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LADOMENICA

DIREPUBBLICA

DOMENICA 2 OTTOBRE 2011 NUMERO 346

CULT
Allinterno

La copertina

Le conseguenze del neutrino Siamo entrati nel dopo Einstein?


CATTANEO E ODIFREDDI

Il libro

Eros e desideri ecco il maschio visto da Starnone


MICHELA MURGIA

Lintervista

Intervista a Bono Vox


Vi racconto di quando ci stavamo per lasciare

DOrmesson Come invecchiare senza perdere la meraviglia


ANAIS GINORI

Segreto
degli
Lattualit
GIUSEPPE VIDETTI

Il

U2
S
TORONTO ono entrambi daccordo, fu una crisi familiare a far sbandare gli U2. Eravamo adulti, ma ancora legati come adolescenti. Noi, le nostre donne, il nostro entourage. Tutto stava precipitando, ricorda Bono. Il divorzio da mia moglie peggior lo stato danimo di tutti. Lei aveva un rapporto fraterno con gli altri del gruppo, unantica amicizia stava andando a farsi fottere, incalza il chitarrista The Edge. Poi per un po Bono tace. invecchiato, ha il viso stanco, i capelli tinti di scuro non lo fanno sembrare pi giovane, azzimato semmai. Si caricato sulle spalle il peso del mondo fino a consumarsi, e adesso fisicamente non regge il confronto col chitarrista The Edge che gli siede accanto, pi giovane di un anno, in realt molto pi in forma. Eravamo a un punto morto. A rischio di scioglimento. Non saremmo andati avanti senza trovare la nota giusta, mormora il cantante, 51 anni compiuti lo scorso maggio. Dunque nel 1991, lanno in cui nacque Memphis Eve Hewson, ladorata secondogenita che adesso fa lattrice ( nel cast di This must be the place, il nuovo film di Sorrentino con Sean Penn), Bono Vox stava per divorziare dagli U2, che da quindici anni erano la famiglia pi solida e autorevole del rock. Proprio come una coppia logorata dalla routine: stare insieme non solo era diventato improduttivo ma insopportabile. Il batterista Larry Mullen e il bassista Adam Clayton, sul fronte reazionario, invocavano un ritorno al suono primitivo della band. Bono e The Edge, su quello rivoluzionario, veleggiavano spavaldamente in direzione ignota meglio eroi che sfidano il futuro che rock star ancorate al passato. Gli U2 sbandarono pericolosamente prima di trovare la soluzione: un album, Achtung Baby, che cambi il corso della loro carriera; una canzone, One, potente inno transgenerazionale che rese universale il loro messaggio; un trionfale giro del mondo, lo Zoo Tv Tour, che traghett definitivamente i quattro irlandesi dentro il suono nuovo. (segue nelle pagine successive)

La mostra

C ancora un italiano a Little Italy


ANGELO AQUARO

Folle Parigi quegli anni che sconvolsero la pittura


FABRIZIO DAMICO

Biennale musica

Limmagine

Le mille e una notte raccontate da Marc Chagall


GIUSEPPE MONTESANO

Elettronica e idee la bella lezione dei nuovi compositori russi


DINO VILLATICO

Repubblica Nazionale

DOMENICA 2 OTTOBRE 2011

LA DOMENICA
Tra di noi cerano soltanto silenzio e gelo. Accadeva ventanni fa, allapice del successo. Poi allimprovviso una nuova canzone, One, fu la scossa giusta per affrontare il futuro. Ora arrivato il momento di svelare
al nostro pubblico quel segreto, ci racconta Bono Che in questa intervista esclusiva confessa: In realt anche oggi mi domando se il mondo abbia ancora bisogno di noi

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La copertina
The Vox

Linferno Nel 1991 eravamo davvero alla frutta Andammo a Berlino pensando di rimotivarci E invece stavamo scendendo allinferno

Limpegno Lo so, John Lennon ha scritto Imagine Ma per me immaginare non sufficiente I sogni vanno costruiti Mattone per mattone

(segue dalla copertina) ono ha promesso e preteso. Oggi non parla di politica. Niente polemiche sulle missioni umanitarie e sulla gestione di un patrimonio che fa arrossire lattivista che ha a cuore i problemi del Terzo mondo. Questo un momento di riflessione per gli U2. umiliante rendersi conto che stai diventando un cialtrone dice, gli occhi persi nel vuoto dietro un paio di bizzarri occhiali violacei, ripensando a ventanni fa. Ospite del Toronto Film Festival, ha appena rivisto From the sky down, firmato dal documentarista premio Oscar Davis Guggenheim sulla realizzazione di Achtung Baby, il disco che salv la carriera della band e le diede le motivazioni per affrontare il nuovo millennio. Ha perso un po di smalto ma non il carisma. E neppure lentusiasmo. Mentre sorseggia un cappuccino, Bono ci fa ascoltare il provino di un cd che esce questa settimana allegato al mensile inglese Q con le canzoni di Achtung Baby riproposte da altri artisti. Cazzo, cantano tutti meglio di me!, esclama mentre scorrono le versioni di Depeche Mode, Nine Inch Nails e Patti

LA BAND
In primo piano e in copertina, il leader e il cantante degli U2 Bono Vox Da sinistra in senso orario Adam Clayton, bassista; The Edge, chitarrista; Larry Mullen, batterista

Non volevamo pi essere gli U2


GIUSEPPE VIDETTI

Repubblica Nazionale

DOMENICA 2 OTTOBRE 2011

s 29

BOY
1980

WAR
1983

THE UNFORGETTABLE FIRE


1984

THE JOSHUA TREE


1987

RATTLE AND HUM


1988

ACTHUNG BABY
1991

POP
1997

ALL THAT YOU CANT LEAVE BEHIND


2000

HOW NO LINE TO DISMANTLE ON THE HORIZON AN ATOMIC BOMB 2009


2004

LItalia Avreste bisogno di un Bill Clinton della situazione che peschi quel che c di buono a destra e a sinistra

