati Uniti d'America,


le

che non

si

pu? E che non


possibile d'unirle

farebbe
,

navi nel Mediterraneo

nell'

Egeo

e nel

nazioni che hanno Mar Nero se fosse


,

con un contratto sociale (1)?


G. SCOPOLI.

(1)

Questa Relazione (u dal colto quanto gentile

sig.

Giovanni Scopoli

of-

ferta in

dono

ai

Compilatori deVArchivio Storico Italiano In quei giorni stessi

nei quali egli si trovava a far parte della riunione degli Scenziati Italiani convocata In Firenze. E di questo prezioso dono nostro debito il professargli a questo luogo gratitudine e obbligo singolare. {Nola dei Compilatori)

13

RELAZIONE
DE

LUNARDO DA CHA' MASSER

Jtissendo stato, Serenissimo Prencipe, et lUastrissimo Dominio,


(loi

anni continui in Portugallo

nella Citt di Lisbona

per sernave:

vizio della

Sublimit Vostra

per veder et intendere quelle

gazion di quello Serenissimo


visto et inteso
tutti
,

et
,

quelli

lochi

novamente navegata essendo bene informato di tale navegazione con che per loro che se hanno notizia nell' India

Re

nell'

India

Portoghesi sono pratticati

e molti

altri lochi
il

marcadanteschi, e
quello fin al

come

fu

trovato

quello

viaggio con

successo di

presente.

Viaggio Primo.
Essendo in tempo del Serenissimo Re
gallo, del

1497, mand
,

ditto

Don Manuel de PortoRe 4 caravelle, Capetanio Don Va,

scho de

Gamba

el
,

quale nativo portoghese

ancorch
li

lui

non

era molto maritico

tamen questo Serenissimo Re


ditto

dette tal cargo,


tutta

con ordene, che


costa della Ginea

'1

Capetanio andasse a
inanzi
,

longo

questa

e tanto

quanto potesse
che lui
,

per discoprire
;

r India
furono

secondo
a

V informazione
di

avea avuto

ita

che

fin

Cao
il

Bona Speranza
stevano

chft se fanno da Lisbona le-

ghe 2000; e qui

la

mediet del camino del viaggio


,

di

Colochut.

E
in

gionto qui

Gapitanio
,

le

persone de tutte 4 caravelle


di

gran contrasto

erano
,

d'

una opinione

non andar pi oltre


erano morti.

e dicevano al Capitanio

che andavano come perduti perch non


Al ditto

tenivan pi vittuaria

e molti delli marinari

14
Capilanio
li

RELAZIONE
parse
di

andare pi olire
,

per essere pi

propinquo
;

a trovare alcuno loco di vittuaria

che tornare indietro

cus

Cao con gran fortuna e and de longo zoso per costa che se chiama tanto che trov uno loco pur su la terra Orma

mont

el

Meledin

del qual loco el


ditto

suo Re moro

con

el

quale hav par;

lamento

Capetanio
,

e hav vittuaria al suo bisogno


ditto Capitanio
;

el

qual
e

Re

li

dette

uno poeta
el ditto

che inform

de Colocut,
ditto
li

molti altri

lochi sopra quella Costa d' India

ita

che

poeta
a vista

pass

cum

Capetanio e poet sopra Colocut, e

de Colocut in
di terra

la spiaza sorze tutte


tali navilii
,

4 caravelle gionte. Visto quelli


si
,

Colocut questi
navilii essere
l,

maravigliarono molto
per molti

cono-

scendo

li

de Cristiani

marcadanti

mori

che stevano

e che avevano

prattica delli navilii nostri.


in
;

De

a un poco venne uno

Moro con una croce

mano

per venire a

nave per intendere che nave erano queste


la

el

quale venne sopra


zudeo, e
e fu mandato

nave, Capitanio che fu uno Gaspar nativo Alemano,


;

da poi se fece Moro

el

quale viveva

in Colocut

per el Re de Colocut, sapendo ditto Gaspar parlare in diversi len-

guagi

per intender che gente era questa

e de che

nazione

chi r aveano menali in quelle parti. Montato in nave el ditto Ga-

spar , subito el Capitanio el fece prender


lare
italiano
,

vedendo

lui sapere par,

e mostrava essere prattichissimo di quelli paesi


,

poselo in ferri

e
la

li

dete molte bote, e pergot


,

cum

lardo, perch
Capitanio;

non voleva dir

verit

n informare

el

ditto

per

modo che per

forza de bote disse la verit al Capitanio, e deteli

ogni altra informazion de tutte quelle scale e lochi di questa Costa


d'India. Dapoi ritorn ditto Capitanio con el ditto Gaspar
in

Li-

sbona, del 1499, con tutte 4 caravelle a salvamento


quello viaggio anni due;
Altezza
e de qui ditto

che

stete a

Capitanio
,

refer

a
s

Sua
al-

quanto aveva seguito per discoperto cune mostre de spezierie significando che de
;

traendo con
l

in quelli lochi se

ne aveva abbondantissima quantit

li

precii valevano
,

de

come

fece referir a questo ditto

Gaspar a Sua Altezza


in in

essendo lui

ben prattico de quelli paesi;


se fece cristiano
in
:

e de qui

Lisbona ditto Gasparo


,

e se marid una donna portoghese nativa di questa citt e bave provision da questo Serenissimo Re de ducati 170 de intrada all'anno per suo
se

chiamava

moresco Mamet
;

viver, per aver dato lui


ditto

tali'

informazione dell'India, essendo stato

Gaspar

delli

anni trentadue da poi che part dalCaiaro per terra

DI
Illa

LEONARDO CA MASSER
e
lochi

15

Media
Irato

e per molli altri lochi in quelle part d'India. Essendo e


scale

fen
le

informalo Sua Altezza de tale navegazione,


de marcadanzia,

dalle qual se poteva levar

gran quanfrota.

tit

de spezierie, deliber de mandar a quello viaggio una

Viaggio Secondo.

Del 1500,
e pizoli
,

alti

di
;

Marzo, mand Sua Altezza


Capitanio Pedralboro
(1)

navilii, tra
et

grandi
fattor
,

numero 13

uno suo

Ali Scorer,

cum

el ditto
:

Gaspar,
andar
,

et

and

al

viaggio sopra el
,

Gao

de Bona Speranza

nell'
(2)

qaal se perse nave 7

li assalt una fortuna subita per la scamporono solum nave 6 le quale


,

seguirono

el

suo viaggio nell'India. Nella prima scala che


,

loro

haveno commercio
el

fu in

Chuchim

tratt

cum
l

quello

Re

qual

mostr

aver

a grato el navegar loro in quelle parte, e


,

se fece

bono amico de questo Serenissimo Re


l

messe

in terra

detto fattor Ali Scorer, e

per sua segurt

li

Portoghesi

feceno

una forteza
del ditto
ditti

sopra una ponta del rio de (]huchim, per abitazion

fattor e segurt delle

sue merze; per

Portoghesi alquanto securi.

contratt con el
,

modo che fevano Re de Chuali*

chim
del

rami
el

et

altre

poche merze e danari


pip. K.
(3)

e lev

incontro

spezierie,

forzo
di

1501, a

2000; e torn de qui in Lisbona 29 Luio, nave 6, che steteno al viaggio circa mesi

diciotto.

Pur

in questo viaggio

medesimo de retorno
, ,

del

Chuchim
Colocut
el

and
e
l

el ditto

Capitanio

bave

parlamento
certe

cum el ditto fattor Ali Scorer, in cum quel Re e messe in terra


,

ditto

fattor

cum

merze

et

il

Re de Colocut

li

fece

un certo

fon-

lego, dove loro Portoghesi potessino abitar, e


le el

metter sicuramente

sue merze in terra; et essendo ben concertado

cum

el ditto fattor

Re de Colocut, mostrando aver a caro


l

el trattare

loro

nella

sua terra, et affirmato

el

ditto

fattor

cum

homini circa 47.

Dapoi alcuni giorni


(1) Pietro

par che tre o quattro Portoghesi venissero a


sbattuto
il

Alvarez Caprale o Cabrai,


di

dalla

d'arrivare al

Capo

Buona Speranza, scopre

Brasile, che poco


)

tempesta innanzi dopo Araedopo molli inCapo senza avve,

rlcoVespucci investig pi accuratamente. (G.S.


(2)

Non
,

tutte le 7 navi perirono. Quella di Pietro Diaz


,

furlunj

torn in Portogallo

mentre Caprale oltrepass


pepe forte

il

dersene. (G. S.)


(3)

Porse da intendere

canlara ec. (G.

S.)

16
parole con certi Mori
,

RELAZIONE
che molti vivono in questa terra
quali
;

e questo

per aver fatto

ditti

Portoghesi alcune violenzie a certe More; per


feriti
,

modo che
al

ditti

Portoghesi furono

li

subito corseno

suo fontego,
l

e molti di loro uscirono fora


li

armadi
essendoli

contra

de

Mori, e

tutti

Mori
il

che

si

atrovavano,

sta' fatti

molti ollrazi, e perso


ci

giorno avanti uno sambuco


li

de Mori

ec.

ditto Gapitanio, tutti

Mori

uniti

con gran furia andoro contra


,

ditti

Portoghesi

et

intrarono

dentro suo fontego


el

e taglioli

tutti

a pezzi da homeni

47

con

suo

fattor

e de

qui

nascete la

guerra del Re de Colocut con questo Serenissimo Re de Portogallo.

Et avendo

el

Re de Colocut
li

tre ostazi portoghesi stevano

in

casa

Re intender come era intravenuto questo inconveniente per More; certo, ditto Re mostr
quali
fecero al

sua per sua segurt,

avere grandissimo dispiacere di

tali'

inconveniente, e molto
fussino
puniti

si

dolse,
li

cercando

di fare

alcuna provisione acci


;

quelli
(

quali furono malfacenti


si

ma

per essere stato tanto


)
,

numero
tutta
in

che
ru-

dice erano
el

sta'

da Mori

5000

e la terra sleva

more,
visto

Re non pot seguire


in terra

altro.
,

El

Capetanio della nave,

quanto era seguito

subilo cominci a

bombardare

la terra, e

min molte
guerra con

case sopra la faccia della marina: e de qui

nascete

la

el

Re de Portogallo.
Viaggio Terzo.

Item, del 1501, del mese d'Aprile,


lanio

mand

altre 4 caravelle,

Cape-

Zuan da Nova

(1)

et

and

al viaggio

per andare in corso, e


de qui sopra
la

fu fin sopra la bocca del

Costa de Colocut, e cargo in


trasse spezierie da K.

Mar Rosso; e da poi venne Chuchim e Chananor,

e quelle scale,

1550 de ogni sorte, pur

el forzo

piper

et

essendo ditto Capitanio sorto sopra Colocut con


velle, et

sue ditte 4 cara;

avendo

visto

da 40 nave de Mori, e circa cento sambuchi


investir quelle;

se lev et

and per

per

modo che

fece

scampare

tutta quella

rono in Lisbona
rie K.
cali

armada solum con le ditte 4 caravelle, le quale tornodA mese de Settembrio 1502; e trasse speziee certi fazuoli moreschi
,

1550

e roche per valuta de

du-

4000.

(l)

Giovanni della Nuova


S.)

che d

il

nome

all'isola della

Concezione e a

S.

Elena. (G.

, ,

DI

LEONARDO

CA'

MASSER

17

Viaggio Quarto.

Del 1502, de Fevrer et Aprii seguente,


Capitanio
-1

mand

al

viaggio nave 21

Don Vasco da Gamba, che fu quello che discoperse l'India, qual men con si Gaspar ludeo; e nell'andar de li, del Cao de Bona Speranza zonse in uno loco chiamato Ochilia; la qual terra dentro uno rio, e l domand vittuaria per ci suo viver. Visto quello U tante nave e tante persone de Cristiani steva stupefatto; che gi
,

tanl'

anni non furono


della

visti

tal

navilii,
li

n etiam Cristiani in quelli

lochi; e quelli

terra

non

volevan dar recapito n vittuaria

alcuna. Visto cus, l'Armirante cominci a

bombardar

la terra; ita
li

che

la

gente da terra venne alla nave del Capitanio, dicendo che

daria quanto

comandava Sua Signoria;


che
in

e l'Armirante

domand
Ochilia
li
,

al
,

He

della terra,

persona venire dovesse davanti Sua Signoria

facendoli bon salvo condoto: e cus venne el ditto

Re de

el

quale Moro, a nave con el balelo del Capitano, e bas


le

piedi e

mani, dicendo che comandasse, che

lui sleva
li

ad ogni suo servizio;


tributo a

per

modo restorono
;

concertadi, che
di
li

desse ogn'anno

questo Serenissimo Re
perle 5
e l'Armirante

Portogallo
dete

oro

metechali
le

(1)

1500,

Re
bon
e

di

Portogallo; e

arme del suo e di qui che quello riguardasse per suo Re


uno stendardo con
;

avanti, che capitando alcuna sua


ricapito
in
,

nave, over sue gente, fosse dato


:

guardati
el

torn

terra
li

ditto
il

e come boni amici Re con gran festa,

cus
e

promise
in

de quello

qua ogni anno

suo tributo concertado. Da poi partito, se


contrat, et in Cananor et in

n'and a Chuchim, e

li

Colam cargo
Rosso. Torn

molte spezierie d'ogni sorte, e parte de quelle se persero in queUi

mari e dopo andorono


;

in

corso sopra la bocca del

Mar

de qui solum nave 16, del 1503 a d 11 Ottobre, e trasseno spezierie


d'ogni sorte da K. 30 mila

sambuco mollo
quello molti

si prese uno Mecha per Colocut. Erano sopra marcadantiMori; e fece uno botino de ducati 100 mila,
,

forzo piper. Questo Capitanio

ricco, veniva dalla

per quello

si

p intendere;
;

perch

sopra quello

era

una

ric-

chezza estrema

e fece tagliare tutta la gente a pezzi, e anegare,

(1)

il

P. Pietro Maffel nella sua Sloria delle Indie Orienlali, che scrisse

in Lisbona,
(G. S.}

ove

si

rec nel

1572. dice che

meticali equivalgono a scudi.

Ap. Voi.

11.

18
clic

RELAZIONE
non camp persona niuna. Se intende che erano Mori, che
si

vo-

Jcano riscatlare in Colocut per Ire nave carghe de piper: non volse,

che questo credo non fosse molto a grato a questo Serenissimo Re


e questo
lui fece.

fece

veramente

perch non

s'

intendesse

el

butin

che

Viaggio Quinto.
Del 1503, a

di.

Aprile,

mand

al viaggio
s'

nave 12, Gapitanio

Francesco dal Burchercher


in corso;
le altre

(1), delle quali tre

afTondarono, andando

andorono

in

Cananor a cargar con uno Veneziano


el

che se chiama Bonavito d'Alban,


l
:

qual era stalo molto tempo de

pass dal Caiaro coirAmbasciator del Prete Giani a quel tempo


si

l in Cannanor et in Calanganor una de queste caravelle torn del 1504 a d 15 Luio, uno d la qual fu mandata per el Gapitanio, portando la nova della pace diceva essere concertada con el Re de Goiocut, el qual s'intendeva, li deva lutto el danno aveano avuto ditti Portughesi quando fu morto Ali Scorer con el resto della gente; e s'intendeva che ditto Re l deva tanto piper per valuta de du-

che

ritrovava in

el

Caiaro, e

fu cargato el forzo piper; et


;

cati

30 mila: tamen, par che ditto Gapitanio non volse seguire accordo

alcuno, e se

mud

de proposito
el

e non volse far alcuno concerto,

salvo cercare de ruinare

ditto Re.

Viaggio Sesto.
Del 1504, a d 22 Aprile,

mand
s

a viaggio nave 12,


in porlo.

Gapitanio

Lupo Suarez
la

(2),

delle quali

nave Capitania, se

una chiamava

brus qui

La maggior,
le

la

Nonzi, carga de merze, che

non

se pot recuperar alcuna cosa:

and solum nave 11,


vivo K. 300; de

qual
;

trasseno de merze: zoo, rami K. 2800; corali, zo, botoni O. 6500

piombo K. 500; cnabrii K. 300; arzento omnibus computatis da ducati 30 mila.


,

conlati,

neir andar mesi 5, et haveno


el

commercio

in

Le qual nave stetleno Guchim cargo tutto


;

piper in

allre

Cananor, 53. (3), e garofoli, e perle, e lache, et drogane in Chaucolam piper in poder de Cristiani raarca,

(1) (2)

Francesco Albuquerch. (G. S.) Lopez Suarez Alvarenga. (G. S.)

(3)

dersi

Questo segno, che trovasi ripetuto anche in seguito, potrebbe crecon molta ragione l'abbreviatura di zcnzir (zenzero).

DI
danti, in

LEONARDO
le

GA'

MASSER

19

Culam
,

piper poco, macis, piper longo, e camfora.


cannelle.
,

Cumari

uno

loco,

dove have tutte

Del loOi

a d 16 Seltembrio
,

torn nave 3, Capitanio Fran:

cesco dal Burchercher

carghc de spozierie
botti

delle

qual
botti

nave
500,

la la

maggior era de porta de


terza de

800,

la

seconda de

400

in 500.

Le qual

spczierie veramente de quantit furono

da K. 12 mila. La qualit, zo: piper K. 10 mila, cannelle 500,


garofoli

K. 450,

53. K.

130,
:

lache

verzin

alla

surama

de

K. 750. Spezierie
cis

menude

camfora K. 7,
,

cubebe
|
;

K. 191,

maCaa-

K. 2

i,

spigo nardo K. 3

legno aloe K. 1
quelle
le

e lasci in

nanor due altre nave


d'ogni
sorte

grosse,
in

erano

carghe

de spizierie

da K. 7

8 mila,

quale dovevassi partire doi


,

giorni dopo questa.

Le

quali sono perse

e non se
(1)

ha nova alcuna.

Con
la

quelle tre nave venne dall' India Bonavito


fioli;
si

d'Alban, Venezian,

con sua mogliere e suoi

sua mogliere

si

nativa da Malecha;

qual de qui in Lisbona

fece cristiana.

Et

el

ditto

Bonavito

have de provision da questo Serenissimo


con
tezza
la

Reda
,

ducati 70 all'anno, dato a

casa e

formento

per suo vivere; avendo


delle cose dell' India
in quelle parte
,

Sua Al-

bona informazione Veneziano anni ventidue


,

essendo

stato ditto

da poi che

el se parli dal

tempo che Misser Francesco Marcelo era Consolo in Alessandria el quale veramente ha visto molto pi in quelle parte che Gaspar ludeo.
Caiaro
in
:

Viaggio Settimo.
Del 1505 mand una armada; se part a d 25 Marzo, CapiUnio Don Francesco de Almada (2) abench avanti fu eletto e
,

doveva andar. Signor Tristan da Gugna

(3)

el

qual perse a quel

per modo che Sua Altezza fece elezione del ditto Capitanio Don Francesco ; el qual con vele 30 tra grande e picole,
la vista,

tempo

delle qual

una

se perse qui in bocca del Porto de Lisbona

la

qual

se chiamava la Nunci, con


detta

nave

una gallia disfatta, che era sopra con molle marcadanzie * va questo Capitanio per
;

(t)

de' Portoghesi
(2) (3)

Questo Bonavita Veneziano avrebbe contribuito all' impresa fortunata e ne avrebbe anzi il merito principale. (G. S.J Don Francesco Almclda. (G. S.) Tristano da Cunha o d'Acugna fu realmente capo della settima
, ,
, ,

spedizione

e superiore in

comando

a Francesco d'Albuquerch. (G. S

20

RELAZIONE
l
,

Vice Re per tre anni dalle bande de


e pi; e leva molte artelarie

e leva

da persone 2500

per far tre fortezze nell'India, una

sora in Zasale, et un'altra in Anzidiva, e l'altra in Gannanor: le


quall'artelarie sono

passavolanti
,

grandi,
;

numero 40; bombarde


con
le

grosse de ferro de pezzi

numero 65

falconeti
et

sue carete,
e
bellis-

numero 100
sime;

molte altre
l

artelarie

arme

infinite

e mettono de

tre Capitani delle fortezze

con 80 homeni
a

per cadauna fortezza. El


la

numero de
la

queste vele era de nave 14:


bote 800
et
;

prima de bote 1000


fin

seconda de

fin

300

el

resto; caravelle 71 de bote

200

in

150 l'una,

altre caravelle

de bote 80

a 100 l'una; gallic due sottile, quale port disfatte

sopra

la

nave: trasseno

de

merze, zo,

rami K. 3500

in

4000

cinabrii pochi, da K.

60;

arzenti vivi K. 50; corali K.


corali bianchi K, 1 i;

42; cera
(1),

bianca,

toro,

e bastardo,

cofoli

verderame K. 12; piombo K. 150 in 200: de contadi, computando patroni de nave e Gapitanio, ducati 80 mila, e pi: hav de spesa
quesl'armada (veramente che se pole intendere) da ducati 250 mila.
Del 1505, a d 22 Luio, torn nave 10, Gapitanio
et
a

Lupo Suarez;

una venne avanti a


d

d
si

ultimo Zugno
perse sopra

e le

23 Agosto;

et
:

una
s

el

due ultime gonsero Gao de Bona Speranza


,

de qua de retorno

che venne

in tutto

nave 13

le

quali
:

tras-

La qualit de quelle veramente piper K. 22 mila, cannella 350 35. K. 450 garofoli 150 in 200, macis 7, carafora 15, piper longo 10, lache 60, zenzeri 80, perle da onza, onze 750 per valuta de ducati 4000 merze che f' vendere la presente muda nell'India, cio rami K. 2800 a ducati 12 el K. li quali non se ponno vender n pi n meno, per esser cos tal concerto fra loro, el qual fece TArmirante in Guchim: \ de rami
seno spezierie K. 24 mila.
, , , :

al ditto prezio,

de contadi; questo solum s'intende nel piper:


el

zinabrii K.
in 19;

300 a ducati 20

K.; arzenti vivi K. 300, a ducati 18

piombo K. 500, a ducati 6 el K.; corali cio botoni K. 6500, a ducati uno l'onza: e pi contratt ditto Gapitanio in Ghuchim, in Gananor, in Chaucolam, in Ghulam in Gumari, in Belam, di ritorno da Ghuchim. Questo Gapitanio si trov nave 17 de marcadanti Mori in uno porto se chiama Panidarami, e combatt con queste le quali se messeno in terra; per modo che questo Gapitanio mand tutti li soi copani ben armadi con un baril de polvere
,

(1)

Le parole toro, bastardo e

cofoli

sono ora d'ignoto senso. (G.

S.)

DI

LEONARDO

GA'

MASSER

21

quelle brusolle, con tulle


la

per cadaun copano, e mise fuoco dentro dette navi de Mori; e tulle quelle spczierie che erano carghe per

Media,

e s'intende ch'erano mollo ricche; e fece

dibile:

erano carghe
grandissima

d'ogni sorte

di

spezierie.

danno increFurono morti de


80: dicono che

questi Portoghesi da
fecero

homeni 22, e
difesa quelli

feriti
,

da 70

in

Mori

e che

erano sopra quelle

nave multi turcomani, quali

fecero

venne

al

suo camino

e pass a

gran difesa. Dapoi si lev, e Monzanbich in zorni 17 800 le,

ghe, con bellissimo


mesi 6
giorni

tempo;

fece
l

il

viaggio suo in mesi 18, cio

dell'andar in mesi 5, siete de


^
:

a cargar mesi 3 i, de ritorno in


,

ben pi presto seriano venuti


le

ma

steteno in

Monzanbich
la

12 per conzare
il

sue nave ch'erano mal condizionate:


2k-

prima nave fece

viaggio in mesi

e giorni 8.

Viaggio Ottavo.
Del 1505, a d 17

Novembrio

de lun.

Mand questo

Serenis-

simo Re due nave


et

al viaggio di

Mecha, cio una nave de botte 300,

una caravella de
in

bolle 150: le quale

mand

per intendere delle

nave, che se perseno sopra questa costa del


ranza
questi

Cao de Bona Spee

qua,

le

quale venivano

de retorno;
le

perch molti
che

di

marinari hanno opinione, che

persone potriano esser salve


l

sopra questa costa, overo a qualche isola


Altezza

vicina;

so

Sua

mand

delle

due nave a
l

quest'effetto, e per dar notizia del

navegar a terra, se
terra: le qual

sono secche alcune, overo basse, perch


sia

sono molti de opinione che

poco fondi de 10 in 15 leghe da

nave lievano molta vittuaria, etiam rami K. 800 per


delle

conto di Sua Altezza; e non avendo altra intelligenzia

per-

dute persone, vadano de longo


abitador da Sago.

al

viaggio.

Fu

Capitano

Barbut,

Viaggio Nono.
Del 1506, a d 6 Aprile,

mand questo Serenissimo Re una

armada

in India,

Capitanio Signor Tri^an da Cugna, con nave 14/

Sua Altezza, el resto per conto de maruna de Sesto Fiorintino (1), et una do (fCnovesi, nella qual partecipa la facitura; due altre sono de navilii di questo regno
delle qunl IO sono per conto di

cadanti, cio

(1)

Forse Marchionnl.

22
di Portogallo.

RELAZIONE
La portada
di quelle

veramente:

la

nave Capitana

de botte 1200; tre o quattro nave, 700 in 800;

el resto

de botte,
de

400
e

fin

300, e 250. La qual armada lieva con


,

da persone 1000,
tiri

benissimo armada de diverse artelarie


cio passa volanti grandi
e
falconeti
;

e de bellissimi

melalo,

numero
etiani

40, e molle
fortezza

altre

bom-

barde grosse

leva

una

de

legname
3 larga,

quadra, cio passa 16 per ogni quadro in altezza, passa


dove ha ad esser
el

muro, passa uno; hanno 13 bombarde per


a

ogni faccia, delle qual ne sono tre grosse tutte

raso terra,

in

cima

falconetti

60

cio 15 per faccia


in

et

homeni 250 per guardar


alla
li

quella, la quale da esser messa

India

bocca del Mar


la

Rosso ad un'
del

isola

che

si

chiama Zilricornas,

appresso

bocca

Mar

Rosso. Delle qual nave 14, ne vanno 4, cio per conto del
drittura

Re, Capitanio Alfonso dal Burchorcher, a


per metter case de
el
l;

per Malacha
ci
,

e la commission del Capitanio


6.

che
che

debba star de
per
conto

fermo anni

Lieva de merze, rami K. 4000,


salvo
:

tutto

di

questo Serenissimo Re,

K. 300,

sono del Capitanio Signore Tristam da Cugna


viri

cinabrii et arzenti

K. 600 in 700; piombi 150 in 200; lume de rocca K. 35; vere risegali K.

derami

25

botoni

de
tutti

corallo
li

per conto del Re


spesa,

O. 5000: de contadi, computando


ducati 40 mila. Questa armada
si

Capitani, saranno andati


di

ha

avuto

per quello per

pu

intender,

poco pi e meno, da ducati 120 mila, omnibus


difficile nell'

computatis. Questa armada fu molto


soldo consueto,

armare,

il

come etiam per causa de pestilenzia che regnava in quel tempo; per modo che non si trovava gente a supplimento: per armar li fu necessario dar pi soldo del consueto e rove 2 de spezierie de pi de sua portada (1). Comand Sua Altezza che tutti quelli che fusseno sbanditi per la isola di San Tome, overo nell'Africa;
,

volendo andar quelli nel viaggio d'India con

el soldo

consueto, fusdiffi-

seno absolli dal bando: et ancora con questo mezzo con gran
colt

arm. Morite da
la

peste, pochi giorni avanti el partir dell'armada


s

sopra

nave Capitana, persone 14, etiam sopra altre nave:


di perdersi,

che
per

qucst'armada and a manifesto pericolo


Serenssimo Re stava in gran dubio
di

bench questo

mandarla o non;

ma

(1

Rove due de spezierie di sua portada.


trallcare per

Si

concesse cio ad ogni


di pi di

nomo

di

mare, che potesse

suo conto con un

merci, che

prima non era permesso.

(G. S.)

DI
mostrare che de
l

LEONARDO
nell'India

GA'
sia

MASSER
per mancar
tal

23
ogni anno de

non

navegar questo viaggio, determin de mandarla con


al Capitanio,

commission
li

che

'1

vadi sino al

Gao Verde; e che se

fin a

questa

nell'Africa a

non vadi pi avanti, se non uno loco dove si chiama Amazagan, nel qual loco altre volte Sua Altezza avea determinalo di fare una fortezza per aver commodit e pi segurt delti suoi navilii, per esser quello loco abmortalit fosse processa,

che'l torni de qua

bondantissimo de formenti; e in quello loco detto Capitanio motta in


terra; e la detta fortezza, ch'andava per
in quello loco:
s
l'

India, fesse, e la fortificasse


li

che questa nuova commissione

ha dato Sua Alli

tezza per causa della mortalit ,chc era sora l'armada; tamen
rineri tutti

d'una opinione dicevano, che, dapoi passato


tal

el ditto

maCao
non

Verde, non dubitan di

mortalit, per esser stato visto altre volte

l'esperienza, passalo detto Gao, essere purificati quelli aeri, e

sopportar

tali'

infermit.

22 Marzo 1506, venne nave 4 d'India dell'armada de Don


sono due por conio
di

Francesco; e a d 3 Zugno venne un'altra, che sono nave 5 pur di


detta frota; delle qual ne

questo Serenissimo

He, e due d'Alemani,


el
le

dove in quelle partecipa Bortolo Fiorentino,


,

una de Fernando dalla Rogna


maggiori che andorono
,

Cristian nuovo: le qual nave sono

in

quel viaggio. La quantit che trasseno

de spezierie veramente

visto

per

li

libri delli scrivani

non com,

putando quello che viene nelle casse de marineri, K. 17 mila: cio


la

nave Capitana del Re trasse pevere K. 4000, 55- K. 700, garofoli K. 50, sandali rossi K. 40, camfora K. 10; nave de marcadanti,
trasse pevere K. 5000; la

nave Goncezion del Re, pevere K. 3500;


la

nave Buonfuogo de marcadanti, pevere K. 2800;

nave

de Fein tutto

rando dalla Rogna, Cristian nuovo, piper K. 2000. Trassero


queste navi, per quello se ha visto per la doana, per
perle K. 700, cio tutte perle
el

quartizar,

menude, etiam molti pani dal gocomessi,


et altri

(on

(1),

sazi, sinabassi, sesse,

pani per valuta


;

de ducati 3500.
sta pagali

La bonl
al

delle spezierie al consueto

li

prozi sono

pur

consueto

de
,

mo' uno anno:


cio in

le

qual spezierie
del

sono sta descargate in Sancruz


della citt circa

uno palazzo
sotto

Re fuora
all'orde-

meza

lega, sopra el rte de Lisbona, per causa di

questa pestilenzia, tutte in poder di

Sua Altezza

pur

nazion antescritta.

(1)

Panni e

stoffe di

cotone iDdiane. (G.

S.)

,, ,

24
Quanto
e questo e fece
e

RELAZIONE
se intende

veramente
voleva

alle cose

scerete
ci

ncll' India

per

questo Gapitanio e Vice Re, quello aver deslruido

Re de

Ochilia:

perch

non

li

dar obedienzia

al detto

Vice Re;
,

nella

detta terra
altro

uno bulino de ducati 50 mila


d'

pi
,

messo

uno

Re

nella detta terra

accordo con quello

fattolo tributario di
la

questo Serenissimo Re de ducati 1500 all'anno:

qual terra e isola de Mori. Etiam ha deslruito Mombaze, che


,

una terra grandissima pur de Mori

et isola

e messeli fuoco

dentro, e fece morire molta gente; e lo

Re
che

fuggile alla Montagna.


l

Da

poi se lev de

et

and sopra
l

la

Costa de
l

nell'
sta'

India

a
el

dretura in Chuchim, dove

bave nova

era

morto
l
,

fattor di questo Serenissimo

Re

e molti altri
;

che stevano
e questo

da

persone 20, vel circa, de Mori marcadanti

perch vo-

leva detto fattor vietar alti detti marcadanti Mori, che

non cargas
trov molle

seno spezierie in quella scala. Subito inteso questo, el detto Gapitanio

mand alcune nave

in quello porto de
et

Gulam,e

nave de Mori carghe


nio and in

de spezierie;

in

quelle

messeli

fuoco e

brusolle, che s'intende erano ricchissime.

Da

poi, ci detto Gapita-

Gannanor
,

fece la sua fortezza de volont del


li

Re

de Gannanor

e per suoi

homeni Indiani mureri

fece

aiutar

mostrando aver molto grato el trattar loro, e l'amicizia di questo Serenissimo Re; la qual fortezza insta el dissegno che vi mand;
et in

ditto

Gannanor contratt e cargo


,

do'

nave de spezierie. Da
che

in

poi

and

in Anzfdiva

e fece l'altra fortezza,

un' isola
;

despopulata;

ma

per aver ottimo porto, siete appresso Gananor


il

et

in loco di sopra

passo delle nave

dove passano

le

nave che
qual for-

vieneno de Malacha, e d'altri

lochi de quella India;


vi

la

tezza insta la forma del dissegno che


la

mand. Da
e
feccia

poi fortific
isola

fortezza de Guchi

tutta di pietre

vive,

in

(che

certo per quelli lochi resta fortissimo), de Zafale: loro fin al partir

suo non hav nova alcuna de quello era seguito


la

salvo che

mand

detto Gapitanio 4 nave a far la sua fortezza in detto

luoco insta

commissione

di

questo Serenissimo

Re con

le

gente dovevano
in

restar in quella. Questa frota

ha contrattato solamente
stevano

Ghuchi
de

et
l

in Cananor: s'aspetta altre 4 nave, che se doveano a pochi


s

partir

giorni.

Da

poi che part questa


di
le

quasi cargate
tutto.

che non vien pi

questa frota, che nave 9 in

Vero

che queste nave sono


s

maggiori che siano andate a quel viaggio;


,

che venendo quelle a salvamento

si

giudica che sarano in tutto

DI
spezieric
fatto

LEONARDO
,

GA'
vel

MASSER
circa.

2o

da K. 20 in 30 mila
in

Queste nave hanno


giorni
al

a viaggio suo
perse

mesi

U,

meno

3,

nell'

andar,

Quest' armata

una nave

grande del Re

Cao de Bona
,

Speranza;

tutte le persone

e salve and a fondo, se discusite carza de rami non hanno due altre caravelle se smarrono
: ,

nova

di

quelle

Gn ora
el

non

si

sa se

siano

perse.

Al retorno de

queste nave, se scontrorno quelle do' nave che se partirno questo

Novembrio sopra

Cao de Bona Speranza

le

qual

nave

sono

quelle che andorno per intender nova delle

nave

perse de

Lupo
nave

Suares da mo' un anno


a longo

e della nave de Francesco da Burchercher,

questa Costa del

Cao de Bona Speranza

le

qual

haveno parlamento con queste nostre, e disse non


n inteso nova alcuna di dette nave perse.
Visto el navegar di questi Portoghesi

aver visto nave

e questo viaggio

et es-

sendo bene informato de tutte


altri

le scale loro

hanno
le

recapito, e molti
,

lochi

di

quell' India
;

dove nasce

spezieric e zoie

scale raarcadanlesche
(1)

per ne far nota per memoria.


al

El navegar de questa frota che va

viaggio d'India, se par-

tono de qui da Lisbona de Frever, de


esser questi tempi a* loro propositi.
>

Marzo e anco d'Aprile; per Da poi el partir suo de qua


navegar suo
si

anno

tre mesi vel circa senza vista de terra. El


(2)

per Altare
e

per

el sole

ovcro per
(3),

el

Polo artico con l'Astrolabio;


visto terra

non radegano de niente


iuslamente
Irovar sopra
el
tal

non avendo

za tre mesi;
tanti giorni
,

dicono dove se trovano:


loco
;

et in

capo de

e de gran prattica de molti pedoti de qui che sanno quel camino, et in tanta prattica e con tanta facilit come ci viaggio de Levante.

me

che certo cosa

bellissima

K passado
lanno
el

la

Cao de Bona Speranza in prima scala a Zafale la qual


el
,

vanno zoso per costa


si

terra
,

in terra ferma

suo Re cristiano

et sotto Preti Giani

nella qual terra

hanno

loro Portoghesi

bon recapito de

vittuaria, de acqua,

e de alcune

merce de metali, cio latoni spazano l, trazeno de l solum oro, par che ne sia gran quantit. In quella comarchia al presente mand Sua Altezza a fare un^ fortezza bellissima in della
cosete de

(i;

li

capilolo che segue u

(ii

rHntJis.sima importanza.

V. 'Acverfimenlo

posto in principio.
(2) Costellazione
'3)

meridiooale.

Cio

non

si

arrestano in alcuna rada


il.

Ap. Voi

, ,

26
Zafale.
et

RELAZIONE
Da
poi se partono de
l

Monzambich
;

che una
qual

isola

ha uno buon porlo per ogni gran armada


li

la

isola ap-

presso terra ferma; etiam

traze vittuaria et acqua ottima; e de


,

qui passano
aspettano
li

el

colfo

de Colocut

che sono

leghe

800 de pacizo
e con

tempi che sono

nel principio

dell'Autuno,

le

sopra questa costa de qui hanno molti ha recapito e cognoscenzia che piui de longo e suo Ke moro. Da poi se va a Chedem se va a Colam pur isola el suo Re si moro. Questo la qual terra si in terra ferma quel che dete el poeta all'Armirante la prima volta che fu discocole fatte passano.
altri

Tamen
,

lochi dove se

perto l'India.

Da

poi se trova un'altra terra che

si

chiama Mom-

baza

la

quale terra

murada

e granda, pur de' Mori in isola.

Da

poi se trova un' altra terra che se

chiama Amodosi, pur


Azale
,

nella terra
el

ferma
Rosso
trova
,

de' Mori.
la

Da

poi se trova

che appresso

Mar
terra

quale porto de Prete Giani


,

pur

de' Mori.
,

Da
della

poi se

Aden
,

che
qual
,

alla

bocca del

Mar Rosso
si

fuora

ferma
e

e qui nasce zenzir.


,

Da

poi

trova Astici; qui nasce incensi,

mirra

la

se

vende fanemini

el

farasolo

4 farasoli
il

fanno uno K.

che

manzo peso
,

di

Venezia

(L. 160

K.).

In

Ormusso

terra de marcadanti
le

se cattano perle in grandissima


colfo a un' isola de'

summa
in
le quali

quale se pescano
e
l

in

un

Mori Arabi

braza 4 de acqua;

se trova perle d'ogni sorte bellissime,

sono
et
il

in

poder de quel Re Arabo Moro. In Gombea terra


et

de Mori,
biti
,

suo Re Moro;
K.

una gran terra


,

nasce tur-

e spigonardo e mil (1), lache


el
,

corniole, calcedonie, gotoni,


;

a fanemini 12

che L. 150 nostre

e qui se trova pani de

goton de tutte sorte assaissimi. In Dabul una terra che ha porto;


l

se trova molli pani de seda.


;

In Cananor

el

suo Re
boni

si

zentil,
quelli

e qui nasce 35.

ma

li

53.

pochi

e non cus

come
,

de Colcut
la
al

e suo peso se

chiama baar, che sono K. 4 da Lisbona:


,

sua moneda
ducato
trar,
;

ma
li

si chiama fanemini valeno 18 e sono d' oro basso hanno un' altra moneta d' arzenlo basso che se chia116 per uno fanemino: el baar del piper vai fanemini 260
,
;

33.

valeno fanemini 72.

In Colocut

el
li

suo Re
viveno

si

zentil

questa

la principal scaia de'

Mori
el

molti

mori che

sono da persone 5000 e pi;

sforzo delle nave de Malacha re-

fi)

Mila, voce ora incognila. Non


,

si

oltenae a Venezia

la

spiegazione di

alcuni segni di pesi, misure ec.

indicate nel nianoscrilto.

(G.S.)

DI
capita
l
,

LEONARDO
,

GA'

MASSER
mercadanti
:

27
la

si

vendono

e trattano tutti
et assai
,

qiwl terra

a marina sopra la spiazza

gran

terra.
;

Le case sue sono molto flache


qui trattano
sandrini
e
lutti
li

fatte

de cana con crea


terra nasce

si

che

marcadanti della Mecha


;

et Alcaiarini et Alestutti
:

Damaschini
,

l
,

in quella

li

35-

sono ottimi

e piper

un poco
25.,

e zedoaria e

cardamomo
l'altri,

el

suo

peso se chiama pur baar, che sono K. 4 de questi da Lisbona; el

baar del piper K.


vende tutte
e chebuli
el
,

5. 2.*

che mazor che


;

che se
,

le altre sorte spezierie


li

nasce mirabolani emblici

quali valeno ducati

do'

el el

baar

33. vai

ducati 3

baar

el

pevere vai fanemini 330


i
;

baar, che sono ducati 17,


el
:

che sono K. 5
la

lache poche
el

valeno a fanemini 280


ducati 24 al baar

baar

zedoaria ducati 2

baar;

cardamomo
,

n altra
cio
il

sorte di spezierie vien de qui, salvo nel zonzer delle


le

nave de Malacha,
,

qual trazeno d'ogni sorte spezierie


l.

et

anche qualche zoia

rubini e diamanti vien


detto

In Calanganor terra a marina sotto


l

Re

di
l

Colocut

tamen vive

nella detta terra, el qual


;

pur

zentil; e

in quel loco sono molti cristiani

e qui nasce

uno poco

de piper nella citt medesima, non altro. In Chuchin, qui una


terra picola, et in quella vive el suo Re; el qual zentil, et piccolo

Re

avanti eh' el fosse favorizado per questi de Portogallo: e

hanno
e

lor Portoghesi

una fortezza sopra


el forzo

la

ponta alla marina

de conl

tinuo tiene uno fattore della Maiest de questo

Re de Portugallo;
l

entrano sue nave, et

de tutte sue merze; e

circa intorno la

terra nasce tutto el piper (la

mazor somma che

se traza dell'India), el

qual vien zoso d'uno rio che va in fra terra leghe 250; el qual basso
in alcuni lochi

e perch stanno in guerra con el

uno passo e mezo, e non pi e non troppo largo Re de Colocut molte volte detto
,
:

Re vien

fin
;

sopra detto rio


e se non
1'

per depredar

el

piper che vien zoso

a Chuchin

fosse stato

sempre

el soccorso della

gente

portughese

averia destruto el detto


e datoli rota al

Re de Chuchin; ma sempre
Colocut.

sta defeso

Re de
,

El suo
;

peso

si

baar, el qual responde solo K. 3 de questi de qui

n altra sorte
alcuna

de spezierie se traze de qui

salvo

in

caso
l

che vegna
la costa. In

nave de Malacha
el

over de altre scale de


in questa
,

per

suo Re

si
,

e zentil; et in questo loco etiam e contrattano


vien
,

Colam hanno recapito li


l

Portoghesi
in

terra.

nasce piper
l

et

questo
vien

regno
canella

molte perle
,

che nasceno
,

circa
,

de

qui

garofoli

camfora

cubebe

macis

che de

28
molli
altri

RELAZIONE
lochi vicii
|
;

in

questa scala

el

suo peso

si

baar

responde K. 3
lan
l

la

sua moneda
,

e fanemini
,

12
,

al ducato.
,

Si-

nasce
:

le

canelle

e
si

li

rubini

e saGli
;

giacinti

e granate
,

suriane
la

el

qual Silan
si

un' isola

et el

suo

Re

si

zentil

moneda sua
72
al

d'

arzento

valeno
delti

ducato.

Portughesi. In
molti

Pur in Zunnando
de gotton
,

chiama fanemini li quali questo loco hanno avuto recapito


,

se

terra

ferma, e
l

nasce rixi, e
d'

trovasi

panni

e vi

molte
el
li

spizierie

ogni

sorte, quale vieneno da


e
le
li

Malacha. A Banzelo,
,

suo Re e moro,
sinabaG
aloe.
,

se fa el forzo de'

panni de gotton

tutti

e tutte

sesse,
,

e gotton,

piper

longo uno poco, legno


tutti
li

In Mar-

chien

in questo loco

nasceno

elefanti

e qui uno porto


l
l

appresso uno loco, che se chiama Acaplen, dove


rubini, e spinade, e zoie d'ogni sorte, in
lache: el suo peso se
sto porto

se trova molli

per

nasce

molle

chiama
e qui

bissi

che
rubini
in
la
,

lire

3 de Venezia. Quequesta
tutti

dove

vi

etiam molti
li

et in

terra

se

conzano
non
li

all'Indiana,

ligano
;

anello

in cogoli,

sanno aspianar a nostro modo

meo

a suo
,

modo conzano
qual muschio
e sono
li

)enissirao.

Etiam qui

vi

molte sede e muschio

el
,

vien de terra ferma lonzi de qui circa


coli
d'

20 giornate
la

testi-

un animale
testicoli
li

ch' simile
egli
,

come

gazella

e
i

quando
soi

se va
se

appresso de quelli
tagliano
li
i

per

istinto di
le

natura con

denti

che sono
,

vesiche de muschio.
^

A Tenazar

nasce
;

tulli

verz

li

quali valeno ducati 1


sia

el

suo baar, che


macis

K. 4

la

qual terra
,

abench
l

marina
,

in terra ferma: el
,

suo Re zentil
nose, galanga
,

de

vien pevere

canella

garofoli

camfora da manzar, e de quella non se manza, e


,

molto muschio
che responde

et infinite
,

sede

che sono
:

de quelle vieneno
...

in

Alepo; e perle
el

e verz di do' sorte

el sulil vai

ducali 2 el baar,
,

suo baar K. 3
che sia
l

e molti sandali

(1).

etiam
di

molta terra oro et arzento. Questa veramente


tutte

la

prima scala
,

sorte

spezierie

nell' India.

A Sanmalra
,

che

un'isola, vien anche de


la

uose, piper longo

un poco de seda;

qual

sottoposta a Malacha. Visto

come
le

se portino le spezierie

d'India in questa

terra. El piper portano a refuso, el qual vera1'

mente non

patisce; solo, per

acqua che

tocca da basso, pu-

(1) Qui nell'esemplare che serve alla nostra stampa seguono tre segni che non siamo riusciti a comprendere.

DI

LEONARDO
,

GA'

MASSER
,

29
garofoli
,

zolente; l'altre sorte spezieric


nelle schibe,
s

zenzeri, canella
li

portano

come

vien de

in Alessandria;

e subito zonto de

qui

le

nave

e sopra queste
la

niun non po' desmontar in terra, in pena della forca: a far vanno di (1) de questo Serenissimo Re
,

zerca a Capitani

scrivani

e marcadanli

e marinari
la

li

quali

vieneno con gran diligenza cercati fina sopra


casse
della
et
;

carne e tutte sue


casa
quest'effetto;

dapoi bollano quelle

e tutto
fatta

vien

descargato nella

Mina,

cio la sua
el

doana

nuovamente a

ogni nave ha

suo magazen. In detta doana sono magazeni 20,


ord enatamente. Delle altre sorte de spezierie qual
spezierie,
et ogn' altra

dove

sta el piper tutto

se parteno cadauna nave le sue: le

cosa che

se

traze d'India
ss.

de quelle se ha a pagar de drelo a


nelli

questo Serenissimo Re
passati del

per g; e questo s'intende fino


se voglia, che volesse
,

anni

1503. Dapoi Sua Altezza fece una ordenazion a questo


sia

modo: che
cio

qual
,

marcadante
le

mandar

al

viaggio d' India

manda cum hac tamen condizione


,

che quelli

marcadanti
el

armasseno
delli

nave del suo


e

si

li

corpi delle nave,


,

come etiam
e

soldo

marinari
,

vittuaria

et

ogni

altra

spesa accadesse per mesi


tornar
,

18

che se mette nel viaggio tra andar

che retornade dette


d'

nave

e che de quanto
,

traze-

ranno

de spezie come

ogni

altra cosa

paghi
;

de

dretlo

questo Serenissimo

gare sopra

le

un quarto nave armate per conto

Re

e vintene
del

e chi voranno Garel

Re, pagheranno

dretto,

come se contien de sopra. Le spezierie che de qui


se

in Lisbona se vendono, tutte queste vendono senza garbelare, cus come vieneno dall'India, e sta fatto la tara tre da 6 in 7 per g el K.: de questa responde a nostro

peso L. 168
stre
;

el

qual K. delle merze K. grosso, responde L. 132 nopesa tutte altre cose
,

al

peso del qual se

e sorte de merze.

Ordenazion del Re de Portogallo.


Del 1505
,

adi

primo Zener
el
,

questo Serenissimo

Re

fece
:

una
che

ordenazion sopra
tutti
li

comprare e
di

vend^e de queste
si
,

spezierie

marcadanti

qual nazion
questa
terra

fusse

che

venissero

per

comprare spezierie

in

quelli si

debbano presentare

(1) Nel MS. iu parola che si lascia in bianco scritta cosi pmij. Forse sar voce portoghese abbreviata , e vorr dire ministri o soldati di dogana.
:

30
alla casa

RELAZIONE
della

Mina

in

termine

di giorni
;

3,
et
in

far

saper
quelli
,

come sono
ninno
li

venuti
,

per comprar spezieric


,

avendo
questa

fatto

alcun delitto

overo debito
,

siano seguri
civil

terra
,

che

tempo non intendendose corsaro e che quello non s' intenda de mesi 6 possi entrare in questo porto e tutti quelli che compreranno speel compradore non paghi dretto zierie qui nella casa della Mina alcuno , salvo quelli de chi sono le spezierie pagano 5 per cento de dretto a questo Serenissimo Re e le dette spezierie possino
possa astrenzer
,

ne per

ne per criminal
,

in

lenire quanto

li

piace
,

e quelle navegare

trare
:

fuore

si

per

terra

come per mare

senza alcun altro dretto


del

le

qual spezierie

sono vendute per

mano
,

Veridor della cassa


;

della

Mina

el

qual Don Martino


spezierie se
danti
;

nome del Re vendeno per sua mano che sono de


che per
,

quelle

dette

diversi

marca-

e quelli

mercadanti non
sar date

ponno trazer n navegar detto


del detto fattor del

sue spezierie se

non vendute per mano


l

Re

vendute che saranno,

lor

mercadanti

la

sua parte

aspettante delle sue spezierie a soldo per lira.

Assai rasonevolmente se ha detratto in questa terra de Lisbona

de tutto se pono trazer de qui; cio primamente spezierie d'ogni


sorte mette cadauno sotto sopra K. 85 mila,

che certo una

summa
traze

grandissima, seguendo questo viaggio


della

come mostra. Item,


i

Mina da

l'oro de

Ginea ogn' anno ducali

120 mila, che vien


zuchari

ogni mese do' caravelle con ducati 10 mila. Item, traze


dall'isola de

Meder

zone

(1)
,

200 mila ogn' anno. Item, traze dalla


quella spazase

Ginea malizete da K. 2000


inper
d.

per Fiandra

rezeno

ducati 10
,

el

K. Item, traze dalla Ginea piper K. 2000, e


in

qual salvatico
d.

pur quello se vende


:

Fiandra

reseno inper

sta

tamen da poi questa navigazion d'India, l' che non ghe intra pi in questo Regno. Item, dalla Ginea se traze Negri da teste 2000 e pi. Item, traze
ducati 10 el K.

devedado de modo

grane nel paese da K. 120, bone in


vere. Item, nel paese

tutta

bont con

le

sue pol-

medesimo,

mieli ottimi da K. 15 mila. Item,


all'

traze melazzi, quali sono dell'isola de Meder, da tenelle 1500

an-

no,

li

quali se portano in Fiandra. Item, traze da

Cao Verde gottoa

da K. 500,

ma non

cussi boni

come

quelli de Levante. Item, traze

deir isola d'Instori guadi K. 10 mila. Item, traze qui nel paese molti

(1)

Cos nel MS.; forse doveva dire zane (corbe, ceste).

DI
Nali JD

LEONARDO
e

GA'
in

MASSER
somma
,

31

grandissima quantit, et ogli


cio

bont. Item, trazc

de

pesce,

antonni

ducati

12, 13 mila. Itera,

per tonine del Regno de Relgarbi cuori de 60 grandi in trazc del paese
d'

somma

bont, da pczi 40 mila. Item, cuori

Irlanda e Ginea

Iraze

per valuta de ducati 10 mila. Item, traze de' Ginea denti d'avolio

da K. 150. Item, traze del paese medesimo frutti una


credibile,
vini

summa
parte,

in<*

cio fighi, et altro per Fiandra,

et

in

altre

da nave 40.
Li dretti veramente sono grandi in questa
terra
,

che non

so

come
lutti

se possi sustentare la

pagano decima e
;

sisa

marcadanzia de che sono 20 per cento de


,

qual sorte se voglia,


tutto quello

Ultra in questa terra

e de insida

da

5 per cento, salvo le gallo


,

veneziane, sono franche non pagano dritto alcuno. Nota


<

che oro
via
;

argento quello non se poi metter in


,

questo Regno per

da
si

terra

per esser devedado

alli

porti del

Reame

di Castiglia

de qui

non se poi trazer n oro n

arzento per Castilia, essendo

devedado per questo


anni in qua
,

Reame

dalli

porti de Portogallo. Item, da tre

che fu discoperto Terra


el

Nova

della quale
sia

se traze
sta taiado
;

ogni anno verzin da K. 20 mila,

qual verz mostra

da uno arbero molto grosso,

ci

quale

molto pesoso e grave


fa el

tamen non lenze


niente
stilia
il

in quella perfezion

come

nostro da Levante:
,

de manco se ne spaza molto in Fiandra per molti lochi


;

e de qui in
| in
(1)
,

CaK.,

et in Italia

el

qual valle ducati 2

il

qual

verz

appaltado per

Firnando dalla Rogna

Cristian

novo, per anni 10 da questo Serenissimo Re, per ducati 4000 all'anno;
el

qual Firnando
le

Terra Nova
condizion
:

Rogna manda al viaggio ogn'anno in detta et homeni a tutte sue spese con questa che questo Serenissimo Re deveda che non ne sia tratto
dalla

sue nave

da qui avanti

dell' India.

El qual verz, per quello


li

si

vede, fin coni el

dotto qui a Lisbona, con tutte spese

sta

per ducati
fa

K.

nella
l,

qual terra

tutti

boschi

de questo verz. Se

da Lisbona a

per ostro e garbin, da leghe 800.


Visto
la

carta del

navigar de questo viaggio


i

d'

India

e quanto

per quella mostra

tutti

lochi

che

pe^ questi Portoghesi hanno


,

commercio

e pratticato
,

e discoperto fin ora

che
;

certo
et

hanno
io

discoperto assai

e sono per

discoprir
,

pi

avanti

essendo

bene informato

si

per

la

carta

come

e continuamente

da molte

(1)

Fernando de Noronha.

32
persone
stati

RELAZIONE
di loro

Portoghesi
;

e da diversi

altri

forestieri

che sono
,

in quelle parte

e ben considerato sopra


al

tale navigazion

fatto

uno discorso per esser


dir

proposito alla nazion

nostra d'in-

tender ogni particolarit di quello po' succeder

de

quel

viaggio

per

avendo

fatto tal

discorso

e
)
,

tratto

quello

costrutto

che da questo viaggio se ne po' trazer


dover esser per mancar da navegar,
e senza

vedo questo viaggio non

ma

continuamente

frequen-

tando e stabilindo

alcun dubio questo

reveritissirao

Re

dominer quello, e massime sopra el mar, perch chiaramente si vede quelli Indiani non poter difender tal navegazione n re,

sister alli navigli

et artigliarla di

questo Serenissimo Re de

in
,

quella parte.

Le sue nave de
,

lor Indiani

sono debele e

flache

senza artellaria

bench

al presente

alcuna de quelle ne portano,

ma non
ne vedo
parte,

che se possano reparar da quelle de questo Serenissimo Re;


el

modo che de

quelle se ne possano prevalere per altra

etiam delle nave che hanno pi forte delle sue contrade:


nell'India,
nelli lochi

vedo

le

sue fortezze

dove per loro Porto,

ghesi hanno deliberato de assentarle

et edificarle
,

scranno

fortis-

sime per esser quelle edificale in


signori
,

isola

dove a mi pare scranno


terra

le

quale non possono esser molestade da quelli de

ferma. Per dico, loro Portoghesi sopra quelli mari esser poderosi,
e

dominar

quelli senza

alcuno contrasto. Certa cosa se

le

dette

fortezze

fusseno

fabricate nella terra

ferma

quelle non seriano


artellaria

segare per forte

che

fussino
;

e per
al
el
,

grande

che aves-

seno, per molte rason

tamen

presente

mostrano loro Indiani


con
l li

bona amicizia,
fattori

et

aver a grato

trattar loro nelle sue terre

de questo Serenissimo Re
et altro
,

che de continuo stanno de

de

mercadanzia
costa d' India

che

li

vien ben per tutte le scale de quella

salvo che in Colucut per aver guerra mortalissima

con questo Serenissimo Re.

Quanto

alle

nave che
,

manda Sua
, ,

Altezza de

per restar tre

over quattr' anni

non vedo rason

n intendo che abbia loco da

poterle metter a coverta

possino fare tale effetto

n porto alcuno, che loro pacificamente perch a mi dico nella costa d' India
;

pare
e

necessario in questo tempo debbi dar concia alle sue nave,


in quelli
:

massime

mari de

che abbissano
tal

le

nave pi che in
manifesto

ogn' altra parte


pericolo, e

che vedo queste

nave scorrine

non esser l'opinion de

Sua Altezza bona;


al

ma

ben parrai

che sempre anderanno queste nave

suo viaggio

e torneranno

DI

LEONARDO
l'

CA'

MASSER

33

come
la

el

consueto suole. Circa


el

de voler divider
bocca
del

navegar
perch

a'

opinion de questo Serenissimo Re Mori per via della Mecha e per


impossibile,
necessario

Mar Rosso, mi pare


,

n vedo
el tenisse

el

modo

possi far

tali' effetto

el seria
l

infinita

armada
passano

in quella
1'

banda de

da

Commuo

con una grandissima


dove sono
li

spesa, e divider
le

armada
:

in molti lochi,
la
la

passi che
s

nave de' Mori

spesa seria insopportabile,


cosa impossibile,
nell'

che per

quanto aspetta a questo,

e Sua Altezza
del signor Trestan
le-

male informata

tamen

al

presente
,

armada
si
si

da Cugna part ultimamente

ha levato con
isola
,

gname
qual
cipal
;

per assentarla in
alla

una

che

una fortezza de chiama Guriloras


il

la

bocca del

Mar Rosso
saranno
:

dove lor dice esser


totalmente
,

posto prinspeziarle

defeso

quello,

serrate

le
,

per

la

Mecha
perch

e la Soria

la

qual cosa

al

mio

indizio

sera

dif-

ficile,
s

indico aver

contrasto

neli' edificar delta


;

fortezza,

che iudico non potr esequi r

tali' effetto
,

bench

fin

ora questo

viaggio sia andato molto avanti


dia
:

et ha discoperto assai de quell'In-

tamen non

niente, a
(

comparazione de quello che ignoto,


grandissima
)

e che se poi discoprir

che certo cosa

de

molte

terre marcadantesche, ricchissime d'ogni sorte speziarle.

Visto el inteso

certamente

tulle
,

le speziarie della

quantit e

qualit nelli lochi dove che nasceno

nelle terre dove


in quelle
,

che per loro

Portoghesi

sono pratticate
,

che hanno

commercio
pi

certa cosa

che avemo una vera intelligenzia


queir India
,

che

la

summa

del piper che nasce in

sotto

chin
alli

a basso in tutta quella comarchia che da

una montagna de GhuGhuchin infino

termini di Gannanor, che e in circuito de leghe 15 vel circa,

cio

mia

4-5

del qual loco


,

sempre se trarranno ogni anno da baar


;

10 mila de piper

che sono K. 30 in 35 mila


El

e questo se traze con

certezza e senza dubio alcuno.

qual piper se puoi far fonda-

mento

esser tutto in poder de questo Serenissimo Re, mediante le

fortezze sue, e l'amicizia

con quel

Re
l

di

Ghuchin, e

la fortezza

de Gananor che tien guardado quello loco: e sempre se potr defender


e

devedar che ninno vegni


in

cargar

che credo

tal

rason

che tutto quel piper sera

poder de questo Serenissimo Re.


,

Altre sorte speziarie poche nasceno in quella scala

dove per loro

Portoghesi sono pratticate


zeri in
di

fin

al presente

salvo

un poco de zen-

Gananor,
;

li

quali non sono in quella perfezion che sono quelli

Coliuchut

et

un poco
II.

di cauella

le

qual speziarie scranno al

Ap. Voi.

34
pi che se possi trazer
,

RELAZIONE
tra

una sorte e V altra

da baar 500. La

bont

di quelle

veramente non

in quella perfezione

che sono

le

canelle che vengono da Malacha.

Le
l

altre sorte speziarle


,

che pur

per loro Portoghesi sono levate de


in quelle scale

le

quale sono sta navegade


;

che

loro

hanno commercio

si

che chiaramente

vedo

et
;

intondo le cose de questo viaggio quelle che sono certe et

incerte

bench

al

presente Sua Altezza


,

ha mandado nave 4 a
quan-

drettura per

Malacha

nella qual terra certa cosa che abbiano

notizia, quella esser ricchissima de ogni sorte speziane e gran


tit
:

la

qual scala per Mori navigata


,

e levato la

mazor summa
scala di

de speziane

che vieneno de

in Alessandria.

La qual

sopra Chuchin leghe 800, e mollo pericoloso camin da

navegar

non essendo ancor quella per questi Portoghesi navegata, ne avuto


tratto

alcuno: per non dichiarisso pi avanti.


obstante questo viaggio esser molto pericoloso e se patisca
,

Non

grandemente de viltuaria

et altri

sinistri

si

come

s'

intende

per molli sia stato referido; tamcn considerando tanta V utilit et


ii

gran guadagno che de quello se traze


,

che posilo che

si

per-

non se resteria per questo de seguir quel viaggio perch vegnando a salvamento la minor parte d'una trota, se recupera el danno perduto, e si resta con gran guadagno: s che concludendo dico, non ostante il manifesto pericolo della persona e delle facull che score sempre sar frequentado
desse la mit d'una frota
,

da navegar

tal

navegazion. Vedo etiam, che sempre volendo questo


viaggio

Serenissimo Re dar licenzia a navigar in questo


vassalli
,

suoi

overo

altri stranieri
,

cavedal

de uno ducato

sempre senza scorrer pericolo de suo largamente aver 25 per cento de tutto
,

quello se trar d'India; che certo parmi questo

partido seria pi
,

a questo proposito, senza scorrer tanto pericolo de suo cavedal


lassar far la marcadanzia
tare
stato
tal
(la
;

a'

marcadanti che
,

la

sanno fare e
e

trat-

qual cosa seria laudabile)


vedo al presente Sua

e attender a conservar el suo

ma

Altezza esser aliena

fuora

di

opinione: sono de continuo sta sopra l'opinion sua de divedar


,

neir India le speziarle a Mori


tar tutto questo tratto in

et

il

navegar loro
;

de sustenvedo
tall'ef-

suo

podere

della qual

cosa non

rason, per la gran potenzia che fosse la sua, possi operar


fetto

che
,

il

suo volere.
lui
,

Vero

che

ha dissegnato benissimo de tegnir questo


possendo devedar
le

tratto
:

tutto in suo podere

spezierie per

la

Soria

DI
e quesla

LEONARDO
ma

CA'

MASSER

35

la sua opinione;
le

vedendo non poter devedar quelle,

leberar

speziarie cadauno in sua libert, perch se vede non puoi

far altramente.

Dove nasce
cio da

el

piper tutto quanto in una comarchia


el
,

leghe 15,

Gudin Gn a Cananor;

qual piper

si

in

poder d'uno

Re
el

infra terra alia

montagna

el

qual Re se chiama Matachamal,

qual Re zenlil;

e tutto el piper nasce sotto la

montagna

in

quello loco del detto Re. Vero , che se ha notizia d'un altro loco

che pur produse piper, che se chiama Batachala, che a marina;


dal qual loco se traranno
terra
si

ogn'anno

al

pi baar 1000 piper; la qual

del

Re de Narsin, abitada da Mori marcadanti.

el

Hassc notizia delli maggiori Re che hanno nell'India, che Re de Narsin, indiano zentil confina in Estremadura con el regno de Comj el qual Re si Moro. El qual Re de Narsin tien grando regno, far(l) ad ogni suo comando 10 mila elefanti, 30 mila cavalli, e infinito numero di gente. Da fatti, el regno suo s'estende
;
,

in longitudine

per

la costa di

leghe 600, et infra terra leghe 300

li

quali

doi regni

stanno

continuo in

guerra con

el ditto

Re de

Comj, ch'ancora lui grandissimo Re, et Moro, e molto possente; el qual Re de Comj confina con Cobova, e con la Persia;
e

Combagra confina con Adem


desimbarcano

che una

citt

grandissima

dove

in quello loco se

le

navegazione

d' India

per la Mecha

e la Soria.

El zonzer mio de
alli

in

Portugallo nella

citt
dell'

di

Lisbona,

fu

3 Ottubrio del 1504, venuto ad istanza

Eccellentissime Si-

gnorie Vostre per veder et intender el successo di


d'

questo viaggio
:

India novamente da Portoghesi trovato e navegato

ma

li

maligni

et iniraicissimi della nazion nostra

con

la

sua malignit cercano de


,

disturbarmi
le

e farmi patire qualche

male
,

perch universalmente
al-

condizioni sue sono tanto pessime


in quella citt, salvo

che non voriano vedere

cono

che loro; per modo che inform quel


quali non m'estender
in

Serenissimo Re, dicendo che era venuto per danno de quello Serenissimo Re, e molte altre opposizione,
a dire particolarmente; adeo che
le

me
l

migero

grande suspetto. El
che fu a
d

giorno seguente da poi che gionsi de

in Lisbona,

4 detto,

che

il

giorno di S. Francesco,

fui

mandalo a chiamar da Sua Alcitt;

tezza nel palazzo, che in

cima de questa

dove Sua Altezza

(1) Cosi

il

MS.;

forse

doveva dire sar o hard.

36
steva sola in capo d'

RELAZIONE
una
sala scrivendo sopra

una tavola picola

et io gionlo li, fatto la debita revercnzia, disse,

che comandava Sua


e

Altezza; el quale
et a

me

disse de

che nazion era,

d'onde veniva,

che fare era in quella citt venuto. Non m'estender nella ririsposi quanto accadeva al bisogno. Da poi parlato lungasposta
:

mente con Sua Altezza disse a uno suo che era poco distante da ci quale , come seria noi, el quale se chiama Piero da Lisbona
,

a dire,
in

Capo de Consiglio de X;
senza che
in

e le disse,
io

che

'1

me menasse
persona del
,

preggione orribile,

potessi parlare a

mondo. Et
tre

questo tempo

mand Sua

Altezza per

mi

parlome
saldo
e
el

quattro volte; e vedendo ultimamente, che io steva


li

costante su

primi parlari, mi

pose in libert, e dissemi eh'


io

stare in quella terra fosse a


fui, volsi

mio beneplacito. Et
intesi

liberato

che

diligentemente inquerire et intendere

quali

fussino stati

quelli
di

che mi fecero tale opposizione; et


li

da pi persone degne

fede,
l

quali

me

de

fu significato a
(

inanzi el mio zonzer Sua Altezza da Venezia da uno Bonetto Tondo

dissero che gi

un mese

Fiorentino

nevodo de Bortolamio Fiorentino


citt

el

quale fa grandis-

sime facende nella

de Lisbona

che

el

veniva uno ad istanzia


et intender
la

della Signoria de Venezia, e del

Gran Soldano, per veder


nel suo

quelle cose de quel viaggio d'India

regno, e che
d'arlellarie
loro. al

Si-

gnoria de Venezia

mandava due nave carghe


il

Gran
di

Soldano per devedare a Sua Altezza


Abtta

navegar

continuamente

quel Serenissimo Re in quella


la

citt

Lisbona, per esser quella


s

prima

di

quel regno, e da equiparare,


e de

de grandezza

come de

sito

e de marcadanzia,

abitazione

d'universal generazione de marcadanti abitata. S che parmi solum

quella citt sia per tutto

il

resto di quel

regno

nella

qual ha

il

suo palazzo in cima della terra nuovamente fabricato: ancora quello

non compiuto; non molto


bassa, e con poco dessegno,

di

gran spesa, anzi una fabrica molto


povera;
assai

rasonevolmenle

(l)

abitazione per sua corte a supplimento.

Uno Corezador
Ke, che
il

di

continuo sta in
et

la detta citt, cio

uno Vice
civiL

primo

offizio in quella,
s

in

vita;

el

quale zu-

dese e corezador di quella citt,


offizii

de criminal

come de
chiama
citt
,

Due
si

hanno
,

in detta citt, delli quali

uno

se

la

Casa della
quella

Relazion

la

qual de continuo sta nella detta

.et in

(t)

Poco chiaro

forse ha da dir rasonevole.

DI

LEONARDO
s

GA'

MASSER
di lutto
el

37
questo

trattano tutte le cose,

de

ci vii

come de criminal
altri

regno: nella qual casa entra

la

persona del Re con


cause, ghe

Governador

sopradetto doi volte alia settimana, et


dottori e litteradi. Visto et iudicaio
alli

le

20 zudesi, lutti per hanno appellazion

Agrani, cio 6 zudesi, con


;

la

persona del Re, come saria a dire

6 aldidori

li

quali sono

li

pi vecchi, e dottori de questo

numero 20
se aderis-

della della casa a laudare le

senlenzie, overo tagliare. El bisogna che


l'opinion del Re, gli altri
le

siano 4 vose;

tamen vedendo
;

seno a quella

e cus fenisseno
se

sentenzie senz' altra appellazione.

La seconda Casa
segue
la

chiama
le

la

Supplicazione, la quale de continuo

Corte; dove eliam in quella se trattano le cose civil e cri-

minal, intendendose

qual casa intra la persona del

cause larghe, leghe 5, cio miglia 15; nella Re doi volte la settimana con el
il

Corezador, che questo


desi
lilterati

secondo
i

offizio di

quella citt, con 15 zu-

e dottori de leze,

quali sono deputadi a

questa au-

dienzia; lutti sono in vita: le qual sentenze


alli delti
,

hanno

le

appelazion sue

6 Agrani, con

la

persona del Re, senza alcun'altra appella-

zion ut supra. Uno Corezador, che alde tutte le cause, s de civil come de criminal della detta citt, de ogni summa de denari; tamen solum moreno (1) le sue sentenze da ducati 5 in zoso, senz'alcun' altra appellazione; de li in suso hanno appellazione alla Relazion. De criminal, hanno larga libert de justizia: puoUeno far morire un uo-

mo per sua sentenzia senza alcun altro impedimento, salvo per la Maest del Re assolutamente.
Sono
delle
tre

Veadori della Intrada, come saria a dire tre Governadori

intrade nostre, el qual offizio mollo onoratissimo, el quale


,

dato
el

alli pi preziali da Sua Altezza, che sono al presente: primo Baron Don Diego Lopes el secondo Don Martino el terzo Don Fedro de Castro: per questi tal Veadori sono governale le intrade
,
,

de Sua Altezza

e de tutte le sue spese

li

quali fanno el tutto


li

eliam questi
della

tali

tieneno el cargo de

recever

danari della

casa

Mina

delle speziarle; e per loro


l'

sono

fatte le

spese dell' armade


li

che se fanno per

India. Questi 3 Veadori sono

primi Fidagli

cio genliluomcni di quel regno, e poleno olio

con Sua Altezza.

(1) Questo moreno molto oscuro n s) sa se vuol dir moriunlur o moranlur pu facllmeote II secondo dimorano ossia rimangono in essere,
,

cio sono valide.

38
,

RELAZIONE
:

Uno Armirante cio un Capitanio general da mar, el qual Don Vasco da Gamba quello che discoperse l'India questo offi,

z io

molto onoratissimo
detto

el

qual

offizio

ha dato questo Serenissimo

Re a
molto

Don Vasco,
a

e fattolo
,

Armirante;
lui

bench

lui

non

grato

Sua Altezza
;

perch

homo destemperado
India nel suo viaggio,
sta quello

senza alcuna ragione

ha

fatto

molle cose

nell'
;

che sono slate poco grate a Sua Altezza


che ha illuminato questo viaggio
questo Serenissimo Re
dal quale
el fece
d'

tamen essendo

India, e
,

discoperto

quello;

Armirante
:

e donnli un castello,
al presente

ha d'intrada da ducati 1500

ha

una intrada

de ducati 4000;

etiam ha questo privileggio da Sua Altezza, che


viaggio d' India ducati 200
,

pu mandar
derli
in

al

li

quali el

pu spenpagare

qual sorte de spezierie


;

che

lui

pare,

senza
,

dretto alcuno
fusse
altro
, :

che quest' una grandissima intrada


de

quando non

lui

bassa condizione

tamen

al presente fatto

Fidalgo

cio gentiluomo, e vive onoratamente, et reputado da

molti Grandi di

quello regno.

Uno
Carniero
el

Secretario
(1)
,

mazor

di

Sua Altezza, che

se
,

chiama Antonio
,

il

quale assai discretto

homo

e prattico
,

bench

non abbia

littera
;

alcuna

1'

ha

bon naturai

prattichissimo
:

dell'

oiBzio suo

el

qual molto estimato da Sua Altezza

ha molti
;

altri secretarii,

li

quali non tengono cargo delle cose segrete

hanno

loro

li

suoi

offizii

deputadi; non s'adopera altro secretario nelle

cose d'inportanzia e scerete, salvo el detto Antonio Carniero.

Uno Scrivan de Puritade


simo, che
reali
;

che

un

offizio

molto onoratisdispacciamenti

tien

cargo d'assignar privileggi,

et altri
di

non essendo affirmadi e segnadi


:

sua

mano,

i'

non
fra-

passano davanti Sua Altezza


delio de questo Serenissimo

el
;

qual

fu figlio del

Marchese
,

Re

homo molto

discretto

de

bona condizione
li

e molle volte

Sua Altezza conferisce e consulta


si

negozii con lui,

per esser homo d'ottimo consiglio:


,

che

molto preziato da Sua Altezza


zione
;

che certo
quella

homo
Corte.
,

d'

ottima condi-

dico

di

boni

che abbia in
di

Un Contador maggiore tissimo come seria a dir


,

Sua Altezza

che

offizio

onora-

Revisidor de' Conti de tutte quelle perl'

sone che scodono et amministrano

intrada di Sua Altezza

tulli

(1)

Carneiro.

DI
quelli

LEONARDO
anno,
altri

CA'

MASSER
Gontador;
el

39
qual
di
offizio

sono obbligati darli conto

al detto

vai ducati

2000

all'

el

delli onoratissimi ofBzii

questo

regno.

Hae
ol

molti

offizii

in
,

questa

citt

deputadi, cio uu
;

ludice de' mercadanli stranieri

letterado e dottore

il

qual

offizio

e in cio
il

vita,

qual tieu cargo delle cose dependenle dalla doana,


dritto del

decima del

Re de

tutte

merce

se

mettono dentro

qual ha libert de poder esaminar e sentenziar senz' alcuna ap-

pellazion per
fizio della

summa
,

de Reali.

in zoso. Item
,

uno Giudice
tutte

dell' of-

Sisa

cio
Sisa,

uno dottor
che sono
il

el

qual Giudice delle cose dedel

pendente della

dretto
:

Re de

merce,

che intrano dentro


supra.

di

questa

citt

ha libert de sentenziar ut
che tien cargo
el

Uno Fallor mazor de Sua Altezza


della

della casa

Mina,

el

qual se chiama Stefano Vaza (1),


e

quale

de mala e

pessima condizione;
casa
,

essendo ogn' altro


,

homo homo che


de spe-

attendesse a quella
zierie
lico
,

cio

doana

venderla pi

summa

e
tal

seria de pi

frutto

de Sua Altezza:

non homo pratla

de
per

cargo

poco intende quello importa

mercanzia;

ta-

men
il

esser preziato da
tien

Sua Altezza,
quella
;

li

ha dato quell'offizio,
,

qual
se

cargo

di

tutta

casa della Mina


e tien le

e per

sue

mani

vendono

tutte le spezierie

chiave di quella, e

per lui sono riccpute le spezierie

che vieneno d'India, e per lui


alli

sono dispazati
del

li

pagamenti redrezati
detta casa
e

tre
li

Veadori delle facende


denari delle spezierie

Re

anlescritte;

etiara lui riceve tutti


la
,

che se comprano in

poi

lui

consegna quelli aUi


onorato
per
1'
;

Veadori soprascritti. Questo

offizio

certo

molto
il

tutti

vanno per
overo per

le
la

sue mani quelli che

hanno

tratto

India

mina
offizii

dall'oro.

Sono molti
el

onoratissimi in la
,

casa

di

Sua Altezza

cio
,

primo Camerier mazor che al presente Don Martino il quale molto suo giurato, e puole molto con Sua Altezza; il quale fu figliolo d' un Arcivescovo. Questo Serenissimo Re li ha latto molla mercede, e datoli molta intrada e principalmente li
,

ha dato, che niuno Cristian nuovo (che


quelli

%i

po' dire tutti

li

ludei)

non ponno uscire fuori


via
s'

di
1'

questo regno senza una licenzia;


ha guadagnato un
,

che per questa


stiani

intende

tesoro

da' Cri-

nuovi che sono usciti da questo regno

el

ogni giorno usci-

(1)

Vai.

40
seno per paura
dell'

RELAZIONE
infiniti

menlato

danari

Cristiani novi che

s che per questa via ha auguper guadagnar mollo pi per questi restano, che sono li pi ricchi.

Inquisizion
,

et

Ha Sua
tiluomini,

Altezza molli altri camerieri, zoveni Fidalgi, cio gen-

d'et

d'anni 14

fin

20

li

quali
di
;

non sono reputati


continuo alla

chiamansi mozi de camera, quali stanno

tavola

quando disna
servirlo
l

overo cena
;

Sua Altezza
nella sala

sono da otto in dieci a

medesima dove desina Sua Altezza, stano etiam tutti li suoi Grandi, Ano che habbi compiuto e dapoi lo accompagnano alla sua camera di disnar nlrano tutti
alla tavola

al disnar
le

overo a
,

cena

non sono molto grave n

cerimonios(^

cose sue

imo molto
el

familiari e domestiche con

lutti.

Ha uno

Mastro de casa,
di
el

qual tien cargo delle cose necessarie alla casa


offizio
l'

Sua Altezza, che


qual tien cargo
,
,

onoratissimo.

Ha uno
in

Portier mazor,

offizio

suo

si

alla porta della


ritirala

camera
,

di

Sua Altezza

quando

la

medesima
T

casa

et

etiam

alla porta principal della audienzia;

lui, salvo misso un'altro che fa

offizio.

tamen non exercilato per Uno Veador mazor de


sopra
le

casa de Sua Altezza

el
;

qual tien cargo de veder

cose
di

pertinenti al mangiare

sta di continuo al disnar et alla


al

cena

Sua Altezza
l'ultimo
altro

comanda

Mazordomo

della casa.

Questo Veador

che sta fino che Sua Altezza vadj a dormir.


,

Camerier zovene

che se chiama Zorzi da Milo.


tien

Ha uno Ha etiam
,

uno Copier mazor, che


il

cargo de dar da bever a Sua Altezza;


lui
,

qual

non adoperato per

salvo
offizii

per uno

altro
S.

che
A. non

offizio

onoratissimo.

Ha

molti altri

in la casa di

reputadi.

Doi Duchi sono al presente in questo


,

regno; cio,

il

primo

Duca si il Duca di Braganza che nipote di questo Serenissimo Re el qual tien molte fortezze e castelli da numero 30 in suso. La intrada sua veramente vassalli 30 mila per quello s' intende
, ,

ducati 16 mila; d'et d'anni 26 in 27, el qual maridado in la


fiola del

Duca

di

Medina Sedonia de
,

Casliglia
,

sono doi

fratelli
l

uno

vive

in Gastiglia

Don

Dionisio

el

qual

maridado

in

Casliglia.

fu fiolo

El secondo Duca se chiama Don Zorzi Duca de Ciubra naturale del Re Don Zuanne el qual pretendeva succeder
,
,

a questo regno

e sperava de

da

Roma
;

avanti el

aspettava le sue Re morir del Re Don Zuanne suo padre per


esser
: ,

bolle
farlo

legilimo

ma, come credo, che

sia noto

quanto

sia sta

persegui-

DI
lado suo padre,
di questo
si

LEONARDO
,

GA'

MASSER
tulli
li

41
Grandi

Re Don Zuanne
e

per farlo morir, da

regno,

pi sui prcziali, dalli quali ultimamente non


;

pot difender, fu tossicato a termine


:

per rest questo Duca con


,

poco favore
tando

el

quale

d'

et d' anni 23 vel circa

et di
,

debole

complessione, e mal sano;


li

ha

d'

inlrada ducati

17 mila

compuil

Calalrava; ha molli castelli e fortezze,


Ducalo.

due Magistradi che ha, uno de San lacomo, et una citt

e l'altro de
sotto

suo

Uno Marchese, che


per esser leggiero altramente;
el

se

chiama
el

Ville

Real

el

qual zerman
in

cusin de questo Serenissimo Re,


di cervello, e
d'

quale poco reputado

corte

pi tosto

accusato per pazo che

qual ha

inlrada ducati 10 mila:

tamen

sempre
el

debitor in capo dell'anno

sopra la persona.

Uno
qual
Dieci

Contestabile, cio Capitano general delle genti d'

arme

offizio nel

Marchese soradito
sono
in

(1).
,

contadi

questo regno

con
,

rasonevol

il

inlrada

viilenlissimi cavallieri. Il
di

primo contado
ha
d'

si

suo

titolo

Conte
de

Iole

e da
,

Madalva

inlrada
,

ducati 5000.

El

Conte

Tentagel

fiolo del

signore Alvaro
,

ha d'intrada ducati 3000


,

in 3500.

El Conte d'Aleutin

Colo del Marchese

ha

d'

inlrada ducali 2500.

El Conte de Cimmagucrra ha d'intrata ducali 1500.

El Conte
,

de

Farro ha d'intrada ducati 2000. El Conte de Brannes


Prior del Crato, ha
ci

fratello del

d'intrada ducati 2100.

El Conte
,

de

Borba,
de

qual sta un valentissimo cavallier neirAfrica

et

ha fatto

bellissime prove, e rfiollo esislimalo da

Sua Altezza, ha d'intrada


El

ducati 4000. El

Conte de
d'

Tirocha

ha d'intrada ducati 3200.

Conte de Ponela ha
d'intrada ducati

inlrada ducati 1500. El Conte de

Fera

ha

2000.
:

Due Archiepiscopadi
el

il

primo

Archiepiscopo

de

Lisbona

qual ha d'intrada ducati 10 mila; e secondo archiepiscopo de


;

Braza

el

qual archiepiscopado hav a


qual ha

Roma

essendo

lui

imbaqual

sciadore a Sua

Beatitudine della obbedjenzia


d'

mand
,

questo Sere:

nissimo

Re

el

inlrada ducati 9000, vel circa


e puoi

el

nrchiepiscopo molto preziato da Sua Altezza


Sette vescovadi

molto.

pur
il

in

questo regno, % tre vescovadi nell'Africa.

El primo vescovado

vescovo de Bura, ha d'intrada ducati 12 mi-

ux

,!u.

Sofeiido

ma

nessun dizionario geografico ha un marci

esato di questo

nome. La correzione posta non


II.

sembra da
fi

rigettare.

Ap. Voi.

42
la
;

RELAZIONE
ei

de Coimbra, ducati 6000

secondo episcopado de Lisbona, ducati 10 mila; episcopato vescovado de Braga, ducati 4000; vesco; ,

vado della Mego

5000; vescovado de Sylves, 4500; vescovado de


,

Guarda

5000. NeirAfrica citlade Ire: Tanger

Gela
,

et Argilla, delle

qual terre non ha profltto n intrada alcuna


quali vanno a servir

ma
il

spesa continua
;

per guardarle da Mori, con 400 cavallieri con

suo capitanio
et

li

Sua Altezza

el forzo

de loro, gratis

amore;
Li

staranno de

anni do', over tre, e dapoi tornano alla corte di Sua

Altezza, sperando
altri
l

conseguir qualche

onor

e
,

merc

dal Ke.

veramente

che non sono Gentiluomini

che stanno pur de


suo cavallo
e de

nelle
al

terre dell'Africa, el soldo

suo

si

archieri 6 formento per


il
,

testa

mese
detti;

et archieri

12

di

biava per
:

dinari, ducati

per

la

sua

bocca

questo quanto

stipendio

hanno
loro

li

tamen
,

loro stanno

per

speranza
le

de' buttini

che
de

fanno da Mori

de' cavalli
terra.

quando fanno

correrie dentro

Mori

in fra

Uno
molto

Prior, che se chiama

Don

N., Prior del Grato, el qual

onorato
:

cavalier

in questo

regno

et valentissimo della
,

sua persona

el

qual and molto tempo in corso in Rodi


;

e per
ftitto

tutto quello levante

per

modo che

s'

intende veramente ha

de

grandissima presa
era molto

d'Infedeli, cio Mori e Turchi. El qual certo

estimalo dal
el

Gran Mastro de Kodi; da


,

poi

venuto de

qui

dove ha qui

suo stato

et

alcuni

castelli

fortissimi qui

neir Extremadure de Gastiglia, e primato suo.

Due sono
guono

li

Alchaldi(l),

uno de criminal
questa citt
li
,

e l'altro de civil,

li

quali de continuo
la corte di

stanno

in

due

altri

simili se-

Sua Altezza, con


,

sui dui alguzini. Questi due


capi
a

Alchaldi

tienneno cargo

Guardia,
le

che
,

li

come a dir do' aguzini e comandano


;

sopra
e

li

capi

de

quelli,

prendono
li

persone

e portano tanto

quanto per
di
li

detti

Alchaldi

coman-

messo. Sono salariati da questo Serenissimo Re ducati 200


no, cio 200
de' quali
s
,

all'

che sono in guardia


il

Sua Altezza
quali cavalli

el

Capitanio

Gamerier mazor

sono

ad ogni

suo comando

presti leghe 5 larghe dalla Corte.


di

La natura

questo Serenissimo Re parmi molto


si

allegra

la

complession sua

flaca
le

debile

e
si

de poco
risolve

spirito.

se

molto

sospettoso in tutte

sue cose;

non

per

s,

non

in

(1)

Voce portoghese

che

significa Prefetti de!

Buon Governo.

DI

LEONARDO
,

GA'
la
li

MASSER
:

43

luUo vuole consiglio e consulta con


rella
,

Regina D. Elionora sua soe questo

la

quale prudente

e con

suoi Grandi

vien

perch non se confida nel discorso et indico suo. Mostra esser avaro

cupido di denaro

maxime

da poco tempo
,

in
li

qua

da

poi

che tratta delle cose de marcadanzia

ha gustato
el

frutti di quella.
;

Dove

el

vede alcun profitto, in tutto


;

vuol intrar

e tira per

si,

(teveda ad altri

non ha respetto
:

al

ben publico del suo populo,


vien per
li

salvo el ben particulare suo

e questo

maligni eh'
;

el

conseiano
s, lui

per acquistare benevolenzia con Sua Altezza


,

bench

in

parmi d'ottima condizion


,

e de

somma

bont.

Gattolichis

Simo e divotissimo

ha

fatto far
,

de bellissime

e notabile

opere

cio monasteri de religiosi


nel qual ha speso infiniti

che se chiama Santa Maria de Betlera


,

danari

et

ancora

non compiuto

spenderassi da suo compire da ducati 150 mila in suso; e molli altri

monasteri

et

opere in questo suo regno,

laudabile a Dio et alle

persone del mondo.


volte si

Non molto

stabile nelle

sue cose, e molte

muda
li

de proposito; e questo, perch ascolta cadauno, e

facilmente crede ad ogni

homo

maxime
rii
, ;

in quelle cose

che co-

gnosce che

sia

in

suo proposito, non considerato altro contrario.


e molte volte va in

Se deletta d'andar per mare per questi


suo bregantino
fatto

uno

per Sua Altezza


:

passando tempo

vedendo

queste sue nave e monasteri

mostra aver gran spasso andar per


primati
,

mar con
in 37.

qualch'

uno

delli suoi
d' et

el
i

qual
,

d'

et d'anni 3G
si

Ha uno
;

Principe

d'

anni 3

in 4

el

qual

chiama
fu zu-

Don Zuanne
squaligo
,

fu battezato per la Magnificenza de

messer Piero Pa;

el

quale era a quel tempo orator a Sua Altezza

rato per principe per el

Duca de Braganza
delli

et el

Duca de Goim-

bre
.

per tutto

el
;

regno
d'

Grandi de questo regno; ha due


sotto
1'

infanti el

uno

infante

et
,

uno

altro.
s'

L' intrada sua


cati

veramente
,

per quello se vede e


;

intende
s'

du-

350 mila vel circa

che una poca cosa


,

bench

intende da

poi fatto

Re V ha

fatto

molte merc

et

basse privato de molta in,

trada

la

quale ha dato a molti suoi Grandi


el

che erano fora usciti


quel
rest

de questo regno, descazati per


li

Re

Dofl

Zuanne: non solamente

ha restituido
in

li

suoi stati

ma

eziandio le sue intrade da

tempo

qua, ch'erano scorse; per modo che Sua Altezza


intrada
,

con poca
ogn' anno

come

qui de sotto particolarmente dichiarato.


1'

Finalmente, traze della'mina dell'oro della Ginea,


,

uno per

l'altro

ducati 120 mila, che sono in tanl'oro,che ogni cara-

44

RELAZIONE
pure della Ginea per
l'ap-

velie vico in questa cill (1). Itera, traze

palto delli Negri, eh' intrano in questa citt da teste 2000, all'anno

ducali 5000. Itera, traze

pur de

ditta

Ginea malegete, per l'appalto

de quelle che se trazeno ogn'anno K. 2000 vel circa, ducati 6000.


Itera
el
,

traze da 4 anni in

qua da Terranuova per T appallo


vel

di verz,

qual se traze ogn' anno K. 10 mila

circa

appaltado per

ducati 5000. Itera, traze dell'isola delli Pastelli, cio l'Isola delli
Astori
,

e di quella
;

si

traze guadi, per essere appaltadi per anni 4,

ducati 10 mila
della

raetto all'anno ducali 2500. Itera, traze dell'Isola


el

Meder per
50
in

suo quarto e decima per

li

zuccari, che de quella


li

se traze ogn'
cati

anno rove 200 mila, poco pi o meno;


el |

quali metto du-

60 mila per

decima che

li

viene a Sua Altezza. Itera

traze del regno d'Algarbi tonine, sotto sora, all'anno ducali 13 ralla,
vel circa. Itera, se traze

de questa

cill

de Lisbona ducali 1000,


tien in s

vel

circa. Itera, se traze del

ducado ch'ei
(2)

de Viseo,
,

magistrato de lesu Ghristo col

di

questo regno

alla

uno surama
et

de ducati 40

raila

vel circa

che a suppliraento
dell'India,

di quella

sopra-

scritta intrada.
,

Non metto
,

el tratto

perch, seguendo
;

quello s come raostra saria una grand' intrada che per quello si ha discorso, trazeriano ogn'anno ducati 35 o 40 mila; che volendo dar libert navegar a quello viaggio n. 50 per cento tocheria la mila
,

delle spezierie raetto sotto sopra a ducati

20

el

baar, ghe tocheria

per suo conto ducati 400 mila


li

stala a

netti de spese: tamen fln al presente Sua Altezza una grandissiraa spesa peroch se poi dir
,

essere stata pi la spesa et el


sto Serenissirao

danno
si

che

l'

utile conseguido.

Que-

Re

povero

non

trova

avere de
la
;

contadi uno

ducato, perch in effetto sta di continuo su

spesa con quest'ar-

mada per
la

l'

India

che

Io tien suto

de danari

de reuscir delle spese sue, perch


spesa
dell'

in effetto

e non ha el raodo non sua prallica e


,

armada tutta corre per li contadi. Certa cosa per un picciolo Re e de quella poca intrada che ha certo
,

,
fa

che
gran

mercede e gran preraio. A tutti i suoi Fidalgi quelli li quaji seguono la sua corte con tulli li Grandi si d la sua mesaria eh' una certa intrada de sua spesa, per suo vivere secondo le
,

(1)

Cosi r esemplare nostro


parole.

ma
sigla

il

difetto

di

senso

ci

fa

supporre che
voglia dire

qui

manchino alcune
(2)
4.
X.**

Nel manoscritto

una

che

non

si

comprende se

3.

DI

LEONARDO
anno

GA'

MASSER
44 mila
vel circa,
;

45
li

loro condizioni; la qual mesaria di ducati

quali sono destribuidi ogn'

in questi tali Fidalgi


,

e ha ogni

mese questo suo soldo per delle sue spese


questo Serenissimo
e maridar le
fie

e de' suoi cavalli.

Etiam,
la

Re

obbligato
tal

della

sua inlrada
e Grandi

dar
della

dota
,

de questi

soi

Fidalgi

corte

secondo

le

loro condizioni, quelli contienneno


la

ordinariamente

mazor mesaria: tamen le sua dote doble 40, che sono ducali 8000
;

qual Fidalge sono obbligade a servir la Maest della Regina per

dame mandano
sua
di

e viveno
la detta
;

con quella
dota
,

seguono

la corte fin a
li

che se

con

senza quello che

danno suoi padri

patrimonio
,

et fa

etiam essendo una de quelle molto privata della

Reina

la

qual

qualche segno de bon servire.


in

Essendo bisogno far gente d'arme per campo


non ha altro ordine n modo
lutti
li
,

questo regno,

salvo che tutti

li

suoi Fidalgi

con
sue

suoi cavalli

e tutti

li

Grandi
e

di questa corte

con

le

Sua in persona senza alcun soldo n premio. La guerra che loro hanno nelle bande dell'Africa contra Mori in due terre che per loro sono mantenute, e castelli doi nelli quali sono de continuo 300 cavalli da fatti per cadauna terra valentiset altrettanti cavallieri simi homeni e molte volte scorreno dentro in fra terra contra
persone, che vanno a servirlo,
,

maxime andando
,

l'Altezza

Mori, e
lieri,

fali

correre
stati

(1),

e molti danni infra terra. Li quali cavaltre anni,

da poi
li

due overo

vienneno de qui, e per Sua


:

Altezza

ven fatto qualche mercede per el suo vivere


,

che per

zente de guerra da terra

poco spesa

fa

questo Serenissimo

Re
,

al

presente. Parendoli cosa necessaria al suo regno,


a far gente d'

ha dato principio suo regno


Al presente
s

ordenanza da persone 3000


,

in tutto

come
lato
l'I

se costuma in Italia

questo a

ha uno suo Portughese, cio suo Capitanio d' ordenanza,


et

etiam in Castiglia.

qual stato qualche tempo in


el

Italia

con Consalvo Fernando, et

ha essercitado

meslier

dell'arme gran

tempo;
el

el

qual aveva

grandissima fama

de valentissimo

homo

qual fu mandato a
a repatriar
,

hiamar ad
!e
1

istanza de
li

Sua Altezza, eh'


el

el

vegnissc
;

he Sua Altezza

daria

viver onorevolmente
e

che afermato

qui con salario de ducati 200 all'anno,

mostra de continuo
,

modo che
\\

se

costuma

<le

questi

fanti

d'ordenanza

che

sono
da

tutti

offiziali

dell'arte

mccanica

de questa citt:

averanno

(1)

Forse da leggere

fa

l i

vurcrir.

46
homeni 600
e per

RELAZIONE
vel circa; ci soldo

suo

ducati

ai

mese, redu(i
;

che saranno in campo a servizio de Sua Altezza in Terra Ferma

mar aver

ducati 3.

Questo regno cosa picola circa miglia 300 per longhezza, tulio
per costa de mar; per latitudine, miglia 120 vel circa alla Extre-

madura de
populade
;

Gasliglia.

Sono grandissime parte de questo regno des,

lochi aridi e sterili


d' utilit.

che non

si

p Irare de

quelli cosa

alcuna che sia

Non hanno formenti che


via di

faciano a questo

regno; sono soccorsi per


che certo se non fosse
li

Fiandra e dell'Isola degli Astori;

formenti de fuora, che intrano in questo

regno, patiriano grandemente.

Etiam patisseno de carne grande-

mente

perch non hanno pascoli da nutrire bestiami. Tutte queste

montagne sono aride. Vini, ogli, pesci e frutti assai rasonevolmente imo se traze fuora del regno assai quantit. hanno nel regno Non hanno legnami, n altri navilii salvo uno poco de pignori
;

delli quali

bona parte sono destruidi

consumadi

tutti
,

li

boschi

della

Gommunit, s etiam delle particular persone per quest' armada d' India. La mazor quantit de legnami che sono per far nave
e navilii, nel porto,

dove
di

se fa el forzo delle nave;


,

tamen de

tutto se servono per via


dell'altre cose pertinenti

Fiandra

delle

nave come etiam

de quest' armada per India.


e

Circa al trattar della mercadanzia in questa citt, poco per loro


naturale Irattada,

despreziando quella, parendoli cosa

incivil

bassa; per sono poveri de danari

universalmente
n
,

tutti;

n per
loro

Grando che
abbino
,

sia in
s'

questo regno

per grand' intrada che

non

attrovano uno ducato


de questo Re
,

perch

tutti

viveno sopra

quella poca

d' intrada

e spendono

largamente senza

alcuna rasone.

Non ha

industria alcuna da intromettersi de vada,

gnar uno ducato. Vero


zion
,

che dapoi che vanno a questa navegache sono


sta
li

molte case sono

fatte ricche,

Capitani

che

sono andati

a quel viaggio d'India:

che certamente, da poi disco-

perto questo viaggio, sono fatte pi di 20 case ricchissime in questo

regno

tutti

con gran desiderio

vedo

esser inclinati
se

d'

andar

a quel viaggio, per el

vadagno grandissimo, che


,

bada
altri

quello,
sinistri

nonostante che sia de grandissimo pericolo


se patiscano in quello.

e molli

L'arte del marinarezo. Assai rasonevolmente molti de loro sono

ben dotadi,

e la intendono, e

maxime
,

li

pedoti
el

in questo

regno
in

sono cxcellenlissimi in questa arte

per

continuo

navegar

1)1

LEONARDO

CA'
et
,

MASSER
asperti
,

47

quesii mari

che sono molto bravi


all'

navegando molto

lontano
irca
;

come

Isola de

San Tome

che sono leghe 2000 vel


,

et alla

Terra Nova, dove viene

el verz
d'

che sono leghe 1200;

navegando

al presente

a questo viaggio

India, che son leghe 4000,

che certo una navigazione che se puoi dir pi tosto miracolosa


ihe altramente,

come per informazione de


manifesto

molti che sono stali a


pericolo scorfno
,

quello viaggio referiro de quanto

de quelli mari quasi inavegabili. Concludendo dico, che loro, quanto


all'arte della

marinarcza, essere benissimo adotati


,

tamen sono honavigano certe


navegare
altra

meni

ostinatissimi

non stimano alcun pericolo

caravelle molto picole, le quale sono de porta de bote 100 in 150,


e non pi,
e

peroch dicono essere quelle pi abile


e

al

superar quelli mari,


:

con pi segurt

che

ogni

sorte
,

nave de mazor porta


\ raolt'anni

eh' in effetto basse visto


tal

per esperienza
al

che

che navegano queste

caravelle

viaggio della
in

Mina
non

et all'Isola di

San Tome (che sono da leghe 1000


;

1200),

sta visto a perir alcuna de quelle

che se p dire con


per quelli

tra esperienza esser pi segure che ogn' altro navilio


(al

mari. Le nave et
la

altri

navilii

che se servano in questo regno,


de Fiandra, perch in
navilii
,

sono

mazor parte

fatte

in

Beschagia e

questo

regno poca commodit hanno da far nave e


,

per

mancamento de legnami; salvo nel porto dove l se faranno qualche nave ma come dico in questo regno poco se fanno. Quanto alli ordeni de questo regno poco ordinato e senza
:

alcun governo

le

loro condizione; sono ostinatissimi e litigiosi, con


verit
:

poca

meno

potria dir molte cose pertinenti a questa


altri

materia,

ma

perch so certo che per


all'

ne sia stato fatto com,

piuta relazione

Illustrissima Signoria Vostra

per non esser pi

lungo, voglio pretermettere.

TABULA
\ V
\

laggio
jji^gio

primo
secondo

Pag. 13

15 16

iiggio terzo
laggio quarto

17

18
Viaggio quinto Viaggio sesto

T A B U L A
Pag. 18

ivi

Viaggio settimo

19

Viaggio ottavo Viaggio nono


EI navegar de questo viaggio,
lochi
zie
;

21
ivi

e tutte scale,

molti

altri

dove
e
li

nasceno speziarie, zogie


quelli paesi, o la

et altre

mercanet
il

nomi de

moneta sua,

peso suo, et altre cose

le speziarle d'

25 28
29
ivi

El modo come vengono portade


togallo

India in Por

El modo come se vendono

le speziarle in
el

Lisbona

Ordene che mise


El
tratto

il

Re sopra

comprar

vender queste cose

de tutto quello se traze de Portogallo

30
32

El mio discorso sopra questa navigazione


Lochi dove nasce
el

pipar

35
ivi ivi

El Re de Narsin

El zonzer mio de

in

Lisbona, e

la

relenzion mia

Abitazion del Re de Portogallo


Offizii
el

36

della

citt di

Lisbona,

incominciando

dove dice

Corezador

ivi

Duchi nel Regno de Portogallo


Marchesi
Contestabili

40
41
ivi
ivi

...
o

Contadi
Archiepiscopali

ivi ivi

Vescovadi
Priori

42
ivi
ivi

Alchaldi

La natura

e complession del

Re de Portogallo

L' intrada del

Re de Portogallo

43

El modo come bisogna far zenle d' arme La grandezza del Regno de Portogallo
El

45 46
ivi

modo che

se tratta la

mercanzia

in

Lisbona

L' arte del

marinarezo

ivi

49

SPIEGAZIONE
DEI

NOMI GEOGRAFICI PI

DIFFICILI

d' Elanche Relgarbi Gharb (nel regno di Marocco). Amazagan Mazagan (nel regno di

Algarbi ed

Cuchi

Coccino.
Socotora.

Culam, Corlan.
Curitoras
,

Marocco).

Ginea

Gainea.
,

Amodosi^ Magadoxo.
Anzidiva, ngediva.
Astori (Isola degli)
,

Malecha
,

Malacca.

Azore.

Azale

Ara tra
,

Mecha Mecca. Meder, Madeira. Meledin o Meledim


,

Melinda.

Balachala
Beschagia

Baticala.

Mombaze

Mombaza.
,

Bisca ia.

Braza

Braya. Calanganor , Cranganore.


,

Monzanbich Mozambicco. Narzin, Narzlnga.


Ochilia, Chiloa o Quiloa.

Cela, Ceata.

Chaiaro

Cairo.
,

SancruZy Santa Crux. 5anma<ra Sumatra.


,

Cochln o Cocclno. Cintra , Coimbra. Colam , Coulan Collan o Collam.


,

ChMchim

Silan, Celan.

Tenazar , Tanasserim. Terra Nuova Brasile.


,

Colocul

Calic l.

Zafale
?

Sof la.
,

Combea, Cambaja. Cnmbagra Cambaja


,

Zitricornos

Socotora.

Ap. Voi.

II.

60

SPIEGAZIONE
DI

ALCUNE TRA LE PAROLE

PI DIFFICILI

Alcaiarino

del Cairo.

Aldir

udire.

Devedado divietalo. Disnar desinare.


,
,

Archieri, parola portoghese {alquei-

Doana
Dot
,

dogana.
diritto.
,

che significa slaia o moggia misura di granaglie. Armirante ammiraglio.


res)
, ,

due.
,

Drello

Fazuolo

fazzuolo (pannolino).

Assenlar

situare.

Fevano
Fevrer
mini

facevano.
febbraio.

Biava, biada. Bote, btte, colpi.


Bulin, bollino.

Fidagli o Fida/gift!, nobili, gentiluo(in

porloghese fidalgos).
fondaco.
,

CaOi capo.
Caravelle
,

Placo
sorla di nave.

fiacco.
,

Fonlego
Frola,
Gallia
,

Cargar caricare. Cargo, carico. CaUare trovare.


,

Forzo piper
flotta

pepe
,

forte.

cio navigli mercantili.

galea.
,

Cavedal, capitale.
Cogoli, cioltol.

Garbelare

gabellare.

Comarchia capoluogo di una regione, ed anche un trailo di essa. Comi voce portoghese, che significa
, ,

Golon, cotone. Granale granali.


,

Hav

ebbe.
,

Insida

uscita.

estremo

limile.

Inlrada, entrada.
K. (sigla della parola kanlara o canlara).

Contadi, conlanli.

Conzar acconciare. Copano schifo palischermo. ossia poCorezador correggitore


, , ,

test o governatore.

Crea, creta.
Cuori cuoj cuoja. stemperato Deslemperado
,
,

smode-

Lache, lacche. Laloni ottoni. Lenguagi lingue. Lonzi lungi. Luio luglio. Lume de rocca allume
,
, , ,
,

di rcca.

rato.

Luni

lunedi.

51
Malezele
nel
,

o maligele
,

malaghelia
;

Porla
Prpcii

portata.
prezzi.
(a)
,

melaghelta cio commercio o grana del cardamomo minore


,

Refuso

alla

rinfusa.

paradiso.

Hixo
Rola

riso.

Manzo mezzo. Mandar, maritare.


,

rotta ?
,

Safili
siroppo
di

zaffiri.
,

Maritico

pratico di cose marittime.

Sambuco
Seda

specie di nave.
,

Melasti

melassa

zuc-

Scusile (da scusir)


,

scuc

sdruci.

chero

).
,

seta.
,

Menude minute. Merze merci.


,

Sinabassi
i

o sinabafi.

Manca

a tutti
assai

Vocabolarii.
,

Era un tessuto
al

Melali

metalli.

fine

e simile

renso (oggi vol-

Mia

miglia.

garmente
a

lenza).

Muda,

dicevasi in Venezia

quei

nell'apologia
((

di

Trovasi usalo Sperone Speroni :


le fa

tempi un dazio cui andavano soggette le mercanzie.


lureri
,

Non
do
i

d'

ogni tela
;

camicie e

((

lenzuola

ma
e

volentieri lascianli

muratori.

renzi

sinabaff

che
,

Sascele

nacque.
nipote.

yevodo
Von;;i

troppo costano e poco durano si appiglia all' utile, per suo me

Annunziata.
oltraggi.

glio .

Ollrazi

Sisa

voce portoghese
,

che vale ga-

Oslazi

ostaggi.

bella

tassa sulle derrate.

Pacizo, passaggio, cammino, viaggio.

Sorzer

sorgere (prender terra).


,

Pani

panni.
,

Spazare
Suto

spacciare.

Paua

passi.
piloti.
,

Spiaza, spiaggia.
,

Pedali,

asciutto.
,

Pergolar
Pesoso
,

pillottare.

Taiado
Tenetla

tagliato.
,

pesante.
,

lineila
,

piccolo tino.

Pigneri
Pizolo
l'oeta.
,

plneti.
picciolo.

Tralo

tratto
,

tratta.
;

Veador
Verzin

veditore

cio amraiulslra-

Cos

nell'
;

alla

stampa che II MS. dicesse peota (piloto), e che l'amanuense poco pratico, sembratagli nuova tal parola credesse meglio cangiarla in poela.
,

esemplare servito ma molto probabile

tore, registratore.
,

verzino
,

legno per tingere.

Villuaria
Zenlil
,

vettovaglia.
,

gentile

nel senso di pagano.

Zerman
Zoso
,

cusin

cugino germano.

gi (giuso).
,

Poelar. V. Poela.

Zudese

giudice.

Alla compilazione di queste du tavole spiegative

massime
nel

di quella dei

nomi
n.
I'

geografici, ci sono stale d' ottimo aiuto

le

poslille scritte

margine

del

nostro esemplare dal eh. cavaliere Iacopo Grberg di

Hemso

Bibliotecario della

Palatina di Firenze
invito fattogli di

il

quale con quella cmlesia che


la

gli

propria

accett

adoperare

sua non comune dottrina nelle scienze geograItaliano.

fiche

in pr dc/rArchivIo Storico rendiamo qui grazie infinite.

di

questo

singolare

favore gli

TRE LETTERE INEDITE


DI

LORENZO

IL

MAGNIFICO

AGLI OPERI DI

S.

IACOPO E ALLO SPEDALINGO DEL CEPPO

DI PISTOIA

AVVERTIMENTO

wuando un uomo
Olio
lutte le
1

di

acuto ingegno e di fermo volere


,

si

fortemente in un' idea

essa diviene la regolatrice di


,

sue azioni, grandi o piccole


la
si

pubbliche o private. Pi
le

meno

vedr

affacciarsi

anco nelle cose che paiono

pi indifferenti. Di
certi

qui facile sarebbe a spiegare la vita di


facile fosse in tutti a scuoprire

uomini grandi, se

questa

idea regolatrice.

Ma

il

fatto ,
:

che solo un lungo tempo, e


la
,

non sempre,
vedono
:

la

discopre

contemporanei quasi mai non

quindi questi uomini grandi passano incompresi


pel

ci qualche volta

loro meglio, qualche volta


il

per loro

sciagura.

Non fu compreso
alla

Magnifico, e torn bene a

lui, che cosi pot senza disturbo educare

dienza, poi

servit.

Egli

che

si

era proposto
la

un popolo all'obbenon di
modestia citta-

opprimere,
dina
di
,

ma
,

di

sedurre la libert; us

la

semplicit, la benevolenza, e

un

far

popolano e come
il

famglia

dove

altri

adoper

il

ferro ed

fuoco.

Quindi
,

quel porgersi soccorrevole a tutti


alla

queir inframmettersi

cosi

buona,

in

ogni cosa

(s'

intende per far


in

comodo
le

e piacere),
,

quel

comandare imperiosamente
gli

aria di

umile preghiera

quel mestare in tutto senza dar vista di levar


tola
;

mani da cin-

facevano,
i

tra' suoi,

amore

benissimo

Lorenzo
dabbene
,

il

quando un raccomanda per amore di un amico chiede limosina per due povere fanciulle da ma,

suoi disegni dispotici.


si

Certamente

e riverenza, e cuoprivano

Magnifico

,,

56
rito
,

AVVERTIMENTO
implora grazia per un povero
;

fittaiolo

messo fuori del


!

podere

bisogna pur dire che V una gran degnazione

chi

non
tare

glie
il

ne vorrebbe bene
?

? chi

non
,

si

studierebbe di conten-

suo buon cuore


si

Ma

intanto
i

se per via di queste indi

nocenze

tiene a devozione

maggiori poteri
;

una
,

citt

se mette le

ne

fa

mani dove non gli tocca ninno caso tutti ammirano la degnazione
;
,

ci

bada
se

ninno

ne piglia
queste tre

ricordo ne* pubblici registri.

Tale

il

caso

di

garbate

letterine

ohe mi parso non inutile di

donare a

quesV Appendice.

La prima
,

trovasi autografa nell'Archivio

Comunale

di Pistoia

ed inserita in un Album di antiche

scritture pregevolissime , trovate e raccolte

con amore dall'eru:

dito archivista Sig. Alessandro Fiorineschi

le

altre

due ap-

partengono
stessa citt
Registrello
,
,

all'Archivio
e

dell'Ospedale
in

del

Ceppo
libro

di questa
il

mi furono additate
,

un
,

intitolato

a car. 22 e 50

dal Sig. Giuseppe


questi egregi
leggitori

Mastripieri

studioso di

dato

il

memorie patrie. modo, voglio che

A
i

che

me

ne hanno
del

sappiano

grado

regaietto eh' io loro presento.

Ab. Enrico Bindi.

sv

TRE LETTERE INEDITE


DI

LORENZO

IL

MAGNIFICO

LETTERA
Vefierabili

I.

Firo Hospitulario

Capitaneis et Consilianis
(1).

Societatis S.

Mariae Ceppi de Pis torio


vi

VenerabUis Vir major ionoran. Io

racomando tanto
(2)
,

istrecta-

mentc

quanto

lo

posso
il

Neri

Fioravanti

amicissimo

stato

sempre
ad

di casa nostra,

quale ridotto in luoglio colle substantie


,

che se non aiutato un poco da voi

non so come possa ridurre ha


grandi
in

honore due sue

(illiuole,

le

quali

da

marito,

come v'

notissimo. Intendo

come

voi havete

questa Pasqua a

fare limosine in simile opere di

piet; et,

secondo che mi pare,


pochi

non so quale possa essere maggior piet che maritare queste


vere fanciulle Bgliuole di

uomo da bene
debba
,

et

di

voi

harete,

maritandole
mini.

a riportarne laude grandissima con

Dio e cogli huonulla


in

lo, se la
vi

mia intercessione
istantia

giovar

questa

cosa

pregho con ogni

e resterovvi obligatissimo d'ogni


,

piacere et bene che farete a quelle fanciulle


ferito in

come

se fusse

con-

una mia cosa. Raccomandomi

voi (3).

Florentiae

Aprilis

MCCCCLXXVL
L^lJRENTIUS DE MeDICIS.

p. Voi.

11.

S8

LETTERE INEDITE

LETTERA
Spectabilibus
et

IL

Viris

amicis carissimis

Officialibus

hominibus Societatis Cippi Pistoni.


ho inteso che
voi

Spectabiles amici honorandissimi. Perch io

come prudentissimi,
Spedale
,

volete provedere di

sendo

Io Spidalieri

impedito

uno ghovernatore dello come e di che vi laudo et


inten-

commendo molto; mi
dere che per
il

parulo scrivervi questa, per farvi

vero
,

amore che
et a

io

porlo in publico et in privato


,

a cholesta citt

sono constrecto pensare

come

fate voi

a qual-

che buon instrumento


sufBcienlia.

persona nella quale


gli

sia fede,
,

bont et

Et avendo examinato
di ser

amici

mia
,

mi

pare

che

Messer Andrea
sino a qui

Francescho

de' Rossi (4)


,

del quale

ho veduto
sia

buona prova
(5)
,

in simile cose

se io

non m' inganno,


,

persona actissima
a simile
al

e della qualit sopradetta


,

come
io
,

si

conviene
rispetto

luogho

postposla T amicitia

et

solamente auto

bisongnio dello Spedale. Per ho deliberato


et confortarvi
et

come

debbo prole ra-

porre

pregharvi quanto pi posso

che per

gioni predette vogliate


certo
eh' io
(

elegierlo a questo ghoverno. Di


)

che
,

sono
direte

piacendo a Dio
v'

mi ringratierete qualche
medesimi. Nonostante
,

volta

et

abbi preghati et strecti di cosa che voi naturalmente dovoi

vevate cerchare per


essere obligato
,

questo

vi

voglio

et

quando occorra
di

rendere buon

merito a qua-

lunche di voi in parlichulari


facciendolo voi
altra cosa
,

questo piacere che mi harele facto


tanto

come

io

spero et desidero

quanto alchuna

che

io potessi

al presente desiderare.

Per aspecto che


(6).

non mi

sia

negata da voi questa iusta domanda

Flm-entiae III lutti

MCCCCLXXXV.
Laurentius de Medicis.

DI

LORENZO

IL

MAGNIFICO

59

LETTERA
Alli Spectabili Operarii di S.
Spectabiles
clabilit
et

III.

Iacopo in Pistoia

(7).

Viri honorandissimi.

Coin credo sappno


anni sono,
a'

le

Spe-

vostre

che

li

Operai ch'erano tre

prieghi

conleniplatioue mia
(8)

deUono

a fido a
,

Tonino

di Callani dal

Panche

tano

e fratelli

certo podere

che tengono

al presente
al

et

hanno tenuto gi sono


voi Io

tanti anni.

Et intendendo

presente
lettera,

che
et

volete torre loro,

mi

parso farvi la

presente

pregharvi molto caldamente che voi siale contenti lasciare seguire


quello che per
fussi
il

contrario

amore mio feciono li Operai decti mi dolerla assai et facendo


,
;

(9)

perch quando
che
anni
ve
li

voi loro quello


sei

ragionevolmente se

li

conviene, cio lasciarli anchora per


assai:

dodo podere, a me

farete piacere et gratia


et posso.

imper

raccomando quanto so

Florentiae die

XXX

Decembris

MCCCCXC.
Laurentils de Medicis.

ANNOTAZIONI
(1)

L'Ospedale
di

di S.

Maria del Ceppo

risale fino al Sec.

Xlll, e

la

sua ori-

gine ornala
*ireve
di

molli

maraviglie dalla divota fantasia de' Cronisti. Arricchitosi in beni il Pubblico appoggi la cura di amministrarli a pi
,

iritalive persone,
f

una

delle quali

era dipulala per capo e diceasi spcdalingo

la quale leggo

la Compagnia della Crocetta del Ceppo, 1297 Dondori I%1. Pisi., pag. 49 ). Continu pe'due secoli seguenti in questo governo ed ebbe mollo peso anche nelle cose civili. Le ricchezze sempre crescenti furono usale non solo a cura degl' infermi ma si anco de' poveri con largho limosino e molle doli e ne fu ingrandila la fabbrica ed abbellita del magnifico fregio Robbiano. Dopo l'anno 1401,
lai

da

congregazione ebbe origine

nominata

nel

60
denza, tuttavia mollo

ANNOTAZIONI
i

ullimo della nnsira liberl, sebbene si rimanesse in un'apparente indipenMedici sopra tutto. vi mestava la Signoria Fiorentina, e

Pi volte fu tentato sottometterlo ora con occasione di discordie ora con pretesto di mal governala amministrazione. Finalmente l'anno 1300 la Signoria Fiorentina con Decreto del 17 Agosto soppresse
la

Compagnia
dell'

del Ceppo,

dando
118).

l'amministrazione dello spedale

al

Pubblico {Archiv.
agli

Osp., Regislr.

N.'*

Ma

l'anno appresso, rincruditesi feramenle


,

le fazioni

Panciatica e Cancelliera
Balia

a motivo dell'elezione dello spedalingo

Otto

di

non parve vero


a' Pistoiesi

di

cogliere l'opportunit per levare affatto lo Spedale di

mano

e darlo

per anni

sei (cosi

fu detto) allo Spedale di S.

Hegislro II). Sennonch, 30 anni appresso.


a' Pistoiesi,

restitui la

Compagnia

al

Maria Nuova di Firenze {ivi, Papa Clemente volendo gratificare suo primo stato. Ma poco vi dur, pe-

duca Alessandro alla morie dello Spidalieri^ per le differenlie deXilladini ma pi per le male suggestioni vuoile sospendere di nuovo quel governo ed applicarlo per tempo dove prima. Nel 1548 a di 8 Dicembre, gli uomini

rocch

il

della

Compagnia

del

Ceppo decretarono che a benefUio


,

de'

Poveri

et

honore

et

salisfalione della nostra Cipt

dovesse cedere

le

sue ragione alla Comunit di


lo

Pistoia nelle

mani

di S. A. Illustrissima,
lo

promettendo che

Spidale saria
li

molto ben ghovernalo socio


visitati da' suoi
solati,

auspicio

et

oplimo timore di

S. A.; sicch

poveri

Cipladini nella sua infirmila sariano mollo pi sovvenuti e consi

dove stando cosi

tengono mollo male trattati [Provv. dal 1541 al 1553,


fatto supplica
al

car. 179).

di ci fu

Granduca

ma

senza frutto.

Solo

nel

1778
(2)

fu restituita ai Pistoiesi la carica di


di

Spedalingo o Commissario, per

decreto di Pietro Leopoldo del

23 Maggio.

si conserva MS. nell'Archiv. Comunale, trovo che un Neri di Fioravanle di Piero fu dai 1450 al 1473 tratto pi volte di Consiglio, ed ebbe la prepositura de' Priori e che nel Dicembre del 1481 fu Gonfaloniere. Ma ninna memoria trovo delle sue rovinate sufts/awfje. (3) Perch, se voleva cosi bene all' amico, non lo sovvenne del proprio? Certamente lo avrebbe fatto il Magnifico se pi non gli fosse stato a cuore di esercitare la sun inHuenza in un luogo di tanta importanza. E gi gli uomini della compagnia lo chiamavano padrone, e facendo grazia a Neri adducevano a principale motivo la loro devozione e loro obblighi adversus maxima adiumenta, singularia beneficia recepta et que cotidie recipi possunt el offeclionem tam vivorum quam mortuorum illorum de magnifica et generosa
,
i

Nel voluminoso Priorisla del Tonti, che

familia de Medicis eie.

e solo

ponevano
el

in

ullimo, e

come

per

di pi,

pau-

perlatem Nerii de Floravantibus etc.


gnifica
,

calamilates filiarum eie.

Onde

la

Ma-

Compagnia decret che vigore quarundam literorum eie. si dovesse dare alle dette fanciulle, quando marilabuntur libras quatorcentas denarto,

rum

[Regislrell.

a car. 22).
del Rossi delle antichissime della Citt
;

(4)

La casata

e dal nostro Bene-

detto Colucci noverata tra quelle che a


aliisque privi legiis insignitae per

Romanorum
,

Imperatoribus militi

universam cffluxerunt Italiam [Lazzareus apud


il

Zacch. Bibl.

Pisi.).
di

Infalli,

seci-ndo

Bartolozzi

dal Rossi

di

Pistoia dirasulla

maronsi quelli

Cosenza
Io

in Calabria e quelli di
i

Firefze

{rHsc.

Fam.

Bald.). Negli slalull del

bmt pr Magnalibus

1330 vedonsi Rossi notati Ira quelli qui liaberi deche, sebbene allora era pena e vituperio, pure mostra

ANNOTAZIONI
la loro polenz.!.

61
dall'

La quale pure nolala pi volle


te

Anonimo

Pistoiese

dicendo che per


{erra e
rilevasi

loro

mani

(e di altre tre principali famiglie) si

reggeva la
,

non
da

&%

faceva nulla che noi facessino cllino.

Quanto a questo Andrea


gli

pubblici islrumenti dell'Arch. Cora,

com'egli ascese per tutte


prolezione medicea

le

pi onorevoli cariche della repubblica, e

come

la

valse

ad acquistargli molla autorit.


(3)

Oltre le

olUme

qualit morali richiedevasl ancora (equi notisi


lo

la deli-

catezza de' nostri l\idrij clie

Spedalingo non avesse n

figlioli

n nipoti. Lo

che
et

rilevasi dal seguente ricordo che leggesi nel Priorisla del Tonti. Magnificus praeslanlissimus vir Laurenlius Pelvi de Medicis inlercedil ad favorem nobilis

Viri ndreae Ser Francisci de Rossis de Pislorio, civis oriundus Pisloriensis,

non

Reclorem el Hospilalarium eie. Ma pi chiaramente rilevasi da alcune Capitolalioni hHq nel 1533 per lo Spedale nelle quali si legge, che non passino andi S. Gregorio o della Misericordia dare a parlilo quelli che avesseno figlioli masti marilali o non marilali, o femmine non maritale^ o che queste fosseno andale a marito e rimaste vedove: e se per caso occorrisse che quelli che fusseno eletti per Spidalieri avesseno doppo
kabenlis
fi'ius

nec nepolei, ul

sii

eleclus in

la loro elelione filliuoli alcuni

masti o vero femine,

si

intenda ipso facto annul-

lala la sua elelione

e debbasi fare lo

scambio come

se

per morte vacasse. {Provv.

dal i4i al 15o3,


(6)

a car. 280).
negala, com' era naturale. Perocch
il

E non

gli fu

la

Compagnia, consiriguardando che


la

derando

la decla lettera el

tenore el effeclo di quella

el

Lorenzo fa el padrone el ghovernatore di dieta compagnia el hospUale el quante cose utili eie. etc. deliber che fosse mandala alla Magnificentia eie. una ambasceria di quattro Cittadini (tra' quali il dotto
.Uagniflcenlia di diclo
,

giureconsulto e letterato e inlerpetre


lanUk autoril
,

di

quale
el

el

quanta ha lulla

la decla

Dante Bari. Baldinolli) con tale et Compagnia di potere approda farsi per
vigore delle

vare
decle

confermare

omologare

tulle le cose facle el

ledere per la Magnificenlia di diclo Lorenzo, non obstanle alcune cose dirileva che ad onta delle lettere della Magnificentia eie,
voli conlrarii;
i

sponenti in contrario eUi. {Arch. dell'Osp., RegistrelL a car. bO verso). Tuttavia


dallo Scrutinio
si

Mes-

ser

Andrea ebbe 27
li*J

pra

sebbene non sono un gran che sofavorevoli, pur mostra almeno che qualcuno c'era che amasse la
quali,

propria indipendenza.

Secondo il Borelli {Schede MSS. presso di me) S. Iacopo fu eletto a (7 Patrono della CItl di Pistoia fin dal Sec. IX, ed ebbe chiesa nel luogo che oggi pure dello S. Iacopo in Castellare presso le Regie Scuole. Gli statuii della Cill. che portano in fronte l'anno 1107, ma che voglionsi riferire al Ili 7, fanno fede della riverenza In che ebbero Pistoiesi questo loro Protettore.
, i

I/anno 1145
,

Vescovo Alto ottenne dal Vescovo di Composlella le reliquie lol Santo e si valse in ci dell' opera di Rainiero dotto prete pistoiese he l faceva uflzio d'insegnare, e che gi avk'a insegnato a Quintonia in ;nghlllerra la teologia. Vedansl le lettere scambievoli riferite dal Papebrochio dal Cupero le quali furon tratte da un Codice che trovasi nell'Arch. Cap.
il
,
,
,

W questa cill {Ad. Sanc. Maii, T.V. Vii. 5. ^don.).


.

Pistoia molti pellegrini e ricche offerte, di


di

mlnlslratore

esse

che

fu

il

prele Bondio

che con

fu mestieri

Queste reliquie trassero creare un amlilolo di Rettore della Cap-

62
pella e dell'

ANNOTAZIONI

Opera di S. Iacopo { Lib. di Conlr. delV Op. dal 1163 al 1343 ). Furono poi aggiunti due laici; e, morto II prete, l'ufizlo dell'Opera rimase
dipendente solo dal pubblico.
fatto

alTatto laicale e
lasciti

Cosi

gli

Statuti.

Crescendo

e le ofTerte, fu

quell'altare

d'argento,
e tanto

prezioso

monumento
il

dell'arte cristiana che oggi


della chiesa,
fecesi di

pure

si

ammira;

arricchissi

tesoro

che ebbe nome di Sagrestia de'belli Arredi. Questo Uflzio dell'Opera rilievo grandissimo quando fu levalo al grado di Magistratura col ca,

rico di

governare liberamente molti pubblici negozii

e con larghi privilegi!,

come
di
il

non pagare decime ecclesiastiche, n gravezze laicali, n gabelle; potere permutare i beni anche contro la volont dei Testatori di godere
di
;

beneficio dell' inventario nelle eredit; di strigare


lti

sommariamente e senza
di

strepito di giudizio le

occorrenti; e fino (per benignit medicea)

poter

dare due
citt,
(8)

tratti di

corda;

ma

due e non pi (Archiv. Com.

Lib. dei Capilol.


della

Vecch. car. 52).

Questa magistratura cos autorevole, che era la seconda mantennesi in vigore fin verso la fine del secolo passato.

Fu

Castello assai forte della famiglia Cancelliera.


di

Quando

Fiorentini

Lucchesi condotti da Carlo Duca

Calabria

fecero oste

sopra Pistoia

questo Castello venne col Montale alle mani dei nemici, e molto nocque alla citt. Di poi smantellato, fu ridotto com' anche attualmente, ad uso di villa.
,

L'Ammirato, non per udito ma per prova da lui fatta, rende veracissima testimonianza della singular liberalit del Colonnello Antinori nel ricevere gli ospiti nella sua villa del Pantano {Nob. Fam. di Tose. Fam. Cancell.). Questo Tonino di Callani fu come mal pagatore e peg(9) Per amore gio lavorante, levato del podere; e il 20 Gennaio 1487 fu quella terra allogata a Michele di Puccelto. Se non che gli Operai ebbero un bel far comandamenti che non intendevano di slare pi in allogazione de* poderi con

detto Tonino. Egli e suol fratelli ricusarono dar luogo

a'

nuovi lavoratori, e
eccoti

niuno
fico

ci

fu

buono. Gli Operai allora mandarono a Firenze Filippo di Simone

Cellesi e Iacopo d'Abra a richiamarsene a' magistrati;

ma

il

Magniegli

che

fa

intendere agli ambasciatori dell'Opera


vecchi lavoratori
Di che

come qualmente
rimanghino vede come
feciono per
el

era
si

di

sua volont che detti Callani


;

che

non

rimuovino

e nulla giov che

il

contratto con Michele di Puccietto fosse gi


si
il

fatto e stipulalo, e date

malleverie ec.
gli

egli abbia

ra-

gione Lorenzo a dire che


storiella di questa

Operai

d' allora

amore

suo.

La

medicea rilevasi da varil luoghi d' un libro dell' Op. di S. lac. (Arch. Com.) intitolato Registro VI. Tuttavia gli Operai, piaceri curando pi il danno che ricevevano da questo tristo fittaiolo che del Magnifico lo ebbero rimandato nuovamente e fu allora che comparve questa letterina. Della quale non ho potuto trovar memoria ne' Registri; n
prepotenza
,

mi

fa

meraviglia.

DONAZIONE

CODICILLO

DI

ALFONSO

I.

DUCA

DI

FERRARA

(26 E 28 OTTOBRE 1534)

65

NOTA

La

biblioteca

dell'Accademia Colombaria di Firenze 'possiede


appresso pubblichiamo
de' secoli
,

li

originali dei

Documenti che qui

non per
quasi

rinnovare una disputa alla quale V andar


ogni importanza;
di rado

ha

tolta

ma
e

per dar come un


le

saggio del destino a cui

non

vanno
e

soggette

carte autentiche eziandio

appartenute a

personaggi potenti
vecchio stipo
,

di famiglie sovrane.
lo

Un

antiquario compra un

passando per Firenze


,

confida in deposito al

Ma-

tematico Pio Fantoni

pregandolo di serbarglielo fino al suo ritorno


di fare oltremonti
, ,

da un viaggio che intendeva

dichiarando di

farne dono al medesimo Fantoni

nel caso che esso possessore fosse,

viaggiando, mancato di vita. Passano

alcuni

anni

dopo

qu^li
sino

s'intende che V antiquario era morto; ne perci si apre


al

lo stipo

1799,

in cui

il
,

Fantoni,
due

esiliato

da

Firenze, trov,
,

nel dar

sesto alle sue cose


fogli

dentro quel mobile alcuni libri


le

tra cui sono

che contengono

sopra indicate

scritture.

Cos

e*

narrata
Rivani
,

la cosa dal fondatore della suddetta Biblioteca

Alessandro

una nota apposta a questo manoscritto. La prima di esse carte contiene una donazione fatta da Alfonso I. Duca di Ferrara alla donna amata da lui dopo la morte di Lucrezia Borgia, e nota nelle istorie col nome di Laura Eustochia. Il Muratori (Antich. Eslens., Tom. ILpag. 429 e seg.) parve aver provato con parecchi e assai validi argomenti che Laura fu legittimamente sposata dal Duca Alfonso negli gitimi periodi della sua vita; e il sig. Litta (Famiglia d'Esle Tav. XIII e XV) mostr di avere per assai dubbio un tal matrimonio, come quello che non pot mai provarsi nelle questioni avute dal duca Don Cesare colla S. Sede per la successione di Ferrara. La nostra carta prover soltanto
in
,

Ap.

V(l.

II.

66

NOTA
y

che cinque giorni innanzi la morte di esso Alfonso chia non era ancora divenuta sua moglie.

Laura Euslo-

La
priva

seconda scrittura

un

codicillo col quale lo stesso Alfonso

il

suo

figlio

Francesco di un lascito di scudi tredicimila d*oro,

assegnatigli in altro suo testamento, e insieme assoggetta ai vincoli


del fedecommesso , in linea

mascolina

legittima,

beni tutti spet-

tanti

ad

esso Francesco: e ci in

pena
e la

di aver esso figliuolo clande-

stinamente abbandonato la patria

casa paterna per recarsi

in

terra straniera. Il citato istorico delle Famiglie Italiane ci d

modo

a conoscere che
sotto
de'

la

notata colpa

si riferisce al

tempo in che Franceservire

sco s'era portato in Ispagna per desiderio


i

di

militarmente
i

vessilli dell'
si

Imperatore Carlo V.
consistessero nel

come ancora che


di

beni

quali

parla

Marchesato
e

Massa
il

de'

Lomin
di

bardi di cui gi in prima dal padre era stato istituito erede.


Il

primo documento
,

originale

in carta di lino;

secondo

carta di pecora

ha
e

le

sottoscrizioni autografe di Alfonso

Duca,

Tommaso Mosto

di

Girolamo

Ziliolo.

67

DONAZIONE

E
DI

CODICILLO

ALFONSO

I.

DUCA

DI

FERRARA

Factorihus nostris generalihus dilectissimis,


Dikctissimi nostri. Molliplicando ogni giorno pi
li

meriti
li

di

Madona Laura Eustochia


scritti nostri figlioli verso

nobile Ferrarese et

Madre

de

infra-

Nui

non da maravigliare se ancora


la

Nui ogni giorno apriamo


che
in verit

il

seno de

nostra liberalitade verso Lei:


in lei s

non poliamo collocare


la meriti

ampli
per
sua,

beneficii

che

non pensiamo che

ancora pi. Et

tanto
,

facendo

quello che nostro peculiar costume et anco debito


liberalo farli donatione per
si

{idesl se)

in vita

et

habiamo dedoppo Lei,


,

per

Don Alphonso
,

ol

Don Alphonsino

nostri e soi Gglioli

et

per

loro heredi
sotto
,

de

lo

palazzo

cum

quelle doe possessione che vi sono

che

fumo
di

gi del signore Francesco

Canlelmo
le se

in la villa del

Verzenese,

che qualit e quantit


ragione
per
li
,

(1)

siano,

cum
et

tutte

le soe pertinentie e

et

cum

la
,

exemplione reale

per-

sonale et mixla
ccnti
,

beni et fructi

lavorandoci castaidi et bra;

come

come per ogni et qualunque modo et in tutto et per tutto habiamo concessi et donati li altri beni che Lei tene et possed. Per questo vi dicemo che Vui nomine nostro debbiate tili

lulo purac simplicis et irrevocabilis donationis inter

vivos

donare

a detta

madona Laura per


Neil' originale dice
la

si

e detti soi fglioli e loro heredi

come

(1)

quanta quanlil

che non se non

ripetizione della seconda con

abbiamo lollo la prima parola una sillaba di meno.

68
di

DONAZIONE
sopra
,
,

i:

CODICILLO
,

al

notare che per loro recever

esso palazzo e posl

sessione

cum

detta exemptione, cedendoli ogni ragione che

ha-

biamo

et

ponendola

in loco nostro et in tutte le nostre ragione

et promettendoli

de evictione

de

detti

beni in
nostro

forma
;

valida
cos

et

dandoli

ancho

libert et facult in

nome
li

come

per

questa nostra soprascritta

de nostra

propria

mano anchora Nui


e

per ogni miglior

modo che poliamo,

damo

concedemo ch'essa
volont di

madona Laura
soi
figlioli, in

possi disponere intra vivos et in ultima

detto palazzo et possessione in tutto o in parte in

uno

solo de detti

quale

et

secundo che ad Lei per sua libera volont


esser

pi piacer et parer, facendoli del tutto lo instrumenlo in bona

forma
nuntie

del

quale vogliamo no
la

faciati

rogato
le

Baptista

Sar,

racho notaro de
,

nostra Ducale
la

Camera cum

obligatione

re-

et

specialmente de

legge che dispone donationem exce-

dentem valorem ducatorum quingentorum auri viribus non subsistere nisi fuerit actis legitimis insinuata, et

cum

ogni altra

cosa
,

che fusse necessaria

inrectratabile fermeza d' essa donatione


,

la

quale de plenitudine nostrae potestatis

vogliamo, dechiaramo
,

comandamo irrevocabilmente tenere e valere cum expressa et speciali derogalione quorumcunque contrariorum. Et bene valete.
Ferrariae,

XXVI

Octobris 1534.

1L

In Christi nomine

Amen. Essendo
e

in arbitrio

di

ciascheduno
volunlade
le

mutare

correggere

agiungere a

le

sue

ultime
li

quale se sogliono variare secondo che occorrono


Illustrissimo et

casi

per lo

Exceilentissimo principe et Signor nostro


, ,

Don
d'

Al-

phonso Duca di Ferrara di Modena di Rovigo Conte et signor di Carpi


,

di etc.
;

Reggio, Marchese
,

Este,

se bene alquanto indisposto di corpo


offesa et iniuria

sano di mente et animo, mosso principalmente da la


figliolo

che
la

li

ha

fatto

Don Francesco suo


lo

legt-

timo

et

naturale,
,

quale se ha applicato a
,

animo,

et la re-

puta grave

immo

gravissima
,

per aver esso

Don Francesco

tanto
vo-

inconsideratamente

senza licenza et saputa et fuori de ogni

DI

ALFONSO

I.

DUCA

DI

FERRARA
,

69

Ionia de Esso Illustrissimo Signor

Duca, clandestinamente abbanet andato

donato sua

Excellentia et la
;

propria patria

per stare

et abitare in terre aliene

volendoli dare se
tale
,

non

il

debito et cor-

respoudenle castigo
aldispiacere ad sua

almeno

che cognosca bavere facto


et sii

summo
er-

Excellentia
:

ricognoscenle del suo


il

rore et excesso

commesso

Ricordandosi avere fatto

suo ultimo
dispositione

testamento

rogato et pubblicato per mi Baptista Sarracho notaro


lassati
,

infrascripto, et in quello aver fatto diversi

et

ad esso

Don Francesco,
Et perch
in

et

ad suo commodo

beneficio et favore,
fa
li

volendoli
Codicilli.

in alcuna parte

sminuire

ordina et

presenti

soi

prima

esso Illustrissimo signor Codicillante


,

per questi presenti soi Codicilli rivoca


fatto

cassa et annulla

il

lassato

per esso signor Codicillante ad esso


di scudi

Don Francesco
d'

in

detto

suo ultimo testamento


fusse sequita la morte
Illustrissimo signor
lassato fatto ad esso
offesa
et iniuria.

tredexe millia
li

oro

quali coman-

dava in esso su' Testamento che


di

fusseno sborsati incontinenti che


Codicillante
;

esso signor

perch

esso
detto
delta

Duca dice et afferma esser pentito di Don Francesco et questo per causa de la
;

Et non vole per cosa alchuna che

lui

habia a
in

consequire o possa consequire detti scudi tredexe millia

tutto

in parte

alchuna

ma

che ne

resti et sii privato,


;

come

se esso

lassato

non fusse

da

la

antedetta causa:
,

dicillante

Don Francesco et item mosso Comanda, dispone et vole esso signor Coche mancando il prefato Don Francesco cum figlioli mastato fallo ad esso
et

schi

legittimi

naturali

nascimi

di

legittimo

matrimonio,
nasciuto
;

il

primogenito suo maschio, legittimo


gittimo matrimonio
,

et

naturale,

di

le-

succeda

al

prefato

Don Francesco

et simil-

mente

il

primogenito maschio,
,

legittimo et
di

naturale del suo pri;

mogenito

succeda

al

primogenito
la

esso

Don Francesco
di

et cosi

sempre
monio;

in infinito
,

proceda

successione di primogenito in primo,

genito, maschio
li

legittimo et naturale

nasciuto

legittimo matri-

quali primogeniti in ogni caso substituisse l'uno all'altro

et l'altro all'altro vulgariler, pupillariter et

per fideicommissum, et

omni

alio meliori
la

modo
di

eie; et in ogni grado


,

mancando
il

il

primoquello

genito et

linea

esso primogenito

succeda
et la

secondogenito
di

maschio nasciuto
casse

di

legitlimo
el dello

matrimonio
,

sua linea

grado che manchar


il

primogenito
et la

et

sua linea. Et se man,

secondogenito

maschio

sua linea

succeda

il

tertio-

genito

maschio

nasciuto di legitlimo matrimonio; et cos sempre

70
(le

DONAZIONE
r uno in
in
l'

CODICILLO
,

altro se osservi de

grado in grado

di sorte

pre

uno

solo

stia

la

supraditta
la linea

successione.

Et

che semquando in

lutto et per tutto

mancasse

masculina de

soi discendenti

legittimi et naturali

nasciuti di legittimo matrimonio, talmente che


,

alchuno non se ne ritrovasse


di loro

allora et in
cos ad

ogni caso a lo ultimo

che cos mancassi

et

esso
,

Don Francesco
et naturali

in caso
et na,

che

mancasse senza
legittimo

Gglioli

maschi
,

legittimi

sciuti di

matrimonio
,

li

substituisse

pupillariter

vul,

gariter et

per Gdeicommissum

et

per ogni

raegliore

modo

lo

Illustrissimo Signor

Don Hercule o
et

soi figlioli legittimi et naturali,

insieme
polyto

con
soi

lo Illustrissimo
figlioli,

Reverendissimo signor Don

Hipet

in

stirpes et
et

non

in

capita.

V^olendo

expressamente dcchiarando
Codicillante,

prohibendo esso Illustrissimo signor


vendere

che mai
di

per alcuno tempo per esso Don Francesco


se possi
,

soi

come

sopra

donare o altramente

alie-

nare n dare in pagamento


di

n disponere in ultima volont per via


di

legato

donatione,

per causa

morte o inslitutione
pure
beni e

n per ad n
si-

dispensa o commissione di alchuno signore

n ogni altro che


indirectamente
,

questo avesse auctorit directamente o


per alcuno colore,

modo
o

causa
alcuna

li

ragioni per esso


in

gnor Codicillante ad esso Don Francesco


stamento
diveda
(

lassati

detto

suo

te-

in tutto

in parte

et proibisse et
il

omnno
fraude
la

in tutto

divieta) ogni contracto et acto per


,

quale ne sequesse aliefatto


in

na tione

che se presumesse che


;

fusse

de

la

alienalione

perch esso signor Codicillante mosso da


,

antedetta
et

causa

vole

ordina e dispone

che

tutti
si

et

qualunque beni
li

ragione lassati ad esso


denti maschi
,

Don Francesco,

observino ne

descen-

nasciuti di legittimo

matrimonio de esso Don Franet

cesco

et

vadono de primogenito in primogenito,


che
il

per

il

modo,

ordine et forma
et
soi

di

sopra ha

disposto esso signor Codicillante;

caso che per


figlioli

predetto

et descendenti etc.
,

Don Francesco o alchuno de li detti subslituli come di sopra in alcuna


,

cosa
tione

se
,

contrafacesse

se devenisse ad

acto alcuno de

aliena-

o altri de quelli
s
,

detto di

sopra

adesso
sii

come

allora

e allora

come

adesso,

deroga e vole che

derogato

tale

alienatione
le

donatione,

institutione e legato, et ad ogni altro

de
che

premesse
Et

cose che se facesseno, o se


,

potesse dire
,

essere stato
et

fatto.

tutte e singule dichiara

comanda

ordina

vole

in

lutto e

per tutto

siano et debbano essere nulle et

de

niuno

DI
valore
,

ALFONSO
efficacia o

I.

DUCA
;
,

DI
et

FERRARA
tali
,

71
beni

senza

raomenlo

che incontinenti

et ragioni

che fussino cos alienate per quelli

donate o lassale

se possano

a?ocarc et recuperare

che

doppo
la

tali

alienanti,
tali

do-

nanti o disponenti fusseno


et

chiamati

a la successione de

beni

ragioni

non expeclala altramente

morte de

essi

cosi alie-

nanti o disponenti. Tutte

autem

le altre

disposilioni fatte in esso

suo testamento

esso signor Codicillante pienamente et

cum

piena

ragione, et per certa soa scientia le conferma.

Et questi
et se

soi Codicilli esso signor Codicillante

comanda

et volc
;

che vagliano et debbano valere per ragione


per Codicilli non valcsseno
,

et

forza di

Codicilli

non

valeranno o non potesseno


et

valere,

comanda

et

vole

che vagliano

debbano valere per ra,

gione et forza de donalione per cagione di morte


tro migliore

et

per ogni

al-

modo

via

ragione et causa che possiuo valere. Et


se
li

vole et

comanda che non

possi

mai contrariare

excipere o

opponere vel

conlravenire etiam per causa che non fusseno ser-

vate le debile solemnitade, interponendo

ad questo etiam
sua
pole

la

sua

piena pienissima et
stade che ha,
et

suprema

et tutta

la

authoritade et podo-

per qualunque
,

modo
et

usar

derogatione d' ogni cosa contraria


tesse obstare.

che per alcuno

cum expressa modo li po-

Io Alfonfo da Este

Duca de Ferrara confermo com de sopra.


fui

Io

Tommaso Mosto
et in fede

presente

ali

soprascripti Codicili et pub-

blicatione de queli, et ala sotscrizione del prefato S.

Duca

mi sono

sotscriplo.

lo

leronymo
S.

Ziliolo fui presente ali sopra soscripti Codizilii et


,

pubblicationc di quelli

et

ala

solo soscrilione del prefalo

Duca,

et in

fede

mi sono solo schripto.

Li presenti sopra scritti Codicilli

fumo

fatti

per

il

prefalo si-

gnor Codicillante

et

de soa concessione

letti

et pubblicati

per

mi

Baptista Sarracho notaro pubblico Ferrarese. Corrente lo

anno del
in

nostro Signore Messer lesu Christo


tro, Indiclione

mille cinquecento trenlaquatotto* del

seplima

a d
,

vinte
io
la

mese de Octobre

Ferrara

in Castello

Vecchio
sua

casa de la Residentia del predetta

fato signor Codicillante:

Elda

poi

publicatione incontinenti

furono sottoscritti da

Illustrissima

Signoria
li

de

soa

propria

roano et de soa volont; successivamente da

soprascritti

messer

72

DONAZ.
et

E CODIC. DI

ALFONSO
et

I.

ec.

Thomaso
pradetle

messer Hieronymo

Ziliollo

leslimonij

ad tulle
de

le

so-

cose, cos

chiamati, richiesti

pregati

bocca pro-

pria de esso signor Codicillante.

(Luogo

del sigillo)

Ego Baptista filius D. Ioannis Andreae


ptorum Codicillorum ordination
scritionique praefati factae
,
,

de Sarachis, pubblicus Apo-

stolica et Imperiali authoritate notar ius Ferrarien.

Quia suprascri-

eorumdumqite pubblicationi, subD.


Codicillantis

Illustrissimi

manu

propria
ipsis

aliisque dictorum
,

Testium subscriptionibus una cum

Testibus praesens interfui


et in

eamque

sic fieri vidi

audivi et intellexij

notam sumpsi

ideo hoc praesens publicum


conferi
,

instrumentum iisdem
,

subscriptionibus roboratum exinde

subscripsi et publicavi

signoque , nomine et cognomine meis


fidem
et

solitis in

praemissorum omnium

robur signavi, a praefato Illustrissimo D. Codicillante rogatus

et requisitus.

RELAZIONE
DELL' ASSEDIO DI CUNEO
dell'anno 1557

SCRITTA DA ANONIMO CONTEMPOKAINEO

Af).

Voi.

II.

iO

75

AVVERTIMENTO

Vf uesta
i

breve relazione

dell'

assedio che nel 1557 ebbero


,

Cunees a patire dall'esercito di Francia


,

e della vittoria

che n'ebbero

debb'esser considerata

come

esposizione d'uno

di quegli sforzi

che
le

il

popolo italiano andava facendo isola,

tamente contro

armi straniere

dopoch
amari

il

diluvio de'mali,

sceso dairAlpi coU'esercito di Carlo Vili, aveva addottrinato


gli

uomini

di

buon senso
al

sugli

frutti

del

dominio

straniero.

In quella quasi continua guerra che dal 1494 fu

combattuta sino
per forza
tire di
e

1559,

se gl'Italiani
,

per menzogna

furono dapprima vinti non tardarono per troppo a senesuli


;

che sapesse
i

l'essere

nella

propria patria.
i

Non

mancarono

popoli a s stessi

mancarono
1336
,

principi ai popoli.
il

poich lo scritto ch'or vede la luce, concerne

Piemonte,

dir

che

nella

guerra rotta nel


,

regnava in questa
private virt

provincia un

principe

Carlo

III

ricco di

quanto scarso
vacillante.

di quelle doti

che sono sostegno ad un trono


precedere
ai

Usava allora
,

di far

soldati che con-

culcassero
le

gli

avvocati che persuadessero od appannassero


:

menti degli uomini


nostri
,

cosi fece
,

il

re
,

Francesco

narrano

gli storici

come

in

una dieta

contendendo a nome
Il
il

del re

il

presidente Poyet cogli oratori del Duca, e sentendosi


loro

stretto dalle

ragioni

esclamasse

n'en

fault
:

plus

parler;

le

roy veult ainsi. Cui rispondeva


libri

Porporati

Noi non
Il

trovianw nei nostri

alcun

testo che parli di questo.

Duca

76

AVVERTIMENTO
gli
;

avrebbe dovuto vedere che se vivevano

odii di

Brenno,

vivevano pure
lettere

gli

spiriti

di Pier

Capponi
i

ma

nella sua ti-

midit, noncI: chiamar all'armi

sudditi, gli esortava per


)

pubbliche
,

del

26 febbraio 1536

a cedere

ad ar-

rendersi
invili
s
i

a non

tentar difese disperate.

deboli, tolse vergogna a chi

Un s nuovo comando macchinava novit: e non


,

tosto scesero le

prime armi
le

di

Francia

che ogni pi scelleprocacciava

rata peste, accoltasi sotto


togliere al

insegne

straniere,

Piemonte
le

la

sua antica indipendenza.

si

reo fine

ben rispondevan
scellerati,
il

opere; centinaia di banditi, retti da due

Bolleri

ed

il

Torresano, nati ambedue nelle


,

fini

Cuneo, rubavano, uccidevano incendiavano gridando viva Francia: udiva il re tali iniquit, ne accarezzava gli autori,
di
li

esaltava

a'

primi gradi nella sua milizia; operava che


;

il

Bolleri fosse eletto vescovo di Reggio

premiava con onori e


,

danaro

il

Torresano pei

delitti

ceva squartare per

delitti

commessi in Italia commessi in Francia.

poi lo fa-

Immanit non minori vedevansi d'altra parte per opera dei e giunsero a tal segno che le difensori mandati da Carlo V terre del Piemonte che avevano pi forti uomini ed alzavano
;

tuttora la bandiera di Savoia, ripulsando Francesi e Spagnuoli,


si

ridussero a difendersi colle proprie armi e stipendiar sol-

dati Piemontesi.

Tra queste and distinta


nel forte sito che alla
il

la terra

poi citt, di
di

Cuneo;

la

quale, dovendo l'origine sua ad

un pugno
i

contadini ridottisi

foce del Gesso nello Stura (d'onde


uccisi

nome

della citt),

dopo

signorotti violatori dell'onor

delle famiglie, poi cresciuta tra guerre continue duranti quat-

tro secoli e mezzo,

allora serbavasi fida ad

Emanuele
il

Fili-

berto

che nelle Fiandre

combatteva per

1'

antico dominio.
pri-

Premio
Francesi

del valore di quei cittadini fu la vittoria; poi

vilegio, dato loro direi quasi dal Cielo, di ripulsare le


d' allora in

armi

poi ogni qual volta


di

si

presentarono. Poi-

ch vanto bellissimo
lo

Cuneo
II

di avere

due volte fiaccato


poi

sforzo
il

del

re

Enrico

(1542-57),

quello

dei

tre

Luigi,

XIII,

XIV,

XV

(1639, 1691-1744). Gli ultimi anni

AVVERTIMENTO
dello scorso secolo

77

videro offuscata questa gloria: la citt,


l'

ceduta a Buonaparte per


so, che nella
le piazze

infausto trattato di Cherasco


gli

fu

difesa invano nel 1799 dai Francesi contro

Austriaci.

Io

seconda met

di quel secolo l'arte dell'espugnar

grandemente vantaggiossi soprala difensiva;

ma pure
dopo

in quest' ultimo assedio

non sarebbe
,

stala resa la citt

soli dieci giorni di trincea aperta

se alle forze

ed

al valore

del presidio

si

fossero aggiunte

le forze

ed

il

valore dei cit-

tadini. Pochi anni


di

dopo

per decreto del ripristinato dominio

Francia

le

famose mura di Cuneo furono atterrate.


tratta

La presente relazione Tho poraneo. L'autore anonimo,


di dire vedesi che fu

da un codice contem-

ma

dagl'idiotismi e dai

modi
altra

Piemontese e presente alla difesa. Copresso


di et di

desto codice io lo conservo

me

e qualche

copia pur ne conosco,


Gioffredo
,

ma

men

remota.

il

quale ne fa menzione ove nel

Fu noto al libro XXI della


il
,

Storia dell'Alpi Marittime parla di quest'assedio, e riporta

sommario che qui


tano ogni fede
i

leggesi in
le

calce.

Aggiunger che

per la

tanta analogia con tutte

narrazioni contemporanee, meridal nostro

fatti riferiti

anonimo: e che quanpaion


tali

tunque ora

le

arringhe degli storici sian tenute in conto di


,

bugiarde eleganze

queste

me non
,

poich

il

Governatore che
glioso di farle
;

le

porgeva

era avvocato, cio abile e votrovansi pure nella re-

e quali leggonsi qui

lazione dello stesso assedio, che (dedicata al Conte di Masino,

luogotenente di Emanuele Filiberto


nell'anno stesso del 57
,

vidde la luce in Milano


irreperibile piuttostoch
,

ed

libro

raro; e forse neppur sarebbe conosciuto

se Teofilo

Parteno

non r avesse riprodotto

ne' suoi Secoli della Citt di

Cuneo.

Carlo Promis.

79

LA VERA DESCRIZIONE FATTA DI GIORNO IN GIORNO DE L'ASSEDIO ET

IMPRESA

DI

CUNEO, ET

VITTORIE OTTENUTE CONTRA DE'FRANCESI

DA GLI CUNEESI ET PAESANI, l'ANNO DI NOSTRA SALUTE 1557.

1557 d'Aprile. Venendo nuova a quelli


erano
dalli

di

alla

espugnazione de Valfener e

Querasco
il

Cuneo che Francesi (1), mandorno


Signor Marchese di
di

Illustrissimi et Escellentissimi Signori


(2),

Pescara, da Monsignor della Trinit

al

Signor Conte

FruzStef-

zasco governator del castello di


fano Doria
(3),

Nizza, al Signor Colonello


(4),

al

Signor

de

Leyni
,

et

a Genova al Signor

Figaroa
Il

imbasciator di sua Maest

per aver soccorso de soldati.


il

detto Signor imbasciator


della

mand per soccorso


il

Signor Pantaleo

Conte

Lengueglia

et

Capitano

Mario de Ravenna con


la
il

circa 100 soldati,

ma

non puoterno entrar per esser gi presa


(5).
il

torre ossia castello

de Roccavione

Et

Cardinal di Trento,
il

che governator de Milano, mand


Signor collaterale Carlo Malopera
intrar.

Puodest de Milano, che


,

(6)

con dinari
li

manco puot
soldati

In

somma non
il

puotelero aver salvo


il

cento

che

mandorno
zasco. Cos
terra. Li

Signor Colonnello Doria et


trovorno
al

Signor Conte di Fruzli

si

numero de 600

fanti, oltre

uomini della

erano ancora dentro circa 150 contadini

atti

a adoperar le

armi, e far ripari e simili bisogni.

presso

Valfener fa presa nell'Aprile del 57: del qual fatto io vidi in Siena dotto e gentile Sig. Gaetano Milanesi una Relazione della presa di Golfonara in Piemonte , scrilla da Girolamo Roffia ad Andrea delli Agli (ms. in
(1)
il

10 carte, che sembra autografo, ed appartiene


cesco Calenl
di Colle).
Il

al Sig.

Canonico Pier Fran-

qual

nome

cosi guasto

da codesto contemporaneo

scrlUor Toscano, analogo assai a quello di Gualfinara datogli dal Guicciardini.

Cherasco fu presa d'assalto nell'Agosto


Giorgio Costa.

(2)

(3)
(4) f5)

Signore di Dolceacqua, Colonnello generale del presidio

Nizza.

Andrea Provana.
T. Inferiormente sotto data del 5 Maggio.

(6)

DI antica famiglia Cuneese

fu pi lardi senatore in Savoia.

80

RELAZIONE
Esortazione fatta dal Signor Governatore
(1)
alli

capitani,

offi-

ciali, soldati,

et alli principali della terra, la risposta.

radunati in casa d'esso

Signor Governatori con

Al i di Maggio 1557, sabbato.

Non mi persuado
con
le

crescervi
a
(X

compagni e fratelli, acmie parole ardire e fortezza, perch crederei


gi, valorosi miei

veramente

alla virt vostra far

gran torto;
apporta

ma

io vi

ho chiamati
prova
al

solamente per intender da voi se rallegrar mi posso della bella


occasione che ora
la fortuna vi di far fede e

a a

mondo

del vostro valore, la quale ciascun di voi deverebbe aver


d'

pi cara

ogni ventura

perch da una parte

vi

spinge

il

de-

bito ch'avete

con Tlllustrissimo
il

nostro Principe,

per
il

il

quale

possete dimostrar

calore dell'animo vostro; e l'altra,


,

desiderio

che tenete
nclli

di

estinguer la gloria francese


le

e far delle spoglie loro

tempi nostri e sopra

nostre

mura
,

onorati trofei

e vi
i

debbono Tallre
di

volte acquistate vittorie sovvenire,

quando

ne-

mici erano pi gagliardi e numerosi


ripari;

e voi pi debili di gente e

nondimeno
scelti e

vi

diffendesie.

Ora abbiamo per nostra


e tanti che per diffesa
ci


a
c(

guardia
bastano.

soldati

sperimentati

Ora vedete

nel popolo la giovent

maggiore nata a com-

battere, nodrita nelle armi continuamente, et anco in maggior


fortezza questa terra ridotta.

Sicch

alcuna cagione

non

di

temere, puotendo da noi diffenderci e sperando da' nostri soccorso,


senza
il

quale V Illustrissimo Signor Marchese di Pescara lungaci lasciar.

mente non
e

N che

tanti altri luoghi si siano perduti,


,
;

or

nuovamente Valfenera e Querasco vicini nostri vi spaventi che ci non avvenuto per forza o virt del nemico, ma per una sprovveduta disgrazia di quei presidii, a' quali sono infelicemente caduti
Poi
, i

ripari;

il

che non occorso in

questo luogo,
la

a
a

per voi combatte

la giustizia.

Vi deve accendere

libert,
al

e l'amore che al Principe vostro portate. Quivi non grida

Cielo

oppressione tirannica, non sparso sangue a torto


vostra sta fissa nel cospetto d' Iddio
la
,

ma

solo la fede

il

quale molto ben rimira


il

ragione che abbiamo di combattere e diffenderci, et

gran

(1)

Era Governatore

il

Conte Carlo de' Signori

di

Lucerna nelle

valli del

Valdesi, petto e senno pari ad ogni evento. Datosi dapprima agli studi, poi professore d'Istituzioni Civili nell'Universit di Padova {Facciolati. Gymm.

Patav. pag. 135), senti che in guerra meglio si serve la patria colla spada che col codice; e fallosi soldato, fu principale strumento della salute di molte
terre del Piemonte.

DELL'ASSEDIO DI CUNEO
torto che questi
((

81

hanno

di

volerne opprimere e tiranneggiare. Sicdi

che, godete

fratelli,

che anch'io godo

veder rappresentarci occafar

a sionc
a

opportuna nella quale possiamo


le

prova della nostra fede,

Godete, che venuta l'ora, che


tre, e
i

vostre

mani pi
.
li

forti dell' al-

a
ff

nostri animi pi d'ardir pieni saranno conosciuti, acqui-

standovi onor sempiterno et immortai fama


Si rallegrorno
li

valorosi soldati al parlar che


d'

fece

il

lor

Go-

vernatore; e tutti pieni di ardor e


dire,

animo

pena ebbe
tutti gli

finito di
ufficiali

che senza altra replica,

detti capitani

con

e soldati rispuosero concordi:


soldati e sudditi al Signor

che

erano

slati

sempre

fdelissimi
di

Duca, e che erano deliberatissimi

comlieto

battere, e far conoscere al

mondo
l

la

sua fede, e voler combattere

e Ja terra diffendere o lasciar


il

la

vita.

Per

la

qual cosa

Signor Governator, certificato

dell'animo

de' soldati,

l'islesso

giorno radun similmente molti

delti principali della terra, ai

quali

avendo ragionato nella

maniera
:

che

ai
,

soldati

fece

soggiunse
la

anche
dell'
<r

in

questa forma

Miei fratelli

non
la

si

conosce

finezza

oro se non con

la

prova del fuoco, e

pcrfczion dell'uomo,
li

salvo che con la isperienza delle Iribulazioni che

manda

Iddio.
,

Onde come

non

si
,

deveno sbigottir

fedeli

verso

il

suo

Principe

sete voi

quando alcun travaglio


di se stessi
,

se gli appresenta, per

il

quale abbiano a far

prova. Io, intendendo che l'eser-

cito

Francese ne
la

sopraviene

ho volsuto qui

congregarvi

per

confermarmi

fede che tengo delli animi vostri, e sapere se in


la

questo periglio volete che


lo
,

purit della vostra fede

si

conosca.

quando mi

rivolgo alle passate


,

cose

del vostro valore

n che Iddio che stato


i

non mi defido punto sempre con voi, ora


tanti

voglia

abbandonarvi. Vedo

soldati

che
di

sono gi
,

anni

fa

stipendiati da voi e divenuti

ormai

Cuneo
,

sono prontissimi

a voler con

l'arme

in

mano

difi^endervi
,

e porre la propria vita


;

per salvezza della vostra robba


((

del vostro onore e de' figliuoli


al

sono, dico, deliberatissimi a combattere ed


dimostrare quanto importi
hanno. Ed a
in simil

Principe
e'

nostro

caso l'amore eh'

suoi soggetti

gli

me non ha

questa vita rimanere contenta se non

quanto

in servizio del nostro

Signore
vi
,

et

per salute de

tutti

voi

n
'<

i'avcr da offerire; sicch non

dofete smarrire vedendo tanti


voi
,

compagni

nel vostro travaglio

che per salvar

di

loro slessi

vogliono con ferma deliberazione farvi scudo.


Ap. Voi. n.

E
11

riputate che Iddio

82

RELAZIONE
vi

eoa questo mezzo


di

abbia apparecchiala una corona di gloria e

perpetuo onore

Detto ch'ebbe Monsignor di Luserna queste paroh,


quello animoso popolo, bench fusseno superflue,
di

le

quali a

nondimeno furono
prodezza e
la fede
:

somma
a

contentezza
;

apparendo per quelle


fu risposto in questa

la

del loro Governatore

li

maniera brevemente

Non

ci

impaurisce, Signore, vedersi lungo tempo gi da'pre,

sidii de'

nemici circondati
,

e ritrovarsi ora di

un potente Re

di
vit-

a
a

ce

Francia l'esercito contra

condotto da Monsignor di Brisac,


,

torioso e fortunato capitano

che a guisa
s

di

Cesare pu vantarsi
la perdita di
il

portar

la

fortuna in
di

mano; n
,

poco
si

ci

d terrore

Valfenera e

Querasco

onde

rende pi
tutti

difficile

modo

di

poter essere soccorsi, perch abbiamo


liberazione di combattere
,

salda ed immobile de,

vincere e morire se Ba bisogno


,

per

((

quel Principe al quale siamo nasciuti sudditi


tale

et

acquistarne onor
,

che dar fama

et

odore, non che al pari


si

d' altri

ma

sopra

le

forze nostre e quanto


fedele,

sia

sentito

d' altro

qualsivoglia popolo
le nostre giustis-

sperando che Iddio protegger e difender


,

sime ragioni e del Principe nostro


n sopra suoi
stre di

tirannicamente del suo sialo


la

spogliato

da quello che non ha superiorit sopra


stati
,

sua persona

te

ragione alcuna. Si ritrova nelle croniche noil

Cuneo

che essendo stato altre volte occupato

Piemonte
di

c<

da nemici, venne l'esercito per espugnar questo luoco

Cuneo,

dove se ne riport
del

tal vittoria
il

(per grazia

d' Iddio)

che fu cagione
quel

della liberazione di tutto


c(

paese, e ridotto alla prima ubbidienza


di tal vittoria fu fatto

suo padrone. In segno e memoria

f(

Comunitade qual dice: notum sii cunctis QUOD cuNEUM EST CAPUT PEDEMONTis. Cos spcro S ratificher questo detto venendo l'esercito Francese sovra di noi, e causer (con Tagiuto d'Iddio) nuova restituzione di tutto il paese all'Esceldetto nel suggello della

lentissimo

Signor Duca nostro Emanuelle Filiberlo

qual Iddio

salvi et prosperi .
si

Molte altre cose furono dette, che per brevit


dimostr cuore
di leone
si
:

lasciano. Cos ciascuno

fatte le debite

provisioni e distribuzioni, universalmente


tere armati di speranza in Dio
,

deliberorno di combat-

nostro infallibile diffensore.


invitar
,

Poco innanti furono mandate ad donne da certi suoi parenti et amici


aveva da venir alla volta
di

alcune onorate gentilil

quali sapevano che


offerendogli con
le

campo

Cuneo,

sue fami-

DELL'ASSEDIO
ultimo esterminio del fuoco
della

DI

CUNEO
,

83

glie liberl sicura di uscire, esorlandole a


l'
,

non voler dentro aspellar


e perdila
dell'

spada

onore.

Tili

fu risposto che dentro erano pi liete e securc che se fossero


;

fuori

e che volevano le
della terra

donne attendere a defender


il

la

parte a loro

commessa
messo
,

chiamata
(1).

Hivazzo, e

come l'avevano pro-

la

delTenderebbeuo

lli

2 di Maggio 1557. Domenica


il

circa

le

\8 ore. Incominci

a presentarsi

campo Francese soUo

a Cuneo. Prima giunsero le


in
,

compagnie

di

Monsignor della

Mola governator
di (]entallo

Busca

quella

del Signor Pierre

Lunga governator signor deMontemal conia compagnia


Teodoro Albanese. Contro
de' quali

e quella di

Mon-

di cavalli lingieri dil

Capitano

uscirono

il

Capitano Battista

della

Chiesa,

il

Capitano

Marcantonio d'Asti, l'AlGer Francesco


et altri officiali,

Rubato, TAIfier Lorenzo Sicca,


alla

con molli

soldati,

Scaramuzza,

sin' alla

cappella di Santo Bernardo, che di l

dal flume di Stura; dove ne


piedi

furono morti parecchi Francesi


quali mor

da

uno capitano, et uno soldato menomo dentro prigione che malamente fu ferito; senza offesa delti usciti, escetto uno servitor del Signor Governator, che fu ferito d*una
cavallo, tra
i

come da

archibusata

della
di

quale

n'

guarito.
(2)

Da
li

poi

si

mand

rovinar

il

ponte sovrano

Stura. Usci

la sera circa le

2 ore
tulli;

di notte

con alcuni soldati mandati per abrusiar


il

edifici! vicini

alla terra;
li

che fecero prestamente,


da'

ma

non puotero abrusiarli


penuria de farine

quali

poi occupati e ritenuti


sediati
li

nemici strinsero e danneggiorno


,

gli as-

grandemente.

Et avendo

e mancandoli
tal

molini, fu dato ordine con diligenza a fabbricare di dentro in


vi

maniera che neir ultimo dell'assedio


et a

erano molini, tra da cavallo

mano 27
,

de' quali

prima non

vi

era pur uno.

(1)

signore Agostino
lina gentil
H

Del valore delle dorme Cuneesi e della bella loro risposla, cita MonDella Chiesa questo particolare esempio Si dice che
: , i
,

donna delli Malopera nell' arrivare che fecero Francesi Invitala per un lamburro dai suoi parenti e da un suo genero, ch'era con nemici di uscire della citt e di ri^prsi in luogo sicuro li facesse risposta, come gi aveva fatto Leonora Rabbia nel tempo dell'assedio d'Annebaudo (1342) ad un altro che le fece il simile invito; cio che se fosse
i

fuora

ella

sarebbe

rientrata,

polche

si

teneva pi forte

ivi

che in qua!

altro luogo .
(2)

Relazione del Piemonte,


il

MS.

Manca

nel codice

nome

di

codesto capitano.

84
Alli 3 di

RELAZIONE
Maggio. Lune
il

i).

Francesi venivano tuKavia in cannpo,


,

contro de'quali uscirono


l'Alfier Sicca
,

Capitano Baltisla
,

il

Capitano Sinigaglia,
nella pianura
;

con alquanti soldati


di

alla

Scaramuzza
sotto

aperta tra

il il

ponle

sopra

et quello di

della Stura

dove

assalendo
vello
in
,

luocolenenle del Capitano Terriga


la

governator di Rola

che veniva in campo con

sua compagnia,
la

messero
con

tutta

rotta, e quei che

pensavano salvarsi con


,

fuga,

annegavansi
il

nel

fiume

et

ammazzatine parecchi

9 ne

menomo
,

luocoletutti in

nenle prigioni in Cuneo. Et avendoli svalisali

li

rimandorno
il

mal trattamento che fecero a quelli che venivano col Capitano Mcnicone per soccorso. Oelli Cuneesi usciti ne fu duoi feriti et uno morto. Dapoi disnare, venne Monsignor della Mola con duce compagnie de Guasconi et una de cavalli dalla banda del monastero delli Angeli
,
,

campo

dove ne furono poi penlili

inlendendo

verso Gesso

per stringer sopra


il

il

cantone del Baslion

dell'

Olmo

contro de'quali salt fuori


l'Alfier Sicca, l'Alfier

Capitano Battista,

l'Alfier Richiardino,

Anrieto (2), con molli soldati, alla Scaramuzza, due grande ore scaramuzzorno conlra queste tre compagnie; dove che di Francesi morirono uno Capitano Battista da Novara et uno Alfiere con molti altri soldati. De* nostri solo furono duoi feriti riducendosi a salvamento con presa de cavalli
e per spazio de
,

de' nemici.

Mentre che scaramuzzavano

li

Cuneesi rovinarono

il

ponte

di

Gesso.

Alli k di

Maggio. Marte. La notte


con 77
fanti
: ,

si

parli da Fossano

11

Capitano

Menicone

(3)

mandati per soccorso

dall' Illustrissimo
i

Monsignor
zeri
,

della Trinit passando per il campo dove erano Svizcombalterono animosamente per parte ritornarono in Fos;

sano, trenta e sette ne fu tra morti el prigioni,


tra
i

li

gli

impiccorno,

quali ne fu uno di Cuneo. Pure

il

valente Capitano nel levar


di

del sole entr in

Cuneo con 26
di
il

fanti,

non senza danno e morte


cio
Italiani

quelU Svizzeri. La venuta

questo capitano giov molto.


dell' esercito
,
,

Oggi giunto
usc

resto

Francesi

Svizzeri e Guasconi, con


il

numero grande de
,

cavalli; contro de' quali

Capitano Gio. Domenico Grasso


sono segnati nel MS.
,

l'Alfier

Francesco Rubato
,

(1) Cosi

giorni della seltlmana

come

dconsi fn

(iiaIcKo del paese


(2)
(3]

come pure

in

Spagnuolo ed

in

Limosino.

Idiotismo gallico di Enrchelto.

Domenlcone Giordano, Calabrese.

DELL' ASSEDIO DI
con alquanti soldati
de'
,

CUNEO
feriti

85

dalla parie di Santo

Ambrosio. Nel prender


e morti. Degli

loggiameuti

molli de' Francesi ne furono


feriti,

usciii

furono 9

ma

non da morte.
le

Alli

di

Maggio. Mercuri. Li Francesi occuporno


al fosso

trincere

ch'erano vicine

rimpelto

al

Baslion dell'Olmo, e

mandorno

uno tamburro a parlamento per parte de Monsignor Luigio Mochia et Monsignor Gio. Antonio d'Aceglio, tutti duoi di Cuneo (che a caso
se ritrovorno fuori),

pregando

il

Signor Governatore

et

uomini della

terra

li

piacesse ascoltarli: sopra di ci fu fatta consulta e risposto.

Parte del
per occupar
situato nelli
glia
et
,

campo and
il

alla torre

de Rocca v ione con 5 cannoni


torre
,

passo de

Nizza. Questa
(

o vero castello

monti alpennini
il

sic
,

lontano da
fa

Cuneo

circa k mi-

e tiene

passo de Nizza

che non

poco danno a Cuneo

Fossano.

Alli 6 di

Maggio. Zobia, Li Francesi battetero


Uscirono
fuori

le

torre de Rocca,

vione

con 3 cannoni.
,

l'AlGer
,

Sicca

il

Caporale

Giuseppe Alion
tolti

con alquanti ottimi soldati


i

e della terra propria,


alla

a cavallo
,

quali scorsero nelli prati


fanti

campagna aperta
l'

verso Stura

con cavalli e

de nemici scaramuzzarono lungo


,

tempo
di

ritomorono con duoi prigioni

uno de Monestarolo,

altro

Centalk), senza

danno alcuno

delli usciti.

Alli 7 di
tirate

Maggio. Venere. Battevano ancora


il

la torre

de Roccavione:

ch'ebbero 3 cannonate,

castellano
,

Lionardo Mogliaca,
piano

che era dentro con forse 30 compagni


Usc
i4

si

rese.
soldati verso
il

Capitano Sinigaglia con alquanti


,

nella via coperta fuori del fosso


la

per far romper una strada per

quale

si

andava

fuor del

fosso.

Et a questo
lontane

effetto stettero
,

la
i

maggior parte del giorno scaramuzzando continuamente


nemici avevano
le

perch

loro trincere

indi

la

lunghezza d' una

picca; onde ne rimasero de' Francesi molti feriti e morti, et de' Guneesi duoi feriti et
11

uno morto.
a chieder
li

Signor Governatore fece intendere Monsignor de Brisac per


prigioni

uno tamborino venuto


(he non
li

eh' erano

in

Cuneo

mandasse pi alcuno trombetta ne tamborino; altramente,

che

li

farebbe ammazzare.

86
Uscirono fuori
ii

RELAZIONE
la

noUc seguente,
Basso
,

il

Caporale Andrea
soldati
,

Poma

et
del

Caporale

Anrieto

con

molti

dalla

parte

piano, a tener questa contrascarpa e gli nemici lontani dall'argine del fosso: il che fu fatto, valorosamente tutta la notte combattendo,

con perdita

di

uno solo

delti usciti.

AIH 8
a batter
il

di

Maggio. Il Sabbaio da mattina. Francesi incominciorno


,

campanile de Nostra Donna del Bosco d' ove recevevano molta ofifesa n perdonavano alle torri et alle case eminenti. In
,

27 cannonate smozzorno detto campanile. Incominciorno ancora battere il ponte levadore


porta di Santo Francesco, con tre cannoni
,

et

il

bastion della

dalla mattina alla sera;


il

n cessorno
battevano
feriti et
,

li

Cuneesi far

il

riparo dietro

ponte levadore, d'ove

gridando sempre viva Savoia; onde ne furono parecchi


partirno, non pass

morti dalle scaglie.


questo d sin air ultimo che
,

Da

si

mai

n notte

che non tirassero de

l'artellaria in questo bastione. Si dice

averli tiralo pi

de 500 cannonate.

una cannonata dal suddetto bastion di San Francesco, che smont uno delli 3 cannoni che tiravano nel detto bastione.
tirata

Fu

Francesi diedero principio ad uno cavalliero dalla parte del Gesso,

sopra

la

riva, rimpetto al Bastione dell*

Olmo. Subito che


detto

li

Cu-

neesi s'avvidero di questo disegno, providdero con ripari e traversi


al

danno che puoteva seguire;


,

tal

che

il

cavalliero

rimase

inutile

perch quanto
il

essi l'alzavano,

tanto contr'alzando dentro


,

reparavano
traversi

d e la notte.
si

sol in

quel luogo
,

ma

in

ogni parte

con gran diligenza


,

fortificava,

rovinando case

facendo cavallieri,
il

trincere, rinforzando parapetti; secondo

bisogno ciascuno

staseva attento nel suo quartiero.

Alli 9 di

Maggio.

La
il

Dominica.

Usc l'Alfier Sicca con alcuni

soldati a cavallo dalla parte del piano;

scaramuzzando casc
lippo Provana
et
il
,

cavallo a
de'
,

andorno verso Stura, onde uno soldato nominato Messer Fi,

mezzo

nemici

pigli la sella sopra le spalle

cavallo per le redini

aitandolo a questo suoi compagni, quali

piuttosto che lasciarsi dietro


dersi tutti
;

uno

di loro in pericolo
,

volevano per-

ma

con

la

Iddio

grazia

si

salvorno

senza

danno

alcuno.

DELL'ASSEDIO
Balletero

DI
,

CUNEO
il

87

una

torretta verso Stura


il

et

bastione che la circon-

dava, (ia'Franccsi detto

Bastion Verde, per esser fatlo di terra.

AUi 10
di

di

Maggio. Lune. Nel far del giorno batletero


si

il

cantone
grossi,

Santo Ambrosio, dove


gabbionate
,

dice in

Quaranta, con 13 cannoni


l dal

posti in quattro
tre
li

luoghi, cio nove di

Gesso sulla riva, e in


,

erano
li

tre

cannoni per gabbionata


:

et

una

di

qua

dal Gesso

dove

erano k cannoni

la

batteria
di
,

giorno

dove rovinorno quindeci trabucchi

dur tutto quel mqra. Vennero poi


e vedettero tal pro-

alcuni Francesi a riconoscerla con suo

danno

visione, che non volsero poi dar altro assalto. Tirorno quel d pi

de mille cannonate. Battevano con tanta furia che non


contare. Si vide prender nel fiume Gesso

si

puotevano
alla volta

uno che veniva

de Cuneo
tosi
;

correndo verso

la

parte detta

il

Rivazzo, da'soldati Fran-

il

qual s'estim dovesse esser una spia nostra.

Alli 11 di

Maggio, Marte. Fu

ferito

il

Capitano Sinigaglia d'una

iurhibusata in una coscia, della quale n' guarito.

La seguente

notte furono messi fuori alcuni guastadori alla Torretta verso Stura

che scarpavano a basso quel eh' aveva rovinato V artellaria. Cos


feciono al bastion di San Francesco.

pi altre volte mandorno fuori

uomini per scarpar, perch


Alli 12 di
fier

di

continuo battevano.

Maggio. Mercuri. Furono morti d'una cannonata


,

l'Al-

Ricciardino et Capitano Perotto

tutti

duoi insiema. Di conti-

nuo Francesi tiravano delle archibusate et cannonate. Altres facevano li Cuneesi. Fu tirata una cannonata dal Rivazzo in una delle tre gabbionate che erano sulla riva del Gesso, che smont

uno

delti

cannoni

che tiravano
Alli 13 di

alla porta di

Quaranta.

<l

artellaria in

il

Maggio. Zobia. Francesi lasciorno solamente tre pezzi Quaranta: passorno il resto in altre parti; cio sopra piano verso il canton di Caraglio ne messero duoi pezzi, et uno
di

n'aggiunsero nel basso


|H)rta di

Stura con

gli

altri

tre
li

che tiravano alla


(1)

San Francesco

et alla

Torretta,

aprochiorno

pi

(1)

Idiotismo militare, dal francese approcher.


il

La lingua nostra ha so-

lamente ritenuto

vocabolo approccio.

88
presso.
ai

RELAZIONE
E
,

sei

cannoni ne messere ancora nel basso

di

Stura

presso

molini

rimpelto alla porla di San Francesco.

Alli k di

Maggio. Venere, Francesi ebbero un' a


si

1*

arma de

l de

Stura

secondo che da noi

puoleva comprender.
del Vernante

Si cal
,

gi dal

bastion di San Francesco

uno soldato

fingendo esser

de sentinella. 15

Alli

di

Maggio. Sahhato. Usc


,

il

Capitano Battista dalla parte del

piano verso Gesso


sotto al bastione
usciti

per riconoscer certe cave che facevano Francesi


li

dell'Olmo:

quali

abbandonorno
li

il

luoco, e

li

presero arme, vesti e zappe. Uscirono


,

Cuneesi
cave
,

un'altra

volta quella sera

per riconoscer

di
la

meglio

dette

quando
la

quello della Montanera salt sopra

trincera de' Francesi con

spada, in giuppone. Usc


la notte

il

Capitano Battista con alquanti soldati


il

seguente, per riconoscer

cantone

di Caraglio.

Alli

16 di Maggio. Domenica. Usc Messer Giorcino, sargiente del


,

Capitano Gio. Dominico Grasso


di

con alquanti soldati


delli

dalla

parte

Sant'Ambrosio, dove era


guardia
e quivi 4 n'

il

quartier

Italiani,

per riconoscer

gli argini loro e le trincere,

dubitando de mina. Ruppero uno corpo


e molti ne ferirono; portorno
delli usciti.

di

ammazzorno

dentro molte armi, senza danno alcuno

Alli 17 di

Maggio. Lune. Tirorno molte cannonate nelle case: una

tra r altre misse a terra sette colonne del Pellerino.

Era
,

in

mezzo

della piazza edificata

una loggia sopra


sotto la quale
;

otto

colonne
i

da' Cuneesi

chiamata Pellerino
il

erano usati

venditori foraslieri

giorno

di

mercato raunarsi
in

d'altezza non pi d'una picca; non,

dimeno, percuotendo
loggia

questa uno solo colpo


,

fece

andar a fracasso
l

tutte le colonne e le basi


,

che a pena

si

conosceva esser

stata
,

edifcio
la

rest

una sola
berlina

delle otto colonne in piede


,

la
:

quale aveva

catena della

che
,

serviva

alla

giustizia

onde

si

prese buono augurio dal popolo

dicendosi che la ragion del

Principe restarebbe salda.

Alli 18 di
soldati
,

Maggio. Marte. Usc

il

sargiente Prineto, con alquanti


:

dalla parte del piano nel fosso

andorno verso

il

canton

di

DELL'ASSEDIO
bioni a' Francesi

DI

CUNEO
sei

89
gab-

Caraglio, dove combaUetero animosamente e presero da


,

che

li

lirorno nel fosso, dapoi nella terra, dove

dietro essi gabbioni slava

un corpo

di

guardia. L'istesso giorno fu


et

mandata una

lettera per parte de

Messer Luigi Mochia

Messer
Signor

Gio. Antonio d'Aceglio, tutti duoi di


ritrovati fuori);
il

Cuneo (che a caso s'erano


il

tenor della quale era, che pregavano


,

Governator

di

Cuneo

che

li

piacesse ascoltarli

che

li

direbbeno

cose che sarieno in servizio di Sua

Eccellenza

onor
si

del

Signor

Governator
tra
il

et beneflcio della
et
li

terra.

Sopra questo

fece consulta

Signor Governatore
farli risposta.

Signori Rettori di Cuneo; fu risolto


l

non
)

Vennero

poi de

a quattro giorni

mal grado

loro

in

compagnia de Monsignor

della
;

Mola

dicendo che vorriano

parlar al detto Signor Governator

ai

quali fu risposto dal Signor


in scritto,

Giudice

di

Cuneo, che mettessero ogni cosa


li

che se

li

fa-

reria risposta; e

disse:

guardate chi siate et che cosa scriviate.

Ma

non scrissero poi altramente.


Alli 19 di

Maggio. Mercuri. Francesi messero a basso con uno


,

cannone una guardiola


la

o sia garita

eh' era
li

sopra

la

muraglia

dalla parte verso Gesso, et che molto

offendeva. In 19 cannonale

gitlorno al basso.

Usc

il

Caporale Liono della Chiusa


Stura,
et

solo, al baslion della Tordelli

retta verso

and sino

alla

vigna

Frati per combatter


,

con uno soldato Francese eh' era nel molino delli Alasi
fatto

per aver

parole insieme.
fuori
,

vedendo Gianotlo
per

di

Racconisio
,

il

suo comferito

pagno Liono

usc ancora lui per agiutarlo


,

dove fu
morto.
il

esso Gianotlo d' una archibusala

la

quale

n'

Ma

il

Francese non volse uscir dal molino. Vedendo questo


ferito, agiutandolo altri

Liono, tolse

il

compagni,

et lo

portorno dentro.

Alti
soldati
,

20

di

Maggio. Zobia. Usc


desccndeno
per

il

Capitano Battista con alquanti


:

dalla parte del piano nel fosso

dell'Olmo,
d'un'arca

poi

andorno verso una riva et vanno

il

baslion
volta

alla
li

(1), fatta

per riparo dell'acqua del Gesso. Quivi

era uno

La parola arca valeva allora nel dialetto piemonlese come gi aveva il volgo di Roma e dell' Ilalia antica, un riparo, cio un ared in questo senso occorre non di rado presso gli Scriplores (inium gine regundorum, ridondanti (come sanno filologi) di antiche voci plebee.
(1)
,

valuto presso
;

Ap. Voi.

II.

12

90
corpo
di
,

RELAZIONE
guardia de Guasconi, qual lagliorno tulio a pezzi
quali
si

all'

im-

proviso

stavano a golder

[sic)

il

fresco

otto

n'ammazzorno,
tra
i

e molli ne ferirono, e cinque ne inenorono prigioni;

quali

era
dati.

un

alfiere

de Monsignor de Vidamcs
il

uno caporale e
condurre

tre sol-

volendo

Signor Francesco

Valperga

prigione

uno soldato Guascone, fu conslretlo ammazzarlo, perch oslinalamcnte recusava di andarvi, dicendo che non lo condurrebbe mai in
Cuneo. Delti
braccio
,

usciti fu

ferito

l'

Alfier

Sicca d' una

picca

in

uno

della quale n' guarito.

Alti 21 di Maggio.

Venere. Francesi

sopra la chiamata
alli

d'

uno

suo tamburro
ni

tirorno delle

cannonale
quali
si

di

dentro

eh'

erano

bastion di Nostra

Donna

scoprivano per rispondere.

Alli

22

di

Maggio. Sahhato. Tirorno alcune blle nella torre del

Comune.
Alli
di

23

di

Maggio. Dominica. Tirorno

infinite

cannonate

al

canton

Caraglio.

Alli

24

di

Maggio. Luni. Poco innanzi l'alba


del Capitano

ritorn da Pos-

sano

Mancino, soldato mandato alli 21.


il

Menicone

che

vi

era slato

Alli

25

di

Maggio. Marte. Non

vi

fu cosa segnalala

salvo

li

continui

tiri

delTartellaria et delli archibus.

Alli

26

di
,

Maggio. Mercuri. Usc


dalla parte del piano
,

il

Capitano Battista
;

con

alil

quanti soldati

nel fosso

andorno verso

canton

di

Caraglio, dove guadagnorno nove gabbioni, e nella zuffa


delli

furono morti duoi

Cuneesi.

Alli

27 di Maggio. Zobia. Usc


,

il

Capitano Ballista con alquanti

soldati, dalla parte del piano


fu

sulla via coperta del fosso,

dove ne

morto uno nominato Stefano Giorgio.


Alli

28

29

di

Maggio. Non

vi

fu cosa

segnalata

se

non

li

continui

tiri dell'

artellarie et delli archibusi.

DELL'ASSEKDIO DI CUNEO
Alli

91
alil

30 di Maggio. Dominica, Usci


di

il

Caporale Scanello con

quanti soldati, dalla parie del piano, nel fosso; andorno verso

canlon
li

Caraglio, finsero

di

attaccar

una Scaramuzza.

Avevano

Cuneesi posto uno cannone da batter muraglia nel bastion della


,

Torretta verso Stura


et

qual era da quel lato rovinato per Tartellaria


al

avendolo racconcialo, affustorno detto cannone


il

lungo

'una
posti

strada verso
alquanti

canton
;

di

Caraglio
il

dove Francesi
,

avevano
e di

gabbioni
di

quivi era

buso d'una mina

continuo

stavano corpi

guardia. Li usciti feciono dar all'armi, et essennella

dosi Francesi radunati

suddetta strada
li

dietro a quelli gab-

bioni

per scaramuzzar con


ne

nostri

fu

tirata

una

sola canno-

nata dal detto Bastion

della Torretta, che


fer

n'ammazz (secondo

che

si

dice

28

et

pi de trent'

altri.

La
stione.

sera poi, Francesi tirorno infinite cannonate in questo ba-

Alli

31

di

Maggio. Lune.
e

Alla porta

di

San Francesco
,

fu-

rono

feriti

nove tra uomini

donne

in
in

due cannonate
su
la torretta

cio dalle

scaglie. Gittorno a basso dal

mezzo

eh'

presso

del

Bastion

di

Nostra Donna verso

il

canton

di

Caraglio.

Al
il

1."

di

Giugno.
,

Marte. Francesi messero


piano
rimpetto
al
,

li

gabbioni sopra

suo cavallicro
li

fallo nel
sei

Bastion

de Nostra

Donna, dove
danno.

messero

pezzi d'artellaria

che facevano gran

Per il bastion di San Francesco fu tirato dentro un contadino mandato da'Francesi con una lettera al Signor Governator di (]uneo, che li fece intender come avevano tolto prigione uno suo figliuolo, ch'aveva dato a balia a una donna della Chiusa era d'et allora d'uno mese. Fu data la corda in casa d'esso Signor Governator al detto contadino, pensando che fosse una spia questo fu la sera circa le 2 ore di notte (1).
: :

(1)

Non

gi perch fosse credulo


il

spia,

ma

si
;

per

impeto d'ira,

direi

quasi sacrosanta, fu coliato

siccome venne poi a notizia, ed io riferisco colle parole del sovracitato Monsignor della Chiesa. Maggior ardire e generosit di tulle (le donne di Cuneo) dimostr la moglie del Governatore Donna Beatrice di Savoia alla quale essendo stalo riferto che se non operava che il marito si rendesse , le voleva Brissac gettar nella citt in una cannonala un suo picciolo fanciullo , eh' essendo a balia nel
((
, ;

misero contadino

92
Si

RELAZIONE
misso

mano
le

a'

ripari, alzando grandissimi traversi per iscon


detto cavalliero, qual dava noia alle

tro dell'arlellaria posta in sul

contrade

per
;

quali le

palle di ferro continuamente volassero


delti abitanti

et alle case

di

maniera che gran parte


nelle cantine.

era costretta

dimorar e dormire

Alti 2 di Giugno. Mercuri,


dalli

La

notte
di

seguente

furono

mandali

Cuneesi duoi messi alla volta

Possano.

Alli 3 di Giugno.

Zobia.

La

notte seguente
li

si

videro

li

tre fuo-

ghi di Possano, per segno di esservi giunti

messi sopranominati.

Alli 4 di Giugno, Venere.

Non
la

si

fece cosa segnalata


li

salvo che
pagati

tuttavia

si

fortificala dentro. Tutti


di

guastadori sono
tolto in presto

stati

dalla

Comunit

Cuneo,

qual ha

da

persone

particolari gran

somma

di danari. Si

pagava

q.

il

giorno per

ciascuno, e cos
di notte
,

di notte.

Et a quelli guastadori che uscivano fuori


,

per scarpar quel eh' aveva rovinato V artellaria

se

li

da-

seva

ss.

q.

3 per ciascuno.
Giugno,

Alli

5 di

Sabbato.

Pu tumulto
(1).

nella

terra

cio

si

fece questione per certe panlalere

luogo di

Beneltc, havevano
li

Francesi preso nel giunger che fecero sotto

meglio che solo con tal crudelt guardasse di non tirarsi addosso che quanto per lei non havrebbe spesa una parola per quel r ira di Dio fatto, poich bench ella fosse del figliuolo privata, haveva per ancora la se mai assediati mostrarono ardire ed forma di farne altri. In somma animo invincibile, si pu dire essere slati in questa occasione questi di nobili e plebei giopoich lutti generalmente huomini e donne Cuneo vani e vecchi et ognuno in particolare con lo star giorno e notte alla muraglia et esporsi a mille pericoli oltre all'haver difesa la ripulatione della propria patria et l'haversi acquistata fama presso tutta l' Italia, dimoDonna Beatrice era strarono quanto fedeli fossero al loro signore ec. figlia di Gianfrancesco di Savoia Pancalieri. Inutile soggiungere quanto que-

Cuneo
li

fece risposta che facesse pur Brisacco del putto ci che

piaceva

ma
,

f(

ste sue parole richiamin quelle di Caterina Sforza.


(1)

Voce
,

del dialello, significante certe tettoie di

tavole,

di tela

sporgenti dal

muro

a riparo del sole e delle intemperie. V.

oppur tende Ducange

in Panlaleria e Panlhera.

DELL'ASSEDIO DI CUNEO
Alti

93
fallita

6
di
il

di

Giugno, Dominica. Si scoperse

una mina

al

canton
Usc

Caraglio.

Capitano Giovan Battista con circa 40 soldati per ricoferiti

noscer delta mina, e per aver lingua: dove ne furono

duoi,

r uno fu Monsignor Luigi Cabale, per

la

qual n' morto; l'altro fu


,

Messer Adriano. Sopra


dato

il

Bastion di Nostra Donna


(1)

di

una cannosol-

nata fu dato nella cresta ad uno moriglione


di

ch'aveva uno
d'una
scaglia

Montanara

in

capo
il

per ne mor.

del

delto moriglione fu

morto

servitor del Signor

Giudice.

Alti 7 di Giugno. Lune. Di


la

nuovo Francesi
Bastion di
il

battetero aspramente

mura che

stava sopra
si

il

Santo

Ambrosio.

Con

zappe Francesi
con cannonate

messero

sotto

Bastion Torretta verso Stura, et

lo battevano.

Et
,

s'incominci un cavallier dentro

per rimedio della Torretta.


Usc TAlGer Sicca con alcuni soldati
detto Bastione della Torretta
la

notte

seguente
di

per

il

et ferirono

duoi vastatori
delti

quelli

che zappavano detto bastione. Et abrusiorno


quivi sopra la strada.

gabbioni ch'erano

Alli

di

Giugno.

Marte.

Francesi
sera
,

tornorno solfai
le

Bastion

della Torretta con

zappe. La

circa

22 ore, con

gran

furia tirorno circa 50 cannonate al canton di Caraglio.

Alli

9 di

Giugno.

Mercuri. Usc

il

sargente Prineto con alal


,

quanti

soldati dalla parte del piano nel fosso, et andati

buso

della soprascritta

mina fallita , lo empirono sino in cima et ritornorno dentro senza danno alcuno. Perseveravano Francesi nel tirar
delle

cannonale

et

il il

zappar detto Bastione


Bastion Verde
,

della

Torretta

da

Francesi domandato

per esser

fatto di terra.

Fu

ancora

il

parlamento

di

quel del Poggetto.

La
il

notte seguente ven-

nero alcuni soldati Francesi

per

riconoscer

luogo

ch'avevano

zappato nel detto bastione.


Alli 10 di Giugno,

Zobia

cio la notte.
,

Usc TAlfler Sicca con


e

alcuni soldati per

il

Bastion della Torretta

fecero abbandonar

(1)

Moriglione, per idiotismo, sinonimo di morione.

94
a'Francesi non solaraenle
baslione
,

RELAZIONE
il

luogo

ch'avevano

zappato nel

dello
la
li

ma anco

primi gabbioni che avevano posli

sopra

strada; et alcuni uccisero, altri ne ferirono. Detta

notte,

per

arma

gridata, et altri segni

si

stelle

armali sin quasi giorno.

Alli ti

di

Giugno.
l'orretla
fu
,
,

Venere.

Francesi

vennero riconoscere

il

Bastion della
di

e tirorno dentro

con

mano alcune
,

pignatte

fuogo; r una
delli

rimandata a'Francesi integra

l'altra

n'abrusi
dell'uno

duoi

Cuncesi

ma
,

li

foce

poco

danno.

Il

nome

Francesco d'Odino

1'

altro Pescetto.

Alli
(

12 di
alli

Giugno. Sabhato. Venne un'altra spia da Fossano

mandata

del presente dalli Signori

Rettori

di

Cuneo

ed
git-

il

suo compagno rest fuori per non saper nuotare. Francesi


,

lorno altre pignatte da fuogo nel bastion della Torretta

e n' offese

uno nominato
e con

Pescetto.

E bench
possibile

fosse spianato assai d'


di

il

baslione,

fuoghi et altre
li

maniere facessero prova


fu
;

scacciargli

de
si
il

dentro, mai per


dififesero.

tanto valorosamente

sempre
che

In

mezzo,

degli uni

agli altri,

non

gli

era pi

parapetto, che pi volle l'avevano refatto.

Alli 13 di

Giugno. Dominica.
bastion della
,

La

notte

seguente,

li

Cuneesi

gittorno gi del

Torretta alcune
li

fascine accese im-

pegolate
al

con solfaro

per

abbrusiar
la

gabbioni

ch'erano sotto
il

dello baslione,
fuori

cio

sopra

strada.

Qui morse

Mancino,

uscito

del bastion a

tal effetto.

Alli

k
tiri

et
,

15 d
et

Giugno. Non
di

vi fu
si

cosa segnalala
cal

salvo

li

continui

uno

Boves che
alli

gi del

bastion

di

Nostra Donna. Questo fu

14.

Alli 16 di

Giugno.

Mercuri.

Da mattina

si
,

viddcro andar

basso alcune insegne de Svizzeri in ordinanza


di l del

con

la

cavalleria
l'

Gesso

li

quali poi ritornorno al loggiamento circa

ora

del disnare.

Alli
li

17 di
tiri

Giugno. Zobia.

Non

vi

fu

cosa

segnalata
l'

salvo
delli

continui

dell' artellarie et

archibusi.

Ma

artellaria

Cuneesi tirava

di

raro per aver poca polvere.

DELL'ASSEDIO
A/li

DI

CUNEO
il

95
Signor Govermolti
di

18 di

Giugno.

Venere. In questo jjiorno

oator fece congregar in


cipali

casa

sua

li

Capitani

et
tutti

prin-

della terra

per riconoscere se stavano


di

fermi e costanti
di far

nella

dala

fede; esortandoli

nuovo che non mancassero


e

come
gloria

sin' allora

avevano
,

fatto,

che perseverassero come

inco-

minciato avevano
,

che

al

fne riporlariano

perch sperava che

noli'

una immortai fama e Illustrissimo Signor Marchese di Pedi

scara

non

mancaria

mandar soccorso
da poi l'onore e
la

come

poi

fece.

D'altra parte, ne proponeva la bont del nostro Illuslrissimo

Prin-

cipe,

qual

non tiranneggia;
la

la libert,

che pi

caro tener dovemo che


altre simili

robba e

vita propria.

Con queste ed
d'animo che
pri:

parole, sotto brevit, fece sua esortazione.

Si rallegrorno tutti della

fermezza
li

et

constanza
et

aveva

il

Signor Governalor. Subito


terra rispuosero

capitani
,

alcuni dei

mati della
sin'allora

uno per uno


alcuna
di
,

tutti di

uno animo che


;

non

li

era occasione

aver paura

se ben ave-

vano Francesi

fatte

grandissime batterie

non avevano ancora dato


e
sin' al

nessuno assalto; e quando occorrer, che volevano combattere,

che non mancariano far

il

debito

loro,

come

presente ave-

vamo
volte
,

(sic)

fatto;

dicendo,
la

che pi

presto morir

volevamo mille
eh' avevano

che perder
di

libert.
(

Perch erano

alcuni
),

paura
il

perder

la

raccolta
;

come

poi la persero
tali

dubitavano che

grano non mancasse


(

acci, che

non

si

perdessero d'animo
)

fu

alla
et

uno di Cuneo nominalo Messer Francesco Brizzo che offerse Comunitade a nome di presto, gratis 600 stara di grano, 200 sculi per fortificar. Ma questa consulta non si puot finir
,

per la subita gran


Torretta et alla
di
le

batteria che fecero


;

Francesi al bastion
in battaglia
finta
,

della

muraglia
,

poi

messisi

fecero vista
,

dar V assalto

e diedero fuoco ad
1'

una

mina. La sera circa


tennero
Francesi

23 ore

si

scoperse

apertura

della
li

mina che facevano Francesi


Cuneesi
i

al

baslion della

Madonna. Sempre
di e
il

nelle loro

trincere

notte ristretti di maniera, che sin' al pre;

sente giorno tennero

fosso e la slrada coperta


la

nella quale avendo


sin' al

Francesi

fornito

un pozzo dentro

loro

trincera
,

mezzo

della coltrina (1) del bastion della

Madonna

ivi

fecero loro mina.

(1)

CoUiina,
gli

per cortina

voce scordata dal Grassi, non Infrequente

presso

scrlUori cinquecentisti.

96
Alti 19 di
far

RELAZIONE
Giugno. Sahhato. Circa
le

21 ora Francesi ritornorno


il

batteria al

bastion della Torretta et alla muraglia. Usc


la

Ca-

pitano Battista con alcuni soldati


la

notte seguente per riconoscere


del fosso sotto al Bali

trincera che

fecero Francesi
et

al traverso

stion della

Madonna,

ritornorno a salvamento. Volevano

Cuuna

neesi giltar

gi del detto Bastipne nella trincera de' Francesi

fascina impegolata, con solfaro, accesa; rest sopra al parapetto,


tal

che faceva lume


basso

ai

nemici

e volendo Nicolino

Savina metter
e l'ossa

detta fascina, fu

morto d'una cannonata; l'armi


altri.

del quale

ne ferirono cinque

Alli

20 di Giugno, Domnica. Pi

volte Francesi

et in diversi
li

luoghi

avevano chiamalo
con
essi loro.
li

et di continuo

chiamavano
et

Cuneesi

per parlar
ai

Alcuni parlavano onorata


,

onestamente,

quali non se

faceva risposta alcuna


Altri
ai

perch

tal

mandamento

avevano dal Signor Governatore.


parlando

non cessavano
li

dirci ingiurie,

men che onestamente

quali se

rispondeva non solo

con

archibusale,

ma

ancora con parole tale quale meritavano.