FOTO ANTON CORBIJN

Smith. Adoro Patti, esplode, quando usc Horses ero un sedicenne alla ricerca di stimoli. In una sola strofa Dio morto per i peccati di qualcun altro, non per i miei lei me ne diede a sufficienza per aspirare a diventare quel che sono. Riflette: I grandi gruppi non dovrebbero mai sciogliersi. Mi piacerebbe vedere i Beatles o i Clash al lavoro oggi. Sarebbero grandissimi. Eppure anche gli U2 hanno corso questo rischio, e proprio nel momento di maggior successo, dopo i 25 milioni di copie vendute di The Joshua Tree e i 14 milioni di Rattle and Hum, lalbum stroncato dalla critica Usa. E a ragione! Fummo presuntuosi e cialtroni. Pretendevamo di insegnare agli americani cosa fosse il blues, riflette oggi Bono. Fu cos che, a corto didee e in cerca dispirazione, si rifugiarono negli studi Hansa di Berlino una vecchia dance hall nazista dove Bowie aveva inciso il capolavoro Heroes. proprio su quellannus horribilis che indaga From the sky down, film che la Bbc trasmetter l8 ottobre e che uscir in dvd il 31 insieme alla ristampa di Achtung Baby. Perch un film su quel delicato momento della vostra storia? perch metterne a conoscenza il pubblico? perch adesso? Bono: Era giusto guardarsi indietro. Avevamo bisogno di recuperare quello spirito. Niente succede per caso. Questo documentario un promemoria: il percorso dellartista doloroso a volte, soprattutto quando decide di uscire dalla comfort zonee esplorare nuovi territori. Oggi ci troviamo nella stessa situazione di allora. Siamo al punto in cui torniamo a chiederci: la gente ha davvero bisogno di un nuovo cd degli U2? Ne abbiamo fatti tanti, se non c una buona ragione per riaffacciarci sul mercato meglio togliere il disturbo. Dunque le interviste del regista Guggenheim sono state una sorta di percorso analitico. Bono: Ci sono state sedute durate ore. Una noia mortale, per noi e per lui. Soprattutto quando ci chiedeva di ricominciare daccapo. Ma cos facendo sapeva di riuscire a scavare in profondit, e in effetti emergevano continuamente ricordi che avevamo rimosso. Come quella notte che uscimmo per festeggiare la caduta del Muro. Intorno a noi gente incazzata che gridava slogan incomprensibili. Solo pi tardi ci rendemmo conto che eravamo nel bel mezzo di una manifestazione di neonazi che protestavano in favore del Muro. Con che spirito arrivaste a Berlino? Bono: Eravamo alla frutta. The Edge: Pensavamo che lavorare in uno studio che aveva ospitato Bowie e Iggy Pop, con tre produttori come Eno, Flood e Daniel Lanois, sarebbe stato sufficiente a rimotivare la band. Bono: ... Invece eravamo appena scesi allinferno. The Edge: Il pallone si sgonfi in meno di una settimana, non cera una sola idea che decollava, eravamo in una fase di stallo micidiale. Non riuscivamo neanche a litigare. Bono: Depressione totale. Litigare fa bene, aiuta le persone a esprimersi, ad argomentare. Il silenzio quel silenzio assai pi pericoloso. Cera il gelo fra noi. La temperatura esterna era sotto lo zero, ma allinterno dello studio faceva anche pi freddo. Mi sentivo come un calciatore; quanti anni devi avere al massimo per giocare nellInter o nel Milan? Trentaquattro? Eravamo arrivati al capolinea?. Avevate conquistato traguardi invidiabili. Definirsi cialtroni a posteriori sembra esagerato. Che cercavate? Bono: Una musica che nessuno avesse mai ascoltato prima quella era la nostra droga. Lo sempre stata, lo ancora. Lo so, avevamo fatto delle cose importanti nel mondo del rock, ma la musica che avevamo suonato fino a quel momento era roba che chiunque altro avrebbe potuto fare e, in molti casi come in Rattle and Hum terribilmente dj-vu. A quel punto la scelta era: o inventiamo un suono nuovo oppure tutti a casa. The Edge: Capivamo che per continuare a esistere dovevamo smetterla di indugiare sul passato e iniziare a esplorare il futuro. Bono: Stavamo trascurando la sperimentazione, e questo ci tagliava fuori dal movimento artistico che pretendevamo di generare. Mi ricordai di quando, nei primi anni Ottanta, incontrai Bob Dylan. Mi aveva detto: Guardati indietro, sei di Dublino, conosci le radici della musica irlandese?. Dylan mi spiazz. Sapeva che ero un suo fan, si present con carta e penna e mi chiese un autografo. Mi lanci la sfida che io poi passai agli U2: cerca di capire chi sei e da dove vieni. E cos, dal 1985 all88 iniziammo a esplorare le radici del rocknroll, trascurando il fatto che eravamo figli dellEuropa. The Edge: E di Stockhausen. Gi con Unforgettable Fire Brian Eno ci aveva guidati verso questo tipo di sensibilit. Bono: ... Era stato la nostra guida e Achtung Baby ci

CON GORBACIOV
Nel 2003 Bono a Torino discute con Gorbaciov di guerra, pace, globalizzazione e societ civile

LAUREA AD HONOREM
Nel 2004 riceve la laurea in Legge dalluniversit della Pennsylvania

LABBRACCIO DI MANDELA
A Citt del Capo nel 2003: al concerto per raccogliere fondi contro lAids

IN RUANDA
Nel 2006 Bono visita un villaggio in Ruanda per vedere se gli aiuti a cui contribuisce arrivano

CON BLAIR
A Davos con il Primo ministro inglese durante il World Economic Forum nel 2007

PER LAFRICA
Lultimo progetto: un concerto in Kenya nel 2012 insieme al senegalese Youssou NDour

riport tra le sue braccia. Alla fine del Lovetown Tour (gennaio 1990) la domanda pi pressante divent: che musica faremo domani?. Cosa scongiur lo scioglimento della band? Bono: Pian piano cominciammo a renderci conto di avere qualcosa in mano. In due giorni mettemmo a fuoco e registrammo almeno sei canzoni, dopo settimane, mesi di stasi totale. Il momento chiave fu lincisione di Onee larrivo di Brian Eno a Berlino. Cera una tensione pazzesca. The Edge e io eravamo in minoranza. One fu la canzone che mise tutti daccordo. Quando Eno ascolt il brano, disse: Ragazzi, io sono della partita. E questo sollev il morale di tutti. Fu subito evidente che Onesarebbe diventato un inno del rock, uno di quei brani che salvano una carriera? Bono: Non saprei rispondere. Certo che Axl Rose mi telefon e mi disse che non riusciva a smettere di ascoltarla, che lo aveva rappacificato con la sua anima. E lo stesso fa con la mia ogni volta che la canto. un brano che scaccia i demoni nel momento stesso in cui ne parli, esattamente lopposto di quelle canzoni che dicono, diamoci la mano e il mondo diventer un posto migliore. Anzi, vuol dire esattamente il contrario: se facciamo il girotondo il mondo non diventer un posto migliore. Il senso : discutere salutare, lottare fa bene, non dobbiamo per forza essere tutti daccordo, cantare lo stesso inno. Sono sempre sospettoso sulla retorica pace & amore. Cazzo, siamo irlandesi, figli del punk. Inseguiamo degli ideali, certamente, ma siamo anche pragmatici e non ci vanno gi certi slogan idioti degli hippies. One la canzone che ci ha permesso di convogliare i nostri ideali punk dentro una melodia contagiosa. C stato un momento nella storia degli U2 in cui il lavoro di Bono come attivista ha causato stress allinterno della band, perch considerato una distrazione dal processo creativo? The Edge: S, finch non abbiamo valutato in maniera equilibrata lapporto della sua mentalit sui temi che le canzoni degli U2 hanno affrontato. Se non fosse stato quel che , non avremmo avuto Pride (In The Name Of Love). Se non avesse seguito il suo istinto politico, non avrebbe prodotto niente di cos efficace in musica e poesia come i brani di The Joshua Tree. Daltra parte lei non si sarebbe sentito a suo agio nei panni di una rock star se limpegno non avesse sorretto lartista. Bono: Molti, compreso il nostro manager, ritengono che il nostro lavoro sia quello di denunciare i problemi, non di risolverli. Io la penso diversamente. Lo so, John Lennon ha scritto Imagine, ma per me immaginare non sufficiente. La mia idea che i sogni vanno costruiti mattone per mattone. Sapere che One stata cantata durante le manifestazioni in Sudafrica e in Bosnia, durante i gay pride e nelle chiese battiste, una grande soddisfazione. Pare che sia anche una delle canzoni pi suonate ai matrimoni - avranno letto bene il testo?. Il rischio dello scioglimento sempre dietro langolo? Bono: Non so, vedremo. Per molta gente, molti italiani anche, gli U2 sono diventati una fede, e essere missionario una responsabilit durissima da gestire. A proposito dellItalia, Berlusconi ancora saldo in poppa?. The Edge lo guarda di traverso, come a dire: Ci risiamo!. Ma Bono incalza: Ne ho sentite di tutti i colori su di lui in questi anni. Che si allevato lelettorato con le sue televisioni, che i giovani sono rimasti affascinati dallimmagine del self made man che riuscito ad accumulare una fortuna tale da garantire a se stesso, alla famiglia e al partito privilegi che mortificano la democrazia. Anchio la pensavo cos, ma col tempo ho corretto il mio punto di vista. C una ragione precisa che ha determinato la sua inarrestabile ascesa. Berlusconi il modernista emerso dallo scontro frontale tra la destra e la sinistra, entrambe terrificanti nei loro estremi. E la sinistra, ah la sinistra... da una parte importuna e violenta, dallaltra vittima di una ambigua alleanza con la chiesa e il potere economico... Dunque Berlusconi ha raccolto i voti della vecchia guardia (democristiana) e dei giovani rampanti e dinamici che con spirito imprenditoriale tipicamente italiano guardano al futuro. Ma ormai siamo in un secolo nuovo, in una nuova forma di pensiero, certe ideologie vanno re-immaginate. Quel che manca allItalia luomo giusto che lo faccia, il Bill Clinton della situazione che pesca quel che c di buono da destra e da sinistra. Dove eravamo rimasti?. Cosa dovranno fare gli U2 per non sbandare di nuovo? Bono: Abbiamo creato grande musica, suonato in spazi enormi. Ora, se vogliamo sopravvivere, dobbiamo tornare agli spazi piccoli, alla piccola musica.
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Repubblica Nazionale

DOMENICA 2 OTTOBRE 2011

LA DOMENICA
Il censimento 2011 della citt di New York parla chiaro:
in questo fazzoletto di Manhattan che ormai si trasformato in una Piccola Cina, non abita pi un solo italiano

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Lattualit
Testimoni oculari

Noi per almeno uno lo abbiamo trovato. Si chiama Danny Faele, e ci racconta quando fu linizio della fine

LittleItaly
ANGELO AQUARO

Grosso guaio a

NEW YORK

ultimo italiano di Little Italy ha 81 anni e una teoria: la fine di tutto cominciata quando lapparecchio si prese al building e fu un rumore che se ne and pure la televisione. Il fumo arrivava dentro casa e noi avevamo da girare con le mascherine. La gente si prese paura. E tanta se ne and. Dietro a ogni mito si nasconde una verit. E verrebbe da credergli a Danny Faele quando racconta la fine del suo mondo: imbottigliata come la nave che lo port fin qui 64 anni fa nella fine del mondo come lo conoscevamo. Per la verit Little Italy aveva incominciato a morire molto prima del giorno in cui nulla fu pi come prima: ma incastonato nel male assoluto dell11 settembre forse il male minore oggi fa appunto meno male. Wong, Kaye, Roska, Chin, Mayorha, Foulkrod. Il citofono sembra lelenco di giochi senza frontiere: e la chiamavano Little Italy. Avranno mica ragione i ragionieri del Census? Nel 1950 pi della met dei newyorchesi che vivevano qui erano nati in Italia. Nel 2000 gli italiani erano solo il 6 per cento. Oggi non sono riusciti a trovare nemmeno un povero cristo nato oltreoceano e cresciuto qui: in questa Piccola Italia che sempre pi la Piccola Grande Cina. Poi sul citofono il nome italiano spunta: D. Faele. Driiiiin. Who is it?. Laveva detto Giuseppe: basta bussare. Il quartiere che muore tutto un cimitero di ultimo. Lultimo barbiere italiano, Sal Cangelesi, al 209 di Mott Street. Lultimo macellaio italiano, Moe Albanesi, al 238 di Elizabeth Street. Lultima

SACRO E PROFANO
Sopra a sinistra, un commerciante italo-americano legge Il Mattino nella sua bottega colma di santi e madonnine; accanto salumi e formaggi in bella mostra nellAlleva Dairy, salumeria fondata nel 1892 dalla famiglia Alleva di Benevento. Nella pagina a fianco vetrine di Little Italy

Pio da cruscotto?. Ormai alle feste di quartiere sfilano insieme: il carro di Cristoforo Colombo e quello di Marco Polo. E insieme italiani e cinesi combattono contro le boutique di Nolita: che vorrebbero chiudere la festa di San Gennaro perch i terroni con le mani sporche di torrone poi imbrattano gli abitini. Non lo dica neppure quel nome: Nolita non esiste! si inalbera Emelise Aleandri. North of Little Italy un non-luogo inventato per toglierci la terra sotto i piedi. Su questo intreccio di strade la studiosa ha scritto due libri e sul decadimento ha una teoria pi strutturata di quella del buon Faele. La data il 1924. Little Italy comincia a morire quando gli Usa limitano i flussi. Non ci sono pi le grandi ondate. E poi gli italiani si spostano verso le altre Piccole Italie: meno insalubri di questo ghetto scelto prima dagli irlandesi e poi dagli ebrei perch cerano le fabbriche e le case costavano poco. Vanno a East Harlem, Bensonhurst, Staten Island. La fine del grande flusso e poi la guerra e lindustrializzazione italiana: con i pi poveri che invece di attraversare lOceano cercano il Nuovo Mondo nelle fabbriche del Nord. Little Italy si cristallizza in una cartolina che lo specchio di unItalia che non esiste pi: e che oggi guarda dallalto in basso i cugini poveri che non sono diventati lo zio dAmerica dellimmaginario. Ottobre come ogni anno sar il mese dellItalian Heritage. E come ogni anno i Sons of Italy spediranno un invito per la loro celebrazione allillustrissimo console italiano a New York. Che come ogni anno spedir quaggi uno dei suoi tanti sottopancia. Little Italy morir? Ernie ha unaltra teoria ancora e unaltra data. il 1972 quando davanti allUmbertos Clam House di Mulberry Street