Alli 21 di Giugno. Lune. Li Cuneesi fecero la descrizione della

polvere da fuoco,

computata quella che era


pezzi
:

in

duoi cannoni et in
soli.
11

non so che

altri

furono trovali 25 rubbi

che vera-

mente ci affliggeva del maggior cordoglio che avessemo. Si fece parlamento al bastion della Madonna per il Signor Francesco
Valporga.

Alli

signor de
della
altri

22 di Giugno. Marte. Si fece il parlamento. Venne MonMombasino il Signor Visconte Gordon con Monsignor Cure a parlamento con il Signor Governator Sindici et
,

di

Cuneo,

alla

porta verso Gesso. Fatte le debite salutazioni,


:

disse

Monsignor de Mombasino
con voi

Mi ha mossi

Signori

il

valor

vostro e l'amor ch'io vi porto a richiedervi di puoter oggi par,

lar

ci

perch essendo

stati gi noi all'


,

assedio molti giorni,

c(

abbiamo conosciuto la virt vostra per la quale vi sete acquislato una perpetua fama et onore et avete fatto cosa che insino ad oggid non ha avuto animo terra di Piemonte; et io perch
,

sono allevalo et nutrito


guita e portala
l'

in

questo

paese

et altre volte

ho se-

insegna rossa sotto Carlo Quinto nella impresa

, ,

DELL'ASSEDIO
(T

DI

CUNEO
,

97
e special-

di

Marseglia

sono naluralmenle costretto ad amarlo

(T

<r

ff

mente questa terra per lo suo valore, ed esser io quasi uno stesso con voi ed amandovi mi crepa il cuore doverla veder perire quali col tempo et insieme perdersi tanti uomini di valore puotriano essere di molto rilievo a Sua Magest Regia. M'incre;

sce

fratelli

che

io vedi

la le

robba vostra
vostre

tutta via
et
vi
il

andarsene
ricolto

in

ff

perdizione. Vedete

voi

campagne
la
,

esser

dati al nostro esercito in

preda

qua! cosa

potrebbe recare

non poco danno


,

in

avvenire? Ricordatevi

se ci che
,

pur molto
,

a importante
a

cio la vita vostra e V onore


vi

non

vi

muove
dell'
si

quale
di

d'ora
tante

in

ora state per perdere,


,

caglia

almeno

onor

a
ce

donne e fanciulle
con
la

qual pi lungo tempo non

pu conrimedio,
il

servare, se

vostra prudenza

non

gli

apportate
esercito
,

Voi sete circondati


star
,

dalle terre regie e

dall'

quale

tanto ci

che ad ogni

modo

vi

converr cedere. Ne sciocca


deliberazione
fatti

e vana speranza di soccorso in questa

((

vi
,

ritenga

perch
i

l'

isperienza

vi

dovrebbe ornai aver

accorti

vedendo
al-

rari e deboli agiul d'Imperiali, quali

non hanno soccorso

tre fortezze loro pi vicine.


stri
,

Consigliate

dunque bene
;

casi

vo-

e soccorrete alla
vi

vostra ultima rovina


,

cercate salvar quel


s

tanto che

rimane

lasciate
fallo
il

fuggir

bella

occasione

poich avete compitamente


,

debito

vostro.
,

E maggior

officio a di

tf

non si richiede salvo con vostro onore di far cambio un povero e sfortunato Principe, in uno potentissimo, felice, magnanimo, cortese e liberale Re, come dal governo delle citt
si

ff

a a
(t

pu comprendere, e dalla giustizia ch'egli vi mantiene, non vi tenera raen cari de tutti gli altri sudditi suoi anzi vi aver in maggior conto poich maggior valore in voi si conosce. Onde per conclusione questi duoi che qui vedete, sono gentiluomini com'io, e di gran credilo appresso Sua Maest; et Monsignor di Brisac, e tulli molto amici voslri, visi
vicine

Ed

accertatevi
;

offeriamo e se conoscete che vi possiamo far servizio meltete in opera V ingegno e favor nostro e provarete quanto il vostro bene et onore amiamo che gli effetti non saranno differenti
; ,
,

dalle parole.

ci

quanto
parlare

vi
vi

voglio per ora

dir

come

Cri-

stiano,

fratello et

amico che
di
il

sono*.
di
,

Finito

ch'ebbe

Monsignor

Mombasino, senza
quale conosce mollo
13

prender altro termine


Ap. Voi.
II.

Signor Governalor

98
bene
sto
tutti
:

RELAZIONE
i

colori

et

artificii

della

persuasione

li

rispose in que-

modo
a

Monsignor
1'

di

Mombasino,

e voi Signori

noi

vi

abbiamo
ci
,


ff

ringraziar mollo,

quando l'animo vostro


le

sia tale

come
la

dimoonesta

strano
e

ornalissime parole con

quali da questa utile


,

debita impresa vi

sforzale di sviarne
la

proponendoci

perdita
gli
fo-

a de* nostri
ff

beni e

campagne;
fideli al
si

qual cosa non suole intenerir

animi generosi e

suo Principe.

credo che se
la

voi

a stevi in simil caso che noi la vita


c<

troviamo, esponereste
:

robba e

per servizio del vostro Re

per sappiate che qui dentro

sono gentiluomini della terra, capitani e soldati, quali non sono


di fortezza
al vostro

((

d'animo

e di fedelt al

suo signore

inferiori

di

voi

(.(

Re, e che per nessuno lor comodo farebbono mai cosa


onesta, poich dell' onor tengono maggior

meno che
tutto
il

conio

che

di
'(

rimanente. Or, con buona vostra pace sia detto, che

gi*

non mi pare eh' el vostro Re e voi suoi ministri usiate termine di ragione poich senza causa usurpate 1' altrui e quando
,

((

ben qualche antica querela


ratore
,

vi

muova ch'abbiate contro l'Impe,

giusta cagione per non avete contra noi

perch qua
,

tutti

ff

sono sudditi del suo Principe legittimo e naturale

per

lo

cui

amore combattcmo. Ma lasciamo per ora questo


di

in disparte.

Voi cercate

spaventarci, appresentandoci la perdita della vita

e dell'onore, e dipingendoci che assediati da un

Re

potente,

non puotemo fuggir sua


nostri

forza. Signori
;

vi

dico che

gli
i

animi che

non

si

smarriscono per questo


,

conviene siano
in

fatti


((

ne spaventino

e
il

non

le

parole

perch speriamo

uno che
di pri-

Re sopra
ci

Re;
la

qual vedendo che noi combattiamo con ragione,


,

difender
ci

vita e l'onore
,

di
,

che a torto
et daracci al

vi

sforzate

varne;
si

consigliar
,

agiutar

direbbe di noi
nostro
,

se a persuasione et

Gn vittoria. E che parole mancassimo al deV amore che


por-


((

hi lo

non combattendo un
Principe,
vita
al
ci

forte qual vi puote resistere.

Non averessimo
tiamo
al nostro

gi soddisfatto all'obbligo et

quale non volemo mancar mentre


resta.
,

un minimo

spirilo di

Ma
,

poich cos

amorevolil

((

mente promettete

farci servizio

io

quantunque abbia
tanti
vi

go-

cf

verno del presidio, nondimeno per non far torto a


valorosi che sono delle nostre fatiche
Ir

uomini
al-

((

compagni

non
il

chiedo

per

ora, Gnch con

essi

abbia conferito

tutto; e dimani

DELL'ASSEDIO
((

DI
,

CUNEO
farvi risposta
;

99
ben-

poi

questa ora

o pi

lardi

vederemo

che ni' assicuro

che altro non aggiungeranno a quanto


.
:

vi

ho

dello, et

sar lutto superfluo

Replic a questo Monsignor di Mombasino, et disse


Signor
il

Ciovernator

credo che
questa

il

Duca
,

di

Savoia
le

vi

abbia commesso
in

governo

di
,

terra

si

per

buone qualit che


et conservarli
,

voi

a
a M

comprende
intiero et

come per regger bene


:

questo luogo

non dissipalo

per

quando occorresse
(

o per matri-

monio (il che piacesse a Dio) o per forza cosa che non credo 6a mai n da noi n da' nostri figliuoli veduta ritornasse nel
) ,

suo stalo

il

Duca vostro, m'assicuro che pi caro


,

li

sar ritro-

var questo popolo intiero e sano


il

che disolato et distrutto: per,


le

consigliateli
rt

ben suo
;

et

misurate

forze vostre
il

se uguali

sono

alle

nostre
,

tanto pi che

vedete
et

vostro

Duca povero

a
c(

sfortunato
gli

et

l'Imperator gi fiacco

vecchio, che poco agiuto

pu dare
il

.
:

Rispose
w

Signor Governator

Confesso
n'

che

il

vostro

Re

sia
il

potentissimo;

ma

ricordatevi che ve
di

un altro qual tiene

supremo tribunale molto pi


et

lui,

che diffende

la giustizia,

spero conservar

le

cose nostre et del

Duca
in

nostro. Et perch

dite ch'egli a

povero et sfortunato, dicovi che

quanto

il

vostro

Re

gli

abbi usurpato mollo paese, tiene per( per la Iddio grazia)


:

pi stato che molti altri Duchi d'Italia

oltre che, gli resta


l'

una

spada, qual' tanto virtuosa et valente che, con

agiuto
,

d'

Iddio,

spero in breve lo far molto pi potente et grande

che sia mai


,

stalo
(c

alcuno

di

casa sua. Et se ben


la

l'

Imperator vecchio
che
vi

non

li

manca per
li

solila virt et valore: oltre

dovete rac-

cordar che

cresciuto uno nuovo

ramo

potente et gagliardo,
sia stala la forza

che sar molto pi duro da piegare che mai


d'
il

a
<(

padre
,

(l).

Et avvegnach del vostro Re


finito

sia

grandissima

la
;

potenza

nondimeno
di lui si

che maggiori
rovina
,

non ha ancora il corso de' suoi giorni sono veduti in poco tempo cadere in estrema
seggio della

a
<f

et dal pi alto e felice

ruota precipitosa-

mente andar nel fondo . Et dello questo, ogni uno tolse licenza. la Usc poi il Capitano Marcantonio d'Asti con alcuni soldati et uccisero uno Franal bastione della Madonna notte seguente
,
,

(1)

Allude forse

al

matrimonio

soli Ire

anni innanzi contratto dal giovane

Filippo II con Maria regina d' Inghilterra.

100
cese nella
ferito

RELAZIONE
mina ch'era
nel dello bastione
,

et

un

altro

menomo

dentro prigione;

che ne

rivel le

malamente mine et il soc-

corso d'Imperiali, et l'inganno che usar volevano Francesi contro


li

Cuneesi, mentre

si

faceva

il

parlamento.

Alli

23 di Giugno, Mercuri.
,

Si

fece consulta sopra la


,

risposta

del

parlamento

ma

niente

vi

fu concluso

perch occorse circa


,

l'ora del disnare, clic Francesi bravorno


forse
li

grandemente

scaricando

60 colpi

d' arlegliaria

in diverse parti della

terra: perii che


la risposta,

Cuneesi, ch'altro non ricercavano che andar differendo

perch speravano pur qualche soccorso


,

per aver tempo di

fornir le contramine

presero

questa

occasione.
il

Onde

la sera

venuto

il

Mombasino
li
li

nelle trinciere verso

bastion della

Madonna
che

a ricercar risposta,

fu detto da parte del Signor Governatori

essendo lui con


di

capitani et

uomini

della terra uniti per ragionar


i

quanto
causa

egli

aveva da rispondere, furono costretti per


;

frequenti

colpi tratti di partirsi senza altra conclusione


la

sicch essendo essi


si

et la colpa di

questo

non

li

si

poteva n
ora.

voleva far altra

risposta sin' al d seguente alla

medesima

Alli

24

di Giugno. Giobia. Si
et

congregorno

in

San Francesco

il

Signor Governator, capitani

alquanti uomini della terra, per con-

sultar di nuovo sopra la risposta d'il parlamento.

Fu

risolto, s'el

Mombasino ricercava
che tutto
il

risposta, che se

li

facesse in questa maniera:


cortesi offerte
,

cio ringraziar lui et suoi

compagni
si

delle loro

et

piaser che da ossi

richiedeva, era che volessero dir

a Monsignor de Brisac, da poi che egli

il

suo Re non avevano


la terra di

giusta occasione di molestar


volessero
lasciarli
in

li

uomini
et
il

et
i

espugnar
beni

Cuneo,

pace

goder

quali gli

aveva dati

Iddio, et ritirarsi. Venne poi

Signor Giuseppe della Monta, con


il

Monsignor de Mombasino, nelle trincere verso


na, richiedendo di voler dir
affidatosi

bastion della

Madon-

una parola
il

al
,

capitano del bastione; onde


il

V un V altro

di

non offendersi

Capitano

Marcantonio

d'Asti

appresentandosi sopra
il

parapetto, disse loro che cosa vol'altro:


or

levano. Rispose

Mombasino con

Vi

preghiamo instar
.

appresso del Signor Governator


il

la risposta

promessa
ossa

Et dicendoli
per quale

Capitano
d'

lo

farebbe di buon cuore, subito, contro la fede data,


,

fu ferito
n'

una archibusata

che

li

port via

l'

la

morto. Et fu tratta indi poco lontano dalla trincera dove quegli

DELL'ASSEDIO DI CUNEO
dimoravano:
lollo colui

101

por

il

che
rolla

tulli

soldali
il

del

bastione ad alla voce

rimproverandoli

la

fede

Signor Giuseppe della Monl


,

che dicevano aver

trailo

fecero sembiante di volerlo


il

impiccare; et menandolo poco lontano dal fosso, instavano che


Signor Governalor
lo

mandasse a pigliare, offerendoglielo legato, et che sene facesse poi mille pezzi. Onde, avendo questa bella occasione et onesta il Signor Governa tor li fece risponder, de poi che erano s manifesti mancatori di fede, non sperassino aver mai
,

pi risposta n udienza
sero per
a darli
il

di

cosa alcuna, et che lietamente seguis,

loro

mal intento

che animosamente sarebbero aspettali

buon conto.
,

Detto questo
et la

fecero nuova batteria tra

il

baslion della Torretta


i

porta di San Francesco,


in

senza dar assalto. Si videro

cavalli

che stavano

Possano

combatter fuori.
a richiedere

Sino nel principio dell'assedio,


Trinit aveva

mandato

de cavalli

all'

Illustrissimo

glior guardia del

presidio

Monsignor della compagnie de fanti e Signor Marchese di Pescara s per medi Possano come per maggiormente
il

diligentissimo

alcune

infestare

nemici. Ricevute che l'ebbe, con la venuta delti Signori


,

D. Gio. Ghevara et Niccol Secco

con buon numero de cavalli

et

fanteria, continuamente dava a* nemici gran noia e disturbo,

am-

mazzandone molli togliendogli


,

le vittovaglie et prigioni:
1'

ma

questa

d'oggi, tra Taltre, notabile. Si parli da Possano

Illustrissimo
et

Monsignor della Trinit


duoi millia fanti
cesi.
,

in

persona

con circa trecento cavalli

per attaccar una Scaramuzza nel

campo de'Prandelti Svizzeri et

Prima

il

dello

Monsignor
di l del

della Trinit fece far tre imboscale

de fanteria; poi venne con


Italiani

la cavalleria alla

volta

che slavano
il

fiume Stura presso alla torre dell'Aera.


di

Mand

suo Alfier, Sebastiano


la

Gercenasco, con alquanti cavalli


detti

per attaccar

Scaramuzza con

Svizzeri.
,

Subilo

li

Svizzeri

tolsero le loro insegne in


glia

mano

che erano sette


d' Italiani
(
;

e messersi in balta-

insieme con tredici insegne


de' Francesi

e per sorte ritrovorno

la cavallaria

tutta a cavallo

perch Francesi avevano

ordinalo di dar l'assalto a Cuneo), e quivi scaramuzzorno benissimo. Dove in

un

istante furono morti parecchi dell'

una

altra

parte,

ma

assai pi de cavalli
;

Prancesft

II
,

cavallo de Monsignor

della Trinit casc

pur

alcuno. Vedendosi
teria

il

detto

Francesa,

si ritir

Iddio volse si rizz senza danno Monsignor carico della cavalleria et fannella prima imboscata; et usciti li imboscati
,

come

102
fecero

RELAZIONE
uno bellissimo affronto: per quella ireiboscala fu Vedendo questo il detto Monsignor si ritir
,

da' Fran-

cesi rotla.

nella se-

conda imboscata, seguitandolo continuamente


questi imboscali

Francesi; similmente
fecero

combattettero animosamente e ne

morir
Fi;

parecchi; pur questa,

come come

la
i

prima, fu

da' Francesi rotta.

nalmente, Francesi soguilorno

nostri sino alla terza imboscata

pensorno

far di questa

dell' altre
i

duoe

ma

furono pi che

salutati. Conobbono Francesi che in quel luoco puotevano far poco profitto, se ne ritornorno in campo; et Monsignor della Trinit si ritir in Fossano co' suoi soldati. Dur questa Sca-

mai con archibusate

ramuzza
feriti

circa tre ore


altri
,

dove
cavalli.

sono

morti circa

300 Francesi

et

pi

oltre
feriti

Belli Imperiali furono morti circa

100

et pi altri

e molti

prigioni

furono

tolti

di

V una e

l'altra parte.

In questo giorno,

il

Signor

di Brisac,

Vicer in Piemonte, aveva

proposto di far dar

1'

assalto a

Cuneo

per questo

il

suddetto Mon-

signor della Trinit ritrov tutta la cavallaria Francesa in battaglia;

ma

come

a Iddio

piacque

la

soprascritta Scaramuzza

fu causa

farlo differir all'indomani.

Alli
il

25

di Giugno. Venere. Circa tre ore innanti l'assalto, vennero


,

Signor Carlo Bisago

il

capitano Stefano Caramello

il

capitano

Battista

Vaccha,

et molti altri, dalla parte di


li

Sant'Ambrosio sopra
il

l'argine del fosso, per ragionar con

Cuneesi ch'erano dentro

bastione

e datasi la fede
il

di

non

tirarsi

mentre che ragionavano


e disse: Vi
si

insieme, incominci
c(

Capitano Stefano Caramello,


a

esortiamo

Signori
;

non voler aspettar

il

crudel assalto che

((

prepara di darvi
contra di voi
,

che se sapeste quanta rabbia Francesi abbiano

c<

venireste a qualche patto et soccorrereste a


,

uno
;

grandissimo disordine
sin'

poich

avete

fatto

il

debito vostro

che

adesso non

li

stata citt

n terra

nel

Piemonte ch'abbia
,

fatto

quel che fatto ha questa terra di Cuneo. Poi


,

non bisogna

a a
cr

che aspettiate soccorso alcuno

perch Imperiali non soccorrele altre.


vi

ranno pi questa
le

terra che abbian fatto

Voi avete tutte

occasioni a rendervi con onor vostro; per

preghiamo procuore veder

vediate alla soprastante vostra rovina.

A me,
,

per essere di nail

zione Piemontese

come
la

voi altri sete

mi crepa

a rovinare et insieme perder tanti

uomini da bene e miei amici.


,

Di questo ne vederete

prova infra tre ore

se pi presto

non

DELL'ASSEDIO
u
li

DI

CUNEO
,

103
osorliamo
)

provedelo
(

e se vi contenlale di rendervi

vi

et

pre-

ghiamo
favoriti

per esser di
,

una medesima
ci

nazione

vi

rendiate alla

a
<(

nazione Italiana

perch

sono

molti
;

signori
i

onoratissimi et

appresso

Carlo

di

quali e' il Signor tra Sua Maest Regia Birago, che non vi mancare a quanto vi prometter. Conil

u sigliate

ben
il

caso vostro

.
,

Rispose

Signor Gaspero Cambiano

gentiluomo non

meu

di

costumi che

di

sangue,
il

et disse:

Capitano Stefano, noi non avemo

ancora

fatto

debito nostro, n prova del valor nostro, perch

non avemo ancora combattuto salvo con archibusate; ma quando allora dimostraremo venir V occasione di giocar alle pugna
,

con Tagiuto d'Iddio,


mente. Circa
la

combattemo giustarabbia ch'hanno Francesi contra di noi, l avemo


il

valor nostro, perch

apparecchiato dell'aglio per frettargli


slele sabatiche, acci

denti (1), a guisa le


,

mu,

bisogna parlar

di

non mordano. In quanto al renderci non questo, perch siamo fortissimi di bastioni e
li


((

molto pi

di

animo. Quando occorresse che


(

miei signori pa

troni fossero sforzati far simil effetto

qual cosa non sar), penso


si

pi presto alla Italiana che ad altra nazione

renderiano

ma

non accade pensar

tal cosa.

Avemo

il

Duca
,

di

Savoia per patrone,

non volemo mutarlo a patto nessuno pi presto volemo morir bastioni. Del soccorso, speriamo in Dio, non ci mantutti sopra
i

cara soccorso; e basta. Poich infra tre ore dite averci dar Tasl'aspettiamo
di

salto, noi a sar

il

buon animo: e mi rallegro perch oggi

giorno della nostra resurrezione; oggi acquisteremo, con


,

Tagiutodi Dio, tal fama ed onore che voi altri Italiani sarete sforzali di mantener l'onor nostro dove vi ritrovarete. Sol m' incresce che voi altri Italiani per esser tutti di una medesima na,

zione, debbiate venir al



r

macello; per,

vi

esortiamo a non venirvi:


,

lasciate venir all'assalto la

nazione Francesa
la

Guascona
tutti
felli

et

Ger-

mana, che

li

faremo conoscer quanto vaglia


ci

Piemontesa; perch
Piemontesi,
signori
et

qua dentro non

sono Tedeschi n Spagnoli,

ma

N' incresce ancora che essendoli nel vostro

campo

gentiluomini del paese et parenti, che siano sforzati per

Tonor

suo

di venir a farsi

ammazzar

dalli suoi proprii.

Ma

che

si

direbbe

(1)

Frenargli

denti

idiotismo del dialetto,

dal Francese [roller;


la

al

modo

slesso che

la

seguente voce muslela, significante

donnola

voce

pretta Ialina.

104
cr

RELAZIONE
,

di noi

ce

sidio

al servizio di

che gi venti anni sono che siamo soldati in questo preSua Altezza che adesso che ne vien data Toc,

casione

a patrone,
ce

animo nostro verso il nostro mancassimo del debito nostro? Non saressimo degni di biasimo in ogni buona compagnia ? Certo s. Per fate voi il debito vostro, che noi faremo il nostro . Dello questo, ognuno tolse
di
il

manifestar

caior dell'

licenza.

Francesi perseverorno pur tuttavia con gran furia nella cominciata batteria Ira
il

bastion della Torretta e la porta di San Fran-

cesco, atterrando

le

mura
sotto

sino alla

radice

per molli

trabucchi,

avendo
scale,

la

mattina

fatto

grandi ostentazioni di molte e grandissime


il

massimamente

bastion dell'Olmo e
;

quello de' Quatal via

ranta et a quel de San Francesco


in

pensando con
quei luoghi
i

metterci

dubbioso parlilo, e darci occasione


alla diffesa in

di divider le forze,
,

acciocch,

augumentando gente
bili

reslassino pi deassalti.

in quelle parli

dove disegnavano dar


il

veri
,

Perch
nazione

avendo messo

tutto

lor esercito in battaglia


il

cio

alla

Guascona
delle

et

Franccsa fu dato
di

carico degli assalti del bastion di


,

Nostra Donna et del canlon

Caraglio

aspettata

prima

l'

opera

mine;

alla nazion

Piemontcsa

et Italiana fu assignato l'assalto

del bastion della Torretta et

San Francesco.

Circa poi 6000 Sviz-

zeri et alquanti millia soldati nuovi fatti nel

Piemonte

con

la ca-

vallarla, stettero in battaglia.

Disposte et ordinale in questa maniera le cose, avevano a metter

fuoco in un istante alle mine


gliaria et

ballerei

furiosamente
et

con

l'

arli-

con

la

tempesta delle archibusate,


spaventosa a vedere.
,

darci l'assalto: cosa

orrenda molto

el

Per
de'

la

qual cosa

vennero
sotto
,

prima a
il

remettersi

alcune
;

bande
dove

Piemontesi et Italiani
s

bastion de San Francesco

non furono
vano
et

tosto fermati

che per certi fianchi


li

drilli delle

mura

della terra, et per l'istesso bastione,

archibusieri nostri carigale palle

gettavano con

tal
,

prontezza
de' quali

che

pareva piovessero
di feriti e
;

sopra quei miseri soldati


in

gran numero
,

morti
in
(1)

un momento caderono per


si

terra

1'

un piccolo campicello
de' corpi

vedevano
di

in

un sopra l' altro talch un momento fatti muggi


di scale

morti, d'insegne,

tamburri e

che

vi

avevano

portati; et la

maggior parie furono persone segnalale.


mucchi.

(1)

Muggi, idiotismo

di

DELL' ASSEDIO DI
In quel

CUNEO
le

105
loro

medesimo tempo
;

nemici dettero fuoco a tutte

mine
i

che erano quattro

et dal
l'

gran cavallier
,

di fuori

e da tutti
in

gabbioni scaricavano tutta


li

artegliaria

di

modo che parve

quella ora per

gran terremoti

et strepiti tutta la terra di

Cuneo
erano

dovesse abissare.

Le mine terribilmente spaccarono


da queste et da spessi colpi

bastioni sotto quali

ordinate, talch ripiene le fosse con la rovina delle


d' artegliaria
,

mura

rotte et

T ordinanze armate ave-

vano agevole

salita a entrarvi dentro.

Prima
li

affocata fu la

mina

del bastion
,

della

Torretta.

Bench
far

fusse

una contramna opposta


perch dal
,

non

lasci
il

per
di

questo di

grand'

efifetto,

fianco verso

canton

Caraglio dove

era una casamatta


eh'

quivi restorno sotterrati duoi soldati di Caraglio

erano

in sentinella nella detta


vi

casamatta
;

dove spian

di

modo
che

che agevolissima
vi

era la salita

la Torretta (cio quel tanto

era rimasto) alzata tutta insieme nell'aria, ritorn a luoco in-

tiera

pi bassa che non era. Le duoe mine che erano

al

canton

di

Caraglio fecero grandisfosso


d'

sima rovina; perch essendo dal fondo del


della piattaforma
tutto quel terreno
vallo
,

sino
,

alla

cima

pi de
,

cinque trabucchi
vi

altezza

fu

spianato

che dentro ogni uno


Illustrissimo Signor
di notte

puoteva entrare a caessendo

come

fece
;

l'

Marchese de Pescara duoi


arrivando
,

giorni da poi

che a duoe ore

et

un

certo picciolo adito della porta occupato dall' entrar della sua van-

guardia

con alcuni de* suoi principali fu condotto dal Signor Coverdel

nator per quella apertura dentro a cavallo con molti altri signori.

La mina
al

bastion

della
il

Madonna

fu

l'

ultima affocata
si

et

astutamente aspettorno darli


canton
,

fuoco quando gi

dava

I'

assalto

di

Caraglio et alla Torretta. Miracoloso effetto fece questa

mina
fin

il

cui parapetto con una buona parte della cortina del detto

bastione della

Madonna sbocc con


il

tanta furia

che gett

le pietre

sopra et dentro

cavallier

de'

nemici

spianando

tutto

quel

che occorse trovar in mezzo. Et essendo apparecchiate


de'

tre insegne

Guasconi

et di

Francesi et una d'Italiani, quasi


la

tutti corsaletti,

per darli l'assalto subito che


vi

mina avesse operato suo


,

effetto,

restorno lutti coperti et sotterrati


delli di

fuwri forse sessanta che avan,

zorno ; e

dentro nessuno fu offeso


;

salvo

duoi

di
,

eh' erano in sentinella in quel luoco

che alzati
,

nell' aria

Cuneo 1' uno

casc nel fosso e non ebbe danno alcuno


p. Voi.
II.

ma

subito ritorn dentro


14

106
per
fesa.
l'

RELAZIONE
islessa apertura
;

1'

altro rest sopra


la

il

bastione
il

con poca
dentro

of-

Essendo gettata via


vi
si

cortina et parapetto,
;

bastione rest
gi
si

di

maniera che

puoteva entrar a cavallo

ma

era tre giorni avanti con diligente industria riparato

et fortificato

con

una

trinciera traversa, qual tagliava


il

il

bastione con uno fosso cavato


si

tra essa trinciera et

parapetto, dove
il

faceva la mina, in

modo

che, con la Iddio grazia,

bastione restava diffeso.


i

Or poi che le mine fecero questa operazione, avendo nemici prima inviato una grande ala d' espedili archibusieri alla volta delle due spianale del canlon di Caraglio prima saltorno su duoi alfieri
,

per riconoscere
segna

contro de' quali and uno soldato, nomalo Stefano


,

Brignono, fuori della trincera


,

e ne messe

uno

a terra e tolseli l'inli

voleva ancor levarli Io scudo,

ma

l'altro alfiere

diede

una
l'in-

coltellata sulle

gambe
il

subito ritirandosi esso Stefano con l'insegna,


,

de una cannonata fu anco ferito nel brazzo dritto

dove perse

segna insieme con


ha perso
il
,

brazzo; delle quali

ferite

n' guarito,

ma

brazzo.

Venne a un tempo

tutta la battaglia in

ordine

con furore

sicch Francesi al canton di Caraglio et Italiani al ba-

stion della Torretta, dettero fortissimo et erudel assalto, perseve-

rando dalle 19 ore sino


tre volte l'assalto di

alle

23 senza intermissione alcuna rinfrescato


,

nuova gente
l'assalto

in

luoco de' morti et

altri

che

si

re-

tiravano.

E durante
di
la

non cess mai l'arlegliaria de' Francesi


fece strage de' nostri, quali stavano gi

de tirare,

maniera che

combattendo con
petto dell'

spada, e poco

meno ch'a ugual


,

partito de'ni-

mici, non avendo altro avantaggio che un picciol traverso alto al

uomo

col quale duoi giorni innanti

dubitandosi della

mina

avevano indietro attraversata


il

la piattaforma.
,

Era ancora uno


stavano circa

fianco basso tra la muraglia et

terrapieno
li

dove

20 archibusieri, che molto


dalle diffese
i

offesero

nemici.

valse farci partir

continui colpi d'arlegliaria, la tempesta delle archii

busate

le

pignatte et
,

vasi di fuoco

che
,

all'

incontro con gagliarfin

dezza

et

animo

con

sassi et archibusate

con picche, e

a spada,

se gli resisteva.
assaliti

E molto

offesero

nemici molte opere


fronte loro
,

di

fuoco dalli

fabbricate et gettale centra la

massimamente
e certe palle di

le fascine

impegolate con solfaro et altre materie

metallo

buse dentro

invenzione nuova trovata


delti

dall'

Ingignier no-

mato Mastro Giovanni


tirar con
l'

Facci de Bargie
,

tal palle si

puonno

artegliaria et

con mano

ma

differentemente acconciale:

tirandole con l'arlegliaria fanno duoi effetti, cio la sua passata.

DELL'ASSEDIO
poi

DI

CUNEO
il

107
effetto: le quali

crepano
in

tirandole con

mano, fanno
squadre

medesimo
nemici
et
,

tratte

buon numero
,

nelle

de'

toccando terra in

molti pezzi

et diverse parti si

spezzavano

gettavano con terribil

furia per le materie che vi erano dentro, facendo suoni et sbara-

gliando tutto quello che attorno trovavano

come

fossero stati colpi

de sagri

onde
le
si

per questo

gran numero

di

Francesi morse.

Circa
salto
,

23 ore,

tutte le insegne rivoltorno,

n
;

vidde nel loro ritirarsi suonar fuori eh'


si

abbandonando l'asuno tamburro


cento tra
de'
feriti
;

Italiano

e tal bandiera

vidde ritornar accompagnata con circa

venti soldati soli. Delli Cuneesi ritrovornosi circa

e morti
i

nell' assalto
il

avendo per
di

fatta
,

gran strage
di
,

nemici

tra
;

quali fu morto
di

Baron
,

Spich

mastro

campo generale

Monsignor
di

Moresa

e molti capitani et alfieri

con altre persone

grado.

Alli

26

di

Giugno, Sahhato. Si videro

li

nemici molto

tristi

et
Si-

dove prima non cessavano


gnori et Cavalieri.
notte poi
di
,

dirci ingiurie, allora ci

chiamavano

N
il

tirorno Francesi pi di

sentendo

soccorso

dell'

Illustrissimo Signor

due cannonate. La Marchese


pezzi 25, posti

Pescara, levorno l'artellarie, quali erano in

somma

in

cinque luoghi nel tempo

delli assalti.

Alli

27
et

di

Giugno, Dominica. Francesi incomincorno a levar


di

il

campo,
riva
,

giunta Tartellaria de l del fiume


,

Stura
,

sopra

la

tirorno ancora molte cannonate


si

dando nelle case

et ferirono

duoi putti. Poi

partirno la maggior parte, abrusiando molte ca-

scine et le loro capanne d'ogni parte.

Quella sera da uno del Poggetto intesimo del soccorso nostro.

Alli

soldati a cavallo

28 di Giugno. Lune. Da mattina vennero da Fossano quattro che diedero nuova certa della giunta dell' Illustris,

simo Signor Marchese

di

Pescara in Fossano.

Francesi stettero ancora sino a mezzod sopra la riva di Stura.

La sera poi, circa le due ore di notte giunse l' Illustrissimo et magnanimo Signor Marchese di Pescara con circa ducento cavalli in Cuneo, in compagnia del quale vi erano duoi suoi fratelli et Monsignor della Trinit con molti
altri Signori.

Entrorno questi Signori


falla
al

et molti
,

altri

cavalieri per la

battana
della

canton di Caraglio

essendo un certo picciolo adito

108

RELAZIONE
vanguardia
raccolto
et
, ,

porta occupato dall* entrar della sua

come
che
,

detto

ab-

biamo; dove compreso in

fu
lui

da

lutti

lietamente

onorato, avendo
sia stata in

non minor virt


,

nel soccorrerci

noi nel mantenerci

per

la Iddio

grazia

perch

con circa
cavalli,

tre

millia fanti solamente, et

forse

mille et ducento
de' Francesi
,

ardita-

mente pass
et soccorso.

tra le forze et

dominio

per darci agiuto


pro-

Et
ved
di

visitato

il

luogo, et laudali

gli

uomini del valore,


;

ci

gente et di alquanta munizione di polvere


,

poi ritornossene

a Possano

dove aveva

lasciati

suoi soldati.

La

cui

merc

e di

Dio

(il

qual sempre sia laudato), che per

l'islessa

sua boutade gi
de' Francesi

due
il

volte ha salvata questa terra di

Cuneo

dal

campo

pericoloso et grave assedio di questa terra ebbe onorato fine.

Sommario dell'Assedio
Soldati che
si

di

Cuneo 1557.

ritrovorno in Cuneo al tempo dell'assedio dell'an,

no 1557

in

somma 600
li
;

oltra gli

uomini della terra


d innanti

e tutti pae-

sani, inclusi

100 Nizzardi che pochi


l'

erano venuti. Comla 2.^ del

partiti sotto tre insegne

una era del Signor Governatore,


,

Capitano Gio. Battista della Chiesa

la

S.""

sotto

il

Capitano Giovan

Domenico Grasso.
Conladini ch'erano in
circa 150.

Cuneo

alti

a portar l'armi et fortificar,

Bovi che erano nell'assedio, circa 160.

Occorse che manc


perte di

il

fieno et la paglia; scoprivano le stalle co-

paglia, per darla


delle fascine di
viti.

mangiare
Alcuni
li

alle bestie. Altri

li

davano a

mangiar
Tulli
dello

ammazzavano,
li

e vendevano la

carne grossi doi


li

la libbra.

guastadori et bovari, con


,

bovi che
stati

ritrovorno nel
pagali dalla

assedio

et

che fortificavano

sono

tutti

Comuni tade. La Comunit


nel

di

Cuneo ha

tolto in presto

da persone particolari,

tempo

dell'assedio, per fortificar, scut

2000^
fatti

Molni, tra da cavallo et da


dell'assedio N. 27, e

mano, furono
vi

in

Cuneo

al

tempo
cio,

prima non

Pezzi d'arlellaria

pur uno. ch'erano dentro d Cuneo,


era

in

somma 20

duoi cannoni grossi


dici falconetti.

duoi quarti de cannoni crepati, tre sagri, e tre-

DELL'ASSEDIO DI CUNEO
zione, in

109

Polvere per rartellaria et archibusi, ch'era dentro, cio la muni-

somma, rubbi

circa 400.
si part il

L'avanzo della polvere ch'era io Cuneo quando


in

campo,

somma

rubbi 17; cio, in

comune rubbi

4, et in particolare 13.
il

Palle d'arlellaria
n'

non
il

ci

sono mancate, bench innanli

campo

avessimo poche.
Soccorso uno, cio
Soldati da piedi
,

Capitano Menicone con 26

fanti.

nel

campo

de' Francesi,

erano circa 15000.

Soldati da cavallo, erano circa 2000.

Guastadori Francesi, circa 4000.


Pezzi d'arlellaria ch'avevano Francesi in campo, N. 25; cio can-

noni grossi N. 20, pi uno

una colovrina al tempo delli

mezzo cannone, un quarto di cannone , una bastarda et uno sagro posti in cincpie luoghi
;

assalti.
,

Trabucchi de mura per terra


Alla ballarla di Santo

pi de 153
il

cio

Ambrosio con
il

bastione, trabucchi 56.

Alia porta di

San Francesco con

bastione, trabucchi 18.


il

Alla baltaria della Torretta verso Stura, con

canton di Caraglio,
bastion della Ma-

trabucchi 70.

La Torretta che
donna trabucchi
,

tra

il

canton di Caraglio

et

il

2.

Al baslion della Madonna, trabucchi 6. La gabbiola verso Gesso, trabucchi 1.

molte altre cannonate tirate in diverse parti della muraglia et


porta di San Francesco.

nelle case.

Battarie quattro: la

1.* alla

La

'2*

a Santo Ambrosio.

La La
11

3." al

canton
il

di

Caraglio.

4.' tra

bastion della Torretta e la porta di

San Francesco.

Bastioni spianati tre, ed

uno cavaliero, cio


,

baslion de San Francesco


baslion della Torretta
,

per artellaria.

Il
Il

per zappe, mina et artellaria.


,

cavaliero del canton di Caraglio


baslion della

Il

per duoe mine Madonna, per una mina.


li

et artellaria.

Sopra questi se
Uscite 25: n

ascendeva et descendeva senza scala facilmente.


tolto

mai Francesi hanno

pur uno

delli usciti

pri-

gione, salvo quelli duoi (l'uno era del Vernante, l'altro de Boves) che
si

gittorno gi delli bastioni.


Prigioni Francesi
tolti dalli di

Cuneo

18.

110

RELAZIONE DELL'ASSEDIO
feriti delli

DI

CUNEO

Morti et

Francesi, stimasi 4000.

Morti

delli

Cuneesi, 116.

Feriti delli Cuneesi, 222.

Cavallieri

ch'hanno

fatto

Francesi fuori, 2.
infinite.

Trincere de Francesi et strade coperte,

Luoghi

dell'artellarie di fuori, 15.


fatti

Gabbioni, stimasi che Francesi n'abbiano

portar circa 1500.

Mine tentate N. 6. Mine effettuate, 4 e tutte 4 contraminate. Spie mandate dalli Cuneesi e ritornate, 2.
,
;

Parlamenti con Francesi


xVssalti

molti

ma uno

solo ordinato.

3, cio in tre luoghi.


dell'assedio, giorni 58.

Tempo

Giorni 52 hanno battuto di continuo, e cos di notte.

Numero

delle

cannonate ch'hanno

tirate Francesi,

si

dice che

sono pi de 5000.

CARTA LONGOBARDA
DELL' AMSO DCCLXIi

ILLUSTRATA DAL PROF. PIETRO CAPEI

CARTA LONGOBARDA
DELL'AIO

mm

PKECF-miTA DA UNA LETTERA

AL

MARCHESE GINO CAPPONI


E

SEGOITATA

D ONA ILLUSTRAZIONE
P.

DEL PROF.
f

CAPEI
[*]
)

Eslratta dagli Annali delle Universit Toscane

Al Marchese Gino Capponi. Firenze.

A
()

Voi

ottimo

Amico che cortesemente m'


,

indirizzaste

in pubblico le vostre cos lodate

Lettere

Sulla Dominazione

Non

tanto alia amicizia e al vincolo che


,

ci

stringe con l'Editore di

questa Carta

quanto e pi principalmente
,

alla

gentilezza dei Direttori degli

Annali delle Universit Toscane (Pisa


durre nelle nostre pagine
la

1845), noi dobbiamo la facolt di riproCarta predetta. Gli Annali poi sono una conti-

nuazione del Giornale toscano ec, pubblicato da' professori della Universit di
Pisa, e che momentaneamente cess per rinascere sotto diversa e migliorala forma e se non han visto ancora vedranno tra momenti la pubblica luce. Sono gli Annali distinti In due parti che V una delle scienze fsiche e matematiche ec. l'altra delle scienze sociali. In questo primo volume spettano
;
, , ; ;

alla I.*

Fenomeni

elettro-fisiologici ec. (prof.

Matteucci). Ricerche soprai tu-

bercoli

polmonari (Cozzi). Ricerche

sulla Salicina (prof. Pirla). Sulle propriet

degli spettri (prof. Mossotli). Saggio dei terreni che


(prof. Pilla) ec. ec.
''prof.

compongono
il

il

suolo d'Italia.

Spettano alla 11.^ Del metodo di esporre Capei). Alcune osservazioni sopra la dottrina del dolo
verit delle

Diritto

romano
Mori).

ec. (prof.

Sulla

cognizioni

umane

(prof. Centofanti).

Carta

Longobarda

delVanno 762

(prof. Capei).

inedite alle Glosse di Luttazio nienti inediti di

Monografa dei delitti (prof. Carmignani). Giunte Placido grammatico (dott. Corsi). Alcuni docu-

Arrigo VII (prof. Bonaini). Storia del Diritto Romano nel De Savigny (prof. Capei) [VI ed ultimo articolo in continuazione dei primi cinque gi pubblicati neW Antologia].
medio-evo del
sg.

Nota dell'Editore.
Ap. Voi.
il.

15

, ,

114
de'

Longobardi in Italia
dell'

dover

mio

d'intitolare adesso
,

una

Carta Longobarda

anno DCCLXII
in tal

che per

la

prima

volta viene prodotta in luce e dichiarata quel meglio che per

me

si

poteva.

Non che
di

modo
,

io reputi d' essermi sdealle

bitato dell' obbligo

contraccambiare
;

vostre Lettere

quando saranno ultimate ma dando fuora di presente un documento della et Longobarda, mi parve di non potere senza taccia d' ingratitudine non decorarlo del nome di Voi che ultimo per tempo e non gi per dottrina o per ingegno vi
, ,

faceste a trattare queir

arduo e spinoso argomento.

Trovasi

questa Carta nel celebre Archivio di monumenti raccolti gi


dal Canonico Raffaello Roncioni
,

le

cui Storie Pisane furono


,

test pubblicate nell' Archivio Storico

illustrate

ed arricchite

di preziosi ed

ignoti

documenti dal dottissimo ed amicissimo

nostro Prof. Bonaini.

A
,
;

questo mio Collega per


a'

me

si

dee la
tra-

notizia di quella Carta


scriverla e dichiararla

suoi conforti se presi

animo a

all'

egregio e culto Cav.


,

Francesco
trattarla

Roncioni

suo libralissimo possessore

se potei

studiarla a beli' agio.

N mi
:

doluto di essermi

per qualche

tempo rimosso
sopra
le

dagli studj che


fatiche

mie

questioni

intorno alla

mi sono propri, per portarvi quantunque delle molte condizione dei Romani vinti dai Lonimperocch
,

gobardi, agitate dagli eruditi ai di nostri

ninna per

la

mede-

sima

sia rischiarata

nondimeno
e

indi

si

traggono alcune non


sciolsi

ispregevoli notizie,

segnatamente poi (se


e pi certo

a dovere
in

una
dei

sigla) di

un nuovo

maggiordomo

Corte

Re Longobardi. Vogliate dunque


poche

accogliere di buon

le

disadorne parole di che era

animo quella Carta e dato accompagnarla

Di Pisa,

il

d 5 di Aprile

1845
Al vostro
affez.""*

Amico

P. Capei.

CHARTA LA^GOBARDA
In tahulavio Roncioniano

AN. DGGLXII.

Pisis sub ii II,

la nomine d(oaiI)ni dum ex juss^(ione) domnl pr3ecell,(eatissiml)

dcslderliregisresedlssemusnos ilK(ustri)bus ve-

ris (') Gisilpert

de berona

(-)

bursia maiTd^

(^) [*

et ar-

siilf gast,(aldius)

tlcino in sacro palatlo Iblque

venerunt

in nostri presentia tarso gasind^(Iii3)5domni regis civi(tatis) (*) pIstoriens,(is)

qui causa rodtrude


|

peragebat^ nec

non

et aipert

de

civi(tate) pisana,

dicebat ipse tarso

quia tu aipert contra ordm(ni) introisti in res q(uon)-

d (am) aurlperti
|

germani

tui

eo quod ipse germanus

tuus per cartul,(am) sue ordlnationis instituit exenedo^

cliioinalimoniisetsubsidilspauperum

etstatuitutper
fieri

pontificem cTi(tatis) pisane rectum et guvernatum


Iflest

fi)

viris.

(2)
(3)
(*)

West

de

Verona.
in illustra lione.

Major domus. V.

Haec

et

insequenles

lineolae

perpendiculatae finem et exinde caput

Tersuuna charlao denoonslrant.


(4)

Malui

civilalis

quam

civis
;

nani

sigla

hnec

clv

quae
,

in

lerlla

linea
'(

pr

civilale

poniUir

denuo
,

in linea quinta
I,

occurrit

ibique

indubic

civilalis

legcndum

est. Cf. I.u[)i

Cod, Dipi. Dcrg,

527

c(

not. yill.

116
deber^(lt)

CARTA LONGOBARDA
absque neglegentiam et
si ipse

neglegeret retibi res ipsas

cium
I

fierlt

per ipsa rottruda ideo ut dixi

nihii pertenit et debis eas nobis relaxare et justtiam

facere hii

acb

C^)

c(oiit)ra

respondejbat pse alpert Ni-

mihi impedii

si

ipse auripert judicalum fecit de suis

rebus aut exenedocliium quia ecce esemplar {cartu)\Q\

convenentiequam
ut
si

ipse auripert

mec (um) factam habuit

slue

filios

legitimos unus de nobis ab ac luce de|

cederit unus alteri

deberemus succedere
decessit ego
1

et quia ipse

auripert sine
10

filios

illi

succedere debeo;
osleii-

replecabatadversuseum tarso de exemplar quam


dis

mihi non impedii quia autentica exinde non habis et


est facta

nec per thinx

nec per launicliild

star(e)

non

poluissit etiamsi autentic^(am)

de inde habuissis

Nam

ecce exemplar de ipso judicato auriperti qualit^(er) ipse


res suas
C")....
|

in pauperes largibit stare legibus debilT

asserens iterum adversus


talJ^am)

eum

ipse alpert si islam


\

((7<2r-

q{id)a

non autenticala in) (^)


isla

stare

non

debit. tu
velis (?)

tarso

quomodo

exemplar judicati stabelire

respondebat adversus
(5)

eum
sii
,

[iterum tarso)

(^)

exemplar

Pergamena charla

hic paullisper corrosa est.


salis scio.

Desonl auleni duo Iresve

lilerae

nec quid reponendum


In ore exlremo
,

(6)

eum
decem
in

in liac

lum maxime
niiiil

in

duabus seqq.

Ilneis,

charla pergamena lacera est. Censeo autem


(7) (8)

aut omnes hic excidisse.

Lilerae enim fere


Ila
,

et

odo

desideranlur.
alperl legunlur,

ex

bis

quae
:

praeced.

linea ileram ....

censeo scriptum fuisse

deeranl autem lilerae fere decem.

DELL'ANNO DCCLXII
stare debit quia jiidicatiim
1

117
fuit et

ipsum factum
firmatum.

per
nos

preceptum domni

aistulfi regls

Tunc

s(upra) s(crlp)ti judecis

dum omnem eorum

audlssemus

altergationis fecemus nobis relegere ipsa

exemplar or-

dinations
|

quam

auripert fecerat ubi legebatur

quod
fierit

de rebus

suls senedochio esse statuerat et

rectum

per rodtrudam et li|ceatiam haberit ipsa de mobelibus


rebus vel usumfructum in die obitus sul dare pr ani-

ma

sua et quatragenta nomina

homenis livertarit^
exemplar conve-

Simul

et fecimus nobis relegere illam

nentife

quam

alpert ostendebat^

et

dumper ambarum

partium monlmena et altergationis causam ipsam inqui20

reremus paruit nobis rectum

ut iUud judicatum

quod

pr animae sua; remedium quod

f)
|

auripert fecerit stare


ipse statuerat et non

deberit et esset exenedochio sicut

haberit adversus ipsum exenedochio aliquid


peter,(It)

quod rep
exemplar
stare

quia ejus cartul,(am)


essit et

quamquam

tantummodo

autentica exinde

non haberit
|

nullomodo deberit quia nec per garatihi(^^)


launichild factam

nec per

non erat

sicut edicti contenit textus.


|

Cum autem in supradictiprincepispresentia


semus omnia
25

conjunxe-

et per ordin(m) rettulemus et

altergationem
;

eorum simul
(9)

quod monimeife
.

ipsa con|tenebatur

Rectias:

quondam

Ex

hoc autem sphalmate chartam nostrana

non autographam sed anligrapham esse suspicari polest.

118

CARTA LONGOBARDA DELL'AN. DCCLXII


quod nos recte dedissemus
|

placuit pletatl ejus

judiciiun.

Et adhuc ipse pruiceps


ipsum
vedlssit et

dlxt nobis

quod judicatum

per ejus rogum domnus aistulf


(iter) in

eum
no-

per suum prelceptum firmassit unde qual


stri

presentia actuni vel defenitum est presentem notijudicati leontace notario facere
I

tia

admonuemus

Et

ego petrus per ipsius dictato scripsi anno domi|norum

nostrorum desiderii

et adelchis regibus in d(e)i

nomine
(iciter)|

sexto et tertio per indict(ionem) quintadecima fel


30

Signum ('^) manus gisilpert qui hunc judicium


Signum
('^)

dedit|

manus bursioni maTd^


|

('

qui hunc

judicium dedit

Signum

(^^)

manus
|

arsiulf gast^(aldionis)

qui hunc

judicium dedit

(In tergo, aliena

et paullisper recentiori

manu, scriptum
Desiderii.

est)

Exemplar de judicato tempore

(10) Signa desunt. f. not. praeced.

(11)

Majordomi. V.

s.

noi. 3.

ILLUSTRAZIONE

Semplice molto

la

dichiarazione delle cose contenute in qutsta

Carta Longobarda, dettata nell'anno 762, quando regnavano Desiderio e Adelchi, nell'anno sesto e terzo della respettiva loro domi-

nazione

(1).
il

Auriperto ed
sato tra loro
il

fratello

Alperto, della

citt di Pisa,

avean pas-

una privata convenzione per


figli

iscritto:

che a quel d'essi


or-

quale morisse senza

succedesse

l'

altro.
,

Sennonch Auriperto,
)

con altra sua disposizione {judicatum


din, che
di tutte le
(

cartula ordinationis

sue cose
)

s'

instituisse
;

uno spedale per

distriil

buire pane

alimonia

e sussidj ai poveri
di

incombenzandone

pi-

sano pontefice, o, in caso

negligenza per parte di lui, Rottruda^


;

che fu probabilmente sua donna

cui attribu licenza di elargire,


al d

o parte delle cose mobili o l'usofrutto

della sua

morte per
(2).

r anima sua; e diede


convenzione gi con
sciach
il

inoltre la libert a
,

quaranta uomini o servi


,

Morto per Auriperto

il

fratello
,

Alperto

fidando
le

nella

privata
e
,

lui

fermata
si

ne occup ne

sostanze;
le

po-

vescovo pisano non

presentava a propugnare
e

ragioni
Alperto.

dello spedale, usc fuora

Rottruda

mosse
,

lite

ad

Questa

lite

si

agit in Pavia nel regio palazzo

dove sederon giu-

dici Giselperto

da Verona
Rottruda

Bursio maggiordomo e Arsiulfo gastaldo,


,

comparvero Tarso da
di la

Pistoja
,

gasindio o convitato del

Re

come

procuratore

ed Alperto suddetto della


trattata.

citt di Pisa.

Ecco poi

guisa in che la causa venne

Tarso

appoginvitava

giandosi alla disposizione (judicatum] di Auriperto, che delle proprie cose avea fondato

uno spedale

nella guisa predetta

Alperto a rilasciare quelle sostanze, siccome ad esso non pertinenti.

Ma

rispondevagli Alperto: di non trovare impedimento a ritenerle,

(1)

Non credo
i

di

pAriscono segnati

primi anni del

dovermi dilungare intorno al diverso modo con che apcomun regno^i Desiderio e Adelchi, perch
V., per
es.,

lungamente
(2)

di ci favellano gli eruditi.

Fumagalli, Codice S.

Am-

brosiano, pag. 34 e segg.

Cosi

mi sembra debbano

costruirsi le parole alcun

che intricate delle

linee 16-18.

120

ILLUSTRAZIONE
sue cose
si
,

nello aver disposto Auriperto che delle

fondasse uno
e
della quale

spedale
esibiva

atteso la convenzione passata col

fratello

uno esemplare, che il superstite di loro succedesse all'altro che fosse morto senza figli. Replicava Tarso, peraltro: non valer punto lo esemplare oppostogli della convenzione s perch questo esemplare non era autentico e perch la convenzione non era stata
; ,

pubblicamente

fatta
,

per via di donazione

thinx
,

n prestandosi
avrebbe potuto
d esi-

tampoco
stare,

le parti

acci fosse irretrattabile

quel picciol dono che

appellavasi launechild;

onde

la

convenzione
si

non

nemmeno

se desso Alperto
:

fosse trovato in grado

birne autentico esemplare

intanto produceva Tarso ancor egli dal

canto suo uno esemplare della

disposizione

(judicatum
,

con

che

Auriperto aveva elargito

ai

poveri le proprie sostanze

e concludeva
,

doversi stare alle leggi. Stretto Alperto da queste

ragioni

accor-

tamente procacci
cit dei

di ridurre

ad un punto solo
l'altra

cio alla autenti-

documenti, dall'una e

parte

prodotti,

ogni

que-

stione tra loro, dicendo: che se lo esemplare della convenzione per


lui prodotto

non dovea contare

perch non autentico

ei

non sapea

davvero come Tarso potesse fondarsi dal canto suo sull'esemplare


esibito della disposizione di Auriperto.
,

Ma

francamente replicava

Tarso che questo esemplare era valido perch quella disposizione {judicatum) era stata certamente fatta, e perch Re Astolfo aveala
convalidata. Allora
i

giudici

udite

quelle

altercazioni
di

si

fecero

ribggere e

lo

esemplare della ordinazione

uno spedale

fatta

da

Auriperto, e lo esemplare della convenzione esibito da Alperto, e


sentenziarono: doversi stare alla disposizione (jM^ica^wm), e rigete perch lo esemplare della tarsi come invalida la convenzione medesima non era autentico e perch non fatta n per garathinx, n per launechild^ come vuole l'Editto di Rotari (3). Che anzi,
;
,

recatisi que' giudici in

presenza del Re

ed

espostegli
,

le

ragioni
il

addotte dalle parti e

il

contenuto dei documenti

dichiar

prinlui

cipe aver essi drittamente sentenziato; e soggiunse,

aver gi

veduto da s stesso

la

disposizione

[judicatum)

Auriperto, e

dato preghiera ad Astolfo suo predecessore acciocch volesse convalidarla.

Laonde
il

giudici ordinarono al regio notaro Leontace di


di questo giudicato
;

stendere

documento
,

che

in effetto

a detta-

tura di lui

fu scritto da Pietro, notaro subalterno.

E un esemplare

(3)

L. 172-178. Rolh, LL. Liulpr. Vili L. 4.


.

ILLUSTRAZIONE
sincrono
di
tal

121

sentenza

disteso forse dalla stessa

mano

di Pietro

a guisa di duplicato (4)


de' giudicanti, quello

e che per difetta dei segni o delle croci


si

che

custodisce nel celebrato Archivio Ronin

cioni in Pisa, e

che

di

presente

questi

Annali

quanto

io

sappia, per la prima volta vien pubblicato.

Ora dei giudicati proferiti ai tempi de' Re Longobardi e massimamente poi nel regio palazzo loro in Pavia non si possiede in
,
,
,

pubblico tanta dovizia, che questa Carta disperar debba


coglienze. Certo
,

liete

acalle
di-

delle molte e pi
scrittori di cose

gravi questioni
si

intorno
in

quali

moderni
,

longobardiche
;

scindono
,

verse sentenze

niuna per essa vien risoluta

vano

starei

per

dire, sarebbe slato sperarlo.

Ma non

per questo, scarse o irrilevanti

hansi a dire

le

notizie
si

che ne scaturiscono.

E, poich
linea
,

ci

para innanzi nella

prima e

nella

penultima
in

diciara subito

come un nuovo
si

e pi certo

maggiordomo
il

r.orte dei
il

Re Longobardi

viene per essa a conoscere in Bursio


;

secondo de' giudici qui ricordati


insigni storici

se col Mabillon

Muratori ed
deci-

altri

e paleografl, io

m' abbia adeguatamente


al

frata la sigla a

mdird~^ che tien dietro


di

nome
fu

di Bursio,

come

gi

dopo

il

nome

Faulone occorreva in quel Diploma lucchese


veduto
(5),

dell'anno 686 dato da Re Cuniberto, che


Fiorentini, e da lu poscia lamentato

dal

celebre

come perduto
,

gi scrit-

(4)

Non Ignoro che


non

la

parola exemplar
la

apposta sul tergo della nostra


alla Carta).

Carta, significa copia (V. anche


parola eocemplar u
vi si

nota 9 apposta

Come

per altro la

legge in testa, e di per s stessa la Carta apparisce

sincrona e scritta in caratteri separati e nitidissimi a guisa di molti autografi


della stessa et riferiti dal Brunetti
;

s'

Intende cui bono potesse

qualche

tempo dopo
sospetto di

morto Alperto e

a patrimonio di Auriperto distribuito ai poveri,


,

di questa sentenza non ho voluto dissimulare questo mio un duplicato autografo; che, fondato o non fondalo, non toglie e non aggiunge nulla alla sincerit della Carta medesima.

bramarsi copia

(5)

MaJbillon^ in Annal.

Ben,T.

in

Adpend. Muratori, Anliq. m.ae, Diss. 65.

r.V coi.367 e 368. Brunetti Cod. Dip.losc,. pag.242.282. Berlini, in Memorie e Documenli per servire alla storia del Ducato di Lucca, T. IV pag.273, wla 24; e in Appendice Docum. di N." XXXIII. Oltre Faulone, che per et si presenta il 1.^ altri maggiordomi conosciuti dei Re Longobardi sono, 2." Ambrogio maggiordomo di Liutprando, mentovato in una carta Aretina apografa pubblicata dall' Ughelli, Italia sacra I, 410, nn che lo stesso (Jghelli e il Sa,

vlgny, .Storta del Diritto


falsa
,

Romano

nel medio-evo, I.c. 4 nota 10 i

reputarono

il

Fumagalli, Antichit Longob.


3.*
II.

ebbero per sincera.


Ap.

cil. p.428, Ratperto, maggiordomo dello stesso Liutprando, che


i
,

mi.

98 e

il

Brunetti, op.

VoL

16

122
tori di

ILLUSTRAZIONE
molta fama aveano avvisato
i

la necessit di credere
ufficiale
,

che presso
i

ancora

Re Longobardi
il

fosse

un

il

quale

governasse
forse

gasindj e avesse giurisdizione sovra di loro

(6).
,

appunto

perch gasindio era

procuratore di Rottruda
il

noi

vediamo nella
in

nostra carta seder tra' giudici Bursio


poi, che presso a' Longobardi

maggiordomo. Ad ogni modo


il

non

fosse

maggiordomo

tanta

preminenza, quanta questo ufficiale ne teneva nella signoria de' Franchi, lo fa conspicuo
il
,

silenzio della storia, e lo


la

conferma adesso
luoghi
ci

il

tenore di nostra Carta


la

quale in entrambi
,

presenta

persona e

il

nome

di

Bursio

maggiordomo, dopo Giselperto da


rive-

Verona;
stito

Io che per

fermo non troveremmo, se Bursio avesse


(7)
:

una dignit superiore


,

che se poi ci piacesse di sapere chi


preposto a quello di Bursio
il
;

sia

quel Giselperto

il

cui

nome
,

noi

Io

avremmo da Paolo Diacono

quale narra come

a'

suoi giorni
,

un Giselperto , che

fu vanerello e tristo

Duca

di

Verona

turb
,

il

sepolcro di Alboino, ne rap la spada ed ogni altro ornamento


poi vantossi d aver visto Alboino (8),

Ne meno degna

di

osservazione la circostanza che nella nostra

Carta Tarso gasindio del Re

qui causa[m] Rottrudae peragebat

s'

incontra in altra carta antica (apografa) dell'anno 715 pobbllcata parinente

dall' Ughelli,

e dal Muratori In Diss. 74

verit, e dal Brunelli ibid. pag. 450. 4.

domo

del

Re
tutti

Desiderio e di tutti
vedersi anch'oggi in

T. VI col. 384 che ne dimostra la Finalmente Bursio nostro maggiorpi certo siccome quel solo il cui nome
, , ,

possa da

monumento. Che poi la sigla parola come majordomus, me ne convince ancora


codetta che taglia
la sigla istessa
,

un autografo o almeno pressoch sincrono Maid debba qui sciogliersi in una cos lunga

la soverchia lunghezza della perch nella nostra Carla la codetta pi breve o pi lunga secondo che pi o meno sono le lettere omesse. (6) Leo, Vicende della coslituzione delle Citt Lombarde, traduzione del

conte Cesare Balbo, pag. 37, nota 2. Cf. Muratori


(7)

Anliq.Diss., 4.

Anche
;

nella sentenza di

Liutprando

confermatoria della precedente


altri
il

dei 5 Luglio 715,


giudici

non

solo Katperto
1*

maggiordomo viene dopo parecchi


5).

ma

tiene persino

ultimo luogo (V. cit.nota


,

Non

so poi perch

Leo non si appoggiasse n a questa Carta n al Diploma di Cuniberto che apertamente ne favorivano lo assunto della necessit di un maggiordomo
appresso
(8)
i

Re

Longobardi.
fin.

De Gest.Langob.il, 28 ad
(al.

diebus Giselbertus

Gisleperl)

qui

Hujus (Alboini) tumulum Dux Veronensium fuerat,

nostris in

aperiens

spalham ejus hanc causam


jactabat
.

et
,

si

quid in ornatu psius


solita
,

vanitale

inventum fuerat , abstulil. Qui ob apud indoctos homines Alboin se vldisse

ILLUSTRAZIONE
sembra essere un semplice procuratore o attore
dualdo
i ,

123
e non gi
,

mun-

di

Itotlruda.

Da questa
fosse

circostanza

infatti
,

e ad onta che

nomi

delle parti sieno prettamente

longobardi

sorgerebbe non
(9);

lieve

dubbio se Rotlruda

o longobarda o romana

se Tarso

suo procuratore
ultimi
si

fosse de'gasndj

maggiori o minori

(10), e tra questi

contassero alcuni discendenti dalla schiatta de' vinti


;

Ro-

mani

(11)

e finalmente se lo stesso Alperto della citt di Pisa fosse

anch' egli o longobardo o

romano: dubbio che

rispetto

lui

si

rafforzerebbe, laddove potesse aversi buona cagione di raffigurarlo


in quell'Alperlo
la

medesimo
di

che nell'anno 757 scriveva come notaro

famosa Carta pisana


tutti

Rachi frate e re
,

(12).

Poich

a qualifi-

care
il

costoro per longobardi

non mi parrebbe invero bastante


fratelli

rilievo

che

la

convenzione passata tra' due

Auriperto ed
di
nell'

Alperto venne dichiarata invalida,

meno per

difetto

esemplare
Editto di

autentico che non delle simboliche forme prescritte

un canto, essendo sospetti di coloro i quali per la pi parte almeno reputano territoriale V Editto vinti Romani n sembrando per Taltro inverosimile, che anco
Rotari
:

gravi e fondati, dall'

quali in ogni et ebbero di solenni forme per le donazioni

[man-

cipatio, in jure cessio, insinuatio), ora le avessero per

maggiore co-

modit oca u tela scambiate con quelle de' vincitori

(13).

Ed

oltracci,

perch mai

la disposizione di

Auriperto abbisogn ella d'essere con-

fermata da Re Astolfo? Forse perch da sano e non infermo e pri-

vatamente aveva

egli disposto a
,

vantaggio dei poveri e in rimedio

dell'anima sua (14)

o per qualche altra pi riposta cagione? Non

(9)

L.

toccava

lo interesse della stessa


,

205 Roth. LL. Liulpr. VI. L. 74 Rottruda

in One.
,

avvertasi che
lasciati
i

la

causa

cui

si

erano

mobili e

postoch poteva disporne. Del resto, da notare che nelle Carte longobarde quando alcuno interviene come Mundualdo per le donne, tal qualit 8i esprime (ov'io non m'inganni) con apporre quel predicato, e non gi
r osofratto

per circonlocuzione.
(10)

(11)
riensis

LL. Liulpr. yi.L.9. Dubbio che molto crescerebbe se nella Carta


si

la lezione

civm pisfo-

potuta anteporre a civUatis {V. nella Carla, noia 4) ; perch quando Paolo Diacono, V, 39. IV, 21.53, allegato dal Leo, op.cil.p.4'0
fosse

nota 3, chiama cives

Longobardi abitatori
opcil. P.I pag.562.

tffelle

citt, da sospettare

che

ostenti latina eleganza.

(12) V. Brunetti

(13) LL. Liulpr. VI. L.


(14)

37

{de scribis).

LL. Liulpr.

I.

Leg. 6.

124

ILLUSTRAZIONE
tra'

vuole intanto mandarsi in silenzio, che la convenzione


telli
,

due

fra-

onde
figli,

il

superstite di loro succedesse

all'

altro che fosse

morto
te-

senza

potrebbe anch'essere una imitazione del cos detto

stamento reciproco, assai limitatamente permesso nella precedente


et imperiale (15)
,

e aggiuntavi la condizione a si sine liberis codiritto.

nosciutissima in

romano

Ma,

in tutto ci, la pensi

ognuno
fosse

come

la

crede; potendo invece conghietturarsi che la donna


il

longobarda e stesse sotto


ad un gasindio

mundio

del

Re, e questi ne commettesse

la difesa in giudizio.

Anche

la

ricchezza non pccola da notare del patrimonio la-

sciato da Auriperto, posciach a

non meno

di

quaranta uomini

in

servile condizione voleva egli donata la libert.

N vorremo troppo

rammaricarci perch non detto se quegli uomini fossero o schiavi propriamente tali, o coloni romani, o massari, o aldj, ec. qua;

sich in

tal

caso

si

fosse potuto plausibilmente

dedurne se longoa cre-

bardi o romani originarj del regno dovessero dirsi ed Auriperto e


il

fratello e

Rottruda: essendo invece o molto ragionevole


lecito di sospettare
vi
i

dere,

sempre

che tra Longobardi e Romani,


fosse

a qualsivoglia condizione ridotti,

commercio o facolt

di re-

ciprocamente comprare e vendere


essi

beni stabili con le persone ad cosicch le varie qualificazioni

per qualunque

modo

attenenti

de' servi ed altre dipendenti persone,

parmi non debbano reputarsi


la schiatta del pos-

come un

infallibile

argomento per determinare

sessore (16).

N meno
bocca
di

preziosa

mi sembra
il

la

notizia

uscita

dalla

propria

Re Desiderio,

quale

ci

dichiara, aver lui veduto la di-

sposizione (judicatum) di Auriperto, e dato preghiera al predeces-

sore Astolfo, acci volesse convalidarla.

noto, infatti, essersi gi

disputato molto per gli eruditi, se Desiderio,

avanti

di

salire al

trono, fosse

mai stato Duca di Lucca, ed anzi di tutta Toscana. Ed ora che noi sappiamo aver lui veduto la disposizione di Auriperto
Lo
fu in origine ai soli soldati, L. 19.

(13)

de paclis

(II

3)

ma

che, a

malgrado

la inefficacia, si

praticasse alle volte tra privati. Io attesta con patra' coniugi.

recchie altre la delta legge. Dipoi fu permesso ancora

V. Const.

Nov. Vdlenliniani de leslamenlis


(16) Al pi potrebbe

p. Cod. Theod,

mano

rimanere il dubbio se per colai vendila ad un romundio alienalo. Ma siccome il romano, marito, poteva comprare il mundio sulla donna longobarda {LL.Liulpr. VI. L. 74) non saprei vedere il perch non potesse acquistarlo ancora sugli aldj^ massari ec.
restasse
il
;

ILLUSTRAZIONE
ed essersi interposto presso quel

125
la

Re, onde

confermasse,

pos-

siamo con qualche verosimiglianza conghietlurare che Astolfo Re straordinario almeno, in Io avesse inviato ad esercitare un potere
,

questa nostra provincia, o qualche altra volta o, se

vuoi,
le

molto
parole

pi tempo innanzi che gi non consentivano di credere


di

Anastasio Ribliotecario,

il

quale ce

lo addita

mosso appena a
(17).

queste parti quando egli udiva la morte del

Re

finalmente, venendo alle persone de' giudici e

de'notari

in

questa Carta ricordati, terminer con dire

che

in

Giselperto

gi

ravvisammo un famoso Duca di Verona, e che di Bursio il maggiordomo e di Arsiulfo il gastaldo non mi occorse altrove menzione ; forse perch in proposito non adoprai la diligenza propria degli
eruditi.

Ed anche

di

Leontace, da noverare
io

adesso
sappia,

tra' principali
il

rcgj notari,

non apparisce, per quanto

mi

nome

nelle
il

carte dettate nel palazzo di

Re

Desiderio. Vi apparisce peraltro

nome

di Pietro,

notaro subalterno (18), che attesta di avere scritto la


;

Carta medesima

della

quale

per sodisfacimento degli eruditi che

vogliano instituir confronti (19),


l'eclipo fedelissimo
(*).

credemmo

di

dover qui annettere

(17) Anastas.

in

Slkephani
,

vita

Fragment. Longob.

historiae eie;

io

Scriplor. Rer.ItcU.T, I.P.II

pag. 113. Muratori, Annali d'Italia, all'anoo 756.

(18) V. Famagalli, Cod. S. (19) V. sopra, nota 4.


(*)

Ambros. pag. 36.

nali delle Universit Toscane.

Trovasi nella edizione principe di questa Carta, Pisa 1845 ; negli AnNota deWEditore.

RASSEGNA DI LIBRI

DI ALCUNI

LAVORI SPETTANTI ALLA STORIA D'ITALIA,

ULTIMAMENTE PUBBLICATI IN GERMANIA.

Articolo primo.

Se io mal non mi appongo,


pi viva dimostrasi la

gli

studj storici sono tra quelli che

ora nella Germania del pari che in Italia primeggiano, e pei quali
simpatia.

Me
modo

ne rimove ogni dubbiezza


spettanti a s fatti studj
dell'
(

il

vedere

come

le

intraprese

letterarie

le

quali e per gli argomenti e pel


servire all'uso se
felice, e

esecuzione non possono

non

de'

meglio

ammaestrati), abbiano un esito


i

sortiscano una grata accoglienza. Se fra


il

Tedeschi riesce
di storici ar-

maggiore
gomenti
di
,

numero
Italia

delle

nuove opere che trattano


il

ha forse

vanto

riguardo

alla

pubblicazione e

documenti e

di altri materiali di storia.

Le

sorti dei

due paesi
essi oc-

sono state in ogni tempo troppo intimamente collegate, perch da


codesta attivit nelle diverse regioni
del vasto

campo da

cupato sulla terra, non abbiano l'uno e l'altro a profittarne per


la

pi perfetta

cognizione
al

dei

loro annali

vantaggio veramente

non troppo grande


generarono
taggio.
le
si

confronto dei mali che ad Italia e Germania


condizioni
,

antichissime scambievoli

ma
la
:

pure van-

Non
in

pu con buona
si

giustizia asserire
al di

che

Germania
e se molte

ponga

non cale ci che

produce
tra

l dell'Alpi

di queste produzioni

non sono
d'

noi conosciute quanto merite-

rebbero, non gi da imputarcelo a trascuratezza o superbia,


soprattutto
(

ma

per tacere

impedimenti pi

materiali
,

alla qualit

del soggetto,

che sebbene in se stesso importante

si

aggira spesse

128

RASSEGNA
un paese
i

DI LIBRI
grandemente attrarre Talci non avvenga
,

volte Ira limili troppo angusti per poter

tenzione in

straniero.

Ogniqualvolta

ovvero che

modi

di trattar la

materia siano

larghi da connet-

tere la storia dell'uomo, della famiglia, del municipio con quella

del secolo; allora


gletti
i

non

ci si

pu veramente dar
Italiani.

taccia di aver ne-

frutti dell'
^

ingegno e degli studj


del

Per

tacere delle

opere del Botta


tra noi

gli scritti

Colletta

e oiV Amari hanno avuto

un

favorevole accoglimento.
la

malgrado

di

ci

bisogna

pur confessare che

moderna

letteratura Italiana
;

Germania come dovrebbe essere un maggior numero dei nostri lavori, specialmente
lia, sia

non diffusa in mentre noi andiamo superbi che


relativi all' Itadi quella

divenuto per via de' volgarizzamenti in propriet

nazione. Fra questi voglonsi annoverare la storia del Leo e V opuscolo di lui
vita
d'

di

medesimo sulla costituzione delle Papa Silvestro II dell' Botk e quelle


,

citt

Lombarde,
Cola
di

la

di

Gregorio

VII e

Innocenzo

III di
I

Yoigt e di Harter
libri del

la storia di

Rienzo

del Papencordt.

Ranke sono
frutto
,

conosciuti

ed apprezzati
tradu-

e non rimasero senza


zioni
,

buon

bench non
che

n' esistano

impedite da ragioni

luti' altro

letterarie.
di

In un lavoro bibliografico che fra

non molto intendo fare


Storico
, ,

pubblica ragione neWppendice


rivista
,

air Archivio

tesser

una

per quanto da

me

si

possa pi completa
si

di quello

che sin

dal principio del corrente secolo


storia Italiana.

pubblicato in Germania sulla


le notizie di tal fatta pos-

Siccome per spero che


ai

sano essere

di

qualche utile a quelli che

di tali studj

vanno occu-

pandosi, ho creduto far cosa grata

medesimi parlando un po' pi


sole che

diffusamente di alcune opere nuove che alla detta classe appartengono. Nella scelta
di

esse

non mi sono limitato a quelle


,

discorrono esclusivamente di cose Italiane

giudicando doversi
gli

aman-

mettere in
nali delle

tal

numero
,

grazie a queir intimo connesso tra


altre

due nazioni

ancora che solo


la

in parte all' Italia si

riferiscono.

M' imporr intanto

regola di toccar pi leggermente

anche da parte ci che rimane straniero allo scopo principio preflssomi. Avendo cos dichiarato il mio intento, dar a questa serie di note con un libro il quale per la gravit della
o
di lasciar

materia a pochi alcerto inferiore.

RASSEGNA

DI LIBRI

129

CoRRESPONDENZ DES Kaisers Carl V. Aus dem Koniglichen Archiv und der Bibliothque de Bourgogne zu Brussel mitgetheilt von
Dr, Carl Lanz. Erster Band, 1513-1532. Leipzig
teggio deir imperatore Carlo
Bibl. di
,

1844.

Car-

tratto dal R. Archivio e dalla


1.

Borgogna a Brusselles dal Dottor Carlo Lanz. Voi.

Lips. 1844.

XXVUI

e 706 pag. in 8. gr.)

La
stri

storia dell'Imperatore Carlo


I

V non

stala scritta fino a' no-

giorni.

pregi dell'opera
,

del Robertson sono troppo general;

mente conosciuti

perch

io

qui debba additarli

ma

non bisogna

nemmeno
fa

accennare, che quest'opera, composta presso a cent' anni


della Scozia
ci
,

in

un angolo
Ranke,

non pu
i

in

veruna guisa corrispon-

dere a quello che oggi


rica. 11

fanno esigere

progressi della Scienza stosiffatta


,

alto forse pi di

qualunque altro a

impresa

e per le profonde cognizioni delle cose di

queir epoca

e pel di-

gnitoso contegno e per la sua imparzialit in materie di religione,

per

la

quale non abbassa n denigra V una delie


all'

due parti anche

laddove presta orecchio

ch un sol lato

di

non ha preso a considerare fuorcio Carlo V in Germania e quest' argomento


altra
, ;
,

r operar suo politico e religioso


alla

dal

primo sorgere

di

Lutero sino

morte dell'Imperatore
,

(1);

il

quale stanco e deluso nelle sue

speranze

scendeva nella tomba, combattendo fino all'ultimo colla

convinzione importuna, non essere pi luogo in Europa all'unit


politico-religiosa
egli l'aveva

da stendersi suU' intero mondo occidentale


(2).

concepita nell' animo


la storia

Il

Principe E.

come M. Lithnowsky,
,

a cui

dobbiamo

della casa di
(3)
,

Habsburg

dai suoi principj


la

sino al regno di Massimiliano

voleva

accingersi a dettare

storia politica di Carlo V, ed aveva gi


i

messo mano

a raccoglierne

materiali,

quando morte tronc


le ragioni
le

suoi vasti disegni. In altro luogo (4)

ho esposte

quali

mi

muovono

a credere che al suo

(1)
voi.
I.

L.

Ranke
V.

Teiilsche Geschichie

im
(

Zeitaller der Reformation.


11

f/."*

ediz.

Berlino, 1842 (1837)-43.


voi.

VI. voi. contenente

documenti

tuttora Inedito).
(2)

(3)

Raoke op. cit. M. Llthoowsky,


,

V. pag. 425.

Geschichte des Hauses Habsburg.

Voi I-Vill

(sino alla

morte
(4)

di
).

Federigo

III).

Vienna

1836-1844 (con molti documenti e


,

copiosi

Regesti

Ugemeine Zeilung
Ap. Voi.
II.

1845

n.'

17.

17

130
libro sarebbe
test

RASSEGNA
mancalo
di

DI LIBRI
d'

gran lunga quel carattere


la

imparzialit

accennato, e quella giustizia senza

quale un* opera storica

diviene un' invettiva di passione e di

partito.

Ora

il

Dottor Carlo
gli

Lanz

di Giessa (1), si
,

dedicato a tale
,

impresa, a L'epoca e
allettano.

uomini
lato ci

cos egli

si

esprime

grandemente mi

Da un

si

fanno incontro

le idee potenti e
,

progressive di un secolo
nella vita
,

ricco di grandiose

rivoluzioni
,

uno sviluppo stupendo

degli stati e dei popoli


litica

contrasti e le lotte

di tali forze
,

la

po-

dei governanti ora unita ora opposta ad esse

ora in atto di

dirigerle ora di frenarle, ed ora approfittandone per le proprie mire,

ma pur sempre
un
di

soggetta alle grandi leggi

del tempo.

fronte di

tale sviluppo e di lotte somiglianti,

scorgiamo l'uomo dotato


mezzi

un ingegno vasto quanto

attivo, ricco di grandi disegni, di

inesauribili, e di

una costanza che ha del tenace, sempre prudente


tutti di

e giudizioso, fortificato dagli artifizii

un'ambigua

politica.

Scorgiamo quest'uomo tener sempre


scopo
stinato
in cui egli
:

fisso lo

sguardo su quell'unico
queste forze tra s

ravvisa la missione che la Provvidenza gli ha decio e di


s
far
,

di assoggettare
all'

servire

pugnanti

esaltazione d
della

stesso
vita.

quell' idea
,

che forma
,

come

il

nucleo

sua

Lo scorgiamo

affaticandosi

combattendo, temporeggiando, conciliando, vincendo, riordinando,


intento mai

sempre ad assicurare

progressi e la riuscita

di

quel

disegno che egli ha concepito: mentre poi credendosi giunto in cima,


egli
s'

illude e vedesi ingannato dalle proprie arti, sorpreso e vinto,


il

e costretto a cedere a poteri maggiori di lui e ad abbandonare

timone degli
a Do solo
il

affari; lo

scorgiamo indebolito, scoraggiato,

ma

facendo

sacrifizio dell' invitta

sua costanza. Forse e senza forse


divine
alle quali

non

v'

ha sulla scena storica maggior esempio n soggetto pi degno


si

allorch

tratta di far palesi

le leggi

soggiace

ogni voler

umano

.
il

Le ricerche che
giare nel Belgio ed

sig.

Lanz

si

accinse a fare dei materiali e


,

soprattutto di documenti propriamente detti


in

il

condussero a viag,

Francia.
l'

Gli

archi vj di Brusselles

punto

centrale pel governo e per

amministrazione degli

Stati settentrio-

(1)

Al D. Lanz doLblamo un'edizione della Cronaca catalana


(

di

En Raversione

mon Muntaner
che
di

Sluigard, i844

),

di cui

aveva

di gi

data una traduzione


la

tedesca (Lipsia, 1842).


questa Cronaca,

Non come

c' bisogno di

rammentare

bella

di quella del D'Esclot, alla Italia

diede F. Mois.

(Firenze, 1844).

RASSEGNA
nali

DI LIBRI
gli offrirono

131
ricchissimi tesori,

che

all'

Imperatore ubbidivano,

dei quali per

T avanti non erasi cavato


inaccessibili
;

troppo profitto,

perch

quegli archivj erano rimasti

durante

il

governo Spa-

gnuolo e quello dell'Austria


tanti di quella
di

talch solo da qualche anno gli abigli esteri,

regione, al pari che

cominciarono a valersi

quell'immensa copia
inesauribile

di carte (1). Nella

K. Biblioteca a Parigi,

miniera

trasferiti di

Simancas,

quantunque esplorata, e negli archivj col il Laiiz trov gran numero di documenti di

non minore importanza.


piosa, egli stim rendere

Avendo sott' occhio una messe tanto coun servizio alla scienza con pubblicare
dell'
,

quella parte dell'


alla politica

immenso carteggio
lui

Imperatore che ha rapporto


e che

generale da

seguita

pi

particolarmente

spelta alle cose Tedesche e a quelle d' Italia e degli altri paesi che
colle

prime

si

trovano in immedialo contatto. Quel limitarsi all'ar-

chivio della Cancelleria Tedesca venne consigliato al


i

Lanz dal vedere


le

dotti

del Belgio e di Francia operosissimi

nell'

indagare

fonti

che pi specialmente illustrano

la storia dei loro paesi:

divisamento
quali egli

senza dubbio degno di lode. Le collezioni


trasse
i

dunque

dalle

suoi materiali, sono: 1. quella sezione

dell'Archivio della
relatifs

Cancelleria Tedesca che viene intitolata

Documens
,

la r-

forme religieuse en Atlemagne


nali
,

32 volumi
essendosi

conlenenti carie origi,

ovvero copie

2." Collection de di

documens historiques
perduti
;

raccolta

quasi tutta
Lilla al

composta
della

copie

gli

originali a

tempo

rivoluzione

Francese
osservare

3. la

ricchissima

Biblioteca di Borgogna. Nel darci gii atti pi importanti di queste

raccolte

il

Lanz

si

studiato

di

la
,

maggior
1'

possibile

esattezza, conservando, per quanto polevasi

antica ortografia^,

(i)

li

SIg. Gacftard

direttore dogli Archivj, conosciulo per diversi lavori


di

1838 una succinta notizia Sur lesarchives gnrales du royaume y Bruss. 1838, con
utilissimi, ha pubblicata nel

que' veri tesori


I

suppl. 1839.
,

rap-

porli del noLedesirao nel bulIelUni delia coramissione storica

ovvero stampali

separatamente, che trattano del viaggi da esso fatti in paesi stranieri collo scopo di completare essi archivj contengono eziandio moltissime notizie sulla storia di quesli archivj medesimi quali pochi anni prima della fondazione del regno del Belgio onde trovaronsi minacciati da un Incendio
,

fu

aumentalo il disordine che di gi ne rendeva dilTcilissirao 1' uso. Si sa che il Sig. Gachard ritorn non ha molto da un viaggio fatto in Ispagna per l'oggetto indicato Degli Archivj della Fiandra orientale tratt il direttore dei medesimi, Barone J. de Suini- Genois, Mesuager desscienr.es historiques du Belgique. An. 1841, pag. 137-204, An. 1843.
,

132
n permettendosi
originali
Il
il

RASSEGNA
ma
sole copie
si

DI LIBRI

correggere manifesti errori fuorch laddove non


trovarono.
gli

primo volume comprende


lettera
d

anni 1513-1532. Del 1513 per

v'ha una sola


Castiglia
,

Luigi XII all'arciduca Carlo principe di

suir ajuto da lui prestato agi' Inglesi. Forse sarebbe stato

meglio

di

cominciare

dall'

incoronazione di Carlo a re de' Romani.


di altro

Le

ventisette lettere del

1515

non parlano fuorch

del trat-

tato d'amicizia e d'alleanza

da concludersi tra l'Arciduca e Fran-

cesco
di

e del
;

Valois

quella

matrimonio allora progettalo di Carlo con Kenata medesima che nel 1528 and sposa a Ferrara.
il

queir ambasciata era preposto


,

conte Enrico di Nassau,


Filiberto
:

il

quale

spos Claudia di Ghalon


storie italiane

sorella di

pi

nominato nelle
fece pas-

che

in quella di

Francia

matrimonio che
i

ramo Ottonico della casa di Nassau r Grange. La corrispondenza predelta termina


sare al
et belle victoire

titoli

diritti

sopra

colle congratulazioni
:

dell'Arciduca in occasione della battaglia di Marignano

la

grande

que dieu luy a donnee don t Jay este fort joyeulx^ et en loue dieu de tout mon cceur. L' unica lettera del 1520 quella
scritta

da Lochau in Sassonia
,

il

20 Febbrajo da Alberto
,

di

BranSas-

deburgo
sonia
,

Card. Arciv.

di

Magonza

e da
,

Federigo
all'

Duca

di

nome
,

del Collegio degli

Elettori

Imperatore eletto

invitandolo a passare in Germania: ut


traijcere
et

in principio aestatis

omniomodo (sic) in hoc vere coronam suam regiam in Aqui-

sgrano suscipere
disposizioni del
et

possit. Non omettono di far menzione delle cattive Re Francesco: Serenissimum Francorum regem, qui
et

magnitudinem

dignitatem

et

vires regie maiestatis


eius

vestre

su-

spectas habet, querere pedire.

omnibus modis

ex Hispania discessum imfarsi

Non prima

del

1522

le

lettere
il

cominciano a

pi fre-

quenti.

quell'anno appartiene
di

carteggio con Papa Adriano VI.


(

Carlo scrive

proprio pugno
il

al

pontefice

Brusselles, 7

Marzo),

di essere stato

principal motore della sua elezione: ce ^rwe powr-

rcz aussi cogneistre par une responce qiie fut faide a

Don Jehan
,

Manuel mon ambassadeur


direni que a
ciite,

de

par

le

college des

cardinaulx
de

que lui
sain-

Et me semble que estant le papat en votre main et lempyre en la mienne^ est pour fair e par ensemble beaucop de bonnes et grandes- choses. Nonostanti queste parole sembra che V Imperatore non si tenga ben sicuro delle intenzioni del papa, giacch nel seguito della lettera agnel domandare dei cappelli cardinalizj
,

ma

contemplacion fut faide lelledion

votre

RASSEGNA
Ijiunge: de crainte
qu-e

DI LIBRI

133

aucun savancast de vouloir mener quelque


le

nraetique entre vous et

roy de Trance,

et

que por leurs doulces


ce fissiez chose
(aire.
).

parolles vous cuydassent endormir, et que

par

que

ne

me

fust convenable
il

ce

que suis sehur ne vouldriez


(

da

osservarsi

contegno

di
di

Adriano

Saragozza
fa

Maggio
les

Delle

promesse ed amicizia
estre rices et

Francia non

conto

assavoir

francois

abundans de promesses
,

belles et doulces parolesy

mais meet

surer lamitie a leur profict

de sorte que changeant

la

fortune

condition des choses, si ne leur vient a profict, soubs quelque couleur guise et a la fois
lamitie. L'elezione

mains que veritable

ils

deserent

et

laissent

sua per al papato non

vuole

riconoscerla da

Carlo, bench cerchi ^di negarlo col miglior garbo possibile: je suis
toutesfois bien

joyeux non estre parvenu a


et sincerite

lelection

pour

la

pur et e

que

les droits

divins et

par vos prieres humains regnie-

rent en semblables affaires: je vous en scay neanmoins aussi bon gre

ou meilleur que
In seguilo

si par vostre moyen et prieres vous le meussiez impetre. (Taragona, 27 Luglio), evita la domanda dei cappelli di cardinale che in realt l' Imperatore mai non ebbe da lui noto che il solo Enckevoerd fu da Adriano promosso alla porpora ).
,

In data dei

22 Agosto, Carlo
zia
)

fa

parte alla governatrice

dei

Paesi

Bassi

Margherita sua
al

della

partenza

del

Papa per Roma


porselon

e dell'ordine dato
tarsi all'

Vicer di Napoli e agli ambasciatori di


,

incoronazione

a luy

faire lobeissance en nostre

nom

la

forme de leurs instruclions. Le rimanenti lettere di quest'anno

trattano dei soccorsi da mandarsi a Rodi


(

presa

1.

Gennajo 1523

degli

progetti del
di

Re Francesco di Germania e di Spagna. Lo


si

assediata da Solimano armamenti contro la Francia ; dei scendere in Lombardia e degli affari
,
;

stato

poco florido delle

finanze

di

Carlo

svela ad ogni tratto.


si

iMentre del 1523 poco

trova, importanti per


Vittoria,
il

le

cose d'Italia
1'

sono

le lettere del 1521.

Da

16 Gennajo,

Imperadi

tore scrive al fratello

Ferdinando,
di

informandolo della
riconquistare
il

spedizione

contro

la

Francia, delle speranze

il

ducato
le

Bor-

gogna (che con Milano forma quasi


e trattative
),

cardine di tutte

intraprese

e del bando solenne da pronunciarsi contro a quel Re,


,

come usurpatore
il

del regno d'Arles del f)elQnato , della contea di Valenza, del principato d'Orango e d'altre terre dell' Impero: dont

mest rebelle subgect


si

et

a commis felonnye. Dell'armata d'Italia

grandi cose

aspettano. Era quel

tempo

in cui

l'ammiraglio di

134

RASSEGNA
,

DI LIBRI

Bonnivet, disfatto dal Pescara nel passaggio della Sesia e ritirandosi in Provenza

venne seguitalo dal Duca


)

di

Bourbon
,

nostre

bon frere, scrive Carlo

e dal

Davalos. Adriano di Croy

signor di
il

Beaurain, second chambellier,


nestabile
,

dall'

Imperatore spedilo presso


che

Con-

fa

5 Maggio
Francia

un lungo rapporto
voleva formare

sulla ritirala dell'Amsi

niiraglio e sui disegni di

Borbone; pel quale

sa

Carlo,
d'Arles.

smembrando

la

un nuovo regno
,

Parlando della morie del cavaliere Bayard


volendo riprendere alcuni pezzi
leale

il

quale venne ucciso


,

d' artiglieria
le

perduti

egli dice

da

nemico: Sire, combien que


bien aime

vostre ennemi, si a ce este


gentil chevalier
,

Bayart fut serviteur de dommaige de sa mort ; car cestoit ung


dict SJ^

dung chacun

et qui et

avoit

aussi bien
il

vesgu que

fit

jamais homme de son estati


fin
,

a la verite

a bien
con

monstre a sa

car ce a este la plus

belle

dont je ouys oncques


in
Italia
il

parler. In queir anno V Imperatore aveva segrete istruzioni (delle quali trovasi
holz
,

mandalo

un
)

estratto presso

Buch-

Storia di Ferdinando

I., II.

503

Gherardo de Pleme, Signore

De La Roche. Da Roma (20 Agosto) costui indirizza al suo sovrano un dispaccio pieno di particolarit circa il suo viaggio, partendo da Reggio, e sulla situazione degli
quella citt
,

afifari

d'Italia.
le

Lasciata

egli

visita

Rubiera
di

dove

si

continuano
le

opere

di

fortiGcazione pel

Duca
ses

Ferrara, de tout pour

service de votre

mageste

comme

gens dient,
vederlo

A Modena

dove
,

lo

ricev

il

(iro-

vernatore,

venne

Guido Rangone
apres

pitaines DytaliCy et est cellui qui desfeyt


il

ung des bons caBench de Chory, quant


du pape
il

vouloist
offre

entrer en

Senes

le

trespas

Leon

il

se

a tousjours
et

demorer bon imperiai;

a bon traitement
Majesle. Osserva
le

du pape ,
il

ne demande aulcunne chose a Votre


il

De Pleme:

est impossible que la chose dentre

pape
le

et le

due

de Ferrare puist demorer

comme
les

elle

est

et

faut que

pape rende

Modene
que

.,

ou quii recouvre
due

chasteaulx

et plat

pays de Modenois

tient le dit

de Ferrare. Notre saint pere contend a ravoir ce


,

que iceluy a surprins sede vacante. Le viceroy a tenu ces termes


aussi Jay bien donne a entendre
service

et

au due de Ferrare que desirez fort fere

au pape. Le due de Sesse vouldroit negocier plus subtillement. Quant a moy, il me samble quavez tant affere dupape^ que devez
et luy

avoyr sa vraye amytie


SI

complaire

le

plus que pouhez: car

il

est

PRCDENT QUIL NE SE FIERA EN VOUS SIL VOIT QUE NAYEZ PIANGE EN LUY ET QUE VOUS NE LUY coMPLAiSEZ. A Bologna Viene grande-

RASSEGNA
,

DI LIBRI

135

mente festeggialo dal Vescovo di Fola vice-legato. NeirAppennino a Scaricalasino vede il Ramazzolto conosciuto nella Storia dell'Assedio di Firenze
,

che

ivi

t'a

costruire
,

una chiesa
e

e che egli

chiama

uno

dei primi capitani di fanteria


les

che

si

dice

Imperialissimo.

Firenze,

gens de bien^ vengono ad incontrarlo, del pari che la


,

famiglia del Cardinal di Cortona

legat de Toscane et corame gou-

verneur de Florance. Essendo andato ad alloggiare nelle case de' Medici


,

Vhostel de nostre sainct pere, dal Cardinale ricevuto a pie


;

della scala e condotto alle sue stanze

alcuni

della

Signoria

ven-

gono a vederlo
Irucci,

come pure

gli

ambasciatori

Sanesi

e Fabio

Pe-

On dall'anno precedente fatto capo di quella Repubblica per opera del Papa e del Duca di Sessa. Delle dissensioni di Siena discorre molto. Prima di entrare nella citt, viene incontrato da
Francesco
la

di

Camillo Petrucci, stato capo della Repubblica dopo

morte del Cardinal Raffaello (1522) , e che desidera tornarvi ; mentre molti gentiluomini della citt, qui corame je croy^ auront
^

suyte de la pluspart dicelle cyte, vorrebbero

senza partecipazione dei Petrucci. Malgrado queste fazioni


basciatore crede l'opinione favorevole all'impero.

un governo pi largo, 1' am,

Fabio procura
finora
il
il

molli amici e d

mano

forte nel
il

governo, senza che

abbia

ricorso a violenze: mais

nest point si aspre

comme

debvroit au

fait de justice criminelle. Intanto desidera

restringere
l'

governo in

minor numero
di

di

persone, avutone anche


Di

avviso dell'Arcivescovo

Capua,

e (si crede) del Papa.


,

Francesco Petrucci nessuno


ortutti

vuol sentir parlare

a cagione delle crudelt e delle uccisioni


di

dinate da lui e dal Cardinale suo fratello. Alla preghiera

que jeusse mis ordre de par votre majeste en


,

leur affere, il De Pleme ricusa aderire allegando di dover prima abboccarsi col Duca di Sessa, lequel a faict de maniere que nul partie se contente de luy. Non si potrebbe restringere 1' autorit di Fabio senza incontrare il dispiacere del Papa del quale egli ha sposata una parente; mais aussi quant il se pourtera autrement quii ne doit il est a vous
, ,

le

chasser hors a votre plaisir.


si

Quanto

all'

asserzione
,

del

Vicer

che da Siena

caverebbero 25 mila ducati

F Inviato osserva quii

ny a homme qui presente ung ducat. A Viterbo incontrato dal Gran-Maestro di Rodi e dai suoi cavalieri , che gli raccomandano
gli

affari di
si

Malta. Del Conte della Mirandola

grand amy du conte

de Carpy,
narsi a

lagna per aver esso falsate


,

le

monete. Al suo avviciil

Roma

il

Papa

gli

manda

incontro

datario Giovan Matteo

136
(

RASSEGNA
] ,

DI LIBRI
),

Giberli

e poi Giovanni

Delle Bande Nere

ed Alessandro
(1);

de' Me-

dici,

che lo conducono

alla

vigna

di

Nerone

Clemente vuol

ch'egli faccia un'entrata solenne; la quale terminata, je fus salue

daustant de trompettes

et

menestriers quii est accoustume davoir dele

vani la

chasse Saint Romhault

jour de

la

Car messe de Malines.


,

ammesso all' udienza del Papa al quale espone commissione come ha autorit di trattare sotto gli aola sua una tregua da essere seguitata dalla pace colla spicj di Clemente
Dipoi r Inviato
: , ,

Francia

d' intendersi
il

per

ci

anche

coli'

ambasciatore inglese.
,

De Pleme dimostra poca speranza Ma di tal ambasciatore di Francia na nulle inclination a Carpi
pace
sans cesse machine
et

e
la

il

Conte

di

paix, ainsi
le

practique la guerre
si

et fere
,

amis pour
al

roy

Francois. Nel caso che non


di
et

concluda nulla

accenna
,

rischio

dover far tornare

le

sue truppe in Lombardia


,

ou

les

Espagnolz

autres se trouveront sans paiement


le

et feront
,

tant de
le

maulx que

tout

peuple que a este bon pour

vom

desirera
Suisses

retour des Fran-

cois en Italie: et si les

Francois ou

les

se

joindront avec

eulx pour chasser vos gens hors de Lombardie. L' aspetto delle cose
in

quanto

alla spedizione di
11

niente favorevole.
(

Borbone e Pescara in Provenza non Be Francesco partito da Lione per Vienna


,

nel Delfinato

con molti

fanti

e uomini d'arme

e v'

ha luogo a
,

credere che egli fra poco

avr riunita une

bonne grosse armee

mentre quella
ficolt

dell'

Imperatore minacciata
:

di trovarsi in gravi dif-

per mancanza di viveri e di danari

Vous avez de bons ca-

pitaines, mais je ne scay sils se trouveront

dung accord. Jay


lieu

escript

au Marquis
puist retirer

de Pescayre et a Monsieur de Beaurains, que votre in-

tencion est que votre armee ne soit mise en


,

dont

elle

ne se

ou

elle

pourroit etre constraincte de combattre a son

desadvantaige.

Questa scrittura importante

giacch in esso ravvisiamo un

uomo

di

stato avveduto e per Io pi

buon osservatore

delle condigli

zioni d' Italia.

Era quello

il

momento che dovea veder nascere

avvenimenti
alla

quali fermarono le sorti della Penisola dal 1530 sino

guerra della successione Spagnuola. Di gi Clemente VII coai

minciava a vacillare e ad accostarsi


cercavano
di

Francesi

suoi oianeggi
a

disporre principi e

stati Italiani

contro

Carlo

(I)

Suppongo che
i

parli di quella parte del

Vaticano dove anticamente

erano

giardini di Nerone.

RASSEGNA
menlrcch
travasi,
1*

DI LIBRI

137

avendo

armala Imperiale, assediala inulilmenle Marsiglia, rialle spalle lo slesso Re, il quale nuovamente scen-

deva in Lombardia.

Una
ci

lettera di Carlo

di

Lannoi

Soursir

(?)

5 Dicembre 1524) grado

moslra Francesco all'assedio

di Pavia.

mal-

de' felici successi

dapprima

oltenuli

il

Lannoi predice che


il

gli affari di

quel monarca avranno mal


etes bien

fine.

Raccomanda

Leyva:

Sire, vous

tenu a Antoine de Lene; y a bien servi a la


le

defension de Pavie, e ne fey doute que ne

reconnoissez.
:

Vous etes

GRAND, ET PLUS QUE vos ALLIEZ NE vouDROiENT VOUS me pardouneallusione al Papa e allo Sforza rez de ce que vous en dis.

chiara.

Il

25 Febbraio 1525
devant Pavie,

Lannoi

du camp

la

ou

le

Roi de
la

France
vittoria
:

etoit loge

annunzia

all'Imperatore

gran

Nous donnames

hier la bataille, et plut a

Deu vous donner


de France pri-

victoirCf laquelle fui suivie de sorte

que avez

le

Roy
,

sonnier
del

et

luy en mes mains. Parla poi dei grandi servigj di Borbone,


,

Pescara
,

del

Leyva

raccomanda

Carlo

tanto

in

questa

lettera
il

quanto

in

una seguente
,

scritta la sera del


,

medesimo giorno,
,

Marchese del Vasto


Frundsberg, Marco

il

conte di Ginevra

Alarcone
,

Giorgio d

di

Sittico (di

Hohenembs
altri.

stipite degli

Altemps
di

di

Roma),
:

il

Conte

di

Salm ed

Al

Davalos propone

dar

Carpi

pour

les

desservices que ledit conte de

Carpi vous a

fait, sera

bien den porter lapaine; al Leyva Novi nel Genovese; ad Alarcone

alcuni possessi di Casa Orsina nell'Abruzzo. L'Imperatore


fece nulla.

non ne
durante

Veniamo ora
le

alle

lunghe e implicate

trattative di

pace

quali Carlo

si

studia di approfittare quanto


(

pu

delle prospere

circostanze. L'arciduca Ferdinando

Innspruck, 14 Marzo 1525),

che allora avea da fare col Duca


dell'

di
d'

Wurtemberg

messo

al

bando
Fran-

Impero

e con alcuni ribelli


(

Ungheria sostenuti dai

cesi e dal ni
)

Turco

nomina

particolarmente Cristoforo
la

Frangipa-

vuol invadere quanto prima


,

Borgogna. Ausurplus, Monsei-

gneur
avec

veu que

ledit

roy de France est en vos


:

mains joinctement
conseiller
,

les

plus grans de son roy anime


jestois saige assez

je ne scay que vouldrez faire ,


,

mais

si

pour vous bien scavoir


telle

il

me

>emble quii ne fauldroit perdre une


votre bonne fortune
,

opportunite

ains poursuyr

et faire

de sorte que ledit roy de

France ne
per
indebo-

ses successeurs aient la

puissance
si

a vous ne aux
dell'
;

aufres cy apres

parler dommaige. Molto


lire la

spera

assenso Inglese
lo
fa

Francia. Lo indica l'Arciduca


Ap. Voi. n.

conoscere Carlo nella


18

138
lettera scrilta

RASSEGNA
da Madrid,
il il

DI LIBRI
al

26 Marzo,
Luigia
di

suo

inviato

presso

Enrico Vili

Signor de Prael. Parlando delle trattative comin(

ciate dalla reggente di Francia


la

Savoia

che

desidera
lui si re-

pace, dice desiderarla

egli

pure, volendo per che a


,

stituisca ce

que justement nous apper tieni

che

si

abbia riguardo

ai diritti del

duca

di

Bourbon e

degli altri suoi alleati. Perci

non
Vous

vuol disarmare,

ma

essere pronto
e al Cardinal

a continuar

la

guerra.

leur direz (cio al

Re

Wolsey

il

quale era gi poco


notre

contento del contegno di Carlo a suo riguardo) aussi, que


intencion
nesl point de nous desarmer
,

aucunement

ny en aucun

quartier de pays
frere se desarme

ni aussi entendons que ledil Seigneur roy notre

ains plustosl desirons et lui requerrons quii face

(aire toutes ses apprestes necessaires a la guerre

pour en

(aire
ce

le-

secution

au

reffuz de la

diete

paix

du quel

reffuz

ou de
et

quen
,

sera vous serez adverty par lesdict Seignor de Bourbon

viceroy

comme
et

dit est.

Car

ce ne serait fait

sagement de

se

laisser

abuser

passer ceste bonne fortune soubz fiance des

belles et

doulces pa-

rolles des

Francoys
le

lesquels ne faisons doubl nous entrectiendront

en

delay

plus quils pourront,


et

esperants

cependant

reprandre

alaygne (haleine)

gaingner temps.
,

Va Quo
per
la

a proporre che l'In-

ghilterra cominci subito la guerra

quale

promette

ogni

aiuto di gente e di viveri. Mentre cos cerca d'indurre quel Be a


far con lui causa comune, continua a trattare, per mezzo del Signor di Beaurains colla reggente e col Re prigioniero. Lettere di Lannoi Milapo, 20 Aprile) confermano l'Imperatore nel suo proposito: se non si ha la pace, il vous faut bien assurer da roi Dan, (

glelerre

et faire

provision dargent pour venir a chef de votre


(

affaire.

JJa Pizzighettone

3 e 6 Maggio

il

medesimo annunzia

a Carlo

la partenza di

col

Don Ugo Moncada gi prigione e contraccambiato Monimorency), che viene a parlargli da parte del re Francesco. Da Villafranca (10 Giugno), Lannoi scrive, come conduce il suo
(

prigioniero

in

Ispagna
della

il

17 annunzia

il

suo arrivo
idea di

Palamos.
viaggio

Le

espressioni

lettera

dimostrano

l'

questo

esser nata nel solo vicer. Sii plait a votre majeste, vous

drez a tonte diligence ce quii vous plait que je fasse,


plaise que

me manetou il vous
la poste vers

vous

mene le roy ou sii vous plait que pour vous avertir des raysons pourquoy
,

voie
le

par
et si

vous amenne

comme

crois vous plairont si vous avez vouloir a la

paix,

vous desirez

fair la guerre, vous en ferez votre bon plesir.

Et selon mon petit

RASSEGNA
avs,
il

DI LIBRI
cel eie, de se

130
hater
:

seroit tems

sii

vous plait (aire guerre

car

votre armee de Italie vous coutte beaucoup a entretenir

vous

savez que vous leur deviez huit cent mille ecus,


le

comme avez vu par


31 Lu-

conte que vous a porte figueroa. L'Imperatore (Toledo,


)

glio

scrive iiitanlo all'Arciduca


,

avere mandato salvocondotto alla


i

duchessa d'Alengon
la

ed aspettare
il

plonipotcnziarj di Francia per


,

tregua

Lannoi

quale arrivato col Re a Santorias


(

annunse-

zia

(5 Agosto) come questi plenipotenziarj


si

D'Embrun
la

e Bryon)

sono per istrada. Intanto Enrico Vili non

mostra disposto a

condare
Francia
dell'
;

desiderj di Carlo e a cooperar con lui per

rovina di

l'equilibrio degli stati europei minacciato dalla


la

grandezza

Imperatore, era

ragione movente: v'avevano luogo per motivi

personali, ed anche d' interesse pecuniario. I dispacci del

De Prael
fallili
i

(Lione,

13

15 Ottobre) fanno conoscere

come sono
avverte,

disegni dell' Imperatore. Parlando della sua missione presso la reg-

gente, che allora a Lione soggiornava.


cessione
della

De Praet

come

la

aura grosse diffculte mesmement les estatz de ce royaume et croy que pour henvie que madame la regente a de ravoir le roy elle y consentiroit si ne tenoit que a elle. La pace tra Inghilterra e Francia pubblicala 1' avere il re EnBorgogna
, ,

rico mandati per trattarla

due

Italiani

Mcsser Gregorio Casale e


nascere
sospetto

un uditore

della

camera

apostolica,
le

fa

che

di

nuovo

si

vogliano complicare
diffidare, e
soit

cose d'Italia.
di

Dell'Inghilterra,
,

dunque, convien
sicurarsi di lui
;

prima
de

liberare

par

la voye
il

force

il Re bisogner asou de bonne et estroite

alliance

que a ladvenir

ne vous puist nuyre ou malfaire.


,

ISel
la

dispaccio poi del

Novembre

l'

ambasciatore osserva

come

Reggente che gi cominciava a trattare col Papa e coi Veneziani


si

fa

forte dell'alleanza inglese,


in prigione piuttosto
si

dichiarando che

il

Re suo
:

figlio

morirebbe
gl'interessi

che cedere

la

Borgogna

ma

che

potrebbero conciliare per via di malrimonj. Di nuo-

vo accenna alla necessit o di rendere


selo

faril Re debolissimo o di buon amico. L'Inghilterra per fare intrighi a Roma: di Papa Clemente non e' da fare verun conto malgrado le belle apparenze d' amicizia da cui soprattutto dopo l' affare del Morone
,
, ,

era stato tentato

il

Pescara.

Quando
,

in* Italia

si

vedr

en quelque

pari la chose en transle, non c' da sperar quiete.


rara volendo portarsi in Ispagna
dotto por la Francia.
Il

Il Duca d Fernon ha potuto ottener salvocon-

Papa ha intromesse segrete pratiche

coi

liO
Veneziani
,

RASSEGNA
il

DI LIBRI
morire
(

marchese
,

di

Pescara per

egli

mori

il

25 Novembre 1525)
Francesco Sforza
peratore risponde
)

l'assedio del castello di Milano (occupalo da

continuato debolmente degli Imperiali. L'


(

Im-

Toledo

milioni di riscatto,
di

ma
,

20 Novembre) Francesi offrono tre pretendono alla Borgogna in qualit di dote


, :

Madama

Eleonora
,

che

si

voleva sposa

del

Re.

Nous

leur

avons repondu
baille
et

que

liberte dudit

seigneur

Roy ne
et

sera point

que nayons premier la possesson dudit duche


la

appartenances
ni baille

que

ou avons

le

droit si clair, ne falloil nul arbitre

hostaiges de notre part. Ai primi di

Gennaio

V esatta data man-

ca) 1526, Carlo scrive al

per concludere
il

la

pace, e che perci

Re, che consente ad abboccarsi con lui gli manda il conte d'Egmont;
la condi

9 Febbraio annunzia alla governalrice dei Paesi Bassi

clusion de la

paix (Trattato
,

Madrid, 17 Gennaio) quejay prinse


beaufrere.

auecq

le

roy treschrestien

mon
le

Et

je espere

quelle

sera commenchement par ou

pape

et

tous princes et potestalz se

enchemineront
prinse contre

et
le

guideront pour par ce moyen entreprcndre lenire-

Turcq

extirper
,

Ics

heresies

que par noz pechiez

dieu permect en la
justice
,

chrestiennele

lenir toute jcelle en bonne

paix

et

quy sont les choses en quoy je desire de tout moncceur men employer pour maquiter en la charge quii a pleu a Dieu me donner.

Et vous asseure
SE EXECUTENT.
Savoia
,

Madame

que a moy ne tiendra quelles ne


Luigia di
pare
la

Il

16 Febbraio, l'Imperatore saluta

Madame ma
di
,

bonne mere

annunzia
per

la

prossima
,

tenza della Regina sua sorella per

Francia. Lannoi
ivi

che aveva

avuto r incarico
ostaggi
i

condurre
scrive da

il

Re

al confine
il

ricevere
:

come
non
verifi-

principi

Vittoria

3 Aprile
I

egli
si

per ora sicuro dell' andamento della cosa.

suoi timori

cano

in data del d

7 annunzia che
est

le

roy de France prend delay


,

a
le

faire ce

a quoy

il

tenu vers F.
devoit venir
agli

M.
a

de coy
la

il

me

deplet

pour

bien que

esperois qui

chretienle
;

de

la

paix
que

dentre vous deux.

E quanto
vous
le

affari d' Italia

Votre

ambassaavis
,

deur

De

Praol

escrit

amplement aussi de son


et

devez appoincter avecques


diffidence

pape

potentats Ditalie

sans montrer

du roy

de France.

Ma
Lega
di

era di

gi troppo tardi.

Siamo

giunti a quella

Cognac, come molle

altre detta
;

malaugurata Lega santa, ma poi chiadisse che

mata Lega funesta al Pontefice della quale a ragione si non fu mai lega tanto formidabile nelle apparenze come

essa

RASSEGNA
che a tanto male riuscisse
basciatore
in
(1).

DI LIBRI
,

141

Lannoi

il

quale trovavasi
(

come amche
certo

quella
di

citt

col
),

Moncada e De Praet
16 Maggio
(sei giorni

non mancavano
Irattato di

perspicacia
il

affine d'insistere sulla ratifica del

Madrid, scrive
la

prima che

Clemente VII, temendo


in Italia,

troppa preponderanza

dell'Imperatore

concludesse r accordo colla Francia, coi Veneziani e collo


nei seguenti

Sforza
voiis

termini

Sire

je

nevois apparence

que lon
vous

rends Bourgogne, de quoi

il

me
et

deplet; et plut a Dieu


la raison
le

que toutes
ie

choses fussent ben

accompUs comme
,

voudroit, Sirey

supplie bien penser a votre affaire

vous respondrez ce quii vous plet

que nous faisons aussi hater


lie

lalee de

Don Hugo, car

les affaires

de Itaaffaires

ne se peuvent pas soutenir sans brief remede. Sire,


ici.

si

les

vont a la longue.je ne vous saurois de rien servir

le vous supplie
,

treshumbement me vouloir donner conge daller a Naples


faires et pratiques
telles

car

les af-

du pape, Angleterre

et

France

et Venitiens, sont

quii est bien besoing que les affaires de Naples se remedient.


et
i

Sire ,je vous supplie de rechef, avoir tost de vos nouvelles,


de ce

ordre
timori

quavons a
,

faire.

Dal

modo
di

di

scrivere

si

conoscono
;

del Vicer
il

il

suo desiderio
la

tornare in Italia

torto.

Tre giorni dopo


,

conclusione della
l'

n pu darglisi lega che non gli era


,

peranco nota
di

egli

ringrazia

Imperatore del
si

permesso ottenuto

portarsi

Napoli, mentre
,

lagna del vano esito delle trattavois apparence, dont

tive.

Quant a Bourgogne
,

je

ny
ie

Urne deplet,
et

et

en ait tanl de regret


,

que jen sens ce quun bon serviteur doit


que

sentir

et

plut a Dieu

ne

ait plut

a V. M. de

men
noto

avoir deporte

men fusse jamais mele comme par plusieurs


,

quii

fois

je

vous suppliai

a Tolede.
gli
fa

Non
di

senza spirito

la

risposta

data al

Re

il

quale

aver

avute cattive notizie


II).

della salute

del suo

figlio

d'Orlans (Enrico
estoit

le

lui

repondis que lair


le

Despagne leur
fait

contraire , et quii vous devroit complir

traile

a Madrid afin de reprendre ses enfants avecque


Davanti
ai

la reine.

nostri
;

occhi viene a scoprirsi


s

un laberinto d'odio,

sissimi intrighi

un laberinto

fattamente avviluppato

che oggi
s

ancora
bujo
,

mentre

la luce della critica

rischiara in parte un

gran

temiamo

talvolta di smarrire quel filo

che pur

ci

guida at-

traverso le latebre di

una

politica

da ogni parte pressoch infame.


:

Ugo de Moncada
(ij

tornato in Italia

da Milano

Giugno
ec.
I.

egli

Gino Capponi, Appendice all'Archivio Storico Italiano

475.

142
scrive a Carlo,

RASSEGNA
come
sia

DI LIBRI
di

gran bisogno

non lontani provvedimenli.

Il me paroit que cette affaire comprend trois poinfs : le premier sequi regarde le due Francois Sforcia et roit de complaire au pape
,

comma
donne

il

le

demande

et

en ce qui concerne

le

due de Ferrare

et

(r)

quelque raison apparente de la venne de V.


le

M.

en Italie;

autre seroit de saccorder avec


veoir avec promptitude
dici
,

roy de France;
,

et

lautre de pourest avertie

aux

affaires

dont votre majeste

de
f

meme que
sans
le

de por ter

un prompte remede en
et
elle

ce qui concerne

larmee

differer
le

davantage

avec la celerit quii convieni


reussira selon ses desires.

ne doutant pas quen

faisant ainsi
,

Quand

je serai a

Rome

jentendrai la volonte

du pape
et

et

les

mouvemens de guerre
les affaires

et les nouvelles de

France

jentretiendrai
ait

autant que (aire

se

pourra, jusques a que lon


et

re-

ponse sur ce que lon vous ecrit


majeste.

quon saura

la volonte

de

votre

dal
di

Da Granata (11 Giugno) T Imperatore risponde alle lettere Moncada scritte da Vittoria e da Cognac, incitandolo a cercar terminare le trattative col Papa il quale non si era ancora sco,

perto avversario deciso

per

indi

poter

concludere

l'affare

con

Francia.

A guadagnar

il

Papa

e Venezia,
l'acoll

Carlo

si

mostra disposto
di

a cedere su molte quislioni.


la restituzione dello Sforza
,

D
qu
il

al

Moncada

promettere

es la

principal diffcultad; con constata

dizione per d'indennizzare

Borbone, a cui era

promessa
vo-

rinvestitura di Milano, e con color de justicia.


lont del

Vuol

fare la
, i

Papa per
,

napoletani

ec. ec.
,

Duca di Ferrara beneficj Nel caso per che Sua Santit non volesse \enir
ci che riguarda
il
,

a conclusione

o che cercasse dei sotterfugj

ovvero che

si

sco-

prisse voler concluir con otros que con wos, bisogner servirsi dei

Colonnesi

ed assicurarsi dei Sanesi.


all'

11

cardinal

Colonna ha

fatto

sapere segretamente
contro al Papa
,

Imperatore

essere pronto a
,

muover Roma
Carlo
rice,

e a far nascere tumulti a Siena

a Firenze ed in

alcune terre dello stato ecclesiastico; proposizione da


vuta con ringraziamenti per la

buona volont

del

Cardinale

al

quale

si

promesso segreto

avviso.

zato a intendersi coi Colonnesi, se


del

Don Ugo vien adunque autoriznon si pu guadagnar T amicizia

Papa.

Non c' bisogno


formalmente
gli

di

dire con molte parole

come Clemente, rim,

proverando r Imperatore dei modi da esso


la
(

tenuti

gli
) ;

annunziasse

lega

Doc. 92 del nostro volume


,

come Carlo

rispondesse

Granala

18 Settembre, doc. 94

offerendogli nuo-

, ,

RASSEGNA
vaiueule
velati
di

1)1

LIBRI

143
comtituti

far pace generale: et


,

cum a Deo simus ambo

luminaria duo magna

orbis

terrarum

demus operam ut per noi illustretur neque per nostrum dissidium oriatur eclypsis ; cobarbarisy
si

gitemus de universa republica, de pro/ligandis


et

de

sectis

erroribus comprimendis
,

vane parole quando

mettono a con,

Ironlo dei rimproveri


sciolto dal prestato

contenuti nella
il

giuramento
aver tentato

medesima lettera Re Francese, di aver

avere
al-

fatta
,

leanza con lui

di

fomentali

g'

intrighi

corrompere il Davalos dello Sforza. Sappiamo come frattanto


di

di aver
il

Mon-

cada, corrispondendo alle intenzioni del suo sovrano, costringesse


('temente a cercar rifugio nel castello e a far accordo
(1):

qui tro-

viamo poi, come l'Imperatore scrivendo


ricorresse al futuro Concilio

al Collegio de' Cardinali


,

mente Clemente
In

ribattesse le accuse

(6 Ottobre, Doc. 95 ) e come Analdategli da Carlo (Doc. 96).


,

mezzo a

cos

gran

conflitto delle cose d* Italia

le

quali non po-

terono non avere azione sugli affari politici e religiosi della

Ger-

mania

vennero

afflitti

da nuovo turbine

di

guerra ancora

confini

orientali della cristianit. Nelle

pianure

di

Mohacz
:

sulla
il

Drava

Solimano distrusse (29 Agosto) l'esercito ungarese


Lodovico
al
II

giovine re

trov la morte nell'onde di quel


i

fiume; Buda mand


dell'arciduca Ferdi;

vincitore le chiavi delle sue porle; sulle corone di

diritti

nando

Ungheria e
di

di

Boemia vennero contrastati


,

quelli dal

Zapolya

vaivoda

Transilvania
;

a cui prestavano fadi

sore Francia e Papa e Turchi

questi dal

Duca

Baviera
s

che

aspirava anche alla dignit di He de' Romani. Tanti e

gagliardi

erano

contrasti che ad
!

casa di Ilasburg
iato

un tratto minacciavano la grandezza della Tanto pi ammirabile l'energia che da ogni


,

spiegavano Carlo e Ferdinando. In un anno soltanto


s

quegli

vide dispersa la formidabil lega di

gran parte d'Europa; mentre


,

questi assidevasi sui troni di


colla politica conquistati, e

due regni

non meno che


in

colle

armi

che d'allora

poi

rimasero indivisi
scrive
,

nella

sua discendenza.

Dalla citt di Granala (30

Novembre 1526) l'Imperatore

all'Arciduca, promettendogli ogni aiuto nelle cose d'Ungheria


ostante la penuria del
tesoro

non-

[javoye pourveu et envoye en Italie

(i)

Documenti

di Storia Italiana,

copiali

da

Giuseppe Mulini.

Voi.

'

12

144

RASSEGNA

DI LIBRI
,

jusques aa dernier ducat de largent que javoye

desorte que lon ne

meust sceu prendre a (emps plus despourveu que maintenant); ammonendolo per di condursi colla maggior cautela e di far tregua
,

quando sia possibile. Et quant a ce que mescripvez et conseillez de a mon honneur et pro/jHt faire appaine tement avec le roy de France gaingner le plus dalliez que pourray et tacher de rompre la lighe Ditalie je vous asseure que jusques a ceste heure Jay fait tout ce que a este possible pour a cela parvenir. Lo ringrazia d' aver mandato in Italia il Frundsberg nella di cui venula molto si confida mentre Lannoi si imbarcato pel Regno con
coi

Turchi

circa diecimila uomini

Spagnuoli e

Tedeschi.

le

ne

fais

nulle

doubte questes bien jnforme de tout ce quest succede


pillage de leglise et desplesir

en

Rome au
le

du

palais

da pape. Jay
a
este fait
,

dit

au nonce

grand

que jay de

ce que en
tei

et que lon ait donne loc-

casion a mes gens, que


satisfaction et

desastre soit advenu.


,

Et pour plus grande


tnon

donner raison

comme

tei

pillage a este contre

intencion et volunte (/), iay despeche Cesar Feramosca deoers


sainctete
,

sa

par luy ay escript mes justificacions en cest affaire. Et davantaige pour me metlre en plus que devoir de paix envers Sa Sainctete je luy ay escript par ledict Cesar une lectre de ma main de la quelle vous envoye copie avec cestes par ou entendrez tout ce que touchant cest affaire se pourroit dire. Quale credenza meritino queste proteste ce lo insegnano le lettere di Carlo medesimo. Frattanto la gran catastrofe di Roma si va preparando. Il Fieramosca
et
, ,
,

Ferrara

4 Aprile 1527
gli

con dispaccio assai minuto, rende noli


in Italia sin dal di
,

all'Imperatore
naio
,

avvenimenti succeduti

20 Gene col

giorno del suo arrivo a Gaeta col Vicer


:

col

Moncada

generale de' Francescani


armistizio e trattato
di
(

il

suo viaggio a
la

Roma
sua

per concludere un

15 e 19 Marzo);
S.
il

andata all'esercito

Borbone

accampato a
di

Giovanni nel Bolognese e ammutinato


rifiuto delle truppe
di

per mancanza

paghe

riconoscere la

tregua dal Lannoi

fatta col

Papa

l'

impotenza e malattia del Con-

nestabile, e la marcia dell'esercito verso Roma (31 Marzo). Larmee marche sans ordre et avec beaucoup dardeur vers la Romanie: plaise a Dieu dy vouloir mettre la main afi quils eussent une bonne
fin
;

ce que je

ne prevois pas. Questo


:

nembo

cos minaccioso

doveva

scaricarsi sull' infelice citt

il

giorno 6
(

sacco di Roma. Trovandosi a Siena

Maggio vide V orrendo 17 Maggio il Lannoi manda


)
,

RASSEGNA
air Imperatore, per

DI LIBRI

145
Ourant, un rapporto
alla

mezzo

del suo segretario

fedelissimo su quanto, dall'Ottobre precedente sino

presa

di

Roma, era

in Italia

accaduto

(!].

A malgrado
sto)

di questi successi,

gli

affari

dell'Imperatore
(

non

presentavano un aspetto troppo florido.

Da Milano

Luglio - 4 Ago-

Antonio da Leyva

fa al

suo principe una descrizione importante


,

del pari

che dolorosa delle condizioni della Penisola

dove tutto mi-

nacciava rovina; dei movimenti degli Svizzeri e dei Francesi, che

preparavansi a nuova guerra


cito. Ceite

e dell'anarchia insinuatasi nell'eser-

armee

se conduit

mal: lon diroit plus tot une armee da,

venturiers que celle de Votre Mayeste


lent.

parcequils font ce quils veulle

Les capitaines ne

la
il

peuvent faire agir quand ih


le

veuillent,

mais seulement quand

leur plait de

faire; et

il

me

semole plus

que raisonnable, que votre mayeste doit prendre

un

autre arrange-

ment avec
cien deu
,

cette
et
les

armee, en leur payant ce quon pourroit de leur an-

engager a sen contenter


possible
:

en ajoutant quelque chose

de plus

sii est

et

faire ensuite

un nouvel arrangement
retournes en

parceque autrement Votre Mayeste ne sera jamais bien servie. Sils


avoient obei lors que
bardie,

Rome

fui pris
toute

et sils etoient

Lom-

comme

il

convenoit,

Litalie

appartiendroit

a votre

il ny avoit des vivres suffsants dans les villes des Vepour sy maintenir quinze jours et ils nauroient ose se tenir en campagne: de maniere queje dis quii est necessaire de prendre une resolution avec ces gens la soit quon fasse la pais ou la guerre ; car

mayeste; car

nitiens

en cas de guerre , lon ne feroit rien qui vaille avec ces gens

les laissant
les

sur

le

pied actuel, et en temps de paix

ils se

tiendroient dans

pays
paiat

de votre mayeste et nen sortiroient point,


ce

a nu)ins quon ne
il

les

quon leur

devroit. Voila, ce

me

semole, ce quii convieni de faire

avec linfanterie espagnole; et agissant ainsi avec eux,

y aura moins

a faire avec
Buchholtz

les

autres.
,

Pietro de Vcyre
il
,

mandalo da Carlo
)

al

Lannoi

Istruzione presso
(

III
)

97

comincia

il

suo rapporto

Napoli

30 Setil

tembre 1527
Dieu
teur
,

coir esporre

come

il

Vicer mor in Aversa

d 23.

veuille avoir son


et

ame. Votre Mayeste y ast perda ung bon servimerveilleusement hors de seison: car les affaires de pardesa

sont en

si tres

mauvais ordre qui nest pomble de pis

sa graie ne remedie a vostre mayeste

par

le

; et si Dieu par moien de quelque bonne

(i)

Se ne legge un estratto presso


Ap. Voi.
II.

il

BucchhoUz,

III, 0.

19

146
,

RASSEGNA
si

DI LIBRI
Il

pais f jei grant peur pour parler a la ver ite.

Papa sempre

rindi

chiuso in castello:

dice che

il

Duca
a

di

Ferrara ha intenzione
il

condurlo via;
delle

egli si rifiutato
si

prendere

comando generale
Il

armi imperiali, e

accosta ai Francesi.

cardinal Colonna

sospettalo d'intrigare coi Tedeschi, nella speranza che essi

ama

mutinati uccidano
Gaeta.

il

Papa

mentre Aiarcon ricusa


il

di

condurlo

Da ogni parte manca


il

denaro

tutto nel

maggior disorGrange. Avendo


il

dine

marchese del Vasto

geloso del principe d'

saputo

la

calata del maresciallo di Lautrec in

Lombardia,
imperiali

Papa

brave et fest du mauvais.

Non
di

e'

da sperare fuorch nella pace.


tra
i

di

Non trovando pi d'ora innanzi


Lannoi
,

ministri

Carlo

non voglio cessar

nominare un uomo

di tanta influenza

sulle cose d' Italia senza osservare che le molte lettere che di lui leggiamo, ne danno un concetto vantaggioso, dimostrandolo pieno di zelo per la causa del suo sovrano e di buona fede pi di quello che in molti altri ci avvenga di trovare. Se le sue trattative a Co,

gnac
darne

e a
la

Roma non
colpa a lui,

partorirono

gli

efl'etti

desiderati,

non da
che
a
lui
filo

ma

alla forza di

non era dato


storia
,

di signoreggiare.

avvenimenti
il

Per riprendere ora


in

della

vediamo Clemente ricoverato


del
,

Orvieto

Lettere

gratulaI,

torie di Carlo,

Burgos 22 Novembre. V. Lettere dei principi,

HO.

V. Risposta

Papa
l'

11 Gennaio 1528

).

Dopo

dichiarata la guerra
(

colla Francia

Imperatore richiama Niccol Perrenot


(

suo ambasciatore

Burgos
1

15 Febbraio.
,

Granvella

Rapporto del Perrenot

sulla sua udienza di

congedo
,

Parigi 31
) ;

Marzo

10 Aprile. Vedi
col

Papiers (FEtat de Gr.

350
,

scusasi

nuovamente
ibid.

Papa
,

della

sua prolungata detenzione


credita presso

cagionata dalla morte di Lannoi


il

e acprin-

Sua Santit

Moncada

20 Febbraio
sui

).

Il

cipe
tore

d'
(

Grange, nominato
,

a vicer di Napoli,

manda all'Imperamovimenti
ritirata

Troia nella Puglia

20 Marzo

un rapporto
frastornare
il

dell'esercito
il

dopo

la

partenza da

Roma,
non

e sulla marcia di Lautrec;


la di

quale poi commise

lo sbaglio di

quest'esercito da Troia a Napoli.

Vediamo
gli

Principe, assediato in

Napoli dai Francesi, rappresentare a Carlo (14


mit a cui trovasi ridotta
la

Giugno)
nemico,

l'estrela

citt

sforzi del

mala
parte

contentezza del Doria pel rifiuto dal re Francesco fattogli di Sa-

vona

vantaggi che procaccerebbe


,

il

passaggio

di lui alla

imperiale. Je croy fermement


di dargli

que

si

vous lassurez de ce point (cio

Savona)

et

de la liberte dudit Gennes, et payer la souldee

RASSEGNA
de ses galeres
ce
,

DI LIBRI

147

avec quelque promesse de lui faire quelque ben en


principato di

royaulme

il

MelG ancora
estes.

nella famiglia
,

quo

voits le
il est
,

pourrez avoir pour vous. Vous scavez


et

Sire
,

quel
Sire
,

homme
ne vou-

la necessite

ou vous

Je vous supplie
,

loir refuser riens quii

vous demande
,

car jamais chose ne vous vini

tant apropos que cesi accord

sii

vieni a bien.

Non ho da
altre

ripetere,

come questa nuova spedizione


incominciata
,

dei
al

Francesi
pari
)
,

con prosperi successi

andasse a
di

vuoto
(

di
il

molte

come
di-

dopo

la

morie

Laulrec
(

16 Agosto
)

Principe d'Orange
di cos

strusse ad Aversa

30 Agosto

miserandi avanzi

podedi

roso esercito.

La

lettera scritta al re
(

Francesco
I,

dal
),

Marchese

Saluzzo moribondo

Append. all'Arch. Stor.


quei tempi.

kk9

un documento

memorabile delF
Del 1528 non
Nell'Aprile
(

infelicit di
vi

sono altre lettere concernenti


?
l'

gli affari d'Italia.


,

Maggio
per
)

1526

Carlo

scrive
il
il

Papa Clemente

pre-

gandolo

d' aiuti

Ungheria contro

Turco. Stantech

in

quel

tempo
fedeli

5 Maggio
la
,

Solimano invadeva

regno
ad

nessuno facevagli
in
le

resistenza;
;

sacra antica corona dei

Re cadeva
essi
le

mano

degl'inIl

Buda

dopo breve difesa


,

apriva

porte.

di

26 Settembre

dalle torri di
il

Vienna vedevansi
al

tende degli Olto-

manni che coprivano


assediata la capitale.

suolo, e che Ano

14 Ottobre

tennero

Ma

ci sia detto qui solamente di passaggio.


sugli avvenimenti

Scusandosi

di
,

nuovo con Clemente


l'

degU

ultimi

anni passati

Imperatore la invila a portarsi nella Spagna. Tutto


Paesi-Bassi
tener
la
il

preparavasi per raccordo. La governatrice dei


(

scrive

Brusselles

26 xMaggio

che

si

deciso

di

congresso
in

Cambray

e prega l'Imperatore
si

d'indugiare
Il

sua andata

Italia, fintantoch

conosca l'esito di quello.


Il

29 Giugno ebbe
,

luogo r accordo Carlo presso


il

di

Barcellona.
,

Signor

De
(

Papa

d ragguaglio da

Roma

Praet mandato da 30 Luglio - 5 Agosto


)

delle disposizioni di

Clemente e

di quelle del

Sacro Collegio.

Il

Papa

ammalato

egli soffriva allora di dolori

colici

che lo astringevano

a dimettere per qualclie


letto: certes avec visage

tempo

le

cure del governo) lo riceve in

dhomme
la

qui a ete longuement mal dispose;

ed avendo espressa

la

sua contentezza pel matrimonio stabilito tra

Alessandro de' Medici e

Margherita d'Austria
Italia e

per la soprastante
ge-

venuta
nerale
,

dell'

Imperatore in

per la speranza della pace


i

presta giuramento di osservare


coli'

capitoli conclusi dal


il

suo

nunzio

Imperatore. Le cose

di

Firenze erano quelle che

Papa

148

RASSEGNA
li
)

DI LIBRI
Duca d'AmalQ
, (

aveva merveilleusement a cueur.

Alfonso Piccolo-

mini

era giunto per parte dell' Grange

il

quale aspettava l'ordine

di recarsi a

Roma

per disporre quant' era necessario a queir im-

presa. Clemente incarica V Inviato di abboccarsi col Cardinale Sanliquattro


(

Lorenzo Pucci
,

non fidandosi per

tale effetto del

Car-

dinal Salviati
II

troppo bene impressionato riguardo alla sua patria.


si

Pucci mostrasi partigiano dell'Imperatore, e solo

aspetta l'ar-

rivo del principe per venire alla conclusione. Col Cardinal


il

Cornaro
la

De Praet parla
la in
la

di

un accordo da
Ravenna

farsi

con Venezia

mediante

rinunzia che

Repubblica avrebbe
(

fatto dei
) ;

luoghi occupati nella

Puglia e
sperare

Romagna
,

e Cervia
l'

di

che

il

Cardinale

fa

possibilit

semprech

Imperatore non ritenga per s

medesimo il Ducato di Milano e l'Ungheria. La riputazione del Papa una volta cos grande sul declinare principali consiglieri suoi sono il Salviati ed il Sanga dei quali l' inviato non mostrasi troppo contento. Votre Mayeste scet quelle Sua Santit nest
, ,

en

felle

reputacion quelle

souloit,

Jacobo Salviati

et

le

Secretaire

Sanga sont deux qui soni continuellement entour de sa personne:


selon

mon jugement
affaires.

Jay veu plusieurs en

ma
est

vie plus dignes de

me-

ner grans

Le pape de sa nature
le

craintif, et ces
,

deux

pour

estre

hommes

de peu de cueur et desperience

et peutestre

non
dan-

tant affectionnes commilz en font


giers aucunnesfois

semblant
,

lui peignent des

ou

il
,

meure souvent
larchevesque de

irresolue

Capua
a

et par ainsi Sa Saintete decomme chascun voit. Si jeusse tei troupe il lo Schomberg era allora a Cambra y

nen a point

eust assez profite

ces affaires

toutefois

nous entretenons
,

lesdits

Salviati et

Sanga au mieulx que pouvons


i

et

leur

demonstrons
il

grant confidence. Tra

Cardinali

il

pi autorevole

Farnese

Le Farnesys a
mais depuis
sest

autrefois este guieres bon serviteur de votre mayeste

demonstre bon. Votre Mayeste saura ben dissi-

MULER AVEC

LUI.* il cst
,

hommc

qui desire honneur

et

na pas perdu
est en votre

esporr destre pape

si le siege vacquoit.

Tutto

il

Sacro Collegio po:

trebbesi guadagnare con qualche migliaio di ducati

il

mayeste gaigner
vocion
,

et entretenir

perpetuellement ce college en votre deles

en distribuant seulement entre

principaulx deulx en pen,

sions sur benefices la

somme
Et
est

de vingtmille ducas
,

lung mille lautre

deux ou

trois mille.

cecy chose
,

Sire

que plus vous touche


que votre mayeste a

que a autre prince chretien

pour

les afferes
;

journellement a despecher en ceste court

car ores que la plus part

RASSEGNA

DI LIBRI
,

149
t7

desdits cardinaulx ne se meslent des afferes destai

vous survient
despe-

plusieurs autres journellement qui ne se peuvent bonnement

cher sans leur advis


lege tout votre

et

davantaige nest peu

de chose davoir ce colet

obligepour en cas de vacacion de ce siege,


les

ne fusi ce

seulement pour empecher


poscrillo

mavaises intencions de vos ennemys.


dell'

Un

annunzia l'arrivo tanlo desiderato


va lon avant
affaires.

Grange

(31 Luglio):

non

di altro si tratta in corte


,

che dell'impresa contro Firenze, la,

quelle

Sire

et plus

et

plus la congnoist lon


al solito,
il

estre

necessaire

au

bien de voz

Ma, come

denaro

manca;

la S.

Sede povera; e
pace

gli afifari di

Puglia e di Lombardia non

sono in buona condizione.


Frattanto
di
la

di

Cambray [paix

de

Barnes] conclusa

il

dopo l'Imperatore approda a Genova. In Lombardia non ancora ristabilita la tranquillit Federigo da Gonzaga Mantova \k Settembre eletto a Capitano ge5 Agosto 1529, e
sette giorni
:

nerale delle armi

imperiali, partecipa

al

Du
i

Peloux

inviato

di

Carlo,
de

il suo parere sui modi da tenersi contro Veneziani. Pousset La Ghaux, dall'Imperatore mandato al Duca di Savoia (Lione,
,

23 Settembre

scrive sulle condizioni malsicure ancora dell' Italia

settentrionale, e sulle

buone

disposizioni del

Duca,
il

il

quale
e

vuol

recarsi a Bologna

dove devono abboccarsi


,

Pontefice

Carlo.

Di queir inquieto Galeazzo Visconti


tili

scrittore di
,

molte lettere inu-

e consigliere a cui poco

si

bada

si

parla spesse volte in questo


//
,

dispaccio, e de' suoi discorsi e delle intenzioni.


plusieurs choses doni nen y efist

me

dit

apres

une

seulle

bonne

et quii

deux lingnaiges en
estoent
;

Italie questoient causes de tout les


les

y avoit maulx que y

asscavoir

Medecis

et

Sforces

et

que

le

monde
(

eust

este bien

heureux que pieca

la rosse

en eust este

failliez,

In questa
!

considerazione

il Signor Galeazzo non aveva forse tanto torto Il ). a longtemps que je congnois le Galias Visconte et lay tousjours y veu plus subject a dire mal que bien : mais si ne laisse il a estre
,

homme
d' Italia

desprit.

L'osservazione
,

sulla

principal
:

cagione

dei

mali

non sar nuova

ma

bene espressa

Jay

toujours

laffaire de

Milan

estre le naif

fondem^nt de tous ces maulx.

La
tante

veu

Governatrice dei Paesi-Bassi continua ad avvisare l'Imperatore; al

che
di

le

danno
ancora

diritto la

sua posizione politica

1'

affezione verso
e
l'

lei

Ilario stesso

che
di

1'

amava come sua madre


,

abilit

volle e

recente dimostrata nel maneggio degli affari.


e
i

Le

lettere di costei

sono verbose

suoi suggerimenti

non

di

rado

150

RASSEGNA
:

DI LIBRI
si

mancanti del senso pratico


perspicacia. Consiglia
(

non

pu
2

tuttavia negarle spirito n


)

Brusselles
,

Ottobre
(

di

accordarsi
)

coi

Veneziani senza
cipe Filippo
,

il

Papa

di

dar Milano

la clef Ditalie
dall'

al prin-

di trar profitto

da Firenze e

Estense

senza per

ridurli all'estremit, e di

tener

dei principi italiani. Tale congresso

un congresso (journee generale) bench fosse non con quella


, ,

estensione che Margherita desiderava

venne
,

infatti

tenuto a
)

Bo-

logna. Carlo scrive al Gonzaga

Piacenza

21

Ottobre
le

d'

essere

pronto a far pace

coi

Veneziani
;

ma

voler rimettere
(

trattative

sino al suo arrivo in Bologna

scrive

Borgo
,

S.
la

Donnino, 28 Otpace con Francia


di

tobre

La Chaux

e al Segretario Des Barres


:

essere stata giurata

frammettersi

il

Re

pel

Duca

Ferrara

voler
lo

riavere Asti ad onta delle fatte rinunzie, e desiderar di

nuovo

stato di Milano, promettendo di aiutare Carlo a ricuperar

Verona
Turco.
ri-

ed altre

citt dei

Veneziani

come
all'

nella spedizione contro

il

Poco soddisfacenti sono


guardo
che
la

le disposizioni

mostrate da
,

Francesco
;

agli eredi di

Borbone,

Grange

al

Doria

e gi

si

scorge

pace non sar di lunga durata.


et

Aux
,

termes et parolles que

ont tenu

portent lesdits ambassadeurs

ilz

ont batik a entendre


,

mire

declere qulz trouvoient ledit tratte de dure digestion


,

et

que

silz

lobservent

sera seulement pour retirer Usdits princes

et
:

non pour

longue amitie.

Vediamo

1'

imperiale (15 Dicembre),

fanno a Napoli, e della

campo Grange si lamenta degl'intrighi che si mancanza di denaro, che produrr l' amassedio di Firenze cominciato
l'

dal

mutinamento

dell' esercito.

Non

e'

quasi lettera che non parli del

cattivo stato delle finanze di Carlo, e delle


dalla borsa degF Italiani
!

somme che
svelano in

si

spera cavare

Le mire politiche
egli scrive al fratello.

dell'

Imperatore

si

quella

lettera

lunghissima e confidenziale che da Bologna (11 Gennaio

1530),

La guerra

col

Turco continuava
decise ed

le attitu-

dini
(

dei

protestanti

divenivano
)

pi

anche

minacciose

confessione d'Augusta

gran parte dei principi guardavano Fer1

dinando con inquieto sospetto.

principi

dice l'Imperatore, sono

poco

disposti
,

a prestarvi aiuto e perch


s'

credo principalmente
del

per
la

essere

noi fratelli

imaginano che

vostro

bene
,

parte

maggiore toccherebbe

me

ci che difatti

vero
,

essendo noi

una medesima
la

cosa.

loro aiuti
,

dunque saranno
farla
,

quasi nulle. Posenza precipitar

lendo far tregua col Sultano


cosa
,

attenda a
si

ma

perch

il

nemico non

avvegga della necessit. Da ogni

RASSEGNA
parte
la

DI LIBRI
)

151
Era necessario
la-

sua presenza

di

Carlo

richiesta.
,

sciar la
la este
,

Spagna

car je croys pour certain

que tant que je fusse

james la paix ne se fut faide par ceulx que la devoient ny la guerre ne se fut achevee pax ceulx que la devoient achever. Et mes forces sachevoient et les moyens de les entretenir. Lo chiamano, peraltro les grandes heresies qui soni en Alemaigney
[aire,
, ,

cestoit ma croisent tous les jours : si remede y avoit ou me veoir pour le moings oultre la mer. elezione di Ferdinando a Re de' Romani che deve ottenersi un altro caso importante. La pacificazione d'Italia e l'amicizia del Papa sono inles

quelles
,

tenue

dispensabili al fermo stabilimento della sua potenza. Affine di fare

accordo coi Veneziani e

di

allontanarli dalle coste di Puglia

ha

giudicato poter fare delle

concessioni

riguardo
pi

alla

Lombardia,
in

dove intanto ha ritenuti guerra


di
,

due punti
cio
,

importanti

caso di

la citt di
,

Como

il

castello di Milano. L'

impresa
presto

Firenze
,

che

fa

per obbligarsi
il

il

Papa

si

spera
il

sar

finita

quando non s'intrometta


in
,

re Francesco;
le

quale non cessa


,

di

mantener pratiche
di

Italia

nonoslanli

sue promesse
fine
di

fatte
i

non gi
gliuoli.

buon

animo

ma

solamente

riavere

fi-

La conlesa con Ferrara non ancora interamente decisa. pi imporConclude dicendo che gli afifari di Germania sono
,

tanti
al

che tutto

il

resto dipende dalla loro riuscita

e che

quanto

portarvisi sollecitamente ad oggetto di svellere


,

le

eresie
,

come
suc-

sente di aver obbligo

e di

assicurare alla
il

sua famiglia

la

cessione imperiale
in

ne far tutto

possibile, e

prender
(

la

corona
risposta

Bologna

anzich perder tempo col recarsi a Roma.


il

La

di

Ferdinando leggesi presso


tra l'Austria
,

Geray

le relazioni

l'

Ungheria e

Documenti per illustrare la Porta Ottomana, I. 3. 59).


il

Qui convien rammentarsi


bre 1529
e r investitura di

che Carlo era giunto

di

Novem-

a Bologna, dove trov Clemente; che la riconciliazione

Francesco Sforza ebbe luogo


,

il

23 Novembre;

poi r accordo coi Veneziani

colle condizioni dal Cardinal


si

Cornaro

indicate

e che

il

23 Dicembre
,

fece

la

lega

perpetua degli

stati Italiani coli'


il

Imperatore

lasciando luogo d'entrarvi all'Estense:


i

che avvenne nel Marzo 1530, mentre

soli Fiorentini

rimasero

esclusi da ogni accordo. Carlo ricev finlilmenle la


riale
il

corona
si

Impetratta

24 Febbraio 1530. Degli

affari di

Firenze non

che in

una

sola lettera, scritta dal principe

all'Imperatore,

colla quale gli

d'Orango (23 Giugno) d conto di un segreto avviso di

152
Malatcsla Baglioni
lenare
il
: i

RASSEGNA

DI LIBRI
citt

governanti delia

aver tentato

di

avve-

Papa. Altra bricconeria di quel vile traditore, che non giunge per ad illudere l' Grange il quale conclude colle parole ce que te pense bon signe pour la breve expedidon de ceste em, :

prinse

car

il

se voit si bas quii veult bien se rabiller avec


,

le

pape.

D'ora innanzi
con cui termina
del servaggio di

cio dalla

met

del

1530,

alla

met del 1532,

il

primo volume,
in
di

gl'interessi d' Italia, dove l'opera

mano

mano

compivasi

sono interamente se,

condar]; mentre quei


fa

Germania predominano
dell'

come

gi

celo

prevedere

1'

ultima lettera

Imperatore. Giacch cominciafratelli

rono allora quegli sforzi grandiosi dei due


i

per ricondurre
speravasi

popoli tedeschi alla loro unit

religiosa

dalla

quale

l'unit politica: sforzi che

un tempo parevano poter promettersi


la

uu
per

felice

successo,

ma

che finalmente doverono tornare a vuoto


natura degli uomini e quella
, i

le diflQcoll

che frapponevano

delle circostanze.
di

Verso

il

Natale del 1530

principi e

magistrati
citt

alcune

citt protestanti

convennero a Smalcalda (piccola


)
,

pie dei

monti della Turingia

dove fondarono

la lega
,

che ha reso

l'Arciduca Ferdicelebre codesto nome. Il d 11 Gennaio 1531 nando venne coronato a Re de' Romani protestando in contrario Doc. 154-, 155). Clemente l'Elettore di Sassonia ed altri principi
, (

aveva provvisto l'Imperatore


tore
(
,

di

una

bolla per d'esclusione deirElet-

nel caso
).

che

si

giudicasse necessario

un simile espediente
,

Doc. 149

Nella Svizzera la riforma faceva progressi


alle
si

non per
che

in

modo corrispondente
in

mire

di

chi presiedeva a

quel movi-

mento
si

Sassonia

talch
ai d

venne subito a quella

scissura

mantiene ancora
il

nostri. L'
in

Imperatore istantemente chie-

deva

Concilio

il

Papa

apparenza mostravasi disposto a con-

cederlo,

ma
,

di
)

fatti
,

152

161
,

166

ne era grandemente avverso (Doc. 140, 151, desideri del Re Fransecondando in tal guisa
i

cesco

il

quale sperava nella disunione


que va avec ceste
ce

di

Germania. Vous verrez


il

(cos scrive Carlo al fratello,

da Brusselles
,

21 Luglio 1531)

par

que a auquel na apparence et plus va et que le lon avant, lon appercoit que le pape ny a volente pendant par ce moyen le ROY de Frange luy en veult complaire, tenir gaingne. Di gi Clemente novamente accostavasi ai Francesi, e concludeva il matrimonio della sua nipote Caterina con uno dei
la copie

este

respondu par escript


,

au

legat touchant ledici concille

figli

del

Re.

Le cardinal

de

Grantmont

evesque de Therbes

(Ga-

RASSEGNA
)
,

DI LIBRI

153

bride di Grammont, vescovo di Tarbes, creato cardinale 8 Giuretourne derrenierement de Rome a publie par chemin gno 1530 que le mariage denire le due Dorleans et la nyece et en France du pape estoit faict combien que ledici saint pere le nye a mes gens estans a Rome; et a ce quilz peuvent' entendre et coniectu,

rer

ne

croyent qui soit fait

Eod.

loco

).

Peraltro

il

Papa era
di
,

rimasto poco conlento del laudo imperiale


(

nell' affare

Ferrara
e'

Doc. 186
in

).

Ricercando ci che spetta

alle cose

italiane
,

incon-

triamo

qualche differenza insorta coi Veneziani


di scrivere al

per

la
la

quale

Carlo propone
blica
,

suo ambasciatore presso

repub-

quii leur
et
il

remonstre ce
{

que convieni afin quilz soient plus


,

traictables

raisonnables

Brusselles
di

20 Ottobre Mantova
colla
tutti

1531

tro-

viamo
di

dipoi

matrimonio del Duca


(1)

principessa

Monferrato

(Doc. 161, 165, 166, 179,


colla

del 1531), e
(

quello

dello Sforza

principessa di
) ;

Danimarca

Doc. 260

266

Dicembre 1531

Gennaio 1532

nuovi intrighi tra Milanesi

e Francesi (Doc. 179,

lano di

278); e Analmente le differenze del CastelMusso (Gian Giacomo Medici) col Duca di Milano, che
volte

replicate

vengono esposte nella corrispondenza


chose
,

di

Carlo col

frateIlo{Doc.l77,186, 195,203,231,2i0,2i9,273, del 1531-32),


e che r Imperatore giudica
fair es
,

a la verite jnpour tante


si

es

af-

tant Ditalie que autres

perch

teme che
affari

il

Medici possa

gettarsi nelle braccia di

Francia. Se

gli

d' Italia

sono
1'

di

poca importanza
vit dcir

troviamo allincontro veramente immensa


nelle

atti-

Imperatore e del Re
Il

contese religiose

della

Ger-

mania

e della Svizzera.
,

fatto di

maggiore importanza che incon-

triamo nel 1531


Svizzera sui

si

la vittoria ottenuta dai cantoni cattolici della

novatori (battaglia di Cappel e morie dello Zwingli,


;

11 Ottobre 1531)
sovrastante nella
scritta

vittoria

che segnava

il

cammino
Ce
lo

alla

reazione allora

Germania

settentrionale.

dimostrala lettera
:

da Ferdinando all'Imperatore, 24 Ottobre 1531

T pues

demas
,

de lo que loca

ala

a quien tanto deiemos aunpara

lo

temporal

senalada y principalmente de las casas de Borgona y de l* Austria , ha tantos anos que no huno tal aparejo y coyontura de ganar honrra y

provec ho

supplico a vra mg. ^ humillmente, no dexe perder larocasion

que

se leoffrece^de la

qual

se

puede ganar fhas gloria que de ninguna

(1) Il

matrimonio ebbe luogo nel medesimo anno. Francesco Sforza non


Ap. Voi.

Ispos Crlslierna avanti al 1534.


II.

20

154

RASSEGNA
doler que en
,

DI LIBRI

olra cosa que en nuestros liempos ha avido nj puede aver, y assi corno
es de
ellos

aya rrecebido

la yglesia de dios tanta iniu-

ria y detrimento
sin

a^si er de dessear

duda puede muy


es la

su remedio y restauracion que facilmente alcancarse por est via de Suica,

que

todos los
sulle

demas quedaran
vuol

cabeca y fuerca de las sectas de Alemana ; sin la qual flacos y derribados. Ma l'Imperatore in
sentire
ai

prime non

d'intervento

negli
di

affari

di
;

Sviz-

zera per

non prestar
1'

Francesi nuovo pretesto

guerra

e al-

lorquando Analmente cede


espressamente che
dato sotto coperta ed a

alle replicale istanze del fratello

vuole

aiuto da prestarsi ai cantoni

cattolici

venga

nome
).

del

Papa

Doc. 231-278 passim. Ot,

tobre 1531 - Maggio 1532

Egli dichiara con precise parole


entrino in sospetto
i

che
si-

bisogner far di

modo che non


,

principi

gnori e citt Germaniche

affinch

non prendano
si

le
,

armi

sotto

questo pretesto
si

anzich aspettare la prossima dieta


e

nella quale
,

cercher

di

fare

provvedere a tutto che

potr

per ser-

vire alla pacificazione e quiete della

Germania. La dieta
Ratisbona
,

alla

quale

accenna V Imperatore quella


dilazione
di
il

di
,

aperta dopo lunga

17 Aprile 1532

ed in cui ebbe
il

luogo una specie


di
la

ravvicinamento tra

cattolici e protestanti,

quale per non fu


di

lunga durala. In quel


guerra
d'

tempo

la

salute
di

vacillante

Carlo e

Ungheria impedivano
,

ricorrere a mezzi violenti.


,

Non
la

prima del 1547

dopo esaurito ogni altro termine


di

cominci

guerra Smalcaldica. Eccoci giunti alla fine del primo volume


(Luglio 1532),
e dispacci
ci
,

questo

carteggio
)

il

quale contiene 281

coli'

appendice 284
Il

lettere

e a cui faranno seguito due altri volumi.


;

solo

anno 1531
genere

offre

105 documenti
,

cosicch in tanto affollamento di mandati,


e comunicazioni d' ogni
il
,

ordini ed istruzioni
riesce

di rapporti
di

alquanto
si

diffcile

non ismarrire

filo

pi principale.
delle quali

Giacch

tratta in essi di moltissime altre cose


fatto parola in questi brevi

non

ho

nemmen

cenni
,

delle condizioni di

Spagna e
mente

dei

Paesi-Bassi

dell'Inghilterra
;

riguardo principal,

al divorzio di

Enrico Vili

della

Danimarca

dopo

la

cac-

ciata di Cristiano II,

e degl' intrighi di

questo principe

per tor-

narvi; della Turchia, e finanche della Persia ec. ec; per non parlare
de' fatti pi speciali della

Germania. Sui Paesi-Bassi troviamo


Imperatore

as-

saissime particolarit, in ispecie sino alla morte dell'Arciduchessa

Margherita

la

cui perdita era gravissima

all'

il

quale

RASSEGNA
perte que y avons faide
,

DI LIBRI

185

scrivendo alla sorella Maria, regina-vedova d'Ungheria, parla della


et

prncipalement

moy

qui la tenoit

comme
pays

mere
doni

et

pour

la faute

quelle
y

me

fayt

au gouvernement

des

elle

avoit la charge
fair e.

et la continuelle

absence et peu de redelle lettere sono scritte


si

sidence que y puis

La maggior parie

in lingua francese, di cui quasi esclusivamente


tore.

serve l'Impera;

L'arciduca Ferdinando spesso scrive in spagnuolo

dispacci

Italiani
gli

ancora non mancano. La stampa generalmente corretta:


,

originali per

quali ora esistono

non sempre paiono

esatti.
il-

Alcuni sbagli di nomi ec. facilmente

si

emenderanno

qualche

lustrazione di pi sarebbe da desiderarsi. Dell' importanza del libro

non

d'

uopo

di fare

nuovamente menzione.

Berlino, Maggio 1845

Alfredo Reumont.
Aggiunla alla nota 1. pag. 131. Degli archivi di Lille parl il prelodato Gachard (Bruss. 1841 ): essi contengono le carte concernenti l'elezione

Sig.
di

Carlo
,

V,

alcune delle quali vennero stampate dal professor

Mone,

gi a

a Carlsruhe, nel giornale; Anzeiger far die kunde des trutschen MUlelallers (1836 ) , e di cui ha promessa l' intera pubblicazione il Sig. Ed. Le Glay , archivista del dlpartiraento del Nord
ora Direttore degli Archivi

Lovanio

e autore
l'elezione
scritta

di
di

una

bella storia

del

Conti di Fiandra.
la

Carlo, non senza interesse


,

vita di

Per ci che riguarda Francesco di Sickingen


(

1827). Il carteggio dell'Imperatore coi ministri suoi in Inghilterra verr edito dal Gachard, il quale attende ancora al carteggio del medesimo colla governatrice dei Paesi-Bassi Margherita sua zia. La ribellione di Gand nel 1539 , stata esposta con corredo di documenti tratti dagli archivi del Belgio, da W. A. Arendt ( nell'Annuario storico di F.de Raumer, 1842). Delle relazioni diplomatiche di Carlo V colla Turchia e colla Persia, tratt C. Piot ( Messager An. 1843, pag. 44-70). L'opera del Sig. r. /. Altmeyer , prof, nell' Universit di Brusselles Histoire des relaSlullg.
, , :

da E. Miinch

lions commerciales et diplomatiques des

Pays Bas avec

le

Nord de V Europe

(Bruss. 1840), contiene documenti importanti tratti da varj archivi. La storia del

sollevamento delle Provincie stata illustrata in un

modo molto

op-

portuno dalla Correspondence de Margherite d'Autriche duchesse de Parme avec Philippe II pubb. dal Barone De Reiffemberg (Bruss. 1842), nella quale si danno anche gli interrogatorj del Conte d'Egmont, e carte spettanti al principe Guglielmo d' Orango. Questo carteggio tratto dalla Regia Biblioteca. Dell'im,

portantissima collezione di carte diplomatiche riguardanti


Sig.

la

casa d'Orange, del

documenti che servirono al Sig. Lanz, parl il Doti. Coremans a Brusselles, nei BuHetinsde la commission d' histoire (1842). Nella Germania, a ci attese il Ranke, che agli altri meriti suoi aggiunse quello di far conoscere la ricchezza degli archivi del Belgio per la storia anche d'altri paesi, nella sua bell'opera sui tempi della
il

Groen van Prinslerer, non occorre

far parola. Delle collezioni di

156
ora formano

RASSEGNA
il

DI LIBRI
dei

Riforma. Altri scrillori Tedeschi sonosi occupali della storia

paesi
nella

che
sua

regno del Belgio

del

loro

numero sono

il

Leo

{Zwblf Buchcr Niederlndischer Geschichlen, Balla 1833 ) il Miinch, nelle vile di Margherita d' Yorck moglie di Lipsia e 1832) Carlo il Temerario, e di Maria di Borgogna sua figlia con lode maggiore di qualunque altro, X-.^. Warnkuig, nella sua storia delle Fiandre {Flandrische Slaals-und Rechls Geschichte^ Tublnga 1835 e segg ).
storia molto criticata dei Paesi-Bassi
, ,

Lettere Romane
tere Romane

di

un Fiorentino
j

Romische Briefe von einem


2. Voi. 12.

Florentiner). Lipsia
di

Brockaus 18i0.
Fiorentino.
ed.
(

Nuove Letvon

un
)

Neue Romische Briefe

einem Florentiner opera

ibid., eod.

1844. 2. Voi. 12.

L'

di cui noi ci

proponiamo
di simil

di

dare un cenno

in

questa

Appendice, la produzione di un letterato ben noto all'Italia per

un

altro applaudito

suo lavoro

natura: di gi
tutti

il

suo nome

divenuto caro, e in grande stima tenuto da

gl'Italiani pre-

murosi della patria gloria


loro Fautore
s'

quali volonterosamente accolgon tra

come

concittadino e fratello, quale egli cortesemente


1'

intitola
,

giacch

amore e

lo studio

da esso collocali nelle cose


di naturalizzazione
,

italiane

sono per lui un legittimo

titolo

non non
in

soggetto a revoca.
ci

Potremmo esprimerci pi chiaramente,


la volont
dell'

se

rallenesse

un riguardo per
l'

autore

al quale

questa sua opera piaciuto di rimanersi incognito.

Quantunque
scopo principale
lo

illustrazione di

Roma

e delle cose

romane

sia lo

di

questa opera, l'autore ha nondimeno diretto

lire

la mira di stabiun confronto tra Io stato sociale di Roma e quello del resto dell'Italia. Ci ha luogo soprattutto nella seconda parte, dove le

sguardo anche ad altre regioni d'Italia, con

notzie di questa specie occorrono assai frequentemente, e in

modo

speciale su la Toscana, per la quale l'autore ha un'evidente predilezione. L'

opera intera pu considerarsi come un acquisto im-

portante alla letteratura in generale, per l'esatta conoscenza dello


stato presente e passato della Penisola italica.

La parte

storica oc-

cupa un luogo eminente

nelle pagine

di

quest'opera; e ad essa

specialmente rivolgeremo la nostra attenzione nel succinto raggua-

RASSEGNA
ilio

DI LIBRI

157

che ne daremo.

Lo scopo
ci

assegnato all'Appendice dell'Archivio


di estenderci

Storico Italiano

non

permette

sopra argomenti di

natura diversa dalla storica.

Tutta l'opera, come dal

titolo

appare, divisa in due parti, ciaalla distanza di

scuna composta
anni

di

due volumi, e pubblicale

quattro

Tuna

dall'altra. La prima contiene 40 lettere e un'appendice

alla fine di

ciascun volume; la seconda 26 lettere, e in fine


la

d<?l

volume

Cronologia dei Papi

di

cui

si

terr discorso in se-

guito. Nella seconda parte

V autore ritorna con maggiore impegno


di gi toccate nella

e con

aumentata erudizione sopra molte materie

prima parte;
sente; e
il

altre ve n'aggiunge importantissime per l'epoca pre-

tutto infiora ed abbella di citazioni poetiche, estratle dalle


vati del

opere dei pi famosi


zione dell'Agro

Parnaso antico e moderno. La descrisi riferi-

Romano,
i

e le notizie storiche che ad esso


si

scono

riempiono una parte considerabile dell'opera, e


tulli

trovano

sparse in

volumi.
adoperata nel

Noteremo

in particolare la diligenza dall'autore

raccogliere le notizie

concernenti

le

antiche famiglie baronali di

Roma

e le famiglie principesche

dei

tempi

pi moderni. Quat-

tro lettere sono dedicate a questo interessante

argomento; due delle

quali nella prima parte dell'opera, e due nella seconda parte.

La

materia non essendo aliena dalla natura del nostro lavoro, noi pre-

senteremo

al lettore

il

catalogo delle famiglie registrate nelle pre-

dette lettere.

Le prime

notizie

s'

incontrano nella lettera 12.^ del primo volulo stato

me

dove r autore descrive


si

anarchico

di

Roma

nei secoli

pi feroci del medio evo, e

riferiscono alle potenti schiatte Colon-

na, Orsini, Savelli, Conti, Frangipani e Caelani.

a questa lettera contiene la lista delle odierne famiglie

Una nota annessa romane prin-

cipesche e ducali, di cui l'autore d pi speciali notizie nelle susseguenti lettere,


parte.
della prima parte, 10.'' e 20.' della seconda Le famiglie papesche Buoncompagni-Ludovisi , Borghese
24.''
,

Barberini-Colonna

Doria-Pamfili

Chigi

Rospigliosi
il

Altieri

Odescalchi, Albani, Corsini e Braschi, formano


lettera
24-.''
;

subbicllo della

la

10.^

della

seconda parte parla delle famiglie che


,

ebbero successivamente dominio in Pio|pbino


dovisi e
i

gli

Appiani

Lu-

Buoncompagni;

la 20."

d conto delle rimanenti famiglie

romane: Sforza

Cesarini, Bonelli,

Altemps, Ruspoli, Bonaparte,

158

RASSEGNA

DI LIBRI
un rag-

Conti, Torlonia, Poniatowski; alle quali l'autore aggiunge

guaglio assai parlicolarizzalo su l'antica schiatta feudale dei Bour-

bon del Monte.

Un esempio

della

maniera seguita dall'autore nel trattare questo


ja

soggetto di storia privala, non sar discaro al lettore,

cui nulla
schiarire
la

pu essere indifferente, che tenda in qualunque modo a un punto di storia patria. Noi sceglieremo a tale effetto
zione che
il

rela-

nostro autore ha compilato della famiglia dei duchi d


al pi dei lettori, sia la

Altemps

credendo noi che questa,

meno
,

nota tra le moderne case principesche di

Roma.
e

L'autore, dopo avere accennato l'origine dei duchi Bonelli


osservato che essi non sorsero mai ad alcuna importanza,

prose-

gue
si

in questo

modo:

Altramente fu
il

della

famiglia Altemps; questa

alz con molto splendore,

quale per ebbe corta vita, ed ora

se ne parla tanto poco quanto della famiglia Bonelli. Volfango di

Hohenembs apparteneva
litari del

di

a una casa, il cui nome negli annali mimedio evo tedesco cos famoso, che io non ho bisogno accennarne altro. Non pochi membri di questa casa discesero dal

loro castello, situato non lungi da Braganza nel Vorarlberg, con-

ducendo seco sopra


d'

le

Alpi le loro schiere di lanzichenecchi: pi

uno

di

essi lasci la vita sul

campo
di

di

battaglia. Volfango ebbe

molta parie nelle campagne italiane

Carlo V, dal quale in gui-

derdone
il

de' suoi servigi fu innalzato alla dignit di conte.

Durante

suo lungo soggiorno in Milano, spos Chiara de'Medici, o Medi-

chini, sorella del futuro papa Pio IV, e dell'ardito

circospetto capitano, che

prima

in qualit di castellano di
,

non meno che Musso,


le

quindi

di
di

marchese

di

Marignano

prese parte in quasi tutte

guerre

quel tempo guerresco, in Italia, nelle Fiandre e in Gerla

mania. Per mezzo di questo matrimonio

casa

di

Hohenembs

contrasse stretta parentela con parecchie illustri famiglie italiane.

Uno
dici

de'suoi figliuoli, Iacopo- Annibale, conte di Gallerate nel Mi-

lanese, spos una Borromea; con che parve aver gettato stabili ra-

per
figlio

la

suo

perpetuazione della sua schiatta Gaspare-Marco, per certe quistioni


,

in
di

Lombardia.

Ma

giurisdizione, se

ne torn nel suo paese

dove

l'

ultimo della casa di

Hohenembs
di

Giovan-Francesco-Guglielmo, colonnello austriaco e comandante Gratz , mor nel 1759. Ma in Italia questa schiatta si mantiene
fiore.

in

RASSEGNA

DI LIBRI

159

li

secondo

figlio di

Volfango, Marco Sittich, fu educalo come


dell'armi; e tra
del
le

suoi antenati nel mestiere


il

altre sue

imprese

intervenne, sotto

comando

marchese

all'assedio di Siena, che termin con la


sconfitta del maresciallo Piero Strozzi nei

Marignano suo zio, resa della citt, dopo la


di

campi
di

di

Marciano. Egli
zio,

combatte ancora coi Turchi, e fu cavaliere

San Jago. Suo

Gian-Angelo, che aveva ottenuto


trare nella prelatura:

il

cappello rosso, lo sollecit ad en-

Marco
che

Sittich
il

non

si

sentiva guari inclinato

a tal vocazione;

ma

poi

cardinale fu divenuto papa, la voca-

zione cominci grado grado a manifestarsi, soprattutto dopo ch'egli

ebbe rovesciato con

la

carrozza presso S. Piero inVinculis, con grave

offesa della persona. Nel

1559 fu ammesso tra

prelati; l'anno apdi

presso fu nominato governatore d'Ancona e vescovo

Cassano

insieme spedito in nunziatura presso T imperator Ferdinando, che


in quel

tempo era
11

lutto inleso

all'

imminente riapertura

del Concilio
di

d Trento.

Nunzio, che poco s'intendeva d'affari e niente

teo-

logia, ebbe per suo consigliere spirituale il vescovo di Bilonto. Finalmente nel 15G1, nella circostanza di una grande promozione di

cardinali (tra

quali furono Antonio Perrenot di Granvella, e Sta-

nislao Hosio vescovo di Ermelandia),

Marco

Sittich fu investilo della

porpora. Nel seguente anno fu eletto vescovo di Costanza e legato


al Concilio.

Sperava

il

papa

che

la
i

sua presenza col produrrebbe

una favorevole impressione sopra


che
il

suoi conterranei tedeschi: se

non
la

cardinale medesimo, avendo la coscienza della sua totale igno-

ranza del vero slato delle cose, e considerando T importanza e


gravit dei negozi che
si

trattavano nel Concilio, dai quali in molli

paesi dipendeva l'ordinamento dei rapporti ecclesiastici, sent di

essere al suo posto, e nel 1563 di suo proprio

non moto ritornossene a

Roma. Quivi pass


dendo, mentre
di
il

il

pi dogli anni della sua vita posteriore, goin

papa visse, del suo favore


nipote
di

grado forse maggiore


fu

qualunque

altro

papa. Nel 1564


di

nominato legalo

della

Marca d'Ancona, dove ebbe occasione

spiegare di nuovo le
il

sue guerresche propensioni. Perocch, essendosi Ascoli rivoltata,

Cardinale mosse contro di essa con quelle milizie che nella stretta
dell'urgenza pot ragunare, ed entrato nella citt fece atterrare le
case dei sei principali faziosi, e ordin l'erezione di
alla quale, quasi
lit d

una

fortezza,

per ischerno, delle

il

nome

di

Pia, Assist in qua-

legato alla Dieta di Augusta.

Le

rendite dei numerosi benefizj

ecclesiaslici e delle abazie di

sua pertinenza lo costituivano gi in

160

RASSEGNA

DI LIBRI

molta affluenza; ma le grosse somme di danaro ch'egli ricevette in dono dalla Spagna, e l'acquisto di una parte dei beni Carafeschi, stati conflscati dopo la condanna dei capi di questa casa, aumenta-

rono grandemente
gini

il

suo patrimonio, come pur quello


,

de' suoi cuil

Borroraei e Serbolloni

che rimiravano con occhi invidiosi

favore compartito al loro cugino. In tal

modo

gli

riusc gradual-

in

mente di acquistare feudi di grande estensione ed altri latifondi, s Toscana che nello stato della Chiesa e nel reame di Napoli; tra
altri

gli

Gallese e

Soriano nel Viterbese, l'ultimo de' quali perfor-

venne pi tardi nelle mani della famiglia Albani. Questa gran


tuna destinava
il

cardinale
dalla

di

Hohenembs

il

di cui

nome

italiano

Altemps deriv

traduzione

italiana di
il

Bohenembs
di

in

Altoil

Embs,
tolo di

al

suo figliuolo naturale Roberto,

quale, ottenuto

ti-

marchese e ammogliatosi
di

con una donna

casa Orsini

dopo un corso
del padre.

vita

pazza e dissoluta, mor ancor giovine prima

Marco

Sittich eresse l'attuale palazzo


villa

chiesa di S. Apollinare, e la

ora deserta

di

Altemps presso la Mondragone presso

Frascati

e mor nel 1595. Egli giace sepolto in S. Maria in Trail

stevere, di cui portava

titolo

come
il

cardinale, e nella quale assai

fabbric e assai rinnov; talch

suo

nome

si

trova pi volte ri-

petuto fra
gelo
,

le

numerose

inscrizioni di questa bella chiesa.

Gian-An-

suo nipote, eredit dal nonno e fu fatto duca


della famiglia

di Gallese:

ramo
Il

and a

stabilirsi in
.
,

Fermo

nella

Marca:

il

un ramo

principale rimase in
lettore
si
,

Roma

sar accorto

nel percorrere questo saggio di scrit,

tura narrativa
parentesi
,

del frequente uso dell' autore d' inserire

come
od

in

notizie ausiliarie, provocate

dalla connessione del


in
ci

subaltri

bietto in trattazione

con eventi

accaduti

altri

tempi

luoghi: lo che praticato con moderazione,

par degno di lode ed

anche

d'

imitazione. Giacch, la brevit delle notizie intercalate


alla
il

non
co-

osta gran fatto

rapidit della narrazione principale,


lettore

mentre
sue

da un altro lato
gnizioni.

aumenta

la

suppellettile delle

Oltre alle lettere soprindicate in cui le

notizie

storiche

si

ri-

portano ad un gruppo

di

pi famiglie, l'autore ne ha scritte padi singoli individui; e


le

recchie intorno alla vita e alle vicende

queste,

riguardate dal lato storico, sono certamente


tutte. I

pi interessanti fra

personaggi, nella cui illustrazione l'autore ha impiegato

una

diligenza cos speciale, sono notissimi, soprattutto per le grandi

RASSEGNA
dell'autore, nella scelta di
s

DI LIBRI
il

161
fine
di

sciagure che nel corso delle loro vite ebbero a sopportare; e


tristi

argomenti, fu senza dubbio


la

mostrare

come

in

un vivido quadro

profonda

immoralit

dei

tempi susseguenti alla finale distruzione della libert e indipendenza


degl' Italiani
,

quando

il

progresso della

civilt

non aveva ancora


ferocia di passioni,
,

ammansato
del

nei petti degli uomini queir


alla

immane

che pareva inerente che narrano

natura dei loro antenati

nella ferrea et
le lettere

reggimento feudale.
la

questa classe
di

appartengono
,

tragica fine

Beatrice Cenci

di

Vittoria

Acco-

ramboni e dell'ultimo rampollo


Colonna e
d'

dei Savelli d'Ariccia: le altre trat,

tano della vita e dei casi fortunosi di Torquato Tasso


di

di

Vittoria

Giovanna
per
rara

d'Aragona
bellezza

sua
di

celebralissime

donne ambedue forme, e per la grandezza


cognata
;

animo da

esse costantemente

spiegata

nel loro travagliato pas-

saggio per questo mondo: oltrech Vittoria,


di

come

poetessa, occupa
lei

gran lunga

il

primo posto

tra le

donne dotte

italiane. Di

pu

ripetersi

con verit

Che sovra r altre com' aquila vola

L'orrifica leggenda del


giunti (Parte

caso di Beatrice Cenci e de* suoi con)

L%

voi. 2., leti. 26.*

fu estratta dall'autore da

una

relazione manoscritta di un contemporaneo, testimone della cosa,


esistente nella libreria di

un convento

di Frascati, e tuttora inedita.

Noi desideriamo la pronta pubblicazione di questo fedele racconto,

per migliore informazione agli studiosi


storia

delle cose italiane e della


il

dell'umanit in generale; poich

fatto, nella sostanza noI

tissimo, nei suoi particolari poco e


del nostro articolo

mal conosciuto.
di

ristretti limiti

non

ci

permettono

allargarci

nell*

esame

di

questa nefasta materia; tuttavia ne presenteremo al lettore un corto

brano
pali

che ne informa

come Monsignor Guerra

uno

dei princi-

complici nell'orrendo assassinio di Francesco (]enci padre della


,

Beatrice
<x

pervenne a scampare dalle mani della giustizia umana.


,

Monsignor Guerra

non volendo aspettare

il

fato

che

lo

mi-

nacciava, essendo gi caduto in sospetto e citalo in giudizio, prese


la

fuga: lo che egli esegu con molta actjortezza. Perocch essendo


,

egli

a cagione

della sua
,

bellezza e delle

sue peculiari
,

maniere

troppo conosciuto

ed oltracci tenuto di mira


,

talch pareva im-

possibile eh' egli riuscisse a salvarsi

pens

di

corrompere con da21

Ap, Voi.

II.

162
naro un carbonajo, e
e tingere la faccia,

RASSEGNA
comper due

DI LIBRI
panni,
si

rivestitosi de' suoi sudici

fece radere

cavalle zoppe, e con esse travers


la

zoppicando

le

vie di

Roma
di

con

bocca sempre piena


gli sbirri
il

di

pane

e con cipolle nelle mani. In questo frattempo

lo

andavano
tra-

cercando dentro e fuori

Roma; ma
la citt

egli vendette
,

suo carbone,

abbandon alcuni giorni dopo


e riusci felicemente a salvarsi

e sotto

il

suo strano
la

vestimento cavalc tramezzo agli sbirri che battevano


,

campagna,
.

senza essere riconosciuto


la

La travagliosa
con
la

vita di

Torquato Tasso,
,

sua fatale connessione

Corte di Ferrara

il

suo matto amore per Eleonora d'Este

(1),
il

vecchia e

non ben vestuta

suo imprigionamento per

sette

anni nello Spedale de' Mentecatti di S.


nel convento di S. Onofrio
di
II.''

Anna
; :

la

sua tristissima
il

flne

Roma
Parte

formano

subbietto della
in essa le

Lettera

35.""*

voi. 2. della

citazioni tratte dalle opere dell* infelice


in prosa.

numerose sono Torquato s in


,

versi

che

Le
con

vite di

Vittoria Colonna e di

Giovanna d'Aragona
,

insieme

la storia

contemporanea

delle loro famiglie

stanno nella LetVittoria


di

tera 11." del 2." voi. IL' Parte, T


vi si

una

di seguito all'altra.

trova rappresentata in tutto lo

splendore

del suo

nembo
e
il

gloria, circondala da tutte le sommit letterarie del

tempo, e

dai

membri pi

insigni del Collegio


il

cardinalizio

il

Bembo

Buo-

narroti esaltano

suo incomparabile valore con versi inspirati da


i

vero genio poetico, e contro


nulla
:

quali

la

falce del
,

tempo non pu
alle

chi

non conosce

L' alta

Colonna
e

ferma

tempeste
,

e a Poscia eh' appreso

ha T arte intera

pura

? L'Ariosto

come

a tutti noto, consacr sei stanze del suo immortale Furioso alla

gloriBcazione di questa donna, unico ornamento di

casa Colonna.

Giovanna d'Aragona, che segue appresso, fu moglie ad Ascanio Colonna, fratello di Vittoria, e madre a Marcantonio Colonna il vincitore di Lepanto, due personaggi notissimi nelle storie italiane
del secolo

XVI. Le

vicissitudini politiche

alle

quali

Giovanna

si

assoggett con lo stringersi in matrimonio col capo di casa Colonna;


le

persecuzioni che questa casa ebbe a soffrire sotto


la

il

pontiGcato di

Paolo IV Carafa, acerrimo suo nemico;


losa, di Giovanna da

fuga, quasi miracocitt

Roma;

il

suo ritorno trionfale nella

eterna;

il

tutto narrato in succinto,

ma

da una

mano

esperta nel

(1)

V. la Lelt. indicata sotto nel testo, p. 246.

RASSEGNA
dipingere a scorcio
particolare. Quivi
;

DI LIBRI

163

prestano a questa Lettera un interesse affatto


le citazioni

pure s'incontrano frequenti

poetiche,

specialmente nella prima sezione dedicata a Vittoria Colonna: tutte

compajono

in veste tedesca

eccetto quelle di Vittoria


(1).

medesima

che vengono presentate anche in veste italiana


L'estinzione dell'ultimo erede del

ramo
la

dei

Savelli d' Ariccia

avvenne in conseguenza

di

un omicidio deliberatamente

commesso

da un vassallo della casa Savelli sopra

persona del 6glio dell'ul-

timo duca d'Ariccia, che corteggiava sua moglie. L'omicida riusc


a salvarsi in Levante.
Il

resto della Lettera (19.* del voi. II Parte


,

2.')

contiene la descrizione d'Ariccia


ai Savelli
11

e alcune notizie storiche intorno

d'Albano.

caso di Vittoria Accorambona (Lettera 25.^ del citato volume),


il

caso da far gelare

sangue nel cuore a chi non


in italiano da chi

1*

ha

di sasso, e sul

quale

il

celebre poeta e novelliere Ludovico Tieck ha scritto un rosi

manzo, che

pu leggere

narrato dall' autore distesamente

avuto a sua disposizione,


inedita
la
,

come

nel

non conosce il tedesco; e accuratamente avendo egli della Cenci, una relazione caso
,

che conservasi in

Roma
il

nella

Biblioteca Angelica presso


la vita di Sisto

chiesa di S. Agostino, in

un codice contenente
regno
di

V.

Imperocch
del

egli
,

fu sotto

questo terribile Pastore


di Vittoria
il

mondo

cattolico
al

che

1'

orrenda tragedia

Accoram-

bona giunse

suo termine, dopo avere avuto


di

suo cominciamento

innanzi all'esaltazione del cardinale di Montalto al papato, con la

morte a tradimento
di

Francesco Peretti suo nipote e primo marito


subito dopo

Vittoria

la

quale quasi

V uccisione
di

pass a

sela

conde nozze con Paolo Giordano Orsini, duca


voce pubblica designava
del

Bracciano, cui

come
,

il

complice principale
in

nell' assassinio
,

misero Peretti.
di

noto

specialmente
(del

Toscana

che questo
le

mostruoso duca

Bracciano
pari del

quale

si

racconta eh' egli avea


giusto
,

gambe
di

grosse

al

tronco di

un uomo

le

altre

parli del

corpo all'avvenante) aveva gi, nel suo castello toscano


le

Cerreto-Guidi, con
altri

sue empie manacce strozzata


figliuola
di

la

sua prima

moglie, non
cesco
I

che
di

la

Cosimo

e sorella di
;

Fran-

Granduchi

Toscana, Isabella dei Medici

la

quale a vero

(I)
la
il

In una stanza del Furioso (9*

dell'

ultimo canto) l'Ariosto, nel lodare


le

sorella di

nome

di

Giovanna d'Aragona, che spos il Marchese del Guasto, Anna: il nostro autore la chiama Maria. V. voi. 3, p. 37.

,,

164
dire,

RASSEGNA
non era uno specchio

DI LIBRI
:

di virt

v'

ha ragione

di di

credere

dal contegno amichevole che la casa Medici

non cess

mostrare,

anche dopo l'atroce fatto, verso il duca d Bracciano, che la cosa non accadesse senza saputa, o almeno successiva approvazione, di Francesco I, che occupava in quel tempo i! trono di Toscana.

Lo spavento
Papa
Sisto

del
il

duca

di Bracciano per le minacciose parole di


al

dopo
la

caso seguito

nipote di questo,
,

lo

indusse a

ritirarsi

con

nuova sposa nel Veneziano


la

dove in breve mor

per eccesso

di cibo,

mentre giaceva gravemente ammalato. Nel suo


moglie ricchissima
:

testamento lasci

lo

che fu

la

causa imme-

diata della tragica fine di Vittoria

Accorambona.

Un Lodovico

Orsini, congiunto di Paolo Giordano,


,

uomo

dififa-

mato e fuggiasco da Roma per avere in pieno giorno fatto ammazzare Vincenzo Vitelli luogotenente di Iacopo Buoncompagni figliuolo di Gregorio Papa XIII e Capitano generale della Chiesa,
,

avendo

offerto

suoi servigi ai Veneziani e ottenuto dal Senato


,

il

comando del presidio d Corf era posto, quando gli giunsero le nuove
ciano.

in procinto di

recarsi al suo

della

Sotlo

il

pretesto di

assicurare

l'eredit del

morte del duca di Bracmorto al suo


s

unico figliuolo, Virginio Orsini, avuto dal primo letto, corse im-

mantinente a Sal, dove

il

duca con
potesse,

la

moglie s'era stabilito, e


duca.

misejn possesso
il

di tutto l'avere lasciato dal


si

per ricuperare,
il

pi speditamente che

anche quello che avea

defunto

legato alla moglie, fece dai suoi scherani scannare addirittura la ve-

dova
tello.

di

Paolo Giordano, insieme con Flaminio Accoramboni suo


citt di

fra-

Ci avvenne nella

Padova, l'anno

dell'

incarnazione 1585,
la devota vit-

la notte del

12 dicembre, nel palazzo Cavalli, dove


la

tima

s'

era trasferita da Sal dopo


la

perdita del marito. In puni-

zione di questo atto diabolico,


il

Signoria di Venezia ordin, che

signor Lodovico Orsini fosse strangolalo con un cordone rosso d


,

sela
dell'

e quindi seppellito onorevolmente nella chiesa di Santa


,

Maria

Orto

nella

medesima sepoltura dove giacevano


alla fine dell'opera l'autore

il

padre e

l'avolo suo morti al servizio della Repubblica veneta.


Si disse,

che

aveva aggiunto

la serie

cronologica dei Papi, da S. Pietro fino al regnante Pontefice Gregorio

XVI. Noi consideriamo questa giunta come una


s

delle parti pi

importanti dell'opera, per l'utile che ne pu risultare a chiunque


attende allo studio della storia,
colo

profana che ecclesiastica.


offre
il

Un

picfine

Manuale come questo che

ci

nostro autore

alla

RASSEGNA
dove usualmenle, con perdita
di

DI LIBRI

16JS

della sua opera, ci dispensa dal ricorrere

ad opere pi voluminose,
le notizie

tempo, convien cercare

che
le

ci

abbisognano. Certamente l'agglomerare in cos breve spazio

notizie pi importanti sopra

un vasto argomento, non era opera


s' disimpegnalo del suo scagli

agevole per un
il

uomo meno
il
,

erudito e diligente del nostro autore;

quale, secondo
in

nostro avviso,

broso incarico
persona.

modo

da meritarsi

applausi di

ogni colta

La
il

tavola cronologica dei

Papi occupa 126 pagine


Il

dell'

ultimo

volume, ed divisa

in quattro scompartimenti.

primo contiene
cardinalato, in

nome,

la

patria, la famiglia,

l'anno della nascita, lo stato ante-

riore del pontelce, la data della sua


lutti
i

promozione

al
( il

casi dov' stato possibile


tutti
i

il

farlo.

Esempio

primo

in cui si

trovino riuniti

particolari sunnominati): Benedetto

XI, Nic-

col Boccasini, nato in Treviso 1240,

IX Generale
1298
,

dell'Ordine dei

Predicatori

Cardinale

di

Santa

Sabina

Cardinal- Vescovo

1300, e legalo in Ungheria e in Polonia (canoil nizzato nel 1736). Nella seconda colonna viene indicato V anno giorno e il luogo dell'elezione, quando questa non fu falla in Roma.
d'Ostia e Velletri
,

La
il

terza colonna segna l'anno,


sito

il

giorno e
di

il

luogo delia morte,

dove giace sepolto


la

il

Papa

cui

si

tratta.

La quarta
,

se-

zione, che occupa tutta


i

seconda pagina della tavola

accenna
in
Italia

principali avvenimenti occorsi in questo lasso di

tempo

e nei

maggiori

stati

d'Europa,
di

la

lista
il

de' cui

sovrani

(Impero

Romano,
italiani, e

intervallo tra la sua caduta e

suo ristabilimento. Im-

pero Tedesco e Regno

Francia)
la

insieme con quella de' principi


serie cronologica dei Papi.

messa

in

accordo con
i

Copiosi poi sono


e delle belle arti:

cenni su
i

la storia

progressiva della letteratura

lutti

nomi

degl'Italiani

che hanno lasciato


Scienze,

dietro a s
sia

un nome non perituro,


citati,

sia nella carriera delle

ne'due dipartimenti sopra

sono ricordati in questa appen-

dice con la doppia data della loro nascita e dipartita da questa vita.

In conclusione,

l'opera

di

cui

s'

tentato

di

dare
il

ai

lettori

dell'Appendice un' idea

sufficiente

per apprezzarne
si

valore (seb-

bene sollo un solo aspetto; giacche nulla

toccato di lutto ci che


;

non ha diretta relazione


fusione
nei

alla storia

propriamente della

nulla

s'

dello delle descrizioni topografiche del suolo d' Italia, sparse a pro-

quatto volumi
d'

dell'opera;
,

n dei grandiosi
,

edifizj

monumenti

ogni genere

sacri e profani

antichi

gotici e

mo-

166

RASSEGNA

DI LIBRI
;

derni esistenti in Italia accuratamente descritti dall' autore


della condizione materiale,

nulla

morale e

religiosa del popolo italiano,

su cui l'autore ha raccolto con molta diligenza importanti notizie;

n, in 6ne, dello stato presente


delle
belle

in Italia delle arti del disegno e

lettere,

al

quale importantissimo oggetto l'autore ha


esprime, verso questa
civilt

consacrato una

parte considerevole delle sue fatiche, e tutto per


si

amore

e riconoscenza, com'egli pi volte


classica, e
di

terra per eccellenza

due

volte

animatrice della
nella

europea),
italiana,

ci

pare degnissima

un volgarizzamento
ha mostrato per
la

lingua

fatto

da persona competente, e con quell'intenso ardore


sua
patria

che un nobile scrittore straniero


adottiva.

A. F. Angelini.

Delle Opere del Conte


e

Benedetto Giovanelli
e

sulla Storia Retica

Tridentina,

sui primi popoli d' Italia,

Gi nel quarto

numero

di
,

questa Appendice
e
si

si

ragion della sto-

rica letteratura de' Trentini

ricord

qualche

opera del loro

benemerito Podest signor Conte Benedetto Giovanelli.


scritti

Come

per

gli

di

lui

conchiudono intera l'antica


;

storia

di

quell'estremo

angolo della patria comune


additare quante pi
si

non pu,

nell'

assunto di raccogliere o
vicende
del Bel

possono illustrazioni delle

Paese
qui
si

specialmente delle sue parti


rechino
di

men

note

sembrar

disutile

che

quegli

scritti
i

Compresi l'anno 1810


glieva
il

medesimi alcune pi esatte notizie. popoli Tridentini nel regno italico, to-

signor conte Giovanelli a giustiflcare quella unione con


assai dotto

un

breve

ma
,

ragionamento
,

(1)

nel quale dimostrava, e per


colonie da Augusto

l'origine rezio-etrusca
dottevi

e per le

romane

con-

e per le divisioni dell' impero ordinate da quell'imperatore

stesso e da Costantino, poscia dai barbari, dai re Franchi e dagl'im-

peratori Germanici

e per la lingua e pei costumi

Trento essere

sempre

stala in effetto citt d'Italia: bello e

compiuto compendio
per costumi. Trento,

(1)

Trento, citt d' Italia per origine, per lingua

lipogr.

Monanni 1810.

RASSEGNA
(li

DI LIBRI

167
degno d'essere

tutta la storia tridentina

ornai raro a trovarsi, e

riprodotto.

L'anno medesimo,

in

un

altro opuscolo di poca

mole

ma

assai

ricco di cose (1), illustrava alcune monete spettanti all'antica Rezia, a Trento, a'suoi principi vescovi, ai conti del Tirolo, ed a parecchie citt lombarde , un monumento reputato dei tempi della guerra
piratica scoperto presso
il

monte Prenner

ed una iscrizione retico-

elrusca trovata nella pittoresca valle di Non.

Del 1824

dichiarando un' altra iscrizione tridentina del tempo

degli Antonini (2), veniva alla patria

sua rivendicando

la

illustre
,

famiglia

Valeria

e di essa quel C. Valerio


in Trento
,

Mariano

che

conse-

guili gli onori

tutti
,

fu

eletto
,

Sacerdote ad

Augusto
Decurione
;

Flamine a Giove
Fabri per
di la
,

Prefetto degli

Auguri

Prefetto dell'Annona e dei


,

terza legione italica stanziata nella Rezia


,

Rrescia

Curatore della repubblica de' Mantovani

ec. ec.
,

e di-

mostrava come fosse Trento ascritto alla Trib Papiria


goduto
di

avesse

ogni onore e diritto di colonia romana

ci tutto col pre-

sidio d'altri antichi

documenti, e col lume

di quella

vasta e pro-

fonda erudizione che lo segnal tra' primi archeologi d'Italia.


Uscita di que' tempi alla luce in Roveredo
la

Illustrazione

del

monumento eretto dalla citt di Trento al suo patrono Cajo Valerio Mariano opera postuma dell* ab. Girolamo Tarlar otti rover etano
,

supplita nella parte mancante dalV ab. Bari.

Croce

ove quest' ultimo sosteneva

ma Cenomani

Gius,

Stoffella

dalla

Tridentini non essere Rezii,

da Augusto fino a Vespasiano

non essere stato


imperatori a

Trento che un castello fabbricato dal primo


proteggere quelle avvenute
risdizione
d' Italia

di questi

e soggetto alla bresciana giu,

non essere mai

stato colonia

ma

solo averne

il

titolo

ottenuto da Adriano

il

eh. nostro A. scendeva

nuovamente

in

campo

con nuovo presidio d'antichi monumenti e di sagaci argomentazioni provando Trentini essere veramente d'origine Rezii
(3)

tali

averli tenuti Strabone,

Dione Cassio,

Plinio,

Tito

Livio,

(1) Intorno all' antica Zecca Trentina, e a due Monumenti Reti ; Lettere tre. Trento, Ijpogr. Monannl 1812. (2) Discorso sopra un' Iscrizione Trentina de^ tempo degli Antonini. Trento,

tlpogr.
(3)

Monanni 1824.
,

Trento citl de' Rezii e Colonia Romana. Appendice al Discorso sopra un' Iscrizione Trentina del tempo degli Antonini. Trento tipogr. Monanoi 1825.
,

168
Giustino

RASSEGNA

DI LIBRI
altre citt

di

non essere

stati

mai dipendenti da

gli

scrittori della

perci che

ei

Guerra Retica, tacendo di Trento, non comprovare non esistesse avanti Augusto antichissima l' im-

portanza

questo luogo per

le

cose

d' Italia

l'Iscrizione Augucondotta
riconosciuto

stea Tridentina indurre

da Augusto
di

non

lieve

argomento

di colonia quivi

Trento
tempi

offerirsi

infatti

una colonia romana


di

adattissimo allo stanziamento

essere stato dagli scrittori

citt sino dai

quel primo imperatore

il

romano impero

non avere avuto in Italia che colonie dedotte mani dedotta a Trento essere dimolto antica.

e la colonia dai Ro-

que' tempi medesimi appartengono tre


di

altri

scritti
(1)

del nostro

Archeologo
tissime

non minore importanza. Nell'uno


del culto di

rivelava

cer-

memorie
il

Saturno

e dei

riti

Tusculani o Tusci
valli

ed Ambarvali, nell'Anaunia e nelle altre tridentine

antichissimi;

determinava
rici

vero sito de' popoli al pi ricordati dagli antichi sto;

geografi

dichiarava

la

sentenza di Tito Livio intorno alla


,

prisca lingua ed origine dei Rezii

cui

avvisava
;

non

altri

essere

che

Raseni progenitori degl'

Itali

primi

avviso che

lo

vedremo

con pi ampio ragionamento confermare in altro suo scritto pi


recente. Nel secondo dei sovraccennati
il

(2)

in lingua tedesca

come
via
la
;

precedente

illustrava un' ara sacra

a
di

Diana
Tirol
;

trovata

sulla

Claudia Augusta non lungi dal castello


iscrizione
,

ne dichiarava

correggendone

la

imperfetta lezione d' altri


di
,

archeologi
la

dimostrava l'uso e l'importanza


zione del Tirolo sotto
sito di

quella via militare,


,

condi-

i Romani i tributi impostigli l' origine e il Castrum Majense, di Merano, di Castrum Teriolis di Subabione e Pons Drusi, degl'Isarci e de' Breuni. Nel terzo, similmente ip tedesco (3) narrala la storia primitiva dei Rezii la loro
, ,

calata fino in Toscana

le loro

scorrerie suU' altre parti della set-

tentrionale Italia
di

le spedizioni dei
il

Romani
via

contr' essi

e la vittoria
tor-

Druso, che fece finalmente


della

loro paese provincia

romana,
diversi

nava sull'argomento

grande

Claudia-Augusta, determii

nando l'epoca

della sua costruzione, e divisandone

rami

(1)

Del cullo di Salurno nelle Alpi Reliche

nel

giornale:

Beylrdge

zur

Geschichte
(2j

und Slalistik wn Tirol. Innsbruck 1824. Ara Dianae und die Richlung der Rmerstrasse Claudia Augusta von
Das rmische Slrassen-HIonumenl von Marelsch. Innsbruck 1825.

Tridenlo bis Vipiteno. Bolzano 1824.


(3)

RASSEGNA
tantissime iscrizioni
della

DI LIBRI

169
impor-

e la direzione e misura e storia loro, colla scorta di due

da esso dottamente

illustrate,

col

riscontro

Tavola Peutingeriana e
1'

dell' Itinerario di
,

Antonino.

L'anno 1826

ab. Stoffella

menzionato pi sopra, pubblicava

UD Saggio sopra i confini del territorio Veronese e Trentino a' tempi romani (1), sostenendo, contro l'avviso del nostro A., la signoria della citt di Verona a que' tempi essere estesa fln sulle montagne intorno alla Chiusa e a Brentonico e non essere Trento giammai appartenuto politicamente alla Rezia alle quali nuovo obiezioni il
,
:

eh. nostro A. rispondeva tosto vittoriosamente


a cui in flne

con altro volume


,

(2),

aggiunse tre lettere dello Schiassi

del

Borda e del

Furlanetto, con rilevanti rettificazioni d'alcuni

punti del Discorso

sopra un'Iscrizione Trentina del tempo degli Antonini, e della sua

appendice, Trento citt de*Rezii


L'

colonia

Romana.

anno medesimo ragionava pure dell' Origine dei sette e dei tredici Comuni, e d'altre popolazioni alemanne, abitanti fra VAdige e
la

Brenta nel Trentino


la

nel Veronese

e
,

nel Vicentino (3)

e toccata

brevemente
che

loro storia e la lingua


,

e riferite le opinioni altrui


,

le fecero de' Reti


,

de'

Cimbri

de'

Tugurini

de'

Franchi e degli
ultimi

Alemanni

conchiudeva confermandole anch'

egli di questi

e propriamente degli Svevi emigrati regnante Teodorico.

Del 1832 toglieva ad illustrare

il

secondo e terzo terzetto


riferendoli
col

del
agli

Canto XII dell'Inferno


Slavini di
le
^

di

Dante,

Vannetti

cause e

tradotto e

Marco determinando l'epoca della caduta del monte, e il modo di quella immensa rovina. Questo scritto fu pubblicato in tedesco dal cavaliere Antonio de Remich di
che usciva alla
parecchie anti-

Bolzano

(4).
,

L' anno 1839 inscriva nel giornale Ferdinandeo luce a Innsbruck in tedesco, una relazione
caglie scoperte
(5)

di

due anni innanzi

io varii paesi del Tirolo meridio-

nale, fra

ruderi di antichi sepolcri e d*

un tempio dedicato a Giove

(1)
(2)

Milano, tlpogr. Bonfantl.

Considerazioni di alcune cose contenute nel Saggio del Signor Professore Stoffella sopra i Confini del Veronese e del Trentino. Trento lipogr. Mo,

nanni 1826.
(3)

Trento, tlpogr. Monannl.


bei

Der eingesliirzle Berg 4i Marco genannl. Innsbruck


(4)

dem Dorfe Marco bel Wagner 1832.


im
Siidlirol

unter Roveredo^
lahre 1837.

Slavini

(5)

Allerlhumliche Entdeclmngen

im

Ap. Voi. n.

22

170

RASSEGNA

DI LIBRI
,

Summano

vasi di varie

forme
anelli
,

frammenli
fibule
,

d'

armi

lucerne sedi diversi

polcrali col

nome

C. Dessi

monete romane

imperatori, delle famiglie Minuecfa e Fabia, di Marsiglia, ed assi


e semissi

e Denari

Mattapani e Grossi

parvuli denariorum
,

mediatini
dei secoli

tertioU] di
e XIII.

Merano, Trento, Verona


nel giornale

Brescia, Bergamo,

XII

L'anno appresso pubblicava

medesimo

la descrizione

d'altre antichit trovale in quc' luoghi nel 1838 (1), e

particolar,

mente

di

alcune monete dell'Italia supcriore, del Tirolo

d'Acqui,

della famiglia del Carretto, di

Savona, d'Ivrea, intorno alle quali produceva pure un decreto dell'imperatore Enrico VII di Lussemburgo , che dimolte di esse determinava il valore documento assai
;

prezioso e poco conosciuto

che conservasi nella raccolta diploma-

tica dell'ah. Zucchelli di Pisa.

Nel 1844 illustrava in


ratori Federico
gravii di
I

sirail

modo

(2)

altre
I

monete
Carlo

degl'

impe-

e II, Ottone e Corrado


,

IV

dei

Mar-

Babenbcrg

di

Francesco Novello Carrarese signore di

Padova, e

di un'altra dell'India colla effigie di

Visn sul

diritto,

e la stella mattutina e la via lattea sul rovescio, recata probabil-

mente nel Tirolo

da' Crociati.
di

Vedemmo
amore
da
tenza

in parecchi

cotesti

scritti

finqu

enumerati, dal

chiarissimo nostro Archeologo con larga copia di dottrina e


illustrata la storia degli antichi Rezii-Tridentini
,

sommo

e derivati

essi g' Itali


s

primi

ma, o

fosse per disapprovazione


della

d'una senella

diversa e

men

lusinghiera

comune
i

o
vi

perch

fosse ignorata, in Italia

nessuno
si
,

v'

abbad. Sibbene

abbadarono,

per opposte ragioni, e


principalmente
il

vi

accostarono tosto
Ottofredo Miiller
,

Tedeschi, tra cui


,

Niebuhr

Grotefend

Abecken

e Steiib, l'ultimo de'quali pubblicava l'anno

1843 a Monaco un

buon volume a dimostrare appunto l' affinit tra Rezii ed Etruschi. Per queste nuove autorit confortato il signor conte Giovanelli riassumeva r anno passato il medesimo argomento e illustrando una
,

auf das

Enldeckungen im Sudlirol im lahre iS3S , und ubereine Munzwesen bezugliche Urkunde Kaisers Heinrich VII Beson6 Band 1840. ders abgedruckl aus der neuen Zeitsschrifl des Ferdinandeums
(1) AllerlhUmliche

alle lirolische

innsbruck.
(2)

Uerlhumliche Enldeckungcn in SuUirol

scil

dem Iahre iS3B. Aus der

Zeslschrift des

Ferdinandcums.