Ma quando mai tutti questi ristoranti

Ci siamo alleati con i cinesi contro

Li hanno aperti per i turisti


pizzeria italiana, Rays Pizza, sotto sfratto al 27 di Prince Street. E al 160 trovi ancora la Vesuvio Bakery risorta solo grazie allamore di un pasticciere francese: Maury Rubin. Giuseppe Palmiotto invece lultimo vero salumiere italiano. E per questo unistituzione vivente in questistituzione centenaria, al 188 di Grand Street, che il caseificio degli Alleva, la famiglia che insieme ai Di Palo l al civico 200 ha iniziato New York ai misteri della mozzarella. Mozzarelle, scamorze, salumi. Per la gente del posto era spesa quotidiana dice Giuseppe, che qui conosce tutti e viene da Giovinazzo, lo stesso paese dei Faele. Adesso sono soprattutto turisti. E cinesi: i migliori clienti. Grosso guaio a Little Italy: i cinesi sono lincubo e la benedizione. La calata dei gialli ha cacciato i nostri visi pallidi. Ma oggi sono nostri alleati: i veri nemici sono diventati i signori delle boutique di Nolita dietro langolo dice Ernie Rossi. Suo nonno Ernesto veniva da Napoli ed era un autore famoso: Conosce A cartulina e Napoli?. Qui divent stampatore: Il primo vinile dItalia fu realizzato dalla Phonotype cofondata da mio nonno. Oggi limpero dei Rossi concentrato in questo negozio di italianit su Grand Street. Ernie vende di tutto: dalla Settimana enigmistica al busto di Mussolini. Ma la vena non esaurita. Su YouTube fluttua la sua ultima canzone: Fa lamore con te. In italiano scrivo soltanto i titoli: quanto mi piacerebbe parlarlo di pi. Entra una cinese: Ce lha ladesivo di Padre

le boutique di Nolita
dove al civico 300 cera il Precint in cui nel 1895 il commissario Theodore Roosevelt nomin sergente Joe Petrosino fanno secco Joe Gallo. La morte del boss sar celebrata perfino nella Joey di Bob Dylan. linizio della fine: anche di certa mafia che qui dettava comunque una legge. Di quellanno pure Il Padrino. E Little Italy diventa una piccola Disneyland: Prima chi li aveva mai visti tutti questi ristoranti? Cera solo Angelos. Anche Ernie si sposato ed andato a vivere altrove. Come tutti. Come Martin Scorsese che quando svernava tra Elizabeth e Prince Street pensava ancora di farsi prete: e poi a Little Italy dedic Italianamerican. Case troppo piccole, prezzi troppo alti. Ma inutile piangere su se stessi: perch sono stati gli stessi padroni italiani ad aver cacciato gli italiani vendendo ai cinesi. Come il dottor Jerome Stabile III: lultimo erede di una dinastia che qui apr perfino quella Banca Stabile oggi sede dellItalian American Museum sempre chiuso. Danny Faele, lultimo italiano, resiste solo perch ho la rentbloccata: nel 55 pagavo 40 dollari, oggi sono 700 ma questo di accanto paga tre volte tanto. La moglie Lina fa un caff nero che arriva da unaltra epoca e Danny ricorda quando dopo una giornata passata alle costruzioni scendevi: e ti sembrava di stare al paese. Lo scopone, il tressette. E alla radio Luciano Tajoli. E oggi? Oggi la Piccola Italia diventata tanto piccola che non si vede pi dove sta.
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Repubblica Nazionale

DOMENICA 2 OTTOBRE 2011

s 31

LEGUIDE

DIREPUBBLICA
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CantiereItalia
AURELIO MAGIST

ILLUSTRAZIONE CARLO STANGA

edilizia ferma, lItalia immobile. Quello delle costruzioni come settore trainante delleconomia nazionale un luogo comune un po abusato, ma certo fondato su dati reali. Cos, lo scenario di gru spente, betoniere mute, ponteggi vuoti e fondamenta che si riempiono di sterpi ed erbacce diventa metafora di un paese prigioniero di unimpasse, che non pi in grado di edificare il proprio futuro. La nazione come casa comune appare sempre pi una dimora che avrebbe davvero bisogno di una bella ristrutturazione, ma senza pi risorse per farlo, un cantiere che ha licenziato gli operai. Dal 2009 abbiamo perso oltre trecentomila addetti, sintetizza Andrea Negri, presidente di Made eventi anticipando uno dei dati della ricerca di Federcostruzioni che verr presentata agli stati generali delledilizia, il 5 ottobre, giorno dellinaugurazione di Milano Architettura Design Edilizia. Una difficolt testimoniata anche dal fatto che limportante appuntamento nel 2010 si sia tenuto a febbraio: il posticipo a ottobre, oltre che per opportunit di date, stato dettato anche dalla crisi generalizzata. Lo scorso anno, prosegue Negri, non siamo riusciti a recuperare i 47 miliardi di euro persi nel 2009 e non ci riuisciremo nemmeno questanno, considerato che le previsioni anticipano un calo dell1,8, con fortissimi sperequazioni: i settori che esportano molto riescono a ritrovare il segno positivo, ma altri, come la filiera del cemento, registrano perdite vicino al 50 per cento.La pazienza sembra proprio finita. (segue allinterno dellinserto)

Ledilizia ferma il simbolo di una nazione immobile. Ma, anche se le previsioni non possono essere ottimistiche, al Made di Milano convegni, mostre, tecnologie e prodotti innovativi creati dalla ricerca mettono in campo le migliori idee per rilanciare il settore. E far ripartire il paese

a in scena il mondo Vdel costruire. Dai materiali di nuova generazione,

ecocompatibili e dalle elevate prestazioni, alle nuove tecnologie informatiche per progettare col computer; dagli involucri edilizi innovativi levento ai sistemi per produrre energia rinnovabile, passando per le finiture dinterni e larredo urbano. Questo e molto altro in mostra al Made expo, la fiera internazionale dedicata alledilizia, allarchitettura e al design - ideata da Made eventi e FederlegnoArredo- che dal 5 all8 ottobre accoglier gli operatori del settore nello spazio fieristico di Rho a Milano. Giunto alla quarta edizione, un appuntamento da non perdere per conoscere le ultime novit per costruire, ristrutturare e recuperare, presentate da ben 1.820 aziende (di cui 260 estere) su unarea espositiva di 94mila metri. Oltre ai prodotti, numerosi i personaggi, architetti di fama internazionale, studiosi e ricercatori, che guarderanno al futuro proponendo un nuovo modo di costruire secondo natura, in cui la vegetazione diventa parte integrante degli edifici fino a confondersi con essi

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LEGUIDEDIREPUBBLICA
il premio

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liniziativa

fuorisalone

Nuova vita ai piccoli borghi


tempo di rinascere per i piccoli borghi italiani. Sono oltre 5mila, infatti, i villaggi e i centri minori che dopo anni di abbandono oggi rivivono, grazie a progetti su misura, sottoforma di case vacanze, alberghi, laboratori, centri studi. Esempi virtuosi di recupero e di valorizzazione del cuore storico del Belpaese, presentati in occasione del Made expo, nel focus di discussione Borghi&Centri Storici

Arredare secondo natura


era una volta la bella pianta da mettere nel soggiorno. C oggi, invece, un nuovo modo di far entrare il verde in casa: linterior design che integra la natura. Arredi che contengono elementi vegetali vivi, scelti per durare tutta la vita funzionale delloggetto (in foto, Mobilier jardiner). Il 7 ottobre, al Made, il concorso Natural Born Object Design Award - lanciato dalla rivista Nemeton high green tech e Promoverde premia le idee migliori