RASSEGNA
Iscrizione Rczio-Elrusca (1),
disse
i

DI LIBRI
la

171

confutava

sentenza di Giustino che


,

Rezii

propaggine degli Etruschi cacciati dai GaUi


;

che,
l'ori-

regnante Tarquinio Prisco, occuparono V Insubria


gine Lidia dei Tirreni per la impossibilit di
zione
,

impugnava

lontana naviga-

per r anteriore
;

popolazione

d' Italia

e per
i

V autorit

di

Dionigi d'Alicarnasso

e stanziava in quella vece

Rezii padri dei


gli

Tirreni aborigeni
schi
,

e questi essere gli stessi


il

che

Rafcni e

Etru-

non diverso che

nome

Tridentini e le altre piccole po;

polazioni loro vicine, tutte della schiatta dei Rezii

Leponzii d'ori-

gine taurisca
gli stessi

nome

celtico appellativo di tutti


i

popoli montanari;
,

Norici, popolo taurisco anch'essi;

Rezii

primi

vicini dei

Norici e dei popoli taurisci in generale; gli Euganei, della

mede-

sima origine che


e prevalenti fra
essi autori di
i

Leponzii

Rezii e gli

Euganei, nomi
di

collettivi
;

tanti
,

nomi
e
,

soprannomi

queste genti alpine

Verona

forse di

Como,
e

e pi secoli avanti Giano,


la loro

avanti la presa di Troja

padroni d'Italia;
dei

lingua commista

con quella dei Pelasgi


presto corrotta
,

Romani

dei Galli, essersi


tra* retici

qui ben

mentre pura serbossi


;

monti

da

ogni

commercio
afiferm
lui
i

divisa

epper essere

falsa la

sentenza di Livio l dove


,

Rezii-Etruschi imbarbariti Gn nella favella


di

e ci che a
carattere
validis-

parve segno

barbarie dover essere stato appunto


:

della incorrotta ahtichit

della quale

adduceva un altro
intorno

simo argomento nella

iscrizione

impressa

all'orlo ed

al

manico

di

una

situla di

rame

dissotterrata

ha

circa diciassett'anni

nella Valle di

Sembra a nove miglia da Trento,


,

e dal

chiaris-

simo Autore dimostrata antichissima


che furono
per
la scrittura

pe' suoi
la

caratteri

angolosi

pi antica

per

mancanza d'ogni segno

d'interpunzione, e della lettera 0, secondo tostile degli antichi Etruschi


;

la

rozzezza del lavoro, indizio dei principii dell'arte, al

confronto dei simiglianti vasi cinerarii euganei del Gatajo, illustrati


dal

chiarissimo professore abate Celestino Cavedoni


:

(2);

e conchiu-

deva

Qualor

si
i

voglia

che questi caratteri della nostra secchia


gli

siano in origine
si

medesimi che
allora

euganei
l'

perch ad

essi

pi

assomigliano

cade onninamente

origine de' Rezii dagli

(1)

Dei Rezj, deWorigine dei popoli d'Italia,


I.

e d'

una
,

iscrizione Rezio-Elru-

sca

Pensieri ec. Trento


(2)

R. Stamperia Monanni

1844.

Indicazione de' principali


,

monumenti

antichi del reale

Museo Estense

del

Calajo

Modena, 1842.

172
,

RASSEGNA

DI LIBRI

Etruschi i quali con le loro persone avrebbero anche portato queir alfabeto che aveano, e non un altro: o se si voglia convenire che r alfabeto rezio fosse invenzione tutta propria dei Rezii

montanari

allora

siccome esso
,

si
si

mostra qual

prima ossatura
o per lo
,

degli altri alfabeti della Penisola

dovrebbe necessariamente con,

chiudere che da esso vennero generati anche questi

argomentarne che
in Tito Livio

Rezii non erano genti cotanto abbrutite


,

meno come
antico

appariscono
,

e che tale doveva essere ancor

e rude

il

loro accento

qual era rimasta secca e

stecchita la loro

scrittura.

si

voglia che lo scrivere sia in tutta la Penisola e le


le

montagne che
de' Boi e

appartennero una introduzione posteriore

al

tempo

Sennoni e della supposta accessione


si

de' fuggitivi a queste

alpi, allora la
di quella

farebbe discendere ancor infinitamente pi a basso

stessa gi tanto
in

povera condizione a cui


questo rapporto
la

la

grecomania
dell'antica

avea condannata anche


Italia.
or

civilt

se queste singolarissime particolarit,

non mai per


,

altri

con-

mia secchia antica e nelle sue iscrizioni reggeranno alla severit della critica e si annoderanno cos bene al dubbio che mi son permesso contro V aggiustatezza e verit degli allegali
siderate nella
,

testi

di

Tito Livio e di Giustino, ch'esso ne riceva,


,

come

me

ne parve

una

bella
s

conferma

ci

volli riuscire

da

lunga serie

di

che quel solo certo al quale amminicoli e minute avvertenze);


,

allora questa

bitato e

sincero
,

paleografa

mia patria anticaglia questo Ano a qui unico indumonumento d'una spenta nazione e della sua questa la quale per me una delle pi antiche
, ,

che possa vantare l'epigrafia etrusca

dessa che l'illustre Cavedon

chiam insigne, meriterebbe veramente questa onorificentissima


distinzione: perocch a differenza delle altre simili de'musei,
batevi
il

ser-

pi delle volte

a niun altro

buon uso che


,

alla

gloria

dell' averle e alla curiosit del

mirarle
,

questa

se la

tenerezza
collezione
e

delle cose patrie

non mi sedusse
patria
il

starebbe

nella
de' pi

mia
belli

qual documento e chiave a risolvere uno


inosservali problemi della
Tali sono le opere onde
istoria .

ancora

chiarissimo signor Conte Giovanelli,

con bella vece alternando


intese per

le

cure dello scrittore e del magistrato,

lunga serie
,

di

anni

ad

illustrare s stesso e la patria


di

sua

le quali

come potranno tornare


dottrine che

somma

utilit

per l'ampio

tesoro

delle savie

in s

rinchiudono,

qualunque

RASSEGNA
cultore degli archeologici studi
cessarie a consultarsi da
gli
;

DI LIBRI

173

cos

riputiamo assolutamente ne

chiunque ami conoscere


i

primi popoli e

antichi

monumenti

riti

costumi e

le

vicende di ciascuna

parte della
delle storie
di

patria nostra coramie.

se solamente per cotesta via

municipali possiamo omai procedere alla ricostruzione


istoria d' Italia
,

una compiuta

e se da questa non potrebbe non

tenerci

lungo tratto

discosti
il

il

disconoscere qualunque delle varie


di

sue genti; qui sarebbe


portanza

danno
il

gran lunga maggiore. La imnoi, gi fu

degli studi sopra

settentrione, rispetto a

per

altri

avvisata. Se
i

primi nostri padri dovettero venire di col


,

dove poterono

primi popoli avere stanza

e se

monumenti
per

e le

storie e la ragione

con bella concordia

ci

confermano cotesto luogo


il

dover essere stato

prima

il

monte che

piano

s stessa

evidente l'antichit de* nostri

popoli alpini: e sinch

non avremo

accertato tutto quanto d'indigeno ebbe l'Italia per essi, come potremo esattamente determinare le popolazioni e gl'instituli di civilt che ella ricevette d' altronde ? Gi assai fu arso d' incensi agi' idoli delle greche e romane origini ; e come 1' antico prestigio

une fu sciolto dalla nuova luce che campi di Canino e dalle mura di Volterra
delle

a' d nostri
,

balen

dai

cos la superbia dell'al-

memorie pi antiche e venerande. Pi sublimi e pi vetusti dell'Acropoli e del Campidoglio fanno al Bel Paese corona altri monumenti che additano agl'immemori
,

tre gi cade avanti l'autorit di

nepoti la

culla de' prischi padri: accostiamoci riverenti e


;

interro-

ghiamoli
glio

ci

prenda turpe vergogna

quando

il

romano orgo-

non

arross del vincastro di

Romolo

e delle giovenche d'Evandro.

G. Picei.

Memorie
Sassi

originali italiane risguardanti

le

Belle Arti

edite ed

it-

lustrate per
,

cura di Michelangelo Gualandi. Bologna Tipografia a spese dell' editore , 184/i. in 8." di pag. 206. Serie
,

Quinta.
Procede

Memorie
cui
,

Editore anche in questa Serie delle Arti con quella stessa alacrit e diligenza con or sono cinque anni, diede principio alla sua impresa, la quak
il

benemerito

di Belle

171
da lodarsi

RASSEGNA
massimamente per
la

DI LIBRI
bont e utilit del
fine.

Abbiamo

in questa quinta Serie


in

alcune memorie e documenti che mettono

padre

maggior luce la persona del celebre Aristotele Fioravanti, il cui per un documento del 14-28 eh' presso di noi sappiamo ,
, ,

essere stato l'architetto del palazzo


castello di

del legalo di

Braccio da Montone in Perugia.

Altra

Bologna,

del

scrittura impor,

tante assai

stimiamo essere quella


,

dell'

allogazione a Niccol di Bari


di

Dalmata
di

di

alcune statue per


di

la

famosa Arca

San Domenico
delle cose

Bologna.

minor pregio teniamo quella relazione


di
,

fatte dai Deputali alle pitture della cappella del Tesoro di S.

Gen-

naro

nella

cattedrale

Napoli,

ove

operarono
,

pi

segnalati
,

maestri di quel tempo

valier d'Arpino, ed allri.


particolarit
di

come il Domenichino Guido Reni il CaNon mancano poi buone e spesso nuove

anche intorno ad

altri artefici

o cavate dagli archivi

Bologna per industria dell'Editore, o a


,

lui fornite
d' Italia

da molti amici

e conoscenti suoi

quali da ogni

parte

concorrono con

bella e lodevole gara ad aiutarlo in questa impresa.

E
:

se qui

luogo a consigli
per
le quali la
,

uno ne proporremo

al sig.

Gualandi

ed che

voglia collocare nella sua raccolta pi specialmente quelle scritture


storia degli

antichi artefici
,

Italiani si

renderebbe
tolte.

pi agevole
Il

e molti

dubbi

e molte

incertezze

sarebbero a noi

pubblicare memorie

che riguardino tempi pi

vicini

de' quali

per

tanti scrittori

abbiamo pi

particolare, pi ordinata e
di quella stessa utilit

pi chiara notizia, pare a noi che non sia

che

le scritture

risguardanti tempi pi lontani sogliono d'ordinario


artefici
de' secoli

apportare. Imperciocch degli

XVI

XVII non

mancano
ne
scrisse

libri

che parlino

ma
il

di coloro
,

che vissero e operarono

ne'secoli antecedenti, tranne


,

Vasari

che non sempre con diligenza


? Utile al-

a qual altro autore


il

possiamo noi ricorrere

tres

sarebbe che

sig.
i

Gualandi non slesse contento a presentarci


singolari artefici e le loro opere riguardi que'

solamente memorie che


dassero
quali
;

ma

che volesse allargarsi alla ricerca

documenti

ci

scoprono meglio e pi

ordinatamente

la

vita

delle Arti

Belle in

un paese
sig.

e in

una provincia.
di

Se al

Gualandi fosse dato

raccogliere dai libri e dalle

carte dell'archivio dell'antico Reggimento di Bologna le cose ope-

rate da quel
giosi
le

Comune

sia rispetto agli

edifizi

pubblici

cosi reli-

come

civili; sia rispetto alle leggi e


;

consuetudini che governavano

corporazioni delle Arti

sia, infine, rispetto agli aiuti

ed agl'in-

RASSEGNA
itamenli che le arti
e per quali

DI LIBRI
in diversi
si

175
tempi
;

medesime ebbero

mostrando
,

o vennero cagioni questi aiuti o come giovamento alla storia meno; sarebbe opera egregia e di grandissimo dell'Arte Italiana, la quale non pu sperarsi, n aversi piena, esalta se non quando saranno pubblicate tutte le scritture e compiuta

accrebbero

che essa arte riguardano


titudine e di
giori

e sarebbe opera tale

che

titoli di

gra-

obbligo grande che al sig. Gualandi ha l'Italia,

mag-

per questa divenlerebbero.


G. M.

Description de Palerme
del secolo

etc.

Descrizione di
,

dell'Era volgare

di

Palermo alla met Ebn-Haucal, tradotta dall'arabo


8. di

in francese

da Michele Amari. In
,

pag. 44.
).

Estratto dal

Journal Asiatique

n.''

dell'

anno 1845

Degli assidui e fruttuosi studi che


Parigi sulla

il

Sig.

Amari ha impreso

lingua araba

al certo

un

bel saggio questa tradudella Cosmografia di

zione in

francese di

un importantissimo brano
tale

Ebn-HaucaK uno
la
citt

dei pi antichi viaggiatori arabi, dove descritta

di

Palermo,

quale

si

trovava nella met del secolo


egli
si

decimo.

a questo studio filologico

messo perch ha
terra natale, ai

intenzione di scrivere la storia della Sicilia, sua

tempi degU Arabi; storia che ancora da farsi: e dal quel forte
ingegno
,

accompagnato da una volont ferma e immutabile


dell*

non

possiamo attendere se non un lavoro degno


Siciliano.

autore del Vespro

Non

del nostro proposito

il
;

render qui conto par,

ticolare della
al

descrizione di

Ebn-Haucal

diremo solamente

che
nella

frammento
il

del viaggiatore arabo precede

una introduzione

luale
Sicilia

Sig. Amari produce alcune considerazioni sulla storia della Musulmana alcune brevi notizie intorno a Ebn-Haucal
,

uno sguardo

alla storia di
il

Palermo avanti
testo

il

viaggio

di

questo

cosmografo: viene quindi

arabo

cui tien dietro la tradu-

zione francese, accompagnata da trentasette note, belle per copia


ili

erudizione critica, storica e filologica. A questo frammento


altri

egli

conclude)
d'Arabi

ne far seguitare,
della
;

estratti dagli

autori arabi che


di

hanno parlato

Sicilia

come pure una colloz^ne


di

poesie

siciliani

con che spero

somministrare nuovi materiali

176
per

RASSEGNA

DI LIBRI

la storia di Sicilia nel medio evo, alla quale mi sono posto con quell'amore di patria che neppur nell'esilio non scema.

C.

M.

Francesco Buri^amacchi storia lucchese del secolo XVI, nuovamente narrata da Carlo Mindtolf. Lucca, dalla Tipografia di Giuseppe
,

Giusti

18U;

in 8. di

pag. 50.

La congiura macchinala da Francesco Burlamacchi


secondo l'Adriani intendeva
essa
il

il

quale

di

abbassare
il

la

Chiesa e togliere

ad

suo stalo temporale, e che


i

Galluzzi ed altri storici disreligione,


,

sero concepita per rovesciare

governi e la

l'argonotabile

mento

di

questa breve scrittura del Sig. Carlo Minutoli


di

per dignit
razioni.

discorso

per gravit di giudizio e


fatto

di

conside-

Con
il

essa egli

prende ad esporre quel


il

singolare per

l'ardimento del concello;

disegno, cio, di Francesco

Burla-

macchi

quale verso la met del secolo

XVI

poco and non


di cui siaci
,

giungesse ad operare uno dei pi stupendi rivolgimenti

pervenuta la

memoria.

perch

gli storici

contemporanei
la scorta de'

mossi

pi o sarono

meno da

particolari rispelli, in parte occultarono o travii

la verit; e

moderni, seguitando
in alcuni errori
, ;

primi

fu-

rono
del

tratti essi

pure

me

parso
si

di
il

riandare
disegno
.

quel breve periodo di storia

entro del

quale

svolge

Burlamacchi

in ci soccorso

da

autentici documenti.

Premessi alcuni cenni sulla

vita

pubblica e privata del Burla-

macchi, e sulla famiglia


tra
le

di lui, la

quale
di
;

per nobilt e dovizia fu

principali
,

di

Lucca, e non
altri

umile condizione

come

l'Adriani
il

il

Bolla ed

hanno

dello

viene ad esporre quale fu

concetto del Burlamacchi. Egli

voleva, dopo liberate ed assicu,

rate dalla servit le citt di Toscana

stringerle in

un corpo a
venisse
fer-

modo
ai

di

confederazione
il

di

guisa che

mentre

fosse in facolt di

ciascuna

governare
interessi

le

cose proprie secondo suo grado,


patti di

comuni
,

provveduto con
la

comune accordo

mali

che assicurassero
effetto
,

prosperit e la indipendenza di tutte .


gli aiuti di

dare

a questo disegno invoc

Piero e di Leone

Strozzi

nimicissimi del

nome mediceo. A

costoro avvis di rivol-

RASSEGNA
gersi
il

DI LIBRI
all'

177

Burlamacchi e
Priore
di

farli

cooperatori
il

impresa da s immagi,

nala.

Il

Capua lod

disegno del Burlamacchi


efifetto

e se

gli

proferse aiutatore. Francesco voleva che ci avesse

sollecita-

mente;

ma

Leone Strozzi

fu di parere
il

che

si
,

avesse a differire sino


fosse

a che tornasse di Francia

fratello Piero

adunato danaro
Il

e veduto qual piega prendesse la guerra di Alemagna.

Burla-

macchi cedette
vole
di

alle ragioni del Priore

e forse la dilazione fu causa

che l'impresa andasse

perduta. Certo,

un'occasione pi favoreofferirsi.

questa non poteva cos di leggieri


,

Ma

la

congiura
,

era stata confidata dal Bcnedino

fedelissimo del Burlamacchi

ad

Angelo Pezzini
fanciulla
,

il

quale perduta in giudizio la tutela di una ricca


,

per sentenza del Gonfaloniere Burlamacchi

concep odio

ferissimo contro di lui, e ne prese vendetta svelando al

Duca Co-

simo
poi

tutta la

trama.

Il

Burlamacchi

fu preso e posto in carcere;


,

esaminato con torture atrocissime

come

reo di offesa maest,

condannalo nel capo. La grazia chiesta all'Imperatore fu vana; e


il

Burlamacchi
Questa fu

trasferito nelle carceri di

Milano,

il

14

Feb-

braio 1548 ebbe

mozza
fatta

la testa

pubblicamente.

la flne di

Francesco Burlamacchi.
assai

La
lode;

infelicit

dell'evento

gli

ha

parca misura

della

conciosil

siach alle imprese sfortunate non sia d'ordinario riservato che

biasimo o

il

disprezzo degli uomini

ma

discreti leggitori
la

vora
.

ranno

di per s

vedere qual
il

luogo avrebbe assegnato


disegno avesse sortito
di
il

storia

Francesco Burlamacchi, se
,

suo flne

Michele Burlamacchi figliuolo tempo abbracciate le nuove opinioni


per opera segnatamente
di fra

Francesco
,

in

processo di

religiose

disseminate in Lucca

Bernardino Ochino e del Vermigli,

ripar in Ginevra nel 1566, trasportando col un

ramo

della

fa-

miglia Burlamacchi; che nuova illustrazione ricevette dappoi nella

persona e per

gli

scritti

del celebre Gio.

Giacomo, ristauratore
di

del

diritto pubblico nel secolo


di diritto

XVIII
,

autore

opere accreditalissime
di
d'

naturale e

politico

le

quali anche al

oggi

sono

tenute in grandissimo conto.

Non possiamo
derio che
ci

in

ultimo

astenerci dal manifestare


al

un
:

desi-

ha accompagnati sino

termine della lettura

quello

cio di vedere aggiunto allo scritto

qualcuno
alla
il

di quegli inediti dole

cumenti autentici sui quali


sue asserzioni.

il

sig.

Minutoli dice di aver fondato


nostra
curiosit
il

Sarebbe piaciuto
per
II.

veder
il

messo

in

pubblico
Ap. Voi.

le

stampe

processo

formato
23

contro

178
Burlamacchi
che
la
,

RASSEGNA

DI LIBRI

che ancor giace inedito.

Ma

forse parve airAutore

forma succinta dalla sua narrazione (che ha sole 50 pagine) non comportasse Y aggiunger documenti che per la loro lunghezza
avrebbero vinto
la

proporzione del libro.


G.

M.

Santa Croce

di

Firenze. Illustrazione storico-artistica di Filippo


e

Mois, con note

documenti

inediti.

Firenze 1845.

Fra

luogo cospicuo
in cui la

monumenti che fanno bellissima la citt di Firenze tiene la magniGca chiesa di Santa Croce, inalzata nei tempi
democrazia riportava
i

suoi

pi

lieti

trionG.

questo

stupendo

edifizio,

come

agli

altri

che sorgevano contemporaneadi uguale.


,

mente

le et successive

non seppero contrapporre nulla


fatte

che le lodi pompose anche come creatori d grandi opere d' arte non sono nulla pi che una esercitazione reltorica. Perch, lasciando stare che i Medici,
ci prova
ai

nostri
,

primi padroni

celebrati

come generosissimi

seria (1), vero che essi

tennero molti nobili artisti nella minon seppero dar compimento a ninna
,
,

delle grandi opere dell' et antecedenti

e che quelle a cui posero

mano, segnano
Se noi credi
,

l'

epoca del decadimento dalla primitiva grandezza.


il

osserva la Repubblica e
dell'

Principato
virt

e confronta e

giudica le opere

uno

e dell' altra.

La

principale di esso

fu di sapere trarre profitto dalla fiacchezza dei tempi, dalle perfidie,

dai tradimenti e dalle lodi codarde di coloro che,


chi, al vivere
si

libero preferivano

il

vivere.

come scrisse Le opere belle


:

il

Var-

allora

snaturarono travolgendole da libert a dispotismo


Santa Croce
ce ne
,

e pei grandi
si

monumenti

della Repubblica sulle prime nulla fu fatto, e solo


offre

consent che fosser guastati.

una prova.

Essa dapprima fu trascurata con grave danno

poi fu guastata con

(1)

Di ci

si

hanno novelle prove nella Nuova raccolta di lettere


,

sulla pit-

tura

scultura e architettura

scritte

dai pi celebri personaggi dei secoli

XV

a XlXf con note e illustrazioni di Michelangiolo Gualandi, in aggiunta a quella dati in luce da Mons. Bottari e dal Ticozzi, Voi. I. Bologna 1844. Ivi si trovano aalenlici documenti della miseria in cui si condussero Crlslofano dell'Altissimo, Giovanni Bologna e Antonio da S. Gallo, per colpa di Cosimo e degli altri che non erano n larghi n pronti pagatori delle fatiche degli artisti.

RASSEGNA
aggiunte che contaminarono
spogliata delle belle
l'

DI LIBRI
del

179
architetto
,

idea

primitivo

e fu

memorie che ricordavano i tempi migliori. Pure questa fabbrica, coi suoi annessi, rimane ancora come una
buon popolo antico
,

delle pi grandi testimonianze della ricchezza, della potenza, della

generosit e del gusto del

e ci offre in

com-

pendio

la storia delle rivoluzioni

delle glorie e delle sciagure dei

tempi trascorsi. Qui sono


valore, delle virt
patrie

le

pi belle memorie della sapienza, del

e di tutta la civilt nostra.


gli

Qui furono
,

onorati di sontuosissime esequie

loro tombe

si

adornarono in

uomini pi benemeriti e le mille maniere degli emblemi che faestinti


,

cevano fede delle guerriere virt degli


a nobile emulazione.

ed eccitavano

vivi

La

chiesa spesso fu stanza ai militari comizi

nei giorni in cai faceva d'

uopo

di

armarsi per difendere

la patria

dal feroce straniero

e le sue magniflche navate risuonarono della


eletti dai

voce di valenti oratori, che

magistrati parlavano alla mol-

titudine delle virt del soldato e del cittadino.


volta fu

La

piazza pi d'una

campo
s'
;

a liete feste

a lotte e a

forti

esercizi

con cui

la

giovent
la patria

ingagliardiva le
e poscia
,

membra per
vi

rendersi

atta a soccorrer
,

quando non
e le goffe

era pi patria
servili
,

questi
le

me-

desimi
rate,
il

luoghi

risuonarono di plausi
fasto
,

videro
di

masche-

superbo

ostentazioni

ridicole

pompe
le

per celebrare
dei padroni.

con spontaneit

comandata

le

nozze e

gioie

Finalmente, questo
di

monumento
fatti.

inalzato dalla libert

antica

fu testimone
si
i

barbarissimi

Di qui
le

partirono

gli
,

ordini per cui


si

torturavano e slogavano
roghi da
si

umane membra

e
di

accendevano

cui tutta la citt era spaventata.


i

questi orrori che pi


di

fecero sentire sotto

pi abietti successori

Cosimo, erano ministri quelli slessi che dalla generosit del Comune avevano avuto nutrimento ricchezza e magnifica abitazione. Pare che per loro la gratitudine fosse straniera merce. Im,

pinguati dalla Repubblica, cospirarono sempre ai danni di

lei:

dap-

prima

colle loro
,

armi servirono
di
;

ai furori

dei Guelfi e allo spirito


;

di fazione

e furono cagione

scompigli e di scandali
ai

poi tenassedio

nero pel sozzo Duca d'Atene

e finalmente
ai bisogni

tempi
patria

dell'

dopo aver negato

di

rendere

della

una piccola

parte dei benefizi che in tanta copia

bevano

ricevuti da essa, fa-

vorivano con segreti intrighi la vittoria delle armi nemiche.

La magnifica bellezza
e
liete e triste

di

questo
si

monumento
,

le tante

memorie

che ad esso

collegano

e le egregie opere d'arte

180

RASSEGNA

DI LIBRI
per esleso discorse, perch

che lo adornano, merlavano


servono ad illustrare tutta

di essere

la storia della citt.

ci ha fatto de-

gnamente Filippo Moisc col libro che ora annunziamo. Egli non perch illustr gi il Palazzo vecchio nuovo in queste materie uno dei grandi monumenti che sorsero insieme colla chiesa di
,

Santa Croce:

ma

neir illustrazione di questa ultima, l'autore aveva


,

davanti pi grandi difficolt

perch

le

piene del 1333 e del 1557


la

distruggendone ripetutamente l'Archivio, fecero perire


delle

pi parte

memorie che erano necessarie a render compiuta


si

la storia di

questo ediBzio. Pure egli non

sgoment

della difficile impresa, e


le storie,

frugando
gli spogli

tutti gli archivi della citt,

svolgendo

e cercando

dei nostri eruditi

giunse con lunghe e penose fatiche a

raccogliere buona messe di notizie importanti, le quali rischiarano

bastantemente

la storia della

chiesa e del convento, la generosit


ali*

dei cittadini che in diversi

tempi concorsero
di

opera
,

provvedi-

menti della Repubblica a favore


molti nobilissimi artisti per

questo ediGzio
Il

e gli sforzi di
il

abbellirlo.

Richa

Cinelli
i

il

Biadi avevano preceduto l'autore in questo lavoro:

ma

loro scritti

poco potevano giovargli a fare ci che


disse grossi spropositi.
Il

egli si era proposto. Il Biadi

Richa e

il

Cinelli

nulla

poterono inse-

gnargli, di recondito, perch nulla dissero (sono sue parole) della

prima costruzione
intima
de' religiosi

della chiesa, nulla del convento, nulla della vita


,

nulla

delle
;

confraternite secolari

nulla del

Tribunale della Inquisizione

come

se quel terribile ministero


al

non
di-

fosse stato esercitato in Santa

Croce dal 1254

1782!

Degli
,

uomini grandi che


menticando
niunoper,
i

vi

riposano hanno poi nominato ben pochi


. . .

maggiori.
sia

Altri

hanno toccalo
in

di

questo monumento;

ci

permesso dirlo,

modo

conveniente al soggetto.

La
da

storia della chiesa di Santa


farsi
.

Croce e del

Convento era sempre

Con queste parole l'autore nota


colle seguenti

ci che gli altri

non fecero, e
cr

annunzia ci
,

che

egli

ha inteso

di fare,

Noi

ci
i

siamo provati
tempi
:

come meglio
,

lo consentivano

le nostre forze ed

abbiamo

tolto a parlar dell'intero

monumento:
la storia
:

della chiesa
:

in tutte le sue parti

delle confraternite

secolari e del convento

e delle une e delle altre

abbiamo narralo

abbiamo

detto

dei religiosi fino dalla loro venuta in Firenze, del loro ufficio
inquisitori
,

come
,

degli
i

che segnano

uomini sommi che riposano in questo Panteon e progressi maravigliosi dell'intelletto in Toscana ed

RASSEGNA
in Italia dal secolo

DI LIBRI

181

XIII

al secolo

XIX

spettacoli religiosi

politici

e militari che vide

abbiamo raccontato degli non abla piazza


:

biamo perdonato a indagini per sapere


da dire.

e per dire le cose che


la

erano

Ma

lunge nulladimeno da noi


si

pretensione d'aver fatto

e detto tutto quello che

poteva e

si

doveva: saremo contenti d'aver


i

dato una spinta a far meglio: saremo contenti che


dini ci

nostri concitta-

sappiano buon grado dell'intenzione, che


jd.

e'

incoraggiscano

a proseguire

Non solamente
grado air autore
libro,
;

dell'intenzione,

ma

del fatto noi

e non potendo a parte a parte esaminare

sappiamo buon il suo

diremo che in generale ci sembrato scritto con amore e con cura che molte notizie nuove e utilissime vi sono raccolte ; che la storia dei Monumenti, dell'Inquisizione e della Chiesa nelle
;

sue epoche diverse sono

fatte

con molta

diligenza

e che possono

insegnare moltissime cose che vergogna non sapere, e che molti

non sanno

[1].

Molti documenti sono


(2).

ivi citati,
,

altri

sono trascritti

per intero alla fine del libro

Insomma

molta e preziosa eru-

(1)

piaciuto di sentire [rammentali

proposito del valenti Italiani sepolti in Santa Croce, a noi sarebbe con una parola di lode anche il botanico
,

GUorgio Galleslo
cui celebre

l'

eruditissimo
la facile

Tommaso de Ocheda
,

V avvocato Collini di

e Filippo Pananti che pel nobile ingegno e per l' Intero animo fu amato da lutti e merit che Glo. Battista Niccolini scrivesse di lui che fu uomo di semplice vita , di schietti

ancora

e bella eloquenza

costumi, del vero non inconstante n timido amico, scrittore di facile e arguta vena In ogni maniera di giocosa poesia a nessuno secondo, e per

consentimento
(2) I

d' Italia

nell'

Epigramma

11

primo
de'
3.

Documenti,
:

estralli dagli

Archivi Diplomatico e delle Riformagioni,


;

sono

seguenti

l.o Bolla d'

trailo di vendita; degli il

Innocenzio IV Febbraio 1262.

24 Aprile 1252.

2. Con-

Provvisione della Signoria

per la costruzione deflnitiva della chiesa e convento di S. Croce ; degli 4.^ Bolla del Legalo cardinale Matteo d'Acquasparla ; del 8 Aprile 1295. 5.*' Testamento di Alberto di Lapo degli 19 Gennaio 1297. Alberti , dei 6." Ricordo di Tommaso di Leonardo Spinelli di tutte le 9 Luglio 1348.

la chiesa e sagrestia di Santa Croce In pi anni (1440-1471). Decreto della Signoria di Firenze per far tornare da Ravenna le ossa di Dante , e per erigere un monumento'a lui , all'Accursio , al Petrarca , a 8. La Signoria Zanobi da Strada e al Boccaccio; del 22 Dicembre 1396.

spese fatte per

7.

Firenze chiede le ossa di Dante a Ostasio Rolentani signor di Ravenna 5 U l.*' Febbraio 1429. 9.^ Supplica degli Accademici Fiorentini a Leone X,
di
,

per aver da Ravenna le ossa di DantelAllghIerl ; 20 Ottobre 1519. 10. Fratrum et Convenlus Sanctae Crucis de Florenlia , commissio in artem et consuks Calismale; 22 Dicembre 1441. il." Il Comune di Firenze raccomanda

182

RASSEGNA
tutti quelli

DI LIBRI

dizione con paziente affetto raccolta rende pregevolissima l'opera,

e la raccomanda a

cui stanno a cuore le

cose patrie.

Per mostrare

ai nostri

lettori

che queste
del

Iodi

sono sincere, e
noi avvertiremo

che non muovono se non


colla stessa franchezza,

dall'amore

vero,

che in alcune parti del libro avremmo vo:

luto trovare pi rapidit e pi amenit di discorso

avremmo

de-

siderato che r autore

si

fosse
titoli

meno

trattenuto in certe ricerche sui

pellegolezzi de' frati, sui

diversi delle loro famiglie, e sopra

altre questioni cos fatte, che a rigore

importano poco

alla storia

del

monumento,

meno

alla

pluralit dei lettori.

Altri

potrebbe

notare alcune negligenze e licenze di lingua; a noi, per citare qual-

che esempio

non sembrano belli i modi seguenti : le acque del , fiume correvano scapestratamente, pag. 30; stimatizzare le forme dell'architettura, pag. 62; i monumenti che depongono di una gran
potenza di genio e di volont
,

pag. 66

nella polvere sparsa pel

tempio

di

Santa Croce

scritta la storia dell* incivilimento italiano,

pag. 134;

anima

bene organizzata, pag. 234.


fatti
,

Potremmo notare anche


,

qualche inesattezza nei

come a

pag. 221

ove

si

dice che Fi-

lippo Villani nel 1401 e 1404 fu eletto a dar lezioni sulla Divina

Commedia,
si

e a lui successe

il

Boccaccio; e a pag. 226 ove


piccole

detto decoro del Secolo

XVII, Ma queste sono


si

il Lami mende che

dimenticano allorch
il

pensa alle molte

e autentiche e

buone
e

notizie di cui

libro ricchissimo.
l'

a noi piace di arrestarci in


,

questo dolce pensiero, che

autore ha fatto un' utilissima Opera

che in essa
allo

nostrali e gli stranieri troveranno

ampia

illustrazione

stupendo tempio da Arnolfo


,

inalzato

nei

giorni della nostra

grandezza

e dalle et successive adornato di egregie opere d'arte

e consacrato alle glorie pi belle della nazione.

Atto Vannucci.
Universit dei Mercanti; 25 Giu-

la

chiesa e

il

convento
12.*'

di

gno 1361.

Conferma fatta dal Padre Generale delle facolt concedute al P. Provinciale e PP. del Convento di poter fabbricare entro al medesimo, iS.'^ Capitolo XL del Libro III a Tommaso Spinelli 25 Novembre 1452.
;

Santa Croce

all'

degli Statuti Fiorentini:

De

haerelicis diffldandis et
,

banniendis.

dei

14. Provgli

visione del
sulle

Comune

di

Firenze

che dispone della terza parte che


finire
il

spetta

condanne dell'Inquisizione, per

muro dell'Arno;

30 Giu-

gno 1290.

RASSEGNA
Cenni storici

DI LIBRI

183

delle leggi sulV Agricoltura

dai tempi romani fino ai nostri,


1.

dell'Avvocato Enrico Poggi. Firenze, 18i5;8vo. Voi.

Non sono ancora


intitolata
:

molli anni
in luce la

trascorsi

dacch l'Auditore
di

Giro-

lamo Poggi mandava

sua opera

non

picciol

conto
livel-

Saggio di un trattato teorico pratico sul sistema


).

lare (Voi. I-IV. Firenze 18'29~t83*2

molto da rammaricare
,

che a Girolamo tanto non bastasse

la vita

ond' egli potesse o dar


felice-

mano

a nuovi lavori

o tornar su quello che fu da lui cos

mente condotto.
di giovani
,

Ma

Girolamo Poggi spettava a quella

eletta schiera

orgoglio e speranza a

un tempo
ci si

della

Toscana
al

che

ne' disegni della

Provvidenza era scritto

mostrassero per breve


sepolcro
I

ora

e tutti poi
il

scendessero immaturamente dentro


desiderio
in

A minorare
si

noi del

caro fratello

or viene e ci

presenta

l'

Avv. Enrico Poggi con


delle

un suo

libro

che

s'

intitola

Cenni storici
stri:
alla
il

Leggi sull'Agricoltura dai tempi romani fino ai nodi

cui

primo volume stendesi dalla origine

Roma
il

insino
capital

caduta dell'occidentale imperio.

In questo volume

soggetto dell'opera,

mani

ci

cio le condizioni economico-agrare de' Rosembrano da un canto indagate con molta perspicacia di
ischietta

mente e con

originalit

di

pensieri,

inoltre

maestre-

volmente svolte e rappresentate con rara ed invidiabil chiarezza.

E ognuno intende che il giovine Autore trattando cos arduo argomento della veneranda antichit molto si dov rendere famigliare
, ,

e con la

storia e
egli

con

la

erudizione.

Sennonch
di

poi

ci

pare che

quando
che
e
le

ragiona o della costituzione o delle

originarie giuri-

diche instituzioni della Citt


illustrarono
di
gli
,

Romana, o

alcuni sovrani ingegni


la stessa

non proceda sempre con


per
,

franchezza

non

rado

fallisca

via.

N
,

di ci

persona che sia discreta

e con

studi domestica

vorr

mi

credo, levar voce di soverchio

biasimo: che alla fin dei fatti, l'argomento per lui

propostosi

trattare sta nelle condizioni economico-agrarie della Citt

quando

egli

intese

a questo con tutte

le

forze

dell'

Romana; animo e
,

riusci

vittorioso alla

prova

non da
si

insistere

su pochi

falli

ol-

trech l'amore di lui per gli studi


ci

e la'tanta

bont dell'ingegno

ripromettono, che

quando
,

sar levata di dosso la greve soma,

torner amorevolmente

come

tutti

debbono

a rivedere ed

emendel

dare

il

proprio lavoro. Abbiansi pertanto molta lode

le fatiche

184

RASSEGNA
conforto
il

DI LIBRI
impresa
fatica
;

nostro autore; voglia esso continuare nella bene


e siagli di

pensiero

che se

il

libro per lui pubblicato

recherebbe onore ad
delle utili e

uomo
,

cui ninna cura distogliesse dagli studj

molto maggiore ne rende a chi , con impiega in difficilissime investitanta industria e con tanto senno

buone

lettere

gazioni que* ritagli di

tempo che

a lui

rimangono, dopo avere egremagistrato.

giamente adempiuto

le parti del cittadino e del

Prof. P. Capei.

185

NUOVI CORRISPONDENTI
CHE

COLLA LORO GOOPERAZIONE ONORANO L'ARCHIVIO STORICO ITALIANO

Sigg. Ab.

ENRICO BINDI.

Pistoia.

Avv.

CESARE LEOPOLDO

BIXIO.

Genova.

Consigliere

GIROLAMO TOMMASl

Direttore del Pubblico

Archivio.

Lucca.

OSSERVAZIONI

CORREZIONI E RECLAMI SUI VOLUMI PRECEDENTI


,

Volume F/, Parte


quale accettiamo
le

li.''

Dispensa L'
nostra
e

In segno dell'imparzialit

della

gratitudine
ci

con
fatte

la

osservazioni da chiunque
;

vengan
la di

sui

volumi deirArchivio gi pubblicati


lenza con che
i

e per

dimostrare

benevoe di

nostri confratelli
il

ci

sono cortesi
ne
fa
,

consigli

avvertimenti
l'estratto di

conto

che per noi *e


scrittaci dal Sig.
si

riportiamo qui
di

una lettera San Remo, nella quale


Ap. Voi.
II.

Dott.
di

Andrea Carli
24

contengono notizie

Antonio Pelotto,

186

OSSERVAZIONI, CORREZIONI,
piene
di

ec.

maggiori e pi

quelle che a noi fu dato di poter pre-

sentare nella nota 1/ pag. 383 delle Cronache Pisane. Ecco le parole stesse del Sig. Carli
c(
:

Lessi,
II."

appena ricevuta da Genova


I."
,

la 13.*

Dispensa (Tomo VI.


;

Parte

Dispensa

dell'Archivio Storico Italiano

ed imbattuall'

tomi
chi

alla pag.

383

osservai che lo scrittore delle note

anonimo

Autore della Guerra del 1500, dichiarava che eragh del tutto ignoto
si

fosse
ivi

latino questi

riportato

Messer Anton Pelotto che ha composto l'epigramma Cum caesum etc, Vennemi allora sospetto che
:

si

fosse quel Pelotto orefice e poeta, registrato dal

Quadrio

(Tom.
altri.

2."), le di cui rime vennero stampate in Milano nel


di

H93,
di

per Filippo

Montegatti
dal
,

assieme a

quelle del
,

Bellincioni e di

Sappiamo anche
di

Quadrio medesimo

che in un MS.

poesie di diversi autori

esistente nella Biblioteca Estense, si trovano

rime

Antonio
si

Pilloto.

Questo

mio dubbio diviene tanto pi


che
il

probabile se

osservi che costui fu di patria fiorentino, e

Quadrio lo crede quello stesso che si fugg di Firenze nel 1526 con Michelangelo Buonarroti, suo amico, che gli fece fare la palla
a seltantadue faccie per la cupola, e le mirabili gelosie di
delle quali parla
il

rame
di di

Vasari [Vita del Buonarroti). Stimo inutile

aggiungere che questo Pilotto era pure amicissimo e famigliare


ste di

Perino del Vaga, che condusse seco a Firenze nel tempo della pe-

Roma;
e

e che furono pure amici di lui Baccio Bandinelli, JaCellini


:

cone
scritta

Benvenuto
da

anzi, da

una

lettera
,

di

quest'ultimo,
il

Roma
si

a d 9 di Settembre

1526

pare che

Pilotto sia

morto

in quell'anno.

Che
.

venisse ucciso per la sua

mala lingua da

un giovane,
stotele,

ritrae dal Vasari nella vita di Bastiano, detto Ari-

da San Gallo

187

ANNUNZI BIBLIOGRAFICI

OPERE
Il

IN

CORSO D'ASSOCIAZIONE.

Saggiatore

Giornale
,

Romano
,

di

Storia

Belle

Arti e

Letteratura

diretto e compilato

da Achille Gennarelli
2.^
di

e Paolo Mazio.
ossia

Roma

1845.
Mazio

Anno
sullo
;

Nel n.^ 3 uno scriUo del

sig. P.

Scisma

Pietro de Luna,

con un docunaento inedito e gli alti deJla pace fatta In Viterbo tra alcuni Corsi e la famiglia di Paolo de' Marzi il l'i84 illustrali dallo stesso Mazio.

Benedetto XIII

Andiam
un
nunzio
di

persuasi di far cosa grata ai nostri leggitori ripubblicando qui

che trovasi nel surriferito n,'' S.^ dove si d l'anuna nuova Storia del Ducalo di Urbino. Esso il seguente: Il signor Denistoon di Denistoon scozzese , si occupa da varj anni a comporre una storia del ducato di Urbino. Pochi sono paesi che abbiano lanla celebrila negli annali della politica e della letteratura quanto la piccola cill di Urbino ed il suo stato. Ognuno ricorda suoi conli e duchi di casa Feltresca tra' quali Guidobaldo I generale della signoria di Venezia i suoi duchi di casa della Rovere tra' quali Francesco Maria I, nominalo conle sue principesse, Elidottlcre degli eserciti confederali contro il Turco la sua corte che rappresentava il flore ed il sabetta e Leonora Gonzaga meglio della eleganza e civill italiana nel secolo XVI ed ognuno soavearticolo del sig. Mazio,
, i i ,
,

mente commosso

dalla

memoria

di Raffaele, del

Lazzari

del Barocci

il

cui

nome suona
molli archivj

congiunto a quello
,

di

Urbino.

Il

signor

Denistoon ha visitato

specialmente il Valicano, e quei di Urbino e di Pesaro, non perdonando n a viaggi n a dispendi affinch la sua storia sia compiuta ed accurata in ogni parte nella quale sar raccolto il frullo delle sue molte investigazioni, per modo che abbia il suggello autorevole de'documenli, senza averne l'aridit, e sia un libro non solo grato ai sapienti, ma si pure accomodato al gusto del popolo. Abbiamo veduto 1 ritratti di varj duchi che egli
,
:

possiede

disegni che ne fece eseguire da valenti artisti


,

a fine di corre-

darne

siamo fermati lungamente a vagheggiare un rilratllno fallo da Giovanni Sanzio suo padre. Ci di Raffaele fanciulletto in anni sei gode l'animo veramente che questa nostra Italia ecciti pi chFari ingegni d* Inghilterra a parlare e scrivere di s a ricercare le sue memorie nella
la

storia

ci

polvere degli archivj municipali

188
Nel n." 6
della
il

ANNUNZI BIBLIOGRAFICI
sig.

A. Gennarelli continua con un VI articolo a discorrer


i

Guerra

di

Cipro e della battaglia di Lepanto, illustrando

documenti

che a quelle due Imprese si riferiscono , tratti dagli archivi Colonna e Caetanl. e delle vicissitudini del Nel n 7. Della famiglia di Giovlano Fontano Comune d' Orvieto lettera di Carlo Ponlani a Paolo Mazio. Frammenti di una orazione di Bernardino Stefonio in lode di Flaminio
, ,

Delfino. Paolo Mazio.


Nel
brario.
n.<*

8.

Di Ursiclno,

vescovo

di

Torino nel secolo

VI.
di

Luigi Ci-

Di Fabio Fontano, letterato del secolo


col volgarizzamento di essa a riscontro.

XVI,

Lettera

Carlo Ponlani

a Paolo Mazio. Segue una inedita vita di Gioviano Ponlano scritta in latino,

Nei n.** 9 e 10. Gli Eufreducci di Fermo, Commentario storico dell'avvocato Giuseppe Fracassetli. Nel n. 11. Delle condizioni amministrative di Roma In tempo dell' Esarcato.

Paolo Mazio.

Storia di

Romagna

dal principio dell'

Era volgare
,

ai giorni

nostri, scritta

da Antonio
la

Fest.

Bologna

pei tipi delle

Muse, 1845,
A
che
il

in 8. Distribuzione 1.*, 2.* e 3."


concetto e

far
Sig.

conoscere

il

ragione di questa Storta della

Romagna
Il

A. Vesi

ci

promette, crediamo meglio d'ogni nostra parola.


Prefazione
stessa dell' autore.

riferire

per intero

la

Fin qui si mosse guerra al passato, si considerarono gli abusi che ebbero regno nelle decorse et e con ribrezzo volgeasi addietro lo sguardo per rimirar quel terreno ove avea fitte cos profonde radici l'enorme e ta,

citurna oppressione straniera e

traggono

il

fiato pi libero

tirannico feudalismo. Ora che g' Italiani il cominciano a riconoscere s slessi, disseppelli-

scono

trascorsi tempi, e interrogano le

memorie antiche per

ritrovare In

esse speranze e glorie. In

per tutta

mezzo a tanto e cos maraviglloso ardore ditTuso Europa, non v'ha omai paese che non si adoperi a raccor docufar

menti dai nazionali archivii, a

note

al

mondo

le
le

vicende,

gli

usi,

tenebre de' varcali secoli. La Romagna sola, quasich non fosse stala sempre feconda di avvenimenti, e nobile per industria, per arti e per grandi gesta, e quasich la storia del popol suo non fosse slrellamente collegata alla storia di
tutta Italia; la

gloriosi fatti de' maggiori, e a rischiarar

pienamente

Romagna
si

sola, la quale
fa pi

non certo estranea a quella

vita

sociale

prospera e rigogliosa, sembrava non aver sentilo l'appello del secolo che invitavala ad ammaestrare le novelle sue generazioni sul libro della gloriosa vita degli avi. NIssuno fra i molti uo-

che ogni giorno

mini

di altissimo

ingegno

ai quali die vita

e che non cessano


gloria, nissuno

di

operare con
il

l'eccellenza della
a chiarire
i

mente ad accrescerle
la politica,

volse

pensiero
storia del

costumi,

le virt, a

scrivere

insomma

la

popolo romagnuolo ch'ebbe ognor tanta parte in tulli quasi gli accidenti che appartengono al bei paese italiano. Considerando pertanto noi riuscire
a

comune

noslra vergogna

la

storica oscurit in cui

quasi

volonterosi

ci

ANNUNZI BIBLIOGRAFICI
,

189

avvolgiamo, da palrla carit innammali o non rallenuli dalla picclolezza e concepimmo il disegno arduo di trattare la scarsezza del nostro Ingegno
storia di tutta
a

Romagna.
I

Per condur quindi ad effetto il generoso ardenllsslmo desiderio, narcon cupido genio maravigliosi accidenti lutti che risguardano quel milione d'Italiani, l quali abitano le belle contrade cui cinge da un lato la Foglia e l'Appennino , e circoscrive dall' altro l'Adriatico , il Po e lo Scul-

rammo

tenna.

E primieramente,
la

interrogando

le

et pi lontane,
,

ci

sforzammo

di

diradare
sero
i

tenebrosa caligine in eh' eran sepolte

mostrammo

quai fos-

pi antichi abitatori di questa regione; per quali cagioni


si

un popolo

tramutasse; e quale ebbero origine, incremento e termine le varie citt e castella che sorgevano o sorgono sul suo terreno. Dicemmo poscia degli ultimi imperadori che In Ravenna dimorarono, dicemmo
nell'altro

de' Goti, degli Esarchi, de' Longobardi e delle importantissime mutazioni

che

succedettero

venuta del magno Carlo. Indi, varcalo il millesimo anno e ad un'epoca pervenuti pi grande e pi memorabile raccontammo come la Romagna costituissi in repubblica come a poco a poco andasse soggetta all'Iniquo dominio di parziali tiranni; e come finalmente da cos lunghe
alla
,
,

agitazioni

si

riposasse.

Vedemmo

allora
di

come

Romagnuoli

rinvigoriti gi

d braccio e di
forti

cuore, impugnando
di

nuovo

le

rcche, murale e ben munite

le citt,

dismesse lance, innalzale lentamente s'impadronirono


,

dell'autorit

che sfuggiva

ordine di cose

mano agli alemanni imperadori e un nuovo consolidarono: vedemmo come in quel secolo, che diede a

una libert il popolo fra non ben guarentita, ed antichi odii mal fondati: ed ora lacerato era Internamente da fazioni, da invidie, da peccati: ora cozzava col vicino, col fratello, col quale avrebbe dovuto invece stabilire vicendevoli patti di socnoi la luce delle arti e delle lettere, ondeggiava

corso e di

amore

vedemmo
,

infine

come

il

popolo stesso, per troppo desidi

derio d'indipendenza e di potere, distrusse quello slato

cose pel quale

adoperava e non si accorse della propria rovina se non quando gi debole e disarmalo non polea pi porvi riparo. Cosi in mezzo a vicende quasi sempre tumultuose, in mezzo a lotte piene di sangue e a falli or magnanimi or vili, gingnemmo alla prospera et in cui viviamo. non Siccome poi sogliono pi contenti alla superficie delle cose
tanto
si
, i
,

scorgere nelle mezzane et se non che la popolare rozzezza e ferocia , la Ignoranza comune, il sacrilegio delle fraterne guerre e la brutale possanza
de'signorolli municipali, cosi noi
la

in esse con gioia la origine e ne esaminammo le condizioni civili, politiche e militari, osservammo come il popolo con lento passo procedesse al miglioramento della morale , dell' inlellelto e dell'industria; ne investigammo costumi, parie immensa della storia de' popoli afifinch ciascuno veder potesse ne'coslumi presenti il mirabile anello che li congiunge a quelli delle et che gi furono e nel passaggio da un secolo all'altro descri-

cercammo
:

cagione della moderna civilt nostra

vemmo sempre
arti.

lo stato

progressi
alla

delle *leltere, delle scienze e delle


diletta

Per

tale

maniera,

innalzando

patria nostra suoi


figli

quel
,

monu,

mento
noi ad

storico di cui

mancava per
di

colpa degli

slessi

non paghi
dalle

un vano esercizio

eloquenza o ad

arliflciali

splendidezze

190
qaall snol risultare

ANNUNZI BIBLIOGRAFICI
un
Inutile allettamento e
di

non alcuna severa


la vita degli
I

lezione

principalmente
grandi

ci

proponemmo

far si

che

avi

educati a

patimenti, ed anfatti ed a grandi sventure, le loro eccelse opere, che colpe, fossero fonte ai nepoll, pi che di diletto , di civile ammaestramento tale essendo il sublime scopo a cui dee guardare la storia eterna
; ,

conclltadina di ogni popolo.


Finalmente, affinch nulla mancasse a render l'opera meno imperfetta che possibile fosse, fu per noi corredata di tutti quegli autentici documenti che inedili sono, o Irovansi qua e col sparsi e divenuti rarissimi, e che, valgono ad appoggiare la storia e a dilTondere una pi bella o pi sicura luce
,

sulle cose di questa magnifica e splendida italiana provincia

mal nota

fin

qui non solo agli esteri,

ma

agi' Italiani

ai

pi grandi storici slessi della


della

nazione,

quali o parola di

lei

non fecero, o ne favellarono con danno


tale
il

giustizia e del vero.

Tate

il

nostro divisamenlo
riusciranno

malagevole carico che noi assuai

memmo. Ben
cosi

fortunali ci eslimeremo, se queste istorie, che a noi costarono

grave fatica,
,

gradile, non

Romagnuoli soltanto,
.

ma

agi' Italiani lutti

sendo esse cosa afTatlo italiana

Antonio Vesi.

Storia d'Italia

narrata
,

al

Popolo Italiano
,

da Giuseppe La
coi tipi della

Farina. Firenze
Una

PoligraQa Italiana

Ga-

lileiana, 1845. Manifesto del 1. Luglio.


Storia della nostra patria dettata veramente pel popolo italiano, un desiderio dell' universale. Dobbiamo pertanto saper grado al Sig. M. Guigoni di voler dar principio alla sua carriera di editore con un'impresa di tale interesse, e di essersi rivolto a questo fine all'egregio La Farina il quale da molto tempo aveva concepito il nobile pensamento , e vi si era preparalo con molti studj. Del manifesto crediamo ben
,

era

fatto riprodurre

seguenti passi
,

che da noi si annunzia, non sar opera esclusiva di dotti: spoglia la grave toga di un'arida erudizione, deposto il pallio compassalo de' retori, narrer con semplici e calde parole gli avvenimenti di questa patria comune cercher in essi le riposte cagioni pi che le apparenze; tenter seguire lo sviluppo delle idee; insegner ad amare, a venerare, a compiangere questa Italia nostra, nella quale le invasioni barbariche le discordie municipali, le guerre eunuche de' retori, non son giunte a spegnere la fiamma del genio il sentimento del bene , la divina
d' Italia
; , ,

La Storia

ispirazione del bello.


((

Muoveremo

la

narrazione dalla conquista longobardica

colla

quale

crediamo cominci la vera storia del popolo italiano, e la condurremo fino a' tempi attuali. Tela estesissima nella quale s' intrecciano tutte le forme
politiche dal dispotismo airanarchia, tutte le gradazioni religiose dal bigot-

tismo
leone

all'

ateismo

lulte le opinioni civili dalla


si

teocrazia

alla

laicocrazia

dramma immenso che


,

apre con Gregorio

Magno

si

chiude con Napo-

e nel quale passano

come meteore

pi grandi

uomini del mondo

ANNUNZI BIBLIOGRAFICI
civile;

191
Alefer-

torneo sanguinoso
,

nel

quale Longobardi, Greci, Franchi,

manni
tilit

Spagnuoli .... vengono a contendersi quesl' Elena delle nazioni, a

cui fu colpa la bellezza, sventura la gloria, cagione di lagrime la

vaga

della terra.
a Storia sar

questa scritta senza alcun fumo

d'

arte

n col consiglio

perch coloro i quali si appoggiano alle proprie passioni in ogni cosa trasvanno. Nostro scopo narrare il vero; non sar e libri e documenti falli sieno attinti alle fonti nulla trascurato perch
di

vituperare o di lodare,

ed archivj tutto sar messo in opera per far cosa utile a questo popolo italiano , del quale molti parlano e che pochi conoscono, perch pochi han
voluto
gioia
,

saputo mettergli una


le

mano
,

sul

cuore

e sentire

palpili della

sua

ansie della sua

speme

fremiti del suo dolore

Dizionario Geografico-storico-statistco-commerciale degli stati


di S.

M.
il

il

Torino

uscito

Sardegna, del prof. Goffredo Casalis ec. presso G. Maspero e G. Marzorati 1845.
di
,
,

Re

ec.

fascicolo 51

in cui si

termina l'Importante articolo consacralo

a Novara, e si contengono preziosi particolari sugli antichi statuti della medesima e sugli ordinamenti con cui ella governavasi al tempo della sua Indipendenza politica e alcuni cenni sulla sede vescovile, e sui due cleri di fra S. Maria Maggiore e di S. Gaudenzio, e le notizie degl' illustri Novaresi Albertino da Canobpi antichi dei quali risplendono Pietro Lombardo
,
i

bio,

il

Campano
,11

il

Filargio: e fra

pi recenti

il

Tornielli,

il

Paletta,

il

Mossotli

Zanoja. Trovansi nell'istesso fascicolo la provincia e


in lutti
i

la citt di

yoin descritte
provincia del

loro particolari

con l'accuratezza

la

dottrina propria

ragguardevole Sardegna, compilato con egual diligenza e con pari erudizione. Ci dolce vedere che l'alacrit del Casalis in opera di tanta

dell'autore, e buona parte dell'articolo concernente Nuoro,

Regno

di

alla

mole e di tanta fatica non vien meno un momento, e pi che si appressa meta diventa maggiore {Gazzella Piemontese, N.^ 93 del 1845).
,

Famiglie Celebri Italiane

del conte

dalla Tipografa del dolt. Giulio

Pompeo Litta. Milano Ferrano in f.


,

Fase

))

XLVI.
LIX.

Disp.

102. Duchi di Savoia, P. XII.


103. Torelli di Ferrara, P. 104. Acciaioli di Firenze
,

II.

ed
I.

ult.

LX. XLVI. LX.

P.

105. Duchi di Savoia, P. XIII.


106. Acciaioli di Firenze, P.
,

II

ed

ult.

Acta Ecclesiae Mediolanenss


S.

Saocto Carolo

Cardinali

Praxedis archiepiscopo, condita, Federici Card. Bor,

romei archiep. Mediolani


collecta et edita,

jussu

undique diligentius
Pontifcis. Edilio

cum

privilegio

Summi

192

ANNUNZI BIBLIOGRAFICI
novissima atque coeteris omnibus antecedentibus locupletior
,

jussii

atque auctoritate archiepiscopi Mediola-

nensis. Mediolani 1843.

Paulus Pagnoni lypographus.


,

Tomi duo
pariter

in 4.

permagno

singulae paginae columnas

duo liabebunt.
delle arti cristiane primitive nella metropoli

Monumenti
seppe
dini
L'
,

del

Cristianesimo, disegnati ed illustrati per cura di Giu-

Marchi D. C. D. G.
editore
alla luce
in Ire parli

Roma

1845
,

Clemente Nar-

proprietario.
:

opera sar divisa

Architetlura

Pittura e Scultura. Ogni

mese ne verr

un

fascicolo conaposto di
la

due

fogli di

slanapa e di
ti

quallro lavole disegnale ed Incise con


cui prezzo fissalo a balocchi

massinaa fedell e diligenza,


,

di

romani 75

pari a fr.4. 08.

Il

sesto dell'ediIl

zione in

4.''

real grande,

carta e caratteri appositamente scelli.


di 60,

nu-

mero

dei fascicoli
il

non sar maggiore


dell'

n maggiore quindi
di

di

45 scudi

romani

prezzo intero

opera.

Le spese

porlo e dazio saranno a

carico del signori associali.

Annales Minorum, ab anno 1575 ad


a
fr.

annum

1584, continuati

Stanislao

Melchiorri

de
,

Cerreto.

Anconae
di pag.
,

ex
588.

typographia losephi Aurelii 1844. in Forma il Tomo XXI di lutto corpo degli Annali
il

f.**

del Minori

In con-

tinuazione

al

Wadding.

Memorie
cani
Arti

dei pi insigni pittori, scultori architetti


,

Domenile

con aggiunta di alcuni

scritti

intorno

Belle

del P. L. Vincenzo Marchese dello stesso Istituto.


,

Firenze
di

1845
455.

presso Alcide Parenti

in

8.**

Voi.

I.

pag.
di

Storia

Spagna

dall'
;

epoca

pi remota fino

al

1809

di

lohn Bigland
fino ai

prima traduzione
pubblicati

italiana, e continuata

nostri giorni.

Venezia 1844. Cecchini editore


i

in 8.

Sono

fascicoli 1. 2.

ANNUNZI BIBLIOGRAFICI
OPERE TERMINATE.
Elogio di Gio. Batista Caccialupi de' Conti
della

193

Truschia

giureconsulto ed avv. concistoriale del secolo

XV,

scritto

da Mons. Gio. Carlo Gentili. Macerata


cini
,

Tip. di A.

Man-

18M

in 8. di p. 36.

Studii critici sovra la storia d'Italia ai tempi del re Ardoino,


del cav. L. G.

Provana, socio della R. Accademia


1 voi. gr.
8.**
it.

delle

Scienze. Torino, 1844-45;


C. Schiepatti.
DI questo importante

L. 7, presso

render conto
Capitoli
:

in

lavoro dell' egregio Cav. Provana l'Appendice una delle susseguenti dispense. Ecco frattanto la nota del

Proemio. Capitolo degli Ottoni (961-1002).


tinuazione del
tica dell'Italia

I.

Sunto delle cose italiane sotto


II.

la

Origine e primi

fatti di

Ardoino.

dominazione - III. Con-

medesimo argomento.
verso
il

Fatti d' Ivrea.

IV. Divisione poli-

principio del secolo XI.

V. Continuazione e fine
le

dello slesso

argomento. Ducato Romano. Digressione sovra

cose di Rosul finire

ma.

VI. Continuazione dello stesso argomento. Fatti di

Roma

Sue vittorie alle Chiuse dell'Adige (1002). Vili. Fondazione del monastero di Fruttuaria. Arrigo II re di Germania scende in Italia. Tradimento di Verona. IncenIX. Ricerche sovra fatti del re Ardoino dio di Pavia (1003-1004). dopo l'incendio di Pavia. Oberto II. marchese della Liguria (1004-1010). X. Condizioni delle citt della Toscana regale. Gare tra Pisa e Lucca. Cose di Roma. Giovanni figliuolo de! Console Crescenzio vi creato Patrizio.
del secolo

X.

VII. Elezione d'Ardolno

a re d'Italia.

Stato delle fazioni sotto Benedetto VIII S. P. (999-1014). zione imperiale di Arrigo re
tuaria (1014-1015).
di

XI. Coronadestata dagli

Germania. Sommossa
fatti di

in

Roma

Estensi In favore di Ardoino. Ultimi

questo re, e sua morte in FrutXII. Conseguenze della morie d'Ardolno. Vendette

de' Tedeschi. Prigionie, confische, esigli. Origine dell' ordine degli Umiliali,

e breve sunto della storia loro. Conclusione.

41 documenti, 13 de' quali sono Registro delle opere consultate.

inediti).

Appendice (che contiene Giunte e principali correzioni.

Della condizione

de'

Romani

vinti

dai

Longobardi, e delle
Troya. Edizione se-

vera lezione d'alcune parole di Paolo Diacono intorno a


tale

argomento. Discorso
di

di

Catrlo

conda, con osservazioni


dice dell'Autore.
Ap. Voi.
II.

Francesco Rezzonico ed appen8. di p. 516.

Milano, 1844;

25

^, ,

194

ANNUNZI BIBLIOGRAFICI
agli estensori della Gazzetta d'Augusta. Italia,

Della fusione delle schiatte in Italia, Lettere di Cesare Balbo

NovemNa-

bre 1844

p. 74.
,

Del Diritto di Albinaggio


poli,

libro

uno

di Luigi

Volpicella.

1843. Tip.
;

di G.

Golavita, Strada

Montesanto,

n. 11

8.**

di p. 54.

Proemio. Gap. I. Origine del Diritto di Albinaggio. Gap. II. Del Diritto di Albinaggio nella Francia. Gap. MI. Del Diritto di Albinaggio in Italia. Gap. IV. Del Diritto di Albinaggio nel regno di Napoli. Gap. Y. Gonchlaslone.

L*Abbaye de

S.

Marie de Pignrol au Bourg de Saint-Veran


/.
;

notice historique par l'abb

Crozel-Mouchet

chanoine
de

de Pignrol.

Pignrol

1845

nouvelle imprimerle

Joseph Lobetti-Bodoni.
Sul Sacco d

Roma

dell'anno
,

MDXXVII,
,

ragguaglio storico di

Iacopo Bonaparte

gentiluomo samminiatese.
1844; in 16.
di p.

Milano
xxiv-104.

Tip. e libreria Pirotta e C.

Vi una prefazione di Francesco Gusani , ove parlasi della questione ancora non ben decisa intorno al vero autore di quest'operetta, da alcuni attribuita al Buonaparle, altri a Francesco Gu/ccmrdmi ed altri a Luigi Guicciardini.

Collezioni di Codici manoscritti e di Quadri, vendibili nella


citt di

Bologna,

al civico

N. 286 della strada


Tip.
della

magal

giore
Sassi
;

(della

famiglia Hercolani).
,

Volpe

1845

di pag. xxiii e 16.

Biografla del Cav. Canonico Rinaldo Rosati scritta dal Professor Pietro

Contrucci. Pistoia, Tip. Gino; 8. di p. 36.

Catalogo ragionato delle Opere dei principali scrittori Bellunesi


Tip. Tissi, 1844; in 4. di pag.
GII autori

non viventi, compilato da Mariano Pagani. Belluno, xx e 68.


sono 55
,

distinti ne' respetllvl secoli.

Della corte del Poi di Provenza, lezione di Giovanni Galvani


inserita nel N."^ 41,
tifico
Il

anno

4. del Giornale Letterario Scien-

Modenese, da pag. 375 a 403.

Fioretto delle Cronache di

Mantova

raccolto da Stefano
e

Gionta

notabilmente

accresciuto

continuato

sino

ANNUNZI BIBLIOGRAFICI
air

195

anno

MDGCCXLIV
Mantova,

per cura di Antonio Mainardi.

Edizione ornata di ventiquattro delle principali vedute


della citt.

Fratelli Negretti, 1844; in

8.**

di

pag. viii-382.

Commentario
Raggi.

sulla vita del Cardinale

Bessarione
;

di Oreste

Roma

Tip.

Monaldi

1844

in 8.^ di pag. 18.

Bruti Liberati Marchese Filippo. Inediti documenti sulla biblioteca e reliquie di

pubblicati per la

Giacomo detto della Marca, prima Messa del Sig. Ab. Don Antonio
S.
,

Romandini. Ripatransone
Narrazione
dell'
,

Tip. Jaffei,

1844

di pag. 12.

origine e unione delle 28 famiglie nobili ge-

novesi

e di quelle ad esse aggregate, cavata dalla Sto-

ria inedita di Cibo Recco.


di pag. 100.

Genova,

Tip. Faziola; in 16.

Almanacco

pel

1843; con alcune poesie Inedile

di Serafino Pucci.

Dell' architettura in

Vicenza

discorso con appendice critico-

cronologica delle principali sue fabbriche negli ultimi


otto secoli dell' Ab. Antonio Magrini.

Padova

Tip. del

Seminario

1845

in 8. di pag. 64.
,

Antichit dei Liguri Bebiani


faele Carrucci della

raccolte e descritte dal P. Rafdi

Compagnia

Ges. Napoli, Gaetano

Nobile, 1845.

Corrispondenza segreta di Gian Matteo Giberti, datario di Cle-

mente VII, col Cardinale Agostino Trivulzio, dell'anno MDXXVII decifrata e pubblicata dal March. Filippo Gualterio. Torino, Stabilimento Fontana, 1845.
,

Nel Rlcoglltore Universale, Giornale di Genova , nunaeri 8 e 9 del 1845 v' un articolo del P.Carlo Grossi su questa corrispondenza.

Saggio sui

dialetti Gallo-Italici, di

B. Biondelli.

MWanOy

presso

G.Bernardoni, 1845;
Intorno a Vittorio

in 8.^
,

duca di Savoia e alle sue gesta pi memorabili. Discorso da Pompeo Litta, letto nell'AduII

Amedeo

nanza
Di esso
si

dell' I. e

R. Istituto Lombardo

di

Scienze, Lettere

ed Arti.
rende
conto nei fascicolo 28 e 29
del

Giornale

dell'

IsU-

tuto Italiano, Milano

1845

a pag. 27.

196

ANNUNZI BIBLIOGRAFICI

Epifanio vescovo santo nel secolo


storico nel secolo

Liutprando vescovo e
8.^ di pag. 32.
,

biografie di D. Pietro Carpanelli.

Pavia, Tip. Fusi e

Opere storiche
nerva
Volarne
I.
,

di

1845; in Carlo Leoni. Padova

C,

Tipografia della Mi-

1844. Volumi 2.
Prefazione.

Sguardo

alla
,

storia

e alla civilt d' Italia.

Epoca prima gli Etruschi. Epoca seconda Roma. Epoca terza, Medio Evo. Epoca quarta Terzo Evo. La Lega Lombarda narrata e considerata. Prima Lega Lombarda, 1152-1190. Seconda Lega Lombarda, 1226-1233. Dante e la Divina Commedia (Capitoli X). -- Il castello di Monlegalda. La Rcca di Pendice. Sulla festa della Rua in Vicenza. Volume II. La Repubblica e Carraresi Storia Padovana con Appendice (Cap. Vii). Gli Svevi gli Angioini e il Vespro Siciliano, 1183-1282 (Cap. VI). Petrarca sua vita e scritti (Cap. IX). Storia di Masaniello (Cap. VII). Della storia di Padova e de' suoi scrittori antichi e mo,
i

derni (Cap. III).

Delle opere di Pittori Modenesi che


riale

si

conservano nella ImpeVienna. Relazione di


;

Galleria

del

Belvedere
,

in

Giuseppe Campori.
dalla
I

Modena 1844 Strenna Modenese Anno 1.


,

di pag. 24. Estratto

due gruppi
di S.

di

porfido suU' angolo del tesoro della Basilica


in

Marco
,

Venezia
,

esaminati e descritti da

Em-

manele
Venezia

Cicogna
tip.

nelle
,

nozze
,

Todros-Treves
8.**

Bonfili.

Merlo

1844

in

di pag.

29 con 4 ta-

vole in rame.
Storia dei Principj della Legislazione
,

di Vincenzo

Lomonaco
in
8.^

accademico Cosentino
di

ec.

Napoli.

giudice del tribunale civile

Napoli

Tip. Azzolino,

1844,

di

pag. 365.

La

sotterranea Confessione della

Romana
,

Basilica di S.

Marco,

recentemente scoperta
signore Domenico

descritta ed illustrata da

Monec. ec.

Bartolini
,

cameriere di
in 4.* di pag.

S. S.

Roma

tip.

Puccinelli

1844

56 e 4 tavole
acca-

litografiche.

(Dissertazione

letta nella pontificia

demia romana
di

di archeologia).

Prospetto cronologico di alcune

notizie riguardanti la citt

Brugnato. Genova

tip.

Ponthenier

1844

in

8.**

di

pag. 16. (N' autore l'abbate Domenico Zolesi),

ANNUNZI BIBLIOGRAFICI
Nuova
illustrazione dell' antico Piceno
, ,

197
Sea

secondo Plinio

niore

lettere

all'egregio

sig.

Francesco

Angelini

Roma,

di Carlo Arduini.

Ripatransone,

tip. laffei,

1844,

in 8. di pag.

40 (Tre

lettere,

con un' appendice sulla


rac-

via Salaria).

Memorie

istorico-critiche della citt di Santo Arcangelo

colte

da Monsignor Clarino Marini


vaticani
, ,

prefetto degli

Ar-

chivi

Roma

presso Francesco e Leopoldo

Bourli

tipografi di

Propaganda, 1844.

Memorie

istoriche della citt di Offida nella

Marca

d'

Ancona,

raccolte ed illustrate dal professore abate Carlo Arduini.

Fermo
di

tip. di

L. Giferri

1844
,

in 8.^ di pag. 228.

Granfioni e Beraldi Capozzoli

vero cognome della famiglia

San Bellino

vescovo

di

storiche di Luigi Grotto


tala

dell'

Padova nuove osservazioni Ero comprese nella pun,

dell'opera
.

Cenni Storici
tip.

sulle

famiglie

di

Padova

Padova,
super
,

della

Minerva, 1844,
geniloris

in 8.

di pag. 16.

Petri Allegherii,

Dantis

ipsius
in

Comoediam
editum ConVincentio
,

Comraentarium
silio

nunc primum
I.
,

lucem
,

et

sumtibus G.

Bar. Ver non

curante
Piatti

Nannucci. Florentiae
in
8.**

apud Guilielmum

1845

di pag.

xxxi-741-clii.
Lettera di Lord Vernon.

Ad un
Dante e

illustre

Camaldolese,

di di

Di Pietro di

del suo

vazioni del P.

Commento. Sul Commento di Pietro Marco Giovanni Ponta. Canzone morale


de' Codici del
et viri

Dante ossermesser Piero


,

Dante contro a' Pastori. Fac-simili stampa. Eximii Legum Docloris


gher super egregia Dantis ipsius dice Vaticano segnalo N. 4782.
tori citati

Commento

servili alla

celeberrimi

Domini Petri

Alle-

genitoris

Comoedia.

Varianti del Co-

si

Correzioni dei passi degli antichi scrit-

nel

Commento

e che

leggono nei Codici o guasti o

travisati.

Indice degli autori citali nel

Commento.

Errata-Corrlge.

Monumenti
in

dell'

Egitto e della Nubia disegnati dalla spedi;

zione scientifico-letteraria toscana in Egitto

distribuiti

ordine

di

materie

interpretati
ec.

ed illustrati

dal

Doti.

Ippolito Rosellini

Parte

III.^

Monumemi del
8.*

Culto.

Tomo

unico.
,

Pisa, 1844,

in di

di pag.

392,

presso N. Capurro

con un atlante

tavole.

Volume

198

ANNUNZI BIBLIOGRAFICI
postumo
,

edito per cura

del

Prof. Francesco Bonaini

e del Prof.

Flaminio Severi.
riproducemmo
della
i

A
menti

pag. 231 di quest'appendice noi

quale era
della

annunziala

la

pubblicazione

Terza

il manifesto col Parte del Monu-

Nubia

e delV

parte gi disposta e ordinata


inedita per la

EgiUo contenente Monumenti del Cullo; la qual per la slampa , dovette rimanere ancora
suo autore, Cav. Prof. Ippolito Roselllni. per cura dei signori professori
,

morte

dell'illustre

Ora

ci

grato di potere annunziare che

Francesco Bonaini e Flaminio Severi deputati a dirigere e sorvegliare la slampa del manoscritto e la Incisione dei disegni questo Tomo uscito
,

pubblico il compimento dell'opera laboriosa dell'amato Collega sono dichiarale da loro medesimi
alla luce.
le

L'ordine e

norme

seguile nel dare

al

in

un avverlimento che noi crediamo del proposito il recitar per Intero. La pubblicazione che annunziammo delle ultime dispense dei disegni,

e della terza ed ultima parte del testo dei

Monumenti

dell'

Egitto e della

Nubia, illustrati dal fu Cav. Prof. Ippolito Rosellini , viene ora in pubblico secondo le cose le quali furono da noi promesse correndo l' anno milleottocento quarantaquattro. Due sono le dispense dei disegni che si pongono in

numero dei quattrocento disegni Le tavole che fanno parte delle ultime dispense sono quelle stesse che l' illustre Autore poco Innanzi la morte aveva all' uopo di per s preparale. Mancavano vero in alcune le
la

luce:
i

XXXIX
,

la

XL. Esse compiono

il

quali furono sin da principio annunziati.

iscrizioni geroglifiche;
tafoglio,

ma vennero

rintracciate nel voluminoso di

lui

por-

e inserite

ai

luoghi loro quante volte

sembr che

fosse stala inten-

zione dell'Autore di non ometterle.

La

terza parte del lesto destinala alla iMstrazone del

Monumenti
di

del

Culto, ultimo dei tre argomenti che l'Autore erasi prefisso

trattare,

viene fuori
dell'opera.

in un bel volume di circa quattrocento pagine che il nono Avvertivamo gi nel manifesto che l'Autore istesso ne aveva
,

lasciato in buon' ordine

il

manoscritto. Alcuni ricordi vergati negli


sicuri

ultimi

giorni di sua vita


pita

ne rendevan

com'

egli considerasse pressoch

com-

anche questa terza parte del suo lavoro, la quale quantunque apparinondimeno ci sca mancante della fine e lasci senza illustrazione pi tavole parve che secondo il proposito dell'Autore dovesse, cosi quale essa divulgarsi come compiuta. Per le cose sin qui discorse manifesto come noi che ci togliemmo il carico di pubblicare la parte postuma di quesl' opera celebratissima , ci Siam limitati a porla in luce quasi in quello stato in cui gi si trovava di sempre aderendo ognora al fatto o alla mente del defunto collega chiara ed amata memoria contenti di provvedere a quella maggior correzione letteraria e tipografica che per noi poteva procacciarsi. Ora a compiere il numero dei volumi dall'Autore promessi altro non manca se non il decimo il quale secondo le ultime determinazioni di lui devesl comporre
, , , , ,

di indici generali

e ragionati, cosi dei soggetti rappresentati nelle quattrodelle materie discorse nella illustrazione delle
,

cento tavole,
II

come

medesime.
istesso

Dott. Giuseppe Bardelli

addetto nella

qualit di Ajuto alla cattedra di

Lettere Orientali di questa nostra Universit,

ricev

dall'Autore

ANNUNZI BIBLIOGRAFICI
r Incarico
blicati.

199

di

compilare

tali Indici

che ben presto saranno impressi e pub-

Speriamo con ci che le nostre core rlosciranno graie a quanti seguono quali nella morte immatura del cav. della veneranda antichit Prof. RosellinI deploravan pi ch'altro la Imperfezione in che lasciava la cui sagrific il grandiosa opera del Monumenli dell' Egillo e della Nubia lamenti, crediamo che flore dei suoi giorni migliori e la vita. E cessando

gli sludil
, I

vorranno tributare encomio all' ottimo Principe della Toscana , Il quale da un lato promuoveva l'opera del RosellinI Inviandolo come capo della scientiflca spedizione In Egitto, veniva per l'altro magnanimamente ad agevolarne il compimento, concedendo ogni pi largo sussidio alla pubblicazione ancora del postumi volumi di quest'opera insigne .
se

Biografia del Prof. Ippolito Rosellini

intorno alla consonanza de'


le

Monumenti
dal
di

con alcune osservazioni dell' Egitto con

Sacre Scritture;
8.**

di

C. Cavedoni.

Modena,
I

1845,

in

di pag. 75.

(Estratta
,

Tomo

della Serie 3.*


di Letteratura).

delle

Memorie

di Religione

Morale

SCRITTI D

ARGOMENTO STORICO PUBHLICATI O DE QUALI E RESO CONTO


IN

GIORNALI ITALIANI E STRANIERI.

Sul primo

volume

delle Storie Pisane di Raffaello

Rondoni,
articolo

stampate
del sig.

nell'

Archivio Storico Italiano


,

con prefazione

e note del prof. Francesco Bonaini L.


,

leggesi

un

Carte, nel N.
Sulle

De Mas-Latrie allievo della Scuola delle 28 dell'Edio du Monde Savant; Avril 1845.
Gino Capponi
:

prime due
dei

lettere di

Longobardi in
,

Italia.

Della dominazione
di

Articoli
,

Giulio Rezasco

neir Espero

Giornale Genovese
Artieri.
I

N.'

14 e 15 del 1845.
,

Sulle Corporazioni degli


di

G. Carvaro
II.

inserito

nel

Romani articolo Giornale Euganeo N.^ 4.


Collegi

ann.

(Aprile 1845).

Da

quali cause deriv l'influenza politica delle religioni antiche.

Causa terza:
tuto

Patriarchi. Di A. Zambelli. Letta all'Istidi Scienze, Lettere, Arti, e


,

Lombardo

resone conto

nel Giornale di esso Istituto

Fase. 28. 29. an.

1845

pag. 13.

200

ANNUNZI BIBLIOGRAFICI
Articolo di Luigi Ferrano nell' Appendice della Gazzetta
Privilegiata di Milano
,

Collezione Numismatica della Principessa Belgiojoso in Locale.

N. 59,

anno 1845.
fonti

Della Storia di Ginevra

>

e di alcune

poco note della


,

medesima. Memoria del Cavaliere Luigi Cibrario


rita nelle

inse-

Accademia delle Scienze di Torino. Serie seconda, Tomo VI, 1844. a pag. 231.

Memorie

della R.

Esame

di

alcune carte antiche concernenti


stipendii del conte

ai

Piemontesi che
alla quinta
,

agli

Amadeo IV furono
,

Memoria del Cav. Costanzo Gazzera inserita nelle Memorie suddette a pag. 241. Notizia di un inedito documento dell' archivio vescovile d'Ivrea concernente ad una donazione fatta alla dell' anno 1094 chiesa di S. Maria della stessa citt da Umberto figliuolo di Amedeo; del Cav. L. G. Provana, inserita nelle MemoCrociata.
,

rie suddette

a pag. 315.

Prossima pubblicazione.
Archivio Dantesco
inediti
,

ossia

Raccolta

di

documenti
,

editi

ed

per servire alla storia della vita

delle opere e

del secolo di

Dante

pubblicato dai signori Pof. Atto


la

Vannucci e Colombo de Batines, con


degli Eruditi Danteschi
,

collaborazione

italiani e stranieri.

Quest'opera della quale saranno pubblicati ogni anno 2 volumi In 8., conterr le seguenti materie di 30 a 36 fogli ciascuno , a dispense 2.*' Scritture inedite l.'' Articoli originali, scritti dagli eruditi Danteschi 3. Ristampa cavale da' Manoscritti delle Biblioteche pubbliche e privale
, : ; ;

analisi
4.'^

dei migliori

scritti sul

Dante,

pubblicati

nei giornali
;

d' Italia

Traduzione
Il

di quelli inseriti ne' giornali stranieri

S. Analisi critica e

bullettino bibliografico delle pubblicazioni

moderne.
raccolta
,

modo

di

pubblicazione

di

questa
in

il

prezzo di essa

nomi

dei collaboratori

saranno Lutati
la

un manifesto che quanto prima

verr

alla luce.

Frattanto

sottoscrizione aperta nel Gabinetto Scienti-

flco-Letterarlo di G. P. Vieusseux.

APPENDICE
ALL ARCHIVIO STORICO ITALIANO

11

p. Voi.

11.

26

NOTIZIE
DI

ISABELLA. ESTENSE
MOGLIE

A FRANCESCO GONZAGA
AGGIUNTIVI

MOLTI

DOCUMENTI INEDITI CHE


,

SI

RIFERISCONO

ALLA STESSA SIGNORA

ALL' ISTORIA Di

MANTOVA

ED A QUELLA GENERALE D'ITALIA.

NOTIZIE
DI

ISABELLA ESTENSE GONZAGA

JLjodovico Antonio
coscienzioso
degli

Muratori

diligentissimo
la

storico

scrittore

poich ebbe compiuta


al

narrazione

Annali

d' Italia spettanti


,

secolo

XV

osserv

che

Chiunque ora vive


cose
,

per quel che riguarda


il

il

pubblico stato

delle

non gi
le

privato

d'

ogni particolare persona,


ringraziare Iddio d'es-

avrebbe da alzare
nato

mani

al cielo e

sere

piuttosto in questo che ne' secoli da

me

finora

descritti

Miravansi
,

allora tanti piuttosto tiranni

che
i

principi

crudeli fin col proprio sangue


s

non che verso


s

lor

sudditi.

Oggid

moderati,

benigni,

clementi trovia,

mo

regnanti. Per lo pi tutto era allora guerra


;

e guerra
i

senza legge

andando ordinariamente
incendii ed ogni
altra

in

groppa con essa


di

saccheggi

g'

sorta

ribalderia.
l'

In questo infelice stato


e per moltissimi

abbiamo

lasciata poc' anzi

Italia

anni vi continu essa dipoi. Chi, dun,

que

di

questi tempi parlando


delitti,

ricorder vizii moltissimi

non comuni
volont o di

ragionevole

che non debbasi di mala

rea

intenzione

accagionarlo,

ma

sibben ripu-

tarlo fedele al debito di spassionato narratore. Ora, volendo noi

chiarire
inediti
,

un brano

d' istoria

italiana

con

documenti

affatto

pensammo che a rattemprare


argomento
,

e correggere la natura
il

istessa dell' intrapreso

giovare potesse
,

prescie-

gliere a

tema

la

Marchesa Isabella

moglie a Francesco Gon-

, ,

206
zaga
,

NOTIZIE
perch virtuosissima donna
;

del nostro discorso quel periodo d'anni che corsero dal


al

proponendo ad argomento 1490

1539

che

ella visse qui in

Mantova.

Degli Estensi.

E
del

per, in primo luogo ci tocca di parlare della famiglia


,

cui appartenne Isabella

cio degli Estensi

quali

a giudizio

Muratori

originarono dagli antichi


il

conti della Toscadi Este


,

na, e, per avere ottenuto


tenti costoro di godersi

dominio sul paese

da

Este furono poi sempre e non altrimenti chiamati. Non conil

tranquillo possesso di

quel paese

mano mano cercarono


rara
,

di estendere la
,

potenza loro sopra Ferdivisione


di

allora che questa

per una pazza

animi

fra' suoi cittadini, e

per la prepotenza di certe famiglie, perduto

ebbe

la libert
,

dopo accaduta

la

morte

di

Gulielmo Mar,

cheselli

il

quale era stato amicissimo al popolo tanto


(1).

quanto

odiatore ostinato dei signori assoluti


ste e le pratiche aperte

Cos

le

mene nascodi

da lungo tempo esercitate, riuscirono,


1'

r anno 1208

ad accontentare

animo intemperante
quali preludii

Az-

zone da Este, ricevendo allora dai Ferraresi l'ambito


loro governatore perpetuo (2).
I
,

titolo di

chiaramente
a cui eransi

manifestando

g' indizii

sicuri dello invilimento

a poco a poco condotti quei cittadini, procurarono che viepi


propizia arridesse fortuna alla smodata ambizione dei signori

da Este.

Cosi nel 1264 dall' Imperadore accordavasi

che

il

titolo e l'autorit
si

conceduta ad Obizzo Estense per eredit,


,

tramandasse nei suoi discendenti

e che Niccol III

non so-

lamente fosse eletto dal

papa a proprio vicario in Ferrara


fiorini,

contro l'annuo sborso di diecimila

ma

eziandio, per
e Reggio.

decreto imperiale, egualmente lo fosse di

Modena

( 1 )

Marchionibus adversarius semper (aerai. Ricobaldo, Chron. Imp. T. 9.


Hai. script.

Rerum
(2)

Gubernalor

ci

rector generalis el perpeluus


el

goliis providendis el

emendandis

reformandis ipsius

dominus in omnibus necivitatis ad suum ar-

bilrium voluntalis.

DI

ISABELLA ESTENSE
i

207
pi
alti desiderii

Lo che aperse ben


di

presto la via a sodisfare


di detto

Borso figliuolo

Niccola, sendo da Federico


,

Augu-

chiamato oel 1452 duca di Modena e Reggio e dal pontefice nel 1471 duca in Ferrara (1). Al quale Borso successe
sto

nella dignit e nel potere

il

fratel
,

suo Ercole

I,

che, per Eleo-

nora d'Aragona sua moglie

a' diciotto

Maggio 1474, fu padre

a Isabella di cui noi favelliamo.

Delle relazioni tra


Sebbene

gli Estensi e

Gonzaga.

signori da Este e quei da


,

Gonzaga ancor prima


,

che per Isabella

stretti si fossero

insieme con vincoli di pafigli di

rentado pei raatrimonii di Lucia e di Leonello,


signor di Ferrara, a Carlo e Margherita fratelli
tavia segretamente

Niccola
;

Gonzaga

tut-

covavano fra loro inimicizie e rancori, mossi dalle cagioni che or brevemente accenneremo. Morendo, Tanno 1439, Leonello da Este, test nominato, lasciato aveva Niccol suo figlio, il quale, molto amato essendo dal duca
Galeazzo Maria Visconti e da Lodovico Gonzaga, coir aiuto di
questi pretese a dominare
in Ferrara, a dispetto di Ercole e
stati

Borso suoi

zii;

abbench costoro, perch nati legittimi,


ed eredi.

fossero nominati dal padre a successori


la difficile impresa, nel 1471,
fatti il

favorire

con gente d'armi


il

Gonzaga

nel luogo detto

si condusse inBondeno, con intendimento

di pi oltre procedere,

ma

donde invece fu costretto a

ritrarsi

pei validi sforzi usati dai Veneziani a difendere Ercole Estense,

che in queir anno fu acclamato signor di Ferrara


tanto Nicola ristavasi in

(2).

Frat-

Mantova presso

il

cognato, atten-

dendo pi propizia occasione a riuscire nel meditato disegno; mantenendo intanto segrete pratiche coi suoi amici e facen,

do raccolta

di

gente.

Quando,
III
si

a' tre

Settembre 1476, paren-

ti)

L'Imperatore Federico

rec nuovamente a Ferrara nel 1469,

e nuove grazie e favori concesse agli Estensi.


(2) In ci

Si

vegga

il

Documento

I.

abbiamo seguito

il

racconto fattone dal Muratori e dal Frizzi,

avvertendo che a diversa cagione attribuisce lo Schivenoglia l'avere Niccola allor rinunciato a quel suo proposito. Vedi il Documento li.

208
dogli
esser venuto
il

NOTIZIE
momento opportuno
condusse in
contro
lui
,

con

settecento
il

fanti d*

improvviso
vi

si

Ferrara

suscitandovi
le

popolo a ribellione;
e la plebe
,

ma

movendosi e

soldatesche

rimase invece
,

prigione; e dopo due giorni fu

fatto morire, concedendogli

per quanto spetta solo al sepol-

cro, gli onori ducali (1).

miglior sorte incontrarono

suoi

partigiani, alcuni dei quali col capestro perirono; altri, per

monchi o monocoli miseramente si fecero per comandamento del duca ed ai Mantovani, infine, che aiusalutevole ricordo, o
;

tarono que' rivoltosi

cost assai caro

il

riscatto (2).
d'

Pareva naturale
queste due famiglie
di parentado, soliti

che queste prove

inimicizia

privata

dovessero procurare una divisione di animi, da impedire che


si

collegassero fra loro con nuovi vincoli

ad accadere fra amiche e concordi persone.


fra
le

Ma non
quali
,

cosi

avvenne

due principesche famiglie


,

le

mai da comuni affezioni furono per sempre mosse da vizii e da desiderii conformi. Ambedue con lunghe arti con nascosti maneggi con tradimenti ed altri delitti usurpato avevano podest di dominio sul popolo ambedue i sudditi e la loro prole istessa sprese unite

non erano

state

giando, orgogliosi, ardettero d'infame


alle

sete di

regno;
,

onde

mene
e
la

politiche

alle

supposte ragioni

di stato

e l'uma-

nit

natura ed ogni pi nobile senso volenterosamente

sacrificarono.
infatti

di queste inclinazioni cotanto concordi

bene

voluto avevano
i

pubblica manifestazione del pari offe;

rire e gli Estensi ed

Gonzaga

quarto

di

Mantova

l'anno 1391

quando Francesco capitano mandava Agnese Visconti


, ,

sua consorte al patibolo, e Niccola Marchese in Ferrara, addi

(1)

Delle vicende accadute a Niccol da Este, forse pi d' altri scrittori

lo Schivenoglia. Si vegga il Documento III. Che Gonzaga pigliassero parte in questo sporco negozio raffermano documenti e le istorie (Cronica di Ferrara, Tom. 24. Rer. Italie. Script.); ma pure lo negano cronachisti di Mantova, sempre Inclinati a lodare quei dopo loro marchesi. Infatti e lo Schivenoglia ( Docum. IV ) , e l'Amedei

tenne conto
(2)

avere esaltata la piet religiosa di Lodovico Gonzaga, ci vorrebbero far credere ctie senza il consenso di quel signore , i Mantovani si mossero ad aiutare Niccola da Este nella spedizione contro Ferrara.
,

, ,

DI
dicotto

ISABELLA ESTENSE
,

209
,

Maggio 1425
,

consegnato ebbe Parisina Malatesta


,

sua moglie

ed Ugo suo figliuolo


,

al carnefice.

quali due

con un alto cotanto feroce

intesero a vendicare
;

una

vera

o temuta ingiura loro privata

ed

ambedue poco dopo, quasi


la

ad insulto, mostrarono
del

di

piangere
la

morte

di quelle vittime

loro

furore.

Tanta era

tristizia dei
!

tempi

tanta la

infamia

di que' signorotti d' Italia


,

Ora dunque meravigliar


gi

non deve
gnore
di

se

dopo
e
,

le

pratiche
di

ostili

corse

fra

il

si-

Mantova Francesco Gonzaga


da
Este
,

quel

Ferrara, l'anno 1480, fosse

a quattordici

anni

promesso
contava

sposo ad
di et (1).
le

Isabella

che appena

sei

ne

Perch, se a quel coniugio partecipare non poterono


clinazioni e
gli
affetti

in-

dei fidanzati
il

bene

(e

ci soprattutto

importava)

vi

presiedette

privato interesse delle due do-

minanti famglie.

Che

il

vicini pi che

allora in

gli antichi dissidii fra due principi tanto mai apparve cagione di perniciosissimi effetti popoli mostravano volont di sottrarsi dal cui ed
i ,

mantenere

giogo gravissimo che loro era stato imposto

ed

altri
il

viepi

ambiziosi coi tradimenti e la forza cercavano usurparsi


nio
(2).

domi-

Al che viepi

spingevano

freschi esempii della uccidi

sione di Galeazzo

Maria Sforza, duca

Milano l'anno 1476 (3)


,

e quella di
nel 1478.

Giuliano de' Medici signor


Oltre queste ragioni
,

di

Firenze

avvenuta

eh'

erano
il

ad

ambedue co-

muni
dall'

altre proprie e speciali


le

avevane

signor di Ferrara,

offese e deporne gli odii. Che gi fino mal occhio veduto aveva Venezia essersi Ercole Estense congiunto in matrimonio ad Eleonora figliuola del re Ferdinando di Napoli, a quella repubblica tanto nemico,

per dimenticare

anno 1472

di

la

quale dipoi spesse cagioni intromise per attaccar seco


poich van riuscirono
i

litgi.

modi rimessi

le

umili scuse e

le

(1) SI

(2)

zaga

si

vegga il Documento V. La Intenzione (Jl pubblica mente mostrare come gli Estensi ed Gontenessero fra loro legali da concorde amicizia, ben la dimosira una
i

circostanza narrata dallo Schivenoglia.


(3)

SI

vegga

II

Documento
27

VI.

Si

vegga

il

Ducumenlo VII.

Ap

Voi.

U.

210

NOTIZIE
gli

preghiere interposte da Ercole per acquietare

animi dei Ve-

neziani, questi, collegandosi al papa e ad altri potentati Italiani,

Tanno 1482, apertamente dichiararono guerra


il

agli Estensi.

In questa lotta, che minacciava annientare

signor di Ferrara,

ben era naturale


gli

eh' egli

cercasse di collegarsi
,

ad

altri

ca-

paci di procacciargli mezzi ed aiuti

e che sopra
;

molti parer
quegli
(1) e

dovesse utilissimo

il

marchese

di

Mantova siccome

che, avendo ricevuto prove segnalate di speciale affezione


di grato

animo

(2) dal
le

ponteflce Sisto, potuto avrebbe presso lui


alle gi

intercedere che

armi papali non crescessero pondo


perch

ancor troppo potenti dei Veneziani. Alle quali intenzioni per

non corrispose egualmente


guerra

l'effetto;

il

papa ed

Venes\

ziani mossero infatti contro di Ercole duca di


,

Ferrara
)
;

fiera

che sconvolse l'Italia tutta

Muratori
i

e dalla

quale

anzi grave

danno ne risentirono pure


Dei Gonzaga.

Mantovani

(3).

Ora, a chiarire

il

discorso,

Gonzaga presso cui visse vico nel 1478, che fu il


ed
il

non possiamo tacere dei signori la nostra Isabella. Il morto Lodoquinto fra' dominatori Gonzaga,
marchese
fu
,

secondo che
figliuoli (4)
,

si

intitolasse

lasciato

aveva cinsei

que

de' quali

Federico
costui

tenne

per

anni

il

governo

di

Mantova.

destinato

succedergli

il

figliuolo Francesco, marito

ad Isabella da Este, che a diciotto


e scomposti partiti,
tutti

anni di et, titolo ricevette ed autorit principesca. Volgevano


allora
le

cose

d'Italia agitate da varii

mossi da tanti e diversi signori, ambiziosissimi


simi
d'

ed avidisnei

imperare

sugli

altri

quali perci

mantenevano

vegga il Docuraenlo Vili. Papa Sisto moslravasi grato ai marchesi di Mantova per avere il cardinale Gonzaga fatta opera, onde a lui e non ad altri toccasse la tiara. Si vegga il Documento IX. accenna nelle ultime memorie che lasci scritte (3) Lo Schivenoglia alcuni dei danni patiti dai Mantovani. - Si vegga il Documento X.
(1) SI (2)
,
,

(4)

Documento XI.

DI
loro proposili

ISABELLA ESTENSE
feroce,

211
valor delle armi
i

una ostinazione

e al

associavano tradimenti e

delitti.

perch

popoli,

da lungo

e pesante servaggio troppo inviliti,

mancavano

di stimoli e di

concitazioni efficaci a secondare le vaste ed ardimentose

im-

prese a cui

loro padroni

miravano;

cos costoro,

con diso-

bene spesso appigliaronsi

danno gravissimo della nazione, al triste partito di chiamare in Italia le armi straniere, a cui commettevano la propria salute e la rovina dei proprii fratelli. Parve per che fra questi signori alcuni mal sopportasnore e con
sero quest'infamia.

E Francesco Gonzaga
(1),

a que'tempi fu molto

lodato per questo nobile orgoglio di patria, che almeno da principio

aveva saputo mostrare

ed eziandio pel molto suo valore


pontefice, nel 1494,

in combattere. Infatti,

quando Alessandro VI
con Napoli
,

per certi privati

litigi
il
,

entrato era nelle sconsigliate


Italia Carlo

massime

di

Lodovico
;

Moro, ed invitato aveva in


eh* era giovine

Vili

(Muratori)

questi

re della Francia, discese

in Italia facendo mostra di sussidiare ad altrui,


risoluto
di farsene egli

ma

con animo
le

stesso

1'

assoluto padrone. Allora

armi francesi, calate in Piemonte, dirizzaronsi verso Pavia,


e quindi in

Romagna, commettendovi
Faenza e Forl, posero
con sembianza

soprusi e crudelt infi-

nite; e vinte

campo

in Toscana.

En-

trato Carlo in Firenze

di amico, alteramente vi

parlava da re; onde meritava quella generosa risposta di Piero

Capponi

che sola in ogni

tempo baster a destare un nobile


questo mez2;o,
le

entusiasmo

di gloria nei nostri petti Italiani. In

vedendo papa Alessandro venirne contro esso


vilmente calava agli accordi, pei quali
sto
,

armi straniere,
dimostrando
il

Francesi, senza contra,

inondarono
eh' era

il

reame

di Napoli.

Perloch

il

Francese
g'

venuto unicamente

a mettere

giogo a
,

tutti

Italiani j perci
/.

papa Alessandro VI,i


di

Veneziani
e

Massimiil

liano

Imperatore, Ferdinando

Spagna,

Lodovico

(1)

Il

Litta, parlando della

ramiglia Gonzaga, alTerma che


,

la

medaglia

conlata in onore del marchese Francesco


della libert d'Italia contro

rappresentante Curzio alla vo-

ragine, potrebbe aver rapporto ali impegno mostralo dal


i

Gonzaga in favore

Francesi, che avrebbero voluta renderla schiava.

212

NOTIZIE
(che della sua balordaggine s'era infin ravveduto)
di
, ,

Moro

tratta-

rono una lega contro del re


entr Francesco Gonzaga

Francia
a
de'

Muratori

);

nella quale

eletto

capitano

generale

dai

Veneziani. Sbigottito

il

giovane re
,

Francesi ad una risolu-

zione tanto improvvisa

con disperato consiglio pens a pre;

stamente ripassare
Napoli
,

le

Alpi

e lasciato

un buon
i

presidio l in

col grosso dell' esercito difllatamente si ritrasse in sul

territorio di

Parma.

Ma
,

quivi

1'

attendevano
del

collegati; e quivi
,

Francesco Gonzaga
Italiano
di

a'

d sei Luglio

1495

combattendo
il

presso Fornovo, die prova che non era ancora spento


:

valore

per

cui quella

nobile
e

impresa

dette

al

marchese
di

Mantova fama

di forte

temuto guerriero, e
(1).

caldo

amatore della patria nostra comune

Non

pertanto, gl'interessi politici continuarono sconvolti


di
i

nel regno

Napoli

dove Francesco Gonzaga pei Veneziani


l

combatteva
salute
si

Francesi, e d'onde, da

non molto, per mala


generale serv alle
nel

ridusse in Ferrara. Venuto, nel 1497, in sospetto dei


il

Veneziani,

Gonzaga con
;

titolo di capitan

armi Imperiali
repubblica

poi
,

nuovamente acconciatosi
torn per essa
a

1501 colla
i

Veneta

combattere contro
s

Francesi
tabile
,

in Sicilia.

Di pensieri e

di

affezini

spesso
,

muII
,

sempre

sedotto da
si

una

trista

ambizione

di

non molto Francesco


quale

pose agli stipendii di Francia


valor militare
; ,

alla

servendo

die varie prove di


le

masfu

simamente
dano
e
vi

presso

ripe del
si

Garigliano

onde

Gaeta

tolta agli Spagnuoli.


gli storici)
si
,

Quale

fosse

cagione (che in ci discor,

certo che Francesco tornossene in patria

tenne

in

domestica

pace fino

all'

anno

1506

nel

quale, eletto da papa Giulio a suo capitan generale, scacci da

(1) Si

vegga

scrisse su questo

sime, non le in un libretto


r\Q\Y Archivio

Documento LXV \nche Antonio Averoldi da Cremona argomento alcune poesie latine, le quali, sebbene rarisriferiamo, trovandosi stampate dal Braglla in Mantova al 1788
il
.

per nozze.

V. ancora
,

gli
,

Annali del Malipiero


di

stampati
,

Storico Italiano

Tom. VII
le

Par. I, pag. 358 e seg.

dove

sono descritte con molta evidenza


zaga
in quella battaglia.

prove

valore

di

Francesco Gon-

DI Bologna

ISABELLA ESTENSE
Bentivogiio, e
ridusse
la citt

213
serva
al

Giovanni

pontefice (1). Dipoi, collegatosi, nel 1508, ai Francesi,

non
si

(iis-

similmente operava a danno di Genova e di Venezia


della quale caduto prigione, ed ottenutane la libert,

in poter

ridusse

finalmente qui in Mantova, per compirvi

il

corso della mortale

sua carriera
genito
(3),
il

(2).

lui

successe Federico suo figliuolo primo-

quale,
all'

quando Leon
con

papa

fece palese

il

bel ser,

vigio prestato

Italia con tirarle

addosso una nuova guerra


Svizzeri
e
coli'

merc
(

della
);

lega

contratta
eletto
,

gli

Imperadore
,

Muratori

venne

correndo allora V anno 1521

a ca-

pitano supremo dell'armi di santa Chiesa.

die prove del valor


ferito (4),
,

suo in combattere nelT assedio di


e nella presa che fecero
i

Parma dove rimase


,

pontificii della citt di

Milano

ed

ancora nel difendere Pavia dalle armi


darsi

francesi (5).

Ne

altre

azioni militari oper dipoi Federico, che degne siano a ricor;

onde a noi baster


l'

di

accennare, come venuto in

Man-

tova neir anno 1530


al

Gonzaga

l'autorit ducale (6);


,

Imperador Carlo V, questi concedesse il quale, nel 1536, pervenne al


terminando dipoi
la

possesso del Monferrato

sua vita

all'

anne-

no 1540
gozi!

(7).

Senza oltre occuparci partitamente di

altri

che in particolar
,

modo riguardano

agi' interessi generali

d' Italia (8)

cessarie ci

dopo avere premesse queste notizie che neparvero a chiarire il discorso, intendiamo adesso
e

a parlare di Isabella
(1) Si

Gonzaga.

(2)

vegga il Documento Lll. Docuraenlo XII.

(3)
(4)

Docomento XIII.

Cosi narra Benivolo da Pielole nel suo poema che non fu mai pubblicalo. Documento XIV. (3) VEquicola, che, come suo segretario, segui il marchese Federico In questa spedizione guerresca , ne mantenne memoria in una iscrizione incisa
nei

marmo,
(6) (7)
(8)

e che lullodi

si

conserva presso

il

santuario di Nostra

Donna

delle Grazie,

poco lungi da

Mantova. Documento XV.

Documento XVI. Documento XVII. In miglior modo giudichiamo

questo intendimento
,

soddisfare

col riferire quei

documenti compresi dal N." XXI al N. LXIV i quali diligentemente da noi furono trascritli sopra gli originali che si conservano presso la Real Biblioteca di Mantova.

214

NOTIZIE
Narra V Equicola, vissuto
fino allora alla corte io Ferrara,
al

maestro
che

alla Estense,

che Isabella: port in dote


in

Gon;

zaga 15,000 ducati


il

denaro

3,000 in

gemme

ed arredi

e
((

don una carretta messa a oro, foderata di panno d'oro, con quattro cavalli stornelli, ed un bucintoro indorato col quale in mezzo ad altri quattro bucintori e cinquantuno navigli fu condotta a Mantova dove si fepadre
le
,

cero di grandi feste e tripudii (1)

e dove ne

venne

nel!'

an-

no 1490,
signora,
tero
di

dieci anni

dopo che era

stata
le

promessa moglie a Fran-

cesco Gonzaga. L' indole docile e

maniere soavi di questa

non solamente ebbero forza


marito
,

di

ammollire l'animo

al-

del suo

il

quale ben presto chinavasi alla virt


;

sua donna con

riverente affezione
la

ma

ancora poterono
pronta mostrossi
dal suo con-

devotamente amicarlesi chiunque

ebbe a conoscere, e mas-

simamente
d'

suoi

soggetti

a cui sempre
(2).

intercedere grazie

o favori
,

mercarsi

sorte questo

amor

rispettoso

molto giovarono
,

gli

umili modi

e rimessi

con cui governavasi


che

e che

ben traspaiono dalle

lettere sue a lui indiritte.

N tard molto
legrato
al

il

fosse

da ricca prole da Isabella

talamo del signore Gonzaga ralche dall' anno 1496


,

1509 divenuta era gi madre di sette figli, dei quali tre furono maschi Federigo cio che poi successe nel domi;

nio di
forte
(

Mantova, Ercole che


appoggio
)
,

fu cardinale

e Ferrante,

quel

della

fazione

imperiale

nelV Italia

superiore

Botta

la

di

cui

fama

di valoroso soldato

fu poi

mac-

chiala dalla accusa di

uomo

rapace

nel governare Milano.

Quanto
di

femmine, Eleonora divenne moglie al duca Susanna al conte di Golisano Livia ed Ippolita si monacarono in Mantova. Della tenerezza con cui la nostra marchesa am sempre i suoi nati offrono prova le lettere
alle
,

Urbino

(1) SI
(2)

vegga

il

Documento XVIII.
,

che tallodi si cond' Isabella al marito volgono che a raccomandare ora questi ed or quelli, od ad intercedere altrui qualche grazia o qualche perdono ai falli commessi.
Moltissime lettere familiari
,

servano

a nuir altro fine

si

DI
scritte al

ISABELLA ESTENSE
,

215
afifetlo
s

marito

(1)

dalle quali traspare

un

sem-

plice s naturale,
la

che quasi sempre rileva uel cuor delle madri

veridica impronta delle cure lunghe e pazienti che furono


de' loro
figliuoli.

compagne air et tenera premura di ammaestrare


del Castglioni,

Ed ancora

della

la prole ci vale d' indizio

con

cui, nel 1522, in risposta alle


,

una lettera raccomanda-

zioni vivissime fattegli da Isabella


dell'illustre signor

(c

scriveva: circa la cosa


spero bene, che
'1

Ercole del trovargli un precettore, io mi


:

governer secondo che V. E. mi comanda


precettore

non potr essere tanto grande, che il discepolo non ne sia ben degno . Ma dalle famigliari occupazioni,
lei

da

tanto gradite, spesso era costretta Isabella a distrarsi per


,

attendere agli affari di stato


signore Gonzaga,

interamente a

lei

confidati dal

quando per le militari imprese s'intratteneva lontano, e quando per lungo spazio di tempo fu tenuto prigione dai Veneziani. Nelle quali pratiche mostr la Estense avere
moltissimo a cuore
Italiani (2)
;

la

gloria

della

nazione e
ai

l'

onore degli
d'

e di penetrare ben addentro


intricata (3)
,

misteri
in

una

politica tanto allora


vizii
,

scoprendo

essa
il

certi

di cui

forse

non
si

era stato

mondo neppure

marito.

Quantunque
mestica casa
via
al
il
,

poi

giovinetta abbandonata avesse la do,

facendosi capo di

suo

cuore

una nuova famiglia tuttamantenne pur sempre costante affezione


i

paese nativo e ai cari parenti: fra

quali pi gratamente

accoglieva coloro cui pi grave


anzi abbiamo notabile esempio
,

premesse sventura.

Di

ci

quando Giulio
fatto

suo fratello

(creduto bastardo)
bellezza di lui
,

per gelosia di donna che lodata aveva la

fu nella
il

persona

sfregiare

dall' altro

fratello Ippolito d'Este,


i

Cardinale (tanto infami correvano


le

tempi

!).

Perch, alle offese sendosi aggiunte


1

accuse, Giulio

(1) SI

veggano

Documenti XXVIII, XXXVll, XLIX, LXVII, LXVIII,


I

LXX

LXXI,
,

veggano Documenti XXVII e XSVlll. Se ne ha indizio dai Documenli XXXVll XLl e LIX. Che anzi Francesco Gonzaga, suo marito, nell'atto di ultima sua volont, disteso il 29 marzo del I5l9, affermava di aver conosciuto in Isabella sua moglie un ingegno maraviglioso capace di qualunque difficile ed alta impresa.
(2) SI
(3)
,

,,

216
si

NOTIZIE
in

mal concio fu costretto a ricoverarsi qui


:

Mantova presso
vedere
il

Isabella

la

quale

dipoi

tanto

si

dolse

in

marito

per

secrete cagioni di stato


di

senza piet consegnarlo ad Alfonso

duca

Ferrara, che per cinquantaquattr'anni lo tenne chiu-

so in prigione.

1'

anno 1493 doglia


di

influita
,

provava della
in

morte allora accaduta


quale
,

Eleonora sua madre

onor della

sebbene in Ferrara da Batista Guarini


state

e da

Benve,

nuto Sangiorgio fossero gi


volle

dette

due orazioni

pure

che
,

frate

Batista

Spagnoli

ne

componesse
il

in latino

la quale ebbe a riferirla una terza venuto r anno 1502 il fratel suo si
,

Zambolti. Quando

strinse in
affidarle

matrimonio
l'incarico di

con Lucrezia Borgia,


ministrare
i

volle

il

padre

primi onori di corte. Dalle lettere che in quella


scrisse
al

occasione
quali feste
gli

ella

marito
fatti

chiaramente apprendiamo
allora

e
i

spettacoli
di

fossero
et
e

in

Ferrara
;

usi e

costumi

quella

dei principi

come

quelle nozze non riuscissero liete: con ci confermando quanto

narra V
stati

istoria (1).
,

Che

infatti tristi preludi! di

nozze essere
,

dovevano
mariti
il

e
eli'

il

sapersi

da ognuno
colla

come Lucrezia
morte
l'

di

tre

eh'

ebbe,

dall'uno
il
,

avesse distata ella


la

sciolta

fratello,

da un altro

pontefice; e

come

fosse figliuola

ad Alessando VI

che allora teneva

sedia

apostolica; e come, infine. Alfonso

da Este, costretto quasi

da prepotenti minacce

di spodestarlo se ricusava quel


(3).

nodo

(2)

ricevesse allora la sposa

Non sappiamo poi donde movesse


finire dell'

cagione,

ma certo che sul


,

anno 1514

Isabella trovavasi in Napoli

e nel

1532

(1) Si
1

XXII
(2)

veggano LXXIII.
questo

Documenti LXVII,
si

LXVIH

LXIX

LXX
fi

LXXl

modo
,

esprime

infatti

su questo proposito

Muratori

l'ante ballerie

scere

furono adoperale per quesV affare , con far sopra tulio conomediatori che questo parentado portava seco l'assicurarsi dalVambi-

che gli Estensi condiscesero a tali del duca Valentino nozze. Si vegga il Documento XXXI. fu dato (3) Anche nell'anno 1304 Isabella si rec a Ferrara, dove le un religioso spettacolo, composto in un modo veramente curioso, e che da lei stessa descritto nel Documento LXX IV.

zione e dall'

armi

, ,

DI
Q

ISABELLA ESTENSE
e le lettere scrittele
la

217
lasci di occu-

Venezia

(1).

Rimasta vedova nei 1519, non


;

parsi delle cose di stato

da Federico e
Italia

Ferrante suoi

figliuoli,

con cui

rendono consapevole degl'inche agitavano V

trichi politici e delle fazioni militari

chiaro dimostrano

il

molto conto in che era tenuta pei suoi


In occasione del giubbileo
la corte del
,

retti e sapienti consigli.

pens

la

marchesa d'andarsene presso


dinalizia.

papa, col fine naed


a

scosto di poter procurare al figliuolo

Ercole la dignit car,

Quivi
;

ebbe a patire

gravi timori

correre

gran

rischi

sendo

Roma
:

a quel tempo assalita


e quivi rimase fino a

imperiali e spagnuole (2)


del
dell'

armi met circa


dalle

mese

di

maggio

imperadore e

nel

1529 Carlo
corona
f

anno 1527. Composti poi gli animi del papa, dapprima fra loro discordi, venne in Bologna, per ricevere da Clemente pondell'

tefice la

d' Italia.
il

Fra

molti principi allora concorsi

al 1.

novembre scrive
f

Giordani (3), venne a Bologna Isabella


di

da Este

illustrissima
:

marchesana

Mantova

con

le

sue assai
che

leggiadre damigelle
ricre gli animi

fu V entrata cos ben disposta

e bella,

a suavissime rimembranze. Della entrata dell'Imla descrizione fatta dalla

peradore in Bologna ne abbiamo anzi


stessa Isabella, scrivendone a

Ferrara (4);^ il

Renea di Francia, duchessa di quale documento, affatto inedito, fu ignoto


in

ancora all'accurato scrittore or ricordato. Sennonch, mentre

la

marchesa abitava

Bologna

entro

il

palazzo
le
,

M anavvedatesi

zola presso alla piazza di san Donato

accadde che

nenti e leggiadre donzelle seco condotte da

Mantova
,

troppo licenziosamente agli spassi ed agli amori


lievi

destarono non
i

cagioni di litigio; cosi che insorta contesa fra

varii loro

(1)

Da Napoli

Infatti

scriveva

Isabella

Federico Gonzaga

Docu-

mento
(2)

LXXXIV;

e da Venezia all'Ariosto,

Documento XCI.

l'anno 1320,
(3)

Le circostanze che accompagnarono la dimora d' Isabella in Roma ci rimangono descritte dal Daino, testimonio di veduta, che

allora Irovavasi al servigio di essa

marchesa. Documento XIX.


della

Gaetano Giordani
pontefice

Cronaca
la

venuta

dimora in Bologna

del

sommo
(4)

Clemente VII per

coronazione di Carlo V; Bologna 1842,

a pag. 18.

Documento LXXXVIl.
Ap. Voi.
11.

28

218
amatori
questi,
,

NOTIZIE
alcuni
de' quali

Italiani

ed

altri

Spagnuoli

di

la notte del

venti
,

marzo 1530,

diciotto ne rimasero
,

uccisi dai primi. Perloch levatosi forte

pel grave scandalo


,

d'

improvviso
la

rumore
si

in

Bologna

molto dolendosene
,

nostra

marchesa, ventun marzo,


cole

di subito risolse di partire

e col suo seguito, a di

condusse qui in Mantova.


la dignit cardinalizia al figliuolo

Dopo aver procurato


,

Er-

e dappoich

vide porsi

sul

capo a Federico

la

ducale

corona, e questi in matrimonio congiungersi all'unica erede


dei Paleologh
(

ci ch'essergli
,

doveva fondamento
all'

di

maggiori
al

fortune

);

Isabella

che tanto presso

imperadore ed

papa

operato aveva a que'fni, parve riconoscere nel proprio cuore ogni suo voto perfettamente compiuto.

perch di quella pace

domestica e

di quelle gioje terrene

a Dio solo sempre attribuito

ne aveva

la

cagione

cos

con religioso consiglio deliberava

doversi con atti esteriori manifestare pubblicamente la gratitu-

dine dell'animo suo devoto. Perci, correndo l'anno 1532, a


d ventiquattro

maggio
,

scelti eh'

ebbe a compagni

cavalieri
parti da

Francesco Gonzaga

Tommaso

Strozzi e l'Andreasi
visitare
il

Mantova,
preziosi.

e se ne

and a Marsiglia per


,

Santuario

dedicato a Santa Maria Maddalena

dove depose doni molto

Quivi Mario Equicola

che allora stato era eletto


pose
in

secretarlo
(1)
,

da essa marchesa
e dipoi

memoria
(2).

scritta

nel

marmo
patria
,

ne descrisse

latino

quel viaggio, la

cui narrazione fu

anche posta

alle

stampe

Reduce

in

tranquillamente visse Isabella fino al d tredici


;

feb-

brajo 1539 (3)


intitolato
(1)

ed

il

suo corpo venne deposto nel convento


(4).

a Santa Paola in Mantova


Iscrizione
fu

Questa

pubblicata

dal Tonelli

Ricerche sloriche di

Mantova; Mantova 1798, Tonao III, pag. o9. (2) A noi non fu dato di leggere la descrizione
quale, essendo stata anticamente stampata
di esso

come

in

di questo viaggio , della aggiunta ai Commentarii

Equicola,

come

scrisse

VAmadei,
di quella

rari sono coloro, a' quali possa

toccare la sorte di

aver copia

prima edizione

e questa talora

ben logora
(3)
(4)

Documento XX.
Sul suo sepolcro fu posta
,

una

iscrizione, la quale oggi


,

perduta

e che fu pubblicala dal Tonelli

and guasta e opera citata, Tom. Ili, pag. 77.

DI

ISABELLA ESTENSE
,

219
s

Ma
illustre

perch
,

le

lodi migliori
si
,

prodigate a questa donna


all'

precipuamente

volsero

amor suo grandissimo


generosa da
lei

verso

le

lettere e le arti

ed

alla protezion

accordata agli studiosi e agli artefici; debito nostro di volgere


adesso sopra tale argomento
il

discorso.

N furono pochi n
(3),

poco celebrati
Caviceo

gli scrittori

che magnificamente lodarono questa


il

signora; fra' quali l'Ariosto (1),


il

Calandra(2), l'Equicola

ed

(i).

E
,

perch noi intendiamo a mantenerci nell'as-

sunto proposto
nostra Isabella

non
che
a

ripeteremo

perci

quegli

elogi
altri
;

della
riser-

furono gi pubblicati da
riferire

bandoci

invece

alcune

lettere

(5)

che la

virt
;

sua neir esercizio


le

di nobili e sapienti discipline

dimostrano
di

quali

lettere

noi

abbiam

tolte

da
(6)
,

copie

fatte
gli

mano

del signor Arrivabene

da Mantova
l'

sopra
privato
il

originali

che un

teriapo

arricchivano
infatti

archivio
,

dei Signori
,

Gonzaga. Di qui
so,
il

apparisce
il

come
,

Bembo
lei
s'

il

Tasil

Giovio,
1'

il

Manuzio,
,

Bandello

il

Gonzaga,

da

Correggio e
nero
,

Equicola

famigliarmente con
poesie

intratten-

quasi tutti offerendole o

scritture

da loro

composte.

da una lettera a
(7)

lei

indiritta nell'

anno 1505 da
la stessa Isa-

Mario Equicola
bella
le

apprendiamo ancora avere


impresa
spe
(

prescelto

ad
:

cosa
,

comune
che
lei

a que' tempi
si

latine

parole

Nec

nec metu

ancora

veggono

scritte

entro le stanze un tempo da

abitate. Nella espres-

(1)

Neil'

Orlando furioso

al

canto trigesimosellirao.
,

Aura di Giovanni-Giacomo Calandra. (3) Scrisse infatti cosi: Et se le lodi di tanta madama in carta esprimer direi di tanto gran si potessero, o scrivere in qualsivoglia ornalo stile cumulo difficile essere a poterne eleggere qualche particella.
(2)

Nel

poema

Intitolalo

(4j

II

Peregrino.
i

veggano Documenti LXXVII, LXXVIII, LXXX, LXXXIX e XC. quegli a cui il dottor Giovanni Gaye nella (6) Giuseppe Arrivabene prefazione al suo Carteggio inedito d'artisti (J'irenze 1839) attestava pubblicamente la sua gratitudine per avergli offerti molti documenti che si ri(5) Si
, ,

ferivano alle arti od agli artefici.


(7)

Questi dedic ancora alla stessa Isabella


in

il

libro intitolato:

Di na-

tura d'amore, ristampalo

Venezia dall'Ugolino nell'anno 1583.

Si

vegga

il

Docuraento LXXVII.

220

NOTIZIE
un
senso pi
alto

sione delle quali parole forse racchiudesi


e sublime;
di quella

ma

certo viene a mostrarsi che Tanirao tranquillo

Signora potuto non avrebbe agitarsi n da alcuna

speranza n da alcuno timore.

dall'anno in cui fu prescelta

codesta impresa, argomentare eziandio potrebbesi, che non per


le

sventure sopportate nel 1509, quando fu prigione

il

marito,
il

o nel 1527, quando ella trovavasi in


Bettinelli) (1);

Roma

(come afferm

ma per una

inclinazione naturale del suo


prescelta.
le arti

animo

quella fosse ed a quel

modo
,

Quanto all'amor suo per


pose in raccogliere dipinti

ed

alle

cure infinite che

sculture, ed altre anticaglie, molte


,

prove noi avremmo da addurre


scorso a cui
ci

le

quali, per la brevit del di,

siamo obbligati

forza d omettere

riserban,

doci di pubblicarle colle Memorie dell'ani nostre di Mantova

rimettendo per ora

il

nostro lettore a quelle che furono gi

stampate dal Gaye


colo

(2).

Un

solo

documento prezioso
lo

del se-

XVI

nel

quale sopra pergamena son

scritti gli oggetti


,

d' arte

che allora erano posti entro


la

studio in corte vecchia

appresso

Grotta di

madama

la
;

signora Duchessa Isabella (3),


sia

ora prescegliamo a pubblicare


si

perch da questo
eh' ella

avere

pu

la

prova migliore dei

tesori

aveva

raccolti

sia perch potrebbe

ancora valere a lume e notizia dei mo-

derni ricoglitori di quadri e degli scrittori d'Arte.

Ben

di-

remo

eh' ella

venne eziandio lodata


il

siccome amantissima
in

del canto e di sonare

liuto.

Trovandosi anzi nel 1502


le

Ferrara

quando celebraronsi

nozze di suo
i

fratello

con

Lucrezia Borgia, queste sue virt conobbero


cui ella stessa scriveva al Marchese
c(
;

convitati, per
,

Dopo cena
li

facessimo

il

ballo del capello. Finito che fu, per tante preghere et voci
facte, fui necessitata fare

mi furono
cura
il

miei

atti nel

cantare

lauto; et cussi finissimo la giornata alle

cinque bore

(1)

Discorsi inlorno

te

lettere

le

arti

mantovane; Mantova 1774,

pag. 89.
(2)

Opera
,

CXXVII
(3)

citata Tomo II, numeri V, XX, XXI XXII, XXVI, XXXV, CXL, CXLII CXMX e CLX.
,
,

Documento XCII.

DI
ti

ISABELLA ESTENSE
Mantova da
di

221

di nocte .

Ci posto, a noi non rimane se non ricordare tre


Isabella d' Este.

monumenti
11

eretti qui in

primo ricorda un tributo

rara amicizia dalla marchesa

di

Mantova

offerto a Margherita,
,

vedova

di

Sigismondo Canla

telmo duca di Sora negli Abruzzi


rifuggita erasi in

che dopo
alle

morte

de' Agli

Mantova, ricercando

sue tante sventure


la detta

par un sollievo in un chiostro. Quivi morendo


bella
il

signora

all'anno 1534, dei voti del proprio cuore interprete fece Isa,

provatissima amica

la

quale tosto die

mano a murare
tal

monastero entro cui Margherita aveva lungo tempo vissuto.


il

Quivi eziandio eresse


abbia la citt nostra
(

pia nobile monumento di


l.

genere che
sculte
(1),

Bettinelli,
di

e), ponendovi

di

marmo
dich
,

le effgie di

Francesco e

Ercole Gantelmo

quegli

che, ucciso presso Ferrara, ricordato fu poi dall'Ariosto. Oltre-

due appartamenti pur anco fabbricava ed

ornava Isa-

bella entro la corte dei signori

Gonzaga,

de' quali

Funo

gi posto a terreno,

Quel loco che

ia

Grolla

il

mondo

appella

COS scrisse Raffaello

Toscano

il

quale ancora ne descrisse la

ricchezza ed

pregi del luogo, mollo lodato ancora da Giorgio


si

Vasari. Di questo, poich quel sito

ridusse ad uso di

moder-

no abitare,
dipinta al
lati di

altro

non avanza che una stanza,


usato da Andrea Mantegna
cortile, sostenuto
;

la cui volta

modo

ed uno solo dei


in

un elegante
si

da colonne, con
,

mezzo,
sopra
:

fra queste, certi nicchi lavorati a grottesche

dove

al di

nel fregio

legge incisa nel

marmo questa

mutilata iscrizione

.... ZAGARUM CONIUX ET

MATER FECIT ANNO A PARTU VIRGINIS MDXXII.


dall'

ISABELLA .... (2).

Il

secondo appartamento

Estense abi-

(1)

Niccol d'Arco scrisse una elegante elegia in lode di questo raonuil

raenlo,

quale essendo stalo scomposto


si

molle parli

di esso

nell'anno 1799.

trasportate,
tuttod
(2)
tile
,

collocarono entro al tempio dej|icalo a Sant'Andrea,

dove

si

conservano.
di quella iscrizione posta tutta all' intorno di detto cor-

Frammento
et

la

quale diceva: Isabella Eslemis regum


soror,

rariae fUia

Aragonum neptis, ducum PerMarchionum Gonzagarum conjux et maler, fedi anno

a parlu Virginis

MDXXH.

, ,

222

NOTIZIE
ancora
si

tato, posto in luogo eminente, per cui forse


del Paradiso.

Sebbene

di sedici

stanze pressoch

si chiama componga

in

menti che

due soie per adesso rimangono avanzi degli antichi ornalo decorarono: vogliamo dire di due soffitte eleganti,
rilievo, tutti coperti di

frastagliate di bellissimi ornati a


posti sopra fondo tinto di azzuro.
li

oro,

Fra questi, intrecciati rilevano


,

emblemi da lei stessa prescelti (1) assieme alle parole nec spe nec metu che spesse volte replicate si leggono col nome suo
,

cosi: Isabella Estens.

mar. Mani.

MDXXVII. N ci solo, ma ci
la

che a noi pare che meriti considerazione maggiore,


di

porta

marmo

per cui

s'

entra a quel luogo


,

nella
,

quale rilee per fini-

vano
tezza

alcune figurette
di esecuzione

per disegno

per forma

eccellenti, posta ciascuna entro

quattro

scudetti

intagliati
,

nei fianchi

una Pallade
alcuni
teschio
e
la
libri
si

la

seconda

di detta porta. L' una figura una femmina ignuda che sorregge

ed

un corno,
;

e col

pie

sinistro sopra
alla

umano
,

appoggia

la

terza

allude

pastoral Poesia
stipiti

quarta alla Musica.


in
sette

Ed

interiormente negli
,

di

stribuiti

spazii
(2).

rotondi

sono

animali esprimenti
ci

allusioni

simboliche

Le quali sculture

pare che con-

fermar possano una da noi altra volta esposta opinione, che,


cio, a certa epoca nella

dotta da Andrea

mantovana scultura sia stata introMantegna una maniera sua propria e speciale.
,

queste notizie raccolte, e brevissimamente narrate


,

in-

torno ad Isabella Gonzaga

darem fine col ricordare che sorti ai pregi dell' animo onde pass ammirata a'suoi tempi da natura pur quello di una non comune bellezza. Del che
noi
,
,

infatti

testimonianza

ci

reca la lettera scritta nel 1502 in Fer-

rara al marchese di

Mantova da Madama Ctron; testimonianza


,

a cui pare doversi moltissima fede


In

perch in nessun tempo


tutte insieme legate; nelle
let-

(1)

uno spazio
,

si

veggono alcune fettucce


di

altre,

od un'ancora

od una specie

ara sorreggente una cetra, o le

tere

CCA,

fra loro insieme conteste.


;

primo un uccello colla greca iscrizione XAIPE nPOKNH nel (2) Nel secondo due colombe nel terzo uno scimmiotto ; nel quarto una civetta ; nel quinto un liopardo nel sesto un pavone ; nel settimo uno struzzo clie
; ;

tiene nel rostro

una serpe.

DI
le

ISABELLA ESTENSE
s

223

femmine mostraronsi

facilmente disposte ad esaltare l'un


(1)

l'altra la

propria loro bellezza. Nella qual lettera

leggiamo

infatti cos:

c<

Quantunque

la sposa

Lucrezia Borgia) havesse

cum

lei

molte donne,

et la illustre

Madonna de Urbino, quale


li

bellissima, et veramente monstra essere sorella di Vostra

Eccellenza; perh la mia illustre signora Isabella, et da


nostri et

da

quelli
il

sono venuti
la

cum

questa duchessa di
,

i(

Ferrara, porta

vanto de

pi bella; et questo senza fallo


,

uno niente : cossi adunque portarimo il palio a casa di Madonna mia . lineamenti e le forme avvenenti della nostra marchesa
perch dappresso sua Signoria

erano

le altre

conservate

ci

furono sopra due medaglie coniate

in metallo.
;

Nella prima delle quali figurata vedesi insieme al marito

nel rovescio porta scritto: fr. gonz. elisabella. ^stens. coniyges.

MARCHioNEs. MANI.

iiii.

Nella sccouda (che per la eccellenza del

lavoro credesi operata da Benvenuto Cellini), da una parte


rileva l'immagine sua
,

con intorno

la scritta:

isabella Esten.
allato
stella
,

MARCH. MANI.; dall'altra, evvi una


serpe,
le

femmina con a cui son sovrapposti un sagittario ed una

una
con
si

parole: benemerentivm ergo. Quest' ultima medaglia or


scelti

conserva nel Museo di Vienna, ed contornata da

orna-

menti eseguiti
preziose.

di

smalto, e riccamente frastagliati di

gemme

Carlo d'Arco.

(1)

L'originale di questa lettera ora

si

custodisce presso

la

Real Biblio-

teca di

Mantova

DOCUMENTI

DOCUMENTI

TRATTI

DAI

CRONISTI

DI

MANTOVA.

Dalla Cronaca

MS.

dello Schivenoglia

{\).

Nota, che

dell'

anno 1469 venne


,

lo

Imperador Federigo a Ferrara

con gran trionpho


perch quando
lui

el

qual era venuto da

Roma

e questo foe fatto

andette a

sciuto per sino che

non fue

Roma, lui a Roma. Et

andelte che mai non foe conoi

sottoscritti

andorono a Ferse partirono


fiol
;

rara, e furono

facti tutti cavalieri.

di

Febraro 1469
1.

da Mantoa con gran trionpho et compagnia: de


2.
,

M. Francesco,

M. Federigo lo marchexe de Mantua che havia tri anni M. Lanzellotto de Ippoliti; 3. Nicol Terzi, parmesano, al pre-

sente camerlengo del nostro

ab antiquo mantoano; e
tado;
5.

lotto fiol

M. Bernardo da Crema, ricco e de bon parenM. Redolpho fiol del marchexe de Mantoa; 6. M. Ugode M. Carlo da Gonzaga 7." M. Zoan Lodovigo e M. Zoan
marchexe;
4.
si

era prete,

ma

Francesco fradei

fioi

del fu Filippin

Gonzaga.

II.

Ora nota che


gera in extremis
^

il

marchexe, over duca M. Borso de Ferrara,


a'

e questo foe

6 de Lujo 1471; e M. Nicola da

Andrea Schivenoglia nacque in Mantova l'anno 1411, e si dilett giornalmente un memoriale delle cose che mano mano accadevano lo che Incominci a fare l'anno 1443 ,^ e continu fino al 1491 in cui pare che accadesse la sua morte. Questo manoscritto non venne mai pubblicato molte copie in varii tempi ne furono fatte. Siamo debitori a questo cronista^ scrisse il Volta, di alcune recondite memorie molto dilette(1)

di scrivere
;

voli ed interessanti.

Ap. Voi. U.

29

226

DOCUMENTI
dimand soccorso
al
;

Este, perch volea essere signor de Ferrara,

M. raarchexe de Mantoa

perch

el

detto

M. Nicola gera Gol de Ma-

dona Margarita Gonzaga, sorella del marchcxe de Mantoa. E questo

marchexe Nicola da Este i nome M. Hercule, l'altro M. Sigismondo. El sior M. lo marchexe de Mantoa mand zirca diese o dodese mille zernide ai conGn de Ferrara e de Mantoana. Ma nel momento della andada M. Borso duca de Ferrara meior un poco, e M. Nicola non volse far altra mossa; e tutti tornorono
fue perch gerano dui altri
fioli

del

quai pure voliano essere signori, uno de

indreto.

IM.

A d 25 di Lujo 1471 M. Nicola da Este, nevodo del sior Io marchexe de Mantoa, venne a Gonzaga molto in freta, perch r era morto el duca Borso de Ferrara e perch in Ferrara gera M. Hercule che volia pur esser Signore. Questo M. Nicola vense a trovar el duca de Milano et il marchexe de Mantoa e se racomandoe; et el duca mostr de vederlo volontiera, e g promise de darghe ajuto e de tornarlo signor de Ferrara et el marchexe so
,

barba ghe faxia

le

spese in corte.
Nicola
di

Ritrovandose a star in Mantoa M.


tornar signor de Ferrara
,

da

Este, per voler


,

venne un

uno de Ferrara

che avia
atto-

nome

Nicol dei

Ariosli, e port

un

vasetto de tossego per

segar M. Nicola. El detto Ariosti profer a Cesare Pirondi et a so


fradello Galeazzo, de' grandi regali a se attossegasse

nome de M. Hercule d'Este, e subito M. Nicola. Ma avvenne che se discopr trascinato dattorno le a d 18 Novembre 1471 fu questo Cesare piazze de Mantoa poi fue impiccato sotto la porta della guardia; indi fue squartato, e la testa se mise in zima della torre, sovra una lanza e fue mandato un quarto per ogni porta de Mantoa
; , ;

manzorono la corada e le budella. Fu extimato che sulla piazza de Mantoa a veder giustiziar quel maledetto g fossero
e
i

cani

diese milla persone.

IV.

Messer Nicola da Este se parprimo Settembre 1476 andette a Ferrara per esser signore de Fertine da Mantoa e se rara, e fexe la intrata in Ferrara; ma non erano i Vesentini et i Bolognesi, come era dato l'ordene, e non possitte ottener la
d
,
,

DOCUMENTI
pugna
,

227
intendere.
la

come

quello che ghera

dato a

preso, e glie fue tagliata la testa


cossi de quelli

suxo
lui

scala

de

M. Nicola fuc Ferrara e


;

che geraiio andati con


,

ne foe appicali assai

ma

di Mantoani non foe quasi nissuno perche non ghe n' era andato nissuno; perch M. Nicola a fare questa intrada non domandoe

conscio n adiutorio al sior M. Lodovigo so barba

ma

sibben do;

mandoe

in

Mantoa

e condusse a Ferrara molte navi grandi


li

et le

navi forono prese, e


chi pi chi

peroni imprixonati, e g convenne pagar,


liberarse.

maucho, per

V.

che in questo tempo lo duca de Ferrara co lo marchese de Mantoa se imparentoe zo el duca de Ferrara dette una so Gola che ha nome madonna Isabella , a M. Francesco, fiolo del marchexe de Mantoa per sua spoxa el
1480.

Nota

Illustrissimo

qual era de etade de dodese anni

madonna

Isabella de anni nove.

VI.

A
se

27 de Aprile 1481,
forsi
;

el

signor lo

marchexe de Mantoa,
et altre
,

se partite da

Mantoa con quattro bucentori


la

molte navi
festa

andoe a Ferrara con

secento bocche

una

che

fa-

xiva el duca de Ferrara


del

qual gera

fatta

per

demonstrazione

bon amore per

lo

parentado che novamente aviano fatto V uno


i

co l'altro.
toani.

No

se poterla dire l'onore che fue fatto a tutti


balistrieri

Man,

Ai famei, navaroli e
,

gerano date a manzare sola;

mente carne de agnello


te

de capretto e vidello
barbareschi de

et ai

padroni
el

no

digo altro. In ultra

Mantua aviano

palio,

et el

marchexe
festa et

stette in

Ferrara quattro d, poi vense a

Mantoa

con gran

triumpho.

VII.

26

de Dcxembre 1476

fue

morto

el

conte

Galiazzo

Sforza duca de Milano.

recepute molte iniurie


zarlo
,

Un Zoan Andrea da Rampugnano, avendo e dispiaceri dal duca, deliberoe de ammazd

si

lo

aramazzoe nella giesa de sancto Stephano nel

de

sanclo Stephano in Milano. Subito vensero lettere al

marchexe de

228
Mantoa
nali a
;

DOCUMENTI
e subilo el
,

Ganedo
fiol

derigo

del

marchexe cavalcoe co' soi soldati e provvisio28 Dexembre e po', a d 30 Dexembre, M. Femarchexe de Mantoa, andoe a Marcarla siccome
a d
; , ,

compagnia a cavallo e a pie. Ora intendete che el sior marchexe de Mantoa gera d'anni 65, e gera infermo et essendo a Canedo e no potendo cavalcar se fexe menar suso una alza e delli volti in una sembuga co' muli che la portava, a Milano, e li stette parecchi di, tanto che le cose se aggiustassero.
gera soldato del duca
colla soa
;

Poi tornoe a Mantoa

a d 18 Marzo 1477.
i

In

Mantoa

se

dixia

che tra

la

duchessa

et

cognadi

si

avia discordia,

e che al

mar-

chexe convenia acquietarli.


Vili.

20 de Settembre 1471
e

se partirono

da Mantoa M. Zoan
,

Francesco

M.

Redolpho,
,

fioi

del

marchese de Mantoa
visitar el santo

con

notevole compagnia

et

andorono a
e

e M. Zoan Francesco slette a


avia
el

7000 ducati all' anno Papa glie promise ducati


;

soldato del papa, et M. Redolpho tornoe a Mantoa ma 3000 all'anno, e cos per sino che
;

Roma a Roma, come

Padre;

anderia a

Roma.
de Maggio 1477
S.
,

d 1.

fue

presentada a

M.

lo
et

marchexe
triumpho,

Lodovigo nella giesa de

Pedro, con gran procession

una rosa che ghe mandelte el Papa Sisto per un cavalero de corte romana la qual rosa ogn' anno el santo Padre manda al pi digno
;

signor de cristianit. Questa rosa

che fu portada a Mantoa

fue

de valuta de trezento ducati


sento ducati, et una
altri

et fue presentato a

quel cavalero du-

veste de

drappo d'oro longa, de valuta de

dusento.
,

d 24 de Agosto 1472 gionse a Mantoa el Reverendissimo noMonsignor cardinal de Mantoa e dopo diese d ghe convenne andar a Viterbo, perch el papa Sisto lo avea electo governator

stro

de Viterbo.

IX.

A
tuale.

8 de Agosto 1471

fue

fatto
,

et
et

creato

papa

Sisto

el

qual avia

nome monsignor de Savona


in

era frate minor conven,

Gera nato a Borgoforte


de far navi, et avia

magistro

Mantoana et era nome, innante che

stato Gol de

un

fosse

cardinale,

DOCUiMENTl
luagistro Francesco de la

229
,

Rovere de Savona

perch era

valente

homo

in teologia.

Fue

dicto che questo

non saria

stato fatto
el

Papa,

se no fosse slato el cardinal nostro de Mantoa; de grande affanno ad ottenerlo perch gerano
,

qual

se tolse

altri

cardinali che

voliano esser Papa.

X.

De Maggio 1483,

la

Signoria de Venetia

vense sul Ferrarese

cum
lano
,

lo exercilo, et al duca de Ferrara tolse

Melara

Castelnovo

et Figarolo. El marchexe de Mantoa era a soldo del duca de Mi-

et ci

Mantoano avia danno


del

infinito

da soldati che andorouo

da Milan a Ferrara.

Nota che
Ferrara
Ostilia
vinti

1483

el

duca de Milan mandoe zoso a soccorer


i

galeoni, tra grandi e piccoli;


,

quai se fermorono a
e

Castelbersano

e faxiano un gran robbar

destrugere

el paese.

Foe

facto

un ponte de
le zenti d'

navi

sopra Po

per

meggio de

Ostilia

per passar

armi
XI.

che

veniano e correvano pel

Veronese.

a d 11 Zugno 1478, moritte a ore marchexe Lodovigo de Mantoa a Goito e fue tenuto ore 40 su terra morto in Goito come lo avea ordinato de esser tenuto su terra. Poi se portoe a Mantoa e sepolto ma no con gran obito perch se aviano poche persone in Mantoa (1) e
intendete

Ora

mo

che,

tre de notte el

sior lo

fue portato da

provvisionati e famei, da Goito


lo fexe

san

Pedro in
con debita

Mantoa, dove gera M. Federigo, che


reverenzia.

sepelir

Quel signor M. Lodovigo lass cinque


de nome Paola
,

fioi

maschi e una
conte Lionardo
,

fiola

che gera promessa muier


i

al

sior

de Gorizia. Ecco

fioi

del

marchexe.
,

2."

i M. Federigo de anni 39 vel zircha marchexe de Mantoa. M. Francesco d'anni 37, cardinal de Sancta Maria Nova. 3. M. Zoan Francesco d'anni 35, soldato de papa Xisto. 4. M. Redulpho d'anni 32, soldato de' Fiorentini.
5.

M. Lodovigo d'anni 20, prolonola*rio.

dei

Dominava In Mantova feroce pestilenza; per cui, a' 4 di Giugno 1478 , con pubblico editto invitandosi cittadini ad allontanarsi da Mantova, onde fuggirne il pericolo, la citt rimase quasi del tulio deserta
(1)
i

di abitatori.

230

DOCUMENTI
XII.

Dalla Cronaca

MS.

del

Daino

(1).

L'anno 1519, li 29 di Marzo, alle due ore della seguente r illustrissimo signor Francesco da Gonzaga, quarto marchese di Mantova ritrovandosi infermo ed avendo lo stesso d
notte,
,

fatto

il

suo ultimo testamento

in cui institu

suo universale erede


,

illustrissimo signor Federico suo primogenito


g' illustri
,

ed

institu in certe

porzioni
figliuoli

signori Luigi,

detto Ercole, e Ferdinando suoi


,

e le

illustri

signore Ippolita e Paola


fatti

sue Ogliuole nelle

loro doti assegnatele; e

altri legati in
,

particolare alla illustrisla

sima signora Isabella sua moglie


della Pusterla.

mor nel palazzo presso


,

porta

Ed
il
,

il

suo cadavere
,

portato in castello perch fosse


,

veduto da tutto
di

popolo

fu

il

giorno seguente

in abito di frate

san Francesco
il

portato alla sepoltura con

grande onoriGcenza
,

e con tutto

clero alla chiesa di detto santo


di velluto

e riposto in

un

cas-

sone d'assi, coperto

nero, nella cappella dei Gonzaga.

XIIL

Dopo

la

morte

dell' illustrissimo

signor Francesco Gonzaga suc-

cesse l'illustrissimo signor Federico, suo primogenito, nel


sato e dominio di

marche-

Mantova

il

quale

li

4 del mese d'Aprile 1 519,

uscito dal castello a cavallo in abito condecente,

and

alla chiesa cat-

tedrale; e stando nauti la porta di detta chiesa in pubblico, con le

debite e solite cerimonie, ricevette lo scettro del dominio nella destra,


datogli dal magniflco M. Sigismondo Folengo
,

cittadino e

massaro

di

Mantova, rappresentando tutto

il

popolo

e poi al solito cavalc per

(1)

Giacomo Daino,
ed

cittadino

mantovano,

visse

fino

all'anno

1560

avendo carica di nolajo registratore, pot a bell'agio consule da ci trasse tare gli antichi documenti conservati nell'Archivio Ducale argomento a scrivere in latino la seguente opera: Series cronologica Capitaneorum, Marchionum ac Ducum Mantuae, ab anno 1368 ad annum 1530. Avvisa il Volla che a lui dovettero certamente gli Storici posteriori saper grado raolllssimo per le belle e non fallaci memorie che loro somminl. str . Quest'opera venne pi lardi tradotta in nostra lingua dal dottor
circa;
, ,
:

Ippolito
s

Castelli,

prefello

dell'Archivio Ducale, diligenlissimo scrittore:

runa che

l'altra di

queste due opere non furono mai pubblicate.

DOCUMENTI
essa citt
,

231
,

andandogli avanti
,

il

magnifico M. Tebaldo Ippoliti


a cavallo e con
la

nobile

di detta citt

suo famigliare

spada nuda nella

mano
e

destra alzata in alto, con trombetta e


di nobili cittadini

tamburi che suonaparimenti a cavallo,

vano, e con una moltitudine


con
la

guardia de' soldati stipendiati, e gran


in

numero

di

popolo

che
la

gridava

segno

d'

allegrezza

Viva

il

marchese Federico e

casa Gonzaga.

XIV.
Dal Poema MS.
di

Giovanni Benivolo da Pistole

(1).

At qui pr vallo stabant in bella ruentes,

Ut videre Duces, nimia de caede cruentos Gertatim instaurant pugnami Mars saevit utrinque,
,

Celtiber

et

Tygri

et foeta

immanior arsa

Abditus ignivomum Federici in pectore telum


Dirigit
:

at

nimio liquefacta supervolat igni

Gianduia liquentis plumbi, dextramque micantis


Altius ingreditur: medias penetrasse medullas
Gredidit infixam
,

tanto furit

illa

dolore.

XV.

Da una
Gelta ferox
Milite
,

iscrizione.

Venelus prudens

Helvetlus atrox

Ticinum cinxerat innumcro.


pila ferrea concita

Aere cavo ignivomis


Fuiminis
in

bombis,

morem moenia
,

diruerat.
;

Defensor Federicus adest

Gonzaga secundus

Hic

fossa, bic

valium, solus hic agger


,

erat.

Ergo

servati tanto Duci Io ! ingcminamus Et Mariae hostiles ponimus hos globules

(2).

M. Equicolae
(1)

in obsidione

Papiae IV idus Apr.

nel

MDXXII

votum.
inti-

Giovanni

Benevoli

visse
^

XVI

secolo, e scrisse un
in

poema

tolato:

Gonzagium monumentum
di

che Inedito rimase

Pesaro,

dove Gio-

vanni aveva avuto carica


(2)

arcidiacono della cattedrale.


,

Nel

maro dove

infltta la lapide

furono poste allora alcune palle

d'artiglieria.

232

DOCUMENTI
XVI.
Dalla Cronaca

MS.

del Daino.

11

25 Marzo 1530, che


Pradella

fu la festa

deirAnnunciazione,
citt di

en-

tr

il

Serenissimo Carlo, imperatore, nella


,

.Mantova,

per
ber-

la porta della

vestito

delle vesti imperiali,

con

la

retta, a cavallo, fra

due

cardinali, precedendogli molti valorosi ca-

pitani e soldati
cittadini eletti
,

e subito in queir ingresso cinquanta nobili giovani


tutti

a piedi,

vestiti di seta
,

bianca, l'accolsero sotto


,

un baldacchino

di raso bianco

coi detti

due cardinali a pari

San Pietro, seguito smont ed entrato in da molta nobilt a cavallo ove giunto chiesa prese i! perdono ed indi escito entr nel castello di Manl'accompagnarono sino
alla chiesa cattedrale di
;

tova, apparecchiato e fornito per sua abitazione.


Gli otto del seguente

mese d'Aprile,
,

il

detto Serenissimo Carlo

V,
di

stando nel castello


autorit imperiale
,

di

Mantova
il

per suo particolare privilegio e

Mantova in ducato; creando detto Illustrissimo Signor Federico, primo duca di Mantova con tutti suoi legittimi discendenti in perpetuo, come appare dal privilegio sottoscritto di sua mano sigillato col bollo
eresse
detto Marchesato di
,

d'oro pendente.

XVII.

L'

anno 1540
di

li

28

di

Giugno

in

lunedi

alle

sedici

ore

ed un quarto, duca
fatto

l'illustrissimo
,

signor

Federico Gonzaga,

primo
suo

xManlova
il

ritrovandosi infermo nel palazzo di


,

Marrairolo
vita. Il

prima

suo ultimo testamento


di

pass da questa

Mantova ed esposto al pubblico, e questo fu vestito di panno berrettino da frate di San Francesco il di seguente, che venne ad essere la festa di San Pietro apostolo; la sera del qual giorno fu onorevolissimamente con tutto il clero
cadavere fu portato nel castello
:

portato a seppellire nel monastero di Santa Paola, dove era


sepolto
il

stalo

corpo della illustrissima signora Isabella da

Este, sua

madre.

DOCUMENTI
XVIII.

233

Dall'Opera

MS.

dell'Amedei.

L'Amedei, valendosi
<T

del raccoDto di
:

una Cronaca antica,

cos

distesamente scrisse di quelle nozze

Comparve a Mantova,

il

giorno 15 Febbrajo 14.90, entrando per


sposa

porla Pradella, Isabella Estense,

promessa dieci anni

fa al

nostro marchese. Viddersi in


le

tale

congiuntura ricchi apparati per

strade, con ingegnose rappresentazioni delli sette pianeti celesti,


vestiti

ed altrettanti fanciulletti
dite poesie italiane
,

da angioli

quali recitarono eru-

accompagnati da armoniosi musicali concerti,

felicitando gli sposi novelli.

La prima rappresentazione
Francesco Secco, sul borgo
Iacopo
;

fecesi dirimdi Pradella;

petto alla casa del cavaliere


la

seconda sul ponte


;

di

S.

la terza alla piazzetta di S. S.


;

An-

drea

la

quarta

all'

ingresso sulla piazza

Pietro

la

quinta al

portone per entrare nel prato del castello


gresso a detto castello
;

la

sesta al ponte d' in-

e la settima al piede dello scalone di detto

castello; la quale fu recitata


di vesti
,

da quel medesimo fanciullo, tramutato


di

che aveva parlato sul borgo

Pradella.

Le

giostre ed
la

torneamenti durarono tre giorni.

Le

tavole
;

imbandite per

nuca-

merosa
vaghe
stelli
, ,

foresteria

durarono otto giorni

sempre nuove e sempre


citt
,

per le artificiose macchine di zucchero figuranti

animali e cose simili. Le danze poi e le veglie durarono fino

Le quali particolarit io ho raccolte un anonimo manoscritto che a lungo le descrive. Questa sposa fu accompagnata per il Po fino a Mantova dal di lui padre e madre e dal fratello e a decorare tali nozze comparvero gli ambasciatori del papa, dell'imperatore, quelli delli due re di Francia e di Napoli; e di Venezia, Firenze, Pisa, Cenova e Milano e d' altri signori d'Italia, mandati a congratularsi
all'ultima notte del carnevale.
in
. . .
.

col

marchese Francesco, giovine

d'

aspetto maestoso, con ispaziosa

fronte, occhi vivaci, e bella capigliatura; essendo Isabella anch'essa


lei

pi avvenente fanciulla che dir

si

potesse

Ap. Voi.

II.

30

234

DOCUMENTI
XIX.
Dalla Cronaca

MS.

del Daino.

L' anno 1525


antico stile
si

essendo

I'

anno

del generale

giubileo

che per
l'

celebra in

Roma

ad

ogni

venticinque anni,
di

illu-

strissima signora Isabella

Estense

Gonzaga, marchesana
Luigi
detto
,

Mansuo

tova, deliber di andarvi per pigliare quel santo giubileo.


il

perch
,

Reverendissimo ed
,

illustre

signor

Hercole

figliuolo

era dedicato alla religione ecclesiastica

e gi fatto pro-

tonotario apostolico,

perpetuo e legttimo amministratore


;

del vedetta

scovato

di

Mantova

fu

giudicato

da

molte

persone
per

che

illustrissima

signora Isabella

andasse a

Roma

procurare ed

impetrare dal
rentino
,

sommo

pontefice Clemente VII, di casa Medici, fiodetto

che creasse cardinale

Reverendissimo ed

illustre

signor Hercole suo figliuolo. Cos dunque detta illustrissima signora

marchesana Isabella con tutta la sua famiglia della quale ne mand una parte innanzi ad apparecchiare l'abitazione ed a for, ,

nirla delle cose necessarie

part di
,

Mantova verso

il

principio di

Febbrajo

di detto
,

anno 1525

alla volta di

Roma
alma

in

nave sino a
;

Ravenna

ed

indi a cavallo

sino a quella

citt

nel qual

viaggio le fu recata nuova della prigionia del Serenissimo Francesco


re di Francia
,

seguita

mentr' egli con grosso esercito teneva as-

sediata la citt di Pavia, preso dalle genti del Serenissimo Carlo

Romani, imperatore, che difendevano detta citt e questo fu li 24 di detto mese dicendosi che la festa di S. Matteo apostolo in simil giorno nacque detto Serenissimo Carlo imperatore, l'anno 1500. Gionta detta illustrissima signora Isabella in Roma con
re de'
;

tutta la sua famiglia

alberg nel palazzo

dell' illustrissimo

signor

duca d'Urbino, suo genero, vicino alla chiesa di Santa Maria in Via lata, gi apparecchiatole e fornitole del bisogno. Giunse a

tempo, sicch
glia.

la

settimana Santa vidde ad aprire

il

santo giubileo,

e pigli quell'indulgenza plenaria, insieme con tutta la sua fami-

Essendo poi

stata, da sei o sette


ivi

mesi,

di abitazione in detto

una parte di sua famiglia, e conducendo seco r altra pi nobile e le sue compagne ; and ad abitare nel palazzo della chiesa de' SS. Apostoli non molto distante da quello che era
palazzo, lasciata
,

DOCUMENTI
del

235

Reverendissimo ed illustrissimo signor Cardinale Colonna; quale

era mollo pi spazioso ed onorevole, con migliori stanze e loggie e

con un bel giardino tutto chiuso e segreto. Avvenne in questo tempo

che

li

4 del mese

di

Ottobre 1525
,

mor

in

Mantova
,

il

Reveren-

dissimo Cardinale Sigismondo

zio del signor Ercole


,

che fu con-

fermalo nel vescovato


questo anno, n
<r

di

Mantova dal papa


,

il

quale n anco per

il

seguente 1526
l'

Nello stesso tempo

mai crearlo cardinale. illustrissimo signor Duca di Borbone franvolle

cese, nato dalla illustrissima signora Clara, figlia dell'illustrissimo

signor Federigo Gonzaga pitano generale del detto


esercito di Tedeschi
,

terzo

marchese

di

Mantova

allora ca-

Serenissimo

Carlo

con

un grande
di

Spagnuoli ed Italiani

andava

alla volta

Roma, per
tefice

quella soggiogare e prendere; ed essendovi approssimato


di

con tutto l'esercito dalla parte

Borgo

S. Spirito,

il

sommo
la

pon-

Clemente

si
,

ridusse in castello S.

Angelo

con tutta

sua

corte e famiglia

con molti cardinali e prelati ed


:

altri nobili ro-

mani

e suoi amici

il

che fu in domenica
,

li

5 di Maggio del 1527;

nel qual giorno

mand

per

il

Reverendissimo signore Cardinale

Pizzino, figlio dell' illustrissimo signor Lodovico


netta
,

Gonzaga
al

di

Sabbio-

la berretta

rossa

all'illustrissima
la lui
si

signora

Isabella sino al

suo palazzo ove abitava, acci


signor Ercole suo figliuolo
illustrissima
,

mandasse poi
era
fortificata

Reverendissimo

da

creato cardinale.

Ma

gi detta

signora
,

Isabella

in detto

palazzo
,

de' SS. Apostoli

e aveva fatto
lo

murare
le

tutte le porte e finestre


;

quelle fornite di soldati che


tutta la

guardassero
cose

dove
e
vi

ritir in

salvo
il

sua famiglia con tutte

sue

ricev anco

Magnifico M. Domenico Venier, ambasciatore de' Veneziani, e molti


nobili

romani

avendo avuta certa e ferma speranza dal detto

il-

lustrissimo signor

Duca

di

Borbone e
che nella
,

dell' illustrissimo

signor Fer-

rante suo figliuolo, anch'egli capitano indetto esercito, e da molti


altri capitani

suoi amici

presa di detta citt

si

diffen-

dessero almeno per due ore


darle soccorso, e
1'

che sarebbero andati senza dubbio a


le cose

avrebbero salvata con tutte


citt

sue

concios-

siach tutta quella


Il

doveva essere saccheggiata e depredata.


il

seguente

che

fu

luned

li

6 di Maggio

la

mattina per

tempo, essendosi il signor Duca di Bortone presentato con tutto r esercito a detta porta di S. Spirito e postosi a piedi , avendo con
gli altri

pedoni assalita

detta porta

e data la scalata

alle

mura

236
salendo ailegramcnle
li

DOCUMENTI
soldati per forza
,

e rispingendo

vittoriosa-

mente
fianco

quelli

che difendevano dette

mura

ecco che

il

detto illustris-

simo signor Duca di Borbone onde cadde per terra


, ,

fu ferito d'
,

una

archibugiata in un

ma

subito

fu drizzato in piedi dai

suoi

che con

altri soldati

che erano presenti dissero ch'era niente


;

e che seguitassero la vittoria

e cos fu involto
,

in

certi

drappi

acci non fosse veduto dagli

altri

onde non

si

perdessero di animo,
sicuro.

ed indi portalo via

fu riposto

in
,

un luogo

Combattendo
di

dunque
litare; e

detti soldati
,

virilmente

presero per forza detto borgo

S. Spirito

ammazzando
citt

e saccheggiando

conforme

al

costume miponte
di

senza alcuno intervallo di tempo, andorono in altro luogo


per forza
,

ed entrorono nella
S. Sisto
di genti.
citt di
,

ed in Trastevere per

il

che fu preso per forza a sangue e con grande mortalit Finalmente


,

alle

ore venti di detto giorno

fu presa detta

Roma

scorsa e saccheggiata, e molti di que' cittadini ed


;

abitanti presi per forza e taglia, e molti uccisi

ne rest altro
Isabella
,

illeso

che

il

palazzo

dov' era

detta

illustrissima signora
il

ed

il

castello di S.
si

Angelo dov' era


ed
a
taglia
la citt fu
,

papa

che

poi

fra

pochi

giorni

rese a patti

di

cinque
,

mille scudi
il

d'oro. Quel

giorno stesso che

presa

fu

primo

signor Conte AlesItaliani

sandro di Nuvolara

eh' era

capitano de' pedoni

in detto
di

esercito, che solo a piedi

armato con una piccola bandiruola


testa nel cimiero,

ermesino bianco e negro, in


correndo
al detto

intrepidamente venne
l'

palazzo de' SS.

Apostoli

dov' era

illustrissima

signora Camilla sua sorella in compagnia


Isabella
;

dell' illustrissima

signora

dove subito riconosciuto

fu

per una fune mandata gi bastone alligatovi


,

dall' alte

mura

di detto

palazzo con

un

che

si

mise
il

sotto le ascelle de' bracci, levato in alto e tolto dentro; e

narr

caso della presa di

Roma

e della morte del

a poco venne

a detto palazzo l'illustrissimo signor


,

capitano spagnuolo

sendogli cos stato

Duca Borbone. Indi Don Alfonso ordinato dal Duca Borbone,


capitano tedesco chia-

e al d seguente venne pure

un

certo gran
,

mato Giovanni
lazzo.

con alcuni suoi compagni


il

per diffesa

di detto

pa-

Vennevi poi
,

appresso

l'illustrissimo

signor

Ferrante

Gonzaga
misera

figlio dell' illustrissima

signora marchesana Isabella.

La

citt di
:

Roma

fu per otto giorni continui depredata e sac-

cheggiata

il

che non sarebbe accaduto pi d'un giorno, se fosse

vissuto detto illustrissimo signor

Duca

di

Borbone. Finalmente

DOCUMENTI
(ud quei
nobili ed altri
,

237
salvati
in detto

che

si

erano

palazzo

convenne pagare a
famiglia

detti soldati

una grossa

taglia di

60,000 scudi

d*oro; n and escnle altro che la marchesana


,

Isabella e la
,

sua

ed

il

suddetto signor ambasciatore dei Veneziani

perch

fu tenuto nascosto. Dodici giorni circa cessato


il

dopo quel
signora

conflitto e strage,

tumulto
,

detta

illustrissima

Isabella e sua fa-

miglia fu sicura

ed onorevolmente condotta

alle navi
,

nel fiume

Tevere, ed
da facchino
nella nave.
,

assieme l'ambasciatore de' Veneziani

che fu vestito
condusse

perch non fosse conosciuto


detta illustrissima signora
alla citt

il

quale poi fu nascosto


si

La

Marchesana
e

per esso fiume

d'Ostia

poi per la via di terra part


,

da

Ostia a cavallo col detto ambasciatore Veneziano

prima and a ferm quattro


mise

Cittavecchia, poi ad Urbino, per visitar l'illustrissima signora Eleonora, sua figlia, moglie del

Duca d'Urbino, dove

si

giorni; e poi cavalc sino a Ferrara, per visitar l'illustrissimo Alfonso

Duca suo
in

fratello. Ivi

ancora fermossi per quattro giorni, poi


;

si

nave e venne su per Po verso Mantova


l'

e gionta a Governolo,

ricev

incontro del Reverendissimo signor Ercole creato cardinale,

madre mise con propria mano Papa Clemente VII. D'indi, salili in nave, pel fiume Mincio navigando gionsero in Mantova donde sano e salvo il detto Magnifico Messer Domenico Venier, ambasciaa cui la detta signora Isabella sua
la

berretta rossa mandatagli da

tore de' Veneziani

part senza

n anco dire addio, e se ne pass

a Verona

indi a

Venezia

XX.
L'

anno

1539

li

13

di

Febbrajo

alle

quattro

ore

ed

un

quarto della seguente notte, mor


d'Este, moglie
dell' illustrissimo
,

l'illustrissima

signora Isabella

signor Francesco da Gonzaga, gi


,

quarto Marchese di Mantova


sepolta nel monastero delle

in corte vecchia

e fu onorevolmente
di

venerabili

monache
,

Santa Paola

di

Mantova

sotto

il

titolo

dei corpo di Cristo

dell'

ordine de' Minori


li

osservanti di S. Francesco; essendo ancora vivi tutti

suoi figliuoli.

238

DOCUMENTI
SI

DOCOMENTI CHE

RIFERISCONO ALLE COSE SUCCESSE

IN ITALIA

dall'anno 1500 AL 1529.

XXI.
Lettera del

Duca

di

Ferrara a Benedetto de Brucis.


a'

Da Ferrara, Dux
Ferrariae
etc.

13 Aprile 1500.

Dileclissime nosler. Per la tua litlera


inteso lo

del die de hieri haveaio

adviso che mi hai dato de la roptura e presa del signor


(1),

Duca de Milano
li

secundo

che

ha havuto quello illustrissimo


la

signor marchese. Rengralierai Sua Signoria de


farai intendere

comunicatione,
la

et

che

all'hora

medesima che gionta


nostro
il

tua lettera,
le

havemo etiam haute


quale
habia
il

lettere del capitano


il

de Regio, per

me

significa

medesimo

et

quando

signor Marchese
in-

le particularil del

successo, mi sera

tenderle, per esser questa nova del

sommamente grato momento et importantia che


1500.

la

et alla gratia

sua

me

offerirai. Ferrariae, xiii aprilis

Egregio

et praestanti civi

nostro Ferrariae
cito.

dilect.

Benedicto

de Brucys massario gabell.

Mantuae
XXII.

Galeazzo

Cavriani al Marchese di Mantova,


ai

Da Canetto
singularissimo.

22 Giugno 1500.

Illustrissimo

et

excellentissimo signor mio

Da

un mio

intrinseco

amico da

la

parte di l sono advisato corno per


,

la inclusa copia

potr

vedere Vostra Excellenza

che per debito

(1)

Lodovico

il

Moro, che
,

allora cadde prigione


al castello di

dei Francesi
,

qaali,

condottolo
dieci

a Berr

lo

chiusero entro
in

anni
,

mori

pagando

ambizione

e soprattutto

dell'

e quivi dopo Loches tal modo assai cara la pena di sua smodata aver chiamato in Italia le armi straniere, con

grave danno dei suoi nazionali.

DOCUMENTI
lY

239

parso
;

parer
XXII

et alla

mandarla a quella a ci ne pigliare quello succo gli cui bona gratia sempre me raccomando. Caneti
,

(unii

1500.

E. IH. D. V.
Fidelis scrvilor Galeaz. Gaprianus.

Copia alligata.
Illme. Dne. hon. El mercored passato

me

parli'

da Milan

hozi

sono agionto qua. Per darvi adviso de

le

nove
,

di l, ci

marted de

Pasqua se part da Milano


mogiicre

el

signor Aschanio

Monsignor de Ro-

vano(t), M. Lodovico Borromeo, M. Marchesio, M. lac. Trivultio, la


et
il

figliolo
:

cum

tuta la soa roba, e

una quantit de gen,

tilhomini milanesi

e tutti son andati in

Franza

dove se retrovano
,

quatro oratori
del re de

dell'
,

Imperator
del re d*

lo

ambassator del Turcho


,

quello
,

Spagna
,

Ongaria

de lo duca de Borgogna
captura sua.

del
sia

re de Napoli
el

quali

domandeno

ala Maest del re de Franza

Moro

reintegrato d'ogni

damno

receputo ala

La

prefata Maest Regia ha facto convocar el parlamento de Parisi


le

cum
,

dimanda dominica proxima se fa consiglio. Da Agranopoli sono anchora arivate 600 lanze franzese le li quali quali sono tra Lodi e Milano e 4000 Normandi sono al e sono arivate 35 bandiere de Todeschi: s contrasto de Belinzona
ambaxerie
;

et sopra tale

che ciaschuno

si
,

fa
li

forte.

In

Milano

al

presente

se

retrovano
castello
;

2000
nauti

guastadori

quali fanno piaza


li
,

una

fossa al rivelino del

che guarda verso

la

quale larga
:

brazi
s

50

cava 20

a dieta fossa
sta in
,

fanno tre bastioni


et

che

per

questo

luto

Milano

paura

fuge fora tutte

le

robe.
,

Apresso
de Turchi

hozi venuto
,

quale stato a Napoli


,

uno don Marco de Anzola da Roma dove dice esser gionta una grossa armata

et

non se sa dove vada:

ma

Roma

se

tiene ch'el

Pontefice sia voltato.

Praeterea

per homini digni de fede che


li

veneno de Lusana
,

havemo per
(1)

certo

Franziosi essersi acampati a Sarzana

ma cum
,

cio,
i

il

Cardinale Asca n io Sforza

il

quale fuggito a Rivolta


altri

castello

de'

Land

sul

Piacentino,

quivi fu colto dall(x milizie venete che


al re di

vi

stan-

ziavano, e dipoi, consegnato


nesi,
ges.
fu da questi

Francia con

gentiluomini milala

per mollo tempo tenuto prigione entro


di

torre di

Bor-

Monsignor

Rovano

poi era stato spedito

dal re di

Francia

come

sao governatore

in Italia.

240
suo damno non pocho;
a questa hora.
in

DOCUMENTI
modo che
fra

Sarzana e Sarzancllo v'ha


se ne ritrovano

parte la peste, quale intrata in loro

campo:

2000

Savemo

poi dal barbero dell'

ili.
,

nostro signor Fra-

chasso

(1),

qual zobia de sera alogi

cum mi venendo
mandano

da Milano,
le loro

e parla de veduta:

come

tutti

li

Triulzeschi
;

robe

e prestamente in Asto e in

Pranza

e similmente quelli Francesi se


il

retrovano in Milano; e attesta esser


al castello

vero de quelle fosse se fanno


;

de Milano

et le altre predicte cose

et

che indubitataquale parla per


)

mente

el

Moro

se aspetta a Milano.
(

Ieri sera

subgiunse uno che vene da Cremona


di

hanno questo da la fonte corno la Serenissima Maest del re de Pranza ha mandato legato a la Signoria de Venetia che necessario restituischano Cremona perche dotale et che comanda se restituischa. Il signor Fracasso era a le strette in San Marco; per lo suo appozo, venerd
bocha de homini digni
fede et che
,

el sior

M. Galiazo Sanseverino

nato barbero, che per ogni

gli mand modo havesse

a dire per el

prenomi-

patientato per otto zorni.

XXIII.

Bernardo Masoni al Marchese di Mantova.


ai

Da Ferrara

5 Luglio 1500.

Illustrissimo et excellentissimo signor patrone mio.

mendationem.
oblatione ec.
,

el

Post cofece

Lo amico che a
et io

Vostra

Excellenza

quella

ogni giorno mi tiene in pratica di


:

volere exeguire

quanto ha promisso
lenza

che

sum

desideroso che Vostra Excel,

semper

suo volere
;

sia satisfata

solicito

di essere
,

expe-

tamen per il tardare qualche fiata non trova che V. S. pigliasse ne la mente sua qualche disturbo per la qual cosa scrivendo, dico a quella che quando lo amico non mi spazi
dito per fare ritorno
;

cum

effecto fra giorni sei

o sette
,

al

pi, e

io

ritornar

drito

Mantova.

Ma

ben

certifico quella

eh' io

non bar

mancato dal

canto mio in cosa alchuna


Signoria.

perch

sia servita

Vostra Illustrissima

(1)

Fracasso Sanseverino,

figliuolo a

Roberto, che, generale dei Vene-

ziani

morto era

in battaglia ne!

1487.

DOCUMENTI
Per un'altra mia ho scripto a V.
io
S.
la

241
cagione per
la

quale
af-

non

fui

subito spaciato. Di novo qui a Ferrara se


'1

dice et

firma che
col re di

papa messo
coli'

in liga e confederatione col re di


(1).

Spagna,
li

Napoli,

imperatore

Se cus

fia

bisogner che
liga

Fiorentini anchor essi voltino ale dispositione de la predetta

per

la

quale potr succedere

la afflictione di

qualch' altra Signoria:


di

questa nova ho avuto per bocha di uno

magnate

Ferrara.

El
(2);

caso del papa non scrivo, et nec etiara de la battaglia de Pisa


ch'io

bona gratia de
rara
,

mi rendo certo che V. S. ne sia da altri facta chiara: a la la qual sempre divotamente me raccomando. Fer5
lulii

1500.
D. V.
Servitor optimus Bernardinus Mazonus.

E.

111.

[Direzione] Illmo. Ex. Dno. ac D.

meo

singular. D. Marchioni

MaDtuae

cito et Gdeliter.

XXIV.
Silvestro

Calandra

al

Marchese

di

Mantova.

Da
sii

Urbino

ai 21 di Ottobre 1500.

Illustrissimo signor mio.

A
si

ci che la S. V.

advisata
,

de le

nove che se ha
giorni M.

di

qua
et

per la parte mia intender


intrato in

che de questi

Hercule Benlivolio
cavalli
:

quaranta
tendoli di

havendo

lui

insieme

Codegnola tractato
,

lo
la

acordo

Pesaro cum trenta o cum M. Gregorio di Atcum el castellano hanno


,

capitulato insieme

com per
,

qui inclusa copia extracta da essi

capi tuli intender la S. V.

dove altramente non ne tochar parte


(3).

alcuna

rimettendomi ad essa copia

(1) La notizia qui accennata, che il papa allontanalo si fosse dalla lega o fu sparsa ad arte; mentre, ardendo di con Francia, o fu mal fondata volont Alessandro VI ponleflce di conquistare la Romagna , molto stretto si tenne ai Francesi dai quali ebbe soccorso di genti per ajutare il duca
, ,

Valentino suo figliuolo


(2)

in quelle
I

inique imprese con cui

afflisse lo

stato.

Combatterono
assedianli

Fiorentini, collegali alle armi francesi, sotto le


la citt
;

mura

di Pisa

per ricuperare

ma

che

gli

furono costretti

questa v] oppose cosi ostinala difesa con loro vergogna ad abbandonare l' im-

presa.
(3) La copia indicata non trovasi unita alla lettera. Le notizie poi cosi minutamente descritte da questo e dagli altri due documenti che seguono,

Ap. Voi.

II.

31

242
El se ha qui
,

DOCUMENTI
che questa sera
,

el

duca Valentino ariva a Fano


:

cum

li

cavalli legeri, et domattina va a disenare a Pesaro

lutto

el resto

de

la

gente
,

d'

arme

el

va
,

seguitando

quale essendo

agionte a Posato
le genti

lo

hanno sachegiato

arso et tagliale a peze tutte

che se

li

trovavano dentro.
,

questo medesimo dubita de

non venire Sassoferato


et se dice

et tutti

li

castelli

dove haveranno a passare;


a

per certo

eh' el

Duca ha promesso de dare Pesaro


,

saccho a le sue gente d'arme.

Le
dure

artiglierie
soi

sono ad Eugubio

et

bisogna eh'

el

Duca

gli facia

dare a quelli
;

homini ducento para de bovi per adiutarle a conda soma

et trecento bestie
:

cum

li

sachi per portare victualie


,

et quello g bisogna

el

medesimo

fa Caglio

et

necessario che

se g diano, sin tanto scrano gioso del tenorio suo.

Qui se ha aviso, com posso intendere, eh' el Duca Valentino ha gran praticha dentro de Faenza et puncto non se dubita che
;

giorno eh'
la

el
,

ce sia

cum

el

campo
et

che senza botte de artigliarla


lui.

bavera

perch g ha una parte eh' per


di

Anchora
se

in-

tendo, et se ha
certo
,

buono loco,

indubitatamente
el

crede per

che

expedito che sia da Faenza

Duca

ha dehberato de
a

far la

impresa de Bologna.
parlato col signor

Ho
le feste

Duca

del venire de

madonna Duchessa
,

Manlua. Sua Signoria


de Natale,
la

me ha

risposto eh' molto conlenta che

facte

ce vengha

a star qualche giorno. Prego la


voglia

E. V. che, per contento de

Madama, me

mandare

la copia

de

la

summa
lo

de' dinari et zoglie

che ha havuto madonna Duchessa, che


el debito

bavero de singular gratia de quella. Per fare


,

mio, facio

intendere alla S. V.

che

la peste

grandissima anchora. Ricevuto

che habia
pi

la

copia che

a quella che habbia

drizar verso casa.

a la prefala S. V;, et non parendo qua cum sua buona licentia me Raccomandandome in bona gratia de la S. V. a star
,

domando

Urbini

21 Octobris 1500.

Fidelis servitor Silvester de la Calandra.

Direzione

Mantuae.

Miltatur
di

lllmo. Princ. et

Ex. Dno. meo observ. Dno. March.


,

per postas cito

cito

cito.

ci

pajono
,

qualche
,

rnporlaDza

per non essere


,

slate ricordate

n dal

Muratori

per quanto sappiamo

da

altri storici.

DOCUMENTI
XXV.
Silvestro

243

Calandra al Marchese di Mantova.

Da

Urbino

a'2k di Ottobre 1500.


Illustrissimo signor mio. Heri sera a bore

due

di nocte gionse

qui M. Galeazzo. Hozi se aspecta la

Zoanne

(1).

Hanno

caricato tutte le

matre et robbe sue


,

la figlia del
,

signor
le ar-

excepto che
d'

tigliarie s

de bronzo

come de

ferro

che son rimasto


:

accordo

cum

el

Duca de pagargeli per quello scranno stimate


et altre monitioni

et cossi se

pagha grani

pertinenti al

vvere. Gi inviato

uno governatore in Palazo, et posto un novo castellano spagnuolo date a in roccha. M. Galeazzo ha havuto nuove dal fratello (2) Ravcna che lui se driza verso Venetia; et che pi presto che '1 po', gli vada dreto ben che prima havesse deliberato venire a Mantua. 11 Duca d' Urbino ha mandato M. Angelo da Caglio da Valentino
,
,

recomandarge san Lorenzo,


li

eh' del

Conte Octaviano

(3);

per-

ch

Baioni in ogni

modo erano
non
gli
,

soliciti

de metterlo a saccho.
;

Ghe ha

risposto, che questo

gi sua intentione

che solum
,

lo faceva

per compiacerli

ma

faria tale provesione

che sera

Anchora g ha raccomandato le pene de san Marino: risponde che, n a san Marino n in alcuno
securo et senza lesione
alcuna.
altro luoco che

habbia dependentia da Sua Signoria no' comportar


n molestati
:

che siano bavera

offesi

anzi
et

scranno

reguardati

et

gli

in protetione,

per

amore

respecto de la predetta Si-

gnoria Sua.

(1)

stare all'esercito inimico, di


flncti,

Giovanni Sforza, signore di Pesaro, vedendo di non poter contrabuon grado cedette il dominio al Valentino, afdall' opporvisi , non derivasse danno ai suoi sudditi. Il quale Giovanni
,

era cognato ai Valentino


di

siccome slato era marito a Lucrezia Borgia, figliuola Papa Alessandro, che per fini indiretti nell'anno 1497 disciolse quel matrimonio. (2) Le parole in corsivo accennano la spiegazione, fatta da chi ricevette la lettera di alcune cifre che nell'originale rilevansi di mano dello stesso Calandra. le quali citt gi erano (3) Ottaviano Riario signore di Forl e d' Imola per essergli stale concedute al Conte Girolamo suo padre da Papa Sisto
,

questi nepole; e di cui divenne erede Ottaviano, allorch nel 1488, Girolamo,
pei malvagi ed empii costumi
,

fu ucciso dal popolo.

244

DOCUMENTI
che
spera che
la

Aprcsso a questo ha riportato,

impresa de

Faenza
de

li

sera facile,

perch

fin

qui ha una gran parte de la vai


,

a sua posta, per mezzo de Dionisio Bresighello et lui d cinquecento Vasconi che son dentro da Imola a suo comando ; g et per questo se tiene che li perder poco tempo. Anchora per questo messo se aJQ5rma,che eseguita la impresa

Lamona

sopradlcta

vole

omnino
,

fare la impresa de Bologna


,

et dice

has,

vere tante lettere

scripture

et

homini bolognesi appresso de


de redurla a
la

che spera a
clesiastica
;

tutti

li

modi
dubita

del

modo

devotione ec-

et

se
li

che sera non senza perculo grande de


a borgo
,

M, Zoanne
dei

et de

figliuoli (1).
,

Facto questo, delibera mandare


Fiorentini
;

danno

et lui se

li

fa

gagliardo

et

li

voi

andar de buono

animo cum speranza de

fare la vendetta del fratello.


,

al Duca de Ferrara se li vole dare Lugo et Bagnacavallo che sono de la ragione spedante alla Giesia, per amore et non volendo delibera volerli per forza et qualche

Valentinois fa intendere
,

altra cosa pi ultra. In questa sera l' venuto

uno messo da Peel


;

saro, quale dice che non hanno potuto accordarse de le artigliarle,


et

che se n' caricata una gran parte che se ne va via:

resto,

tutta volta se innava.

El g arrivato dentro ottocento fanti gli cominzano gi a darli de l fanti che meritano per la fidelt sua; et
,

fanno tutto quello g pare

che alogia dove

li

pare

et chi

non

li

ponno

stare
,

li

caziano de fuori. Questo che


;

li

vien facto al presente

sono rose

veniranno poi alle fructe

da mattina g intra dentro

Valentinois: tutto quello che seguir, ne dar fidel aviso all'Eccellenza Vostra.

Rimino per niente voleno acceptare dentro ninno loro non se teneno securi fin qui. Hozi la illustrissima M. Duchessa stata a veder passare le araciotigliarie et io anchora ho facto compagnia a Sua Signoria che ne possa render buon conto a la Eccellentia Vostra. Prima, hanno trenta carri cum li cassoni grandi, che chadauno tirato da cinque
Quelli de

fuorauscito, perch anchora

da

sei

para de bestie tra bufali e bovi:

et la

mitade de ciaschuno
son due colubrine
canoni grossi

pieno

mezo

di polvere e
la

mezo de

balotte.
et

G
sei

minore de quella de

Eccellenza Vostra,

com

(1)
il

Giovanni Benlivoglio

da' Bolognesi tenuto in conto di loro Signore

qaale l'anno 1306 fu cacciato da Giulio II pontefice.

DOCUiMENTI
sono quelli de
li

245

la

predicla Eccellenza Vostra,


lutti

ma

non
;

longhi; tra
resto sono

quali g ne

uno pi grosso de

et
si

pi longo

el

sedecc tra sacri et falconetti. Vitelozo


altri

quello le guida cuin dui


el
li

conducteri, et in questa sera alogiano a Fosimbruno:


la

caaltri,

none che scrivo a

Eccellenza Vostra eh' pi grosso de


pietra. Altro

non trae se non baloita de


giorno succeder

per hora

di

novo non

me

accade advisare a la Eccellenza Vostra. Tutto quel che di


in
,

giorno

ne dar

fidcl

adviso a quella. El
nel
li

de continuo uno
Valentino
Signoria.
,

M, Alexandro da Perusia
io

per esser de continuo advisato de

Duca tien del Duca andamenti de Sua

campo

Non cessar anchora

de darne

a viso a la

predecta

Eccellenza Vostra.

Restami solamente per parte de


divotamente suplicare a
ogni
altre
la
la

la

illustrissima

M. Duchessa
et se

Eccellenza Vostra

de quelle lettere et
a quella
;

scripture

che

dimanda Sua Signoria


,

mai

desiderasse de farli piacere alcuno

g la voglia far haver

pi presto che sia possibile. // signor


contentissimo

che

Zoan da Pesaro molto Sua Signoria cercha questo et li renunlia


,
,

ogni scriptura et ragione sue


presto questo da

et

meglio

sera

che

lei

habia pi
lui
:

Valentino

et

certa che la obtiner da


,

che prego

la

Eccellenza Vostra che


,

per contento de

Madama

la

g la voglia mandar a posta che li far singulare piacere. Et in bona gralia de la Eccellenza Vostra sempre mi raccomando.
Urbini, xxiiij Octobris

MD.
Fidelis servitor Silvester de la Calandra.

Direzione

III.

March. Mantuae.

Pron. et

Ex.

Dno.

Dno.
,

meo
cito
,

singul. citissime.

Dno.

Miltatur per postas cito

XXVI.
Silvestro

Calandra al Marchese di Mantova. il 26 di Novembre 1500.

Da Fossombrone

Illustrissimo signor mio.

Bench

me

i^nda certo che per

la via

Eccellenza Vostra debbia intendere li progressi del Duca Valentino , nientedimeno non restar che cum questa non li avisi quello che se ha de qua. Quella veder per la qui inclusa
la

de Bologna

, ,

246

DOCUMENTI
campo
la
s'

copia quanto fin bora, da po' ch'el


Io inizio

aproximato a Faenza,
;

hanno

facto in

volerli

dare
sia

battaglia

et

bench
,

lui

scriva che dal canto suo

non
la

li

intravenuto altro male

me
Ha

d causa de presumere che


et

cosa sia stata

cum magiore

periculo

cum magiorc

detrimento dal canto suo che lui non scrive.

mandato a dimandare al Duca che li voglia mandare cento muli da soma per condurre victualie in campo, ben a sue spese, perch g ne hanno gran penuria. Tutte le artigliarle che erano dentro
de Pesaro el Duca le ha facte condurre tutte a Faenza che sono una buona quantit. Qui se ha, com li oratori de la Cesarea Maest erano arrivati in Orliens, et dovevano andare a Torso (Tours) , che l el re g prestava
,
,

audientia

et

per quanto scrive

el

cardinale Rovano, dice che ha ad


di

esser o pace over


se

una longa tregua. Altro per bora


in

novo non

ha

in

qua

se

donna
gralia

se

ritrovano

per infinite volte


di quella.

et Maraccomandano a la Eccellenza Vostra. Raccomandome in bona Ex Foro Sempronio xxvj Novembris MD.

non che questo Illustrissimo signor Duca


bona
convaliscentia
,

et se

Fidelis servitor Silvester de la Calandra.

Vi

alligata la seguente

Copia litterae Ducis Valentini ad

II-

lustrissimum Urbini Ducem.

Illustrissime

Domine tamquam

frater honorandissime.
,

Per dare
adviso

vera notitia di miei progressi

a la Eccellenza Vostra

li

che continuandosi hoggi batter


questa citt
a desinare
:
,

cum

l'artiglierie
la

un

certo torrione di
,

per

el

quale havea designata

mia intrata
la

et

essendo

maior parte de essa mei che quello fosse advenuto quanto torre unde credendo certi havea designato; presumpsere, per cupidit del primo honore intrar nel detto Torrione et di li altri in gran multitudine si mos, :
:

advenne che cadde in un subito

sero a seguitarli

ma

io

correndo adoprai

di

redurli

et cosi,

non

obstante

il

lor

grande ardore
,

et le altre difficult, redussili: et esser


li

morti solamente quattro


percosso dal

e tra

altri

il

signor Honorio Savello

principio da
:

uno

di miei

canoni che ordinariamente

tirava in quella parte

la

qual cosa ha causato in questo exercito

tanto eccitamento el

ferocit,

che

impatienlemente soportano ogni

dilatione di battaglia ordinata: per la quale spero in Messer Signore

DOCUMENTI
Dio conseguire prestissimo
altro
tere.
il

247
:

desiderato efFecto

del

quale e

di

ogni

mio successo faremo advisata Vostra Eccellenza per mie letEx pontiGciis castris ad Faventiam xx Novembris 1500.
,

Intus

Caesar Borgia de Francia,

Dux

Valent. V. S.

XXVII.
Isabella (TEste al

Marchese
li

di

Mantova suo marito.

Da Mantova,
Illustrissimo signor mio.

20 Aprile 1501.
che
Faentini
,

Piacerne
Dio
gli

li

(1)

siano

tanto fideli et constanti alla defensione del suo Signore

che recud

perano r honore de
verare
;

Italiani. Cos
al

conceda gratia
,

perse-

non per augurar male


il

Duca Valentino

ma

perch quel

povero signore n

suo fedele populo non meritano tanta ruina.

Kingralio Vostra Eccellenza de la partecipatione facla a

me

de Io

aviso de la prima bataglia, in conformit de la quale quello che


gli

quale io scrive M. Carlo da Sesso per la littera qui alligata Manho aperto. In bona gratia sua me raccomando sempre.
,

tuae

XX

Aprilis

MDI.

Ex. V.

Coniux
Direzione
Illustrissimo princ.
et
(2).

Isabella.

obser. dno. Marchioni

Mantuae

Ex

dno.

consorti

et

dno.

(1) Si difese Infatti

lentino

ma

fa dipoi costretta

Faenza con molto valore da due assalti datile dal Vaad arrendersi al 26 d'Aprile 1501 a patto che
, ,
:

ad Astorgio Manfredi , signor di quei luogo si desse la libert al che per non adenripivasi rilevandosi dal documento N." XXIX, che era slato posto prigione entro II castel di Sant'Angelo In Roma. (2) Francesco Gonzaga trovavasi allora nel Regno di Napoli, coman,

lando l'esercito dei Veneziani.

248

DOCUMENTI
XXVIII.

Isabella

da Este al Marchese
li

di

Mantova.

Da Mantova,

3 Luglio 1501.

Illustrssimo signor mio.

Ho
le

ordinato

alli

senescalchi che pro(1),

vedano che marti, che sera


sii

el d

del fatto d'

arme de Parmesana
;

celebrato
,

uno

officio

per

anime de

quelli nostri valorosi ho-

raini

quali persero la vita per salvare Italia

siccome prudenter
gilio del

et

pie

me ha commesso Vostra Excellentia. A Francesco Malatesta far consignare uno


quale spesso nominando
la

palio de

Santo Zoanne, per mandare ad Angelo Tovaglia. Io sto bene, insieme


al nostro bello figlio,
el

P^

se ricorda de

V.

S.;

alla

bona gratia de

quale

me raccomando

sempre. Man-

tuae, IH

julii

MDl.
D. V.

Illuslriss.

Conjux

Isabella.

XXIX.
Silvestro

Calandra al Marchese di Mantova.


li

Da

Urbino

20 Luglio 1501. ho ritrovato


bene
,

Illustrissimo signor mio. Gionto ad Urbino,


lentia del

la

Excel-

duca

et di

madonna duchessa

star

et se

raccoman-

dano per mille mand qua per


di

volte a la Excellentia Vostra. Quella sera che


el

caso de

far tutto quello voleva


sii

madonna Barbara madonna Duchessa

(2)

me cum commissione

et acci quella sappi

quanto se

operato, m' parso scriverli tutto el caso corno pas-

ci)

Il

marchese Gonzaga
i

fino dall'anno

1495,

in cui egli

combatteva

vit-

aveva: che ad ogni anno, al giorno 2 Luglio, si facesse qui in Mantova una processione solenne ed un ufficio religioso, in suffragio delle anime dei Mantovani che rimasero morti in
toriosamente

Francesi presso Fornovo,

istituito

la qual pia costumanza, scriveva nel 1740 l'Amadei, d' armi luUora osservasi religiosamente. (2) Le crudeli e turpi sevizie usate da Ercole Bentivoglio contro Barbara Torelli sua moglie quali appariscono dalla narrazione di questi avvenimenti

quel fatto

domestici
la

chiaramente dimostrano quale e quanta essere dovesse a que' tempi corruzione dei costumi massime nei magnati e nei grandi signori.
,
,

DOCUMENTI
salo.

249
alcuni
pezi
,

Riirovandose mancare
el

M. Hercule
:

de arzente

hayeva suspecto
perdonare

suo credentiero

Io fece deslenere
,

et lui con-

fess haverli havuti.

Fece intendere a M. Hercule


li

se lui gli vola

leva

che

diria

uno secreto
cercato

di

gran importantia ne
li

persona sua. Gli promise de perdonarli. Et

disse,

che madonna

Barbara sua mogliere haveva


avenenarlo;
et ultra di
la

cum

suo mezo pi Gate de


Inteso

questo, havea visto uscire de la sua camera


et la

uno de

li

suoi

sera

mattina per tempo.


,

questo,

M. Hercule fece destenere madonna Barbara


detto.
stiGcata

el

credentiero et lo
di

cameriero. Posti questi dui al tormento, confessorono ci che

sopra

Madonna Barbara vedendosi a torto et senza aldina iuragione mal conducta si com persona che pi presto
;

delibera morire che perdere l'onore suo, fece intendere a M. Her-

cule che

lei

deliberava star a ogni parangone

cum

questoro. Posti

un'altra fiata al tormento, desdissero ci che prima dicto havevano.

Acci che n M. Hercule n


in questi

madonna Paula (1) suspetlassero che exameni non li fusse facto torlo, non li intraveneva altra persona ch'el Duca, M. Dolce et li altri officiali deputati. Pi e
il

pi Gale essi dissero che non era

vero di quello che dicto haveil

vano

di

madonna Barbara

ma

ben essere
et

vero che essi

ad

in-

stantia

de dui suoi capi de balestrieri


sopra questo

de homini d'arme, lo voil

levano avenenare, et g ne dettero un poco. Facto


ratificati
farli
,

processo, et

gli

hano

facti

confessare et comunicare per

morire.
essere
,

Vedendo M. Hercule madonna Barbara


chiaro di la sua fede, et
sciuto di ci che facto
li

innocente
g'

et

lei

rimasta justificata
,

molto

rincre:

ha

et dice

mai pi non ne

far parole

anzi, volendogela dare

madonna Paula,
lui
,

contento acceptarla per

buona e chara. Et essendo


per cunzarse
parso a

al

presente per andare in Toscana

cum

Fiorentini

la voleva

madonna Paula de dargela,


Vostra et

se in

menare cum lui ma non prima non se consulta


; :

cum

la

Exccllentia

cum

parenti

perch altre

fiale

M. Hercule ne volse far contracto et venderla per mille ducati ad un Vescovo; com pi diffusamente intender la Excellentia Vostra da la predicta madonna Paula quale se parte per venire a Mantova. Ne ho voluto dar qualche noticia a la Excellentia Vostra, a
,

ci che quello sapi

come

sii

passata

la

cosa.

(1)

Paola iorelli, madre di Barbara moglie


Ap. Voi.
II.

al

Bentivoglio.

32

250

DOCUMENTI
(1)

EI Duca si ha aviso corno el campo de' Francesi mato su quello de Tian: el non vole andar pi ultra

afir-

sin tanto

non

sono
del

fortificati et ingrossati di

gente, perch intendono ch'el

campo

Re,

el

quale se retrova a Capua, molto pi forte et grosso

del suo;

tuttavia

aspetavano gran numero


che vene
,

di

gente, et se tiene
fare facto

che infallanter questa septimana


d'

sono per

arme

(2).

A
suo

questi d el

Duca Valentino
li

si

ha fornito Fano, bench prima


di Furli

se dicesse;

ma
si

al presente se

facto di gran fal et feste, et a

nome

fornito.

La Madonna
(3).
,

stata licentiata
di

da Roma,

et s'

reducta a Fiorenza

El signor

Faenza
l

sta

messo

in castello

custodia.

El

Sancto Angelo

et lo teneno serato

cura buona

instantia ch'el cavalchi drieto al

papa ha donato a Vitelozzo Montone , et gli fa gran Duca Valentino, quale seguita i
volentieri
:

Francesi

ma mal
un

se sono levati e

vanno verso Capua


per
se

pian piano, aspectando l'armata


tutto ad
tratto attaccarsi.

che

li

adjunga

potere poi

che

Turchi desmonteno nel

Qui si ha aviso, che Reame.

ha suspecto

Credo che madonna Duchessa non poter venire al presente a Mantua perch el Duca non havendo altro suspecto vole andare ai bagni su quello di Luca; et per questo rispecto non se poter
, , ,

partire.

Quelli dui che scrivo a la Excellentia Vostra dovevano far


rire, in questa mattina
li

mo-

hanno
la

facti
;

tagliare

la testa
le

in rocha.

Altro di nuovo non se ha al

presente

de tutte

occorenti che

accader ne dar
di la

fidel

aviso a

Excellentia Vostra, in buona gratia

quale
111.

me raccomando.
D. V.

Urbini,

xx

lulii

150L

Fidel servitor Silvester de la Calandra.


(1)

Lodovico XII re
il

di

Francia

che con grosso esercito mosso

si

era a

conquistare

reame

di

Napoli.

(2) Il Valentino, bench abbandonato dalle genti francesi, ciononostante pervenne a comporre un buon esercito merc danari di Papa Alessandro
,
i

suo padre.
(33 Caterina Sforza, vedova di Girolamo e madre di Ottaviano Riario, dopo aver date prove di straordinario valor militare nel difendere Forl, tanto nel 1488 contro il popolo tumultuante, quanto nel 1300 contro al Valentino cadde prigione nelle mani del Papa ; da cui liberala per intercessione d'Ivo d'Allegre, capitano francese, si ridusse in Firenze, e quivi si spos a Giovanni de' Medici.
,

DOCUMENTI
XXX.
Exlractum litterarum
Illuslrissimc Illustrissimi Comitis Cayatiae
(1).

251

ac

Reverendissime

in

Christo

pater

et

domine

mia la Signoria Vostra Reverendissima f advisata beri sera com havevamo preso uno bastione et approximala 1' artigliaria ad la Terra questa mattina a la
fraler honorandissime.

Per

un' altra

ponta del zorno

la

mia

artigliaria

ba

comenzato ad
in

tirar

ad la
quelli
sorti
;

muraglia, e
della

in

poco de bora facta gran mina;

modo cbe
et

Terra vedenno questo, vennerono ad parlamento:

ne

fora della villa alcuni a

nome de

tucta

la

terra

per patizar

appresso de questo,

ci sig.

Fabritio Colonna

mand

a dir che voleva

venir ad parlar ad iMons.

de Obegn e ad me.
:

Gli

consedessimo

salvo conduclo de venire securamente

cos venne fora della

Terra
salve.
et

ad parlarne,
Noi
li

et se

cercbava cbe
li

tutte le genti
li

d'arme fusserono
,

recusassimo, et

dicessemo cbe

volevamo presoneri
qualche
cavallo
,

cbe

eramo
salvi
;

contenti che la persona

sua con

fussero

ma

cbe del resto non se ne parlasse. Con quelli della Terra


el fallo

concludessemo, che havesseno ad pagar 40 mila ducati per

bavevano facto contro


tali

la

Maest Cristianissima. Et retornando questi


;

in la

Terra per far intendere quanto bavevano operato con noi


la

lardando

conclusione de tutto quelli de dentro; in questo medela

simo tempo havendo gi


della

mia

artigliaria buttato

un gran pezzo
remedio cbe in
,

muraglia,

et volendoli far ritirare,

non

li

fu

continente non intrassino.


le

La

villa stata

sacchizzata
,

prese tutte
,

genti de guerra
,

quanto ad cavallo tanto a pie


el

li

capi

primo

Fabritio Colonna
in tra
litano.
li

conte Ranuccio et

altri

capi de gente da pede,

quali glie n'

Delle fanterie spagnole

uno Ugo Cardona e Ramer da Lagni napoch'erano dentro Capua, n' stata
possibile,

morta una gran parte. Noi dislogiaremo pi presto sera


per andar dritto ad Napoli. De quanto
dissima ne sera advisata ad
nissimi Regis
la
,

seguir

la S.

V. Reveren-

zornata.

Ex

felicibus castris Christia-

apud Capuam

24

iulij

MDL
dalle

Regius LQCumtenens genera lis.


(1)

Questa lettera
,

come appare

dalla intitolazione e
al

prime
,

linee

della seguente

fu dal

anseverino diretta
di

Cardinale di Roano
Italia.

clie

da

Milano sopravegliuva agl'interessi del re

Francia in

252

DOCUMENTI
XXXI.

Benedetto Tosabezzi al Marchese di Mantova.


li

Da Milano,

29 Luglio 1501.

Illuslrissimo signor mio. Hcri circa le xviiii hore venero lettere


del conte de

dosi aproximati a

Cayaza a questo Reverendissimo Cardinale che essenCapua col campo quelli de dentro uscirono
,

fuora

et fecero battaglia

ne

la

quale

ne mor

notabilmente da

uno canto et dall'altro. Dappoi dettero che havevano facto quelli de la Terra gagliardemente dcfeso pur lo preseno
,

la battaglia

ad uno bastione

el
;

quale anchora che fusse


preso

et

che
:

i'

hebbeno
li

quelli

de dentro introrno in praticha de


et fanterie
li

d'arme
et

homeni che erano dentro, dovessiuo uscire senza arme;


lo

acordo

che

che

cittadini dovessino

esser

salvi,

cum

le

persone et robbe

loro: et per questa conservatione gli dariano ducati

xxx
il

mille.

Ma
se

essendo in qualche defTcrenlia de


accost da un altro canto de
la

xxx

xxxx

mille,

campo

Terra non custodito;


signor

et cussi

pen-

dente la praticha
presi
:

introrono dentro. Assai ne hanno morti et assai


el

tra

li

quali restato presone


festa

Fabricio

Colonna.
rfe

Heri sera se fece gran

decampane, cum laude


gli intervenuto.
(1),

del conte

Cayaza
nave

che Mons. de Obegn non


part

L'armata

domenica da Genoa

la

quale galee dece,


il

sei et bregantini sei:

ma

per esser stato


;

ritornata aspectando bon


successo.

tempo

et forsi a quest'

tempo contrario, bora gli pu esser

De alcuni rasonamenti de Monsignor de Gemello, Gubernatore Parma, la Eccellenza Vostra li intender dal signor Alberto (2); de
el

quale
la

al

giungere de queste

secondo

me

disse

il

deve essere

da
del

Signoria Vostra. Questo Reverendissimo Monsignor

manda un
:

suo nepote

cum

vinti cavalli

a Ferrara, per operare

la

compositione

matrimonio de Don Alphonso com madonna Lucrelia


(1)

perch
Regno
di

Quando
,

il

re di Francia deliber di recarsi all'acquisto del


;

Napoli
di

spediva un poderoso esercito


,

scana

dal signor d'Aubigny pervenne in quel Regno , e l' partendo da Genova.


,

Nemours e

una parte, comandata dal duca movendosi dalla Lombardia per la Toaltra parte vi andava per la via di mare,
di cui
*

(2)

Da

Carpi.

, ,

DOCUMENTI
iichora che gi pi giorni el sia divulgato,

253
nondimeno, circa
:

la

condiclionc et implemento de la dote,


effeclo

gli differentia

et
:

per questo

qua, gi alcun

d,

per

la

Eccellenza Vostra pi

un mandatario apostolico come credo particolarmente et meglio di me

riiabia inteso.

El conte Lodovico da la Mirandula questa mattina, in casa del


signor Ioan lacomo

Eccellenza

Vostra,

me fece instantia cum dirme che gli


,

che

lo

raccomandasse a

la

era bono servitore, et faria

constare che chi altramente havesse dicto, seriano partiti dal vero.