Low cost ma bello: ora possibile


ostruire case low cost ma di qualit si pu. A dimostrarlo, Assimpredil Ance, Federlegno Arredo, In/Arch e lOrdine degli architetti di Milano con Housing Contest: bando per la creazione di un Repertorio case ad alte prestazioni ma alla portata di tutti. Il risultato? Centotrenta progetti ecocompatibili e realizzabili in poco tempo e con costi contenuti. Soluzioni abitative in mostra dal 5 al 9 ottobre alla Triennale di Milano di viale Alemagna (in foto)

UN APPROFONDIMENTO SU RCASA&DESIGN DI OTTOBRE, IN EDICOLA GIOVED 6

UN APPROFONDIMENTO SU RCASA&DESIGN DI OTTOBRE, IN EDICOLA GIOVED 6

Fareerifare
AURELIO MAGIST
(segue dalla prima dellinserto) altro giorno lassemblea dellAssociazione nazionale costruttori ha contestato duramente il ministro delle Infrastrutture e trasporti Altero Matteoli, colpevole non solo di inciampare nella lettura dellintervento, per unevidente scarsa familiarit con il testo, ma anche perch rappresentante del governo che non ha saputo mantenere nessuna delle sue promesse. Matteoli si giustificato dicendo: Mi rendo conto dello stato danimo degli imprenditori in un momento di scarsit di risorse e di crisi economica e finanziaria. Ma di soldi non ce ne sono. Una risposta che suona quasi beffarda per un settore che chiede prima di tutto riforme. Certo, nota

lItalia
Dallhousingsociale al recupero dei centri storici, dalla sicurezza sismica alla domotica, fino alla vegetecture: al Made, le opportunit per rilanciare il paese

A Milano le idee per rimettere in moto architettura e costruzioni

Negri, dispiace che il governo abbia bloccato tutti i grandi cantieri e le opere infrastrutturali, anche se tra lapprovazione e il reale inizio dei lavori pu passare davvero tanto e quindi bloccarli adesso significa non farli partire nemmeno nei prossimi anni. Ma che cosa dire dei quattordici miliardi di euro che lo stato deve alle imprese per lavori gi realizzati e non ancora pagati? Non pagare, di questi tempi, significa mettere a rischio la sopravvivenza stessa delle aziende creditrici. E che cosa dire del piano casa, bloccato dalla lotta tra stato e regioni, regioni e comuni? E che cosa dire di un governo che deprime i consumi aumentando lIva e spalmando il rimborso del 55 per cento delle spese per migliorare il risparmio energetico delle case su dieci anni invece che su cinque come era allinizio?. Lo scenario questo, ma una nota positiva vie-

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LEGUIDEDIREPUBBLICA
da vedere/2

PER SAPERNE DI PI www.madeexpo.it

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da vedere/1

da vedere/3

Esempi di vita social


na casa trasparente tuttuno con lambiente. Un centro, con docce e spogliatoi per rendere i parchi cittadini pi fruibili a chi si allena allaperto. Un centro residenziale sui principi del social housing. E una sala conferenze immersa nel verde (in foto, di Ilaria Marelli). Sono i progetti esposti al Made nellambito della mostra Social home design, che propone la progettazione come elemento di socializzazione e mette in mostra case belle ma accessibili

Prodotti innovativi in vetrina


on solo idee e progetti. Il Made mette in mostra anche prodotti e nuove soluzioni. Allinterno del forum della tecnica delle costruzioni, per esempio, c uno spazio dove alcune aziende selezionate da un comitato scientifico di docenti universitari, coordinati da Giovanni Plizzari - presentano prodotti e sistemi innovativi con un elevato contenuto tecnologico: dai sistemi di impermeabilizzazione alle nuove tecnologie per facciate in vetro e strutture in legno a quelle per la sicurezza dei cantieri

Costruire con il verde


ta nascendo una nuova tendenza: si chiama vegetecture, lunione tra verde e architettura e integra le piante con gli spazi urbani sfruttando tetti, facciate e altri elementi. Al Made, una mostra a cura di Maurizio Corrado riunsice per la prima volta le architetture internazionali che la promuovono (in foto, scultura di Patrick Dougherty) e vedono nel verde un materiale per costruire. Oltre il giardino verticale

UN APPROFONDIMENTO SU RCASA&DESIGN DI OTTOBRE, IN EDICOLA GIOVED 6

UN APPROFONDIMENTO SU RCASA&DESIGN DI OTTOBRE, IN EDICOLA GIOVED 6

mostre Progetti a Planetarium

Lagricoltura vaincitt

ILENIA CARLESIMO

DA VERONA A ROMA
Nelle foto, in alto da sinistra: il progetto di Mario Bellini per la riqualificazione dellex Foro Boario di Verona; i lavori per il nuovo centro congressi Eur a Roma, di Massimiliano Fuksas e Doriana Mandrelli; il progetto Tortona 37 dello studio Matteo Thun & Partners, a Milano. Accanto, il complesso Bovisa Tech di Milano, che porta la firma dellatelier Mendini: otto edifici di classe A ad alta efficienza energetica. In basso, il progetto del giapponese Shigeru Ban per un auditorium allAquila

er andare avanti, c bisogno di fare un passo indietro e tornare a unarchitettura integrata con il paesaggio e le attivit agricole. A quando si progettava in base alle stelle: e dunque in base alla specificit del territorio. la riflessione che invita a fare Planetarium: la mostra a cura di Fortunato DAmico - in programma a Made Expo allinterno dellevento AAA Agricoltura, Alimentazione, Architettura (con le tre A che vogliono essere anche segnale di emergenza) - in cui vengono esposti alcuni progetti di architettura e design dedicati alla costruzione di una societ pi attenta al rapporto tra attivit umane e agricoltura. Tutto restituendo centralit allastronomia - come ricorda anche il titolo stesso della mostra, che cita uno strumento per riprodurre la volta celeste - e avviando una filosofia del progetto che riporti armonia tra ambiente, cielo, costruzioni ed esigenze delluomo.

Portare orti e coltivazioni vicino ai luoghi abitati e costruire rispettando il collegamento tra cielo e terra. Cos si ottiene uno sviluppo sostenibile e una societ attenta
Lastronomia afferma Fortunato DAmico la base per la nuova architettura. Finora stata sostituita dal petrolio, e questo ha portato a costruire senza distinzione in posti diversi, senza partire dalle caratteristiche del territorio. Ma i popoli vissuti prima di noi ci hanno insegnato altro: a prendere le stelle come riferimento, a costruire rispetto al sistema astronomico, a sfruttare - in senso positivo - le specificit di ciascun posto, dalla luce al clima, al tipo di terreno. E Planetarium - attraverso esposizioni e dibattiti (con il contributo di enti, progettisti e produttori di tecnologie e materiali) - vuole fare proprio questo: invitare a fermarsi, perch come ricorda DAmico ora di di dire basta alle citt delle merci, e indicare la strada della sostenibilit. Non solo per tornare a rispettare lambiente, da troppo tempo cacciato dalle citt ma anche per recuperare il paesaggio e riportare lagricoltura vicino ai luoghi dellabitare. Come? Mettendo orti nei terrazzamenti dei grandi palazzi e frutteti nei parchi pubblici. O tornando, come gi in parte si sta facendo, a verdure di stagione e a chilometri zero.
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ne proprio da Made, che malgrado le premesse e la sordit del potere - Ormai preferiamo parlare direttamente con regioni e comuni perch il governo non c, conclude Negri - lancia proposte per un rilancio. Le idee sono ad ampio spettro. Si va dagli scenari un po avveniristici ma molto attendibili di Vegetecture e Bring the forest in the city, mostra e convegno che raccontano un futuro (e un presente) in cui larchitettura si integra con le piante vive, fino allhousing sociale, che garantisce case ad alta efficienza, buona qualit e basso costo, fino al pragmatico programma di recupero dei centri storici e dei borghi, cui si potrebbe applicare lhousing sociale con laiuto della Cassa depositi e prestiti, ipotizza Negri, mettendo insieme due modi virtuosi di rilanciare ledilizia. Da segnalare ancora la serie di incontri dedicati a Nuovi materiali e tecnologie: uno sguardo al fu-

turo, tante inziative per tre giorni, in cui diciotto universit di tutta Italia presentano i risultati delle loro attivit di ricerca che potrebbero essere utili alle imprese. Un tentativo di transfer technology, di trovare applicazioni pratiche allinnovazione creata dalla ricerca. Fra i temi pi importanti, spiega il professor Giovanni Plizzari delluniversit di Brescia, la sicurezza sismica, la riqualificazione del costruito esistente, considerato secondo la legge italiana che la vita media di una nuova costruzione circa cinquanta anni, la sostenibilit, che passa anche per il riutilizzo di materiali che fino a ieri erano considerati rifiuti, per esempio il calcestruzzo di demolizioni oppure le polveri di acciaieria che possono sostituire gli aggregati fini come le sabbie. Anche perch con i tempi che corrono davvero meglio non buttare via niente.
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La salsa degli Scorsese

asaScorsese, 1974, interno giorno. Mamma Catherine e pap Charles si siedono sul divano del salotto per lintervista.

Mamma Catherine(rivolta a papa Charles): Ma dove ti stai sedendo? L in fondo? Perch? E perch ti stai sedendo l in fondo? Martin Scorsese: Pu fare quello che vuole Lasciagli fare quello che vuole. Mamma: Ma perch cos lontano da me? Vieni pi vicino. Pap: Vieni tu qui. Mamma:No, vieni tu qui!. (Pap Charles si avvicina). Ah, ecco, cos dovrebbe essere. Come due piccioncini. Dicono che pi diventi vecchio e pi si rafforza lamore. Cos in qualche modo anche questo sta diventando pi forte Giusto paparino? Oh, cos timido. Martin: S, lo so: ma adesso vorrei cominciare. Ci stavate dicendo della salsa, ci stavate raccontando come preparare il sugo. Mamma: Emb? Che dovrei dire?. Martin: Insomma dovresti alzarti e mostrarci come si fa. Ma prima volevo sapere comhai imparato. Mamma: E che vuoi sapere?. Martin: La salsa. Come hai imparato a fare la salsa?. Mamma: Tu fammi qualche domanda. Martin: Te lo sto chiedendo! Voglio sapere come hai imparato a fare la salsa. Chi te lha insegnato, quando, e vorrei anche che mi mostrassi come si fa. Mamma: Beh, si sa, quando ti sposi, allinizio, non che sei proprio una cuoca provetta. Io guardavo mia madre fare la salsa, guardavo mia nuora fare la salsa Ho preso molto da mia nuora, da tutta la famiglia. Pap: Ha imparato pi da mia madre che da sua madre. Mamma: Eccolo l, rimette subito la mamma in mezzo. Martin: Okey, okey, adesso andiamo in cucina e mi fai vedere come si fa. Mamma: Va bene, va bene, se vuoi che ti faccio vedere come si fa ora ti faccio vedere come faccio la salsa Ma come sto andando finora??? Martin: Una meraviglia. (Da Italianamerican, documentario diretto da Martin Scorsese, 1974)
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LA DOMENICA

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ebraica Limmagine Balletti russi eemisticafuoco Blu oltremare rosso

Classici

E soprattutto un cuore spezzato per un amore appena perduto


Cos lartista pi onirico del Novecento illustr le favole di Sherazade in un libro che ora viene pubblicato in Italia

Quandebbe spogliato anche lei, rest a contemplarne il corpo, che gli apparve brillare come un lingotto dargento
Julnar del Mare e suo figlio il re Badr Basim di Persia

Chagall
Le mille e una notte di un sonnambulo
GIUSEPPE MONTESANO
a dove vengono i sogni? Per Freud arrivano dal deposito di detriti dellInconscio, per la scienza gli stati onirici sono generati dalla chimica del cervello, per gli uomini comuni i sogni sono i messaggeri dellaldil: e tutti hanno ragione, perch di fronte alle apparizioni che ci vivono nella notte nessuno pu essere sicuro di niente. Ma chi qualche volta ha visto, o solo intravisto, i quadri di Marc Chagall, stato sopraffatto da unaltra verit, insieme oscura e luminosa, una verit che lo ha sfiorato come la carezza misteriosa che fa rabbrividire e risveglia alla vita: i sogni vengono dalle profondit mute del colore. E adesso eccolo di nuovo, lebreo-russo Chagall che attinge la sua musica al pozzo senza fondo di pigmenti fantastici, in un libro commo-

vente pubblicato da Donzelli, Le mille e una notte a colori: quattro racconti tradotti dallinglese delle Arabian Nightsdi Richard Burton da Fulvia De Luca, pubblicati nel 1948 negli Stati Uniti e illustrati da con tredici litografie e vari disegni preparatori. Chagall aveva gi illustrato le favole morali di La Fontaine e la Bibbia, ma con Le mille e una notte si trovava immerso direttamente in un mondo fiabesco, un mondo dove chi racconta lo fa per salvarsi la vita, un mondo dove crescono campi di grano nelle stanze da letto e gli innamorati si trasformano in uccelli dal piumaggio splendente, un mondo retto dallonnipotente Allah e dallancor pi onnipotente forza di Amore, un mondo dove si viaggia attraverso la magia che disarma la volont e dove la bellezza che i censori della veglia ci negano severi ci viene donata in abbondanza dalle morbide e sinuose divinit della notte e del sogno. In quel