Credo che del caso suo

cum

il

fratello se

ne habbia ad parlare

cum

questo Hcverendissimo Monsignor;

come anco, secondo me

dice el

signor Ioan lacomo, che la se intenda aut qui dal parlamento, aut
a Parise, aut per

compromessi; perch Sua Signoria non vote se noQ


:

quello che de rasone se expecta

et che

una

volta se resolva quello

che

il

justa

El Marchese de Monferrato ha mandato a Vercelli per conGn M. Defendo Suardo, M. Lodovico del Bruno, vescovo de Aquis, al suo
vescovato
;

et

M. Alberto e Galeotto

del Carretto in altre terre fuori

della sua giurisdictione.

M. Ioanne de Anon

venuto

qua per

oratore de Sua Signoria ad justificare questo bannimcnto. El pre-

declo oratore
restituito
,

me
,

ha dicto ch'el crede


de
lui

che M. Defendo tosto sera


:

perch

no'

gran suspitione
lo

subinngendorai
la

come

in secreto

eh' el
,

Marchese

ha facto ad satisfactione de

Cristianissima Maest

che havea questoro suspecti per imperiali.

El Marchese de Saluzzo ha mandato qua uno suo de bona auctorit in favore


et

de M. Defendo, come quello che scraper l'ha havuto

conosciuto per molto suo afiTectionato et

homo da

ben.

Da Monsignor Reverendissimo n dal signor Ioan lacomo non sono slato altramente recordato. N altro mi occorre, raccomandandomi semper in buona gratia de la Eccellenza Vostra. Mediolani
xxviiii lulii 1501.

Ex. V.
Fidelis servitor Benedictus Tosabelius.

, ,

254

DOCUMENTI

XXXH
Benedetto Tosabezzi al Marchese di Mantova.
li

Da Milano,
lettere

4 Agosto 1501.

Illustrissimo signor mio. Hogi

sono venule

dal

campo
;

francese, la continentia de le quali intendo essere,


lo re

che, vedendo
tan-

Federico

la

perdita di
,

Capua

non

se lenendo sicuro
di

dem dominica
le

passata
la
,

che

fu el primo

questo mese

circa

tre hore di nocte

Maest Sua prese apontamento


che
tutti
li

cum Monche

signor de Aubegnino

suoi subditi
le

et forestieri
et

sono

cum Sua
,

Maest fussino sicuri de


la
:

persone

robbe loro

n potessino esser presoni; et che non captiva et cussi la robba sua


a salvamento condurre
et

persona
quale
et

sua

fusse salva el

fra sei giorni potesse

fuora

de

Napoli

ridurse

ad Ischia
le

forniti

li

sei giorni
:

promette Sua Maest consignargli


et

fortezze

de Napoli
gli

et Gajetta

per

la

sicurezza di questo la Maest


,

Sua
:

sei

ostagi

cio

don Carlo
di

don Ferrando

et

quattro
loci

altri

et sino

ad bora n
li

in la citt
;

Napoli et n in

altri

ponno
mesi

Dtrare

Franzosi

et

che Sua Maest habbia termine

sei

dopo
gli

la

consegnatione d'esse fortezze de poder sicuramente stare in

Ischia; et in questo tempo sicuramente

andare
la
sii

et

mandare, come
potendo bavere

parr alla Cristianissima Maest


in

cum

quale

apontamento,

nomine domini sui autem


(1).

obligata ad resignarli

similmente quella insula de Ischia

Qua
Romani

se dice ch'el parentado


dell'

tra la

flglia

della Cristianissima

Maest col Ggliuolo


(2)
,

archiduca de Borgogna, Cgliuolo del re dei


Altro non

concluso.

me

accade

raccomandandomi

sempre a

la

bona
1501.

gratia de la

Eccellenza Vostra.

Mediolani

UH Augusti

Ex. V.
Fidelis servitor Benedictus Tosabetius.
(1)

Questa convenzione fra Federico re di Napoli ed


;

Francesi fu infatti

primo alla situazione infelice cui era stato ridotto, elesse spontaneamente d'andare in Francia, rimettendosi alla generosit del vincitore, Il quale gli diede la ducea di Angi, e una provvisione di 30,000 ducati ogn' anno e quivi mori nel 1504. (2) Il re Lodovico di Francia, per adescare l'animo dell' Imperatore Masfra loro stipulata

ma

considerando

il

similiano, diede speranza di concedere in moglie Claudia, sua unica flglia, a Carlo di Lucemburgo , che fu chiamalo dipoi Carlo V.

DOCUMENTI
XXXIH.
Benedetto Tosabezzi al Marchese di Mantova.
li

255

Da Milano

14 Agosto 1501.

Illustrissimo signor mio.

M. Zoan Valla
Reverendissimo

oratore de Ferrara
,

L' sopravenuto da me el magniflco et me ha dicto che Monsignor


;

cum cum

lui.

messa gli disse eh' el restasse Et disnato che hebbeno lo chiam da canto,
dopo
la
,
,
,

li

a disnare

et gli disse
:

grandissima colera molte cose


Franzosi de

tra le

altre questa

Che ne
lui da Alema-

pare de Monsignor lo Marchese de cazare


li

Mantua? Ch'el pensa


sue
lui
;

Italia

cum

queste

pratiche

de

nia (1)?

ma
:

per dio, non ho paura n de

n anche de lo Imet

peratore

n partir de qua de questo mese

pur quando

me

parta, lasser tante gente d'arme, che no

bavero a dubitare de
(2)
,

ninno. Poi se volt verso el signor loan lacomo

qual era an-

chora

lui

el gli disse le
:

medesime parole pur cum gran colera,


Mareschalco
,

subiungendoli

Monsignor

lo

che ve pare del signor


el

Marchese,
de qua.

el

quale tene qui uno spione (3),


?

de ogni cosa

Andate,

quale

gli

d avviso
parta
ri-

et dateli licentia
,

el

che subito
,

el se

Qua primum

habita

expedito lo cavallaro
,

andar a

trovare el signor loan

lacomo
in

et

confirmandome

lui

queste mede-

sime parole, et licenciandomi


da
la

domattina

me

aviar per ritornare

Excellentia Vostra
,

bona gratia de
Augusti 1501.

la

quale

interim

me

raccomando. Mediolani

xiiii

Ex. V.
Fidelis servitor Benedictus Tosabetius.

(1)

Di

nascosto
il

ai

trattava infalli
cui genti

Marchese
poi

avendo

a cui faceva in apparenza buon viso, Mantova coli' Imperatore e coi Veneziani, delle assunto il comando si porlo nel Regno di Napoli a cora-

Francesi,
di

ballere
(2)

gli slessi

Francesi.

il

Monsignor Reverendissimo e Gioan-Giacomo qui nominati erano , l'uno che accostato si di Roano, e l'altro Giovanni Giacomo Triulzio era al parlilo di questi stranieri, per l'odio feroce che portava a Lodovico Sforza dello il Moro. il quale stava in Milano come ambascia(3) Allude allo slesso Tosabezzi tore del Marchese di Mantova, ed il quale a supporsi che realmente discacciato ne fosse non trovandosi di lui dopo quest' epoca nessuna lettera scritta da Milano al Gonzaga.
Cardinal
, , ,
, ,

256

DOCUMENTI
XXXIV.

Giovanni Gonzaga al Marchese di Mantova.


li

Da

Revere,

8 Giugno 1502.

Illustrissimo signor mio. Essendo andato Carolo da Urbino

mio

cameriere ad Arzenla

o uno poco pi in l
;

per riscuotere un
,

suo cavallo da una certa hostara


essere passato per Ferrara, et

ritornato qui

et

me

reporla

haver parlato
:

cum

Maseto Brugia

quale

gli

ha detto per cosa certissima


(1), et essere in

Vitelozo haver preso Arelio

de Toschana

nando a fracasso
che
la

voluto

gente, meDe che, ancora cosa no' sii de pi momento de quello che l', g ne ho dare questo adviso cum diligentia com ancora, che esso

campagna cum

multa

terre e ville et quello ch'el puote.

Carlo riporta, non esser vero che don Alfonso illustrissimo

sii

gionto.

la

Excellentia Vostra

me raccomando.

Revere,

viii lunii

MDII,

hore 24.
E.
111.

D. V.
Servitor Ioannes

Gonzaga Marchio

(2).

Caes. armor. Capitaneus.

XXXV.
Agostino Somenza al Marchese di Mantova.
ai

Da

Augusta,

27 Giugno 1502.
signor

Illustrissimo

et

excellcntissimo

mio observandissimo.
queste
,

Essendo

la
,

Cesarea Maest absentata de qua in


et la corte restata

ville

cir-

cumstante

qua

beri

mand per me
Et

comuni-

candomi alcune nove con longi

discorsi.

fra l'altre cose

mi

co-

segreti accordi tenuti coi cittadini

duca Valentino, per Arezzo ajutatovi da e da Gio. Paolo Baglioni, da Fabio Orsini, dal cardinale Piero de' Medici
(1)
al

Nell'anno 1502, servendo Vitellozzo Vitelli padrone , si fece

di

Pandolfo Petrucci.

Giovanni Gonzaga , fratello al Marcliese di Mantova che ebbe fama servendo dapprima Ferrando re d'Aragona, poi i Fran, cesi, ed infine l' Imperatore. Si spos a Laura Denti voglio, e mor in Mantova nell'anno 1523.
(2)
,

di

valoroso soldato

DOCUMENTI
inteso ch'el

257

mise che signiGcassi a Vostra Excellenlia, come Sua Maest havcva Re de Pranza era per passare in Italia con gran nud'

mero de gente

arme
,

(1)

et intendeva eh' el
li

passava per tractare

e fare delle cose che

quando

seguissero
,

non sariano da man-

lenire el tractato facto a Trento

ma

da

generare e nutrire bona


e

guerra

perch sariano contro Sua Maest e sacro Imperio. Et che


se era molto

Sua Maest

ben

resintita

de questo

incomenzato
,

cum

eCfecto a fare de le precauzioni necessarie de' fanti

cavalli; e
fa-

altramente,

admodum^ seguendo
,

la

venuta del predetto Re, et


totis

cendo alcuna novit


pace
detto

che

la se delibera

viribus

de obviarli
pre-

et farli resistenlia, et

rompere

in tutto lo tractato

dell'accordo de
el

fatto a

Trento

come ex nunc Sua Maest


,

teneva eh'

perch Re havesse manchato e rotto grave et de sorte che la non poleria patire:
siglieri e molti

sarla
et

un' ofTesa tanto


tutti
li

che

soi con-

principi condescendevano a questa oppinione de


io
,

Sua

Maest, comettendomi che subito


per tutto

significassi

questa

oppinione

de Sua Maest a Vostra Excellentia


vista
lo

adfine che la stesse bene prov;

suo dominio
,

facendo bone guardie

et

che ve-

nendo alcuno Franzoso de l non se ne confida n per la persona, n per lo stato. Et se ghe occorre alcuna cosa, de sorte che la o cavalli, che S. V. habia bisogno de aiuto o soccorso de fanti

Sua Maest de contenente probora ha parecchiato e presto, suso li confini, quattromillia fanti per mandare ad ogni bisogno et poi secundo seguiranno li effecti cossi Sua
subito la voglia avisare
;

perch

la

veder effectualmente. Et dice che ex nunc a questa

Maest proveder pi ultra.

La

predetta Cesarea Maest saria ancora in oppinione et desiS.

derio che la

V.

per quelli megliori mezi


Fiorentini
,

et

modi

gli

parer
,

volesse significare
a'

a'

al

signor M. Ioanne Bentivolio


,

Genoesi

come
li

la

sua Maest ha inteso

questa venuta
altro
;

del
fine

Re
se

de Franza in

Italia

con tanta gente, non essere ad


,

non per
fare

trli

loro stati

vexarli

et farne el suo parere

e questo

essere certissimo; et perh che vogliano stare attenti, vigilanti, et

bono animo ad

dififendersi

confidarsi

de' Franzesi

imo

(t)
(il

Nel Giugno 1502,

mand

Napoli ad Ingrossare

il

il re di Francia alcune genti d'arme nel regno suo esercito che Ivf stanziava , assottigliatosi per

malattie; e venne

Valentino a

il re stesso In Milano, promettendo di dar ajuto al duca spodestare diversi principi e signori ctie allora erano nella Ro-

magna.
Ap. Voi.
11.

33

258

DOCUMENTI
come
gli
,

tenerli per capitali inimici,

sono. Et che la.


,

Sua Cesarea

Maest

per lo tractato de pace facto a Trento

li

riservava e con-

servava tulli sotto r


sente
,

ombra
predetto

delo Imperio

et cossi

anchora de pre,

volendoli

el

He

fare alcuna novit

Sua Maest
ef-

apparecchiata
fectualmente.

aiutarli

diffenderli

cum

ogni

sua possanza

Saria bene approposito che

li

predetti potentati

mandassino qualla

chuno
loro

o qua da Sua Maest


,

o saltem
li

da Vostra Excellentia
,

publico o segreto
,

come meglio

paresse

per exponere
la

mente

et

quello
:

gli

pareria essi intendessero de fare in

presente

occorentia

adci che Sua Maest sapesse tanto meglio che fare.

Similiter, che de tutto quello occorrer a la zornata et del parere

de Vostra Excellentia
aviso a

che la non voglia manchare de dare subito Sua Maest, et lenirla ala zornata avisata adci che tanto meglio Sua Maest possa subvenire et preparare a li bisogni. La S. V. intende quello de mente de la Cesarea Maest et
,

ultra questo che bora se


diti

li

significa

de continente saranno expe-

instructione e lettere de

Sua Maest cum persone mandate


che
gli

aposta a Vostra

Excellentia,
et quello

significarano
:

distintamente

quanto sar in facto

sar da fare
,

et

medesimamente sar

mandati

ali predicli

potentati

adci che se intenda quello sia bi,

sogno da fare per Sua Maest


leno fare per
la

et quello

che predetti potentati ve-

loro conservatione. In questo

mezo
la

la S.

V. con-

sultar quello gli parer sia necessario per potere pi

procedere
Italia
,

in

queste cose

perch quanto agitar


Vostra Excellentia

maturamente Sua Maest in


,

del tulio parlecipar a

(1)

la

quale

cum

devotione sempre
111.

me

raccomando.

Ex

Augusta, 27 lunii 1502.

et

Ex. D.

Servitor, Auguslinus Somentius Gaes. secretarius.

di tenersi

Sebbene questa lettera indichi che il Marchese di Mantova mostrasse d'accordo cogl' Imperiali, nondimeno egli era presso ad acconciarsi con que'di Francia. Con tali mene covava nel segreto dell'animo il tristo proposito di tradire o gli uni o gli altri, come meglio conveniva al proprio
(1)

Interesse.

DOCUMENTI
XXXVI.
Tolommeo Spagnoli al Marchese
il
l.'^

259

di

Mantova.

Dalla
Hogi
si

Mirandola,

Luglio 1502.

Illustrissimo et excellentissimo signor mio.

facto

un

gran lavorare a

le

cave,

si

a quella da trre l'aqua de le fosse,

come a quella de
bella opra.

piantar la artigliarla dal canto de San Francisco;


,

e se la Excellenlia Vostra la vedesse

credo la laudarla
,

per una
et di

M. lulio ritornato a
il

San Felice

o\e gi octo d
,

sempre
altro
,

stato per soccorrere


al bisogno.

conte Lodovico de guastatori


,

Lui mi ha dicto
in
d'

che ci che

fa lo illustrissimo
,

signor

Duca
;

di

Ferrara

favore di questa expeditione

lo fa

cum

hanno commissione de dire che sono venuti da s a vedere. S' inteso qua il caso del Bolognese e compagni a la Concordia il quale ha commosso
coperta
et

che quelli homini

arme

venuti hogi

ognuno

il

conte Lodovico desiderarla che la


dell'
li

Excellentia

Vostra

per conservatione

onor suo,

gli

mandasse gente cum

artigliarla

a pigliarsela

overo

desse licentia a lui di

mandare de queste
vicarialo:

gente qua a sachezare e mettere a ferro e foco quel

sopra questo expecta


sultato hogi del
odj che sono

il

sol volere

de Vostra Excellentia. Si con;

modo
,

di

dare

la battaglia
si

per

alcuni
si

coperti

fra certi

de questi che
le

reputano, non
:

potuto

concludere nulla

per

obs tinaie contradiclione

non

scio quello

che

si

far

domane.

Quelli de dentro

hano

tracti passatori,
,

che hanno scritto: che


per

se fante alcuno vole intrare

li

darano cinque ducati


il

homo.
de
la

La

saetta per

il

trare ha rollo
li

suo zoccho

et

hogi

stata

novo renzocchata. Uno de


artigliarla.
Il

nostri guastadori slto

mgrto da

signor don lulio

domane

partir per Ferrara. Io sto

ad expectare de intendere da V. Ex. quel eh' abbia a fare


sua bona gralia reverentcmenle mi raccomando.

Ex Gastris contra
S{pagnoli).

et in

Mirandulam

primo

lulii

MDII

(1).

De V.

Celsitudine
Schiavfi,

Tolomeo

(1) SI

yegga

il

Documento

N.<>

XXXVIII.

260

DOCUMENTI
XXXVII.

Isabella al Marchese di
li

Mantova suo marito.


23 Luglio 1502.

Da Mantova

Illustrissimo signor mio. Heri se ebbe

una

lettera

de Francisco

Malalesta de'xvij

et ozi mattina, l'altra


,

de xix: quale aperta per importanzia che sono.

me mando
,

volando a V. E.

essendo de

la

Dove mi nasce alcun dubio de suspicione circa la persona et ancora eh' el sii minimo non mi pare de tenere stalo de V. S.
,

celato

cum

quella
io

la

quale
,

lo

accepter

cum

quella

sincerit de
gli

animo che

mi movo

et lei poi si

governer

com

parer.

El signor Pietro Gentile venne heri sera a pigliare licenzia da

me

per voler venire

alla corte, a fine,

come
io

'1

dice, de parlar col

signor Hercule suo fratello.

E
la

perch

non

posso

pensare che
si

l'habi tanta importanzia de conferir

cum

lui,

che per questo

mova

una coperta ch'el pigli per venir drelo la Ex. V. per spiare li andamenti suoi essendosi in questa fama ch'el Cristianissimo Re voglia farla cavalcare contra il duca Valentino (1) il quale da credere sii affezionato e habi cum lui qualche intelligentia per la impresa de Camerino (2) per la Siprincipalmente; dubito che
sii
:

gnoria Vostra far bene ad andare ritenuta

cum

lui
,

et cossi

cum
et

ogni altra persona che potesse riferire sinistramente

perch adesso
fra
il

non

si

sa di chi fidarsi
,

et

quando accadesse accordo


la S.
,

Re
,

Valentino
servato
:

non seria fora de proposito che


li

V. se avesse consa quella

per che in

stabilimenti di stati

come

non

se guarda allo interesse del

compagno

n ad inimicizie che prima


ferm prima
in Asti

(1)

Tornando

in Italia

Lodovico

re di Francia
principi

si

e poi in Milano, dove concorsero

molli

signori Italiani (e quivi

forse trovavasi allora il Marchese di Mantova a cui scriveva la moglie), cercando di movere dello Signore gi sdegnalo contro il Papa a procurare che il Valentino non procedesse pi oltre nelle scellerate sue intraprese. Al che ben disposto moslrossi allora il detto Re ma dipoi per le arti e le isti, , ;

gazioni del Valentino


stargli ajulo.
(2)

medesimo

mutando pensiero

continu invece a pre-

And

infatti

il

Valentino nell'anno 1502 col


entr con inganni
,

suo esercito contro

la

citt di

Camerino, e

vi
di

d'accordo col Signore


poi fece strozzare.

mentre faceva mostra di Irallare quel luogo, Giulio da Varano, il quale iniquamente

DOCUMENTI
siano stale fra loro. Per
la

261

desiderio eh' io ho de ogni sicurezza de Ex. V. et exaltatione sua non ho potuto contenermi de queste
el
,

poche parole.

Antonio de Bologna retorn heri sera

quale per

il

suo riporto
Celsitudine

mi ha
de
la

tutta consolata.

Ringrazio

partecipatione

l'acta

summamenle cum me et a la bona


;
,

Vostra

gratia

sua
et

me
bel-

raccomando insieme
lezza.

col puttino

quale in optimo stato

V. del mandare a Valentino per la dote de la Duchessa essendo cus ricercata da lei ma perch ho inha poi teso che ultra quello che la disse al suo cavallaro in via
Io

ho scripto a
,

la

S.

diete
tino
;

Re contro Valenaltre parole publicamente se fussero pain proposito mandare non scio quanto seria
in
la

Corte del

role de
lei
,

sorte eh' el

si

havesse a sdignare havendole intese


li

et

per

che migliore testimonio de


;

altri

se

satisfar

in

questo

caso

et

in

bona

gratia

iterum

me

raccomando.

Manluae

23

lulii

1502.

Ex. V.
Consors obsequentissima Isabella.

XXXVllI.
Lodovico PicOf Signore di Mirandola, alla Marchesa Isabella Gonzaga.
Dalla Mirandola,
li

28 di Luglio 1502.

Illustrissima et Excellentissima

adviso ho questa nocte


tigliarla
,

cossi

Madona mia observandissima. Per come expectava che insieme cum l' ar,

qual

me

vene de Lombardia
li

gli

fussero almancho se-

cenlo ballotte per

canoni

el

de

la

qual era advisato che se manri-

dariano; bora mi facto intendere non esser stato possibile ad


trovarle
,

perch
et a
li

la

Maest del Re

fa levare

ogni cosa. Io ho fora e


;

a Ferrara

forni de Grafignana per

haverne

ma non
;

gli

io

modo

se

non

di

pocha quantit

respecto el bisogno

el

dove

haveva facto presuposilo de non dare pi carico alla Ex. V. de baione de ferro, forza che per adesso sia aiutato al mancho de cento, per bisogno del canone et colubrina del nostro Illustrissimo
Signore
infiniti
,

el

quale assieme

cum

li

altri presidii la

non mi manchi anchora de queste

balole.

mi d Et

che sono
in

gratia

262

DOCUMENTI
la

sua mi racomando sempre. Dat. in campo centra


a d

Mirandola

(1),

28 Lujo 1502.
D. V. Illustrissima S.
Fidelissimo servo, Lodovico de
la

Mirandula.

XXXIX.
Isabella al

Marchese di Mantova suo marito.


li

Da Mantova,

10 Gennajo 1503.

Illustrissimo signor mio.


il

Anchora che
sua

io desideri

summamente
;

ritorno de la S. V.

et

che anchora mi para mil'anni de vederla


la lettera

nondimeno intendendo per


per
il

de

16 passato,

portata

zoppo cavallaro

la

causa de la dilatione de
,

la partita

dover
de
la

portar utile et honore a la Ex. V.

ultra

la

satisfaclione

Maest Christianissiraa
rationi sue, pigliando

(2); resto

contenta et quieta a tutte le delibeet

non pocho piacere


gli

consolatone che tante


,

carezze et demonstralioni

sono facte da quella


:

et

de

li

dinari

recevuti sopra la pensione sua


sii

parendomi com
tuolti

lei

dice che questo

stato

gran segno

di
li

amore, havendosi
:

da borsa per non

essere facti anchora

assigni suoi

perch

la ringratio

grandemente

del particular conto che la


il

me ha
et
altri

reso. Il tutto

ho comunicato
quali
et
tutti
lei

cum

Reverendissimo Prothonotario
,

cum

el

Magnifico
;

M. Zoanne
sentono
raccose

Petro de Gonzaga

et

cum
d'

zentilhomeni
,

non mediocre piacere mandano.

ogni exaltatione sua

Dopo r ultima mia


quanto mi occorreva
lentia Vostra de le
,

de'

3 del presente

per la qual

gli significava

non mi seria curata scrivere pi a la Exceloccurentie de qua , se non havessi recevuta


quale vedo che
la presente gli poteria capitare

questa sua

per

la

(1) Lodovico e Federigo del Plchi ,ajutati dal Daca di Ferrara e da Gianiacopo Trivulzl , assediavano la Mirandola per cacciarne il fratello maggiore Giovan Francesco. Vedi Guicciardini lib. V cap. 4. (2) Francesco Gonzaga nell'anno 1503, recatosi In Francia, si pose alli stipendi di quel Signore; mantenendo segretamente il proposito di far guerra, quando venisse propizia occasione, al Valentino, che mostrava di voler divenire padrone di tutta l' Italia e che allora Irovavasi alleato con Lodovico re
, , ,

dei Francesi. Questa circostanza avvertita da questa lettera


dai Cronisti di

non

fu ricordata

Mantova.

DOCUMENTI
in

263

mane, nanti

la partita

da

me

avvisala di tutto quello

sua almanco da Lione; per il che la sera mi occorre digno di lei. Et anchora

che mi persuada che prima V haver inteso la captura et morte de li confederati de la Marcha nondimeno ho voluto significarglielo
,

nel

modo

eh' io

V ho

dal signor

Zoane nostro comune


che
il

fratello.

Per una sua de' 3


de

me

scrisse

lo

Illustrissimo signor

Duca

Romagna
,

se congratulava
la

cum

signor Zoane Bentivoglio, suo


(1)

socero

de

presa haveva facto in Sinegaglia


,

de
,

le

persone

del signor Paulo Orsino

Vitelozo
tale

Duca
:

di

Gravina

et

Levorato
la

da Fermo

cum

iustificare

captura

che
ali

non obstante
passati
factagli
,

aperta et notoria rebelione per loro facta


Santit de N. S. et

contra la
di
li

Sua Ex.
de

et

la

remissione

novo
alo-

havendo intesa
giamenti suoi
;

la partita

le giente francese, ritornate a

sotto specie de ajuto a la

impresa
et facto

de Sinegaglia

cum
il

tutto

il

loro potere erano venuti per pigliare


inteso
lei.
,

Sua Excellentia;
a lor quello voil

che da

lei

gli

haveva prevenuti
del

levano fare a
tal
il

Dopo, per un'altra


et

5 scrive
;

progresso de

detentione essere siato in questo

modo

secundo che ha referito


,
;

cavalere Ursino
fugiti

(2)

M. Raynero de

la Sassetta

quali
il

erano

cautamente

da Senegaglia et reducti

Ravena

che

ho

in conformit

da Ferrara da Stephano.
,

Li predecti detenuti
decto signor
et la

con comissione et salvo conducto del prele

Duca

andorono a Sinegaglia cum


S.

sue genti d'arme,

presano per

nome de

Ex.

poi tutti quattro gli andorono

contro, et
terra in

il Duca gli locch la mane et li bas, et intr in la meggio del Duca di Gravina et Vitelozo sempre ragionando insieme. Ma come fu in camera, cum le mane proprie gli et subito gli fece dare la corda, et formare processo fece prigioni
, :

contra

et la

mattina seguente fece tagliare la testa a Vitelozo et

Levorato.

(1)

Dopo che Paolo Orsino,


al
;

il

daca

Gravina,

il

VileliOEZo, eOliverotto

da Fermo, nemici
nigaglla
dal

Valentino, secolul acconcialisl a

medesimo furono
n dal Sardi
,

poi Iniquamente retribuiti nel


,

nome suo, presero Slmodo che nella

presente lettera viene descritto


Guicciardini
,

con circostanie non prima narrate n dal n dal Muratori il quale a questo proposito con;

chlnde
(2)

Or

valli

a fidar de' liranni.


di

Forse Gian-Giacomo Orsini duca


Valentino.

Bracciano

a cui riusci di

scam-

pare

all'Ira feroce del

264
Per
del

DOCUMENTI
le raedesirae lettere

ho:

la perfectessa (1), intesa

l'andata
la terra,
,

Duca,

lassata la rccha ben fornita, havea

abandonata

et era andata a Fiorenza per pigliare la via del

Genovese

per ca-

pitare a Santo Pietro ad Vincala:

il

che m' stato etiam conGrmato


il

da Francisco Malatesta.

Me

scrive anchora

predecto signor Zoane,


litlere signi-

pure per liUera


ficalo al signor

del

5, ch'el signor
la

Duca havea cum


Vilelozo
e

suo socero
et

morte del

Levoralo

et

eh' el

Duca de Gravina

Paulo Ursino erano anchora cossi deste-

nuti

expeclando aviso da
da M.
il

Roma
de'

eh' el Cardinale Ursino fusse


li

de-

stenuto per mandarli poi in compagnia de

altri

ma
d el

io

da

Roma

lo.

Lucido

3 instantis

che quel

ho liltere Papa havia


,

facto prigione

predicto Cardinale
;

Arcivescovo de
era tutta in

Fiorenza
,

et

lacomo Sancta Cruce


far novit
,

et

che

Roma
;

arme
Papa
,

non
le

per

ma
,

per loro diCfensione


era sicuro
(2).

perocch

il

per

bone

provisioni facle

Per

le liltere del
,

signor Zoane ho eh'

el

signor Duca era partito


,

da Sinegaglia

havendola lassata tutta sachegiata


,

et drizatosi
gli

cum
re-

celeril a la volta de Perosa

dove Zoan Paolo


Pelruccio
li

Baione

ducto

cum sue

gente d'arme. Scrive anchora, che in Siena sco(3)


,

perto uno Iractato contro Pandulpho


facto incarcerare ventidui cittadini
,

il

quale

ha

de

quali subito ne

ha facto
signor

mpicare tre de
11

li

principali.
scritto

signor

Duca ha

una

Zoane Bentivoglio, cum

solecitarlo a

humanissima mandare a
et

litlera

al
la

lui

per

conclu-

sione del parentato; dove andar M. Hieronimo da San Piero, col

mandato de contratare
homini
d'

tal

matrimonio
dar
et

appresso ha recircato

al

signor Zoane Bentivoglio, et a'Bolognesi cento cavalli legieri et trenta

arme

quali se

li

per capo

gli

mandar

il

ca-

valere da la Volta.

(1)

La moglie, cio,

di

Francesco Maria della Rovere, Signore

di

Sini-

gHglia, e che allora era Prefetto di


(2) Il

Roma.
di

Papa pose prigione Rinaldo Orsini, arcivescovo


il
,

Firenze, ed

il

protonotario Orsini; e chiamato dipoi amichevolmente


Batlista Orsini
lo fece

cardinale Giovan-

chiudere nella torre Borgia

e lo fece quivi morir di

che il Valentino procur che col laccio fossero uccisi Paolo Orsini e Francesco duca di Gravina. da cui pol ricu(3) Gian-Paolo Baglioni cedette Perugia al Valentino che aveva il comando di perarla in quell'anno medesimo. Pandolfo Pelrucci Siena, seppe condurre le cose in modo, che la citt non cadesse in potere
veleno.

Dopo

di

del Borgia.

DOCUMENTI
Se dice anchora, ch'el signor Zoan Maria da Camarino
abandonato
clionilani
,
,

2aS
Io

ha

et che quelle niadone se sono reducle a Fiorenza. An,

per quanto m' scritto

hanno mandato oratori

al

signor

Duca per dargli obedientia. La persona del Duca de Urbino non se intende anchora dove se ritrovi (1); ma, per quanto se crede, era prima levato da Cita de Castello per la via di Casentina et Modesto cavallaro, venuto
;

da Venetia

dice che l era


in

fama esser reducto


:

in

loco salvo

et

che presto se ritroveria


chessa n da
altri

Venetia

ma
li

di

questo

da

la

Du-

ho cosa alcuna

Francisco Malatesta
Excellentia
,

me

scrive

che
di

amici parliculari de

Vostra

temendo tanto colmo


la

fortuna del Duca di


:

Romagna,
poteriano

desiderano che

se retrovasse a

casa
,

perch meglio

restringere la pratica de la conducta


in

quando cognoscessero potersi

ch'el

uno poncto subito valersi de la persona et gente sue. Et dice Papa ha renovato la pratica del predicto Duca cum signori Fiorentini et questo medesimo ho io da Roma ma si crede che
:

non se ne fidariano
ultimata
la

nondimeno,
,

pratica sua
il

la

Ex. V. non ha a qucst' bora mentre che conforto a non mancarli


se la
,
,

r appresso
dere,

Re Ghristianissimo

per ogni cosa che potesse acca-

pur
et
,

eh' el faci

cum

utile et

honor suo.
qualche gente
le

Se dice che Venetiani hano deliberato mandare

d'arme
cose sue

bon numero de

fanterie a

Ravena, per sicurezza de

ultra quelle che gli hanno.


,

De

le

cose del

Reame

se ne
;

parla tanto variamente

eh' io

non saperia cavarne constructo


la

el

perch mi rimetto a quello che


la

Ex. V. intende a
et in

la

giornata da

Corte

n altro mi resta

se

non
,

certificarla eh' io el

Federico

et altri

nostri figlioli
,

siamo sani

bona gralia sua ne racco-

mandiamo. Mantuae
Ex. V.

10 Januarii 1503.

Consors obediens Isabella.


(1) Il Valentino, fino dall'anno 1502, col tradimento, spodestato aveva Guldubaldo dello stato di Urbino ; per cui allora V Infelice signore rifuggilo erasl In Mantova. Da alcune memorie patrie rilevasi ancora che il Valentino, per acquietare 1' animo del Marchese di Mantova ( il quale era fratello ad
,

Elisabella moglie del duca Guidubaldo), gli proponesse di ottenere dal


lo

Papa

scioglimento del matrimonio, offerendo so a nuovo marito della Gonzaga, e la concessione della dignit cardinalizia al Duca stesso d' Urbino. Di l a non molto pot nuovamente Guidubaldo riacquistare Io slato ma alla fine
;

dell'

anno medesimo
Ap. Voi.

fu costretto a fuggire
Il

cercando salute

in

Venezia.

266

DOCUMENTI
XL.

Copia di lettera scritta da

Roma

ai 17

Marzo 1503
di

da Giovanni

Gonzaga, spedita al Marchese

Mantova.
in

Consalvo Ferrando hogi sono quattro giorni eh' inlr

Napoli
et facto

cum

lo exercito suo: et

ha non solo expulso Francesi,


(?)

ma

di loro

una gran strage cum adviso


al castello,

de Napolitani

et subito

ha

posto 80 boche de foco


tere

quale non cessa d et nocte batel

asperamente

(1).

Dipoi ha inviato

signor Prospero

Columna

(2)

cum 500 homini

d'arme

soi e spagnoli al Garigliano, et


l

cum 2000
le

fanti

contra Francesi, quali s'erano retirati

cum

tutto quello exercito


,

che se ritrovaveno. El predetto signor Consalvo

per

vicluarie

che

lui

haveva facto venir per mare


,

de quale

le diete

terre have;

vano extrema necessit


sera causa de la totale

gli

ne dava copiosamente ad

tutti

et

cum

questo se ha vendicato de una inextimabile devotione, che sestima

mina de' Francesi quali moreno de fame. Duca de Romagna qui et dassi bon tempo. Hogi sono partiti de qui 2000 fanti e vanno a Pisa per mare non se intende a posta de cui. 1 predetto signor Duca ha mandato
,

Lo

illustrissimo signor

dinari in quantit a Perosa

Citt de Castello, et terre circostante,

per fare gente quanta po' haverne a cavallo, et molti etiam a pedi:

non

se intende per quale causa.

(1)
i

CoDsalvo, detto pel suo valore


spodestato suo re
i
,

il

gran capitano

costante nel difendere


,

diritti dello

e sostenuto dagli Spagnuoli


;

combatt
lo

vit-

toriosamente
errata
la
,

Francesi
ai

e pervenne a scacciarli da Napoli


lettera
, ,

che

se

non
di
ri-

data di

questa

14 Marzo

e non

14 Maggio

come pare sarebbe avvenuto nel come scrisse il Muratori. Male per
)

Ferdinando signore di Napoli, che, quasi dimenticato, lasci ch'ei ne morisse di dolore in Ispagna nell'anno 1507. assieme con il Consalvo , militava per gli Spagnuoli. (2) Prospero Colonna Tra soldati ch'ei comandava, furono scelti, nel Febbrajo di quel medesimo anno, 1 tre valorosi che sostennero l'onore Italiano nella gi celebrata diraeritavasi la fedelt del prode Consalvo da
, i

sfida

a Barletta.

DOCUMENTI
XLl.
Tolomeo Spagnoli al Marchese di Mantova.
li

267

Ho
,

Da Milano^

21 Maggio 1503.

Ulastrissimo et Excelleatissimo signor mio.

inteso di novo

che Consalvo Ferrante ha facto impichare


et
il

il

Principe di Salerno
e tutti doi

Conte

di

Mattatone

cum

li

capestri dorati
;

cum

li

colari di Santo

Michele
pace

al collo

essendo
:

ciascuno di esso restati


disperato in tutto

prigioni ne la ultima
le

scaramuza
;

cosa che ha
si

pratiche di

la

la

quale

diclo

era stata approbata

novamente per Spagna,


ingiuria non la vole pi

ma
:

che

la Cristianissima
altri

Maest per questa

bench alcun'
,

una
la

fiction facta

per Franzosi

per loro

mi accertano che V reputatione parendo mal


;
,

verisimile che Spagnoli vitoriosi cerchino pace

et

che

li

dannificati

recusino

ma

sia

come
li

si

voglia

nulla
,

speranza
la

gli

per

il

presente di pace.

La

voce segue

pure

che

Ex. V. cavalca nel

Reame

(1),

e che tutti

Italiani devoti a
:

Franza mandano soccorso

a quella via, a loro spese


visione per la prima.

il

che pare debile e poco discreta prov-

La
si

risposta de 1 signor
la

Zoan lacomo venuta


;

al proposito

pu reputar
la

cosa per facta


,

domattina andar a
si

conclusa

facenda

expedir quel che


li

ha a fare per V.
in

S., visi;

tando e Monsignor Granmetre e


in

altri signori

nome

di quella

buona gratia de
XXI
iMaij

la

quale humilmente

mi raccomando. MediO'

lani,

MDlil.
Schiavo, Tolomeo Spagnoli).

D. V. (Celsitudine

(Ij

And
,

inratli

il

Marchese
di

di
;

Mantova
dopo
il

come generale

di

Francia

a
il

combattere nel regno


Garigliano
gere
,

Napoli

ma

fallo d'

armi accadalo presso

chiese
il

licenza di tornarsene in patria, per noti potere pi reg,

scrsse

Muratori

o alla superbia, n alla discordia, o alla disubbidienzu

de' Franzesi.

268

DOCUMENTI
XLH.

Tolomeo Spagnoli al Marchese


li

di

Mantova.

Da Milano

24 Maggio 1503.

Illuslrissimo et Excellenlissimo signor mio. Dal signor Zoan latomo, qual mi ha summamente accarrezzato ho obtenuto per conclusione che, e di Basilica Nova e di quanto slato ch'ha al mondo, l' sempre per fare cicche li comandar la Ex. V., senza riguardo
,

di

alcuno suo interesse;

cum
;

le

pi riverite et cortesi parle che


el

udissi mai.

Cum
sia

lui

ho concluso

merchalo del conte Philippo


fin
la

proprio come se desiderava


la

ma

il

non vole che V habia loco

che

gralia

non
le

venuta

di

Pranza,

qual ha promisso expeclarc

anchora due mesi


Circa
cose sue de Svizeri dice, che la causa comissa de ragiosi

ne ad una dieta che


de pi de

fa

e che, de

danno ricevuto
la

in fora

qual'

xx mila
il

ducali, lui

ne spera presto
,

sententia in favore

suo; abench

scia ch'el Baili


el

nocer quanto pi
dice el signor

potr.
,

de Degiun qual andato l, gli La causa di la via del Baili come mi


,

Zoan lacomo

per
,

animar Svizeri a
et a farli altre
,

la

devotion de
;

Pranza
Per
si

ratificare la
,

pace passata
sei milia
il

grande offerte

e apresso
il

a postare

fanti

non gi

levarli

de presente.

qual termine usato

signor Zoan lacomo conjeclura, ch'el


,

disegna acceptar ogni pace da Spagna

purch
Il

la si

possa havere,

et in tal caso

haver avanzato questi dinari.

predetto signor Zoan

lacomo
cose
,

dice, che in la ultima ribellione de Milano el perse molte

ma
di

poche de che tanto


di

gli
il

rincrescesse quanto d' un Quinto

Curtio postillato

sua mano,

qual ha inteso esser capitato a

le

mani
et

Baldassar da Castiglione.

perch
,

volentieri lo rehaveria,
la

essendo Baldassar a Manina bora

prega

Ex. V. se

lo

vogli

far

dare

in casa sua
gli

e mandargelo, ch'el ristorer Baldassar de

quel che

cost

e ne rester obligatissimo a V. Celsitudine.


visitato
,

Questa mattina ho
causa de
la

Monsignor Granraetre
consiglio
1'

tacendoli la
;

venuta mia

per

del

signor Zoan lacomo

pigliando l'argomento che la S. V.

havea mandala a
,

visitar, in-

tendendo
giere.

di la

malatia sua

quale stata corta

bench

assai lele

Sono

stato

ben accolto, e gratamente


che sapea che V.
S.

udito.

Dopo
forsi

parole

cerimoniose, mi disse

havea

udito del

DOCUMENTI
caso di Napoli
,

269
si

il

qual non era perh


,

tanto quanto
stati
li

divulgava

pcrh quanto
Francesi
;

al

numero de morti
,

pi sono

Spagnoli che
capi di colu;

di la artigliaria se

ne erano persi
el resto
,

soli tre

brine non grande, e tre falconetti

era salvalo

che Napoli

era ben voltala per forza di fame


de'

ma

le

fortezze erano in
(di

mani
Ars)

Francesi, e benissimo fornite per opera di Loys d'Arso

del
si,

quale bene assai se dice


tenevano; e che
di
tal

el appresso,
i

Gayelta e molle altre terre


si

rotta

Francesi

haveriano data gran


,

cagione, per esser andati

cum pocho
si

ordine e gran di vantaggio


nel tramontar

principalmente ha biasimato che


sole,

apiciorono

dil

havendolo in faccia; che dimostra che quella ciancia del fosso


,

perfaclo in una nocte per Consalvo

non vera
questa

ma
,

dice che la
et

Maest del re ha giurato non


slorare la impresa
et
,

patir

injuria

ha

facto

provisione di dui millioni de franchi da spender in sei mesi a re:

che

ultra

quattrocento

lanze

che

si
,

son

salvate al Garigliano

e tre milia fanti sotto Monsignor Megia

Mon-

signor

di la

Tramoglia
,

passa

cum

seicento

lanze; Fiorentini ne
:

dano quattrocento
assoldano
tre

Valentino anchor lui bon numero

che in
Svizeri

lutto ascendcrano a la
si
,

suma

di mille seicento
,

sei millia

mila
la

guasconi

due

mila

picardi.

Per

le

quali

provvisione

Maest del re seria


(1).

sufficiente

contra-

star e vincere tre re de Ispagna

Io

li

risposi,

che
lui

la S. V.

non

havea havule

le

nove de Napoli tanto

triste
,

quanto

me
,

dicelte,

perch non

gli

era chi obsasse a dirgliele

essendo conosciuto da

ognuno
di

cossi francese

come

la

ma

che sapea bene

che la
,

pi-

gliaria tanto piacere e conforto de tante

bone provisioni
;

quanto
monstre

cosa
,

li

potesse esser nuiitiala, el assai ne ringralia


la

subiungenle

doli

che r era voce che a

flne dil

mese

si

faceano

di la

gente d'arme di la Cristianissima Maest, el che quando fra

queste fossero quelle de

non
si

fosse accolta improvisa.

facevano, e

Ex. V., scria ben facto adverlirla a ci Mi rispose, ohe l'era vero che le monstre per questo M. Zoan lacomo andava a Lode el a Nola

vara;

ma

che non intendeva cosa alcuna

di

la S.

Vostra.

Lo

orator florentino se mi accost dippoi, e dimandomi se l'era

venuta resposla
(l)

de

certi

cavalli

che

li

doveva

dare

la

8. V. a

composto di Francesi di Svizzeri, di Grigioni, e di Monsignor della Tremoglia, and infalli allora a combattere nel regno di Napoli ma con si trista fortuna, clie nel 1504 la Francia con sua vergogna dovette cedere 11 campo agli Spagnuoli.
forte esercito
il
,

Un

d'Italiani sotto

comando

270
S. 8.,

DOCUMENTI
ad nstantia de

saper nulla.
assoldato
,

Monsignor Granmetre. Mi dimand s' el signor Zoanne


la

Gli risposi
(1)
,

non ne

qual havevano

era partito. Gli resposi saperne


S.

mancho

ma

ben sapea

che, se havessero conducla

V., come sono

stati

in,pralicha,

non

gli

mancheria n
li

il

signor Zoanne, n cavalli,

n cosa alcu-

naltra che

potesse parturire

honore

el utile. Nuli' altro


il

mi

ri-

spose, se non:

noi convien fare quanto

Re vole,a cui

piaciuto

darmi

il

Bayli de Can.
si

Molte fabule

dicono per

la

terra

e che in Gaslelnovo (2)*


,

intrato Prospero CoIona a


i

nome de Ispagna

e che in Perpignano
vi

Francesi hano havuta una gran rotla.


di

Ma

una

n*

che uno
)

gran partigiano

V.

S.

che non

vole

esser

nominato

mi ha
di

admonito che
proponere
tender bene
et

fra questi

regenti

francesi stato

ragionamento

la S.

V. ad andare nel de
la

Reame

arguendo che
lui

la se in;

cum Monsignor

Tremoglia per essere suo cugino


perch

mi impone che ne
In bona gratia
di

avisi la S. V.,

non

la

reputa cosa

al proposito di quella

V. Ex.

humilmente me raccomando. Me-

diolan, xxiv

Mai MDIII.
Schiavo, Tolomeo S[pagnoli),

D. V. Celsitudine

XLIII.

Giovanni Gonzaga

al

Marchese
,

di

Mantova,
1

503.

Da San Martino

di Secchia

li

28 Maggio

Illustrissimo et Excellentissimo signor

mio observandissimo. Heri

a Sancto Benedetto gionse uno secretarlo da la Signoria de Fiorenza per solicitar


l'

andata mia in campo

et

me

disse esser passato

da
sol

Modena

Rezo un ambasciator
et

fiorentino che va conlra el Bali de

Digiuno (%'on);

che

la

conducta sua era de cento lanze,


il

ma

cinquanta ne pagavano loro, cinquanta ne pagava


Re. Hogi per la via ho ricevuto

Cristianissimo

una da Firenze da Alviso Ciocha,

agli slipenclj della

Giovanni Gonzaga, di cui si parl al N. XXXIV , eche allora si pose Repubblica Fiorentina. Si vegga il Documento che segue. (2) Il Castello dell' Uovo, che da' Francesi fu ceduto a Ferrante Consalvo, costrettivi da una mina applicatavi con grande artiflcio da Pietro Navarro.
(1)

DOCUMENTI
nella

271
,

qual per esservi

uno

capitolo importante

noe par de

mande

darlo a la Ex. Vostra.

Hogi questa Signoria


lYanza. Per quanto
-i^esi
io
,

ha haulo una
intende
,

stafetta tutta in zifra

se

Bolognesi

Ferrara e
;

Re pur voria da Fiorentini , Manlua gente senza denaro. Costoro


el le altre
:

gli

voleno dare
li

imo credo vogliano farne de


el

perch,

havendo

Spagnoli acquistato tutto lo

Reame cum gran


si

stragie

de

Francesi, dubitano eh'

pontefice e Valentino no'

voltano contro

a Francesi; et eh' el re de

Franzo divulghi voler venir

cum

mille

lanze e octo millia fanti: pur questi

magnani

credino ch*el pre-

decto re lasser el
se tcnir
li

Reame

all'Arciduca (1), per la avaritia sua, et

Spagnoli per
io

boni amici.
di

Lorenzo de' Medici moritte

sabato

(2)

per brevit

tempo

no' el volse scrivere.

Ha

facto

uno testamento per el quale se crede che li filioli del Conte Hieronimo serano salisfacti. El guasto de Pisa non s' ancora principiato
y

perch

s'

aspectano

le

genti vostre e alcune altre.


,

Signore mio, essendo io soldato de' signori Fiorentini


per V. S. de secrelario: perch havendo
el

far

l'offitio

io

cosa alcuna nova, far

debito

mio de

avisarla de le occurrentie che

accaderano.

in

sua bona gratia de continuo


Secchia, xxviii Maij 1503.

me

ricomando. De Sancto Martino de

E. Illustrissime et Excellentissime D. V.

Servitor lohan de Gonzaga

Marchio

ac S. R. R. Floren. armiger.

XLIV.
Tolomeo Spagnoli al Marchese
li

di

Mantova,

Da Milano

28 Maggio 1503.
signor Zoan lacomo

Illustrissimo et Excellentissimo signor mio.


venuto in questa terra,
visitato; e, visto

Il

chiamato da Monsignor Granmetre. L'ho

da

lui volentieri,

mi ha dicto
la

come

in

questa nova

olectione de Monsignor di la

Tremoglia a

impresa del

Reame

(1) Filippo arciduca, marito di Giovanna, figlia del Re Cattolico nando, e figliuolo dell' Imperadore Massimiliano. figlio di Pierfrancesco de' Medici. (2) Lorenzo
,

Ferdi-

272
I'

DOCUMENTI
havea

ha inleso eh' esso Tremoglia non


fin

mai voluto acceptar


dil

la

provincia,

ch'esso signor Zoan lacomo non gli fu promisso per


pari auclorit et arbitrio
;
;

compagno, cum

che restava surama-

raente obligato ad esso Monsignore

e che di tal obligo faceva tesli-

monio

a la S. V.,

come
la

a persona congiunta di parentela al predetto


il

Monsignore. Et a quel che compresi, parvemi

desiderio suo fusse

che a Monsignor de

Tremoglia

fosse facla fede di questa gratil

tudine per V. S. Dissemi anchora, che

Svizeri havevano facto


la

il

salvo conducto all'homo suo che andava a dire

sua ragione, e

che

il

castellano de Misoccho gli havea scritto ch'el havea da

manberi

giare robbe bone per sei mesi, e sei altri durava stentando: e pare

non ne

pigli

un affanno

al

mondo. M. Visconte
movimento
Si
di

part

come
(l)

scrissi a la

Ex. V. Hoggi ho inteso per una certissima via, bench


,

perculosa a nominarla
salo da Octaviano de

come

il

Genova
Leo;
viste

cauil

Gampofregoso
Io possi

eh' in Sancto

et

dubio

grande qui de chi

movere.

sono

sue lettere in

Genova per
spagnole
:

le quali el
li

promette haver in favor suo alquante galee


a'

e
,

Antiani nemici

Gapelazzi hanno
la spesa,

di

uovo sollecitate
la pesi a' si-

le fantarie

promettendo loro farne


Il

quando

gnori Francesi.

Papa, richiesto da Francesi s'el vole continuare


,

in la confederatione doppo alquante dilationi se resciolto che quando Francesi siano tanto forti a la campagna eh' el possi fare securamente il far volentieri altramente n.
, i
,

Si

attende pi a la pratica di
:

la

pace che ad preparamenti


orechie
,

di

guerra
il

Spagnoli

quali monstrano darli


il

hanno per

primo
dil

capitolo

dimandato che
loro
i

re Federico sia restituito ne la


:

parte

Reame per

novamente acquistalo
,

cosa che pareva

dovessero dimandar

Francesi

li

quali

gli

vano
,

molto ombrosi.

Queste son cose verissime come


dissero giungeria

lo

evangelio

et secrelissime.
i

Antonio Maria non gionse beri,


hoggi.

ma mand de soi inanti, quali Lo allogiamento gli preparato in casa


,

del vescovo Pallavicino. In bona gratia di Vostra Celsitudine humil-

raente

mi racomando. Mediolani
D. V. Celsitudine

xxviii Maij MDIII.

Schiavo, Tolomeo Sipagnoli).

(1)

condizioni onorevoli alla


storici
,

Questo movimento di G#iova chinatasi gi fino dall'anno 14^ per non viene avvertito dagli devozione di Francia
,

forse perch

non

riusci allora

ad alcun

fine di bene.

DOCUMENTI
XLV.
Giovanni Gonzaga al Marchese
li

27a

di

Mantova.

Da

Bologna,

2 Febbraio 1504.

Illustrissimo et Excellentissmo signor

mio
Fiorentini

Da Fiorenza
aver scritto in
(1);

ho adviso

questi miei

patroni

signori

Franza d'uno caiiitanio: alcuni voriano


Prospero Colonna
cuni
;

la

Ex. V.

molli voriano
,

alcuni
et

el

signor
la

Bartolomeo del Viano

et alel
li

uno francioso;

per

conducta de Zoan Paulo Baione,


la

sera da credere eh' el

Re non

volse confirmare

et

dimanda

denari che lui ha habuti.

Da Roma
se

ci

son littere assai,


fa

ma

non c' cosa


al

di

momento;
;

non eh'

el pontefice (2)

gran favore
se ha, che

cardinal Colonna

et

che Salvo Ferrante andato a Napoli per triumphare de

la Victoria

cum gran
a
li

honore.

Da Piombino

il

populo de quella terra


il

d passati

bave facto uno insulto contra


avisi ch'io

Sjgnore

et lui fece

tagliare a pezi alcuni.

Questi sono
signor M. Zoan

li

ho da Fiorenza;
et patre

ma

lo
,

illustrissimo

mio socero
haver
de

honorandissimo

ha nova,

el

dicto Salvo Ferrante

facte

alcune inovitate in el stato del


cb'el

profeta (?) in lo

Reame. Alcuni dicono


el se part

summo
:

pontifice n'c stato


:

causa
altri

perch
l'

la

devotione del

Cristianissimo re
se ne

tengono

habi facto de sua voluntate

pur

remeteremo
et cosi

a la veri tate.

Qua

se

ha anchora

la
:

morte del Marchese de Saluzo


de
la
,

del Baili de la

Montagna
,

la

pace qua non se intende niente.

Qua
netia
bita

se dice anchora
,

che

gente d'

arme de

la

Signoria de Ve;

che sono

ih

Romagna
resta

se meltcno a ordine

al

che se du-

non vogliano

far

qualche novit a Furl o ver a Cesena. Nec


;

alias

occore per bora

solum de ricomandarmi sempre


,

in

sua bona gratia.

Ex

Bononia

ij

Februarii 1504.

(1)

Di queste pratiche dei Fiorenlinl


,

onde eleggere

il

pitano
(2)

non viene

falla parola dagli storici o cronisti di


,

Gonzaga a Mantova.
per pochi

lor ca-

Giuliano della Rovere

dettosi Giulia 11
il

che nel Novembre del 1803


la tiara
di.

sQccessc nel pontincato a Pio 111,

quale tenne

Ap, Voi.

II.

35

274
El parenlalo del tertio
inanzi col pontefice.

DOCUMENTI
fiolo del

conte Hieronimo da Forl ander

E. HI. et Exc. D. V.

Servilor el frater

lohannes de Gonzaga

ce.

XLVI.
Giovanni Gonzaga al Marchese di Mantova.
li

Da

Prato,

29 Marzo 1504.
signor

mio observandissimo. Fiorentini hanno conducto Zoan Paolo Baglione cum 120 homini d' arme el conte
Illustrissimo
et

Excellentissimo

La Exc. V.

sar

advisata corno

questi

Signori

Lodovico de

la

Mirandola

cum

70, et Marcantonio CoIona

cum

70:

per mezo de qualche persona

che

per

bon rispeclo non mi par


parte. Dil che

nominar, lassando
la

li

casi de V.
,

Exc. da

premesso

ne ho dispiacere assai

parendomi che quella fusse pi apta


conduteri
,

cum

minima

parte de la persona sua ad bonifichare questa repubblica,


tutti questi

che non sono


scano

insieme

unde per

el parti-

cular mio ho deliberato che


al

quando questi signori non


non voglio
star

me

cre;

paro de questi

altri,

cum bro

un' bora

perch non ce seria


pari. Niente de

Thonor mio n de casa


, ,

nostra ad rimaner

inferior de simil gente

quali ne avergogneria quasi ad haver per

manco

non sono mai per alienarmi


;

del prudentis-

Simo

et

amorevolissimo parer de V. Exc.


,

la

qual suplico se degni

in questo

saper ricordare

mezo consigliarmi perch tanto far quanto quella me come quello che non voglio mai rissolvermi in
;

cosa veruna se non

cum

oplima salisfactione

et

bona

gratia de

V. Exc. Apresso intendo, che M. Hanibale Bentivoglio cercha avanzarsi

cum 50

difficile.

homini d' arme M' parso dar adviso

ma cum

la cosa

per anchora alquanto

del tutto a la

Exc. V. per messo

posta

Et ad V. Exc.

tuclo el core

me
1504

raccomando,
(1).

quac felicissime

valeat. Prati, die xxviiii Martij

Servitor et frater
A' 18 Marzo
d
di detto

Ioannes de Gonzaga ec.

Giovanni Gonzaga scriveva al nove de qua altro non c', se non che et in epsa questi nostri signori Fiorentini preparano dar el guasto a Pisa
(1)

anno,

Io stesso

Marchese

Mantova

cosi

De

le

DOCUMENTI
XLVIL
Cesare Gonzaga al Marchese di Mantova.
li

275

Da
mo

Forl ,

2 Settembre 1504.

illustrissimo et Excellentissimo signor patron

Le nove

nostre di
la

qua
si

sofio di

poco momento

Exc. V., come dalf ambasciatore del

pur non star di advisare signor Duca (1), quale sta


pratica dell' acordo tra loli

Roma,

ha che
la

molto stretta

la

Imperatorc e
il

Cristianissima Maest, et insieme


:

colliga
lui.

Spagna:

che mi par duro da credere

pur

cos si

ha da

stato condutto in

Tre barche armate sono partile da Napoli; su una de le quale Spagna el Duca di Valenza (2); l'altre due si
El signor Duca post domani
s

dice esser andate a la volta de Pisa, per intrar dentro.

parte
el

de qua

per Urbino; e

subito che sia agonto

expedr

conte Lodovico da Canossa a

Uoma
il

per

il

parentado e cappello de monsignor Prothonotaro. Circa


clectione

che non poteva far

de

pi

amorevole

et afectionato

servitor de la Exc. V. Altro di novo per bora

non ho che

scriverle,

che

sia

digno de dargiene adviso. In bona gratia sempre mi rac,

comando. Porli vij

2 Septembris 1504.
Fidelis servitor, Caesar de

De V. Exc.
Gonzaga
facti
(3).

Pisa descoperto ano tractato che faceva

S.

S.

et

ne sono

prigioni

molli

li

quali credo serano ludi apchali. In Fiorenza fugltl Ire zentilho,

cosa quasi rniraculosa. roini pisani fuora de le Slinche Ambrogio de Landriano slato casso . I Fiorentini, come avevano fallo l'anno avanti, andarono infatti a dare il guasto alle Infelici campagne di Pisa la quale per era rlserbata a patire nuovi e maggiori flagelli. (1) Il Duca d'Urbino, presso cui viveva Cesare Gonzaga. (2) Morto Alessandro VI a' 18 di Agosto del 1503, di veleno ch'egli
. ,

slesso preparalo gi aveva

qua

fortuna

Giulio li,

pel cardinal di Cornelo, con lui ebbe fine l'IniDuca Valentino suo figliuolo. Costui fallo prigione da ebbe nel 1504 un salvacondotto per andarsene a Napoli; quivi fu

del

accollo da Ferrante Consalvo con dimostrazioni apparenti di grande amicizia;

ma
il

entro

Maggio posto sopra una galea , fu mandalo in Ispagna,e chiuso Medina ove stelle due anni* e fuggitone , si ripar presso cognato Re di Navarra pel quale comballendo valorosamente mori. (3J Cesare Gonzaga, studioso delle lettere greche e latine, e mollo amico Baldassar Castiglione, visse alla corte di Urbino, e mori nel 1512 in
ai

27

di

la

rcca di

Bologna.

276

DOCUMENTI
XLVIII.

Giovanni Gonzaga al Marchese di Mantova.


li

Da Roma

23 Febbraio 1505.

Illustrissime princeps et Excellentissime


dissirae.

domine mi observanil

Per questo cavallaro de


darli

la

Exc. V., mandato a Monsignor


de una cosa, che per

Zoan Lucido, ho vogliuto


lei.

noticia

passato non gli ho dato, per non haver messi fidati n ziflare

cum

Sicch
, i

gli

adviso che qui molte cose vanno in volta

et fra le

altre
di

Venetlani fanno qui


(1),

opera

per adaptarsi
Il

cum
:

la Santit

N. S.

offerendoli parliti honorevolissimi.


la

tutto

ho vogliuto
alla quale

dar adviso a

S.

V.

et cussi far
,

per
la

lo

advenire

non mi resta dir altro

se

non che a

sua buona gratia mi rac,

comando
bruarij

de

continuo.

Valeal.

Ex urbe Romae

die xxiii

Fe-

MDV^
Exc. V.
Servitor, Ioannes de

Gonzaga

ec.

XLIX.
Isabella al Marchese di
li

Mantova suo marito.


19 Aprile 1505.

Da

Ferrara,

Illustrissimo signor mio. Li carzofali che V. Exc.

me

ha man-

mi sono slati ultramodum grati , quali insieme cum li signori mei fratelli et cognata ho goduti per amor suo. Kingraliola grandemente che cum tanta
,

dato

per esser

li

primi et per venire da

lei

diligentia

me

li

habi inviati.
la

Heri mattina hebi etiam Exc. V., non


il

sua de xvii

portata

per Baptista

cavalaro, continente molte bone nove: et veramente,


si

come

dice la

poteva desiderare cosa pi al proposito nostro, che

stabilimento

de

la

pace fra

li

potentissimi

Re de Romani

et

grado

II pretendesse che Veneziani gli cedessero di buon da loro possedute in Romagna ; pure , vedendo di non aver forza a costringerveli, cal con loro agli accordi; pei quali a' 12 Marzo 150^ Veneziani mantennero il loro possesso sopra Rimini e Faenza, e restituirono al papa Savignano , Sant'Arcangelo ed altre otto terre di minor conto.
(1)
i

Sebbene Giulio

le terre

DOCUMENTI
Franza

277
se intender
li

cum

li

altri

adherenti
,

(1).

Quando
fare

parti:

culari de questo acordo


il

se poter poi
i

qualche iudicio

ma
mi

pensere che hanno facto

Fiorentini de condurre V. Ex. (2),


lei

pare bono principio o disegno a fare facende:


in la pratica

mo' se governer
la

secundo

la solita

sua prudentia. Io

tenir

presso
altra-

me, perch non da parlarne cum persona mente restricta


tua.

finch la non

sii

Faceva pensere de venir sabbato a Revere

et

dominica a Mangli significai di


;

Qui no se ha

altro adviso, doppoi

il

primo che
sua

questa pace.

Me raccomando

la
,

bona gratia

pregolo basi

Federico in mio nome. Ferrariae

19 Aprilis 1505.

Exc. V.
Consors Isabella.
L.

Girolamo Eremita

al
li

Marchese di Mantova.
21 Aprile 1506.

Da Roma

lesus

Illustrissimo signor et

patron
,

mio colendissimo. Non


mi impone che cavi un
el

senza admiratione et fastidio son io

che non habia ricevuto anla

chora quelle
de quella.

di V.

Exc.

per

le

quale

breve de poter ritenere quello che conduce cavalli sotto

nome

tanto maior pena sento, quanto

chMo
,

dubito che per


di

diete lettere

mi

dia V. Exc. qualche altri avisi

precipue

Francia,

per

la

venuta de Monsignor Rozone. Perh che qui la


,

Santit di
,

N. S. ha inteso

non per mezo del suo orator Cisterone


ne havea qualche

ma

per

altra via, certe pratiche de' Venetiani


al proposilo nostro (3). Zia io

con Francia, che non son molto


altro sentore
,

(1)

Fu

nell'Ottobre di quest'anno stipulata pace fra Lodovico XII re di


si

Francia e Ferdinando re d'Aragona, nella quale per non

parl del

Re

dei

Komani.
(2) Di

venne
1

falla parola dagli storici; e certo

questa nuova pratica dei Fiorentini col Marchese di Mantova non non sorli alcun effetto, mentre ed
(

Fiorentini assunsero a lor generale Ercole Benlivoglio

di cui si parlato fu

al N.

XXIX)

ed

il

Marchese
si

di

Mantova

di

li

non molto

eletto

da

Giulio II a
(3)

capuano generale

dell'esercito pontifcio.

La pace che per poco


al

era goduta, e non intera, in Italia, venne

nell'anno 1506 disturbata da Papa Giulio, che

ambiva

di

assoggettare
di

la intiera
si

Romagna

dominio papale; ed
,

egli slesso infalli, sul finire

Agosto,

mosse da Roma

cavalcando

alla testa dei proprj soldati.

Questa lettera vale

278
ne accignai a V. Exc. per

DOCUMENTI
mia
lettere
di
,

dove expressi che quella

noQ

si

doveva assicurar molto n


si
;

Franzesi n di Venetiani. Mo' se

sono assai scoperti, che

restringono insieme a non voler che lo

Imperatore venga armato

cum

altri

particulari

che sono a poca


Il-

satisfation del pontefice e a

meno

reputatione. Penso che V. S.


;

lustrissima ne habia gi notizia di Francia da* nostri


assai

me

piaceria

che quella ne havesse facto partecipe

S. S.,

perch turbato

assai
gli

cum

Cisterone che non gli habia avisato quello che de altri


,

ha per certo. Ad un subdito vostro


di notte detti

chiamato Rosso Bajantc

domnica

io lettere directive a V.

Exc, che ne
si

faciano

mencione. Poi

che parlato
;

hebbi

cum

lo

orator de' Fiorentini

siamo pi chiari

mi par de veder che per Franciosi


Italia resta, in
s

tenga
de'

modi

di
:

butar anchor quel poco che de


siche, Signor

man

Ve-

netiani

mio,
in

el si voi

far
el

et governarsi

per

modo
non

che non siamo primi dati

preda
il

si

voi

far
l'

tutto per

perdere. Cosa da pazi perder

suo per servare

altrui.
,

Cum
tutti

Santa Croce mi abochai in longo

rasonar

stando perh
Signoria

dui sulle ricerchate assai.


a
la

Tandem Sua Reverendissima


et

cominci
bora per
il

mottizar de Alemania, de Pranza et de Venetiani; dove

morte de

la

Rezina

alquanta division di
,

li
,

Catbolici,

Re non
non

in

mollo credito.
in

Hora
Le

per dirvi el vero


di quello

come

io

debbo fare, son caschato


eh' el
sij
l

qualche suspeclione

M. Nicol
erano

per uno spione.


,

lettere eh' io portai sue

pi ligate et religate

et

cum

pi suzelli che se fossero state de


:

maior
perch

secreti del
le

mondo; aperse in mia


et

pi, erano tulle inzifferate

questo lo scio,

presentia el patron suo

qual anchor lui

astutissimo spagnolo pi che ataglianato, et gentilissimo signore,

cerimonioso
al

doctissimo

et

grandissime proferle
io

fa

a V. Exc. et

Reverendissimo Monsignor Cardinale. Pur


,

vedo certe pratiche

di questi paladini

che ora in riposo se mangiano questo soldo ecin

clesiastico,

che non mi piacciono:

grandissima suspeclione sono


poste non per l'an-

entrati, e travagliansi

quanto possono.
le
,

La venuta

di

Baldassar Castiglione per


,

data sua in Inghilterra; che

secondo

lui dice

non ha ad essere

fin

a un mese. Io non
ad
ofiferirci
la

1'

ho veduto dopo

el

primo
,

d.

El conte Lodovico

un' idea di quanto bollisse allora

e quante

mene
;

si

usassero per

ridestare
riusc
il

discordia a' danni di queste infelici contrade

pei quali

maneggi

Pontefice ad ottenere l'ajuto di Francia, di Firenze, di Ferrara e di


,

Mantova

e a tentare

la

immaginala impresa.

DOCUMENTI

279

dice ch'el Magnifico luliano Medici glie! ha levalo di casa, et che

non l'ha visto dopoi. Ma tal sii de loro. Io bene spier, lo saper, et qualunque altri andamenti suoi. Vero che m' incresce ritrovarmi fra tal' imprese dove non si pu dir bene de tutti et dove per forza si convien tacere el nome et actioni di qualchuno
,

Son acignato
Orator

et instato a visitar io

et parlare

cum

lo

Magnifico
,

Veneto
in

non me ne son
al

ben anchora assicurato

per
gli

non caschar

qualche suspectione

summo

Pontifice, et

non

anderia senza saputa et comissione de V. Exc. Ben ho piacere di


fargli intendere,

che quella persiste in bona volont et servit sempre


si
:

verso di loro. Mo'

conosce chi ha faclo mal

officio

io

overo

Agostino Somenza
de'

andando

lui

scoprendo questa venuta del re

del

Romani Papa et

et

sbajafando qui in
la
,

Roma,
lo

ch'el veneria al dispeclo

di

Pranza. Et per

Lombardia mostr uno capitulo de


Imperator
voler

la instructione

sua che

diceva
,

venire et in

despectum regis Franciae


per terra. Tutte burle
far et
;

et

che Veneliani
si

Io ajutava

per
;

mar

et

gran rumor

fa

de pigne vote

el si voi

non

dire.
la risposta

Aspecto hozi over diman da mattina


la

de V. Exc. per

venuta de Monsignor Reverendissimo tanto desiderata. Qual hauta,

subito

me

appresentar a piedi de N.

circha le coraission
cos

prego Dio

S. E tutto quello mi resta me delle V. S. Illustrissima, mi forzar adempir: che me adjuii, cum quella f' ch'io ho.

Li oratori di Savoja hebbero beri audientia in concistoro pubblico, assai

mal

in

ordine; qualro erano

cum
,

ciurmaglia assai;
el

(amen

assai

furono honorati dal Santo Padre


si
il

presentati larga-

mente. El signor Prefeclo


el

gli

trov in trono majestatis a canto


et

papa a man

dricta, et
,

signor Costantino

Frachasso drieto

a
el

man

sinistra

apresso

el

qual era
,

el signor
il

Lodovico de Carpi
(?).

gran guerriero de Archiciochi

cum

resto de nostri amici

Lo Magnifico
gli

orator de' Fiorentini

hozi stato a

Palazo

per

quel eh' io intendo; e credo che ben


dissi
,

si gli

acordasse
le altre

le

parole ch'io

secundo bavera
se di

visto

V. Exc. per

nica portate per el Rosso: saper io,

mie de domio ver dal papa o ver da Sua


menlione
;

Magnificenlia

noi haveranno facto


,

come penso

che
zia

sii,

per pi rispecti.
Italia si
;

Le cose de
bon tempo

vedono

in

pezor termini di quel che fossero

e non

schiopare, o in tutto

pu andar molto in longo che la convien minare o acconciarsi. La andata de M. Fran-

280

DOCUMENTI
papa
et

Cesco Arzentino, camerero del


position,

datario

$opra
fosse

la

comVene-

bench

dimostrasse
,

che per altro non

che pel

veschoato de
tiani

Cremona

pure essendo dal papa mandato,


,

et da'

recevuto
essi

cum
,

qualche bona diraonstratione

et ristrengendosi
;

cum
tura

pi volte

ha parturito gran suspectione


altri
,

e Corsi stata

causa de inducere Franciosi a far


i

pensieri
di

facendo per a ven-

Vcneliani a essi intendere

et pi
tai

quello

che

gli

fosse

exposto nomine pontificis; et


aliena pericula cautum.

cum
de

artigli

peschano quae faciunt

Monsignor
R.
S.

Reverendissimo

Napoli

et

il

compar

vostro

Praxedis,

San Zorzi

Pavia, el Reverendo
,

Monsignor Phi-

Jimberto et
V. Exc.
,

Monsignor Grasis de Castello


Monsignor Abate de
l

se

raccomandano a
,

et

Sancto

Gregorio

confortando

quella a conservarsi per s et per

bisogni de nostri et tutta Italia.


io
,

M. Federico Crivello
gli

me

ha astriclo eh'
di

scriva

a V. Exc.
si

che

homo

da ben et servitor

V. Exc.

a la qual

raccomanda,
:

offerendosi al combattere

cum

chi volesse dir al contrario

et di

questo M. Hieronymo

Mirandula

entra

sicurt

et dice
,

che se

V.

non mi risponde sopra ci qualche parolelta el si doler di papa che non vi ho vogliuto servire. S che prego quella non mi lassi correr in questa contumacia. A la Exc. V. mi racS.

me

al

comando

quae foelix valeat.


lllustr.

Romae 21
, ,

Aprilis 1506.

E.

D. D.

Servulus

Do. Hieronymus Eremita.

LI.

Il

Duca

(f

Urbino al Marchese di Mantova.


li

Da

Urbino

21 Agosto 1506.

Illustrissimo et Excellentssimo

domino cognato
io

et frater
,

honor.
si

La Exc. V. deve sapere


rasonato
di N. S.
di

che da alchuni mesi in qua


di

poi che
la

far
la

l'

impresa

Bologna

ho proposto a
per esser

Santit
in

che

prefata

V. Exc. seria

optimo instrumento
;

ma-

negiar

et

governare questa expeditione


de l'arme,
la
s

lei

expertis-

sima
de
la

in el mesliero

et

per essere benissimo disposta


di

persona sua. Donde

Beatitudine

N. S.
,

si

risoluto di
lei

adoprare omnino V. Exc. in questa impresa

come

veder per

uno breve che

si

li

manda

a posta. Et perch la sopradicta Beati-

DOCUMENTI

281

ludiue mi impone ch*io scriva a V. Exc, che debbia Iransferirsi qui ad Urbino per consultar cura sua Santit quello che sera expedienle; la prego et astringo a voler venire omnino incontinente , et operar

che Sua Santit ne riporti satisfactione

et io

ne habia honor

di

haver proposta V. Exc.

La prefata Santit mi
over
s
iij

significa volersi ritrovare in Perusia al


;

ij

del

mese proximo

et poi venirsene a la volta di


el
la

Urbino:
qui

che V. Exc. poter anticipar

viaggio suo

et ritrovarse

cum comodit,

avante che gionga

sopradicta Beatitudine. Urbini,

24 Augusti 1506.
Frater el

Dux

Urbini

(1)

manu

propria.

LII.

Isabella al

Marchese di Mantova suo marito.


li

Da Mantova,

14 Novembre

1506.

Illustrissimo signor mio.

Gran piacere ho ricevuto intendendo


de N.
S. in

r ordine de

la solenne intrala

Bologna
le

(2)

qual tanto
in-

distintamente
stantis
;

me

ha

scritto

la

Ex. V. per
dove

due sue de 11

ma maggiore
al
la

ho preso, intendendo che per questo


;

la sera

expedita
derio,

presto suo ritorno a casa

la aspetto

cum
,

desiio

dopo che
l.

condictione del tempo non


li

ha

permisso eh'

venghi
sali

Ho

havuto

qualro ducati del novo stampo

et dispenli

secundo l'ordine suo; ringraciandola


si

summamenle de

svisi

datemi. Subito che


ditto
,

beb

la

prima

lettera che parlava


li

de lo interterra

qual da N.

S.

era stalo levato,


;

Religiosi de questa
a

cominciarono ad celebrare
bale Benlivoglio
(3)
,

et

havendo facto intendere


,

M. Hanila

qual se ritrova a Revere

quello

che

mi

spodestato da Cesare Borgia del ducato (1) Guidobaldo di Montefeltre d'Urbino, lo riebbe nel 1504 da Giulio li, il quale procur eh' egli adottasse
,

Maria della Rovere col diritto di successione. Esso GuiGioan Paolo Baglloni a cedere Perugia all'istesso Papa, pot ancora persuadere il Pontefice ad eleggere Francesco Gonzaga come capo della spedizione contro Bologna. (2) Abbandonato dal Francesi, fu costretto C^ovanni Bentivoglio a cedere Bologna al Pontefice, il quale alli 11 di Novembre fece solenne entrata In
a figliuolo Francesco
,

dobaldo poi, che avea persuaso

quella citt.
(3)
Il

Guicciardini afferma
i

che Giovanni Bentivoglio, con Ginevra Sforza


,

sua moglie e

quattro suoi
II.

figliuoli

si

ritirarono sul Milanese

la

presente

Ap. Voi.

36

282
tocchava circa
el

DOCUMENTI
favor dato a conservare le cose de casa sua;. mi
,

ha resposto che ben cognoscono l'obligo hano a V. Ex.

et

che

la

deba
in
(|

in

oome suo

ringratiare et pregare ad continuare in haverli


,

bona prolectione

per non essergli rimasta altra


la
,

speranza

che

nella de la S. V.

bona gratia della


il

quale

me raccomando
in

insieme

cum

Federico

qual procede

di

bene

meglio.

Man-

luac, 14 Novembris 1506.

Obsequens consors
LUI.

Isabella.

//

Conte Alessandro Triulzio al Marchese di Mantova.

Da

Casolengo

li

6 Febbrajo 1508.

Illustrissimo et excellentissimo
in

domino observandissimo. Per


el

fare

parte del debito mio,

m' parso mandar


sono
,

presente latore, mio

servitore, per farli sapere le nove sono venute poi la partita del ca-

vallaro di quella

quali
;

che

'1

Re
,

de'

Romani ogni bora


il

augmenta

le

sue genti
il

et per questo
le
,

in questa mattina,

signor
,

Conte ha inviato

capitane de

fanterie
di

ad

monte Bertonico
tutti)

accioch, venendo gente in grosso

maniera (come credono


et tutti

non
laria

si

potesse tenire
,

il

predetto monte, habia ad retirare la

fan-

qua

dove sera

lo signor

Conte

insuma

si

retirorano

nel borgo di

qua

in

Verona
la

et

ad questo effeclo domane se incoil

minciar ad retirare
taneo de
la

gente d'arme insieme; et

predetto capi-

fantaria se transferir insino ad Rovere per

admonire
,

quelli capi di fanti

che

vedendo gran numero


tene che venga
tenire
li

di

gente

si

voleno

relirare ne la roccha di Rovere.


Il

predetto Re de'
si

oic

non

pensa pi

Romani si di qua de

pasagi

cum ma

tale

sforzo,

solo de riti-

lettera invece ne avvisa ctie ci non era avvenuto almeno di tulli trovandosi Annibale accollo e protetto dal Marcliese di Mantova quegli stesso che combattuto aveva per tor loro il dominio. Che anzi siccome il Papa minacciato cos pare che , per aveva le censure ecclesiastiche contro ai Benlivoglio Mantovani sopportare gli effetti del pontiaverneli accolti avessero dovuto e dagli storici ficio interdetto: cosa non avvertila neppure dai cronisti pot il detto Annibale, insieme ad Ermes patrii. Pi tardi, cio nel ISII suo fratello, riacquistare Bologna dove furono ricevuti dal popolo con grande
; ; , ,
,

festa.

. ,

DOCUMENTI
rarsi pi

283
borgo
di

quiolamente che
alla

sia possibile nel predetto


,

Ve-

rona

et
,

prima nova che vera


borgo
li

che
bora

il

predetto

Ke

si

spinga

inantc

quale se expecla de bora


(1).
il

in

senza fallo se retirerano

nel predetto

A
de
la

Rovere
Preda
,

sono venuto

(olo del

Disposto {Dispoto),

il

signor
del
,

ad domandar pasagio
,

al potest

de

la terra
;

nome

Re
li

de'

Romani

per andar ala sua incoronacione

minacciandoli

se
il

era dinegato
,

metterli a fogo et sangue. Gli stato risposto per

potest

non poterlo fare senza speciale commissione de


al

la Illustris-

sima Signoria.
Per queste nove parso
signor Conte eh' io scriva a monsi-

gnor Gran Maestro

se volia spingere verso


,

Parmesana cum qualche


secondo
al
li

bon numero

de' cavalli et fanti


li

accioch

sucessi

se

possano pigliar

consilii.

Et anchora parso
S. volesse essere

predetto

signor
allogiar

Conte, eh' io scrivessi a V.


la zente francesa

contenta de
,

pi vicina a Mantua sia possibile


;

per pi sicuretirare

rezza de diete genti

et

maxime

per haversi

noi ad

nel
S.
.
.

dicto borgo di Verona.

Imper mi parso scrivere questa a V.


li

acci, essendo advertita del tutto, faccia quello

pare espediente.

la

S.

V.

me

riccomando. Casolengi, die 6 Februarii 1508.

Servi tor

Alexander Triultius comes.

LIV.
Stazio Godio al Marchese di Mantova.
li

Da

Roma,

18 Febbrajo 1513.
signor mio

Illustrissimo et excellentissimo

colendissimo.

Heri

sera venne la febre al Papa, et questa notte l'ha tanto molestato,


(1>

Volendo MassimiiiaDO Imperatore calare in


all'

Italia

per soccorrere
questi

Fiorentini, o meglio per togliere Milano ai

Francesi; ed avendo negato


pei

Veneziani
sforzarli
:

esercito imperiale
i

il

passaggio

loro stati;

intese a

sciallo

Francesi mandarono il signor di Sciamonte ed il mareperloch Gloan Giacomo Triulzio ad ajutare la repubblica Veneta la quale pot cosi operare che a' 30 Aprile fu costretto Mtssimiliano di calare ad un accordo di tregua. Di li a poco per, collegatlsl la Francia e l'Impero con molti potentati Italiani (fra cui io stesso Marchese di Mantova), volsero le armi contro ai Veneziani medesimi; quali patirono perci gravi danni, e sostennero una lotta che dur varii anni.
; ,

284
ch'el ha perso
la

DOCUMENTI
mit di
la

vita, el tutto hogi


la

ha perso pi: de

modo che
proximo
fatto
;

si

ha corno certa

morte

et credesi
(1).

non passer
li

lun

in flne el si

ha per spazato
le

Hozi

Cardinali hano

congregatione per far provisione a

cose:

hanno ordinato metter


,

settecento fanti a la guardia dil Paiatio e di Borgo

cum

la

guardia

hanno fatto capitanio il signor Nicol de la Rovere; bench li capilanei Guido, M. Baptista et quel de Svizzeri se havevano offerti al signor Federico (2) di volerlo dimandar per capitanio. Hano mandato li Cardinali a dimandare il Duca de
de
li

cavalli legieri

et

Urbino
bisogna
il

cum
;

genti d'
li

arme. Non

lo farano entrare in

Roma,

se
,

non
per

perch
la

Colonesi hano mandato a dire al Colegio


,

Vescovo de
gli

Valle
(3)

li

vogliono essere

obbedienti

medesima-

mente
Il

Ursini
si

Papa

confessato,
dil

hano mandato a dire per il Vescovo di Nicosia. ma non comunicato questa notte stanno
:

a la guardia

Papa due
(4)
;

frati

di Araceli
el
il

ogni uno attende a sai-

varse con le robbe


in Paiatio
:

anchor

signor Federico non sa se star

farassi
,

quanto vorr

Cardinale

di

Mantua.
,

Baso

li

piedi di

V. Ex.

et

humilmente me raccomando. Romae

18 Fe-

bruarii 1513.
D. V. Ex.

Schiavo fidelissimo

Statio.

(1)

braio
la

Lo stesso Federico Gonzaga scriveva da Roma a suo padre, 1513: Questa notte, che venendo il luni ad hore x
,

a'

et

20 Febmezza,

di N. S. papa lulio secondo passato da questa vita presente chiamato da N. S. Dio a vita eterna . (2) Federico Gonzaga fu mandato da suo padre, il Marchese di Mantova, a Roma, raccomandandolo al Papa, che lo fece alloggiare nel suo palazzo. Federico contava allora tredici anni e quivi forse era stalo spedito con intendimento di viepi affezionarlo al ponteflce. Una tale circostanza non fu

Santit

nell'altra,

avvertita, per quanto sappiamo, da nessuno scrittore.


(3)

Giovanni Giordano Orsini era marito a madonna Felice

figliuola

di

Giulio II.
(4)

Bench

si

temesse che,

alla

morte

del

Papa,

Roma

venisse turbata

da mutazioni e

dissidi!, nulla di sinistro

accadde per

in tale occasione.

DOCUMENTI
LV.

285

Agostino Gonzaga accompagna al Marchese di Mantova la seguente

convenzione stipulata dal Papa.

Da Roma^
,

li

10 Agosto 1516.

Essendo N.
de

S.

desideroso di satisfare a la Ex. del signor

Maret

chese de Manina in
la
,

ludo quello che possi


;

salvo

1'

honore suo

Sede Aposlolica

sar contento che Francesco Maria de Ro-

vere

quondam Duca
,

d'

Urbino

(1)

possi slare liberamente in ogni


,

loco del dominio di


star sieno inlerdecli

esso signor Marchese

senza che

li

luoghi dove

li

homini

che

converseranno

con epso

Francesco Maria incorrino in


pene.

excomunicatione o altra censura


,

Dumodo
Che
si

dia bone caulioni

per
le

la

somma

di

40 millia ducali
:

d'oro, di observare inviolabilmente


I."

infrascripte conditioni

obblighi declo Francesco Maria

et sui fideiussori, che

non uscir

del

dominio del signor Marchese

licentia de la Santit di N. S. o sui

Mantua senza expressa casuccessori Romani Pontefici


di
,

nonice entranti.
il."

Che

lui, n altri per lui

terr pratica
,

alcuna con alcun

principe de dignit imperiale o regale

o con alcun altro potentato


terr pratica alcuna con al-

o signore.
HI.*'

Che n

lui

n
,

altri

per lui

cuna persona seculare


del ducato d'
altra citt
,

ecclesiastica o regulare de le
di

Terre o luoghi
,

Urbino o
,

Pesaro

Sinigaglia o

Sora

d'

alcuna

terra
si

castello o loco egli teneva et possedeva per in-

sno al d che
IV.

parli

da Pesaro.
altri

Che n

lui,

n
,

per lui, terr pratica con alcuno che


la

fusse ribelle di N. S.
stolica
,

o de

Santa Maire Ecclesia o Sede Apo,

n prester loro consigli


a
le

adjuto o favore.
,

E quando

sopradicle condictoni contravenisse

ne babbi ad

essere judice Io auditore de la

Camera.

(1)
(

Leon X, succeduto

papa Giulio, con certi prelesti tolse


al

lo

stato di

rbino a Francesco Maria della Rovere, e lo diede a godere

suo nipote

Lorenzo de* Medici.


riruggivasi presso
di stipolare col

Biblioteca di

signore colla moglie sua Elenora Gonzaga Marchese di Mantova il quale con grande stento ottenne Papa la presente convenzione, che manoscritta si trova nella Mantova.
,

V infelice

il

286

DOCUMENTI
Che dccto Francesco Maria
e sui fldejussori
et in
,

si

habino ad

obli-

gare in ampliori forma Carrier ae


ducati d'oro; la qual

solidum

qualunque

di loro,

a la obscrvantia de le supradicte cose


si

sotto la

pena decta de kO mila


,

possi exigere, ogni excessione rimossa

se-

condo
che
le
il

le

obbligationi in forma

Camerae, ogni
,

et

qualunque

volta

supradiclo Francesco Maria

altri

per lui contravenisse a

decle condictioni; et tante volte


,

si

possi exigere,

quante volle

si

contravenisse

rimanendo ferma

la soradicla obligatioue.

LVI.

Gulielmo Malaspina al Marchese di Mantova.

di

Lt 21 Agosto 151C.

Illustrssimo et excellentissimo signore honorandissimo.

La

S.

V.

per questa mia intender

come

beri sera

M.

Lautrech disse aver


il

havuto nova

che V apontamento era concluso fra


Cattolico
;

simo
la

et

il

Ke

con promissione
,

di ajutarsi

1'

Re Cristianisun 1' altro a


Sogionse

conservatione di cadauna cosa


li

quale da loro posseduta cos di


loco
di l.

qua da

monti
il

ancora, che

come ancho in ogni altro prefato Re Catolico havea fato


,

alcuni capitoli per la


,

Maest Cesarea
se in questo

in liberiate della quale restato

che infra un mese

possi intrare in tale

apontamento
si
;

(1).
,

Con

li

prediti capitoli , che,

mezzo Verona

perde

sera suo danno. Altra part-

Gularit

non ho ancora inteso

per alegreza tirorno alchune

boto

de artelaria.

La S. V. intender ancora, come il campo non mosso altrali quali hano mente exceto circha tre millia cinquecento fanti mandato a Santa Lucia ad alogiare [et credo vi andar qualche gente d' arme anchora) a li quali fanti m' ditto che M. Andrea Griti ha promisso dui Gorini cadauno, per disponerli ad andare
, ,
:

contro Verona

(2)

et

con questa

regata

tirarvi

ancora

li

altri.

(1)

Trattavasi infatti di pace in Brusselles fra Massimiliano Cesare, Fran,

cesco re di Francia

e Carlo re di Spagna

ma non venne
,

conclusa

r Imperadore discese in Italia con forte esercito

avviandosi verso
il

onde Milano
; ;

ed

il

Re

dei Francesi

mantenne
di

il

nascosto disegno di conquistare

Reame

di Napoli. (2)
la

Per quella nuova


,

Francia

viepi concitavansi
il

pace che stata sarebbe conclusa fra r Impero e deVeneziani , gi collegati ai Francesi
i ,

siderando sollecito

riacquisto della citl di Verona; e perci

Andrea

Grittl

DOCUMENTI
Hozi dicono dee jongcrc de
l'altra

287
,

monicione

et

irnano piantare l'artelaria. Et questo quanto a le nove del


Vitro
di

non mi ocorrc

se

non che humilmcntc

in

dimane poi disecampo. bona gratia sua


.

continuo

me

raccomando.

Dal

Campo
,

Regio, 21 Augusto 1516.

Di V. S. Illus.

Servitore

Gulielmo Malaspina.

LVIl.
Baldassarre Castiglione al Marchese di Mantova
li

(1).

Da Roma,

26 Gennajo 1521.
nella virt della

Illustrissimo signor mio. V. Exc. far excusata

pratica la tardit di questa nostra expeditione:


eh' el fine sar

ma

quella

sii

sicura
,

bono e presto

e quelli che la avvisano altramente


delli

restaranno ingannati. L avvisi

fanti spagnoli

che vengono
scritta.

iji

qua

sono vari

ma

la

verit quella
si

che

li

ho
pi

Et genti
:

d'armi del Reame non


papa volesse
sono.
di
,

moveno puntone capitano alcuno


vicini

sei

gli

Spagnoli sarebbono hormai

che non
le

da credere ch'el papa volesse adesso pi presto


di

forze

Spagna che

Pranza

che questo non sarebbe


;

altro che

monon

trarsi

inimico di Pranza alla scoperta

il

che V. Exc. credo


persone non
si

creder mai. Li pensieri intrinsechi de


gi vedere
(2)
:

le

possono
infinite
il

ma
il

io dir

bene

per molte conjecture et


alla impresa contra

ragioni, che, se
di

papa potesse darsi


potrebbe fare,

Duca

Ferrara

(3),

la

e forse

non

la [aria:

ma

dir ancor

rona

i quali assediarono Vepoterono prendere, perch valorosamente difesa da Marc'Anlonio Colonna, che era agli stipendli del Re dei Romani.
,

legalo veneto, faceva di grandi pronoesse ai soldati:

ma non

la

ai 3 di Aprile del 1519 successo era nel domimorte del padre poco prima accaduta. infatti grande simulatore tratt col Re di Francia con apparenza di amico, istigandolo a togliere Napoli all' Imperadore Carlo e a firne un dono al proprio fratello Giuliano de' Medici. Ma vedendo di non poter tenere l' intento si collegava coir Imperatore per scacciare Francesi fuori .r Italia. (Vedi Appendice deWArchivio Storico, Tomo I pag.293 e seg.). (3) Le parole sottosegnate, neh' originale ono scritte con cifre, a cui sn(1)

Federico Gonzaga, che


,

nio di

Mantova (2) Leon X

per

la
,

prapposta

si

legge

la

spiegazione

quale noi riferiamo. Le imprese a cui ar-

dentemenle mirava dar mano Leon


toglier

erano

di

riacquistar

Parma

e di

Ferrara ad Alfonso
la

d'

Este

e gi slava presso a riuscire in quest' ulti-

ma

quando

morte,

in sul finir di quell'anno,

tronc

le fila

de'suoi ambiziosi

288
questo
,

DOCUMENTI
che non
si

la

pu

fare

se volesse

e molte cose

si

possono
il

dire che non


li

possono scrivere:

ma

faccia

pur
il

il

Duca che
:

babbi buone gambe, che in questo consiste


,

tutto

e Dio sa

s'/

papa gliene facesse la istanzia come andrebbe la cosa; ma ben il Duca mostra molta difjUdentia; la quale non so come sia a proposito, perch al papa pare segno di mala volunt e che a lui se dia
,

(fualche infamia;
niente. Altro
volle.

ma
26

V. Exc. veder che questi toni reuscirano in


le

non dir, se non che baso


alli

mani de V. Exc. mille

Roma

di

Gennaio

MDXXI.

D. V. Excel.
Fidelis servitor, Bald. Castiglione.

LVIIl.

taldassarc Castiglione al Marchese di Mantova.


nel

Da Roma,

Dicembre J521.
che V. Exc. tenga

(1)

11

parer

di

Monsignor Reverendissimo
,

si

vivala pratica de' Venetiani


tore
l
:

facendola manegiare dal suo ambascia-

di tal

modo, che
e

lui

non mostri haver commissione alcuna


gli

da V.

Exc,
la
l

medesimamente, dove
il

occorre, usi parole che


;

dimostrino bona servit verso

Cristianissimo

ma
;

non perh, che


respondendo a
,

para che

voglia

staccarse

per adesso di qua

quella, che

ne parlerano o scriverano prudentemente


,

come

1'

ha

fatto in sino a qui: poi

secundo
di

il

successo del pontificato, la potr

governarsi. Io non

manco

tutto quello in poter

mio, e giorno

e notte, acci che Monsignor Reverendissimo di

Mantua pervenga a
pi a proposito
e

questo supremo grado; et bone parlato con quanti Signori sono in


questa corte
,

di

quel

modo che mi
,

parso

bench
(le
li

io sapia

poco in ogni cosa, pure per haver qualche pratica


crederei
,

Signori di questa corte

se fusse stato in conclave,

haver potuto fare a Sua Signoria Reverendissima qualche servitio

(1)

Questa lettera scritta tutta

in cifra

e dal Castiglione fu diretta al


i

Marchese Federico Gonzaga. Da questa rilevansi g' intrighi ed maneggi occorsi nella elezione del nuovo pontefice, ne' quali aveva pigliala la parie sua il Cardinale Gonzaga e forse per tanta divisione degli aninai accadde che la
:

tiara toccasse

ad Adriano Fiorenzi
Castiglione ai 3

da Carlo

V come
,

governatore dei regni

che allora trova vasi In Biscaja , speditovi di Spagna. Su questo stesso argodel

mento

scrisse

il

Gennajo

1522

e tale lettera fu posta in


I, pag.

islampa da Pieranlonio Serassi (Padova 1769, Tom,

51

).

DOCUMENTI
imporlaiilc
nislro
de' Medici lia di
;

289
li

ma

se

Dio vor eh'


al

ci

sia

uon

bisognar altro

ini-

Circha

pontificalo.
li

Monsignor Kcvercudissimo
sono scoperli molli nemici,
eh' el signor Pro-

molli amici; pur se

e Ira

li li

altri

il

Cardinale Colonna

ci inlendesi

spero

ha scritta una lellera secretamente, dove lo prega et astringe


il

ad far ogni opra contro

Cardinale de' Medici

il

che a

me

pare

pure unn sorte de ingratitudine. A quello baso

le

mani.

Castiglione.

LIX.
// Segretario della

Marchesa

Isabella dt Este
li

Gadio.

Da Mantova,

Gonzaga a Stazio 26 Dicembre 1521.

M.

Statio. Io mostrai alla Illustrissima

madama quanto me
di xviij

ha-

vete scrino per doi vostre lettere in zifra,

una

Taltra di xxj,

venule per quasi in un tempo medesimo. S. Exc. era anche stata


avisata in gran

parte dal signor


i

Federico
et

per

mezo
ha

del Zelalo

de

la pratica
il

che fanno

Francesi,

desiderio che mostrano di ac-

conciar

Signor nostro col

Cristianissimo.

Ella

grandissimo

piacere, vedendo lo Signor suo figliolo esser eslimato et cercato da


tante bande e da cos gran potcntali
,

che segno che

la virt et

grandezza sua conosciuta, et


stalo suo
;

la

importanlia

de

la

persona et
e
titoli

el

conosce che non mai per mancarli

partiti

honorevolissirai.
tica

di

meno lauda
la

che

S.

Exc. non

entri in pra-

alcuna, finch#Ia non vede

crealione del novo papa: perch


il

quello sera che dar juilicio alle acliani nostre. Et se

nostro Dio

ce concede gratia ch'el sia a nostro proposito, et tale che se possi

perseverare comodamente nel servitio de

la

Chiesa. Lauderia eh' el


altri, et

non cercasse n accettasse novo partito con


se
'1

maximamente

stato della Chiesa sera contrario et inimico a


lo

Pranza

cum

la

unione de

Imperio, come stalo


la

in

questo tempo; perch da


;

credere che

Chiesa babbi a restar vittoriosa

el

quando anche
,

non
tata

vi

fosse cos eerta

speranza

di
la

vittoria eontra

Franza

c' da

considerare che in ogni evento


,

Chiesa sole sempre esser rispetel

ctiam quando

la

non vince:

pere

S.

Exc. reputa che

l'ap-

poggio ecclesiastico

sia

sempre
il

il

pi sicuro per questo stalo. L' e

ben vero, che (}uando


hav(sse a sperare

futuro papa fosso tale che da lui non se

n
Il

la

condotta n

titolo et

proteelione che

Ap. Voi.

37

290

DOCUMENTI
il

havea da papa Leone; seria da cercare novi partiti: et per


ha ad esser quello che ce consigli
,

tempo

et

non sera troppo longo. Mavoglia,

dama
la
il

pensa bene che, sia qual papa

si

Thabbi ad estimar

assai la

persona del Signore, per


;

li

novi meriti di

Sua Signoria con


Chiesa
detto

Chiesa

et

per essersi

conosciuto quanto importa alla

Marchese
il

di

Mantua
,

(1).

Questo quanto
l'

circa

parer suo

il

che scrivo secondo


la

dato de comissione del Signor nostro, in

madama ordine che me havete cui bona gratia me racme ha

comando. Mantuae

26 Decembris 1521.

LX.
Angelo Germanello al Marchese di Mantova.
li

Da Roma,

17 Dicembre 1522.

Illustrissime

Domine; cum humlissima comendatone. Questa


al

mattima

io

ho parlato

papa

et supplicatoli se voglia

degnare

far

provvisione di qualche parte del stipendio de la V.

Exc,
;

adeffectum

possa mantenere

le

sue genti de armi. La S. Santit


,

volerlo fare volontieri

perch V.

Exc.
;

el

merita
li

me ha resposto ma che de le

entrate de

Roma non
la

ci

sono denari

che
la

fa

colgere de fora in

lo stalo ecclesiastico; et che, subilo

seran collecti, ne far mandar

bona parte ad

V.

Exc, dimonstrando

Sua Santit

in questo

ha ver bon animo ad exequirlo et satisfar a quella El papa mollo intento ad questa impresa de Arimine, perch
el

signor Pandolfo
la

(2)

pare che

sia

molto vario,
;

et

ha demonstrato

voler venire ad
sia

obedientia del papa

et

anchora perch non se


bandiere de
Chiesa,
la

mosso,

se dubita

non

sia

fomentato da qualche potentato se-

cretamente; imo s' diclo


Hi Contina
sotto
il

in

Roma
di

che ha elevale

le

infatti

il

Marchese

Mantova a servire
i

alla

quale, collegata all'Irapero, combatteva

Francesi.

Federico Gonzaga,
lega
,

comando

di

Prospero Colonna
inimici
,

capitano generale della


il

difese

Pavia contro

gli assalti

ed obblig

danno; lo che al campo francese fu furono date al Gonzaga per questa impresa
N.

Lautrec a ritirarsi con grave cagiono di maggiori sventure. Lodi molte


nella
,

lettera del

Castiglione

di

stampate dal Serassi nel T. 1 pag. 28. (2) Pandolfo Malatesta , incalzalo dal Duca Valentino , cedette la signoria Rimini ai Veneziani; al quali fu poi levata da Giulio II. Il dello Pandolfo,
,

XXI

fra quelle

dopo

la

ma

gi nel

morie di Leon 1522 gli fu

tolto

pervenne ad impossessarsi da Adriano VI.

dell'

antico suo slato

DOCUMENTI

291
fanti

san Marco, bench no se creda. Li tre milia anchora in la Marcha l'altro d, per andare a
existima ch'el

spagnoli erano

la dieta

impresa. Se

papa

la

far fare, se diclo

signore
li

Pandolfo

non
el

venera ad

la

obedienlia

(bencli

la

Sua

Santit

habia poco

modo

al

spendere); et s' judicato da molli esser stato troppo presto

ad pigliar una simile impresa, maxime contra subditi, che ne poteria haver poco honore. Pur, succedendo se faccia dieta impresa,
la

V. Exc. sera recercata et advisala da

la
,

Sua
el

Santit.

Le cose de
andavano ad
li

la

peste se son
in

renovate

vadono pejo che non

d passati:

modo che
in

se

exlima che ad prima-

vera habia da far gran male. Li Francesi danno

nome

Koma

el

re de Francia volere per


,

omne modo
sua pi de

presto far la impresa de Italia


sei milia

et che sono ad la corte


(1).

Italiani

li

quali sollicitano questa provincia


(2)
,

El Cardinale de
del

Me

...

venuto ad abitare ad una vigna

comendatore de san Spirito

poco lontano dal Palazzo


el

per

haver comodit da negoziar con

papa

et

vada et

manda

spesso

da

la

per esserli tale

Sua Santit, bench habia la sua famiglia mal in ordine , tolte le robbe da Don Ioanne Emanuele in la riBasio
la

vera de Ferrara. Altro non occurre.

mano bumilmente

ad

la V.

Exc. Romae
D.
111.

die

27 Decembris 1522.
Angelus derma nellus.

D.

Hamilis servus

LXL
//

Duca

di

Ferrara a sua sorella Isabella Gonzaga.


li

Da

Reggio

30 Settembre 1523.

Illustrissima et Excellentissima domina.

mia de hoggi havor


Dio
,

inleso

La S. V. per come questa mattina per


,

un' altra
gralia di
la

hebbi a palli e per accordio

la

cittadella
'1

de Reggio,
si

quale

io era

per aver a forza

in

poche ore, se

castellano non

rendeva.

Pensava infalli il Re Francesco di calare in Ilnlia per riacquistare Milano; ma cerli dissidii inlesllni provocali da Carlo Duca di Borbone, glielo impedirono; e solo mand a(i*cfTetlo il suo proposilo nell'an(1)
lo slato di
,

no 1523.
(2) Il

Cardinale Giulio de' Medici

il

quale nel 1523 fu elelto Papa, col

nome

di

Clemente VII.

292
Hora
al
le significo
il

DOCUMENTI
che tutto
il

contado
(1); et

et territorio d
il

questa cittadc

tornato sotto

mio governo

conte Ludovico Rangone


et
si

quale papa Leone haveva donato Montecchio,

trovava hora

quivi dentro con

una compagnia
io

di fanti,
il

ha risposto al trombetta,

ch'io haveva mandato a domandare

loco e la roccha, che per

obbedire a quanto

comandar
il

et

che domattina vognir a me.

Mi parso comunicar
cere
,

tutto a

V. S., perch so che bavera pia-

essendo suo ogni mio bene.


di

Appresso desidero

sapere

se io potrei
et

mandare suso per

il

Po

fino a Brexello

qualche artiglieria
;

munitione, col pi secreto

modo che
a V.

fusse possibile

et

per mando questo cavallaro a posta


significhi
la

S., et la

priego che
Regii
,

mi

sua voluntade:

et a lei

me raccomando.

30 Septembris 1523.
Frater et servitor
Alfonsus de Ferrarla.

LXIL
Estratti delle relazioni date da Francesco Gonzaga
del
,

ambasciatore

Marchese

di

Mantova a Roma

neir anno 1526.

26 Giulio 1526.
Nel ragionamento che ho hauto con Nostro Signore, Sua Santit

me

ha detto che, da un canto, certo era che


il

ella

haveria havuto

gratissimo

cavalcar del Signore a questa impresa; perch sapeva


la presentia

che giovamento haveria fatto

de S. Excellenlia in quelli

exerciti, oltre lo accrescimento delle genti

che seria venuto con


canto
,

la

persona

di quella.

...

tuttavia

dall' altro

che

io

sapeva

anche

il

respetto

voler ricercare
ricolo
(1)
,

che havea fatto andar ritenuta Sua Santit di Sua Eccellenza, per non metterla noi manifesto peella

di

che tante volte

ne avea parlato
Duca
di

(2).

Crealo Papa Adriano VI

Ferrara mand

In

Ispagna un

suo ambasciatore a ricliiederlo di speciale protezione- Ed il nuovo Pontefice infatti annull le sentenze contro lui pronunciate da Leon X , e gli promise la prima delle quali riacquist solamente la restituzione di Modena e Reggio
;

nell'anno 1327
(2)

seconda gi nel 1523 , come si vede da questa lettera. Federico Gonzaga, bencli fosse ai servigj del Papa, nondimeno, do;

la

vendo combattere r Imperadore cerc ogni scusa per esimersi dal debito suo; adducendo a ragione che, sendo lo stato suo un feudo injperiale correr
,
,

poteva pericolo

di

restarne spodestato.

DOCUMENTI
6 Novembre 1526.
Subito recevQie
le

293

lettere

de

27

et

28

del passalo,

andai a
il

Nostro Signore per far intendere a Sua Santit quanto havea detto
conte Lodovico da Lodrone al Signore, circa
la

venuta a Bolzano de

40 capitani,

alli

2 del presente expediti per


il

Italia, quali

subito alia volta di Milano; e cossi lessi


Santit, aciocch la sapesse
dal predetto conte tal nova
,

capitulo proprio a

vernano Sua

il

Signore havcr hauto in gran segreto


et

che

la

ne havesse ad far conserva.

Essa rengratia senza Gne Sua Eccellenza, havendo hauto molto caro
tale aviso; et
si

dicendo

che anche per altra via


,

1'

havea inteso che


sapeva

faceva preparalione de ditta venuta


,

ma non

che

li

capitani havessero ad essere tanti

et

che havessero ad redursi a

Bolzano

et quasi

che ella non crede che se avesse potuto far tale


alli
,

expeditione, che
tutto potr essere

dui del mese fossero a Bolzano; pur dice che

et

che

se

aspettarla

qualche altro adviso in

conGrmatione o

in significatione del vero (1),

quando
il

sia

altramente.
farli re-

N pi
sistentia

oltra
,

Sua Santit
che

me ha
la

detto circa

proveder de
replica

parendomi

aspetter

altra

per maggior

chiarezza. Delle cose di Spagna la non havea altro;

ma

dipoi

che

ho parlato seco,

ci

son lettere dei 26 del passato che dicono che

Tarmata era
vela
:

air ordine, et che gi l'Imperatore gli havea


,

manfar

dato sopra cento milia ducati


il

et

che altro

non restava

che

che seria

fatto

senza

fallo al principio di
,

Novembre. La

opinione mia fondata sopra qualche ragione


qui non debba far altro processo.

che questo exercito


ruinati

(>rto che

Colonesi

(2)

hano ad

restar

et

non se

poterla dir quanto universalmente regni questo

desiderio; et non

(li

Per

la

pace stipulata

in

Madrid

ai

17 Gennajo

1326
i

fra

il

Re

di

Francia e l'Imperadore, ne conseguiva, che questi avesse un pieno potere Veneziani, sopra l'Italia. Di ci si dolsero il Papa ed quali riuscirono a
i

collegarsi alla Francia

Papa che concordemente si mossero a far la guerra all' Impero. Dalla Germania Carlo V mandava intanto in Italia poderosissimo esercito, comandalo da Giorgio Frundsperg e dalla Spagna un'armata diretta dal Vicer Lanoja per cui il Papa
,

ai Fiorentini

allo Sforza

ed

al

ed

collegali Irovaronsi
(2)

afflilti

da perturbazioni gravissime.
,

bre 152<)

ai 20 Sellemarmi, cosi che il Papa dovette seco loro calare ad accordi da Inni' ira fu preso Clemente VII, che, non mantenendo tolse la dignit cardinalizia a Pompeo Copalli promessi lonna, fece atterrare le case che Colonnesi avevano in Roma, e comand
,

Dopo che Vespasiano ed Ascanio Colonna ottennero


d'

improvvisamente sorprendere Roia


;

coli'

294

DOCUMENTI
auctorit che lo procarano

mancano persone de qua de


nstantia; ella ruina sera

cam

ogni

dubio che le

usque ad ultimum exterminium : che non terre che verano sotto la dedilion del ponteGce sein
li

rano ruinale

fin

fundamenti

et

similmente

le case

qui de

Roma

bench de

sancto Apostolo non so ancora

come
bolla
,

sera.

La

privation dei cardinal CoIona sera et presto, secondo se judica;et


gi se ne parla
;

et forsi

a questa

hora

fatta la

credesi

primo concistoro, che sera mercord proximo se ne habbia pur per la nova de questa armata la cosa potria dififea parlar
che
al
;

rirsi

anchora qualche

d.

Philippo

Strozza posto nei castello di

Napoli. Questi movimenti porgono suspilione non mediocre a questi

Imperiali, da

li

quali, per quanto


si

si

comprende,

et in

specie per

don Ugo

(1)

non

per

mancar
il

di

favorir et protegcre essi Co-

lonesi totis viribus: et questo sera el principio de la guerra de qua.


Il

Conte Guido Rangone

el

Cardinal suo fratello stano molto mal

contenti, parendoli che dal canto de


stituto
,

qua esso conte


Il

sia lassato de-

non valendosi della persona sua.

Cardinale mi ha usato

parole di mala salisfactione circa questo, et pare che attribuischi


la

causa a male relation! del Guizzardino.


Dell'accordo del signor Duca di Ferrara
si

pi lontani che
il

mai. Si inteso che

'1

Cristianissimo ha
il

mandato

Conte Ugo
,

di

Napoli a Ferrara ad offerire


farli

capitaneato della lega al Duca


lo

et

instantia

che Sua Eccellenza


,

pare che habbia resposto che


col

quando

debba accettare: alla quale fossero assettate le cose sue


che Sua Maest faccia
(2).

Papa

lo accettaria

et

che ogni

volta

questa opera, non mancar de far quanto sia in piacere di quella

a Paolo
tova,

vitelli di
lo

danneggiare

le terre
,

che costoro tenevano

fuori.

Su questo

proposito

stesso Francesco
ai
,

scriveva
altro

26

Gonzaga ambasciatore del Marchese di ManNovenabre 1526: In la Impresa contro Colonesi


lo
le

non
Si

si fa

slandose

exercito del papa cos senza far molle faccende.


terre loro; in specie

ruinalo el abbrusato
,

hanno rulnalo funditusSe-

ch'era un bellissimo palazzo: quello che succeder, Dio sa. Gran trepidalione, secondo intendo, se ha In Roma; dubilandose, se le cose cesaree prosperassero che Roma non slesse a periculo d' andar a sacco. Dio

nazano

ci ajut
(1)

.
,

Don Ugo Moncada


i

reggente allora del regno d Napoli, segretamente


il

favoriva
(2)

Colonnesi contro

Papa.

Clemente VII, odiatore del Duca d'Esle, non aveva voluto mai rendergli Modena, ed anzi pensava a lrgli ancora Ferrara quando stretto da gravi necessit, propose al Duca alcuni palli onorevoli, purch egli si unisse
;
,

DOCUMENTI
Il

296

Cristianissimo afferma de volere venire in Italia al principio

deir anno

proximo futuro
il

con numero de 50 milia persone


S.

per
;

andar contro

Turco. N.
,

desidera sopra
d'

modo

tale

venuta

et
,

secundo intendo

non

se

manca

ogni opera per questi de

qua

acciocch ne segua lo

effetto.

5 Dicembre 1526. Sua Santit mi disse iiaver haulo la nova dal signor Guicciaril qual de la era l in Mantua dino et da M. Kabriel Cesano
, ,

morte del signor Gio. de Medici

(1)

et se
la

ne dolia molto teneraperdita

mente

dimostrando haver assai molesta


le

sua

dicendo

che ancorch osso havcsse de

qualit
di

non laudabili, che pur


comendalione; che non
et di molta suf-

anche era dotato


si

di

qualche parte degna


fussc valente, di

pu negare che non


cose de
si

gran core,

ficientia in le

la

guerra.

Da Modena
data.
Il

ha aviso che quella terra sta molto bene guar;

conte Guido Rangone signlGca che non ha dubio alcuno


il

apresentiseh pur
logna.
nita.

campo quando

si

voglia. Il simile

si

ha da Bo-

Parma anche, secondo


il

se intende, sta ben fortiGcata et for-

Se dubita pi de Piasenza, ogni volta che questi Lanzenecchi

adrizzassero

camin

loro a quella

via.

Qui

si
;

parla

variamente

di quello che essi Lanzenecchi habiano a fare

alcuni dicono che

verranno

in

Toscana
;

altri

che andaranno a congiungersi con lo

esercito de Milano

altri

pensano che Modena non passar molto


de

che se dar

ma non

passar molto che se potr dar vero juditio


fare.

di quello eh' el pensier loro sia

seco in lega.

Ma

V Estense
lui

che tenuto aveva

di gi

buone pratiche
mandogli

coli'

Impe:

radore
,

e che da

anzi era slato eletto a Capitan Generale delle armi italo stesso

liane che avrebbero dovuto combattere Venir troppo tarda quella profferta.
fi)

Papa

in risposta

vanni de' Medici

Combattendo l'esercito Imperiale a Borgoforte, rimase ferito Gioche guerreggiava pel Papa; e trasportalo in Mantova, quivi
,

mori; come
tova:

rilevasi

da questa rozza memoria fallane sul Necrologio

di

Man-

Die veneris,

uUimo
,

die

Novembris 1526. lUmo. Sig. Zovani di Medi Medecii


,

decii chapitanii de la Santit de


foni,

papa demento
iV.

in centrata gri:

morlus
.

est

ex febera
,

el

per esere ferii in Una anos

fuit infirmo

per die 4

etatis

30 ,

et fuil

gamba da uno archobosio reseg la gamba dal zenogio

in iosio

296

DOCUMENTI
LXIII.

//

Marchese di Mantova a Francesco Gonzaga


a Roma,

Da Mantova,

suo ambasciatore

li

10 Dicembre 1526.

A M. Francesco
de Mantova.

orator da parie de Sua Eccellenza

al

Marchese

10 Dicembre 1526.

M. Francesco. Heri dino havessirno una de


di

sera lardi, con


li

una

liltera

de M. Guicciar-

Eccellentissimi Signori Otto de la Pratica


di

Fiorenza

per

la

quale ne ricercano a cavalcare in servitio

quella illustrissima Repubblica,

come vederete per

la copia

che ve

mandamo
circa
il

de essa

litlera et

missione.

Ha verno
inslanlia

la vostra

de 3 del

presente, per la quale ne scrivete ad

di

Nostro Signore
a

medesimo cavalcar
che quando
il

a Fiorenza.

Respondemo per homo


:

posta che parlar a bocca in excusation nostra

a voi in risposta

dicemo

servitio de

la
,

persona

nostra havesse a
la

giovar a N. S. et

a' signori

Fiorentini

senza pericolo de
la

ruina
;

nostra et di cascar de le

nostre

ragioni con

Maest Cesarea

non solamente in Toscana,


et

ma

cavalcaressimo volontiera olir monti


et ce

mare,

et in

capo del mondo;

reputeressimo beato, quando

ne accadesse far un honorevolo factione a salisfactione de Sua Santit.

Ma

recordandone noi quanto amorevolmente Sua Beatitudine

ha sempre reservato, etiam


ce ne potesse seguir

cum

pericolo della vita, in


la

li

grandis-

simi dissegni suoi di non ricercar


la djsgratia

persona nostra a cavalcar dove

dell'

Imperatore (come

voi tante

volte ne havcte scritto per parole proprie di

Sua
,

Santit)

ne par de
la

suplicar umilmente a suoi piedi

(et

cos farete)

che non
il

voglia
;

havorci

manco
et

respeclo de quello che ha hauto per


al pericolo a cui la

passato

et

non ce voglia exporrc


exporre (1):
et stalo in

non

ci

ha jamai voluto

tanto pi, per et respelto che ne ha hauto fin qui,


le

tempo che
i

forze de lo Imperator in Italia

non erano

Cronisti non abbiano accennalo che ii Marcliese di Mantova (l) Bencli quali unitamente al Papa n stalo fosse richiesto a Capilano dai Fiorentini, movevano guerra all' Impero n interposte avesse certe pratiche per esimersi tutto dal prestare per verun conto l'opera sua a combattere l' Imperadore ci si rileva per da questa e da altre lettere scritte da Francesco Gonzaga.
i
,

DOCUMENTI
Sua Maest
grandissimo
in

297

nel vigor ci prosperit che sono d'ora: anzi la pocha forza ch'avea

qua, era
la

restretta in

Milano,

et la

slava in dubbio
:

che

non potesse soccorerle a tempo


li

et bora

se

vede quanto siano ampliate et per

Lancechenechi venuti nuovaquali successi seria

mente,

et

per V armata

scoperti in favor di

di mare, Sua Maest

et in

per quelli di Italia che se sono


li

pur un
al

metterne

in

sua manifesta disgrazia


,

et periculo di

ruina

(1)

Fra tanto
miglior
di

noi ce

excuseremo con

quelli signori Fiorentini


il

modo che potremo: ma sapemo che

rispetto e T autorit
;

di far quello officio

Sua Santit sar quello che acquieter il tutto dignandose ella che speramo in la benignit sua per V amor
,

che sempre ne ha mostrato, per

lo

quale non havemo mai


lei.

in questi

tempi turbolenti tanta speranza se non in

LXIV.
Ferrante Gonzaga alla Marchesa Isabella Estense sua madre.

Da

Castiglione di Arezzo

li

18 Settembre 1529.

Illustrissima et Eccellentissima signora

mia

et

Marchesa obseriiij

vandissima.
feci

Con

tutto ci

che non siano


Vostra, in

pi che

giorni eh* io

reverentia

alla Eccellenza

resposta delle sue con-

dutte per
le dia

M. Salvato de Agubio; non restar che con questa non


essere
et

novo aviso del mio bon


Cortona
;

de' prosperi

successi di

questo invittissimo exercilo, in poder del quale nuovamente venuta


la citt di
,

uno

de' buoni

membri che havesse


hiersera
,

la

repubet spia-

blica fiorentina

alla

quale essendo stato tre giorni intorno,


, ,

nato buon pezzo della muraglia

prima che representashavendola


il
il

simo

battaglia
(2)

si

rese

a discretione

non

signor

Principe

voluta pigliare con altra condictione;


s

quale nondimeno
,

ha voluto che

la

robba come

le

persone siano salve

excetto

le

(1)

Gl'Imperiali e

gli

Spagnaoli

ed

altri collegati Italiani,

ramente procedettero
uba.
(2)

In quella

intrapresa,

tanto prospeche nel Maggio dell'anno 1527


l'infelice
citt

viltoriosamente entrarono in

Roma, ponendo
il

sacco ed a

Ferrante Gonzaga serviva sotto


dell'

comjllido del
fu

Principe
in

d'

Oranges
,

generale
to

esercito cesareo
il

e poich questi

ucciso

battaglia

egli

slesso assunse

supremo comando
II.

delle truppe Imperiali, e tratt ai 12

go-

1530

dei patti di accordo coi Fiorentini.

Ap. Voi.

38

298
genti di guerra;
et
le

DOCUMENTI
quali ha fatte questa mattina privar de
et poste in
,

l'

arme
ai

non d'altra cosa,


di

libert

le
,

quali

ascendevano

numero
poder
dutti

500

fanti

et

molto buona gente

et la terra lassata in

de' Comisarj de la Santit di N. S. Siamo questa sera conqua a Castiglione Aretino il quale sta abandonato, con proposito di condurci dimani a la expugnatione di Arezzo; se non che
,

la terra si

mandata a rendere
,

havendola abandonala
,

la

gente

che ve era
di

che erano
(2).

xij

bandiere

che marchiaremo a

la volta

Fiorenza

Et

perch Vostra Eccellenza sappia


arriva al

le forze

del

nostro exercilo,

la fanteria italiana

numero
et

di

9000,

l'ale-

mana

a 4000, et la spagnola a

2000; lance 40,


la

650

cavalli leg-

gieri, gente fiorita et

molto

volunterosa.

Et in buona

gratia di

Vostra Eccellenza

di

core mi raccomando,
,

cui Eccellentissima
si

persona N. S. Iddio conservi

come per

lei

pi

desidera. Dal feli

licissimo exercito Cesareo appresso Castiglion Aretino,

18

di Set-

tembre del

MDXXIX.

D. V. Exc.

Servitor et obbedientissimo figliolo. Ferrando Gonzaga.

DOCUMENTI CHE CONCERNONO LE RELAZIONI DEI LETTERATI CON


BELLA DA ESTB
,

ISA-

O COI MARCHESI

DI

MANTOVA

ED ALTRI FAMI-

GLIARI INTERESSI DELLA SIGNORA. DAL 1495 AL 1532.

LXV.
Antonio
de' Conti al

Marchese
il

di

Mantova.

Da

Mantova,

26 Agosto 1495.

Illustrissime atque Excellentissime princeps, salve. Nelli passati

zorni visitai Vostra illustrissima Signoria con miei latini et vulgari


versi
,

nelli

quali

cumulatamente

ricontai

li

gloriosi et

magnanimi

(1)

Clemente VII, ardendo


,

di

volont che Firenze tornasse sotto al do-

minio de' Medici


fervorosa naente
Assisi
,

29 Giugno 1529, spinse tanto armi contro alla patria che vinte Macerata , Montefalco, Cortona ed Arezzo pervenne nell' Ottobre a porre il campo presso
fatta lega coir Iraperadore ai
le
,
,

Firenze.

DOCUMENTI
l'adi coiitra el

25^
miranda
virt, pre-

ro de' Galli et suoexercito; con

stantissimo ingegno, el incxtimabile forza, experti, operati et conseguiti, per la

comune

salute et liberatione de Italia

la

cui fama

et gloria da epsi barbari quasi obscurata et deperdita, con

immor-

tale

memoria

et

laude (deposto ogni periculo) impavito, audacemente,


Idcirco

in

perpetuo havete vendicata.

ho aspectato

cum summo

desiderio sentire quanto diete

meae lucubrationes a Vostra EccellenSignoria siano stale grate, el le commendalione del magnifico tissima M. Hieronimo Lipomano per me a quella facte. Fui sempre in ogni tempo devotissimo servitore de la prestantissima et generosa casa da Gonzaga et de suoi famosissimi principi ma al presente tempo con pi ardente amore benivoienlia et observatione sono disposto ad ogni servit, commodit et exaltalione de la prelibala Vostra la quale humilmenle prego se degni pormi illustrissima Signoria
;

nel

numero

de' suoi fidelissimi servidori, etalli presenti nostri bi,

sogni, che certo grandissimi sono


adjuto porga.

suaque sola clementia

supplico
Vale,
7

la

quale viribus omnibus meis


et

me commendo.
Mantuae
,

princpum splendor ,
Septembris Salutis

Dii perpetuo

te

fortunent*

KaL

humanae anno

1495.

Fidelis servitor, Anlonius de Comilibus

Palavus Comes

eques.

LXVI.
Giacomo Filippo Faella alla Marchesa Isabella Estense Gonzaga, Da Cazzano li 10 Settembre 1499.
,

illustrissima et Eccellentissima

Essendo venuto
vendo

il

cum

se la

Domina mia observand issima. Tebaldeo qui a piacere per qualche zorno et hamedalia de la Eccellenza Vostra, mi venne fantasia
,

de farne un sonetto;

et

fallo che l'hebbi,

il

Tebaldeo

me

exhort

mandarlo
degna
di

a la Kccellenza

Vostra

et

parendomi che non

fosse cosa
in-

quella, non lo volea fare:

ma

lui

me
;

ha facto tanta

stanlia, che

mi stato forza mandarlo. Diche la Eccellenza Vostra acusar lui et non me de questa prcsujpptione et se V opra sar trista, come gli (1), bavera rispeclo al loco agresto ov' stnto
Perch
sonetto veramente opera irto, l'abbiamo omesso.

(1)

il

300

DOCUMENTI
di

composto. Et a quella ex corde mi raccomando. Cazani, a

10 Sc-

plembris 1498.
E.
lllustris. D.

V.

Servilor, lacobus Philippus Faeiia

Veronensis.

LXVII.
Isabella d' Este al Marchese di

(1)

Mantova suo marito.

Da Ferrara

li

29 Gennajo 1502.

Illustrissimo signor mio. El signor


venuto a la

mio patre hozi doppo disnarc


la

camera

mia per mettere ordine a


el

intrata de la

sposa:
et

el

qual verr in questo modo. Marti,

signor

Don Alphonso
dove
la

mi anderemo

cum

poche persone in nave fino a iVlalalbergo, per


al

incontrarla et accompagnarla

Casale del signor Alberto


,

star la nocte. Nui retornaremo a casa

et
al

conduremoci
mercori
,

io et

duchessa de Urbino,
pagnia a
la

la

quale ritornare poi

a fare

com-

sposa.

Madonna Lucretia
la

Bentivolia,

cum

parte de queste
restar

zentildonne, andar a levarla, et seguitarla ne

la intrata: io

cum
sera
,

el resto

ad expectarla a

scala de corte.

Vero , che per


ritornar a corte.

veder la intrata

andar a

la

casa de la gabella; et passata che la


el bello
,

perch

la

circumdar

de Ferrara
el signor
le

Posto che havessimo questi ordini

dusse a veder

la sala

dove se farano

mio patre me concomedie la quale longa


,

pedi cento quarantasei et larga quarantasei. Dal canto de la piaza

sono

facti

li

gradi, et cossi da
le

li li

capi

che sono tredici,


;

cum due
in raezo,

trameze per dividere


et
li

done da

homini
li

le

done starano

homini da ogni canto;

el cielo et

gradi sono coperti de pani


,

verdi, rossi et bianchi.

Da

l'altro

canto

cio

all'

incontro de' gradi,

e facta una

murata de legname, merlala a


le altre

fogia de

muro

de cita,

(1)

Questa lettera e

segnate col N.' LXVII I

LXIX, LXX, LXXI,


che
si

LXXII,
presso
la

LXXni

LXXIV, sono
di

trascritte dagli originali


{*).

conservano

Real Biblioteca

Mantova

C) Di queste medesime lettere debbe avere avuto una esattissima copia l'ingenuo e verace cronista Maria Sanuto. Esse furono in gran parte pubblicate nei Ragguagli sulla vita e sulle opere di Marin Sanuto del benemerito inglese Rawdon Brown negli anni 1837-38 in Venezia e ci vengono molto in acconcio per determinare col confronto la buona lezione (1. G.}.
,

DOCUMENTI
alla

301
le

quanto un

homo

sopra

gli

sono

case de

le

comedie
vi

che

sono sei, non avantagiate dal consueto.


circa cinque millia persone
;

Stimasi
forestieri

che

starano
li

ma prima
li

li

occuparano

gradi

se loro rester

sera de

gentilhomeni ferraresi. Nel ciclo

de

la

sala

sono cinque arme:


,

la

papale in mezo, a
Estense
,

man

dritta del

re di Pranza

a sinistra la

ducale

la

dritta la

Borgia

et Estense insieme, a sinistra

Tarma

vecchia de la casa, cio l'aquila

meza negra
mo' se
ne

Li travi del sollaro sono ancbora


li

far

gli ho visto degno di noticia. deligname, cossi nudi: non scio coprirano altramente. De quanto altro veder a la giornata, partecipe V. E. Grande pompa de vestimenti et cadene

meza bianca

n altro

d'oro se apparecchia da questi zentilhomeni a regatta;


tutto le

ma

sopra

done sfogiarano ultra misura.


giorni

Questi dui

non sono partita da casa, per

la

visitatione

m*
la

stata fata

da zentilhomeni et zentildone. Questa sera andaremo

a cena a casa de M. Hercule Strozo. Per quelli che retornano

cum
,

mandato cinquecento ostrege a Vostra Eccellenza le quali goder per mio amore et in sua bona gratia me racomando, pregandola vogli basare cento volte el mio puttino, per mio respecto.
:

nave ho

Ferrariae

29 lanuarii 1502.
Consors
Isabella.

Exc. V.
,

LXVIU.
Isabella d' Est e al

Marchese
il

di

Mantova suo marito.

Da Ferrara,

Febbrajo 1502.

Illustrissimo signor mio. Passate le quatordeci bore

intrai

in

nave questa matina, cio in


insieme
mente.

la

barcha del signor Don


et

Alphonso,
sola-

cum Don
A
la

lulio et

li

zentilhomeni

zentildone mie
,

Torre de

la fossa

smontai de barcha

et intrai in

uno

burchio; et andassimo quasi fino a Malalbergo, prima che incontrassimo la sposa la qual era in una nave cum li signori Don
,

Ferrando

et

Don Sigismondo,

et

alcun
la
io

altri
;

pochi;
et

et

eravi

la

Duchessa de Urbino.
el la

Acostassino
furia
li
,

n^ve
andai

factoce

reverentia

Tuna a T altra cum alegra


bench
el

in la

sua
ne

cum M. Laura
aviassimo
, ;

Signora solamente. Facti


bucintoretto
fusse

abrazamenti,

et

l,

non

gli

parse intrarli

per

non

, ,

302
perder tempo. Circa
fossa
in
,

DOCUMENTI
Je vinlitr

hore giongessimo a

la

Torre de

la

dove era

el

signor

mio patre che ne expectava suso


et

la ripa
l'ossa,

pede. Li baleslrerii a cavallo erano lutti a la Ala dreto la

vestiti

a livree de biancho
la corte era

rosso,
;

de
el

numero scptantacinque.
quale
,

Tutta

cum
,

el

signore

smontata
;

che

fu
lei

M. Lucrelia de nave
volse bassare la

la

prese per

mane

et bassolla

ma prima

mane

a S.

Ex.

bench facesse
dove erano

resistenlia. Intrasli

simo poi

in lo

bucintoro grande

tutti

ambassatori
in

quali venero abasso a loccharli la mane.

Ne assetassimo
et

questo

modo:

la

sposa in mezzo a

1'

ambassatore Francese
al

Venetiano;
Venetiano

r altro Venetiano era apresso


qual era apresso a
bino
fra

Francese, lo

fra

el

la

sposa

e lo Fiorentino.
el

La Duchessa de UrEl signor

questo el lo Senese
il

Luchese

gli

era presso.
,

mio patre cum


de diverse cose
linguazo
nui altre
,

signor

Duca Alphonso erano de sopra

ragionando

et pigliando
,

spasso de doi Alochesi, o siano nel nostro


;

buffoni

quali in rima Spagnola adulavano la sposa

et

cum uno
in

grande gridare

giongessimo
sono
di
,

le

vintiquatro

hore

al

Casale del signor Alberto

cum

trombe

et artigliane.

Accompagnatala
la

camara
,

partissimo

tutti

et io tolsi in caretta
,

Duchessa de Urbino
,

et la

condusi al suo alogiamenlo

qual

quello del Vntimilia

sopra

la logia.

De

la statura

de

Madama
cum

Lucretia

non

scrivo,

sapendo che
,

V. S. r ha veduta. Lo habito suo era una veste d' oro tiralo


lezato de raso cremesino,
le

gal-

una sbernia sopra,


fodrata de zebeliiio
:

manighe de camisa a la castiliana; schiapata tutta da uno canto de razo morelo,


ei petto
:

scoperto

cum

la

camisa schiapata in

mezo
lenza

a la fogia sua

al collo

uno vezo de perle grosse cum uno


perla in pero sotto: la testa senza

balasso pendente foralo,

cum una
(1).

cum una sohuGa

d'oro

M. Lucrelia Benlivolia
la

cum

grandissimo numero de zenlildone


Fuli apresenlala
,

recolse

su l'arzine de Po.
,

per

il

senescalco

de don Alphonso
ferrarese, vestite

M. Theodora per compagna, et dodece donzelle la camora de raso cremesino et robbone de veluto
,

(1)11

Sanulo aggiunge:

vesta de veluto verde carica di passatori d'oro;

fodrato di lupi cervieri; in testa


cerchiello d'oro
,

havea una scrivente ( la uno robone de veluto negro havea uno scuflolto d'oro; al fronte uno

La Marchesana

ma

e al collo uno cerchietto d'oro, con diamanti dentro. MadaDuchessa de Urbino era vestita de una veste de veluto negro carica de
,

ziffre d'

oro

DOCUMENTI
negro, fodralo de agnelli negri
coperta de brocato d'oro,
;

303
non se
,

familia de homini
gli

gli

an-

chora deputata. Cinque carrette

sono deputate

fra

quale una

cum quatro cavali bianchi da 50 ducati l'uno; una de veluto morello, cum quatro cavali morelli, tutti molto belli et tre coperte de raso morello cum cavali de altro diverso
;

pelo.
stato

Non ho nominalo don Alphonso in la sera al Bcntivoglio, come scrissi


Ferrara
patre.
sta
:

lo incontro,

perch l'era

tina ritornato a

ma

Ex., ritrovosse poi a la Torre de


a V.

et questa

mat-

la fossa

col signor

mio

La Duchessa de Urbino

molto bene,
,

et gallante

et

insieme
el

cum me

se

raccomanda a V. E.

et
,

pregamola

voglia

basare

puttino de nostro amore. Ferrariae

primo Februarii 1502.


Consors, Isabella.

Ex. V.

LXIX.
Isabella (f Este al

Marchese
,

di

Mantova suo marito.

Da Ferrara

li

2 Febbrajo 1502.
hozi ha

Illustrissimo signor mio. L'ordine de la intrata quale


facta questa illustrissima sposa
,

et

quanto digno de adviso ho nosi

talo, sera descripto per

me

pi ordinatamente che

potr.

Prima

de un pezo vennero

li

seltantacinque balestrerii a cavallo del signor

mio patre cum


,

saglioni tutti a livrea de


vestiti.

pano biaucho

el rosso,

cum

Ire capi

diversamente

Seguitarono poi ottanta trombette, fra


,

quali erano sei del


di

Duca

di

Romagna
di

vestili

de uno saglione, mezo

brocato d'oro, et l'altro mezo

raso morello et biancho; vinli

tiquatro tra piffari et tromboni. Dreto erano


ferraresi senza

cortesani et nobili

ordine,
,

fra quali

furono contale settanta calhene

quali
cati

sotto sopra
,

non sono de mancho pretio de cinquecento duottocento


,

r una

per essergline parecchie de


: i

mille

et

fine

milc et duccnto ducati

quali seguitava la comitiva de la Duchessa

de Urbino, vestila di negro raso, et veluto.


al

Lo

signor

Don Alphonso,
di
:

paro

cum M.
,

Hanibale Bentivolio, serrava questo squadrone. La


bnjo, fornito

Signoria Sua era sopra uno cavalo grossp

veluto

morello

guarnito de gran pezi

d'

oro lavoralo de relevo

in dosso

havea uno saglione de voluto bereltino, tutto coperto de scaglia d'oro baluto; nel quale, col fornimenlo del cavalo, dicono esservi

304
sei

DOCUMENTI
una beretta
di veluto
;

millia ducati. In testa havea

negro

cum

stringhe d' oro batute,


zachini di
piccoli
di
,

cum penne
;

bianche dentro

in

gamba, burquatro

sumacho berettino
,

a la stafa

havea otto

stafieri,

cio puttini
d'

et

quatro grandi,
,

brochato

oro et veluto morello

cum zuppone a la franciosa cum calze de pano morello et


:

incarnato. Dopo, andava la comitiva de la sposa

fra la

quale erano
d'

dece chioppe [coppie) de Spagnoli

cum

saglii di

brocato

oro

et di

veluto negro schietto (1): tra tutti loro sono dodice cathene d'oro

non molto grandi


el

quali farano parangone a quelli de la


li

compadal
,

gnia mia. Succedevano

Episcopi
quello
li

cio

el
,

Vescovo de Hadria
et

Vescovo de Comachio
gli

di

Cervia

dui
a

mandati
dui
:

Papa. Apresso

erano

ambassatori

acopiati

cio

il

Luchese

et

uno Senese,

l'altro Senese et lo Fiorentino,

li

due Ve-

netiani vestiti de manti longhi de raso cremesino, fodrati di pancie:


li

quattro ambassatori

Romani cum manti


li

longhi de brocato d'oro,


sei

foderali de raso cremesino. Dreto


li

quali erano

tamburini et

dos Aloches

(2),
il

vestiti

di

brocato d'oro et raso


di

di diversi colori.

La

sposa sotto

baldachino

raso cremesino portato da doctori;

nanti la quale era menato a


natogli dal signore
d'
,

mano uno

cavalo leardo grosso, do-

guarnito di veluto cremesino


,

cum

certi

ricami

oro

(3)

otto stafleri suoi


li

cum

saglioni de raso morello et giallo

et calze de

medemi
,

colori. Lei cavalcava

una mula morella guar-

nita de veluto

tutto coperto d'oro tirato,

cum
de

certi chiodetti

d'oro

batuto, che una

bellissima et

richa

cosa.

Indosso
tela d'

havea
oro
,

una
raso

camera cum raanighe larghe a


morello intersecato a oro tiralo rizzo
de armellini
, ,

la francesa
:

et

liste

insieme
,

sopra havea una sbernia


,

de

et

uno canto fodrata medesimamente erano foderate le maniche de la


alto e basso

tutta aperta da

vesta. Al collo,

uno vezo de diamanti


di

et rubini
,

qual fu de

la

bona
vezo
vestili

memoria li mand

di
il

Madama
signor

Ferrara
a

in testa

la

scuGa de zoglie che

mio patre

Roma,

insieme

cum

quello

senza lenza. Sei camerieri de don Alphonso la aredenavano,

(1) a

Con

tabarri sopra di veluto fodrati di brochato; alcuni altri

erano

vestiti d valuto
(2) Il

(3)

Il
;

negro schietto.... Sanuto. Sanuto due Lachei . Sanuto sul quale intr la sposa
: : ,

fin

dentro del

ponte
;

di

Castel

Tedaldo ma smarrito dalli schioppi quasi ec da otto sol stafieri che vestiano sajonl
,

la
;

gett a terra

ma

sostenuta

rimont sopra una mula mo-

rella

ec. .

, , ,

DOCUMENTI
diversamente
,

30o
al

ma

tutti

cura cathena grande


la

collo.

Di fuori dal
la

baldachino, lo ambassatorc francese solo

accompagnava. Orcio,

duchessa de Urbino
era a

et lo signore

mio patre, apparo.

La duchessa
di astrologia;

man

dritta,

sopra una mula morella fornita de veluto negro,


signor Duca

tempestata de certi trini d'oro battuto, che sono signi


al colo

un vezo

di perle,

in lesta

una scufia d'oro.


di

Il

havea sotto un cavalo morello guarnito

veluto negro, cura uno

rubone
et

cio D.

in dosso di veluto morello. Seguivano poi due zenlildone Hieronyma Borgia et una Ursina, vestite de veluto negro, dreto li era madonna Adriana vidua, vecchia, parente del papa.

N
la

altre

donne

gli

erano a cavalo. Madonna Lucretia Benlivolia (ne

caretta coperta di brocato d'oro),


la

cum

duodeci altre carette piene


,

de zentildone de

sposa

ferrarese et bolognese
la

la seguitavano.

Dreto, erano conducte due mule pur de

sposa, fornite de veluto


lavorato:

negro guarnito de argento batuto

diversamente

muli

rinquantasei coperti di pano morello et gialo, et dodici coperti di


raso morello col giallo. Alcuni archi,
a la Excellentia

com

per altre mie ho scripto


la

Vostra, sono per

li

cantoni dove

passava;
:

cum
per

certe

rapresentationi

che

non meritano commemoratione


bore giunse suso
le la

non
(love

se n' tenuto conto. Ale vinliqualro

piaza,

hcbbe spectaculo de duj che descesero gioso de


torre di Rigobello in terra
;

corde:

uno

da

la
la

l'altro

da

la

[oretta del palazzo


la

de

Ragione

(1).

la scala

de

la

corte, io
(2).

cum

comitiva mia

molte zentildone ferraresi, la recolsi


il

Li balestrerii rapirono

baldachino;

li

staferi

del
:

signor mio patre et don Alphonso

contesero per bavere la mula

ma

Analmente
,

quelli

de don Al-

phonso
la

la

obtenero.

Da
,

li

ambassatori
,

el

signor

Don Alphonso

mi et tutto el resto fu accompagnata per la sala grande a le camere ducali quale sono apparate de li apdove stali un pezo paramenti de casa tutti retornassimo a le
duchessa de Urbino
,
:

stantie nostre.

Credo che questa notte se accompagneranno.


s sei ragazzi
,

La sposa ha ben conducto cum


rono

ma non

intro-

cum

lei.

Di quanto allro a

la

giornata suceder, la S. V. ne

Il

e a questa bora
vestila de una

fumo

liberati

li

prigionieri

Diari!

MSS.

del

-mulo.
(2)

rali), con la sua


ni )ra

camora ricamata a pausa de musica (note mumadonna Laura da Gonzaga, che in dosso tiavea una ca,

de brocato d'oro rizzo


Ap.
V(l.

listala

de veluto negro

Diarii

MSS. del Sanuto.

II.

39

306
sar advisala
voler basar
rii
il
;

DOCUMENTI
ci a quella

mio

pultino per

semper mi raccomando, pregandola ad mia parte. Ferrariae 2 Februa,

1502.

Exc. V.
Consors
,

Isabella.

LXX.
Isabella d* Este al

Marchese
li

di

Mantova suo marito.

Da Ferrara,

3 Febbraio 1502.

Illustrissimo signor mio. Per

rendere

conto a
,

la

Excellentia
la

Vostra

di

la
,

giornata de hozi
et se

doppo desnar
in la sala
li

levassimo
,

sposa
tanta

da camera

reducessimo

grande

dove era
:

moltitudine di persone che non


al

reslava loco da ballare

pure

meglio che

si

pot,

si

ball dui balli.


li

Poi

il

signor

mio palre
coa
le

fece la

monslra de

tutti

vestimenti

che
li

intrano in cinque

inedie

a Gne che se conoscesse che


et

vestimenti fussero facli

posta
altre.

che quelli de una comedia non havesseno ad servir


in tutto cento
,

Sono
in

dece, fra homini et done


di

li

habili sono

de cendale
era

et

qualche uno

zambelloto a
il

la

morescha. Inanzi

uno
la

forma de Plauto che recit


la

sogetto di tutte.
il

La prima
la

de Epidico:
quarta
in

secunda
et la

la

Bachide:
la

la

terza

Soldato glorioso;

Asinaria,

quinta

Cassarla, Facto questo, andassimo


di

su
,

l'altra sala, et inanti un'


el

bora

nocte se principi lo Epi;

dico

quale de voci et versi non fa gi bello


li

ma
et

le

moresche

che

fra

atti

furono facte

comparsero molto bene


de' soldati
in

cura grande
a la antiqua
,

galanteria.

de coraze fmcle

La prima morescha fu cura una celala


,
;

vestiti

testa di ferro
et rosse
;

scheneri et

amisi

fincti

in la celata,

penne bianche

uno havea una

maza
tutti

in

mano,

loro stoccho et pugnaletto.

stochi, et

una azza, et lo primo havea le balotte, et Prima cura le maze, poi cum li ultimamente cum li pugnaletti, battendo il tempo, coml'altro
la

batterono:
altri

mila de
et

li

quali

si

lassorono cadere in terra;


,

da

li

furono presi

cacciati inanti

et

come

presoni uscirono de

la

scena.

La seconda

fu de fanti armati de celatoni, gorzarino, corazina,


,

falda et fianchali

cum una

penna in

lesta

el

ronche

in

mano

DOCUMENTI
CURI
le

307
havendo prima facto
,

quali
,

similmente combalicrono
si

la

monstra

come

fu

ad andar a
cos

la

battaglia

col tamburino.

La

tertia fu

una musica
,

trista

che non merita adviso.

La quarta de mori cum dui candelloti impressi in bocha. La quinta et ultima, pur de mori cum face accese in mane
queste feceno bel vedere. Avanti che uscisse
vense fora
la

et

seconda morcscha,

un

altizatore (1), a sono de pifari et piva.


finita
,

quatro bore
. .

de nocte passate fu

et

ognuno and

a cena a casa sua.

Altro non ho per bora digno de adviso, se no che mi recomando

sempre a
basare
il

la

bona gratia de V. E.

pregandola ad non se scordar


,

nostro puttino da

mia

parte. Ferrariae

3 Februarii 1502.

Exc. V.

Gonsors

Isabella.

LXXL
La
stessa Isabella al marito.

Dello

stesso giorno

3 Febbraio 1502.

Illustrissimo signor mio.

Non

voglio negare che la Excellentia


el

Vostra non prendi magior piacere de vedere


d
,

mio

flgliolino ogni

che non facio mi de queste

feste

perch se

fussino

le

pi

belle del

mondo, senza
mi

la
:

presentia de V. S. et del nostro puttino,

non mi poteriano
se recordi de
;

satisfare

ma non

voglio gi credere eh' el non


la ricordasse

che quando mai non se


il

per amore,

or lo debe ricordare per

fastidio gli

dar a basiarlo tante volle;

cossi V. E. se ricordar et dignar basiarlo

qualche volta de pi

per

amor mio.
Questa nocte
el signor
,

Don Alphonso ha dormito cum dona


:

Lucretia sua moglie

senza alcuna ceremonia precedente


,

et

per

quello eh' io ho inteso

ha caminato
di loro.
;

habi parlato
nala,

cum

alchuno

miUa bench anchor non Non gli havemo facta la mattitre


;

come

seriasi ordinato

perche, a dire
la

il

vero, sono pur queste

noze fredde. Spero bene, che

persona et compagnia mia poter


el palio

comparere cum
tori
,

le altre

et

portar
il

a casa fln de' gioca-

havendo
(?)

el

spagnolo anetato
in

juJeo de centocinquanta pesi

d'oro

Raccomandandome
giocoliere.

bona gratia de V. Exc.

(1)

Attegglalore

308

DOCUMENTI
;

Hozi se baller fino a vinliduc bore


media. Ferrariae
,

poi aneleremo ad

una

co-

3 Februarii 1502.

Exc. V.
(^onsors
,

Isabella.

LXXII.
isabella al

Marchese di Mantova suo marito.


li

Da Ferrara

5 Febbraio 1502.

Illustrissimo signor mio. fieri restassimo tutti a le


stre fin a le vintitr bore,

camere notanto a le-

percb dona Lucretia


li

sta

vare et vestirse, che vinccria

occhi a la duchessa de Urbino et

me
si

et

per essere venerd, non se ball.


;

le vinlitr

bore

et

meza
et fa-

principi la comedia de la Bachide


,

quale fu tanto longa


volte
,

stidiosa et senza balli intramezzi

che pi
qui

me

augurai

a
S.

Manina
et Io

dove

me

par mille anni retrovarme


,

per vedere V.
si

mio

figliolino

com per levarmi de

dove non

ha uno

piacere al mondo. La Exc. V. non


ser venuto a queste noze
invidia
,

me
;

habi gi invidia de non es,

eh' io ho pur havesse tempo de poter scrivere de mia mano (1) a V. E., me ne passeria cum manco fastidio. Ma non pi presto son levata, che li signori mei fratelli sono da mi n tutto el d me abandonano ultra il concorso de tutte le zentildone che me cortegiano per non potere vedere dona Lucretia finch la non uscisse in sala. A le cinque bore de nocte cenamo, a le sette et odo andiamo a lecto. Pensi mo' V. E. quanto piacere io sento et habime compassione. Due moresche solamente furono tramezzale. Una de dece homini, fincti nudi, cum un velo a traverso; il capo capillato di stagnolo,

perch sono de tanta fredura

a chi sono remasti a

Mantua

et se

cum
cesi

corni de divicia in

mano
,

cum
quali

quatro dopirolj [doppieri) acnel

dentro

pieni

de vernice

movere de

li

corni se

avampavano. Nanti a questi era uscita una giovene che pass spaventosamente senza sono
(1)
la
,

et

and

in

capo de

la scena. Uscitte poi


di

Queste lettere

ctie noi riferiamo,

sono per scritte

naano

d' Isabella,

quale avr quivi inteso

di parlare delle altre, colle quali la

Marchesa

di

Cotrone rendeva conto al Marchese di Mantova del pi minuti particolari di quelle feste. Add 12 Aprile, Isabella, venendo a Revere, di nuovo si condusse a Mantova.

DOCUMENTI
;

3W

uno dracene ci and per divorarla ma appreso lei era uno homo d'arme a pede che la difese, ci combaltendo col dracone lo prese, lo scet menandolo ligalo, la giovane a brazo cum uno giovene goiava et intorno andavano quelli nudi, ballando et gettando in
,
:

foco quella vernice.

loro, in lesta

La secunda fu de' matti cum una camisa indosso, cum le calze uno scartozo, in mane una vesica schionfa [gonfiata),
la

com
A r

quale balendosi

fecero tristo spettaculo.

La prima morescha
ultima non
gli

uscitte al secondo atto, la

secunda
li

al quarto.

fu se

non sbadacchi

et querelle de

spettatori,

perhocch erano quatro bore et meza. Alcuna nova digna de adviso

me

occorre

se

non che

me raccomando

in

bona gratia de Vostra

Excellentia, et pregola no se scordi basare Federico per

mio amore.
la

Ferrariae, 5 febbruarii 1502.

Non

voglio tacere in
et vestita.

mia commendalione,

eh' io

sempre son

prima levala

Exc. V.

Consors

Isabella.

LXXIII.
Isabella al

Marchese

di
li

Mantova suo marito.


7 Febbraio 1502.

Da Ferrara,

Illustrissimo signor mio.

le

vintiuna bora se condussero in


cavallo
li
;

campo
nalo
el

li

combattenti

fra
la

meza bora montarono a


trombetta
,

et so-

terzo sono de

speronarono
;

cavalli.

Vesi-

no
le

(1)

era dal capo del palazo de la Rasone

il

Bolognese
,

(2),

da

boletle.

Vesino incontr de la lanza nel spallazo


le el

e g Io butt
li

via.

Geltorono

lanze a terra, et comiuciorono ad operar

stocchi.

Vesino invest

cavalo del Bolognese de due gran ferite, una nel


Il

colo l'altra ne la spala.


rolo a quel

Bolognese ruppe

el

suo slocho,

et

opeet

modo prima che


:

se accorgesse; poi tolse la

maza,
et

quella perse anche subito

mise

mano

al

pugnaletto

andava

ollegiando. Vesino lo seguitava animosamente, et andavalo cercando


col slocho in
li

loci

comodi
;

al ferire.

El cavalo del Bolognese anil

dava mancando de lena

el

senza fal Vsino

faceva presone o

(1) (2)

vicino da Imola, ch'era

a' servigi del

Marchese

di

Mantova.

Aldobrandino Piatesi da Bologna.

310

DOCUMENTI
la
,

amazavalo. El signor Duca che se ne havea riservata


fece stacare. El Bolognese

libert,
et

li

non

fece resistentia

alchuna

smont

subilo

Vesino rest a cavalo,


stechato
;

et

cuoi gridi

infiniti

and voltegiando

per

il

le

voci

non cessorono de repctere Turcho. El Bo-

lognese a pochi andava

mostrando
in

il

stoccho

rotto.
,

Insomma
V. E.

la

palma
tender.

nostra. Quello che terminer

il

signore

Io in-

Raccomandome
,

bona gratia de V. E. Ferrariae, 7 FeConsors, Isabella.

bruarii 1502

bora 23.

LXXIV.
Isabella al

Marchese

di
li

Mantova suo marito,


24 Aprile 1503.

Da Ferrara,

Illustrissime princeps

Excellentissime domine consors


ultra ch'io fosse
,

et dovisitata

mine mi observandissime. Heri,


fratelli

non tanto

da zentilhoQini et zentildone in gran numero


quasi al continuo stettero

questi signori

mei
,

cum

mi. Et circa bore xxi


,

la

signora mia cognata vene ala camera mia

et

ragionato per un

pezo de cose piacevole


al tardi, et poi

me

condusse in caretta per Ferrara fino


le stantie

mi tornoe a

mie, accompagnata sempre


quale

da

li

predelti signori. Hogi, volendose far la demonstratione (1) de la


,

Nunciatione

me

ne andai in castello a levare ipsa signora,

la

honorandome sempre, et continuando a demonstrarmi dilectione et amore se conducessimo in Vescovato dove retrovai el signor mio patre, et uno apparato fabricato de legname, di grandissima spesa e assai sumptuosa. Cussi fo dato principio per uno spiritello, quale pronunci lo argomento de la demonstratione narando li propheti
, ,

che parlorono del advenimento de Christo;


uscirono
dicti

et

in

quello

narare,

propheti

li

quali seriatim dixeno la loro prophetia,


sotto

reducti in taciti vulgari. Doppoi Maria, qual era


tello
,

un
un

capi-

levato super coione ad


;

odo

cantoni

cominci pure

alcuni
istante

versi de predicte prophetie


il

et in quello dire, fo aperto in

celo

dove se demonstroe uno in similitudine de Dio patre, quale


,

non

se dicerneva dove posasse


,

cum

angeli intorno

in
,

uno zirare

piano

che a pena se vedeva


in aere

il

reposar loro

di piedi
gli

et

cum

altri

sei anzoli sostenuti

da ferri; e nel mezo

era l'anzolo

(1)

Rappresentazione Sacra.

DOCUMENTI
(iabriel
,

311
;

al

qual quello Deo patrc parloe

et

doppoi questo ordene,


-

descese

cum
li

mirabile arteficio fino ala alleza de la sumit del or,

gano
lumi

quali fermati

se vedete in
li

uno subito acenderc

infiniti

che g cadetero da
li

pedi

e che erano congegnali

razo che

copriva

che in vero
l'

fo

in un una cosa digna da vedere. Et


infiniti

acesi questi

lumi, ultra
teneva,

altri

ch'erano

in lo celo ch'io
,

ho

dicto,

il

discese al basso quello angelo Gabrielo


li

conzegnato

cum

ferri ch'el

quali non se vedevano; in forma


,

eh' ci pa-

reva essere desceso libero in una nuvola

substenuta da uno ferro,


la

con uno solo possare


tornoe

di

pedi.

Et intanto facta

naratione

se ne

vano,

cum li et cum
,

altri

angeli al celo,

cum
facli

canti et soni

che se audili

certi acti

de letura

da quelli

spiritelli,

quali

lenendo torce bianche in


di

mano

se inclinavano in quello substegno


se-

pedi
il

che quasi facevano timore a vederli. Gionti de sopra e


qual
vuolse

rato

celo, fo facti alcuni acti de la visitatione de Sancta Elysa,

bptha et de loseph

per
altro

terra

in

lo

qual

acto se

aperse un altro celo, et


descese
facta de

cum un

bello
la

mirabile

inzegno
esser
il

un anzolo
Ges
;

manifestando

loseph

incarnatione

e detto santo pacificato de quello che

prima
,

dutra-

bitava

et narato quello che


;

V havea hauto

in

visione

per

il

fugare
circa
eh' io

la Vergine Sancta fo dato fine a la festa. La quale duroc due bore e meza assai dilectevole per quelli belli arlificj ho dicto e alchuni altri eh' io prelermelto ma caldo gli fo
,
,

non podio, per


-orano
ilura

el

grandissimo numero de

le

brigale.

Credo che
;

/obia se far la demonstratione dei


,

Maghi
Et
a

Innocenti

secundo
caval-

ne advisar

la

S.

V.

a la quale

mando per questa


quella

uno

cestello de fave fresche.


,

de

continuo

me

raccomando. Ferrariae
E. Illme. et

24 Aprilis 1503.
D. V. Consors deditissima

Exme.
,

Isabella.

LXXV.
Pietro

Bembo

alla

Marchesa
li

Isabella Estense

Gonzaga.

Da

Venezia,

8 Aprile 1505.

Icsus Xptus. Se io non

ho

per

anchora
V. S.

potuto

illustrissima
,

madonna
fatto gi

cos

con

la

fronte fare a

rcverenlia

come

1'

ho

l)on

tempo continuamente

col core; V. E. se

degner im-

312
putarlo parie a
le

DOCUMENTI
mie occupationi che non me
le
1'

hanno concedulo,
suole

parte a la mia disavventura, che


le

pi volte

si

opporre a

cose che io pi desidero. Ben rendo infinite gratie a V. E. che


fatto invitare

m'ha
il

per suo

nome
,

pi fiate al venire a

che io debbo
desiderare,
brieve.

et
di

sommamente come certo fo


,

in ogni

Mantova; tempo cercare senza invito

et

La qual cosa

acci che V. S. mi creda


la

come spero che m'avverr, essersi le mando per


,
,

inesser

Zoan Valero parte de


che ora

mia famiglia

tre giovani

non

pri-

ma

di casa uscitimi

(1); et a la

buona

gratia di V. E. umil-

mente mi raccomando.
Venetia
,

8 Aprile 1505.
Servo
di

V. E.

Pietro

Bembo.

LXXVI.
Aldo Manuzio alla Marchesa Isabella Estense Gonzaga,

Da
Ulma.
Marziale
et

Venezia,

li

23 Maggio 1505.
lettera

Exc. Domina.

Ho

havuto una
in

de

la S.

V.,dovc
;

dice volere tutte le operette


,

mie

membrana,

lo

ho

soli questi

Catullo, Tibullo, Propertio, Petrarca, desligati; et Oratio


ligali et miniati.

cum
sima

luvenale et Persio,
li

Se piace a V. S.
,

Illustris-

mandi
(1).

questi

mei

faccia intendere

che

li

dar a chi quella


far quanto

comandare
tia

De quello ho

a fare per lo avvenire,


lei

V. S. Illma. ha scripto; et a
,

continuo

me

raccomando.
Servus

Vene-

23 Maii 1505.
,

Aldus.

LXXVII.
Pietro

Bembo

alla

Marchesa Isabella Estense Gonzaga.


il

Da
Jesus Christus.

Venezia,

1.

Luglio 1505.

Mando

a V. E.

madonna

et

patrona stimatisusciti

sima mia

dieci sonetti et

due Iramotti alquanto

da

la

loro

(1) (1)

Con

Certamente intende parlare di versi. suddetti altra lettera Aldo le inviava


i

libri,

accennandogliene

il

luvenale et Persio, miniati et ligati insieme, ducati sei, o almanco ducali quattro. - Marliale ducati quatro, o almanco Tibullo Propertio, ducati tre, o almanco due e mezzo. (lucati tre, - Catullo
prezzo cosi:
Oratio et
, ,

Lucano

ducati tre

o almanco due e

mezzo

DOCUMENTI
rogola
;

313
mani
di V. S.

non

j^i

perch meritino
,

essi venire a le
io S.

per

alcuna condilione loro


verso
sii

ma

perch
V.

pure desidero che alcun mio


;

recitalo el cantato da

ricordandomi
felice

con

quanta
;

dolcezza et soavit V. S.

cant quella

sera
le

gli

altrui

et

istimando che nessuna gratia possano ha vere

cose mie maggiore


altri,

che questa. De' quali sonetti alcuni ne sono non avuti qui da
ot gli

tramotti in tutto novi

n pure veduti qui da alcuno. Increla

scerai

che, per avventura, n risponderanno a


,

expectalione

di

V. S.

n
,

al desiderio
si

mio.

Ma

confortomi
;

che se saranno cantati


per

da V.

S.

potranno dire fortunatissimi

n altro bisognar, perch


;

agli ascoltanti piacciano e siano havuti cari

la bella el

vaga
cui

mano,

el la

pura e dolce voce


fne
1.

di

V.

Illma.

Signoria,

la

buona gratia senza alcun


In Venezia
,

mi raccomando.
Luglio 1505.

a d

V. S.

si

degner farmi a

la

mia madama Alda Boiarda racco-

mandamento.
D. V. Illma. Signoria servo, Pietro Bembo.

LXXVIII.
Mario Equicola
alla

Da

Blois

Marchesa Isabella Estense Gonzaga. li 22 Novembre 1505.


,

Illustrissima signora mia.

Ad Vostra Eccellenza me raccomando.


,

De

antiqui scriptori slata usanza trovare materia

per

la

nobilt

et excellentia

de

la

quale

le

loro opere

fossero

slate

immortali.
di

Signora mia

ancora che
,

io

non

sia altro

che intincto
digno

lettere

pure rendo gralie ad Dio


con Vostra Eccellenza
de la quale spero a
auctorit.
li
,

che

me
le

ha

facto

haver

servit
virt
,

mediante

singulari parti et viva


se

miei qualunche scripti

dar et fama et
libro de circa

Con questa ferma speranza ho composto un


di

quaranta carte per interpretatione

nec spe nec

metUj
S. et

facendo

per ludo mentione de quella. Introduco in ditto libro questioni che disputano de
la

dignit de questa sententia


si
,

dove V.
,

Illma. co-

gnosccr

come

discorre per poetica

philosophia

nostra

et

antiqua theologia

appropriando nec spe nec metu ad lucie, lau-

landola supra lucie altre sententie


into

mai
,

diete.
la

Perch son

in pro-

de pubblicarla

et farla
la

in

slampa

supplico

me

conceda
la

liccolia; ci se

prima
11.

vole vedere, nanti la

pubblichi,
40

man-

Ap, Voi.

314

DOCUMENTI
la

dar. Aspeclo, piacendoli, resposla de

sua volunl

certificando,
,

che a
le

li

xxvii quasi finita in altre tante iscriptioni


,

e poi

far

pause. Se altra impresa ha che la arne

me

far

se la

degnar farmela veder pineta


Dat. in Bles,

et

quella

summn gratia me raccomando.

22 Novembre 1505.
Servitor Mario, Equicola.

LXXIX.
7/ signor di

Nesson al Marchese di Mantova.


li

Da Parma,

17 Gennaio 1506.

Illustrissimo et Eccellentssimo
tera de Vostra Eccellenza

mio Signore. Ho riceputa una

let-

insoma [insieme)

cum

cinque carte bianche

uno

sigillo et altre lettere.

Al proposito del caso nostro far quanto

(juclla

me comanda,
li

e viva lieta e sicura de aver lo intento suo,

quando vengono

ocelli a la tesa (1).

Questa mattina

gli

stato

Domine da

la contessa

de Cayazo

ma

no lo ho voluto impaurire,
il

per fare pi bello tracto. Voi saprete per Ambroso

modo

diste-

samente che ho tenuto fin qui. Il signor M. Galeazo e Domenicho del Rizo me hano dicto aver visto il salvoconducto che ha facto
Monsignor
vene
,

il

Gran mastro
;

al

cavalero

ma
il

ci

non obstante

s'

el

el

g restare

e poi se far

com
spia

Re

disponer. Questa
aviser del tuto.

mattina ho dato doi scudi a una

che

me

M. Galeazo stato il mezo a far aver dicto salvoconducto. Segnor mio, non parlate cum nissuno dil fnodo tenuto che non fossi discoperto che subito facta la preda, ne far avisata la Eccellenza Vostra. Li compagni insieme cum
il

Sono accertato come

predetto

meco

se

raccomandano a

li

piedi di quella.

Parma, die 17 lanuarii 1506. De la Illustrissima et Eccellentissima Signoria


et

humilissimo

obediendissimo servulo

Gemetto de Nasson
(l)

francese.

di

Mantova, bene

Questa lettera, il di cui originale si conserva presso la R. Biblioteca ci mostra come il Marchese di Mantova non solamente
pollici

tenesse ambasciatori ed occulti referendari! di negozii


principali d'Italia
,

presso le corti

ed ancora fuori
riuscire a certi
,

come

si

rileva da altre gi riferite );

ma

eziandio,

come per

fini

nascosti,

non

si

vergognasse

di valersi

di spie e di emissari!

munendoli

di segreti

mandati.

DOCUMENTI
LXXX.
Isabella et Este

315

Gonzaga a Giovanni Galeazzo signore


,

di Correggio.

Da Mantova,
Signor Zoan Galeazo.
posilioni dil
gli

li

16 Marzo 1508.

Havemo

inteso

quanto mi ha exposto per


circa le

parte de V. S. lacobo de la Corona suo familiare,

com-

quondam

signor vostro palre


,

(1).

Et perch a boccha
lui
,

havemo
la

risposto a sufBcientia

ne rimettemo a
che scranno
era
stato

diremo, se non che, reviste


che
da ne mandi
il

et corrette

n altro expeteremo
;

libro

che ne
,

intitulato per

il
;

dicto

signor
lei

quondam suo

patre

come
;

V. S. ha visto et confessato

che

haveremo gratissimo offerendone a li beneplaciti suoi de continuo paratissima. Mantuae 16 Martii 1508.
Isabella

Gonzaga.

LXXXI.
Cesare Gonzaga alla Marchesa Isabella Estense Gonzaga.

Da Modena

li

2 Dicembre 1510.

Illustrissima signora mia. Se io volessi dire a Vostra Eccellenza


ci desiderio

grande eh*

io
li

tengo de ottenere una gratia da

lei

la

quale con ogni instantia


la

guerra

et io

ho a domandare; subito che sar fnita et forse seria meglio per anchora scriveria ( sic
)
:

me

che pigliassi questo assunto, che


tanto, la gratia

di

cavalcare a questo tempo.


,

Hora, senza pi dir

che desidero ottenere da V-.E.

(1)

Un
)

lungo carteggio (che ora

si

conserva presso la.R. Biblioteca


il

di

Mantova

era preceduto fra Isabella ed

signor da Correggio sopra questo

argonaento, dove in una lettera del 20 Febbrajo scriveva essa Marchesa in Il libro allegalo de l'opera del signor vostro patre , torno a quel libro
:

ordinato
captull
,

in tre parti. In la

prima erano
;

posti

li

sonetti

in la
d'

secunda

li

in la terza le canzoni

et in

fronte de ciascuna

esse parti

era

scritta

una epistola ad noi, In segno eh' el ce i|jlitulava l'opera, perch havesse ad uscire sotto el nome nostro. Et tra le altre cose servarao in memoria che gli pareva de dedicare in una de le epistole esserli questo sentimento
, :

ad noi questa sua opera


nel cantone de
la

in flgura di qnelloro (coloro)

che
vi

per provedere che

casa non siino poste immundilie,


libro

dipingono
.

un santo;

che

cos volea

che noi fussimo protetrice del

suo

316
che
la se digni
il

DOCUMENTI
comandare a Marchetto che
quale
le

faccia un'aria a questo


;

madrigaletto
il

mando

qui incluso

et farla di sorte,

che

canto

supplisca a la
:

insufficientia

de

le

parole.
;

Se gratia un
et le

puro cor merit mai

prego V.

obligato sino al d del Judicio.

S. mi faccia questa La supplico anchora


le

ne sar

si

degni man-

darmi quell'aria del sonetto Cantai: n


questi tempi vada dietro a tal cosa:
il

parr strano ch'io in


sol la scorza
y

Che Marte ha
,

resto

Amore. Baso

le
,

mani

di

V. 8.

et a la

sua

bona gratia
risposta.

sempre mi raccomando con speranza In Modena, 2 Dicembre 1510.


Il

a questa volta di

desideroso di ottenere

questa

gratia

da Vostra Eccellentia,

Servo, Cesare Gonzaga.

LXXXII.
Lodovico Ariosto al Marchese di Mantova,
li

Da

Ferrara

U
me

Luglio 1512.

Illustrissimo et eccellentissimo signor mio.


e poi per

Prima per

il

Melina

Tesondeo

sic

stato

fatto

intendere che Vostra

Eccellenza averia piacere de vedere un mio libro, al quale gi molti


d
,

continuando

la

invenzione del conte Maleo Maria Bojardo

io

diedi principio. Io,

bono

et

deditissimo servidore di V. S., alla prima


si

richiesta la averci satisfatta, ed avuto gratia che quella

fusse de-

gnata legere
terlo

le

cose mie
in

s'

el libro fusse stato in

termine da posia limato

mandare

man

sua.

Ma

oltre

che

il

libro

non

fornito ancora,

come

quello che grande, et ha bisogno de grande

opera; ancora scritto per


trasportato de qua et de l
lo legessi
:

modo con
,

inQnite

chiose e liture,

et
io

che fora impossibile che altro che


illustrissima

et

de questo

la

signora iMarchesana sua

consorte

me
, ,

ne pu far fede; alla quale, quando fu a questi giorni


io

a Ferrara
di V. E.

ne

lessi
el

cercar

pi presto che
et

un poco. Ma pur dispostissimo alli servizi mi sera possibile de far che


ne
far

ne veda almeno parte;


principio
scritti
,

transcrivere,

cominciando
;

al

quelli quinterni
,

che siano

li

che mi pareranno star manco male et mandar a V. S. illustrissima; alla quale umil-

mente mi raccomando.
Ferrara, 14 Luglio 1512.
Deditissimo servo di V. S,

Lodovico Ariosto.

DOCUMENTI
LXXXIII.
Isabella (T Este al

317

Marchese Federico Gonzaga suo


li

figlio.

Da

Napoli,

8 Novembre 1514.
illustrissimo Federico
S.

Isabella Marchionissa

Manluae
ci

Gonzaga,

Marchese primogenito nostro diletissimo

D. P.

La tua de xxii del passalo


generoso animo hai de non
le
ti

stata

gratissima

vedendo

il

lassare vincere di cortesia, et seguire

vestigia de lo illustrissimo signor tuo

padre in essere splendido


et astrin-

et liberale: del

che

te

ne laudiamo assai, confortandoti


;

gendoti ancora ad
tresti

perseverare

che maggior piacere

non

ci

po-

fare.
li

De
gli

piaceri nostri, ne rimettemo a quanto scrivemo a Benedetto


(1),

Codelovo

perch a

lui

scrivemo diffusamente ogni cosa:


fece ieri
al
il

et

hogi

havemo

scritto

un pasto che ne
Bisignano
;

conte di Glaramonte,

figliolo del principe di

quale
si

ti

augurassimo

a ci
,

havessi visto

cum quanta

galanteria esso
,

adattava in servirmi

quanto bella cosa a servir donne


Napoli

et a

tempo
in

adattarsi ad ogni

cosa. Sta sano, e saluta gli altri tuoi fratelli


,

nome

nostro.

Da

8 Novembre 1514.

LXXXIV.
Lodovico Ariosto al Marchese di Mantova.
li

Da

Ferrara,

6 Giugno 1519.

Illustrissimo et Eccellentissimo signor mio. Pi presto per ubbidire a

quanto V.
la

S.

mi comand
degna

le

mando

la

mia Capsaria

che perch

reputi cosa
,

di

andarle in mano.

Ho

tardato

alquanto a mandarla
trascriva.

perch non ho avuto cos presto chi


ella si sia
,

me

la

Qualunque

V. . la accetti

con

quella be-

(1)

Benedetto Caplupi, appartenente ad


d' Isabella.

illustre famiglia

era allora segretario


gli

Fu amato
,

dal

Marchese

di

Mantovana, che Mantova, il quale


si,

don dimolle terre presso Suzzara per avergli procurata la pace col gnore Visconti. Fu amato eziandio da molli altri principi di quella et mori nel 1518.

318

DOCUMENTI
vedere
le altre

Dignit colla quale solita di

mie sciocchezze
,

in

bona grazia de
Ferrara

la

quale umilmente mi raccomando


si

e la supplico

che, dove mi creda bono a poterla servire,


,

degni di comandarmi.

6 Giugno 1519.

Umil

servitore, Lodovico Ariosto.

LXXXV.
7/ Bandella al

Marchese Federico Gonzaga.


li

Da

Milano,

20 Marzo 1520.

Illustrissimo et eccellentissimo signore et patron

mio observan-

dissimo. Essendo questa [mattina a) Mantova, da molti gentiluomeni


fui

pregato che

in lode et

honore de
,

lustrissimo signor
latina
:

vostro

patre
,

volessi
io

parendo forse a loro


facti

che

memoria de lo ilcomponere una oratione pi ampiamente dovessi cela felice di

lebrare quelli gloriosi


quelli

et

immortali virtudi

quello, che da

non era

stato facto a cui tale

impresa fu commissa. lo, an-

chora che certo sia, non

essere

bastante a tanto caricho; spinto

nondimeno da la mia servit che a la Illustrissima Signoria Vostra ho, et sempre ho havuta a la illustrissima casa Gonzaghescha, ho
composto
,

come

quella veder
,

una oratione

(1):

dove, quanto pi

breve mi stato possibile

tutta la vita del

suo sempre gloriosis,

la ho difmandare fino a questo anniversario parendomi che in ogni altro tempo sarebbe stata fora di proposito. Hora la mando,

simo patre ho redutta. Et per essere oratione funebre


ferita di
;

et al

nome

di

Vostra Illustrissima
la

Signoria

la

dedico

pregandb
;

quella che, con

sua

solita

humanit, se degne acceptarla


,

non

riguardando

al

dono eh' piccolo


sua
a la

ma

al

buon

affetto

de V animo
S. Illustris-

mio, che continuamente desia

servirla. Feliciti

Dio V.

sima

in ogni cosa
,

cui

bona gratia

me

raccomando.

Mediolani

20 Martij 1520.
V. S. illustrissima

De

Affetionatissimo servitore

F. M. Bandello.

raccolto da Stefano Gionla [i) il Fioretto delle Cronache di Mantova Mantova 1741 ) racconta che questa orazione fu Ietta a Federico Gonzaga domenicano oratore facondissimo. dallo stesso Matteo Bandello
,

DOCUMENTI
LXXXVl.
Isabella d* Este

319

Gonzaga a Renea di Francia, Duchessa Da Bologna il 6 Novembre 1529.


,

di Ferrara.

Illustrissima

Madama
,

mia.

Heri

la

Maest Cesarea

venne da
;

Castelfranco a la Certosa

distante

da Bologna un millia

accolta

prima dal Governatore


infinito

et
,

regimento de Bologna, poi da


i

tutti

questi

Reverendissimi Cardinali

quali

unitamente con uno seguito de erano andati


ad incontrare la de la
al detto loco
li

numero de gentilhomeni
la

predetta Maest;

quale quella notte rimase

Certosa, con quelli signori et gentilhomeni de


restare; et
fecero
li

soi

che poterono

il

resto entr in Bologna a

li

logiamenti diputati: cossi

Reverendissimi che erano andati per honorare Sua Cesarea


le circa

Maest. Hogi poi stata Tintrata sua in Bologna a


l'ordine de la qual fue questo.
vali

22 hore

Prima venero

tre

compagnie
et

di ca;

ligieri

colle

lanze

sue

molto ben armate

ben a cavalo

drieto loro

comparse
alabarde
il

l'artellaria col seguito de soi guastatori; poi

venero quatordici bandiere de fanterie, parte archibuseri, parte co


le piche et
le
,

bellissima gente et ben

armata

in

mezo de
:

quali era

signor Antonio de Lejva disarmato, portato sopra


,

una sede da soi servitori per esser storpiato de la gota et veramente non se comprendeva in lui manco vigore et virt essendo cosi portato, come se fusse stato nel magior vigor del mondo et armato a tutte arme. Drieto queste compagnie comparsero li cavali
,

borgognoni
veluto ad

armati

tutti

ad arme bianche
livrea
,

coperte de saglioni de
,

una medema

con color gialo

verde et

rosso.

Drieto costoro era un'altra bellissima compagnia di cavali ligieri,

armati con sagiioni de pano de


et

li

antidelli colori
el

con

le

lanze soe;
el-

ciascuno de

li

Borgognoni drieto havea

suo pagio con lo

meto et lanza, a cavalo de boni corsieri. Seguivano poi li gentilhoarmati cum saglii et sopraveste a diverse meni de Sua Maest
,

fogie et

imprese

secondo

li

animi et intentioni de ciaschuno de


li

loro. Drieto epsi


lutti

gentilhomeni comparsero
di veluto gialo,
,

con berette

cum

tagli

pagi de Sua Maest pur de valuto, ma va;

riate de tre colori

gialo

berettino et morelo
,

et

erano suso bcaltra sorte


,

lissmi et gentilissimi

cavali

cossi gianetti

com de
la

richamente guarniti. In questo tempo discese

Santit di N. S. da

, ,

320
palazo
,

DOCUMENTI
portato in sede
et cubcularii
; ,

in habito pontificio,
et

circumdato da
li

soi
,

capoi

mereri
tutti
li

avante

procedevano
,

anibassator
,

reverendissimi Cardinali a piede


;

a doi a doi

con seguito

de

infinit episcopi et altri prelati

et se

redusse ad uno tribunale


le scale,

facto de

ligname, qual stato preparato suso


di

nauti la giesa

de Santo Petronio, coperto

pani bianchi;

et el

pavimento, in
li

quella parte ne la qual havea

a star la predetta Santit et


;

Rele

verendissimi

era coperto de pano de rosato

le altre parti

ne

quali haveano a star persone de

manco
1'

respetto, erano coperte de


il

pani de

altri colori.

Continuava da

altro canto

procedere de
vestiti

le
li
li

genti di la
colori

Sua Maest, che erano


li

tutti bella

gente, et

de

medesimi ch'erano
li

detti pagi.
,

Drieto de loro se videro


;

grandi et

pi chari a Cesare

a cavalo
,

armali

et

ornati con
et

richissimi saglioni et sopra veste

che facevano un bellissimo


la

vago vedere. Drieto loro

comparse

Maest
la
,

Cesarea

nanti la
;

quale era un suo gentilhomo che portava

spada nudata

et

era

suso un gentilissimo gianetto tutto


et sopraveste

biancho

armato con saglione


,

de brochato de oro rizzo sopra rizzo


del petto

destro et tutta la parte destra

era

scoperta.
,

ma A

il

brazo

la stafa

cum

erano circa quaranta giovani gentilhomeni de la cita tutti vestili sagli et giuponi de raso biancho, intaliali con fodere de bro,

chato de oro
sato: quali

berette de veluto cou penne bianche, et calze de rola

da

porta per la qual intr

Sua Maest,

cossi a pedi

r haveano accompagnata sotto un baldachino di brocalo de oro portato da altri gentilhomeni, primi de questa cita. Et cos, gionta
che fu a
le scale
li

de Santo Petronio, smontoe da cavalo


pedi
di

et andossi

a presentare a

N. S.;
;

il

quale lo aspettava fermato in


li

pede in
la

la detta

sua sede

et

doppo che
sinistra.

hebbe basato

il

pede

mano,

poi la

boccha, fu molto teneramente racollo da Sua Bea-

titudine, e fecilo sedere a

man

Le parole che Sua Maest


,

disse a la Santit de N. S. nel representarsi, furono queste: Padre

sancto, soy venido a basar los pijes de Vuestra Sanctitad


es

lo

que

mucho tempo

lo

deseava, agora lo complido co Vohra; suplico a

Bios que sea en su servicio y de Vuestra Sanctitad. In risposta de Hingratiamo N. S. Dio che ci ha conle quali parole N. S. disse
:

dutti a questo giorno da noi tanto aspectato

sperando che per mezet

zo

di

Vostra Maest seguir


la

el servitio di

Dio

de la Cristianit.
in

Dette queste parole,

Maest Cesarea levandose

pede, offerse a

N.

S.

una borsa de

tela d'oro,

piena de molte medalie d'oro, tra

DOCUMENTI
le

321

quali ve n'erano due di pretio di cento scuti V una, e tante altre,


la

che giongeranno a
la
lei

sunia de millie scuti in tutte


,

et

dopo che

predelta Maest fu levata

tutti

li

altri poi
il

che erano venuti


la Santit del
,

cum
Papa.
in

suso

il

detto tribunale

basorono

pede a
levorono

Cosi essendo stati insieme per alquanto de

tempo
;

ma pocho

razonamenti familiari e domestici


scesero ad basso, stando

si

et cossi

a pedi deS.; et

sempre

lo

Imperatore a sinistra de N.

bench Cesare havesse


dal papa)

facti

atti et

demonstrationi de voler accom,

pagnare Sua Santit sino a palazo


rest
:

non de meno
et

[cossi

persuasa
li

et intr in

Sancto Petronio con quatro de


Napoli
Ridolphi
,

Re-

verendissimi

Cesarino, Ravena,
;

remasti in
,

compagnia de Sua Maest


montato
papa
in sede
,

et N. S retorn a le stantie soe accompagnato da li altri Reverendissimi a

re-

pedi.

Et mentre che

lo

Imperatore fu smontato,
Petronio
,

et

reduto a

li

pedi del

et poi in S.

sempre continu

el seguito

de gente

de Sua Maest; che furono cavali legicri et altre fantarie, con una

gran quantit de monitione. Et dopoi che ebbe rese


a N. S. Dio
,

le

debite gratie
et casi se
li

facte quelle

ceremonie che

in simili

tempi

recerchano; seredusse, cussi a pedi

come

l'era, in

mezo de
le

quatro

Reverendissimi a palazo; nel qual erano preparate

stantie soe,

tanto propinque a quelle di N. S. (per quanto son advisata da chi


le

ha vedute), che un solo maro separa

1'

una da

l'altra.

Questo spectaculo,
confesso per
li

Madama mia, me

ha parso tanto bello, che


di

me

non haverne mai veduto, n credo


;

vederne pi a

miei un tale

et se havessi voluto attendere


,

in descrivere a
:

V. E. tutte le particularit

tropo le
tutte

haverei
le

dato a legere

ma

questa non tacer gi

che per

strade dove

passava la

predetta iMaest, se spargevano


di letitia et liberalit.
il

monete de argento
a pregar Dio

et oro, in

segno

Restame
effecti

che

del coloquio per


,

quale questi doi gran Signori se sono radunati insieme


,

habbia

da seguire quelli boni

che da

ciaschuno sono

desiderati

per la quiete et universale pace de Christianit.


lo ben credo che V. S. Illustrissima, per
sar stata forse
li

soi

Ambassatori qua,
de tutto
li
;

cum

pi diligentia

raguagliata
fui

non de

meno, per
dal

satisfactione a quello
,

de che

recercata

d passati

suo gentilhomo che fu qui


il

me

sqp contentala de farle intenlei

dere

medemo
,

per mie

lilterc.

Et a

sempre

me

raccomando.

Bononiae

5 Novembris 1529.
Isabella.

Ap. Val.

11.

41

322

DOCUMENTI
LXXXVIL

Isabella Estense

Gonzaga

al signor
li

Giovan Giacomo

Calandra

Da Bologna,
Zovan Iacopo.
Il

21 Novembre 1529.

Reverendo Monsignor Paulo lovio voria


dialoghi
;

far
lo

redurre in istanipa alchuni suoi

et

ne ha

recercha

voghamo aiutare ad cxeguire questo suo laudabile disegno, in donarli seplanla risme de charta de quella che se fa a Manina et
, ,

de

la

sorte che

vi

dir Io exhibitor presente, suo messo. Et noi

che molto

amamo
,

esso M. Paulo per le virt soe

tenta de gratiGcarlo

mollo volentieri

cossi

siamo stata conmi parso dar questo


, ,

caricho a voi

sapendo che volonlieri

Io aceptate
,

per essere paroperare che


;

ticipe di quella

bona et honorevolc impresa


sii al
,

in

la

detta quantit di charta

ditto

suo messo consignata


li

promet-

tendo a

li

cartari

per noi

che de

dinari de costo di epsa charta

sarano da noi
a quel
scuti la

satisfacli subito infalibilmente

ne lo ritorno nostro a

Mantoa. Et quando loro mettessero difcult

ne

Io

expectare fino

tempo

operarele che almeno


,

si

vogliano contentare de dui


satisfacli
, :

septimana

sin

che siino integramente

et in

que-

sto avrete inteligentia

con lo factor nostro generale


di

qual proveder
poter cavare
la

de cpsi denari. Esso M. Paulo haveva dimandato


detta charta da
tio
:

datii

Mantoa senza pagamento de gabela o de altro dama non sappiamo come questo se possi fare essendo tutti li afctati come sono. Bononiae, 21 Novembris 1529.
,
,

Isabella.

Lxxxvni.
Bernardo Tasso alla Marchesa Isabella Estense Gonzaga. Da Ferrara, li 5 Dicembre 1531.

poco biasimo o onore mi recher


(se

l'

aver

fatto

stampare queste
le

mie rime

pur onor alcuno m'hanno portato, non


Vostra Eccellenza
;
,

mandando

al giudizio di

cos in questo

come

in molte altre

onorevoli cose perfettissimo)

le quali

se

pur meriteranno essere


,

da

lei

lodale

mi saranno

via pi eh' or non sono

pregiate et care.

DOCUMENTI
Prendale dunque V. E.
tengale nelle
;

323
da
gli altri

et quallora sia libera


le

pensieri,

mani;
se

et

leggendo

mie sciocchezze,
le

iscusile

con
di

grato animo: et ramentandosi ch'io


picciolo potere
,

son servo, posto che sia

un poco pi

di vita

mi

fa

concesso
et
,

gli

effetti

ne faranno Gdato testimonio. Et pregandole lunga

felice
il

vita

desidero esserle umilmente raccomandato. Di Ferrara

di Di-

cembre 1531.
Di V. lUma. et Exc. Signoria

Umil

servitore

Bernardo Tasso.

LXXXIX.
Lodovico Ariosto alla Marchesa Isabella Gonzaga.

Da Ferrara

li

9 Ottobre 1532.

Illustrissima et excellentissima signora

mia observandissima. Io
e di molte stanze
del de-

mando
sparse
bito

a Vostra Excellentia uno de

li

miei Orlandi furiosi; ch'ha,

vendoli meglio corretti et ampliati di sei canti


di
,

qua

di

pel libro,

mi parrebbe molto uscir


,

mio

se io, innanzi a tutti gli altri


,

non ne

facessi copia a
,

Vo-

stra Excellentia

come

a quella

che riverisco e adoro


si

et alla

quale

so che le

mie compositioni (sieno come


si

vogliono) essere gratis-

sime sogliono. Quella

degner

di

accettarlo

insieme

animo,
la

col quale io le fo questo picciol dono. In


,

col buon buona gratia de

quale mi raccomando sempre. Ferrariae


Di V. Ex.

9 Octobris 1532.
Lodovico Ariosto.

Servitor deditissimo

XC.
Isabella d* Este

Gonzaga a Lodovico Ariosto.


,

Da

Venezia

li

15 Ottobre 1532.

MagniGco raesser Lodovico. Il libro vostro d'Orlando furioso, che mi havete mandalo m' per ogni^rispello gralissimo et maxime perch, havendolo voi reduto a nova coretione et ampliato come me scrivete , non posso se non repromelermi de doverne pi,
;

gliare

novo piacere

et

dileclatione

legendolo.

Ringraliove

quanto

324
posso de
la

DOCUMENTI
memoria che de me mostrato tenere, et vi mi se apresenti una ocasione de poterve
.

facio certo in

eh' io desidero

alchuno
favorite.
vostri.

conto gratificare
le

et

farve nota l'affectione singulare che ve ho, per


,

rarissime virt

vostre
ofifero
,

le

quali

meritano de
li

essere

Cossi di core

me

sempre a

tutti

piaceri et

comandi

Da Venetia

15 Ottobre 1532.
Isabella

Marchesa de Mantua.

XCI.
Descrizione di alcuni oggetti di arte posseduti dalla Marchesa Isabella Estense
lo

Gonzaga

quale fu fatta verso la met


cos.

del

Seco-

XVI,

in

uno Inventario
robbe
la

Le

infrascritte

si

sono trovate nelo studio

che in corte

vecchia appresso

Grotta.

Un quadro

di

pittura di

mano

del gi

M. Lorenzo Costa

pittore,

con diverse figure dentro, eh' dallato della finestra, a


e con verdure dentro, et

man

destra,

la

E pi, un altro medema faciata


amori
pi
,
,

una Incoronatione. quadro di pittura appresso


di

el

soprascrito, ne
^

mano

del gi Pietro Perugini

nel qual

dipinto diversi amorini, et altre varie figure de Ninfe stimulate da


detti

con alcuni alberi e verdure.


altro
,

un

quadro

di pittura appresso el soprascritto

nela

medema
dipnto

faciata

di

mano

del gi

M. Andrea Mantegna

nel qual

con un un Marte e una Venere che stano in piacere Vulcano et un Orpheo che sona con nove Ninphe che balano.
,

E
mano
di

pi

dui quadri posti dal capo dela porta

ne

la inlrata

di

del gi Antonio
et

da Coregio
le quali

in

uno

de' quali dipinto l'istoria


et

Apolo

Marsia, ne l'altro tre Vert, cio Giustitia


^

Tem-

perantia [e Fortezza)
el

insegnano ad un fanciullo misurare

tempo, a ci possa esser coronato di lauro et aquistare la palma. E pi , un quadro finto di brongio sopra a la detta porta , di
,

M. Andrea Mantegna con quatro figure dentro. E pi un altro quadro, a man sinistra de la finestra, de mano in lo qual depinlo un archo triumphale e di M. Lorenzo Costa molte figure che fano una musica con una fabula di Leda.

mano

di

DOCUMENTI
E
ne
pi
,

a25
,

un

altro

quadro
di

finto di

brongio

posto sopra a la porta

lo intrare

ne

la

Grota, di

mano

del detto

Mantegna,
,

in lo et

quale

depinto

una nave

mare, con alcune figure dentro


di

una che
l'intrala

cascha ne T acqua.

E
la

pi, un quadro
,

pittura, posto allato sinistro de


,

de la Grota

di

mano de Andrea Mantegna


li

nel quale

depinto
,

Verl che scacia

Vitii

e vi T Otio condotto da la Inerlia

e la Ignorantia portata da la Ingratitudine et Avaritia.

E
E
fatto

pi, un Cupido che


(1).

dorme sopra una


,

pelle di

leone, fatto

da Prassitele
pi
,

un

altro
di

Cupido che dorme


fatta

di

marmo

da

Carrara

de

mano

Michele Agnolo firentino.

pi, una figurina

per una Cleopatra morta,

di

marmo

de Carrara.

Nella prima facciata de la Grota.


d^

la

pi

una

testa

anticha

Ottavio

con una Lucilla et una Faustina

Nella seconda.

Un Claudio
,

(2).
,

con

barba

una Livia Augusta,

un Germanico giovene et una Faustina vechia. E pi, una figura de Venere di marmoro antiquo sopra a la porta a sedere con un vaso in mano con due teste di pultini de bronzo, uno per lato. E pi sopra la mederaa porta due figure di marmore moderne cio una Leda et una Venere. E pi ne la facia de la porta a lato destro una testa di un Lutio Vero a lato sinistro una testa d' un vecchio. E pi ne la medema facia una figura di marmore de una donna nuda a sedere, che sona una fistula un Cupidine con un arco in mano un Marte nudo un Laochoonte moderno, una Leda de marmore de la medema grandeza, un Sileno picolo, antico, de marmore.
,

vale Battista
;

posseduta dalla Marchesa Isabella tndlrlzzaMantovano un poemetto Intitolalo De Cupidine marmoreo dormienle ed il Castiglione ne scrisse un eplgsamma in Cupidinem Praxitelis. (2) Il busto della Faustina acquislollo Isabella da Andrea Mantegna; ed ora si custodisce entro al xMuseo della R. Accademia di Mantova come si ha
(1)
,

Intorno questa statua

ragione

di

credere che quivi pur siano raccolti

altri dei

marmi

descritti in

questo Inventario.

326
Cose de htongio sopra

DOCUMENTI
li

cornisoti.

Duoi
de

satiri

che servono
;

per candeleri

un Apollo simile

quello

Roma

duoi tondi

de bronzo di basso relevo; una figura nuda ligata a uno

tronco;

un Hercule
;

un Mercurio che insegna a legere Cupido un altro Laochoonte de bronzo una Vittoria grande a de bronzo un Apollo con lo suo instrumento un Ncptuno sovra un monstro col tridente un satiro in genochione con una lumaca in mano.
et

un Antheo

DI

UN CODICE
INEDITO

DELL'ARCHIVIO DI COBLENZA
RISGUABDANTE

L'

IMPERATORE ENRICO

VII

A FRANCESCO BONAINI
Professore e Bibliotecario della Universit di Pisa

A.
e
di

voi, che con bella


i

prova

di

acume
,

critico state

ordinando

commentando
Enrico VII
il

trovati inediti
Italia, e

documenti

risguardanti la dimora
vostra
Pisa che ne

in

specialmente nella

racchiude

sepolcro, non riuscir forse discara la descrizione d'un


,

Codice pur relativo ad Enrico


blenza
,

da

me

veduto ed esaminato in Co-

non sono ancora due mesi.


la

Ebbi
Dolt.

prima notzia
y

di

esso in Francoforte sul

Meno

dall'ottimo

Bohmer

bibliotecario di quella citt, e autore della classica

opera

Regesta Imperli
,

che voi

possedete.

Desideroso
,

di

veder

questo Codice
sentai, colla

mi recai pochi giorni dopo a Coblenza e mi precortese commendatizia del Bohmer, al valente Archivista
;

signor Bayer
dati alle sue

che non solo mi dischiuse liberalmente

tesori

ajQfi-

mi permise altres di trarre copia del doeh' io vi comunicai cumento originale d'Amedeo di Savoja e di esaminare a tutt' agio il Codice summenzionato. Il quale mi parve degno d'esser conosciuto anche dagP Italiani giacch una parte di
cure,
, , ;

ma

esso concerne la rappresentazione figurata della discesa e delle principali

imprese

dell'

imperatore Enrico in
di quelli

Italia

ed oltre alla in-

contestabilit del
di

tempo

avvenimenti, offre un nuovo


,

campo

osservazione alla storia dell' arte del disegno


si

una buona sorle

gente a chi

diletta

d'imparare

le

usanze e

costumi del secolo

decimoquarto. Non bastandomi per a descriverlo minutamente

poche ore che passai nell'Archivio,


Beyer
di
si

il

dotto e gentilissimo signor

tolse egli

medesimo questa
la

fatica, e

mi pose

cos in stalo

appagare pienamente
Baldovino
di
il

vostra curiosila.
,

Lucemburgo

arcivescovo di

Treveri

dal 1307

al 135'i., fu

primo ad ordinare una collezione


,

di tutte le scrit-

ture intorno alle ragioni della Chiesa di Treveri


Ap. Voi.
II.

sparse nei diversi

42

330

CODICE INEDITO
;

archivi deirArci vescovado


date,

aggiungendovi
il

tutte quelle

che vennero

ricevute, durante

lungo ed agitato governo suo proprio.

La collezione forma un grosso volume in foglio, membranaceo, 425 racchiude pi di 1200 documenti dalla prima met del secolo IV sino ai 20 di Gennajo 1354; ed esiste in tre differenti esemplari 1' uno dei quali trovasi nell'Archivio di Stato a Berlino, e gli altri due conservansi nell'Archivio provinciale Renano a Coblenza.
di carte
: ,

Quello fra
le

due ultimi che va adorno


della
vita

dei disegni rappresentanti

principali

azioni

pubblica

d'Enrico VII, smarritosi


ed ora

nella traslocazione precipitosa del tabulario arcivescovile per causa

deir invasione francese (1794)


costituisce
il

fu ritrovato Ire anni sono


dell'

cimelio pi importante e pi bello


il

archivio della

provincia del Reno,

quale meriterebbe

di essere

pi conosciuto e

pi apprezzato dai
I

dotti.

disegni surriferiti, sono legati in principio del Codice diploma-

tico;
fatti

ci

mostrano, in trentasette carte in

foglio, seltantatr diversi

della vita di Baldovino e


disposti
,

d'Enrico VII suo

fratello,
:

cronoloil

gicamente

ed espressi con istorica accuratezza

che
,

si

pu agevolmente desumere
dalle particolarit di certi
tore.

dalla correzione di qualche epigrafe

Le

figure, per la

stemmi sfuggiti all' attenzione del disegnamassima parte sono solamente abbozzate,
,

non

del tutto coperte di colori

ma

gli

stemmi e

le

persone ne,

gli

scompartimenti XIX. e XX.


eseguiti e miniali
;

sono,

come per saggio

perfetta-

mente

e sebbene questi disegni

appartengano ad

un'epoca inferiore dell'arte, e cedano in eleganza ad altre miniature

contemporanee conservate nel Codice


cui talvolta
italiani
;

stesso, sono tuttavia abbastanza

determinati e corretti. Sotto ciascuno v'ha un'iscrizione latina, in


troverete
svisati

ma

non tanto da
municipali.

i nomi dei luoghi e dei personaggi non potersi riconoscere coli' ajuto dei

nostri cronisti

Gli undici primi

disegni
di di

si

riferiscono
,

alla consacrazione di Baldovino

arcivescovo

Treveri

fatta

da

papa Clemente V;

all'

annunzio della morte


arcivescovo
in quella occasione

Alberto re dei
,

Rovarie

mani

all'

entrata

dell'

nella sua chiesa


;

alle

feste eh'

ebbero luogo

all'

elezione di Enrico

a re dei

Romani
in

alla
;

incoronazione di lui e di Margherita sua

moglie

Aquisgrana

Elisabetta erede della

al matrimonio di suo figlio Giovanni con Boemia cose tutte estranee alla storia nostra.
:

Gli altri disegni per, sino al fine,

concernono

le

imprese d'Enrico

in Italia. Eccone la serie.

D'
I.

ENRICO

VII
,

331
pr via transalpina tiralo da due
, ,

Carrus

cum auro
,

el

argento domini Trevirensis

de quo pluries subvenit regi


cavalli, con famigli
II.

Romanorum. Carro da salmerla


dell'Alpi;

e comitiva di cavalieri.
ascesa faticosa;
Il

Rex ascendil Montsenys. Tratto


Hcnricus rex de&cendit Suse
il
,

carro

gi ai piano.
\\\.

anno X,

die

XXUI
i

Octobiis. Clivo
loro cavalli.

dell'Alpi,

regina, col seguito, conducono a briglia IV. Rex vadit per Ihurin Kir (Cliieri) , in Asti. Solenne
re e
la
,

presentazione

delle chiavi di quest' ultima citt.

V.

Rex

mililibus, regina

dominabus dederunt manducare.


il

A
e

tavole sepacol

rate seggono, al lato destro,


al sinistro, la

re e l'arcivescovo coi baroni

militi;
valletti

regina con varie

dame

vestile alla foggia stessa di lei;

a cavallo.

VI. Rex vadit per Casal, Vercel

Grosso drappello

di cavalieri

folla di

Novaire (Novara), Magente, in Melanl. popolo a piedi che gli va incontro.

VII. Henricus coronalur corona ferrea in S. Ambrosio, die Regum. Sull'allar maggiore l'arcivescovo di Milano incorona il Re; clero, nobili e popolo
in vari! gruppi.

Vili. Belluin ibi (Milano). Guido de Turre evasit. Vivo combaltimenlo


sul

fondo azzurro; molle spade variamente agitate; spruzzi di sangue all'in;

sul terreno un capo reciso. IX. Rex sedil in judicio. Turres deslruxit in Melant. Sopra un fondo di azzurro carico, screziato di fiori d'oro, siede il re nel suo trono; ai due lati

torno

e in piedi stanno

suoi baroni gli accusati seggono in terra. X. Rex vadit per Laude (Lodi), Creme, Surosyn (Soresina), Poerne (Paderno), in Cremona. Due schiere ordinale di cavalieri, nel cui mezzo scorgesi
i ;

Il

Re

XI. Porlas

che parla ad uno dei baroni pi anziani. et turres cum leone aureo deslruxit , in judicio sedens. L'ordine

delle figure simile a quello del disegno N."

IX

ma

pi regolare. Sul fondo,


in pie
,

a dritta e a sinistra

torri crollanti

in

mezzo, una torre ancora

con-

trassegnala col leone d'oro.

Schiere di cavalieri uniformi in ordinanza


,

Poupiay (?) anle Brixiam. Re In mezzo a loro. XIII. Brixia vallalur circumcirca anno Domini MCCCXl in vigilia Ascensionis, scilicet die XIX Maii. Nel fondo, una citt recinta di forti mura merlate con torri nel mezzo, una porta con due torrioni; le balliste lanciano loro proiettili. Sul dinanzi, un accampamento con tende, sotto le quali scorgi dei cavalieri variamente occupali; uno scocca appunto la freccia dall'arco. XiV. Bellum Brixie et capitur Theba Brisak (Tebaldo dei Brussali ). Combatlimento in mezzo al quale riconosci allo slemma Tebaldo. XV. Imticia facta de Theba capilaneo Brixie. Nel mezzo sopra di un palo, su la testa di Tebaldo su quattro ruote lo straziato suo corpo li presso d'ogni brano, un gonfalone colle sue armi. Addestra, vien mozzo un capo a sinistra , strappato il naso con tanaglie roventi ad uno che siede sopra un
XII. Rex vadit per Quinlay (Quinzano?),
,

col

carro tirato da buoi.

XVI. Dominus Walramus

fraler Regis
il

sagitta obiit Brixie; seppellitur

Verone. Multi moriuntur aere corruplo.

disegno diviso da

una colonna

332
in

CODICE INEDITO
;

due parti

a sinistra

cade nelle braccia dei suoi baroni Valramu, colpito


nella bara, e
i

nel collo da

un giavellotto; a destra, giace


al

sacerdoti pregano,

e benedicono

suo cadavere.

XVII. Belium in Monte Balislariorum. Pugna di gente a cavallo dinanzi una porta aperta cavalieri che n'escono; nel fondo una fiamma guizzante. XVm. liex inlral Brixam per [ossala planala. Entrata del Re in mezzo a torri crollanti. Uomini a piedi vestiti a bruno gli presentano capi delle corde eh' hanno legate al collo. XIX. Rcx sedei in judicio Drixie; muros el turres vallai. Il disegno mollo simile a quello del N. XI. XX. Vadit per SoncyUy Creinone, Plaisence Castel S. lohannis, Pavie Vogere Tortone, Seraval Gavyo, Ponledecimo in lanua. Un esercito in marcia, col re e l'arcivescovo Baldovino alla lesta. I cittadini a ipiedi e in allo sommesso consegnano le chiavi della citt loro. XXI. luraverunl Regi lanue. I Genovesi , straordinariamente piccoli in paragone dei Tedeschi, stanno giurando; nel resto il disegno rassomiglia a
;

quello del N.

XIX.
,

anno XI sepellitur ad XXII. Regina obil lanue die XI Decembris Minores. La regina in un sepolcro aperto di pietra; all'intorno dame piangenti e preti che fanno la funzione funebre. XXIII. Rex venit per Poriovenere Porlopysano, Navi sopra un mare verde e ondeggiante, con vele spiegate, e numerosa ciurma. XXIV. Rex venil Pysis el mansit din. Disegno somigliantissimo a quello
, ;
,

del N. IV.

XXV. Piar a
battimento

bella ante

Lucam habuerunt

el

ceperunt multa castra.

Com-

di cavalieri.

XXVI.
(Campiglia)

Vadit per
,

Rasegon (Rosignano?)
Vilerbe

Bybone {Bibbona

?j

Campillo

Caslelhon (Castiglione della Pescaja?), Aqiiam Grosseli (Iransil?),


,

Admelyam, Montali,
l'

in campis de Bakenelle (Baccano). Marcia delsed a lurri Tripezon sagiltantur multi.

esercito intorno al Re.

XXVII.

Transit Ponlimole
dalla quale

Nel

vengono scagliate freccie e pietre; sotto, assalitori a piedi; qui e l, all'intorno, pugna di cavalieri. XXVIII. Rex facit Rudolphum ducem Bavarie et mullos mililes, qui puil gnane in prato Noiron (Neronis?). Schiere di cavalieri che s'incontrano Re, alla lesta del suo seguito bacia sul fronte il primo cavaliere della schiera
mezzo, una torre
;

opposta.

XXIX.

Flectit

genua Rome in
la

ecclesia S. lohannis. Il

in atto di preghiera dinanzi l'altare; all'intorno

resta in ginocchio stanno Ire cardinali, l'aribi

civescovo Baldovino, e

comitiva reale.
;

XXX.
valcala;
il

Vadit morari in Miliciis (Torre delle Milizie)

mansit diu. Ca-

Re

in

mezzo
;

a' cardinali.

XXXI. Monaslerium Minurum


res.

capitur

vi.

Capilolium
;

se reddil

elXXX turuna chiesa.


Il

Pugna equestre un cavaliere fugge accennando XXXII. Rex facil Senatorem et justicias Rome in
;

nel fondo

Capilolio sedens.

Re
in

sia sul trono

ai

suoi fianchi
;

Ire cardinali e

molto corteggio. Le figure sono


in

scompartlle a Ire gradi

sul dinanzi

seggono

terra alcuni

prigionieri

D'

ENRICO

VII
come
a scaliera
,

333
la

ceppi; dielro ad essi levasi in varia grandezza,


del Re.

corailiva

XXXIII. Bellum Rome


xburgensis
,

obiit
,

Thibaldus episcopus Leodiensis


mulli.
i

Petrus de
,
i

Savoy
(

et

Scontro di cavalieri;

g'

Abbas Wiimperiali

armali
brando.

di lancia

Romani

fra

quali

un Orsini

) ,

sol

dello scudo e del

XXX iV.
XXXV.
Irono
;
i

Vadil coronari in S. lohanne in die Petri

et

Pauli.

Cavalcala

lulU sono senz'armi.


Ire cardinali di
all'

Coronalur a Iribus cardinalibus in Imperalorem. Il Re siede sul conserva gli posano la corona sul capo. Folla di
inlorno.

spellatorl

Imperalor redil.'dans ludeis legem Moysis in rolulo. Il Re in abito imperiale , sopra un cavallo condotto da due principi , consegna un ro-

XXXVI.

tolo agli Ebrei.

di

globo imperiale. Uno dei cardinali porla XXXVII. Imperalor comcdit in S. Sabina. Cinque tavole separate: a quella mezzo assiso il Re a sinistra due dei cardinali a destra il terzo pi
il
; ,
;

indietro

sulla

destra

Baldovino

sulla sinistra

il

Conte

palatino Rodolfo

(questi ultimi

sono indicali per via d'iscrizione). Famiglia di servidori a cavallo. Imperalor capii Capo de Bove, vadens Tybure. Ingresso d' un forte drappello di cavalieri; in mezzo ad essi l' Imperatore; tulli i cavalieri tengono lo scudo dinanzi alla persona. XXXIX. Imperalor redil Rome; repalrianl mulli. Entrala senza contrasto.

XXXVI l.

Disegno simile

al

precedente.
, ,
;

XL. Vadil per Sulre , Vilerbe Tode et capii Caslilhon Marescalcus ceperal Markanl (Marciano) el sex caulra et combussil usque Peruse. Schiera numerosa di cavalieri come al N.** XXXVllI. XLI. Vadil per Corlone in Arece (Arezzo). Rappresentazione simigllantis, ,

sima a quella del N."


isbaglio pi innanzi.

XX

colla dilTereiiza,

che qui

si

offrono all'Imperatore

stendardi invece di chiavi.

Un

altro abbozzo di questo disegno fu inserito per

cum , ac caslrum S. lohannis corda in collo diu duclis. Mossa di cavalieri contro una torre difesa da frombolieri. Un cavaliere sale una scala a pinoli appoggiata alla torre sopra ad esso v' ha la iscrizione P. barbier primus lo stemma
XLII. Capii Monlwark (Montevarchi)
bidallis (Catalani?)
,

LII

del suo scudo

mostra una testa di cignale. XLIII. Combussil caslrum S. luhannis. Cavalcata verso un castello molto basso al quale come in un forno alcuni fanti mettono fuoco. XLIV. Bellum anle Lanlcise [V Incisa). Grande combattimento di cavalieri al quale prende parte 1' Imperatore. I nemici escono in fretta da una
, , ,
,

porla.

XLV. Aquam
suolo.

Iransil in S.

Salvo anle Florenliam. Grande stormo di ca-

valieri scorrenti fra le stoviglie e gli attrezzi di cucina, sparsi alla rinfusa sul

^
Obsidio Florenlie. Nel fondo, una citt recinta di palizzate, e molto
;

XLVI.

dissimile nella forma da quella di Brescia (N. XIII)

sul davanti,

un esercito

sotto le tende.

334

CODICE INEDITO

D'

ENRICO

VII

XLVII. Castra seu Hulle (Hutleo ? che vale in volgar nostro capanne baracche) comburunlur. Imperalor venit Peliperadis (pel Paradiso (1)) Mossa
di

schiere a cavallo.

XLVIII. Sui
timenlo.

fugarti Ftorentinos

qui pr preda exiverant. Fiero combat-

XLIX. Imperalor
gente a cavallo.
L.
LI.

venil

ad

S.

Cassianum,

et

mansit

ibi

diu.

Mossa
alia.

di

Dominus

Trevtrensis capii S.

Mariam

Novelle

(sic) et

plura

Rap-

presenzione
peratore.

ntiollo

soraiglianle a quella del N.^

XX.
la

Dominus

Trevirensis redil ad exercilum Imperatoris. Cavalcata coll'Inn,

sbaglio del disegnatore

si

voluto rappresentare

riunione

che era venuto a incontrarlo. Lil. Marescalcus capii Casele (Gasoli?), sibi donai (2) Barbarin (Barberino) , et combussil ante Sene. Rappresentazione simile a quella del N. L. LUI. Imperalor venil Pugebon (Pogglbonsi) ; muUa comburunlur; primum lapidem ibi ponil et vocat Moni- Imperiai. L' Imperatore pone la prima pietra un lavoratore gli porge il martello. Assistono chierici colla croce dietro ad essi la comitiva a cavallo. LIV. Venit per Beslolle (Bettola) Pisis. Cardinalis Osliensis et multi veniunt
fratello
; ;

delle forze di Baldovino,

con quelle del

obviam. Simile alla rappresentazione del N."

XXXVIII.
;

LV. Hasliiudia
lieri

choree

et festa

Pysis longo tempore. Torneo


all'altro;
al

armati

di tutte

armi galoppano l'un contro

di

due cavasopra un

balcone pieno

di spettatori.

LVI. Dominus Trevirensis repalrial breviler reversurus. Nave sul mare a vele gonQe. L'Arcivescovo sta in piedi in mezzo al suo seguito. LVll. !ler Imperatoris versus Neapolim. Schiera di cavalieri eh' entrano
per una porta.

LVIII. Obitus Imperatoris Henrici seplimi in Bonconvenl


gusti

die XXIV Auanno MCCCXIII. L'Imperatore giace sopra una bara riccamente co, i

perta; air intorno

suoi cavalieri in atto di profondo dolore.


il

LIX. Reductio Henrici Imperatoris Pysis. Dieci baroni portano


chiuso.

feretro

LX. Exequie Henrici Imperatoris seplimi. Nella chiesa, grande funzione


funerale
;

in

fondo

il

cataletto circondato da fiaccole.


sepellilur Pysis,

LXl. Henricus Imperalor seplimus


die II Seplembris. Orale

anno Domini MCCCXIII,


mostra l'Imperatore

pr

eo.
il

Quest'ultimo disegno comprende tutto


colla veste imperiale, giacente in

foglio; e

e coperto da un baldacchino

un sarcofago di marmo, sostenuto da leoni, cui lembi vengono sollevati da due angeli

mentre un terzo incensa Agosto 1845


(1)

il

cadavere.

Tommaso Gar.

(2)

Monastero nei Pian di Rlpoli presso Firenze. Credo che sia un errore dell'amanuense, invece di San Donai (yel
,

le Sto-

rie Pistoiesi,

Regesta Impera, e lo storico Rondoni pag. 679).

RASSEGNA

DI LIBRI

Dei lavori di Storia Italiana dati alla luck in questi ultimi dieci anni.

in

Francia

Continuazione. Vedi quest'AppENDiCE, Voi.

I.

p.

517-537).

XIV. Histoire
Parij^'i
;

d* Italie,

par M. Savagner, professeur de VUniversit. par M. Roy. Parigi 1843; 12mo


di

12nao

di

pag. 36,
,

\V.
XVI.

Illustrations de V Italie

pag. 288.
Petite histoire d'Italie,

par M, Val. PxmsoT, professeur

d*his-

toire.

Parigi 1843; 12.^ di pag. 72.

Notiamo qui

cotesti

compendi

non per esaminare


(

se
si

abbiano
potrebbe

aggiunto qualche sillaba alla

nostra storia

che non

pretendere in librccini da scuola),

ma

per mostrare in che linea-

menti

si

dipinga l'Italia alla giovent francese. La


il

moda

di fingerci

col liuto,

pugnale,

il

rosario e l'ampolla di veleno, passata,

a dir vero;

ma

venuta a galla un'altra dottrina: conchiudere

che siamo incapaci, perch sembriamo deboli; e con una finissima logica sgridarci, quando vorremmo scuoter la cenere che ne ricopre.
I
il

Ma

terzo esordisce colla

turelle

due primi opuscoli almeno non son che compendi di fatti. definizione l' Italia una region nadell' Europa, che non ha formato presque jamais un tat; e
:

questo non

dall'

ottavo'secolo in poi,
delle

ma

dal principio

del

mondo:
la storia.

almeno da quel
(|uali,

vaghe tradizioni con cui comincia

Dal regno d'Onorio

in

qua

si

pongono

sei

periodi; nel quarto dei

accennando

le

guerre

del sacerdozio e dello

impero, l'autore

336

RASSEGNA
alle
:

DI LIBRI
piante) scocca la

(che par dotlrinario dal capo sentenza

freschissima

che

la frenesia di libert coprisse l'Italia in

quel tempo
;

d'orrori e miserie, per


et di ferro eh'
il

condurla infine
(

al

pi duro dispotismo
!

ei

pone

vedete se
dalla
al

1'

ha maturato

tra

il

1258 e

1541
l*

e che dice

seguita

sesta epoca di

calme
i

et felicit

pour

Italie, cio dal

1541

1789. Speriamo che

tipografi
le

non

facciano errori in queste cifre.

se

il

lettore

ama

saper

ultime

parole del libello, son queste: a Al 1837 la Francia

sgombra Ancona.

U Italia
di

pu

esser felice se vuole e sa .


,

buoni cristiani

se

dopo

tutto ci

negher il nome aggiungiamo che M. Parisot


ci si

Non

non manca d'ingegno

n d'una certa

pratica

nella storia?

Ora

scrive egli per leggerezza o servilit ?

XVII. Histoire de Venise


de Tours

par

F.

Valentin. Tours 1840

[Biblio-

ihque de lajeunesse Chrtienne, approuve par


)
;

M. VArchvesque

12mo

di

pag. 312.

pure, questo

con Daru e Sismondi

un accurato compendio; fatto, a quanto ci pare, alla mano, e senza preoccupazioni n intolil

leranza. Lungi dal biasimare, noi lodiamo

compilatore, che nelle


gli

circostanze in cui scrivea


secol decimosesto
,

tratt

con

moderazione
il

eventi del
disse n

nomin senza rabbia


sua morte.

Sarpi

non

anco una

sillaba della

XVin.

Discours sur la puissance


,

et

la ruine de
di

la rpublique

de

Venise

par Edgard Alletz. Parigi 1842;

pag. 40.

In queste poche pagine ritratta con zione di Venezia


, i

gran fedelt

la costitu-

mutamenti
(e

della quale

sono sempre riscontrati


altri

con

le

vicende politiche e commerciali


il

degli

paesi.

L'autore

ha amato meglio copiare


conosciuti
,

fa

con arte e gusto) lineamenti gi con


voli

che attirare

gli

sguardi

da secentista

come

usano molti oggid

in tutta

l'Europa, e massime

in Francia.

XiX. Histoire du Pape Pie VII

par M.

le

chevalier

Artaud de

MoNTOR

etc. etc. etc.

Troisime dition. Parigi 1839; 2 voi. 12mo.

Quesl' opera slata tradotta

in

italiano

perci

non occorre

darne giudizio qui.

RASSEGiNA DI LIBRI
XX.
Histoire du Pape Leon

337

XI Jj

del

mcdosimo autore. Parigi 1843;


1844-;

due grossi volumi in 8vo. XXI. Histoire du Pape Pie Vili, del medesimo autore. Parigi

un

voi.

8vo

di

pag. 470.

Non crediamo che queste due lunghe


piccini
,

narrazioni di

fatti

assai

sian poranche voltale in Italiano.


di

L' autore le ha soprac-

cariche

documenti

ma

pi a propria soddisfazione che con utile


i

dei leggitori, ai quali sono indififerentissime le cerimonie,


tuzzi
,

dispet-

le

piccole astuzie

della

diplomazia.

Fors' anco la stessa

Gorle, che lodata per ogni inezia o altro, avrebbe a stomaco questa
cantilena perpetua sopra

una

nota.

Dobbiamo per

altro confessare,

che tanto l'affetto

di

M. Artaud per Roma, che ne avanza anche

un poco

pel resto della Penisola.


;

Dunque,

cortesia per cortesia, e

lasciamolo da amici

senza esaminare

le fattezze di

questa sua bequella di


le

nevolenza per

r Dalia,

che potrebbe esser come


,

certi

maestri di scuola pei fanciulli


certi Italiani

di certe

abbadesse per

suore, di

per

l'Italia,

e di certi politici

d'oggi pel genere

umano.
XXII. Rcherches sur
les

tablssements des Grecs en Sicile fjusqu'd

la rduction de cette Ile

en province romaine
,

par VVladiwir
;

Hrunet de Presle. Paris Impr. Uoyale 1845 di pag. XXIV 656 con carta geografica.
,

voi.

in 8vo.

I.

Parmi

a questo titolo veder arrossire molli

de' nostri

leggi-

tori.

V ha

Italiani pieni d'

amor

di patria

che per
gara da

dispetto

son

pronti anche ad aggravare le accuse d'ignavia meridionale, speculate

da qualche

filosofo, e prodigateci poi a

tutti
si

cervelli
il

leggieri di l dalle Alpi. Questi nostri compatriotti


libro di
istante
,

terranno

M. Brunet come gettato loro


riflettendo

in

faccia

senza calmarsi un
italiane
,

che

la

storia delle province

antiche

del

medio evo appartiene a


di

tutte le nazioni attuali


si
il

eredi insieme

con noi

quella civilt che in varie epoche


Altri

svilupp prodigio-

samente nel nostro terreno.


dell'

che amano
,

paese

ma

non

amore che
,

si

porta

ai sepolti

e
in

ch^ perci sanno e compatire


volto
,

sperare
loro

si

accenderanno anche
d'

ma

senza ira

verso

compagni

espiazione. Essi noteranno, che siccome le nazioni


,

costituite in ordini pi civili de' nostri

serbano premii e non peno


43

Ap. Voi.

11.

338
per
gli

RASSEGNA
studi dell'

DI LIBRI
cos

umana
il

societ

l'Accademia delle Iscrizioni


alla
,

e Belle lettere, eh'

circolo addetto

Storia

nell'Istituto

di

Francia
del suo
talo
il

incoraggiava

il

presente lavoro

proponendolo per soggetto

premio,

premio ordinario del 1842. Lo scritto di M. Brunet, riporsi stampalo a spese pubbliche nella tipografia
del

reale di Parigi.
II.

Le parole
le

tema furono
;

Delineare
la

la

storia

degli

sta;

bilimenti greci in Sicilia

mostrare
loro

loro
e

importanza politica

indagar

cagioni

della
si

potenza

prosperit;
,

descriverne
,

quanto pi precisamente
e arti

possa la popolazione
,

le

forze

governi j

la condizione morale e industriale


,

e i progressi nelle scienze, lettere

fino al

tempo in cui

la

Sicilia divenne provincia


la

romana.
in

III.

L'Accademia, insomma, volea

storia della Sicilia greca.


fallo
:

che questo lavoro

non

fosse
,

mai
i

anzi primeggia
,

tutte le storie generali della Sicilia


zionali e vivuli negl' infelici

cui autori

per lo

pi na-

tempi che son corsi per tutta Tltalia

dal

XVI

secolo in qua
,

si

senlivan mossi da beli' orgoglio a ricercar

minutamente

e presentare in tutto lo splendore loro le cose della


,

Sicilia greca. Tali

nel
,

secolo

XVI

Fazzello

annalista diligente
;

pulito scrittor latino

e sovente nobile storico


la

il

Maurolico gran

matematico, che prendendo a scriver


di

storia per dispetto e gara


intelletto superiore.

municipio,

vi

lasci le pennellate

d'

un

Nel

secolo

XVII, Gluverio

illustr la Sicilia antica

con l'erudizione d'un

forte ellenista, e la pazienza d'

Nel secolo appresso,


dettando
la

il

Caruso

un viaggiatore archeologo e tedesco. siciliano, e il Burigny francese,


Sicilia
,

storia generale di

trattarono
il

l'

epoca

greca

questi da erudito che affastella


d'

un poco, e

Caruso con gravit


,

ingegno italiano

nudrilo alla lettura del Machiavelli

e ormato

della critica storica

che

s'

era tanto affinala al suo tempo. Noi lail

sciamo

la

lunga
di

lista

degli altri compilatori. Ai tempi nostri


ci

po-

deroso ingegno

Domenico Scin da Palermo


(

dava

la

Storia
),

lette-

raria dei Greci Siciliani


e riscontrata coi

Napoli 1840, Tipografa frani


politici.

connessa

mutamenti
lode dal

Un'altra parte di gran rilievo,

monumenti e la loro storia artistica, stata Duca di Serradifalco. M. Raoul-Rochette nella storia delle colonie greche; M. Letronne, con la topografia di Siracusa e con la pubblicazione dei frammenti di Scimno da Scio M. Ebert nelle Dissertationes Siculae e nel stxeXiv han trattato n mancano illustrazioni di fatti in parte il nostro argomento:
cio la descrizione de'
fornita con

somma

RASSEGNA
e

DI LIBRI
,

339

monumenti e brani d'antichi autori teste scoperti e altre notizie sparse qua e l nella nuvola di stampati d'ogni calibro che ingombra r Europa. Lo studio della Sicilia greca presentava dunque da un
un gran mucchio mai
le

lato

di libri, e dall'altro moltissimi fogli bianchi.


si

vero, che questi non


istorie

riempiranno mai, perch non


,

si

riavran

forse

d'Antioco

Ermia

Filisto

Timeo

n parecchi

trattati

politici d'Aristotile,
si

n molti capitoli

di

Diodoro;

ma

tant',
,

che qualche briciolo

ritrova sempre. Aggiungasi a questo, che


,

accettata anche la serie dei fatti particolari

qual era nel secol pasdi

sato

noi

non potremmo rimaner contenti

quella

che
,

si

dava
quale
,

come
dee

serie di fatti generali.

per

l'

Istituto di

Francia
di

al

tanti
i

lumi
dotti

il

mondo
,

proponea

il

tema ricordato
se

sopra

per

invitare

ad empir

alla

meglio quelle lacune.


,

IV.

M. Brunet

affrettiamoci a dirlo
,

non ha
;

fatto la storia

della Sicilia greca

1'

ha

ottimamente preparata

presentandoci

frammenti del quadro antico, e cancellando tutte le restaurazioni che spesso sfigurano l' originale. Perch conoscitore e padrone
com'egli dei
testi

greci,

vi

ha spigolalo
la

tutti
;

passi che riguar-

dano direttamente o indirettamente


a miglior lezione
;

Sicilia

li

ha

ridotti

anche

e ci ha dato per tal

modo un
non
i

racconto spoglio

d'ogni declamazione e d'ogni supposto. Forse l'autore ha spregiato

troppo

moderni

s' ei

si

lagna
i

di

aver

potuto
,

fare

un
ci

viaggio in Sicilia per vedere

luoghi e

monumenti

noi

anco
di

dorremo che, per


mancati
al

la

difficolt

grandissima d'aversi, e perfin


si

co-

noscersi in Francia quel

poco che
libri

pu stampare

in Italia,
,

sieno

Brunet parecchi

che dovea consultare

soprat-

tutto la Storia dello Scin.

V.

Il

lavoro

di
:

M
l."*

Brunet, preceduto da una introduzione

di-

videsi in tre parti

Esame

delle sorgenti di questa storia.

sud-

divisa questa parte in

23 paragrafi, ciascuno
del tempo.
Si

de' quali tratta

d'uno
pre-

o pi

scrittori delle

memorie
tutti

Sono
e

notizie nette, e co-

piose al

medesimo tempo.
2.^

terminano con un quadro che


gli

senta simmetricamente

scrittori
si

abbracciava.

Parte.

Annali. Questa
,

tempo che ciascuno compone di 46 paragrafi,


il

messi in ordine cronologico

avvenimenti o dagli uomini che primeggiaronvi. Corrc^no gliAnnali dai primi abitatori
e intitolati dagli
della Sicilia fino alla conquista

romana.
le

3.^

Parte.

Notizie sul

governo,

la

religione, la

popolazione,

industrie, arti mililari


il

scienze, lettere e belle arti. Son 36 paragrafi che prndono

nome

, ,

340

RASSEGNA

DI LIBRI

dalle materie o dagli autori di cui IraUano. L'autore ha sparso le

introduzione e nella 2/ e 3/ parie. Prevedendo qualche appuntatura su tal metodo , ei protesta non aver voluto scrivere una storia ma soltanto prepararne materiali ai quali ha dato l'ordine che gli parulo pi comodo per le ri,

consitderazioni generali nella

cerche e lavori successivi. Noi peraltro non prenderemo


lisi

in

quest'ana-

l'ordine di M. Brunel. Senza neanco tener dietro alla sua naril

razione, che sarebbe un fare

compendio
li

della storia della Sicilia

greca, ne noteremo
corra
,

tratti

principali,

confronteremo,

ov' ocin

coi passi d'altri scrittori, e


si

accenneremo finalmente
all'arrivo
delle

che

aspetto

presenti agli occhi nostri la tela di questa grave storia.

VI. Cominciando dall'epoca anteriore

colonie
dal

greche

in

Sicilia
di

non

e'

altro

partito

che quello seguito


e molto

Brunet: cio,

rcslar contento a pochi tratti generali, senza lusin1'

garsi di poter seguire a rigore

etnologia

meno

la

cro-

nologia e gli annali. Perch


secoli

ricordi dell'Occidente, fino a parecchi


si

dopo

la

guerra

di

Troja,

debbono indovinare
avanzano.
I

nei miti reli-

giosi e nelle tradizioni raccolte dagli storici di

gran tratto posteriori,

o ne' monumenti scarsissimi che


tazione
si

ci

Ma
fatti

in tale interpreriferire

cammina sempre

al buio.

miti
,

si

posson

ad
fatti

uomini individualmente o collettivamente


fisici.

o a

morali, o a

Le tradizioni che in mancanza di scrittura si raccomandavano memoria col ritmo, erano sfigurate dall' immaginazione e dall'ignoranza, quando pervennero ai primi annalisti; talch, per trarne un po' di vero, le si debbon decomporre e affinare a un dipresso come le favole religiose, indi la curiosit dell' uomo che,
alla
,

impaziente

di

limiti

pur cerca
le

la storia

di

quelle et
di

scorta
,

appena da un barlume che


le

concede forse
si
il

veder

le

masse
i

ma

nasconde

contorni. Indi chi

sforza a delineare

contorni

fidandosi nell'analogia, va errato

pi delle volle:

e in questa,
g' intelletti

eome

in

molle altre investigazioni umane, awien che

superiori sappiano fermarsi a proposito, e che le nienti pi deboli

spregino limiti, credendo veder tutto


siciliani fino al

in

prima

luce.

Gli

storici

XVII
allor
;

poli semitici

ruminando la Bibbia e le istorie de' pochiamarono pi nebulose che non son oggi
secolo,
,

Caldei ini^Sicilia

risalirono su per

l'

albero

genealogico
,

infino

No

e anco trovarono iscrizioni che dicean caldaiche


di giganti.
,

e ossa che
dis,

credean

La

critica storica del


il

XVH

XVIIl secolo
lo

sip questi sogni

e consigli

Caruso

e pi tardi

Scin

, ,

RASSEGNA
cercar piuttosto nei miti
della Sicilia.
Il

DI LIBRI
le

341

dell'

occidente

notizie dei primi abitatori

seguendo Timeo, Diodoro, e Demetrio Galaldiano, piuttosto che Tucidide, Filisto, e Dionigi d'Alicarnasso
Caruso
,

riguard come aborigeni


pellazione di questo

Sicani

Ciclopi

come
la
,

un'altra
alla

ap-

popolo.

Scin

nella

introduzione

detta

storia letteraria espose un'altra


della sua mente,
l

opinione con

lucidit

forza

Ciclopi

gente arabo-fenicia

passata in Grecia

dall'Egitto e dalla Libia, venne in Sicilia dall'Epiro; visse di pastorizia; conoscea l'arte d' innalzar quelle rudi fabbriche che s'ad-

diroandano ciclopiche
Sicani
gli
,

diessi infine all' agricoltura


nell' isola
:

si

mescol

ai

capitati
gli

qualche tempo appresso

talch divennero

uni e

altri

un
,

sol

popolo

dileguandosi

fin

anco

il

nome

di

Ciclopi. Cosi lo Scin

ritraendo con molta industria le fattezze dei

Ciclopi di Grecia
dei
poeti,

li

trasport di peso in Sicilia, sulla guarentigia

e soprattutto del noto episodio dell'Odissea.


la

certo gli

sfugg l'anacronismo di pi secoli che correano tra


Sicani e la guerra di Troja
;

venula dei
la

ma

gli

parve poter accettare


,

so-

stanza

la

topografia e la nomenclatura del mito

con rimandarlo
re-

bens molto indietro nell'ordine dei tempi. Questa era la pi

cente opera

d' istorici siciliani


,

che trattasse

di tal

argomento; opera
assai discorde

ignorata dal Brunet

come innanzi dicemmo.


Brunet a prima
vista

VIL L'opinione
e forse

del

pare

un

po' precipitosa.
i

Eccone

il

motivo.

M.
,

Brunet

scevra

allontana con diligenza


dai miti
:

fatti

trovati negli storici

da quelli dedotti
,

quantunque siano

talvolta

contemporanei
,

o anche quelli
gli

detti storici
altri
si

siano anteriori ai mtici

quantunque
,

uni

gli

colleghino per lo nesso degli avvenimenti

e nelle

bilance

della storia abbiano a

un dipresso
i

il

ugualmente

per

dubbia

interpretazione. Tucidide
Ciclopi e
;

medesimo peso, come cavati rimanda ai


i

poeti chi voglia conoscere

Lestrigoni

che passavano
quale
ritraessero .

pei primi abitatori dell' isola

e confessa non
,

saper dire a
si

schiatta appartenessero

d'

onde venissero
parte
3.*

ne dove

Cos

M. Brunet spaccia
storiche.

Ciclopi, a pag. 59, sul cominciamento delle


del suo lavoro
,

notizie

Ma
,

nella
ai

tornando

com' avea promesso


greco,
ci
,

pi oscuri tempi della Sicilia e del

mondo
orien-

d qualche bella pagina su l'antichissimo

incivilimento

dell' isola
tali
,

qualunque
dovea.

fosse

il

nome

dei

popoli

certamente

cui

si

, ,

342
Vili.

((

RASSEGNA
Le pi
i

DI LIBRI

recenti ricerche sull'Egitto, dice egli a pag. 423,

indicano che

Fenici avessero forse sui costumi del popolo sceso

ce


(.<

c(

.(

maggiore di quella che conammettea comunemente sino ad alcuni anni fa. Le tradizioni che conducono Fauno o Mercurio e che a prima giunta sembrano d' Italia e di Sicilia in Egitto contraddittorie al movimento generale della civilt da levante a ponente possono spiegarsi con V ipotesi di pi antichi stabilimenti dei Fenici in Esperia d' onde costoro fossero tornati indall'alta valle del Nilo un'influenza

fessavano

gli

Egiziani

e che

si

dietro sui

proprii passi.

11

fatto di

trovarsi

in

Sicilia

il

papiro,

fi

che fu tanto
che

utile nella valle del Nilo, forse


1

un

vestigio delle
e'

antiche relazioni di que' due paesi


gli

poeti

insegnano
regione

ulivi

dello stadio d'

Olimpia fossero recati da Ercole repongasi


tolti
,

duce da viggi

lontani

ove

si

voglia

la

c(

dcgl' Iperborei ond'ei

li

avea

non

si

pu
i

rigettare al tutto

questa tradizione. L' ulivo anche fu offerto all'Attica insieme con

un

utile e nobile

animale,
i

il

cavallo, che

Greci attribuivano
a

a
c(

Nettuno, e che forse


,

navigatori fenici aveano contribuito

propagare
la

poich fu uno dei lor simboli

Diodoro spiega
dell'olio

prodigiosa prosperit d'Agrigento col


,

commercio
in Afl'rica

che

c(

facea con Cartagine

non producendosene per


l'

anco a questo
.

tempo

4-08 anni avanti


I

era volgare

continua
la sola

alla

pag. 468:

costumi

inospitali dei Fenici

furon forse

origine

della favola dei Ciclopi e dei Lestrigoni

limito
,

a di Cerere che
c(

agli

uomini

frulli della

terra e le leggi

il

mito

d'

Iside, presentano un'analogia grandissima che non isfugg

c(

agli antichi.

Ma
si

se queste leggende passarono d'Egitto in Grecia,


la

perch mai
per

trasport in Sicilia

scena

? L' incivilimento della

Grecia
((

via

dell'Egitto fu lungo

tempo ammesso senza conil

trasto;

ma un esame

pi attento ha fatto riconoscere che


s

nesso

tra que*
((

due paesi non

intimo, come
la

se

qualche
ordini

colonia
e
le

avesse recato direttamente

religione

gli

civili

scienze dalla valle del Nilo nell'Attica.

Fenici
la

furono gl'inler;

c(

mediani
i

senza dubbio

perch

si

adott

loro scrittura

e se

loro stabilimenti in Sicilia risalgono a un'alta antichit,


,

come

tutto porta a crederlo


cr

non

v'

ha alcun ostacolo a supporre che


,

l'Attica avesse ricevuto dalla Sicilia


i

come sopra
il

accennammo
di

doni di Cerere e

il

suo culto

Innanzi

mito

Cerere

il

, ,

RASSEGNA

DI LIBRI
i

343
giganti che fosse
:

nostro autore pone quello d'Aristeo; solo tra

campalo
la

al

peso dcU' Etna e

ai

fulmini di Giove

Aristeo in cui
.

Sicilia

venerava uno dei promotori dell'agricoltura


la

Ognun
quella
L'

vedr adesso che


del

differenza

tra

l'ipotesi
,

dello

Scin

Brunet

fondata su scoperte pi recenti


i

assai lieve.
il

uno

scrive Delia storia

Ciclopi

Taltro rimanda
;

nome
fa

tra le favole,

ma ammette un

popolo della stessa origine


di

i'

uno

passare questo
Sicilia;

popolo d'Egitto e

Libia in Grecia, e quindi

in

l'altro

lo fa venire in Sicilia

dall'Occidente, o anche dall' Egitto, e passar


io

indi in Grecia.

Dir alflne quel eh'


il

ne penso.
secondi
,

IX. Storico

nome
;

de' Sicani

s'

anco

si

voglia

primi abitatori dell'isola


bia

par certa

la loro origine orientale,

dub-

r ultima loro stanza prima del passaggio


il

in Sicilia

ponendola
,

alcuni in Asia tra

Mar Nero

il

Caspio,

altri in

Spagna

altri in

Grecia. L'epoca del passaggio ignota.


in Creta
i

Quando Minosse dava

leggi

quando

le arti
,

personificate in Dedalo segnano in Grecia


i

progressi della civilt


,

Sicani aveano gi nella nostra isola agri-

coltura

leggi, religione
,

tempii e societ, parlandosi d'un lor


,

si-

gnore o capo
nosse
eh'

Cocalo

che raccolse Dedalo


meridionale

cio incoraggi le arti


,

nella regione orientale e


,

dell' isola

resist

Mi-

venuto

come pare,

a far conquisti. Gli avanzi dei


citt

Cretesi

avean seguito Minosse fondarono una

su

la costiera

meri-

dionale, un'altra nell'interno dell'isola.

X.

quest'avvenimento, ch'ei pone nella parte storica, M. Bru(

net fa seguire nell'ordine dei tempi cui viaggi tengonsi nel

p.

64

la

venula d'Ercole,

come la narrazione allegorica dei falli de' Fenici mediterraneo. Una lor colonia, o un'altra serie d'imprese inritratta nel

dustriali e guerriere,

viaggio d' Ercole in Sicilia. Ei

recavi armenti dall' Italia, adopra le acque termali d'

Imera e
poi
s'

di

Egesta

doma
,

varii principi

Sicani

nell'

occidente e nell' interno


sito

dell' isola

istituisce

nuovi
,

riti

religiosi
,

nel

ove

inalz

Siracusa
degli

sostituisce

come pare
l

il

sagrificio dei
i

bruti

a quello

uomini, e sparge qua e

per l'isola
in forse

benefizii dell'inciviil

limento. Nessuno scrittore ha messo

valore storico di

questo mito. L'epoca assegnatagli dal Caruso e dal Brunet sembra

pi esatta
al

di

quella seguila dallo Scin


il

il

quale

fa venir

Ercole

par che Aristeo, dopo


XI. L'incerta data

passaggio degli Elimi, Sicoli e Morgeti.


generazioni,
di
o,

di varie

quasi un secolo avanti,

l'altra incerta data della

guerra

Troja, assegnata

comunemente

344

RASSEGNA

DI LIBRI

all'arrivo degli Elimi, popolo pelasgico, fermatosi prima in Italia,


il

quale forse occup Erice, e fond Egesta.


i

Si

crede che cinque

anni appresso,
dai Pelasgi
,

Sicoli, altro

popolo pelasgico, o piuttosto cacciato


dall' Italia

e certamente

mosso

centrale, venisse a cer-

care stanza nelle regioni orientali

dell' isola.

Poche righe concede


Sicoli
;

M. Brunet
fenici
,

alle

conseguenze della venula dei

e la penuria di
gli stabilimenti

notizie storiche lo rende


dei quali

anche pi laconico intorno

poich erano in

Sicilia

mi persuado bene che nessuna tradizione parlasse, da tempo immemorabile. Se a queste si


che
1'

aggiungono
intorno
la

le notizie

autore d nella parte


,

3.'
(

p.

462

seg.)
i

religione dei Sicani e dei Sicoli

la

poesia di Dafni e

lavori riferiti alla et di

Dedalo,
Il

si

avr tutta

l'introduzione sua
ri-

alla storia delle colonie greche*

fatto sta

che quest'epoca, non

schiarata n dalla storia n dalla mitologia, impenetrabile.

La mente

supcriore dello Scin, eia superiore erudizione di M. Brunet non

han potuto che ripetere


Diodoro.
stanchi
dinastia
ritiene
(cos la
il
,

in

parole diverse

cenni generalissimi di

I
s'

Sicoli e

Sicani combatterono lungo


sotto
il

tempo

tra loro

accordarono e vissero

principato

degli Eolidi

che regn sul gruppo delle

isolette

settentrionali che

ne

nome. Questi principi per


Sicilia.

la loro

moderazione e giustizia,
co' loro

lontananza abbellisce ogni oggetto!) furon chiamati a regger


1

anco una parte della

Fenici

intanto

commerci
di
i

continuavano a portare

civilt e ricchezza

per tutte

le costiere

mezzod

ponente e tramontana. Mancata


agraria n dall' ubbidienza

la dinastia degli

Eolidi,

Sicoli, ritenendo l'antica semplicit dei costumi,


dall' industria
a'

non

si

discostarono
;

loro ottimali

ma

Si-

cani,

che eran corrotti dal commercio con

altri popoli, si

lacerarono
dei Sicoli.

in guerre civili ;e indeboliti, soggiacquero infine alle


I

armi

mercanti fenici ch'erano sparsi intorno l'isola


,

fuorch nel lato

orientale infestato dai pirati Tirreni

si

ridussero in Palermo, Moria

e Solunto

all'

arrivo dei Greci.

XII.. Si riferisce

comunemente
,

all'

XI olimpiade
,

la

venuta delle

prime colonie elleniche in Sicilia che furon due di razza diversa e ostile, e posersi entrambe sul lato orientale alla distanza d'una cinquantina di miglia l'una dall'altra. La colonia de*Galcidesi d'Eubea
e de'Nassii, tutta gente ionia,

approd

l'anno 734al

avanti l'era

volgare in un sito presso

all'

odierna

Taormina,
l'

quale die
,

il

nome
il

di

Nasso.

Dori
a

mossi da Corinto

anno
i

appresso

circa

735 stanziarono

Siracusa. Entro dieci anni

Calcidesi dirama-

RASSEGNA
ronsi in Catania
,

DI LIBRI
,

345
si

Leontini

Zancle

ma
Dori
si

con questo
di

ferino

il

lor

movimento;
poco
nel

se

non che concorsero


secolo appresso.

alla
I

fondazione
,

Milc e d'imera
,

men che un

al

contrario

poco

felici

primo tentativo d'una colonia che


,

tramut pi
e

volle

non lungi
Gela
e

da Siracusa a Troilo o Trogio


a girare
il

Tapso
all'

Megara

avventuratisi poi
citt di
,

Pachino, davan principio

importante

nel corso d'

Knna

un altro secolo propagavansi successivamente in Acre, Casmene, Eloro Noto, Selinunte Camerina, Agrigento, e
, ,

insieme coi Calcidesi in Imera. Questi sono


stabilimento della schiatta ellenica in Sicilia

fatti

principai dello

ricavati da Tucidide,

Strabone
a

Diodoro, Scimno da Scio, Stefano Bizantino, e registrati

un

di

presso nel

medesimo tenore
solo che

in

tutte le storie

di

Sicilia.

M. Brunet, nel ritrarre fedelmente dai


ci

testi

greci cos fatte notizie,


,

ha aggiunto quel

per

lui si

poteva

cio

una savia
sforzi

critica dei passi discordanti, e

qualche correzione cronologica. La


,

mancanza
via,

delle antiche

memorie

mal supplita sempre dagli


istituzioni civili di questa

della filosofia

storica, ha trattenuto, e forse talvolta

tirato fuor di

M. Brunet nella ricerca delle


lo
:

prima

epoca. Noi non

seguiremo

nelle sue

poche generalit
i

di dritto

pubblico primitivo
ai

dottrine d'uomini dabbene,


l'

quali trasportano

tempi mal
,

conosciuti

ordine

di societ

che lor sembri pi naal

turale
eh'

fors'

anco pi perfetto. Scendendo


,

terreno della Grecia,


fosse governata in
:

ci s

ben conosce

jM.

Brunet

ci

ricorda
;

come

origine a picciole monarchie

moderate

indi

ad aristocrazia

ma

soggiunge un assioma del quale noi non rispondiamo n punto n

poco, cio: a che


a

l'effetto

ordinario delle colonie sia di ritemperar


.

r autorit

dell' aristocrazia
,

Indi, egli dice,

aristocratica,

assai rigidamente

dovette essere la costituzione delle


calcidiche non parla.
alla
;

colonie dofatti

riche di Sicilia
storici,

che delle

ricorda
i

che Geomori, o,

dorica
essi

Venendo ai Gamori eran


i

detti

in Siracusa
dritti
civili,
si

proprietari di terre

che
in

godeano

principali

e che teneano

l'autorit

Siracusa nella

XLI

olim-

piade: se
le

lettere
I

pu riposare su la conghiettura onde si son supplite mezza parola m^w^ del marmo di Pala r^" innanzi
CalUcirii, l'ultima classe
,

ros.

Callirii o

cio degli abitatori di

Siracusa, erano, secondo M. Brunet


e schiavi o servi della gleba
di

SiQpli la pi parte di schiatta,


ei

condizione. Del resto,


In Sicilia

suppone

che

le

colonie greche fossero spiccate verso


Ap. Voi.
II.

per profondo

\\

346

RASSEGNA
che
i

DI LIBRI
il

consiglio dei sacerdoti di Delfo e

Dodona;

che non crediamo, pareni

doci pi naturale

ricchi

comprassero

sacerdoti

per inco-

raggire

il

volgo alle imprese determinate gi e maturate da loro.


il

Crede anche
greche non

Brunet (n
456)

ci

accordiamo con lui), che

le

colonie
e

si

stabilissero a forza d' armi.


,

Suppone finalmente

con ragione
oltre lOmila
tanti
;

(p.
,

che Siracusa stessa da principio non avesse

e poche delle altre citt contassero oltre 5mila abi-

e che

mano mano s'aggiungesse


,

ai

cittadini
c(

primitivi

una

popolazione di stranieri
(X

mercatanti e artigiani,

che ricevea la

legge da queir aristocrazia plebea, data tutta alla politica e alle

((

armi. ...
padroni

In questo

primo periodo,
le

ei

dice a p. 102

Greci
,

<(

di

quasi tutte

spiagge e delle campagne pi


,

fertili

non

ebbero a lottare che coi barbari


respnto nel
le

Sicani

e Sicoli

che
e
il

aveano
traffico
le

centro

dell'isola.
fiorito,

Merc l'agricoltura

lor citt
i

aveano

senza cercar di signoreggiare con


la

armi

loro vicini.

iVIa

quando
della

popolazione aumentata prodigio,

samcnte, non trov pi luogo ove estendersi


stesso la

quando

al

tempo
in

maggior parte

propriet

territoriale
;

restava
i

((

mano
si

di

poche famiglie eredi degli antichi coloni


ambiziosi

allora
di

poveri

sentirono in disagio, e gli


la

profittarono
il

questo

per mutar

forma della repubblica, e afferrare

poter supremo.

Surse

in ogni citt

un tiranno che
la

si

studi di conservare o al-

largare per mezzo della guerra


i

sua instabile autorit.

cos

Greci

si

spossarono in

lotte interne,
Sicilia

finche nacquero principi

cr

pi grandi che non resero alla

la

pace n
la

la

libert,

ma

dierle in

compenso

lo

splendor delle arti e


I

gloria militare.
egli

Questo senza dubbio un bel quadro.


il
li

particolari da* quali


;

cava non erano sfuggiti a Fazzello n a Caruso

ma M. Brunet
anche involonsupposero

narra senza alcuna delle circostanze che

gli altri

tariamente aveano aggiunto per legarli insieme e spiegarli. Quanto


agli ordini politici,
i

due

storici siciliani or

nominati

li

misti d'aristocrazia e democrazia, e pensarono che le colonie gre-

che avesser preso per forza


su questi due punti
dizio che
lo

ai Sicoli le citt di

che poi accrebbero.


presso
il

Ma
giu-

Scin dette a un
il

medesimo
il

dopo

lui

annunzia
i

Brunet.

Solamente erra
i

valente

siciliano nel
si

supporre che

Sicoli
gli

e anche
Elleni
;

Fenici

prontamente
s'

unissero e mescolassero con


il

e molto pi
i

inganna

nel credere che

nome

di

Sicelioti

dinotasse

Sicoli grecizzanti

piuttosto che

Greci nati in Sicilia.

RASSEGNA
storiche, abbrevieremo vieppi
il

DI LIBRI

347
di notizie

Xlir. Pervenuli cos ai tempi che

meno scarseggiano

porzioni del nostro.

compendio per adattarlo Dal principio del VII.'* sino alla met
si

alle proin circa

del V." secolo innanzi l'era volgare,


fazioni
,

travagli la
;

Sicilia
si

tra le

le

tirannidi e le guerre di citt a citt

ma non

pre-

sentava ancora in ogni contosa la grande scissione delle due razze


calcidica e dorica. Siracusa e Agrigento, doriche

entrambe, senza

n anco venire ogni giorno

allo prese tra loro

signoreggiavano o

proteggeano
che
cilia
i

il

resto delle citt greche; n incontravano altro rivale

tiranni di

Reggio,

quali erano inlenti ad estendersi in Sici

per via

di

Zancle, o vogliam dire Messina. Se

volgiamo

alle

guerre straniere, vedremo che pos nel presente periodo quella coi
Sicoli
,

antichi abitatori del paese

ma

Fenici che avean fondalo


il

una potente repubblica


gli

in Cartagine, e

teneano gi
in

Mediterraneo,

cominciarono quella ostinata


uni e
gli altri,

lolla co'Sicelioti,
il

cui spossaronsi
di Roma. Verso una parte delia
,

per cadere insieme sotto


i

giogo

la

met del
,

VI. secolo
le

Cartaginesi occuparono
,

Sicilia

ove

grosse citt Fenicie di Palermo

Mozia e Solunto
Cartaginesi
di di

e forse le

vicine e affini
al

de'Sicani e degli Elimi, offrivano sempre


Ritenlaronlo
i

una base

conquisto

dell' isola.

l'

an-

no 480, incoraggiati dalla picciola ambizione dei tiranni e dalla grande impresa di Serse, accordatosi con loro
la

Reggio,
assaltar

Grecia, menlr'essi combatterebbero

gli Elleni
si

di Cicilia,

per

to-

glier

che

la

madre

patria e le colonie non


i

aiutassero scambie-

volmente.
d

Ma

anco separate, vinsero esse


,

barbari, forse nello stesso

ad

Imera

e alle

Termopile o
in

Salamina.

L'unione

de'
la

due

stati

ellenici della Sicilia,

Siracusa, cio, e Agrigento, e

virt

di

Gelone distrussero
,

una

sola battaglia T esercito dei Cartagidi

nesi

esageralo certo

come quello

Serse
di

alcun dubbio superiore infinitamente


Nel tratto

e come quello senza , numero alle genti greche.


,

che

cos

abbiamo adombrato
con
la

M. Brunet non

fa

che

narrare

particolari

solila diligenza. Ei

crede poi per buone

ragioni che Gelone, fatto principe di Siracusa per favor degli otti-

mati, regnasse secondo


cio, esercitando
il

gli

ordini primitivi della costituzione dorica;

solo potere esecutivo eh' era largo in guerra e


I

limitatissimo in
ordini dello slato

citt.
,

suoi successori

usurpando
i

poteri degli

divennero assoluti

come

tiranni di Agrigento,
i

e caddero pochi anni

appresso

di

quelli.

Son da notare

rapidi

progredimenti delle colonie greche

di Sicilia a

questo tempo nella

348

RASSEGNA
ci

DI LIBRI
M. Hrunct
,

prosperit materiale e nella cultura intellettuale.

che

conosce ci quanto niun altro,

d pure com'

effetto d' intrighi di


;

corte la rivoluzione democratica che segu indi a Siracusa

e ci parla

appena
a favor
.docle.

della rivoluzione d'Agrigento, cominciata pochi anni


dell' aristocrazia ci
,

prima

e rosa poi democratica dal grande

Empe-

Quando

narra poi come Tanno 466, dopo Agrigento e Sira-

cusa, tutte

le citt

greche

di Sicilia

prendessero a reggersi con ordini


d'estro o di mal umore: che
(p. 153); e
i

democratici, scrive in un
a

momento

il

vento della libert soffi per tutta l'isola


:

continua con
sorti

miglior gusto

((

come
Il

nel secol precedente

tiranni eran

quasi ad un tempo in tutta le citt, cos tutte queste dinastie cad-

dero a un tempo.
e

periodo seguente
,

all'

espulsione di Trasibulo

fu, al dir di Diodoro

un' epoca di grande prosperit per Siracusa


L' attivit

per

tutta la Sicilia.
fatto

innata

dei

governi

popolari

dovea in
della

dare un movimento favorevole a tutte


ricchezza
;

le sorgenti

a
a

pubblica

la

gara

tra

le citt

che avean

racquislato l'indipendenza, non era stimolo

men

forte.

Ma
le

si

ria-

priron tosto due tra

le

piaghe dei governi democratici:


interne
jo.
,

guerre
le

tra citt e citt, e le fazioni

che doveano ricondurre

invasioni straniere e

il

dispotismo
il

Ognun
gli

vede che M. Brunet


va niente a sangue,

in

questo rivolgimento del 466,


l'effetto

quale non

ha preso
al

per

la

causa. Scin s'era avvicinato molto pi

segno, dipingendolo nel seguente modo.


gina 139)
si

Sebbene
il

la Sicilia (pade' principi;


,

c(

fosse levata a

grandezza sotto
,

governo

pure

soffria di
,

mal genio

regnando ancora

nio di un solo

e la dignit del principato.

Gerone

il

domitempi

Questo disgusto,
in quei

che era in gran parte

eccitato dalla
,

moda che
,

correa delle repubbliche


da' nostri pitlagorici
il
,

teneasi desto

sempre pi s'avvivava
macchinare, secondo
i

(f

che non lasciavano

di

loro istituto, contro ai tiranni.

Ma
pace
,

pi che

pittagorici o
affrett la

le

pubbliche opinioni

fu

il

medesimo Gerone che


la
il

ruina de'principati, concedendo


Agrigentini
,

ancorch vincitore, agli


flgliuolo e successore di
le
di

che discacciato Trasideo,


si

c(

Gerone
greche

a repubblica

erano composti. Cominciarono allora


gli

citt a

t^er

flsi
;

sguardi sulla
dall'

libera
,

Agrigento,

(f

cui invidiavan la sorte

ed irritate

esempio

impazienti di-

ce

vennero
mettere
Siracusa

"di

un cangiamento

politico.
il

Altro non aspettavano per

la
;

mano
e

alT opera, che

segno della grande e potente


di

questa altro non aspettava che la morte

Gerone.


RASSEGNA

DI LIBRI
specialmente
,

349
eh'

il

Poich

cortigiani

quelli

erano
e

stali

amici di Gelone, mal soffrendo Trasibulo

il

fratello di Gelone,
le volutt

che per ambizione

di
,

regno avea immerso

tra' vizii

a
<(

Ggliuol di Gelone

avcano gi
e

fatto in

modo che dopo Gerone

niun altro dovesse regnare della famiglia de' Dinomeni.


difalto a

Venne
,

morte Gerone
,

sebbene
di

Trasibulo

certo dell' odio

c(

pubblico

rafforzato

si

fosse

truppe mercenarie e straniere

non valse

a sostenersi sul trono.

Il

popolo, inasprito de'modi

t(

e della condotta di lui,

chiam soccorso da Agrigento, da Gela,


;

da Selinunte

da Imera e da altre citt

e con questi aiuti pudi Sicilia. le altre

gn, vinse, e scacci Trasibulo dal soglio, e fuor


Lieti allora
i

Siracusani della vittoria

corsero per
,

gre-

che

citt

e gridando libert e democrazia


:

stabilirono

in

ogni

a
(f

parte

un governo popolare
la

s
,

che in un attimo sparve da tutta


che da pi
di

r isola

signoria de* tiranni

un secolo

vi

avean
nostre

tenuto solenne e splendidissima stanza.

Questo cangiamento
le

generale nell'ordine politico,

che rec a nuovo stato

a citt e die

anche

alla

religione

un

culto novello,

non fu,

ne

polca essere indifferente alla scienza e alle lettere.

ormai
inge-

conosciuto, che
gni
,

gran movimenti della societ scuotono


mettono non ancora usale
,

g'

e per vie

li

ed ispirano ezian-

dio nuovi pensamenti alla

medesima
della

Olosofa. xUtra, difatto,

che

per lo innanzi fu la sembianza

nostra letteratura sul co-

minciar del periodo


diede
,

di

cui scriviamo;
1'

ed

primi passi ch'ella


,

a
a

suppongono gi cangiato ziano la democrazia


le citt

ordine

pubblico

ed

annuu-

Due erano
nel

in quella stagione

pi cospicue di Sicilia: Siracusa ed Agrigento; e in

amsi

a
((

bedue

per
i

cagioni

diverse

quasi

medesimo

tempo
,

nacquero

primi

rudimenti

dell' arte
il
i

rettorica. Agrigento

che

era stata la prima a scuotere

giogo della tirannide, avea preso


ricchi
,

un governo
golavan
cratico
;

in cui

nobili

ed

al

f(

le

cose pubbliche.

come

tale,

Era questo un reggimento aristopi non potea riuscire gradito alla maggior
,

numero

di

mille, re-

a
<

parte di quegli abitanti

giacch in

Sicilia

e fuori era gi scre-

ditata la dorica aristocrazia (la dorica aristocrazia era stata gi

abbattuta in Alegara
ciooe
,

in Corinto,

(f

iu Sibari

in

Turio

ec.

).

in Argo in Guido in SiQuando la plebe agrigentina


,

vide Siracusa

e le altre citt che

si

reggeano a popolo,
la

n'

ebbe

cruccio; e non sapendo tollerare che

sola Agrigento

dovesse

, ,

350

RASSEGNA
olliraali
,

DI LIBRI
a travagliare

obbedire agli
di

cominci a mover tuaiulti, e

continuo

chiliarchi e le citt colle sedizioni.

Empedocle che
che
aflliggeano

allora fioria
la

sentiva
;

gran

dispiacere de' mali

sua patria
abbattere

e volendo svellere la radice


aristocrazia d'Agrigento.
il

di

1'

pens da piltagorico

Tenne con accorgiil

mento da prima celato


sofico ritiro,
si

suo pensiero

e lasciando

suo

filo-

mise a trattare faccende politiche e cose popolari.


in pubblico ed in senato,
i

Spesso

ei

parlamentava
,

frenando
,

l'in-

solenza de* nobili


i

sedando

movimenti

della plebe

ed esortando
,

citladini alla civile concordia.

E con

queste dicerie
il

che eran

piene di virt e di giustizia, conquist

con

felicit
;

il

suo disegno.

popolo

e pot eseguire

Atterr in fatto

la odiala

aristo,

crazia
(.(

e senza sfrenar la

plebe
cui

con una torbida democrazia

introdusse
tre anni
,

un magistrato,

membri doveano
,

rinnovarsi in
,

<c

e scegliersi tanto de' nobili


i

quanto

de' popolani
nell'

af-

c(

fnchc tutti

cittadini avessero un'

egual parte
,

amministra,

zione delle cose pubbliche.

Difficile fu

egli

vero
i

questa

impresa

ma

il

medesimo Empedocle riconobbe che


alla forza e

suoi trionfi

erano in gran parie dovuti

vaghezza de'suoi discorsi

che r avean

fatto

dominare su quella moltitudine.


lo

Ed avveden-

dosi col fatto

che l'eloquenza

strumento pi efficace della

politica in
c<

uno

stato libero, volle provvedere al


il

bene della cosa


,
ti-

pubblica

riducendo in arte

talento della parola

XIV. Nel mezzo secolo


travagli cui
si

in circa

che corse dalla cacciata de'


il

ranni alla usurpazione di Dionisio


i

vecchio, grandissimi furono

allude nel passo del Brunet citato dianzi. L' eru-

non si stanca di andare incastrando tutti i testi come in un mosaico; ma non gli vien fatto di dirne pi che il Caruso, massime al proposito delle riforme legislative di questo tempo, che
dito francese

M. Brunet tocca prima negli annali e quindi nei paragrafi della parte 3.^ V altro alla destinati 1' uno alla disamina dei governi legislazione di Diocle e un terzo a quella di Caronda. N sua colpa, se, mancando gli elementi, nulla aggiugne a quanto si sapeva e d appena un'ombra di queste due legislazioni. Della prima ei ci dice e e con rammarico che la fosse troppo democratica reggesse tutte le citt doriche e della seconda appena ci riferisce qualche legge non politica. D peraltro un giudizio assai plausi, , ,
,

bile, fondato su

Diodoro, intorno l'epoca


ei

di

Caronda, che

stata

incertissima, e che

pone nel 446

rendendo

cos questo legista-

RASSEGNA
torc

DI LIBRI
1

351
progressi della
filo-

contemporaneo

di

Dioclc e d' Empedocle.

sofia piltagorica

in Sicilia, e lo

svegliarsi della opinione pubblica

in quel

tempo
,

confermano

come

a noi pare

il

pensamento
:

di

M. Brunet e portano un' utile mal si polca spiegare la legislazione


innanzi
;

correzione nella cronologia


di

perch
secoli

Caronda posta due


si

la

istruzione pubblica a spese dello stato


di
,

vedea ben

d'accordo col grado


avanti
l'

civilt della
le

Grecia tutta nel VII." secolo


sta-

era volgare

ne con

naturali difficolt del primo

bilimento delle colonie di Sicilia. Tornando alle sembianze

dell' ac-

cennata riforma del V. secolo in Sicilia,


dei nuovi
cittadini (quelli cio scritti

si

sa

che l'espulsione

recentemente dai tiranni), e


i

una nuova
connessi al

divisione delle terre

furono

due grandi
natura

fatti

sociali

mutamento

politico
ci

ma

su

la

di s fatta

legge

agraria M. Brunet non

presenta n anco una conghiettura. Sulla


ei

espulsione della gente nuova


di

riflette

che grave errore fosse stato

assegnare

un

sol territorio,

quel

di

Messina soprattutto

che

era chiave della Sicilia, a uomini d'altra


e
alla licenza

razza, usi alle armi,


i

con che

tiranni allettano

loro sgherri. Continua

a notare diligentemente

le

molte e

maravigliose vicende che se-

guirono
storico,

la

in questo tempo e che noi, non potendo fare un compendio accenneremo per classi secondo la loro natura. La prima finisce di nuovo col dispotismo. La lotta delle fazioni che
citt

seconda quella tra


dalla guerra del
della

calcidiche e doriche
,

attizzata fieramente
la

Peloponneso

e che

porta in Sicilia
le
il

decadenza
i

razza calcidica.

Vengono finalmente

guerre conlro

Sicoli,

Cartagine, e Atene. Di questi tre nemici,


eran
cilia.
gli
I

pi formidabile, che

Ateniesi, fu vinto da Siracusa, n


Sicoli,

mai pi

rilento la Si-

domati
i

ma non

distrulli, restarono
si

come una piaga

mortale. Contro
in

Cartaginesi

combatt con varia fortuna,


veder

ma
il

somma guadagnarono
i

pi che non perderono: e ben l'invidia


al
la

accec

Siracusani

se gioivano

gente punica dare


Siracusa

guasto alle pi fiorenti cill greche della


se n'accrebbe, e

Sicilia.

intanto

guadagn

il

primato

nell'isola.
di lui
,

XV. Questa
Dionisio
noi
di
il

torta politica
,

ben degna

vecchio
,

che resse dal 406


di

al

368

le sorli

sembra seguita da non direm


Calabria.

Siracusa

ma

tutta

la

Siciliane in parte della

M. Brunet, senza tentare uno schizzo di questo tiranno che univa la scimmia del letterato, alia volpe lione del Machiavelli, ha dato
la

cronaca esatta delle sue azioni, e ha notato sagacemente come

352

RASSEGNA
gli

DI LIBRI

intendesse a sradicare l'ordine equestre, e

come regnasse
ci

sua

posta, pur conservando


garli,
e fino le

antichi magistrati che avvil senza abro-

adunanze popolari. Importantissimi


Dionisio
il

sembrano

paragrafi

sul regno di

giovane

su

le

vicende di

Pla-

tone alla corte di Siracusa, e sul martirio del virtuoso Dione, di


cui spiega M. Brunet lucidamente la dottrina politica juste milieu,

che non piaceva a nessuno. Tenne dietro


la

a queste miserie, nel 34'5,


di Sicilia
si
i

splendida impresa di Timoleone che scacci

tiranni,

e die

Una memorabile
il

rolla ai Cartaginesi

che non
gli

stancavano
tanto,
in-

di riassaltare

paese;

ma

non pol riformare

uomini
in

che dopo

la

sua morte non sorgesse, nel 316, Agatocle,


felice
,

uomo

fame
per

ingannatore sfacciato e perci


pi fortunato in guerra
;

temerario

tutto, e

lo

colui che per salvar Siracusa as-

sediata, and ad assediare Cartagine, e insegn la strada a Scipione.

Agatocle

si
i

f'

signore della pi parte della Sicilia


la

ma non
verso
il

pot
fine

spiantarne

Cartaginesi. Ripigliaron essi


il

guerra
al

del III." secolo; e


delle
di

paese che era avvezzo


,

comodo
,

traditore

armi mercenarie
,

fu necessitato a
la

chiamare un re
i

capilan

ventura

il

quale dopo
Pirro
,

vittoria sopra

nemici

volea la Si-

cilia

per prezzo.

dispettoso della opposizione de' Siciliani

lasci

isola nel
di

275.
qui M. Brunet a narrare
,

XVI. Passa
fatto principe

il

regno di Gerone
i

II

perch era buon guerriero


padroni
di

e perch
i

soldati

erano

ormai

veri

Siracusa. Al suo tempo

Mamertini, gente
Cartaginesi,
,

collettizia,

per lo pi

di schiatta italiana, assaltati dai

voller piuttosto chieder aiuto a


la Sicilia ai

Koma che

Siracusa
di

e apriron

Romani. Gerone, che dapprima tent


,

respingere questi
la

nuovi stranieri
essi
,

collegandosi coi Cartaginesi

avuta

peggio

con

si

volt ai

Romani

seguitarono quasi

tutte le citt di Si-

cilia.

Narrato qualche

fatto della
n'

prima guerra punica (prima per


In

Roma, perch
cos continua
a

la Sicilia
il

avea sostenute gi quattro o cinque),

Brunet a pag. 351.

questa guerra

di giganti,

Greci Siciliani fecero necessariamenle

una

figura

secondaria.

Pure, se la popolazione ellenica fosse stata tuttavia animata dal

genio guerriero eh' avea

c(

mostrato nei secoli precedenti

Siracusa

Romani avrebbe potuto aggiugnere un'armata all'armata romana; e cos pesar


invece di starsene al somministrar

grano

ai

((

tanto nella bilancia, da meritare che ripigliasse in Sicilia quella

supremazia per

la

quale avea combattuto tante

volte.

Ma

il

genio

RASSEGNA
<r

DI LIBRI
i
i

353

(f

appo Greci: e d'altra parte, Slcoli Campani, che da gran tempo erano stati il nerbo dell'esercito siracusano, s'eran gittati ad aiutare Romani. Gerone cap dunque di non dover pensare che a far prosperare l' agricoltura e il commercio col favor delia pace e seppe dare al suo regno uno
militare era estinto quasi

splendore
M la

non passeggiero

estendendo

le

sue liberalit a tutte

le

parti della Grecia d.


politica di

Mi pare che M. Brunet non abbia ben colto


,

Gerone. Nei paragraG 4

8 e 9 della parte 3/

egli

espone alcuni particolari, non nuovi peraltro, delle condizioni delia


Sicilia sotto

Gerone. iMorto costui nel corso della seconda guerra

punica,

il

nipote

Geronimo abbandonava
di

come
Brunel

si

sa

l'alleanza di

Roma
tulli

per quella

Cartagine:

di

che

il

lo

biasima,

come

gli

altri storici

han

fatto

ma non
,

ci

spiega per qual ragione

di

che prese lo stato dopo l'uccisione Geronimo si chiarisse alQne nemica ai Romani. Cominci Tanno 214 innanzi Cristo, l'assedio di Siracusa che ricorda ad ognuno i grandi nomi d'Archimede e Marcello; e che, sostenuto per tre anni flu per tradimento, con la presa della citt nell'autunno del 212. Questi son gli uomini ai quali M. Brunet avrebbe
la

fazion popolare o soldatesca


,

consigliato di lavorar la terra, e di aspettare inevitabilmente entro

pochi anni

la

sorte

che almeno misero in forse

incontrarono

con gloria! Dimenticando quest'ultimo rimprovero

alla Sicilia greca,

M. Brunet giudica pi favorevolmente


parte
si
3.^*,

Siracusani nel . 35 della

quando, dopo aver


in

descritti gl'ingegni di
le

guerra con che


(

difesero

quest'assedio; tutte

macchine d'Archimede
la

ei

soggiunge
((

un
di

po'

semplicemente

non poterono impedire


gli

ca-

duta di Siracusa,

ma

a tortosi conchiuderebbe che fossero


antichi.
di
Infatti
,

meno
di

importanti
i

quel che credeano


alla

obbligaron
la citt

a esse
a

Romani a rinunziare
;

speranza

prender
il

viva forza

prolungando

la lotta,

ritemprarono

coraggio degli

a assediali.

La prima potenza

dell'antichit fu trattenuta per tre anni

a dinanzi queste
c(

mura:

e se la negligenza d' una parte del presidio,


,

la

tradigione dei mercenari stranieri

e sopra ogni altro

la

di-

scordia dei cittadini


a

non avesser dato


,

ai

Romani

l'un

dopo

l'altro

due quartieri
nisio e

di

Siracusa

la citt

fortiflcata

com' era da Dioi

da Archimede, sarebbe

stala

inespugnabile, e

Romani
.

scoraggiali, le

I

avrebbero accordato ina onorevole pace


citt

diritti delle

siciliane (cos

ei

conchiude

gli

annali,

pag. 372)

furono

stabiliti

secondo ch'elleno s'erano comportate


4

Ap. Voi. U.

354

((

RASSEGNA
i

DI LIBRI
e

verso
tate

Romani. Le

fedeli,

come Messina

Taormina, furon

(raC-

cf

sempre come citt confederate; alle prese di forza fu confscato dapprima il territorio, ma poi fu reso; e davanlo in fitto
i

censori. InGne, la pi parte continu a reggersi con le proprie


,

leggi antiche

massime con quella


la

di

Cerone

sulla scossione delle


,

decime. Levino che avea Bnilo


tutti

guerra

di Sicilia

ne allontan
i

coloro che avrebbero potuto turbar tuttavia la pace; e


intesero a ristorarvi
1'

Rola

ff

mani

agricoltura. Per la

sua

fertilit

Sicilia si copr

Ma

le citt

nuovamente di messi, e divenne il granaio di Roma. greche non riebbero alcuna importanza politica. Nesriferimmo
degli
stessi

suna

tra quelle di cui


di cui

la

fondazione,

era

scampata,

ne*

cinque secoli

abbiam percorso
Greci,

la storia, ai guasti della

guerra, per

fatto sia

sia

de' Cartaginesi

finalmente anco dei Romani. Messina e Taormina che sorgeano

sul sito di Zancle e dell'antica


i(

Nasse, furon anche


,

importanti

sotto
i

Romani

al

par che Catania

ma non
,

le
,

abitavano pi
Segesta
,
,

discendenti de' primi coloni.


si

Palermo

Lilibeo

che

non

posson riguardare

come appartenenti
, , ,

alla Grecia

quan-

iunque ce ne fosse penetrata l'influenza divennero floridissime. Ma Imera Selinunte Gela Megara Eubea Gallipoli non ri, ,

sorsero
c(

pi dalle ruine. Siracusa

ristretta

da Augusto a
,

limiti

pi convenienti alla sua picciola popolazione

ha conservato

fino

ai giorni nostri le vestigia della passata grandezza.

((

La

schiatta

greca, alla quale

il

suo genio particolare ha dato


sua terra natale
popolazione
,

la forza di resi
,

sistere a tante rivoluzioni sulla


Sicilia
,

spenta in
alla

(f

s'

confusa con
,

la

indigena

quale

essa avea
i<

comandato ma che avea gittate quelle profonde radici che raramente posson mettere le colonie straniere. I monumenti
i

delle arti di cui


,

Greci avean ornato la Sicilia

le

furono rapiti

dai conquistatori

enon
,

si

riprodussero.

Il

gusto delle lettere dur

pi a lungo

f'

nascere anco dopo la conquista romana alcuni


tra
i

poeti e alcuni storici

quali ci basta di citar Diodoro

che

nella

felice

sua Biblioteca consacrava un vasto spazio alla storia


sua patria
o.
all'

dell' in-

XVII. Venendo ora

esame

dell*

ultima

parie
stati

dell'

opera

saremo

assai brevi. I paragrafi sul

governo sono

da noi esaci

minali nella
resta a dire
,

narrazione storica

su quel della religione, niente


i

avendo gi accennato

miti particolari della Sicilia

non notandosi dal Brunet

altre fattezze proprie del paese nel p-

RASSEGNA
ileisino

DI LIBRI
religiosa. Sulle

355
inducavati

che fomentava

poco l'esaltazione
di

strie e suir entrale pubbliche

troviamo pochi
la

particolari

ordinariamente dall'opera

M. Dureau de

Malie (Economie

polUique des Romains

ma

assai erudita e netta ci

sembra

l'

espocitt

sizione del sistema monetario.

greche

di Sicilia

Quanto alla popolazione che alcuni han certamente esagerato


dal

delle
,

M. Brunet
i

inclina all'estremo contrario. Dividendo in cinque epoche

movifino

menti

di

questa popolazione

primo arrivo
la

delle

colonie

alla conquista

romana
;

ci

d per

prima epoca una conghiettura


citt avessero

assai probabile

cio,
;

che pochissime

avuto in prin-

cipio 10,000 abitanti


dell' isola

e nella ultima epoca riduce


,

gli abitanti tutti

a due milioni
la

ripiegandosi sugi' incerti calcoli di M.

reau de

Malie.

Ma

dell'

apice della curva


ci

degli abitanti dell' isola

non

Dumassimo numero e piuttosto porge alcuna misura


,

del

dubbi da conoscitor dell'antichit. Se vero quando fu presa quel che asserisce Diodoro cio che Agrigento

che

dati, ci presenta

da' Cartaginesi, avea ventimila cittadini e

dugentomila non cittadini;


era la stessa in Siracusa;
cittadini restituiti a

e la proporzione tra

gli

uni e gli

altri
i

e se, finalmente, sommarono a 30,000


citt dal

questa

gran Timoleone
il

noi

saremmo

disposti

ad arbitrare assai
delle scienze,

largamente

censo
altri

di

Siracusa.

XVIII. Gli
lettere e arti
tici
,

paragrafi contengono le notizie


tra loro

non collegate

con
,

gli

avvenimenti poli-

come si veggono nell' opera dello Scin ma spicciolate e isoM. Brunet, se noi nel biasimassimo, ci repUcherebbe che non ka voluto scriver la storia e noi consigliamo chiunque voglia aplate.
:

profondire questa bella provincia della storia letteraria antica


mettersi sotto gli occhi
tratto
il

di

libro dello Scin


le notizie

facendovi di tratto in

qualche lieve correzione con


,

biografiche del Brunet.


i

Contuttoci

anteponghiamo
i

di

gran lunga
,

paragrafi 23 e

24-

del

Brunet
Scin
;

su

dialetti
ci

la

paleografia

alle
,

pagine

51-54.
le

dello

e tanto pi

duole che M. Brunet

zioni del valente ellenista siciliano

ignorando Monsignor Crispi


,

pubblicadallo
iscri-

citate

Scin

non abbia potuto provare


d'

il

suo sapere filologico suU'

zione antichissima
fa a

un vaso

d'argilla trovato
l'

una ventina
fecero
,

d'

anni
al

Centuripe
Se

le

cui desinenze e

ortografia
,

credere
parlato

Crispi che appartenesse a


Sicoli.
si

un idioma ^reco
l'

corrotto

dai

potesse stabilire
si

epoca

di

questa iscrizione per mezzo


nella
storia

della filologia,

avrebbe un nuovo documento

della

356
filosofia
,

RASSEGNA
perche
la
il

DI LIBRI
alla

sentenza accenna forse


.

trasmigrazione delle

anime. Importante
tiene diligenti

35, che
le

tratta delle arti militari, e con-

ricerche su
Il

macchine adoperate da
36, che ha per
titolo
cr

Archimede
Belle Arti ,

nell'assedio di Siracusa.

non un
d'

trattato estetico,
;

ma una

breve descrizione delle opere


la lista

arte della Sicilia greca

ed pregevole per

delle opere

di scultori siciliani
tichit. I

che

1'

autore ha spigolato negli

scrittori dell'an-

monumenti
Houel
di
,

architettonici che ci avanzano, son piuttosto


il

accennati che descritti da M. Brunet;

quale se ne riferisce alle

opere
del

di

Hiltorf e Zanth, e al recente e splendido lavoro

duca

Scrradifalco.
i

XIX. Ecco
secondo
i

particolari della dili;?ente opera di M. Brunet.

Le

cagioni della grandezza e decadenza delle colonie greche in Sicilia,


il

quadro
il

ch'ei ne fa nell'introduzione, furon queste.

Quando
le terre

Greci misero
inciviliti

piede in Sicilia,
di

popoli che l'occupavano, sendo

poco

e disuniti e

razze diverse, cedeller loro


all'

piane sulle spiagge.

Fu dovuta
in

agricoltura la
,

prosperit delle

colonie. Per V indole della societ loro

queste

anzich ingrossare
i

a dismisura
((

si
i

propagavano

bari,
lo

come Greci li comprendiam poco


,

nuove colonie. Ma quando barchiamavano (traduciamo questo passo perch


)
,

presero

tal

consistenza da resistere pi
;

fortemente alla espansione della razza ellenica


e rimescolandosi
fu

questa, rmcacciata
proprietari delle

commossa aspramente
, ,

. I

terre, eredi dei primi coloni

ordini inferiori e pi miseri

formarono un'aristocrazia odiosa agli indi le tirannidi nelle citt. Le guerre

contro

gli

antichi abitanti

e quelle delle

due

schiatte

greche tra

loro, avrebbero rovinato

il

paese; sennonch, minacciato dai Cargloriosa, le lettere,

taginesi

si

riun e vinse.

Ne nacquero una pace


le

le arti, la prosperit

materiale, e indi la corruzione dei costumi;


leggi, la filosofia e la
religione
degli

perch, dice M. Brunet,

antichi eran debole rimedio. Gli abusi della tirannide fecero correre
alla

democrazia. La federazione tra


;

le

varie repubbliche fu impos-

sibile

sicch le divisioni rinacquero, e con esse le invasioni stra-

niere. Siracusa per

poco non soggiacque ad Atene


,

e le altre citt,
le

mal

costituite ed effeminate
,

cadeano a poco a poco sotto

armi

cartaginesi

quando

la

crudele

ma
,
i

potente
e
f'

mano
i

di

Dionisio constranieri.
,

centr

le forze della Sicilia

greca
,

testa

agli

Ma

Dionisio, che avea due nemici


di

Cartaginesi e

cittadini

s'afforz

mercenari stranieri, che divennero

gli arbitri di

Siracusa e delle

RASSEGNA
cill

DI LIBRI
i

357
Cartaginesi
il

greche soggette a
al

lei

mentre quelle cadute sotto

s'avvezzavano

giogo straniero, e in tulle s'aumentava

lusso

e la corruzione.

La

libert anelata
;

da Dione, resa da Timoleonc,


,

non giov
a
a

ai

Siracusani

che V usarono

dice

M. Brunct, da
poco da
la

liberti.

Agatocle (qui

traduciamo perch avremmo


al
di

togliere),

pervenuto come Dionigi

potere assoluto per


crudelt
,

demagogia
le

avanzava questo principe guerre contro


gii

come d'ingegno. Le sue


contro

esuli di Siracusa

Agrigento

sue

vittorie slesse spossarono la Sicilia. Ei


leva esser ferita

mostr che Cartagine psoli

nel cuore

ma

Romani

profittarono

di

qoesta lezione
Pirro

e le sue conquiste in Epiro


la via della

strare a

Sicilia.

non fecero che moSiracusa, dopo qualche tempo


la

d'anarchia, nel quale pot forse desiderare

tirannide

d'Agasuolo

lode,

si

ripos sotto l'autorit paterna di Gerone


della sua feracit
,

IL

11

non avea punto perduto


abbondanza.
I
;

e la pace ricondusse
dell'et
di

Ma

Greci non eran

pi

quelli

Gedella

rone
lolla
lilo

e tuttavia non poterono restare

spettatori

oziosi
il

tra

Roma

e Cartagine. Divisi tra loro slessi intorno


essi

par-

da prendere,

gcttaronsi

Iraque'due
di

terribili atleti.
;

Non
e la

polca fallire che non fossero prostrati dall' uno o dall' altro

presa

di

Siracusa non fu che un episodio

questa guerra. Car-

lagine e

(t

Roma
i

presentano

gli

esempi pi prodigiosi del sistema

che tendeva ad accentrare

in

una
la

sola citt l'impero del


stati

mondo.
dalla

Par che

tiranni di Siracusa fossero

punti
il

talvolta

medesima ambizione; ma n
fatto disegno.
il

democrazia n

poter d'un solo

presentano la slabilit eh' necessaria per menare a fine cosif-

Era mestieri

a ci quell'intima unione tra


si

nobili

a e

popolo, la cui influenza era

bene accordata nella coslitu,

zione romana. Siracusa, al contrario

pass sempre dalla libert

a illimitata al potere assoluto,


cf

per ricader nella tirannide.


i

Dione
dei

si

prov indarno ad introdurvi

vari

poteri

contrappesati

principato, del senato e del popolo, de' quali


f

Sparta presentava

l'esempio, e che
scuola di Pittagora
voce.

filosofi
,

dell'Accademia, del
,

Liceo

della

w
or

Platone, Aristotile

Ippodamo, lodano a una


la

Ma

ne

principi
.

il

popolo

consentirono a limitare

propria autorit
a
I
i

Greci di Sicilia furono

primi he ubbidissero
;

ai

Romani,
la

a e

cui costumi reagissero su quelli de' vincitori


si

d'onde

loro

influenza
di

allarg tanto
.

che ne diviene pi importante

lo studio

questo paese

358

RASSEGNA
Romani che
grano
i

DI LIBRI
di

fin dal

tempo

Gelone eran
i

venuti

a com-*

prar
sero
te

in Sicilia,
:

n'ebbero anco
sue

primi architetti che ornas-

tempii loro

DamoGlo

e Gorgaso. Tolsero
religiose
1
,

anco dalla Siquelle


cio
di
in-

cilia

una

parte
,

delle

cerimonie

Venere Ericina
d'

e di Cerere d' Enna.


,

trofei

di

Marcello
i

trodussero in capilavori

Roma
arte
;

con rammarico
de' quali
il

di

Fabio Massimo,
s'

primi
ciecasi

lavori

Verre

invagh

poi

a mente. Messala port di Sicilia

primo orologio solare che


delle quali
i

vedesse a

Roma

e le

macchine d'Archimede,
,

Romani

avean provato
<(

lii

forza

fecero eh'

e*

tenessero in pregio lo studio

delle

scienze.

Ricercaron anco degli


,

esempi

nella

letteratura

de' Siciliani.

Epicarmo
,

Evemero
,

e Archestrato ebbero
il

per

trai

duttori Plauto
a a
cr

Ennio

Varrone. Nonostante
la societ di

disprezzo

che

Romani mostravano
la

pei Greci

Roma
,

dovette

in*

formarsi in molte parli in quella di Siracusa


lega con
)

massime durante

Gerone

1'
(

uso dei barbieri venne a

Roma

dalla Si-

a cilia
cr

Siciliani

passavano per arguti anco tra

Greci. Essi inven,

tarono

V eloquenza comune del foro. Or adulatori or frizzanti e sempre ingegnosi e piacevoli trovavano fino nelle calamit r argomento d' una facezia e dopo aver pagato 1' ultimo quattrino che aveano in tasca, si facean beffe del tiranno che non
,
;

polca trovar altro da prendere.

convili della Sicilia


,

passarono
fondator di

a in proverbio.. Dicesi

che uno dei compagni d'Archia

Siracusa

vendesse la sua porzione di terreno per una focaccia

di miele:

aneddoto che forse un frizzo del satirico Archiloco


i

ma

basta leggere

frammenti del lor teatro per veder che cosa

importante fosse pe' Siracusani un buon desinare, ch'essi condi-

quasi a perfezione vi

vano con piacevol parlare. Essi inventarono o almeno condusser il mimo e la commedia. In nessun altro paese
,

avea tante
,

feste e s

lunghe.

Siracusani

s'

affollavano
,

nei
il

teatri

o festeggiavano allegramente ad onor degli Dei


le

mentre

a
ce

nemico minacciava
ceri e

mura

e correano con lo stesso fuoco ai piasi

alle battaglie.

Nell'ebbrezza della vittoria

mostrarono
coi bar-

talvolta immiti coi vinti, e le discordie civili insanguinarono spesso


le strade di Siracusa. Forse bari
i

commerci troppo frequenti


gli

aveano reso
si

Sicelioti

pi sanguinari che
loro

altri

Greci
,

ma non

trovano mai appo

quella

fredda
s'

crudelt

que' barbari supplizi degli Affricani. I Sicelioti


a a subite passioni
,

abbandonavano
contro
i

ond' eran pronti

sempre a

ribellarsi

RASSEGNA

DI LIBRI

359

lor signori


ff

e a lasciarsi prender poi al bel dire dei demagoghi. Tra queste rivoluzioni seppero nondimeno formare e mantenere
,

un codice
adottarono

di savie leggi civili

e amministrative, di cui
,

Romani

una

parte.

Finalmente
prim'ordine,

nelle lettere

scienze e arti

(f

non

la cedettero

a nessun' altra parte della Grecia; anzi produs-

sero alcuni genii di

come

Stesicoro,

Empedocle,

Archimede, e chiamarono in Sicilia gli uomini pi segnalati . Tale il quadro di M. Brunet che ha copiato costumi dalle
i

satire, e per ha dato,


tratto.

come

dicesi, la caricatura in

luogo del

ri-

Ritornando dall'abbozzo dei costumi privati

alle considerazioni

aggiugneremo due tratti principali, dimenticati qui e noprimo un dubbio sulla realit della potenza di Siracusa anche nell'epoca pi famosa, quella cio della vittoria sopra Atene. In questo caso M. Brunet dice, e ripete anche altrove,
politiche,
tati

da

lui altrove. Il

che corre sempre tra un popolo autoctono e una colonia

la stessa

differenza

che

tra

un albero nato spontaneamente


il

cui

ram-

polli vigorosi rifanno all' istante


a

tronco abbattuto

e un albero

esotico, che

pu coprirsi

di

fiori

e di frutta senza mettere radici

sode e profonde in un terreno


n'offre

La possente Cartagine un esempio pi palpabile, perch stendea le braccia ben lungi minacciando; ma Agatocle, stringendo dappresso, le die un
novello.

crollo, e Scipione poi la prostr .


le quali

Queste espressioni metaforiche,


per
l'

spesso s'adoprano
,

involontariamente
fanno
sperare

nascondere

la

confusione d' una idea

ci

che

autore

dubitasse
l'altra

quanto noi della generalit ch'ei vuol porre. Pi importante


circostanza eh' egli accenna spesso
,

ma

senza farci tanto assegnafu tenuto

mento

cio che tutto


i

il

centro

dell' isola

sempre

dai

Sicoli, che

Greci sconfissero qualche volta,

ma

che non poterono

giammai n spegnere ne incorporare nella propria nazione. Alcuni errori come a noi sembra sono inlessuli in questa tela di M. Brunet. Senz' altrimenti appuntarli ad uno ad uno, ci proveremo a ri,
,

fare

il

quadro a modo nostro.


la

XX. E

dente e seria per certo

prima cosa (per quanta voglia avessimo, che di prender le armi pel nostro paese, e
,

ardi-

fender foss'anco Polifemo e Bronte), non incrocicchieremo la spada

con M. Brunet, perch ha negato l'esistenza de' Ciclopi, che sarebbe combattere in una ftta oscurit. Ma trattandosi di tempi anteriori
alla storia, pei quali
le

tradizioni religiose o poetiche


,

debbono ac-

cettarsi

come

indizio del vero

noi

non veggiamo alcun ostacolo a

, ,

360

RASSEGNA
il

DI LlBR
Ciclopi, che
di

riconoscere una gente, chiamala

abitasse

risola

in-

sieme co'Sicani, o a dare


d'accoglier amichevolmente
altri,

nome

Ciclopi a qualche
,

trib di

pastori sicani vagante alle falde dell'


i

Etna

e che

non avea cagione


,

pirati di varie nazioni


di

e greci tra gli

che molto prima della guerra


;

Troja approdassero a quelle


,

spiagge

rozzi

quanto

Ciclopi

rapaci quant' essi

ma

pi ciarlieri,

o almeno pi
ch'anch'ei
si

fortunati in ci: che le loro tradizioni ritmiche


ci

con

molti cangiamenti

son pervenute

quando quelle
i

di

Polifemo

piccava di poesia,

come affermano
le

Greci, perirono

insieme con
il

la

sua lingua. Disperata impresa sarebbe a rintracciare


i

cammino,

a determinare

nomi e
del

epoche

delle

varie trib

che stanziarono, in quegli antichissimi tempi, nell'Affrica Settentrionale, nell'Italia e nelle isole

Mediterraneo. Per quanto


si

se ne

pu indovinare
numenti
italici

alla scarsa luce

che

comincia a trarre dai momidi

e orientali, varie trib asiatiche, venute a grandis,

simi intervalli tra loro sul seno orientale del Mediterraneo

si

sero a costeggiar questo


Gibilterra
,

maro,

si

spinsero
isole. I
la

fino

allo
,

stretto

alle coste d' Italia e

alle

Sicani

gente
di

ibera

furono insieme coi Ciclopi, o dopo d*essi,


lonie asiatiche in Sicilia; e furono la

prima
ai

queste co-

pi grande.
affini

Par
quali

che
si

altre

trib, alcune di Fenici, altre di


stesso

popoli

die

lo

nome,

si

meltessiTo a cercar

fortuna per la stessa via del

Mediterraneo; e che alcuna, dopo pi o


coste di mezzod, ponente e tramontana,

meno
si

andirivieni

per

le

posasse in Sicilia

come
volta

fanno

gli

uccelli di passaggio, e di
,

anche

navigasse

alla

della Grecia
stato sociale

recando dappertutto
1'

beneficii e gli errori


,

del
ci
l'

suo
aua

agricoltura

le arti

la

religione

e con

mento
che
si

dei prodotti del suolo e

della

popolazione.

Tutto

porta

creder picciolissime queste ultime colonie mercantesche e industriali

chiaman

fenicie.

Forse non eran

dissimili

da

quelle

degli

ebrei

o de' Genovesi del medio evo: o piuttosto somigliavano alle

colonie genovesi neir ordinamento, nel


israelitiche in ci,

numero

e nel genio

e alle patria.

che lor mancava

il

sostegno della

madre

Un

altro fatto sociale

che pu notarsi nelle colonie fenicie, : che


g'

r egoismo del guadagno dov preoccupare


fosse adulto e robusto
il

individui innanzi che

corpo politico; onde qua' mercatanti giogenti


,

varono a s
per tutto

stessi

alle loro famiglie e alle altre

ma non
la civilt

alla propria nazione.


il

Per

il

che prepararon

essi e

sparsero

Mediterraneo

e tardaron tanto a formarvi

una potente

RASSEGNA
repubblica
fenicia
,

DI LIBRI
di

361
popolazione

che pur non ebbe mai un grosso nodo

e perci

non pot resistere

ai

nemici che

l'

assaltarono in

Affrica.

Queste picciolo colonie fenicie sembran venute


in Sicilia, presso
i

di tratto in tratto

loro affini Ciclopi e Sicani. Quand' anche la loro

origine asiatica non fosse guarentigia deir incivilimento della Sicilia


in quest' epoca
,

ce ne farebber fede

miti di Cerere

di

Dedalo e
dell'isola

d'Ercole

e le tradizioni di

Minosse e Cocalo. Gli abitatori

avean
e
il

citt, fortezze, tempii,

opere pubbliche, e anche lavori d'arte,


i

lieto culto di

Venere Ericina, quando

Sicoli, passati di terra-

ferma, come popolo pi barbaro, trovarono pi tremendi numi da


adorare nelle caverne
il

dell'

Etna
,

e nella scaturigine che riempiva


il

cratere d'un vulcano estinto

lago dei Palici.


i

XXI. Portano
costiera di levante

gli
,

antichi scrittori, che

Sicoli

occupassero
dell'

la

abbandonata dai Sicani


la

per

paura

Etna.

Scin, non potendo ammetter


l'eruzione d'un sol vulcano,

fuga da

gran

tratto di paese
i

per

ne die per cagione


:

fuochi de' vulal

cani or estinti del Val di Noto

ma

par da respingere
i

paro e

il

primo

detto e la correzione, perch

geologi riconoscon oggi an1'

teriore air abitazione dell'

uomo

sulla terra
la

epoca

in cui

ardcano
colonie

que'vulcani.

Sembra pi naturale che


Sicilia

picciolezza

delle

asiatiche fosse la vera ragione per

cui

rimanea vota
cio

d'abitatori
,

gran parte della

tutta

l'

orientale

e la centrale

ec-

cettuati forse quei punti di cui

si fa

menzione nel viaggio d'Ercole.


i

Uiferimmo
lotta,

gi

cenni di Diodoro: che


;

Sicoli
,

prima combattessero,
entrati di

poi s'accordassero coi Sicani


li

finalmente

nuovo

in

soggiogassero e assorbissero nella lor nazione, poich eglino


di

aveano ritenuto l'antica semplicit


infiacchiva
i

costumi mentre la corruzione

Sicani. Tutti gli scrittori

han

ridetto questo

ma
,

par
del
Si-

che nessuno abbia notato l'esistenza,


fatto seguente.
cilia,

non che l'importanza,


i

Quando prevalgono ch'era stato uno de' principali


d'

Sicoli sopra

Sicani

la

centri d'incivilimento in Occisi

dente, non ha pi storia, non ha pi favole,


alla condizione sociale

arresta

o scende

ci per

fermo altre

una nazione semibarbara. Concorsero a cagioni che ignoriamo, ma una poco dubbia
e de' vinti.
,

ce ne presenta l'indole diversa dei vincitori


ultimi abbiam parlato. Industriosi
,

Di questi
,

ma

pochi
,

sparsi e inermi
fiero
,

si

trovarono a fronte dei Sicoli

popolo agreste

tenace ne' co-

stumi primitivi

dell'
II.

oligarchia patriarcale e poco avido di comuni-

Ap. Voi.

46

362
cazioni e di
in
Italia
gli

RASSEGNA
commercio
,

DI LIBRI

vero fratello delle trib che circondavano


in parte distrassero
,

Etruschi, e che poi

in parte ere-

ditarono

la

loro civilt. Se noi sapessimo d'altronde, cel


i

mostre-

rebbe l'ostinazione con cui


in

Sicoli

si

conservarono
,

lunga et

mezzo

alle colonie

greche pi

forti di loro

e forse ne

vedremmo
gran parte

anche

le vestigia

nella diversit incurabile eh' tra la Sicilia delle


delle
tien

montagne e quella
dalla topografia
,

marine
anche

diversit che nasce in


alla razza radicata e

ma

assiepata in

que' monti. L'elemento asiatico soggiacque alla quantit e pertinacia


di quest'

elemento
;

italico.

Pare che ne seguitasse

nell' isola

un

ritorno

di

barbarie

e che quel tantino di civilt che restava,

si

riducesse
Elvini
e

nel lato occidentale dell' isola entro le poche citt


dei Fenici
,

degli

nelle quali

anco

si

ripararon quegli avanzi dei


vincitori.
i

Sicani
istorie
fe-

che non s'erano incorporati nella nazione dei


greche, scritte parecchi secoli appresso,
nici si riducessero in
ci

Le

dicono che

mercati

Ma

Palermo, Solunto e Mozia all'arrivo de'Greci. pi probabile che ci avvenisse mollo prima perch la con;

dizione sociale dei Sicoli ce

li

fa
,

supporre incapaci

di rispettare

mercatanti disarmati e sparsi

promettendosi dal loro

commercio
avvicinarsi

un beneficio pi durevole
tero unirsi tra loro
alle genti pi civili
,

della rapina.
i

Dunque
,

mercatanti dovet-

come fanno
i

deboli

dovettero

quelle cio che teneano la punta occidentale.

Quando
i

poi vennero

Greci, uguali o superiori ad essi in civilt,

Fenici, anzich fuggirli, dovettero entrare con essi in


il

commercio;
,

come

prova

il

rapido progresso della lingua greca in Palermo


di

Mozia e Solunto, che non certo un indizio


che immaginarono
gli antichi

quella

repulsione
fenicie

scrittori greci.

Le medaglie
,

che

si

cominciano a studiar con tanto ardore


Innanzi

ci

rischiareranno

forse pi che queste semplici conghietture sull'epoche e le vicende


delle popolazioni fenicie in Sicilia.
1'

arrivo de' Greci

par

che
cio

Sicoli

occupassero gi esclusivamente maggior parte dell'isola,


,

il

centro

e varii punti

qua

e l sulle costiere di
si

mezzogiorno
,

e tramontana

mentre a ponente

vedea

traffico e cultura

levante una spiaggia quasi deserta e pirati tirreni che la correano,

appostando

le

navi mercantili dei Greci

addette al traffico di poche


i

derrate con due o tre misere borgate de' Sicoli. Reggeansi

Sicoli

non come unica nazione,


d'

ma

a trib, pi o
;

meno

rozze;
,

vivean

agricoltura e forse pi di pastorizia


s

avean bicocche

alcuna

forse

grande da potersi dire

citt

ed probabile che durassero

RASSEGNA
in questo
d'

DI LIBRI
.

363
fino
alla

slato sociale

per due

o tre secoli

battaglia

Imera.

XXII.

Poco

abbiam da dire
e
,

sulle

cause
delle

della

emigrazione
colonie;

de'treci in Sicilia

sull'ordinamento
i

lor

prime

avendo esposto
governi

falli

pensamenti
inclinassero
,

di

M. Brunet, e qualche no,

stro dubbio. Tenghiarao noi per certo


i

con Fazzello e Caruso


piuttosto
alla

che
;

di quelle
i

citt

uguaglianza

perocch n

falli

di

questa istoria

le

generalit sociali

por-

tano a credere col Brunet che T aristocrazia


nelle colonie che

divenga

pi

serrata
e
i

non

era

nella

madre

patria.

L'aristocrazia

l'oligarchia

si

mostrano mollo tempo appresso, quando crebbero


ai drilli

nuovi abitanti non ammessi

della citt

varono ostacoli insormontabili a

piantar

quando si tronuove colonie, appunto


,

come

altrove l'ha
ei

notalo

il

Brunet. Quanto alle vie dello

stabili-

mento,

le

crede pacifiche, perch tacciono

le storie (silenzio
gli

che

indica ordinariamente la tranquillit); e perch


fan qualche cenno, parlano di strattagemmi
taglie.

scrittori

che ne
di bat-

piuttosto che

Ma

gli

strattagemmi e anche

la

pi parte degli accordi, se


usare
la

non c'inganniamo, non son che modi

di

forza. Inoltre le

memorie
de' Sicoli
citt
i
;

del

tempo parlan anche di combattimenti e di cacciate e anche il fatto che Greci per lo pi non costruivano
i

nuove,

ma

ingrandivano quelle che trovassero,

ci fa

supporre
;

Greci venuti in gran


Sicoli

numero

con

le

armi
le

alla

mano

talch

che non eran molto frequenti


di combatterli, e facilmente

in

que' luoghi,

sempre

cedean

non osavah marine, ove ad ogni

momento avrebbero potuto trovarsi sopraffatti dalle navi greche. La condizione dei Callirii o Callicirii Sicoli la pi parte dice il Brunet, e servi della gleba o schiavi come gV Iloti di Sparla,
,
,

Penesti di Tessaglia e

Claroti di Creta

(pag. 397),
ci

basterebbe

sola a provare la guerra.

M. Brunet non

lascia

nulla

da ag-

giugnere sulle cause della prosperit delle

colonie greche.

Ma su

quelle della decadenza non siamo punto d'accordo.

XXIII. La democrazia
che rendono
queste
le le colonie

la

mollezza

la diversit delle

due razze

elleniche, e finalmente quel nodo di circostanze, visibilio latenti,

sempre pi
la la

deboli dei popoli autoctoni, son

quattro cause principali che fecondo M. Brunet rovinarono

la Sicilia greca.

Noi neghiamo

prima e l'ultima;
perch

accettiam

la

terza; sostituiamo alla seconda


riale
,

espressione di prosperit
,

mate-

che

in oggi si

comprende benissimo

la

piaga del

364
nostro secolo
:

RASSEGNA

DI LIBRI

e perch quella de' Greci di Sicilia ci pare appunto medesima indole n pi n meno. Aggiugniam poi che le cagioni principali furon due: la prima, nascente dalla prosperit

della

materiale e dalla tirannide


straniera del tutto ai

cio le

armi mercenarie

e la seconda,
cio
la

vizii della

societ greco-sicula
il

vici-

nanza dei
della

Sicoli

Cartaginesi e Romani, e
di

sincronismo coU'epoca

maggior possanza

queste due ultime nazioni. La democrazia

lasciamola in pace. La forza dissolvente di questo

governo non

ci

pare provata dalla storia


della Sicilia greca
,

in

generale

molto

meno
la
,

da

quella

la

quale in due secoli interi avanti


di

conquista
e
ci

romana

si

govern a popolo appena 30 anni

seguito

un

secolo avanti la conquista.

Quanto
l'

alla vitalit dei popoli autoctoni,


il

per lo pi vera,

ma

non vero
dei

contrario. Noi non

addurremo

contro Ja sentenza di M. Brunet

esempio dell'America.
e
i

Ma

ragio-

nando del caso particolare


secondi

Sicoli

de'Sicelioti

ossia

Greci

potremmo rispondere al Brunet che primi furono soggiogati dai come costoro poi dai Romani e che la razza greca rest in Sicilia dopo la conquista di Roma come la razza sicola era
, ; ,

rimasta prima. Tutti

gli

altri

esempi

di

cui

si

potrebbe far

la ras-

segna, non presentan mai


tica,

la

incurabile fiacchezza della pianta eso-

che

(sia

detto di passaggio),

non neanche sempre


perch
cos

vera

in

botanica. Passiamo ora alle altre cause, e prendiamo ad esaminarle

non ad una ad una,


dell'

ma

insieme,
gli

operano
di
filosofia

nei

fatti

umana

societ

ed errano

speculatori

storica

quando

te le

notomizzano ad una ad una, senza ragguagliarle tra


sesto secolo avanti l'era volgare, quarto avanti
in Sicilia
,

loro e coi tempi.

XXIV. Nel
mezzod
,

la

dominazione romana
sulle

Greci

s'

erano sparsi a levante e


dal

marine sempre
citt

o poche miglia lungi


dell' isola,

mare

e'avean posto una

nel centro

cidentale, e un'altra o due sulla costiera di


si

una nella punta octramontana, quando


la

fecero sentire nell' isola le

armi

di

Cartagine per

prima
;

volta.

Ma non
la sola

par eh' esse che

si

volgessero contro alcuna citt greca

anzi

da creder piuttosto collegata che soggetta ai Cartaginesi Selinunte,


si

trovasse nella punta occidentale.

Il

paese occupato

fu

dunque quel
s'
si

degli Elimi e dei Sicoli in parte.


i

Nessuna guerra
:

generale
coli

era accesa peranco tra

Sicoli

Greci

dico pi,

Si-

accostavano agli Elleni per sottrarsi alla dominazione punica;


le trib sicole

n sarei lontano dal credere che

fossero entrate nella

,,

RASSEGNA
secolo avean gi abbozzato
egli ,

DI LIBRI

365
nel quinto

ft'derazionc dei principi di Siracusa o d'Agrigenlo, che

due grandi

stati ellenici in Sicilia.

Certo

che Cartagine cinquant' anni dopo

la

conquista

d'

una gran
in

parte dell'isola,

T avea perduta
tempo

tutta, dalle citt fenicie


forte
,

fuori;

e che quella repubblica


esercito in Sicilia al

sentendosi

mand un grandissimo
,

della passata di Serse


,

e allora per la
,

prima
s

volta assal le citt

greche

cominciando da Imera

eh' era

presso della fenicia Palermo.

XXV.
citt

Allora fu vinta
i

da

Gelone

la

memorabile giornata
la

in
le

cui certo che

Sicoli

combattessero insieme coi Greci.

Come
,

greche prosperarono rigogliosamente dopo


in esse le arti, le lettere, le scienze, e

vittoria

come

Gorrono
sciuta
di
si
si I

con
;

la civilt cre-

sent gagliardo

il

bisogno della libert


i

questo principio

vita

svilupp ancora appo


,

Sicoli,

ma

con

sembianze

di-

verse.

Greci

padrone, e
escluder
la

non voglion ubbidire a un il sentimento della nazionalit aspira appo loro ad gente nuova, le creature dei principi. Ma Sicoli, appo
valorosi
,

ricchi e culli

cui le disuguaglianze sociali non sembrano gravi peranco,

Sicoli
i

vedeano

lor mali

non

in casa,

ma

venir di fuori
di

che certo
e

loro

legami co' Greci non potean essere che


e certo doveano struggersi
nell'
a'

clientela

soggezione

animo

alla vista dei vicini


la

che s'arcrescente
,

ricchivano sui terreni rapiti

padri loro. Tutta perci

forza vitale di questo popolo divenne

sentimento
si

nazionale

amb
di

l'indipendenza e
tutte le trib in

il

racquisto delle terre, e


sola gente
,

pieg all'unione

una

e alla ubbidienza a un solo capo.


i

La

recente guerra punica, gli aiuti che


ai

Siracusani,

quattordici

anni appresso, domandarono


viva forza,
i

Sicoli

per iscacciar

Trasibulo di

commerci e
i

le

comunicazioni
,

che

per

conseguenza
i

divennero frequenti tra

due popoli

mentre dirozzavano

Sicoli

mentre

li

esercitavano alle armi, lor ispiravano ancora la coscienza


,

delle proprie forze

come ormai

fosser

da tanto da misurarsi coi


infalli

Greci, ch'essi per lo innanzi doveano tenere, ed erano

uo-

mini d'un ordine superiore. Una confederazione a patii uguali coi


Greci
,

se

pure polca entrar nella mente dei


dagli ordini politici
i

Sicoli (eh' io noi credo),


,

doveva essere respinta

dall'

orgoglio

dell' in-

civilimento greco; tanto pi che

Grecala tentavano e non poteano


in

neanco mantenerla
nanza. Ducezio

tra loro, e
tutti

che appunto
gli

questo tempo scacalla


,

ciavano un po' alia cieca


,

stranieri

ammessi
i

cittadi-

uomo

di

gran lignaggio tra

Sicoli

e di gran

366
mente e gran cuore,
raddoppi
la

RASSEGNA
fiamma. Riedific
molte

DI LIBRI
forse

s'ispir al sentimento nazionale, e


cittadi
,

ne

rinnov l'antico culto nabattaglie,

zionale dei Palici, e

sanguinose

molte

sconfitte

ancora die

ai Greci.

Alla fine soggiacque, perch la nuova pianta

in quella stagione era assai pi forle dell' antica.

La morte

di

Du-

cezio, la distruzione di Trinachia (ove tutti


i

gli

abitanti

morirono,

giovani combattendo, e

vecchi di propria mano) non ispensero


,

la

gente sicola

che lacera e menomata

ma sempre
i

pronta
a

alle
patti

armi e sparsa
con
lei

nelle

montagne
la

sforzava

Greci a venire

anche dopo
si

vittoria

e risorgea per unirsi ad ogni


,

nuovo
soldi
,

nemico che
infine

presentasse contro di loro


,

o per condursi
il

ai

delle citt greche

combattere per loro


tal ostinata

suggere

loro sangue

comandarle. Dur
contar

resistenza fino alla conquista

romana.

XXVI. Senza
dopo
la

le

guerre delle

citt

greche tra loro, so-

prattutto delle doriche contro le calcidiche, noi veggiamo 14 anni

guerra dei Sicoli piombar contro Siracusa

tutte

le

forze

materiali e morali d'Atene.


e la sconfitta degli Ateniesi
il

M. Brunet, narrato
,

l'assedio di Siracusa

volendo dir

qualche

novit
di

poneva
;

quesito se fosse poi reale questa vantata

potenza
giunse
di

Siracusa

e rispondea dubitarne forte, perch Siracusa

in

quell'in-

contro deux doigts de sa perle

essendo esausta

danaro, e dodal

vendo

la

vittoria

a un capitano lacedemone. Noi


il

domanderemmo

canto nostro, se
l'esercito; se

capitano venuto durante l'assedio potea creare


strette

alcuno stato venuto a quelle

ebbe danaro da

gittar via; e finalmente, se tutte le pi potenti nazioni,

Roma non

esclusa certamente, non


precipizio, non

si

trovarono pi volte all'orlo proprio del


dita.

che discosto due

Ecco Cartagine

cui l'ambi-

zione dell'oligarchia spingeva alla conquista; Cartagine che per le


ricchezze e
le

forze
;

navali

potea condurre

gagliardamente

le

imprese lontane
citt fenicie, e

Cartagine che appoggiavasi in


affini

Sicilia a tre grosse

ad altre

di schiatta

vicine di sito;
tentato

Carta-

gine infine che in

un

secolo e
la

mezzo avea
di

due invasioni;
in
;

ecco che quattro

anni dopo

guerra ateniese manda

Sicilia

100,000 combattenti e un' armata


d'altri quattro anni, ne' quali
rifa
di

60 navi da guerra
di

e a capo

non s'era cessato mai

combattere,

un

esercito di

altri

120,000 uomini: cifre

che l'esagerazione

alcuni ha raddoppiato, e che M. Brunet ammette sulle autorit

pi gravi. Dur questa guerra

16 anni

fino al 392.

Dopo una

RASSEGNA
breve pace fu ricominciata
,

DI LIBRI

367

e nel 340, 12,000 greci di Sicilia, sotto

Timoleone, tagliavano

pezzi sulle sponde del Cri mi so 70,000 uo-

mini capitanali da Asdrubale e Amilcare; e nel 311 ripigliavasi pi


fiera e ostinata la zuffa
,

in cui or pericol Siracusa or Cartagine


si

stessa.

Dopo

corti intervalli,

corse poi sempre alle armi, fintani

toch, verso la met del terzo secolo,

Romani comparirono
i

sulla

scena per soggiogare

vano cos quasi

Tun dopo l'altro due popoli che si da tre secoli. Or vorrei sapere se la mina
un giorno
dalle
,

laceraprincidi navi-

pale della Sicilia greca non fu d'esser posta a

gazione da Cartagine
di

e a poco pi o poco

meno
ci dice,

frontiere

Roma, mentre

avea in casa quegFindomiti


,

Sicoli?

M. Brunel,
la Sicilia

ricorrendo qualche volta al parlar figurato

che

greca guardava poi

la

lotta tra

due giganti;
1'

ma
un

ei

dimentica troppo

presto chi avea combattuto, e spesso vinto,


terra.

di questi figli della

XXVII. Le cinque o

sei

guerre puniche sostenute dalla Sicilia


di

non solo spossaronla d'uomini e


pitare in

danaro,
il

ma

la
li

sforzarono
faccia

cercare per rimedio due veleni, che


!

l'altro

mai caItalia dico il dispotismo e le armi mercenarie. L' uno nacque anco in parte, noi non lo neghiamo, dai vizi
Cielo non

delle citt siceliote, gli abusi cio dell'aristocrazia, la reazione

smotira
i

derata del
gli

popolo, e soprattutto
al
li

la

prosperit

materi'ale

che

uomini

guadagno e
noia
le

ai piaceri, allenta
,

insensibilmente

le-

gami che
e
fa

stringeano alla patria


privazioni e
la

rende questa una vola parola


i

venire a

pericoli
l'

che s'incontrano per


Inghilterra con
di

quella. Figuriamoci
le

un poco

Francia e

tutte
,

loro costituzioni

ma

l'una con

un

esercito

mercenarii

l'altra piantata in

terraferma e

costretta a
di

mantenere un grosso
resistere alle miriadi
di sol-

esercito stanziale

Tra comodo e bisogno


i

venute

di Cartagine,

Sicelioti

aveano cominciato a servirsi


sconciamente
la

dati di ventura. Dionisio allarg


le
il

piaga

menomando
,

armi nazionali

aumentando

a dismisura le straniere
fuori.
Il

perch

suo nemico pi spaventevole era dentro e non


di
la

gran Ti-

moleone s'ingegn
der troppo contro
accrescere
il

riparare; e questa volta M. Brunet non gri-

democrazia
dei cittadini

di

riparare
la

dicevam noi
era
falla
,

con
i

numero
si

ma

piaga
l

buoni ordini

poteano ristorare col nemico

a fronte e grosso.

Un

altro

distruzione pi o

male s'aggiunse, cio l'accentramento a Siracusa e la meno compiuta delle altre citt: perch rimedio

368
violento l'
volta

RASSEGNA
pur questo che
in

DI LIBRI
s'ammira tanto; e
se

oggi

alcuna
finito

ha portato buon frutto ne* tempi antichi o moderni, e in ogni modo l' un metter tutte le poi pessimamente
,

sorti

sopra un dado.

Il

regno

di

Agatocle, pi avventato, pi feroce e

pi grande che quel di Dionisio, port al colmo queste due forze


febbrili dell'accentramento e de* soldati di ventura: ed ecco

che

al-

lora, per cagioni indipendenti dal fatto de'Greci di Sicilia, o,


dicesi alla

come
un

moda prowidenzialmente
,

sopravvenne

alla

Sicilia

grandissimo pericolo

di

fuori, l'intervenzione di
la sapienza di

Roma.

XXVI li.
la

Tutti

ammirano

Cerone, perch mise


perch questo guerfece all'apparir
il

spada nel fodero, promosse V agricoltura, e fu amico dei Romani;


sol

n noi diciam contro. Non diciam contro,


riero, intimo d'Archimede, la

prima cosa che


opposto,
i

dei

Romani

fu di tentare

il

partito

ch'era
nuovi.

pi

audace,
lo

cio unirsi con gli antichi nemici contro

Gerone non

perde mai

di

vista

durante

la

sua lega con


i

Roma; ed

manifesto

ch'ei volesse ripigliar Gato, mentre


tra loro.

due stranieri

combatteano

Neanco temiamo

di

dar gratuitamente a Gerone un' altra


del Machiavelli, supponendo
i

idea dei nostri tempi, o per dir meglio


eh' ei volesse spegnere a poco a poco

mercenarii
alla
,

che ad un tratto

per certo non

si

potea; perch

veggiamo
la

sua morte una fazione


e riuscirvi anche

pretoriana suscitar la guerra contro


la

Roma
la

dopo

morte

di

Geronimo

dopo

breve incertezza
riforma

di politica estedell' esercito, la

riore che ne segu. Lasciando

da canto

quale non
pace
,

avrebbe potuto mandarsi ad


,

effetto

che in

una lunga
primi Archi-

e trattando solo della questione


,

o con

Roma
i

o con Carta-

gine; gli uomini di stato di Siracusa

fors'anco tra

mede, che non era uomo di speculazione soltanto, doveano ondeggiar tra due partiti ambo pericolosissimi. Nello scontro di quelle due grandi potenze gli eventi correano troppo precipitosi perch Io slato di Siracusa potesse ripigliar forze prima di cader sotto Roma
i ,
;

forse

Gerone
non

stesso, giunto a quelle strette,

non avrebbe preso altro


i

partilo. Siracusa corse alle

armi; n alcun altro tra


,

nemici di
,

Roma

la stessa la

Cartagine
Sicilia

cadde con maggior vendetta

con pi gloria che

greca, e con essa Archimede.

M. A.

RASSEGNA
HlSTOiRE DE l'Artillerie
de guerre
y

DI LIBRI

369

1/ Partc.

Du feu

grgeois

des feux

et

des origines de lapoudre canon, d*aprs des textes

nouveaix, par

langue Arabe etc,

M. Reinadd memore de Vlnstitut professeur de et M. Fave capitarne d*artUlerie, ancien lve de


,
,

CEcole Politechnique. Paris 1845.


con un atlante
di

J.

Dumaine,

1 voi.,

8vo

di p. 286,

17 tavole.

Il

nostro secolo
,

rifa la storia

da un capo air
i

altro.

Direbbesi che
,

lo scetticismo

noiato di battere

deserti della metafisica

adesso

non

si

travaglia d' altro


gli

che

di questo.

Con

la

volont,

crescono
i

ancora

argomenti da cimentar

le tradizioni storiche; tra

quali
in-

or va noverato lo studio delle lingue orientali, ristretto per lo


nanzi a pochi filologi che non

sapeano
si

nuli' altro al

mondo. Cosi
la co-

passano appena pochi anni, senza che


racconto venerato gi

vegga andar gi qualche

come

storia

senza che sparisca tra

mune

degli

uomini qualche eroe usurpatore.

Non
trovato

isfugge a questa sorte


si

un ingegno che

dagli effetti del suo


:

credea altissimo, e eh' passato indi in proverbio

l'

in-

?entor della polvere. Questi, a dir vero, non ha avuto un


I

nome

certo.
,

pi lo ammiravano in persona del frate Bertoldo Schwartz


altri

te-

desco o danese;

d'Alberto
,

Magno
di
si

o d Ruggiero Bacone, o
Si

anche
all'

d'

un

altro frale

Giovanni

Tillen.

prest omaggio
il

uno o

all'altro di questi
in

nomi, e

raccont sempre
;

caso della

scintilla

caduta

non so che mortaio


la civilt della

finch

gli

Europei, che col'

nobbero bene o male

Cina, rimandarono

invenzion
dell'

della polvere al celeste

impero
,

e al terzo secolo

almeno

era

cristiana. Alcuni orientalisti

accorgendosi dei progressi delle scienze


il

appo
di

gli

Arabi, non durarono altra fatica che di stirare un po'

senso di qualche

vocabolo, per attribuir questa gloria ai settatori

Maometto.

Ma
prie,

il

genio inquisitivo del secolo dirada a poco a poco quest'in-

certezza. Giovandosi di varie opere speciali, e aggiungendovi le pro-

M. Leon La Cabane avea


il

gi potuto annunziare, in
la

un opuscolo
gran tempo

stampato a Parigi
in qual

Skk

che

polvere

fosse

da

adoprata in guerra come composizione* incendiaria. In qual paese,

da

gitto,

anno e da chi la si n M. La Cabane ne


p. Voi.
II.

fosse usata la
gli

prima
47

volta

come

forza

autori del presente libro son riusciti

370

RASSEGNA
;

DI LIBRI

per anco a determinarlo

e indi Tonore rester per ra alla Italia

e repoca nel 1326, eh' la data del documento citato dal chiarissimo nostro Libri nella sua Storia delle matematiche , voi. 4: docu-

mento che risguarda


di ferro

la costruzione

di

cannoni

di

metallo e palle
posto

per la difesa della repubblica di Firenze.

Ma

ormai

fuor
d'

di

dubbio

il
,

punto principale, cio che non

il

caso ne la mente

un

sol

uomo
di

ma

il

perfezionamento tardo

e successivo d'

un

composto

nitro, solfo e carbone, a capo di undici secoli portasse

forse qualche infmo arteflce a

congegnar

la

prima

artiglieria

come

l'intendiam noi. L'opere de' signori Reinaud e Fave, introducendo

l'opportuna distinzione tra

gli

effetti

di

tal ci

composto, cio d'ind senza interruzione


ed arabi, che
i

cendiare schizzando fuoco, e


la storia dei fuochi a

di

scoppiare,

base

di salnitro, cinesi, greci

nGne divennero polvere da sparo.


mostrati da quei due eruditi
,

Noi noteremo prima


le

fatti

di-

e poi

ingegnose vie per

le

quali

son giunti a provarli.


1.

fuochi d' artiflzio prodotti dalle

tre sostanze suddette, ag-

giugnendosenc talvolta un'altra colorante, furon messi in opera dai


Cinesi per lo

meno

fin

dal terzo secolo

avanti G. C. Servivano per

gioco o per offesa. In guerra usavasi lo schizzo, non l'esplosione.

Con

questi artifizii
;

si

appiccava

il

fuoco
,

e anche
frecce
,

si

ferivano gli
,

uomini
razzi.

ed erano congegnati
i

in pentole

lance
,

bastoni e

Se pure

Cinesi conobbero le

mine a fuoco

lo scoppio

non

nascea dall'accensione quasi istantanea,


incarceralo
II."
Il
;

ma

dagli effetti dello schizzo

e perci la loro polvere non era la nostra.


s'

segreto di quel che poi

addimand fuoco greco, fu porche

tato in Costantinopoli l'anno 673. S' avvolgea di tanto mistero,

noi non

sapremmo

distinguere la composizione primitiva dai per-

fezionamenti che

senza

dubbio

vi

fecer
i

mano mano

Bizantini.

Nondimeno, alcune opere tecniche e


di

fatti della

storia ci

insegnano

essere state varie le composizioni del fuoco greco; e gl'ingredienti

una, forse

la

pi efficace, essere
raffinati

stati

appunto

quelli della nostra

polvere,
ravasi
il

ma men

e in proporzioni tavole

un

po' diverse.
,

Adopeche

fuoco greco o sopra

galleggianti

in razzi

anche scoppiavano, o in tubi di metallo che gittavan lingue di


in

fiamma

qualunque direzione

si

volesse;

appunto come

le

nostre lance

a fuoco.

La somma
destati

difficolt di spegnerli
:

con l'acqua, fece passare

questi fuochi per inestinguibih


agi' incendi

qualit che V immaginazione estese

da

essi.

RASSEGNA
111." Gli

DI LIBRI

371
fatto in
il

Arabi nel 13. secolo, pei progressi che avean


spinti innanzi a tutt* altri
i

obimica, s'erano
nitro.

nell'arte d'affinare

Perci perfezionarono

fuochi da guerra composti di nitro

solfo e

carbone
il

e ne fecer uso
di

frequentemente e in varie guise.


metallo, scagliavanlo con
le

Chiuso

miscuglio in pentole

maci

chine o anche a mano,


globi a
in

in cartocci e globi di vetro; o legavano

a mo' di una mazza o lancia. Componeano ancora pallottole incendiarie che chiamavano ceci, e che noi mal potremmo descrivere;
di

un bastone
di

flagello; o adattavano lo schizzo

fuoco

cima

e servivansi in

Gne
,

di

razzi doppi
il

tripli

la cui

testa lanciava

fuoco in avanti

mentre

corpo

si

movea,
di

per virt d'uno schizzo,


agli

in senso contrario.

V esplosione
nella

non era ignota


artifizii

Arabi,

ma non
gli

sapeano servirsene. Questi loro


e danno ai
Cristiani

fuoco

portaron terrore

ultima

crociata.

da notarsi che

Arabi speciGcavano col

nome

di Cinesi alcuni degl' ingredienti o dei

modi dei loro fuochi


1V. Alberto

di

guerra.
e Ruggiero Bacone,
vissuti nel secolo 13.,
gli

Magno

scrissero di cotesti fuochi,


e

ma
ali'

non ne sapeano pi che

Arabi,

non contribuirono nulla

invenzione della polvere da sparo.

V. Le composizioni incendiarie

dunque
3. al
il

a base di nitro furono


13. secolo.

usate e perfezionate in

Oriente dal

Nacque
della

il

trovato in quelle regioni per esservi

nitro naturale
gli

meno impuro
comi

che altrove; e pi pronti, a cagion del clima,


bastione.
orientale
,

efifetti

Greci prima,

e poi gli Arabi, tolsero quest'arte dall'Asia


la

e diversamente
il

perfezionarono. Di

fatti

gli

Arabi e

Persiani

chiamavano

nitro anche sai della Cina, o neve della Cina.

Pi capaci degli

altri popoli orientali a raffinar

questo sale,

gli

Arabi

giunsero fino alla soglia


trovalo poi ebbe
orientale
;

del trovato delia polvere da sparo.

Questo

luogo

in principio
ai signori
il

del 14.

secolo

nelP

Europa
che
artifizii

e,

come pare

Reinaud e Fave,

nelle regioni

giacciono tra V Ungheria e


di

Mar

Nero. L' uso degli antichi

fuoco dur lungo tempo dopo V invenzione delle artiglierie.


L'interpretazione dei
testi

arabi relativi alla materia,

il

riscontro

dei varii scrittori


della fisica
,

tra loro e
i

con

le

nozioni attuali della chimica e


i

ecco

mezzi che han messo in opera


fatti.
,

signori Reinaud
d'

e Fave per dimostrar cotesti

Il

valente professor
il

arabo ha
di

posto

un termine

a molti errori

dando

suo vero significato


anche
la

salnitro al vocabolo barud, che oggi denota

polvere

ma

che

in origine

vuol

dire

grandine

e fu impiegato

per rendere

372

RASSEGNA
;

DI LIBRI
che presentava un'imagine
con
la

un'idea nuova con una parola antica


simile

appunto come fecero


il

francesi

parola giace per

si-

gnificare

cristallo.

Da padrone
non
era.

ch'egli della lingua,


,

M. Reinaud

ha corretto alcune
passi

inesatte traduzioni di Casiri

che facean vedere


versione di molti
di

l'esplosione l dove

Ha

dato di pi
in

la

d'un
,

libro inedito d'arte

militare

arabo,
;

Hassan-al-

Rammah
tizie

vivuto verso la fine del i3 secolo


si

ed ha sostituito no-

sode e certe a quelle che


gli

avevano dei primordii della chi-

mica presso
Deesi
il

Arabi.

resto dell' opera alle dottrine speciali del cap.


di critica
,

Fave

all'acume
i

con che entrambi


,

gli autori di

hanno esaminato
la
la

testi

greci

latini e francesi

e le opere

Europei intorno

Cina. Senza particolarizzare

gli altri,

che son pubblicati

pi parte,

mi

tratterr

un momento

sul

MS.

latino

7239

della Biblioteca Reale


i

di Parigi,

perch l' opera d'un italiano, come ben s'apposero


,

signori

Reinaud e Fave

quantunque

fosse sfuggito

alla loro atten-

zione

il

nome

dell'autore, che in caratteri a dir vero assai sbiadati


Paolo Santini da Duccio
;

leggesi sul frontespizio. L' autore

il

MS., una raccolta

di belle figure colorate di varie

macchine e stro,

menti da guerra e anche ordigni meccanici e idraulici


note in latino. NuH'altro ne dir
;

con brevi
questo MS.

poich una copia

di

slata studiata dal nostro erudito e penetrante Carlo Promis nella

prima
vile

delle

sue

Memorie che
a'

illustrano

il

Trattato di architetci-

tura di Francesco di Giorgio Martini, e lo stalo della meccanica


e mihtare in Italia fino
2.*,

principj del secolo

XVI

(Torino, 1841),
,

Parte

pag. 23

25 e

seg., e

passim. Aggiunger solo


potere
gli

che avendo
sul
il
,

pi volte aguzzato e sforzalo a tutto


Parigi
;

occhi

MS.

di

mi sono provato invano


frontespizio
infuori
,

a leggere

per entro

proemio
e che
,

eh' era scritto nel

ad inchiostro

azzurro

dai

primi due righi

all'

fu cancellato in guisa da restare apl.

pena

le vestigia

di

alcune parole qua e


,

Una mistura o
,

vernice
,

di color giallo

scuro
il

stesa

non so quando
il

dal 3. al 7." rigo

aiuta pochissimo

leggitore; e

resto dello scritto stato indarno

cimentato

a richiesta

mia

per

favore de* signori


g' inchiostri

Reinaud e
di solfato di
,

Claude,
ferro
;

coi soliti reagenti

che ravvivano

ma non

valsero

che restano assai chiare e nette


Santinus Ducensis
in
(

Manco male nome: Ego Paulus non Lucensis certamente ). Quanto all' epoca
a risuscitare quest' azzurro.
le

vestigia

del

che scrivesse costui

la

quale

signori

Reinaud e Fave per sem-

RASSEGNA
plici

DI LIBRI
,

373
par che non
alla
rest

congetture

fanno

risalire

sino al 1396

alcun dubbio sul giudizio del


secolo

Promis che

la fiss

met del
da questa
usato

XV.
primo

Il

perch mi avviso non


il
;

potersi togliere

opera alcuno schiarimento suir anno e

paese in che

si fosse

per
si

il

lo scoppio della polvere


italiani del

ma non

perci dispero che


il

trovi ne'

documenti
fin

XIV
gli
,

secolo. Se

pi antico che
si

si

conosca

oggi quel di Firenze del 1326, non solamente


archivi della Toscana
,

dovrebbero frugare a questo scopo


sarebbe utilissima
,

ma
e

anzi poco fallibile

una ricerca
Regio
parte
fosse

ne' preziosi
,

mal
tutto

esplorati Registri Angioini delFArchivio


il

di Napoli

per

regno

di

Roberto.
,

nelle

cose della Toscana

Ognuno e come
,

sa
ei

qual

avesse Roberto

non
tal

uomo

da volerne

saper

meno che
di

suoi

protetti

d'

un
i

nuovo e spaventevole
rescritto, ogni

strumento

guerra.

chi
vi

ha veduto

Registri Angioini di Napoli,

e la diligenza con cui

si

notava ogni

menomo

menoma
memoria.

spesa

sar certo che se quel valente principe ebbe sen-

tore del trovato, die fuori qualche provvedimento che

ne farebbe

M. A.

Storia de' Municipi

Italiani
e

illustrata

con documenti

inedili,

notizie bibliografiche

di belle

arti

da Carlo Morbio. Mila-

no 1836-40;

in 8vo.

Articolo
Ferrara

I.

Pavia^ Novara, Faenza, Piacenza, Lodi.

Tardi imprendiamo a parlare


Carlo Morbio
;

di

questa dotta opera del signor


di

non per fuori

affatto

tempo

essendo sempre

in corso la pubblicazione di essa, ed

avendo noi voluto averne in


Il titolo

mano
la

parecchi volumi prima di darne un giudizio.

forse

cosa

men
de'

felice

nell'opera del signor Morbio, dappoich


il

per

Storia

Municipj Italiani,

lettore

^a

diritto di

pretendere una

narrazione concisa dell'origine e de' progressi morali e materiali di


essi

municipj

quando invece non

vi

trova che una pubblicazione

di

documenti

illustrativi delle storie

municipali,

preceduti da

un

374

RASSEGNA
il

DI LIBRI

breve cenno, spesso pi topografico e annedoUico che istorico. Nella


prefazione del volume ha
nito
il

chiaro Autore pi giustamente defi-

suo scopo, allorch dice:

preziosi documenti, che io


dati alle
ai

Trovandomi possessore di molli e mi sappia non mai fino ad ora man,

stampe, ho deciso di pubblicarli, con illustrazioni speciali Municipj cui appartengono . E difatti i documenti sono il prin,

cipale dell' opera

che appunto per questo avremmo intitolato Dode'

cumenti inediti illustrativi della storia


ci

Municipj

Italiani.

Diciamo
solo

non per depreziare l'opera

del signor

Morbio,

ma

per

metterla nel suo vero punto di vista, dappoich


nicipi assai

come

storia de' mu-

men

cosa che

come
lo

raccolta di documenti.

Per intendere pienamente

scopo dell'Autore basta dare uno


illustrato, Ferrara.
nel
Si

sguardo all'epitome
parla dell'Ariosto
,

del

primo municipio

dello stato in

cui trovavasi Ferrara

tempo

del cantore di Orlando, de' suoi spettacoli, de'suoi tornei, quindi del

clima, e da ultimo della Badia Pomposiana

(1).

Tutti converranno

con noi, e primo


le vicende,

il

signor Morbio, non esser questa una storia di

Ferrara; della quale non vediamo accennata l'origine, n descritte

n ricordate

le

varie

forme politiche, n l'estensione,


di

la potenza. ...

un

cenno erudito

18 facce di stampa
alla

che
ce-

precede trentatr documenti


lebre Badia Pomposiana.

inediti spettanti

storia

della

L'Autore descrive Pavia, e


Boccaccio
,

la illustra
:

con alcuni passi

di

Dante,

Scaramuccia e Vasari

egli arricchisce di

molta erudi-

zione questo suo scritto, e di una erudizione non verbosa,


bria e stringata.

ma

so-

Non

ci

riuniamo per col signor Morbio nel voto,


nell'Archivio

che le carte diplomatiche (esistenti

diplomatico

di

Milano) venissero restituite alle

singole citt lombarde . L'Italia

ha

di

bisogno di

centralizzare,

pi che di suddividere

suoi

ar-

chivi.

Una

delle

maggiori

difficolt
;

che incontrano
perloch

nostri eruditi

la gran divisione de' documenti

d'uopo visitare
di

un
di

gran numero

di citt

di castelli, di collegiate,

conventi

archivi particolari.
di viaggi,

La riunione
le

de'
1

documenti

fa

risparmiare spese

agevola

ricerche e

confronti, e d

un mezzo pi spe-

(1)

Sonvi de' cenni pi eslesi


di

quello di

anche ve ne sono

meno

estesi; e v' qualche


il

Novara a cagion d'esempio; ma municipio, come Faenza,

sulla storia del quale

non ha creduto

signor Morbio spendervi un sol rigo

contentandosi della pubblicazione di qualche documento.

RASSEGNA
raccolte
Il

DI LIBRI

375

dito, sia a' governi, sia alle societ storiche, per la pubblicazione di

meno incomplete che

sia possibile.

signor Morbio ha pubblicato quattro documenti inediti spet-

tanti alla storia di Pavia,


di cose pavesi.

ed un elenco ricchissimo degli

scrittori

Le
Novara

carte diplomatiche novaresi


il

anteriori

al secolo
di

XIV
e

sono

molto rare, dappoich quando


,

Marchese

Monferrato
arsi

occup
;

la

pi parte de' pubblici archivi furono

dispersi

pure

il

signor Morbio pot

mettere

insieme
di

trentuno

documenti

che spargono molta luce sulla storia


In quanto a Faenza
,

quel municipio.

il

signor Morbio ha tradotto e pubblicato

fondazione

una lunga Cronaca di quel municipio, la quale comincia dalta e termina colla reddizione a papa Giulio II. di Faenza ma Pe' tempi antichi, la Cronaca piena di favole e d'inesattezza
,
,

dal secolo

XIV

in poi

conoscere
quali
i

la storia

un documento importante per chi faentina. Seguono parecchi documenti,


,

voglia
fra
i

capitoli segnati col

duca Valentino nel 1500,


,

quelli colla re-

pubblica di Venezia nel 1503

e quelli colla Sede Apostolica nel 1510.


alla

Quattro sono
blicati dal signor

documenti spettanti
Morbio, uno
parla
della

storia piacentina
di

pub-

de' quali

un diploma
Novara
e

G. Galeazzo

con cui

lo studio di

Pavia trasferito a Piacenza. L'Autore in

una

dotta digressione
de' Farnesi.

zecca

di

delle

monete

in

La storia di Ferrara e di Pavia fu ristampata dal signor Morbio un volume in cui vedesi aggiunta quella di Lodi, e due ricche
,
,

appendici, a Feci giunte e correzioni


di

dice l'Autore

al

municipio
ingenua-

Ferrara, e pi ancora a quello

di
,

Pavia.

Confesser

mente, che per quanta cura ponessi


sultar codici, per ci che spetta a
lascia

anche ultimamente, nel conil

Pomposa, pure
,

mio lavoro

da questo lato molto a desiderare


:

tanto pi dopo la bellis-

sima opera
auctore

Rerum Pompasiarum
,

historia
et
,

monumentis illustrata
lectore

V. Placido Federico

monacho

Casinate

....
le

Neil' elenco degli scrittori di cose pavesi

credetti

bene omettere
,

prolusioni pel cominciamento degli studj, per lauree, ec. ec.

avendo

invece arricchito quel catalogo di nuove opere che pi direttamente


spettano alla storia della
citt.
.
.

Tutto inedito

quanto spetta a proposi


di

Lodi. Colla scorta degli statuti

di

quel municipio mi

dipingere

le

condizioni

gli

usi e le

costumanze

dei Lodigiani nel

376

RASSEGNA
i

DI LIBRI

trecento, epoca tanto oscura e tanlo dimenticata


illustrano

(l). 1 documenti tempi successivi ; ed alcuni tra essi sono preziosi perch
,

parlano

di

conGni, di ragioni e di

diritti

d'acque, argomento im-

portantissimo per un paese, ove l'irrigazione una delle sue principali ricchezze .

V erudizione
sofia
glie
la
i

la

filosofia

sono

le

fondamenta della storia


filosofanti, e

giacch senza erudizione avremo sogni di

senza

filo-

una congerie

inutile di date e di nomi.


le

La erudizione raccoquesta

fatti; la filosofia,

idee; quella mostra le autorit,

ragione; T una la materia,

Taltra

lo
si

spirito:

ambidae hanno
forma
la

uffici diversi.

Non dee per

credersi che

possa essere veri eruditi

senza possedere quella critica intelligente ed


gloria la

acuta che
di

pi grande, e forse la
di

meno

avvertita,

quel

sommo
fa-

Muratori. La pubblicazione
volosi, o di

documenti o apocrifi, o noli, o


di rischiarare,

nessuna importanza, lungi


la

ottenebra;
ci

dappoich quando
noto e

stampa avr messo


andr scevrando
il

alla

luce

tutto

che
vero,

serbasi ne' nostri archivi; in quella farragine di


di
d' ignoto, chi

falso

e di

grano dalla loppa, l'oro

dall'orpello ?
di

Pu un erudito
istorici,
;

limitarsi a pubblicare

una

collezione

documenti

senza aggiungervi nulla del suo, e badando

solo alla scelta


di editore
:

ma

allora egli dee contentarsi della modesta gloria

se per egli ambisce la pili splendida gloria di storico,


dall'

non pu esimersi
il

obbligo

d' illustrare

suoi documenti

o con

prefazione, o con note; e ci

avremmo

desiderato che avesse fatto


,

signor Morbio

e ci avrebbe potuto egli fare


la

sol

che

lo avesse

voluto. In ogni
di

modo,

sua opera merita lode sincera, come una


il

quelle che tendono a preparare


la

grande

edificio
,

della storia
,

italiana, ed a mostrare che

scuola degli Ughelli

de'Maffei

de'Ti-

raboschi, de' Muratori, non priva afatto

di eredi.

E. A. A.

quelle tenebre del

qal d'accordo col signor Morbio; crediamo anzi che in medio evo il trecento sia precisamente il secolo pi chiaro e pi studiato; se non foss' altro a causa della Divina Commedia.
(1)

Non slamo

RASSEGNA

DI LIBRI

377

Milano e il suo Territorio. Guida della in dono agli Scienziati Italiani nella Milano 1844. Volumi 2 in 8vo grande
In Italia, dal 1839,
adottati
;

citt di

Milano, offerta
riunione.

sesta
,

loro

con tavole.

congressi scientiGci vennero


d'
,

ammessi

e noi

pure possiamo sperare

ottenerne

tutti

quei van-

taggi che alla

Germania
di

alla

Francia
Scienza

e air Inghilterra ne consee

guirono
civilt;
di

r incremento

della

con esso

quello della

che noi, pi

ogni altro popolo, abbisognamo d'un principio


dell'

unione nella scienza e

alleanza

degli

Scienziati

tra

loro

perch l'esser

divisi, e l'agire estranei gli

uni agli altri, e fuori

della vita, secondo la propria impulsione, carattere speciale degli

uomini
di ci,

dediti al pensiero, antica

piaga d'Italia.
il

tra

le

cause

non ultime

s'

hanno ad annoverare
;

municipio in

politica,

e le accademie in letteratura

due

istituzioni strettamente
all'

insieme

congiunte.
di gloria;

Che

se

un tempo furono
loro

Italia

mezzo
le

e stromento

pi tardi, fuori della

stagione,

furono causa

potissima di sventure; perch, per esse, nella nostra nullit politica

durarono troppo lungamente


rianimare ed unizzare
le

le

gonfie millanterie letterarie.


felicit sorto in Italia
di
,

Al congresso, dunque, con tanta


di
il

spetta

accademie, e far opera

compensare

lit

danno che da esse ne venne alla nazione. E se discordia e rivaastiose le accademie produssero, il congresso concordia d'anici

mi

frutti

ed armonia negli studii

e gli uomini di lettere, con-

vocati a

pubblicamente discutere della scienza, v'imparino a meglio


gii
le

conoscer s e

altri,

e ad amarsi

e diventino vincolo della


:

mola
,

rale unione tra

provincie italiane

onde

possa raggiungere
le

patria nostra

sublimi destini che da Dio


traditi.

furono assegnati

da noi per

lungo tempo

Oltre questi bonefizii generali da conseguirsi, altro non piccolo


se n' conseguito
,

avendo
si

dato

occasione

che ogni

citt in
il

cui

conviene

il

congresso,

venga pubblicando una Guida, che


offre
in

mu-

nicipio della citt


lata

medesima
un

dono

agli
,

Scienziati.

Compi-

da uomini prescelti tra coloro che sanno


diligenza

eseguita colla mas-

sima merci

sopra

piano

fiducia che ne saranno avvantaggiale le


,

e in
,

ispecie la statistica
tra

vast^ente concepito, abbiamo le industrie arti come se il buon e gli storici studii
,

volere dura

pochi
II.

anni

molte

delle

citt

italiane

avranno

Ap. Voi.

48

378

RASSEGNA

DI LIBRI
i

apprestato, rovistando negli archivii,


istcndere le loro

documenti
sulle quali
il

necessarii per

memorie municipali,
desiderarsi.

potente d'in-

gegno
tuttora

tant'

opera creato,
a

potr scrivere

la storia d'Italia,

che

rimane

Delle Guide
in data
,

pubblicate

all'occorrenza del congresso, l'ultima


,

quella di Milano, pareggia


;

per ogni rispetto, qualunque


e
il

altra precedente

ed

il

titolo
la

Milano

suo Territorio

rivela

sin dalla

prima pagina

vastit del concetto di chi la

compilava;
Bar-

il

nome

dei varii collaboratori rassicura, che ogni singola parte


trattala.

sia

per essere adequatamente


,

tolommeo Catena
dell' l. R.

prefetto della
i

biblioteca
e riti.

Sono del signor Ambrosiana

ab.

membro

Istituto
e

Capitoli
,

Chiesa
del Dolt.

Biblioteca Ambrosiana.

Istruzione

Beneficenza

Giuseppe Sacchi.

Igiene, dei Dottori Giovanni Strambio e

Giacomo Ambrosoli.

Geografia fisica
naturale
nelli II.
,

e costituzione geologica.

Collezioni di storia

del Dott. Giuseppe Balsamo-Crivelli


,

professore di storia

RR. Licei membro dell' 1. R. Istituto. Commercio e industria, del signor Ambrogio Campiglio, membro
commissione d'agricoltura della Societ d'incoraggiamento. dell' Ing. Albino Parca; membro della commissiono
,

della

Agricoltura
d'

agricoltura della Societ

d'

incoraggiamento.
,

Archimi
Istituto.

del

conte

Pompeo Litta-Biumi

membro

dell' I.

R.

Biblioteca e
colte Verri
,

museo Trivulzio
,

Gabinetto
, ,

numismatico

Taverna
,

Mulazzani

Beccaria Armeria
Direttore dell'

Rac-

Uboldo
I.

Museo Palagi
Lapidi

del Dott. Carlo Zardetti

R. Gabi-

netto numismatico.
,

dei Cav. Giovanni


dell'
y

Labus

membro

dell' I.

R. Istituto.

Vicende

architettura

dell' ing.

arch. Luigi Zatti.

Contorni
Gli

del prof. Achille Mauri.


capitoli

altri

ed

articoli

la

redazione

generale

del

Cav. Cesare Cant.


Di

uno schizzo

storico

premessovi dal signor Cesare Cant,

primo luogo discorso nell'Appendice dell'Ardegno sia chivio Storico Italiano; e ci faremo nel modo che si comporta da un lavoro tracciato tanto rapidamente toccandone per sommi capi. Avendo l'A. a dar contezza della citt e popolo di Milano ritenuto in
, ,

sale alla

prima sua origine


il

allorquando

Galli che abitavano nel

paese che poi form

bel

regno di Francia, legati in una

confe-

RASSEGNA
dcrazione (an. 1400
dei prodi
,
,

DI LIBRI

379
,

av. G. C.) detta


le

Ombra
,

cio degli uomini e

passarono

Alpi

e vennero a stabilirsi nella valle del

Po

che dal

nome

loro e dalla posizione

chiamarono Is-Ombria
il

bassa Ombria.
alle terre
le

Di qui

venne

al

paese

nome

d*

Insubria

tante denominazioni di (Celtica radice, al parlare Taoil

cento, alle fisionomie


colla testa

tipo gallico, in ispecial

modo
il

nel contado,

oblonga

la

fronte
jd.

larga ed alta

naso ricurvo in

basso

il

mento prominente
nel mille,

Costoro,
Rezie
brii
,
,

furono dagli Etruschi, venuti

per

l'Alpi

spossessali della terra e dei seicento loro villaggi. Gl'lnsu-

insofferenti di giogo,

ripassarono

le

Alpi; ed alcuni
,

fra

il

Ticino e l'Adda difesero la loro indipendenza. Gli Etruschi


addestrata
in
,

gente
(

alle

capanne Galliche sostituirono dodici

citt

forse

memoria della lasciala patria, divisa in dodici corpi civili), ed ognuna era a capo d'altrettante divisioni politiche, e il paese chiamarono Etruria nuova. Ma Belloveso nel 587 con una banda di Biturigi Edui rverni Gessati Ambarrei varc il Monginevra cacci gli Etruschi del paese posto tra fiumi Ticino, Po, Serio, Adda; e scon, , , , ,

tratevi le reliquie

degl'Insubrii

primitivi,

adott pe'suoi

il

loro
,

nome;

e, qui

fermatisi, sostituirono la vita slabile all'errante

di loro,

incolti

borgata, a

com'erano, rimase altro monumento se non una cui avevano dato il nome di Milano, che dal tedesco
dire paese di
in

May-land^ vorrebbe
gallico

maggio

ovvero

fertile paese, dal

Med-lan

e
,

Met-lan

mezzo
;

alle

pianure.

il

paese,

mutando signore
al suolo; e la
civili

mut natura
si

e la servit non tolse la feracia

pace permise
;

ristabilissero e
si

compiessero

le

opere
al

degli Etruschi
,

e vincitori e vinti tra


i

diedero ad attendere

commercio che estendevano anche mezzo d'una gran strada che pel
del Mediterraneo

loro fratelli transalpini, per

colle di

Tenda

e poi pel littorale

continuava

sin

oltre

pirenei orientali.

Ogni

borgata aveva un capo gallo, ogni popolo un Brenno. Veneravano


nel sacro orrore
1

dei boschi

la

forza della natura; religione di cui


gli

druidi

erano sacerdoti, Esus e Odino


partirono
Galli ad assalir
del

Dei, e vittime

umane

l'ostie espiatorie.

Da

qui

si

Roma,
la

cui destini mi-

sero in forse;

ma
la

l'oche

Camf/ldoglio

salvarono; o,
il

come
valore

dice l'autore con concetto moderno:


di chi difende

Non l'oche.... ma
costitu

patria

D'allora

Roma

un tesoro ap-

, ,

380
posta, da

RASSEGNA

DI LIBRI
i

non toccarsi se non quando


Insubria.

Galli minacciassero, ne
la

tenne sicura finche non ebbe dominata


essa
nel
intitol
l'

gallia

Cisalpina,

come
,

Ma Lucio
il

Furio e Cajo Flaminio


sconfitti; ed
i

che

223 avevano varcalo

Po, furono

ebbero a cer,

car rifugio sul bresciano e veronese tra


nel 521 dalla Gallia venuti;
i

Cenomani
la

che erano
su
questo

quali,

disertata
la

causa comune,

con

essi

loro

s'allearono:

tanta

antica

fellonia

suolo! Nel 222, Marco Claudio Marcello e

Gneo Cornelio l'impresa


i

compirono, uccidendo

la

maggior parte de'Galli,


le

quali, tratte dal

tempio della dea della guerra

immobili (bandiere d'oro), l'estrel'altre citt:

ma

di lor
la

possa avevano

fatte, a

Milano soccombette, poi

guerra

pi fiora che s'udisse, o per ostinazione degli animi o


di cavalieri
o.

per ardire

o per atrocit

di

battaglie o per

numero

d'eserciti e d'uccisi

Marcello trionf e scann a Giove atrocepace del terrore


vi

mente

il

fiore de'Galli, e la

stabil.

Ridotta a

provincia

romana

la

gallia Cisalpina, fra gli altri

l'ebbero in gol'A.

verno Cicerone, e Bruto

uccisore di Cesare;
a

in tal
il

modo
poter

scrive della sua organizzazione politica,

Nei municipii

sovrano sedeva nelle assemblee del popolo, l'esecutivo nel senato


dei

decurioni,

il

giudiziale

nei

duumviri che pronunziavano

di

conserva col giudice; erano adunque, in certo modo, repubbliche


sotto la protezione d'

non s'appartenevano
cittadinanza
;

Ma diritti civili nazionali un impero se non a quelli che erano potuti salire alla
i
,

e se, dopo la guerra sociale


,

il

diritto italico erasi

esteso fino alle Alpi


la

solo da Giulio Cesare dittatore, nell'anno 48,

gallia Cisalpina

venne abbracciata nella cittadinanza romana; e


fu ascritta ad
i

in tal
((

modo Milano

una
,

delle trib della metropoli


i

e teneva comizii propri

e, raccolti

voti,

li

mandava

suggellati a

Roma, per
la

valere

come

fossero dati di presenza .


tutta Italia
i

Ma

con ci appunto, stendendo a

suoi diritti,

Roma
si

aveva compiuta

sua missione; ed un'altra

Roma

stava per suc-

cedere a quella degl' imperatori. I barbari del Settentrione


cipitavano sul mezzogiorno rapacemente
,

pre-

il

mondo romano erane


di volutt feroci

spaventato

suoi imperatori
,

riscossi dal
,

sonno

e di ferocie voluttuose

venivano
dell'

per esser pi presti alla difesa


in

a risiedere in certi tempi


di G- C.
,

anno
vi
si

Milano

finche

nel

295

Massimiano Erculeo
la

pos stabilmente; e da Milano


di
tutti
i

fu
e

pubblicata da Costantino
in

legge di tolleranza
di

culti
,

Milano, nel 355

ebbe luogo un concilio

300 vescovi

per

provvedere contro l'arianesimo.

RASSEGNA
Qui
di
i'A.,

DI LIBRI
,

381
in

trattando del quarto secolo dell' era cristiana


la

nome
di

Sant'Ambrogio leva

voce a protestare contro avvenimenti


le

sangue. Noi dovevamo narrarvi a lungo

cure d'un pastore che

per venliduc anni fu anima della chiesa d'Occidente, e che tuttora


si

venera con
flagello e
il

affetto.

Ma quando
a
rivi

il

vediamo sugli stendardi, armato


f' tal

di

a cavallo, e udiamo che

macello degli Ariani,


Stefano
;

che

sangue ne corse

innanzi a

Santo

che San

Nazaro Pietrasanta

ha nome dal sasso dal quale mont a cavallo


sterminio;

per inseguirli sino a Varese, ove alz

memoria
vesti

del finale loro

la Madonna del Monte in rammentiamo ch'egli diceva:

Tirannide del sacerdote

la

sua debolezza; l*armi che


^

Cristo

mi

sono P orazione, la misericordia


alla

il

digiuno, e che non volle

mai ammettere
di

sua comunione Itacio, vescovo spagnuolo, che


.

era stato cagione della morte di Prisciliano eresiarca

quel santo vescovo che troppo lungamente fu da

altri vescovi

Esempio mendella

tito;

e I'A., seguendo via via le vicende che l'organamento

chiesa accompagnarono, mostra siccome con esso lo sviluppo dell'ele-

raento popolare avvenisse. Noi ci arrestiamo volentieri su questi


passi pi oscuri
,

perch trascurati
,

perch

la storia
il

partico-

lare nulla offre di rilevante

perch troppo importa

vedere

come, da servi, noi diventassimo uomini, poi cittadini . E vorrebbe I'A. poter determinare esaltamente siccome punto
,

di

gran conseguenza, l'epoca


il
,

in cui gli arcivescovi ottennero l'im-

munit o
documenti

diritto di

giudicare e deliberare;

ma, per

difetto

di

non

in

grado

di farlo.

Solo nota, che Alberto da Bias-

sono, neir 868-81, era gi fatto potente.

La corona imperiale passala

nel

900

ai

Tedeschi

fece dall'Ale-

magna dipendente
l'alto

la sorte

d'Italia, di cui

avevano gl'imperatori

dominio: e principati e repubbliche, signorie e contadi, goloro

vernandosi a piacimento, erano tenuti a prestar


sovranit e
il

omaggio

militare servizio,

rimanendone

ai nobili

l'immediato

governo,

di

cui troppo presto abusarono.


il

Ma

l'abuso d'una parte provoca a tutelare


i

diritto dell'altra,

e l'offesa legittima la difesa. Gi


l'ollraggio cresceva
,

soprusi s'orano moltiplicali,


di

quando

la

violenza

Corrado

imperatore
le parti

contro Eriberlo arcivescovo ruppe ogni dimora, e da


si

ambe

die di piglio alle armi. Eriberto arcivescovo, governatore e gene-

rale,

guidava ordinandole
, i

strette al carroccio
vinti

le

milizie ragunaticcie

contro

nobili

che furono

dopo una

lolla

che non

tosto

382
cess
;

RASSEGNA
e frattanto, di

DI LIBRI

mezzo

a quella

commozione

la

plebe

un

poco
che

si

riaveva e andava via via


in queste parole definisce

acquistando
:

qualche
privilegi!

privilegio,

l'A.

cr

N per
la

intendiate voleva non


,

diritti

di

comandare;
il

a tanto

non aspirava

plebe;

ma

fosse lecito a' nobili


sette lire e

trattarla

come

bestie;

non
;

il

potere

per

un soldo

uccidere qualunque plebeo


y).

non crescerle a
dell'opera d'

talento le angherie personali

ci era stato conseguenza

bench lontana

un

arcivescovo,

ma

dal popolo eletto e da' cardinali, canonici ordinarli

della metropolitana.
lo

Veduta a prova

l'

importanza del posto, molti


dalla

brigavano, e

re pretendevano nominarlo o designarlo almeno,

e poi investirlo (l'eletto) in grazia dei feudi ch'egli teneva

corona

(1).

Ma

l'

Ildebrando sorse a muover guerra, e Gregorio VII,


l'invidia di

quest'uomo che moveva


erede
rati
,

Napoleone,

si

vide, a Canossa,
(2))
il

umiliato a'piedi (egli nato figliuolo d'un falegname


di

superbo

una lunga

serie di re

e per tre giorni penosamente duil

gli fece

aspettare la comunione e

suo perdono

eccesso di

passione

umana che

riaccese la guerra diuturna di secoli.


,

Alla Chiesa pertanto in guerra aperta coli' imperatore

abbiso-

un centro da cui partisse con unit di mire la direzione d' un corpo cos vasto e diverso e per Anselmo da Raggio, l'Ildebrando, e San Pier Damiani, fecero ogni opera per ridurre la Metropoli milanese in una pi immediala soggezione da Roma:
stabilire
:

gnava

e fu allora che al sacerdote

Roma

venne inibendo
d'

di

tor

moglie

perch

in

queir estremo pericolo abbisognava

uomini pronti e

volenterosi ad ogni sbaraglio.

Abus l'arcivescovo il potere, come il conte l'aveva abusato; popolo impar a far senza dell'arcivescovo, come gi aveva imparalo a far senza del conte; e costituissi in comune, affidando suoi diritti a magistrati da lui eletti col nome di consoli, rimemed
il
i

branza dei tempi romani. Sulle vestigie ancor rimaste degli ordinamenti municipali del bass' impero, si foggi il nuovo comune. Di
tre corpi si

componeva

capitani

cio

vassalli

immediati del re

valvassori, che teneano feudi dai capitani; e cittadini liberi. Allora

Milano arricch e divenne potente

e poi

si

serv

danno delle

citt

(1)

Ci

mi rammenta
,

V esclamazione di Dante

Costantin di quanto

mal fu madre
(2)

ec. ec.
di

Volgi, Storia

Gregorio VII

lib.

1."

RASSEGNA
vicine, della
(Giustizie
, i

DI LIBRI
la
,

383

sua potenza: d'onde


suoi
furori ubriachi

calata dell'imperatore, le sue


le

che facendo obliare

antiche
i

rivalit
le citt

strinse in lega (santissimo


a

esempio
III

all' Italia di tutti

tempi)

lombarde,

Papa Alessandro
il

benediva questa concordia

d'italiane volont;
cipi di

re d'Inghilterra, quel di Puglia, alcuni prinl'

Germania
le citt

fin
.

imperatore

di Costantinopoli

vi

mandavano

conforti e danari

italiane

vinsero,

la

rotta

di

Legnano impresse

un'onta indelebile sulla corona che splendeva sul capo ai Federighi. Ma colla libert nelle citt non era pace. I vecchi feudatarii
,

contro

nuovi; contro

proprietarii

proletarii

stavano:

quindi

rivalit, parti, e studio di parli, e le


l)ellini
; i

fazioni de' Guelfi e de'Ghi-

primi
,

al

papa aderenti

all'
i

imperatore
il

gli

altri

demogli

cratici quelli

questi aristocratici
,

primi volenti

bene dell'Italia

per via

dell'

indipendenza

secondi dell' unit

Ma
,

uni

e gli altri

intanto contribuendo a scassinarla con odii ereditarli .


loro vertevano
in

le citt tra
d'

migliori

condizioni

essendo
Il

incapaci

una legislazione

protettrice della libert


il

comune.
ragione
di

medio

evo non sapeva conciliare


dino,
l'indipendenza

diritto individuale co' doveri del citta-

reciproca

delle

citt colla

suprema

della loro unione; e nelle

combinazioni

politiche

quel tempo,

sempre
una

l'

una usurpava

sull'altra,
le

d'onde

continuamente nasceva
de' quali
il

lotta

che ne logorava

proprie forze.
tocca dei Visconti,

Poi, con rapida successione T A.

Gian Galeazzo dimand


di

il

primo

l'

investitura dello stato e

titolo

Duca

Vinceslao imperatore, che, per


i

danaro,

conferm

la

tirannide sopra un paese, di cui


a

suoi predecessori avevano sancita

Costanza
I

la

libert.
si

Visconti

spensero con Filippo Maria


schiatta
,

e la conquista

impose

a Milano

una nuova
il

gli

Sforza

la

quale

fin

con Fran-

cesco

II

1535

e fu r ultimo principe nazionale per la


,

Lombardia.

Colla pace di a dar un' idea

Crepy

Milano divenne spagnuolo sotto Carlo


,

giusta di quella dominazione

riferiamo

le

parole

cloquentissimc dell'A.

Tra
,

molti illustri di queir et non va dimenticato Girolamo


di

Morone
rovina

conte

Lecco

scaltrito politjco,

che cerc campare dalla


lega

gli

Sforza e la patria, poi congiunger l'Italia in una


l'

che ne

salvass<^

indipendenza.

Ma

questa

era

perita.

Carlo

colla bolla d'oro del 154.9, stabil l'ordine di successione di questo

, ,

384

RASSEGNA
di

DI LIBRI
Filippo
li
;

ducato nei discendenti


infeudata
il

suo
,

figlio

al

quale

l'aveva
,

5 luglio 1546

onde restammo

uniti

alla

Spagna

cominci

il

pi deplorabile tempo della storia nostra.

giustizia

Gian Galeazzo aveva gi creato un consiglio secreto e un di perch a suo nome governassero lo Slato , e decidessero
,

nelle cause civili e criminali fra privati. Luigi


sigli

XII un
,

due congiuriscol

nel senato con

due

prelati

quattro militari

quattro

periti a

vita, indipendenti dal


,

governatore, che doveano


sentenziare
a
,

loro
nelle
fisco.

voto avvalorar gli editti regii

nome
e
1'

del

re

cause private

nominar

professori di Pavia
diritto e la legge
civile

avvocato del
il

Rappresentava dunque
presentato da

il

mentre
,

re era

rap-

un governatore

militare

in

conseguenza

sempre in lotta e rivalit col senato, che finiva col soccombere. Prima dignit, dopo il governatore, era il gran cancelliere, istituito da Luigi XII, e che era anche presidente al senato, carica
dappoi
eletti

separata.

Il

gran consiglio componevasi


,

di sessanta nobili,

in

prima a suffragio popolare


;

poi dal consiglio stesso e con-

fermati dal governatore


d'

e che proponevano la tripla per la


,

nomina

un
a

vicario di provvisione

di

due assessori

e dei nobili applicati

alla giudicatura.

Tale forma dur fino


,

costituzione

mutamenti di Giuseppe IL Ma questa abbastanza buona perch fondata sulle abitudini anai
,

tecedenti del paese


di

era guasta
al

nell' applicarla.
il

Re

lontani centinaia
in-

miglia

provvedevano
i

caso dopo

bisogno, e senza mai


;

terrogare la volont e
ai

bisogni
a'

comuni

lasciavano molti
soldati
,

arbitrii

governatori, che stranieri


,

costumi nostri e

come

in

paese di conquista

duravano per

lo pi tre anni (1)

mentre ap-

pena trenta sarieno


fossero poi
di

bastali a inlendere quella complicazione. Quali


:

lo

mostra un proverbio corrente

che

ministri del re
,

Spagna

in Sicilia

rosicchiavano, a Napoli mangiavano


la

a Milano

divoravano.

E
:

avendo
Il

corte cassato la decisione di uno di essi


,

questi rispose

re

comanda a Madrid
le

io a
,

Milano.
di venti personaggi

Assistevagli

un

consiglio secreto di Stato


veci

che ne faceva anche

quando mancasse.
commercio,
nobilt,

Le nuove
,

costituzioni furono pietra infernale del

delle arti

del

sapere. Allora inaridirono le fonti della pubblica ricil

chezza

diffusa l'idea che

commercio derogasse

alla

(1)

Se ne cambiarono 36 in 150 anni.

,,

RASSEGNA
signori ritiravano
i

DI LIBRI

385

capitali

e quella prosperit di traffici e di col-

tura

si

ridusse a un vuoto di abitanti e di danaro. Quelli fuggivano


i

abbandonando
mogcniti
figli

negli scrigni di pochi doviziosi,


la

campi air insaziabile erario il danaro era ridotto che perpetuavano in mano de'pri;

inerte ricchezza per

via

di

fedecommessi
o
al

mentre

n)inori

eran obbligali
le

al
la

chiostro
citt

vizioso

serventismo.
lire
,

Enormi eran

tasse,

dovea

2,103,583

l'anno,

mentre non ne incassava che 1,426,700. Son, fra tante altre nell'archivio civile le istruzioni date nel 1660 da questa citt al dottore Danese Casati, orator destinato al re di Spagna, ove si calcola
che una sola bocca
in
<(

in

Milano paghi sino


.

alla

somma
1690

di lire
si

65

in

un anno per
questi
,

il

solo vitto

in un'altra del
il

dice, che

poveri sudditi non

hanno che

solo respiro esente dagli

aggravii

calcolandosi che nelli dazii accresciuti

sopra

ogni
citt

cosa

attinente al vitto

humano
di lire

sino alla

somma

una sola bocca 65 in un anno per


,
:

in
il

questa
vitto .

paghi

Ordini e bandi fioccavano delle relazioni


civili
;

ma
,

pi

cattivi

per

ignoranza

pochi buoni
nell'

inosservati per trista disposieffetti.

zione de' poteri politici, fiacchi

impulso, manchevoli negli

L'economia
ghietture
;

politica era,

come
il

la fisica,

una scienza
il

di
la

vane con-

preso in sospetto
i

pensiero

disegno

stampa

moltiplicati

delitti

dalla

mancanza
il

di sussistenza,

d'educazione,
togliere e dare
,

di vigilanza, di
di

processura certa;

senato, coir assurda autorit


,

confermare

cassare le costituzioni del principe

qualunque dispensa anche contro

gli statuti e le costituzioni


I

era

ridotto a poco meglio che un' alta corte di giustizia.

tribunali rirei

correvano a torture spasmodiche ed arbitrarie


g'

per convincer

innocenti
,

mentre
che

dalle

masnade che

a baldanza infestavano la

campagna
altri

non sapeano liberarci che col promttere impunit ad


gli

delinquenti
di

assassinassero
il

(1)

mentre

privilegi

im-

pedivano
ribaldi
,

procedere contro

nobile e l'ecclesiastico; e gl'insigni


,

fortificati

nei castellotti e cinti di bravi


,

sfidavano

l'

impo-

lente declamare
sassinio
,

delle grida

e trascorrevano al latrocinio e all'as-

fin

nel bel

mezzo

del giorno e della citt.

(1) Son rimasti di fama popolare Balti|ta Scorlno e Giacoino Legorino d'una banda di forse 60, che, infestato per molli anni il milanese, nel 1566 furono poi coi compagni sottoposti a supplizli che fan (|uasi orrore quanto loro misfatti.

capi

Ap. Voi.

11.

iy

386
ff

RASSEGNA
1

DI LIBRI
s

poveri sapevano che dai ricchi


in citt

mangiava

il
,

pan

d*

oro

numeravano
1500
cavalli

115
;

tiri

a sei
il

437

tiri

a quattro

103i a due,

da

sella

vedevano

fasto

con cui quelli dai cocchi e

dalle cavalcature lasciavano cascare un'occhiata sprezzante su' loro

cenci; tremavano degli sgherri e della corda disposta su

tutte

le

piazze

tremavano

dei

bravi

assoldati

dai

signori

tremavano
fra cui

dell'inquisizione, tremavano delle streghe, moltiplicate quanto pi


se ne bruciavano
;

fiacchi terrori

indecorosi patimenti

caddero

mente per sin le feconde memorie del passato. Dei re apprendevano il nome dalle gride, in testa alle quali
di
;

era scritto

dei governatori

s'

accorgevano per
la

le

gravezze che im-

ponevano quando volessero segnalar


guerra o con
edifzii.

loro reggenza con


,

qualche

Cos Ferrante Gonzaga

comprendendo che
,

questo dominio

di

conquista era mal sicuro dai vicini

non prola

tetto dall' affezione

popolare
,

fabbric attorno
s

ai

sobborghi
,

mura
gli

che tuttora sussiste


regalarono
tutto
Il
il

e merit
,

bene degli

appaltatori
Il

che

la

Simonetta

villa

famosa per l'eco.

conte di Fuentes
de'vicini.
i

suo tempo tenne armati, minacciosi


di Sessa
s
f'

alla libert

duca

voleva imporci l'inquisizione alla spagnuola, se

nostri

non
si

fossero opposti a quest'ultima rovina.

Don Gonzalo

Cordova

tanto

amare

che

partendo

l'accompagnarono per

porla Ticinese a torsi di cavoli, ch'egli sopport con eroica gran-

dezza d'animo.

soldati vogliono

paghe, e Madrid non ne manda


si

onde don Pier de Toledo permette


privati.
fatto
Il

compensino

colle sostanze dei


;

duca

di le

Feria

proibisce di portar fuori armi


sin

e
al

detto
prin-

periscono

vivissime manifatture. Cos via via


,

cipe di
le cui

Vaudemont

che

alla Bellingera

teneva una villeggiatura,

voluttuose avventure davano a noi materia da

mormorare
le

a molti da invidiare.

Unica interruzione

alla

monotonia del
,

soffrire

erano

feste

che

si

faceano quando nascesse


.

venisse

s'

ammogliasse o morisse

alcun de' principi

E
stria

cos

dur

in

quel

dominio
;

sino
d'

austriaco della casa di Spagna


il

alla morte dell'ultimo re onde pass in dominio dell'Au-

1715.

L'A. parla a lungo, e con

animo grato,

dei benefizii

che

alle

Provincie lombarde ne vengono dalla


all'ultima rivoluzione; poi tocca del

dominazione straniera,
che
tuttavia

sin

dominio napoleonico, diretto


,

e indiretto; poi

dell'

austriaco

ripristinato

dura

RASSEGNA
finisce

DI LIBRI
qui
lo

387
cede
V uffizio

con

questo

pensiero

Ma

storico

airesperienza di ciascuno; n alcuno dimentic


il

come Ferdinando,

inaugurando coir amnistia

suo regno
per
di

meritasse V entusiasmo

e della speranza allorch venne a cingersi la corona di ferro. ... .

Altro articolo che

parimente

la

sua speciale materia


,

TArchivio Storico non dee preterire


Archiviti del conte

ricordare
,

quello

sugli

Pompeo Litta-Biumi

cui

premise un'epigrafe
ci fa

tolta dal Parini significantissima. Sin dal

principio l'A.

inten-

dere, esser

gli

Archivii di Milano disposti soltanto agli usi d'uffizio,


;

non

gi a quello degli studiosi

e ci dice egli da se

che

la parte

pi importante delle nostre memorie diplomatiche bassi a ricercare

a Madrid
a scrivere

Vienna

a Parigi
,

perch

le

moltiplici
i

invasioni e

devastazioni straniere
la

disertarono col paese anche

documenti che

nostra storia un giorno avrehbcr potuto giovare.


il

^eVArchivio civico,
conservasi tra
braio 1185
,

documenti
quale

primo ad incontrarsi in questa rassegna pi preziosi il Diploma dell' Il febfatta


vi

nel

concessione
citati
i

ai

Milanesi di tutte le
dell'

regalie di varii contadi, e

sono

giuramenti

Federico e dei Milanesi

e patti di reciproco soccorso.

Gontien

Imperalor

pure

gli

Atti sulla fabbrica del

bre 1387.

Duomo

cominciando dal 16 ottodogli statuti novissimi del

Un'edizione
il

in

pergamena

tribunale di provisione

10 settembre 1498; ed una grida dell'Imeditti

peratore Massimiliano I;
del tumulto dell' 11

ed altre providenze

novembre 1628. Vi pure un registro delle ordinanze ducali del 1395 al 1570; una raccolta di dispacci sovrani nomine dei gostatuti sopra diverse materie dal 1400 al 1795
;

e la relazione

vernatori dello stato

da Lautrec

sino

all'

arciduca

Ferdinando

entrate di principi e sovrani; e la coronazione di Napoleone.

Vi

si

trova parimente

un

estratto delle tasse imposte a

Milano
.

dal 1537 al

1664

che

TA. per intiero trascrive a prova di quel

che ripetemmo sull'avida e insensata 1536 una tassa detta mensuale


,

natura
,

di

quel

governo
si

perch ogni

mese

dove-

vano 12,000 scudi. 1545, censo del


1548, accresciuto
il

sale.

1547, dazio sulla macina.


ossia camini.
il

mensuale sino
1554
,

alli

scudi 25,000. 1549, dazio del


,

\mo. 1553,

tassa de' cavalli.


il

tassa sui fumanti

1559, accresciuto

dazio del sale: duplicala

la tassa de'cavalli, e
tutti gli

pe-

daggio e porto delle mercanzie. 1560, accresciuti


ziarti della

oggetti da-

met

di pi.

1564, accresciuta

la tassa de'cavalli.

1574,

sti-

pendio

ai militari di presidio.

1576, dazio sulla carne , detto del sesino.

388
1601
,

RASSEGNA
accresciuto lo stipendio
ai
,

DI LIBRI
militari
di presidio.

1603, idem.
dazio

1613 1615
le

accresciuti tulli gli oggetti daziarli.

1614
:

dazio delle biade.


il

dazio della polleria

milizia
,

urbana
di

accresciuto
i

del sesino sulla carne.

1627

obbligo

pagar

coramissarii per

condotte militari,

quali erano prima pagati dalla regia camera.

1628, accresciuto il dazio del vino. 1629, imposta sopra la pesca del lago Maggiore, del Po e dell'Adda. 1631, mezz'annata. 1636, la
particolari

mezza per cento sopra i beni, ch'era dovuta dalle comunit ai dazio esse debbano invece pagarla alla regia camera
,
:

dell'olio: sulla legna da fuoco e d' opera

su canape

lino, Geno,

paglia
di

avena

pietre, calcina; obbligo alla citt di pagare ai corpi


lire

guardia annue

30,000; al commissario generale


lire

lire

IMOO;
mail
;

al prefetto del militare

11.000: accresciuto
,

il

dazio della
,

cina

del vino

delle

biade

della

polleria.

1639

aumentato

dazio del sale e del

pane venale. 1640, istituzione de


sulle pelli

archivio

dazio sull'acquavite,
sul cuoio. 1642
,

verdi e secche
i

de' vitelli e

bovi;

mezza per cento sopra

censi

dei

particolari.

1650, un'annata a quelli che consideravansi immuni. 1652, aumenobbligo di tato il dazio sui panni forestieri e sui generi di lusso
:

pagare

la

pigione

della

casa

ai

reggenti

nel

supremo

consiglio

d'Italia in

Spagna, detta lassa

d' apossiento,

ascendente prima ad 8,
:

poi sino a 40,000 lire

annue

dazio
:

sulla neve o ghiaccio

dazio
,

della ferrata alla piazza de' Mercanti

dazio dei solfanelli. 1659


della

au-

mentato

il

dazio del sale. 1668, tassa

cavalleria

ed

alloggi

militari, detta del rimpiazzo; dalle quali imposte, subductis calculis,

plusquam sexagies centena aureorum


In quest' archivio dal

millia quotannis extorquent .


le carte dell'

1799

si

concentrarono
;

am-

1802 quelle della Prefettura del dipartimento d'Olona; e per determinazione del governo miitalico del 3 novembre 1805, vi si adunano tutte le matrici
e dal
,

ministrazione generale di Lombardia

nute, scritture originali,


razioni di agrimensori
,

alti

e carte, che hanno


,

servito ad opetutto ci si va

architetti

ingegneri

e di

formando per la scienza idraulica una raccolta preziosissima. Al Civico succede l'archivio generale dello stato, che, dal
castello, fu traslocato nel

1781 nella vasta


si

casa dei Gesuiti a san


,

almeno 125,000 cartelle classificate sotto vario titolo per matrice. Alcune carte antiche concessioni e donazioni d'imperatori e di papi al monastero di San Pietro in ciel d' oro a Pavia e vi sono tra queste autografi
Fedele,
e riordinato. Vi

contengono

RASSEGNA

DI LIBRI
;
,

389
;

IH e IV di di OUone I. 11 e 111 di Enrico 11 di re Ugo, e copie di documenti Corrado imperatore e Federigo Barbarossa e bolle pontiflcie del re Lulprando del 713, e di Corrado dell' 850 di Giovanni XV, Leone IX e Alessandro li. Una di Innocenzo III,
;
;

del

1208, fulmina

consoli della societ di


,

immanitate
imposte.

lyrampnidis
vi

avendo

essi

estese

San Siro in Pavia pr anche sul clero le


signori capitani e
al

sono

le

gride

ed ordinanze

dei

difensori di libert della citt di

Milano dal 14^7


il

1450;
:

di

cui

formarono un giudizio

cos contrario

Verri e

il

Rosmini
di

tanto,
I

anche sugli uomini pi insigni,

potente lo spirito

sistema

V
colle

pure un catalogo
mensuali
loro

delle citt obbedienti al

primo nostro duca


;

contribuzioni e colle

spese del ducato

e le

carte relative all'opere del

duomo

di

quel secolo.
,

Parlasi poi dell' archivio di religione

costituito delle carte


di

dei

conventi soppressi

cominciando sino dalle soppressioni


,

Giusepri-

po U. Vi
guardanti
eccetto

si
il

trovano 15,000 cartelle e registri

particolarmente

patrimonio delle corporazioni delle provincie lombarde,


delle istesse congregazioni soppresse,

Mantova e Brescia.

Delle
il

pergamene

si

costitu

diplomatico. Pi tardi vi furono parimente riunite le


,

pergamene

sparse nei diversi pubblici decasteri


di

e presso le parrocchie.

ricco

70,000 pergamene
Abolito
nel

la pi antica delle quali

concerne

la fonda-

zione del monastero del Senatore in Pavia nel 714.


,

1780
;

il

senato

poi

il

supremo tribunale

di
,

giu-

stizia surrogatogli
si

le carte

che pertenevano a que' due corpi


Archivio di deposito giudiziario

ora

trovano, dopo varie vicende,


,

nel convento degli Agostiniani


;

San Damiano

col titolo di

e a

cotesto, altri dieciassette archivii minori furono riuniti, ciascuno con


registri separati. Contiene

34,000 voluminose cartelle.


gli atti

L'Archivio del debito pubblico, eretto nel 1802, possiede


del

Banco

di

Sant'Ambrogio e dei
il

Monti

di
il

San Francesco e
nel

di

San Carlo,

istituito

primo

nel
in

1648,
quel
di

secondo

1726; ed
Vi furono

ambedue

nel

1753 concentrati
le

Santa Teresa.

parimente riposte

carte relative alle fazioni militari ed alla liquid' Italia.

dazione del debito pubblico del regno

Conta 20,000
sue
e

cartelle.
,

Le vicende poi
in ispecie

dell' esercito italiano e delle

campagne
di

e
di

quelle

del Tirolo
,

di

Spagna, d'Italia,
nell'

parte

quelle della Russia

sono contenute

archivio

del

comitato di
,

guerra

fondato nel 1796. Sonvi 6000 cartelle e 4000 registri

e la

390
raccoKa
di lutti
i

RASSEGNA
le

DI LIBRI

regolamenti militari.

Ed

osserva

l'A.,

che

una
po-

pagina bizzarra ofrirebbero


pretendeva rappresentare
Presso
di

carte appartenenti alla legione


,

lacca, eh' era stata presa a servizio della repubblica cisalpina


l'

e che

estinto regno di Polonia ,

questo trovasi l'Archivio del ministero degli affari esteri,

fondato nel 1802.

Poi, nel monastero del fiocchetto, quello del


,

deposito delle Finanze

con 36,000 cartelle


il

e 5000 registri.
:

Antichissimo in Milano
sin dal

collegio de' notari

fra

Buonvicino
ed

1288 contava
;

in citt

400 notai qui scrihunt sententias dalas

per iudices

e 600 notai imperiali.

Godevano
che
notai

assai privilegii
Il

il

potest solamente poteva procedere per falso contro di essi.

chese di Leganes aveva ordinato


Distratorl, ce. ec.

cancellieri

Marammi-

adoperassero

fogli e libri bollati;

e stava medi-

tando

la

formazione d'un archivio notarile generale:


si

ma

il

collegio

de' notai vi

oppose e allora

e di nuovo nel 1709. Maria-Teresa


costitu

per, non badando loro, lo

nel

salone
tal

del consiglio

in

piazza de' Mercanti, offertole dalla citt a un


notarile
e
i

uso. Nell'archivio
in

si

trovano 25 milioni di
al

alti

compresi

pi antichi sono dal 1290

1294.

78,000 cartelle;
atti

Tra

gli

curiosi

l'A.

ne nota uno celebrato dal notaro Zunico, del 6 Agosto 1473,

nel quale viene stipulato d' istituire


fra'

una stamperia
i

in

Milano
,

contraenti e promotori

si

vede quel Cola Montano


,

il

quale

sospinse coi vanti dell' antico eroismo

ad uccidere
zo 1450
,

romano suoi tre scolari Duca Gian xVIaria Sforza, In un altro del 3 Marrogalo da Domenico Marliano si legge la dedizione della
il
,

citt fatta

a Francesco Sforza dai


,

deputati di ciascuna porta

che
e
vi

erano
si

sei

recatisi
i

al di

lui quartier

generale in Vimercalo
;

leggono

capitoli imposti al

nuovo governo

documento prel'epoca

ziosissimo gli questo, da cui potrebbe venir


di
il

illuminata
in

queir flwrea repubblica ambrosiana. V' pure


testamento d'un mutolo. Luca Riva,
,

un

atto del 1623,

il

quale sapeva dipingere,


il

poteva scrivere qualche parola

e conosceva

valore delle cifre. In


,

qual

modo

costui avesse cos


g'

grandi cose apparale


di

gli
,

da

de-

siderarsi
nell'

che
il

intendenti

queir arte

altissima

che

rende
tempi

uomo
vi

difetto della parola

meno

angoscioso, ce lo spieghino,

rischiarando questo punto della sua


vicini,
lice
si

storia.

venendo

a'

trova
;

l'

istrumento

di dote tra Elisa

Buonaparte e Fei

Baciocchi

e
,

vi

sono Armati,
,

in francese, oltre

contraenti,

madama

Letizia

Giuseppe

Napoleone e Luigi Buonaparte.

RASSEGNA
Neir archivio poi
simi documenli.
dell'

DI LIBRI
vi

391

dcW
tal

ospedal grande

sono molti e preziosisVA.


lo

In

mudo ne
tacere le

discorre
carte

Nell'archivio

ospodal

grande,
in poi
,

che
in

riguardano dalla
compenetrali
eredit
;

fondazione
serbansi
i

e quelle degli ospedali


confluiti colle tante

esso

documenti
dirsi

e cospicue

sic-

ch pu

non v'abbia
scritto

famiglia

milanese,

della

cui

storia
fa-

non

sia

col

un

brano. Ottimamente meriterebbe chi


,

cesse una monografla di questo insigne istituto


digi di beneficenza
,

che oltre

pro-

porgerebbe e sicuri
,

indizii del
,

prezzo dei gecondotti


a

neri ne' varii

tempi

e la storia artistica

pc' molti

lavorare,

si

pei ritratti de' benefattori,


,

compiuta serie

di tre secoli,

alcuni di pennello insigne

come un Kezzonico mezza

figura

del

Tiziano

e, ci che pi importa, raccolta autentica d'abiti e di co-

stumi

JD.

In quest' archivio conservasi

il

catalogo dell'elemosine di
;

Bar-

nab

ai

poveri

che faceva larghissime


la

accoppiando
:

alle

sue befla

farde immanit

virt della beneficenza

tanto

complicata

soluzione del problema che presenta questa portentosa e poco


telligibile

in-

umana natura
l'archivio

Succede
quello
della

de' luoghi

pii

elemosinieri; e poi
:

ultimo,
chiu-

curia. L'A. termina con queste parole

Non

deremo
il

questi accenni senza


in

rammemorare che
di

da

Milano parti
storici
,

primo esempio
di

grande

pubblicare documenti

e
te-

che una societ

patrizii credette

ben impiegare in ci una


valse
la
,

nue parte

delle sue entrate.

U esempio
per

e tutte ornai le altre

parti d' Italia costituirono societ


delle diplomatiche ricchezze.

ricerca

e pubblicazione

La
in

difficolt di

conservarle maggiore
il

qui che altrove

maggiore

conseguenza

patrio dovere di ac-

certarle e pubblicarle .

E
rico

le
il

biblioteche di Milano anch'esse meritano nell'Archivio Sto-

loro posto

prima toccheremo dell'Ambrosiana


il

della cui

11

origine con

queste

parole discorre

signor

Abate Catena.
a

cardinale arcivescovo Federigo

Borromeo riduceva
agli

compimento
concittadini

una grandiosa
e degli

biblioteca,
,

sacra

studii

de' suoi

stranieri

Ambrosiana

intitolata

da sant'Ambrogio. Nella
,

area delle antiche scuole pubbliche eresse magnifiche sale


raccolse dall' Occidente e dall' Oriente tale copia di libri
rit
,

vi

tale

ra-

numero

di

manoscritti

che prestamente e

in

maraviglioso

modo

se ne sparse la

rinomanza

nelle pi rimote contrade. Al culto

392
delle

RASSEGNA
scienze e delle lettere
, ,

DI LIBRI

Federico aggiunse lo studio delle lingue


arabica
,

persica

ebraica

caldea

siriaca

armena

chiamando

dalle parti orientali, e riccamente


i

compensando

precettori,

affinch

preziosi

codici dall'Asia per^^enuti fossero svolti con perenne cura

e consegnati alle

stampe, e insieme
nell'

le celebri

opere

dei

dotti

di

Oriente, trasportate

idioma latino, giovassero


,

all'incremento
editi
,

della piet e della^ erudizione patria

e ai

libri

gi

nuovi

succedessero in bene
egli costitu

della religione e della letteraria repubblica;

un

collegio di dottori con particolari statuti, presso cui


di universale sapienza. Poi
la
,

aperse un asilo
giunse un altro

nel 1609

in cui
,

so-

lennemente inaugur
,

biblioteca e

il

collegio dei dottori


,

ne age

che appell Trilingue


,

per

V italiano

Ialino

greco

un terzo detto degli alunni


pi
eletti

onde nei

linguaggi
.

esotici

fossero
Il

eruditi gli ingegni

dei

seminarli

reggimento amministrativo
di conservatori
I libri
,

della biblioteca affidato ad

una

Congregazione
di

tra'

quali a vita
,

un

ecclesiastico
a

casa Borromeo.
si

stampati che possiede

sommano

87 mila,

e vi

contengono edizioni magnifiche e


le

rare. Quelle del quattro-

cento sorpassano

1035.
in

manoscritti

precipua gloria dell'amGli

brosiana
nazionale

sono raccolti
di

5500 volumi.

agenti dell'accademia
in

Parigi

che

T esercito
,

d'Italia seguivano,

questa
altri

biblioteca

fecero
di

lauto spoglio
di

ne

derubarono
,

tra

gli

13 volumi
dei
varii

mano
di

Leonardo da Vinci
reso nel 1816.
,

con disegni e scritture,


questa
cardinal
biblioteca

quali

un

solo fu

in

che

frammenti
e qui

Cicerone

stampati dal

Mai
la

furono
versione

ritrovati,

fu ritrovato

l'Omero miniato, e qui

gotica della Bibbia di Ulfila.

Quella
nel 1763

di

Brera altra magnifica biblioteca della


si

citt di

Mi-

lano, la cui fondazion

deve

alla

Congregazione
i

di Stato, la

quale

compr per
;

24-0,000 lire

ventiquattromila

volumi del

conte Carlo Pertusali

e dappoi

il

governo nel 1778 ne venne coma

prando

altri

14,000 volumi.

Da tempo

tempo,
di

altre collezioni vi

furono aggiunte, e una enorme massa


preziose opere

di libri vi

pervenne poi dalla


Sant'Ambrogio,
giureconsulti,
libri

soppressione delle corporazioni. Dai Cistercensi

diplomatiche; dal collegio de' nobiU


legali
;

preziose

opere

dalla Certosa di Pavia,

con molti

di

gran lusso,

tredici giganteschi corali di et diversa,

che offrono
.
,

una

storia dell'arte nelle

miniature
i

di cui

sono

fregiati

Ultima
donali

aggiunta

memorabile furono

molti classici latini e greci

RASSEGNA
dal >iceprcsdcu(c Mclz
:

DI LIBRI

393
182 mila.
;

volumi ascendono ad oltre


dell'Ambrosiana
o
I

Dopo avere accennati


quei che avvennero
in

gli

spogliamenti

cos

di

quest'altra parla TA.


rarit
,

Francesi n'ave-

vano
al

portato
,

circa

133

fra cui

108 edizioni anteriori


;

li76

e nella restituzione del


,

quali una Biblia


delle edizioni di

mancarono fra le pauperum stampata con tavolette di legno prima Magonza un Cantico de' Cantici una Ars me
1815
,

nove

morandiy e una Bstoria Antichristi

su tavole a caratteri

gotici

a questo linee

si

riscontrino quest'altre della pagina


,

seguente.

Una

serie

di

manoscritti politici

che

al principio del secolo

erano
ita-

stati

portati
,

da Venezia negli archivii dei ministeri del regno


gli

lico

insieme con

atti

diplomatici degli ultimi dieci anni della

repubblica serenissima, parte andarono nell'archivio


parte erano
di
stati

diplomatico,

deposti in questa biblioteca


;

finch la imperiale
,

Vienna

li

dimand
,

e nel 1837 ne fu

mandata una parte


.

il

resto nel

1842

formanti circa

350 Codici
;

Seguono varie biblioteche private


del povero fra

e tra le cose

preziose

che

possiedono, la Borromeo ha un breviario tutto postillato di

mano

Girolamo Savonarola

e la Litta, cose preziosissime

riguardanti

la storia
,

delle citt e famiglie italiane.

Poi la Trivulzio

fondata verso la
,

met

del secolo

passato

dal

marchese Alessandro Teodoro


abate Carlo
,

aumentata dal

fratello di lui

minore

e dal pronipote

Gian Giacomo.

ricca
;

di

15 mila

volumi

e di duemila codici, di cui molti autografi

e tra gli stam,

pati trovansi le pi rare edizione degli

Aldi e degli Elzevir gi

e la

raccolta delle edizioni

Cominianc posseduta
la

dai

fratelli

Volpi.

noi, per ricongiungere la fine co! principio di questo parole

che tenemmo intorno


citt di

Guida
,

offerta in

dono
all'

agli scienziati dalla

Milano

osserveremo

che appunto
,

istituzione dei Con-

gressi debbesi l'aver provocato


ci

che

cultori delle scienze storiche

facessero conoscere quanto la citt di iMilano sia tuttavia ricca

di

documenti e

di notizie preziose

per

la

storia d' Italia

ci che

forse, per
ignorato.

mancanza d'opportunit, avremmo ancora lungamente


F.
B.

Aquarone.

4p. Voi. II

, ,

394

RASSEGNA

DI LIBRI

Cronica di Napoli

di Notar Giacomo, pubblicata per cura dell'abate Don Paolo Garzilli, Prefetto della Real Biblioteca Brancacciana

di Sant'Angelo a Niloj

componente

la giunta della

Real Bibliodi

teca Borbonica, ec. ec. Napoli, dalla

Stamperia Reale 1845;

pag. 360

in

8vo stragrande.
signor abate Garzilli, dando alla luce

Egregia opera ha compita


questa Cronica, la quale
si

il

conserva

manoscritta nella
di
lui.

Biblioteca

Brancacciana, degnamente affidata alla direzione


la

Comincia
citt
,

Cronica con una succinta narrazione de' principi! della


i

delle sue vicende sotto

Romani, e g' imperadori d'Oriente, e poi man mano sotto Normanni, e le altre straniere gene che di tempo in tempo occuparono il Regno; e giunge fino all'anno 1511.
Ne' quali ultimi anni
il

Notajo,

essendo stato testimonio de'

fatti

riesce pi largo, ed copioso di molte particolarit, che non poca

luce accrescono a quel deplorabile disfacimento di Casa Aragonese


e pi deplorabil dominio succeduto degli Spagnuoli
;

onde per oltre

a due secoli

il

Regno
,

fu ridotto

a'

maggiori strazi, che possano inter,

venire a questa

per s stessa infelice

razza mortale. Trovasi questa

Cronica citata in alcune storie napoletane, e singolarmente dal Tutini


:

sicch bellissima opera,


agli

come

si

disse,

ademp

il

dotto Pub-

blicatore, porgendo

studiosi

delle

storiche

discipline

questa
di

nascosa
alterare

fonte

di

verit.
la

Ed

stato siffatto lo studio

suo

non

menomamente
il

sostanza del libro

(attenendosi all'avviso
nella pubblicazione
,

dell'Accademia Ercolanese), che

non ha

fatto

neppure
direbbesi

menomo cambiamento
di

di ortografia

stampando quasi

una copia

del codice. Possa questo


,

come Tarra
la

molti altri simili

eh' egli

suo bel lavoro essere in grado di fare, e per


che nudrisce
alle

squisitezza del suo giudizio, e per l'amore

patrie
di

memorie

ed infine per
Biblioteca

l'

agio che gliene


di

danno

suoi uffizii
nella

Prefetto della

Brancacciana, e

Consigliere

direzione della Borbonica Biblioteca.


F. Palermo.

, ,

ANNUNZI BIBLIOGRAFICI

OPERE TERMINATE.

Ottaviano dei Petrucci da Fossombrone, der

est

Erfinder des

Mu-

siknotendruckes ec. Ottaviano Petrucci da Fossombrone


il

primo inventore dei


Antonio Schmid.

tipi metallici
i

mobili per

la

stampa

delle note musicali, ed


di

suoi successori nel secolo


8.**

XVI;

Vienna, 1845, in

di pag.

X-342
1313.

con 21 tavola.
Regesta Imperij inde ab anno 1246 usque ad

annum

Die

Regesten
,

des Kaiserreichs unter Heinrich Raspe

Wilhelm rich Vn.

Richard, Rudolf, Adolf, Albrecht und Hein1246-1313 neubearbeitet von. Jon. Fried. RHMER. Stuttgard 1844 15, Cotta, in 4. di pag. 380.

Die Germanischen Ansiedlungen ec.


e
le divisioni delle

Le colonie
l'

terre nelle provincie dell'

germaniche Impero Ro-

mano
nel

occidentale

considerate sotto

aspetto loro pro-

prio di diritto pubblico, e in relazione a fatti consimili

mondo

antico e nel medio evo, dal Dottor Ernesto

Teodoro Gaupp, Breslavia 1844. J. Max ec. 8. p. 612. Correspondez des Kaisers Karl F, ec. Corrispondenza dell'

Imperatore Carlo V, estratta dall'Archivio Reale e dalla

Biblioteca detta di
del Dott.

Borgogna
1.*

di Brusselles

per

le

cure

Carlo Lanz. Volume (1513-1532). Lipsia, 1844. Brockham. 8. p. 710. Monete e medaglie ferraresi illustrate da Giuseppe Mayr. Ferrara 1843 in 8.^ di p. in-lo4. Documenti per la Storia del Friuli, dal 1317 al 1325; rac,

colti

dall'ab. Giuseppe Bianchi ^ prefetto del ginnasio co-

396

ANNUNZI BIBLIOGRAFICI
munale
di Udine.

Udine

Tip. di 0. Turchetto

1844. In

otto dispense.

Volume che conllene 419 docuraenli dal 13i7 al 1323. L'ultimo documento consta di tavole monetarie , tracciale dal prof. ab. Francesco Giavi.

Il

commercio
tonelli
,

di Riva antico 1844 in 8. di


,

e
p.

moderno. Verona,
58.

tip.

G.

An-

Riva piccola

citt del principato di

Trento, a capo del lago

di

Garda.

Chiesa di Spalato, un tempo Salonitana

del prof. ab. dottor

Francesco Carrara
Bibliografa

di Spalato. Trieste,

1844, in
della

8. p. 153.

Dalmata

tratta

da codici
8.*^

Marciana
tip.

di

Venezia, da Giuseppe ValentinellL Venezia,


e

Cecchini

Naratovich, 1843,

in

di p. 48.

Memorie

storico-letterarie di alcuni conventi della Dalmazia,

scritte dal

padre Donato Fabianich

M. 0.
,

Venezia

G. B. Merlo, 1845, in 8. di p. 88. Ecco l'indice: A' Giovani alunni. A Giulio A...
Dalmazia.
Lesina.
Il

Francesco d'Assisi in Convento de' Francescani a Zara. Caltaro. La Badia di Cuzzola.


,

Traci

la

Madonna

dei Orili.

Spalalo

la

Madonna

delle Paludi.

Grappano. Pasmano. Il Cassione di Veglia. Alcune parole su' Frangipani. Personaggi celebri della casa Anicia-Frangipani. San Girolamo di Uliano,

Delle feste e degli spettacoli che

si

celebrarono in Padova dalla

sua fondazione fino


Galvani. Padova,
Sulla Contessa

ai nostri d;

Mera, di Giov. Antonio


8. p. ii-20.
,

tip.
,

Seminario, 1845,
i

Matilde

suoi contemporanei

l'

usanze
,

nostre d'allora, studi per Ferdinando Mozzi de Capitani


di

Bergamo. Venezia, 1845, G. B. Merlo, in 16.^ p. 118. descritte dal dottor Notizie biografiche di Antonio Tebaldeo 8.* di p. 24. 1845 in Luigi Codd. Rovigo La spedizione di Carlo Odoardo Stuart, negli anni 1743-4445-46, descritta latinamente nel 1751 dal gesuita Giulio
,

Cordara

e ora fatta italiana da Antonio GussaUi. Milano,


16.**

presso Luigi di G. Pirola, 1845, in

di pag. viii-248.

Con una prefazione

di Pietro Giordani.

, ,

ANNUNZI BIBLIOGRAFICI
Relazione di CostaDtinopoii di Messer Marco Minio
veneto.
,

397
patrizio
p.

Anno MDXXI. Venezia 1845,


La

Alvisopoli,

32.

Nelle nozze Campana-Grller.

relazione preceduta da alcuni cenni

intorno a Marco Minio, sottoscritti da

Emanuele Cicogna.

Sugli scrittori storici dell'aurea latinit, anteriori a Tito Livio

Memoria
1845
faele
11
,

del Dott. G.

Frapponi.

Padova

tip.

Crescini

in 8.^ di p. 54.
,

Antichit de* Liguri Bebiani

raccolte e descritte dal P. Raf,

Garrucci della Compagnia di Ges. Napoli

1845.
,

libro Vili della vita e dei fasti di Astorre Baglioni

scritti

da Bernardino Tomitano,
8. di p. 32. Venezia,
Pubblicato da A. ab. Ruzzini con Teresa De-Groller.
per

non ancora
tip.

pubblicati.
i

In

1845,
,

Cecchini e
di

le

nozze

Naratovich. Bartolomnmeo Campana

Lettere

inedite

scientifico-letterarie
,

di

Lodovico Muratori
,

Vitaliano Donati

Gio. Maria Lancisi

Daniele Le Clero

raccolte e corredate di cenni biografici dall'abate dott.


tonio
16.**

An,

Rometti.

Milano
,

per

Gio.

Silvestri

1845

in

di p. viii-280

e ritratto incso del Muratori.

Del saccheggio di Genova nel 1522. Libro uno del cardinale


Gregorio Cortese, di latino in italiano recato da G,
rolo.

Quei-

Genova
di

stamp. Arcivescovile
,

1845.
,

La Regata

Venezia

composizion poetica in vernacolo


Prata
;

de
de

Cleandro conte di

con
,

una

lettera

analoga
,

Emanuel
8.*

Cicogna. Venezia

stamp. Fracasso

1845

in

di p. 120.

Commissione data dal Doge Alvise Mocenigo a Paolo Tiepolo, ambasciatore straordinario a Roma, nell'anno 1571 il in proposito della Lega contra il Turco. 15 novembre
;

Venezia,

tip.

Merlo, 1845
le

in

8.**

di p. 39.

Pubblicata da E. Cicogna, per

nozze Glustian-Michlel.

Tavole cronologiche della Storia comparata dell'abate Giuseppe


Villiv; dall'autore destinate per l'istruzione de' suoi affe-

zionatissimi discepoli

Giuseppe

de'

Marchesi-Bisogni

398

ANNUNZI BIBLIOGRAFICI
Roberto del Balzo dei Duchi
in casa
di Presenzano. Napoli,

1845,

dell'autore. Vico Bonalficiato Vecchio, n. 27,

pian. 2.^ alla Pignasecca. Tavole tre.

Modena
1.

a tre epoche

descrizioni

del
,

conte Luigi Forni e


tip.

marchese Cesare Campori. Modena


;

Cappelli

1844.
Modena.

2.

Modena ceni' anni fa ossia cenno storico sopra Modena nel 1844. 3.* Modena fra cento anni.
la lettera

gli ediflzi di

Sopra

XXX

di

da Polenta, Signore

di

marzo MCCCXlIii a Guido Novello Ravenna, attribuita a Dante; osserMilano, coi


tipi

vazioni di Giuseppe Bernardoni ec.

di

G. Bernardoni di Giovanni

1845

in 8. di p. ii-34.
la

Memorie

degli

avvenimenti
;

in

Dalmazia, dopo

caduta della

Repubblica Veneta

con un saggio suU' amministrazione


in 8..

pubblica veneta e del Regno d'Italia, di Gio. Caltalinich,


I.

R. Maggiore in pensione. Spalato, 1845

Tre

lettere di
al nobil

Francesco Petrarca

recate in italiano ed offerte


tip. Sassi,

giovane conte Angelo Tattini. Bologna,


16.
:

1845,

di p.

Offerte e tradotte da Enrico Sassoli. Sono tratte dal libro II

cio la VI,

a Giovanni Colonna

la

ad Agapito Colonna

la

XIY

allo stesso

Gio-

vanni Colonna.

Cenni

sopra

varie

famiglie

illustri

di

Verona

aggiuntavi

qualche altra cospicua famiglia forestiera domiciliata in

Verona,
Pistoja.

di

Antonio Cartolari. Yerona, 1845, in


,

8.**

p.

72.

Delle cose di Sibari

ricerche storiche di Domenico Marincola

Napoli. Tipografa e Libreria Simoniana, 1845.


I. d'

Vita del cardinale Ippolito

Este

scritta

da un anonimo,

con annotazioni. Milano, Paolo Ripamonti Carpano, 1843,


in
8.*^

di p. 44.

Cenni

storici intorno
,

ad alcuni Canonici della Cattedrale di


alla
,

Ferrara

esaltati
,

dignit
8.*

vescovile.

Ferrara

per

Dom. Taddei 1845 in di p. 31. Documenti inediti circa la voluta ribellione di F. Tommaso Campanella, raccolti e annotati da Vito Capialbi. Napoli,
1845
,

in

8.^ di p

76.

, ,

ANNUNZI BIBLIOGRAFICI
Serie cronologica
degli Arcivescovi

399
regno di

Vescovi del

Sardegna
tip.

ec. del teologo avv.

Palemone Bima. Asti, 1845,

Raspi e Riva.

ISpifanio

vescovo santo nel Secolo

Liutprando vescovo e
D. Pietro
Carpanelli.

storico nel Secolo

biografle
,

di

Pavia

tip.

Fusi e C. 1843

in 8. di p. 32.

OPERE

IN

CORSO D'ASSOCIAZIONE.
,

Annuario Storico Universale


Firenze
,

compilato da Enrico Montazio.


Fiorentina
,

Societ Editrice

1844

in

8.

Anno

II.

1842.

Sulle Storie Italiane, dall'anno

primo dell'Era volgare


Firenze
,

al

1840,

discorso

di

Giuseppe Borghi.

F.

Le Mounier

1845.

Il

fascicolo 27.

Indice per materie della Biblioteca


pilato
tip.

Comunale
grande
,

di Siena di essa.

com24

da Lorenzo
,

Ilari
,

primo custode

Siena

dell'Ancora

1845

in 4.

dalla dispensa

alla 34.

Biografia degl' Italiani illustri nelle scienze


del

lettere
ec.

ed

arti

Secolo XVIII

de'

contemporanei
,

per cura

di

Emilio de Tipaldo. Venezia


Dizionario

Cecchini e C. 1845. voi. IX.


degli

Geografico-Storico- Statistico-Commerciale

Stati di S.

M.

il

Re

di

Sardegna, del

prof. G.
,

Casalis.

Torino
colo 52

1845. G. Maspero e G. Marzorati

in

8.**

Fasc-

(NUORO-OLZAI).
,

Cronica di Giovanni Villani


note filologiche di
fiche di Fr.
/.

a miglior lezione ridotta ec. con

Moutier, e appendici storico-geogra-

Gherar di-Dragomanni. Firenze, per Sansone


giorni no-

Coen, 1845, in 8. Distribuzione 11. a 15. Storia di Romagna, dal principio dell'Era volgare ai
stri, scritta

da Antonio Vesi. Bologna, 1845. Disp. 4.* a 6.* Storia civile, commerciale e letteraria dei Genovesi, dalle
origini all'anno

1797, deU'avv.^ilf. G. Canale. Genova,


2.**

G. Grondona editore ec. 1845. Voi.


il

fase. 6.

Continua

Podest'.

400

ANNUNZI BIBLIOGRAFICI
,

Dizionario geografico
lato

fisico

storico della
,

Toscana

compi-

editore, 1845.

presso l' autore ed da Emanuele Repetti Firenze Volume quinto, fascicolo IX ed ultimo (VI-

CORATA-ZULA).
qui del nostro proposito l' esaltare! benemeriti del sig. Repelli, n render minuto conto de' pregi di un'opera laboriosa e importantissima, cai l'istancabile autore riusciuto a dar compimento dopo la non interrotta fatica di dodici anni. Il fascicolo che annunziamo l'ultimo del Dizionario,

Non

non gi dell'opera,

alla

quale sar

unito

un Supplimento

di

correzioni e

d'aggiunte (inevitabili in siffatti lavori), che sar compreso in tre sole dispense. A questo Supplimento servir d'Appendice un sunto storico genealogico delle principali famiglie magnatizie de' conti e marchesi che signoreg-

giarono in Toscana dal Secolo XI fino


a tutta l'opera, sulla storia
I

alla fine del

XII

e una Introduzione
alla

fisica

e politica della Toscana, dal tempi storici

meno
il

ipotetici

sino alla nostra et.


il

Del supplemento gi uscito

luce

fascicolo l.^

quale contiene le correzioni ed aggiunte dalla voce

Abatisco a Firenze.

Bibliografia Dantesca
zioni
,

ossia
,

catalogo delle edizioni


e coment
;

tradu-

codici manoscritti
delle opere

della

Divina Com-

media e

minori di Dante
compilata dal

seguito dalla serie

de* biografi

di lui

sig.

Visconte Colomb de

Batines. Traduzione italiana, fatta sul manoscritto francese


dell'Autore. Prato
,

tip.

Aldina editrice

1845

in 8. gr.

Tomo
A M.
XV
Parte Prima;
Secolo
al

primo,

di p.

vni-351.

Villemain. Avviso
bibliografia

preliminare del Compilatore nell'antiporto: propriamente delta della Divina Commedia. Seguono
edizioni della Divina

poi: Notizie preliminari.