Per Allah, disse il re, non la uccider finch non avr il seguito del suo racconto E trascorsero quel che restava della notte addormentati luno nelle braccia dellaltra, finch spunt il giorno
Il cavallo debano

regno in cui i confini tra la realt e limmaginazione sono labili come la spuma dellonda, Chagall si muove in uno stato di sonnambulismo pittorico, lasciando che i colori e le forme fioriscano trasognati in margine ai racconti di Sherazade come acque affiorate nel dormiveglia, in un fluire che parla la lingua a gesti del colore. Chagall complet le litografie per Le mille e una nottedopo la Seconda guerra mondiale, ancora nellatmosfera di lutto per la Sho e per la morte della moglie Bella, eppure non il dolore a cantare nei rossi divampanti e negli azzurri smaltati delle sue principesse ingioiellate e nude e dei suoi animali fatati, ma il richiamo intrattenibile della felicit. Le forme sinuose, sghembe e infantili di Chagall sono incomprensibili a chi le guarda con locchio dellarte esatta, e vivono solo se si entra nelle armonie musicali della sua scala cromatica, nella sua idea del colore che

espressione pura. E la realt, allora? Il rispetto del nervo ottico? Lossequio allillusione tridimensionale? Tutto ci alle spalle di chi ha illustrato queste Mille e una notte, dove la ragione si disciolta nelle metamorfosi dellemozione. Chagall sa allontanarsi senza paura dalla realt apparente per tuffarsi nella realt segreta dei sensi e dei sentimenti, e attraverso il clavicembalo ben temperato del colore lascia che parlino il corpo e il suo desiderio. Il cavallo non nero ma impassibilmente azzurro sullazzurro che appare nel Cavallo debano, i gialli auriferi che illuminano i corpi in Julnar del mare o i celesti amniotici degli amanti in Kamar Al-Zamannon corrispondono alle descrizioni di superficie dei racconti arabi, ma solo al sismografo del mondo dei sogni. E in filigrana a queste illustrazioni, a sorpresa ma non tanto, appaiono i colori e le ornamentazioni delle scenografie dei Balletti Russi di Diaghilev, la fa-

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Quando Abdullah tir a riva la rete, vide un uomo imprigionato dentro e scapp via, ma luomo lo chiam a gran voce
Abdullah della Terra e Abdullah del Mare

FOTO MARC CHAGALL , BY SIAE/ADAGP 2011.

E pass il resto della notte con lei, ad abbracciarla e a stringerla


Kamar al-Zaman e la moglie dellorefice

vola primitiva e raffinata dellUccello di fuoco di Stravinskij con i suoi guizzi festosi e gli ambigui accordi incerti tra lusso wagneriano e nudo folklore, e soprattutto la Shhrazade di RimskijKorsakov: una musica di ori e azzurri scintillanti, sensuale e spirituale fino allo sfinimento, intrisa di passione e di ca-

IL LIBRO
Le Mille e una notte a colori illustrato da Marc Chagall, e i suoi bozzetti preparatori, usciranno il 5 ottobre per Donzelli (239 pagine, 23 euro)

ducit, una musica che era la traduzione in note dei mosaici bizantini dellImpero dOriente sposati alla vegetazione sessuale dellArt Nouveau, una musica che si affacciava sullorlo dellabisso incantata dal richiamo del piacere anche in mezzo al dolore. questo lo Chagall di sempre e di queste Mille e una notte: il blu qui davvero oltremare, un mare della mente stupefatta; il rosso letteralmente lincendio del cuore, del sangue e del sesso fusi insieme; il verde leden ritrovato nel gioco, spalmato a bocca aperta dai pastelli di un bambino; larancio smette di essere chimico e si fa erotico, sembra colare acre e dolce come il succo del frutto che gli d il nome; e il pallido paglierino della falce di luna pi vero, nel cuore degli amanti, di ogni luna vista al telescopio. E quando i colori sognano, come nel teatro dei giochi di Chagall, alla fine le parole non possono che tacere.
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La vecchia sal sul dorso dellifrit, mettendosi la figlia alle spalle e il bestione sinvol con loro nel cielo
Julnar del Mare e suo figlio il re Badr Basim di Persia

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LA DOMENICA
Ottobre 1911, una monetina lanciata per aria decide se i primi studios cinematografici dovranno stare in Florida o in California

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Spettacoli
Anniversari

passato un secolo, e quella scommessa diventata unindustria miliardaria. Ecco come tutto incominci in una locanda malmessa su Sunset Boulevard, Los Angeles
HUMPHREY BOGART

Cera una volta

Io sono venuto fuori con un impermeabile, Marlon Brando con una T-shirt: questo dimostra quanto Hollywood sia progredita

FRANK CAPRA
C una sola parola che descrive in maniera appropriata Hollywood: nervosa!

GRETA GARBO

*
CLAUDIA MORGOGLIONE
esta o croce: lindustria hollywoodiana, esattamente centanni fa, nasce da un tiro a sorte. realt, non leggenda. I vertici della Centaur Co., societ produttrice di film con sede in New Jersey, cercano un luogo dal clima mite in cui girare western. Al Christie, direttore generale, propone larea di Los Angeles; David Horsley, proprietario dellazienda insieme al fratello William, preferisce la Florida. Decidono di risolvere la disputa lanciando una monetina: vince la prima opzione. E cos, il 27 ottobre 1911, vengono inaugurati i Nestor Studios, in un edificio allincrocio tra Sunset Boulevard e Gower Street. Una ex locanda in affitto per 40 dollari mensili. Un piccolo passo nel mercato immobiliare locale, un grande passo nella storia del cinema. Perch la fabbrica dei sogni nasce proprio l. Certo, nella zona si giravano pellicole gi dallanno precedente (la prima Old California di D. W. Griffith, 1910). Ma solo con lapertura di uno studio strutturato, organizzato, che Hollywood si trasforma da location casuale in sistema su vasta scala. Infatti alla prima casa di produzione

noiosa, cos incredibilmente noiosa che non mi sembra neanche vera


ne seguono altre. Nel 1912, arriva la Universal: un marchio forte con cui i Nestor pi tardi si fondono, formando un grande agglomerato che sopravvive ancora oggi. Ciascuna compagnia, poi, si specializza: nei kolossal epici la Paramount; nei gangster movie e noir la Warner Bros; nella valorizzazione dei divi sotto contratto la Mgm, il cui slogan diventer pi stelle che in cielo; nelle opere dautore Rko e Columbia; nei musical la 20th Century Fox. Diventate major, tutte si espandono sul territorio, creando cittadelle con uffici, magazzini, set pi o meno improbabili. Tanto per avere unidea, Cecil B. De Mille gira le scene pi spettacolari de I dieci comandamenti nel parcheggio della Paramount. Potenza dellillusione. E della finzione: una scritta del 1931, allesterno di un teatro di posa, avverte che in caso di pioggia le sequenze di pioggia vengono rimandate. In pochi anni, insomma, Hollywood luogo californiano in cui, secondo la vecchia boutade del comico Fred Allen, vivi benissimo, ma solo se sei unarancia cambia pelle. Dominando limmaginario globale, passa dalla geografia al mito. Non pi sobborgo, ma simbolo potentissimo. Incarnato dallenorme insegna presente dal 1923 sulla

LATTORE
Tom Mix fu uno dei primi: nel 1910 lesordio nel mondo del cinema Prima di diventare attore fece il cowboy e lartista circense