Serie delle

Commedia,

dal

XIX. Estratti della Divina Commedia. Ristretti della Divina Commedia. Riduzioni in prosa italiana. - Traduzioni. Rimari! e in-

dici.

Illustrazioni della Divina

Commedia

disegni

incisioni e miniature

tele, affreschi

e sculture
,

II

cui soggetto preso dalla Divina

Commedia.

Pit-

ture e sculture antiche

tratte dalla Divina

Commedia

o conformi alle Im-

maginazioni Dantesche.

Musicografla delia Divina Commedia.

Storia dei Ducati di

Parma

Piacenza e Guastalla
,

scritta
,

da

Luciano Scarabelli. Guastalla


Voi. I, fase
1.

presso N. Fortunati

1845.

Documenti da V.

storici suli' Istria e la

Dalmazia, raccolti e annotati


della ved. Gattei, in 8.

Solitro.
,

Venezia,

tip.

Vo-

lume

l.

fase,

e VI.

ANNUNZI BIBLIOGRAFICI
Delle Iscrizioni veneziane
,

401

raccolte ed illustrate da
,

Emanuele
e pio

Antonio Cicogna. Venezia

1845. Fase. 19

contenente la

Chiesa e l'Ospitale degl'Incurabili.


luogo di
S.

La Chiesa
,

Maria

del Soccorso.

Biografe dei Capitani venturieri dell'


strate

Umbria

scritte

ed

illu-

con documenti da Ariodante Fabretli. Montepulciano,


fase.
3.*

1845. Voi. IV.*


Storia di Perugia
,

dispensa

XXIV.
,

scritta

da F. Bartoli
Belforti.

sopra memorie rac-

colte e compilate

da Luigi

Perugia

1845

in

8.^ per V. Santucci. Distribuzione VI.* e VII.*

La Tomba
dice di
telli
,

dei Volunni

illustrata dal prof. G. B.

Vermiglioli.

Edizione seconda, accresciuta e corretta, con un'appen-

monumenti
,

inediti.

Perugia

per Vincenzo Bar-

1845
di

in 4. manifesto.
la

Essendo esaurita
parie le richieste
il

prima edizione

e crescendo ogni giorno da ogni


;

questa eruditissima opera del prelodato prof. Vermiglioli


si
,

Tipografo Bartelli

risoluto di Imprenderne una seconda edizione


e

dal
illu-

h. autore corretta
strazioni
scritti.
;

migliorata e accresciuta di copiosissime


di oltre

nuove

con

pi,

un'appendice

a 286 monumenti dichiarati e de-

Visconti. Citt e famiglie nobili e celebri dello

Stato Pontificio.

Roma

in 4. piccolo.

Puntala XLI.

Abchivio Cassinese. Eslratlo del Programma.

Dall'

esempio

di

que' nostri Confratelli della Congregazione di S.


rapacit de'
,

Mauro

fummo

noi confortali a ricercare questo Archivio Cassinese di quelle scritla

ture, cui perdon


conosciute per
le

tristi e le fortune degli andati tempi, non e con continua fatica produrle ad ora ad ora all'altrui notizia. Non vogliam farci promettitori di grandi cose, poich la ricchezza di questo Archivio and scema per rubamenti , e guerresche de-

slampe

vastazioni; e quel che rimane di pregevole,

temiamo che impoverisca

nelle

nostre roani

ponendoci a curarlo per


vi

le

stampe.
antichi falli, della filosofia,
tutta cura raccogliendo

Quanto

sar d'illustrante

la storia degli
,

delle discipline sacre, e della filologia

anderemo con
,

e sponendo a luce
Cassinese.

vi

ordinata serie di volami che avr titolo : Archivio diam principio coi Commentari della Guerra di Cipro scrini
in

da Barlolommeo Sereno Cavaliere Romano,


per rimutato

poi

Monaco
31

di

Monte Cassino,

nome

D. Zaccaria Sereno, ec.


II.

Ap. Voi.

i02

fi

ANNUNZI BIBLIOGRAFICI
qoesta una storia, divisa In
i

libri cinque, di (atta la guerra che i papa S. Pio V, guerreggiarono conlro Turclii invasori dell' Isola di Cipro ; da cui conseguit la famosa battaglia nelle acque di Lepanlo. Testimone di vista e parte di quelle guerresche fazioni, che dilettano granle descrisse con molla copia di circostanze il Sereno

principi Crlslianl, collegati da

demente
Italiane.

il

leggitore
il

e chiariscono quel
il

Ed

pensiero, essere
,

memorando periodo delle Storie narratore uomo non preso da civili ambi-

zioni o timori
fallita verit.

perch monaco
il

racconforta chi legge della certezza di non


d notizie,

meglio chiarire
la

racconto del Sereno, e renderlo pi ricco

aggiungeremo
Turco Ira Pio

Relazione del

V sommo

Negoziato e conclusione di lega conlra il Re Cattolico e S. Signoria di Venezia , Pontefice


,

Suriano Ambasciatore Veneto l'Anno MDLXXI, e Vlstrumenlo della Lega {Instrumentum foederis); ed una Relazione (recata di Spagnolo in Italiano ) di Marco Antonio Colonna alla Maest del Re nostro Signore di quanto avvenuto nelV armata dopo la sua partenza d'Ancona ,
scritta dal Viarissimo Michel

finch

le

armale

si

divisero a'

27 Settembre. Scritture
,

originali

rinvenute tra

quelle di Monsignor de Torres

che ci de Torres. Portiamo Analmente fiducia

che prese tanta parte nel negozio della Lega, venne cortesemente concesso pubblicare dal Chiarissimo Marchese che questa prima pubblicazione sia docula suprema cura degli Archivi di questo
in

mento a coloro

cui confidata

Reame, che
nostra Badia

le loro
(*) .

provvidenze e favori non muoiano infecondi

questa

OPERE PERIODICHE.
Il

Saggiatore, Giornale

Romano
4.**

di Storia, Belle Arti

e Let-

teratura, diretto e compilato da Achille Gennarelli e Paolo

Mazio.

Anno

2.**,

voi.

N.

1.

Dell'antica Legislazione Milanese. Carlo Morbio.


i

Della pace fermata tra

Colonna e
di

gli

Orsini nel

Ioli, e documento
Toscana
,

inedito in proposito. P. Mazio.

N. 2. Della coronazione

Cosimo

In

mento
di

inedito in proposito,

Granduca

di

e docu-

P. Mazio.

Del trattato matrimoniale

Spagna.
N- 3.

P.

di Carlo principe di Galles e di Maria infante Mazio. Relazione Inedita del viaggio di Carlo a Madrid. Giornale di casa Caetani, nel Pontificato di Gregorio XIII, g. 1.^

Delle cose di

Roma. Roma.

P. Mazio.
,

N. 4. Giornale di casa Caetani

nel Pontificato di Gregorio XIII, . 2."

Delle cose di

P. Mazio.

{*)

Le associazioni

si

ricevono In Firenze

al

Gabinetto Vieusseiix.

ANNUNZI BIBLIOGRAFICI
N. 5 e 6. Dell'impresa di Vercelli,
falla

403
dalle

nel

1617

milizie di

P. ciazio. Spagna. per corlesia del signor Carlo Promis ( Di quesl' assedio noi abbiamo una relazione scrilta dal capitano Antonio Berardo , testimone di veduta la quale sar da noi pubblicata per le stampe In una delle prossime dispense
,

dell'appendice

).

Giornale
cose di

di

casa Caetani, nel Pontiflcato di


P. Mazio.

Gregorio XIII.

Delle

Roma.

Due

carte Inedite di Santa Maria

Nuova

di

Roma

dell'anno 1145.

P. Mazio,

La Dalmazia

Giornale che

si

pubblica

ogni

settimana

in Zara.

Nel N.<> 27 (Ottobre 1845): Cenni storici per determinare in qual isola venne fatto prigione C. Antonio legato di Cesare, da C. Ottavio legato di Osloich. Pompeo.

Giornale Scientifico-letterario. Perugia 1845.

Anno

XII.

Nel fascicolo
aggiuntovi
sti

di

Aprile

Maggio e Giugno

del

1845

sono alcune lettere

inedite di Daniello Bartoli publicate per cura di Carlo Guzzoni degli Ancaranl,
la notizia di alcuni documenti inedili di Storia Italiana. Di quepi importanti, documenti, che sono in numero di 32, noteremo essendo li altri scritture che si trovano sparse in molte biblioteche si pubbliche che privale d' Italia. Guidi Panciroli Regiensis, I. C. Eminenlissimi in omni lillerarum scienlia versali, Chronicon ad annum usque 1561 libri otto. Storia della citt di Reggio In Lombardia di Giuseppe Fontanesi. Memorie storiche dei principali avvenimenti politici d'Italia, seguili durante il Pontificato di Clemente VII; opera di Patrizio de' Rossi fiorentino. (Pubblicate per la prima volta dal Guzzoni medesimo, nell'anno 1837). Memorie istoriche di D. Natale Tedeschi, dal 1514 al 1549. Istruzione del Duca Alfonso I di Ferrara , al suo ambasciatore presso Francesco I , Re di Francia, l'anno 1528. Discorso del Senator Giovan Batista Tedaldi sopra la citt e capitanalo di Pistoia, al Serenissimo Granduca di Toscana, Cosimo de' Medici. Cronaca dell'antica terra di Montefalco nell' Umbria. Vita di Alessandro VI scritta da Angelo Tancl perugino. Diverse scritture e lettere uscite nel tempo dei torbidi fra la Santa Sede
i , ,

Apostolica e casa d'Austria

nel pontiflcalo*di

Clemente XI.

Lettere di diversi Principi.


Italiani.

Lettere inedite di alcuni celebri letterati

Altro piccolo volume di lettere inedite.

404

ANNUNZI BIBLIOGRAFICI

Rivista Europea, Giornale di Scienze Morali, Letteratura


ed Arti.

Milano.

Le materie contenute nel fascicolo n. 6 (Giugno 1845 ), ci danno fondemento a credere che questo Giornale vada acquistando sempre pi, imstra fiducia.

portanza. Gli argomenti in esso trattati sono buona caparra di questa noLo scritto del signor Biondelli , suW origine e sviluppo della

Linguistica, pieno di erudizione sui lavori fatti dagli stranieri e dagl'Italiani

intorno alle lingue.

Il

discorso del signor A. Bianchi-Giovini sulla

condizione de'

Romani

vinti da'

Longobardi
il

lavoro dotto

nell'autore un ingegno argulissimo. Se egli colle

e che mostra molte conghietlure che


,

pone innanzi

sia riuscito a dilucidare


,

buio della materia, e


ai giudizio de' dotti.

sciogliere

certe importanti qulstioni


Sulla demolizione de'

lo

lasciamo

amor
storici
I

patrio caldissimo, contro


le

rlnnuovare

palrii , di C. Tenca. Scrittura piena di barbaro costume che or par che voglia rovine de' vandali, col distruggere o rammodernare li antichi
il

monumenti

monumenti
lamenti e
le

d'arte.

rampogne che

il

Tenca muove contro

vandali della sua

patria, stanno bene a pi e diverse altre citt d'Italia, ed anche a quelle

che sono chiamate le pi eulte, flore delle arti, scienze e lettere. Noi riprodurremo il seguente passo col quale chiude il suo discorso. tempo che si provveda al riparo. In questo punto in cui scriviamo, un gran numero di lapidi romane si vendono all'incanto in una casa di Milano. Non vorremmo che avessero la sorte toccata poc'anzi a due avelli del medio evo, venduti a prezzo di pietre, e adoperati per uso di abbeveratoi di bestie. A Pagazzano non fuwi un proprietario il quale osllnossi a non cedere una lapide che portava scolpita la donazione fatta di quel castello a Filippo Borromeo , e a volerla adoperare nell* erezione di una cannostri occhi medetina? Siffatte profanazioni hanno luogo ogni d e sotto simi e noi le guardiamo con Indifferenza. Eppure questa generazione cosi
,

negligente delle proprie antichit va in Asia


dissotterrare
i

in Affrica

in

America

monumenti

primitivi, e profonde tesori per far rivivere le

ci troveram sempre generoso sentimento succeda a questa colpevole trascuratezza. La Francia ne porse gi l'esempio di un' ottima istituzione per la conservazione dei monumenti patri!. Molti soci concorrono mediante un annuo contributo a soccorere monumenti in

rovine di Persepoli e

di Ninive.

Solamente

le

cose nostre

svogliati e indifferenti?

No

a sperarsi che un pi

rovina

e pubblicano ogni anno

il

bullettino delle loro operazioni.

Perch

non potr istituirsi anche da noi una somigliante societ? Questo voto, che, non ha guari, faceva per la citt di Genova il Banchero, noi lo facciamo per la nostra citt. E ci uniamo col Labus nell' augurare che si destini un luogo pubblico di ricovero pei monumenti per gli oggetti per le lapidi d'arte che ora periscono abbandonati. Brescia ce ne ha gi dato l'esempio da molli anni; ed essa possiede a quesl' ora un ricco Museo d'archeologia. Sdegneremo noi d'imitare l'esempio d'una minore citt? Certamente le
, ,

ANNUNZI BIBLIOGRAFICI
diflcoll

405
ponendo dapprima
privati,

da superare son molte, e non ultima


il

la

negligenza de' privati;


,

ma

la

stessa Brescia ci tia insegnato

modo

di

vincerla

nel suo

Museo

il

fac-simile in legno delle lapidi possedute dai

ed

Quantunque impoverita dall'incuria e dal vandalismo, la nostra citt possiede ancor tanto di monumenti da formare un dovizioso Museo. Tra quegli slessi clie deplorammo perduti chi sa che alcuni non giacciano dimenticati in qualcuna delle nostre ricche case. Un embrione di Museo lo possediamo gi all'Ambrosiana perch non potrassi ingrandire, costituirne un vero Museo? Ci sar chi opponga la
eccitandoli cosi a concedere le lapidi stesse.
:

ragion della spesa

chi stimi danaro gettato quello adoperato alla conser?

vazione dei monumenti

A
,

costoro

se

mai ve
il

n'

ha

non abbiam nulla a

rispondere: essi possono a lor grado abbattere le colonne di San Lorenzo

per farne pilastri indicatori


niarne monete.
dell'arte
I

o fondere

pallio

di

Ma

guai a quell'et che traduce

in

Sant'Ambrogio per cocalcolo il sentimento


de'

N." 8 e 9 (Agosto e Settembre 1843). Gli abitanti

VII e XII Co-

muni

sulle alpi venete.

Gabriele Rosa.
di

Intorno alla fondazione


Sacchi.

un Museo

di

Storia

Patria.

Giuseppe

Rivista Ligure. Giornale di Genova.


Nel Fascicolo
in

IX

del 1845. Traduzione della tavola di bronzo, scavata

Polcevera l'anno 1507.

Fr. Ricardi fu Carlo.


tavola
di

La

giusta interpretazione e spiegazione di questa

bronzo,
l'era

forse la pi anticafra quelle ancora esistenti, scolpita

117 anni avanti

volgare, vantaggiosissima; poich da questa se ne ritrae

la distinzione di

Genovesi e

di

Genoali, da cui dipende

la

nozione delle origini, delle costuprogenitori


,

dei paesi da Di pi, questa tavolaci agevola la via di poter facilmente pervenire a scoprire la maniera di scrivere e di pronunciare le parole della lingua latina, prima del secolo di Augusto e formarsi cosi un alfabeto generale onde poter leggere e pronun,

manze

e della religione de' nostri antichissimi

essi abitati,

e del loro

modo

di coltivare

terreni.

ciare le parole di tutte le lingue


scilo

ci eh' stato lo scopo primario

del la-

annuale

di

Lire 1000

istituito

dal fu signor Volney

BULLETIN DE l'AcADMIE RoYALE DE BRUXELLES.


Io questa importante raccolta , a quando a quando sono messe alla luce molte importanti e curiose scritture storiche inedite. Nel n.** 5 del Tomo XI (sedute generale del 7 e 8 Maggio 1844) il barone di ReiCTemberg ha pubblicato un trattato di Publio Vittore: De regimiibus Urbis Romae (pagine 31424); e

un Chronicon

Ilaliae

ab Heracleonade

an. 641

ad

ari.

1108 (pa-

gine 324-28).

51

APPENDICE
ALL ARCHIVIO STORICO ITALIANO
^."

12

Ap. Voi.

II.

52

LETTERE
DELL' ABATE GIOVANNI BANDINI
INCARICATO DELLA CORTE DI ROMA IN PARIGI

AL CARDINALE PIETRO ALDOBRANDINl


BCLATIVB

ALLA PUBBLICAZIONE DELL' EDITTO

DI

NANTES

(1598-1599)

, ,

AVVERTIMENTO

l^uattro Aldobrandini governavano Roma e


tra
il

la

Cristianit

lito

e il cominciare del XVII secolo. IppoPapa Clemente Vili e i Cardinali Cinzio il Papa gi figlio Pietro Aldobrandini e gli altri due nifinire del

XVI
,

Aldobrandini

poti a quel Silvestro degli Aldobrandini

che perseguitato dai


salva

Medici nel lo30, e dopo pubblicati


la vita

suoi beni, ebbe

per opera di Baccio Valori

e nella povert dell'esilio

trov fama ed onori

come
al

distinto
,

giureconsulto.

Un

altro
tre

Aldobrandini

Gian Francesco

lontano parente a quei


di

ma

divenuto nipote
il

Papa per nuovi legami


citt di

famiglia

teneva
rale di

governo temporale della


le corti di
,

Roma come
II
,

gene-

Santa Chiesa. Ippolito, prima d'esser fatto Pontefice,


Carlo IX
,

aveva frequentato

Filippo
III

Don SePolonia
;

bastiano di Portogallo

e di

Sigismondo

re

di

dal quale ottenne la liberazione dell'Arciduca

Massimiliano corona
:

ritenuto prigione

come pretendente a
fu
,

quella

onde

avvenne che l'Aldobrandini della Spagna e dell'Austria

promosso
che

alla tiara per favore


la

senza

Francia

agitata
al-

dalla guerra civile e religiosa, avesse potuto


,

esercitare

cuna azione sopra il Conclave. Contuttoci sebbene il Papa da principio avesse favorito la Lega cattolica e gli Spagnuoli,
si

volt ben presto a secondare


si

le

alte

mire

di

Enrico IV

allorquando

accorse che quel grande e religioso movimento,


,

che quella vasta associazione provinciale e municipale

per

412
la

AVVERTIMENTO
,

protezione ipocrita della Spagna


,

avea perduto
d'

il

suo vero
,

carattere

e che la questione

cangiando

aspetto

era

di

cattolica divenuta spagnuola.


11

Pontefice

chiaro per dottrina e per costumi


a'

lasci le

cure del papato

suoi due nipoti Cardinali. Pietro, pi gio,

vane
gegno
al

di
,

Cinzio e povero di studi


risoluto e intraprendente
,

ma

dotato di pronto
le

in-

abhandon
e

cose spirituali

cugino, d'et pi maturo e


affari

di scienza (1); prese le redini


,

di tutti gli

di stato pi importanti

govern (per cos

dire)

il

soglio temporale. Pietro fu quello che, pi con l'astuzia


le

che con

armi, riun allo stato pontificio


;

il

dominio che
1'

gli

Estensi tenevano gi da pi secoli

che dopo
,

assoluzione di
d'

Enrico IV
la

e la

pace renduta alla Francia


dell'

tent

impedire
il

pubblicazione

Editto di Nantes
,

che negozi

ritorno

dei Gesuiti in Francia

espulsi per sentenza del


:

Parlamento

dopo r attentato
di abbattere la

di Chtel

ed era

altres

suo proponimento

potenza degli Spagnuoli in Italia, se la morte


,

dello zio

non

glielo avesse impedito

facendogli perdere ogni


,

intromissione nelle faccende diplomatiche

ed ogni potere nel

papato.

Come abbiamo
del pontificato di della corte di

gi dato a conoscere

il

fatto pi rilevante

Clemente Vili
,

la politica

tutta

francese

Roma
di

il

vedere

in

questo negozio mediatore


III

zelantissimo Ferdinando

I de'
,

Medici. Morto appena Enrico

per la

mano

Clment

pubblica veneziana di

Granduca consigliava alla Ree di riconoscere Enrico di Navarra


il
,
;

prestargli ajuto a salire sul trono di Francia

e nello stesso
dall' al-

tempo mente

egli studiavasi di separare


gli

il

Duca

di

Lorena

leanza con

Spagnuoli.

Veneziani
,

inclinavano

grandefu
il

alla lega

con Francia
,

volendo opporla alla Spagna

a Napoli ed all'Austria

loro naturali nemici.


d'

Pi

tardi
;

proposta in Consiglio l'amicizia

Enrico

di

Navarra

(1)

Cinzio

figlio d'
di

una

sorella del
,

Papa maritata ad un mercadante,


la

prese

il

casato

AldobrandinI

ed pi conosciuto per

sua amicizia col

Tasso.

AVVERTIMENTO
malgrado
gli sforzi della

413

Senato, dopo due giorni di deliberazione, riconobbe Enrico IV,

Spagna
Il

e al

nuovo

re

mand ama
suscitare
la

basciatore Giovanni Mocenigo.

Medici attendeva con ogni


,

mezzo a sventare
ostacoli perch

disegni degli Spagnuoli

questi

non continuassero ad
la

opprimere

Francia sotto colore di favorire


bisogna confessarlo

Lega,

non attentassero
italiani
:

ppi anche contro V indipendenza degli stati


,

qui

il

Medici aveva ancora un motivo tutto


segreta

particolare. Egli teneva

corrispondenza

con

Enrico
altra

quando
potenza

questi
;

non era tuttavia riconosciuto da verun'


il

confortavalo ad abbracciare

cattolicismo
;

come Re
in

unico mezzo di pacificarsi col Pontefice


fine tutte le vie
la
;

appianava a questo

si
,

offriva di ridurre a devozione di quel


e di staccare la corte di

casa di Lorena

Roma

dalla sua

amicizia colla Spagna. Dall'altro canto, egli

sollecitava
degli

Roma
gnuoli

r assoluzione di Enrico contro


,

g' intrighi
,

Spa-

proponeva
,

al

Re
i

di

Navarra

per ottenerla pi sol-

lecitamente

di rimettere

Gesuiti

in
d'

Francia

facendogli
i

conoscere quanta circospezione fosse


reverendi padri
,

uopo

d'

usare verso

e quale ne fosse

l'

indole e la potenza. In-

sinuava ancora ad Enrico


coir operare
ali*

di acquistarsi riputazione in Italia


;

opposto dei re passati

ai quali

non fu dato
Spa-

di far progressi nella Penisola e di

mantenervisi lungamente,
;

per non avere gratificato ai principi italiani

mentre

gli

gnuoli avevano fortemente assicurata la loro dominazione con


lo stabilire in Italia de' piccoli principati.

Tuttavolta
stati dal
(Ij

n V opera

consgli
(1)
,

denari

preil

Granduca a quel monarca


il

non raggiunsero

Carteggio di Enrico IV neW'rchivio Mediceo. Molle lettere furono stampale ne' tempi addietro: alcune in Olanda, altre in Germania e in Francia in varie volte ma la raccolta pi compiuta e

V.

di

qael

Re

commissione governo e per opera del signor di Xivrey ( Recueil des letlres missives de Henry IV, publi par M. Berger 9e Xivrey, memore de V Inslilul de France ec. ). Il merito principale di questa collezione, per cui si rende
di quel
,

pi preziosa quella che viene ora pubblicandosi in Francia per

superiore a tulle le precedenti , consiste nelle importanti illustrazioni storiche del dotto Editore intorno la vita e il governo d'Enrico IV.

Non crediamo
falli dal

Medici

ai

fuor di proposilo l'aggiugnere qui un cenno sui prestiti re di Francia.

414

AVVERTIMENTO
Enrico pi tardi fece
a'

fine eh' egli particolarmente desiderava.


la

pace con

la casa
di

di
,

Savoja

rinunzi

suoi

diritti

sul

marchesato
dici,

Saluzzo

e chiuse cos ai Francesi la via d'indi ajutare

tervenire nelle cose


il

d' Italia e

Ferdinando

de'

Medi

quale tentava
di

di

emanciparsi dalla
della
al

dipendenza

Spagna, e
veramente

fare fin
:

d'allora

Toscana

una potenza
il

italica

onde fu forza

Granduca

discoslarsi

dai Francesi, ritornare sotto l'influenza di Spagna, e conciliarsene la benevolenza col dare in moglie al suo
figlio

Co-

simo un'arciduchessa d'Austria. Ferdinando teneva corrispondenza con Enrico


(Pietro Gondi)
,

di

Navarra per mezzo


;

del Cardinale di Retz

vescovo di Parigi

di

Iacopo Guicciardini, che

militava in Francia e seguiva la parte d'Enrico; del canonico Bonciani (sotto

nome
,

di

Baccio Strozzi),
;

il

quale pasper mezzo

sava come un famigliare del cardinale Gondi


di

e
il

Girolamo Gondi

(1)

sotto

nome

del

quale

Granduca

faceva gran prestiti di denari ad Enrico di Navarra.

Furono

prestati dal

1562
di sole

al

1569, da Cosimo

a Carlo IX.

Ducati d'oro
Restituiti

192,a57 147,624

Rest

il

credilo
I

45,233

Da Ferdinando

ad Enrico IV in diverse volte, e sotto


di sole
il

nome

di

Gi-

rolamo Gondi, ducati d'oro


d'oro di sole 200,737. gnate
le
Il

d' YfT {Chleau-d'-If) fu liquidato

928,218. Per le spese fatte al Castelli credito con Enrico IV, e mont a ducati

24 Giugno 1598, il Re spedii mandati al dipartimento delle finanze percli venisse pagato quel debito per il clie furono asse;

entrate di alcune dogane, e principalmente


tali

di quella di
dell'

Lione:

ma

l'esazione incontrava

ostacoli

che da un rapporto

auditore Niccol

dell'Antella, del 17 Ottobre 1619, apparisce, come fino a quel giorno il Granduca restasse creditore, solamente in capitale e senza contar gl'Inte-

ressi, di ducati d'oro di sole 517,989.

Carteggio

di

Francia nell'^rc/iiimo

17, seconda numerazione). noto negoziatore sotto Caterina de' Medici (1) Di Girolamo Gondi, Carlo IX Enrico III ed Enrico IV, frequente menzione negli storici; nostri e a lui pi vicini d'et, specialmente nell'Adriani e nel Dae tra vila. Inviato a Sisto V, protest in pubblico Concistoro, nel 1589 , contro la presa di Saluzzo fatta dal Duca di Savoia; conchiuse la pace col Duca di Lorena nel 1393; e da Enrico IV ebbe l'incarico di ridurre il Parlamento e la citt di Parigi a riconoscerlo come re. Le conferenze su tal
filza
,
i
j

Mediceo,

proposito

si

tenevano nella sua propria casa

cio

all'

Hotel Gondi.

AVVERTIMENTO
Assoluto Enrico IV da papa Clemente
vertito mediante
dici
,

415
,

dopo

essersi
de'

con-

consigli e le istanze di
,

Ferdinando
,

Me-

fu

puranche

a intercessione del
gli

PonleQce

posto fine

alla

guerra contro

Spagnuoli
,

quali col pretesto di so-

stenere la Lega cattolica

essendosi finalmente levata la


la

ma-

schera

movevano
:

le

armi contro
la

nazione

la

corona
Nello

francese

onde fu conclusa
,

pace di Vervino alla presenza


il

del Legato
stesso

eh' era in allora

Cardinale

de' Medici.
le

tempo Enrico IV disponevasi a mantenere


Ugonotti
;

promesse
di

fatte agli

cio di conceder loro

la libert
,

co-

scienza

e tutte le guarentigie di sicurezza


l'

coli'
,

ampliare e

confermare
nare
si
il

editto di pacificazione del

1577

e cos termi-

lungo periodo della guerra civile e

religiosa.
;

Roma
in

mostrava aliena dal consentirlo pienamente


la

il

Cardinale

Legalo, dopo aver segnata

pace di Vervino,

lasciava

Parigi r abate Bandini (1) in qualit d' incaricato degli afiari


di

Roma

sino

ali*

arriv di

un Nunzio

ma

coli'

istruzione

segreta di opporsi alla pubblicazione dell' Editto; di secondare

a questo fine
cesi
,

le

proteste e la resistenza degli ecclesiastici fran-

e di corrispondere intorno a questo particolare oggetto

col cardinale Pietro

Aldobrandino
la

Noi abbiamo tratto


sare Saluzzo
patria
;

corrispondenza che pubblichiamo da


all'

un manoscritto appartenente
,

egregio signor cavaliere Ce-

membro

della regia
lui

Commissione sarda

di storia

manoscritto da
Il

messo gentilmente a nostra dispo;

sizione.

carteggio del Bandini contiene pi altri ragguagli

come

quelli sui negoziati per la restituzione del

marchesato di

Saluzzo rimessa nel Papa; sui crediti dell'Aldobrandini,


erede della Lucrezia
ratasi di lui
d'

come

Este
si

duchessa

d'
all'

Urbino

che innamo-

rara

gli lasci

quando egli morendo

accingeva
i

espugnazione di Fer-

tutti

suoi beni. Noi ci

siamo

limitati

a porre in luce soltanto quegli estratti che pi notabilmente

(1)

Fratello

del

Cardinale

Ottavio Bandini, Fiorentino. Lasci Parigi

verso
di

met Modena.
la

del 1599, allorch a

Nunzio

in

Francia fu destinalo

il

vescovo

Ap. Voi.

II.

53

416
riguardano
ci la

AVVERTIMENTO
pubblicazione
le

dell*

Editto di Nantes: estratti che


i

danno a conoscere
;

pretensioni della Riforma e


,

diritti

della Chiesa

la ragione di stato e dei terapi


;

e quella della
,

curia

romana

la

lunga opposizione degli


,

ecclesiastici

mapel

neggi del Bandini

e la

ferma risoluzione

di

Enrico IV

corso de' due anni che la commissione


le

impieg a

discutere

basi e le condizioni dell'Editto.

Pel trattato di Vervino la Francia era oggimai tranquilla;


il

popolo alienato dalle innovazioni

nobili

stanchi di guer-

reggiare e di spendere, pi per bisogno di risparmio che di


riposo, lasciavano Parigi per chiudersi nelle
avite
del
castella.

Intanto, in casa di

Madama

Caterina,
e

sorella

continuavano

le

solite

funzioni
di

prediche

ugonotte,

Re, si con

grande scandalo del Cardinale


dobrandini e del Papa
impostagli
, ;

Lorena, del Bandini, dell'Al,

sava e

per fare la penitenza IV andava toccando i malati di scrofole si confescomunicava e il Bandini accozzavasi coi pi zelanti

Enrico

cattolici

con

gli oppositori

pi efficaci del clero e del parla;

mento

per impedire V Editto di pacificazione


ministri.

conferiva col

Re

e negoziava co' suoi

Le

risposte per del


il

mi-

nistro

Bellivre erano saggiamente


la

concepite:
il

promesso;
terla

data parola doversi mantenere;


,

Re avere Re non poricevere

ritirare

il

Parlamento dispensarsi
la corte di
,

dal

r Editto.
Il

Bandini

onde stimolare
1'

energica protesta contro


alcuni capitoli di
nei parlamenti
sei
,

Editto

Roma a fare una comunic all'Aldobrandini

esso per uno dei quali veniva istituita una camera composta di quattordici consiglieri,
;

eretici
)

ed otto cattolici

e cosi

cattolici

egli

aggiundi

geva

saranno giudicati da un tribunale formato in parte

eretici. Il clero di Francia si agitava e teneva adunanze per opporsi con maggior vigore ed alcuni membri del parlamento
,

sostenevano

le

ragioni del clero.


g'

pi

potenti

tra questi
,

che

difendevano

interessi

della religione cattolica

di

cui pi temevasi l'opposizione all'Editto,


nati
;

vengono allontaambasciatore a

siccome avvenne

al

Villiers,

destinato

AVVERTIMENTO
Venezia.

417
,

qui

il

Bandini confessa ingenuamente


,

che molti
via
,

sebbene ardenti cattolici


se in ci

si

lasciavano volentieri

mandar

trovavano

il

loro tornaconto.
;

Roma
sitori
,

per non voleva agire scopertamente

infiammava

soltanto lo zelo del Bandini perch istigasse vie pi gli oppoaffinch venissero a dimostrazioni
,

pi eflcaci contro
la

r Editto

o almeno

s'

adoperasse per ritardarne

pubblica-

zione. Alle proteste del clero e alle parole del Bandini repli-

cava
la

il

Bellivre con ragioni pi forti: non volersi rinnovare


al

guerra per compiacere


al

Papa. Contuttoci
;

ministri pre-

stavano orecchio
cattolici
;

Bandini

davano ragione
dei

al

Papa
;

ai

si

scusavano con

la necessit

tempi

adduce-

vano r esempio
motivi
la

di altri principi
;

che avevano conceduta libert


i

alla religione riformata


i
:

e infine allegavano
,

pi giusti tra

pace dei Regno

il

metter termine alla guerra

di religione.

Quando Roma
pubblicazione
dell'

si

accorse che ogni suo sforzo contro


,

la

Editto tornava inutile

s'

ingegn

di otte:

nere almeno qualche soddisfazione agl'interessi dei cattolici


e tra le altre, che
il

culto cattolico venisse ristabilito


,

nella

provincia del Barn e nel resto della Francia


venisse innovato a

che
il

nulla

danno
;

dei Gesuiti.

dini volgevasi al Villeroy

ma

Banmodi questo ministro usava


tale oggetto
:

ancora pi

espliciti
;

nel
al

rispondere al Bandini
di

esser questa

una cosa
dersi dal
al

di stato

governo e alla quiete


al

esso provve-

Re

convenire
il

Re medesimo. E

Papa rimettersi per questo conto Bandini replicava sempre invano, che
,

queste erano cose di


col Papa. Ci

religione
il

e che

bisognava

intendersi
i

nondimeno
,

Villeroy prometteva che


il

Gesuiti

non sarebbero molestati


bilito nel
Il

e che

cattolicismo verrebbe rista-

Barn.
le

clero frattanto inviava


si

sue deputazioni
all'

alcuni del
desideeditti

parlamento
precedenti

mostravano contrarli
e ridurlo
atte

Editto

allri

ravano modificarlo,
,

disposizioni

degli

e particolarmente di quello del 1577. Alle

modi-

ficazioni per quasi tutti

sembravano acconsentire

pi del

418
clero e
il

AVVERTIMENTO
del

parlamento

la

commissione
il

stessa dell' Editto e


,

consiglio del
di

Re

non che

Bandini

TAldobrandini e
,

la

corte

Roma.

Tutti poi

riconoscevano

che non

era per

allora possibile di

estirpare la setta degli Ugonotti; le conces,

sioni essere divenute necessarie

perch quelli erano armati

uniti in

un

solo principio, e pronti a ricominciare la guerra.


,

Ma

quelle adunanze e proteste del Clero

1'

opposizione
,

di alcuni del

parlamento

g'

intrighi dei prelati

maneggi

del Bandini e

le istanze della

corte di
il

Roma, provocarono

in fine l'indignazione di

Enrico:

quale ebbe a prorompere,


;

che r Editto era in servizio di Dio e pel riposo del Regno


eh' egli desiderava conciliare gl'interessi della Chiesa,

ma
s'

vo-

leva che questi ancora facessero capo a

lui

non

intro-

mettessero nel governo del

Regno

pel quale

meglio di ogni

altro conosceva quello che fosse pi conveniente.

La lunga
quietudine
cui

discussione dei capitoli aveva prodotto dell' inIl

in Francia.

procuratore generale del


l'Editto

Re

per le

mani doveva passare


pi

prima

di essere ricevuto nel

parlamento, dimostrasi favorevole


il

agi' interessi cattolici.


nell'

Allora
e

clero procede con

coraggio
,

opposizione

non
ri-

pi contento delle modificazioni

tenta ogni va per far

gettare r Editto intiero. Gli Ugonotti minacciano di sollevarsi

per r Editto
i

cattolici

prorompono altamente contro


degli articoli dell'Editto,

di esso;

nobili

pi malcontenti della poca parte ad essi accordata

nel governo che soddisfatti


tra loro

erano
di re-

divisi piuttosto dall'

ambizione che per causa


il

ligione

grandi del

Regno sospettavano che


i

Re

volesse

stabilire la successione nella sua discendenza.

Ma

per levare

ad
ra

essi
,

1'

occasione di ribellarsi e

mezzi

di sostenere la

guer-

Enrico avea risoluto di demolire

molte
l'

fortezze nell' in-

terno del

Regno
,

e di far

accettare

Editto dai parlamenti

nelle provincie

accompagnato

da buon

numero
essi

di

gente

armata, sotto pretesto d'una


nelle loro case

visita generale del


il

Regno. Egli
facevano
;

rinfacci ai principali oppositori


,

rimanersi eh'
i

mentr'

egli

sosteneva

pericoli della guerra

dimostrava loro

la necessit di quelle

concessioni

agli

Ugo-

AVVERTIMENTO
notti, ed insisteva

419

autorevolmente affinch ricevessero l'Editto.


i

Era

allora opinione che

parlamenti non sono

soliti

di re-

sstere alla volont del


cati in tal

monarca;

ma

che

gli

editti

pubbli-

forma
in quel

si

hanno

soltanto

per validi fino a che

duri la vita del Re.

Roma

mentre faceva nascere nuovi ostacoli

pro-

camera composta di cattolici e di ugonotti esgeva che questi non avessero n officii n onori nel Regno e che non potessero esercitare il loro culto dovunque i Vescovi avessero residenza. Enrico non volle dare agli avversarli il tempo di fare strepito maggiore, e portatosi un giorno nel parlamento disse parole ferme e solenni. Ritestava contro r istituzione della
;
, ,

cevessero l'Editto

conoscere egli meglio di loro

gli affari del

Regno
al

si

rimettessero in lui per quanto fosse pi espediente


;

benessere dello stato


,

e infine additando

il

ritratto di Cle-

mente Vili
le

conchiuse

Ecco
l'

il

mio padre

a lui sono note


,

mie intenzioni. Cos


le

Editto fu ricevuto
,

con pochi canclero.

giamenti dal primo progetto


contentare poi

fatti

ad istanza del
il

Per

persone del parlamento,


di

Re promise a
il

voce, che

prima

dare esecuzione all'Editto,


in tutti
gli

culto cat-

tolico sarebbe ripristinato

luoghi

della

Francia;
le

che sebbene l'Editto abilitasse


e gli
sei
officii

Ugonotti a tutte
di

dignit
di

del

Regno, prometteva
le

non ammettere pi
di

Ugonotti per ciascun parlamento; e che inoltre questi non


cariche di primo presidente
,

potrebbero ottenere
ral procuratore

gene-

e di luogotenente generale.

L'Editto fu pubblicato a Parigi nella quaresima del 1599.


I

predicatori
il

presero occasione

di parlare

contro di esso e
far preghiere

contro

governo; un Arcivescovo faceva


;

processioni, quasi volendo scongiurarlo

cattolici

spargevano

voce

di

una

lega

tra
:

il

Papa

l'

Imperatore e

la

Spagna a

favore della religione

contuttoci V Editto ebbe ben presto la


e rest in vigore fino all'anno 1685.

sua piena esecuzione


in allora revocato
il
;

Fu

ma

era gi troppo tardi. Dal 1685 al 1789,


erasi portato

libero

esame
in

dalle cose religiose e filosofiche


sulle istituzioni civili.

di

mano

mano

Ma

il

progredimento

420
deir

AVVERTIMENTO
umana ragione nei rapporti uomo importa ben pi al
,

religiosi

intellettuali e ci-

vili dell'

destino del genere

che non

fa

il

meccanismo
la

dei fatti

puramente
la

umano, esteriori come


;

r Editto
e
le

di

Nantes e

sua rivocazione;

pace di Vestfalia,

reazioni delle

moderne scuole
che

religiose e filosofiche.
,

ai

nostri giorni egli


liani lo

ormai riconosciuto
f

sommi ingegni
i

ita-

provarono

il

Cattolicismo filosoficamente consi,

derato e civilmente praticato


vili

racchiude

veri principii ci-

e religiosi del risorgimento morale e politico delle nazioni.

G. Canestrini.

Lettere dell'Abate Giovanni Bandini al Cardinale Pietro

Aldobrandini

ed altre, relative alla pubblicazione

dell'Editto di Nantes.

Al Cardinale Aldobrandini (26 Settembre 1598).


t.

Omissis

aliis.

Dopo

la

mia

lettera delli 9,

con la quale diedi

conto a Vostra Signoria Illustrissima della partita del signor Cardinale

Legato e della mia restata, non ho avuto occasione


essendo qua, per la pace
(1)
i
,

di scriverli altro,

le

cose del Regno in

somma

quiete

ed apparendo fin qui che

fini
,

d'ognuno tendino a conservarla;


solito la lihert
si

poich Sua Maest medesima


della
tutti
i

mentre gode pi del


,

campagna

non

lascia d' indirizzare


;

per quanto
,

scorge

suoi pensieri a questo scopo


,

e la nobilt

stracca delle spese


,

e disagi della guerra

inclina al riposo e al risparmio

si

va a

poco a poco allontanando dalla Corte e riducendosi


case; e
il

alle

proprie
si

popolo, che conosce ora meglio

frutti

della pace,

vede alienissimo da tentar per ora cose nuove.

Comparse
figlio in

il

signor

Duca

di
alli

Lorena

col

signor Cardinale suo


,

Corte a Fontanable

16 del presente
sorella
del

e
,

alli

20 se ne
la
,

vennero qua insieme con

Madama

Re

con

quale
e
vi
si

hanno
(1)

alloggiato nella casa della

sua

propria abitazione

Yervino del 1598. La guerra di Spagna non faceva che lo stato' politico d'Europa, non solo a cagione degli Interessi e dei principii diversi che suscit la Riforma ma ancora a motivo del progressi dei Turchi quali avevano invaso l'Ungheria e minacciavano la Sicilia. Clemente VI II s'adoper a mettere pace tra i principi cristiani per mezzo del suo legato Alessandro Ottaviano de' Medici poi Cardinale di Firenze papa Leone XI. Le condizioni di quella pace furono assai favorevoli alla Francia la quale ricuper il territorio e confini posti dal trattato di Chteau Cambrsis, dell'ubi possidelis del 1559: traMato che se fu principio o conferma della servit italiana , fu nello stesso tempo principio o conferma della potenza di quella casa che seppe fare italiana la sua potenza e con virt e con armi italiane si appalesa di essere come la Macedonia dell' Italia.

La pace

di

complicare naaggiorraente

422
sono continuate
Cardinale
le

LETTERE
ordinarie prediche e preci eh* solita
la

Madama
il

usare presso di s: di che accorgendosi


,

prima
,

volta

signor

dicono

restasse
l

come
,

affrontato
si sia

esser venuto ad alloggiar


di esserne stato forzato
le dette
il

e che

mala vogh'a di scusato con qualcheduno


e di
;

per compiacere a Sua Maest


soliti

nondimeno
,

prediche

si

sono anco reiterate nei

giorni

essendo

luogo destinato a ci una sala da basso

al principio del cortile

sotto l'appartamento di

Madama
fa

(1).

Io

ho

visitato

Sua Signoria
servizio

Illustrissima dei giorni

nell'istessa casa, ed

avendomi conosciuto
il

come
di

lascialo qui da
,

Monsignor Illustrissimo Legato per

Nostro Signore
di

mi ha ricevuto cortesemente

e discorso solo

meco

voler venire l'Anno Santo a

Roma
,

d'

una sua

lunga

malattia, della quale d segno nel volto e nella ciera, senza passar
in altro.

Risuona intanto da per tutto

che

sia

per effettuarsi

il

preteso matrimonio; ancorch abbino questi Principi ora di nuovo


tentato indarno di ridurre
sia

Madama
,

alla religione

cattolica
la

e che

pubblico non aver potuto ottenere da Sua Santit


si

dispensa:

onde per molli

giudica

che

resti

in

ogni
le

modo
nozze;

loro qualche
le quali

buona speranza
si
11

della sua conversione


sia

dopo

non

faranno prima che

due mesi

e senza gran solennit.


,

qui quattro d

Re seguit un giorno dopo questi Principi e si trattenuto e dato una corsa Gno a San Germano col signor
,

Duca

per mostrargli

le

sue fabbriche

ed ha in questa citt desiCorte, una volta in casa

nato con questi Principi ed


del signor Girolamo Gondi

altri signori della


,

e due
,

volte

cenato e dormito in casa


intratura e

del signor Sebastiano Rametti

il

quale ha particolar

domestichezza con Sua

Maest.

Essendo poi Sua Maest partita questa


dove
si

mattina per Monse


stabilita

fermer molti giorni per farvi una purga con dieta


fa

un pezzo
qua sono
se

(volendo prima che cominciarla,

il

giorno

di

San Michele,
;

toccare gli

ammalati

delle

scrofe

confessarsi e comunicarsi)
,

restati questi Principi di

Loreno con Madama

e presto

ne partono per

licenziarsi poi a

Monse da Sua Maest.

(1)

Presso Caterina di Navarra


,

sorella di

del
alle

Louvre

In allora piccolo Castello

a torrette

Enrico, e in una sala terrena convenivano gli Ugonotti ,

sciato al

prediche e alle altre funzioni del loro culto. Tutte le dinastie hanno laLouvre le loro tracce ; e Enrico IV ancora diede naano ad abbellire
edifcio.

ed ingrandire queir

DELL'ABATE BANDINl
Si

423

aspcUa qua
si

di ritorno in

breve

il

signor Duca di Pinay, n

con

(ulto questo

vede certa risoluzione del


,

suo successore; ed
di

alcuni hiinno opinione

che venendo

Monsignor

Sillery

per

le

cose del Marchesato

sia

per esservi confermato ambasciatore, per


alla

dare tanto maggior riputazione

persona sua ed
sia

ai

negozii che

porter. Altri persistono a credere che

per

venire

Monsignor

De La Kochepot
vincia d'Angi
,

Cavaliere de' doi ordini,

Governatore della pro-

e persona stimata di giudizio e di prudenza, seb-

bene

di

poco aspetto.
il

Questa mattina e partilo


gher, per
la

Presidente di Vigliers

di casa Se-

sua ambasceria

di

Venezia; e pare qua


religione

ai

buoni, che

questo Parlamento per gl'interessi della


perdita della persona sua
,

cattolica faccia

essendo uno dei pi dotti e dei pi ze-

lanti difensori delle cose ecclesiastiche.

stato gi avvocato regio,

e qualche
sua

volta per

il

passato in poco favor del Re, per una certa


;

libert di contradire

ma

ora slato mandato da Sua Maest

con ottime parole e dimostrazioni.


per

La passata dell'Arciduca versola Corte dell'Imperatore, faceva li discorsi del vulgo confermar qua l'opinione della morte del Re di Spagna nella quale siamo stati per spazio di quindici giorni e Sua Maest medesima l'affermava con tutto questo non
; , :

nasceva negli animi delle persone alcuna alterazione per

il

stabi-

limento della pace. Ora


dei pi savi
,

si

reputa in vita
il

la quale,

per

il

giudizio
,

pare che faccia pi per

slabiliraento della pace

che

la

morte.
aliis.

Omissis

Qui continua

e continuer
la

sempre
Il

la

fama

di

Mon-

signor Illustrissimo Legato, per


della pace, e

gran forza che ha


i

in s l'effetto
(1)

massimamente appresso

populi.

Padre Generale

(1) Le conferente di Vervino si tenevano in presenza del Cardinale dei Medici, Legalo del Papa , e del Padre Bonaventura Calatagirone , generale

San Francesco, e patriarca di Costanlinopoli. Bellivre e SilIV; il 3Iarchese di Lullino, il Duca di Savoja; in nome della Spagna e dell'Arciduca Alberto trattavano il presidente Richardot, G. B. Taxis, e Vereiken. Qucsla Imporlanle legazione del Cardinal de' Medici dur due anni ed celebre per la prudenza e destrezza del Legato in un negozio difficile , e per la pace che ne segu si pu dire a tutta 1' Europa. Francesco Gregori di Terni narr nSlnulamente quella legazione, che manoscritta si trovava nel secolo decorso presso Marchesi Niccolini; e meriterebbe di essere pubblicala non solo perch riguarda alla storia generale di quel tempo, ma parllcolarmenle a quella della Casa di Savoja.
dell'Ordine
di

lery rappresentavano Knrico

Ap. Voi.

11.

34

424

LETTERE
di

ha lascialo nelT animo del Re gran concetto


ha cos buona inclinazione verso
di lui, di

Sua Maest

che parlando con qualcuno

ha mostrato desiderio che torni


a onorarmi de' suoi

qua, e opinione che possa ci


acci possa esercitarmi
il

seguire con altre occasioni. Io supplico Vostra Signoria Illustrissima

comandamenti
servizio
al

come

molto desidero,

nel

quale

signor Cardinale Legato

m' ha

lasciato.

Al medesimo

dello stesso

giorno

).

2.
il

Omissis

aliis.

Dopo
il

essere stati quattro giorni in Fontanable,

signor Cardinale e

signor Duca di Lorena se ne vennero qua

insieme con
fu

Madama

con

la
,

quale hanno alloggiato nella casa che

gi della Regina

Madre
:

vi

si

sono intermesse per


,

questo

le solite

prediche e preci

anzi dicono

che sentendo
il

il

signor Carsi

dinale la prima volta dalle sue stanze

romore che
,

faceva in

una
tato
,

sala da basso nel cantare certi salmi

si

sentisse mollo affron;

e che ne

abbia
di
:

ricevuto

particolar
d'

disgusto

allegando di

non aver potuto far


continuate ancora
Illustrissima
1'

manco

andare ad alloggiar l per com,

piacere a Sua Maest


le

e cos ha continuato di starvi

e vi

si

sono

medesime
;

prediche.

Io visitai

Sua Signoria

altr' ieri

e dandomegli

a conoscere

come
,

lasciato

qua da
di

lei

fino alla venuta

d'un Nunzio, mi dimand


sua sanit
in

del viaggio

Vostra Signoria Illuslrissima e della


,

e m'

accenn

che starebbe poco qua

senza entrare

maggiori particolari. Si
il

tiene pi per certo che

mai

che concluderanno
di

preteso matri-

monio

non ostante

che abbino adesso

nuovo

fallo
,

indarno insi

stanza per ridurre

Madama

alla

religione cattolica

e che

dica

pubblicamente che siano

stati esclusi dalla

speranza della dispensa.


,

Sua Maest
solito
il

si

fermata qui quattro giorni


il

ed ha favorito al
casa del quale ha
se ne e andato
il

signor Gondi ed

signor Rametti
,

in

cenalo e dormito

due

notti

e questa mattina

Monse per
Dedicazione

farvi la dieta;
di

volendo prima toccare,


,

giorno della
,

San Michele

gli

ammalati delle scrofe

e confes-

sarsi e comunicarsi.

Questi Principi sono restati qui con


di ritorno nel loro

Madama; ma

presto saranno
licenziarsi

paese

e passeranno da

Monse per

da Sua Maest.

DELL'ABATE BANDINI
I Cardinale Aldobrandini
3.
(

425

d'

Ottobre 1598

).

Omissis
il

aliis.

Parlirno

quallro giorni sono


,

di

qua

il

signor

Cardinale e

signor Duca di Loreno


,

ed hanno lasciala
di ritornare a le quali

Madama

satisfatlissima di loro

con stabilimento
;

mezzo No-

vembre

col Principe per fare le nozze


,

sono destinale a

Fanlanable

per passarle con

manco

spesa e solennit. Io cavo

da quelli che hanno maggiore


questi Principi
,

che

ci sia

pi che

eh' ella abbia a ritornare al

con Madama e con mai qualche buona speranza grembo della Chiesa ma per dopo il
intrinsichezza
;

preteso matrimonio, ed al pi tardi quando ella fosse gravida. Nei


contratti

che
;

passorno
oltre

gi

Sua

Maest

le

promette
,

in

dote

pu avere e quello che le pu toccare nelle divisioni da farsi con Sua Maest dei beni quali si stimano del padre e della madre in termine d' un anno
300mila scudi 200mila
di gioie eh' ella
,
i

possino ascendere alla


Il

Principe di
1'

somma in circa di 30mila scudi d' entrata. Loreno d a Madama per contradote 20mila scudi
a vita di lei, in caso di sua morte; e
il
il

d'entrala

anno

signor Duca
di

intanto assegna loro, in favore di tal matrimonio,


in

ducato

Bar

Loreno, con 50mila scudi pure d'entrata.

Sua Maest doveva cominciare questa mattina


Monse; ed ha toccato, comunicalo per le mani
il

la
i

sua purga a
,

giorno

di

San Michele, Monsignor Arcivescovo


di
de* Medici

malati

si

di

Tours.

Al Cardinale Alessandro
4.

11 Ottobre 1598).

Omissis

aliis,

lo

ho
di

ricevuto

le

seconde

lettere di

Vostra

Signoria Illustrissima,

Macone; ed ho, per quello lei mi accenna del desiderio del signor Cardinale Aldobrandino risoluto di scrivere adesso di nuovo a Sua Signoria Illustrissima ancorch io
,

non abbi molta materia per non aver


sere di

lettere di l

e per non

ci es-

momento. Sono poi andato distribuendo i brevi e gli ho presentali in proprie mani agli Arcivescovi di Burges, di Torsi, d'Ambrun e di Vienna, che sono qua. Agli altri che hanno le bolle gli ho mandati ed accompagnati con una mia
novit di
, ,

qua alcuna

lettera

latina; ed ho indrizzato

b?evi per

quattro Arcivescovi,

non

provvisti ancora dalla Sede Apostolica, alli Vicarii e Capitoli


,

di quelle chiese

e gli

ho

tulli

messi nelle mani

di

questo Deputato

del Clero.

426
Non mi pareva
pubblicare
fin

LETTERE
qui
necessario
di scrivere
dell'

cosa alcuna al
(1)

signor Cardinale Aldobrandino per conio


,

Edilio

che

s'

ha a

perch dopo

la

partenza

di

Vostra Signoria Illustris-

sima non s'


di

fatto altro, e del passato


,

trattare. Tuttavia
,

sul cenno eh' ella


a dare
il

non mi pareva a proposito mi d per questa sua ula

tima lettera

mi sono risoluto
al

conto

Sua Signoria
rispetto con
di

Illu-

strissima di quanto

ho passato per
(2)
;

medesimo
si

Monche

signor

di

Bollivrc

quale ho piglialo occasione


Signore
il

dire,

da

lei

era avvertilo che Nostro

cominciava a risentire

di tal Editto: e lui

affermandomi aver

medesimo avviso da Vostra


,^

Signoria Illustrissima, mi ha in

conclusione parlato in maniera

che poca o nessuna speranza


pi;

ci

possa essere d'impedirlo o ritardarla

dicendo che s' prolungato


,

Signoria Illustrissima
alli

e che essendo cosa che

Ugonotti per via di trattato,


,

un pezzo per amor di Vostra il Re ha accordalo non pu ora Sua Maest ritiraril

sene e mancare della promessa


verlo e pubblicarlo
,

Parlamento lasciare

di rice-

in

esecuzione della deliberazione del Re e del


di fare quelle di-

suo Consiglio, lo non mancher con tulio questo

ligenze che giudicher convenienti conquesti Ministri;

ma,

in

ogni

evento, bisognerebbe ch'io potessi parlare in virt d'ordini espressi


di cosl;

e Dio volesse che anco questo bastasse


tutto

M' parso dover


solamente al
la

dire a

Vostra Signoria Illustrissima

questo per risposta del


scriver

suo avvertimento; sebbene da qui

innanzi

signor Cardinale Aldobrandino di queste materie,

come

mi

co-

manda. Omissis

etc.

Al Cardinale Aldobrandini
5.

dello stesso giorno

).

Con r ultima mia

dei

2 del

presente, diedi conto a Vostra


gli

Signoria Illustrissima della ricevuta dei brevi per

Arcivescovi e

Vescovi di questo Regno

quali sono poi andato distribuendo seil

condo r ordine che mi diede

signor

Cardinale

Legato

li

ha

(1) La Commissione incaricata di preparare l'Editto di pacificazione, era composta del celebre presidente Jeannin, gran partitante della Lega; di Schomberg, dello storico de Thou, e di Calignon , famoso prolestanle. Essa impieg due anni a stabilirne le basi e le particolari disposizioni e si mostr
,

fedele interprete della

mente d'Enrico
,

di

Navarra.

che tanto si adoper per la restaurazione di (2) Il Presidente Bellivre Enrico IV, divenne suo Cancelliere dopo la morte dell' Hurault, Conte di Chiverny. Al Bellivre successe in quel posto Brlard , Signore di Slllery.

DELL'ABATE BANDINI
presentati in proprie
di Torsi e di

427
,

mani
,

alli

Arcivescovi di Burges

d'Atiibrun

Vienna

che son
gli

ogni riverenza. Agli


i

altri

hanno ricevuti con ho mandati con una mia lettera: ma


qui
;

che

gli

quattro brevi per

gli

Arcivescovi di Bordeos
le

Aux

Sans e Aix,
Vicarii

che non hanno ancora avuto


e Capitoli di quelle chiese
;

bolle,
io

li

ho

indirizzali ai

avendo

dato o mandalo a ciascuno

tante copie delti stampati quanti

Io

ho stimalo

fin

qui non dover

hanno Suffragane!. senz' altro comandamento


quelle

di

Vostra Signoria Illustrissima


trattate
fatto

entrare in

cose

che

si

sono

qua

in

tempo

del signor Cardinal Legato, e che

non hanno
io

alcuna innovazione

dopo

la

sua parlila
del

ma

ora essendo

avvertito da

Sua Signoria

Illustrissima
si

dispiacere

che sente con Mon-

Nostro Signore dell'Editto che qua


dal quale cavo

ha a pubblicare, mi parso

pigliare quest'occasione per parlarne, siccome

ho

fatto,

signor di Bcllivre

che

fu stabilito tal Editto da


in

Sua Maest e
avevano
fallo

dal Consiglio pi mesi sono,

tempo che

li

eretici

qualche sollevamento, e impadronitisi d'alcune terre


dell'

e di molli denari

entrale regie
;

per accordo passalo con loro

per riscattare

le

suddette cose
,

e che

mancare

della

promessa
;

sia

per ci

non potendo ora Sua Maest impossibile rimuoverla da


il

questa risoluzione

e molto

meno

sperare che

Parlamento

in

esecuzione della mente del Re e del Consiglio, non riceva e pubblichi tal Edillo.
Io

ho tentato e proposto
,

la dilazione

mostrando
al

che sarebbe pur servizio del Re


delle cose di

che

si

desse

almeno tempo

signor Legato di fare con le sue relazioni buona impressione cost

qua

e che

si

pensasse a dare
:

intanto qualche sali-

sfazione sopra di ci a
effettuare cosa alcuna
di gi trattenuta
,

Sua Santit
questa

ma non

ho trovato da poter
di Bellivre
,

dicendomi Monsignor

che

si

molli mesi

pubblicazione per

l'

instanzie

del signor Cardinal Legato, e che ora

non

sia

pi

possibile rite-

nerla

e mi ha confessato aver visto


di

per

le lettere del
,

signor

Am-

basciadore e

Monsignor Vescovo
tale
di

di

Rennes

quanto
il

Nostro Si-

gnore sentisse male


porla piena notizia

deliberazione.

E
,

poich
io

signor Legato
oltre.

queste

materie

non passer pi

Omissis

eie.

Al medesimo [15 Ottobre 1598).


6.

Omissis

aliis.

Dopo rawerlimenlo che ho avuto da Monsignor


Macone, del risentimento
di

Illustrissimo Legalo, di

Nostro Signore

428
per conto
sto
dell'

LETTERE
Editto, ho cercato d'andarmi impadronendo di questo
;

negozio pi che potevo

(rovo fin qui

che

il

Re prese que-

del

temperamento di dare una certa sodisfazone agli Ugonotti Regno in tempo ch'essi avevano fatto qualche sollevamento,

e che ora

Sua
di

Maest slima necessario

di

continuare per conser-

varsi in pace
fra le cose

con
pi

loro.

Ai quali per ci concede in questo Editto


nei

momento, che
Consiglieri
,

Parlamenti
,

ci

sar

una

Camera
cattolici,

di quallordici

cio sei eretici


,

e gli altri otto

ma

nominati da loro medesimi


,

e scelli fra quelli del


:

desimo Parlamento
qualsivoglia
lite

loro

sodisfazone

alla

qual

meCamera per

possa esser convenuto qualsivoglia cattolico, etiam

ecclesiastico, da qualsivoglia eretico. Io

ho

trattato di questa materia


;

con diversi ecclesiastici

quali trovo tutti malcontenti

ed ho sa,

puto

come

loro

in

un' assemblea del Clero tenuta

ultimamente
,

hanno
ratore.

risoluto d' opporsi a suo


di

tempo a questo Editto


constituilo a questo fine

ed hanno

per ci gi

comun consenso

un procu-

Vorrebbono aver

ancora

l'appoggio

di

Nostro Signore, e

propongono che potrebbe Sua Santit scrivere per ora a Sua Maest, rimostrandoli il carico della sua coscienza ed il pericolo d'entrare
,

in diverso concetto di quello ha avuto sin qui

con dare ordine a


vede che

chi sar qua allora ministro della Sede Apostolica, di parlare viva

voce con essa medesima; poich


in questo negozio

il

farlo con

Ministri,

si

nel

non pu servire a molto. E perch sapevo esserci Parlamento medesimo molti buoni cattolici che per quanto
,
,

potranno

s'

opporranno anch'

essi

e faranno difficolt di

accon-

sentire a tal Editto; io

ho proposto, se potesse Nostro Signore far


di

parlare a questi

tali
,

per confermarli nel loro dovere e tentare


di qualit:
la

rimovere
sto,

li

altri

una persona

quale mi ha rispo-

che per via d'amicizia e


certo ufficio
,

di discorso si

potrebbe fare con alcuni


trattato nel
;

un

ma non

ex professo d'ordine di Sua Santit, senza

che Sua Maest se ne

offendesse.

Saranno a questo
,

Parlamento
nione
di

fra
,

Presidenti e Consiglieri

da dugento
,

ed opi-

molti

che

il

Presidente di Vigliers
per

andato Ambasciatore

a Venezia, sia stato levato di qua

questa occasione, perch

er^ uno di quelli che per l'autorit e zelo poteva e voleva pi opporsi
altri
;

che

il

simile sia per farsi

sotto

diversi pretesti
:

delli

che sono giudicati della medesima volont


i

essendo poi molti

quelli

quali
si

ancorch buoni

cattolici

o per un interesse o per

un

altro

lasceranno facilmente andare. Io inclinavo grandemente

DELL'ABATE BANDINI
ad aspettare, prima ch'entrare o comandamento
di

429

in

questa materia, qualche cenno


Illustrissima:
tuttavia,

Vostra

Signoria

per

ravvertimcnto del signor Cardinal Legato, mi sono risoluto a dirJene ora tutto questo
;

spinto ancora dal considerare


in
le

che volendo
,

Nostro Signore fare qualche sforzo


perdersi

questo negozio

non

sia

da
alli

tempo

perche finiscono
giorno
,

vacanze del

Parlamento
si

11
vr

di
,

Novembre,

di

S.

Martino; e assai presto poi


la

do-

per quanto sento

tentare

verificazione e pubblicazione di

quest' Editto.

Al medesimo
7.

(23 Ottobre 1698).

Ho
il

scritto a

Vostra Signoria Illustrissima,


dirle

alli

15, quanto
pubblicarsi.
si

per allora
Circa

potevo

per

conto

dell'

Editto

da

quale non trovo d'avvantaggio, se non che qua


tutti
,

desi-

dera da

buoni

cattolici

in

generale
ci

ed in particolare dalli

ecclesiastici

che Nostro Signore


il

metta

la

mano
,

che

usi le

paterne ammonizioni verso

da

tale pubblicazione

Re per rimovcrlo se sar ma che Sua Santit faccia questi


di

possibile,
ufficii

se-

paratamente dal Clero


tata
:

Francia

acci non paresse cosa concer-

poich

per

la
,

risoluzione che
si

nella loro assemblea

gli ecclesiastici hanno preso pu credere che a suo tempo non mans

cheranno
interesse

di

fare le loro diligenze,


,

per

il

zelo che portano alle


il

cose della religione cattolica


;

come ancora per


,

loro particolare
risico e pre-

parendo a
che nelle

essi

fra l'altre cose

di

gran
,

giudizio

liti

eh' avessero con gli eretici

abbino a esser
di

giudicati da
tici

una Camera che sar composta parte


d

giudici ere-

e parte
,

cattolici

qunli

dati

in

parte a satisfazionc di
di

quelli
di

non averanno meno a sospetto. Io ne ho


,

nuovo, per via


,

ragionamento

trattato con

Monsignor De Bellivre
per

messoli

in considerazione,

con

quelle migliori ragioni che ho saputo, di


s

quanta qualit
rispetto di
cia
,

sia

questo negozio;
lo

la

cosa in s,

come per

Sua Santit che

sente male; e dei cattolici di Fran-

quali cominciano di gi a
il

strato approvare

mormorarci sopra. Egli ha momio discorso, ed accennato dispiacere a lui, ed

a molti che s'abbia a dare agli Ugonol|i questo adito;

ma

che

il

Re non possa

fare tutto quello

che vorrebbe
civili
,

che

la necessit

per non ritornare in nuove guerre


questa satisfazionc.

1'

astringa a dare a essi

con lutto eh'

io

non n abbi potuto cavare

430
iillro

LETTERE
paiiicolarc
,
,

nondimeno mi ha
si

in generale

molto asseveranle,

inenle dello
sto,

che

sia

por vedere alla giornata


officii
fatti
;

e forse ben pre-

qualche frullo degli ullimi


le

dal signor

Cardinale
allora

Legalo per
volere

cose della religione cattolica

ancorch

Sua

Signoria Illustrissima non ne ricevesse grande intenzione, per non


si

Sua Maest obbligare mai troppo

di

buon'ora
d' altri
,

in simili

ncgozii.

Onde m'
:

parso questa volta ritrovare qualche migliore


il

speranza
quali
,

il

che confronta anco con


,

parlare

Ministri

insomma
la

ascollano con buone orecchie

danno ragione e
di altri

scusano

cosa sulla necessit dei tempi, e sull'esempio

Re,

che hanno concesso per simili Editti quasi ristesse cose


Omissis
aliis,

alti

Ugonotti.
libro del

uscito

qua ullimanentc

in

stampa un

signor Antonio Perez (1), nel quale egli in lingua spagnola racconta
l'origine delle sue disgrazie, e le ribellioni d'Aragona,
riosit: e

con molte cuqui

perch

l'ha indrizzalo a

Nostro Signore, ho slimato dovere


Illustrissima
la

almeno per ora mandare

Vostra Signoria
;

inclusa copia della sua epistola dedicatoria

aspettando miglior oc-

casione d'inviarle poi anco


il

il

libro, ch' assai grandolto.

perch

signor Cardinal di Firenze conosce assai la persona, io non ne

dir altro; se non ch'egli,


la

temendo
,

dedicazione falla a Sua Santit

forse ch'io non gli reprobassi mi ha mostrato qualche sdegno,


d' indrizzarlo

che, alcuni mesi sono, io pi presto lo sconsigliassi]


a Nostro Signore:

ancorch, ricerco da

esso,

gli

dicessi

allora

l'opinion mia, e che seguitasse in ci la sentenza del signor Cardinal Legalo.


egli
Il

che potr Vostra Signoria Illustrissima vedere che


,

accenna in quesla epistola


eie.

senza espressione per delle persone.

Omissis

Al medesimo
8.

31 Ottobre 1598

).

Omissis

aliis.

l'indisposizione

di

Con l'ultima mia scritta alti 23, le accusai Sua Maest per causa della carnosit aveva
,

avulo per tre o quattro giorni


Inlorno a questo Ministro
si

della quale

si

era poi totalmente

(1)

di Fih'ppo II

e de' suoi rapporti con

En-

rico IV, dopo clic

sottrasse alla vendetta del re di Spagna e dell'Inquisi-

zione, il nnlgliore lavoro da consultarsi quello che, sollo il titolo Anloine Perez ci Philippe II, pubblic signor il Mignel ; uno tra i pi eleganti scrittori e accreditati storici , che annoveri la Francia. Le memorie {Rdaciones eie),

che

il

Perez pubblic

in allora

(1598), furono In seguito ristampate.

DELL'ABATE BANDINI
liberato
;

431
'28,

(|uando,

nicrcord passato
letto, gli

la

sera delli
di

mentre Sua
difficolt

Maest voleva andare a

sopraggiunse

nuovo

d'urina

jx^r

la

medesima carnosit rinnovatasi, con non


tali
,

piccola
:

febro e tremiti

che pass quella

notte con

gran travaglio
medici
li

onde

il

giorno seguente fu mandato qua


,

per
di

quattro

dei

principali
fatto fare

parendo che
dieta

il

medico ordinario
ieri

Sua Maest

abbia

questa

con troppo rigore e con poca ragione. Tut,

tavia in

quel giorno, che fu Tallr'


la

Sua Maest cominci a


e cos
di

migliorare, e

febrc andarsi allontanando; talmente che, all'arrivo

de' medici le cose passavano assai meglio,

andavano ancora
questa
,

seguitando
s'

ieri

e per gli avvisi

che

ci

sono

mattina

intende che

la

febre fusse quasi del lutto cessata


resti solo

insieme

con

l'impedimento dell'urina, e che


lezza.

per ora qualche debofatti

Causano

questi

reiterati
il

accidenti
,

ancora

maggiori
nelli

dall'opinione,

secondo
;

solito

non mediocre alterazione


a

animi delle persone

cominciandosi

scoprire

che

molti

della

nobilt, ed altri privali soldati, avvezzi alla libert della

guerra,
alle
di

non trovando nella pace quella consolazione e rimunerazione che


s'erano forse presupposti, desiderino pi presto cose nuove;
quali senza dubbio inclinerebbono influiti
,

se succedesse

altro
se

Sua Maest il che Dio non voglia bisbigli teme pi. Accrebbe anco
: i

siccome per ora

non

ne
le

che iermattina

si

apersono

porle della Citt tre o quattro ore pi tardi del solilo, per
la

aver
,

corte

di

Parlamento

fatto pigliare prigione

un gentiluomo
il

go-

vernatore di Craon (persona che ha seguitato per


signor Duca Mericorio) (Mercmur)
,

passato

le

parli del

per l'avviso venuto ultimamente,


di

che in questi rmni addietro avesse avuto animo


la

tentare
s'

conlra

persona

del
nell'

Ke

sopra

di

che

come

cosa che non


fallo

intendesse

compresa

accordo ch'egli aveva poi

con Sua Maest, e nel


;

perdono ricevuto, pareva che potesse ora essere convenuto


tiene per certo, ch'essendo

ma

si

erime cosi vecchio, e che non


sia liberi

venne
lai

n a esecuzione n a luce. Sua Maest


cattura
,

per non approvare

e per ordinare che

si

tanto pi che apparisce fn


:

qui l'avviso essere stalo dato da un suo nemico


tardanza
di
dell' aprirsi le porte, fece
la

per

questa

pensare tanto pi a maggior male


citt

Sua Maest, e correre per

diverse

voci,

prima che

se

ne penetrasse la vera causa.

Quanto
per
le

all'Editto, tuttavia
,

m'apparisce
scrissi

clic sia

per passare avanti:


a

parole dettemi
ip. Voi.
II.

siccome

ultimamente
55

Vostra Sl-

432
gnoria Illustrissima
,

LETTERE
da Monsignor de Bellivre
,

in

generale

di

qualche buon successo delle cose della religione callolica,

mi

vo
si

persuadendo

sin

qui

che

non possa essere


i

altro se

non che
rimasti

pensi a non innovare altro contro

Gesuiti che sono

nel
;

Regno

ed a rimettere ben presto l'esercizio cattolico in Bearne


forse,

parendo

che queste simili azioni possino compensare


,

la

pub-

blicazione deir Editto

e verso

Sua Santit e verso


,

cattolici della
,

Francia. Tuttavia

questa una semplice mia coniettura ne sopra


etc.

perch

Monsignor
volle uscire

di

Bellivre, al quale
,

ho parlato questa mattina, non


Editto
,

ad altro

l'

n sopra

buoni successi

che pronostica. Omissis

Al medesimo (7 Novembre 1598).


Omissis

9.

etc.
(1)

Essendo
,

ultimamente tornato
,

di

fuora Monsi-

mi parso per esser ministro tanto princimuoverli proposito sopra V Editto pale s perch non potesse esser tenuta diffidenza la mia seco, poich n'avevo trattato con
gnor di Villeroy
,
;

Monsignor di Bellivre, s per vedere se potevo cavarne d'avvantaggio; avendo tuttavia pigliato l'occasione su quello me n'aveva scritto il signor Cardinal Legato. Egli mi ha fatto il medesimo discorso degli altri; ma tanto pi apparentemente fondato, quanto
eh' persona pi esperta nei negozii d'ogn' altro, e che

particolare di secondar l'inclinazione di Sua Maest.

ha mira Mi ha insom-

ma

detto

che essendo questa

dell'

Editto materia che tocca tanto

allo stato ed alla conservazione

della quiete di esso, possa Nostro


si

Signore rimettersene
tit

al

Re

e che

sia fatto intendere a

Sua Santempi
;

tutte le ragioni

per renderla certa della


,

necessit

de'

accennando nel resto


si
il

che alla giornata


,

si

sia

per considerare quello

potr fare, lo replicai


fatto della

che questo era negozio concernente pi


,

religione che di stato

e che

per
cose

era

conveniente

fare in esso particolarmente capitale dell' affetto e desiderio di

Sua
stato

Beatitudine

massime avendo

essa nelle

semplici

di

testimonianza dell' amor suo verso Sua Maest ed il Regno tutto. N mi parse di passar pi oltre pensando satisfar e giudicando a proposito di lasciarmi campo qui con questo fm
resa tanta
,

(1) Nicola di Neufville,

Signore di Villeroy,
il

il

pi abile diplomatico nel


afTari esterni.

tempi

di

Enrico lY

dirigeva

dipartimento della guerra e degli

DELL'ABATE BANDINI
di

433
io

potere insistere

d'

avvantaggio e

con

pi fondanaento,

caso

che da Vostra Signoria Illustrissima

me ne

venga l'ordine. Intanto


e

mi vo
la

tuttavia
di

confermando, da quello che presento


sia di

veggo, che

mira

qua

dare

satisfjizione a

Nostro Signore col rimetstare


: i

tere r esercizio cattolico in

Bearne
in

e lasciar

Gesuiti

in

contraccambio della

pubblicazione

dell'

Editto
,

per

la

quale

Sua

Maest ander una mattina

Parlamento

e procurer con la ri-

putazione della persona propria levare quelle difficult che polessino scoprirsi in molli Presidenti e Consiglieri contrarii a ci
,

sic-

come

solito farsi in simili occasioni. Omissis

etc.

Risposta deirAldobrandini

Ferrara 27

10 Novembre 1598
di Settembre

10.
tutta

Omissis
,

aliis.

Air altra

delli

sebbene
dir non-

d' avvisi

ne' quali si osservata la diligenza

sua
i

dimeno, a quello che contiene, quanto hanno passato Principi di Loreno in cotesta Corte intorno al matrimonio della sorella del Re:
che non ha potuto se non turbar
Principi cos cattolici in

molto Sua
,

Santit
si

che

si

sia

da una casa eretica e dove si continuavano le solite prediche e preci secondo V avviso di Vostra Signoria. Che sebbene si deve senz' altro tener per cosa certissima che ne siano usciti con abominazione di s pessime azioni lo scandalo nondipassato tanto avanti in questo negozio
e che
,

sia alloggiato

meno che ne

riceve

il

mondo

doveva essere

in

gran considera-

zione presso la piet cristiana


e che professano di
in

che quell'Altezze hanno professato


la
,

nuovo verso
cos

religione e fede cattolica

ed

particolare

il

signor Cardinale

come persona

ecclesiastica

ha
lei

avuto ragione di restar


scrive
;

malcontento

dell'alloggio,

come

ed avrebbe
di

potuto Vostra Signoria tener


nella

proposito molto
visita

buono

questi

particolari
di

congiontura della
Illustrissima.

che mi

significa

aver

fatta

Sua Signoria

Al Cardinale Aldobrandini (14 Novembre 1598).


11.

Omissis

etc.

L' altrieri s'aperse

il

Parlamento, e
avendo
,

si

parla

pi che mai della pubblicazione dell'Editto;


ordinato a uno di questi Segretarii
tutti
i

Sua Maest
a e

di

slato

che

vadi
,

trovar

Presidenti e Consiglieri di

esso per

caplivarli

per

far

loro intendere che la

mente sua

che senza alcuna

difficull

ed

434
opposizione
la
si

LETTERE
accetti
tal

Editto
e te.

come unico rimedio

di

conservare

pace nel 4iegno. Omissis

Al medesimo (21 Novembre 1598).


12.
il

Non prima

di

questa mattina a desinare


;

comparso

qua

signor Duca di Pinay

col

quale io sono stato oggi un pezzo, e

lo

trovo tanto satisfatto e edificato di cotesto paese, e tanto affezio-

di Nostro Signore e di codesta Santa Sede, che non mi animo d' esplicarlo. Si loda in estremo delle molte grazie fatteli da Sua Santit e particolarmente della facolt di poter tener pensioni fa inoltre professione d' esser grandemente e obbligato a Vostra Signoria Illustrissima. Viene con buon animo di fare con Sua Maest gli offici! impostili da Sua Beatitudine, e fra un giorno o due se ne passer in Corte a me pare che la sua venuta sia un'ottima congiuntura, perch da jeri in qua ci

nato e divoto

basterebbe

l'

comincia a apparire qualche migliore speranza delle cose dell'Editto;

non ch'egli non

sia

per passare avanti,

ma
i

che

si

sia

per modificare

e ristrignere in alcuni capi, dei quali


si

cattolici e gli ecclesiastici

sentivano pi offesi
in

come particolarmente
,

in quello

della

Ca-

mera composta

parte di eretici

alla
:

quale ogni cherico poteva


il

esser convenuto da qualsivoglia eretico

che

si

tira

mira
vi

di

raccomodare ora
giudizio.
,

in

maniera
,

che

in detta
gli

Camera o non
alcuni
altri
:

sia

alcun giudice eretico


tal

ovvero che

ecclesiastici

siano esenti
in
i

da

A questo temperamento,

ad

altri

capi
si

pare che pensino ora questi signori del


,

Consiglio

quali

sono a questi giorni radunati pi volte


fatto,

insieme con alcuni del

Parlamento, sopra a questo


mente, in

per

l'instanzie

che principalfatte

nome
,

di

tutto

il

Clero di Francia, sono state

da

al-

cuni deputati
in molti del

e per le inclinazioni

che

si

sono

tuttavia

scoperte
si

Parlamento stesso; e posso anco credere, che


il

abbi

avuto sempre particolarmente in considerazione

risentimento che
Signore.
,

da pi bande

stalo
fin

referto che ne faceva

Nostro

Ma
nata

per non essendoci

qui altro che una semplice speranza


ieri in

anco inaspettatamente da
gior fondamento

qua

io

non posso assicurarne mag,

giormente Vostra Signoria Illustrissima


:

n discorrerne con mag,

il

che mi riserbo a fare con altra

bastandomi
Omissis
eie.

per ora darle qualche miglior nuova sopra questo

fatto.

DELL' ABATE BANDINl


Al medesimo (28 Novembre 1598).

435

13.

La speranza che con l'ultima mia


si

de'

21 accennai a Vostra

Signoria Illustrissima essere inaspettatamente nata di qualche

mo-

derazione dell'Editto,

va

tuttavia

confermando;

parendo, per

quanto presento, che l'arrivo in corte del signor Duca de Pinay


abbia a ci ajutato molto
ticolarmente
: ;

siccome

al

suo ritorno sapr pi par-

ma

l'esclamazioni del Clero per mezzo dei deputati

d'esso, e l'opposizione che accennava voler fare, hanno ritenuto


la cosa non s' hanno messo alcuni

che

precipitata
del

insieme con
,

le

considerazioni che
il
il

Parlamento

ed

in

particolare
;

Procuquale
alle
,

rator Generale

eh' fratello dell'Arcivescovo di Tursi


il

per r autorit del suo carico e per


della religione cattolica
di
,

molto zelo che porta

cose

stato

il

questa esecuzione.

su questo

primo che ha ritenuto l'impeto il Re medesimo s* mostrato


ai

cos facile ed inclinato a

dar satisfazione

cattolici

che ognuno

giudica tanto pi che Sua Maest non sia mai entrata nel pensiero
di

questo Editto per altro che per liberarsi dalle continue lamenta,

zioni delli eretici


si

e per levar loro ogni pretesto di sollevarsi.


eretici
la
,

Onde
nella

stima adesso, che non sia pi per mettere giudici


s'

Camera che

ha a constituire qui
,

in questo

Parlamento;

quale,

in questo caso

resterebbe nella forma che al presente


:

e che
altri

stata molti anni

e che
il

si

sia

inoltre

per

moderare alcuni

capi dell' Editto


del tulio

quale per questa via verrebbe a


editti passati
,

essere quasi

simile

alti

ed

a quello specialmente che


il

fu fatto l'anno 77 (1); parendo che sia acquisto

non concedere

(1)

L'Editto

di

Nantes non che


,

il

compleraento e una pi
di

esplicita di-

chiarazione degli Edilli precedenti


di

accordali dalla doppia ed instabile politica


quello del 1577.
ai

Caterina de' Medici: particolarmente poi


gli

La regina ma,

dre favoriva talvolta

Ugonotti per contrapporli

capi dei Cattolici


fu data
Il

se

questi divenivano troppo forti.

Con
,

l'Editto del
ai capitoli di

1398

estensione al trattato di Poiliers


di pacificazione quello dei
,

Bergrac.

una maggiore primo Edillo

27 gennajo 1561: seguono in appresso quelli degli anni 1562 68, 70, 76, del 7 settembre 1577 e del 79. Enrico IV avea concessa la libert religiosa fino dal 1591 con l'Editto di Nantes, e con quello di S. Germano del 1594 si ntostr ancor pi favorevole agli Ugonolli. L'AIdobrandini e la Corte di Roma s'accomodavano malvolentieri air Editto del 1577 che permetteva il libero esercizio della religione riformata determinava luoghi citt e baliaggi dove si poteva stabilire il nuovo
, ,
, i ,

436
ora davvantaggio
l'

LETTERE
alli

eretici di quello eh' stato loro concosso


si

per

addietro: poich nel resto

giudica per

comune opinione, che


molto necessario

non potendosi per ora estirpare questa

setta, sia

dar loro qualche satisfazione, e prescrivere ed a cattolici ed a essi un metodo, secondo il quale ciascuno sappia dentro quai termini

debba contenersi non s'incorra


in

acci restando

le

cose in

confusione

senza
altri

essere noto quello

che

sia lecito agli uni

o permesso agli
si

maggiori inconvenienti, e non

venga

al

fatto

delle armi. Io potr

dar tuttavia pi chiarezza de' particolari a Vo;

stra Signoria Illustrissima

ma, insomma,
tutti
i

fin

qui per queste

mo:

derazioni che

si

sperano

restano

cattolici

assai satisfatti

siccome molti
signor

d' essi

mi mostrorno gran contento


gli
offizii

della venuta del

Duca
di

di

Pinay, per sapersi

che doveva

fare

in

nome
ben

Nostro Signore sopra questo fatto, cos ora propongono e


di

supplicano Sua Santit


stabilito;

non
ci

si

straccare finch

il

tutto

non

sia

poich pare che

abbia a correre ancora qualche tempo


,

avanti la pubblicazione di questo Editto

per questi nuovi pensieri

sopraggiunti. Omissis etc.

Al medesimo
14. L' ordinario per

(5

Dicembre 1598).

sperando primi comandamenti non ancora comparso e non senza maraviglia poich non ha mai tardato tanto. Ed essendo io avvisato d' un corriere che passa a Lione ho risoluto di fare questi
il

quale

sto

di

Vostra Signoria Illustrissima


,

pochi versi in fretta

per dire a Vostra Signoria Illustrissima


la

come
quale

continua pi che mai


in alcuni

speranza che

1'

Editto
fa

s'
il

andr correggendo
Clero;
il

capi, secondo l'instanzio

che ne
,

perci

si

raguna spesso ed a parte


Il

e con alcuni di questi signori

del Consiglio e del Parlamento.


ieri

signor cardinal

Gondi

tornato

da

tato

Germano, mi ha detto questa mattina, che ne ha tratcon Sua Maest la quale da principio s' doluta e mostrato
S.
;

collera, che egli e


sizione

gli

altri
,

ecclesiastici avessero
si

formata un'oppoin esso fussero

contro r Editto

nella quale

diceva

che

culto

e creava

fa

Camera mista

cio composta di Cattolici e di Riformati.


,

Vedi

il

Recueil des Edits de pacificalion


les

ordonnances
,

et

dcclaralions

du Roi de

France sur
in 8vo.

Iroubles de la

rligion depuis 1561

jusqu'en

1599. Paris,

DELL' ABATE BANDINI


cose contro

437

Tonor d'Iddio; dicendo che


avendo per
in

di fare quello servizio di

la mira sua non se non Sua Divina Maest e del riposa del
,

suo Regno

ultimo concluso

che voleva che loro


riconoschino

avessero satisfazione nelle cose particolari che concernono l'interesse


della Chiesa
,

purch faccino capo


s'

a lui e da lui lo

ma
tica

che non vuole che


ed
il

intromettino in quello che tocca


,

la poli-

governo pubblico del Regno


:

per

il

quale sa meglio di
in particolare

loro quello che sia pi espediente

avendo mostrato

risentimento

che senza sua saputa avessero avuto animo d'opporsi


;

alla pubblicazione dell' Editto


di lega
,

dicendo che questa era una specie

non vuole pi queste conventicole. Il Procuratore Generale del Re per le cui mani passano gli editti prima che si ricevino nel Parlamento aiutato e rincorato anco da qualcuno di
e che
,

questi grandi

ha

fatto tanto nel principio,


,

che

le

cose che parevano


:

del tutto stabilite


gli

si

sono messe in negozio ed in trattato


di

su che
e di

ecclesiastici

hanno avuto pi ardire e campo


tiene nella

parlare

farsi

innanzi.

Ed essondo

ridotte le cose a questi termini, che sono


si

ascoltati ora

benignamente,
le

metteranno pi giudici
destinata

eretici

come per corto, che e'non si Camera di questo Parlamento,


;

nondimeno per
tali

cause nelle quali avevano interesse quelli


,

della religione pretesa riformata

che qua chiamano

che non

si

conceder loro pi

cose

come

gi fu deliberato.
offizii
,

Nondimeno
sia

rester che potranno avere carichi ed


libert del

ancorch

poi in
il

Re d'usarne con considerazione, siccome faceva suo predecessore e sar loro permesso V esercizio pubblico
;

Re
due

della

lor setta nei luoghi che gi tengono per la forza

e di pi in

luoghi per baliaggio

dovendosi per
i

all'
,

incontro rimettere l'eser-

cizio cattolico in tutti

luoghi del Regno


altri

siccome queste medesime

cose erano anco ordinale negli

editti passati.

E
,

pare qua
uni ed
il

che
agli

per questa via


altri
,

con essere prescritto un metodo


su che

agli

si levi

l'occasione di venire fra essi alle mani


:

e che

Regno

possa pi godere della quiete


pretesto
,

gli editti passati

hanno avuto

ed ora

si

fa

il

fondamento. Io non ho mai mancato con

questi Ministri d' andare continuamente facendo offizio per aiutare

questi ecclesiastici

in

conformit

di

quello

mi

fu

accennalo

dal

signor Cardinal Legato, ed ho tuttavis^trovato meglior disposizione


in essi
;

sebbene averci desiderato

di

poter parlare in

nome

di

Vo-

stra Signoria

Illustrissima, e di suo ordine. Omissis eie.

, , ,

438

LETTERE
Al Cardinale Alessandro
de'

Medici (12 Dicembre 1598).

15. Omissis etc.

Doppo che
si

io le

ho
:

scritto, le cose dell' Editto

hanno
nella

pigliato qualche miglior piega

perch fra

lutti

s'

fatto

tanto, che

quando

pensava che l'Editto s'avessi


,

pubblicare
al-

forma che gi era stato risoluto


,

mostrandosene renitenti
il

cuni del Parlamento

od in

particolare

Procurator
si

Generale
fatti in-

fratello dell'Arcivescovo di Tursi, questi del Clero

sono

nanzi; e

il

Deputato, che

Vostra Signoria

Illustrissima

conosce,

allegando esserci in esso cose di molto pregiudizio alla Chiesa, s'


finalmente ottenuto di mettere
la

cosa in trattato.

Il

signor cardinal

Gondi

ci

s'impiega:

io

ho

fatto

sempre ogni diligenza, dopo che


ne scrisse
questo
;

Vostra Signoria Illustrissima


offizii
fatti

me

e ra' assicur

che

gli

da

lei

gi

hanno

fino a

tempo giovato molto


Illu-

perch Monsignor
degli ecclesiastici
;

di Bellivre

ha favorito gagliardamente l'interesse


,

e tengo per fermo

che se Vostra Signoria


felicit in
,

strissima fusse slata

qua
altri.

avercbbe avuto onore e

questo

negozio come negli

Quello che ora


alli

si

tratta

di levare al,

cune cose che sono

di

pregiudizio
:

ecclesiastici
1'

e di concedere

manco
essi

cose

alli

eretici

talmentech pare che

Edillo non sar per


gli editti

niente pi favorevole di quello che sono slati


all'

passati;

ed

incontro

ci
,

saranno molte cose buone per servizio della re-

ligione cattolica

che sar rimessa


di
,

in
,

Bearne
che
fa

e per tutto. Intanto

comparir cost Monsignor


avanti o poco dopo le feste
averci fin nel principio

Sillery
il

conto
di

partire
tutto
:

poco
ed io

quale dar ragione


al
1'

mandato l'Editto
che gi

signor cardinale Aldo;

brandini

se

non

avessi creduto
,

avessi

e
di

stando nella
stabilito
,

medesima opinione aspetter che ci sia qualcosa mander poi ogni piena notizia. Omissis etc.
Al Cardinale Aldobrandini
16. Dalla

(dello stesso giorno).

somma

bont

di

Vostra

Signoria

Illustrissima

non

potevo aspettare se non un'amorevole approvazione della deputazione fatta gi dal signor Cardinal Legato della persona mia a questa

Corte

con una nuova testimonianza

dell'

amor suo

verso di

me

e di tutta questa casa.

E sebbene

io

desideravo e speravo qualche

DELL'ABATE BANDINl
particolare
strissima
,

439

comandamcnlo

dopo

la

relazione di Sua Signoria illu,

per polermi esercitare in questo servizio


la

e per

poter

mente della Santit di Nostro Signore sopra l'Editto e l'altre cose; nondimeno non volendo mai aCfeltare pi di quello che sar comodo di Vostra Signoria Illustrissima ed intenzione sua, ho deliberato d' andare continuando in
rappresentare con pi reputazione
,

questi negozii
io

e facendo

offizii

di

mano

in

mano
per

sopra quello che


i

potr imaginarmi che sia pi conveniente


,

santi

Oni

di

Sua Beatitudine

ed ottimi desiderii di Vostra Signoria illustrissima.

E quanto

all'Editto, io ho particolarmente

procurato con

questi

Ministri, che
zioni sperate
,

non

si

passi alla pubblicazione

anco con

le

moderaintendere
e

finche per Monsignor di Sillery

non
delle

si facci

pi apertamente a Sua Beatitudine lo stato


necessit dei tempi che
si

cose
di

quella

allega
si

il

che mi pare

poter sperare
ec-

che

sia per

seguire

poich

va tuttavia trattando da questi


,

clesiastici di Sillery

sopra questa reformazione

che dar tempo


,

e Monsignor

afferma

di partire avanti le feste

sebbene

io

crederei pi

presto dopo esse immediatamente. Intanto

non

lascer,

come

vi

sia
il-

qualcosa

di stabilito

sopra

1'

Editto

di

darne a Vostra Signoria

lustrissima quella pi particolare notizia che potr.


Il

signor Duca di Pinay stato qua questa settimana due giorni;

e ieri, dopo aver ricevuto le lettere di Vostra Signoria Illustrissima,


se n' di
gli offizii

nuovo ritornalo a San Germano. Mi


con
il

ha detto aver

fatti

Re sopra
;

tutte quelle cose

che sapeva esser desi,

derate da Nostro Signore

e che

in generale

Sua Maest
sopra

gli

ha

mostralo ogni volont


;

di

dar sempre ogni conlento e satisfazione a


al Concilio
i
,
i

Sua Santit essendosi per scusata, quanto


lamenti
;

Par-

e nel resto,

dato

intenzione

che

Gesuiti

non saranno

rimossi (1), ed assicurato che l'esercizio cattolico sar rimesso in


Per editto del Parlamento dei 7 gennajo 1595 fu pronunziata l'espulma non sembra che tulli uscissero dal Regno. Le Istanze Roma e particolarmente del P. Cotton confessore del Re uomo sagace
(l)
,
;

sione del Gesuiti


di
,

e Intraprendente, contribuirono a farli richiamare nel 1603. Ebbero in allora il permesso di slabllirsi a Tolosa, Auch, Agen, Rhodez, Bordeaux, Perigueux, Aubenas, Bziers, Lione e Bigione, e particolarLlraoges, Tourns-le-Puy
,

mente
essi

la

Flche

e nel 1606 ottennero


il

di

ritornare In Parigi. Fin d'allora


istituzioni
il

governo cio, e r istruzione. Pochi anni avanti essi intesero di conciliare le nuove dottrine, e mcDoroDO gran romorc col libro dei Molina e qui, bisogna pur confessarlo,
:
:

Parlamento e 1' Upiversit , le due quali fecero sempre capo gli avversarli del Reverendi Padri
ebbero contrari!

alle

Ap. Voi.

II.

56

4i0
Bearne e per tutto
il

LETTERE
Regno
s'
;

e quanto

all'

Editto

si

contentava

perci Sua Maest che


Il

andasse riformando molle cose.


,

Omims

etc.

signor Duca di Pinay mi ha detto anco


;

che slimerebbe mollo

a proposito che

molti hanno avuto questo

qua fusse un Legato e sull' occasione dell' Editto, medesimo concetto allegandosi che per
,

non

esserci oggid a questa Corte Cardinali grandi


di

come
,

altre volle,

n altre persone

gran credito appresso

il

Ke, che possino aiutare


sia

e sostenere le cose degli ecclesiastici e dei cattolici

perci ne-

cessario una persona di grande autorit che rappresenti la Santit


di

Nostro Signore. Nondimeno


,

per simili propositi avuti col signor


Illustrissima

cardinale Gondi

Sua Signoria
che

mi ha detto
,

che non

sempre sono
occasione
Omissis
,

accetti o desiderati

qua

Legati
forsi

e che senza grande


ricevuti
volentieri.

tiene

non

sarebbono

etc.

Al medesimo

k Dicembre 1598

).

17. Omissis etc. Per le cose deir Editto,

ander forse scorrendo


,

pi tempo che non

si

crede.

And per questo conto


dei Deputati del

alcuni giorni

sono
di

San Germano uno

Clero
a'

con pensiero
si

toccare a Sua Maest tutti quei punti sopra

quali

domanda

riformazione. Io lo stavo
potessi dare a Vostra

aspettando

per

sentire quello di che io

Signoria
ritorno
,

Illustrissima
forse

qualche ragguaglio

ma non
che
ieri

si

ancora
dovette

di

per rispetto del battesimo signor


cardinale Gondi.

fare

per

mano

del

Omissis

etc.

Al medesimo
18. Omissis etc.
stabilite
,

16 Dicembre 1598
moderazioni

).

Quando

le

dell'Editto

saranno

io le

ne dar conto particolare. Intanto non

manca anco
s'ha
per

chi vorrebbe che

Nostro Signore facesse qualche gagliardo sforzo


totale

per impedire

la

pubblicazione di esso: sebbene


,

molto

difficile

V ottenerlo

poich

gii

eretici del

gi di sollevarsi se

non

si

mantiene loro,

Regno minacciano almeno in parte, quello

Gesuiti

si

volersi pronunciare sopra


teologi del cattolicismo
:

mostrarono pi savii degli altri e Roma pi savia ancora nel non una materia che divideva tra loro pi zelanti
; , i
i

Gesuiti e

Domenicani.

DELL' ABATE BANDINI


gli

441
ed
il

stato

promesso adesso, e concesso


sia
etc.

altre volle;

Re e
,

il

suo Consiglio tengono che questo

rimedio

necessario

che

non

sia

cosa nuova. Omissis

Risposta

deW Aldobrandini [Roma, 22 Dicembre


l'arrivo di

1598).

19.

Domenica, 20 del presente, fu


Ferrara
delli
;

Nostro Signore in Ro-

ma

di ritorno di

ed io

subito giunto, trovai tre lettere di

Vostra Signoria

31

di

Ottobre, e 7 e 21 del passato: del con,

tenuto delle quali diedi subilo conto a Sua Santit


satisfatta della diligenza

la

quale rest

sua in avvisare quel che passa in cotesla

corte

ed in particolare ha approvato quanto ella

ha oprato con

Ministri del

Re

nel negozio dell' Editto. Nel quale


,

mi ha ordinato

Sua Beatitudine
pubblicazione

di signiflcarle

che procuri per ogni strada possche dar a lutto


il

bile di rappresentar lo scandalo


,

mondo

la

sua
del

e vedere di farla soprasedere fino alla


;

venula

Nunzio che deve spedirsi


tali

che sar molto presto


,

e porter ordini

per questo negozio particolare


il

che

si

spera abbino ad essere

fruttuosi, per

zelo che dovr mostrare la Maesi Sua in cosa che


,

concerne

la

religione

giuntamente con

la

riputazione

della

sua

Corona e benefizio
procurare

del

Regno. Vostra Signoria ander rappresen-

tando queste considerazioni con l'efficacia che potr maggiore, per


,

come ho
etc.

detto

una

sospensione sino alla venuta del

Nunzio. Omissis

Al Cardinale Aldobrandini

25 Dicembre 1598).

20. Omissis etc.

Il

Segretario del signor Duca di Savoia, venuto


il

ullimamenle, ha supplicalo
far levare alcune

Re
di

in

nome

di

queirAltezza, a voler
Delfinalo
,

guarnigioni
a'

due o
,

tre luoghi del

che appartengono

feudatarii suoi
fallo

sebbene oggi posseduti da Sua


,

Maest

ed ha con essa

ofiTerta

che
le

le

piaccia di

mandare
,

quanto prima verso Sua Beatitudine per

cose del Marchesato


,

banda accomplilo a questo e tuttavia accennando che sarebbe sempre pronta a rimetter tal differenza in Sua Maest medesima. La quale, dopo aver dato amorevole risposta
essersi dalla sua

mostrando

a questi particolari

ha detto a questo Segretario


il

con

occasione

ch'egli rappresentava insieme

desiderio di Sua Altezza di venire

442

LETTERE
,

personalmente verso Sua Maest


gliasse questo

che non voleva che per ora pirisoluta di passarsene a


:

incomodo;
,

ma

ch'ella era

primavera a Lione

e che l V aspetterebbe volentieri

e forse ag1'

giunse (secondo che alcuni dicono), che non venendo,


a trovare in Piemonte,
li

anderebbe
da

che almeno viene detto e significato


;

Sua Maest ora pubblicamente con gli altri con dichiarazione di voler aver seco un esercito por eseguire ( secondo usa dire bisognando, la sentenza che da Nostro Signore sar data sopra ii
) ,

Marchesato: sforzandosi, insomma, per questi esimili proposili


fare apparire

di

un ardente
e

desiderio di riavere quasi in

qualunque
per far
le;

modo

il

detto Marchesato.
,

Su che
si

s'

sparsa qua gran fama di tale

disegno e preparazione

tiene che

Sua Maest

sia

vata di seimila Svizzeri e di diecimila fra Raistri e Lanzechinetti

e che con le genti del


di

ventimila soldati.

Regno potr aver facilmente un esercito Ma si in questo medesimo tempo proposto


Consiglio Regio
le fortezze
,

San Germano
,

nel

alla

presenza

di

molti di

questi Grandi
le

di

demolire

che sono nel cuor del Regno;


moti
insieme
il

quali introdottesi e aumentatesi con l'occasione delle guerre ci,

vili

pare che siano


:

instromenli a nuovi

per ogni

minimo
,

accidente che nasca


l'

ed ha Sua Maest

pubblicato

con
per

andata a Lione voler fare


alle

un

giro per tutto


;

suo Hegno

provedere

cose

pi necessarie

credendosi

che V intenzione
pi savii
viaggio

principale sia di far demolire con l'autorit della sua presenza le

suddette fortezze:

onde

si

fa

coniettura

per

che
per

il

primo motivo

dell'

armare

sia pi

per far
s'

questo

il

Regno

(eh'
il

pi tempo che Sua Maest


rispetto del

che per

Marchesato; sebbene
di

ha proposto nell'animo), che si giudica ancora


,

Sua Maest abbia caro


con
la
tal

poter dar segno in un medesimo tempo

modo
si

alla Santit di

Nostro Signore, che stima grandemente


,

recuperazione del Marchesato

e che per esso

non

gli

essendo

restituito,

potesse di nuovo interromper la quiete e la pace della


varii e grandi
i

Cristianit.
si

Sono

discorsi che

da

sei giorni

in

qua

fanno sopra questa materia; e tuttavia


effetto

non manca anco


,

chi creda

che r

abbia esser molto minore della fama


si

e che sia forse

per bastare che


di Sillery
il
,

sparga tal voce sulla venuta cost di


colore e riputazione al

Monsignor

per dar
;

suo negozio concernente

Marchesato

o che, se pure seguir qualche armamento, sia senza


piij

dubbio per provvedere

presto alle cose del

Regno con l'andata


:

in persona di Sua Maest, che per intraprender guerra di fuora

DELL*
animi de' Grandi e

ABATE BANDINI
,

443
stabiliti

poich per uscire dei Regno


gli

non

si

veggono abbastanza
i

di molti della nobilt,

quali pare che ogni

manco sodisfatti della pace, o per la poca parte che hanno nel governo, o per le poche remunerazioni o per il dubbio che Sua Maest voglia stabilire nella successione proprii figliuoli, o che molli hanno e si fingono per altri simili rispetti e pretesti
giorno siano
,
i

per

il

desiderio naturale che in questa nobilt, divisa per la religione

e per l'ambizione, s' visto

sempre
e che

di

cose nuove.

Le quali

es-

sendo forse previste e considerate da Sua Maest, sono potissima


causa del viaggio del Regno
,

si

pensa

alla

demolizione
il

di

molte fortezze

per troncare per questa via l'ardire e


;

potere di

molti dei Grandi e dei nobili

li

quali avendo le dette fortezze in

mano

possono

coli' accostarsi

o a un

Principe

del sangue o ad

altro personaggio, sotto qualsivoglia

pretesto, facilmente causare

nuovi tumulti in ogni minima occasione: parlandosi per sempre


di lasciare in

questo caso

nell' essere

che sono tutte

le

fortezze delle
,

frontiere

e parte ancora

di

certe pi

principali e vecchie

che

sono in alcuni luoghi nel cuor del Regno.

Sua Maest pensi


per tutte
generale
:

forse a voler

anco opinione che armata manu fare accettare l'Editto


,

le
il

citt e terre del

Regno, con l'occasione

della visita

che per par manco verisimile e necessario delle altre


allegano dell'armare; se gi non venisse per ci fatto

cause che

si

incidentemente.

quanto

al

detto

Editto

sono come
il

d*

accordo

questi ecclesiastici in quello

che

concerne

particolare interesse

della Chiesa e delle loro persone; vedendosi tuttavia segni evidenti,

che alla
Circa

fine sar pubblicato,


di

sebbene

si

differir facilmente

ancora

qualche spazio
le

tempo

la pubblicazione.

cose del Marchesato, in quello che giudico che con-

cerna r interesse del giudizio che ne spetta a

Nostro Signore,

io

vado pubblicando quanto posso


causa e avanti
d'operare, se

che Sua

Santit

provveder con
si

l'ottima sua mente a tutto, ed accennando che non


il

dovrebbe senza

tempo sospettare o

diffidare

e pi

m'

affaticherei

io sapessi

pi particolarmente quello che in


;

me pu
di

esser desiderato e convenga

ed ho fino avuto qualche pensiero


,

farne motto con

Sua Maest

come

feci

con Monsignor
fin

di Sillery

pochi d sono

ma

ci

ho qualche scrupolo

qui

che verrebbe
Il-

per levato da ogni mnimo ordine o'cenno


lustrissima. Intanto

di

Vostra Signoria

Sua Maest attende quanto pu a

rislrignere

444
le

LETTERE
le

spese e

provvisioni

soprasede
,

pagameull dei

debiti

(1^

ed ogni altra occasione

di

spendere

per mettere insieme qualche

somma

di

danari

il
,

che

fa

tanto pi credere eh' ella abbia quald'

che nuovo disegno

che quando non fusse


i

armarsi

potria fors^.

figliuoli ; i quali ama eccessivaanco essere di lasciare ricchi mente, avendo (per quanto si dice) concesso il governo del Mar-

chesato di Saluzzo

ali'

ultimo suo

figlio le
,

chiamato Alessandro
e

che
se

ultimamente e stato battezzalo con


fusse stato legittimo.

medesime solennit che


molto verisimile
,

Ma

soprattutto
,

vien

ci creduto da' pi intelligenti

che Sua Maest voglia con fare un

viaggio per

il

Regno con

esercito

almeno mediocre

farsi

riconosi

scere per tutto per padrone assoluto, e dar la legge,

come

dice

qua

ed
,

a'

governatori delle province


tanti Regoli.

ed a molti castellani e capi


etc.

di parte

che sono

Omissis

Al medesimo
21. Omissis aiis.

2 Gennajo 1599
di dire

).

Mi sovviene ora
volte

a Vostra Signoria Illu,

strissima

come

io

ho pi
1'

procurato con questi Ministri

che
si

non

si

pubblicasse

Editto finch per Monsignor di Sillery non


il

facesse intendere alla Santit di Nostro Signore

tutto; ed
tutti

ho ben

spesso ritrovato in loro inclinazione a ci


,

avendomi

mostrato

di desiderare che si dia per quanto le cose di qua lo permettono, sempre ogni maggiore soddisfazione a Sua Reatiludine. Ora con la venuta di Sua Maest in questa citt per approssimarsi la par, ,

lenza di Monsignor di Sillery, avevo avuto in animo di passar lo

Sua Maest medesima, con intenzione di tastare in medesimo tempo l'animo di Sua Maest circa le cose di Saluzzo un il che avendo io conferito con uno di questi Ministri principali, m' stato detto che sarebb(? superflua questa mia diligenza per le
stesso uffizio con
:

(1)

Da una

lettera del Bandini si conosce,


d'

che

le

sorpassavano per pi
assegnannenti
fatti dal

un

nailione V entrata del


,

Regno

spese per l'anno 1399 a cagione dei molti


,

re ai principali della Lega

ed anche
il

della

Riforraa.
:

Le

finanze dello stato ebbero migliore riordinamento sotto


; 1

Sully

le

con-

cussioni dei grandi furono represse


fino allora tutta cesi preposti al
la

debiti pagati

g' Italiani,

che avevano

direzione delle finanze, licenziati; amministratori frandel pubblico erario.


di

maneggio

Le Memorie

di Sally rivelano

tatto

il

sistema finanziario del regno

Enrico IV.

DELL' ABATE BANDINI


tempo; e mi
sialo

445

cose dell'Editto, poich gi determinata la pubblicazione di esso

ed

il

messo
uffizii

in considerazione,

che forse non


Vostra

mi

si

convenga fare simili

senza espresso ordine di

Signoria Illustrissima; e qualcheduno mi ha accennato,


fussi facilmenle servizio di
dell' Editto si differisse sin

che non

Sua Beatitudine che dopo T arrivo cost


,

la

pubblicazione

Monsignor

di

Sillery

perch essendo

la

cosa stabilita con ogni maggior risolu-

zione
faccia

possa esser meglio che segua avanli

che

Sua Santit ne
altre notizie vo

maggior risentimento. Onde da questo e da


,

conietturando
blicalo

che l'Edilio sar accettato dal Parlamento e pubdi Sillery

mentre Monsignor

sar per strada

forse sul

proprio suo arrivo; trovandosi ora minor difficolt nelle


del

persone

Parlamento a riceverlo
che concerneva
il

per esser

stali consolati gli ecclesiastici

di quello

il

loro particolare interesse e della Chiesa,


:

Re ogni giorno pi risoluto circa questo fatto parendo insomma a Sua Maest e al suo Consiglio che non si possa mantenere la quiete nel Regno senza dar questa salisfazioue
e per parlare
, ,

agli Ugonotti

ai quali

non
si

si

concede per questo Editto pi libert

o esenzioni

di

quello che

sia

permesso loro

nell'

anno 77.
fin

Io

posso malamente dare notizia a Vostra Signoria Illustrissima delle


riformazioni falle a inslanza degli ecclesiastici
se r abbia
,

non sapendo
Omissis

qui
:

mai avuto

il

detto Editto
le

o se io devo mandargliene
lettere.
etc.

per stavo volentieri aspettando

sue prime

Al medesimo (11 Gennajo 1599).


22. Omissis etc. Questi del
tutti

Parlamento fanno
pubblicar
l'

in

quest' ultimo

difficolt di

accettare

Editto

nonostante

che

Sua Maest abbia


cipali
sia

a questi giorni parlato ad alcuni di loro pi prindi

con qualche asprezza, e con molta risoluzione


;

voler che

pubblicalo

mostrando

lor tuttavia,

che

sia necessario

dar questa
;

satisfazione agli Ugonotti per aver la quiete nel


doli rinfaccialo,
a'

Regno

ed aven-

che a essa tocca nel tempo della guerra a correre


sua
:

pericoli e metter la vita

in risico

e a loro

a starsene

in
le

ogni

modo
il

nelle case proprie

con tutto questo paiono ancora


il

cose in qualche dubbio.


ostinato,

Ma quando pure
in

Parlamento volesse stare


,

Re con V andare
non essendo
;

persona*nel Parlamento

otterrebbe

intento

solilo di resistere alla volont dei


si

Re quando
gli

SODO presemi

ma non

tengono anco pertanto

validi

editti

446

LETTERE
,

che sono pubblicati in questa forma non durante la vita di quel Re. Ha
materia alterato

n pare che abbino forza se


lunga discussione di questa
tutta
la di

la

non poco

gli

animi

Francia

perch

ha dato occasione ai cattolici di molte mormorazioni, ed agli ereliei

di dolersi e di
la

minacciare sollevazione, se non


per
si

nuta Omissis

promessa
etc.

tira a

mira

di finirla

gli era mantequanto prima.


,

Monsignor

di

Sillery va facendo le visite


,

e dice ora

di voler partire fra

10 o 12 giorni
la

e fare

il

viaggio di Loreno e di

Alemagna. Veramente sento che


Febbraio

sua spedizione in buon termivorr di qua prima

ne: nondimeno crederei che potesse pi presto partir del mese di


,

massimamente che ho opinione che

si

veder l'esito della pubblicazione dell'Editto. Egli viene con molta


volont e speranza di dar satisfazione a Nostro Signore
,

a Vostra
di Bel-

Signoria Illustrissima
livre

e a tutta la Corte

e da

Monsignor

m' e stalo ultimamente detto, che


avendo per

il

suo viaggio fondato


di

principalmente sul desiderio che ha Sua Maest

confermar T unione
de' suoi

con cotesta Santa Sode


pi principali
,

scelto
,

uno

Ministri
egli pro-

e nel quale confida tanto

che quello eh'


si

mettesse cost o ne desse anco speranza


certo.

potria tener per molto


,

Ed insomma
i

per un discorso che mi ha fatto

vedo che

si

slima pi che mai

di

qua

la

grazia e l'amore di
del
d

Sua

Santit, poich

premono mollo
forse
la

due negozii
ogni
la

Marchesato e della dispensa: e


pi qua,
eh' necessaria al
;

anco s'accorgono
intelligenza

Re
del

buona

con

Sede Apostolica
acquisto

il

nome
i

della quale
cattolici

ha, por la pace,

fatto tanto

appresso

tutti

Regno, che

Re non potrebbe forse tener lungamente a sua divozione questi popoli se non vi concorressino 1' autorit e il riil
,

spetto della Sede Apostolica. Omissis aliis.

Al medesimo
23. Omissis aliis.

17 Gennajo 1599

).

slato a questi

giorni

dal

signor Duca

di

Loreno spedito un corriere a Sua Maest, per farli intendere come un cappuccino fuggitosi d'un Convento, ovvero statone scaccialo, era partito di quel paese per venir a tentar conlra la vita di Sua
Maest
(1).

E perch

in

questo

medesimo tempo per

la

cosa

(1)

Da
,

ogni parte arrivavano al


si

Francia

e del tentativi che

Re gli avvisi della venuta di emissarii in facevano per ammazzarlo. Anche r officioso

DELL'
ileir Edilio si
i^li

ABATE BANDINI
gli

447
Ira
i

sono alquanto esacerbali


e avutosi timori di
,

animi

Cattolici

Ugonolli

qualche
altri
,
,

rumore
ha

sollevamento

in questa Citt

o degli uni

o degli

Sua

Maest

fatto

rinforzar

le

guardie della sua persona

ed usare pi diligente invele

stigazione del solilo verso quelli che se

accostavano
,

nondimeno
le divo-

non ha

lascialo nel resto

d'andar per tulio andare a

avendo dopo
,

zioni delle feste usato al solilo d'

caccia

nonostante

gli

estremi freddi e

cattivi

lempi

e di trattenersi col giuoco della palla;


a'

ed ha per tuttavia, da che qua, atteso


dinario.

ncgozii

pi

dell'or-

Omissis

aliis.
,

Padri Gesuiti di Bordeos hanno mandato al He


di giustificazione
,

una supplica
che
ritta
gli

in

forma

sopra tutte
in

le

calunnie
indi-

sono stale date da un certo tempo

qua

l'

hanno

Monsignor
quale

di

Kosny

(1)

nonostante che sia Ugonotto, ch'

oggi capo

delle Finanze, e in
si

mollo credito presso

Sua

Maest

con

la

crede ch'egli faccia per loro buoni


si

officii, se

pure

verisimile; ed opinione che l'animo del Re

vadi mitigando:

ed io presento, che Monsignor

di

Sillery porti cost

un passaporto
di

per qualche persona che piacesse a Nostro Signore

mandar

in

qua per

trattar la remissione di quelli che ne


cerio.

fumo
,

scacciali;

per

non l'ho per avviso


cosa assai lunga

La

suddetta giustificazione, ancorch' io

rabbia vista, non l'ho potuta avere per mandarla


;

essendo anche

ma mando
di

bene

la copia della lettera

che
di

il

Padre
:

Alessandro Giorgio
il

Bordeos ha scritto a Monsignor


,

Hosny
,

ed

Monsignor
di

di

San Martino
di

che viene nominato dentro

della
si-

casa

Kandan,

fratello dell'Arcivescovo di

Cleremonle

nolo al

gnor Cardinale
aliis.
11

Firenze

che maneggia questo negozio. Omissis


pubblicazione dell'Editto:
,

Parlamento tuttavia sospeso circa

la

alla

esaminazionc del quale attende ora gagliardamente


al

si

sa
in

Ferdinando de' Medici scriveva


Francia Don Rodrigo
di

Villeroy

che

gli

Spagnuoli

spedivano

Muro aragonese,
di

esperto nell'armi e
di

uomo

facinoroso,

per ammazzare Enrico IV; e aggiungeva


nnpolelano, pratico della corte
tera
,

saperlo da un frate francescano


di cui

Spagna.

Il

cappuccino
,

parla questa let-

fu giustiziato In Parigi nel seguente Aprile


,

insieme ad un frale domeParigi per

nicano
slesso

denunzialo dal suddetto come venuto a


I

commettere

Io

regicidio.

registri del

Parlamento constatavano
la

negli ultimi anni del

regno, otto
(1)
il

attentali

contro
di

vita del Re.


di

Massimiliano
di

Rthune. Marchese

Rosny

pi conosciuto sotto

nome

Duca

di Sully.
II.

Ap. Voi.

448
i,'iuclicare fin

LETTERE
qui a quello sia per risolversi; sebbene per l'ordinario

sogliono r autorit de'


sis aliis.

Re superare

alla fine queste difficult.

Omis-

Risposta del Cardinale Aldobr andini [Roma, 28 Gennajo 1599).

24.

Mi trovo cinque
,

lettere di Vostra Signoria

Novembre

1'

altre delli

5
,

12 e

16

di

cato di quella delli

12

che

ricevei

una delli 28 di Dicembre con il dupliprima dell' originale. Nella


; ,

maggior parte

di

quelle lettere Vostra Signoria tocca


dell' Editto
:

il

particolare
,

della pubblicazione

sopra

di
si

che posso dirle


sia

eh'

piaciuto a Nostro Signore d' intender che


blicarlo, e

soprasedulo
,

il

pubsia

che

il

negozio

si

sia

messo

in

trattalo; anzi

che

si

gi limitalo e ristretto in molti capi.


le

Ma Sua

Santit

che prevede

male conseguenze che nasceranno da questa pubblicazione, andi

corch r Editto fusse ridotto alla conformit


blic nel 77, vuole che
afifatto la
si

quello che

si

pub-

faccia ogni gagliarda inslanza per

rimover

resoluzione del
,

pubblicarlo
loro
,

la

quale

avendo per suo


e la salisfa-

principal fine

come dicono

la quiete del
si

Regno

zione degli eretici, non possibile che

possano conseguire n l'uno

n l'altro; perch questi non


se
li

si

quieteranno per molte carezze che

faccino

l'

altra

non

la

conceder Dio benedetto con questo

mezzo,
Divina.

col quale ne viene offesa cos

gravemente
potr, in

la

Maest Sua
di lar-

Vostra

Signoria

nell'occasione
i

conformit

questo, parlar liberamente con

Ministri del
etc.

Re, e stendersi

gamente ed efficacemente. Omissis

Al Cardinale Aldobrandini
25. Omissis aliis. Io

29 Gennajo 1599

).

gnor

Arcivescovo
il

di

ho a questi giorni fatto offizio con MonsiRoano, destinato a celebrare il preteso ma-

trimonio tra
sene,

Principe di Loreno e

Madama

che volesse astenerper


ca-

come da

alto eh' illecito per l'eresia di lei, ed invalido


,

difetto della dispensa

ed

il

quale

egli
,

non poteva forse fare senza


ai

pericolo d' incorrere in scomunica

per essere contro


la

sacri
di

noni

contro

il

Concilio

di

Trento e contro
di

mente

Nostro

Signore. Mostr questo signore

notare tutto quello che io pi

distesamente

gli

dissi, e di

pigliarlo in

buona parte; e mi rispose,


fare

sentire con grandissimo dispiacere che a lui toccasse avere a

DELL'ABATE BANDINI
azione
lo
la

449

quale vedeva bene che contenterebbe pochi, e che forse


la

metterebbe appresso Sua Santit e tutta

Cristianit

in

mala

riputazione; e clie aveva perci procurato di liberarsene, con rap-

presentare a Sua Maest tutte queste considerazioni


ostante
gli

la

quale non-

aveva parlalo con tanta autorit e risoluzione in questo

fatto, che

non aveva

alla fine potuto negargliene; e


egli

che molti ecsua fortuna di-

clesiastici gli

avevano detto,

potersene malamente scusare, per


Allega, che
la

essere fratello del Re e di

Madama.
,

pende talmente da Sua Maest

e aver tanto bisogno presentemente

del suo soccorso per vivere, che

non pu
in

fare

tutto

quello

che
in-

vorrebbe: che, quanto a lui, va


tenzione, parendoli che con tale

questo negozio con buona


la

matrimonio, per
,

partenza di

Madama,
che
egli

Parigi

si

liberi dalle

prediche ugonotte

e per la speranza
feci

ha quasi certa della sua conversione, lo

sopra

tulle

queste cose quelle repliche che mi pareva convenirsi; accennandoli


pi volte, che
della Chiesa

come Arcivescovo doveva


regii
;

fare pi stima degli ordini

che de' comandamenti


tale instanzia,
si

e che contradicendo

arsi

ditamente a

metterebbe una corona in testa, e

gratificherebbe grandemente Sua Beatitudine.

Con

tutto questo,
,

come
in

avendo gi promesso l'opera sua


questo signore gran dolore
zelo nelle cose della Chiesa
di
;

al

Re

in questo atto

non ne seppi

cavar altro: se non che potrei affermare con verit, che trovo
asserendo ch' stato vinto
di

questo fatto, e mostra nel resto molto


dall' autorit

del

Re,

al

quale ora domanda comodo


in

danari da poter fare la

sua entrata solenne


vero per
le

Roano come Arcivescovo, essendo molto po,

sue qualit

e non avendo quasi altra entrata che quella

dell'Arcivescovato, che non ascende forse ai seimila scudi. Intanto,

quasi tutta
giorni
:

la

Corte s' ridotta

S.

sebbene ancora alcuni signori


,

Germano in questi ultimi e dame hanno mostrato


che non man-

temer tanto della scomunica


che fussero presenti
al

la

quale s' divulgato incorrere quelli


,

suddetto atto matrimoniale

cheranno

di quelli

che se ne asterranno per questo rispetto. Posdo,

mani

eh*

Domenica

si

far la solennit

che dal suddetto Arci-

vescovo, con la forma e cerimonie consuete della Chiesa


sar fatta alla porta della chiesa
,

Romana,
Mafarsi in

stando

il

Principe dentro e

dama
in

di fuora

sebbene alcuni dicono che


a

sia forse

anco per

camera, ancorch
alcun

me

l'Arcivescovo ha detto, che non lo farebbe


in chiesa.

modo

se

non

spese saranno di poco

E quanto al resto, le feste e le momento, essendo Sua Maest alienissima

450

LETTERE
Sulia fine di Maggio o al principio di Giugno, Sua Maest sar in Lione e che l sia per aspettare da Monsignor di Sillcry di quello che possa sperare delle
aliis.
( )
, ,

dallo spendere; e in Ire o quattro giorni saranno dcltutto spedite

queste nozze.

Omissis
si

tiene che

avvisi

cose del Marchesato; poich

il

capitare in quella citt pare tuttavia


:

che
da

sia

principalmente per dare riputazione alla causa


il

d'

onde

sia

poi per seguitare


tutti
i

viaggio del

Regno

per fare ricevere

l'Editto

Parlamenti con l'autorit della sua presenza, giudicata


1'

ogni d pi necessaria per

effetto di esso.

Non

si

vede per alcun


di

preparativo d*armi; e sebbene


bisbiglio di levata
di Svizzeri
,
,

seguita

tuttavia

qualche poco

nondimeno cosa

tale

non potrebb'esmolto

sere cos occulta

se gi

non fossero solamente


in

dati gli ordini

segretamente

e viene
tal

anco
,

considerazione

che quando pure Sua


di

Maest avessi
esecuzione
spesa.
;

animo

non sarebbe ancor tempo

metterlo in

poich una levala cos anticipata farebbe correre troppa


sia

Ma

n anco pare a molli verisimile, ch'ella


;

per voler
soliti a

levare gente forestiera


nersi in piede

poich con

cinque reggimenti
,

te-

tempo di pace e con le compagnie d' uomini d'arme sparse per il Regno, Sua Maest pu sempre avere,
anco
in
,

dalla sera alla mattina

cinque o seimila
;

fanti

e da mille cavalli,
sufficiente

senza

il

concorso

della nobilt

numero che par


: , ,

per

condur seco nel viaggio del Regno poich quanto alle minacele non si sente altro n pare alla fine impresa verso il Marchesato verisimile, quando si considera che Sua Maest se n' rimessa li,

beramente

al giudizio di

Nostro Signore

se

non
:

in

caso
s'

che

il

signor Duca non volessi obbedire alla sentenza

sebbene

ha forse

anco caro
di

di

mettere
nell'

in

dubbio quello che in ogni evento potesse


ancora
quei

qua cascar
Omissis
il

animo.

in

aliis.

L'Editto
l'

medesimi

termini,
,

perch

Parlamento

attende

a ventilare

articolo

per articolo
si

de' quali

ne reproba spesso qualcheduno: e nondimeno non


la

sa

ancora se sar accettato senza

presenza del Re
i

poich
e

questa

accettazione passa per le voci di tutti


e
il

Presidenti

Consiglieri

maggior numero vince. Ma Sua Maest se lo promette per ed ho inteso di buon luogo che se ella non 1' avesse gi promesso agli Ugonotti nel tempo ch'egli era nell'assedio d'Amiens, non si curerebbe ora tanto di gratificarli, vedendo dall'altra banda il disgusto che ne d a' Cattolici. Io non posso dar
cosa certa
;

DELL'

ABATE BANDINI
,

451

particolare notizia a Vostra Signoria Illustrissima delle riformazioni

che

si

son fatte a instanzia degli ecclesiastici

e che

si

fanno ora

per rautorit del Parlamento; poich bisognerebbe discorrere sopra molli articoli e che T Editto nella maniera che fu fatto da prin, ,

cipio, fusse nelle sue


bilita
,

mani:

ma quando
,

la

cosa sar del tutto stail

vedr

di

supplire al meglio che potr. Basta che per ora

Parlamento
sine essere

tiri

principalmente a mira
alli

che

gli

Ugonotti non
,

pos-

ammessi

carichi e dignit del


1*

Regno

che

luoghi
di

che

si

concederanno per
Omissis

esercizio della loro setta

non siano

citt episcopali.

aliis.

Al medesimo
26. Omissis aliis.

3 Febbrajo 1599

).

comanda d'operare
Nunzio
:

che

Vedo quanto Vostra Signoria Illustrissima mi 1' Editto si differisca Ano alla venuta d'un

il

che essendo gi conforme a quello che per

me

stesso

avevo procurato con questi Ministri, e desiderato tentare con Sua

Maest propria
avanti
,

come
si

le scrissi

dubito

essendo ora
alcuna.

le

cose tanto
,

che non

potr pi effettuare cosa

penser a tutte

le vie possibili

per eseguire,

Nondimeno secondo che il tempo


quali

pu permettere, l'ordine
L'Editto e ancora fra
attendono a censurarlo
,

di
le

Vostra Signoria Illustrissima.

mani

di

questi del Parlamento,

per dar poi conto e informazione

al

Re

di
:

quello che parr loro pi conveniente di levare o di non risolvere

nondimeno
in scritto,

con alcune forme


le

di iussioni

che sono ordini del Re


potest

con
,

quali Sua Maest usa la


il

assoluta

la

mano

regia

si

crede che alla fine

Parlamento

sia

per accettare

l'Editto, contentandosi per scarico suo d'aver fatto certe diligenze


e resistenze.
Io
nistri
,

ho sempre cercato
di

in

tutti

propositi avuti con questi Mi-

rappresentare quello che ora Vostra Signoria Illustrissima


dello scandalo e delle
altre

mi accenna,

conseguenze;

ma mi

stato significato,

anco da pochi

d in
,

qua, che dopo questo Editto

Sua Maest far dimostrazioni tali che apparir al mondo ch'egli non ama gli Ugonotti; e che quello che concede loro adesso per r Editto gli mera necessit per averlo promesso pi volte nel tempo ch'era occupato nelle guerre, ^e perch cos comporta lo
,

stalo

presente del Regno

per

il

mantenimento

della pace.

Omis-

sis aliis.

, , ,

452

LETTERE
Al medesimo
(

9 Febbrajo 1599

).

27.

Con r ultima mia


io considerato
,

dei

Signoria Illustrissima la ricevula

3 del corrente ho avvisalo a Vostra della sua dei 22 Dicembre ed


;

avendo
essa
la

poi

particolarmente

l'ordine

che

ella

per

mi d
a

mi sono

risoluto a

dimandare un' audienza


,

del

Re

quale ho ottenuto ora facilmente

vi

fui

l'

altro giorno. Dissi


l'af-

prima

Sua Maest, che sapevo essere superfluo ricordargli


alla

fezione che la Santit di Nostro Signore portava

Maest Sua
che avevo

e al suo

Regno, e
per

il

desiderio ch'ella aveva d'ogni suo felice suc-

cesso

e che
di

eseguirei

semplicemente

l'

ordine
di

ch'era
lo

metterle in considerazione, a
la

nome
i

Sua Reatitudine,
il

scandalo che

pubblicazione
da

dell'Editto

darebbe a tutto
emoli
si

mondo; soggiungendo, come

me, che

suoi

varreb-

bono di quest'occasione: e Analmente pregai, al medesimo nome, che piacesse almeno a Sua Maest di dare ancora tempo perch
,

Sua Reatitudine era per mandare presto un Nunzio


li

per

il

quale
;

farebbe

intendere pi particolarmente

sopra ci
all'

l'

animo suo
del

il

quale

siccome non tendeva ad altro che


cattolica
,

esaltazione

della

religione

ed

insieme

al beneflzio
l'

e quiete

Regno
,

cos sperava

che

la

Maest Sua
Il

intenderebbe con piacere

e che
,

ne farebbe capitale.

Re appena mi
,

lasci dire tutto questo


:

che

con piacevolezza mi rispose

e con segno di riso


,

che tanto pi

voleva sollecitare la Bue di questo negozio

perch non voleva dar


,

tempo
per
il

Sua

Santit di farne

maggior rumore

sapendo che
;

ella

suo carico non poteva se non contradirlo


fatto
,

ma

che

come

fusse

sperava

poich la necessit lo conduceva a questo


di

che piacerebbe poi a Sua Santit


sto
si messe la mente molte ragioni
,

chiudere
,

gli occhi.

su quedistinta-

mano

aperta

al viso

ed entr a dirmi
a

che lo

movevano

questa

pubblicazione

dell'Editto: e fra l'altre, ch'egli

non faceva cosa nuova e che non

avessero
e che
il

fatto gli altri suoi

predecessori: che l'aveva gi promesso,


,

mantener

la

parola
fin

s
,

come aveva
gli

osservato a quelli
il

della lega e ad ogni altro


alla

qui

aveva fatto ridurre


alti
si

Regno

sua ubbidienza

che senza dare questa satisfazione


guerra con loro
, ;

Ugonotti

al certo

averebbe

la

e che con loro

redurreb-

bono anco molti Cattolici che bastava che una parte cominciasse

per essere cos composto questo Regno,


:

che Sua Santit aveva

DELL'ABATE BANDINI
desiderare

453
questa

che

egli

fusse in pace,

perch

in

maniera

lo

potrebbe servire

in

molte occasioni, e massime in quella d'Unal

gheria, siccome diceva aver detto gi


renze; e

signor Cardinale

di Fi-

che

essendo

primogenito

della

Chiesa,

si

prometteva

sempre da Sua Santit ogni considerazione


cai a queste cose di

e gratitudine, lo repli-

mano
la

in

mano

quello che pi
la

mi sovveniva

e dissi anch'io

un poco sorridendo: che


parola in
pregiudizio
fin di al

Maest Sua non era

obbligata a mantenere

quelle cose
fallo

che apportavano
religione
cat-

scandalo, e che erano


tolica
:

della

che

ella

avendo avuto

qui

tanta testimonianza del pa-

terno
gli in

amore

di

questo satisfazione

Sua Beatitudine, poteva ora in contraccambio daralmeno con dar tempo che Monsignor
,

di Sillery fusse in

Roma prima che

l'Editto

si

pubblicasse, acci

egli potesse
la

darne pi particolare notizia a Sua Beatitudine; verso


che
tal

quale

mostrarebbe
:

Maest rispondeva
fare in ogni

almeno questo rispetto. Ma a questo Sua non era bene poich' era necessitato a
,

modo
il

pubblicazione
;

sapendo
ancora
la

che
i

sua
rispetti

Santit
giudi-

sempre pi contradirebbe
cava

che per per


soggiunsi

tutti
,

meglio

prevenire. Io

che

veramente

molti tenevano che Sua Maest


sto, anzi, che l'era in pi

non avrebbe

guerra per quefatto simili

sicuro stato, pi obbedito e temuto,


altri

che

non erano
il

forse stati

Re quando avevano

editti:

che

la

Maest Sua negava, e diceva non

meno con

cen-

ni che

con parole, che bisognava far cos, per stabilire la pace


;

nel
lica

Regno

e che

con

la

pace

si

riducevano
,

alla religione cattola

senza comparazione

pi Ugonotti

che con

guerra
1'

sicco-

me
lega
tro
sta

diceva essersi visto a tempo del


:

Re morto
la

avanti

armi

della
al-

ed

insomma concludeva
stabilil,

che con
gli

pace pi che con


Io
,

si

estirpavano e annichilavano
e

Ugonotti.

vedendo quela

reiterata

che avevo saputo da' Ministri essere


,

cosa troppo avanti e risoluta

dissi

Sua Maest, che


ella

farei fedel
;

rapporto a Sua Beatitudine

di

quanto

m' aveva detto


:

il

che per

come
quello

quasi

pregandomi
tocco delle

mi ricerc a
in

fare
,

ma
io

aggiunsi

aveva

cose d' Ungheria

che

credevo bene

che

la

Maest Sua non potesse


Signore
,

cosa alcuna gratificarsi tanto


a(iuto
i\
,

Nostro

quanto
il

in

dargli

e soccorso

per qualche

spedizione

contro
di

Turco. Al che

rispose, che

non

biso-

gnava parlare

semplice spedizione

ma

che bisognava entrare

454
caldamente
tit

LETTERE
in

un negozio
furono

tale, e far
le

da vero; e che se Saa Sanparole) farlo


Io
replicai
,

voleva (queste
,

precise

suo

luogote-

nente
st

vedrebbe quello che farebbe


si

(1).

che la Mae-

Sua non

poteva
di lei

alcerto
,

riosa n pi

degna
i

impiegare in impresa pi glon pi conforme a quello che avevano


;

usato tante volte

suoi antecessori

e che io potevo

ben credere
ar-

che,

per

l'esperienza e valore suo e della sua nobilt nelle

mi

riuscirebbe

con
il

l'

aiuto suo

facile

quello che senz' esso era

quasi impossibile:

che Sua Maest approvava con cenni, e disse


s

che
alla

per Sua Santit

contentasse che egli provvedesse adesso


in

pace del suo Regno. Fece

questo discorso, che dur quasi

(1) Sembra che gi da parecchi anni Enrico IV volgesse nella mente un nuovo ordinamento politico d'Europa; come si ricava dalle sue lettere dal 1581 all' 87 pubblicate dal signor di Xivrey. Difatti, egli slese pi tardi di sua mano un progetto di Repubblica Cristiana , composta di quindici stati; undici principati e quattro repubbliche. Teneva il primato morale di questa Repubblica, il papa. Enrico IV era convinto che il Catlo,

licismo

la

societ
si

societ antica

e forte degli elementi

d'

incivilimento

e
di

d'

azione che

racchiudono nella sua stessa costituzione. Enrico divideva


,

il Ducato di Savoja col Milanese eretto in Regno Lombardia dal papa in favore della casa di Savoja la Repubblica Veneziana che riuniva anche la Sicilia, in omaggio del papa; lo Sialo della Chiesa alla quale concedeva il regno di Napoli e nel centro egli creava una Lucca Mantova , Repubblica Italiana formata della Toscana di Genova Parma, Modena e altri minori stali. I principati nel resto d'Europa erano: Francia, Germania, Spagna, Inghilterra, Ungheria, Boemia, Polonia, Danimarca e Svezia; e due repubbliche, quella degli Svizzeri e l'altra delle Provincie Unite de' Paesi-Bassi. Le due repubbliche Italiana e Veneziana^ e quelle degli Svizzeri e Provincie Unite , democraerano aristocratiche tiche. E lutto questo a danno dell'Austria, ch'egli meditava costringere con la forza. Enrico faceva una guerra sistematica contro la casa d'Austria , contro la monarchia universale di Carlo Vedi Filippo II. I progetti possono

l'Italia in quattro slati:


,

essere ragionevoli,

risultati
si

che

sperano

utili
il

e gloriosi;
diritto

ma

l'esecuzione
in

diviene

difficile
il

quando

tratta

di

cangiare

pubblico europeo

vigore, senza

concorso dei

principali dominatori. Enrico

IV aveva

con>-

preso che il suo progetto richiedeva l'impiego di forze straordinarie, e l'appoggio e l'alleanza dei maggiori principi d'Europa; ed era sempre preoccupato del suo piano e lo andava preparando, quando all'improvviso fu

spento da Ravaillac. Enrico, sebben francese, voleva in Italia stali italiani; primo il papato: e la parit dell'Italia con le altre nazioni. In principio
del presente secolo altri francesi vollero riformare
l'

Italia;

ma

crearono

siali

francesi, o quasi francesi.

DELL'ABATE BANDINl
, i

455

mezz'ora, qualche digressione; diccodomi, a proposito del converche bisognava che anco Vetirsi gli Ugonotti nel tempo di pace
scovi facessero pi
il

debito loro che non fanno


di dire
,

e che predicassero.

Al che mi sovvenne subito

che almeno per V avvenire Sua


ai

Maest poteva a questo provvedere con nominare


derava

vescovati per-

sone che avessero quelle qualit eh' ella medesima diceva e desi;

e che in questo darebbe grandissima consolazione a Nostro

Signore. Sopra che

Omissis
air udienza

aliis.

del
il

mi rispose affermativamente, che lo voleva fare. Furono consecutivamente nel medesimo giorno Re prima l' Ambasciatore di Scozia che un
,
, ;

Vescovo

poi

signore Ambasciatore di Venezia

e in ultimo io

e Sua Maest stava passeggiando in una galleria nova non ancora


Anita
,

contigua alla camera dove poco


aliis.

fa

aveva desinato.

Omissis

Parlando

io

dopo

1'

audienza

con Monsignor
disse

di

Bellivre di quanto avevo

passato col

Re

mi

che

quanto
parte

a lui

credeva che Sua Santit farebbe


desiderava
;

di

questo Re gran
di

di quello

affermando che l'intenzione

Sua Maest
Villeroy su

non pu esser migliore, n maggiore T inclinazione verso Sua Beatitudine.

Essendo poi questa mattina con Monsignor


dell'

di

questo medesimo proposito


ralo

Editto

dell'ottima intenzione del


alti

Re;
li

mi ha largamente assicudicendo che se Sua Maest


,

avesse inclinazione
fare con la sola

Ugonotti o
,

volesse favorire
:

lo

potrebbe

autorit
si

senza

editti

per

che
il

sia

necessario

che Nostro Signore

Odi della mente del

Re

quale come aveva

provvisto alla sicurt del vivere degli Ugonotti con l'Editto, e le-

vato loro

sentir poi altre cose; anzi,

una certa giusta occasione di sollevarsi non gli acconquando non si contenessero per l'av,

venire ne' loro termini,

ella

piglierebbe l'armi
,

contro

di

essi;

che allora facendolo con pi ragione


effetto.

ne potrebbe sperare maggior

Omissis

aliis.

Al medesimo
28. Omissis aliis.

2 Marzo 1599

).

L'Editto fu finalmente pubblicato in Parla,

mento alli 25 del passato secondo giorno di quaresima, dopo che il Re ebbe parlato due volte a quelli del Parlamento sopra le difficolt

che facevano

la

prima

in collera
,

la

seconda con dolcezegli


gli

za

avendo mostrato sempre loro


p. Voi.
II.

che sapendo

affari

del

US

456
,

LETTERE
lui di

Regno meglio di essi si dovevano rimettere in pu essere pi espediente pel benefizio e quiete
tali

quello che
;

di esso

usato

e cosi efficaci parole per assicurarli che vuole


cattolica e morire in essa
;
,

sempre man-

tenere la religione
restati

che loro ne sono

molto consolati

pigliando occasione da

un

ritratto

di

Nostro Signore, che aveva nella camera, donatoli gi dal signore


l il mio Santo Padre; egli sa le mi ama grandemente ed io sono il suo favorito. L'Editto escir presto in stampa: e perch ho sempre presupposto quando anco io gliene che Vostra Signoria Illustrissima 1' avessi abbi a mandare bene che io aspetti che .sia ricorretto ancor-

Cardinal

Legato, disse: Ecco

intenzioni

mie

ch dopo alcune mutazioni


faceva instanzia che

fatte a

instanza
il

del Clero,

non

si

sia

forse variato altro; poich quello che


si

Parlamento per se stesso


in

moderasse
,

stato solamente promesso

voce dal Re.


del

Il

quale ha voluto
in simil
fin

secondo che us anco nell'Editto


,

77

il

Re morto
;

caso

che

loro
in

si

contentino
:

della

sua parola

che pare
si

qui che

consista

tre capi
dell'
i

il
,

primo
ri-

che avanti che

eseguisca

cosa alcuna

Editto

sar

messo r esercizio della religione cattolica in tutti luoghi di Franche quantunque l'Editto parli generalmente che ogni cia secondo
; ,

Ugonotto

patr essere riceuto ne' carichi e dignit

Sua Maest
ugonotti

promette che non saranno ammessi se non


per Parlamento, e questi
divisi

sei Consiglieri

per

le

Camere;

e terzo, che detti

Ugonotti non saranno ammessi in certi carichi pi principali,

come
Ora

de' primi Presidenti, Procuratori generali e Luogotenenti generali;


i

quali

offizii

dependono totalmente da una persona

sola

(1).

(1)

L'Editto porta
e

la

data dell'Aprile 1598. Qui


;

si

ricevuto

pubblicato dal Parlamento

nel

quale

fu registrato

deve Intendere che fu il 2 Feb-

Camera dei Conti, il 31 Marzo, e nella Cour des Aides, il 30 Agosto detto di Nantes perch fu segnato dal Re in quella citt, durante un viaggio ch'egli fece in Brettagna. L'Editto conteneva due parti una pubblica, e l'altra secreta: la prima era composta di 92 articoli. Col primo arbrajo 1599; nella
: ;

ticolo era

accordata amnistia generale e senza eccezioni


;

col 6. libert di

coscienza
onori e

col 9. esercizio del culto riformato in tutti


;

luoghi dove esisteva

pubblicamente dal 92 in qua


offici

erano abilitati a tutti gli una Camera mista , composta di dieci Consiglieri cattolici e sei riformati, nel Parlamento di Parigi. Gli articoli secreti erano 56, e furono comunicati soltanto ai capi degli Ugonotti ; pei quali
col 27." gli Ugonotti

del

Regno

col 30. si creava

DELL' ABATE BANDINI


che
la

457
pi
;

cosa fatta

non se ne mormora quasi


,

ma
si

si

sta

vedere che effetto partorir


difficolt

e se
si

ci

nasceranno
;

de' fastidi

delle

neir esecuzione

come

crede

e che strada

piglier

per farlo passare negli

altri

Parlamenti.

Omissis

aliis.

11

Re

stato a questi giorni in

gran collera con

l'Arcivescovo di Torsi,

per aver
si

nella

sua

diocesi, eh' molto

grande

mandato bando che


il

facessero pubbliche processioni per

pregare

Signore Dio che


(

rimovessi Sua Maest dalla delibera)

zione d'un Editto

rendo
contro
tri, la

al di

Re

che questo

come diceva sia un

tanto cattivo sollevare


i

e pernicioso;

pa-

popoli

inanimirli

lui.

Sua Maest

se n' doluta con molti; e, tra gli al-

mattina che part, mentre che era alla messa, con l'Arcid'

vescovo

Ambrun
, ,

e due altri Vescovi che gli stavan dietro


far citare dal
;

di-

cendo loro
scovo

che voleva

Parlamento
,

il

detto

Arcive-

di Torsi
,

e farlo gastigare
lui
,

soggiungendo
il

con
il

proteste e

esagerazioni

che quanto a

faceva

tutto per

meglio

che non cedeva a nessuno del suo Regno


che
lo

nell'

essere

cattolico

mostrerebbe sempre. Per non


il

si

vede che sia per seguire

altro effetto contro

detto Arcivescovo. Omissis aliis.

Al medesimo
29.

9 Marzo 1599

).

Ho

poco da soggiungere a Vostra Signoria Illustrissima oltre

lo scrittole alli 2.

Ma
1'

le

dir particolarmente
,

che

non

ancora
ai

uscito in

stampa

Editto

e questa

materia ha dato occasione

Predicatori, in questo principio di quaresima, di


trare a parlare del governo e dell'

mormorare, e d'enil che dispiace intenzione del Re


:

grandemente a Sua Maest


rito

ricordandosi che effetto abbino parto;

per

il

passato in questi popoli le voci dei Predicatori

e per

si

prometteva, tra

le altre

cose

di
il

aumefttare

il

numero

dei luoghi

dove

si

potesse esercitare pubblicamente

cullo riformato, e tenersi pubblici Conci-

stori, Sinodi provinciali e nazionali.

Cinquant'anni dopo l'Editto,


nel paesi
di
,

la

rivoludi
gli

zione religiosa termin

il

suo corso

Germania
e ottennero

col
la

trattato

Vestfalia. GII stati protestanti furono riconosciuti


stati cattolici.

parit con
,

In Francia

sebbene

1'

Editto fosse rivocato nel 1685

le

con-

seguenze della Riforma e del libero esame da essa procurato, restarono, e si maturarono. La libert intellettuale, la libert filosofica, prepararono la li
berla civile.

458
stata interdetta
la

LETTERE
predica ad uno che parlava

pi lberamente.

Omissis

e te.

Questa mattina mi sono trovato


puccino,
gli
il

alla

predica

d'

un Padre capdi tutti


il

quale ha pubblicato, con maraviglia e stupore


,

ascoltarfti

come

iersera di notte
;

ritorn

alla loro religione


,

signor

Ouca

di Gioiosa (1)
tal

avendo raccontato

che gi un anno

che

egli

cercava avere

licenzia dalla Santit di Nostro Signore


,

per rispetto della dispensa gi ottenuta


stata concessa da

e che finalmente gli era

cosa

Sua Santit ora con semplice consentimento. La giunta tanto nuova, che ognuno s' commosso grandemente;

ed io ho visto de' primi della Corte e de' suoi pi intrinseci amici,


restare attoniti
:

ma
tal

in generale
,

tutti

buoni ne sono sommaegli

mente

consolati ed edificati

vedendosi

chiaramente che

non

aveva conferito

resoluzione con alcuno.

Non

ancora uscito in

stampa

l'

Editto.

Non
aliis.

si

sente altro per

ancora dell'andata del Re a Lione. Omissis

Al medesimo
30. Venerd

16

Marzo 1599
arriv
la

).

che

fummo
nuova
di

alli

12

mattina

assai per
il

tempo, Valerio con


era qui
,

la

della

promozione: e perch
,

Re non

ne Monsignor

Villeroy

non

si

sparse V avviso se non

dopo desinare; e Sua Maest ci arriv poi la sera, e mostr con ognuno molla allegrezza, lo, la mattina seguente, andai a trovarla, come per terminare di rallegrarmi con la Maest Sua de' Cardinali fatti a sua instanzia che veramente ne e subito mi disse
;
,

aveva avuto un gran contento, acci


Signore
l*

il

mondo

vedesse che Nostro

amava
fra

massimamente
;

in

congiuntura che qua corre-

vano diverse voci del contrario


d'

soggiungendo, che s'andava dicendo

una lega

Sua Santit

l'

Imperatore e

il

Re

di

Spagna

fatta

(1)

Questi quell'Enrico
,

puccino neir 87
falla

e rappresent

Duca di Giojosa che di soldato si fece capGes Cristo nella processione della passione
,

cate dai Parigini

aCharlres; spettacolo offerto inutilrnenle ad Enrico III dopo le barriperch rientrasse nella capitale e si bene descritto dallo
,
,

dopo aver condotte le truppe che desolavano la Linguadoca e aver menata una vita dissoluta , ritornava per la seconda volta a vestir l'abito di cappuccino, e fu veduto predicare a
Storico de Thou. Uscito dal chiostro nel 92,
Parigi nel 1600.

DELL' ABATE BANDINI


(

459
ed
io

come

s'

sparso
di

per difesa della religione

mostrandomi

di

ridermene e

non

'!''edere lai

cosa

ella

mi

disse, che a
,

me

toccava dunque a dirne la verit dove mi trovavo


lo facessi
:

e che di grazia

il

che promessi. Queste cerliGcazioni sono desiderale da

Sua Maest

perch non manca qua gente che vorrebbono incammiil

nare nuovi garbugli col mettere

Re

in

mala opinione

de^ popoli,

tuttavia sotto pretesto della religione

e d'essere in poca grazia di

Sua Beatitudine
la

onde

predicatori

ancora
mossi,

riparlare assai liberamente; sebbene

hanno cominciato a come si pu credere,

maggior parte da buon zelo,

e suiroccasione dell'Editto: e per

molto verisimile, che sia pi che


la

mai necessaria a Sua Maest


;

buona intelligenza con cotesta Santa Sede


la

il

nome

della quale,
,

per

pace e per
in

le altre

grandi azioni

di

Nostro Signore

non fu
il

forse

mai

maggiore reputazione

in questo
a'

Regno.
per vedere

Sua Maest and quella


novo cappuccino Gioiosa
Corte che
la
,

mattina

Cappuccini
il

che ha ripigliato

nome
,

di
,

Fral'Angelo;
alla

col quale stette mezz' ora a discorrere nel chiostro


di tutta la
la

presenza
la

seguitava.

Ma
;

prima
e

mentre
,

Maest

Sua udiva
puccino
,

messa
il

nella

chiesa di

quei Padri

eh' era

Priore del Convento

chiam un capdomandandoli di Mon) ,

signor di Gioiosa

che cos
se

lo

nomin per
perso
la

allora

disse che vera-

mente non poteva


sebbene
averebbe
li

non molto lodare questa sua


aver

risoluzione

dispiaceva

sua

buona compagnia, ed
ritirato dal

desiderato

che

egli si

fussi

a poco a poco

mondo
Padre
questo

e dalla libert della vita.


gli disse
:

Sire
di s

vi

Doppo tal proposilo, quel buon raccomando la Chiesa. Il Re, rimettendosi


:

un poco sopra
;

rispose prontamente
,

Voi fate bene a dirmi


e che non ho n altra

ma

siate

pur sicuro
trovate.

che
;

lo far

intenzione n maggior desiderio

e voi falene pure sicurt per


:

me
,

per tutto dove

vi

Il

cappuccino replic

Posso

io

farla

Sire? Sua Maest rispose con molta efficacia: Fatela pure arditamente che io ve lo prometto innanzi a Dio che l ed accenn
,
;

r altare

e soggiunse

Non

credete voi che se io avessi allr' animo,

che Dio non mi gastigassi, e non mi mandasse la morte? Eppure ognuno vede quanti risichi ho scappato. Il Padre cappuccino disse
poi
:

Sire

vostri

nemici sono molto astuti


Il

tocca a Vostra Maest


:

a provvedere alle loro insidie.

Re

rispose

Crediate pure che io


efifetti

so che strada bisogna pigliare con loro. Voglio che gli

rendino

460

LETTERE DELL'ABATE BANDINI


delli

testimonianza a ognuno

miei

buoni pensieri. Voi

lo vedrete.

replic pi volte
la

Gli effetti ve lo faranno conoscere. In questo


;

fin

messa

si

present Frate Angiolo al Re


d'

il

quale abbrac-

ciandolo con segno

amore e

di

tenerezza

se

ne passorno nel
questo
al

chiostro, lo scrivo a Vostra Signoria

Illustrissima

con

le

particolarit

perch mi trovai in quella mattina accanto

Re

alla

messa, e

sentii tutto questo discorso;


,

come

fecero anco l'Arcivescovo


,

d'Ambrun

e
,

li

Vescovi di

Parigi

e di

Beauves

e qualche altro

ecclesiastico

che sono sempre de' pi prossimi


aliis.

alla

persona di Sua

Maest in chiesa. Omissis

SOPRA

ALCUNI DIPLOMI INEDITI


DELL'IMPERATORE FEDERIGO
II

DEL PRINCIPE FEDERIGO D'ANTIOCHIA


B

DI

ENZO RE

DI

SARDEGNA

LETTERA
DEL PROFESSOR FRANCESCO BONAINI

AL

SIG. A.

HUILLARD-BRHOLLES
A PARIGI.

Chiarissimo Signore.

\^uando

eravate in Italia nelFanno passato, io


II
;

vi

additava varii

diplomi inediti di Federigo

e voi ne facevate tesoro per la rac-

colta diplomatica d'ogni carta di questo

Imperatore, che apparecd'alcuni


,

chiate con
federiciani
,

sommo
nell'

studio.

Or

voglio
agli

dirvi

altri

diplomi

sconosciuti

finqu

eruditi
di

e da
,

me

discoperti
nel

novellamente

archivio

comunale

Cortona
scrittori

frugando
patrii,
si

Registro Vecchio,
ticozzi

spesso
l

ricordato dagli

dall'Al-

sopra

d' ogn'altro.
;

diplomi cortonesi non


gli

leggono pi

negli originali

ma

gli

abbiamo quali
il

trascriveva autenticamente
,

nel
i

25 Settembre 12i8
di

notaro Crescenzio

per chiarire, mi penso,


,

titoli

quanti col esercitavano l'arte della notaria


di Tieri

durante

il

reggimento

Buggeri da Colle. Ciascuno


i

di questi

diplomi

ripete la stessa

formula, eccetto
questo

nomi

diversi de'nolari:

ma

voi

non direte
esser
sideri

per

non doversi

guardare

che
,

ad

uno solo;
si

perch, valorosissimo

come

siete in questi studii

vi
,

ben palese

sommo
il

l'

interesse d' ogni carta di Federigo


,

quando

constori-

luogo in cui venne scritta

per

le

molte deduzioni

che

le quali
sei

possono trarsene. Or cos di questi nostri diplomi.


,

Fuori che

tulli

ben vero venivano dati da luoghi ne' quali le


,

carte fino a qui poste in luce

indicavano avere l'augusto Federigo

dimorato;

ma

se di questo

porgevan notizia, era pressoch semle

pre di tempo diverso da quello cui accenneranno d'ora innanzi


carie nostre.
Riferisco per intero
il

diploma dell'Aprile

del

124-2

(primo fra quelli che il notaro Crescenzio ha trascritto), perch apprendiamo da esso che Federigo in questo tempo dimoravasi in Napoli cosa non accertata, a quanto io sappia, da altra carta; non leggendosi a stampa diploma dettato in questo mese.
:

^p. Voi.

II.

464

DIPLOMI INEDITI
et

Fridericus Dei gratta

lerusalem

Sicilie

Romanorum imperator semper augustus Rex, Per presens scriptum notum facimus unitam presentibus quam futuris quod nos conet legalitate Manni filii condam Orlandini

versis imperii fidelibus


fidentes

de prudentia

habilatoris Cortonj fidelis nostri in Tuscia, recepto ab eo iuxta conofjtii iur amento constituimus eum publicum amodo publici tabellionatus ofjlcium ubique per imperium ad honorem et fidelitatem nostrum debeat fideliter exercere. Quo circa universitati vestre precipiendo mandamus qua-

suetudinem

fidelitatis et

tabellionem imperii ut

tenus predicto

Manno

in hiis que

ad eiusdem publici

tabellionatus

o/pcium spedare noscuntur intendatis de celer tanquam publico tabellioni

a maiestate nostra statuto ad honorem


sit

et

fidelitatem

no-

strum, et nullus

qui

eum super eodem

officio

publici tabellionatus
inrei

temere impedire vel perturbare presumat.

Quod qui presumpserit

dignationem nostrum se noverit incursurum.

Ad

huius
et

autem

memoriam

et

stabilem firmitatem presens scriptum fieri

muiestutis

nostre sigilb iussimus conmuniri.


Incarn-tionis

Dutum

Neupoli

Anno dominice
95.
f.

millesimo

ducentesimo quadragesimo secundo mense

aprilis quintedecime indictionis.

Registrum Vetus
essere
,

La somiglianza che
e
i

potei osservare

tra

questo diploma
dal darveli

rimanenti
;

quali sono nel Registro

mi dispensa

per intero

per abbiatevi
loro.

qui

solo le poche cose in che dififeridi esattezza, l'ordine

scono
quale

tra di
tali

Conservo, per amore


si

nel

diplomi

leggono.

Fridericus

Angeli Dominici de Cortona


millesimo

Datum
f.

Pisis an-

no

dominice

Incarnationis

ducentesimo
95.

quadrugesimo

septimo mense aprilis quinte indictionis. R. V.


Fridericus
lis

nostri

Vgonis Ranaldi Guidonis Tarduccii de Cortona fideDutum upud Sunctum Quiricum unno dominice Incar-

nutionis

MCCXXXXVII

mense martii

V Indictionis.

R. V., 95.
filii

1'.

Fridericus

Bor romei

de Cortonu fidelis

nostri

condam
Incur-

Peponis Albertini
nutionis
R. V.
,

Dutum upud Aretium anno


mense
ienarii

dominice

MCCXXXVIIIJ
95.
f.

tertiedecime

indictionis.

Fridericus
nostri
nis

condam Bonconsilii de Cortona fidelis Datum upud Aquampendentem unno dominice Incurnatiofilii

lohannis

MCCXXXXIUl

mense martii secunde

indictionis. R. V.

95.

f.

DI
Fridericus

FEDERIGO

II

ec.
filii

465
olim Jacopi de Aliato
in
castris in
episco-

Bonaiuncte de dyrtona

de aretino episcopatu fidelis nostri

Datum
tertie

patu Mediolanensium prope Landrianum anno dominice Incarnationis


II.

MCCXXXVIIII
V.
,

mense septemhris

decime

indie tionis,

95.

f.

Fridericus

Vgolini

de Cortona fidelis nostri

Datum apud

Montem Frasconem anno


mense septembris octave
Fridericus
nostri

dominice

fncarnationis
\\,

Thomasii de Cortona
indictionis,

MCCXXXIIII
fidelis

V.

95.

l.

filii

condam Boiemontis
95.
l.''

Datum

Pisis

anno dominice Incarnationis

mense madii tenie


Fridericus
nostri

indictionis.

MCCXXXXV
fidelis

K.

V.

Astuldi lohannis Bernardini de Castro novo

Datum Ravenne anno


t."

dominice Incarnationis

millesimo

ducentesimo tricesimo primo mense decemhris quinte indictionis.


R. V.
95.

fidelis

Buiamontis Cavalcantis quondam Vgonis Occonis constituimus publicum tabellionem iudicem ordinarium imperii recepto prius ab eo utriusque iuxta consuetudinem iuramento Datum apud Cortonam anno
Fridericus
nostri
et
fidelitatis et

officii

dominice fncarnationis
indictionis.

Dafilii olim Simeonis de Bacialla tum Cortone anno dominice Incarnationis MCCXXXVIIII mense ienuario XIII indictionis. 96. f. R. V.
Fridericus
Pisis

R. V., 95. Fridericus Crescentii

MCCXXXVIIII
t."

mense ienuario tertiedecime

Neronis

filii

Deutesalvii

de

Cortona

Datum

anno dominice

secunde indictionis.
Fridericus
nostri
tionis

Incarnationis
R. V. 96.
filii
{'.

MCCXXXXV
de

mense
Cortona

augusti

Bonaiuncte

Aimerighetti

fidelis

Datum apud Montem Frasconem anno dominice Incarnadecembris VII indictionis.


filii

MCCXXXIIII mense
fidelis

R. V., 98.

f.

Fridericus

Boncambii

tona

nostri

quondam Venture Massoli


anno
dominice

de Cor-

Datum

Pisis

Incarnationis
H.
V'.,

MCCXXXXIIII
Fridericus

mense augusti secunde indictionis.


Guidonis de Cortona
nostri

98.

f.

Cortona
R. V.

fidelis

Incarnationis
,

Datum apud Cortonam anno dominice MCCXXXVIIII mense ienuario XIII indictionis.

filii

quondam lohannis

de

98.

I.

nostri

Amatoris quondam Scarlatti de Cortona Datum Pisis anno dominice Incarnationis MCCXXXXIIII mense augusti secunde R. 98.
Fridericus
filii

fidelix

indictionis.

V.

"

l.

466

DIPLOMI INEDITI

Rainerii filii Riccomanni de Cortona Fridericus Datum apud Cortonam anno dominice Jncarnationis MCCXXXVIIII sexto-

decimo mensis ienuarii die decime indictionis.


Fridericus
nostri

mense ienuarii quarte

Datum Croseti anno dominice Incarnationis MCCXXXXV R. V. 99.


indictionis.
,

R.

V.

98.

t.

Guafredi

filii

condam Castelani

de Cluscio fidelis

f.

Vi ho dello flnora de' diplomi dell' imperator Federigo

ma

il

Registro Vecchio ne comprende eziandio


d'Anliochia Ggliuolo suo
in Toscana.
,

Ire del

principe Federigo
vicario imperiale

spedili
,

mentr' egli era

danti

Anche quesli in luUo simili Ira loro, perch risguarnomine di nolari furon trascrilli dal nolaro Crescenzio. Il pri,

mo

dato da Firenze nel


il

21

Febbrajo 1247
da

dalla

Incarnazione,

indizione sesia;

secondo spedilo

Corlona nei
;

3 Ollobre
,

quinta indizione

che vale nel 3 Ottobre 1246


il

il
il

terzo

per
97.

ulti-

mo

fu dalo,

come

primo, da Firenze

correndo
(

13 Agosto 1248
/".
,

dalla Incarnazione, e la sesta

indizione

R. V.

96.

t).

Abbiatevi quello del 21 Febbrajo.

In esso voi

vedrete
;

riferito

un

diploma novello e sconosciuto

dell'

imperator Federigo

che sebbene
al ti-

manchi

di

anno, pur non diffido, guardando all'indizione ed

tolo, di riportare al 1246.

Fridericus de Antiochia domini Imperator is


in Tuscia et ab Amelia usque

filius

sacri imperii

Cornetum

et

per totam Marittimam

vicarius generalis. Per presens scriptum


versis imperii fidelibus

notum fieri volumus unitam presenlbus quam futturis quod a domino


lerusalem
sacri
et

serenissimo patre nostro litteras recepimus in hac forma. Fridericus

Dei gratia
cilie

Romanorum Imperator semper augustus


de

Si-

rex
et

dileclo filio suo Friderico

Antiochia

imperii in

et per totam Marittimam viomne bonum. Fidelium nostrorum iurisdictionis tue laboribus et expensis quantum possumus salubriter providentes ut pr recipiendis a maiestate iudicatus et tabellionatus ofpciis ad presentiam nostram cum nos de partibus ipsis longe distare contingant fdeles eosdem non opporteat ulterius laborare creando

Tuscia

ab Amelia usque Cornetum

cario generali gratiam

suam

et

decetero tabelliones publicos


(sic)

et

iudices ordinarios idoneos

et

fidles
tibi

in iurisdictione tua pr iure magnificentie nostre plenam

concedimus potestatem tue filialioni.


creatione

mandantes quatenus in eadem


quolibet
tres

studiosus existens a iudice

quem per

te

creari

contigerit libras

Lucensium parvorum

a tabellione vero libram

DI

FEDERIGO

II

ec.

467

unam
officia

sicut percip hactenus est

per nostram curiam consuetum per-

cipere debeas et recognitionem gratie nostre qiiam

consequuntur
fidei

(?)

eadem assumentes iuramentum nichilominus ab assumentibus


offtii

quod in

nostre puritate consistane et

debitum iuste recte

et fideliter

exequantur prout in curia nostra recipitur quantum pro-

vide poteris recepturus,


diclionis.

Datum apudAreianum

XX junii

quarte inflii

Vnde nos
fidelis

confidentes de fide et devotione Gonlati

Acapti
officii

de Cortona

imperii recepto prius ab ipso fidelitatis

et

iuramento predicta imperiali auctoritate qua fungimur. ipsum publicum tabellionem in imperio duximus statuendum ut decetero pre-

dictum officium ad honorem et fidelitatem Imperatoris serenissimi patris nostri et suorum heredum fideliter debeat ubque per impe-

rium

exercere.

mandantes imperialis
sit

(sic)

auctoritate

qua fungimur
impediat

quatenus nullus

qui eundem Golatum super ipso

officio

de cetero vel molestet quod qui facere presumpserit


imperialis culminis se noverit incursurum.

indignalionem

Ad

huius autem rei mefieri et sigillo

moriam

et

stabilem firmitatem presens scriptum exinde

nostro pendenti iussimus communiri.

Datum

Florentie anno do-

minice Incarnationis
nis,

MCCXXXXVII. XXI
f.

februarii sexte indictio-

R. V.

96.

Ho

dalle vostre lettere

non esservi tornata

inutile la
,

mia
col

indi-

cazione di un diploma inedito di


esso prendeva
di
la

Enzo

re di Sardegna

quale

protezione

dell'ospedale di S. xMaria della Scala


di

e poscia a voi avvenne r antica pergamena. Ci mi consiglia a darvi qui per

Siena

ove a

me primamente
di

leggere

disteso

un
gli

secondo diploma inedito


dallo slesso notaro
altri

questo figliuolo

di

Federigo, trascritto
tutti

dei quali finora vi

Oescenzio nel Registro Vecchio, come ho detto.

Henricus Dei

et

imperiali gratia rex Turritanus et Gallurensis

et sacri imperii in tota

Ytalia legatus generalis

et

domini Friderici

esse volumus tam presentibus quam futuris quod nos de prudentia et fidelitate Berardini filii condam Paganuccii de Cortonio fidelis Impera confidentes auctoritate legationis nobis a Domino Fre-

secundi divi augusti

filius

per presens scriptum notum

universis imperii fidelibus

derico Magnifico
et
et

Romanorum

Imperatore semper augusto lerusalem

Sicilie

Rege Rarissimo patre nostro conmisse de creandis iudicibus


Ytaliam constituimus eum publicum
la-

tabellionibus ubique per

468

DIPLOMI INEDITI
ut

DI

FEDERIGO
fidelitatem

II, ec.

beUionem Imperli

amodo eiusdem
et

tabellionatus

officium ubique

per imperium debeat ad honorem

serenissimi Cesaris

patris nostri et imperii fideliter exercere. recepto ab eo per curiam

nostram
vestre

fidelitatis et ipsius ofjcii

iuramento, Quapropter universitati


de

mandamus quatenus eidem Berardino


de cetero

omnibus que ad
et

eiusdem tabellionatus officium spedare noscuntur intendatis


spondeatis

re-

tanquam publico

tabellioni

a nobis ubique per


statuto.
vel

imperium auctoritate
sit

prediate nostre legationis


offitio

Et nullus
molestare
se

qui

eum

de predicto tabellionatus
si

impedire

presumat. quod

presumpserit indignationem imperialis culminis

noverit incursurum.
et

Ad

huius autem concessionis nostre

memoriam
nostre

robur in posterum valiture presens scriptum


Comunitatis eiusdem anno
dominice

magnitudinis iussimus communiri.


latio

Datum apud Crotonium


incarnationis
martii

fieri et sigillo

impa-

Millesimo

ducentesimo quadragesimo primo


ctionis.

mense

quintedecime indi-

Conservatevi lungamente
tanto
vi

all'

incremento
di

dei

nostri

studii

che
,

debbono

ed accogliete

buon aoirao queste

notizie

le

quali spero siano per esservi d* alcun utile.

Pisa

25 Novembre 1845.
F, BONAINI.

SULLA

DOMINAZIONE DEI LONGOBARDI


IN ITALIA

DISCORSO DEL PROF. PIETRO CAPEI


AL MARCHESE GINO CAPPONI

SULLA

DOMINAZIONE DEI LONGOBARDI


IN

ITALIA

xjLllorch

oUimo amico

vi

piacque

indirizzanDi

le

vostre

encomiale
voi

lettere sovra la

dominazione dei Longobardi in


di

Italia (*),

meritato onore

mi donaste pubblicamente un segno ma quel pubblico dono


:

troppo

grande

non

mi

veniva

privatamente

accompagnato
posta
tale
,

di

non

lieve carico

dal ricordo cio che ogni pro1'

domanda
che
io
la

e vuole risposta.

Or

argomento per

voi trattato
lecito di

non saprei davvero con quale ardire fossemi


bocca
cari.
;

aprirvi sopra

discostandosi e di non poco da' miei

studi

immediati e pi

vero che nella

prima

giovent

quando
stesso
io rive:

mi abbondavano tempo
stiva

vigoria di salute e fiducia in


(**)
,

me

non mi trattenni dal toccarlo nella Antologia


r abito
di

quando

sempre modesto

di

relatore delie opinioni altrui

ma

come,

grazia, uscir fuori adesso e tornare in un


,

campo
dall'

rilavo-

ralo di fresco da tanti valorosi cultori

quando poche sono


si

le forze

da spendervi
per

e non poco quello che

pretende
i

uom

pro-

vetto, e per giunta destinato che fu a guidare


gli

passi della giovent


?

ardui sentieri della

romana giurisprudenza
;

Ma

voi

che mi

gravaste del carico di rispondervi

voi

che non volete avermi come


e

sdebitalo per la illustrazione che poco fa v'indirizzai di

longobarda inedita

(***)

voi

mi obbligate

una carta mio malgrado a par,

Appendice all'Archivio Storico Italiano N.'' 7. 91,96, 106, 136,143. (V. anche Giornale delle Universit Toscane Voi. 1 ) in occasione di rendere conio della Istoria del Diritto Romano nel medio evo del Sig. F. C. de'Savigny. (***) Annali delle Universit Toscane Voi. I, e Appendice all'Archivio
f*)

{**)

N.*

Storico Ilaliano

N.<>

10.
II.

Ap. Voi.

60


472
lare.
tutti

SUI
Siami pertanto
il

LONGOBARDI
vostro di
;

comando

qualche scusa appresso


e

se ardisco adesso di aprir le labbra


,

mi difenda
per
via.

dal
(

pi
e

che longobardico sorriso degli eruditi

qualora mi accadesse
di
fallire
,

mi

avverr pur troppo) sia d'inciampare o


2.

E non

crediate
le

mio dottissimo amico

che

io voglia

come

rivangare tutte

cose per voi gi dette. Le vostre mani


,

edifica-

rono

con poche e semplici linee


,

de'Longobardi
patria istoria.
ticolari

un pronao stupendo alla istoria che rester sempre segnalato per tulli cultori della
i

Ma

voi

che tuttavia
voi

mi deste carico d' intertenermi sovra i parrimangono a spigolare nel campo delle que,

stioni

da

discorse intorno ai Longobardi


;

allorch

furono

si-

gnori in Italia

io

mi sono

cos

poco accorto da spontaneamente


,

soggettarmi a soma pi ponderosa di quella

onde

vi

piacque gravar

mie spalle. Or s' io considero in tutta parmi che si dimostri cos circoscritto.
le

1'

Qual
le

ampiezza quel campo


fu sotto
i

Lon-

gobardi

la sorte degl' Italiani vinti

secondo

poche notizie della

istoria, le leggi dei

Re,

le

carte di

que' tempi ? Rimasero liberi,

o servi, o in condizione quasi

di servi de' privali


,

Longobardi?
quasi
lo

di

se
,

vinli

non furono
essi
,

ridotti servi

n
lo
i

in

condizione

servi

serbarono

il

proprio diritto, o

perderono, o

trame-

scolarono ?

Insomma

come ed

in
,

quanto

Romani
Il

vinli

furono o
de' vinci-

non furono assoggettali o


tori
,

protetti

sia dalle
?

costumanze

sia dalle

leggi dei

Re Longobardi
,

municipio

sue

franchigie, questo cos

stupendo trovato della

romana sapienza,
componeva
,

dur
cio

s'

infievol

s'

imbastard

o spar nella et longobarda, per

r una o r
,

altra o per

ambedue

le parli

onde

si

tanto

per

la giurisdizione dei magistrali propri

quanto per l'ame da chi


1'

ministrazione nei municipi delle cose comuni ?


esercit
,

Come

si

se mai

in quella tenebrosa et o

V uno o

altro

povis-

tere?
sero ?

Le chiese e gli Con la romana o


con
la

ecclesiastici finalmente,
la

con che legge

longobarda

O non

pi presto, ciascuno

degli ecclesiastici

legge propria del popolo onde traeva ori-

gine?
3.

Quattro pertanto sono


vostre
;

le

questioni intorno a che raggiransi


,

le

domande

poche

di

numero

ma

che in sostanza abbrac-

ciano tutto quanto oggi si vorria sapere intorno la dominazione e buon per me, che molle essendo le cose de' Longobardi in Italia
;

per voi gi dette su questi argomenti

io verr solo

raggranellando

quanto mi sembri
si

che

via facendo

la

vostra

potente

mano non

sia

degnata raccogliere.

IN ITALIA

473

Della condizione in che


le

sotto

Longobardi

furono ridotte

persone de^ vinti

Romani

o Italiani.

k.

Quando
a

si
i

cerca a che condizione fossero addotti dai


vinti

vinci-

tori longobardi

romani o
di

italiani

tutti

ricorrono concorde-

mente

due famosi luoghi


di

Paolo Diacono, e

che

ai

nostri
islo-

furono,

necessit, ripetuti le mille volle.


,

infatti,

questo

rico delle geste dei Longobardi


di
il

dopo aver narrato


crudelt
di

lo atroce

voto

Alboino sotto Pavia


quale o spense con

(1)

le

Clefl

suo successore
i

la

spada o cacci dalPItalia soggiogata


(2)
,

pi

potenti de* vinti


de*

romani

racconta
,

come

al

Duchi

che fu dopo

Clefl

molti de* nobili

tempo della sicnoria romani furono per


,

cupidigia di

loro averi, uccisi; e gli altri


ai

poi,

divisi

per ospiti^

renderonsi tributarli acci pagassero


loro frutti
,

Longobardi un terzo dei

de' prodotti
,

de' loro

terreni.

Bis

diebus

multi

novero
fru-

bilium

romanorum
I

ob cvpiditatem,
)

interfecti

sunf

reliqui

per kospites

aL
il

hostes

divisi
,

ut ttrtiam

partem suarum
(3).

gum

Langobardis persolverent
conto
,

tributarii efficiuntur
,

Poi dopo,

proseguendo
dominazione
bardi in
la

ci
,

dice

de'

Duchi

e di

come comun

rimedio della
,

incomposta
i

consiglio

levassero

Longolui,

Re

loro Autari figlio di CleQ; e che a' giorni di


,

per

restaurazione del regno


,

ossia perch potesse


ufficiali

il

principe sosten,

tare la propria dignit

gli

seguaci

suoi

duchi di

quel tempo tributarongli


fin dei
latti
,

met delle proprie sostanze


,

lo

che alla
rilevasi
,

torn a danno delle vnte popolazioni


le

come

da parole
diebus

quali

atteso

il

malaugurato doppio

lor senso

in

necessario di lasciare in bocca allo storico.


,

Huius
tunc

Autharis
erant
,

ob restaurationem regni

duces

qui

omnem

substantiarum suarum medietatem regalibus usibus tribuunt


populi tamen aggravati per

Langobardos hospites partiunqueste


parole di
hospites

tur

(4).

Ed

ora
:

cosa

qui

vogliono significare

colore oscuro

populi tamen aggravati


tocca di

per Langobardos
,

partiuntur

? Si

una seconda

divisione de' vinti

nuova per

(1)
(2)

Pauli Diac. de Geslis Langob. II,


Ibld. e. 31.

tf.

27.

(3) Ibld. e. 32.


(4)

Cf.Baron.ad Ann. 573.

Ibld. III. 16.

474
la indole

SUI
ed
i

LONGOBARDI
la

soggetti

che

patirono

e cos
al
i

diversa

da
de'
,

quella

gi per

lo storico
di

annunciala siccome
,

fatta

tempo
soggetti
si

Duchi ?
quota
che
i

Oppure
de' frutti
vinti
,

una divisione
al

e per

la

indole ed

pari alla
la

prima, ed

pi nuova soltanto in questo, che

aggrav

che gi tributavansi ?
le

non finalmente
essi le loro

diccsi qui
,

per evitare
partire
,

arbitrarie

concussioni

de' vincitori

vidersi

astretti a
5.

e partirono

con

sostanze ?

risolvere quest'arduo problema, permettete che io

mi faccia
reputesi

pubblicamente a battere una

pedantesca

via

che
,

molti
se ora

ranno disdicevoie
mosi
di

al

nostro subietto.

per verit

tratfa-

tasse di snodare l'intricato

responso dell'uno o l'altro de' pi

romani giureconsulti
espressioni
,

cos accurati e scrupolosi nella scelta

loro

dall' instituire
la

tutti per certo darebbon lode a una minuta indagine sovra ogni parola

chi movesse
di lui.

Ma

bisogna essendo con


di

uno

isterico e
,

longobardo

da

chi

ninno

pretende tanto rigore


tro e

elocuzione

molli sdegnosi Icveransi conio diviso di


,

mi grideranno

la

croce addosso, appunto perch'


via.

appigliarmi a questa medesima


in

Innanzi per di farlo


discorsi

vogliano
il

grazia considerare; che dei

fatti test

uno

solo

nar-

ratore, n

altre parole, salvo le riferite e oscure,

leggonsi

spese

sovra tanto

grave argomento.
,

Come dunque

sperar

di

giun-

gere ad aver lume


io vo' dire

ove non

s'

instiluisca la predetta indagine ?

che noi guadagneremo per essa quella lauta certezza


tulli

alla

quale forza che


,

cedano.

Ma

questa indagine volea prela

mettersi

sia

per
di

attestare

apertamente a chi legge

sincerit

la diligenza

chi

scrive nel perseguitare la riposta idea, sia per

mostrare
fioco

la necessit che abbiamo di cercare altrove qualsiasi men lume che possa alcun poco rischiarare tenebre cos fitte. 6. Gi noi vedemmo come ad aramazzare o sgomberare dalle

parti

della

Italia

vinta,

multos

romanorum
i

viros

potentes

ci

avea provveduto
senti fossero gli

Clefi.

sar facilmente consentito che questi posimperiali e

ufficiali

romani senatori che

si

tro-

varono

in quelle parti, e forse

ancora non pochi de'personaggi pi

arrischiati, doviziosi e di seguito, che

assiduamente col dimoravano.

Cos

ripeto
,

a levar di

mezzo

gli

uomini pi pericolosi
a

perch

potenti

Clefi
i

avea gi provveduto. Restavano


nobili ed opulenti,

dare

sugli occhi

dopo costoro
colosi e di

ma meno
^

arrischiati italiani.

di

questi, molli [multi nobilium

romanorum]
le

non perch

fossero perila

conio,

ma

perch

ricchezze loro destavano

cupi-

IN ITALIA
djgia
[

475
;

de' vincitori
)

ob cupiditatem

) ,

furono massacrati

restanti

reliqui

furono
il

divisi

per ospiti

onde pagassero
da

ai

Longobardi

come

tributo

terzo dei loro frutti. Ora, se tutto chiaro e conalla

catenato

insino
il

parola

reliqui

questa per appunto in-

comincia
chi

linguaggio amfibologico
Reliqui

di

Paolo.
dei

difatti
,

reliqui

sono

nobilium

II

resto

nobili

di

che

Io

storico ragiona nelle precedenti parole di questo

primo

riferito pe-

riodo

tutti

indistintamente coloro

quali possedevano

un campo,

un pezzuol di terra? Imperciocch; sia bene, che, spenti o cacciati

da Clefl
de'

potenti e magnati

nei nobiles che


i

sopravanzavano
decurioni egli

al

tempo

Duchi abbiansi da ravvisare soltanto


ed opulenti possessori
se
di

altri

illustri

terre da Clefi non abbattuti;


,

ma

rimarr sempre dubbio


la

Paolo

con

la
,

parola

reliqui

che

seguita

frase

multi nobilium
terzo

romanorum

abbia voluto signi-

Gcare

falli

tributarj pel

de' fruiti soltanto gli altri nobili e

ricchi possessori della precedente et imperiale,

o anche

pi mei

schini e piccioli possessori.

E dove
s'

potesse credersi che


delle

Longodi

bardi

si

fossero in sulle

prime contentati

tante ricchezze e

terre rubate, o conquistate che

abbia a dire, e del tributo

un
,

terzo dei frutti a carico de' vinti

un
,

po' pi

ricchi

e pericolosi

epper da raffrenare con


di

la

miseria

guadagneremmo due
i

notizie

momento: primieramente che Duchi de' Longobardi, non furono poi cos stolli politici quando seppero risparmiare a tempo o anche sollevare posciach dei balzelli e dazj della et imperiale pi di presente non si scorge
non
picciol
in lanla rozzezza loro
,

traccia

piccolissimi possidenti
fallo gli

nella guisa
i

appunto che rispar-

miarono senza
imperocch
butarj
i
,

artigiani e

plebei che non


di

avevano terre:
tri-

dicendo
per
1'

il

Diacono che
effetto

que' giorni renderonsi


ai vincitori
il

vinti

unico

che prestassero
,

terzo

de' loro prodotti

di

suolo [suarum frugum)

manifesto che qua-

lunque
per

uomo non

possedeva terre n
il

raccoglieva frulli,

non pot
che
re-

soggettarsi a
la

tributare

terzo di quelli.
,

Secondariamente;

posterior partizione

narrata quindi da Paolo Diacono,

stavano

come materia pronta e ancora non tocca que' piccolissimi


; i

possidenti e gli artigiani

plebei campati dalla prima.


interposta
a

E dove

il

senso

della

parola

reliqui,

multi

nobilium

romaquesta

norum
ultima

all'altra frase ut
,

tertiam

partem suarum frugum Lan


determinarsi da
tutti

gobardis persolverent
;

volesse pi
n

presto
ci
:

il

divario

si

ridurrebbe

che

indistintamente

476
i

SUI

LONGOBARDI
come
soggettali nella
,

possessori di terre dovrcbbono aversi

prima
i

divisione al tributo del terzo e addivenuti terziatori

e che

Lone
i

gobardi
plebei
di
;

risparmiarono in sulle prime soltanto


laonde su questi almeno pot cadere
la

gli

artigiani

seconda partizione

che favella lo storico dei Longobardi.


7,

N
,

a dir vero le parole di lui riguardanti alla seconda parti-

zione

populi

tamen aggravati per Langobardos


ricusano a cosiffatta intelligenza.

hospites partiun-

tur

punto

si

innanzi tutto

consideriamo quale, giusta lo storico, e'sia l'oggetto della mede-

sima: populi,
da un
lato

egli

ci

afferma

se

la

dizione popiili
diverse
citt

pu

abbracciare
,

l'universale

delle

italiane

vinte dai

Longobardi

pu ancora

dall' altro essere stata dallo sto,

rico adoperata nel pi ristretto significato e


si

che ovviamente davasi


plebi soltanto di ogni

d tuttora

alla

parola popolo

quello cio di plebe. Cos o la


,

plebe io uno co' pi piccoli possidenti


citt italiana
,

le

poterono essere

la

materia

di

questa seconda partia'

zione

gli

aggravati di che qui parlasi. Agli artigiani,


il

plebei

si

torn ad imporre
pite)
,

censo sulla persona [censum

s.

tributum in ca,

il

testatico

che gi pagavano nella et imperiale


;

o altra

qualsivoglia imposta
lice

e questi nuovi capi di entrata


ai

(la

frase fe-

vostra

distribuironsi

Duchi

(5)

per raddolcire ad essi


al

l'amarezza che avean provata nel


di loro sostanze
8.

rassegnare

principe la

met

per

la

restaurazione del regno.


tal

Intcrpelrando e conciliando in
le

guisa, che pure logica e

piana,
(5)

parole de'due diversi luoghi di Paolo Diacono, ecco quale


frase per Langobardos hospites parliunlur, mostra
I

La

si

che Longogi clie tutto

bardi eran quegli ospiti al quali


l'esercito

Romani furono

attribuiti,

non

de'Longobardi partecipasse

in quella divisione.

Pu essere pertanto

che

Duchi ed anche il Re partecipassero in questa assegna, e non gli altri. E si dee notare che Paolo maneggia in modo tale la parola hospites in entrambi luoghi, che non mal necessario di referirla all' universale dei anche della prima partizione dice che reliqui per hoLongobardi. Di fatti spites divisi , ut lertiatn parlem suarum frugum Langobardis persotverenl ,
1

soli

iribularii

efficunlur.

di locuzione.

Ma

Diacono aver cosi favellalo per vezzo Certo pu sembra ancora pi probabile a credere, che cosi parlando
:

il

abbia egli voluto distinguere


ci fosse,
I

gli /lospties

dall'universale dei Longobardi.

Ove
Gapos-

Romani

possessori di

un

dislrello sarebbero stati assegnati in sulle


al

prime ad uno
staldo;
il

de' capi

Longobardi come ad ospite, verosimilmente


la

quale poi avrebbe data

sua quota di frulli a ciascuno dei Londi

gobardi.

cosi sparirebbe ogni

argomento

credere essere

Romani

sessori caduti in pressoch servii condizione di ciasci/n del privati longobardi.

IN ITALIA
sarebbe stata rispetto a ci
la

477
1. tutti,

condizione dei vinti:

e cia-

scuno indistintamente,
ai vincitori

possessori di suolo divisi per ospiti (che

forse vuole dire per gastaldi o gastaldie Ducali), avrebbero tributato


il

terzo de' loro prodotti, e sarebbon quindi addivenuti

terziatori della vittoriosa nazione,

non gi

dei privali: 2.

merca-

dant, gli artigiani ed

plebei avrebbono pagato ai principali

Lon-

gobardi un censo o testatico, e sarebbono perci diventati


Tanto,
io ripeto,

censili.

polrebbesi raccogliere dalie parole di Paolo Diacono;


,

n questa interpetrazione punto mi parrebbe assurda


migliore, stando unicamente
ai delti di lui.
i

ed anzi la

Ma

alle

parole cos spie-

gate di Paolo Diacono ragguagliano


leggi e nelle carte
dei censili,

fatti? In altri termini, nelle

della

et

longobarda incontrasi mai menzione


tanti e poi tanti?

che pur dovrebbono essere


in fallo, in

Se

la dili-

genza mia non cadde


et longobarda
,

veruna legge o carta della vera

gette a
s'

mai non mi occorsero persone apertamente sogun censo personale. Nondimeno il Leo nel suo libro che
:

intitola

Vicende

della

costituzione delle citt


effetto gli artigiani

Lombarde
i

riso-

lutamente afferma che in


sero censili
risce
(6)
;

ed

plebei diventas,

ma

contento alle parole del Diacono

non

rife-

poi

verun documento della presente et in sostegno di sua


,

affermazione
trario
il

e conclude

chiamando
per

liberi questi censili.

Per con-

signor Troya, acuto e diligente scrutatore di nostra istoria


la

nel medio evo e principalmente

et longobarda
,

ci

dice

che
dice

vinti

possessori di terre
i

diventarono terziatori
,

ma non
e

ci

mai che

non possidenti

mercadanti

operai

artigiani

(6)

stesso Autore nella saa Istoria degli Stati Italiani

Op. cU. traduz.del Co. Cesare Balbo . 3.pag.8, S.9.pag.27-33. Lo dei Sig. A. Loewe ( traduz.
II. e.
g'

ed E. Alberi) Lib. e mestieri


(

l. p.

37. e 38., vuole che tutti


)

Collegi

d'arti

non gi

individui

fossero sottoposti ad una tassa da prestare

nei generi da essi lavorali e venduti. Inoltre artigiani e coloni

avrebbono

pagato una tassa della salules

altra

venditori in piazza delta plalealicum.


i

E
I

avverlesl in prova

che pi

lardi, succeduti ai Conti


il

vescovi nel governo

delle citt, ogni corpo d'arti e mestieri fornisce


sarti delle vesti,
i

vescovo de'suol prodotti;

fornai del pane ec.

Ma

queste salules o salutationes (che


d' arti e mestieri alla au?^Sono un tributo, od una offerta Signoria de' Franchi (tra' quali

preti offrivano ai Vescovi


)

anche nella et Longobarda, V. Brunetti Cod. Di-

plom. To$c. N." Vili

si

tributavano dai Collegi


ogni

torit ecclesiastica o alla civile de' Vescovi

o decima ecclesiastica?
proposito ?

Ad

modo

la

plebei rimasero soggetti a tributo) non pot introdurre qualche

novit

io

478

SUI

LONGOBARDI

diventassero censilL Se non lo dice, ci ,

meno
tori
y

a lui

mi penso, perch nemnon occorse aperto indizio nei documenti di questi censiffatti

sili: se gli

avesse incontrati, egli che tante volte favella de'^emacerm/i. All'incontro:


di

per certo non avrebbe taciuto di

nelle carte longobarde


flci
,

non
,

di

rado parola

mercadanti e arte-

pittori

orafi

ec.

e non

compaiono

in

condizione abietta o
d Astolfo gi

quasi servile. Che anzi nelle nuove leggi di Rachi e


dal signor
ai

Troya pubblicale

noi vediamo ordinamenti dati intorno e per dir

mercadanti, e per ricondurgli a servire nell'esercito

loro di che armi debbano in

campo mostrarsi armati

(7).

quanli-

tunque

tra'

mercadanti voglia concedersi che fossero non pochi


,

beri Longobardi

e stranieri [guarganghi] ora stanziali nel regno,

crcderem forse non ne rimanessero punii degl'ilalian originar] del


regno medesimo?

che a costoro

si

saria permesso di vestire le

armi, se

ridotti nella
di

pressoch servile condizione di cens ili?

che

nelle leggi
altri

Rachi

non

si

sarebbero apertamente separati dagli

ed esclusi dal venire in


,

campo

gli originar]

mercadanti

ita-

liani

se stati fosser censiti ?

9.

Non ragguagliando pertanto

ai fatti

la interpetrazione surri-

ferita delle

parole di Paolo Diacono, giuoco forza di tentarne altre,

e vedere se riuscissero

meno

infelici.

Osservate

di

grazia che alla

seconda partizione die causa


del regno
i

la

necessit che per la restaurazione

Duchi

tributassero, o vogliam dire perdessero,

met
i

delle proprie sostanze.

Ora domando
tutti

io

dovevano

essi

soli
le

pi

potenti ed altieri

pagare per
,

senza risarcimento

beatiricchi

tudini del regno di Autari

e gli altri Longobardi rimanersi

(7)

V.
p.

il

Giornale intitolato: Progresso


e seg. (Napoli 1832)
,

delle Scienze
la

Lettere

ed Arti:

Voi.

10

e segnatamente

seconda e terza delle

nuove
si

leggi di Astolfo.

Vaglia cloche pu valere


cil.

la

osservazione;

ma non

posso trattenermi dal notare che in Siena, citt governata da due gastaldi,
parla di

un exercilum senensium CivUalis, che non saprei credere comLongobardi. Brunetti op.
p. 1. N.

posto di

soli

XXV.

Il

tedesco

nome

originale degli esercitali, vogliono poi dimolti che sia arimanni; voce che

mentre altri pi plausibilpropriamente accennerebbe ai soli Longobardi mente credono che questa tedesca voce suoni pienamente liberi e cittadini. E niuno nega che gli arimanni componessero principalmente 1' esercito, op;

per fossero
contubernalis

esercilali.

Ma
;

questa voce sembra che debbasi tradurre in tele

desco herrgeselle: giacch


,

herrgesello

glossen (In glossen

glosse fiorentine traducono commanipularis herrgesello. Sammlung ), Voi. 2.pag.233 e 254.


,

le

voci analoghe

Graff, Florenliner

IN ITALIA
siccome prima
ciocch
;

479
(8).

Ci non sarebbe loro sembrato giusto


eh' eglino

Imper-

concedasi

avessero tra s diviso

le

spoglie dei
i

Re
de'

precedenti.

Ma

nei dieci anni di

loro dominazione
le

patrimonj
le

Duchi riceverono indubitatamente, por


,

conquiste e
,

depre-

dazioni

di

nuove spoglie e non mai


in

tocche dai Re

n per esse

potevano tenersi
si

coscienza obbligati alla restituzione.


assuefatti ad

erano

Duchi nelP intervallo


nel

E poi, non un pi largo vivere?


acquistale ricchezze
i

Quello pertanto che


farsi
,

frangente sembra

naturalmente dovesse
le

egli

che

tutti

riportassero a massa

loro tributarj, e daccapo dividessero in adeguata proporzione

possessi
fatti

ed

proventi delle une e degli altri

se

alla

fin dei

ogni perdita dei Longobardi doveva tornare a carico de' vinti,


il

crescere

tributo

a costoro.

Vediamo adunque
Diacono
:

se tanto possono

significare le parole di Paolo

populi tamen aggravati per


la voce populi voglia ri-

Langohnrdos hospites partiuntur. Quando


tenersi

come surrogata

all'altra reliqui adoperata nel

passo ante-

cedente dallo scrittor longobardo, possiamo accettare che per essa

vengano designati come ricondotti a massa i soli possessori di terre: aggravati bastevolmente accenna un aggravio o augumento del
y

tributo ad essi gi imposto: l'avverbio tanen significa apertamente

che

alla fin de' fatti

ogni

carico per

la

restaurazione del

regno

piomb addosso

dei vinti;

ed a ragione, posciach

que'vili
:

non

avean saputo combattere e mantenere


gobardos hospites denoterebbe adesso
tutti
i (

la patria in libert

per lan)

ma non
(9)
:

con troppa sicurezza


imposto
ai la

Longobardi,

in

pr
il

de' quali era gi stato

vinti

di prestare

come

tributo

terzo de' frutti

partiuntur,

nuova

(8)

Inoltre ci era disdetto dalla costituzione politica de' Longobardi


,

in

cui

Re, Duchi

Sculdascj, Decani ed esercitali partecipavano ciascuno jn


V.

proporzione rigorosamente determinata alle ricchezze acquistate.


e Fossati: Vicende della Propriet in Italia lib. //, cap. 5.
(9)
si

una Vesmc

Ho avvertito
Romani non
,

pi sopra alla nota quinta,


,

prestano a credere che

nella

sessori

fossero tutti
i

che le parole di Paolo Diacono prima divisione gli hospites dei vinti posquanti i Longobardi ma soltanto alcuni
, ,
i

il provento grado) del Longobardi. Potrebbe anch'essere pertanto, a della di Paolo, che la seconda divisione logliesse di mezzo questa per cosi dire, massa comunedi proventi, e in una di queste due guise ; o che tributari rimanessero assegnati e divisi tra il Re e Duchi, per restaurare costoro del danno test sofferlo, cosicch in seguilo Gastaldi

de' principali

verosimilmente

Gastaldi,

quali poi distribuissero

del tributo a lutti e ciascuno

(secondo

il

Invece

di repartir

l'annona tra tutti


II.

gli

esercitali

Longobardi
61

ne riscuoles-

Ap. Voi.

480
divisione.

SUI

LONGOBARDI
si

questa spiegazione potrebbe correre laddove


ellissi
;

chiu-

desser

gli

occhi a diverse reticenze ed


allo storico dei

che in

tal

caso do-

vremmo perdonare
non
si

Longobardi

condiscendenza che

volle

avere insino a qui, posciach niuno, a mia saputa, messe


cotesta

finora

in
,

campo
il

interpretazione.

Tuttavia

non essendo
per s stesso
orialla

strana

fatto

che presuppone rappresentandosi

di

come probabile conseguenza della causa che avrebbegli dato gine vediamo un poco se monumenti istorici ragguagliano
,

medesima. Se mi
vi

togliete alcuni

Beneventani documenti

de' quali

dir

tra

poco,

niuna
ci

legge,

ninna carta propria del regno

de'

Longobardi non

esibisce n indizio n sospetto di tributar] o

terziatori aggravati e poi

nuovamente
Paolo
(10).

divisi
!

di

che

ci

parlerebbe

questo secondo luogo


sessori
italiani
,

di

Come
la

La massa
ridotti

de' vinti pos-

gi nella

prima partizione

al

grado

di

tri-

butar]
istcssa

vien

mantenuta con aggravio per

seconda nella condizione

e di cos

immenso

stuolo di socj o consorti nel frutto delle


,

terre

rilasciate in

mano

de' vinti possessori


;

mai non

s'

incontra

vestgio nel

regno Longobardo

quando

di costoro si trova espressa

sero

proventi

regii Gastaldi

pel

Re
) :

ducali pei Duchi


i

(come appunto
vinti possessori
i

scorgesi fallo per le Regie Corti e Ducali

ovyeramente che

e tributar] fossero indislintannenle e pr rata divisi tra lutti quanti


gobardi. La prima guisa poi riesce
conciliasi alla prestazione di

Londi

meno

inverosimile, si perch pi facilmente

un tributo che prosegua ad essere segno


,

sudditanza e non
di

di servit

e perch serve a spiegare una oscura lettera

Gregorio Magno (v. noia 14); se non che il silenzio delle Leggi e delle Carte intorno ai Romani possessori tributarj non ci consente di facilmente accogliere la prima e molto meno la seconda. Ad ogni modo poi, questi tributar] sia del Re sia dei Duchi, o anche de' privati longobardi, dovrebbon

sempre considerarsi alla pari dei terre di che diremo in parlando


;

liberi

possessori e

padroni Romani delle

dei terziatori

Beneventani g. 20-25.

(10) Soltanto di case tributarie o poderi parola in Roth, Leg. 257.

Liulpr. Leg. VI. 6. y. A^nche Brunelli op. df.

N.^XVI. Un documento

Bre-

sciano pubblicalo gi dall'^. Bailelli


(Brescia 1657)
,

Annali Storici di Santa Giulia


,

p. 14.

11,8 conslit. i/, lavoratori insomma dei parla di tributarj; ma costoro sono servi o coloni e non parmi per conseguenza che ci serbi memoria dei Ropoderi Iributarj mani possessori fatti tributarj dai Duchi. V. per Troya: Della condizione dei Romani vinti dai Longobardi g. 179. p. 240-242 (Napoli 1841 ). E non da dimenticare che anco nella et imperiale i coloni, o parte almeno di loro, si 63 L. 12. C. de Agric. domandavano tributarj. L. 3. C. Ut nemo XI XI 47 . 2. C. Theod. Si vagum (X, 12 ).
e poscia dal Margarini
Bullar. Cassinens.
,

IN ITALIA
e ripetuta menzione nel Ducato Beneventano
voglio cavillare sulla parola.
tributar] o terziatori de'
il

481

? E notate che io non rammento, che gli antichi Duchi vennero aggravati. A quanto crebbe

Ho

detto, e lo

tributo?

Alla met? perch non parlasi di consorti mezzajuoli. A quota pi grave ? perch non occorre nome che alla quota
si

imposta

referisca ?

perch nelle leggi


,

e nelle carte de' Lonin

gobardi non mai pi parola

nemmeno

genere

di tributar] ?

Perch

rispondo

di

questi o terziatori o mezzajuoli o tributar]

come condizione
comprensiva
1'

di

persone con suo

nome

dalle

altre distinta e
,

universale dogli originar] possessori italiani

pi non
fossero
i

ce ne avea nel

regno dei Longobardi. Che cosa


lo

poi

si

Beneventani terziatori,
:

vedremo a suo luogo. Ma qui fatemi lecito di domandare se nella nuova partizione dei terziatori che furono al tempo dei Duchi si aument l'aggravio dei frutti, ed essi diventarono mezzajuoli o che volete perch mai Paolo Diacono, il quale con tanta precisione ci narra che tributar] pagavano sotto Duchi terliam suarum frugum^ non ci dice poi della nuova quota? poteva
; i

questa

grave circostanza oltrepassarsi

in silenzio?

poteva igno-

rarla lo storico dei


10.
cr

Longobardi?
di

Sennonch mi pare
voi tirate

sentirvi

sussurrarmi
stesso
ci

alle

orecchie

ma

fendenti

all'

aria

voi

avete

detto che

questa seconda interpretazione data a Paolo di riportare


e nuovamente dividere con aumentato aggravio
ziatori de'
i

a massa

tributarj
;

ter-

caduto

di

non fu mai proposta da veruno e sembra vi sia memoria, come ai d nostri muovesi perGno non lieve
Duchi
,

dubbio se

di

una seconda
con

partizione

mai

favellasse
il

il

Diacono

quattro Vaticani Codici ed un Chigiano concludendo


voi test riferito
la
,

periodo da
f).

parola patiuntur, e non gi partiuntur

Ma

io

vi

dico in verit
di

che

il

primo

dei

cinque copisti

di

quei

cinque Codici e

inavvertenza o per evitare la contradizione,


tanti

che l'uno forse derivato dall'altro (11); o per come a lui pareva (e a
di nostri), del riferito

pare ancora

ai

passo

di

Paolo Diacono

dici Vaticani, quella di


:

la et. Ora de' quattro Codue soltanto mi nota. Il Codice di N.* 1795 del secolo XII quello di N. 1983 del secolo XV. Pertz, Archiv. voi. 7.p. 311. Degli altri due di che quello segnato di h.'^ 905 fu della Regina di Svezia e r altro Oltoboniano N. 909, Ignoro la et e gradirei di saperla. Il Chigiano poi G. VI-156, che legge come quattro Vaticani, del secolo XV, Perlz,

(11)

Per

la

fede

al

Codici giova di conoscerne

Archiv. voi. 4.p. 531.

482
eoi precedente; tolse a

SUI

LONGOBARDI
fatto

suo senno dalla istoria un


;

che

ci

do-

veva occorrere

di

necessit

tolse un' idea scolpita dallo storico dei

Longobardi

e la tradusse invece

ad

una

insolita

prova
il

di senti-

mento

ed imbrogli pi che mai la questiono. Dicoche


il

copista,

cangiando

partiuntur in patiuntur, cancell dalla storia un fatto

necessario, un'idea scolpita dallo storico dei Longobardi, la nuova

repartizione

insomma

de* tributar]; perch

Duchi avendo

soli ras-

segnata

la

met

di loro sostanze

per

la

restaurazione del regno,

doveano in qualche
le loro perdite.

modo

ottenere dagli altri

un risarcimento per
la

Dico che ridusse una parola cotanto istorica ad una

mera

e insolita

prova

di sentimento;

perch

voce patiuntur

mentre da un

lato ci rappresenta cos indefinitamente e


il

come non
vinti
,

conviene ad un assennato isterico


ci

nuovo male

patito dai

esprime per l'altro un senso


:

di

compassione e

di benignit

per

loro

e di questi cos amorevoli sensi inverso ai

medesimi giam-

mai non seppe

significarne

altrove

quello scrittore longobardo di

puro sangue. Dico finalmente, aver quel copista imbrogliata pi che e ve lo provo in poche parole. Legmai la storia de' Longobardi
;

gendo quel periodo

di

Paolo Diacono secondo

la

romana

variante
,

populi tamen aggravati per Langobardos hospites patiuntur

cio

che
di

popoli o gli antichi tributar] caricati dagli ospiti longobardi


si

maggiori aggravi patirono; ecco dove

corre: prima

di tutto,

non s'intende come e perch l'universale degli ospiti longobardi si tributar] quando i soli Duchi ne prendesse licenza di aggravare
i ;

avrebbono avuto

la

cagione o

il

pretesto

atteso la risegna fatta al

Re

di

una met

delle proprie sostanze. Dipoi, lo indefinito aggravio

ci si

rappresenterebbe dallo storico come dipendente dal capriccio

di ciascun ospite

longobardo,
il

guisa della spada di Damocle


;

ognor sospesa sovra

capo

de' tributar]

e allora io

vi
,

domando
ridurre

che ordinamento sarebbe stato questo della conquista

romani possessori

di

terre in grado di taillables et corvables vo,

lante a' giorni di Autari

che da un

lato lo storico ci rappresenta

come
il

beati

dall' altro (e lo

vedrem pi
e' sia

sotto

. 13)

correvano

pericolosissimi per la recente signoria dei Longobardi ?

di

fatti

signor Troya

quantunque
si

quegli

il

quale trov primo

la

romana
non

variante e

dimostri propenso a
,

crederla

come

la vera

lezione di Paolo Diacono


vi edific

con raro senno ed accorgimento

islorico

sopra

e relegolla in fondo al suo Discorso della con-

dizione de*

Romani

vinti^ dai

Longobardi

acci la sua storia non

IN ITALIA
istesse

483
le

sopra

di quella

ma

poggiasse sovra

intime sue fonda?

menta.

Onalmenle, a che pi insistere sovra ci

Leggete come

volete, che io vi dei

domander
di

in perpetuo;

dove pi sono nelle leggi


i

Re
11.

e nelle carie
in

della et

longobarda
,

romani proprietarj

di

suolo

ridotti

grado

terziatori

di

tributar] ?
:

Ma

qui sento interrompermi daccapo e dirvi


,

non
gU
.

sofi-

sticate sulle parole

terziatori

tributar] facilmente
il

ritro-

verete negli aldj


alle leggi
,

dei quali frequentissimo occorre


il

nome dentro
Esamio
te-

infinito
,

numero

nelle carte dei

Longobardi
di aldj

niamo un poco
holdere
,

e vediamo. So ancor io che dal verbo haldere


,

italianamente tenere

viene

il

nome
ra'

o tenitori

nitori cio delle terre altrui


le
i

e dove io

ignorassi

intieramente
i

antichit

germaniche o disputar
,

volessi delle etimologie,

free-ed

copy-holders

vivi e presenti nella Inghilterra,


di

mi sforzerebbero
agli

anche a mio malgrado


nego che
tenitori
i

confessarlo.

Ma

io

nego ed assolutamente
aldj
,

tributar] de'

Duchi possano ragguagliarsi

ai

delle terre altrui.


e'

infatti

per ammettere

cotesto
di

rag-

guaglio,
zioni, di

bisogna procedere per una continuata serie

supposi-

che ciascuna viziosamente deriverebbe dall'altra. Bisognela

rebbe supporre che nel gius politico dei Longobardi


facesse cadere in pieno

conquista
le
si

dominio dello esercito vincitore anco


suolo del vinto popolo.

propriet private de' possessori di

Che
i

costumasse poi

di rcpartire tra

ciascheduno de' Longobardi


s'

vinti,

e che per siffatta repartizione

intendesse trasmessa in lui la proall'

priet privata delle terre spettanti

antico padrone.

Che

il

nuovo

longobardo padrone, invece


ora di suo dominio
a sua posta
i
,

di

considerare

come

tenitore de' fondi,

il

solo colono, e di partire con lui soltanto ed

frutti del suolo, volesse


,

teria de' fruiti

cio l'antico

mente

di
,

un
e

terzo de'costui

ammettere un altro alla consorromano padrone e contentarsi unicafruiti pel magro vantaggio di riconoscere
,
,

in esso

non gi nel colono

1'

aldio o tenitore delle sue terre.


,

Un

modo
giunto
in

simile di argomentare per supposizione di supposizione


al

con-

dubbio che questo politico sistema ricevesse applicazione

Italia,

non

si

accatta facilmente consenso:


vi

alla

gratuila perdita di frutti che

sia in fondo pel

massime pensando nuovo padron


direi

longobardo.
si

E
i

a chi volesse

nondimanco acconsentirvi,
le

che non

pu

perch lo negano
vinli

aperte parole di Paolo Diacono. Egli

ci

dice che

romani

al

tempo

dei

Duchi furono addotti

in

condizione

di

tributar]

ut tertiam partem

bardis persolverent.

Intendete ?

suarum frugum tangoSuarum frugum, 1 frutti adunque

484
erano suoi
(del
(

SUI
romano)
in
,

LONGOBARDI
dirsi se
il

n suoi avrebbono potuto

anco

fondi frugiferi

che l'accessorio seguilo mai sempre


dominio
di
lui.

principale
i

non fossero rimasti

se

suoi

erano

frutti

perch suoi rimasero i fondi; oh! questi tributar] non possono davvero ragguagliarsi agli aldj ai tenitori delle altrui terre. N
,

io

mi penso che vorrete oppormi, dare


:

io

troppo

valore

ad ogni

parola dello istorico longobardo

e che queir aggettivo


di

suarum pu

essere o ridondante o inesatta espressione

Paolo.

Imperciocch

questo istorico giammai dimostrasi ridondante, n pu cos alla


dirsi inesalta

lesta

riferirsi al

passato una voce che sola d pre-

cisione o qualit al soggetto di che vien discorrendo.

Insomma
o

bisogna accettar tutte sino all'ultima sillaba


scrittore su questo

le

parole
,

dell'unico
altrimenti

punto capitale

di

nostra

istoria

permettere che ciascuno se

lo flnga

a libito della propria fantasia.

E
il

desiderate ancora qualche altra


discretissimo postulato

ragione? Eccola.
,

Concedetemi
ciascuno dei

che

Duchi Longobardi
,

quali era dall' altro indipendente nella sua citt

separatamente oral tributo, aiutato


la

dinasse

il

ruolo de' vinti

romani da soggettare
,

verosimilmente in ci dalle tavole censuali

che o

forza
delle
i

la

paura o

la

tristizia

avran

tratto fuora dai

ripostigli
,

curie

furono spenti
svegliassero

romane. Avremo allora che que' romani proprietarj quali non perch non possedevano continuati latifondi che ri,

la

cupidigia de' vincitori


ne' lerritorj di

nondimeno avevano posper


il

sessioni sparse

pi e diverse citt, divennero

ci stesso tributar] a pi e

diversi dei

Longobardi.

infnch

tutto restringevasi

alla prestazione del terzo dei


,

frutti di

ciascun

fondo
il

come
il

tributo

non occorrevano
nell'

difficolt

il

respettivo colono

villico del

fondo, posto

uno o

l'altro territorio,

avrebbe
il

recalo

terzo all'ospite longobardo che col viveva, e cos

pa-

drone avrebbe facilmente sodisfatto a ciascheduno degli ospiti suoi. Ma se, per la prima partizione di che ragiona Paolo Diacono, i tributar]
prietarj

divennero aldj, ditemi in

grazia,

que' tanti romani


,

pro-

caddero forse sotto


,

il

mundio
ospiti

di tre

di

quattro

di dieci

venti

Tuno

all'altro ignoti

Longobardi? Ed
il

avvertite

bene: che in qualunque germanica bocca


aldio quello di patrono o

termine correlativo ad

padrone

(12)

e che Paolo Diacono qui

(12) Rolh. L. 239. Inutile di qui osservare che


trlbaito da Paolo ai Longobardi,

il

predicalo di hospiles allo

certamente adoperalo nel senso pi ovv

e pi nobile di consorti. Che se

la qualit

hospiles viene talvolta data an-

IN ITALIA
ci

485
:

favella invece di ospiti

non

di

padroni. Parimente

che

la parola

hospites

suona

tra'

barbari consorti, e accenna non aldionato


gli altri

ma

con-

sorteria; consorteria di terre appresso


di frulli, testimone

popoli

consorteria
ella

Paolo, appresso
ci

Longobardi. Hospites,

pertanto

la

voce che

spiega

il

perch lo storico parli suarum


(del

frugum

cio di frutti che sono

sempre suoi

romano)

questa

quella che non permette di scorgere nel


aldio sottoposto a dieci
la condizione
(

romano possessore un
tributar]

o venti padroni
)

questa quella che spiega


fatti
,

consorti

dei

romani or

come

si

dice in fine al periodo

voce per che da lui venne assennatamente


i

premessa a tutte per non ingannare


per hospites
persolverent
al
,

suoi leggitori

Reliqui vero

divisi

ut tertiam partem suarum frugum langobardis

tributarii efficiuntur.

mundio

del respettivo ospite longobardo,


i

Non dunque aldj n sottoposti non in servile condiromani. Ei furono soltanto,


il

zione dirimpetto a lui rimasero

vinti

come

consorti

obbligali

di prestar loro

terzo de' frutti che


i

ri-

cavavano dai fondi adessi rimasti [suarum frugum); e


in forza vero della conquista o per cagion poltica
,

vincitori,

acquistarono

soltanto

de sorte

un gius privato o reale [jus in fundo direbbero i Romani; barbari Longobardi gius esperibile in perpetuo con, i

tro ogni successore del

Romano

nella propriet di quel fondo, anche

titolo

singolare; cagione forse per cui negli Editti dei


,

Re e

nelle

carie longobarde

parlasi poi di case tributarie


;

non

di tributarj

che polean cangiare


e in quelle carte
(

se le case tributarie ricordale in quegli Editti


)

V. nota 10

sono fondi spettanti ad un

Romano

un padron longobardo. 12. Ma voi, gi stanco di tanto minuta indagine di una esegesi fatta pi lunga dagli episodi, mi domanderete: insomma, qua!'
piena
signoria di
,

proprietario, e non in

la

vostra opinione?
?

Come
:

spiegale voi

il

secondo

riferito

luogo

di

Paolo Diacono

Rispondo
spiego
;

che
,

virgoleggiando quel passo

nel se,

guente modo
partiuntur,
falli

populi tamen

aggravati per
il

langobardos hospites
altri
i

io lo

come
i

Gibbon e molli
dagli

quali eransi

a interpelrarlo

cio,

popoli per altro (i tributarj), aspreg(

giali

con avanic

pi gravi

aggravali

ospiti

Longobardi

che
sorti

ai Coloni, egli
(

perch tra

medesimi ora ce ne avea veramente


)
,

di

con-

testimone

il

getico consorte colono


i

ed ora perch hospites

per tran-

slato
in

pot signiflcare

semplici lavoratori degli hospitia o hospilalica.

Ma

senso proprio, hospites vorr dir sempre consorti.

486

SUI

LONGOBARDI
si

partirono; che quanto dire,


le loro terre e

videro costretti a partire o dividere

perlinenze con quegli ospiti maledetti.


,

13.

Ed
,

era tempo

ben ce
,

lo

dimostra
in

la

storia

di

ordinare
il

adesso
de'

regnando A u tari
succedevano
,

le

cose

modo che
Sovra
il

dentro

regno

Longobardi
si

fessevi sicurezza e quiete.


l'

soglio di Costan-

tinopoli

un dopo

l'

altro

due valorosi Imperatori


Italia

Tiberio e Maurizio

ed accennavano air
in queste

contro

Longobardi
che

ed anzi Maurizio spediva


scontri riusc vittorioso.
I

parli

un

esercito

in pi

Franchi dall'altro canto invadevano quel

Regno.
genti
,

suir esercito dei Longobardi, raunaticcio di molte barbare

mobili d' ingegno e parate a vendersi al maggiore offerente,


,

non era poi tanto da contare quando non vergognavano di trafuggire alle parti

taluni

degli

stessi

Duchi

del

Greco Imperatore (13):


tanti pericoli
,

come
le

pertanto

poteva

non voler
avanie

togliere di

un Re mezzo

prima

di

affrontare

le

dissensioni intestine

gli
,

odj

che

degli

ospiti

suscitavano ?

Gregorio Magno

asceso al

soglio pontificio nell'ultimo

anno

del regno di Autari, significava al


di

Greco Imperatore, che.se


dal prestar

il

timore
, i

Dio non

lo

avesse trattenuto

mano

alle

stragi

Longobardi pi non avrebbono

n Re, n Duchi, n Conti


erano maggiormente

(14).

Ed

io

non dico che


al

le
i

parole del

Santo Pontefice accennino per appunto


aspreggiati
dagli

tempo che

vinti

romani
a
fine

ospiti

Longobardi
del

di rifarsi delle sostanze

perdute per

la

restaurazione

regno.

Dico per
pronti a

che in

quel
sotto

momento
le

gli

acciari

dovevano essere gi
di

uscir di

vesti:

che un ordinamento
nella

Autari

per

la divisione delle

terre (15) fece rientrarli

vagina; quan-

(13)
ivi citate.

Paul. Diac. Ili, 17

18. Muraloriy Annali ad A. 590, e le fonti


,

Balbo

Storia d' Italia Lib. II

e. 8. 1

(14)
editori di

Gregor. Magni, Op. IV. ep. 47. Paul. Diac. IV, 30.
questa lettera
al
la

Benedettini

riferiscono all'anno quinto di Agilulfo,


preterito.

ma
i

ri-

sguarda chiaramente

tempo

Sarebbe egli possibile


,

che

sem-

plici esercitali Longobardi, scontenti delle oto sorti e privati dell'annona di vinti italiani per fare insieme al Re , ai che sopra nota 9 provocassero Duchi ed ai Conti , I soli che davvero divennero ricchi quella medesima celia che costoro aveano fatta ai nobili ed opulenti italiani ? E che costoro se ne consultassero col pontefice , sperando di averlo capo o fautore della
, i

impresa
(15)

ospiti fatta ai
frulli

Ninno vorr negare che la divisione dei Romani proprietarj per tempo dei Duchi, onde pagassero ai Longobardi il terzo de'loro come tributo movesse da un politico ordinamento. I Duchi doverono
,

IN ITALIA
tuaquc
le

487
si

ire

non

si

spegnessero

ina

occultassero sotto

la
si

cenere per isfavillare di bel nyovo e pi vive laddove un capo


fosse presentato per dirizzarle

ad un Gne
la
ci

e che da questo regale

ordinamento

di

Autari nacque
)

universal beatitudine che Paolo


a.

(anche
i

in ci fedele istorico

rappresenta comparsa

rallegrare

giorni di questo

He Longobardo.

Ed
,

invero

per cosiffatta divii

sione che restituiva la quiete a lutti

ben poterono non soltanto


eziandio
i

Longobardi
tarj di

e
,

non intendo come


di

ma

romani proprieospiti
,

terre

non pi a capriccio
Flavio.

taglieggiati
al di l di

dagli

sala-

tarlo del

nome
stati
i

E bene

ogni germanica natura


,

sarieuo

Longobardi

e avari

ingordi e taccagni

se per

giunta alle ricchezze bottinate ed alle terre per intiero occupate ed


invase, non
t
si

fossero contentati, in luogo del tributo, di una

me-

(16) de' fondi

con

gli schiavi e coloni


!

ch'erano rimasti

in

dominio

dei possessori

romani

tempi

di

Autari
,

correvano molto diversi


,

non senza cagione asseverare che un goto ricco a' suoi giorni adeguava appena un rpmano povero; Autari poteva, con maggiore e pi splendida verit, affermare che un romano ricco a' suoi giorni Ggurava appena come
di

da quelli

Teodorico.

se questi pot

il

pi tapino e lurido dei Longobardi.


l^.

N qui
il

veniste a
di

muovermi questione

di
,

etichetta dicendo;

che se
che
ai
i

partiuntur
vinti

Paolo signiGca dividono

parr

in tal

caso

romani
che

[populi..., partiuntur) avessero dato


si

la leggio

vincitori e

comandato che
la

dividesse. Poich risponderei:


,

prima

di

lutto,

frase

suarum frugum

dinotando come

le terre

ioralli tra loro ititeodersela e ordinare cos diversamente in ogni ducato avrebbono potuto prendersi provvedimenti diversi. Ora a significare questo ordinamento, Paolo si contenta della frase his diebus. Credo pertanto, che per politico ordinamento accadesse ancora la seconda partizione regnando Autari, che lo storico con la slessa frase ci narra avvenuta huius in diebus. Del resto, che leggi si dettassero ancora dai Re predecessori, lo mostra il prologo di Rolari che parla di correggere e rimuovere o rinnovare le leggi precedenti. (16) La parola partire o dividere, quando usata in assoluto modo, significa presentemente e signific eziandio nel Ialino linguaggio, dividere per met. nota la formula del legalo di partizione: Haeres meus cum Tilio haeredilalem meam parlilo dividilo Ulpian. Hegular. XXIV, 25 ) ; quo casa (ag:
,

e con

Nei tempi che abbiam tra mano bisogna di necessit rilevare ogni minuzia. Osserver quindi che Duchi anch' essi avcano rassegnato al Ke mela delle proprie sostanze. V. anche il seg. . 22.
il

giunge

giureconsulto) dimidia pars bonoram legala vidclur.


,

lo storico

Ap. Voi.

II.

62

488
rimaste in

SUI

LONGOBARDI
sempre propriet
dei

mano
:

loro erano

romani

biso-

gnava air atto della divisione dire che furono eglino quelli
partirono. Inoltre
stati
i

quali

che

la
,

cagione addotta del partaggio, o Tessere


,

vinti aspreggiati

aggravati

chiarisce

ad

evidenza in loro

coazione, e non gi libera volont. Aggiungerei che l'amore di brevit,

soverchio nel nostro istorico


sione che or
a
ci

pot

condurlo ad usare una espresi

sembra troppo rispettosa inverso

romani

ma

che

mio credere soltanto artiGziosa e pi acconcia ad appagare r animo dello scrittore. Paolo cresciuto in corte e carezzato dagli era come or direbbesi un realista , di ultimi Re Longobardi animo in tutto alieno dai Duchi o antiducale. Se ne dubitaste
, ,
,

rileggete V

un dopo
,

i'

altro

seguentemente
il

il

capo trigesimosecondo
passo che ricorda

del Libro II

dal quale tolto

primo

riferito

r imposizione del tributo

ai vinti, e

quindi tacitescamente narra le


dei

orrende bestialit commesse


il

al

tempo
,

Duchi

rileggete poscia

decimosesto capo del terzo Libro


,

cui spetta

il

secondo passo
Autari

relativo alla controversa partizione

e dietro al quale traggono deai

scritte le beatitudini dell' universale

giorni
:

di

e ve ne
,

persuaderete
serviva

subito.

La

frase
,

pi

garbata

populi

partiuntur

dunque

alla brevit

colorava di legittimit lo spoglio sotto

Autari sofferto dai romani, e apriva un ottimo passaggio a rappresentare le antedette beatitudini. Finalmente
,

se

non

vi

contentate

posso anche arrischiarmi a dire

che quella

frase

troppo gentile

populi .... partiuntur,

Paolo Diacono, longobardamente avvezzo


,

a bottinare per le altrui scritture


istoria del

pot levarla

di

peso dalla breve

romano
,

prete Secondo,

Ma

lasciate di grazia la corteccia


ci
il
:

delle parole
I

e vedete

un poco

e chi

scapita e chi guadagna.

proprielarj romani perdono


gli

per met

dominio

de' loro fondi,


la dif-

con

schiavi e coloni che ci stan sopra

perdono inoltre

ferenza tra la

met ed

il

terzo de' frutti che gi dovevano prestare;

guadagnano soltanto in ci che si levano di dosso la nota del tributo che se non diminuiva contaminava per certo la loro libert personale (17) ed inoltre perch procacciano a s medesimi la pace
,
,

e la sicurezza dalle avanie degli ospiti

benefizj

alcerlo ragguardelle loro so-

devoli,
stanze.

ma
I

pagati con

una

perdila

non tanto

lieve

Longobardi poi non perdono per verun


s

lato, e si

avvanil

taggiano di non poco. Guadagnarono;

perch cangiarono

gius

(17) Paul. Diacon. IV, 17

libertalem

solutione tributorum foedare.

IN ITALIA
in fundo o de sorte sovra le terre del

489
nel proprio e vero

romano,
si

dominio

di

una met

di quelle

che

lavoravano dagli schiavi e

coloni, trapassati in loro per la divisione delie terre, a coltivare le

quali erano o addetti o inGssi: guadagnarono pe' frutti la differenza


tra
il

terzo che
l'

prima avevano

della

parto
si

dominicale di tutto

il

fondo e

intiero di quella

che dal colono


coscienza

retribuiva per la met


la

del fondo al

padrone; guadagnarono finalmente anch'essi


la gli

pace,

posciach non credo che

tenesse tutti quanti francelarsi


,

chi dal timore del pugnale


veste del vinto. Vedete
la

che potea
,

sotto

la

irlandese

dunque
la

ottimo amico

che se a spiegare
,

controversa voce parliunlur nel senso attivo

consente

da

un

lato

(e ninno
ci

lo

impugn)

grammatica;
,

altrettanto lo consen-

tono, anzi

sforzano a crederlo

e la storia dei tempi di Autari,


lui pi

e quel perpetuo negativo

argomento che dopo


,

motto

di

romani possessori tributar]


(

quali poi

non si fa non possono nemdimostrata dalla

meno
16.
istoria

raffigurarsi negli aldj

11

).

Che
,

se

non contento
dell'

della intima necessit

e non contento
voi

antedetto

mio perpetuo negativo argoe affermativo testimone della

mento,

mi domandaste un solenne
i

partizione tra

vincitori e

vinti delle

costoro
Il

terre

io vi direi

che un testimone non

ci difetta.

Gi lo sapete.

Codice Ambrosiano

non

legge,

come

gli altri

Manoscritti di Paolo: populi tamen aggravati


in

per langobardos hospites partiuntur. Quel Codice, ha

iscambio:

populi tamen aggravati pr langobardis hospitia partiuntur.


sta
Il

Or que-

nuova parola
proposito

offerta dal

milanese Codice, che cosa mai significa ?

patto di Arechi ai Napoletani


il

chiama hospitatica

gi lo notava
i

in

Sig.

Troya)

(18)

fondi su che risiedevano

terziatori

de*
di

Longobardi Capuani o Beneventani. Fate ragione

alle differenze

linguaggio tra provincia e provincia, da scrittore a scrittore, e

ditemi se gli hospitia del Codice milanese


gli hospitatica

non sono per appunto


Berorigettai

o
a

le

consorterie de' fondi lavorati dai terziatori

neventani

me

che
,

bruscamente

per falsa

la

mana
questa

variante patiuntur

quantunque ripetuta

in quattro

Vaticani

Codici ed un Chigiano, vogliate rimbrottare adesso, prima di udirmi,


facilit
,

di

accogliere

come

legittima la
si

milanese

variante

hospitia

quasi ci fosse solo perch la

dimostra

acconcia alla

interpretazione da

me

seguitata. No, lo protesto; io

non credo che

(18) Oper. cu. . 27.

490

SUI

LONGOBARDI
, ,

lo credo e fermamente credo che Paolo che questo luogo dello storico longobardo si debba leggere in ogni sua parola come concordemente legge pres-

Paolo scrivesse hospitia.


,

scrivesse hospites

soch tutta

la

immensa mole
sia

de' superstiti Manoscritti. Io credo poi

che

la

voce hospitia

o una

emendazione o un glossema

che
,

pass nel Codice Ambrosiano a tener luogo della parola hospites

originariamente

scritta

da

Paolo.

abbiasi da tener conto di siffatta

nondimeno io credo che ambrosiana variante, egli perse

ch non solo questa variante


necessit dei tempi
,

si

conf

mirabilmente

alle istoriche

ma

eziandio
(

perch la oscura e logicamente

ambigua locuzione
sulto del
terata

di Paolo fratello in ci del romano giureconnome istesso, maledictus Paulus) non rimane punto alcome dai quattro o cinque n troppo antichi romani Codici,

ma

semplicemente spiegata per uno scrittore abbastanza prossimo


longobarda, e quindi in grado
di

alla vera et zioni. Infatti

conoscerne

le

condi-

l'Ambrosiano Codice chi

lo

pone pi recente, giudica


poco
(j'

che
che

sia del secolo

X; pongasi
dell'

del principio, e ci troveremo per

pi di un secolo discosti dalla et longobarda,


lo

se bassi a dire

scrittore
il

proprio senno
avvertirvi

testo

Ambrosiano Codice correggesse primo e di che avea solt' occhio e in tal caso ho da
;

che questa stranamente sarebbe l'unica sua interpolazione^


ogni altra mostrasi intieramente scevro quel Codice
se invece
[19).

perch

di
,

Ma

che

vorremo credere aver


testo
,

lo

ambrosiano

scrittore

trovato in quel pi antico

che avea

sott'

occhio, posta al di
,

sopra della parola hospites

la glossa

interlineare hospitia

ri-

putandola una emendazione della voce hospites gi scritta nel testo


la inserisse nel

nuovo Codice come

la vera e
le

genuina lezione ? Parmi

che in colai guisa e spiegheremmo con


critica e diplomatica
il

buone regole
e in essa
la
,

dell' arte

perch questa unica interpolazione trovisi


; ,

nello

emendatissimo ambrosiano Codice


testo,

o in questo
la

glossema penetrato nel


di

scorgeremo allora
(forse di Paolo)

mente e

mano
in-

uno

scrittore

contemporaneo

un testimone
lo

somma

della et longobarda.
,

N questo testimone
il

respingeremo,

siccome unico

dal giudizio. Ricordatevi che

Beneventano Arechi

appella per ben due volte hospitatica le terre dei terziatori, e avrete
in questo principe

longobardo un altro superior testimoue.che viene


di

a qualificare

il

buon giudizio

queir antico chiosatore

che con

(19) Perlz, Archiv. Voi. Vili, p. 309-10.

IN ITALIA
una maestrevole ed autorevolissima
senso attivo
,

i91
interpretava
,

pennellata
mille

nel

or sono per lo

manco

anni trascorsi

il

con-

troverso partiuntur di Paolo Diacono.


16.

se per esporvi
la

uno

stato di cose, a fare aperto

il

quale

bastava di ricordare

imparziale e forse sincrona spiegazione gi


,

data alle parole oscure del nostro istorco, ho speso tante parole
vogliate

dirne mia la colpa


le

la

colpa tutta

di voi,

che nelle prime

parole con

quali a
de'

me

vi

aprivate nelle vostre Lettere sopra la

dominazione
dovere
,

Longobardi

dicendo che quando


fatti

velata per
di

pubblici

mi richiamaste come a qd un popolo non rivuol dedurre unicamente da un brano


in Italia la
,

interna vita di

legge

dalle formule dei contratti

istoria diviene

competenza

dei giureconsulti.

vero che
di

la storia di
,

Paolo Diacono non un


di contratto.

brano

e molto
v'

meno

legge

non una formula


conciso e oscuro di
;

Ma
che
cre-

quando
tuttavia

imbattete a

un passo

uno

storico,

sapeva quello che volle dire

quando

dentro per vostra

confessione sta

un mistero da

rivelare della vita di

un popolo

dete voi che quello storico e quel passo cosi conciso e misterioso,

minor diligenza e amore che non le membra un imperiai rescritto, o l'intricalo e oscuro responso di un romano giureconsulto ? N forse vorrete io spero dichiarare eh' io sappia tutta quanta inutile V opera mia. Nissuno scrittore ma sono tanti quelli che non ho mai letti n conosciuti ), sottopose ancora agli occhi del pubblico una cos minuta indagine delle
voglia trattarsi con

lacere di

parole di Paolo Diacono, per manifestare di che guisa nell'animo

suo giungesse ad accogliere o V una o V altra interpretazione. Ep-

pure questo era

1'

unico verso

di
!

generare o trasfondere

la

persua-

sione istessa negli animi altrui

Ora, se a malgrado
,

gli

errori, in

che per mala ventura io fossi incorso l' esempio mio riuscisse al punto, che un pi valoroso scrutatore delle cose del medio evo
applicando coraggiosamente
s'
il
l'

animo

alle
,

parole di Paolo Diacono


e dimostrasse a
vie

ingegnasse

di trarne

verit pi piena
le

suo procedimento intellettuale o


l'intento; no,

logiche
di

adoperate

un tempo per
forse

ottener

non mi dorrebbe
pi

avere errato, e in santa


sorriso

pace

comporterei quel

che

longobardico

gi

pronto a rimeritare questo mio meschino e ingrato lavoro.


17. Per le cose inBnqu discorse, a [ferer mio,
si

stringe la con,

clusione:

1.**

Che

tutti

liberi e cittadini

romani d'ogni condizione

scampali

alla

furia o alla avidit de' Longobardi, durassero ad esser

492
liberi della

SUI
persona
,

LONGOBARDI
aldj

non gi divennero n
(20).

ne censili

o vo-

gliam dire presso che servi

Nondimanco

la loro libert fu

per

dignit inferiore a quella dei


viriciali
,

Longobardi;

libert di sudditi ojpro:

non gi di concittadini al popolo vincitore al che mi sembra accennare quella frase molto ponderatamente adoperata nel

prologo dal notaio


in

romano che

die linguaggio all'Editto di Rotari,


infatti
,

provinciam Italiae
;

Langobardorum. Provincia

suppo-

ne de* provinciali
,

un popolo suddito ad altro popolo conquistatore e sovrano e non gi un branco di servi. 2. E in particolare Romani proprietarj di suolo dopo essere per breve tempo poi, che ai Longobardi per un terzo dei frutti di stati semplici tributar] loro terre suarum frugun cessarono dal tributo e liberaronsi dalle avanie dei vincitori nel riscuoterlo rilasciando ad essi una met delle terre medesime onde il pi ricco degl' italiani divent
i ,
(

povero come

il

pi meschino e tristo
invidiabile; e
i

dei

Longobardi.
il

Questo
e

stalo

non era alcerto


,

se

nondimanco

contemplaPaolo Dia-

rono con invidia


avari e taccagni
I

ben furono

Longobardi oltre ogni credere


Se fidato alle spalle
di

E
i

non
nell'

tutto.

cono,

io

nego che

Romani giammai cadessero per


aldionato de' Longobardi
tutti
,

politica insti-

tuzione in servit o

sono per molto

lungi dal credere eh' ei conservassero

quanti la dolce libert.


i

Ho

gi detto e ripetuto che, a


,

mio credere,

Romani

proprietarj,

per ordinamento di Autari


delie loro terre.

rassegnarono

ai respettivi ospiti

met
o

Ma

di

que' proprietarj non pochi appartener do-

vevano alla classe


aventi

di coloro

che noi diciamo contadini del suo


della
,

un
,

solo podere lavorato con le proprie braccia e

fadi

miglia

o con

la propria industria e le braccia di garzoni

che

(20) Ripeto

che anche

il

Sig.Leo, credendo che

le prestazioni in

generi

dai corpi di arti e mestieri dovute ai vescovi fossero

un tributo
e
i

civile,

non

una offerta o decima ecclesiastica


scotessero

che

vescovi

le

esigessero

come succeConti
le ri;

duti nella giurisdizione ai Conti della signoria de' Franchi,

come

succeduti ai Duchi ed

altri giudici

Longobardi

nondimeno
di

conclude che fosser


servilit personale

liberi questi censili.


11

di falli,

come
,

tradurre a nota
cui

tributo imposto al collegj d'arti

quelle persone
i

erano addette?

Ma

dall'altra parte,

doveva
la

egli

chiamar servi

tributari posi

sessori di terre, questa pi nobil parte della nazione, solo perch

suoi

Lon-

gobardi non seppero far loro pagar


poi

terza collegialmente?

Lo che non

nemmeno
i

veggonsi

Gastaldi o altri Ufficiali, e

tanto sicuro, se negli hospiles del primo riferito passo di parte, non 1' universale dei Longobardi. V. so-

pra nota 5.

IN ITALIA
quc' tempi

493
conosce
il

erano

giornalieri o gli schiavi. Chi

conta-

dino del suo, sa cerio che atroce dolore dov egli provare in separarsi dalla

met

di quella

terra per tanti anni


offr

innaffiata
le

del

suo

sudore! Costui, non dubitate,


all'ospite

la

sua industria e

braccia

Longobardo pur
,

di ritenere quella

met

del fondo: quindi

si

rimase tributario

ingannato dalle romane giuridiche idee

volle e cred contrarre

con T ospite antico una locazione perpetua,


,

una en6tcusi
di
lui.

e cadde invece nell' aldionato e


parziarj
coloni
,

perch teneva
fuggiti

le terre

Que'

liberi

che
la

dalle

proprie
di

sedi al

tempo

della

guerra per evitare

spada dell'invasore
di
,

sua

citt, tornati in patria ai

tempi composti

Autari

offerirono le
di

loro braccia
la consueta

ai

nuovi proprietarj del paese


,

crederono

contrarre
nell' aldio-

libera colonia parziaria


di

invece

caddero
tanti

nato

perch tenevan terre


,

Longobardi. Que'

Romani che
per

impoveriti o avidi

non sapendo prima dove riuscivano o curando


terre dai
,

poco della

libert affamata, riceverono

Longobardi
con

esercitarvi o le braccia

o
tutti

la

industria

ricattarsi

qualche

ingegno sui vincitori

costoro diventarono aldj. Perch tra la


la
,

legge del vincitore e del vinto (avesse questa durato), tra


del ricco che richiesto dava le terre, e la legge del
di offerir le braccia

legge

mendico
la

astretto

la

industria

dov prevalere

legge

del

ricco e vincitor

longobardo. Cos una buona parte dei liberi


alla agricoltura
,

Ro-

mani

o proprietarj o dati

venne a cadere nella


di tor-

servit aldionale.

giacch non avr pi altra occasione

narvi sopra, udite qui


beri livellari. Coloro
i

come
quali,

io la

pensi circa alla origine

dei

li-

in processo di

tempo, vollero
,

eseraccorti

citare la industria agraria sulle terre de' Longobardi

fattisi

per l'esempio dei


neir aldionato
,

vicini

che

cos perdevasi la libert


s

e cadevasi

allorch vollero conservare la libert


l'

cara,

offri-

rono
che

le

braccia e

ingegno

al signor
;

longobardo per tenerne e


furono cauti a
,

coltivarne le
il

terre vuole e

deserte

ma

stipulare

contratto fosse d' enfiteusi alla


:

romana

e prolestarongli di
,

voler essere liberi livellarj


lasciar

ed

il

signor longobardo
,

se

non volle
Se poi

vuote e deserte

le

proprie terre

bisogn calasse agli ac-

cordi

e riconoscesse in loro la qualit


citt
l'

di liberi livellarj.
,

degli artigiani e plebei di

o campagna, chiunque
,

o per co-

prire la testa o esercitarvi

arte

terme

casa

da
,

un longobardo

pagando canone

non
lui
,

pi conduttore o inquilino

ma

diventasse

aldio o censite di

non saprei affermarlo

nondimeno

parmi

494
che tutto
ci

SUI
sforzi a
s'

LONGOBARDI
cos.

credere fosse
dissi

Vedete dunque
e cittadini
la

egregio

amico
dai

che

io vi

avere

liberi

Romani conserloro
la

vata la loro libert personale a

malgrado
di aldj

conquista che patirono

Longobardi
di

non ho

tuttavia

mancato

di ravvisare in

pi parte
che non

queir infinito

numero

che occorre nelle leggi


la differenza

e nelle carte della et longobarda. Per


il

me
,

questa,

gius pubblico della conquista


nell'

ma
E

il

gius privato dei


i

Longobardi condusse

aldionato e

nella censilit
cos

tenitori delle
si

terre e fors'anche delle case dei vincitori.

mi pare

scansi

eziandio lo sconcio istorico rilevalo sopra

6-8), che
,

in servile
di

condizion cadessero
terre
,

pi cospicui
i

de'
,

Romani
gli

proprietarj
,

e ne campassero

mercadanti

artigiani

plebei.

se

mi

diceste

che quando

si

doveva scendere nella

conclusione, che
tutti

in sostanza
i

non pochi

de'

Romani

proprietarj e quasi

coloro

quali vollero industriarsi nella agricoltura, caddero nell' aldionato


in altra
servii condizione
,

polevo fare a
cose
,

meno

di cos sottilmente

ed a mio senno
farlo per

indagare

le
:

vi

risponderei che

mi piacque

amor
e a

della istoria

inoltre,

che nel mio concetto non gi


a poco a poco, insino vero
in servii condi-

l'universale
liberi nelle

un

tratto

degl'italiani, rimasti, siccome io credo,


,

persone,

ma

gl'individui
1'

ad un
zione.

infinito

numero, caddero

un dopo Taltro

N allora la differenza vi apparir s tenue; perch non solo il nome della libert romana ma l' effettivo godimento della medesima avrebbe sopravvissuto alla conquista in ogni classe dei vinti; come negli scribi, ne' maestri comacini ne' liberi livellar] ec: quali tutti non so perch abbiansi da considerare non come originariamente liberi ma come uomini affrancati in seguito dall'al,
,

dionato

e infine gli stessi tributar] de' Duchi


in quella
di fatti,

quand' anche aves-

sero durato
dionato.

condizione

per nulla non sarien caduti nell'ali

se

per instituzon politica


aldj
,

Romani

tutti

caduti
in

fossero nella condizione di

non

s'

intenderebbe
,

nemmeno
,

che guisa Adaloaldo

il

figlio di

Teodolinda Regina
de' suoi
(21)
,

avrebbe avuto
mi-

fondamento
dentro

di

concitarsi contro le ire


di predilezione
i

Longobardi
Longobardi.

rando can occhio


il

Romani

che intanto erano

regno

aldj

o pressoch servi de' privali

(21) Fredegat. in Chron. Ad. 60. Honorii


ta

Ep.ap.Baron.in Annal., e
II.

In no-

218 a Paolo Diacono IV, 46,


:

In

Rer.

Script.

Tom.

I.

Cf.

Vesrne e

Possali

Vicende ec.

p.

116.

IN ITALIA
dir vero
,

495
condizione parmi
ci

n aldio ne

affrancato

da quella
notaro

comparisca nella

istoria Slabiliciano,
all'

che fu

in

corte

di

Agilolfo e oratore da esso invialo

Imperatore
in

di Costantinopoli;

esempio eziandio bastevole per conoscere


gobardi alcuni almeno de'
Stabiliciano
di Agilulfo,
vinti Italiani

che

condizione ed in
ai
il

qual grazia fossero, insino dai primi giorni, appresso


:

Re Lon-

qualora sotto

nome
ai

di

non piacciavi
o

di

odorare un longobardo notaio

tempi

in quella vece

un guargango

in Italia calato al se-

guito di Teodolinda Regina (22).


18.

Paolo Diacono
Beneventani
,

Ed ora che mi sono interamente sciolto passiamo un poco ai patti ed ai


,

dalle

braccia di

capitoli de'
Il

Duchi
Signor
in-

e vediamo che
fatica

mai

ci

dicano dei terziatori.

Troya, che con erculea

e con immenso

acume

d'
,

ingegno
e
nel

dag gran parte

di nostra istoria nella et di

mezzo
al

suo

discorso sopra la condizione de*

Romani

vinti dai

Longobardi pro-

cedendo con severo metodo anatomico, pose

separatamente ogni nervo, ogni muscolo della

nudo ed illustr compagine longodei

barda

dando ad ogni tratto il nome Duchi Longobardi, e ricordando come


;

di terziatori ai tributar]

de' terziatori era parola e nel


,

patto di Arechi e nel capitolare di Sicardo

Duchi

Beneventani

rend, a mio credere, segnalatissimo servigio alla storia di que'tempi


;

de'

non essendo quindi innanzi lecito di ragionare dei Duchi senza mostrare a un tempo che sieno terziatori
i

tributar]
di
)

Arech

e di Sicardo. Incominciamo
chi (23), che

adunque dal

patto

[pactum

di

Areprof-

come una

transazione da quel

Duca Beneventano

(22) Paul. Diac.

IV

3G.

Sigg.

Vesme e Fossati, op. cll.Lib.II.c.YH.


tutti sbagliati ?

pag. 193 e segg., addacono quindici fatti e dipoi molli argomenti per provare
la

durata in libert de' vinti

italiani.

Saranno

Il

Sig.

Bianchi

Giovini, nella Rivista


de'

Europea N. 6
,

(jMilano 1843), trattando della condizione

con
si

Longobardi parmi che abbia egregiamente provalo ragione alla mano, che, salvo in qualche luogo o citt, non poterono n tulli uccidere n spossessare n in servit ridurre possessori
vinti dai
la storia

Romani

la

vinti italiani.

qui sta

il

punto capitalissimo della questione.

Rinvio

ambedue queste Dissertazioni, chi amasse di veder meglio trattalo questo argomento. Non cito qui la accennata Istoria d'Italia perch la suppongo in mano di tutti lettori. Y. per del Sig. Balbo Lib. II
perlanlo ai medesimi, ad
,
i

ivi

p.

60-62.
Neap. 1751,
Ap. Voi.

p.

(23) In
l seqq.

Camini Peregrini Histor. Principum Longob. Tom. Ili, et in Rer, Hai. Script. T. Il p. 339.340.
,

154

II.

63

496
feria ai Napolilani.

SUI

LONGOBARDI
tosto ci
si
,

Sennonch

para innanzi una

difficolt.

Chi dice patto


fatti

transazione o sentenza

presuppone controversia di
si

diritti.

se la origine e la natura della controversia


di

fosse

chiaramente esposta nel monumento


adesso
di

Arechi

agevole mi sarebbe

raccontarla.

Ma

il

sua transazione

ai presenti e

Duca Beneventano, che presentava la consapevoli non provvide ai posteri


,

e ignoranti delle cose di


cessit

que' tempi. Quindi egli ha fatto dura neistorico

ad ogni

uomo o

o giureconsulto
di

di

ritrarre dalle
i

viscere del patio che a noi


diritti
si

pervenne e
;

ricostruire

fatti

caduti allora in controversia


il

intendendo ognuno che invano


,

vorria conoscere

valore di
si

un

patto

di

una transazione, d'una


i

sentenza,! se prima non


fatti

rappresenti e
,

ricostruisca
,

disputati

e dritti
si

che per quel patto

quella transazione

quella sen-

tenza

vollero definire.

perch non sembri eh' io proceda a mio


o l'altro istorico sistema
; ,

senno ed

in servigio dell'uno
;

dir prima

la occasione

esibir dipoi la traduzione del patto

quindi procace
i

cer di ritrarre dalle sue viscere

ricostruire

fatti
;

diritti

che con quel patto

si

bram

di definire e

comporre e finalmente

vedremo quali siano le conseguenze che da quel patto cos indagato emergono per intendere la condizione degl' Italiani vinti dai Longobardi.

mossero
di

Niuno ignora le tante guerre che Longobardi Beneventani sia per occuparne o di tempo in tempo ai Napoletani per depredarne le fertiU campagne che tenevano anch' essi in Terra
19.
i
,

Lavoro

come queste depredazioni

e guerre fossero

tali
i

e tante

ai giorni di

Arechi, che,

al dire dello storico

Erchemperto,

Napo-

letani furono

per lui continuamente travagliati ed oppressi


,

(24). Sta-

vano cos

le cose
il

conquistato

quando verosimilmente intorno all' anno 774 Regno Longobardo da Carlo Magno ed accennando
,

questi al Ducato Beneventano

Arechi
i

avvis

di

togliere
,

queste

cause di

nimist

tra'

Napoletani ed

suoi Longobardi
)

profferendo

di stringere a tal fine col

Duca [cumjudice
di esporre.

de' Napoletani le con-

dizioni

il

patto che

mi giova

(24) Neapolilibus qui


cessil eie.
,

dice questo istorico

questo

di

che

si

a Langobardis diulina oppressione faligali eranl pacem alla occasione di un altro patto diverso da ragiona presentemente. Hist. Erchemperti g. 2. ap. Cam.
1.

Peregrinium Tom.

p.

80

e in Rer. Hai. Script. T.

II.

IN ITALIA
20.
I.

497

Questo palt cosi concepito

Primieramente della Liguria


)
:

o Liburia, come pi innanzi


i

(?

or Terra di Lavoro
insino a questo
nelle

che quello e quanto


in
,

Napoletani da

XX

anni

giorno han tenuto


de'

dominio senza
possiedano

pagarne

censo

parti

Longobardi
tributo

lo

sicuramente

(senza,
c<

cio,

pagarne

o censo

a verun Longobardo).

Reciprocamente i Longobardi posseggano sicuramente quanto mai tennero in dominio da XX anni in poi , senza pagarne loro
censo
,

nelle

parti dei Napoletani.


(

Tutti gli altri

fondi

poi

sieno essi fondali


ff

fundora fundata
(

abbiano cio casa e co

Ioni

) ;

o pi non sieno fondati


,

fundora exfundata
che

abban-

cr

donati

cio

come pi
censite

sotto detto, dal colono


,

vi risiedeva

sopra, dair

wom

dal terziatore),
,

uomini e terre sopra

a
tf

che non furono sborsati danari


quelle terre sovra le
quali
si

dividansi per met. Rispetto poi

sborsato danaro mediante scrit-

<J

tura

confermando quelle

stesse carte che

con giuramento e

la

presenza di tre persone sieno state


;

fatte tra le

domestiche pareti

(o privatamente)
(t

quando per noi


,

si

voglia rimettere quelle terre


i

in

mano
di

delle parti

abbiano
,

facolt

Napoletani
,

di

rendere

met

quel danaro

Longobardi parimente

dividere esse
;

terre a met. Diversamente, se ne facciano tre parti

una

sia dei
il

Longobardi

l'

altra

dei Napoletani

la terza di

chi

sbors

I.

In primis de Liguria: ut quantum Neapolilani per


in dominicalu lenuerunl^ nec
,

modo
usque
data

XX annos usque censum inde in parles langobardorum perquantum per

solverunt

securiler possideant. Simililer Langobardi

XX annos

modo

in dominicatu lenuerunt
,

nec censum iisdem in parte Neapoli-

lanorum persolverunt
(a) sive

securiter possideant. Alia vero


,

omnia fundora fan,

exfundatas

homines

et terras

quibus solidi non sunt dati


solidi

divi,

dimus per medium. Terras autem in quibus

sunl dati

per seripta

firmantes ipsas cartas inter parles per sacramenta

cum

tribus personis intus

domum suam
et

(,?),

si

habeant NeapoUtani reddere

voluerimus ipsas terras inter parles recolligere, licentiam medium ex ipsi solidi ; et Langobardi simililer ;

dividere ipsas terras per medietatem. Sin autem^ dividantur in tres parles:
tollanl

unam partem

Langobardi

aliam Neapolilani

et

aliam qui ipsos so-

ia)

Cf.L.GO.D.de V.S.(L. 16).


Qui, o

(3)

dopo
,

Inlricatissimo

ma

munitae.
(

Cf. L.
)

parola cartas, pare che manchi la parola factas ; ed luogo che vislbilmcole appella al lalore delle Apoche trino teste 17 L. iO.C.de fide Imtrum.(lY. 21 ) L.U. C. quipotior. in pign.
la

Vili

18

;Voi'.

73.

. .

498

SUI
;

LONGOBARDI
i

danaro

distendendosene tra le parti colale affermazione mediante


,

scrittura

che quindi innanzi


l'

Longobardi una terza parte


i

Napoletani

altra

e quegli uomini
la

quali sborsarono

il

danaro

sicuramente ne posseggano

terza parte.

que' fondi e le terre


,

che in
fc

cadranno in sorte come parti dei Longobardi


verun modo
gli

non possano

uomini che abitano que' fondi n pegnorare


titolo

o vendere o per qualunque altro


poletani; altrimenti, perda
il

alienare in parte dei Nalo sbors, e le alienate


la parte

((

danaro chi

cose tornino alla parte dei


((

Longobardi. Lo stesso sia per

dei Napoletani.

Da

questi per vogliamo eccettuati tutti que' fondi

c(

della

Liburia

che appartengono allo stesso contado Capuano,


,

a fondati o

non fondali
,

gli

uomini e
dopo

le terre

che

vi

demmo

per

un Capitolare
che

e che voi poi

ci rilasciaste.

di tutte quelle

cose a

verranno in parte de' Napoletani, in nessun


di

modo n

per verun ingegno mai non cerchisi


.

aver dominio dai Longo-

bardi ec

IL
a

Se alcun longobardo abbia compralo terre nella Liburia


Io

ne mostri

instrumento

di

compra

ma
de'

la parte

napoletana ne
tre
de' sei

muova

contesa, giurino per la parte

Longobardi

uomini che furono cercali (prodotti o riconosciuti idonei) dalla

lidos datos habent

facienles inler ulrasque partes talem firmalione in scriplis


,

ut

a tunc securiter Langobardi terliam partem

et

Neapolilani terliam

el

homines quiipsos solidos habent (r), terliam partem securiter possideant Et fundora vel terras quae in partes langobardorum venerint in sortem, nullo modo ipsi homines qui habitant in ipsa fundora possint infiduciare vel vendere aut per qualecumque argumentum alienare in parte Neapolitanorum :
ipsi
et si

factum fuerint ipsos solidos pereant et ipsa res revertatur in parte Langobardorum. Simililer et parte Neapolitanorum perflciatur. Exceptuamus ex his omnia fundora de Liburias qui perlinenl ad ipsum principalum ( l. comitatum ) Capuanum fundata et exfundala ; et homines et terras quae vobis per capitularem dedimus, que vos nobis aliquandiu relaxastis. Et omnia quae
,

in parte

Langobardorum

l.

Neapolitanorum

venerint

per

nuUum modum
eie.
.

aut qualecumque ingenium querant habere dominationem Langobardi


II. Si quis

Langobardus habet comparalas terras in Liburias et carlulam emptonis exinde oslenderit et pars Neapolitanorum inlentionem inde miserity jurent a parte Langobardorum tres homines de sex hominibus quales pars
Neapolitanorum quesierinty dicentes: Qua
iste cariale

veraces sunt. Et deinde

(r)

Qui evidentemente manca

la

parola datos.

IN ITALIA

cr

499

parte napoletana dicendo


la

S, queste carte sono veraci,

quindi

parto dei Longobardi ritenga per s due sorti di quelle terre;


la

a
or

che una

parte dei Langobardi


consenta

l'

altra del

danaro sborsato
(

la
la

terza poi

aversene dalla

parte dei Napolitani.

Se

or

parte dei Napoletani] (^) mostrer scrittura fattagli da qualunque

or

uomo

delle terre in Liburia

e ardisca prima la parte di

Capua

or

far giurare tre

uomini

de' sei

che furono cercali dalla parte di

Napoli,

quali dicano con giuramento: Quelle terre che voi dite

di

aver

comprato,

furono
il

de' tali

e tali

uomini che rendevano

censo in

Capua
si

contado di Capua ebbegli in quello stesso

a
(X

grado in che
riusi
(s)
)

avrebbero gli altri massari della Liburia, [gi-

quelle scritture da tre de' sei uomini che saranno stati

or

cercati dalla parte di

Capua; e
,

se vorr la parte di
le

Capua ren,

a
or

dere met del danaro


quelle terre a

onde

ragionano

scritture
la

dividansi

met

e se

non vorr

restituire

re

naro, dividansi
parte di
teria
) ;

le terre istesse in tre

met del daparti: una ne prenda la


(

or

Napoli
l'

in ragione dell' ospitatico

cio per la

consorparte

or

altra pel
.

danaro sborsato

e sia la terza

della

a di

Capua

pars Langobardorum retineal

sibi

duas sorles de hisdem terris


;

unam

pars

Langobardorum ; aliam pr ipsis solidis datis terliam vero parlem consenlit inde habere parlem Neapolilanorum. ( Si pars Neapolitanorum ) i^) carlulas oslenderil quas ei quicumque homo fecisset de terris in Liburia si audel prior ( s. pars ) de Capua facere jurare Ires homines de sex, quales pars de Neapolim quesieril dicenles per sacramentum : Quia iste terre quas emplas habere dicitis, de illis hominibus fuerunt qui censum reddiderunt in Capua. t sic 609 habuerunt comitatus Capuanus sicut alios massarios de Liburias abbe,

rentur: (jurentur)

(e)

ipse carlule
( I.

Capua
et

quesieril: et si noluerit

a Iribus hominibus de sex quales pars de voiuerit) pars de Capua reddere medium
conlinunt
,

de ipsi solidi quos ipse carlule


,

dividanlur ipse terre per me-

dium
talica

et si

noluerit reddere
:

medium
tollal
,

de ipsi solidi dividanlur ipse terre in

terliam parlem
,

unam parlem
ipsi solidi

exinde pars de Neapolim pr ipsa hospitollat

et

aliam pr

terliam parlem

exinde pars de Capua.

(S) 11 Pellegrini notava gi essere qui Incorsa una laguna ; non riempiendo la quale era impossibile d'interpetrare questo rileyantissimo passo. Dopo aver molto tempo rilletluto , conclusi come probabile che le stesse parole partem o pars
,

* ho inserito nel testo. contesto vuole che questo secondo vuoto si riempia con la sola parola jurentur, che 1* occhio e r orecchio fecero saltare al copista che aveva scritto abberentur.
parentesi
(e)

IS'eapolitanorum dovevano leggersi ripetute accanto due volte, ed una essere state saltale dal copista. Ne emerse quindi con molta semplicit il supplemento die tra
Il

500

SUI

LONGOBARDI
(

HI. a Se nascer controversia de' fondi non pi fondati


((

o ab-

bandonati dal terziatorc


di tali e tali
terziatori
:

ed una parte dica


1'

questi fondi furono


:

((

altra parte dica


,

No

non furono non


in-

c<

di que' terziatori che voi dite

ma

di questi altri che noi diciamo :


1'

non

facciasi

giuramento, onde o

una parie o

l'altra

((

corra nello spergiuro. Ricerchisi diligentemente a quali ospitatici


(o consorterie)
(r)

c(

appartenessero anticamente, e cos potrassi senza


diffinire la controversia .

<x

giuramento o spergiuro
IV. Se r

uom
,

censite della Liburia

patisca oppressioni dalla


,

parte Napoli lana

epper voglia staccarsi dal fondo


il

ponga

die-

a tro la
((

porta di casa sua


si

bastone,

come

si

costum ab antico,
con la

e vada dove

voglia.

Se poi la parte Napolitana potr


terziatore) serva ad

ce

parte Longobarda richiamare quel terziatore sul fondo e fondarvelo


,

lo

possano, e
innanzi.

(il

a per

lo

se vorranno invece fondarvi

ambedue, come serv un altr'uomo, il


tra

possano.
il

se
le

non possano n vogliano


terre di lui p)
.

farlo, dividano

loro

fondo e

21. Questa e cos semplice


stessa
,

esposizione

avr bastato di per s

ottimo amico

a generare neir animo vostro o la certezza

IH. 5 horla fuerint inlenlio de fundis exfundaiis


quia isla fundora de talibus tertialoribus fuerunt
;
:

et dixerit

una pars;
:

et alia

pars dixerit

quia

non fuerunt de his tertialoribus quod dicilis sed de islis fuerunt quod nos dicimus: non sit inde sacramenlum ut una quelibet pars in perjurium exinde
incurrat. Inspiciatur ditigenter ad qualia hospilalica
(r)

fuerunt pertinentia
finis.

anliquitus

et

tunc sine sacramenlum

et

perjurio polerit inde esse

IV. Si censiles
et

homo

de Liburia palilur oppressiones a parte de Neapolim

noluet {L voluet) exfundare se de ipso fundo, ponit post regiam domus sue ipsum fustem sicut antiqua fail consueludo , et vadit ubi voluerit. Si autem pars de Neapolim cum parte Langobardorum potuerit revocare ipsum tertiatorem in ipsum fundum et fundare illum ibi potestatem habeant et serviat ambobus sicut antea servimi. Et si aliunde voluerit ibi hominem fundare potestatem habeant. Et si hoc facere non potuerint aut non voluerint, dividant
, ,

inler se

fundum

et lerris ipsius (Oj

slatOf in

detto ctie hospitatica propriamente significa consorteria. Ma per traquesto patto potrebbe ancora significare il fondo tenuto in consorteria. ma ogni resto non tocca alla presente indagine; (9) Il patto qui non finisce bens agli schiavi, segnatamente rustici. E se di questi ultimi alcuni fuggano dal fondo spettante ad una consorteria si ordina che allora Napolitano e Longobardo se la dividano per met con tutte le pertinenze: tunc dividant ipse Langobardus et ipse Neapolitanus ipsum fundum per medietatem cum omnibus pertinentibus de ipso fundo.
{X
, ,

Ho

IN ITALIA
o per
lo

501
ond'
parola uel

manco
,

il

sospetto

che

ne' terziatori

patto di Arechi
dagli antichi

ahbiansi da raffigurare soggetti totalmente diversi


de' fondi all' aldionato ridotti.
1'

romani propriclarj
se
il

Im-

perciocch

terziatore fosse
il
,

antico proprietario del fondo da


di

lui tenuto di presente sotto

censo

un

terzo de' frutti da pre-

stare air ospite

Longobardo

due

sole persone
il

potrebbono affacciar
in ragione

pretese di padronanza sul fondo


del censo a lui dovuto
terziatore del fondo.
;

medesimo:

Longobardo

l'

antico proprietario, or aldio o tenitore o


il

Come, dunque, mai potrebbe


un
de' fatti.

Napolitano

entrarvi per terzo? Ci posto; vedete

po' se piacciavi di prestar

fede alla seguente

mia ricostruzione
nella
,

Ai tempi

di

Arechi
;

Napoletani

possedevano

Liburia
ed
di

quantit di terre

alcune

delle quali in libero

dominio

altre

tuttavia soggette al solito


i

tributo di

un terzo

de' frutti.

queste

loro

coloni avendo in

mano
anno

frutti

ed abitando sui fondi della Liburia, ne recavano ogni

il

terzo

come

tributo

all'

ospite longobardo

nella guisa apil

punto che

nella precedente et imperiale

ne versavano
coloni
tra
di
,

tributo nel

flscodel principe (25).


delle nimicizie al

Che anzi, alcuni dei tempo di Arechi insurte


sia di

avvantaggiandosi

Longobardi e Napovendere parte


delle

letani

osarono perfino
essi lavorate
,

pegnorare o

terre

da

quasich non coloni altrui

ma

stati fossero

conladini del suo


tributo.
di

aventi su quelle terre

una propriet soggetta a


i

Due

pertanto

erano

le
,

cause

onde

Napoletani dolevansi

Arechi. Per le terre libere

delle quali o

erano

stati

recente-

mente

spogliati o minacciavasi di sottoporle a


il

tributo, e a queste
le

appella nel suo principio

capo \ del patto. Per


,

loro terre insin

d'antico soggette a tributo, e delle quali


sidio coi

ora che in guerra e dis-

Longobardi, pi non ritraevano frutto alcuno, n avevan


;

modo
di
riti

di vigilarle e farle rispettare dagli stessi loro coloni

e a queste

appella ogni restante del recitato patto di Arechi.

A
,

levar pertanto

mezzo cos gravi oCfese, dett Arechi quel patto che se fede meuna cotanto semplice ricostruzione dei fatti e della controversia,
un momento, e potremo apertamente conoscere

riesce bastcvolmenle agevole e piano ad intendere. Vogliasi, di grazia,

tornarvi sopra per

(25)

Tanto

rilevasi

da una lettera

di

dalla

romana

chiesa posseduti in

Sicilia. L<6.

Greforio Magno relativa ai beni /. Ep. Ai praelerca cognovimus


:

quod prima

illalio

burdalionis ruslicos nostros vcheinenler anguslal


,

ila ut

priiisquam labores suos venundare valeant

compellanlur Iribula persolvere.

502
le relazioni di gius
,

SUI

LONGOBARDI
si

che con quel patto


o

vollero determinare tra


il

Longobardi e Napoletani; e vedremo eziandio quanto


vi si

buon Arechi

mostrasse o giusto ed equo


,

secondo

la

propria natura

longobarda

avaro e taccagno.

22. Nelle

prime parole dei L capo del yatto,


,

tutto chiaro e
si

ordinato

a quanto pare

secondo giustizia.

Quivi

vuole che

Napoletani posseggano sicuramente ne' paesi de' Longobardi, e senza

pagare censo, quanto


simi

essi
i

avevano cos goduto ne' precedenti prosla stessa sicurezza

XX

anni

e che

Longobardi con

ed esen-

zione godano quanto per cotal


de' Napoletani.

modo aveano
,

posseduto ne' paesi


vedete un po'

Ma dopo

queste prime parole


si

come
I

in questo istesso L capo


a Tutti gli
altri

palesi

subito

1'

unghia

longobarda

fondi o fondati o
?

non pi fondati dividansi per


Napoletani eh' erano ospitaci

mezzo
a

perch

Sovra

le terre dei
il

tiche o soggette a tributo,

longobardo
,

avea soltanto

il

diritto

un

terzo de' frutti, o, capitalizzando


i

al terzo del fondo.

Ora

il

buon Arechi vuole che


la consorteria
,

suoi longobardi, dividendo la

comunanza,
il

abbiano un vantaggio, e lucrino


del fondo.

la differenza tra

terzo

e la

met

continua
,

Se sopra esse terre


il

sa

stato da

un

terzo sborsato danaro

possano

Napoletano e

il

Londivi-

gobardo restituire ciascuno met

di quello al sovventore, e

si

dano le terre: diversamente, se ne facciano tre parti: una Longobardo, un'altra del Napoletano, la terza di chi sbors
naro .Certo: se
vuto
il il

sia del
il

da-

Napoletano fosse stato quegli che aveva rice:

danaro, la condizione sarebbe giusta


(

ma

quando

il

danaro

erasi intascato dal colono

o come detto pi sotto, da coloro qui


il

habitant in ipsa fundora

doveva egli

Napoletano o sborsare del


,

suo danaro o perdere porzione delle proprie terre


avea fatto moneta, atteso
gobardi, che
di la
gli

perch

altri ci

le oppressioni

ad

esso

inflitte

dai Londritti

aveano impedito

di vigilare

o esercitar suoi

padronanza
cosa and
?

Queste condizioni sono leonine.

sapete voi

come
il
i

Quel contemporaneo
,

il

quale per sua notizia copi


del L capo
,

patto di Arechi

qui

in calce

appunto

not che

Napoletani non furono cosi gonzi

d accettare quel
,

patto.

noi

lodando

Napoletani di loro sagacia e costanza


:

non ristaremo perdi

ci di rilevare

che in questa prima condizione dal Duca longoai Napoletani


, ,

bardo Arechi profferta


partire a

aspreggiati ed oppressi

met

le terre censili

abbiamo segno ed argomento

della

guisa in che conducevasi la seconda partizione, da Paolo Diacono

IN ITALIA
ricordata, tra
i

503
i

vinti

romani aggravati e

vincitori nel

regno dei

Longobardi. Parendomi in verit che Arechi, in questo Patto, debba


pi presto dirsi imitatore degli usi di sua nazione che non inventore.

Rileveremo inoltre e
questo

di

pi, chela facolt


ai

per tanti casi e

in

tanti luoghi di

patto
,

Napoletani e Longobardi data di


le terre litigiose
,

quietare le loro differenze

partendo a met

acdi

cenna ad una gi vecchia costumanza del Ducato Beneventano,


partire le terre tra
i

vincitori ed
fosse

vinti

quando

cos volessero; o

insomma, che non


istessa

vi

punto nuova ed ignota quella divisione


,

che nel regno dei Longobardi


ordinata.

ai giorni

d'Autari

argomendi

tammo
uomini

La

sola novit
ai

qui

stando, che, invece


,

im-

porre la iniqua

condizione

vinti e sudditi

qui
;

si

offeriva ad

affatto indipendenti e liberi dai


,
i

Longobardi

cio dire ai

Napoletani

quali non

facevano
le

parte del

Ducato

Beneventano.

noteremo inGne, che


posciachc

parole sorte o sorti, nel barbarico signialla

ficato loro,

non erano straniere punto


,

lingua e al diritto dei

primo ed in principio del dove abbiam pure che il terzo secondo capo del patto di Arechi appellasi la parte dei Longobardi, E difatti, avvisammo gi come
Longobardi
si

leggono e nel
,

in ogni barbarica lingua la voce

hospites

usata ancora

da Paolo

Diacono
presta

vuol dire consorti, e accenna la esistenza di

teria (hospitaticum,
si

come
dei
,

dice Arechi): consorteria di

una consorfrutti, quando

una quota

consorteria di fondi
visi

medesimi, come censo o tributo dei fondi; quando si posseggon questi a comune o indiche cessa
dall' altro

tra pi persone; consorteria dell'una o T altra guisa,


il

quando ciascuno vuole riconoscere


la

suo
,

epper divide

parte o

le parti

a s spettanti {sors

sortes) de' fondi

che prima
e di parte

erano

comune. Tanto era da dire ancora del secondo capo di Arech.


indivisi e a

del

primo

23. Nell'altra parte del secondo capo,

come
all'

nei susseguenti, sta


,

quanto basta per


sieno
i

la
:

nostra indagine

per determinare

cio

che
,

terziatori
i

se gli antichi proprietarj

aldionato ridotti

non pi presto
de*

coloni o lavoratori de' fondi medesimi, a Se la parte


dicesi in progresso del

Napoletani

capo

II

mostrer scrittura
;

fattagli

da qualunque uomo

delle terre in

Liburia

ardisca prima

la parte di

Capua

far giurare tre uomijjii de' sei che furono cercati


i

dalla parte di Napoli,

quali con giuramento dicano:


e tali

Quelle

terre

che voi dite di aver comprate furono de' tali

uomini, che rende-

vano censo

in

Capua
li.

il

contado di Capua

gli ebbe in quello stesso

Ap, Voi.

64

504
grado in che
vano censo
ria
^

SUI
si

LONGOBARDI
della Liburia
i
,

avrebbero gli allri massari

ec.

chiaro essendo per queste parole, che se quegli uomini


in

quali prestadella
all'

Capua avevansi come gli altri massari


si

Libu-

qui non

parla punto degli antichi proprietarj


di

aldionalo

ridotti;

ma

sivveramente

massari o coloni, che niuno giammai


aldj.

pens

di

scambiare con
ordinare
il

gli

Parimente nel terzo capo

dove

si

tratta di

giudizio delle controversie che insorgessero tra


la identit de' fondi

Napoletani e Longobardi sovra


c(

reclamali, dicesi:
(

Se nascer controversia
) ,

de' fondi
:

non pi fondati

o abbandonati
tali e tali

dal colono
terziatori
:

ed una parte dica


1'

Questi fondi furono di

e
,

altra parte dica

No

non furono
:

di que' terziatori

che voi dite

ma

di questi altri che noi diciamo

ricerchisi diligen-

temente a quali ospitatici appartennero anticamente, e cos potrassi


senza giuramento e spergiuro diflSnire la controversia . E per sembra evidentissimo che nelle questioni tra pi persone le quali vantino il dominio di un istesso fondo, preso per segno e decisivo
,

argomento
fatti

il

riconoscere di chi gi fossero


ci
si

terziatori;
gli

quali per

conseguenza
aldj
,

rappresentano non come

antichi proprietarj
il

ma

chiaramente per que' coloni che lavoravano


di

fondo

n tenevano su quello ragione alcuna


nel capo quarto detto: Se V

padronanza.

E Analmente
la

uom

censite patisca avanie dalla parte

napolitana
di

epper voglia staccarsi dal fondo, ponga dietro


il

porta
si

sua casa

bastone,

come

fu

costume ab antico, e vada dove


potr con la parte
di bel

voglia. Se poi la parte napolitana

longobarda

richiamare quel terziatore sul fondo e fondarvelo


possano, ed egli serva ad

nuovo,

lo

ambedue come
il
il

serv per lo innanzi.

se

vorranno fondarvi sopra un altr*uomo,


n vogliono, dividano tra
seguita che
il

possano.
le

se non possono
.

di loro

fondo e
<\V

terre di lui
censile,

Onde condi quegli

terziatore ragguaglia

uom

ad uno

uomini i quali rendevano censo in Capua, siccome detto nel secondo capo, ove costoro sono posti alla pari di lutti gli altri massari
della Liburia;
aldj
!

ed

massari, giova ripeterlo, sono ben diversi dagli


test recitate di

si

prenda scambio dalle ultime parole


il

que-

sto

quarto capo, ove detto che se


in
tal
e
le

terziatore staccatosi dal fondo


si divi-

non voglia tornarvi:


dano tra loro
il

caso. Napoletano e Longobardo


terre di ldi
,

fondo

quasich

il

fondo e le terre

fossero propriet d quel terziatore. Poich, ripeto


di

qui le ragioni
al

padronanza sono comuni soltanto


il

al

Napoletano e
(

Longobardo;
)

onde

fondo e

le

terre non diconsi di lui

del terziatore

se

non

IN ITALIA

505

come

(Ictcnioro o colono

e al pi, lo appellativo di lui dee riferirsi

alla pi prossima parola o alle terre, delle quali in ogni et, tanto

nella imperiale

quanto nella longobarda


,

pot sempre essere posses-

sore

il

colono

(26). Difatli

in

questo islesso luogo, niuna differenza


all' allr*

posta dal terziatore che

si

stacc dal fondo,


al

uomo

o colono

che in sua vece piacesse

al

Napoletano e

Longobardo

di collocarvi.

Or

se, pertanto, questo


cos

non come colono;


alla perflne,

nuovo terziatore non potria considerarsi se come colono e non altro dccsi avere qucU'uom
che
si

censile, quel terziatore

staccava

dal fondo.

qui

si

noli

che non senza cagione

rammentava Arechi

al terzia-

tore che

si
,

vedesse oppresso dal Napoletano la facolt di svellersi

dal fondo

adoperando

la

simbolica forma di addoppare

il

bastone

alla porta di casa.

Imperocch; siccome nel tempo


ai
,

delle tribolaterziatori
,

zioni e offese

da esso Duca

Napoletani recate

ag-

gravando
dere

le tristizie di lui

eransi fatto lecito di pegnorare o ven-

le terre dei

loro Napoletani padroni (come apparisce dal


i

primo

capo); cos non difettava ragion di temere che

medesimi, a cose rag-

giustate, avrebbero voluto ricattarsi sopra que'perGdi.

Onde Arechi
il

non dimentic
sottrarsi
alle

di

ricordare a que'suoi cari terziatori

modo per

soddisfazioni

che

padroni

loro

avrebbono potuto
conquista

ripetere.

24.

Non dunque
nell'

antichi proprietarj
,

per
;

la

ridotti

adesso

aldionato

sono

terziatori
;

ma

sivvero coloni de' pa-

droni delle terre soggettale a tributo

ai quali dai

Longobardi Be-

neventani

buoni definitori delle cose


si

come

Greci in mezzo ai
i

quali vivevano)

die

nome

di terziatori,
,

perch

medesimi,

in

luogo e vece dei loro padroni


in tributo

recavano alle case de' nuovi ospiti


,

o censo

il

terzo de' frutti dominicali


il

della guisa istessa

che nella precedente et imperiale versavano


principe.

tributo nel lsco del

25.

che sia questa

la verit delle cose,

ben parmi

lo

dimostri
ai

quell'altro Capitolare

che,

nell'anno 831,

veniva parimente

Napoletani offerto da Sicardo Principe di Benevento

(27). In questo

(26j (Diritto

Romano)

L.

18. L.23.S.
(

1.

Cod. de Agric. (XI, 47). Nov. 162.

c.2.Cf. L. 2.C.tn quib. caus. coloni

XI, i%). (Diritto Longobardo), Rolh. LL. 236-238, col Docura. Farfense ap.Troya op.ci(. pag.431. (27) Ap. Cam. Peregrinium op. cil. Tom. Ili, p. 198 et segg.

506
Capilolarc
,

SUI
distinto in

LONGOBARDI
,

quaranlanove capi
testo e degli
i

de' cui

primi diciannove
ve-

abbiamo conservato il diamo da un lato che

altri le sole
si

rubriche, noi
(e.

terziatori

posson vendere

IV); che

sottostavano alle angurie, tanto se appartenessero al patrimonio del

principe [reipublicae) quanto

ai

privati (e.
fatti
i

XIV) che non possono


;

per alcuno darsi alla milizia o esser

esercitali (e.

XX, XXI),
e
forse
;

quando
poterono

nella et imperiale lo potevano


i

coloni (28),

il

terziatori

innanzi

questo o altro simile

divieto

che

sembra aver patito diminuzione della persona 1' uomo libero maritandosi ad una terziatrice (e. XXII) come gi nella et imperiale la pativa chi si fosse congiunto ad un colono o ad una coIona (29) ec. Ma dall' altro canto vediamo altres che terziatori si appellano e sono meramente coloni e. XXXII ut coloni tertiatores non dent in collata nec in pactum. Laonde sia che s* interroghi il Patto di
,

Arechi o questo Capitolare


riscono

di

Sicardo,

terziatori

non
da

ci

compasibbene

come

gli antichi proprietarj all'aldionato ridotti,


,

ma

come
26.
difetta

coloni {ut coloni tertiatores]

che per

le terre
il

essi coltivale

dei loro padroni recano alle case dei


i

Longobardi

terzo dei frutti.

N per entro giuridici documenti de' princpi Beneventani memoria de' tributar] padroni de' fondi come diversi dai
,
,

terziatori

se

terziatori

abbians da ragguagliare agli aldj.


il

Nel

Capitolare dato da Radelchi neir anno 851 per dividere


cipato di Benevento da quello nuovo
di

suo prin-

Salerno,

ora fondato da

Siconolfo, stanno al capo XllI queste parole: a Similmente abbiatevi tutti gli

uomini che abitano nella vostra parte, e

quelli sottoa

posti a tributo .

E dipoi
di

nel capo

XIV

si
,

prosegue a dire;

Tutti gli

uomini che abitano nella vostra parte


in

abbiano intiere
nelle

le

cose loro

qualunque luogo

mia parte

sien poste

loro sostanze
(B).

co' servi, le ancelle e gli aldj ed ogni

sua pertinenza

Onde

veri

(28) L. 7.
(29)

Cod.Theodo8.de tironibus Nov. Valentin, tit. 9.

VII, 13

).

Nov.Theod. tlt.44.c.l.
ap. Cara. Peregrio, op.

(B) Capitolare Radelchisi Principis

Beneventani

cit.pag.

214-224.

C. XIII. Similiter habealis


et
{

omnes homines qui habilanl in parte veslra

qui
C.

sunt sub tributo.

legras in

XIV. Omnes homines qui in veslra portione sunt, habeant res suas inquocumque loco meae parlis pertinent de illorum subslantiis cum omnique pertinentia sua.
,

IN ITALIA
tributari o padroni de' fondi sottoposti a tributo, di
e.

507
che cenno nel

XIII

secondo

Beneventani documenti hansi a distinguere dagli

aldj (di che nel capo


fossero aldj, e
di

XIV)

o terziatori, se veramente

terziatori
il

non gi massari o coloni, siccome attestano


Capitolare di Sicardo, Duchi Beneventani.

Patto

Arechi ed
26.

il

qui

per

modo

di corollario alla

esposizione de' due famosi

luoghi di Paolo Diacono e dei

Beneventani
la

documenti
sig.

parmi
il

di

non dover mandare senza risposta


argOQienta

opinione del

Leo,

quale
si

che

vinti

romani proprietarj
servi
,

soggettati a

tributo,

riducessero in luogo pressoch di

onde

suoi

Longobardi
terzo dei

avessero ogni pi piena sicurezza per la riscossione del


frutti (30).

Ma,

s'io
,

nuovo ingegno vano. Non ne avean bisogno e perch la spada non erasi spuntata o rotta in mano del Longobardo, e perch la sicurezza del tributo
;

non erro, ne i vincitori abbisognavano di questo n per esso avrebbon conseguitato ci che brama-

era guarentita dalle terre

frugifere e dal
,

colono che
le

le

abitava;

colono

di
il

lunga

mano

avvezzo
si

per evitare
condizione
,

avanie

a pagare pel

padrone
cendo
caso
,

tributo.

Non

conseguitava
servii

nemmen
;

lo intento, ridu,

il

proprietario

in

restando ad esso un pie per fuggire


se
,

exfundare

staccarsi dal
,

fondo

anco in tal mai sempre potuto solennemente addoppando il


perch
avra
)

n lo ignorava il sig. Leo le nuove e barbare costumanze il consentivano ai terziatori. Per avere adunque piena sicurezza sovra le persone de' romani proprietarj
bastone alla porta d casa
{

come

unico

modo sarebbe

stato questo

di

cacciare

vinti

ne' privati

ergastoli, e tenergli stretti, al

bus

XV

pondo ne minore

modo decemv irate, nervo et compedimanco male se ancora non si trov


!

velano che tanto osasse affermare

IL Della Legge con che vissero gP Italiani vinti dai Longobardi.


27. Io
strare che

mi sono
i

in sin qui, e forse di soverchio, ingegnato a

monon
;

vinti
la

romani

massime

proprietarj

di terre

caddero per
riescono

conquista longobarda in condizione quasi di servi


,

perch su questa dimostrazione han fondamento


a

e quindi possibili

proporre,

le questioni

che

ci

rimangono da trattare:

vano per certo essendo

di

cercare con che gius vivessero! vinti, e

(30;

Uo,

Vicende ec. S-

p.28.

508
se

JSUI
in Italia
le

LONGOBARDI
gl'Italiani

durarono

municipali inslituzioni

fallo

prima chiaro ed aperto che

quando non sia non furono dai vincitori


;

a servii grado ridotti.

Non

vogliate per altro da


:

me

temere

in se-

guito altrettanta abbondanza di parole


ripetere le tante cose da molli

perch, stimando inutile di


dottissimi
,

uomini

gi

dette sovra

questi argomenti

mi

terr stretto pi che potr

contento di accen-

nare appena a che parte inclinino


28. Dico

adunque che
i

a
il

le mie opinioni. mio credere Romani serbarono


,

anche sotto
vissuto,
le

Longobardi

gius col

quale avevano insino allora

purch per altro attendansi


i

certi termini, e

non
vi

si

ricusino

modificazioni che
,

tempi operarono.

E perch

sia

chiaro

il

mio inlendimento vogliate, prego, arrischiarvi meco a un saito mortale. Quando nel XII secolo tornarono per la scuola bolognese in fiore gli studj del romano diritto, gli ultimi tre libri del Codice Giustinianeo non vennero per qualche tempo dichiarati. E la ragione
fu perch in que' libri
si

espongono

le

dottrine risguardanti al gius


il

pubblico e
e
il

al

criminale, che parte di quello; e

gius pubblico
vila e

criminale de'

vigore. Ora, se

Romani pi non avevano nella Italia nostra piaccia d'investigare quando il gius pubblico
di aver forza tra noi
,

e cri-

minale

de'

romani cess

lentamente retroceal

dendo per l'ordine dei

secoli,

vedremo che dov cessare e cess


e
questi

calare de' Longobardi in Italia: perch la spada e la scure stanno

sempre
secondo
di

in
le
i

mano
norme

de' rozzi vincitori dei vinti

a senno
l'altra.
la

loro e
,

non

adoprano e l'una e

Cos

nessuno

coloro

quali parteggiano ai d nostri

per

durata del gius

romano

nella Italia vinta dai Longobardi, credo io che

mai pensasse
o
le

di asserirci

durata

in

vigore o la legge Cornelia de'sicarj,


il

Giulie, o qual' altra vogliasi concernente

gius criminale

il

guidri-

gildo, che proteggeva la personale sicurezza de' vincitori, esser dov


la sola guarentigia

accordata

ai vinti

n costoro potevano dolersi


Certo, e pot e dov

posti

come

in ci
il

erano

alla pari dei vincitori.


di in

umiliargli

minor guidrigildo
,

loro vite;
tutto
ai

ma

questa sempre
:

la sorte dei vinti

di sottostare

vincitori

ad ogni
presto

modo,
non
di

ne' barbarici

tempi

la

personale sicurezza era


alle
i

pi

affidala alla forza

muscolare de' privati ed


;

loro vendette, che


,

alla protezione della legge


le

ondech

vinti

se

ingegnaronsi

aver gagliarde
le offese

braccia, poleron ridere della minor composiessi recate.


,

zione per

ad

Il

gius pubblico e
fallo
^

il

criminale
d' Italia

adunque

dei

romani cessarono

senza

nelle

parti

IN ITALIA
sottoposte ai Longobardi
la
:

509

rosta pertanto a vedere se cess eziandio


,

pi nobile parte di quello


29. I popoli
di

vo'

dire

il

gius privato.

razza

germanica chiamavano
i

bestie

o come

gli

uccelli coloro

quali vivevano in

senza leggo e senza tribunale che gli ascoltasse. erano pochi e l'uno all'altro stranieri, poteva essere giulivo molto
veder saltellare
di quelle bestie e

come le mezzo a loro E quando costoro


liberi

svolazzare di

simili uccelli.

Ma

quando

e'

sommavano

a parecchie centinara di migliaia di uomini


,

in civile societ congregali

non da credere che


di

gli stessi

Lon,

gobardi avrebbon lungamente durato a godere

quo' giuochi

di

quo' sollazzi. Quindi la necessit ch'egli ebbero sia di proteggerli,


sia di frenarli
la necessit
,

col
i

nuovo gius penale fondato


loro privati negozj
si

sul guidrigildo: quindi

che

governassero da un
il

gius

civile

stabile e certo.

N questo

pot essere

dritto

dei
si

Longoacconnelle

bardi. Stava

bene,

infatti,

che, pel
;

gius penale, loro


,

ciasse subito quello dei vincitori

imperciocch

quantunque
si

culto societ delitto

non

sia se
,

non quello che come

tale fu dichia-

rato dal

sommo

imperante

n altra pena applicar


;

possa se non

quella che gi le leggi fecero a tutti nota


tali

Longobardi non eran


punir
;

da procedere cos per


,

la sottile.

Nessuno offendere, sapean


;

quo' barbari
le offese
,

il

dovere degli uomini in societ congregati


di chi

il

compito

tiene in

mano
il

V imperio e la spada

e basta non offendere altrui, secondo

naturai dovere,

per non

incorrere le pene; delle quali non poi


scere la
ragione.

tanto necessario di conoviva

forma e

la

quantit da chi voglia vivere e

secondo
o
privati

Non

cos per altro

quando

si

tratta dei

civili

negozj; imperocch, da un lato, a


plicarsi in quelli
vi
,

tutti

occorre alla giornata d'im-

e cos dall' altro giocoforza che in ogni societ

sieno di forme certe e definite per celebrargli, e positive regole

di

ragione

palesi a tutti

che

gli

reggano e governino
Longobardi
,

n quelle
lunga

forme o regole potevano accattarsi subito dal gius longobardo. Imperocch, pu essere che
ai

meno
il

rozzi de'

per

la

dimora

di

quella gente nel Norico e nella Pannonia

non

fossero

in tutto ignoti

V idioma e
si

gius dei romani

ma

ninno vorr mai


ad
j

dire che gl'Italiani

fosser fatti, nella espettativa loro,


{

im-

parare

la

lingua e

le

giuridiche costumanze

Auricabeones
si

Cadar-

frede) dei Longobardi. Necessit pertanto voleva che


vinti di
e'

lasciasse ai

vivere col

proprio gius privato

infno a
;

quando almeno

non

si

fossero addomesticati co' vincitori

n pu vedersi cagione

510
onde
i

SUI
Longobardi
soli

LONGOBARDI
la

invidiassero agi' Italiani

conservazione
aveva espres-

di quel gius,

che ogni altra barbara gente


ai

di quella et

samente permessa
vince.

soggiogati romani delle altre occidentali pro-

Vero bene che difetto di documenti del primo secolo della non consente di provarne co' fatti la durata. Nondimeno mi sembra che la nota lettera di Gregorio il Grande (31]
et longobarda
nella

vacanza della sede episcopale,

indiritta al clero e al
si

popolo

di

Milano, perch ad Aretusa, chiarissima femmina, Milano, ne


in discorso
,

facesse ragione

intorno al legato ad essa elargito da Lorenzo Vescovo


sia solenne testimonio
;

che fu

di

posciachc

quantunque ne'temp
S.

possano
,

Vescovi di Milano aver trapiantata la sede

loro in Genova

e qui essere indiritte le epistole da

Gregorio

date al Vescovo di

che
sero lano

mi parrebbe cosa troppo singolare, per avere alcuni Milanesi seguitato in Genova le fortune
Milano;
e'

dell'Episcopato,
,

qui parimenti recapitassero ed esecuzione


,

avesdi

sede vacante

le lettere indiritte al clero e al

popolo

Mi-

(32).

30. Negli anni

adunque che immediatamente seguitarono


,

alla

conquista longobarda
privato governasse
Sig.
i

ragion vuole
civili

si

creda che

il

gius
;

romano

negozj
(33).

de' vinti

Italiani

e lo stesso

Troya parmi che

lo

consenta
il

Ma

se ci fosse

ancora poscia cosa


le-

ch Rotari Re ebbe pubblicato


nostra
,

suo Editto nell'anno 643 dell'era


conquisto

o settantasei anni dopo

il

longobardo,

che vuoisi molto diligentemente indagare. Quando Re Rotari fu


vato al soglio de' Longobardi
,

gi per

amore

di

Teodolinda Regina
la

e di sua bavarica stirpe molti dei

vincitori

aveano abbracciato
(34)
;

cattolica religione e lo incivilimento de' vinti Italiani

non

pochi di que' feroci guerrieri

ai giudizj

secondo

le

patrie
,

costu-

manze

preferivano

gli

arbitramentali de' sacerdoti (35)

pi dalla
di

equit informati e dal

romano

diritto.

Questo mutamento

cose

(31) Epist.XI, 16.


(32) Le lettere di S. Gregorio , Ep. Ili 26, 29, 30. XI, 4 , anche meno E qui potrebbe dipossono credersi indiritte a Genova e non a Milano. mandarsi: tornali che furono in Milano il Vescovo ed nobili Milanesi, costoro come furono ricevuti ? Come guarganghi , come incorporali ai Longobardi

come

aldj

come romani

possessori delle lerre ad essi rimaste ?

(33) .
(34)
(3o)

XXXIV.

Troya g.LXXIII. Troya . LXVIL

IN ITALIA
non poteva cerlamenlc geniere
nacemonle aderivano
TAriauo Arioaido
fu trattenuto
al

511
Longobardi che pi
di Agilulfo sul
le-

a quelli de'
di

ai

costumi

loro genie. Succeduto pertanto

figliuolo di

Teodolinda e

trono,

ogni ultcrior progresso de' conquistatori nella fede e civilt de'viuti


:

g'

impedimenti
la

si

tramutarono

in

persecuzione
di Rotari degli

allorch, morto Arioaido,

corona pos sul capo


i

Arodi

(36).

Questo Re
conquiste
,

sospinto dall' odio suo contro

Romani

e dalla
la

sete delle

distrusse

Oderzo

devast

ruppe od arse
1'

Liguria

e distruggendo le

mura

delle vinte citt le ridusse a borastio contro

gate (37). Mentre poi con la vittoriosa spada sfogava


il

nome romano, dava opera per


utilit
di

1'

altro canto a raccogliere in


,

un

Editto, in 390 leggi distinto, le costumanze de' padri

per la co-

mune

sua gente,
,

per

la

cura

ch'ebbe

mai

sempre

dc'proprj sudditi
e deboli (38).

e per la
la

maggiore sicurezza o

difesa dei poveri

Ora,qual fu
al

mente

di Rotari nel

pubblicare TEditto?

Avverso com'egli era


,

nome,

alla civilt ed alle instiluzioni dei


i

Romani con che semprepi addimeslicavansi suoi Longobardi, mi sembra molto verosimile eh' egli si proponesse di collocare sotto gli occhi loro un perpetuo monumento dei costumi de' maggiori che contrastasse a quelli edificati dalla romana sapienza oge'
,

gimai troppo splendidi e


Forse
gli

belli

ancora per
,

la

vinta

nazione
le

(39).

esempj dei

vicini

Re

che signoreggiavano

altre

pro-

vince che

furono dell'occidentale romano imperio.


,

Io

spronarono
di

a ci; forse sper che nell'Editto

da

lui

qua e

consparso

nuove ordinazioni
regno
,

procacciato avrebbe un egregio instrumento di


i

e posto fine al ricorso che

suoi Longobardi
,

non senza
diciamo
i

disutile de' proventi dei giudici e del Fisco

talor facevano agli arbidi

tramentali giudizj dei

sacerdoti.

Ma,

checchessia

ci,

come

le

principali

materie trattate nell'Editto sono tre:


;

delitti

e loro pene o composizioni

le

successioni
,

per istabilire

le

quali

precedono
in

dettati intorno le cognazioni

e pi discosto occorrono
,

difetto di

testamenti che
di

le

deferiscano
di

le

donazioni

segnata-

mente a causa

morte

le

forme

procedere cos nei criminali

come

nei privati o civili giudizj. Toccasi inoltre de'

modi

di affran-

(36) Paul.

DiacIV,

34. Troya

.LXXIV^
Roth. Troya ..LXXVli.

(37) Paul. Diac.

IV, 47.

lrolug. Kdicli

(38) Ed. Roth. in Prolog.

(39) Cf. Liulprandi Leg. Lib. VI

L. 37.

Ap. Voi.

11.

6o

512
care
i

SUI

LONGOBARDI
(41), e del

servi, e dei diritti di questi liberti (40); dei

spetto al

mundio

delle

donne
di

matrimonj ripegno che voglia prendersi


,

dalla casa tributaria (42).

31.

Ora

V Editto

Holari
,

dee riputarsi una


vinti Italiani?

legge personale

e particolare ai Longobardi

ovveramente

territoriale e obbligatoria

per

tutti, e
ci

quindi ancora pc'

Le parole del prologo,


la

che

dicono dettato T Editto non solo a

per

comune

utilit di

nostra gente ,

ma
i

eziandio dei poveri e deboli ,


Italiani; la clausola

tra' quali

sover-

chiar dovevano

vinti

che per esso Editto si


;

emenda e rimuove (o rinnuova) tutte le precedenli leggi parvero gi al Sig. Troya sufficienti per dimostrare territoriale lo Editto nelle materie almeno da esso trattate (43). E quando non
,

voglia starsi troppo stretti nella conclusione che lutto quanto accogliesi

neir Editto sia legge territoriale

quando
celebr

ricordisi
la

che nella
tra

Italia vinta dai

Longobardi mai non


,

si

distinzione

leggi e capitolari

quelle personali alla gente


tutti
i

per cui

promulgascettro

vansi

questi generali per


,

popoli

governali

dallo

istesso
ai

sicch neir Editto poteronsi tramescolare e leggi personali


tutti

Longobardi e leggi obbligatorie per


;

quanti

gli

abitatori

del regno

anche

la

indole delle materie principalmente accoltevi,


gli

parmi che valga a condurre


riale pressoch tutto
,

animi nella sentenza che


,

territo-

e di fatto almeno
infatti

abbiasi

a dire

V Editto

medesimo. Territoriali,
e composizioni loro,
applicale quelle de'
s

e insino a contraria pruova, qui

compene

pariscono di per s slesse

le leggi

risgunrdant

ai delitti

ed

alle

perch
,

in

proposito mai pi non veggonsi


si

Romani

perch

sicurezza, al gius e all'ordine pubblico;

riferiscono alla comune insomma dipendono dalla

podest della spada


solo ai criminali
,

(. 28).

Territoriali le leggi che risguardano


ai privati
;

non
civili

ma

eziandio

civili giudizj

da celebrarsi
,

avanti le magistrature longobarde


giudizj
di
i

posciach ancor essi


)
,

(quantunque per privata


ai

utilit introdotti

hannosi come

ordine e diritto pubblico presso ogni popolo, e massime presso

barbari che partecipavano

giudizj d'ogni

maniera;
che
in

n dalle
rendere

rozze magistrature longobarde

polca

pretendersi

(40)

LL. 223-229.

(41) L.

205.Cf.L.l88.L 215.
Ib. .

(42) L. 257.
(43)

Troya

C.

IN ITALrA
giustizia procedessero
lo

513
,

secondo

le

l'orme dei vinti. Incerto poi

per
le

meno, mi sembra

se territoriali abbiano

parimente a
da

dirsi

leggi

neir Editto dettale intorno alle successioni e donazioni a causa


dei testamenti. Poich,
di

di

morte, che tengon luogo


vi

un
e
i

Iato,

esse riguardano a materia che tutta

gius

privato,

nella

quale pertanto non

era cagion di sorte per obbligare

vinti

dipartirsi dalle proprie leggi ed usanze.

inoltre,

il

rigore deirEdilto
;

nel governare le successioni


costituenti

sembra da

ci dipendere

che

le sorti

l'originario patrimonio de' privati Longobardi in Italia,


dalle

movendo
dopo
cito
la

assegno delle terre vinte a ciascuno

de' vincitori
la

conquista, fatte dalla sovrana autorit dello stato, e

suc-

cessione in quelle essendo


,

come segno

all'

obbligo di servire nell'eser-

era adeguato e necessario che

la stessa
1'

sovrana autorit re-

golasse con le pi strette e precise


nelle eredit dei

norme

ordine delle successioni


sorti

Longobardi

(44).
ai

Ma

di
,

cosiffatte

non po-

tendosi parlare

come assegnate
all'
1'

vinti

n su queste per certo


di

poggiando l'obbligo (se pure fu loro imposto)


nelle spedizioni ed

accompagnarsi

esercito dei

Longobardi

non saprebbesi vequali dalla

der cagione per cui

Editto dovesse nel suo rigore estendersi alle

successioni de' vinti, se


liberalit dei

ne

logli

appena que' pochi


di
:

Re sortirono concessioni
testamenti de' romani,
di Rolari
,

terre, e perci forse eb-

bonsi alia pari dei Longobardi. Difatti


successioni e
dalla legge
i

che

1'

Editto rispettasse
potersi

le

sembra

argomentare
dal

228

ove

si

dichiara valida la disposizione del


[fullfreal]

servo

manomesso

e a piena
,

libert

condotto

suo
la

signor longobardo

quante volte

esso

abbia

giudicato secondo

(44) Intorno alla sovrana autorit

serbata sopra

le

sorli

proprlanaenle

dette (che questo

nome

si

eslese poscia dai Longobardi ad ogni loro porzione

o possesso
tore
et
:

},

preziosa

la

carta pisana gi pobbicala dal Muratori, e ristam-

pala dal Brunelli, op. cK.N.*'

XXIV, dove

venditori promettono al compra-

LI si qualive tempore forsilans ipsa lerrolaporlionem nostra in integro


requesieril
,

publicum

et

ad divisionem revenerit cuicumque in


,

alio

novis in alio locum ad vicem sorte redditam fuerit

si

volueris tu

homine , Mauriresto, se

cius ipsa terra nos tivi sine aliqua


il

rigor dell'Edilio

facilitava

al

mora ipsa terra reddamus. Del Re maggiormente il ritorno della


,

eredit

de' suoi Longobardi

che non

di quella de' vinti

cagione. Ogni
la

Re
:

di schiatta

germanica

si

romani vi ha pure quest'altra awea come capo e padre di tutta

gente (sippe); e poteva quindi In difetto di legltllmi eredi richiamare a s le successioni non cosi dirimpetto ai Romani. Dei quali Inoltre , essendo poveri e deboli, non ci avea Iropim cagione di agognare la eredit.

514
legge dei

SUI
Longobardi
(

LONGOBARDI
idest andegavrit sive arri] :

judicaverit

gaverit

secundum legem Langobardorum


mezzi praticali per disporre

espressione che accenna

ad

altri

delle

proprie

sostanze
alle altre

ai

testamenti del

romano

diritto.

E venendo

adesso

ma-

terie toccate nell'Editto; dir

non parermi dubbio, che ogni legge


ai

intorno alle manumissioni qui stabilite sia personale

Longobardi,
le

non tanto per

la

forma

in

che dovevano ordinarsi

quanto per

parole istesse della Legge 229, che riferisconsi soltanto a que'

liberti

quali dai loro padroni longobardi ottennero la libert


la iacoll

parole

che pertanto escludono


e r anagrip delle

medesima

negl' italiani possessori

di terre. Altrettanto dicasi delle leggi respcttivc al

mundio^
;

la

faida

donne
L.

in
di

matrimonio collocate

espressamente

quivi dicendosi

205)
,

quelle donne che vivevano a legge lon-

gobarda. Per contrario

territoriale direi la legge


in

prendere dalla casa tributaria


semoventi che
di
1*

che proibisce di pegno qualsivoglia cosa eccetto


,

instruivano
,

massime
le

se nelle

case
i

tributarie,

che qui parlasi

potessero con certezza raffigurarsi


sorti

poderi de'rodei

mani possessori
bardi
;

soggetti a tributo,

insomma
si

Longo-

le

quali,

non rispettandosi da

tutti,

non

sarebbe

nemmeno
riferisce

e con pubblico danno, potuto mantenere in fiore T esercito dei vincitori.

Del resto, neir Editto di Rotari nulla

di

quanto

si

pi propriamente al gius privato, cio al diritto di propriet e delle


obbligazioni che non procedano da delitto. Cosicch, rispetto al me-

desimo o

alle

materie

nell'

Editto non tocche, sar sempre forza di

confessare, che gli abitatori del regno dovettero continuare a vivere

come per

lo innanzi
,

cio

signori longobardi secondo le antiche


le

costumanze
Leggi ora
secondo
le

vinti

italiani giusta
ci

regole del

romano

diritto.

Lo

che sufficientemente
si

apparisce dallo stesso Editto; dove in alcune

parla di liberti, e gi lo avvertimmo, che dispongono


stabilite nella

forme

legge

dei

Longobardi

ed ora di

donne

viventi a legge longobarda (45): dizioni che

suppongono una
,

qualche altra legge vigente nel regno longobardo, cio


seguitata dalla moltitudine de' vinti italiani
;

la romana non parendo che qui

(45) L.228. L.205. Il concello di una legge personale parmi che si nasconda ancora nelle LL. 136 137, 164, 163, 168, 170, 171, 186, 193, 196, 199, 200, 201. La L. 349 vuole perOno che rispellisi la loci consuetudo. Del resto, che l'Edi Ito di Rotari non mandasse in desuetudine le antiche
,

costumanze e

leggi quivi

non

riferite

chiaro per

la

Legge 80

fin.

del

VI

Libro di Liutprando.

IN
si

ITALIA
guarganghi, cui
vivere

515
per
legge

possano dir conteaiplati quo' pochi e rari


Principe
si

insolita benignila del

concede

di

con

la

propria di loro nazione.


32.

proposilo dei guarganghi, io sono ben cerio che Voi,


se, sull'
la

mio caro amico, non vorrete muovermi querela,


pochi passi dell'Edilio e non troppo aperti
gius
,

appoggio

di

opino per

durata del

romano

privato appresso ai vinti italiani;

quando vediamo Kolari


di

Re
la

tenero di sua l'ggc longobarda, che con disposizione propria


di
lui

unicamente

divieto ai

guarganghi medesimi
,

seguitare

propria le^'ge e loro impone la longobarda

trino per privilegio di poter vivere con la


di lutto,

quando non impepropria. Imperocch, prima


non
la
;

allegherei

che quando Rotari vuol proibire assolutamente,


,

come

ai

guarganghi
il

l'uso di ogni altra le^ge che

longobarda,

sa specificare

comando con
e

solenni e chiare parole

onde

con-

cludo ch'ei non

lo volle rispetto agl'italiani, s

perch un divieto
dato
ai

ugualmente chiaro
indizj

solenne

non

s'incontra

medesimi

neir Editto, e perch all'opposto quivi

che dai

vinti

si

ritenesse

il

notammo gius romano

cenni e gravissimi
privalo. Inoltre vi

ripeler, cfje la

conservazione

di

questo gius

era

una necessit,
si

comandala

dalla natura istessa delle cose ai tempi della conquista

longobarda; qualora, con grave rischio dei vincitori, non


voluto lasciare senza
lo infinilo

fosse

norme
vinti
le

certe per sopperire ai privati loro negozj


italiani,

numero
Rotari

dei

che gi stanziavano sul suolo


(

ed aCfatlo

ignoravano
,

giuridiche costumanze dei vincitori

29

).

Onde che
negozj

per non suscitare male contentezze nel regno, e


di ci

perch o ben poco o nulla disse


,

che

si

riferisce ai

privati

pot pi facilmente e dov tollerare che seguitassero anche


istesse
i

dopo a vivere con quelle


servavano. Per
contrario

leggi

che
n

per

lo
,

innanzi
stranieri

os-

guarganghi erano pochi

richiedenti ospitalit in terra

non loro

quindi
la

potean dolersi

se Rotari gli ricettava a patto di osservare

legge obbedita dal

popolo signore della terra ospitale.


il

non punto improbabile che


i

savio re, imitando lo esempio de' Duchi suoi predecessori,


ai

quali
di-

non avevano permesso


ritto (46) alfinch

Sassoni di vivere secondo

il

proprio

non

si

tenessero

come

gente diversa dil popolo lon-

(46) Paul. iJiac. Ili, G a in proprio juretonsislere

n.

Volessero queste pi1

role dire anche della loro costituzion politica

parte di qnello che

Sassoni

cercavano, era eziandio

di

vivere con

le

proprie leggi.

510

SUI

LONGOBAKDl
l*

gohiirdo, dottasse quel suo precetto con

accorgimento e
di

il

fine di

incorporare
forte
,

guar^anghi

usciti

da

gente

braccio valoroso e

air esercito de' suoi

Longobardi, stremato com'era


i

adesso

per

le

tante guerre da lui combattute contro

greco-romani. Quando
diritti

pertanto, nel

Rotariano Editto, differenze nei


ai

appajono se-

condo

le

persone; non gi
si

guarganghi
italiani.

ma
si

bisogna pur troppo


dica essere

credere che
de'

accenni
essi

ai

vinti

un sogno
il

moderni quando

in

queir Editto scorgono implicito

con-

cetto di

una

legge personale, rispetto

almeno

al

gius privato. Impe-

rocch: se due nazioni tra loro effettivamente separate e distinte,

per quanto almeno risguarda


a

al

gius privato, non avessero vissuto

un tempo

nel

regno,

il

Legislatore avrebbe tenuto sempre un lintutti

guaggio assoluto,
sarebbe rivolto
ai

vogliam dire per

obbligatorio; n ora
liberi:

si

Longobardi ed ora
e cosi

agli

uomini

non avrebbe
di

lasciato travedere diversit di diritti

con additare diversit

nazione,

non avrebbe indarno


di

spesso parlato della longobarda legge.

Tolgansi
presso
i

mezzo

le
il

leggi dei

Longobardi

e di quegli altri popoli

quali vari

diritto nolio

stato secondo le
la
(

persone
(

in

qual' altra mai dichiarasi tratto tratto

qualit della legge

Lan

gobardornm
scrive
inutile
il

ec.

),

il

popolo

il

subietto
:

Langobardus
di

ec.

per cui

Legislatore? Certo
e non potendo

in

nessuna

dichiarazion siffatta essendo


chi
;

nemmeno
,

venire in mente
in

detta

la

legge

quando

ella

sia

territoriale

tutto

per

tutto

essendo

allora di per s palese ed aperto

doversi questa osservare da tutti

indistintamente coloro che allo stato

appartengono. Cos una pari

dichiarazione a noi non soccorre n dentro alle


stiniano raccolte in corpo
(

romane
le

leggi da Giu,

a differenza delle antiche

le

quali per

le necessit di allora distinsero,

come

barbari,

generazioni degli

uomini

in cives

Romani,

latini, peregrini), e ne

tampoco

nei

moo

derni Codici; tranne allorch,

parlando
i

del

giuridico
i

subietto

delle persone, voglionsi avvantaggiare

cittadini sopra

forestieri;
,

imperciocch

la

legge assumendo allora veste di personale

gio-

coforza accennar col

nome
,

della gente ai cittadini

per

contraddi-

stinguergli da' forestieri

a'

quali non voglionsi accordare que'

com-

modi.
33.

Per

tutte queste ragioni,

adunque, parmi possa tenersi come


la

inconcussa e certa verit, che, tanto innanzi quanto dopo


blicazione del Rotariano Editto
de' due popoli,
il
,

pub-

rispetto al gius privato


il

ciascuno

vincitore longobardo e

vinto italiano, seguitasse le

IN ITALIA
proprie leggi: rispetto poi alle
tutti

517
pubblico diritto e ordine,
(47)
;

norme

di

sottostassero alla legge dei


,

Longobardi

onde

in

questa

parte

posizioni

massime per quanto concerne ai delitti ed alle loro cominsomma al guidrigildo, considerarsi debba come terri-

toriale lo Editto.

Ma

per

appunto

in

quanto

al

guidrigildo pi
nostri; e

gravi levansi

dubbj e pi calde ardono

le dispule ai di
la

ben lungi dal consentire che nel medesimo stesse


italiani,

tutela de'vinti

siccome libero popolo, alcuni pretendono invece che quindi


il

esca la prova che tutto

popolo italiano cadesse nella aldionale o


Stringendo
in

in altra servii condizione.

breve

sensi e gli argo-

menti
cos;

di
cr

coloro

quali
i

mantengono
quali,

siffatta
i

opinione, essi ragionano

Que' popoli

come

Franchi, tanto non aggravaessi, vero,

rono

la

mano

sui vinti

romani, concederono ad

un gui-

drigildo che proteggesse le loro persone;

ma

lo

concederono espresche cos


duri e

samente e nella met


del popolo signore.

di

quanto era
contrario

stabilito per tutelare gl'individui


i

Per

Longobardi,
ai

sterminatori

si

dimostrarono

inverso
al

vinti

non concederono
,

espressamente alcun guidrigildo


fatta distinta
poi

popolo italiano

del quale

non

menzione
le

nell'

Editto di Kolari.
si

Da questo
:

silenzio

due

sole

sono

conseguenze che

possono trarre

o che un
;

guidrigildo islesso proleggesse le persone dei

vincitori e dei vinti

o che questi
coloro
i

ultimi

pi non contassero

siccome popolo, cosicch

quali non furono sterminati dalla spada longobarda, cades-

sero nella condizione di aldj, o in altra similmente servile. Ora, la

prima conseguenza
guidrigildo
nici, e
,

che vincitori e

vinti

fossero tutelati da

un

pari

sta contro alla indole ed alla storia dei popoli

germa-

segnatamente poi de'Longobardi; laonde giocoforza abbrac-

(47) Si rilevato da

alcuni

che

barbari Longobardi
il

non poterono
privalo diritto
ai
,

essere in grado di porre una differenza tra


atteso
la
si

pubblico e
il

il

scarsa loro civilt; e che quindi un errore

credere che
,

Ro-

mani

concedesse vivere secondo


il

il

patrio privalo diritto

si

obbligassero

per contrario a vivere secondo


verit: che
i

pubblico e criminale dei Longobardi.


in

In

Longobardi non fossero


,

grado

di

speculaUvamenle formulare

e porre quella differenza


della vita
i

volentieri sar consentilo. Ma che nelle pratiche Longobardi non fossero capaci d'intendere, esser per loro cosa indifferente che ne' privali loro negozj Romani seguitassero quel gius che pi piaceva ai medesimi !)urch ancor ess^rispeUassero le leggi risguardantl all'ordme edinleresse pubblico (\ueslo ci che non potr mai consentirsi quando in contrario non si dimostri che ai Longobardi difettava ogni
principi
i ,

lume

d' intelligenza

nelle cose di

governo e

di slato.

518
ciare
la

SUI
seconda: che
i

LONGOBARDI
italiani

vinti

rimasti nelle antiche sedi, pre.

cipitassero nella aldionale o in altra servii condizione


i

Ma

coloro

che dal silenzio o dalla ambiguit troppo dura e troppo insolita delle leggi deducano troppo risoluta
quali cos ragionano,
parrai
,

conseguenza.

dimostrare l'eccidio, sia per


,

la

strage, sia per


,

la

servit peggiore della strage

di

tutto
il

un popolo
silenzio

ben

altri

argonelle

menti sembrano neccssarj che non


leggi e negli scarsi
io

del suo

nome

documenti

di

una

et tenebrosa.
d'

quand'anche

non avessi dimostrato, come spero


fosse certo
il

aver fatto, poche pagine in;

nanzi, che questo popolo non fu tutto sterminato n ridotto in servit

quando non

che dopo

primi furori,

Longobardi non pi
,

oltraggiarono

vinto popolo; basterebbe, parrai


,

a provarlo

il

se-

guilo di nostra istoria

quando

in

pi piena luce torna a comparire

quel popolo, liberato che fu dalla signoria de' Longobardi; apparizione

che mal vorremmo attribuire a pochi romani


dell'

di
al

un pajo

di

citt

Esarcato pi tardi da Liutprando aggiunte


,

regno dei Lon-

gobardi

vincie, che,
di

o a pochi romani delle Gallie o delle altre italiche Proprima in figura di guarganghi e poscia dietro le orme
,

un

altro conquistatore

sarebbero venuti a dimorare nelle parti

d' Italia
il

gi dai

Longobardi tenute. Quando pertanto vuoisi spiegare


intorno
al

silenzio del Rotariauo Editto

nome

del vinto popolo

e suo guidrigildo, innanzi di trascorrere

a
,

cos acerba ed insolita

conseguenza e dalla
se
il

istoria

non consentita

bisogna vedere un poco

silenzio

non

sia pi presto

apparente che vero, e dipoi se possa

addursene qualche altra pi probabile cagione.


34. E'
de' vinti

non v'ha dubbio: il nome del suddito italiano popolo, o romani come allora dicevano non scolpitamente pro,

nunciato neir Editto

di

Rotari.
,

io vo' dire

troppo

arditamente

che questo valoroso Re

attorniato per ogni canto dai


i

Romani

delle

greche provincie e contro

quali aveva

lungamente combattuto,
i

con poca generosit o mal animo esitasse a chiamare sudditi suoi a quale impero per un nome che ricordava loro a qual gente
,

appartennero. Dico per altro, che

la esistenza loro in libert

agevol-

mente scorgesi ricoperta

nell'

Editto da
in diversi

un

tenue
ivi

artifizio logico.

Vedemmo
che dee
privato
;

infatti

(. 31)

che

luoghi

menzione di

una legge longobarda come


di

distinta da un' altra

innominata legge,

necessit ravvisarsi per la

romana

nelle faccende di gius se

legge che non pot essere osservata

non

dall'

umiliato

ma

libero popolo de' vinti italiani. Cos rispetto al guidrigildo

non

IN ITALIA
vi

517
innanzi tatto
;

ha una espressa menzione di loro.

Ma

le

ordina-

zioni di Kotari nell'Editto intorno al


alla difesa de' soli
tutti

guidrigildo non sono rivolte

Longobardi

ed anzi indistintamente abbracciano

quanti
qui
si

liberi abitatori
i

del regno.
,

E dove

si

dicesse che per

soli Longobardi risponderebbe con diverse hanno altre (48) la Legge 377, in cui si comanda che qualora venga ucciso uno sculdascio o un attore del Re si estimi come uomo libero se-

liberi

condo la sua nazione, e se ne paghi


sione che non
si

il

guidrigildo intiero
altri

espresliberi e

avrebbe potuto usare se nel regno


stati

da guidrigildo protetti
poi questi altri
nifesto di

non

fossero, eccetto

Longobardi. Che

uomini

liberi fossero

appunto

vinti

Romani, masi lasci,

per s stesso quante volte


,

alla

voce nazione

come
questi

par debito

in

questo luogo
,

il

suo pi ovvio significato


(49).

di

discen-

denza da una gente


persone
stirpe

da un popolo

Imperciocch

tra

uomini del Re uguagliati


di

ai liberi aversi
,

principalmente da ravvisar
il

romana
dei

lo

slim persino

sig.

Troya

propu-

gnatore valoroso ed acerrimo della opinione avversa alla libert ed


al

guidrigildo attivo

vinti

Romani

(50).
,

Che

se

poi vogliasi

a noi cos stranieri e lontani da quegli usi

da quella et, doman,

dare altre cause per cui del particolare guidrigildo


lavano
le

onde

si

tute-

persone del vinto popolo, n tampoco del suo nome, mai

non

fatta

menzione nell'Editto
direi

di

Rolari

allorch rispetto ai

Gallo-Romani
delle seguenti

e loro guidrigildo aperte sono le dichiarazioni nelle


;

Leggi de' Franchi

che ci dov dipendere per V una o


vie

l'altra

due ragioni, che per diverse


il

slesso

Qne

ad accertare
col sig.

guidrigildo de' liberi


i

conducono ad uno vinti. Imperocch


per
gli
,

direi quasi

Troya che

Longobardi
vinto
,

avendo equiparato
,

e tratto a s le persone

libere del

popolo

effetti

almeno

del giure pubblico e criminale

non

ebbero poi

siccome

(48) V.

Rolh.L.l98.
infatti

(49)

Quando

vuol parlare di grado o nobilt, Rotar! adopera ap-

punto
ctie

la

dizione nobilitatem. C(.L.^i.L.3Si.

,XLVI.DIco guidrigildo attivo, per distinguerlo da quello degli aldj tornava soltanto in pr dei loro padroni e che il Sig. Troya ammette perocch chiarissimo nelle Leggi. Intenda chi sa e chi pu la poUtia Longobarda. Ma se lo sculdascio, di che neltakL. 377, era lo stesso che II Cen(50)
,

tenario, e quindi capitanava in guerra

gli esercitali

gli

arimanni della Cen-

tena

come mai un Romano, senza


,

essere n esercitale n arimanno n tam?

poco libero

poteva capitanare

Longobardi

Ap. Voi. IL

66

520
i

SUI
necessit
,

LONGOBARDI
nel

Franchi,

di

nominatamente decretare un guidrigildo


gius e
il

pe' vinti

Romani

avvegnach compresi

nome

della

vittoriosa nazione.

Ed

allora
;

starebbe precipuamente

mio divario col sig. Troya in ci che mentre egli crede aver soltanto pochi
il
,

romani serbato

la

piena libert ne' primi giorni della conquista

e
le

parecchi invece averla conseguila in


affrancazioni elargite loro o per

processo

di
le

tempo merc
la

impans o per
io

quattro vie dalla

generosit dei
dei

vincitori;

all'opposto
dalle

credo che
la

pi parte

romani conservasse insino


di

prime

propria libert (. 17),


cos

e scarse poi

mollo fossero quelle affrancazioni


Leggi
,

generose.

direi pi presto che le


alle loro vittorie

de'

Franchi

essendo quasi contemil

poranee

ci

si

presentano come
le

primo monucondizioni
dei

mento

in

che

poteronsi

determinare

personali

vinti: e che,

per contrario, allorquando Rolari pubblic l'Editto,


trascorsi dalla longobarda conquista

essendo gi settantasei anni


il

principio intorno alla composizione delle offese recate alle persone


dalle

dei vinti italiani doveva essere gi sialo diffinilo


vincitori o dalle

usanze dei
legislatore.

Leggi dei Re predecessori


si

(51),

n quindi occor-

reva

che

specificatamente
infine
,

ripetesse dal longobardo

Aggiungo
alterare le

che non potea

nemmeno

su ci trattenersi senza
de'suoi
tassare

norme intorno al guidrigildo osservale appresso Longobardi. Ed invero: se al Franco Legislatore agevole fu di
il

guidrigildo de' Gallo-Romani


distinti
,

quali al vincitore
;
i

si
i

rappresenpossessori
il

tavano come
ed
i

in tre classi

convitati del

Re,

tributarj

perch parimenti in
in

classi si tenea distinto

popolo
,

vincitore (52)

opposto, ci non era punto possibile a Rolari

questo troppo tardo legislatore che fu della propria gente.

Impe-

rocch noi sappiamo come


zioni
,

rozzi Longobardi, salvo rarissime ecce-

anche

in

tassando

il

guidrigildo delle persone di loro gente


,

non mai con regole generali cedevano a valutarlo, secondo

ma minutamente
la

caso per caso proil

nascila, la condizione,

grado e

(51) Rolh. in Proiog. parla di leggi che corregge e rlnnuova o rimuove, n queste potevano essere se non le leggi dei predecessori , ammenoch, a strambotto , egli non chiamasse leggi le consuetudini. Ciascuno poi conosce che ogni legge o consuetudine non abrogata specificatamente da una nuova

e contraria legge

continua

ad essere nel primiero vigore

deroghe generali.
si

rileva dalla cit.

che II principio valesse ancora L. 80 Lib. VI. Liutpr,

appresso

a malgrado le Longobardi
i ,

(52) Cf.L. Salica eraend.tit.XLIlI.

IN ITALIA
ogni altra qualit e circostanza
appositi censori
;

521
offesa
,

della persona

per

via di

siccome appare o da diverse leggi


quindi

dei

Re longo-

bardi (53), e principalmente poi da un capitolare di Arechi,


di

Duca

Benevento
essi

(5i).

\L

con

la

stessa semplicit o barbarie


di
;

doverono

commettere
le offese

all'arbitrio

censori

la

quantit del

guidrigildo per

patite dai vinti

quantit non poco dimi-

nuita invero per la rea circostanza di appartener costoro alla soggiogata nazione.
pe' vinti

Onde che Rotari mal si sarebbe fatto a tassare un certo e determinato guidrigildo, che, stando alle costamanze di sua gente doveva sempre per la quantit dipendere da
,

molte e varie particolari circostanze della persona offesa, valutabili


soltanto da esperti e scrupolosi censori.

sagacissimo amico

E notate un poco , o mio quanto mai l'arte dei Franchi rimanesse per
semplicit e

questo

lato

indietro alla
i

rozzezza

dei

Longobardi.
il

Determinando
pi

primi ed incancellabilmente nelle Leggi


,

minor

guidrigildo de' soggetti popoli

fecero
sensi e
,

si

che per

tale onta costoro

tenacemente serbassero
la

l'animo della schiatta onde


di

traevano

origine

e che veruno

neppure per tanta umiliazione,

non

si

trovasse solleticato a trovar

modo

condursi dalla propria

alla legge del vincitore aborrilo (55). I

Longobardi poi, non avendo


,

nulla ordinato apertamente intorno ad un minore guidrigildo

meno

umiliarono l'orgoglio

de' vinti Italiani

quali perci

si

tennero

meno
rono
,

discosti dai vincitori, e

con amichevol cambio ne abbraccia;

quando poterono

e gii usi e le leggi ancora di gius privato

sicch, disfatti da Carlo

Magno

Longobardi

bisogn che
le

il

nuovo

signore inlimasse agi' Italiani di


antichi loro padroni, e di

abbandonare

costumanze degli

tornare alle native romane leggi.

Non

credendo io, ottimo amico, che voi pensiate rivolte


e

alle altre genti,

non principalmente

agli originar] abitatori d'Italia, la nota legge

di Pipino dell'

anno 783,

e quelle altre pi per le quali


la
i

comandifenda
di

dalo che ciascuno seguili


iu giudizio (56).

nativa legge e dietro quella

si

Perch n

guarganghi

il

nuovo popolo

(53) V. per esem. Rolh. L. 19. L. 48. L. 74. Liulpr. L. VI. L. 9.

Cam. Peregrin. T. III. p. 183. ap. Murai. Script. Rer. 333-337. (55) Agobard. Llb. Advers. Gundubadum,c.7. ap.Troya . 232, 235. (56) Capllulare generale, anni 783, cap. 5. L. 7. ap. Perlz. Monumenta molli citati ap. Troya Germaniae III, 46. Piplni L. 46. L.28 e 29. Cf. . 198. 203. 218-223. Che queste Leggi non possano appellare ai Romani
(54) Cap. IV. ap.
11.

To.

II.

P.

I.

p.

520

SUI

LONGOBARDI
indotti a dismettere
di

HoiDani dalle finitime provincie calato nel regno longobardo dietro


le

orme

di

Carlo, or

si

sarebbono facilmente

la

propria legge per vivere con quella inusitata


,

Onde

rivolto

ad

essi
di

pressoch indarno riesce


utilit

il

un popolo vinto. comando mentre


;

ciascuno intende

quanta

tornasse al nuovo signore di se-

parare, e
ressi
,

runa

air altra opporre nelle leggi, negli usi e negl'inte-

le
;

due schiatte gi da gran


,

tempo
i

abitatrici

dell'

occupato
per-

regno

cio

gli

originar] Italiani ed

Longobardi.
le libere

35.

Che dunque un

guidrigildo attivo per tutelare


,

sone del soggiogato popolo


neli'

implicitamente almeno
il

sia riconosciuto

Editto di Hotari e senza tassarne


il

prezzo

perch indetermi-

nato era di regola anche


de'

prezzo delle offese recate alla persona

Longobardi

pare che

sia la

meno inferma conclusione da


:

ricale

varsi dalle parole di

queir Editto

nella guisa

appunto che per

materie di gius privato, solo implicitamente e per logica necessit

vedemmo

(.

31, 32) rilevarsi dall'Editto islesso che non era di-

sdetto ai vinti

di seguitare l'antico e proprio romano diritto; di che persino alcune tracce quivi rinvengonsi (57), non che nelle scarse

leggi dettate poscia da re

Grimoaldo

(58)

tracce che non la scienza

ma
e

la

viva pratica degl* Italiani potuto avria preservare.


,

36. Xc a' giorni di Liutprando di questo pi glorioso legislatore Re congiunto della bavarica stirpe parmi che in ci cangiassero le condizioni de'vinti Italiani. Le costui leggi, cheinsino dal bel prin,

cipio ora risguardano al

longobardo ed

ora a qualsivoglia
ci

uomo

libero del regno

e quindi

come V Editto Rotariano


,

presentano

e leggi particolari alla gente de' vincitori e leggi


liberi

abitatori del

regno

(59)

importano

di

necessit che

comuni a tutti i due gei

nerazioni di uomini liberi fossero in quello;

cio

Longobardi e

delle citt soggiogate da Liutprando e successori, chiaro perch quelle citt

furono immediatamente da Carlo Magno restituite al pontefice. Troya .189. (57) 1.^ Rispetto alle cause della diseredazione, L. 168-170. 2. Alla successione degli ascendenti in difetto di descendenti, L. 170.
S.*^

Alla soprav-

venienza de'

figli

revocano

le

donazioni, L. 171. 4." Alle cause per cui si donazioni medesime , L. 174. S.** Che perda lavoro e seme chi
le

per rompere

scientemente lavori o semini


strense sia propriet de*
figli
,

l'altrui

terreno

L. 359. 6.

Che

il

peculio ca-

L. 167.

(58) Rispetto alle prescrizioni, L. 1. 2. Rispetto alla successione in slirpes


de' nipoti in

un

co' figli nella eredit dell'avo,


,

(59) Paragoninsi tra loro

L.5. ad esempio tutte le leggi del


alle conquiste di lui.

l.

libro

con

la

prima del III

libro

che sono anteriori

IN ITALIA

521

vinti
il

Italiani

quali col proprio gius vivessero nelle materie per

cui

legislatore dettava precetti particolari a' suoi Longobardi.


le

Onde
ri-

non da muovere
espressa di una

maraviglie se in quella successiva legge,


VI, L. 37), trovasi fatta
:

volta agli scribi o notari [Lib.

menzione
la

romana legge

perch se quel

nome
,

ora per

prima volta

ascoltasi negli Editti dei re longobardi

non per meno


che un Re
di

indi scorgevasi aver essa durato in efifetlo nelle italiche regioni per

loro occupate

e tutta
,

la novit si ristringe a ci

genio

bavarico
di

pi

amorevole

ai
le

vinti

o pi generoso, non
le

dubit
liani.

appellare del proprio


,

nome

cose e

persone degl'

Ita-

difatti

questa cosi famosa Legge non ha punto per iscopo


il

di tornare in vita

gi spento

romano
all'

diritto

n
della
;

di

consen-

tirne o restringerne T uso air

una o

altra citt

Emilia o

deir Esarcato
di

signoreggiate adesso da re Liutprando


,

imperciocch

resurrezione

concessione o restrizione

siffatta

non segno e non


notari dovevano
de' Lon-

parola occorre nella legge medesima. Questa legge, indiritta com'essa a saldamente fondare le regole e
i

modi con che

procedere nel rogarsi degl' instrumenti o secondo la Legge


gobardi

secondo la Legge de* Romani, visibilmente non rinnuova

o comanda,
facevasi del

ma

presuppone
diritto.

di necessit

ancor essa Fuso che gi

romano

E come

ninno vorrebbe dirmi che per

vedersi regolato adesso da Liutprando V uso

negf istrumenti

della

primo a darle o restituirle vita e vigore; cosi non parmi che da quelle medesime parole possa argomentarsi che ora per la prima volta da lui s* introducesse o rinnovellasse nel suo regno V uso del romano diritto. Che poi quesl' uso quivi si
legge longobarda, foss'egli
il

referisca ai vinti Italiani e

non

ai

Longobardi

quali per se ne

avvantaggiavano all'uopo in varie delle loro private faccende),


chiaro,

mi sembra

per

le seguenti espressioni di

Liutprando

Che

se ciascuno vorr dipartirsi dalla sua legge, e faran patti o convenzioni tra loro, ed

ambedue

le parti

consentiranno; non

si

reputi

contrario alla legge ci che

ambe

le parti

fecero volontariamente .

Imperciocch

la

longobardo,

ma

romana legge non era n dire si poteva sua del s del vinto italiano; uno almeno dei contraenti
(vano e negarlo) vien Gguralo. Unica
novit

che

in quella legge

pertanto, che per essa io credo introdotta, ella di avere Liutprando

regalmente autenticato e regolalo


abitatrici del

1'

u%o delle due diverse schiatte


ne' privati negozj la

regno,

di

abbandonare
dell' altro

propria

legge per seguitare quella

popolo;

il

che non rammento

524

SUI

LONGOBARDI
nella successione dei tempi
si
il

accadesse mai nelle altre province dell' occidentale imperio dominate


dai barbari.

Riprova

che

cipiglio

longobardo fu meno altiero che non


rire ogni consorzio dei vinti
targli a vivere
,

pensa

e ben lungi dall'abor-

non

si

sdegnava

nemmeno

di allet-

secondo

le

norme

della longobarda legge; che, al

dire vanitoso a

un tempo

e benevolo di Liutprando, era apertissima

0, se vuoi meglio, acconcissima a tulli.

Vero bene che


alle parti
,

in

sostanza
ridurre

altro

per questa legge non permetlesi


le

se
,

non
di

di

a palt e convenzione

norme

di

gius mediatorio

stabilite

per

la

legge che non fosse propria di loro.

Ma

questo tratto
in

generosit
legisla-

non sarebbe
tore
i
;

anche solo
in
i

poco rilevante
sta
il

un germanico
di

perch

fondo

vi

pensiero di ravvicinare pi sempre

vincitori e

liberi

vinti

pe' negozj

ancora

gius privato
di

come

gi lo erano per subiczione rispetto a quelli

giure pubblico e

criminale. Sennonch, in questa legge degli scribi, cosa pi capitale

e di maggior

momento

si

pu notare per
il

la

nostra questione.

Ordina Liutprando, che se


che
di

notaro scriva neir instrumenlo alcun


alla

contrario alla
le

longobarda o
e
il

romana legge

o abbia
il

tramescolalo

consenso delle
parti altro

norme dell' una parti componga


,

altra a

suo senno e senza

suo guidrigildo, eccetto che


jd.

alle

non piaccia

di

convenire (60)

Ora siccome

tra le parli

contraenti polca n venire e per certo venivano secondo questa legge

Longobardi e Romani
per
uni
la

siccome

il

guidrigildo imposto al notaro, che


g' interessi

propria infedelt o ignoranza aveva offeso

degli

degli altri, dovea tener luogo di risarcimento alla parte lesa,

e fosse questa o longobarda o

romana

cos

parmi in

verit,
)

che da

questa legge degli scribi

e al solito per

modo

implicito

si

rafforzi

mirabilmente

la

conclusione gi ricavala in esaminar l'Editto di

(60) De scribis hoc prospeximus ut qui charlam scripserit sive ad legem Langobardorum quae apertissima ( s. aptissima ) et pene omnibus nota est , non aliler faciant nisi quomodo in illis legibus sive ad legem romanorum conlinelur. Nam conlra Langobardorum legem aut Romanorum non scrtbant. Quod si nes'civerint , interrogent alios; et si non poluerint ipsas leges piene scire non scribant ipsas charlas. Et qui aliter praesumpserit (aere componat widrigld suum , exceplo si aliquid inler conliberlos convenerit. Et si unusquisque
,

de lege sua descendere voluerit

et

pactiones alque conventiones inter se fecerinl

et

non reputetur contra legem quod ambae partes voluntarie faciunt. Et UH qui tales charlas scripserint culpabiles non invenianlur per legem scribant. Cf. Troya esse, Nam quod ad hereditandum perlinet . CXLl e CXLII; e la glossa a questa legge nella Longobarda sistematica.

ambae partes

consenserint^ istud

IN ITALIA
Rotari
;

525
essi

cio

che

vinti

Italiani

erano anch'

tutelati

da

un

guidrigildo attivo al

tempo

dei Longobardi.

37. Del resto, questa famosa


la

Legge

di

Liutprando sugli scribi

quale permette a vincitori e


i

vinti di

tramescolare nelle materie

risguardanti la volont ed
eccetto che rispetto
alla

familiari interessi
.

eredit
,

rivela a creder

Tuna con l'altra legge, mio la ragione


diiBcilmente alcuna
il

onde
se ne

nelle carte

longobarde

che salvo

pochissime datano tutte


,

dalla et di Liutprando e de' suoi successori


trovi la

quale
:

ci

si

rappresenti scritta puramente secondo

romano

diritto

egli

e perch di

continuo

vinti

si

appigliavano

ad alcuna delle forme e instituzioni


per viemeglio convalidare
a dire che ogni carta
,
i

stabilite

nel gius de' vincitori

loro negozj giuridici.

Non dunque
di le

bassi

la
,

quale alcun che presenti

gius longo-

bardo e delle sue forme


del

non

sia

per ci scritta giusta


italiani

norme
perch
la

romano, o che
tal

al

popolo de'

vinti
il

non appartiene quegli


sia

di chi ragiona la carta,

quand'anche

nome ne
in
le

romano

un

modo

di

argomentare manda
ricavano.

assoluta

dimenticanza

legge degli scribi da Liutprando dettata, e


tizie

preziose ed aperte no-

che indi

si

Questa legge
fa lecito
(

confortata dall' altra di


)

al romano marito mundio della donna longobarda (61), evidentemente dimostra che due liberi popoli e due leggi fiorivano nel regno; la legge e il popolo de' Longobardi la legge e il popolo de' Romani: dimostra inoltre, che ciascheduna delle due generazioni d'uomini

Liutprando medesimo che


di acquistare
il

non obbligo

seguitava di regola la propria legge

ma

che volendo poteva di-

(61) LL. Liulpr. IV, 74. Dico che questa legge non introduce altro di nuovo se non la capacit del romano marito di acquistare il mundio della donna longobarda perch il connubio tra' due popoli non essere giammai stato proibito almeno rispetto alle vedove sembra potersi rilevare dal Rotariano Editto L. iS2. Poleslalem habeat illa mulier vidua si voluerit ad alium maritum ambulandiy liberum tantum. Parimente, il bresciano documento dell'a. 772, ap. Troya g. CLXXXVII, prova due cose: 1. che alla romana non era disdetto sposare il longobardo ma se questi era servo , la donna cadeva in pena tra le ancelle filatrici. 2.'' (E ci pi monta): che a Brescia eranvi parecchie romane libere, la libert romana delle quali era tutelata dai Re e dalla Legge alla pari della libert longobarda , se Adelchi ricordava come la romana libera che avesse dimenticato la propria dignit sposando un servo , doveva cadere tra le ancelle filatrici di corte nella guisa appunto che vi saria caduta la donna libera longobarda maritandosi a un
,

servo.

524

SUI

LONGOBARDI
massime
:

partirsene, trattandosi di negozj di gius privato, e

di quelli

che spettano

alla volont di

ed

ai

famigliari

interessi

e questo per

appunto quello
dagli instrumcnli.

che pi frequentemente appare dalle carte o


dico pi frequentemente
,

come ad esempio nel di Monza e da riferirsi a suo luogo perch non manca nemmeno un qualche documento che tutto informisi dal romano diritto. Cos la carta dell'antestamento
di

E
:

Grato

che fu Diacono della Chiesa

no 748
di

(62),

per cui Alessandro


di

di Sparticiana

riconosce di avere

avuto in prestito da Arechi


oro per un anno
,

Gampilione presso Milano un soldo


titolo di fiducia (or
il

e gli consegna a

pegno)
,

un suo
alla

praticello, da riprendere restituito che avr

danaro

ed

pena, mancando, del duplo, esibisce dritto puramente romano,


pi della fiducia non

e del pi antico e custodito unicamente nelle pratiche della vita civile


;

si

scorgendo vestigio alcuno nel diritto


la

Giustinianeo. Ora, di queste pratiche una sola

spiegazione: cio,

che

il

gius

romano

privato fosse

maisempre

dai vinti italiani os,

servato continuamente nel regno de' Longobardi


a poco, e per
vincitori.

e quindi, a poco

quanto loro tornava acconcio, abbracciato ancora dai


voglia supporsi che ai tempi di Liutprando,

Ammenoch non

conquistato per esso un pajo di citt sul Greco Imperatore e pubblicata la legge degli scribi
dell'
,

giureconsulti e notari della Emilia o

Esarcato calassero a stormi nel


la

regno longobardo
Cesare
ito nelle

in

Milano
di

e Pavia, per dimostrarvi

loro

scienza e far

moneta; come
(63).

Trebazio Testa, sulle orme

di Giulio
il

Gallie, pia-

cevolmente ascollasi favellare


38.

grande romano oratore

Ora

se le cose insin qui discorse accostinsi d'alcunch a quel


,

vero che noi cerchiamo in una et cos tenebrosa


accogliere la opinione: che
il

parmi

si

debba

gius romano, risguardante

ai delitti

ed alle pene, non che allo stato e all'interesse pubblico, venne in-

tieramente
italiani

meno

per

la

conquista
il

de'

Longobardi

che

vinti

ritennero soltanto

patrio gius privato, o spettante ai fa,

migliari loro negozj.

Sennonch

nella successione dei tempi e nelle


,

pratiche della nuova vita

sociale

lo stesso

gius

romano

privato

venne gradatamente ad esser guasto e modificato per


e norme, che
lo

le instituzioni
;

compenetrarono, del gius longobardo


in s del

nella guisa
il

appunto che non poco

romano venne

a ricevere

gius

(62) Fumagalli, Codice S.


(63j Cic.Ep.

Ambrosiano Carta

IV. p. 25.

ad Div.VII, 6-18.

IN ITALIA
longobardo e proprio dei
vincitori
;

527
quale
fatto

il

cos

in

gran

parte, leg^e dell'universale, venne osservato, studiato e


talo poscia,

cummeuin quelli
vici-

non solo

ne' susseguenti secoli di

mezzo, ma
,

eziandio che
nissimi.

da noi corsero

meno

discosti

o se

pur vuoi

IH. Se

municipj

le

franchigie loro durassero nella Italia

signoreggiata dai Longobardi.

39.

Ma
;

se la durala del gius


ai

furono soggette
in

Longobardi

in Italia,

romano privato nelle parti che sembra non possa mettersi


,

dubbio

altra d' assai pi grave e scabrosa

questione indi sca,

turisce

appunto per

moltiplicare
ai

le

nostre indagini

ed : Quali

magistrature facevano ragione


in sulle

vinti

secondo quel

gius? Certo
ignari della

prime molto malagevole ed


Duchi ed
in
altrettali Giudici
i

insolito ufficio sarebbe riuscito de'

questo

ai

Longobardi

lingua e del gius de' Romani),


diverse regioni

quali succedevano ai Rettori delle


l'Italia.

che precedentemente era divisa


nella et longobarda
i

Come

dunque furono governali


insorte tra
g' Italiani ?

giudizj delle cause


'

Sti forse

anco

di que'

tempi

antica e cos

stupenda instituzione de' municipj?


le

In altri

termini: seguitarono
;

citt

ad avere
i

le

loro curie

magistrati di giurisdizione rivestiti

e magistrati

quali amministrassero gli altri negozj del

comune?

Le

notizie,

pur troppo certe, che abbiamo delle crudelt nella coni

quista usale da Clefi e dai Duchi a lui succeduti,

quali o spensero
, i

o sperperarono con

la

spada quasich

tutti

potenti

ricchi ed

nobili, valgono di per s sole a far discendere nella sentenza, che,


ne' primi anni della conquista

longobarda

le

curie

salvo

mala

pena e forse, qualche rara eccezione)


cotale

furono o annichilite, o a

stremo ridotte da

presentare a stento un simulacro delle

antiche loro sembianze.


sorte, delle

posciach

la

esistenza

in qualsivoglia

medesime non pu essere comprovata


,

se

non da quelle
aventi giu-

testimonianze che tuttora avanzino


risdizione
,

sia de' uiagislrati


le

sia de* magistrati

che governavano
;

altre faccende del


di

comune
rivestili

e loro scribi e ministri

vediamo un poco se notizie


di

loro occorrano nella et

longobarda, e massime
;

magistrati che

fossero di giurisdizione
essi giustizia
si

perch

in

tal

guisa
ai

scopriremo
vinti

ancora se per
liani.

fosse

potuto

rendere

ita-

Ap. Voi.

II.

67

528

SUI

LONGOBARDI
niuno ud giammai favellare
di

40. Nella et longobarda


viri
s.

Duum-

Quatuorviri juri dicundo.


,

E quantunque
i

sia cosa

molto strana

a credere

che Narsele

cacciati

Goti

ai

municipali magistrati
ed in tutto Duchi
(64.),

delle citt italiane


ufficio di

sostituisse

dappertutto
ai

con

amministrar giustizia ancora


loro
tra'

privati

la cessazione

Longobardi potrebbe
altri

nondimanco argomentarsi almeno


occidentale imperio
l'

per diversa cagione.


fondati dai
giustizia e

Ne' regni sulle rune

dell'

Longobardi e dagli

barbari popoli,

ufficio di

render

mantener

la

pace o

la

quiete pubblica

ci si ai

presenta

come
in

una emanazione
rest

del regio potere.

Non

pi pertanto

comuni,

che
loro

per ventura pot trovarsi

poscia

suddiviso l'esercito de' vincitori


la

come

io antico
,

pienamente libera
,

elezione dei nuovi


i

reggitori (Duchi

Gastaldi

Conti

insomma

Judices), e ministri a

un tempo della giustizia. La tempo e dalla nomina del Kc


da credere rispetto
decani ec. Ora
,

costoro
,

elevazione dipendeva a

un
sia

e dal gius di eredit nella sorte del


;

predecessore e dalla popolare elezione


ai

e lo stesso

sembra che

minori
i

ufficiali

o giudici subalterni, sculdascj,


volessero alle vinte citt
antichi magistrati
la,

che

Re longobardi

sciare la pienamente libera elezione de' loro


cosi la

cura

di
si

provvedere per tanta parte alla

pace o quiete del


,

regno

non

pu credere ove non se ne adducano

come per

le

Gallie, manifestissime prove.


scelti dalle

Ma

se di questi magistrati liberamente

citt

non sembra

possibile la

durata nella et

longo-

barda

ben poterono per altro nelle medesime serbarsi quelle main parte

gistrature di epoca pi recente o imperiale, la cui elezione dipen-

deva o in tutto

almeno

dal beneplacito sia dell'Imperatore,

sia dei Rettori delle Provincie, ai quali

succedevano

il

Re,

Duchi
il

ed

Gastaldi dei Longobardi. Tali sono, a cagion d' esempio,


,

loci

servator

il

defensor civitatis

s, loci,

della et imperiale;
(

il

primo
)

de' quali era

come un
lui

vicario al rettore
all'
;

or Duca o Castaldo
altra

della

provincia
alla sua

da

preposto
(65)

una
l'

l'

delle

citt

soggette

giurisdizione

altro

un magistrato e patrono a

lo

magistrati, non che le Curie, nella Italia Greca, (64) Che rimanessero Papiri Diplomatici del Marini N.^ 79 ( a. D. 537 N. 80 provano (a.D. 564 N." 88 ed 88. A. (a. D. 572) N.'* 75. (a.D.575) N." 74 e 74 A. a. D. 552-575) N." 94 (a.D. 625).
i

Cf.

(65) Nov. 134 e. I.lLibiq. Angel. Cujac. Obs. et Emend. lib. III. e. 14. A. Vacca, Exposiliones locorum obscuriorum tit. 16. D. de off. Procon. et

Legali.

IN ITALIA

529
li-

un lempo
bera nelle
fetti al

de' cittadini
citt
,

la

cui scolta, a dir vero, ora pienamente

ma
E

doveva poscia confermarsi dagl' imperiali prein fatti


,

pretorio (66).

di

un

loci servator

in

Paolo Diacono (67), o


,

loci servatores

menzione espressa abbondano, per non dir di


defensor
,

altre

nelle Carte

Lucchesi
,

(68).

se
io

il

civitatis

s,

loci

giammai non
cos
di

appare

per quanto
,

sappia

nelle Leggi e nelle


,

carte della et longobarda

ci

occorre

per altro
s.

ed ora e dopo
s.

frequente

il

nome

di

un

loco-positus

praepositus

judex

in loco ordinatus (69), da potersi

non senza molta probabilit assecivico

verare che sotto questo nome, cos affine e generico, venga eziandio
l'antico

defensor civitatis
questi

s.

loci;

il

magistrato
regio

insomma,
giustizia ai
il

deputato di
vinti

giorni a

rendere

nel

nome
,

romani.

E non

da trapassare
s.

in silenzio

che

titolo di

judex in
air altro
,

loco ordinatus

positus

s.

praepositus

cos

analogo

parimente non raro nelle leggi e nelle carte longobarde,


s.

di episcopus

sacerdos in loco ordinatus


(1

s.

qui in loco praeest

(70),

(6(5) Cf.

codAU.de Defensor. Civil.

55) e Aov.XV,

dovaci

Defensor
VII.

Civitaiis riceve essenzialmente qualit di giudice. Cf. Cassiodor Variar.

form. 11.
(67) VI. 3.

24.

DI loci Servatores nell'Istria


,

gu le conquiste longobarde
tori,

memoria

in

dove Carlo Magno prose, un documento riferito in Mura-

d' Italia ad an.740 in fine. Memorie e Documenti. ...per la Istoria di Lucca T. V.p.lI.Doc.202. 289.299.335.337. 397. Spettano que' Documenti ai primi anni di Carlo Magno. Sono per loci Servatores anche qui inslituzione conservala dai Longobardi perocch cessano al comparire dello Scabinalo insliluito da Carlo Magno in che s trasformano come manifesto pel raffronto del Docum. 397 al D. 444 , vedendosi Scabino in questo lo slesso Tallo che nell' altro

Annali

(68)

loci Servalor. Cf.

D. Barsocchini
sig.

Saggio
,

di
p.

osservazioni

sulla

Istoria
).

del

D. R. nel medio evo del


(69) foih. L. 25. L.
(

De Savlgny

45-50
3.
;

Lucca 1839
poi
il

35.34. Liutpr. VI. L. 42. Rachis in Praef.tra

le

nuove
di

nel Progresso
si

Pipinl L. 8. Gnidon.
a luoghi nel
loci

Imp. L.
servator

ec- Che

loco-positus

non
fare
(

scambiasse

scambio che

godevano

gli slessi

Romani
)

presidi delle Provincie e Giustiniano


;

tent di ovviare

.Mov.

XV.

in Praef.

non saprei davvero o affermarlo o negarlo. Intanto

Voglio qui notare una singolarit. Nelle

Memorie per

servire alia Storia di

Lucca T. V. P. II. Docum. 424, di due fratelli uno detto Defensor l'altro Vicedominus. Or questi nomi mi pajono derivare da persone che in quella famiglia avevano esercitato le due cariche. Vero per altro bene, che nella et rocosicch mana come nella longobarda ci aveva ancora il Defensor Ecclesiae da questo nome Defensor non si pu cavare indubitato argomento per la
;
,

durata

di

quel civico magistrato.

(70) Rolh. L. 277. e passim.

530

SUI

LONGOBARDI

da doversi facilmente consentire che una qualche relazione passi tra n altra sembrami che potesse essere se non questa, cio che loro
;

entrambi rendessero giustizia


per elezione de'
poterono
essi

ai popoli.
,

Innanzi, dunque, al giudice

ordinato e posto nei luoghi dal Re


vinti

dai

Duchi e Gastaldi, o fors'anco


dalla

romani, regolata
le

podest

longobarda,

portare
ai

loro private controversie; nella guisa api

punto che innanzi


nati

vescovi e
,

sacerdoti

ne' diversi luoghi ordiessi

ed

alle chiese

preposti
,

tutti
il

consentono aver

potuto in
et (71),
i

ogni tempo addurre


loro piati
,

giusta

costume della precedente


vescovi

affinch

come

arbitri gli avessero deGniti.


i

appunto

poi

perch nei giorni


seguito avevano
rensi negozj
,

dell'

Imperio

non poco

di autorit con-

adoperando e come

arbitri e di altra guisa ne'fo-

e ingerendosi ancora di parecchi altri ufficj concer-

nenti r amministrazione del

Comune
non

come sarebbe
,

aver con tre


i

municipi

la

inspezione delle opere pubbliche


i

e rivedere

conti

guardare che

pubblici
diritto;

luoghi
e

si

possedessero da chiunque
alla scelta
);

non

ne

avesse

Analmente, concorrere
facilmente
avergli
,

dei

curatori del

Comune

ec. e rivederne le ragioni (72)

cosi

nuovi

signori della Italia poterono


strato
il

in conto di

magi-

pi ragguardevole delle vinte citt


si

quali viepi

sempre
cre-

in seguito

dimostrarono: non ultima cagione, a mio credere,


primi Re Longobardi
mettere
la
,

per cui

gli stessi

quantunque Ariani

deronsi in diritto di
liani e cattolici (73)
di
,

mano

nelle elezioni dei vescovi itacivile autorit

posciach ne rispettavano quella

che

essi

godevano nei tempi anteriori. Laonde, se


,

ne' primi giorni

della conquista longobarda

quando

nella citt infierivano le vioall'

lenze de' vincitori


scovi
,

potette

appena aversi ricorso

arbitrio de* ve-

magistrato a cos dir perenne

della nazione:
i

composte che
,

poi furono le cose sotto

Re Autari ed

suoi successori

non

solo

romani

liberi
,

poterono invocar giustizia per via

de' venerati arbitrj

sacerdotali

ma

eziandio davanti al Giudice in ciascun luogo posto

e surrogato al difensore delle citt, in que' casi

appunto nei quali


;

Longobardi
probabile
,
i

avrebbero
ricorsi

invocato

loro

sculdasci

e salvi
i

com'

innanzi ai

Duchi e Gastaldi o

loro

romani

(71)

L.22.L.30.L. 31. L. SS. C. de Episc.

AndA

4.

Theod. Balsamon.

Const.Eccl.IlI, 3. Scholting , de recusal. judicis VI, 14. (72) L.26.pr..4.C. de Episc. Aud. Nov. CXXVin.16.
(73) Greg.

Magn. Ep.XI,

4.

IN ITALIA
vicarj {Loci servatores
)
,

531

e in ullimo luogo al

Re

della terra suddita

[provincia
41.

ai

Longobardi.
,

avvertite

o mio carissinao amico

che

quando

io

vedo

magistrali de' vinti italiani in que* Giudici del regno longobardo in

che
ad

ci

appajono avanzi delle antiche romane instituzioni


di

non

in-

tendo

tenermi cos stretto in questa conclusione da negare che


eziandio presiedessero magistrature di longobardo

essi

e soprattutto nelle criminali faccende; o che, viceversa, delle

nome ma,
i

gistrature di

gobardi.
(

sieno poi

romana indole per s non si giovassero ancora LonLoco-positi quantunque i Loci Servatores e e' mi sembrino giudici dessi o una o due cose diverse
cosi
,
i

specialmente ordinati a governare

Romani,

io

non
ai

vi

direi

per-

ci che talvolta non rendessero giustizia anche


in tal caso converrete
,

Longobardi.

Ma

propria in origine pass e


io
si

meco che avremo sempre una instituzione la quale dall' uso e fatto loro trade' Romani
,
i

acconci in progresso alla politia longobarda. Parimente

sono lungi dal credere che


ond' erano
reggitori
i

Duchi non
e

s'

ingerissero anch'eglino
nelle
citt e nei

nelle

faccende dei romani liberi che abitavano


;

distretti

molto meno vorrei dal governo

loro chiamare esclusi


gitori degli
ospiti
,

Gastaldi.

di fatti

Gastaldi

questi reg-

e'

pajono

anche a

me

preposti

soprattutto ai

Romani
gobardi

quali doverono chiamarsi reciprocamente ospiti dei

Lon-

siccome

questi

si

domandavan

di

quelli.

Gastaldi

soprantendevano sempre ed unicamente agli uomini stanziati sovra


le regie corti,
i

quali erano la pi parte quasich servi o diciamo

vassalli del Re. Poich, a Iato di

uno

di

costoro, Castaldo
il

di

ben

altra sorte s'incontra, per


stizia

esempio, a Siena,

quale rendeva giu(74).

ad uomini
la

liberi e loro

capitanava in guerra
di

se

il

pi delle volte

doppia qualit

amministratore delle regie corti

e di governatore delle citt, trovasi congiunta nello stesso Gastaldo,

non mi reca punto

di

stupore;

imperciocch tra
,

liberi

romani
col-

ma

sudditi e in
,

tutela del

Re

e gli uomini

nelle sue corti

locati

quali dovevano ubbidirlo


,

come

aderenti al suo patrimonio


il

e protetti e vassalli

tale
,

non doveva parere


ufficiale
gli gli

divario

in

faccia

del signor longobardo

che lo stesso
uni e

non potesse molto


;

convenientemente governare

altri

tanto

pi che

le

regie corti erano situate nel distretto di^uella citt o

comune, cui
V-VIIl.

(74) BruneUi, op.cU.P.l.Sez.

HI

ci. .6,

e Documenll

N.'^

53!?

SUI

LONGOBARDI
gli uo-

preponevasi quel Gastado. Vero per altro bene, che tra

mini
bardi

liberi dai Gastaldi governali, ci


;

avea buon
,

numero
e fedeli

di longo-

la

pi parte

com' probabile

gasindj

del

Re

ma

la

moltitudine del governato


de' vinti
io

libero popolo io credo pure

che
ai

fosse

romani. In

altri

termini; nelle

citt

sottoposte
le

Duchi

veggio spiccare

principalmente T esercito, ossia


;

fare

indipendenti e non cortigianate dei Longobardi


citt ducali
,
,

sennonch

in quelle

come Milano nelle quali erano eziandio regie corti o un immenso stuolo di liberi vinti o le une e gli altri insieme ivi un Gaslaldo mi comparisce a lato del Duca (75). Nelle citt sottoposte ai Gastaldi o immediatamente suddite al He io vedo
, ,

principalmente

la

moltitudine de'vinti

ma

liberi

italiani
,
i

e inoltre
quali per

que' gasindj e fedelf, ossia seguaci e aderenti del Re


tenere in freno
le citt

suddite aveansi procacciato terre e possessi


;

che giacevano nelle prossime regie corti


poteano anch'
essi

sicch per questa cagion


ospiti

tenersi
i

in

conto

di

protetti

di

lui.

Gastaldi soprintendevano innanzi tutto sg Appunto poi perch romani veggonsi tal fiata nelle carte Gastaldi che sembrano di romana stirpe (76) ed anche il Sig. Leo porta opinione che pro,
,

vinciali fossero di regola innalzati

alla

dignit di Gastaldi

(77);

quali per certo avrebbono


zia ai
vinti
italiani.

potuto di persona
da

amministrar

giusti-

E non

passare

in silenzio
,

come
,

sotto

questi Gastaldi stavano altri ufficiali parimenti

io

credo

d'insti-

tuzione e

nome romano, quantunque


(78),

acconciati adesso alla politia


il

longobarda. Tale era V actor publicus,


di

quale, stando ad una legge

Liutprando

citt

delle

mi ha pi faccia d'inquisitore dei delitti nelle o comuni sudditi che non di sotto-amministratore e rettore come appunto sembra che da regie corti. Tale il Publicus
,
,

(75) Giulini,
(76)

Memorie

di

Milano, l.pag. 278.

Ce ne
tcitt

lia tanti

e dappertutto di
:

nome romano,
,

da non potersi credi

dere che

fossero Longobardi

per es.
i

Eleulerio Gastado

Rieti

ap

Troya

CLXXIV. E
s'

in verit, se

essere Gastaldi, non


dizione che in
(77)

Romani non avessero potuto n tampoco intenderebbe come potesse avere avuto origine la tra-

Re

Desiderio vede un romano.


degli Stali italiani, p. 41.

Leo, Storia

(78) Lib. V.

13.

Si quis judex aul actor publicus in

quacuraqne
ipsis
{

civi-

tate aul loco inter homines


eas ruperil,

Ireuguas luleril

et

unus ex
la

hominibus
Fisco)
et

medium

de ipsis treugis componat in publico


esl.

al

me-

dium mi
VAclor.

cujus caussa

Cf.

Rolh. L. 200. 201. Per


c(

romana

indole del-

V. Brisson.

de verb. signif. sub verbo

Ago

v.

aclor. g. 6-8.

IN ITALIA
Liutprando
in pi

533
ii

e diversi luoghi appellisi

magistrato criminale
in tutte
le

di quelle (79):

non mi sapendo persuadere che


io,

riferite

leggi la

oce publicus voglia signilcare o patrimonio, o magistrato al

patrimonio del Ke. N

per altro, intendo con ci di negare che


,
i

questi subalterni magistrati

quali

sembrano

ripeto

principal-

mente preposti
r istesso

ai

criminali negozj e di buon governo, non avessero


regie
corti.

nome

nelle

Ci sarebbe quanto impugnare

una verit inanifesta,


in

almeno aW actor publicus. Che anzi; tanta longobarda confusione di nomi e di cose parmi doversi
rispetto
,

credere, che,
balterni

come
i

Gastaldi delle citt, cos pur anche que' su-

magistrati,

quali

nelle citt

ajutavangli a governare
loro

il

comune
s stesso

suddito, estendessero la giurisdizione

sovra

le

regie

corti: sospinto

eziandio dal vedere che Galdoaldo da Pistoja appella


,

medico pubblico e del Re

non gi mi penso per sinoni-

mia o tautologia,

aia perch ad un

tempo
;

egli era

medico e del
avanti la sepa-

comune
aderirvi
dire di

suddito e della regia corte (80)

la

quale

razione, avendo pur essa fatto parte del


in

comune, pot benissimo

seguito e serbarne

il

comune, quasich servo


romani
liberi e
in

nome [publicum): nome a cosi o vassallo al principe ma distinto


,

dall'altro dei

semplicemente sudditi del


quel far longobardo
corte
,

Re

lon-

gobardo. Di che guisa poi


distinzione
del

si

delineasse la

comune

suddito dalla regia

e in che paesi
facile a dirsi.

quello

in

che paesi questa predominasse, non ora


ci fosse,

Ma
le

che questa distinzione allora


cose
leste

mi sembra manifesto per


,

accennate.
le

chi valesse a porla in piena luce

per
della

certo

fugherebbe

dense

tenebre che

cuoprono
di

la storia

et longobarda.
42. Vedete

dunque, mio buon amico, che


ai vinti
;

magistrati proprj e

capaci di rendere giustizia


carte e leggi dei
(79) L.6.VI.

Romani, non

difettano cenni nelle

Re longobardi

quantunque, per essere questi pro-

L.10.L.68.L.88. L.89. aul per judicem aut per publicum. Si quis terram alienam sine pubblico jussu guiffaverit componat sol VI. ; dove non parrai ci sia nulla di patrimoniale del principe. V. per Sclopis: De' Longobardi in Italia (In Memorie della R. Accademia
L.

99. Cf.

L. 95.

delle

Scienze di Torino, Voi.


(80)

XXX III

pag. 123.

BrunelU op.cit.Doc.di N.** XII e N." LXVIII. lo non posso credere che quest'uomo Magnifico e di tanta dovizi;^, fosse palrlmoniale (publicus) lui stesso: cosi non avrebbe potuto disporre delle cose proprie. Del resto pu anch'essere ch'egli fosse stalo o fosse elTettivamenle quando di lui si parla medico del Re in persona, e non della regia corte.
,
, ,

534

SUI

LONGOBARDI

pramente cenni e non altro, sia disperata impresa di cavarne fuori un sistema cos chiaro e limpido come or si vorrebbe. Che se poi mi si domandi onde uscissero gli assessori che in questa et aiutavano il magistrato in rendere giustizia ai Romani io credo che si
,

traessero
stanti
(

dagli
s,

uomini pienamente
idonei
,

liberi

meno
dai

incolti
,

e bene-

boni

homines

insomma

cherici

medici

maestri

di arti liberali

e dai corpi o collegj pii insigni degli orafi

e mercadanli ec. (81);

e soprattutto poi
e

dagli scribi,

quali

se

per

lo avanti
di

componevano l'ultima

inferior parte delle curie,


tanti decurioni divenuti
vinti
;

erano

presente e dopo lo

eccidio di

il

nervo principale del trasformato comune dei


i

siccome quelli
presso

quali per la natura dell'ufficio


ai re

loro rendevansi grati a tutti, ed


giorni di

anche

longobardi

insin

dai

Agilulfo
il

cui

vedemmo

accolto in amicizia e confidenza Slabiliciano


ne' pochi

notaro (.17).
della
ai

a dir vero;
i

giudicati

che tuttora

abbiamo

et
giu-

longobarda,
dizj (82),

notari veggonsi partecipare in

buon numero

siccome quelli che pi addentro intendevansi nelle leggi e


,

nelle giuridiche dottrine

non solo

del vinto popolo,

ma

eziandio del

vincitore

e forse alle ingerenze loro ne' giudizj dell'


riferirsi
,

r altro dee
longobardo
questi

quel

tra mescolamento del

gius

un popolo e romano e del


giudizj di

che

ci

occorre nel
:

modo

di

procedere nei

tempi. Perch

se le

pugne e

le altre ordalie,

se gli atdos

sagramentali ec, sono manifeste instituzioni del gius longobardo;

(81) Nella deposizione dei teslimonj in quella

causa che
,

si

agit tra

Ve-

scovi d'Arezzo e Siena {BruneUi op.cit. N. Vili)

un nome
gobardi
lutti,
,

ve ne ha tanti che portano romano, da poter fondalaraenle credere che non tutti fossero Lonmassime che si trattava di una causa relativa alla Chiesa, ed in che
ai giudizj

longobardi e romani, avevano l'interesse medesimo. Ora,

po-

tevano intervenire come testimonj soltanto quelle persone che vi avrebbono potuto partecipare come assessori. vero che Luperziano, Vescovo aretino, chiama arimanni tutti que' testimonj {Brunetti 16. N. X. Per singulos arimannos ipsius senensis civitatis inquisiva el rei verilalem compertus etc), che allora furono uditi. Ma ci pot accadere o per lapsum Hnguae o perch con
^

essa voce volle longobardamente chiamare anche coloro

quali latinamente

e con propriet maggiore dicevansi boni s. idonei homines, siccome appunto gli chiamano gli Editti dei Re Longobardi. CL Memorie... di Lucca T. IV.P. II.

Append. Doc. 20. dove s' incontra precisamente e con pi certezza lo istesso scambio di predicato. (82) V.ad es. Brunetti Cod.DIpl.P. I.N. XI, dove Ulziano notaro e messo del Re giudica la causa del Vescovo di Pistoja col Vescovo di Lucca. Cf. Troya
,

S.

CXXVI.

IN ITALIA
J.1

535
,

wadia per fidcjussorc o mallevadoria


il

quel deferire e

quel

ritorcere
l'ormi al

giuramento

(83)

tanto nella sostanza dimostransi conet referre

vadimonium

(84)

ed al [erre

juramentum

(85) dei

Romani, da potere fondatamente credersi, che con le pratiche tuttavia non morte del vinto popolo modificassero Longohardi le loro native forme di procedere nei giudizj posciach di queste doveano giovarsi
i ;

adesso ancora
le
si

vinti italiani (. 31).

Or

se pertanto cos stavano


del

cose, non da far meraviglia se

un avanzo

comune
,

antico

ci

rappresenta e in quella carta celebratissima dell'anno 721, che


e
ci

ricorda Vitale Escettore della citt di Piacenza (86)

negli

altri

documenti

di

poco posteriori
;

alla et
(

longobarda, che

esibiscono

giudici delle citt (87)


le instituzioni

quali poi

modificati, e di non poco, per


)

di

Carlo Magno e suoi successori

composero

ne' se-

guenti secoli que'collegj di giudici e dinotari, che collocaronsi a


lato dei
4-3.

veramente nuovi e rigenerati

italiani

comuni.
e tal

Come

poi

si

veduto che

un informe

quale avanzo

del

comune

antico rest nelle citt italiane per provvedere ai giu,

ridici

ncgozj de' vinti

cos
;

non
i

mancano tampoco
curatori

notizie
,

della

durata

di altri ufficiali
i

come

delle citt (88)

esattori

e procuratori (89),
strazione de'

quali

s'ingerivano nella economica ammini,

comuni

per

farci cos certi


,

quanto possibile
,

che

ancora in questa tenebrosa et


alla conquista.

in

qualche modo
;

sopravvivessero
di

N poteva
e

essere diversamente

posciach

beni e

(83)

Memorie

Documcnli.. ..di Lucca Voi. IV. P.


Cf.

I.

Doc.

LX

e Disc. V.

..l82.Cf.Troya g.l76. (84) Roth.L. 363-67.


(85) Dig.

vcrb.sign.n V. Vadimonium. Cf.Gali Coram.


tit.
,

L.l.D. Si qufs in jure voc. (Il, 5) Brlsson. de IV , 184-187. de jurejurando (XII 2) Cod. tll. de rebus credilis et jure-

jurando (IV,

).

(86) Furaagalll, Cod.S.

(87) Ughelll-Coleli V. 711.

Ambros.Doc.dl N." I. Girolamo della Corte,


p.

Hisf. Feron. L.l. a p.Troy


,

g,2l0.xMuralorl Anliq.Il.T.2
V, soprattutto
la

977. B. Fumagalli op.cll. N." 131

et

passim.

Formula Veronese alla L.182 di Rolari. Nane dicile vos judices quid comendal Lex riferita dal Sig. Rezzonico nella sua dotta disamina dell' opera del Sig. Troya , pag. 123, nota 2, nel Giornale dell' Insliluln Lombardo T.VI.
,

(88) Brunetti op.cll. N.

XXXI

(a.D.739) N.

LXX

(a.D.768) N."

LXXVI

'a.D.77l).
(8U) Balut.Cap.

1.1448

Pipini

L.5.L.20

Lolharii L.4I. Cf. Troya.

136, 137.

Ap. Voi.

II.

<)S

536

SUI

LONGOBARDI
memoria
in

(erre comunali in Lucca,


di pascoli

una carta dcli'anno 704


di

(90);

vicanali o di

un corauncllo

(rncws), in allra carta

milanese
in quella

del

791

(91), della parte pubblica


:

o del comune

Verona,
io

cos celebre del

vicanali

798 ce. (92) ne que' pascoli credo per appunto ai tempi di Carlo Magno; n
comparisse allora per
,

divenissero
il

sotto

nome

d parte pubblica
in

la

prima
i

volta

un comune

Verona ed

in Chiusi
le

quantunque

sotto
si

re longobardi la voce

pubblico, per
significare
il

cagioni dette (. 41),

adoperasse eziandio per

patrimonio del Re.

44. Della esistenza pertanto dei

comuni, e
la

di magistrati in Italia
,

che

pu

non comuni e ordini sono quegli antichi e veramente municipali della romana et, o sono in quella vece nuovi
gli

governassero anche durante

dominazione longobarda

dubitarsi.

Ma
A

questi

e longobardi ?
giovi di

sciogliere siffatto nodo, io credo che innanzi tutto


fra

bene intendersi
gli antichi

coloro

quali
i

tengono o per

l'

una

parte o per l'altra. Certo: nella Italia sotto

Longobardi pi non
al

duravano
della

e gloriosi municipj

che qui fiorivano


:

cadere

romana repubblica
gli

e nei primi giorni dell' imperio ordini o


,

ed pur
,

anche manifesto che


per
la

le

curie

municipali

provarono
pi

conquista

longobarda

tali

mutazioni da

non

punto

meritarsi quel venerato nome. Se

vogliano
dell'

chiamarsi nuovi gl'italiani


il

opera
si

disputare in
il

dunque per siffatte mutazioni or comuni, non parmi prezzo contrario. Ma se poi nuovo e longobardo
alle italiche

dir

voglia

comune

perch

instituzioni
,

altre ne

succedessero di presente longobarde e germaniche


si
i

io

dubito che

cada apertamente in errore.


popoli
essi

E
:

difatti

nelle

germaniche foreste
tre sole necessit

non

si

radunavano
,

in

comune

se

non per

da

provate
in

e che furono

aver giustizia in tempo di

pace

ordinamento

guerra e regolata divisione delle terre occupate;


,

laonde rendere giustizia in pace

capitanare

in

guerra

equabil-

mente dividere

le terre
i

furono

tre soli ufficj che seppero o po-

terono adempiere

reggitori di

que' comuni.

Ma
I.

vivere

in

citt

(90)

Memorie

Documenli

di

Lucca T. IV. P.

Doc. 59. Troya.

.177.

ii{).

Fumagalli, op.cil.Doc.di N.'' XXII. Girolamo della Corte, Hisl. Teron. L.IV.p.l7S. Troya g. 210. Del pubblico o comune delle citt di Chiusi del Gaggio o
(91) (92) Ughelli Coleti V. 711.
,

Bosco, spettami a Siena V. Pizzetli

II

343-348

ap.

Troya g 228

in fine.

IN ITALLV
;

o37
;

murato provvedere al buon governo delle medesime aver beni in comune, amministrarne esgerne erogarne le rendite in comun alle acque, alle pr; avere Edili che procurassero agli edifizj
,

strade
le

ai

ponti

e Gnalmenlc scribi che registrassero in protocolli


gli
atti

sentenze, e redigessero
dei
cittadini,

de' privali e

volontarj giuridici
ai

negozj

queste erano bisogne

intieramente ignote
e per

rozzi abitatori delle


tersi

germaniche contrade

non sembra po-

dire longobardo
,

un comune che
,

tuttavia ci esibisce curatori,

procuratori

esattori
i

portolani

escettori o scribi e notaj,


si

E
e se

fosse

pur anco che


i

Longobardi in

Italia

ordinassero eziandio secondo


,

loro nativi
i

comuni [gauen).
vincitori

iMa questi

se ve ne
dell'

furono

non
in

pi presto

tennersi

contenti

ordinamento loro

forma

di esercito,

doverono Gorire
per

separati e distinti,

come

pi

nobili e principali, accanto agli antichi e sudditi de' vinti italiani;

e al pi

pu credersi che
nei

la

consueta imitazione
instituzioni; e

in s rice-

vessero alcuna delle


que' distretti

romane municipali
Iato quel
le

massime
i

in

quali, intieramente spenti

sperperati

liberi
le

romani
vie,
i

mancava a
,

comune
altre

suddito che fornisse loro

traghetti

ponti e

comodit che sono proprie del

viver civile.

non

si

accostasse adesso al
,

(he qui

N vorr nemmen disputare se un qualche longobardo comune italico per ingerirsi negli ufficj adempievansi. Ma quantunque io pensi che in quel comune
fossero
le

suddito d'assai pi libere

ingerenze de' magistrati

che

non quelle
goderne
,

de' gonfalonieri
,

o sindaci

ed

altre
i

cariche

municipali

de* nostri giorni


di
i

tengo altres per fermo che


,

Longobardi, contenti
immischiarsi in fac-

vantaggi
alla
fin

punto non curassero


dei
fatti

d'

cende

in

che

l'aggravio compensava almanco la

dignit, e lucri

non

ci

erano da ricavare.

E quand'anche
gente
,

alcuni

pochi di loro

in contrario alla altiera

indole della
,

non

si

fossero trattenuti dallo scendere a cotal segno

io

non vorrei per

questo, longobardo e nuovo domandare


que' pochi non poteano valere al segno
del
di

il

comune. Imperciocch,

alterare la
,

romana
di

qualit

comune

che pochi fossero


il

Longobardi

almeno

qualche

conto, nelle citt, lo dichiara

fatto,

che quando questi nuovi magnati Franca conquista, dietro s


tras-

se ne dilungarono in dispetto della

sero

il

nome

di

Longobardi o Lambardi ^quasich allora


;

le citt

ne

rimanessero prive

e di questo

nome

ei

doverono per certo essere


,
i

chiamati dai Uomani e non dai loro compatriotti


prebbesi altrimenti
di

quali non sastessi.

che nome avrebbero voluto appellare s

538

SUI

LONGOBARDI
il

inoltre
,

me

lo

sconsigliercbbe
di

fatto del

comune

di

Piacenza;
i

il

quale

anticipando un saggio

quanto poscia operarono


di raccattare,

famosi

nostri deiret succedute,


di particolari

punto non dubitava

per via

decreti

aldj che appartenevano

al

patrimonio del
(93) e

Re

onde Pipino dov promulgare una legge per impedirlo


ai

provvedere

proprj interessi.

Non parendo,
di

in verit, credibile

che

longobardo o nuovo o misto soltanto

Longobardi e Franchi fosse

un comune che non isdegnava


le

affratellarsi degli aldj e partecipare


i

civiche franchigie a costoro,

quali

pur

tuttavia

duravano ad

essere

uno

dei migliori capi di entrata


,

non meno dei Longobardi

che dei Franchi

or

fatti

nuovi signori di questa nostra sempre mai

tribolatissima terra.
45.

Per queste ragioni


instituzioni
,

adunque

io

reputo che

le

municipali

romane

ristrette invero e
,

grandemente
conservassero

alterate per la
,

mutazione

dei tempi e de' padroni


,

si

in assai spa-

ruta e diversa forma


in

durante ancora
i

la

dominazione dei Longobardi


quali ren,

Italia

cos rispetto ai magistrati

quali amministravano le ecorispetto a quelli


ai
, i

nomiche faccende
devano
r antico e proprio

dei

comuni
cause

come
,

giustizia nelle

di

ragion privata

vinti

secondo

romano

diritto

che ora

ci

resta ad esaminare

se fosse nella presente et


clero.

osservato pur anche dalle chiese e dal

IV. Della Legge con che vivevano

le

chiese ed

il

clero

nella et longobarda.

46. E'

non v'ha dubbio

di

sorte

alcuna,
d' Italia

che,
,

alloraquando

Longobardi conquistarono tanta parte


vivessero secondo
il

le

chiese di quella
,

romano

diritto.

E quantunque

per

la sfrenata

(93) L. 39. Non est de nostra voluntate ut homines Piacentini per eorum praeceptum de curie palata nostri aldiones recipiant. E se tiravano ad ingrossare con gii aldj del Re, mi penso che avranno rispettato meno gli aldj dei privati. E se gli aldj erano per la pi parte di romana stirpe, romano pi probabilmente sembra il comune che gli ricettava. Sennonch questo viepi sempre dimostra quanto mai debole fosse la differenza che passava tra comuni sudditi dei romani e le Regie Corti differenza che anco pi sottile dov rendersi a' tempi di Pipino se i collegj delle arti e dei mestieri delle citt ora e per la prima volta si sottoposero ad un tributo. V. per Campi, Storia ecclesiastica di Piacenza pag. 201 To. /, che Interpreta diversamente da me questa legge ).
i ;
,

IN ITALIA
cupidigia dei vincitori ed
i^anesiino
il

539
del nativo loro pa-

mal Termo baratto


,

con

gli

errori di Ario

le chiese cattoliche del

paese vinto

fossero allora depredate e dei loro

possessi

spogliale

nondimeno

quelle che per mediocrit di fortune o per


vincitori

conservarono
tolti

beni

o se

gli

una rara generosit dei videro restituiti nel tempo


primiera
for-

stesso che

(94), da credere gli ritenessero nella


,

ma

di propriet

danno
sulle

dei vinti.

romana esente forse dal tributo che fu imposto a Non sarebbe infatti mollo ragionevole pensare, che
alle chiese cattoliche

prime
o
la

Longobardi Ariani concedessero

d'Italia

cittadinanza, o la propriet in forma longobarda delle


tutto
il

cose;
noi

quando per

tratto della signoria di quel popolo in Italia


i

non vediamo giammai che


,

rappresentanti e capi

di

quelle

vescovi

tenessero nello stato quel grado di preminenza in che gli

troviamo

appresso

barbari conquistatori

delle

altre

occidentali
altro in

Provincie che furono del

romano imperio. Non


Longobardi
di

cos per

processo di tempo. Abbracciata dai


divenuti
i

la cattolica fede

re ed

magnati

quella gente larghissimi


,

verso

le

chiese e
assai

vescovi di loro propriet longobarde

che doverono pure


nei beni

aumentarsi

quando

si

aperse loro

la

successione

delle chiese e dei vescovi

che tenevano per l'arianesimo;


di fatto

queste

nuove propriet naturalmente, e


gli

almeno,
in

si

ritennero dalle

chiese cattoliche con quelli stessi diritti ed

quella forma onde

avean goduti

precedenti loro padroni


,

e per chiese e vescovi,


la

conseguita adesso la propriet

parvero avere eziandio


le

cittadi-

nanza

dei Longobardi.

Aggiungasi che

forme dei giudizj, anco


il

privati, sia de' vincitori o dei vinti, e fosse ancora ecclesiastico

magistrato, dimostransi
gius longobardo; n
ci

di

questi giorni

derivare

soprattutto dal
tali
,

faremo pi maraviglia se per


le
il

sembianze,

che scolpite appaiono ne' contemporanei documenti


scrittori

alcuni illustri

opinarono che
secondo

chiese e

loro rettori vivessero interamente

in questa et alla

gius longobardo.

Ma

dove poi

si

consideri

romana origine della chiesa e dell'episcopato cattolico; che i vescovi giammai non ebbero alcun grado politico durante il regno
Longobardi
si
,

dei

ma

soltanto ottennero quella venerazione altissima


;

che

doveva alla pienezza del sacerdozio (95)

che non tanto per

IV, 6. 277, intorno agli Asili. Cf. Paul. Diac. iV. 6, dove la loro reinlcgrazione ncir antico onore non pu ad altro, al pi, riferirsi, chea! ra(94) Paul. Diac. II. i2.
(93) liolh, L.

cquisto eziandio di loro antiche ingerenze negli afTari delle citt;


la

come prova

carta Veronese citata alla nota 91.

UO

SUI

LONGOBARDI
quanto ancora
canoni ed
por
le

le ecclesiaslichc discipline,

immunit ed
impera
;

privilegj alle chiese e ai


tori,

vescovi conceduti d&i precedenti


i

osservaronsi in pr loro

il

romano
la

diritto (96)

che Onalmente romana dov seguitare ad essere


beni da essi avanti, la

propriet dei
;

invasione

goduti o poco
i

dopo recuperati

dubiteremo assai che


tali
,

le

chiese e

loro rettori conseguissero,


,

come

la

piena cittadinanza dei vincitori


,

del

tempo diventarono
;

di

fatto

e dircm solo che con l'andar almeno, capaci della propriet


diritto
i

longobarda
bardi.

onde potessero tenere con non diminuito


a mio giudizio

beni

e t terre che loro donato aveva la piet de' magnati e re longo-

N questo
il

fu particolare soltanto alle chiese.

Conciossiach

silenzio delle leggi e dei


i

documenti

ci

sforzi

ad

argomentare che
tra
i

nuovi signori non pensarono per niente a vietare

vincitori, scarsi di

numero, ed

vinti

il

commercio

(97)

almeno
sia

di quelle terre

che

primi avevano acquistato o comparalo,

per

violenza o per industria o per altro qualsivoglia titolo, eccetto forse

quello di sorte (98).

E perequando un
Re o

privato, provinciale o

romano

otteneva dalla generosit del


nativi in terre, egli altres

di altro potente

longobardo dei dola propriet

ne acquistava per translazione

longobarda. Cagione anche questa, e non ultima, onde nei contemporanei monumenti occorrono
s

di

frequente ed

in confuso nella
diritto

persona istessa e giuridiche relazioni che derivano dal


nata e di molto promossa dalla legge

romano
(. 36),

e relazioni che dal gius longobardo; confusione che fu poi sanziodi

Liutprando sugli scribi

e per la quale al d d'oggi pi malagevole di raffigurare ne' do-

cumenti molti romani provinciali


veste
;

avvegnach coperti

di

longobarda
le

ma

che punto non dov in que' tempi alterare n

respet-

(96)
(97)

Troya .64.
Utpian.
.

Regular.

XIX

3.

Commerciuni

est

emendi vendendique

invicem jas

anche

perch non ardirei asserire che con l'andare del tempo non potessero dai Romani acquistarsi. Per isciogliere ii dubbio bisognerebbe sapere se, nel documento riferito sopra in nota 43, e che parla di sorli, Maurizio Canoviere del Re era longobardo c^ romano, siccome il nome parrebbe indicare. Del resto, quando tante volle io parlo di propriet o longobarda o romana, non pretendo asseverare che in questa et vi fossero due forme per dirillo dissimili di propriet. Dico romane quelle propriet che venivano coltivale e tenute nelle antiche romane forme, sia di colonato,
(98) Dico forse,
le sorli

di

colonia

parziaria
si

o dagli

schiavi rustici e

da'massan. Dico longobarde

quelle che

tenevano dagli

aldj,

servi di natura ed istituzione longobarda,

e che in origine certamente appartennero ai soli Longobardi.

IN ITALIA
live

541
proprio antico
errore che
dirillo.
s'

cittadinanze

n tampoco V uso del

Lo
che

stesso poi che delle chiese, parrai per

manco
alle

abbia a
e

dire de' monasterj.


nel tratto del
citori, e

preesistenti alla irruzione longobarda


pie largizioni
i

tempo non parteciparono


e

de' vin,

doverono
il
,

parvero, per

le

temporali cose o

beni

vivere

secondo
vincitori

drillo

romano. Quelli che furono fondati dalla piet dei


essi
,

traendo origine e propriet da


,

ebbero e cittadinanza
il

e propriet longobarda

e per cerio vissero secondo

gius longo,

bardo. Quelli che gi esistevano nel d della conquista


arricchili poscia dai vincitori,

ma

furono

s'ebbero pe' nuovi beni


vivere secondo
il

la

propriet

longobarda

e parvero per
tulli

essi
i

gius longobardo.
la

fnalmente,

quanti

monasterj, e qualsivoglia fosse


,

loro
.

origine, rispello alla interior disciplina


vissero senza fallo secondo
i

privilegj e le
diritto.

immunit

canoni e

il
,

romano

Cagione per
,

cui e chiese e monasterj in generale

siccome corpi
innanzi

religiosi
il

par-

vero

ai

moderni, e molto ragionevolmente, vivere secondo


,

diritto

romano
47.

che

si

alleg talvolta nelle cause


(99).

al

Re o suoi
al clero,
,

messi tra loro agitate

Che

se dalle chiese e dai monasterj


le

ci

rivolgiamo

troveremo che

cose procedevano di una


della chiesa
,

medesima

guisa. Essi

in qualit di ministri

non
il

d'

altronde in qualsivoglia

tempo

e sotlo

Longobardi attinsero

loro gius che dai canoni sacri

e dalle imperiali costituzioni

che ad

essi

risguardavano, ricevute nel


i

corpo del romano

diritto.
il

sulle

prime, quando
si

Longobardi erano
di soggelti uni-

ariani o pagani, ed

clero cattolico

componeva
i

camente
tutti

scelti dal vinto


il

popolo, ninno dir che


diritto

preti

non vivessero
i

quanti secondo
,

romana.
il

Ma quando anche

Longo-

bardi

falli

cattolici

abbracciarono
che
essi

elencalo, io non saprei per-

suadermi altrimenti

volessero spogliare o spogliassero la

loro civil persona per cos cadere nella


ci sarebbe riuscito malagevole e

romana

cittadinanza. Troppo
altieri

duro agli

Longobardi

troppa diminuzione

di

uomini

pienamente

liberi e cittadini indi

(99) Brunelli op.

cit.

Doc. di N. VII-X, dove la causa


,

si

decide in fa-

vore del Vescovo Aretino


sopra questa
a.

atteso

la

longa possessio.

ci sarebbe
la

anche pi

manifesto se potesse con certezza


lite
,

riferirsi a

questo

tempo

Consultazione

ctie fu gi

pubblicala da! Muratori


diligente apografo del
,

Anliq. H. voi. 3.

752, e da

me

poi, dietro pi
N.'^

Wille

ad novamenle
voi.
II
,

stampala nella Antologia


(Iella

97

in calce alla

mia recensione del

Istoria del Savigny.

542

SUI

LONGOBARDI
;

sostenuto avrebbe la scarsa nazon longobarda

cbe pur assai

vei

niva

stremando

atteso

il

celibato a che

condannavansi

coloro
,

quali in folla vestivan l'abito clericale o monastico.

difalti

noi

vediamo non solo

preti

ma

persino dei vescovi longobardi obbligati

di seguitare l'esercito (100),

o a cagione delle sorti ad essi per ere-

dit toccate, o per gli obblighi cui forse sottostavano

come
il

gasindj
di

o donatarj del Re.


ogni tempo,
si

quindi io

reputo

che

giusta

costume

considerasse in loro

come una doppia


1'

persona: una

individuale e privata, e in lutto sottoposta alla ragione della gente

onde toglievano
aveva
stabilito

la

origine

religiosa e pubblica

altra

che ora

vestivano di prete, e
i

come

tale

governala dal gius romano, che ne


si

diritti

in quelle imperiali costituzioni, ove

det-

tano le

norme

relative alle persone ed ai

negozi degli ecclesiastici

e alla dipendenza loro dai giudizj de' vescovi, e che per molti do-

cumenti

di questa et

vediamo osservate.

Epper degna

dell' uni-

versale assenso anco a

me sembra
Liutprando
;

la

spiegazione dal Sig. Troya

data, e da voi pure

ottimo amico, gi ricevuta, della centesima

legge del VI Libro di

che

all'acquisto soltanto dei

vantaggi per queste imperiali costituzioni accordate agli ecclesiastici,

debba restringersi ogni mutamento del suo


longobardo che avesse abbracciato
in conseguenza
,

diritto

in qualsivoglia
;

la

vita clericale

vantaggi che,
ai

il

Re longobardo molto ragionevolmente nega


Sennonch questa medesima legge per
il

6gli de' preti (101).

la

quale

prescritto: che, se un longobardo

quale ebbe moglie e proi

creato figli, inspirato poscia da Dio siasi fatto chierico,


avanti
il

figli

nati

suo clericato abbian da vivere con


,

quella

islessa legge

legge onde se ne saria dovuto definire


tavia doversi noverare

con che vivevano allorquando furono generati e con quella islessa sembrami tutla causa
:

tra le apertissime

testimonianze, che due

diritti, il romano ed il longobardo, fossero secondo la propria gente o nascita gi osservati in quel regno. Diversamente, non veggo base

su che

figli

de' preti
di

avrebbon mai potuto edificare

le loro

pre-

tensioni al

godimento

quelle utilit che provenivano dalla nuova

(100) Brunetti

op. cit. T.

I.

Doc.

di N.
filios

XLIX.
aut
filias
(

(101) Si langobardus
inspiralione

uxorem habens
clericus

procreaverit, elposlea

Dei compulsus
filiae

effeclus

fuerit

al.

ea uxore

morlua

tunc

filii

aut

qui ante cjus conversionem

nati fuerunt ipsa

lege

vivant
finire

qua

lege ille vivebat

quando

eos genuil et

caussam suam per legem ipsam

debebat.

IN ITALIA
legge
vale
la
,

543

in

ragion del clcricato


in

dal

padre loro adottata. N per


,

me

quanto

opposto dicesi

che quivi

in bocca di

Liutprando,

espressione legge suoni quanto condizione, pula d aldio o servo


il

cui sottostava

padre prima del suo


u et

cloricalo.

Perch

le

ultime
finire

parole di questo principe

causam suam per ipsam legem

debebat , pur troppo aperlameulo vogliono significare la legge, e

non quale altra


si

vogliasi condizione di quel


ai

padre prima che chierico


,

rendesse.

Quanto poi

behefizj de' preti

io

credo che questi


,

ancora costituissero propriet o romana o longobarda


loro orgine e la qualit delle persone o

secondo

la

romane o longobarde che


quantunque
usciti d'ita-

avean fondalo que' benefizj.


liana gente, io reputo che
i

preti poi,

come

tutti gli altri provinciali

tenessero

loro beni particolari

in propriet di

romana forma,

se proveniitaliane;

vano loro per acquisto o eredit da persone provinciali e


in propriet di

forma longobarda,

se provenivano da Longobardi.
il

Lo che
48.

a provare vagliami, per tutti,

seguente esempio, preceduto

da poche parole.

Anche coloro
romani
Brenlo
figlio di

quali negano che ne* primi tempi del regno


in vita
il

longobardo durassero
de' vinti
vi si
,

gius, la propriet e la cittadinanza

consentono che quel

gius e quella cittadinanza


,

serbassero almeno per le citt di Bologna


,

d'

Imola e

il

ca-

stello di

che conquistaronsi da Re

Liutprando.

Or

bene.

Grato,
dal

Simplicio, Diacono che fu della Chiesa di Monza,


fa

nome suo
la

e del padre, e dal donare che

per testamento ai

proprj servi

romana cittadinanza

si

manifesta uscito di gente

italiana; e, aggiungo, originaria di Bologna, posciachc Bolognesi

scorgonsi apertamente

suoi congiunti ed eredi intestati (102). Stando

pertanto al veramente

romano testamento

di

questo prete italiano,

noi vediamo che egli possedeva e beni in propriet longobarda, ossia


corti e case

aldionaricie o lavorate

da aldj

de' quali

concede

il

(102) Frisi

3Iemorie di

di N.^ III. Grato... fiUo b.

Monza voi. II Cod. Diplom. Monzese m. Simplilio habitator (che qui mi pare
(
)

Docuin.
significhi
).

esser Grato originarlo di altra patria

in fundo

moditiu

pag. 4. col. i.

pi sotto (pag. 5. col. 2)

a simul et

omnibus

res illa
;

quam

habeo in cimiate

exceplo juges duas de ipsa civitate in integrum quod volo habere propinquos^ parcntes meos qui hereditalem meam percepturi fueranl si ego intestalus dccidisset . Noi si potendo credere che congianti, cui lascia si poco, non fossero aliuenu della citt me
boloniensi vel foris circa
terra

aratoria

desi ma presso cui giacevano que'

due Jugcri

di terra.

Ap. Voi.

II.

69

544
mundio, e beni
e cespiti [103],

SUI

LONGOBARDI
romana forma,
la

in propriet di

ossia case massaricie

non che
di

servi

propriamente romani (manci'pia,familia]y


concede

ai quali,

non che

agli aldj,

romana cittadinanza

(104-).

Or questo esempio
tempo e beni in comprova quanto
vincitori e vinti.

un prete certamente propriet romana e beni


si

italiano, che aveva a

un

in propriet longobarda,
il

dicea di sopra

che
si

commercio

delle

pro-

priet respettive a'

due popoli non


i

proib n punto n poco tra


i

E che

Longobardi,

quali

giammai non seppero


non sep-

o non vollero ordinare


pero o non vollero

la

subiezion politica de' liberi vinti in guisa


;

da contraddistinguerli nel pi aperto modo dai vincitori

nemmeno
Onde
la

contenergli dentro certi limili e con


relazioni
di

trassegnarne le differenze nelle


propriet respettive.

gius

privato e delle

difiScoll
i

grandissima e T ostacolo a
,

noi per discernere nei


si

documenti

vincitori dai vinti

quando non

tenga conto dei nomi o longobardi o romani delle persone, e di

altrettali,

quantunque minimi, n sempre

certi segni di distinzione.

Quindi
le

il

prurito che in oggi destasi di chiamar longobarde


ci si

tutte

persone libere che dalla istoria e dalle carte

rappresentano;

massime

se occorra in queste o

Tuna o T altra

spicciolata

norma,

(103) DI fondi lavorati da massari in Sicilia, provincia del Greco-Romano Imperio, parola In S. Gregorio Magno Ep. I, 44. E di cespiti, in Casslodor.
Variar. II, 16 fin.et passim. Di case massaricie tenute da romani colivatorl

presso Plstoja nell'a. 767,


op.
clt.

memoria

nel

Docam.

di N.^

LXIX

In Brunetti

(104) Frisi, Ibid. p. 6. col. l./oannc elc.instiluo esse liberos et liberas civesque romanos et solutum et solulas in jure palronatus. E poche linee ap-

presso

Familia mea.

inslituo
,

esse
io

liberos

civesque

romanos. Con
in

buona
insti tu-

pace

di chi

pensi in contrario

non posso
si

credere che

questa

contenga una vana formula, e non la efcittadinanza. N da questa opinione di Lucca T. IV. p. 1. mi rimuove il testamento di Peredeo in Memorie Doc. LXXXVI), il quale lasciando la libert a' suoi servi, dichiara che abbiansi
zione In liberi e cittadini romani
fettiva e vera attribuzione della

romana
(

alla pari del

procreati dai nobili romani

insomma per

nobili

poich cos
la

dicendo Peredeo non usa una vana formula;

ma

adopra soltanto

vocewo6t/t

che gi si scambiavano tra loro come appare in Feslo , epitomalo appunto (che Dio gliel perdoni I) da Paolo Diacono, il quale in V. Flaminius Camillus dicendo dei Palr imi elMatrimi, appella costoro ingenui, anzich nobili o nobilissimi. Onde Peredeo dicendo che costoro si avessero da considerare come procreati da nobili romani altro non volle dire se non da
luogo
d'

ingenui

ingenui (quali per certo erano

nobili),
(

e cos elargire espressamente

ai

meet

desimi

la

restituzione del natali.


Fi. 8,).

Cf.

Cod. IH. de jure aureor, annulor.

de

natalib. restit.

, ,

IN ITALIA
o un simbolo
di

545
,

gius

longobardo.

finalmcnle

da tanta e cos

barbara confusione
pochi
,

di cose

muove quel continuo


pii

asseverare di alcuni

ma

valentissimi e

risoluti scrittori

che

g* Italiani tutti

cadessero nella aldionate o altra servii condizione, e quindi venisse


a

spegnersi tra* Longobardi e

la

cittadinanza e

il

gius dei Romani.

Epilogo

49. Percorso di tal

guisa

il

campo
la
,

delle

questioni

eh' io

mi

era

proposto di ritessere intorno alla dominazione dei Longobardi

in Italia; dir

brevemente, come

conclusione da ricavarsi, quanto


il

alle condizioni de' vinti

romani

sarebbe questa. Che dopo


furono
terzo
in sulle

con-

quisto

longobardo

possessori delle terre

prime
di

aggravati di
suolo,
in

un

tributo,
di

che montava

al

de' loro

frutti

segno non

servaggio

ma
agli

di sudditanza.
si

Che

poi

dopo
ebbe

quando
fatto
si

la avidit dei

Longobardi, cui

dovea quel terzo,


vincitori
il

incomportabile e pericoloso
ai

slessi

tributo
,

concedette

vinti facolt di riscattarsene, e se

ne riscattarono
ad
essi

abbandonando
(4^26) (105).
(105)

agli
i

stranieri

signori
,

met

de' fondi

restati
al

Che

vinti e sudditi

furono per un lato assoggettati


,

Rammenti

il

lettore

storica, la spiegazione proposta al g. 7 e

che quaDd'anco volesse preferirsi come pi 8 e ritenersi che le due partizioni da


,

sarebbe

Paolo Diacono discorse, riferiscansi ciascuna a diversi soggetti, la conclusione Romani potrebbon dirsi caduti la stessa ; cio, che non per questo
I

neir aldionato

o in altra servii condizione. DIfatli in

tal

caso:

1."

possessori
in

superstiti (reWqfut), divisi per ospiti,

avrebbono prestato un tributo


;

generi

ascendente

ai

terzo de' loro prodotti di snolo


la
i

2." gli artigiani


,

plebei ipopuli), un tributo, di cui vorati o mercantati.


dizion servile
,

quota ignorasi
plebei

e mercadanti, f nei generi da loro ladirsi ridotti

Come

peraltro

non possono

incon,

perch ciascuno rassegnava al Collegio cui era addetto la respettiva quota dei generi da essi o lavorati o mercantati, e che Capi dei Collegi delle arti recavan poscia al Castaldo o altro olflclale preposto a ci:
i

cosi
i

non possono tampoco dirsi ridotti in servit u nel!' aldionato possessori^ o direttamente o per mezzo dei loro coloni versavano il terzo de' loro frutti, probabilmente in mano agli antichi esattori de' respettivi luoghi che incaricato gli recavan poscia presso il Gaslaldo o altro longobardo ufficiale, di repartlre questa annona tributaria a* suoi Longobardi. Ho detto annona tributaria, perch ne'terapi immediatamente prossimi alla invasione longobarda, Goti, il pi grave tributo che si pagasse in Italia, era e segnatamente sotto appunto l'annona, che andava poscia ai magistrati e al soldati {Cf. Cassiodor. Variar. VI, form. 22, VII. form. 12, 19, 25, Xll. Ep. 5); onde non da
i

quali

maravigliare che

Longobardi soggettassero anch' eglino

possessori a trib-

646
gius pubblico e
al

SUI

LONGOBARDI
secondo
i

gius penale dei Longobardi, fondalo in sul guidriil

gildo, e per l'altro vissero

patrio privalo diritto. Sen,

nonch

in

prima
scribi

gli
,

usi e

costumi

quindi

la

legge di Liutdal

prando sugli
seguitare
il

concederon loro
in

di

recedere

proprio e

gius

longobardo

quegli

atti

giuridici

che toccano
serbacio

alla volont ed ai

privali negozj (.
di

27-38).

Che

g' Italiani
; ,

rono un' ombra almeno


tavano giurisdizione,
introdotte dai vincitori

municipali
tolti

instituzioni

alcuni

magistrati subalterni ed arbitri

dal seno loro,


di

quali eserci-

ma
;

con

le

forme
i

procedere in questa et

e magistrati

quali sopraintendevano agli


;

economici bisogni de' respettivi comuni

magistrati o nominati dai

Longobardi, o pi probabilmente

scelti dal vinto

popolo,

ma

per

elezione governata o raffrenata dalla podest longobarda (. 39-45).

Che

le chiese cattoliche,

monasterj e
il

il

clero vissero in principio,

e per ogni rispetto, secondo

dritto

nero dipoi quanto


e

ai

loro privilegi ed alle

romano, e sempre lo ritenimmunit ecclesiastiche,


vinti.

quanto
fatti

ai

loro fondi originar] o conseguili dalla piet dei


i

Ma

poi cattolici

Longobardi
,

le

nuove chiese

monasterj
,

che per

essi fondaronsi

preti di loro nazione vissero

per

le

cose temporali, secondo la legge longobarda.


tiche

Ed

anzi, le stesse andi ricevere

chiese

ed

monasterj

tutti

divennero capaci

in

nuovi signori riducessero tare l'annona. Che se poi si domandi come mal ogni ragion di tributo all'annona, e per di tanto l'augumenlassero , direi
I

Longobardi preferivano soprattutto di goder l'annona che ci fu: o perch Cod. dipi. Berg. To. /, diss. Il p. 125) ; o pi verosimilmente Lupi ( Cf. perch doverono, di necessit , contentarsene atteso lo spoglio e le depredazioni, che non solo recentemente dai Longobardi, ma poco innanzi ancora Greci) avevano le italiche citt tolleralo dai (al tempo della guerra contro Goti Goti, cosi della moneta come degli altri oggetti e mobili preziosi che stessi ebbero facolt di asportare allorch lasciarono le parti d' Italia Procop., de Bello Golh. /F, cult. Agathias /, in Script.rer. Hai. To. I.).Yuosi peraltro
I
, ,

non obliare, che mentre, regnando


indistintamente da
gli

Goti,
,

il

tributo

e l'annona pagavansi
,

tutti

Goti e Italiani

e andava in pr dello stalo

cui

uni e gli altri in ugual

modo partecipavano; adesso l'annona

tributaria

soli Italiani , e in pr soltanto della vUoriosa nazione. Quindi vergogna del tributo, or manifesto segno d'inferiorit e sudditanza ad altro sovrano popolo. E ripeto di sudditanza , non di servit ; conciossiach se la istoria non di rado esibisce il fatto che una trib agricola , soggiogata per altra trib quasi ugualmente numerosa e pi potente nelle armi , sia

pagavasi dai
la

stata ridotta in vero servaggio

mai

ci

nazione, presso cui procacci stanza con

non vldesi di una grande e popolosa le armi un picciol popolo vincitore.

IN ITALIA
dono
in altro
in

647
le

modo
di

acquistare
propriet

beni e

terre

che gi

si

pos-

sedevano

forma

longobarda.

Capacit conseguita
vinti

ancora dal clero, e gradatamente poscia dall'universale dei


italiani (. 46-4.8).
I

quali

tutelati anch' essi dal

nuovo giure pubossia dalla


facolt

blico e criminale
di

non

rigettati dal

connubio

stringere matrimonj
della

co'vincitori

non

privati del commercio^ osi

sia

facolt di reciprocamente
le relazioni

acquistare e vendere

beni

tanto per
citori

ancora

di gius privalo
,

rawiciuaronsi

ai vin-

negli

usi e nelle

leggi

che

ne'

documenti e nelle carte


dai

non

vi

ha
,

pi

modo
la

di

separarli e discernerli

Longobardi.

Laonde
verono
diritto

dopo

Franca

conquista

e Carlo Magno e Pipino do-

pi volte richiamarli a vivere

secondo

il

patrio

romano

(.34).
che
i

50. Certo: questa opinione

sudditi

italiani

diventassero

capaci

della

propriet

in

forma
,

longobarda
forse,

delle

cose

parr
si

strana a non

pochi; conciossiach

contraria a quanto
,

costumava
ai di

tra quegli altri popoli di

germanica stirpe
per

quali oc-

cuparono r occidentale imperio.


usi di altri barbari popoli ai

Ma quando
,

tanti lati si

viene

nostri predicando falso quel!'

argomentare per analogia degli


io

Longobardi
dei beni

non saprei perch


alle

si

dovrebbe per analogia procedere soltanto rispetto riguardano


e
la

norme che
tra' Lon:

propriet dei beni

io dico

indifferenti (106),

non ancor
si

delle sorti, le quali

molto probabile che solo


e
i

gobardi

potessero e possedere

alienare.

Ed

invero

quando
e

noi vediamo, e lo ripeto, permessi

maritaggi tra Longobardi

Romani
quando
al

e Eie
il

Liutprando

diffinire in

che guisa possa


(

il

romano
) :

acquistare
noi

mundio della donna longobarda V. sopra nota 61 vediamo che con la legge degli scribi questo Re permette
sua legge ed abbracciare
la

romano

di partire dalla

longobarda
nelle con-

in que'giuridici negozj che


trattazioni,

dipendono dalla volont, cio


all'

che tutte mettono capo o all'uno o


parerci

altro diritto di proi

priet:

come mai non vorr

molto probabile o certo, che

vinti italiani

potessero comprare

un

aldio, ed acquistare dai vincitori

(106)
i

scanso

di arobigoit,

noter agi' ignari del forense linguaggio, che


del

giareconsultl pratici appellano differenti que' beni che diflBcilmente possono


,

alieoarsi

come aderenti
i

alla

persona e allaframiglia
I

possessore.

Tali
le
si

erano o sono: fendi, fedecom messi, livelli; e tali lo credo che fossero sorti dei Longobardi. Chiamano poi indifferenti que' beni che liberamente possono alienare dai possessori.
i

548
Longobardi
la

SUI

LONGOBARDI

IN ITALIA
indifferenti? Enclisi che ci
la

propriet dei loro beni

concesso, semplice e manifesta rendesi

spiegazione

della causa
di

onde nelle carte


traddistinguere
i

di

questa et

cotanto
vinti,

malagevole riesce
promiscuit
(

con-

vincitori dai
la

cio la

de'doil

minj: mentrech
citore lingua

durata in libert del popolo nostro

quale
pro-

per certo non faceva dono da schiavo quando comunicava al vin,

religione
,

civilt

scienza e parte
)

cosi

delle

prie instituzioni

come

del proprio diritto


,

e attestata

per parec,

chi

istorici
,

documenti

soprattutto

per

le stesse leggi

bene

avvisate
51.

di

Rolari e di Liutprando.
tutte in sin qui discorse intorno alla con,

N
,

queste cose

dizione de' vinti italiani

intesi

io gi di

proporre siccome verit


probabili

dimostrate
(

ma
meno

pi presto a guisa
contento
al

di

molto

opinioni
)
,

chi non

si

stia

saggio dubitar del Manzoni

gi
,

dal pi al

per un inGnito

numero
dei

di scrittori seguitate

neir insieme

convalidate per la storia

Longobardi

la

quale

non pare

ci

consenta

di

scendere nella opposta sentenza, che l'unisi

versale dei vinti italiani

riducesse dai

vincitori

nella

aldionale

o altra simile servit. Imperocch la

Divina

Provvidenza

che

luminose vestigio per noi serb del mondo Greco e Romano, contenta di avere per

barbarica

infusione

ringiovanito
il

il

sangue

di

nostra gente e
i

ha poi cos artificiosamente velato

genuino valore

barbari congegni delle longobarde instituzioni, da non permet-

tere a chicchessia di profferirne in oggi assoluta sentenza.

E non
di

troppo da rammaricarsene

giacch una pi piena conoscenza

quelle

instituzioni

non

partorirebbe

invero alla patria nostra un


lieto.

frutto che le potesse riuscire

salutifero o

RASSEGNA

DI LIBRI

DI

ALCUNI LAVOai SPETTANTI AI.I.A STOaiA D' ITAZ.IA ULTinAMENTE PUBBLICATI IN GEBiaANIA.

Articolo secondo (V.

p.

127).

Nel 1831,
a Francoforte
,

il

Dotlor

G io.
le

Federigo Bhmar, bibliotecario urbaoo

pubblic

Regesta regum atque imperatorum Roma-

norum
al

inde

1313. In seguito di questo libro

a Corrado I usque ad Heinricum VII; cio dall'a. 911 egli utile quanto applaudito
,
,

volle darci le Regesta

Karolorum
,

(1833), comprendenti T epoca

dei

Carolingi

e nel 1839
cio
i

le

Regesta Imperii inde ab anno 1314 usque


il

ad 1347

regni di Lodovico
,

Bavaro
di

di

Federigo d'Austria

e di Giovanni di Lussemburgo
tracce del B'hmer
,

re

Boemia.

Procedendo su'le

il

sig.
,

Giuseppe Chmel, vice-direttore dell'Arnel 1834


( ,

chivio di Stato in Vienna

rese di pubblico diritto le Re) ;

gesla

Ruperti

regis

Romanorum
(HI), regis

1400-1410

e nel

1838-1840,
discopre

Regesta Friderici

UH
bel

Roinanorum (1440-1493). L'imci

modo con che di queste ricavasi il miglior proftto non han potuto non hw nascere per queir epoca a cui erano diretti primi lavori del Bhmer un aumento di documenti
fonti
,

mensa nuove

attivit
,

che nel campo della storia a ogni passo


e
il

e di fatti;

il

quale se ancora oggid

ci

reca maraviglia

in ogni altra

aumento ha reso necessario di rifare quel primo libr<y, del quale noi abbiamo sott' occhio una novella edizione, che per ora comprende la minor
circostanza sarebbe stato quasi incredibile.

Tale

parte sola dei regni a cui gi estende vasi

ed ha per

titolo

550

RASSEGNA
Imperii
inde

DI LIBRI

Rbgbsta

MCCCXIIL

Die Regesten des Kaiser reichs unter Heinrich Raspe, Wilhelm y Richard, Rudolf, Adolf, Albrecht und Hein-

ab

anno

MCCXLVI

usque

ad

annum

rich VII. 124.6-1313.


Stultg. 1844, pag.

Neu
e

hearbeilet
4to.

von oh. Friedrich Bhuer,

380,

tempi dal Bhmer


,

illustrati,

sono quelli che seguirono

la

depo-

sizione di Federigo li
clio di

pronunciala da Papa Innocenzo

IV

nel con,

Lione;

regni di Arrigo Raspe, langravio di Turingfa


(

il

cos

detto

rex clericorum

Pfaffenkonig

),

perch creato e

tenuto

a soldo dal

Papa
;

di

Guglielmo conte

d'

Olanda

di

Riccardo d
d Al-

Cornovaglia
berto

di

Rodolfo di Habsburg; di Adolfo

di

Nassau;

d'Austria; e d'Arrigo VII, l'unico tra

essi la cui fronte

venisse decorata della corona imperiale.

Ognuno
:

sa di quanta im-

portanza

per

la storia di

Germania non solamente ma eziandio


l'

per quella del

mondo
i
;

sieno stali quei tempi

epoca nella quale

vennero compiti

destini dell'
di

impero che Carlomagno ide e reagli

lizz per pochi anni

queir imperio che

Ottoni rinnovarono,
stretti,
il

e che la gran casa di Svevia volle ristaurare entro limili pi

sebbene ancora troppo estesi: e Io tent invano, quantunque


cesse con mezzi

fa-

immensi e

splendido

ingegno

perch

di

fronte

allo spirito del secolo

che a libert politica ed individuale anelava,


all'

a nulla
di

valse quella splendidezza d' ingegno che tendeva

unit

un gran corpo politico-morale. Una volta ancora nel medio-evo queir impero apparve come in sogno ad un uomo e questi era Arrigo di Lussemburgo in cui la tenuit de' mezzi materiali mal
;
,

corrispose alla vastit dei concetti


attento

doloroso contrasto
indole di lui
,

allorch con

sguardo consideriamo e
e

l'

che mori combatgi pi che


il

tendo per ci che al maggior

numero non pareva


,

un
lato

fantasma

l'

indole dei tempi


,

gi interamente vlti verso


il

pratico della quistione


tuttavia
il

mentre

suo

ideale

grandioso riscaldava

petto superbo di

un esule poeta

ghibellino.
,

L'

aumento

dei materiali nel presente libro illustrati


,

dovuto

ad alcune opere venute negli ultimi anni alla luce


a

non meno che


nudagli

nuove ricerche
Torinesi

fattesi

negli archivj e nelle biblioteche. Del

mero

dei sopradetti libri

sono

li

Ada
di

Heinrici VII
;

tratti

archivi

e pubblicati
della

dal Dnniges

le

Regesta stampate

nei primi

volumi

Storia

Casa

Habsburg, del principe

RASSEGNA
Licknwsky
;

DI LIBRI
,

551
di C.

il

Codex Diplomaticus Aquensis


coli' a.

Quix
1139

svcnlu-

ratamente interrotto
dei sigg. Grauthoff,
la collezione dei

1349);
(

il

Codex Diplom. Lubecensis


I.

Blume ed A.

voi.

184^3, dal

al

1300);

Documenli Amburghesi
I.

del

Lappenberg (Hamburger
al

Vrkundenbuch
dacch
la

Bd.

1842. 786-1300), che


,

presente ristampasi,
copie
,

prima edizione

a riserva di poche
citt
;

fu distrutta

nel grande incendio di quella

ed

il

Codex Diplom. Mceno1836

francofurtanus

deWo slQsso Bohmer (voi.

I.

791-1400).

La

pubblicazione che stiamo aspettando delle Regesta Pisane del prof. Bonainiy certo per arricchire di
ispecie che tratta di Arrigo VII

non poche indicazioni quella parte in (*). Cos, con ogni fondamento, posdi

siamo abbandonarci

alla

speranza

vedere innalzarsi

di

mano

in

mano

una, per dir cos, tanto valida quanto compiuta sostruzione


deir Impero

all' istoria

Romano-Germanico
:

sostruzione da poter
da cre-

reggere

il

peso

di

qualunque

edifizio. I fabbricatori poi


,

dere non mancheranno gno; giacch


la

e conviene pur dire


,

che ne abbiamo biso,

Germania

cos ricca di scrittori istorici


il

divide

coir Italia la sorte di non possedere ancora un libro


la storia nazionale, scritta in

quale abbracci

modo

corrispondente alle odierne condi

dizioni della scienza

e insieme

capace

operare

potentemente

sugli animi della nazione.

Non abbiamo

tuttora un'opera,
di

come

quella, esempligrazia, di

Hume,
il

o anche come quella


al

Lingard.

La
la

storia

di

M,

S.

Schmidt, che va sino


facile

1656,

in oggi

ancora
scritto
alle

pi pregevole:

ma
,

comprendere, come un libro


altres

negli anni

1770-90

supponendo
Il

che

lettori

non badino

qualit estrinseche della composizione, non possa non rimanere in-

completo e spesse volte erroneo.


interrotto nel 1837
,

libro del
,

Luden [comincia
morte
di

nel 1825,
l

col

voi.

XII

e colla
,

Federigo

Imperatore) troppo verboso e prolisso


al bisogno

perch possa
reggere alla

soddisfare
critica.

nostro

quand' anche

potesse

La

(*J

Prima

intenzione del prof. Bonaini fu quella di pubblicare nella colle^


che sta preparando

zione delle Carle Pisane

per l'Archivio
e dalle

Storico
;

alcuni

Diplomi
p(yi

inedili risguardanti la

dimora di Arrigo VII in Pisa


documenli
, ,

ma

costretto
fatte,

dal cresciuto

numero

degli scoperti

nuove ricerche
Italia

a dare maggiore

estensione alla sua raccolta

risolvette allora di fare


:

un

la-

voro storico a parte sulla discesa di questo corredo di esso un Codice Diplomatico
che

Imperatore in
lutti
i

composto di
ec. egli

ponendo a documenti inediti

non

solo in Italia

ma

in

Francia

ha potuto trovare.
(

L' Editore

Ap. Voi. n.

70

552

RASSEGNA
d

DI LIBRI
,

Storia dei Tedeschi di S. C. Pfister (sino alFa. 1806

voi.

1829-1835J,

bench non priva


le

eccellenti qualit

non ha tuttavia adempiute

medesimo intorno alla buon metodo e con profonda critica la storia di una provincia tra le pi importanti dell' Impero, gli manc poi la forza d esporre con larghi modi e con
speranze che aveva suscitate Topera
:

di lui

Svevia

stantcch

dov'egli

narr con

vaste

vedute

la

storia
(

della nazione.

Il

libro molto applaudito di

Volfango Menzel
lare
,

IV

ediz.

1843

una narrazione vivace e popo-

ma

appassionata e declamatoria.
tutti

parte

noto a

coloro che di

tali

studi

si

dilettano,

come non
Imperatori
di

manchiamo
dei
della casa

di

libri

(tra cui taluni bellissimi] che T una o T altra


illustrano.
,

nostri
di

annali

La

storia

degli
;

Franconia
III,

scritta

dallo
;

Stenzel

quella

Arri-

go
del

e Lotario
;

del

Gervais
del

la storia degli

Hohenstaufen
del-

Raumer

di

Arrigo VII,
III

Barthold
tempi

di

Sigismondo,

VAschbac^;
alla

di

Federigo
Carlo

e Massimiliano, dello
storia
dei
;

Chmel (ambedue
riforma (sino
dalla

non ancora terminate);


morte
di di

la

della

),

del

Ranke
di

quella della

Germania

riforma
i

sino

a Giuseppe II,

C, A. Menzel
;

(non compiuta);
guerra dei

tempi

Ferdinando I, del Buchholtz

la

storia della

Irent'anni, dalla morte di Gustavo Adolfo sino alla pace di Wesfalia,


del Barthold; sono produzioni delle quali
,

bench

di

carattere tra

loro dissimile

ninno vorr contestare


di

meriti.

Non

parlo distintaparticolare
,

mente
quella

di

opere

argomento o pi
del

ristretto o pi
in

quali sono la storia dell' Ordine Teutonico


dell'Ansa
,

Prussia
) ;

del

Vogt

Sartorius

Lappenberg
);

la

storia della

Pomerania,

scritta dal

Barthold
quelle

non terminata
della

quella dell'Assia,

pubblicata dal

Rommel ;

Sassonia e della Monarchia


(

Prussiana, composte dal Bottiger e dallo Stenzel l'ultima delle quali non giunge per ora fuorch alla morte di Federigo Guglielmo I); la storia della Finlandia orientale, del Wiarda; quella della Boemia,
del Palacki; del

Wiirtcmberg, dello Stalin; del Palatinato Renano,


;

eW Hdusser

(non terminate)

la storia della
i

Baviera, del Buchner;


,

varj libri del

Kurz

sull'Austria sotto
;

Duchi e Re

dal re
di

Ol-

tocaro sino a Federigo III

la storia

finalmente della casa

Habs-

burg,

del

Lichnowsky

gi citata.

queste aggiungons opere di

argomento biografico:
Lang'enn;
di

la vita di

Giorgio Frundsberg, del Barthold^


,

pi volte nominato; quella dell'elettore Maurizio di Sassonia

del

Francesco ^ckingen

del

Munck;

di

Massimiliano

RASSEGNA
di Baviera, AeYAretin
(

DI LIBRI
di

553
II di

I.

volume);
,

Federigo
,

Prussia, del
la

Prcuss. Altri
e
il

libri

potrei citare

quali

considerandone

forma
piut-

metodo

di

trattar le cose,

in

qualche modo somigliano


di

tosto a dissertazioni critiche

che a composizioni veramente artistiche.


Sasscritti dal

Di

tal

numero sono
I

gli

Annali degli Imperatori della casa


,
,

sonia da Arrigo

ad Arrigo II,
la
,

Wailz Hirsch Donniges,

Giesebrecht ed altri:

storia di Lotario li (di

SuppUnburg

del

/o/f; e parecchi altri

che offrono materiali preziosissimi a chiun-

que voglia accingersi all' arduo e necessario lavoro che sopra dicevamo (1). Ora facendo ritorno all'opera del Bdhmer osservo come essa
,

disposta in

modo da

poter servire di
si

sicurissimo

fondamento

alla

storia nazionale.

Qualora

possa e vogliasi continuare a raccogliere


le

collo stesso

metodo, e sottoporre a critico esame


libri

primarie fonti

che trattano della storia della costituzione e del diritto Eichorn : Teulil pi rinomato si quello di C. F. sche Slaats-und Rechtsgeschichle 1. ediz. 1808 V.* edlz. 1843 ). Il prof. Slenzel divisa per io libretto separato, vi aggiunse (1832) una Bibliugrafla epoche e per materie. Fu anche ricevuta con plauso l'opera del prof. Enrico
(1)
I

Tra

neir Impero germanico

Zoepfl di Heidelberga
la

che porta il medesimo titolo (IL* ediz. parte I.* 1844) quale un compendio per le Universit. Le opinioni dell'autore spesso variano da quelle del dotto suo predecessore. Ambedue le opere vanno sino
,

alla

fondazione della Confederazione nel 1815


libro del prof. Phillips di

rico pel diritto pratico in oggi vigente. Dispiace di

danno un fondamento stonon veder condotto a ter-

mine

il

Monaco

Teutsche Geschichte mil besonderer


,

che va sino auf Religion, Rechi und Slaalsverfassung, 1 voi. all'anno 888. Berlino 1832 ). Nel momento in cui scrivo, viene dal professor Phillips data fuori una nuova opera : Tenlsche Reichs-und Rechlsgeschichle pag. 361, 8.'^ ) , la quale ha forma di compendio per le le( Monaco 1845. zioni : e, se tutte le sue parti non sono trattate con uguale diligenza, n
Riicksicht

per l'epoca susseguente alla riforma, con quella imparzialit che certo difficile, ma pur necessaria; per scritta con quella chiarezza e con quelle
precise opinioni
si

che

si

ravvisano nelle altre produzioni dell'autore.


la ricca
:

Il

libro

raccomanda anche per


Dell'

e scelta letteratura,
leulsche Slaalsrechl
la

opera del Dnniges


destinala
alla

Das
di

comodamente disposta. und die leulsche Reichsil

verfassung,

a formare

prima parte

di

una storia dell'Impero


I."^

da Arrigo VII sino

morte

Carlo IV, fu pubblicalo

voi. soltanto,

che contiene la storia dei progressi del diritto pubblico e della costituzione x&vii e 668 pag. 8.^). da Carlomagno sino al secolo XII (Berlino 1842. Una critica di questo libro, scritta dallo Slemel nella nuova Gazzetta di Letteratura di Jena 1844), provoc una replica dell'autore. Con plauso Teutsche Vervenne ricevuta l'opera di G. Wailz (ora professore a Klel

fasiungsgeschichU

I.

voi.

Kiel 1844

).

354
storiche
,

RASSEGNA
saremo
certi di

DI LIBRI

possedere fra non molto tempo lo scheletro

completo della nostra


provvedere
,

istoria, per quello

almeno che
;

spetta alle azioni

degl'imperatori ed al governo generale


cali di
al

e spetter poi a scrittori lo-

rimanente. Gli

estratti dei

documenti io essa
le

prodotti

sono copiosi abbastanza per fare nella maggior parte

veci degli originali

medesimi.

Le

notizie
al loro

contenute negli

storici

contemporanei,
a
si

si

trovano registrate
l'

luogo; talch teniamo

un tempo
leggono
)

sotto gli occhi

indicazione delle cose principali


(

che

nei

lume

e nelle
il
,

Monumenta del Pertz a cominciare dal IV voFontes Rerum Germanicarum delle quali il B'Ohmer
,

pubblic

primo tomo. Al regno


di esso

di

ciascun re sono premesse inlocali sull' elezione


,

troduzioni
famiglia
leria
,

contenenti notizie sloriche e


,

sulla

persona e doti

sul
la

modo
,

osservato nella cancelfatti.

sulle sorgenti
,

onde attingere

cognizione dei
ci

Queste
righe

notizie

e molte note
;

qua e

l sparse

danno

in

poche

avviamenti utilissimi

mentrech

in esse scorgesi

una perspicacia
introduzioni
alle

non comune
qualificarsi

unita ad
,

un profondo
,

sapere.
,

Le
Alla

gesta di Rodolfo

di

Alberto

d'Arrigo

possono con ogni

ragione

come

altrettanti

capolavori.

II."*

parte

principale
alla

dell'opera fanno seguito brevi

Regesta
(

pontificali,
)

spettanti

Germania
{

da Innocenzo IV pont.

an.

Clemente

pont.

an. IX."

).

Un'altra appendice contiene estratti di diplomi non pro-

venienti dagl' Imperatori

medesimi

ma

che trattano delle elezioni

di altri affari.

Dopo
espone
i

di

avere cos spiegato


di

il

metodo del libro

altro

non mi

rimane che

far parola della

introduzione, nella

quale l'autore

suoi proprii accorgimenti intorno all'

andamento generale
nel

della storia politica dell' Impero.

Questi accorgimenti meritano di


II

esser qui presi in considerazione, a


trattato
(

periodo

presente libro
,

cos egli si

esprime

non cede

niun altro

rispetto

germacompresa la prima la venne fondata la monarchia franca parte della nostra storia quale sotto la seconda dinasta comprendeva tutta la media Europa; e dalla quale non per virt del trattato di Verdun non in conall'influenza da esso ottenuta sui destini dell' intera nazione
nica.

Da quelle

trib, nelle cui migrazioni sta


,

seguenza della morte

di

Carlo

il

Calvo

ma

per

1'

avvenimento

di

una nuova famiglia regnante, che non pot pretendere all'ubbidienza di tutto l'impero, staccossi sino dal 919 quel gruppo di popoli, che allora cominci ad unirsi al germanico Impero. La costituzione

RASSEGNA
di siflatto

DI LIBRI

555
diritto del
il

sovrano era

Impero ha fondamento ncir origine di esso. II il medesimo come nella monarchia franca (1)
presso
gl'imperatori
Carolingi.

cerimo-

niale della incoronazione rimase sino air ultimo quel

era stato in uso

medesimo che La successione


di
le delibera-

continu ereditaria nella famiglia regnante, abbisognando per


essere riconosciuta
(

eligere
,

dalla nazione

che faceva

zioni ripartita in ducati

norma

delle
l'

trib onde componcvasi.

Sotto tale costituzione la Germania vide


essa allontan gli Ungheri dalle sue
estese
i

epoca sua pi gloriosa


,

limiti suoi sulla

Lorena
;

Slavi convertiti al cristianesimo

Marche formossi nell' interno, sulla Borgogna sui paesi degli Onalmente sopra V Italia dove la
,
,

Chiesa present

ai suoi principi la

corona imperiale

lasciata
la

va-

cante dai successori di Carlomagno. In tale condizione


visse sotto

Germania
).

due

dinastie
)

quelle di Sassonia e di Franconia


la

Colla

terza

la
,

Sveva

avvenne

mutazione
il

giacch
,

le

cose

umane non
s'

durano
cina.

e allorquando sviluppasi
il

Core

la

morte ancora
aveva
distruggeva

avvi-

La corona imperiale,

pi glorioso acquisto,
clima d'Italia
ci procedettero

in

nascosto

un amaro

veleno.

Il

le

forze

fisiche dei nostri sovrani.

Da
le

non solo
stessa
di

le

prolunla forza

gate assenze di essi centrale


indebolita
:

ma

minorit,
,

le dinastie

cambiate,

dimodoch

sotto

quella

costituzione

Franca
mise
la

vediamo nella Germania un procedimento


;

cose

affatto

contrario a quello della monarchia francese


i

dove

la

corona sottoin pezzi

vassalli

mentre presso

di noi dai vassalli fu

messa

corona.
a Tali cagioni avevano di gi sotto Federigo
I

promossa

una

interna lotta

la

quale per lui riusci vittoriosa


di scosse
terribili.

mentre per V Imcasa


di

pero divent principio

L'acquisto della Puglia


Svevia
:

e della Sicilia parve aumentare la potenza della


il

che probabilmente indusse Arrigo VI


(

ad abbandonarsi
Il

ad una

crudelt quivi forse necessaria

? ?

ai

Tedeschi.
,

risultato finale

per

si

scoperse

contrario alle

speranze
di

dimostr novamentc
di

non esser mai del vero interesse


popolo,
il

un sovrano, siccome
Germania
,

un
la

passar oltre a certi limiti. La decennale contesa per

corona tra Filippo


possedimenti annessi

ed

Ottone,

lacer la

intera

alla

dignit

imperiale

vennero scialacquati

(1)

Era principio

di diritto

pabMtco,

il

Be

divenire Franco per

la

co-

ronazione di cquisgrana.

556
in

RASSEGNA
fln allora sconosciuto.
la

DI LIBRI
Allorch, dopo acrrima pugna, non rec frutto alcuno: giacch
inclinava
,

un modo

erasi

conseguita

vittoria, essa

nel

momento

in

cui

la

bilancia
le

a favore

di

Filippo,
il

r uccisione
avversario.

di lui

tronc

speranze

ripose in seggio
fu neanch' essa

suo

Ma

codesta elevazione

non
in

durevole.

La

Chiesa finalmente
,

ricondusse

Germania l'ultimo rampollo


benevola quanto
dall'

della stirpe sveva

apponendovi
la

la

saggia
,

con-

dizione

di

doversi

Sicilia

separare

Impero

affinch
,

la posizione

indipendente della Santa

Sede

pericolasse

n fosse
col

turbata quella concordia in cui questa bramava di


protetto.

vivere

suo
il

Ma
il

Federigo

II

non

elesse ad

oggetto delle sue mire

rialzare in
(

Germania
fatto

la

decaduta regia autorit, per portarsi


)

poi

secondo

giuramento

nell'

Asia

sulle

tracce

del

suo

grand' avo, siccome capo della cristianit.


tent far centro della sua potenza
l'

Per
,

lo

contrario, egli
tre

Italia

dove pass
falsa

quarti
,

del lungo suo regno. Si mise perci in

una

posizione
alla

non
:

solamente rispetto alla


errore che
le
gli

Germania
indi

ma
un

anche rispetto
figlio
,

Chiesa

cost la perdita di
;

sul quale riposavano

sue migliori speranze


or

anche quella della corona.


il

Gi prima erano nate delle contese tra


si

sacerdozio e

l'

im-

pero:

era contuttoci pervenuti a riconciliarle


tentativi

(1).

Nel caso presente


intelligenza.
il

ancora non mancarono

per ristabilire
Papi pareva

la

buona
alla

La

brevit stessa del regno dei

facilitarne

riusci-

mento.
persino

Ma
nei
i

Federigo ricus
diritti

di riconoscer
,

limiti

sua autorit
,

della Chiesa

tantoch

fatti

astrinsero la

da lui medesimo giurati romana curia a convincersi, non


ai

fin-

esser

con
il

lui possibile la
la

pace e doversi venire


ad

rimedii estremi

giacch

perdere

dignit certa rovina

una

potenza

meramente

mentre par credere che l' oppovediamo sotto Federigo II non sia una e medesima con quella che cominci colla morte di Arrigo III (II). La lotta tra Arrigo IV e Gregorio VII sembra essere nelle sue conseguenze momentanee come nelle pi lontane d' importanza per lo meno uguale a quella tra Gregorio IX e Innocenzo IV, e l' Impera tor Federigo. Con Arma cov sotto la cenere. Forse la rigo V il fuoco non rimase gi spento maggior disgrazia per l' Impero fu la morte inopportuna di questo Arrigo, e il non aver egli lascialo discendenza. Perch di gi coli' elezione di Lotario vennero estese le prerogative dei membri che costituivano ( di Supplinburg ) la condizione degl' Imper Impero e mentre la regia potest indebolivasi
(1)

Non

so se V autore abbia ragione

sizione tra

la

croce e

la

spada

quale

la

ratori dirimpetto ai pontefici notabilmente peggiorava.

RASSEGNA
sima suscit contro a

DI LIBRI
:

557
ora essa mede-

morale. La Chiesa aveva posto Federigo sul Irono


lui degli avversarii di
;

e cos fece nascere nella

Germania un nuovo ordine


ff

cose.

L* opposizione contro a Federigo non racchiude in s tutto ci

mano
[

che caratterizza quest' epoca nascente. Egli aveva fabbricate di sua le armi che compirono il suo destino ma in Germania la
;

scena politica era

immensamente cambiata. Le
dall'Impero,

attribuzioni sovrane

Landeshoheit

distinte

andavano formandosi;

ci

dopo l'avvenuta dissoluzione

degli antichi ducati. L'et di Federigo


,

vide questo grande avvenimento vano a tempi gi lontani.


or

le

cagioni del quale per risali-

Dopo che

possessi della corona


,

sui

quali

il

real

potere
di-

erasi fondato da princpio

avevano soggiaciuto ad una notabile


di

minuzione ncir esaltamento


ritti

quell'Imperatore, troviamo ora


i
,

di-

imperiali essere
di

cercavano
(

Re facendone largizione, mezzo con cui ottenere aderenti mentre i costituenti dell' Impero
il
;

Stdnde

dal canto loro

si

mostravano
Arrigo,

intenti
figlio di

ad

usurp

arli.

Ci
tali

avvenne principalmente
acquisti
si

col re

Federigo IL Se
nazionali
; ,

fossero aggiunti
si

agli

antichi

ducati

questi

senza alcun dubbio

sarebbero

resi indipendenti

e la

Germania
rimasta
).

come
i

gi la monarchia di
,

Carlomagno, sarebbe
la

fin d'allora
(

divisa in pi regni

secondo

diversit delle trib


di

Sttmme

Ma
per

Ducati gi pi non esistevano. Alcuni


,

essi

eransi consolidati
stati

colla corona

forza divisi

come la Franconia e la Svevia; altri erano come la Sassonia altri finalmente come
;
,

la

Lota-

ringia
I

avevano
si

perduta

l'

unit

per

effetto

d'

interna
,

divisione.

vescovadi

erano

staccati

da

questo legame

dal

quale una

volta anch'essi erano uniti. Al terminare

adunque
i

del secolo

XII,
primo

non troviamo pi, come nell'elezione


tica significazione di

di

Lotario,

duchi, nell'anil

questo nome, rappresentanti dopo

re

il

grado neir Impero


rimasero
marchesi
i

ma

e'

incontriamo in coloro che


il

d'

ora innanzi

primi {principes) sotto


i

re, ricevendo da lui


cio, vescovi, abati,
di oltre

immeduchi,
,

diatamente
,

loro feudi: arcivescovi


palatini
,

conti

nel

numero

cinquanta. Questi
,

poi anche le citt (quelle sulla riva destra del

secolo

XIII

divisero tra loro le

Reno non prima del spoglie dell' Impero che venivasi


gran'fti

decomponendo. Siccome
di

poi queste

mutazioni

si
,

operavano
cos

mano

in

mano

per caso
si

senza

leijge

scritta

esse

continuarono senza che

ponesse attenzione alla loro

importanza.

558
Mancarono
perci

RASSEGNA
di

DI LIBRI
,

un' idea

moderatrice e direttrice
,

mentre

ciascuno che possedesse autorit


air impulso del proprio egoismo.

non ad

altro obbediva fuorch

V Impero allorch met del secolo XIII ebbe principio V opposizione contro scomunicato e deposto. Questa trov a Federigo II vero
((

Tali erano le condizioni in cui Irovavasi


la

verso

accanto al trono imperiale


zione fondamentale, che

diritti

privati

non per una

costitu-

ne avrebbe potuto riportar danno.


,

Ma

nel cercare in fretta aderenti


i

a line di eleggere e di riconoscere

primi re del suo partito, l'opposizione, senza avvedersene, conil

dusse a ristrigere

diritto d'elezione nei

sette elettori esclusivi;

mentre

la

fortuita circostanza dell'essere rimasti senza eredi


s

quei

primi re, fece

che l'elezione divenisse arbitraria. La potenza dei

re sopradetti limitossi a piccola parte della Germania. Arrigo Raspe


ricev la corona
,

conformandosi
ad essa

agli ordini pontiGci

ma

la

port

soltanto per breve tempo. Guglielmo, a cui rimase opposta la sveva

fazione colle citl

aderenti

non

trov

a s devota che

una parte

dei paesi renani. Riccardo


il

allorch venne ad occupare

non prendeva le cose sul serio seggio di Garlomagno.

il primo periodo della nuova era. Nel periodo seguente, dopo avvenuta la prematura e lugubre estinzione della casa di Svevia, colpita dalle maledizioni della Chiesa, appariscono nuovi re, universalmente riconosciuti. Con essi ha principio l'opera di riunione tendente a restaurare l'Impero.

Arrigo

Guglielmo

Riccardo formano

Ma
che

Rodolfo
il

dopo aver

fatto

una

comparsa da eroe
la

fermossi a

mezzo
la

cammino, e non consegui

corona imperiale; nei mentre

maggior dignit
Alberto
,

ecclesiastica

and incontro a rovinosa proche abile a recare a termine


fu
,

cella.

a cui dovette cedere Adolfo non troppo degno della

regia autorit
ci che
il

volonteroso del pari


,

padre aveva incominciato

patria

ritolto al
di

prima Filippo

con immenso danno della mondo per via di un assassinio come cent'anni si sotto Arrigo VII Svevia. Una volta ancora
;

nutrirono dubbiose speranze


tra Federigo d'Austria e

le quali presto
il

svanirono nella lotta


Allorch
,

Lodovico
legge

Bavaro.

verso la
la co-

met rona
delle

del
,

XIV

secolo

Carlo IV pot fermare sul suo capo

mentre per nuova


future
elezioni
,

fondamentale stabiliva

il

modo

tutto

trovavasi gi

cambiato

a segno da

non

potersi trovare fuorch pochissimi

avanzi

dell'antica costitu-

zione.

RASSEGNA
^x

DI LIBRI
,

559
di

Dopo

tre secoli di

monarchia

questi

ccnlocinquam' anni

Iraiisizione

avevano data origine ad uno


I

Ifnpero che mollo rassosi

migliava ad una confederazione.


Provincie,
le

ducati

trovavano

divisi

in pi

quali governavansi con diritto

diverso, nel caso ansi-

cora che parecchie tra esse fossero sottoposte ad un medesimo


goore. Le antiche trib, in cui era gi diviso
il

corpo della nazione,


soltanto per via
,

rimasero in

certo

modo

distinte, e

tra s

unite

delle alleanze d'interna pace [Landfriedenbundnisse]

che solevansi

conchiudere tra

limitroB.

Quando

poi

passato un altro secolo e

mezzo,

al principio del cinquecento, una vita novella fece riscuotere l'Europa, Massimiliano imperatore, coli' introduzione dei Circoli

[Kreise], rese durevoli


della costituzione
(1).

siffatte

alleanze,
si

facendole

divenir parte

Un

grand' utile
di

sarebl)e potuto cavare da


in

questo istituto, senza l'intrameifersi

una nuova scissura

conse-

guenza della cosiddetta Riforma

cui la casa di

signoreggiare, indebolita quai era per l'acquisto

Habsburg non pot della Spagna; sicper


l'

come anticamente era


Siciliana.
a

stata

la

casa di Ilohenslaufen

eredita

Da quel momento sino


di transizione,

alla

pace

di

Wesfalia succedette una

nuova epoca
(1)

peggiore dell'altra. Quella del secolo XIII


a fine di

Nel 1500 Massimiliano

mantenere

la

pace interna e

di
,

dare

esecuzione alle decisioni del tribunale camerale [Reichakammergericht)

istitu
)

un reggimento, ovvero
quale componevano
,

consiglio imperiale
la

Reichsralh

Reichsregimenl

ii

sotto

presidenza

nente,
i

sette elettori, sette altri


,

imperatore o del suo luogotedei primarii principi dell'Impero, ovvero


dell'

loro rappresentanti

e sei inviati da eleggersi

dagli

slati
,
i

norma

di

sei

circoli

circondarli
,

a tale effetto formali.


,

In princpio

sei circoli
,

furono
di

quelli di Baviera

Svevia

Franconia

del

Reno superiore
propriamente
,
i

di

Westfalia e

Sassonia. Essi
esclusi
i

comprendevano

tutti gli stati

detti

dell'Impero;

possedimenti di casa d'Austria e degli elettori quali non concorrevano nell'elezione del sopradetli deputali. Nel lo 12 si aggiunsero per test nominati quattro nuovi circoli quello d'Austria di Borgogna Renano-elettorale, e della Sassonia superiore. Il circolo di Borgogna comprendeva Paesiducalo di Brabanle cio il Marchesato d'Anversa Bassi allora austriaci paese Franco ducalo di Gueldria signoria di Tournay contea di Fiandra e contea ducati di Limburg e Lussemburg contea d'Annonia Henncgau
i
:

di

Namur.
Il

abbazie di

Leodio faceva parte del circolo di Westfalia colle Stablo e Malmedy allenenti, colla citt libera d'Acquisgrana ec
Il

vescovado

di

I.

predetto Consiglio imperiale non sort effetti; mentre

la

divisione

ter-

ritoriale, da Carlo
e. g.

V ampliata, dur
Lancizolle
,

sinch enne durala l'Impero. (Eiciiorn,

409. 529

Uebersichl der icuUchen RcUhsslandschufls-und

Terriiorial-Verhiillnigse.

Beri.

1830, pag. xxm. xxiv. 14-32).


71

Ap. Voi.

II.

560

RASSEGNA
al

DI LIBRI
contrade a levante del
tolti
i

era stata causa della perdita

d' Italia, e delle

Rodano. Questa,

suo principio, vide a noi

vescovadi Lore-

nesi (1); ed alla sua fine, vide le terribili devastazioni dai Francesi

commesse
di a

sul

Reno, dagli Svedesi


allora
si

sulla Vesera, sull'Elba, suirOdera


:

modo che

poteva dire
la

lam

nulla respublica.
il

Noi abbiamo veduto

fine di

questa e

principio di un'Era
arbitrio straniero,

novella. Dall'estremo
di poi

smembramento, prima per


si

per domestico arbitrio

formarono nuove masse: n questo

fecero sul naturai fondamento delle originarie tribi n sulle


di diversa

norme
unisca

credenza

ma

secondo convenienze che nulla avevano che


,

fare colla

nazione. Talmentech
,

il

solo vincolo

che

in s
,

questi nuovi stati

viene

formato

dall'

amministrazione

la

quale

tenta di riconciliare le diCTerenze di origine e di religione lasciateci


in retaggio dai

tempi passati

Mentre nello
quel

scrittore di cui finora

ho
l'

fatto

parola
il

predomina
Sacerdozio,

modo

di sentire nelle relazioni


,

tra
,

Impero e

che generalmente

bench non sempre


;

trovasi associalo colle opisi

nioni e collo spirito guelfo

tali

tendenze e sentimenti

danno
:

conoscere in maniera assai pi decisa

nella seguente opera

Kaiser Friedrich II. Ein Beitrag zur Berichtigung der Ansichten iiber den Sturz der Hohenstaufen. Mit Beniitzung handschriftlicher
Quellen der Bibliotheken zu
verfafsst

Rom

Paris,
(L'
le

Wien und Munchen,


II,

von Dr. Constantin Hofler.


tendente a rettificar
,

Imperatore Federigo
idee

Saggio storico
casa di Svevia
Parigi
,

sulla

rovina della

composto su materiali MSS.

delle Bibl. di

Roma,
,

Vienna e Monaco).

Monaco 1844

pag. xvi e 434

8vo.

Dall' autore della Storia dei Pontefici Tedeschi

e di molti articoli
di

negli Atti e nel Giornale della R.

Accademia delle Scienze

Monaco,

dovevasi aspettare un'opera dotta e diligente e di precise opinioni;

non per scevra dallo a priori sfavorevoli


so con quanta

spirito di partito. Quelle opinioni sono quasi

agli
:

Hohenstaufen. Egli comincia col dire, non


la

ragione
,

potenza

di

questa casa

essere stata

d'origine fazionaria
il

e, anzich sulla splendida vittoria

che abbass

capo

dei Guelfi

fondata con arti

basse e col sacrificare ad in-

(1)

Metz, Toul e Verdun, occupati


,

nel

1552

dal

Francesi, con grave

colpa dei protestanti Tedeschi

e soprattutto di Maurizio elettore di Sassonia.

RASSEGNA
lenti
di
f

DI LIBRI

561
HI
all'

proprio interesse. Dichiara poi di aderire al sentimento del


il

Gervais

quale, nella sua storia


termini
, :

di

Lotario

test lodata

si

esprime
politiche

in questi
,

tenore della condizione delle cose

la

Germania
Impero

condotta da Lotario

apice della gran-

dezza

(??),

trovavasi destinata ad avere per capo la famiglia dei GuelG.


nel seguente secolo convince
le

La

storia dell*

qualunque
,

inla

telletto

non preoccupato, che

rivoluzioni,

T indebolimento

decadenza del

sommo

potere, a malgrado del vigore e della gloria

degli Imperatori Svevi, ebbero la loro principal cagione nell'essersi

mancato

all'obbligo imposto ai principi


fu

dalla natura stessa delle

cose; obbligo che

messo

in

non cale

quando

prevalsero

gli

intrighi di alcuni interessati ed egoisti .

Io

non voglio n posso entrare

nella discussione di
forse alla

una materia
non altro

che troppo lungi mi condurrebbe, mentre


potrebbe cavarsene che una lunga serie
posso n anco minutamente discutere,
i

fine

di

opinioni discordi.

Non

ma

solo accennare indigrosso

sentimenti del professor Hofler intorno a Federigo.

Dopoch per

molti anni la nostra letteratura storica


bellina
,

era
in

slata quasi tutta ghi-

sembra essere da qualche tempo

qua cominciata una

reazione tendente a metterla sull'opposto cammino. Mi piace allegare


le parole di uno scrittore, a cui di certo non vorr negarsi un'acume non ordinario (W. Menzel). Egli parlando del libro pi volte ram,

mentato del Gervais


teristica

lagnasi della concordia straordinaria e caratdegli storici Tedeschi nel riconoscere


g' interessi nazionali.

nella

maggior parte

sempre come diritto ci che pone a repentaglio


Nei caso qui allegato
dell'Impero riguardo
,

trattasi

delia posizione dei grandi dignitarii


essi fon-

al loro

capo, e dell'aristocrazia da
mentre
posizione

data de facto, che da molti vuoisi anche de iure. Siffatta osservazione


fa

pure

al nostro proposilo;

non

so
di

se

V Hofler

sia

da

giudicarsi interamente libero della

taccia

aver posta in troppa


riguardo
alla

dimenticanza e
Chiesa
,

l'

originaria

deir Impero

e la differenza che corre tra Chiesa e gerarchia.

Ma
torli di
lievi.

questo soggetto sul quale non mai da sperarsi uniforimparziali,

mit d'opinione. Volendo essere


Federigo nel suo operare
gli

bisogna confessare,
stati

verso
tolta

il

papato essere

non

Non

pu soprattutto esser

l'accusa d' ingratitudine.

Uno
la

dei pi grandi e pi gloriosi pontefici che

mai abbiano tenuta


alzalo a
;

sede di S. Pietro, l'aveva


,

allevato,
la

difeso,

maggior
di

dignit

allorch giaceva prostrala

casa Svcva

il

successore

562
lui

RASSEGNA
,

DI LIBRI

con indulgenza

(Onorio III), che aveva educalo Federigo, lo tratt con lenit, anzi con affezione contuttoci, la morte sola im:

ped a questo ponleGce di ricorrere a quegli estremi rimedii ai quali


si

appigli in appresso Gregorio IX.

Il

conlegno

dell'

Imperatore

nel proposilo della crociala tante volte promessa, tante volle elusa,
poi eseguita quasi a dispello del

Papa e

in

solito,

non credo che possa

giustificarsi

modo certamente innemmeno coli' allegare


, ,

come

nel

tempo

in
di

che

il

Pontefice insisteva sulla crociala

questi

puranche cercasse
ordinalo dentro
dit
a'
si

attraversare tuttoci che da Federigo era stato

suoi regni.

La sana
d'

politica poi voleva

che l'ere-

Normanna
di

segregasse dairimpero,

qualora altres Federigo

non avesse promesso solennemente


dopo
dei

investirne Arrigo suo figlio

aver per s conseguila l'imperiale corona. Lo scarso bene


anni
suoi

che r Imperatore oper in Germania


primi
,

tantoch le buone quando Egelberlo arcivescovo


( ,

disposizioni
di

Colonia

trovavasi alla testa dell' amministrazione

rimasero contrariati dai

susseguenti disordini), da attribuirsi

in

gran parte a quel non


fondati. Gli sono
di

poter egli distaccarsi dal suo bel regno siciliano. Altri carichi che
a Federigo
si

danno

me sembrano meno
nell'

rimstati

proverate
eredilarii
;

avidit e durezza

amministrazione
si

quegli
,

ma

siffatta

accusa quasi del continuo

ascolta

laddove

nelle finanze vengasi introducendo ordine e regolarit.

Non bisogna

nemmeno
ranei

dare orecchio a tulle

le

querele degli scrittori contempo-

giacch l'aumentarsi delle imposte, dei balzelli o dei dazii,

un male che in ogni tempo and crescendo coli' aumentarsi delle rendile di un paese. Codesto aumento talvolta sol dopo pi anni si fa manifesto, mentre il peso delle imposizioni ne' primi momenti
pi grave a sopportarsi.

Comunque
i

ci

siasi

l'essere l'epoca

di

Federigo rimasta presso


riodo pi florido di

memoria come il pequel regno, una testimonianza da non potersi


posteri in onorata
l'

con

levit trascurare.

Nelle vertenze tra

Imperatore e

lo sventurato
il

suo

figlio

(il

re

Arrigo), dove l'autore del libro d al padre tutto

torto,

non dobparti-

biamo perder

di vista

il

principal movente delle azioni di Federigo.

Egli voleva la Germania polente

ed unita
,

co' suoi diritti

colari e co' suoi principi e magnati

ma

sotto la direzione e
d'

come
la

Imperio ereditario della sua casa. Lo spirilo


cipale che aveva

indipendenza muni-

commossa quasi
,

tutta l'Italia,

moveva ancora
,

Germania. Quel Federigo che

intollerante di renitenza

ricominci

RASSEGNA
la
il

DI LIBRI
nella

563

lolla colle cill

lombarde

(lotta

quale indarno aveva speso

vigore e

le

migliori forze l'avo suo),

quietamente nella patria ci che in


bravagli ingiurioso. Di
ci ch'egli

non era uomo da sopportar altra parte dell'Impero semdiritto

reputava

della corona
:

imperiale

non
,

volle cedere

n una minima particella

non abor-

riva franchigie

ma

volevate

come emanazioni

del poter
i

supremo

mentre

le

consuetudini che nelle citt eransi formate, e

progressi

del sistema municipale, a lui

parevano corruttele. NolT opposizione


aveva amici
,

eh' egli faceva ai municipii

principi e

il

clero

ai

quali

aumentava
pieno

le

prerogative

affinch rimanessero fedeli al


a nessuno,

suo

sistema.

Non recher dunque maraviglia


dell' alto
,

come l'Impequando

ratore

concetto della sua dignit

e degli obblighi
,

ad essa inerenti

luti' inteso a

mantenerla e ad adempirli
via diversa
,

vide suo fglio entrare in

una

e mostrarsi o incapace

svogliato di secondare
in

le

sue mire; quando finalmente lo scoperse

amicizia e trattato coi Lombardi da lui riguardati

come

ribelli,

non recher, dico, maraviglia, come l'Imperatore, con pieno


e colle mani sue proprie, annuenti
ritogliesse a questo figlio
1
i

diritto

principi e l'istesso Pontefice,

il

potere a cui lo aveva fatto innalzare.


giudicarsi
partito

concetti dell' Imperatore possono


,

erronei

ma
,

io

do-

mando
a'

se la condizione a cui
ajutato dai Pontefici
,

il

contrario a Federigo ed
la

suoi

avea condotta

Germania

sembri

forse a

qualcuno cosa da
lui

invidiarsi?

Mi sar

forse risposto: ai porta-

menti di
la colpa.

Ed

medesimo, e non all'opposizione, doversene addossar io non esito a negarlo; facendo riflettere, come un
tutti
,

tempo

principi e vescovi quasi

e moltissime

citt

ancora

fossero concordi nella

loro aderenza a Federigo;

come

l'antica e

lagrimevol gara tra


estinta
;

le

case Sveva e Guelfa rimanesse per sempre


,

come
i

l'eredit della corona


nell'

in

quel

modo come
dell'

1'

ave,

vano intesa
barde

popoli Tedeschi

epoca pi florida

Impero

paresse assicurata. La pi potente reazione venne dalle cose


,

Lom-

e dal

non volere

il

Papa un Imperatore autorevole


diritto positivo?

in Italia.

Ecco

il

cardine sul quale tutta codesta mapchina aggiravasi.


il
,

Ma

da

quale delle due parti era

Non soggiace
appassionato
sibili.

a dubbio
si

che nelle posteriori conlese con Gregorio


mostrasse violento, arbitrario, ambiguo,

ed Innocenzo, Federigo
;

infine

che molte sue azifmi furono altamente riprenci

Ma

si

badi alle circostanze, che pur


la

giova

rammentare:

com' erasi dichiarata

guerra

fino

all'ultimo eslerminio, e da

564
ambedue
le

RASSEGNA
parli gittalo via
il

DI LIBRI
;

fodero della spada

ghibellino ed eretico sonavano

pressappoco sinonime

tegno de' legali pontificii

e in ispecie di Alberto di
,

come le parole come il conBeham legato in


;

Germania
uso

oltrepassava ogni limite

come

facevasi sfrontatamente
lotta
,

di qualsiasi

anche pi ignobii mezzo. Codesta


di poi

cominciata
a'

sotto gli ultimi Imperatori della casa di Franconia

toccava

suoi

termini

per essere

ravvivata sotto Lodovico


la

il

Bavaro. Final-

mente rimasero perdenti e V Impero e


aveva
nioni
trionfato.

Chiesa

che degli Svevi

Mentre non posso convenire col


,

prof. H/ler in molte sue opiegli contribuito

non posso per non riconoscere aver


le idee intorno a quest'
titolo del

segna-

latamente a rettificare
ci che indica
il

argomento, avverando
storia

suo libro

il

quale alcerto produrrebbe


di vera
, ,

maggior

effetto se avesse

forma e carattere

anzich

essere una dissertazione critica

ed apologetica

che

tratta di

una

materia, e passa in silenzio altre di non minore importanza. Parecchi

avvenimenti sono mostrati sotto un nuovo


vero lor punto di vista
,

pare a

me

sotto
,

il

coli'

indicazione de' loro proprii motivi

con

dottrina grandissima e coli' appoggio di documenti: una scelta dei quali


(

Regesta

Gregorii

IX. P.

a.

1231-1241

Ex

registro

Ut.
;

Innoc. P,

IV;

Ut. cur. Innoc.

IV

etc.) vien

data neir appendice

mentre
dal

altri

copiosi ne
:

avremo
Albert

nel libro da pubblicarsi

tra poco

medesimo autore

von Beham und

die Regesten

Papst

Innocenz

IV

L'ultima parte dell'opera contiene considerazioni


,

importanti sulle cose di religione

sulla condizione del


(i

clero

sui

nuovi ordini, che furono quasi caricature degli antichi


denti
,

Frati

Gau-

Saccati

gli

Apostolici del Segarello


ec.
)
,

seguaci dell' abate

Gioacchino da Fiore

sulle eresie

e sulle riforme da Innocenil

zo IV messe ad effetto o solamente ideate. Durante


in Italia
,

suo soggiorno
alla storia

il

nostro professore attese con molto

studio

delle eresie nei tempi posteriori al

medio-evo
indagini

sulle quali intendeva


lui
fatte.

a rendere di

pubblico diritto
egli

le

da

Speriamo

sempre che
una parte

dar esecuzione a questo suo pensiero. Frattanto,


trattata
dall'
, (

dell'

accennalo soggetto stata


si

in

modo per
)

diversissimo da quello che

giudica sar

Hfler adottato
titolo
:

in

un

libro di scrittore finora

non conosciuto

che ha per

, ,

RASSEGNA
Kra Dolciiso

DI LIBKI

565

und die

Patarener

historische

Episode

aus

den

piemontesischen

Religions-Kriegeu,
,

Mit

Kirchen-Kultur
,

und
von

rechtsgeschichtlichen Erlauterungen

nach Originalijuellen

Julius Krone. [Fra Dolcioo e

Patareui, Episodio storico delle

guerre

di

religione
,

nel

Piemonte.
giuridica
e 247
,
,

Con
tratte

illustrazioni di storia

ecclesiastica

civile
,

da

fonti

originali

).

Lipsia

18U

pag.

xn

8."

La
in

storia di

Fra Dolcino,

il

quale a molti
i

lettori,

principalmente

Germania, pi conosciuto per (Inf. XXVIII. 55 stata oggetto


) ,

versi della

Divina

Commedia
parecchi

delle

meditazioni

di

scrittori

e,

per dire de' nostri


;

del

Mosheim,

nella Storia delle eresie

e in quella dei Beghardi

dello Schlosser (a balard


(

Gota 1807

e del Gieseler

Storia ecclesiast. IL
,

und Dulcin . 2 ). In Italia


se ne occu)

ultimamente
pato
(

il

prof. Cristoforo Baggiolini Vercellese


e
i

Dolcino

Patareni
profltto

notizie storiche.

Novara 1838

traendo
civico di

segnalato
Vercelli
si
,

dai

codici

MSS.
di

esistenti neirArchivio

e conosciuti col

nome

Biscioni

nome

di

cui finora

desidera la spiegazione.
al lavoro del sig.

vono
riali

di

fondamento
ogni
,

Le notizie del Baggiolini serKrone ; del quale non pu


quantunque
menzione
di

negarsi l'industria
d'

veramente grande nel raccogliere date e mateabbiano qualche connessione


,

sorte che

lontana

col suo soggetto. Egli ha letto e compilato molto in libri


,

nuovi ed antichi

pare che

siasi

proposto

di

far

qualunque volume e dissertazione di cui egli saper potesse il titolo. Troviamo dunque una specie di magazzino di merci diversissime di
qualit

come

di valore, la

maggior parte
:

delle quali

nessuno pensereb-

be a cercare
obliate
a' suoi
,

in

questo luogo

laonde temo che molte ne rimarranno


caso non disponga.

quando altrimenti
si

il

Fra Dolcino ed
podest,
gli

seguaci non

limita questo libro; giacch alla loro istoria


i

(pag. 1-93)
statuti
,

fanno seguito dissertazioni concernenti


vita sociale, nel

le antichit giudiziarie e la

Piemonte e
;

in

una parte
de'

dell' Italia
,

settentrion.de nei secoli


e

XII>XV
N

la

milizia
,

Comuni

e la societ del popolo


la

dei nobili.

vorrei

volendo, potrei rivocare in dubbio

diligenza dell'autore, essenVa


l
,

done impressi
zioni sono
scelta

segni in ciascuna sua pUgina.


di
fatti

queste disserta-

una farragine
critica.

presi

qua e

senza troppa n

L'Economia

politica del Cibrario, le dissertazioni

del Ricolti ec., sono tra le fonti principali ond' egli

ebbe attnto:

566
e
i

RASSEGNA

DI LIBRI

materiali copiosissimi che

richiesto avrebbero

si contengono nel primo di quc'iibri, una penna pi abile di quella del nostro autore.
,

frate

Tornando ora al soggetto principale dell' opera ramingo, non posso tacere com'essa sia scritta
,

la

storia del

in

uno
;

stile

che assai meglio che a storia


cercato, ampolloso, ricco di

romanzo

si

converrebbe
,

bench
ri-

finanche in un romanzo non saprei giudicarlo buono

siccome

metafore e

di

grandiose descrizioni,

riboccante di epiteti e non troppo geloso della logica.


della
vita e dei

La decadenza
non
stati

costumi

clericali conosciutissima ,e la Chiesa

l'ha
nari
tra
i ,

giammai negata: che anzi parecchi


cominciando da
S. Pier
,

de' suoi pi chiari lumi-

Damiani

e da

Gregorio VII, sono


cosa pi
,

primi ad accusarla
ai

e a invocare

una riforma. Quindi


farsi

me

sembra che

nostri giorni potrebbe


,

utile del ri-

petere continuo

a divertimento degli oziosi

quello che ne' secoli


si

addietro assai meglio e con maggior proGtlo


la lena

disse

del perdere

in esclamazioni e declamazioni

e del colorire pitture nelle

quali

il

nero predomina pi assai che in quelle del Caravaggio e

dello Spagnoletlo.
altri tra
i

La tenerezza
fratelli

poi del nostro autore

e di parecchi troppo

moderni) per
L'avere
i

tutto ci

che

sente d'eresia,

manifesta.

apostolici del

Segarello

predicata ed
di

operata una comunanza

di

beni ec. di

gran

lunga pi estesa
i

quella dei comunisti del secolo decmonono; l'avere

panteisti, con-

dannati nel sinodo Parigino del 1209,

argomentato pubblicamente
,

per

la

dottrina a esser puro tutto ci che viene operato dall'amore


;

giacch non pu peccare lo spirilo che in noi qual Dio agisce


a

non aver bisogno

della grazia del battesimo


;

figli

quando

fossero

procreati con donne della loro fede

l'avere Fra Dolcino insegnalo,


il

non essere sottoposto a restrizione alcuna


donna, e
la

consorzio tra

uomo

lo

spergiuro permettersi nelle cose dell'inquisizione; l'essere


di briganti
,

vita

sua negli ultimi anni stata piuttosto da capo


;

che

da profeta

l'

essersi
,

finalmente quasi tutte

le

sette

superbe del

pari ed intolleranti

malgrado
;

le loro pretensioni di

riforma abbanbasti ai
filo-

donate

ai

pi orrendi eccessi

luttoci

non pare che


I

sofanti istorici e filantropi del secol nostro

Pu

darsi

per

che

una malintesa generosit


la

sia la

cagione
(1).

di

una tanta

parzialit per

causa che rest soccombente

(i)

Colgo questa occasione per aggiungere alcuni


;

cenni sopra

le

opere

moderne che trattano della Storia ecclesiaslica campo nel quale stata di recente immensa l'operosit. Parlando in primo luogo degli autori catlollci

ASSEGNA
Dopo
litica

DI LIBRI
libri

567
di storia po-

di

avere

fin
,

qui parlato di

che trattano

ed ecclesiastica
il

far fine a questa parte della


alla

mia

Rivista

con

uno

scritto

quale principalmente

storia dell'arte

riguarda:

Die Reiterstatue des OstgothenkOnigs Theodorich

vor

Cari des Grossen zu Aachen. Von Prof.

DJ

BocK.

dem Palaste La statua


(

equestre di Teodorico re dei Goti dinanzi al palazzo di

Carlo-

magno

in

Aquisgrana

).

Bonna 1844

pag. 170 in 8vo.

Quantunque a prima
fare coli' Italia
,

vista questo libro

non sembri aver che

contuttoci esso ha relazione ad


la

un soggetto im-

portantissimo anche per

cognizione dello stato di quel paese nei


,

primi tempi del cos detto medio evo. Agnello

sacerdote ravennate

osservo

come

la

grand' opera cominciata dal conte Federigo Leop.


giunta col

Slolberg

volume 40." non oltre all'anno 1152. F. Ritler , gi professore a Bonna, ora professore e canonico a Breslavia ha condotta l'opera sua all' an. 1790 ( voi. I. a III. 1826 seg. ); Kalerkamp gi professore a Munster giunse col V." voi. alla seconda crociata. La nuova opera del prof. Dllinger di Monaco (Rat. 1840),
(nel 1806), e continuata da F. de KerZy

abbraccia

tempi decorsi
la

dall'

origine del

cristianesimo sino alla riforma

questa senza dubbio

pi dotta, la

pi critica ed elaborata di tulle

le
(

In opere scritte da'cattolicl sopra questo argomento. Il libro di Gio. Alzog C. Riffet un voi. Magonza 1844) un compendio non privo di merito.
,

ha Incomincialo un lavoro estesissimo sull'epoca che procede dalla riforma

Magonza 1844, voi. 1. 2.). Neander professore a Berlino, arriva col X. voi. (Amburgo 1836 seg.) sino all'an. 1294. I. C. L. Gieseler^ gi prof. a Bonna, ora a Gottinga, col voi. III.'' p. !. giunge alla pace di Westfalia. L'opera sua (voi. I." 1824, IV. ediz. 1844 voi. 11. IU., 1826-1840) diviene innel secolo
gli

XVI,

sino ai giorni nostri (II."edlz.,


il
,

Tra

autori prolestantl,

dispensabile per lo studio, giacch nelle note copiosissime contiene estratti


di tutti
i

pi importanti testi dei Padri, degli scrittori pi ragguardevoli, ec.


cosi

formando
rattere

un repertorio ricchissimo dei pi


diverso
il

preziosi materiali.
,

Di ca-

aflTalto

libro di

A. F. Gfrorer
,

professore e bibliotecario

a Slultgarda (voi. I." a III.'', 1842 seg.) che per ora giunge alla morte di Papa Silvestro li. Un ottimo compendio quello di C. Ilase prof, a Jena 1844 ). La Storia della Riforma venne trattata da ( I." ediz. 1834; Y.* ediz.
,

moltissimi

tra

quali ha credito pi distinto l'opera di F. Marheineke


).

pro-

Di opere d'argomento particolare non fo parola. Il Gius canonico venne trattato con maggior plauso tra f cattolici da F. Walter, prof, a Bonna (ediz. I.' 1822, elz. IX.* 1842 ) ; da C. A. de
fessore a Berlino (ediz. II.* 1831

Droste-HUlshof

gi professore nella

medesima Universit
i
;

(ediz. II.*
C.
II.*

1832);
Eichorn

protestanti, da da G. PhiUips (I.* parie, 1843): e tra (due voi. 1831), e da E. L. Richter (ediz. I." 18U ediz.

Fr.

1844).

Ap. Voi.

II.

72

568
il

RASSEGNA
,

DI LIBRI
le

quale nelia prima met del nono secolo scrisse


le quali
,

Vile dei del

ve-

scovi di quella metropoli


pontificalis
dell'
,

gi note col

nome

Liber
sede

sono

la principal fonte
,

per

la

istoria dell' ultima

di

Impero occidentale ci ha lasciata una notizia piuttosto esatta una statua equestre del re Teodorico che a' suoi giorni non
,

vcdevasi pi dirimpetto all'antica reggia di

Ravenna
vedevasi

ma
:

in quella

d'Aquisgrana
la

di

cui nulladimeno durava in quella prima citt


la

memoria. Secondo

sua

descrizione

gi

Pyramis
sex.

tetragonis lapidibus et bisalis in altitudinem quasi cubitorum


,

Desuper autem equus ex aere auro fulvo perfusus ascensorque eius Theodoricus rex scutum sinistro gerebat humero dextero vero bra,

chio erecto lanceam tenens.

Ex

naribus vero equi patulis

et ore vo-

lucres exibantf in alvoque eius nidos aedificabant,

sumat Franciae
equus
ille

iter

et

eum

aspiciet. Alii

equus pr amore Zenonis imperatoris


praestanlissimus

Qui non aiunt quod supradictus Pro factus


credit,
fuisset. isto
,

ex aere factus
;

auro ornatus

est
,

sed

Theodoricus suo nomine decoravit

et

nunc poene anni 38


et

Karolus rex Francorum omnia subiugasset regna


percepisset a Leone III

cum Romanorum

papa imperium
,

Petri sacramentum praebuit


gressus
,

revertens in

postquam ad corpus Beati Franciam Ravennam in,


,

videns pulcherrimam imaginem


,

quam nusquam
fecit
(
,

similem,

ut ipse testatus est

vidit

in

Franciam deportare

atque
,

in
lib.

suo eam firmavit palatio qui Aquisgranis vocatur.


pontif apud Muratori. R.
I.

Agnellus

S. T. II, P. l.\ p. 123).

Finqu

lo storico

Ravennate. Ci rimasta intanto un'altra rela-

zione di persona che vide la statua e ce ne lasci


la

quale in pi luoghi

oscura

serve

per

una descrizione; grandemente a dare


e
del

un'idea pi chiara

e di una tal opera d'arte

luogo

dove

ultimamente trovossi collocata. Codesto relatore Walafrido, detto


Strabo; uno dei poeti dell'epoca dei Carolingi, cos ricca
rosit e di studi.
di

ope-

Nato

nell'

807

venne educalo nella celeberrima


Reilhenau
il
,

scuola di Fulda

da monaco

nell' isola di

divenne cappoi

pellano alla corte dell'Imperatore Lodovico

Pio

abate

di

Reithenau. Mor in Francia


glie di

nell'

849. All' Imperatrice Giuditta,


il

mo-

Lodovico e madre
alla corte

di

Carlo
,

Calvo

Walafrido
(

il

quale
luditt

fu

ammesso

nell'

829

intitol

un poema
editi.

Ad

imperatricem. Versus in Aquisgrani palatio


vici imperatoris
) y

Anno

XVI

Ludo-

il

quale parla della famiglia imperiale e del loro


il

seguilo, descrivendo inoltre

palazzo (Palatium

Pfalz) e

RASSEGNA
pero.
Il

DI LIBRI

569

suoi contorni, e facendo parola dello slato e dell' avvenire dell'Im-

poeta parla o in

persona

propria

ovvero

introducendo
y

come

interlocutrice

una persona allegorica, da


contengono
solenne
, i

lui delta scintilla

i.

e.

spirilus. Questi versi

la

descrizione della statua di Teola

dorico

che Walafrido avea veduta collocare presso


,

porta

del

palazzo

da cui
,

esce
i

la

processione
,

coli'

Imperatore

r Imperatrice

loro Cgli

principi

sacerdoti e cortigiani.
le

Mettiamoci a considerare attentamente


Della base egli non fa cenno. Agnello
il

parole di

Walafrido.

e'

informa come a Ravenna


:

monumento
Una

posasse sopra un piedestallo piramidale


,

c'

dunque

luogo a supporre
in alto.

che ancora

in

Aquisgrana esso fosse collocato

notizia assai confusa presso


all'

un cronista
,

di

questa citt,

reca che sino

anno 1356
si

nell'

antico mercato
gli

presso alla porla

orientale del palazzo

vedessero

avanzi di un

monumento

quali verisimilmente appartennero al nostro colosso equestre.


lafrido dice, che

Wa-

Teodorico cavalca sopra pietre e piombo e vuoto

metallo

super lapides

plumbumque
il

et

inanae metallum
briglia
il
(

currit
frena
;
) ;

equo
che che

V.

69

che

cavallo
la terra

senza
,

desunt

con tre piedi calca


in

mentre
notoraia

quarto sollevato
ante
,

ogni parte

si

scuopre

la

rentibus undique

nervis

pedes

ternas pa-

ille

tuus

sonipes

v.

tamen ipsa pedem vanis conatibus


occorre in questo luogo

unum
il

76

77

lam
).

levasti, v. 80, 81

Ci

rammentare

passo di Cassiodoro nella


,

Formula ad praefectum Urbis de Architecfo publicorum

scritta

a
,

nome

di

Teodorico

laddove parlando delle opere d'arte in


:

Roma

egli cita le statue

monumentali

Conspiciet expressas in aere vetias;


;

nisu quosdam musculos tumentes

ncrcos quasi yradu tensos; et


,

sic

hominem fusum in

diversas similitudines

ut credas potius esse gecri-

neratum. Mirabitur formis equinis signa etiam inesse fervoris : spatis enim naribus, ac rolundis, constrictis membris, auribus
mulsiSf credit forsilan cursus appetere
,

re-

cum

se metalla noverit

non

movere.
proprio

Var. VII. 15).

Quel
,

ai

tempi

di

Teodorico

medesimo gusto nelle arti ch'era sembra che fosse passato senza al-

terazione a quelli dei Carolingi.


dei

Sul destriere era seduto


infuori,

il

re

Goti,

ignudo, da

una

pelle

che scendevagli

dalla

destra spalla sul dorso [cur dextra de parte

nolam gestare videlur?


fruatur,
v.

nudus ob hoc solum puto ut atra


chiaro che
la
:

pelle
,

52, 53).
dei

pelle indica la pelliccia

costume

nazionale

guerrieri goti

ma non

pur tale

la

significazione del campanello

570
(

RASSEfxNA DI LIBRI
) ,

noia

alla cui
pelliccia
,

forma pu darsi che somigliasse

la fbbia

che

rite-

neva

la

supposto che in ci non sia qualche allusione a noi


:

nascosta. Il poema non dice nulla intorno alla persona del Re sappiamo per da scrittori contemporanei come anche in et avanzata Teodorico conservasse una maestosa bellezza. Del pari che Agnello, Walafrido fa menzione della lancia exornatis aurea membris
, (

la

spicula

fert

v.

60

cio
g'

V hasta regalis
Imperatori greci
ci
,

di

Cassiodoro

simpo-

bolo
poli.

dell'

autorit presso
la

come presso
il

altri

Tale era

statua, di cui

dice
le

ancora

poeta, che

mattina, a mezzogiorno e di sera,

colombe (che Alcuino acnel circondario del pa(

cenna come
lazzo
)

si

trovassero in gran
riposarsi

numero

solevano

sopra di essa.
,

Cernimus aerias simul


media
et vergente
,

adventare columbas
nire
,

terque

die exorta

ve-

v.

46

47

).

Alcune
cilmente
:

altre cose in questi versi


di

accennale

si

spiegano

diffi-

che principalmente da attribuirsi


quale
eretico
il

la

colpa al punto
,

di vista nel

poeta

si
)

fu collocato. Walafrido

a cui Teodo-

rico

come

blasphemumque Dei ipsius magnaeque addicit abysso, v. 35-37), scorge dorata il simbolo dell'avarizia la quale mai
,

Ariano

omni maledicitur ore sententia mundi ignibus aeternis


era in odio
(

nella imagine

di

lui

non

si

appaga, in
spe-

paragone

dell'

Imperatore benigno e pio


(

e pieno di gloriose
)
,

ranze. L' acqua senza posa corrente

v.

67

viene introdotta sotto


satolla
:

forma
fosse

di

metafora

parlando

dell'

avarizia

non mai
i

del che
vi

parlasi in

modo da
la

far supporre che sotto

piedi
di

del

cavallo
Il

pure

rappresentazione o l'emblema

un fiume.

passo

troppo oscuro perch noi possiamo giudicarne con qualche certezza.

Lo

stesso

pure
v.

di

un
)
,

altro verso

stipata
di

satellite nigro^

63

che

[Aurea quod regnat sembra indicare l' esistenza

un' altra figura non dorata a canto al cavallo.

Ora
parere

si

potr domandare

qual fosse l'origine della statua e quale


Il

r intendimento con cui fu fatta.


di alcuni di
,

racconto d'Agnello

secondo

il

che pensano quel monumento essere stato eretto


Zenonis)
,

ad

onore

Zenone imperatore [pr amore


;

fondasi

probabilmente sopra un equivoco


e da altri scrittori
tra
il
,

giacch sappiamo

da Jornande
le relazioni

come, allorquando erano amichevoli


di

re de' Goti e la corte


di

Bisanzio,

Zenone facesse erigere


al

una statua equestre


poli.

Teodorico dinanzi

palagio di Costantinoidentica

Non mi sembra

esservi

buona ragione per credere

, ,

RASSEGNA

DI LIBRI

571

questa statua e quella di Ravenna, ammettendo ch'essa fosse


data in Italia con altre cose preziose
peratore.
(

man-

ornamenta] da Anastasio Im-

Le

relazioni di Teodorico e dei Goti coli'

alterate di gi pel carattere che questi presero

distruzione d' Odoacre

cambiarono

nell'

Impero orientale, Italia dopo la andar del tempo da capo


in

a fondo; e gli ultimi anni della

vita di
,

questo gran re videro na-

scere ed avvicinarsi quelle lotte


trassero a rovina la

lustri dopo la sua morte monarchia da lui fondata. Dopo che morto Anastasio, una nuova schiatta (Giustiniano) venne in possesso del

che

sei

trono imperiale, l'esistenza del regno Gotico pericolava. Questa reazione ne suscit un' altra presso
gli

stessi

Goti.

Mentre

ne' suoi
i

primordii Teodorico aveva tentato di conciliare la coltura e

co-

stumi romani cogli elementi del Nord


vita la lotta di

negli anni estremi della sua


si

questi

principii

discordi

fece

viepi

violenta.

questi anni appunto appartenne la


,

costruzione della

reggia

di

Ravenna

dirimpetto alla quale venne collocata la statua. Nel


,

muRare

saico al di sopra della porta d' ingresso del suo palazzo

Teodorico

vedevasi rappresentalo

come
;

salvatore d' Italia


e la

liberatore di

venna

protettore di
l'

Roma
, ,

movenza

dei braccio della statua

in alto d tener

asta

simboleggiava in certo

modo come

il

non
desse

vestilo alla
il

romana

ma

neli' abito

nazionale sopraddetto, pren-

possesso del paese conquistato. Gli elementi nazionali no-

vamenle prevalevano.
Ci

manca

ogni qualsiasi notizia circa


eseguito.

il

luogo dove quel


potendo

modarsi

numento venne
che
tico.
il

Non
ai

si

pu nemmeno
di

asserire che nel suo

insieme esso appartenesse

tempi

Teodorico;

cavallo in ispecie venisse tolto da altro


,

monumento
il

pi an:

Non mancavano
non

vero

scultori e fonditori in Italia


i

ma

la

decadenza della statuaria presso


degli Antonini,

Romani
fiducia

subito dopo
rispello alle

periodo

ispira troppa

opere del

tempo dei Goti. Dopo la rovina


di lui
dell'

del regno che Teodorico avea fondato


in
,

la

statua

rimase tuttavia

Ravenna. Si e credulo che


al

malgrado

odio dei vincitori

essa venisse lasciala

suo posto per non


professavano
se
si

offendere quei sensi

di

divozione

che

gli

abitanti
,

all'antico loro sovrano:

ma
di

ci

sembra improbabile
tomba
gi
Neil'

consideri

che Belisario non dubit

violare la

stessa di

Teodorico

del quale furono sparse al vento le ceneri.

801

secondo

il

ricordo di Agnello, Carlomagno, a

cui

verso

il

787

papa

Adriano aveva concedalo

di servirsi de'

marmi

e musaici degli edi-

572
fizii

RASSEGNA
ravennati
,

DI LIBRI

condusse

in

Aquisgrana, sua princIpal sede, que-

st'opera ammiratissima; ed ivi,


locala presso

come

si

detto, essa

venne col-

una

delle porte della

reggia.

Non

si

nisse a perire: forse ci avvenne nell'invasione dei

quando veNormanni (881);


sa

forse venne distrutta dal terribile incendio dell'anno 1146, di

cui

dice l'annalista

(Quix, Cod. diplom. Aq, pag. 71 ): Aquis irrecuperabiliter concrematum est. Dopo il regno di Lodovico ne sparisce
I

ogni traccia.
versi di

Walafrido
il

si

conoscevano da lungo tempo


:

essi tro-

vansi stampati presso

Canisio
li.
il

Sasnage.

Amslel.
,

Thesaurus monument.
;

ec. ed. lac.

1725,
:

2*27

e nella Bibl,
,

max. Patrum.
l'ordine
(

gli

Ed. Lugd. T. Vili


delle
parli

ma

testo

corrottissimo
del

inverso

la

strana ortografla
in oris
,

nome

Tetricus italicis

quondam regnator
scrittori
,

v.

30

avevano

indotti in errore

bench

la

traslocazione della statua di Teodorico vi fosse

manifesta. Al prof.

Bock
,

di

Aquisgrana
il

dottissimo
di

archeologo ora

stabilito a Brussellcs
ristabilito
il

dovuto

vanto

avere in qualche

modo
e

testo
,

illustrandolo con erudizione grandissima

con

eguale sagacit

e di aver dimostrata con valide prove la

costru-

zione dei palazzi dell'epoca Carolingia. Niuno di quei palazzi pi

importante
dove pass

di
gli

quello d'Aquisgrana

luogo

da

Carlo
colto

prediletto

ultimi anni e dove fu

eziandio

dalla

morte.

Una

parie cospicua, bench varie volte rammodernata, di questo edi-

fizio, esisle tuttora nel centro e nella parte pi elevala della citt;

l'odierno palazzo municipale

Rathhaus

famoso per
Carlo
(

le

incorona-

zioni di tanti Imperatori sino a quella

di

descritta

da

Baldassarre Castiglione
cipi, ec.

allora nunzio apostolico

Lettere di prin-

I.

69

V.

9; Giordani, Della venuta e dimora in Bo,

logna di Clemente VII

ec. pag.

161 dei Doc.

).

lazzo venne egualmente trattata dal prof.

Bock

La storia del paDas Rathhaus zu


e
la

Aachen

Acquisgr. 1843

).

Siccome

la disposizione

pianta
la

dei

campi

militari

avevano somministrata V idea primitiva per


ville

costru-

zione dei palazzi e delle grandi


ravvisare

degl'Imperatori, cos forza


fra la celeberrima villa di Dio-

una grande rassomiglianza


(

cleziano sulle coste di Dalmazia

nelle cui

mura

rinchiudesi gran

parte di Spalato moderno

il

palazzo Costantiniano nella nuova

capitale sulle sponde del Bosforo.

Una

tal

norma pass per

tradi-

zione a quei popoli


coi

quali in pace e in guerra ebbero

che fare
Il

lazzo di Teodorico a

Romani, e finalmente si elevarono sulle rovine di essi. Ravenna e le reggie di Carlomagno a


,

pa-

Ingel-

RASSEGNA
heim
sul

DI LIBRI
,

573
sotto

Reno e

in

Aquisgrana

sono

gli

edifizi

un

tale

aspetto di maggiore importanza. Della fabbrica Ravennate, di cui


tuttora
si

vedono ruderi preziosissimi presso


,

la

chiesa di S. Apol,

linare

nuovo

dissertarono molti distinti archeologi Italiani


i

e pa-

recchi Tedeschi: tra


palrii
(

primi

il

Fantuzzi

indagatore indefesso dei


i

monumenti;

lo

Zirardini ed altri: tra

secondi,
(

il

Rumohr
Bock

Italienische

Forschungen

Bauwei^ke von Ravenna.

voi.

I )

il

Quast

Die altchristlichen

Beri. 1842). Gli scritti del prof.

diffondono una chiara luce sopra siffatte materie. La casa regia di

ci

Carlomagno a Ingelheim sventuratamente distrutta e non altro rimane fuorch la descrizione del palazzo con quella delle pitture e degli ornamenti di esso e della cappella nei versi di Er;
,

moldo Nigello

altro poeta

dei

tempi

Carolingi
,

Carmen

tra

ho-

norem Lludowici Caesaris Augusti; Pertz


sulla

Monum, Germ.

hist. Il):

fede dei quali

il

ciclo delle pitture della cappella


(

venne spie-

gato dal dottor Lersch

Die geistlichen Malereien in der Hofkapelle

Carls d. gr. zu Ingelheim.

Col. 184-5); quello della sala princi(

pale del palazzo, dal prof. Bock


des

Die Bildwerke in der Pfalz Ludwig

Frommen zu

Ingelheim, nell'annuario: Niederrheinisches Jahr-

buch fr Geschichte und KunsL II. tra Ravenna ed Aquisgrana merita


L'ottagono
,

Bonn

1844"

).

11

rapporto

di esser

preso in

particolare

considerazione. Della similitudine dei due palazzi ho gi fatto parola.


di S.

Vitale divenne

il

prototipo

della

chiesa

di

Nostra Donna
anni 796-804
citt.

ediGcata da Carlo nel circondario della reggia negli

e che oggi ancora


le

il

principale ornamento della

In essa vennero collocate


,

colonne di porGdo, di granilo e

di

marmo
,

trasferite

da Ravenna e da
di

Roma

rapite dai Francesi


della chiesa
;

nel 1794

con rovina
,

una parte bellissima


il

poi in

parte ricuperate
nificenza del

ed ora rimesse al loro luogo, d'ordine e per


Prussia
,

mu-

Re

di

quale impiega

somme
(del

cospicue per

far tornare all'antico splendore quest' edifizio


il

quale scrissero

Nolten

il

Quix

ed ultimamente F,MertenSj iiber die Karoling-

ische Kaiser kape Ile


Il

zu Aachen,uc\ Giorn. d'archit. del Forster, iSO],


(

Vetera monumenta ) presso il Ciampini musaico della cupola dicasi degli altri musaici, de' quali non pi non si vede; e lo stesso e pi traccia. Della statua di Teodorico ajjro non rimane fuorch la
,

memoria.
Berlino, Giugno 1845.

Alfredo Rbumont.

574

RASSEGNA
alla

DI LIBRI

Monumento
Elogio
di
,

memoria

di Carlo Botta, eretto in S. Giorgio Ca-

navese sua patria.

Carlo Botta
18i5.

scritto dall' Ab.

Fruttdoso Becchi.
opuscolo di

Fi-

renze

Ninive

le

Calvi.

Milano

Scoperte di Paolo Emilio Botta


,

Gottardo

1845.

In quest' Appendice

destinala a
,

far
si

parola delle opere e degli

uomini che illustrano


dagl' Italiani al pi
in S. Giorgio

la storia

non

pu tacere

dell'

onore reso

grande de' nostri

storici

moderni. Non ha guari


i

Canavese, ove Carlo Botta trasse

natali, fu elevato
fatto

un semplice ma decoroso ed elegante monumento


scultore italiano a spese di una societ

da valente
,

d' Italiani di
il

Piemonte

del

regno Lombardo- Veneto,


e appena

di

Toscana. Se ne fece
il

progetto nel 1839;


,

ebbe

di

ci sentore

Barone Carlo Marochetli

che

ri-

volse gentile lettera alla

commissione per chiederle che a

lui fosse

dato

sodisfare a

r incarico di condurre questo lavoro. Egli lo chiedeva per un dovere che g' imponeva 1' amore paterno portatogli
e

gi

dallo storico,
,

protestava che ninno


di lui nella pia

avrebbe messo n pi
opera.

affetto

n pi disinteresse

La commissione

ader alla

domanda

e lo scultore statu di fare


,

consisterebbe in un busto di bronzo

un monumento che sostenuto da un piedistallo


ai soscrittori.
;

ornato

di

bassirilievi di bronzo, e

si

obblig a trasportarlo al suo


Fatte

luogo
le

e di farne
,

una
il

litografa

da distribuirsi

convenzioni

l'

opera fu intrapresa e terminata

e ora adorna a
(1).
,

S.

Giorgio Canavese

cortile della casa stessa del Botta

Il

to-

tale delle spese

somm
poi

a 7,706 lire italiane e 95 centesimi

delle

(1) II

monumento

ha

sulle tre faccie queste iscrizioni dell'Avv.

Gae-

tano Demarchi.
Sulla faccia sinistra.

Non per eternare un nome Ma perch la gloria di suoi concitladini A magnanimi sludi Conforti. Delle italiche vicende E delle glorie Americane Sulla faccia destra. Mirabile descrittore Possa Questo segno di riverenza Che Italiani tuoi e stranieri Tuoi ammiratori t'innalzano Durare Quanto
A
Carlo Botta

Gi per virt propria Immortale

lui

scritti.

Sulla faccia posteriore

Nato

in

questa casa

Il

di sesto di

novembre

MDCCLXVI

Mori

In Parigi

Li dieci agosto

- MDCCCXXXVII.

RASSEGNA
quali

DI LIBRI
la

575

7,144 e 80 centesimi

furono

ricompensa dello scultore.


Piemontesi
nella
,

Questa

somma
:

fu fornita da

464

soscrittori

pi

gran parte

vi

sono solamente pochi Lombardi e Veneti

un solo

Romano, un Reggiano, trentanove Pistoiesi, e due Italiani dimoranti a Parigi. Non sappiamo spiegare questa assenza dell'Italia
centrale e meridionale agli onori di Carlo Botta
,

se

non che

col
si

supporre che V invito

di soscrizione
il

non avesse

la
le

pubblicit che

richiedeva. Sarebbe stato bello

vedere tutte

Provincie d' Italia


di

concorrere a gara a rendere l'estrema testimonianza


e di affetto ad

reverenza

Sarebbe stata

un uomo che una di quelle


gli

tanto

am

ed onor ciascuna di esse.


di

solenni
i

dimostrazioni

gratitudine

che illustrano

individui e

popoli, e sono feconde d belle spe-

ranze. Ci era necessario oggi, che presso certuni e venuto di


il

vituperare con frasi

maligne

lo storico a

cui

l'

Italia

moda moderna
combate

non vanta
tere

T uguale, e l'uomo che spese l'intera


le

vita a

con tutte

forze a sostegno dell'

umanit

della

libert
il

della ragione.
i

Certamente era opera benefica


e alcuni
lo

della critica

notare

dife'ti

dello scrittore:
si

fecero con

ingegno leale, e
tralascia

mostrarono quando
tradice a s stesso,

dilunga dal vero, quando

alcune

vicende importanti, quando incerto nelle opinioni, quando con-

quando non apprezza adeguatamente


:

certi

tempi

e certi scrittori. Tali difetti era bello e necessario notare

ma

era in-

degno vituperarlo perch amava


della filosofia d'oggi,

gli

esempi dell'antica libert, perch

faceva guerra alle istituzioni della barbarie, che da taluni, a


si

nome
questi

vorrebbero richiamate
i

in

vigore.

sono quei perduto

sofisti

medesimi
vi

quali,

come
,

il

Botta stesso diceva, hanno

la
,

greca e latina libert

e p'^rderanno ancora la libert


il

europea

se

non

posto riparo. Dalle ingiurie di costoro


nel
bello ed

Botta

fu gi difeso dal Becchi


di lui, e

eloquente elogio che scrisse


in

che ultimamente stato ristampalo


i

Firenze

(1).

Il

Becchi
i

non dissimula
(1)

difetti

del Botta

ma

mette anche in piena luce

nelle Prose edile ed inedile delVAb. Frultunsn Becchi, segrelario del-

l'Accademia della Crusca, Firenze, Tip. Campoiraf 18i3. Questa raccolta, che
preceduta da poche
gli

ma

gravi e solenni parole di G. B. Nlccolinl, contiene


i quali, oltre al Botta, Guglielmo Roscoe , e fiorentini Docosa appartenente all'erudizione storica,
1

elogi di valentissimi storici e dotti antiquarj, tra


,

basta ricordare Leopoldo Cicognara

menico Sestlni e G. B. Zannoni. Come vogliamo ricordare anche la lezione intitolata: De' cerchi di Firenze e delle sue porle nella quale 11 Becchi raccolse II fruito di molte sue attente ricerche
,

sulle antichit fiorentine.

Ap. Voi.

II.

73

576
suoi molti meriti

RASSEGNA
come
scrittore e

DI LIBRI

come

cittadino, e ne apprezza

degnamente

Io splendido stile e la calda

eloquenza.
il

Loda

il

suo
dofu
,

ardente amore di patria, di libert, di virt, e

suo odio
,

al

minio straniero

e mostra che se fu avverso a Napoleone


il

lo

solamente perch

gran conquistatore fu traditore


la

di

Venezia

perch portava a tutta

nazione dura servit

la spogliava di

ogni sua gloria. Sul suo grande


si

amore

del

vero e del buono


timido
tali

egli

esprime cos

che al vero non sia

amico

il

dica
la
il

quella libera franchezza onde discorre di


purit della religione e della morale
velo
;

che corruppero
le turpitudini

il

dica quello squarciare


rivelare

onde s'asconde l'ipocrisia, quel


,

di

certi cherici

quel mettere in aperto

gli

abusi di un troppo esleso


tribunale anche pei re,
si
il

potere, quel far

memoria che

esiste

tribunale della storia, che non

comprime: il dica si inflne quel fermar generoso, che se talvolta popoli si commovono a novit non sempre colpa dei popoli ma di mala amministrazione, di eccessivi gravami di un freno insomma troppo duro e di un manifesto disprezzo delle nazioni . Quanto ai pregi di sommo
i
,

un compra n
,

scrittore,

nota

giustamente l'efficacia e
,

la

maest dello
,

stile, la
i

potenza della lingua


delineati da

l'

arte del maneggiarla a suo talento


il

quadri
le

maestro che non teme


splendidissime,
la

confronto dell'antichit,

descrizioni
il

forza irresistibile con cui trasporta

lettore
il

e tutte le altre virt per cui mostr al

mondo che

fra

noi

genio di Tito Livio, di Sallustio, del Machiavelli e del Guic,

ciardini

non era ancor spento


si

Pregi
le

tutti

per cui in Italia

si

ristampano e

leggono con avidit

sue opere, anche ad onta

delle dicerie degl'ipocriti e dei sofisti.


Il

Botta

morendo

lasciava pi
le

figli

uno
,

di essi.

Paolo Emilio,

continua presentemente

glorie del padre

e onora presso gli stra-

nieri l'Italia. Coltiv lo studio delle scienze naturali e delle lingue

orientali, e

vivente

il

padre viaggiando in America, quando giunse


vi

nella rada di Valparaiso,

fu,

come

figlio dello storico dell'indi-

pendenza americana, festeggiato e salutato dalle salve


Pi tardi intraprese un viaggio scientifico
fu spedito

dell'artiglieria.

in Affrica; e

ultimamente
ivi

nel

1842 dal governo francese console a Mossul, ed


si

acceso dell'amore delle cose antiche


delle magnificenze di Ninive.

pose a ricercare

gli

avanzi

La superba

citt

che aveva seicentomila abitanti

e circa sessanta

miglia di giro, scomparve venticinque secoli fa, ravvolgendo nella

RASSEGNA
immensa rovina
la

DI LIBRI
sue
arli
,

577
le

sua

civilt

le

sue magnificenze.
in faccia a

Nella vasta e deserta pianura sulla sinistra del Tigri,

Mossul rimase solamente il nome di Neiniveh a un piccolo villaggio arabo che sorge sopra una collinetta. Il Niebliur, il Kinneir, o

r archeologo Rich
cavarne ninna certa

gi

osservarono quel

luogo,

ma

non poteron
il

notizia. Sicch credevasi

oramai che

tempo

avesse distrutto anche le rovine,

e credevasi impossibile di deter-

minare la situazione precisa della potente citt. Paolo Emilio Botta giunto sulla faccia del luogo, con ardente desiderio di tutto tentare
per farvi qualche scoperta,
di
si

accinse all'opera con quella fermezza

volere a cui aggiungono forza gli ostacoli. Osserv attentamente


vasta pianura
,

la

fece scavi nella collina ove sorge

il

villaggio di

Neiniveh,

trovando mattoni

con caratteri cuneiformi

e pietre

mai Pagando chiunque gli portasse mattoni scritti, e destramente procurando di aver notizia dei luoghi ove erano stali
portanti qualche segno di antiche sculture, s'infervor pi che
nella sua opera.
trovati,

giunse ad aver contezza del

villaggio di
offriva

Khorsabad
l

che

dista circa sei leghe da


tatti coperti
si

Mossul

e che

mattoni pi grossi

di scrittura

cuneiforme. Allora recatosi

con operai
di
ri-

dette a fare scavi pi grandi, e scopr finalmente

una parte

un magnifico palazzo,
veleranno
al

tutto pieno di sculture e di epigrafi che

mondo V

arte e la storia degli Assirii. Lieto della bella

scoperta, ne inform nel Luglio del 1843 l'Accademia delle Iscrizioni


e Belle Lettere, le

mand

alcuni disegni, e chiese al governo denari


gli scavi
,

per continuare con pi celerit

un disegnatore valente

che ritraesse

le

sculture pi

preziose nel
all'

momento

slesso

che

si

scoprivano, affine di

non

le

perdere
Il

istante

medesimo
i

nel

caso

che

la

rovina venisse a guastarle.


incaric di

governo accord

domandati

soccorsi, e

andare

Mossul Eugenio Flandin, valente


il

disegnatore, e dotto negli studi archeologici,

quale part nell'Ottoe per

bre del medesimo anno, e giunse nel Maggio del iSk.


In questo

mezzo,

il

Botta per contrasti avuti col Basci

Je molte fatiche durate,


si

ammal gravemente,
giunto Flandin
,

e l'opera degli scavi

arrest

un poco.

Ma

egli si

rianim e guari

coir assistenza del disegnatore, e coi denari avuti dal governo, rico-

minci con pi ardore

le

indagini.

C<jmpr tutto

il

villaggio di

Khorsabad, abitato da 150 persone, ne atterr gli abituri, chiam non curando ne e and avanti ai lavori 200 tra Arabi e Kurdi
, ,

l'eccessivo calore, ne

le

malattie, n

le

gravi molestie dei Turchi

878
che assalivano
i

RASSEGNA
lavoranti
,

DI LIBRI

credendo che scavassero oro nascosto.


tutte coperte di bassirilievi
le

EfTctto d questi sforzi fu la scoperta di quindici sale, piccola parte,

ma

la

migliore di un vasto palazzo reale

e iscrizioni. Flandin ritrasse


dell'arte
di
:

in disegno
,

opere

pi

importanti

pezzi meglio conservati

furono

tutti raccolti in

numero

cento per ispedirsi a Parigi ove formeranno un


del Louvre. Questi
scelli

Museo

Assirio in

due stanze
pili

formano quarantacinque
i

soggetti scol-

a bassorilievo,

tra

pi belli, e pi importanti all'arte


,

e alla storia. Si trovarono anche grandi statue


notabili

tra le quali sono

due

tori

giganteschi

colle ali

e colla
,

faccia

umana

che

erano
di

alla porla principale del

palazzo scavato
soffoca

due statue
,

colossali
in

due

divinit
fuso.

un gigante che

un leone

un leone

bronzo

Le

iscrizioni sono state copiate esattamente dal Botta,


,

e alcune gi vider la luce a Parigi

ove la scoperta lev gran ru-

more, specialmente quando


disegni.
I

vi

giunse nell'anno scorso Flandin co^suoi


,

giornali

l'Accademia

tutti

gli

archeologi
,

parlarono

delle scoperte e dell' arte di Ninive.

Raoul Rochette

tra gli altri,


si

Longprier e Flandin scrissero


estesamente

dotti articoli.

Lenormant
il

serv di

quelle scoperte a sostegno delle sue idee tenebrose. Agi' Italiani parl
di

questa scoperta Gottardo Calvi


pot

quale trovandosi
e
sentire

allora a Parigi
i

vedere

120 disegni

di

Flandin,
Egli
gli

discorsi

le

questioni
relazione

che suscitavano.
che
,

ne

scrisse
,

una
che
sco-

bella
ci

dotta
di

abbiamo

sotto

occhi

e
e le

ha servito

guida

fin qui

e porta per titolo: Ninive

perte di Botta.

Nella prima parte del suo lavoro


cose antiche di Ninive, e
s'

il

Calvi fece

un riassunto
uomini e
i

delle

ingegn

di

portar qualche luce in quella


gli
fatti,

antichissima storia

distinguendo razionalmente
stati

che dagli storici sono


i

stranamente confusi. Poi narra con


scoperta del Botta, per
il

tutti

particolari

il

fatto della

quale con ra-

gione reclama un poco pi

di cortesia e di giustizia dalla parte di

quegli scrittori francesi che spacciano miserabili ritrovati e novelle

per diminuire

il

merito e la gloria del valente italiano. Da ultimo,


il

venendo a descrivere
in esso trovate,

monumento
,

scoperto e le opere

di

scultura

rende

conto delle varie opinioni

che corrono in

Francia su quel!' argomento che


gli

e aggiunge qualche interpretazione


alle tradizioni sino
,

parve probabile, e meglio corrispondente


.

a noi pervenute

Sul che

fa

prova di molta e buona dottrina

mostra

di

avere scritto dopo lunghe ricerche e meditazioni.

RASSEGNA

DI LIBRI

579
la

Questa scoperta archeologica, che presenta molti problemi,


pi grande che sia stata fatta dopo
essa
si si
il

risorgimento

di

Pompei. Per

riempie una lacuna nella


la

storia

dell' arte e dell'

umanit,

manifesta
colle

civilt

antichissima di un popolo che non solo dest


,

rumore
arti la
,

sue guerre

ma

fu fiorente d' industrie e dotto nelle


,

di

cui seppe anche le pi squisite eleganze


citt di magnifici

e rese splendida
si

sua

monumenti. Per questa scoperta


,

cono-

scer la vita pubblica e privala


e le feste e
i

la civile e la

militare, la religione
dotti
,

costumi dei

Niniviti.

Se poi

giungeranno a
allora
la

leggere

le iscrizioni

che

sono sotto alle sculture

luce

storica che verr da quel


Il

monumento
,

sar immensa.

Calvi

conclude
i

il

suo dotto

scritto

dicendo, che se vero,


alla

come
quale

scrivono
i

Francesi
i

che questa una preziosa conquista


;

dotti di tutti

paesi potranno prender parte

in pari

tempo
la

a noi Italiani sar permesso di rallegrarci

particolarmente che
,

splendida conquista sia dovuta a un


slre scrittore

figlio d' Italia


gli

al figlio deirillu-

che con forbito

stile

tesseva

annali della sua patria.

L' ospiialit che la Francia accordava al genitore le fu largamente

compensata dai
ella si

tesori d' arte e di scienza di cui

per opera del

figlio,

impossessata, e de' quali ben tosto la sua capitale andr


il

superba. La Francia per non fu ingrata verso

suo console

il

quale seppe

bene

colle proprie cognizioni

coir ingegno e colla


,

pazienza approfittare della dimora in una remota contrada

che

altri

Quel governo vuole che una pronta pubblicazione fatta a sue spese metta in breve tempo a portata di tutti le ricchezze artistiche che giungeranno da Ninive la commissione dell'Accademia d'Iscrizioni e Belle lettere, composta dai signori Letronne Raoul Rochette Guignault Burnouf e Mohl
avrebbe aborrita come penoso
esiglio.
,

la

quale fece

il

primo rapporto

dovr

assistere e sorvegliare a
della
,

quella grande opera.

Ma

la

suprema direzione
,

medesima
il

si

volle affidata allo stesso scopritore

all'

italiano Botta
,

quale venne

appositamente chiamalo dal ministro a Parigi


tale

e potr erigere con

opera un

monumento perenne
,

alla

propria fama. Cosi per non


,

uscire dalla Francia


di Libri
,

e dalla Francia
altri
,

moderna

ai

nomi

di

Rossi

di

Collegno e di molli
le

andr ad aggiungersi anche


,

quello di Bolla per

scienze archeologicl^p
g'

e tutti insieme faranno

sempre pi manifesto come


e vigorosi in Italia
,

ingegni nascano pur sempre e pronti


accrescere per bene

come vagliano ognora ad

680
il

RASSEGNA

DI LIBRI
,

palrimonio scientifico delle nazioni

presso

le

quali trovano ospi-

tale accoglienza e prolezione .

Atto Vanndcci.

Bibliografia Dantesca

compilata dal

sig.

Visconte

Colomb de Badell'

TiNES
tore.

traduzione italiana fatta sul manoscritto francese

au-

Prato

Tipografia Aldina editrice

1845

voi. I.

Giuseppe Montani, critico


valorosamente

filosofo
di

che per
la

dieci anni

sostenne

neW

Antologia

Firenze

causa della ragione e

delle lettere nostre,

parlando una volta di un ragionamento di Giu-

seppe Bozzo sopra


a

un luogo famoso

di

Dante

concludeva cos

pu rider della Divina Commedia, d'uno de'pi gran miracoli della mente umana . Con le parole di quel valentuomo il Signor Visconte Colomb de BatiRida
di

questi studi assidui e minuti chi

nes risponde a chi volesse farsi

gioco delle lunghe fatiche da lui

spese neir andare con singolarissima pazienza

ricercando minuta, i

mente e notando
eruditi
,

tutto ci che

tipografi,

letterali

critici

gli

filosofi

dell'Alighieri,

tempo e d'ogni paese fecero sulle opere e specialmente sulla Divina Commedia. Il campo si
d'ogni
s

vasto

la

materia

abbondante, e

la diligenza del

compilatore

si

attenta, che egli ha trovalo di che riempire circa ottanta fogli di

stampa,

quali formeranno quattro belli ed eleganti volumi. Finora


il

solamente

primo
tanti e s

uscito

alla

luce
,

il

secondo per
in cifre
:

via.

Quando
specchio

tutta

F opera sar pubblicata

potremo dare
su

uno

dei

diversi lavori fatti

Dante

da

questo

specchio ognuno trarr le conseguenze che vuole:


tutti

ma

certamente

rimarranno maravigliati

e della

tempi

un numero di scritti s prodigiosi grande influenza che Dante ha avuto sugli uomini di varii ma specialmente su quelli del secolo decimonono. So bene
di

che molle

di

queste scritture sovente invece di accrescere

la

glo-

ria delle nostre lettere, sono

buone solamente a mostrare


il

le

nostre
il

miserie e le nostre perpetue discordie; che invece di rischiarare

sublime senso, nascosto sotto


ravvolgerlo in pi
fitte

velame
:

delti versi strani,

servono a

tenebre

che

molti di quelli che scrisser

RASSEGNA
su

DI LIBRI
,

581
e di

Dante

lo fecero a sfogo di

meschine passioni
vollero

impotente
al

furore: che alcuni Analmente

dare ad intendere

volgo

che Dante fu predicatore


queste cose
,

di servit e di barbarie. Io so

bone tutte

e credo che se Dante

potesse

risorgere e ascoltare
ai

questo disordinato rumore


potesse

che
di

si

fa

intorno

suoi
,

scritti
l'

e se

vedere
,

la

petulanza

certi

grammatici
,

insolenza di

certi Glologi

e la ferocia di certi novelli ostrogoti

avrebbe ragione

a mandar fuori
essi
:

un oh lungo
?

roco

e a gridare

ad ognuno

di

Perch mi scerpi

Non

hai tu spirto di pietate alcuno ?

scandalo, molti

quantunque non pochi degli scritti su Dante siano un vero altri fanno grande onore al poeta, e alla nazione. Per essi la storia del secolo XIII e XIV, si ampiamente illustrata per essi la giovent ha ammirato Dante avere una delle
:

Ma

pi

forti

nature che abbiano


alle

onorato

1'

umanit

si

sono

volti

con

amore

opere
,

di

lui

per

ritemprarsi l'anima
la

ne' suoi

generosi

pensieri

per

apprendere

robusta e schietta lingua

italiana, e per ispirarsi alle bellezze di quella poesia pi

che altra

mai
diti

originale.

rono a
di

N nostri solamente, ma anche gli Dante come ad oracolo. iMolti de' pi grandi
i ,

stranieri ricorcritici
tutti

ed eruintesi
:

Francia
il

d'

Inghilterra
,

e di

Alemagna sono

a
la

illustrare

nostro poeta
si

e considerarlo sotto tutti gli aspetti


si

Divina
e
si

Commedia

spiega alle pi celebri universit, e

parla

scrive di esso anche al di l dell' Oceano.

questo rivolgersi
,

di tutti gli spiriti al la

gran padre

dell' Italiana

poesia

e di

tutta

moderna
e
di

civilt; questo farlo

da ogni parte argomento

di discus-

sioni

studi

pel nostro
I

paese un qualche compenso alle

molte e lunghe miserie.


fatti

lavori

che
in

u questi ultimi

anni

si

sono

in Italia e al di fuori,

sono

numero che

tiene

del prodi-

gioso: e ormai

pu

dirsi

con sicurezza che

gli scritti

che riguardano
esattamente

Dante, formano una grandissima parte della nostra storia letteraria.

Dal che nasce

il

bisogno di vedere

titoli

di essi

raccolti e conservati in

un

libro appositamente

fallo

per questo.

Quindi devesi
il
,

lode e riconoscenza al signor

Colomb de Batines

quantunque straniero all' Italia , colla sua Bibliografia quale Dantesca ha servito a questo bisogno e non ha perdonalo a cure
,

e fatiche perch
te,

il

suo lavoro riuscisse jcgno


essere a lai

dell'Italia e di
i

Dan-

lo

000 so se possa
biblioteche

oulla

sfuggito: forse
obliata
nella

biblio-

graQ potranno scoprire


della
:

qualche

scrittura
io

polvere
di

ma

purtultavolta

credo che

nulla

ve-

S82
ramenle importante
rimarr sempre
la

RASSEGNA
sia stato

DI LIBRI
da
del
lui
,

obliato

e che

il

suo libro

pi preziosa raccolta delle scritture dantesche.


tutte le difficolt

Egli ha comprese

suo lavoro

e quindi

si

rivolge al pubblico con queste modeste parole: a Chi voglia

con-

siderare, che questa

monografia comparisce

lingua poco a
certo

me
di

familiare,

alle stampe in una mi perdoner, spero, facilmente un

numero
,

parole storpiate e qualche

data
,

falsa

che sono

trascorse
parte.

per colpa dello stampatore o mia


si

in

questa

prima

A
di

ci

avr cura di rimediare, quanto sia possibile, per


fine
di
.

mezzo

un' Errata ad ogni parte dell'opera, posta alla

ciascuna di esse; e di un'Errata generale alla fine dell'opera

E
che
sono
si

qui, a proposito della esecuzione tipografica, ragione

vuole

dica che gli editori attendono con la maggiore cura che pos-

perch

riesca

elegante e corretta.
le

poich non

amore

di

guadagno (che non sono queste


fare opera

opere da ci),

ma

desiderio di
,

onorevole ed utile
li

li

mosse a questa intrapresa


pubblico ne
di

essi

faranno
la

tutti

sforzi

perch

il

sia

sodisfatto: e per

parte

gi

pubblicata
le

promettono

ristampare
di

distribuire

gratuitamente
portanza.
Il

pagine in cui siano incorsi errori

qualche imDivina

primo volume contiene


le

la serie

delle
i

edizioni della
,

Commedia
prosa,

fino al 1844: poi gli estratti,

ristretti

le riduzioni in

traduzioni in latino, in francese, in inglese, in tedesco


i

e spagnolo: gli indici,


le pitture, e la

rimarli, ijglossarii,
Negli altri

disegni, le

incisioni,
la

musicografia.

volumi verranno
i

Bi-

bliografia

critica della Divina


,

Commedia,
di

commenti

Codici, le

opere minori

e le biografie

Dante.

lavori

notati nel

primo

volume sono circa 550, dei quali pi di due quinti appartengono al secolo decimonono. Le edizioni del poema sono 252, divise cos:
20 nel

XV secolo:
34,

42 nel secolo

XVI

4 nel

XVII
al

34 nel XVIII:

152 nei primi quarantaquattro anni del secolo XIX. Le traduzioni


francesi son
delle quali

23 appartengono
delle

secolo

XIX:

cosi

sono del secolo

XIX,

13 sopra sedici
si

traduzioni

tedesche.

questa proporzione
della Divina

far

maggiore

nella parte della Bibliogra-

fia critica

Commedia.
con quella
accuratezza ed eleganza
:

La traduzione
raramente
e
si

fatta

che

incontra

in lavori

siffatti

insomma quale doveva

attendersi da due valentissimi giovani


tini

come sono Giovanni Costanci

Zanobi

Bicchierai

sicch per ogni titolo

sembra che

RASSEGNA
r opera
si

DI LIBRI

583

raccomandi

agli anialori di

Dante e delle glorie nazionali.


esprimere
la

Noi non possiamo

lasciare

questo argomento senza

nostra vera riconoscenza al signor

Colomb de Batines per l'amore


,

che
voti

mostra

verso

la

patria nostra

e pregare

che

si

compiano

che per amore

di

Dante

egli

fa

nelle notizie preliminari

del-

r opera:
Missirini

In un opuscolo pubblicato nel 1830 l'abate Melchior enumerava le prove di gratitudine onde fiorentini rimei

ritarono

la
s'

memoria

del divino
,

poeta

ma

fiorentini le
;

devono

un ultimo onore una Biblioteca Dantesca deve sorgere nella patria di Dante, una biblioteca nella quale tutte le opera enumerate in questa monografia si vedessero riunite. Un altro voto ancora mi sia permesso di esprimere. La
ancora
,

io

non m* inganno

cattedra

eretta in Firenze

nel

1373

per

la

lezione della divina

Commedia, e illustrata da un Boccaccio, da un Villani, da un Gelli, da un Giambullari da un Buommaltei da un Varchi, ec. tacque colla morie del Lampredi. E intanto il divino Poema pubblicamente spiegato nelle principali facolt della Francia e in quasi
,
,

tutte le Universit

deli'Alemagna

Atto Vannucci.

Indice per materie della Biblioteca comunale di Siena

compilato da

Lorenzo
1

Ilari.

Siena 1844, Tipografia

all'insegna dell'Ancora.

filosofi si

affannino a cercare se ia classificazione adottata in


i

quest'Indice a seconda delle loro fantasie:


di

bibliografi

si
,

armino
qualche
di

microscopiche

lenti

per iscoprire
fallata
:

se

qualche virgola

lettera o

qualche cifra

noi

non abbiamo che parole


in

lode e di gratitudine sincera per


dizioni difficilissime di

un uomo che
angustiata

mezzo

alle con-

una

vita

dalla

povert

e dalle

conlradizioni

lavor con rara pazienza e coraggio venti anni, per


concittadini
tutte le

mostrare

ai

suoi

pi riposte

ricchezze della

patria biblioteca.

L' autore della lettera dedicatoria

al j)rofessor Grotlanelli

con

ingenue parole rende conto del

metodo tenuto nel suo lungo lavoro,

e delle molte difficolt che dov superare. Egli con

un'anima amandapprima
il

tissima degli studi


Ap. Voi.

fu costretto dalla necessit a fare


T
'

II.

584
falegname, poi
il

RASSEGNA
servitore, e quindi

DI LIBRI
il

legatore di
e

libri.

Ma

in

mezzo
i

a queste occupazioni trovava

tempo
il

modo

a leggere tutti
si

libri

che

gli

capitavano a

mano

e cos

suo amore del sapere

andava

viepi accendendo anche ad onta delle proibizioni e delle punizioni


del severo padre, che

sdegnando

di
si

avere

in

casa asini latini, voleva


la vita.

che

il

figlio coir arte ereditaria

guadagnasse

Qui
lui

le

pene

del giovane furono

grandi

ma
si

pure prevalendo in

V amore

della lettura,

per sodisfarlo

sottraeva ad ogni vigilanza, e non


si

trovandosi altrove sicuro,

spesso
la

rifugiava sul tetto della casa


si

paterna
leggere

ove senza curare


pochi
libri

inclemenza delle stagioni

sfogava a

che poteva trovare.

Finalmente, dopo varie


servizio della Biblioteca

vicende non
di

liete, nel
ivi

1804 pot entrare

al

Siena ;ed
il

essendo solo a sodisfare alle


di

domande
,

degli avventori,

concep

primo pensiero
di

un

indice per materie


ci che la

con cui render

conto particolarmente

tutto

Biblioteca contiene.

Ma
le

per allora ci non

rimase

che un' idea

vagheggiata
altro.

perch

strettezze della sua vita lo costringevano ad

Quando furono
i

soppressi
libri

conventi

Lorenzo
;

Ilari

ebbe

1'

incarico di radunare

provenienti da essi
di

e lo fece con lo zelo ardente di


il

un uomo

che pi

ogni ricompensa cercava


si

prospero stato della Biblioteca.


i

In quella occorrenza

aumentarono
in lo

libri

e con essi

il

disordine

e Lorenzo Ilari per ripararvi

qualche
di

maniera fece un indice


lo fece

per alfabeto; e dopo,


passare
al

sdegno

un ingiusto rimprovero
,

bel catalogo per materie

che ora vede

la

luce.

Egli
tro-

consult dapprima l'opinione di parecchie dotte persone;


vatele discordi nei loro consigli
,

ma

non sodisfatto
gli

dei

loro pareri
se

cominci a fare come

la

sua ragione
la

dettava.

Ma

non fu
,

contento delle idee altrui per


valse dei

partizione generale dell' opera


di

si

lumi e delle cognizioni

parecchi valenti uomini per la


il

distribuzione delle particolari materie. Divise tutto


classi, cio
:

lavoro in sette

Belle lettere

Scienze morali

Scienze esatte o matema,

tiche

pure

Scienze fisiche , Teologia, Storia


,

Arti. Ciascuna classe


dai generali

poi
ai

partila in sezioni
particolari
,

nelle quali

andando sempre

si

rende minutissimo ragguaglio

di tutto ci

che

la

Biblioteca

possiede sopra qualunque argomento.

Oltre alle
i

opere

originali, si fa distinta
le collezioni di

memoria
le

di tutto ci

che contengono
le lettere e
i

giornali,
;

ogni maniera,

miscellanee,

manoscritti

dimodoch a chi studia un dato argomento, V indice presenta rigorosamente tulio ci che
in originale o in

estratto

contiene la

RASSEGNA
Biblioteca
^Hssono
;

DI LIBRI

585
si

e di

pi

d notizia

di

moltissime altre opere che

procurare
di

in altra

maniera. La classe delle


in

Belle lettere,
si

modo

esempio, divisa

vcnlisette sezioni, le quali

suddi-

vidono in centocinquantaquattro categorie minori, e contengono circa


ventimila articoli.

Da

ci solo

si

vede quale estensione abbia questo


ci

prezioso lavoro. Pure, ambiziosa e ciarlatanesca di troppo


brata repigrale di Repertorio dello scibile
del

sem-

umano
,

posta nell'antiporto
,

primo volume. N
di singolare
siCfalta

di

ci facciamo carico all' Ilari

il

quale

uomo

modestia e riservatezza

e non ha avuta nessuna


,

parte a

impostura. Questa manipolazione dell'editore

il

quale prima

di

metter fuori quella gran frase, doveva pensare che,

quaj^J5jauqeff Catalogo sia un vero tesoro di cognizioni bibUografi-

che

non 'poteva pen


la

la

sua snatura dar notizia


.

di tutto lo scibile

umano, perch

Bibliolebii di.Siena in.cinquaiitamila

volumi circa

non contiene n pu contenere


sta avvertenza, perch

tutto lo scibi ^eil ma no

Facciamo queall' Ilari, il

nessuno attribuisca quella sparata


,

quale non rimproveri

ma

moltissime lodi merita per

la

gran

di-

ligenza e per la lunga fatica messa in questo lavoro. Noi

abbiamo
altri,

percorso con molto piacere e


finqu
tra
i

istruzione
si

due

volumi

pubblicati

e facciamo voti perch

affretti la

pubblicazione degli

quali attendiamo con ansiet quello che discorre della storia,

perche, ragguagliandoci dei lavori storici della Biblioteca per nazioni


e citt
,

ne offrir grande abbondanza


l'

di
,

notizie preziosissime per

ci che riguarda specialmente


le

Italia

e in

modo

pi particolare
si

repubbliche del

medio evo.

Questa classe, come


si

vede dal

prospetto generale, ha trantacinque sezioni, le quali

partono in

pi

di

trecento suddivisioni minori, e non poche di queste appar:

tengono alla nostra patria


Ferrara e molte altre

Firenze

Pisa

Lucca

Genova Venezia
,

citt

occupano una suddivisione per ciaschefu perseguitata e derisa


il

duna
la

e Siena sola ne occupa quindici.


dell'Ilari

L'opera

dapprima
;

poscia ebbe

stima che meritava


di

e finalmente

municipio Senese, amantisdella


citt
,

simo sempre
ricompensato
compiuti
solata la
i

tutto
la

quello che

torna a decoro

ne

ordin a sue spese


1'

stampa
;

e decret che ne fosse pubblicamente


si

autore
,

il

quale ora finalmente


travajjji,

conforta di veder

suoi voti

dopo molti

ha modo a passar conmunicipio

sua stanca
il

vita.

Voglia

cielo

che l'esempio dato


altri!

dall'Ilari
le

e dal

Senese sia seguilo da

Se tutte

biblioteche e gli archivi

o86
avessero cosiffatli

RASSEGNA
inutili

DI LIBRI mani
di

calaloghi che girassero per le


tanti
tesori di storia

ognuno,

rimarrebbero non

e di altre notizie di

ogni maniera che sono preda della polvere e delle tarme. La neces>
sita di
libri

questi cataloghi

si

fa

sentire ogni
;

giorno di pi, perch


,

aumentandosi prodigiosamente
,

senza una guida sicura

piut-

tostoch ad aiuto

tornano

confusione e ad ingombro.

Atto Vannucci.

Storia de' Mdnicipj


lano 1836-40

Italiani

illustrata

con documenti

inediti

notizie bibliografiche e di belle


,

arti da

Carlo Morbio.

Mi-

in 8vo,

Articolo

li.

(Vedi p. 373).

Milano.

D cominciamento
(

il

signor Morbio alia sua

storia di

Milano
quel

Repubblica
,

con una

breve notizia degli antichi statuti di

Municipio
di

ne' quali vedesi profusa la

pena
,

di
le
,

morte

eran puniti
,

morte

parricidi
,

gli

stupratori violenti
,

adultere
i

ladri d
,

campagna

ladri violenti

gli
gli

avvelenatori
incendiar]

falsi-mOnetarj

falsiflcatori di atti

pubblici

A'

falsi

testimonj

strappavasi la lingua,
arsi vivi.

a' falsari tagliavasi la

mano

sodomiti erano
al

Alcune rubriche
pubblici.
;

degli

statuti

sono consacrate

regime e

alla nettezza della citt; altre alla conservazione de'


Si

buon mo-

numenti
di

pu notare

in essi statuti

abuso delia pena


;

morte

molti delitti puniti di semplici multe pecuniarie

la tor-

tura ritenuta

come ottimo mezzo


giudice

di
;

prova
potere
;

sufficiente in molti casi legislativo ed

r intima convinzione del


delitto e la

esecutivo
tra

spesso concentrali in un solo magistrato


il

enorme sproporzione
;

pena
. .

nessuna tolleranza religiosa

assoluta indipen-

denza

clericale.

Ignoriamo perch Fautore abbia voluto incastonare nella storia di Milano certe digressioni che per nulla si connettono all' argomento, e che forse avrebber potuto meglio Ggurare nella storia del

,,

RASSEGNA
municipio
di

DI LIBRI
il

587
paragrafo sulla schiadi abolire nella loro

Bologna. Valga per esempio


i

vil, che pc' primi ebbero la gloria

Bolognesi
di

repubblica
di

verso

il

1283. Lo slesso dicasi

quello sui cavalieri

Nostra Donna Gloriosa (Frati Gaudenti), e l'illustrazione sul noto


:

verso di Dante

<r

Frati Gaudenti

fummo
,

e Bolognesi d

ove non

neanche una parola che possa


Molto che cosa
esile ci

riferirsi

a Milano.
;

parso

il

paragrafo

Lettere e scienze
titolo

prospettiva

degli studi municipali.


di

Questo splendido

meritava certo qual,

pi de' cinque righi e mezzo di stampa


l'

quanti ve ne

ha impiegati

autore.
sull' arte della

Non
quale
il

cos

possiamo dire del paragrafo


le

guerra

nel

signor Morbio descrive


,

armi offensive e difensive degli


che sventolarono a
;

antichi Milanesi

le

bandiere repubblicane

Legnano; ed ove
frombolieri
,

tocca della paga


balestrieri,

de' militi, e de' saettatori

e dei
del
arte

e dei

della

compagnia

della

morte,
all'

Carroccio, delle macchine belliche, e di altre cose pertinenti


della guerra. In tutto ci
diflScile
,

se

non

v'

nulla di nuovo (ed tanto


),

dar del nuovo in cose istorichel

v' erudizione, chiarezza,

precisione.

Ben dice

il

signor Morbio che: gli statuti sono

pi curiosi

veritieri ed autentici

documenti delle repubbliche italiane


,

e certo

grand' utile ne avrebbe avuto la nostra storia

se egli, fornito di

un

ricco archivio, cora' egli , e dotato di cosi caldo


istoriche
,

amore per

le

cose

avesse voluto darci

invece di documenti che

una raccolta di statuti municipali comprovano il gi provato e poco aggiun,

gono
11

al tesoro della filologia istorica.

secondo capitolo della storia

di

Milano, tratta della domina,

zione de' Duchi. In esso parola del codice ducale

Antiqua

Ducum
fosse la

Mediolani decreta
statuti

monumento
,

istorico

non meno importante degli


si

repubblicani

per bene intendere quale e quanta


,

tirannide de' Visconti


libert di

quali

mezzi palesi con cui

spense la
duole

uno

de* pi polenti e gloriosi municipj


nella
lotte

italiani. Ci

non aver trovato

storia di

Milano neppure un
,

cenno,

non
di

diciamo delle gravi

repubblicane

ma

di

quella lunga serie

rivoluzioni che cominciano con Martino della Torre, capo del partito

popolare (1257)
(1315)
,

finiscono

con Ja potenza

di

Matteo

Vi-

sconti

che fu per Milano ci che Cosimo de' Medici


di que' tanti

per

Firenze; nulla
di

mutamenti avvenuti
Giovanni.

a*

tempi

di

Galeazzo,

Azzone,

di

Luchino,

di

588

RASSEGNA
le
:

DI LIBRI
,

Terminale appena
dalie

guerre esterne
le

Galeazzo

si

volse

ad

assi-

curarsi de' nemici interni

cause

di

alto tradimento egli sciolse

forme ordinarie

di

procedura, che vai quanto a dire dai metodi


l'

legali trovati a garantire


si

innocenza
,

di

un

accusato. Volle
,

il

tiranno

procedesse j)er accusa tionem


,

inquisitionem
,

seu denuncationem
,

summarie et de plano sine strepitu et figura judicii et alio quocumque modo extra ordinem omnis juris et statutorum solemnitate et substantia omssis. Il tristo esempio non manc d'imitatori e dopo
;

cinque secoli suona ancora


strepitu et figura judicii
!

in

qualche

luogo
,

la

fiera

parola sine

Giovan-Maria

che faceva

divorare

gli

uomini da mastini affamali, and pi oltre, decretando nel 1407,


ne' delitti di stato

supplirerebbe colla sua


!
i

piena autorit ad

ogni

mancanza
nati a

di fatto e di diritto
,

Filippo Maria

nel

1422

ordinava

rei di slato fossero trasci,

coda di cavallo fino

al

luogo della esecuzione


,

ivi

fossero

appesi alle forche


fatti

per un piede

o avviticchiati ad una

rota

o
i

in quarti

e le lacere
le

membra
e,
,

attaccate alle porte della citt;

beni confiscati

case disfatte;

come

se ci non bastasse, aggiuncollaterales

geva

Ascendentes vero sui


etsi

descendentes et

ex linea

masculina^

ex
y

tali et

tanto crimine venir enty totaliter et uni,

versi eradicandi

et

exterminandi

ac ultimo supplicio
si

affiigendi!

Dopo
ed
ordini
;

la

morte

di Filippo
,

Maria Visconti,

fecero nuove leggi


e

repubblicani

s'
i

istituirono
liberi
di

capitani
il

difensori

della

libert

ma

a che servono

nomi quando
una

popolo gi inclina

a servit?

Allorch lo spirito

istituzione

morta
,

il

risor-

gere

dell' antica

forma una menzogna

pericolosa

perch solto

libera veste la tirannide pi sicura.

E perch

la tirannia

non va
la

giammai disgiunta
visconteo.

dalla corruzione de' costumi,


al

noi

veggiamo
il

pubblica prostituzione giungere

pi alto grado sotto

governo
ci

Abbiamo un decreto
di

del

27 aprile 1387

il

quale

svela
dei

non poca parte


reati ordinarj
:

quegli osceni misteri.

Non facciam parola


,

chi vuol notizia delle atrocissime pene


;

le

trover
steso
,

succintamente nella storia del signor Morbio

il

quale ha

anche dei brevi ed eruditi paragrafi sulla mercatura


Solto Filippo Maria

milanese

su'dazj, e sulle monete, e sui regolamenti sanitarj, e sulle


i

arti.

cittadini di

Milano, per distogliere


,

il

Duca
tempo

da una pace non vantaggiosa con Venezia


nere
in

si

offrivano di mante-

campo 10,000

fanti
la

10,000
;

cavalli.
soli

In

quel

300,000 uomini popolavano

citt

due

artefici si

offrivano

RASSEGNA
di

DI LIBRI

689

fornir in pochi di
fanti.

2,000

le armature occorrenti per 4,000 cavalli e Da un importante documento si vede qual fosse l'atti-

vit e passivit del

ducato Milanese sotto

il

Conte

di

Virt.

intorno alle occupazioni private dei duchi (sono parole del


i

signor Morbio), trovo che


reggiare, ed alle caccie.
11

pi erano dediti

all'
,

astrologia

all'amo-

Cerio
,

ci

assicura

sotto

Y anno 1374, che


,

Bernab dopo
volse

la

pestilenza
li

la

carestia e la perdita dello stato


^

se

contro de

miseri subditi
,

che per quattro anni addietro


et altre selvaticine
,

havevano pigliato porci selvatici


di loro faceva

onde a molti
,

doppuo grande tormento cavare


:

gli

occhi

et

inde

suspendere per la gola


di cento.

de

li

quali

si riferisce essere ascesi

al

numero

Lo

stesso

storico
frati

ne assicura che quel principe teneva


,

cinquemila cani. Due


caccia, vennero da

minori

essendo andati da Bernab per

riprenderlo delle tiranniche estorsioni da lui esercitale per motivi di


lui
fatti

ardere

vivi.

Un povero
,

contadino fu in-

contrato da Bernab;

questi lo fece

ammazzare
1'

dal suo canelticre,


sotto
1'

perche aveva un cane. Dagli annali milanesi

anno 1381
di

sappiamo che quel principe


perch aveva

fece impiccare

abate di S. Barnaba

prese alcune lepri.

Un

giovinetto
gli fece

raccont

aver

sognato che uccideva un cinghiale; Bernab

cavare un occhio,

ed amputare una mano. Nessun giusdicente percepiva l'onorario se

prima non aveva fatto mozzare il capo ad un uccisore di Un decreto del 24 ottobre 1425 ingiunge a'commissarj,
e col consiglio,
nutrices
,

pernici.
ufficiali

sudditi della citt e distretto di Novara, di prestarsi, giovare coll'opera


a

Bcltramino

ivi

spedilo
et

per

ricercare

aliquas

sive baylas
.
I

pr educandis,

bene nutriendis certis cani-

bus nostris

Galeazzo
ventevole
terribile
,

l'autore del rinomato forno di


i

Monza,
,

torre spa-

ove venivan calati


alla

prigionieri per

una fune
la

e che, con

esempio, serv
II
,

sua propria punizione.

Galeazzo

per non esser da


di

meno

invent

famosa quareil

sima

colla

quale trov modo


di stato.

allungare quaranta giorni

sup-

plizio di

un reo

La graticola ardente invenzione


rinchiusa in una graticola a

di

Bernab.

La

vittima

era

modo

di botte,

con

un manubrio da

essere girata su di un fuoco lento.

Chiude l'autore questo capitolo con guerra, e sulle armi in uso nel tempo

un cenno sull'arte della


de' Visconti.

, ,

590
Il

RASSEGNA
Novara
,

DI

UBRI
,

terzo capitolo consacrato agli ultimi Sforza

ed ricco di
il
,

notizie suir assedio d

e sulla vita di Lodovico

Moro.

Si

tocca di Massimiliano Sforza e di Francesco II


del quale
l'

Sforza

alla

morte
di

imperatore Carlo

prese possesso del Ducato

Mi-

lano e lo incorpor alla monarchia di Spagna.


Sotto l'avara tirannide spagnuola,

sorgente
I

inesausta di
curiali
,

mali

air Italia, decadde affatto la potenza milanese.


dire giudicare

che osavan
il

tamquam Deus, dominarono ed oppressero


i

popolo;

l'arbitrio prevalse in tutto alla legge;

tributi divennero

enormi,
la

assurdi

insopportabili
;

V inviolabilit del clero affrett e comp

sua corruzione

ogni

miglioramento economico ed industriale


gli

fu

impossibile; aggiungete

errori tutti e
;

nistrazione stolta e tirannica

ammigli abusi di una un lusso smodalo e rovinatore la


, ,

mancanza

di

sicurezza personale
,

l'

intolleranza religiosa
,

la

pre-

potenza de' bravi


spesso privi di
allo stato di

la

corruzione de' nobili


,

saccheggi de' soldati

paghe

le

ruberie
il

de' governatori.

Leganes

tolse

d'oro!

Aggiungete
Uno

Milano 14,000,000;
le

Duca
ducato

spesse carestie, la
il

Ossuna 500,000 once peste, ed avrete il quadro


di di

desolante che doveva presentare


nio spagnuolo.
scrittore

Milano, sotto
,

il

domi-

contemporaneo

monsignor Bascap

diceva: a Dalle guerre, dalla peste, dalla fame, da una moltitudine


di

lupi, che di

quando

in

quando compariva, devastavasi questa


I

contrada gi da gran tempo infelice.

popoli erano flagellati dalle

stragi, dagl' incendi, dalle esazioni, dalle rapine e da frequentissime

mortalit.

La

licenza del vivere, l'impunit, l'arroganza militare,


;

lutto scompigliava

e per
i

colmo
laici,

di miseria

innumerevoli corruttele

contro

il

culto

divino,
solo

costumi

cristiani, religiosi e la salute,


il

contaminarono non

ma

clero

gli

stessi vescovi, le

chiese e tutte le cose sacre.

mentre

cos era oppresso, spogliato,

insanguinato Milano,
ed

le

accademie Arisophorum
ed

ed

Animosorum

Infocatorum

ed Hermathenericorum

Eypheliomachorum e

Faticosorum, e quelle
disputavano
sonetti
,

de' Perseveranti e degli Spensierati ed altre,


,

di

inezie e futilit
!

cantavano esametri e pentametri

canzoni e madrigali

Nel fine della sua


notizia di

storia di

Milano

il

signor Morbio

ci

un ignoto
offr
di

scrittore

milanese, un Ambrogio degli liberti,


d'

che nel 1588


manoscritto

ad Elisabetta regina
,

Inghilterra
di

un suo

trattalo
alla

fisiognonomia

opera anteriore

qualche anno

,,

RASSEGNA
t'amosa Physionomia

DI LIBRI
Della

591
Porta.

humana

G. B.

Trascriviamo
al

un curioso passo
volsi essere

della lunga lettera di dedica.


,

Et

che

fare

ardilo molti mesi prima


la

che

l'

inquisitore o ministri

del clero

non vollero permettere

stampa

in Italia

come

io desi-

deravo

quello che anco per prima havevo visto per prova, sendo
nelli

che non volsero consentire che

miei discorsi

punto parlassi
par-

aperto di V. M. invictissima, nel mio pronosticarle favorevole sorte


nelle sue imprese contro del re di

Spagna. Onde
il

fui astretto a

larne copertamente meglio cbio seppi con


al riverso
,

scrivere alcuni
il

nomi
di et a

di

contentarmi

di
,

nominarla con
che molto mi

simplice

nome

Donna

cio la

Donna
.

Virile

parve

proprio

proposito

Chiudesi questo volume con una serie

di

25 documenti

inediti.

E. A. A.

Storia

delle

Campagne
Milano

degli

Assedi

degP Italiani
/.

in

Ispagna
del

dal 1808 al 1813,

di
,

Camillo Vacami,
;

R, Generale

Genio

ec. ec.

1845

presso Tendler e Schaefer.

Voi. 3

in 8vo.

Quando

il

chiarissimo e valente Signor Cav. Camillo Vacani

Generale Ingegnere,

pubblic

la

sua splendidissima Storia delle


consegn,

Campagne

e degli Assedi degl' Italiani in Ispagna; egli


,

insieme benemerito ed illustre

il

suo

nome

alla

storia

contem-

poranea e futura.
I

giornali d'Italia parlarono di questo bel lavoro con alte Iodi,

e specialmente Io Spettatore

Milanese.
la

Quanti lessero
fatica di

il

libro del

signor Vacani,

vi

ammirarono

sapienza,

un uomo

spe-

rimentato nell'arte militare; lo


veniva alla dignit della materia
e

stile
;

piano e dignitoso,

come cone

e soprattutto poi una evidenza


delle

precisione
i

somma
ai

nell'

esposizione

belliche

operazioni

ne' racconti,

quali fanno fede lo scritto essere di


fatti,

uno che

fu pre-

sente ai luoghi e
raccontali.

e fu anche gran parte degli avvenimenti

Oltre questo,

si

conobbe quanti
patria

titoli si
,

fosse acquistato
in

il

degno
il

autore alla gratitudine della


Ap. Voi.
II.

avendo posto
75

evidenza

592
valore,
ficili,
il

RASSEGNA
coraggio,
la

DI LIBRI
dif-

prodezza dcgl' Italiani negl'iriconlri pi

e dimostrato con prove luminose essere g* Italiani,

quando

sono posti in generose circostanze, non degeneri da quei loro antichi,

che gi con tanta gloria

il

mondo

tutto conquistarono.
tutti

Questi pregi per non potettero essere da


colla lettura di quest'opera,

veduti e sentiti
cos

avvegnach

la

prima edizione non


biblioteche,

facilmente gir e
tosto

si

diffuse, per essere

una stampa

di lusso, piut-

destinata ai Sovrani

alle

grandi

che per

il

pubblico. Laonde desideravasi

un' edizione .che riunisse la nitidez-

za

la

correzione e l'economia.

vero che un'altra ne fu fatta


alle

ma

sventuratamente
,

quella

stampa non corrispose


chio dispendio e
tabili

brame

degl' intelligenti

per

la
il

bont
sover-

che richiedeva recccllenza dell'opera. Ben voleasi causare


la

dovizia tipografica; tuttavia

non eran comporstata

l'inesattezza e la

troppo grettezza

e
,

perci essendo
se ne
il

quella

seconda stampa

come non avvenuta


animosa;
si

invocava

una

terza, diretta da persona abile e


Prof.

chiarissimo Signor

Francesco Longhena in Milano


buoni

mostr parato a soddisfare


de' quali

compiutamente questo voto. Il Longhena, consacralo

ai

studi

ottimo

fervidissimo cultore, inchinevole costantemente ad incoraggiare gli

autori e ad obbligare gii amici, gi editore di belle opere

utilis-

sime

alla Letteratura, alla Civilt e

alla

Morale, intraprese adun,

que

comp una nuova edizione


,

di

questa storia del Vacani

in

Milano
per

pei

tipi

deircccellente tipografo Pagnoni. Questa riuscita


la

commendevole per
la
il

cura avuta nell'emendazione delle stampe,

qualit della carta, per la bellezza del formato. Senza che,

oltre

suo intrinseco merito, raccomandata ancora per discregiacch


tre grossi

tezza del prezzo:

volumi

in

ottavo,

altro

non

costano che ventiquattro Lire austriache.

Chi poi desiderasse l'Atlante che accompagn la prima ricca


edizione, e del quale la presente
rilasciato a parte

pu

far senza

questo pure sar

e al

prezzo pi ragionevole.

Melchior

Missirini.

, ,

RASSEGNA
Catalogo
18i5,

DI LIBRI

593

dei Manoscritti posseduti dal

march. Gino Capponi, com,

pilato da
in

Carlo Milanesi. Firenze


8." di

coi

tipi

della Galileiana

pag. ?ii-268.

Il

pregio e
,

la

utilit dei libro

pubblicalo dai

sig.

Milanesi son
si

tanto maggiori

in

quanto che poche pubblicazioni consimili oggi


ridotti

vedono, per
in cui a

la

semplice ed unica ragione che noi viviamo


quei

in un'et

poco numero son


i

gran Signori
onore
farsi

del

tempo
di

passato,

quali riputavano a gloria ed


lettere
,

mecenati degli
collezioni

uomini
libri

di

formare numerose e pregievoli


Barberini
Corsini
;

e di manoscritti, che mettevano generosamente ad


I
,

uso degli
,

eruditi e degli studiosi.


li

li

Strozzi

Gaddi

Stosch

non hanno che pochi imitatori


,

e nella nostra et, tutta


altro

dedita a imprese industriali

non
,

si

formano pi biblioteche
trasmesse
di

che per farne mercato. Di


nerazione
al

pi

noi
,

veggiamo ogni anno preziose


generazione in ge-

collezioni di libri e di manoscritti

come un'eredit
,

di

Simiglia, andar poi divise e vendute


,

maggiore offerente
i

nella Sala Silvestre di Parigi

o ad arric-

chire

magazzini del celebre libraio inglese Payne, Noi conosciamo


la

troppo bene

nobilt e generosit del

march. Gino Capponi per


lui

esser persuasi

che

alla

preziosa collezione storica da

messa

insieme in tanti anni e con tante cure, non toccher un'egual sorte:
in
il

ogni caso

il

sig.

Carlo Milanesi ha avuto cura

di

conservarcene
lo

Catalogo. Noi non crediamo poter meglio esporre

scopo e

la

utilit
il

di questa benemerita pubblicazione, che riferendo per intero


:

breve avvertimento che ad essa pr'^cede

Avvertimento

Il

marchese Gino Capponi trovandosi possessore


,

di

scelti Manoscritti

quali risguardano per

la

di un numero massima parte la

storia civile, politica ed

economica
le

dell' Italia, si risolvette di

farne

compilare e pubblicare per


in lui

stampe un Catalogo, volendo quant'era

provvedere alla

utilit e al

comodo

degli studiosi
in

ed eccitare

altres col

proprio esempio coloro che hanno


a

cura o posseggono

pubbliche o privale Biblioteche, a meftere


le

pi universale notizia

letterarie dovizie o date loro

in

custodia o
di

pervenute
tra
i

loro

in
i

retaggio.

Imperocch, certo che

ben pochi

Manoscritti

594

RASSEGNA
,

DI LIBRI
,

quali giacciono nelle Biblioteche e negli Archivi


possibile

sarebbe non che

nemmeno

utile la
,

pubblicazione

ma
all'

tutti

bisognerebbe

fossero noti agli studiosi


le

perch sappiano
i ,

occorrenza dove por


fonti

mani per avvantaggiare loro lavori e perch tante buone non rimangano ignote a coloro che ben sappiano valersene.
,

a Con tale intendimento questo uomo egregio a cui ho per mia singoiar ventura esser legato con vincoli di osservanza e di

stima

volle affidarmi questo lavoro;


,

il

quale avendo
al

io

preso con

animo volonteroso
mento.
a
a'

condussi dopo non pochi mesi

suo compi-

La ragione

di

tal
si

lavoro

la

seguente. Essendoch dentro


la

Godici Capponiani

contengono per
,

massima parie materie


d' Italia
,

spettanti alla storia di varie citt

paesi

o provincie

ed

anche

di

Europa

ho creduto per ci espediente dividerle per cadisposti per alfabeto.

tegorie di luoghi

Le categorie poi che erano


in

pi numerose e pi svariate,

ho diviso
Il

altre

secondarie, con

metodo somigliante
le

alle principali.

che ajuta assai ed abbrevia

ricerche degli studiosi.


a Alcuni

troveranno esser questi Codici troppo brevemente de:

scritti

e mancanti bene spesso di opportune dichiarazioni

ma

la

scarsit del

tempo concessomi
il

dalle

mie occupazioni

mi ha

distolto

dal mettermi in pi lunga e pi grave fatica. Alla curiosit de'moUi

credo bastante
sufficiente al

gi fatto; e spero altres che e al bisogno degli studiosi

non apparisca
:

infa-

comodo

potendo
relativa
,

essi

cilmente dalla intitolazione anche nuda ritrarre


tanza di quelle scritture che solamente
si

la

impor-

accennano

e che sarebbe

troppo lunga opera

il

descrivere.
tra

Altro rimprovero sar quello di


esse
scritture

non aver sempre notato quali Questo ho detto di molte ma


:

sieno a

stampa.

di altre

non

avrei

potuto arrivare
s gli

a saperlo senza troppo

perdimento

di

tempo. Prego adunque


di

uni

come

gli

altri

a volersi

tener sodisfatti
si

avere un registro
,

spartito e ordinato di
la di

quanto

trova nei Godici Capponiani


,

per

pi parte miscellanei. Coloro poi

che mettendosi alla trattazione

qualche argomento

trovassero in questo Catalogo qualche scrit,

tura che facesse al loro proposito


dichiarazione
,

ne bramassero pi distinta
al loro libe-

potranno con intera fiducia far ricorso


il

rale possessore,

quale pone ogni suo piacere nel dischiudere la


Manoscritti

sua Biblioteca e far copia de' suoi


richiedono.

tutti

che ne

lo

Ed

io

mi chiamer ben

sodisfatto e rimeritato delle

mie

RASSEGNA
umili fatiche
la stessa
,

DI LIBRI
che
altri si

595
metta per

se questo lavoro sar cagione

via

e se coloro che

Storie Italiane

vanno esercitandosi nello studio delle con molto loro onore e con utile e benefizio dell'unifacile e spedito ajuto alle loro ricerche.

versale, troveranno per la notizia di questi Codici dischiuse novelle


fonti
,

e prto

un

Restami infine a dichiarare per debito


io
,

di

giustizia
di

che in

questa pubblicazione altra parte

non ebbi che quella


e preparare per
le

compiere,

ordinare

dividere per categorie


di essi Codici

stampe
al
il

le

schede che

aveva

gi

compilalo

il

signor Filippo-

Luigi Polidori, per uso privato della Libreria medesima:


lavoro ha avuto parte eziandio
ridusse
in
di
il

qual
quale

signor

Tommaso Gar
Ai

ischede

categoriche quelle scritture che alla storia di

Venezia e

Roma

particolarmente

si

riferiscono.

quali miei

benevoli amici rendo qui in pubblico grazie singolari

non solo

di

questo

ajuto,

ma
.

ben ancora de' consigli e de' suggerimenti che


di

amorevolmente mi diedero nel progresso


n lieve
fatica

questa mia non gloriosa

Restami ora ad aggiungere alcune parole


esposizione
;

a questa eccellente
sig.
,

prima dir

che

la

pubblicazione del
;

Milanesi
la col-

fatta con molto metodo e dottrina paleografica


lezione storica del march.

poi

che

Gino Capponi racchiude preziosi docu-

menti

molti dei quali sono gi conosciuti dai lettori dell'Archivio


l'

Storico. In questa famiglia

amore per
al

la

scienza tradizionale ed

ereditario

il

Catalogo compilato dal


Biblioteche accanto

sig.

Milanesi avr un posto


(

onorevole

nelle

Catalogo
libri

pubblicato

nel

passato secolo) della preziosa


di

collezione di
la

e di

manoscritti

un suo antenato Capponi

quale raccolta

al

presente fa parte

integrale della Vaticana.

Come

bibliografo, io non posso far fine a


i

queste poche parole senza unire


sig.

miei voti a quelli manifestati dal


,

Milanesi

di

vedere cio tanto dai bibliotecarj


,

quanto dai rao-

coglitori particolari

compilato ad uso del pubblico un catalogo dei


alla loro custodia

documenti
storici

storici

affidati

o da loro posseduti. ed
ajuto
agli

Una
studj

opera indispensabile e

di

grandissima
:

utilit

manca ancora
,

all' Italia

voglio dire una Bibliografia storica

analoga alla Bibliotheque Historique de la France, du Pere Lelong: ma l'esecuzione di questo ingrato e poco lucroso lavoro e s' appartiene di diritto ai dotti compilatori M\' Archivio Storico
italiana
,

al

suo zelante e benemerito editore. Visconte CoLOMD

De Batnbs.

96

RASSEGNA

DI LIBRI

Pel Calendario Pratese del 1846. Memorie e studi di cose patrie. Prato per Ranieri Guasti 1845 in 12. di pag. 120.
,

Non sappiamo
o l'animo
nicipi ne facciano

se in questo libretto sia pi da pregiare

i'

ingegno

de' compilatori, o

l'esempio degnissimo che


di beila

gli altri

mu-

argomento

emulazione. Perch non cosa


,

che un drappello di massimamente di una piccola citt proceda ordinato e concorde a una meta, con nessuna speranza di premio o con quella di una lode per la natura del libro modesta e assai minore della
da doversene troppo spesso rallegrare questa
studiosi e
,

fatica.

Ma

pratesi compilatori

si

diedero a illustrare

il

loro

munon
della

nicipio coir intenzione di giovare a'conciltadini, offerendo

un quadro
se
,

che fedelmente ne ritraesse


a speranza del
futuro.

il

passato e

il

presente, a

lume

alla

buona
,

intenzione

successe

come

vedranno
citt
dell'
,

lettori del

Calendario
,

effetto migliore.

Una veduta
le

le

tabelle

de' mesi (1)

la

tavola oraria

appartenenze
tipo-

anno, ed una elegante


editore
(

al pari
,

che grave avvertenza del


)
,

grafo

Cesare Guasti

promotore dei Calendario


:

vanno

innanzi alle materie discorse coli' ordine seguente


I.

Topografia: Topografa generale, dell' ing. Filippo Morghen;


Francesco Franceschini.

7/ Monteferrato, del doti.

li.

Statistica:

Popolazione^ dell' avv. Giovacchino Benini; ^grnco/^wra, dell' ing. Filippo


Ciardi.
dell' avv.

Morghen
III.

Cenni sull'industria
Fossi;

commercio ec,
di

di

Giovanni

Storia civile: Dell'origine,

Cesare Guasti; Statuti,


di

Germano

Tumulto

di

Bernardo Nardi,
dell'avv.

Carlo Livi.

IV. Storia scientifica e letteraria: Flaminio Rai, can. GioGiovacchino Carradori, Giovacchino Benini. vanni V. Istituti beneficenza, educazione, istruzione Libreria can. Ferdinando Baldanzi. VI. Monumenti sacri Roncioniana,
del
Pierallini;
di
ec.

del

e profani

Del monastero di S. Vincenzio

dalla
I

al 1530, dell'ab. Giovacchino Limberti.


di

VII.
qua un

sua fondazione

contorni: Sant'Anna,

Cesare Guasti.

Certamente questo
materia prolisso
sciolto:
,

libretto

non tutt'oro; un articolo per


:

la

un

altro stringato

po' indigesto, l troppo


stile

ora un

fatto

non

ben chiaro, ora falso:

in

questo

(1)

Ottimo pensiero

fu quello di

registrare sotto

il

loro giorno

gli

anni-

versari degli uomini che bene meritarono del municipio.

RASSEGNA
cullo fino alla leziosajjgine
sofisticare
,

DI LIBRI
:

597

in

quello neglif^'enle

ma

chi vorrebbe

quando

a' difetti si

possono contrapporre pregi senza pasostanza vuoi per


,

ragone maggiori, vuoi per


si

la

la

forma? Intanto
e nu-

porge

al

comune
le

do' lettori

che non avrebbe potuto ne sapulo


,

n voluto cercare
tritivo
,

erudizioni patrie

un alimento pi sano
effello sul

il

quale non pu rimanersi senza


de' giovani.

cuore e sulla
ri-

mente massime
spetto sapere di

Siccome chiunque voglia per ogni

Prato,

dovr

necessariamente attingere a questo

libro e a quelli degli anni avvenire ; cos teniamo per fermo che la sua importanza non cesser col mutare della stagione. Confidiamo

che non manchi al (Calendario Pratese il pubblico favore a proseguire di bene in meglio, e gli altri municipj aggiungano la loro voce
a quella
del confratello.

Tutti

veggono che

1*

utile

non sarebbe

di

questo o quel tratto di terra,

ma

della patria

comune.

Zanobi Bicchierai.

Bibliografia Pratese

compilata per
,

un da Prato.
;

Prato,
delle

per Giuseppe Pontecchi 1844

in 4to

pag. xxiv-323.

Crescono nella
patrie memorie.
nostri
,

citt di

Prato

buoni

sludii

l'amore

Una mano
fare al

di giovani

ben nodriti del senno


,

de' padri

e di cuore e di

lingua

italiani

mostrano che

non poco
cono-

onore vorranno
sciuto, per

paese loro nativo. ed


utili lavori
,

Uno
anche

di

costoro,

altri giudiziosi

in quest'Appendice,

r autore della Bibliografia Pratese


avere annunziata
;

che noi vorremmo a quest'ora


'I

tanto

ci

parvo

che

meritasse.

Ma

l'

indugio

non dee far credere minore la stima. Questa sorta lavori non pu essere degnamente apprezzata e
meritata
di gratitudine
,

ri-

se

non da chi

in caso di

doversene giogiudicato
di

vare. Gli altri a

una prima occhiata hanno

tosto beli' e

col disprezzo, facendone conto

come
il

di

opere manualesche e
il

eru:

dizione infeconda.

Non
i

questo

luogo a mostrare
,

contrario

solo ricorderemo che


storia
,

principii generali
,

dove sta

la filosofia della

hanno tanto maggior consisten^


dei parziali
falli

quanto

pi

esleso

il

numero

da cui sono dedotii. Quindi, ci che non

sarebbe da pregiare in s, acquista importanza dal

complesso;

598
ci che per s

RASSEGNA
non ha voce
,

DI LIBRI
nella
,

dice assai

moltitudine.

Perci
si

non sentiamo con


netti

quelli che nelle bibliografie

non vorrebbero

tenesse conto di certe minuzzaglie di niun valore,


,

com'a

dire soraccolte.

epitalami!

madrigali

e simile

merce

di

uggiose

Perocch, e questi pure sono monumenti a

giudicare di

un'et.
di

Che

bel concetto
tali

per esempio

non bisognerebbe formarsi


,

quel

secolo che

oziosaggini letterarie non avesse


I

le avesse

meno
cono-

fiacche e ingenerose

Oltrech quando

di

un
voi

secolo

avete

sciuto le cose eccellenti e le

buone, avete
?

conosciuto tutto? o
,

non piuttosto
dine
,

la

minima parte?

e la mediocrit

ossia la moltitu-

non vorreste pur guardarla

Eppure senza questa

vostro filosofare non correrebbe diritto.

Insomma

idea

il

se quel valente

giovane da Prato ha voluto raccoglier tutto nella sua Bibliografia^


infino alle pagliuzze
,

non sappiamo

afl'atto

disapprovarlo.
,

per

segno
ci

di

ci

vogliam ricordargli un rimatore pratese

che a caso

capitato innanzi, e che da lui non vediamo notalo; ed un Vannozzo Buonanni, che dovette vivere versola fine del secolo de-

cimosesto.

Ma non
essa
citt
si

di

sole pagliuzze

si

compone
di

la

Bibliografia

Pratese:

fa

bella di

nomi e

di

opere,
,

cui

anche ogni
Chiesa
,

maggior

vorrebbe onorarsi.

Un

Martini

uomo che
;

nella dottrina e nel


;

cuore sacerdotale somiglia


chini, valente

agli antichi Padri della

un Bian-

grammatico ed erudito
;

un Carradori
,

fisico dottis-

simo e fecondo
Prato,

un

Casotti

e pi altri

fanno onore non pure a


a
molti

ma

all'Italia (1).

Ed

sciagura

che

ingegni

sia

mancato piuttosto la volont che la potenza di fare opere grandi. Che non avrebbono potuto un Pacchiani un Pieraccioli ? Ma di ci non accade discorrere. L'autore di questa Bibliografia non si ristretto solo ad offerirci un nudo catalogo di opere od una materiale descrizione di
,
,

codici.

Ma

egli

ha rinfrescato questo campo arido con sane


,

osser-

vazioni di critica storica e letteraria

ed ha sparso qua e
municipali

l notizie

biografiche succose,

eleganti

e nette da

esagerazioni.
si

Solo

avremmo

desiderato che gli scrittori non pratesi che qui

re-

(1)

Dice del Casotti, pag. 70: di lui vanto l'aver tolto V errore invalso
,

comunemente

che

uno
:

solo fosse

il

poeta Buonaccorso (Monteraagni). Noi non


il

credianao ci possa dirsi con sicurezza errore; n che

Casotti l'abbia vali-

damente

dinaostrato

perch

suoi argomenti,
;

sebbene ingegnosi, lasciano


vedere.

tuttavia assai luogo a risposta

ci

accader

di farlo

RASSEGNA
gistrano soIara<nte per aver
stati

DI LIBRI
,

599
fossero

toccalo alcuna cosa di Prato


,

coi

qualche nota tipografica


,

o con

espresso

avvertimento

coulraddislinti

a fine di non indurre altrui in errore.

N vodi

gliamo lacere

d' alcuni curiosi

documenti

dei quali egli ha ornato


,

questo suo lavoro.


lui

proposito di Quirico Baldinucci

egli reca
la

una narrazione

delle

malaugurate allegrie pratesi per


;

prima

venuta del cardinale Giovanni de' Medici

che posta a riscontro del


il

Miserando Sacco

(1)

mostrerebbe quanto

popolo
i

sia
si

inconside-

rato e imprevidente ne' suoi moti, e quanto

potenti

facciano

crudel gioco di questa sua ingenuit fanciullesca.


tante
(

Meno impor-

perch quasi affatto privato)


,

parrebbe

il

caso di Alessandro

Cicognini

narrato

da Francesco Bizzochi nel 1620.

Ma

oltrech
e su-

(come

i'A.

avverte)

un curioso documento

dei

costumi vani
delle

perbi di quel secolo; mostra anche

come
pi

il

germe
mutate

civili

di-

scordie fosse vivo tuttavia, e che se non iscoppiava e non invadeva,

come
tura

nei secoli andati

dovevasi

alle

condizioni

dei

tempi, che agli animi ritemperati in meglio. Inoltre, questa


,

scrit-

sebbene non possa

dirsi nitida

ha tuttavia cert' aria


,

d' inge-

nuit e certe forme di parlare vive ed efficaci

che

la

lettura

non

n' affatto inamena

n senza profitto
,

(2).

In ultimo riproduce,

con molta variet


tola venne in

di lezione
;

la storia et la

leggenda come la Cin-

Prato

scrittura assai pregevole del trecento.


altri

Cos
sua
a fondo:
gli

con questi e con pi


Bibliografia
,

piacevoli innesti arricchisce TA. la

e la rende da potersi
,

anche leggere da capo


,

cosa che non tocca mai

di

rado

a simili lavori.
,

Perocch

eruditi di mestiero sono per lo pi gente noiosa

fisicamente grave,
di fare

nemica del buon garbo


costoro: perch'egli

deW a proposito

smaniosa

d'ogni

erba fascio, anzich mazzolino d'ogni


si

fiore.

1'

autor nostro di

mostra sempre giudizioso, parco, elegante,

Vedi Arch. Stor. II., Voi. I , pag. 233. Alcuni passi di questa narrazione gli leggerei diversamente. Per esempio questo: Si salulorno V un V altro; ed il cavarsi di capo il cappello , e suli salt alla vita (pag. 40, lin. 15) ; pare evidente il dello Lapo bito
(1)
(2)

co' il cavarsi di capo che debba leggersi cosi Si salulorno tantopi che questo modo ricorre anche pi sotto. E a pag. 41
: ,

il

cappello

lin.

10, dove

l dalla porla FioreiUina (sic). Majprima i Floridi, ec, ci pare che periodo vada pe'suol piedi, quando invece del punto mettausi due punii ma prima ec. sino a pure si chiuda in parentesi tutta quella digressione

leggesl

il

rocchia Inclusive.

Ap. Voi.

11.

, ,

600

RASSEGNA
I
,

DI LIBRI

e qualche volta anche severo.


discorso preliminare
civili

quali pregi spiccano anco pi nel

dov' egli

segue con passi rapidi


,

progressi

e intellettuali della sua gente

dall'

origine della citt tino ai

presenti giorni.

Se ogni

citt avesse simile

lavoro

cos
,

ben
di

condotto

facile

sarebbe a compilare una bibliografia italiana

non dubitiamo proporlo come esempio che e incitamento. Se non che coloro massimamente tra' giovani reputansi e sono ingegnosi sdegnano mettersi a quesle ricerche
cui sentesi desiderio: per
(
) ,
;

che non sono a

livello delle
,

loro menti.

ci tanto pi ci sa
essersi

male
rifatti

inquantoch molti
dalle cose piccole
,

mentre conantur grandia, senza


nubes
et

inania captant.

Ab. Enrico Bindu

NOTA
(

del Prof. Pietro Capei

In aggiungi

al

Discorso sui Longobardi

ec,

V. pag. 471-548

bardi in

la mia Lettera sulla dominazione dei Longoquando nella Rivista Europea che s pubblica in Milano, N." 111-112 Nov. e Die. 1845) mi occorse la notizia dal sig. BiANcei-GioviNi data di un Codice singolare di Paolo Dia-

Era gi stampala
Italia
,

cono, creduto

eh' del secolo

X,

e custodito nella R. Biblioteca di


esibili

Bamberga. A saggio
controversi luoghi gi
(

del

medesimo vengono
a pag. 473.
Il
,

appunto
dei
:

due
re-

riferiti
il

primo

medesimi
a

Lib. II,
,

e.

32

secondo
,

nuovo Codice

scrino cos
,

Et

liqui

qui remanserant

partiti sunt per Longobardos

ut

annua-

liter eis

censum darent tertiam partem de veclualio quot hahebant . E questa lezione confermerebbe quanto da me si disse nelle note 9 e 105: cio, che con la prima divisione non altro s'intendesse
che soggettare
i

vinti

romani ad una
Il

sola ed unica imposta, all'an-

nona da

ripartirsi tra' vincitori.


:

secondo poi

(Lib. Ili,
,

e.

IG

sta scritto cos

(f

Cum

autem populi graverentur


Quindi
fossero
la

Longobardi, ho-

spites advenientes inter se dividebant .


sta
,

idea sarebbe que,


i

che

onde

popoli di troppo non


le

gravati

Longoi

bardi dividevano tra s (per


ospiti

loro schiere o
es.
,

centene?)

nuovi

che sopraggiungevano (per


per conseguenza
di
,

dalla

Germania?); ammetdella
gi
essi

tendoli

o alla compartecipazione
di

stabilita
i

annona
vinti,

un
alla

terzo de' loro prodotti

suolo che
terre da

pagavano

compartecipazione
termini;
,

delle
in
,

Longobardi

occupate.

In altri

ritenuto

senso
hi

attivo,

come

nel

Codice Ambrosiano

il

verbo partiuntur

nota lezione di Paolo

Diacono
tur
:

populi tamen aggravati per langobardos hospites partiunpopuli tamen aggravati partiuntur costruirsi cos Langobardos; e non parleTobbe n punto n poco, di
:

dovrebbe

hospites per

una nuova divisione


Queste sono

in qualsivoglia

modo

toccante ai vinti Italiani.

le notizie

che per

la

controversia attingonsi dal nuovo

602
Codice.

NOTA
Ma
si

quale

il

conto in che dee tenersi

a quanto

riferisce dal sig.


la

Bianchi-Giovini

vrebbe aversi come


il

prima e pi antica
di

medesimo ? Stando nuovo Codice dolezione o non pi presto


il
,

il

primo

getto,

l'abbozzo?) della Istoria de' Longobardi

dettata da

Paolo Diacono: e quella che

presente abbiamo negli esemplari che


a

corrono a stampa, sarebbe una seconda lezione, o


del

un lavoro poi

steriore di Paolo, che rifece, interpol, ampliflc, abbell

concetti
si

suo Libro
all'

Sennonch

la

prima idea
di
di

la

quale spontanea

presenta

animo

che

il

Codice

Bamberga contenga invece un


Paolo.

rafifazonamento posteriore della Storia


tasi

Ma
il

questa idea riget-

neir indicato articolo, perch:

cr

Stante
,

gusto di que' tempi,


si

portato alle fioriture ed alle amplificazioni

non

pu ammettere
esemplari

che

lo stile
,

ornato dei Codici

che servirono

di testo agli

stampati
dice
.

sia

stato pi tardi ridotto alla semplicit del nostro Co-

Lo che mi sembra un
il

portarsi, troppo facilmente, mallenecessit


di
il

vadore del gusto, della intenzione o della


scrisse

colui

che

Codice Bambergense.

giudicar

pertanto

valore della

nuova interpretazione che


di

indi scaturisce de'

due controversi luoghi


;

Paolo

attenderemo pi piena e rigorosa notzia


;

1.''

del testo

2. della et

3. della

patria di

questo nuovo

in

verit singo-

larissimo Codice.

AMUNZI BIBLIOGRAFICI

OPERE TERMINATE.
Storia della Toscana dalla fondazione di Firenze sino ai nostri

giorni, compendiata e offerta ai giovani toscani da


,

Filippo Mois

autore della Storia


,

de'

Dominj Stranieri
C.

in Italia. Firenze
in 16.

1845

V. Batelli

Volumi due

Ricordi

pei

Colli

Euganei,

illustrazioni
,

storico-artistiche,

con appendice
che
ec.

di notizie statistiche

geologiche

igieni-

Strenna del Giornale Euganeo.

1846

in 8. di

pag. 197. Noteremo qui solamente qaelle prose le qaall trattano d'argomenti stoilcf. Pietro Selvatico. rqa Niccol Tommaseo. Il monastero di Fraglia Monselice Antonio dell'Acqua. sle Giovanni Cilladella. Terme AponenAntonio Berli. Carrara si ec. Andrea Citladella-Vigodarzere. Il Catajo colli minori, S. Giorgio, e Carrara S. Stefano , Teodoro Zacco. Il Venda e Guglielmo Stefani. La rcca di Pendice e Teolo Carlo Leoni.
,
,

Lettere scelte del Cardinale

Pietro
,

Bembo,
e

riscontrate coldi
,

r edizioni

del

1548 e 1552
, ,

corredate

note

da

L. Carrer. Venezia

pag.

1845 Tipografia Tasso xx-216, 220. Voi. unico in due fascicoli.


,

in 24. di

Di Pier Antonio Micheli


e di

Botanico insigne del secolo


,

XVI

una sua opera manoscritta


Venezia
,

memoria
in
4.*

di

Giovanni

Marsili.

G. B. Merlo

1845

di pag. 24.

Allocuzioni di

Marco Foscarini,
,

dette neir^ssumere la dignit

ducale. Venezia
Il

1845

in 4. di pag. 16.

Foscarini assunse

la

dignit ducale il^l

maggio 1762.

Le

sei allo,

cazioni sono in volgar veneto. Offerte da Antonio Giovanni Sagredo

nelle

nozze Giastiniani-Michiel.

,,

604

ANNUNZI BIBLIOGRAFICI
Alvise

Commissione data dal Doge


15 novembre
,

Mocenigo a Paolo Tie-

polo, ambasciatore straordinario a


il
,

Roma
8.*

nell'anno 1571
il

in proposito della lega contro


,

Turco.

In Venezia

Tip. Merlo

1845. In
,

di pag. 40.

ed offerta da Gaetano Moronl. La Per le nozze Giusllnianl-Michiel Commissione Incomincia a pag. 29 precedono alcuni cenni intorno a Paolo
;

TIepolo

di

E. Cicogna.

Degli Archivi Napoletani

Ragionamento
,

di
4.**

Antonio

Spinelli.

Napoli

Stamperia Reale

1845

in

di pag. 63.

Sugli Archivi delle

Due Calabrie
,

Ulteriori,

rapido cenno di
,

Vito Capialbi. Napoli

1845

Tip. di Porcelli

in

8.**

di

pag. 15.

Memorie per
di pag.
V.
Il

servire alla Storia della Santa Chiesa Miletese,

compilate da Vito Capialbi. Napoli, Tip. di Porcelli, 1845,

LXv-203, con 2 tavole, con 43 documenti.


,

Faro

Giorn. di Messina. Ann. IV.

Tom.

Il

pag. ISO.

Lettere del Beato Giovanni dalle

Celle,

di
,

Maestro

Luigi

Marsili e di Guido

di

Santa Caterina

San Bernardo

Francesco Petrarca

coli'

aiuto di varie stampe e MSS.,

recate a miglior lezione dal P. Bartolommeo Sorio.

Ro-

ma

Tip. de' Classici Sacri, 1845,


,

in

16.*^

di pag. 280.
di

Letture del Soldato Italiano

ovvero
,

raccolta

prose in-

torno a subietti militari


autori
;

cavate

da

antichi e moderni

con cenni bibliografici e brevi note filologiche


,

per Marino D'Ayala. Napoli

1845
,

8. di pag. 244.

Osservazioni sopra diversi


Italia di

oggetti
,

discorsi
di

nel
,

viaggio

in

Teodoro Hell

sulle
,

orme

Dante

tradotto in
8.**

volgare con note. Padova


pag. 22.

Tip. Crescini, 1845, in

di

Rerum ab Arabibus in maxime Sardinia


,

Italia insulisque

adjacentibus

Sicilia

atque Corsica

gestarum Commentarii.
Klincksieck,

Scripsit J. G.

Wenrich. Leipsig
,

et Paris, F.

1845

vi-346

in

8.*>

De Utterarum
scripsit

studiis

apud

Italos

primis Medii Aevi saeculis


,

GuiLiELMUs GiESEBRECHT

Phil.

Doct.

Acccduut

,, ,

ANNUNZI BIBLIOGRAFICI
nonnulla Alphant carmina vel emendata vel inedita
rolini,

605
Be-

1845,
,

in Libraria

Rudolphi Gaertner, Tipis AcaVigezzo


compilata
dal
tre

deraicis

in 4. pag. 56.
,

Cenni Statistico-Storici della valle


Dott. C. Cavalli. Torino
in 8.

1845, C. Mussano. Volumi

Miscellanea italiana. Ragionamenti di Geografia e Statistica


patria di Adriano Balbi
Balbi.
,

raccolti e ordinati

da Eugenio

Milano 1845. Civella e C. Voi.


ec.

in 8. p. xvii-409

con un atlante d'Italia


cavaliere Antonio

Cisterna e antiche stufe del Tempio di Serapide, lettera del


Niccolini
al

presidente della Sezione


italiani.

Geologica nel settimo congresso degli Scienziati


Napoli 1845, 4. gr. di 12 pag. con tavola.

Tre dissertazioni sui principii della repubblica di


cio
:

Venezia

sua origine pi probabile;

il

consolato padovano

e Rialto; le citt della terra-ferma

che
;

contribuirono
di

maggiormente a popolare

le isole

venete

C. C.

Pa-

dova, tipografia Penada, 1845, in

8. di pag.

50 (Pri-

ma

tesi
).

in difesa delle

rare virt del

governo veSa-

neto

Viaggio da Milano in Africa


voja
,

visitando

il

Piemonte
al

la

il

mezzo

di della
,

Francia, e l'Algeria,
abate

ritorno

per Nizza e Genova


vosto

dell'

Don

Giacinto Amati^ pre-

Paroco
8.**

di

S.

Maria
Rodigini

de* Servi.
,

Milano 1845

Bonfanti,

pag. Vili e 652


,

con tavole.

Dodici lettere

d' illustri

con annotazioni. Rovigo

imp.

regio
,

stabilim.

nazionale privilegiato di Antonio


,

Minelli ec.

1845

in 8. gr.
di

con tavola

litografica.

Dodici

lettere

inedite
,

Paolo Paciaudi a Clemente


,

Sibi-

liato.

Padova
nato
il

tipografia Liviana

1845
,

in

di p. 46.

Notizie biografiche di Baldassarre Ferri

musico celebratiscompilate da Gian16.

simo

1610

morto
,

il

1680

carlo Conestabile.

Perugia

184G*in

8." di pag.

Di alcune civiche istituzioni di Rovigo nel secolo


storici.

XVI, cenni

Rovigo

1845

in 8. di pag. 20.

606

ANNUNZI BIBLIOGRAFICI
OPERE
IN

CORSO D'ASSOCIAZIONE.

Storia del
di

Regno

di

Ferdinando e Isabella
,

sovrani cattolici

Spagna, di H. Prescott

recata per la prima volta in

Italiano

da Ascanio Tempestini.

Compagni annunziano e raccomandano la pubhanno in animo di fare della Storia del Regno di Ferdinando e Isabella di Spagna del Prescott; sull'utilit e importanza della Marchese Gino Capponi cosi discorre nel suo parere dato all' Ediquale ,
Gli Editori V. Batelll e

blicazione che essi

il

tore, e che serve di Manifesto

all'

opera divisata.

Se mai alcun secolo fu per s solo di gran

momento

nell' Istoria della

certamente il secolo 1S.; imperocch allora tutte le istituzioni che ora ci reggono, venute quasi a compimento, diedero, pu dirsi, a tutte le nazioni altra forma, e cominciarono l'et novella. E se tra le nazioni di Europa una ve n'ebbe, la quale operasse In s medesima un rivolgimento anche pi intiero di quello che fu comune alle altre questa si fu la spagnuola e la forma che ella prese in quel momento, comunque breve, di sua smisurata potenza, si comunic alle altre con tale forza di esempio, che tutte le monarchie, sembr allora si foggiassero su quella fondata dai re spagnuoli e spagnuoli furono costumi di tutti coloro che primeggiarono per ben due secoli nelle societ civili e negli stati da un capo all'altro d' Europa. Il che se avvenne dovunque, avvenne In Italia tanto pi, perch l'Italia non come imitatrice, ma come serva si dovette ricomporre secondo ispanica forma. Noi pertanto non temiamo di asserire che l' Istoria dei re Ferdinando di Casliglia e d' Isabella d'Aragona, autori primi di quella monarchia, e maestri di quella politica,
tale
si

moderna Europa,

fu

diflfonditori di quelle arti e di quei

dell'istoria

uno d'insegnamento
all'antica.
illustre

tra
,

costumi sia per qualsivoglia cultore maggiori spettacoli e pi magnifici e pi abbondanti che l'istoria presentasse mai ; e sia per quella dell'Italia
,

nostra

necessarissimo

noi

pertanto

fondamento all'istoria moderna, ha prestato opera egregia

e
il

compimento
sig.

Prescott,

americano, e gi fatto celebre per altre pubblicazioni, il quale, con senno eguale alla temperanza giudic quei grandi fatti, e gli espose con diligenza che ben s'accoppia alla vivacit della narrazione. Munito di grandi e veramente singolari soccorsi per le immense ricerche
da lui fatte negli archivj , e per la cooperazione di letterati spagnuoli, pot dare a queir istoria un aspetto aCTatto nuovo e in nulla mancare alla pienezza, come all'evidenza del racconto. Per questi pregi il suo libro ebbe
,

a quest'ora tra in

America ed Inghilterra
,

oltre a dieci edizioni


testo

la

ver-

sione che ora ne pubblichiamo fatta e raffrontata sul

originale
,

con

attenzione scrupolosa

crediamo debba riuscire

utile acquisto

e dir vor-

remmo
gli

Indispensabile ai cultori della italiana storia. Tale


;

esser
libri

deve per

studiosi

intantoch per ogni sorta di leggitori pochi

saprebbero

offrire al pari di

questo variet e grandezza

di eventi

campo vastissimo

ANNUNZI BIBLIOGRAFICI
,

607

e In s diverso, e stranezza di costumi , e caratteri atteggiati diversamente e fortemente scolpili e come spiccanti fuori da tela vastissima. Qui la formazione della monarchia spagnuola in prima divisa tra governi provinqui le vittorie che spensero e finalmente distrussero la dominazione ciali
;

de'

maomettani
tribunale

la

conquista di Granata
;

e
la

la

feroce diligenza del vincitori

nell'

estirpare quella Inimica schiatta


dell'

qui
si

del

Inquisizione di cui

prima fondazione In Ispagna vede il nascimento e il crescere


fatti

progressivo Iracclall con evidenza singolare, e copia di


qui
la

Ignoti sinora;

scoperta di un nuovo
la

mondo che un
di
,

italiano
il

donava a quei fortunali


cattolico
; ,

re; quivi in fine


ziosa
,

cupa flsonomia
essa virile
di

Ferdinando

e quella gra-

comunque pur
gran maestro
;

della regina Isabella


il

il
i

piglio

tremendo
anni
di

di quel

regno
al

cardinal

Ximenes

primi

impronta vasta e durevole nei destini delle et successive. Nulla diremo delle guerre ma osiamo affermare che senza d' Italia che sono tanta parte del libro r aiuto delle istorie spagnuole ed in ispecie di questa la nostra non mai potrebbe essere pienamente compresa, n giudicata a dovere .
Carlo
e dal
di s lasciarono
; , ,

Colombo

Torquemada quanti

Storia di

Romagna

giorni, scritta

deirEra volgare ai da Antonio Vesi. Bologna 1845,


dal principio

nostri
in
8.

Distribuzione 10.*

Opere del conte Giovanni Galvani. Milano, per Carlo Turati

1845

in

8.**

Volume

1.

Fiore di storia letteraria e

cavalleresca
La distribuzione
a S. A.

dell'
1.

Occitania.
di

320, contiene: Modena. Prefazione. - Notizie preliEpoca 1. Scaldi e Bardi. Aquitania. Epoca II. Guglielminari. mo IX. Possedimenti normanni al di qua della Lolra. Epoca III. Riccardo cuor di leone. Marca Ispanica. Epoca IV.* Pietro II di Aragona. Provenza. - Epoca V.' Raimondo Berengero IV e Beatrice.
di pag.

Dedica

il

Duca

Cronaca di Giovanni Villani a miglior lezione ridotta, ec, con note di /. Moutier e illustrazioni storiche di Fr. Gherar di-Dragomanni. Firenze S. Coen in 8.^ 1845. Distribuzione 16, 17, 18. Tom. Ili, fase. V. Tom. IV,
,
,

fase.

e 2.
dall'

Sulle storie italiane


al

anno primo

dell'

Era volgare sino


,

1840

Discorso di Giuseppe Borghi. Firenze

presso

F.

Le Monnier, 1845. Fascicolo 28.


,

Dizionario geograflco-fisico-storico^della Toscana

compilato
(

da Emanuele
renze-Paterno
Ap. Voi
II.

Repelli. Fascicolo II
).

del Supplemento

Fi-

^^

608

ANNUNZI BIBLIOGRAFICI
dei Papi descritte in tavole

Le monete

sinottiche dal Dottor

Angelo Cinagli.
Non v'era
un
sol

stalo sinqal chi avesse Intrapreso di riunire e coordinare In


tulle le nonete ponlflcle contenute nelle opere del Vignoll
,

volume

Fioravanti,
Vermglioli,
Bellini
,

Scilla, Gararapi

Acarai
,

SalvaggI, Bellini,
,

Mayr

Peruzzl

Schiassi,

Ciacconio

Argelati

ed

altri

monetograf.
si

A
,

riunire In

Casanova, Zanetti, Carli, un sol volume e in tavole sinots

tiche tutto

quanto

trova in quelle opere


il

disparate e disgiunte, ve-

aumenter il suo lavoro 1000 e pi monete inedite sfuggite alle ricerche degli accennati scrittori. Questo utilissimo repertorio vedr la luce pei tipi di Gaetano Paccasassi di Fermo; e tutta l'opera sar composta di circa 30 fogli di otto
nuto
il

Doti.

Angelo Cinagli

quale oltreci

di

pagine

al

prezzo

di

5 baiocchi per foglio.

Storia d* Italia, narrata al popolo italiano da Giuseppe

La Fa-

rina (565-1842). Firenze, Poligrafia Italiana, 1846, in 8.


Voi.
I
,

Dispensa
,

1.*

che comprende
,

la
,

Introduzione.

Dizionario geografico
Stati di

storico

statistico
,

commerciale degli
prof. G.
Casalis.

M.

il

re di

Sardegna

del

Torino, 1845,

fase. 29.

Dizionario va compiendo

Poche parole per annunziare soltanto che l'egregio autore di questo le promesse fatte al pubblico di dedicarsi con amore

a quella parte interrotta del suo lavoro, che risguarda


di

l' importante articolo questo argomento consacrato il fascicolo 29, venuto ora alla luce, nel quale giova leggere la dichiarazione che il Casa^is mette in nota al paragrafo ove cominciano le notizie storiche di quella citt: dichia-

Genova.

razione che giustifica l'indugio cagionato dalla morte dell' ab. cav. Spotorno,
al
i

quale era stato

materiali per compierlo

piuto
zetta

commesso il lavoro e dalla necessit di dover raccogliere degnamente, in quella guisa che l'avrebbe comimpresa difficile e di grande spesa di tempo . {Gazil dotto defunto: Piemontese, N.^ 279 del 1845).
,

Corso

di geografia storica

antica

del

esposto in

XXIV

studi da F. C.

Marmocchi
;

medio-evo e moderna, ; con Atlante

di tavole di

Cronologia universale

Mappe

di

Geografia
pii

storica

Disegni fisonomici e di usanze de' popoli


dei pi notevoli
,

fale

mosi

Vedute
,

monumenti

di

tutte

nazioni
usciti
i

ec.

Firenze

per V. Batelli e Comp., 1845. Sono


,

fascicoli

1-6 del testo

e la Dispensa 1.* e 2.*

dell'Atlante.
Il

lodato autore del Corso di geografa universale in cento lezioni, e del


della storia naturale
,

Prodromo

generale e comparala d' Italia

con l'opera

ANNUNZI BIBLIOGRAFICI
che ora annanzlamo viene nuovamente a dilatare
il

609
e
le applicazioni

campo

delle scienze geografiche; presso la gratitudine dell'universale acquistando

meriti nuovi, anzi maggiori se si riguardi alla necessit che , in tanto incremento degli studi storici , abbiamo di un corso compiuto di geografia storica e alla utilit di un tale lavoro; porgendo cosi alle scuole di storia un sussidio del quale sino ad ora la letteratura nostra mancava. Di questa opera non facciamo per ora che un semplice annunzio riserbandoci a tenerne pi lungo proposito quando la stampa di essa sar tanto avanti da dar materia a pi lungo discorso.
,

Documenti per
dall' ab.

la storia del Friuli dal


,

1326
,

al

1332

raccolti

Giuseppe Bianchi

Turchetto,
dell' opera.

1845,

in 8.^

Udine

tipografa di Onofrio
10.*, 11., 12.*

Dispensa

Sulle famiglie nobili della


fregiate de' respettivi
ret
,

Monarchia di Savoja narrazioni stemmi incisi da Giovanni Monne,

ed accompagnate dalle vedute Enrico

de' castelli
,

feudali

disegnati dal vero da


attribuite a
editori
,

Gonin
,

con illustrazioni

Vittorio

Angius. Torino

1844

in 4.*

Fontana e Isnardi Dispensa 27-46.


,

Storia

delle
,

Compagnie
,

di ventura

di
,

Ercole

Ricotti.

Toulti,

rino

1846

G.

Pomba

Comp.

in 8.

Quarto ed
capitani

mo volume

con quattro

ritratti d'illustri

da

porsi in fronte ai quattro volumi.

OPERE PERIODICHE.
Memorie
Serie
della

Reale Accademia delle

scienze
in

di

Torino.

Torino

dalla

Stamperia Reale,
,

1845

4to grande.

seconda

Tomo

VII.
,

riscono alle scienze sloriche


zione. Discorso

Registreremo qui quelle memorie della classe morale le quali si rifediscorsi crilici sopra la Cronologia , e sono
: i

Prefadirettore del Museo Egizio. , Sull'autenticit degli avanzi Manetoniani, della Vecchia Cronaca, e del Catalogo attribuito ad Eratostene. i5iscorso li. Dell' autorit Discordegli scritti manetonianl e degli altri fon|i di Cronologia Egizia.

Egizia del prof. Francesco Barucchi


I.

so III. Sai

numero approssimativo
di
,

del

Re

Eglzil, sulla durata dello spazio

dinastie

compreso tra il regno manetonlane

Mene e quello di Cambise , sulla successione delle e sulla divisione del regni egizli per dinastie.

610
valiere L. G.

ANNUNZI BIBLIOGRAFICI
Sludi Crilici soxjra la storia
d' Italia a'

tempi del Re Ardoino


di

del

ca-

Provana;

capitoli
,

XII, con appendice

41 Documenti.
,

Intorno a quesl' opera frutto di lunghe e diligenti ricerche ( conto in una delle future dispenso dell'appendice ).

sar reso

Atti della Reale


Arti.

Tomo
le

XIII.

Accademia Lucchese Lucca 1845.

di Scienze,

Lettere ed
noteremo
le

Tralasciando
1.^

memorie puramente

scientifiche e letterarie
:

quelle che appartengono alle storie che sono due

Sopra

tre pi antichi dipintori lucchesi dei quali si


critici
:

conoscono

opere

cenni storici e

del prof. Michele Ridolfi.


,

Bwmavenlura Berlinghieri del quale esistono dotre pittori sono ( I cumenti del 1228, 1243, 1244 e una tavola coiranno 123S; Adeodato d'Or/ando (crocifisso col suo nome e l'anno 1288); Angelo Puccinelli tavole col suo nome e l'anno 1386). 2.* Dei Tempieri e del loro processo in Toscana ragionamento di Monsignore Telesforo Bini, con n. 9 documenti, tra' quali il processo dei Templari fatto in Toscana.
,

Rivista Europea

Giornale di Scienze morali

Letteratura

ed Arti
Nel fascicoli di
delli.

di

Milano.

Novembre e Dicembre 1845

Della Linguistica applicata alla ricerca delle origini italiche

di

B.Bion-

Di un Codice singolare di Paolo Diacono

di

A, Bianchi-Giovini.

Rivista di scienze

lettere e arti.

Giornale Modanese.

Tomo i anno l. N.^ 1. Settembre 1845. Dell'amoroso Carroccio di Rambaldo da Yaquiera e di alcuni principali accidenti della vita di questo
,

Trovatore Cavaliere, Lezione di Giovanni Galvani. N. 2. Per quali istoriche cagioni, spenta in Italia la signoria del Romano illustre, dovesse finalmente, su lutti i riusciti italiani volgari, avere il
volgare Toscano
la

prevalenza

discorso di Giovanni Galvani.

La Dalmazia
N.<^

Giornale Letterario economico ec.

di Zara.

34 del 1845. Documenti


prospetto

inediti di Gio. Battista

Giustinan
delle

ripor-

tanti

il

politico-economico-statistico-geograflco

comunit

Dalmatiche nell'anno 1553.

ANNUNZI BIBLIOGRAFICI
Il

611

Saggutore
e

Giornale

Letteratura.

Romano di Anno 1845.


de'

Storia, Belle Arti


voi.

IV.

N.^ 7. Della famigtia

Romana

Massimi

e carta inedita in proposito.

P. Mazio.
di

Roma

Giornale di casa Caetani nel ponliflcato di Gregorio XIII. Delle cose con una Relazione del ricevimento Tatto In Bologna da casa Pe;

poli al

Duca

di

Gioyeuse

tratta dalla

Cronaca MS.

di

Bologna

di

Girolamo
di Fi-

Seccadenari. P. Hdazio.
N. 8. Della successione al regno di Portogallo
lippo II. P. Mazio.
,

e della Impresa

Successo dell' armata di Sua Maest della quale capitano generale il marchese di Santa Croce , nella battaglia che dette all' armata che portava don Antonio nelle isole de los An^ores (1382). P. Mazio. scritta nel 1589 da Glo. N." 9. Relazione inedita dell' Isola di Candia Battista del Monte. Parte 1.* con proemio e note di P. Mazio.
,

N. 10. Parte seconda della suddetta Relazione. P, Mazio.

Di Rainaldo Brancaccio Cardinale e di Fondi, Commentario. Parte 1." P. Mazio,


N.*^

Onorato

Caetani, conte di
1.^

11. DI Rainaldo Brancaccio Cardinale, e di

Onoralo

Caetani

conte

di

Fondi. Commentario. Parte 2.* P. Mazio.

Sentenza pronunciata da Antonio de Arpino, giudice di Martima e Cam^ pagna contro Onorato 1.^ Caetani e gli aderenti suoi. P. Mazio.
,

Museo
Novembre 1845
,

di Scienze e Letteratura^ di Napoli.

fase. 25.

De' viaggi di Dante


,

in

Parigi

e dell' anno

in cui fu pubblicata la Cantica dell' Inferno

per Carlo Troya.

Fase. 28.21 Gennaio 1846. Della vita e delle opere di Francesco Capecelatro, per Scipione Volpicella.

Statistica letteraria del regno delle

Due

Sicilie, diretta
fase.
1

dairare 2.

vocato Alfonso Pellegrino. Napoli, 1845,

TAVOLA ALFABETICA DELLE MATERIE

.
A.

A. E., 373-76; 386-91.

Angius Vittorio
llallana

609.
,

M. Del
dati

lavori di

Storia

Anlonelli Giuseppe

398.

alla tace in
,

Francia

in questi

ultimi anni
l'ArtilIerie

334-368. Histoire de
par Reinaud et Fave
lucche-

Aquarone F. B Arabi in Italia

377-93.
604.
d'Isabella

ArcoiV)
,

Carlo. Notizie

369-73.
Adeodato d'Orlando, pittore se, 610.
Affrica, 60o.

Estense moglie di Francesco Gonzaga ec. 205-223.

Ardoino re 193 610. A r duini Carlo ,197.


, ,

Albinaggio

diritto di ),

194.
,

Aldobrandini Cardinale Pietro

421

e seg.
Alessandro VI
,

Lettere al marMantova, 316, 317, 323. Arpino (de) Antonio, 611.


Ariosto

Lodovico.

chese

di

403.
di

Arrigo VII. Codice


chivio
di

Inedito
,

dell'Ar-

Alfano
Alfonso

60o.
l.*'

Coblenza

risguardantc

Duca

Ferrara.

Dona-

questo Imperatore, 329-34.


Artieri (corporazione degli ), 199.
Artiglieria.

zione e codicillo a favore di Laura

Eustochla (1534
Alighieri

},

67-72.
,

Histoire

de
,

V artillerie

Dante

200

398

400

par Reinaud et Fave

369.

611.

Ayala
Discours
la

D'

Mariano
,

604.

Pietro di Dante, 197.

Allelz E.

sur

la

puissance

Baglioni Astorre
Balbi Adriano
,

397.

et la ruine de

rpublique de Ve-

605.

nlse, 336.

Eugenio

605.

Amari Michele

175-76.
200.

Amali Giacinto, 605. Amedeo IV di Savoja


Amidei. Estratto da

Balbo Cesare ,194. Bandello Matteo. Lettera al Marcheee Federigo Gonzaga, 318.

una sua opera

MS., 233.
Angelini A. F., 156-66.

Bandini Abalc Giovanni. Lettere Intorno all'editto di Nantes, 42160,

614
Baruechi Francesco
ta,

TAVOLA ALFABETICA
,

Bartoli Francesco, 401.

609.
di

Becchi Fruttuoso. Elogio

Carlo Bot-

574 e

seg.

Belforli Luigi, 401.


Belle arti,

Bellino

173-74; 192-96; 610. (San) 197.


,

Cardinale, 611. Brugnato citt), 196. Brunet de Fresie. Recherches sur les elablissements des Grecs en Sicile etc, 337-68. Bruii Liberali Filippo , 195.
, (

Brancaccio Ralnaldo

Bruxelles.

Bulletin

de
,

Belluno, 194.

royale de Bruxelles
a Isa-

l'Acadmle 405.
,

Bembo Pietro, 603. Lettere


bella

Burlamacchi Francesco

176-78.

Gonzaga

311-312.

Benevoli Giovanni.

no. 1. Estratto da

Sue notizie, 231 un suo poema


Pittore

C.

e.

605.
famiglia, 402.

Caccialupi Gio. Batista, 193.

MS., 231.
Berlinghieri

Caelani

Buonaventura

lucchese, 610.
604. Bernardo San Bernnrdoni Giuseppe, 398.
(
)

Onorato 1.", 611. Cajazzo (Conte di). V. Sanseverino.


Calabrie
,

604.

Calandra

Bessarinne Cardinale

195.

395 , 609. -^ Gomni Antonio, 404, 610. 580-83. Bibliografia Dantesca 595-97. Bicchierai Zanobi
Bianchi Giuseppe
, ,
,

Silvestro. Sue lettere al Marchese di Mantova 241 243 245, 248.


,
,

Calvi Gottardo. Ninive e le scoperte


di Paolo Emilio Botta, 574 e seg. Campanella fra Tommaso 398.
,

Bigland lohn Bindi Enrico


Biondclli B.

192.

Campori Cesare
59-62
;

398.

55

597-600.

Giuseppe, 196.

Bini Telesforo, 610.


,

Canale M.G., 399.

195, 610.
al

Candia, 611.
Canestrini Giuseppe.
Sulla pubblica-

Bock. La
rico
di

statua equestre di Teodo-

re de' Goti dinanzi


in

palazzo
,

zione del editto


20.

di

Nantes

411-

Carlonaagno

Aquisgrana

567-

73.

Capecelalro Francesco, 611.

Bhmer Gian Federigo, 395. legesla Impera ab anno i246 usque ad an-

Cape? Pietro, 183-84. Carla

num 1313, 550-60. 194. Bologna Bonaini Francesco, 199.


,

barda dell'anno 113-125. Sulla

Sopra

al-

Longobardi "601-02.
Capialbi Vito
,

in

Longo762, illustrata, dominazione dei Italia, 471-548;


604.

cuni diplomi inedili dell'Imperatore

398

Federigo

II

del Principe Federigo

Capo

di

Buona Speranza. V. Masser

d'Antiochia
,

di

Enzo

re di Sar-

degna 463-68. Bonaparle Iacopo, 194. Borghi Giusoppe, 399, 607. Borgia Cesare. Sua lettera al Duca d'Urbino, 246. Borromeo, Carlo e Federigo, 191.
Bolla
Carlo.
,

Leonardo. Capponi Gino, 199, 471. Sua raccolta 606-7. 593-95 di manoscritti
,
,

Carlo V., 395.

CarpanelU Pietro, 196, 399. Carrara Francesco, 396. Carrer Luigi, 603.
Carrucci Raffaello, 195.
Cartolari Antonio, 398. Carvaro G., 199. Casalis Goffredo, 191 , 399

Monumento
574
,

alla

sua

memoria

e seg.

Paolo
citt di

Emilio, sua scoperta della

Ninive

574 e

seg.

608.

DELLE MATERIE
CasliglUme
Baldassarre.
,

615
,
,

Lettere
,

Federigo (ionziiga
Caterina (Santa
)

287

288.

da Siena, 604.
,

Callalinich Giovanni
Cavalli C.
,

398.

Dalmazia 396 398 610. - La Giornale 403. De Mas-Lalrie 199. Dolcino Fra ) 565-67.
,

605.
,

Donali Vllallano
199.
al

397.

Cawrfon Celestino
Cavriani
Celle

Galeazzo.
di
)

marchese
(

Sua lettera Mantova 238.


,

Egitto. Cronologia Egizia

delle

Beato Giovanni
200.

604.

Enzo

re di Sardegna
{

609. 467-68.
,
,

Cibo Becco ,193.


Cibrario Luigi
,

Epifanio

Santo

vescovo

196

399.
Equicola Mario. Sua iscrizione latina
!

ncognrt Emanuele, 196, 397,401,601. Cinagli Angelo, 008.

sulla battaglia di

Pavia, 231. Let,

Cleandro

Conte
,

di

Prata

397.

tera a Isabella

Gonzaga
1
,

313.

Codd Luigi

396.

Este

d'

Alfonso

403.

Sua
,

let-

Codici e quadri in vendita, 194.

tera a Benedetto do

Brucis

238.

603. Colli Euganei Colomb de Batines 200


, ,

A
,

400

593-

93. Bibliografia Dantesca, 580-83.

Colonna, famiglia, 402. Marcantonio 402. Compagnie di ventura , 609.


,

Gonzaga, 291. 205-223. Sue notizie Sue lettere al Marchese di Mantova suo marito 247 248, 260 262, 276, 281. A Stazio Gadio, 300-311. A 289. A suo marito
Isabella
Isabella.
,

Coneslabile Carlo

605.
al

Giovan Galeazzo

signore

di

Cor-

Conti

de'
di

Antonio. Lettera

Mar-

reggio

315.

suo marito,

316.

chese

Mantova, 298.
,

Contrucci Pietro, 194.

Renata di Francia, 319. A. G. 322. A Lodovico G. Calandra,


Ariosto
,

Cordava Giulio
Corriftpondenli

396.

323. Opere
lei
,

d'arte

pos-

nuovi
:

dell'

Archivio

sedute da

324.

Storico Italiano
a

Blndi ab. Enrico,

Pstoja
,

Bixio avv.
;

Cesare Leoconsi-

poldo
gliere

Genova

Tommasi
,

Girolamo, a Lucca

185.

Fabianich Donalo, 396. 401. Fabretli Ariodante


,

Cortese Gregorio, 397.

Faelfa
II
,

Cortona. Diplomi di Federigo

di

Giacomo Filippo. Lettera Marchese di Mantova 299.


,

al

Federigo d'Antiochia e

di

Enzo

re

di Sardegna, esistenti nell'archivio

Federigo

Federigo d'Antiochia, 466-67. II., 463-66; 560-64.


,

comunale

463-68.
178-82,

Costantinopoli, 397.

Ferdinando re di Spagna Ferrara 395 , 398.


,

606.

Croce (Chiesa di Santa

),

Ferrano

Luigi

200.
,

Crozart-Mouchet J., 194. Cuneo. Belazione dell'assedio di Cuneo dell' anno 1557, scritta da anonimo contemporaneo 79-110.
, ,

Ferri Baldassarre Filippo II, 611.

605.

Firenze, 178-82.
Fontanesi Giuseppe, 403. Forni Luigi 398. Foscarini Marco, 603.
,

Cusani Francesco, 194.

Oaino Giacomo.

Sue notizie, 230 no. 1. Estratti dalla sua Cronaca MS., 230, 232, 234-37.
Ap. Voi.
II.

Frapporti Giuseppe, 397. Fra(t Domenicani. Memorie degli Ar192. tisti di quest'ordine.

78

616
Frati Minori. Annali
di

TAVOLA ALFABETICA
guest' ordi,

ne

192.
,

283. A Francesco Gonzaga ambasciatore a Roma 296.


,

suo

Friuli

393

609.

Gonzaga Giovanni. Lettera al Marchese di Mantova 236, 266 270 273 274 276.
,

Gadio Stazio. Lettera 283. di Mantova


,

al

Marchese
402.

Isabella. V. Ente.
,

Galles

Carlo Principe
,

di

Granftoni e Beraldi Capezzoli Gregorio XIII, 611.

197.

Galvani Giovanni

194, 607, 610.


al

Grotto

dell'

Ero Luigi

197.

Gio. Antonio

:196.

Gualandi Michelangiolo, 173-74.


prof.

Gar Tommaso. Lettera


naini, sopra

Bo-

un Codice risguardante Arrigo VII, 329-34.


Garrucci Raffaele ,397. Gaupp Ernesto Teodoro, 395.

Gualterio Filippo, 193. Guasti Cesare. Bibliografia

Pratese

397-99.
Gussalli Antonio, 396.

Guzzoni degli Ancarani Carlo, 403.


fJell

Cazzer Costanzo
Gennarelli Achille

200.
402.

Teodoro

604.

Genova, 193, 397, 399. Gemili Gio. Carlo, 193.


Geografia storica
,

Hfler Costantino. Saggio storico so-

pra r Imperatore Federigo

l,

360-

608.

64.
Huillard-Brholles
Ilari Lorenzo
terie della

Germanello Angelo. Lettera a Fede290. rigo Gonzaga


,

463^

Germania, 393. Dragomanni Francesco 399 607. detto della Marca Giacomo San
Gherardi
, ( )
,

399. Indice per

madi

Biblioteca

comunale

Siena, 383-86.
,

193.
Giberli Gio.

Matteo, 193.
,

Giesebrechl Guglielmo

604.

Ginevra , 200. Gionla Stefano ,194. GiovanelU Benedetto, 166-73. Gioyeuse Duca di ) 611.
{ ,

Impero Germanico, dal 1246 al 1313, 530-60. India. V. Masser Leonardo. Isabella regina di Spagna , 603. 400. Istria e Dalmazia
,

Italia.

Di alcuni lavori spettanti alla

storia d'Italia
cali in
di

Girolamo Eremila. Lettera al Marchese di Mantova, 277. 610. Giuslinian Glovan Battista Gonzaga Agostino, Lettera al Mar,

ultimamente pubbliarticolo primo Germania Alfredo Reumont 127-36. Ar,


,

ticolo

secondo

349-79.
d' Italia
,

Sui primi

popoli

166-

73.
Storia d'Italia, narrata al popolo

chese

di

Mantova
Lettera
,

283.
al

Cesare.

Marchese

di

Italiano da G.

La Farina, 190-91.

Mantova, 273
Ferrante.

313.
a Isabella sua

Lettera

Municipi

386-91.

madre, 297.

191, 193, 194, 193, 399, 333-36, 373-76, 403, 403, 604, 607, 608.

Francesco. Ragguagli delle cose

di

Ivrea, 200.

1323 , scritti al Marchese di Mantova 292. Marchese di Francesco Maria Mantova. Convenzione stipulata con Papa Leone X, anno 1316
nel
,
,
,

Roma

Krone

Giulio.
,

reni ec.

Fra Dolcino e 365-67.

Pata-

La

Farina Giuseppe, 190-91.

DELLE MATERIE
Lancisi Glo. Maria
,

617
,

397.

Medici Cosimo

/'

Granduca,
il

402.

Lanz Carlo

395.

Lorenzo,

detto

Magnifico.

Tre

Le Clero Daniele, 197.


Legislazione,

lettere inedile agli operaj di S. Ia-

196.

copo e

allo spedalingo
,

del

Ceppo

Leone XII

337.

di Pistoja

57-59.
,

Leoni Carlo, 196.


Liguri Bebiani^ 195.

il/dc/ieorn Stanislao

192.

Micheli Pier Antonio, 603.

Liguria
Lilla

397.
191, 195.
1

Milanesi Carlo.
scrilli

Catalogo

del

Mano-

Linguistica ,610.

posseduti dal Marchese Gino

Pompeo,
,

Liulprando
399.

vescovo e storico,

96

Capponi, 593-95. Milano ,191, 377, 402.


Milelo (Chiesa di
Milizia italiana
,

604.

Lomonaco Vincenzo, 196.


Longobardi, 193, 199, 404. Sulla dominazione del Longobardi in Italia, 471-548. V. anche Capei

604.

Minio Marco
Minutoli

397.

Pietro ec.

Lucca

176-78

610.

Storia di Francesco Burlamacchi, 176-78. Missirini Melchior , 591-92. Mocenigo Alvise, 397, 604. Modena 196 398.

Carlo.

175-78. Af. G., 173-74. Magrini Antonio, 195. Mainardi Antonio 195. Malaspina Guglielmo. Lettere
,

M. e,

Mois Filippo, 603. Illustrazione della Chiesa di S. Croce di Firenze

al

Mar-

286. chese di Mantova Mantova, 194. Manuzio Aldo. Lettera a


,

Isabella

Gonzaga, 312. Marchese Padre Vincenzo, 192.

Marchi Giuseppe, 191. Marincola Pisloja, Domenico, 398. Marini Marino 197.
,

178-82. Montazio Enrico 399. Monte del Giovan Batista ,611. Monlecassino ,401. Monte falco ,403. Morbio Carlo, 402. Storia de' Muni373; 586-91. cipi Italiani Mozzi de Capitani Ferdinando, 396. Muratori Lodovico Antonio, 399.
, ( ) ,

Nannucci Vincenzo ,197.


jyantes.
al

Marmocchi F.

C,
,

608.

Lettere

dell' ab.

P. Bandini

Marsili Giovanni, 603.

Cardinale P. Aldobrandini sulla


dell'Editto
), di

maestro Luigi 604. Masoni Bernardo. Lettera


,

pubblicazione
al

Nan

Mar-

tes

(1598-1599
,
( ,

421-60.

chese di Mantova 240. Masser Leonardo da Ca' di ). Relazione di Leonardo da Ca' di Masser alla serenissima Repubblica di
(

Napoli, 394 604. signore di ). LetNesson Gemetto tera al Marchese di Mantova, 314.
Niccolini Antonio
,

605.

Venezia

commercio dei Portoghesi nell'India dopo la scoperta del Capo di Buona Speranza
,

sopra

il

13-51.

Giacomo. Cronaca di Napoli 394. sino air anno 1511 Nubia ed Egitto, 197-99. Numismatica 200 608.
Notar
,
, ,

Massimi, famiglia, 611.


Matilde
(

Contessa

396.

Occitania
Orsini

607.
402.

Mayr Giuseppe, 395.


Mazin Paolo, 402, 611.

OfTia (citt), 197.


,

fjimiglia

618
Osservazioni
al voi.
,

TAVOLA ALFABETICA
correzioni
par.
II
,

reclami
l.,

Puccinelli

Angelo

pittore lucchese

VI

Disp.

610.

185-86.
Queirolo

B., 397.

Paciaudi Paolo, 605.

Padova 396. Pagani Mariano ,194.


,

Raggi Oreste, 195.


etc.
:

Palermo. Description de Palerme


Descrizione di
del secolo

liambaldo da Vaquiera Reggio, 403.


-

610.

Palermo
Irad.

alla

met

X,

dall'arabo in
,

francese da M.

Amari

175-76,

Francesco, 394. Paolo Diacono, 610.


Parisot. Pelilo histolre d' Halle, 335.

Lombardia 403. Barone di 405. Repelli Emanuele 400 607. Reumont Alfredo. Di alcuni
di
,

Reiffemberg

lavori

spellanti

all' Italia

ultimamente
,

pubblicati
,

in

Germania

articolo
,

Parma

Piacenza e Guastalla
)

Du-

cali di

400.

primo 127-56. Articolo secondo 549-73.


Rezasco Giulio
,

Panciroli Guido, 403.

199.

Palareni

(i)

eretici

565-67.

Rezia, 166-73.
Ricardi Francesco
Ricolli Ercole
Ridolfi
,

Pellegrino Alfonso, 611.

405.

Pepali, famiglia, 611.

609.

Petrarca Francesco

398, 604.

Michele, 610.
396.

Pelrucci Ottaviano, 395.

Riva

Perugia

401.
,

Giornale scientifico-

Rivista

Europea
,

404, 610.

letterario

403.
197.

Ligure 611.

405.

Picei Giuseppe, 166-73.

Roma. 192, 194, 397, 402-03, 405,

Piceno antico

Pico della Mirandola Lodovico. Lettera a Isabella

Gonzaga, 261.
di
,

Romagna magna

399 e 607. Storia

di

Roda

dal principio

dell'era vol,

Piemonlesi
Pignerolo
,

200. Abbazia

94

Pio VII 336. Vili, 337. Pisloja, 403. Pittori Lucchesi ,610. Poggi Enrico. Cenni

gare ai nostri giorni Antonio Vesi 188-90. Romeni Antonio, 397.


,

scritta

Romische Briefe
di

eie.
,

Lettere

Romane

un fiorentino
Rafifaello
,

156-66.
199.

Rondoni
storici

delle

Rosa Gabriele

405.

leggi sull'agricoltura dai tempi Romani, sino ai nostri 183-84. 194. Poi ( corte del
,

Rosati Rinaldo, 194.


Rosellini Ippolito
,

197-99.

Rossi

(de)

Patrizio, 403.

Polcevera
Pontefici
(

405.
de'
)
,

Rovigo, 605.
608.

Monete Portogallo ,611.

Roy. Illustratlon d'Italie, 335.

Prato. Calendario pratese pel 1846,

Saggiatore

il)

giornale

romano
603.
Cardinale

596-97. Bibliografla pratese, 597600. PrescoU H., 606-07.

187-88, 402, 611. Sagredo Anton Giovanni Sanseverino. Sua lettera


di

al

Promis Carlo, 7o-77. Provana L. G., 193 200, 610.


,

Roano

251.
(

Santa Croce

Marchese

di

,611.

Pucci Serafino

195.

Santo Arcangelo (citt), 197.

DELLE MATERIE
Sardegna
Savagner.
Savoja
, ,

619
al

191

Sassoii Enrico

399 ,398.
,

608.
335.

Tosabezzi Benedetto. Lettere

mar-

chese
,

di

Mantova

252, 254, 255,

Hislolre d' Halle


,

95 609. 400. Scarabelli Luciano Schivenoglia Andrea. Sue


1
,

Toscana, 400, 603, 607, 610. Trento, 160-73.


Trivulzio Conto Alessandro.

Lettera

no.

1.

Estratti dalia

226 sua Cronaca


notizie,

MS., 226-30. Schmid Antonio


Scapoli Giovanni

marchese di Mantova, 282. Troya Carlo, 193 611. Turchia, 397, 604.
al
,

395.
,

9-11.
605.

bacarli

Camillo.

Storia

delle

cam-

Seccadenari Girolamo, 611.


Serapide
Sibari
Sicilie
,

Tempio

di

pagne e degli assedj degl' Italiani in Spagna dal 1808 al 1813, 59192.
yalentin F. Hislolre de Venlse
,

398.

611.
Biblioteca

336.

Siena.

comunale,

399;

Valenlinelli

Giuseppe
il

396.

583-86.
Solilro

Valentino

Duca
,

).

V. Borgia.

Vincenzo, 400.
al

Valle Vigezzo

605.

Somenza Agostino. Lettera chese di Mantova, 256.


Soriano Michele, 402. Sorio Barlolommeo , 604.

mar-

Vannucci Atto, 178-82; 200; 57486.

Venezia, 196, 336, 397, 401


605.
Vercelli

406,

Spagna, 192, 606.


Spagnoli Tolomeo.
Lettere
al

,403.

Mar-

Vermiglioli Gio. Batista, 401.

chese
271.
Spalalo
Spinelli
,

di

Mantova, 259, 267, 268,

Vernon G. L, 197.
Verona , 398. Vesi Antonio. Storia 188-89; 399, 607.
Vicenza
,

396. Antonio
,

di

Romagna

ec.

604.

Sialo

Pontificio

401.
,

195.
,

Storia in genere

397

399.
Livio
,

Villani
Villiv

Giovanni

399, 607. 397.

Storici latini anteriori a Tito

Giuseppe
,

397.
Stuart Carlo Odoardo
,

Visconti

401.
II
,

396.

Vittorio

Amedeo
,

Duca

di Savoja,

195.
Volpicella Luigi

194.

Tanci Angelo
Tasso

403.
Lettera a Isabella

Scipione, 611.
i

Bernardo.
,

Volunni

Tomba
I.

de'

401.

Gonzaga 322. Tebaldeo Antonio


Templari

396.
,

Wenrich

G., 604.

Tedaldi Glo. Batista


(
i

403.

610.
,

Umbria ,401.
567-73.
Urbino
(

Teodorico re de' Goti


Tiepolo Paolo
,

397

604. 397.
)
,

chese

di

Duca di ). Lettera Mantova 280.


,

al

mar-

Tipaldo (de) Emilio, 399.

Tomilano Bernardino
Torino
(

Zambelli Andrea ,199.


609.
Zotksi

R. Accademia di

Domenico

196.

Fine del Tomo

l.

/"

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