*
Affittare i Nestor Studios costa 40 dollari al mese
collina (in origine Hollywoodland, poi le ultime lettere spariscono). Nel frattempo, il business diventa milionario: a gestirlo sono i mogul, i boss degli studios. Avventurieri di umili origini, spesso ebrei, che cercano fortuna a Ovest. Louis B. Mayer, Jack Warner, Adolph Zukor, Harry Cohn: aspetto rozzo, sigaro in bocca, sono uomini duri, cinici. Ma senza il loro intuito, i capolavori anni Trenta-Quaranta classici alla Via col vento o Casablanca, film coraggiosi come Scarface o Frankenstein non sarebbero mai stati realizzati. E le star non sarebbero mai diventate tali. Dio ha creato le stelle, io le ho solo protette, spieg ironicamente uno di loro, Samuel Goldwyn. Uno secondo cui per fare cinema non c bisogno di essere folli: ma certo aiuta. Intanto le produzioni prosperano, i divi dei film americani sono ormai og-

Ben presto arrivano anche Paramount, Universal, Rko, 20th Century Fox e la Mgm, il cui motto diventa: Pi stelle che in cielo

getto di adorazione planetaria. Lepoca pionieristica termina nel 1927, quando scoppia la rivoluzione del sonoro: passaggio cruciale, raccontato col sorriso in Cantando sotto la pioggia di Stanley Donen, e con feroce ironia da Billy Wilder in Viale del tramonto, con la stella del muto Gloria Swanson incapace di adattarsi al parlato (battuta cult: Io sono sempre grande, il cinema che diventato piccolo). Dal 1934 comincia la cosiddetta epoca doro: escono pellicole di qualit eccezionale, girate da giganti come John Ford, Howard Hawks, Alfred Hitchcock. Sono loro a vincere la battaglia per avere il nome sopra il titolo, e cio il riconoscimento che il vero artefice di un film il regista, non il produttore. A condurre la rivendicazione Frank Capra: Non seguire una tendenza, creala, il suo motto preferito. Grandi personaggi, grandi film. Ma

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GROUCHO MARX
A Hollywood le spose si tengono il bouquet e lanciano il marito

LEE MARVIN
Metti il nome di una star sul marciapiede di Hollywood Boulevard, poi ci cammini e ci trovi sopra la cacca dei cani: questo dice tutto, baby

MARLON BRANDO
Una mediocre cittadina di provincia in mezzo al nulla

MONTGOMERY CLIFT
Hollywood mi sta facendo grandi cenni con le sue orribili dita

ERROL FLYNN
Hanno grande rispetto per i morti a Hollywood, ma nessuno per i vivi
GLI STUDIOS
A destra, quattro immagini degli Universal Studios dal 1920 fino al 1990 I Nestor Studios furono aperti proprio in questa stessa area nellottobre del 1911

ORSON WELLES
Hollywood non poi tanto male Sono i film che fanno schifo

Lo spirito dei pionieri contro i film in scatola


FRANCIS FORD COPPOLA
l cinema una forma darte ancora molto giovane. nata solo cento anni fa e diciamo pure che stata unevoluzione naturale del linguaggio e del modo di raccontare le storie. Io e la mia generazione avevamo preso il cinema molto sul serio e con grande entusiasmo. Fu proprio per questo che pi tardi ho fondato Zoetrope, a Napa Valley, dove oggi facciamo il vino, dove nessuno dice niente di male sugli altri, dove c solo un grande entusiasmo per il lavoro, e dove siamo uniti da quello stesso amore per il cinema che avevamo da giovani e che ha segnato i capolavori dei grandi maestri per quanto folli siano stati. Oggi tutto si sta sgretolando sotto i nostri occhi. Una volta cerano sei, sette grandi compagnie cinematografiche, ora sono tutte in crisi, probabilmente due o tre falliranno e le altre continueranno a fare solo certi tipi di film, inseguendo un Harry Potteranno dopo anno, o magari cercando di rifare uno Star Wars. Perch se oggi dici Hollywood dici numeri, dici incassi, il cinema diventato uno sport in cui prendere nota di chi ha vinto e di chi ha segnato un goal. E poi la maggior parte dei film che ci vengono proposti roba in scatola, non esiste quasi pi limmodificabilit della celluloide, esiste invece la leggerezza del digitale: se un regista avesse tempo e volesse, a ogni proiezione potrebbe cambiare il suo film a seconda del tipo di pubblico presente in sala. Io credo che il miglior modo per festeggiare questo centenario e per celebrare il cinema sia quello di dimenticare lamore per il business e di tornare allamore per il cinema. Perch il cinema, non il business, capace di regalare grandi emozioni. (testo raccolto da Silvia Bizio)

let felice destinata a finire: lavvento della tv, la crisi anni Sessanta e Settanta, provocano la fine del sistema classico. I Nestor Studios sono spariti, al loro posto c il palazzo della Cbs. Oggi le major hanno i nomi di allora, per sono parte di imperi globali della comunicazione: la Warner nel colosso Time-Warner, la Universal fusa con la Nbc, la Paramount in Viacom, la Fox di Rupert Murdoch. Parole dordine: fare incassi di centinaia di milioni, garantire dividendi, rischiare meno possibile. Eppure, nel mare di sequel, remake e 3D dei nostri tempi, la capacit di emozionare il pubblico resiste. Come spiega uno di quelli che ancora oggi sa far sognare, Tim Burton, stare in una sala buia e vedere qualcosa avr sempre il suo fascino.
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LA DOMENICA
Per milioni di giovanissimi la rivoluzione gi in atto: il social network creato
da Mark Zuckerberg sta diventando la vera porta dingresso alla Rete:

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meno pericoli, meno pornografia, meno spam Ma c chi inizia a chiedere: anche meno libert?

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Ogni utente ne possiede una e il suo utilizzo limitato agli amici dellutente stesso per scrivere e leggere messaggi

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Creati da uno o pi utenti allo scopo di accomunare persone in base a gusti e appartenenze

llinizio era il Web, un luogo libero, aperto, per molti versi anarchico, nel quale ognuno poteva costruire la propria casa, il proprio negozio, il proprio ufficio, gestendolo in prima persona. Poi arrivato il Web 2.0, multimediale e sociale, che ha visto emergere realt nuove e una nuova generazione di utenti, che ha impostato il proprio rapporto con la Rete in maniera ancora pi diretta e personale, arricchendola di foto, musica, video, informazioni, notizie. Oggi c Facebook, e per milioni di persone la realt del Web questa e lo sar sempre di pi. Persone che troveranno notizie, saranno in contatto con i loro amici, vedranno film e televisione, ascolteranno musica, faranno acquisti, comunicheranno, condivideranno, chatteranno, faranno molte altre cose ancora attraverso il social network di Mark Zuckerberg, senza passare su altri siti, senza navigare altrove. E tutto questo avviene, e avverr sempre di pi, perch Facebook, che ci piaccia o no, Internet 3.0. Non pi solo social network, insomma, si passer dalle semplici funzioni di oggi a una straordinaria molteplicit di modi di interagire con i contenuti presenti in Rete, attraverso applicazioni che consentiranno agli utenti di Facebook di condividere con i propri amici non solo testi, video e foto, come accade adesso, ma anche musica, film, giornali, programmi televisivi, videogiochi. In molti hanno gi detto di s a Zuckerberg, e hanno deciso di accettare la scommessa, da Spotify a Deezer per la musica, da Netflix a Hulu per il cinema e la tv, da Cnn al Wall Street Journal, da LEquipe allIndipendent, dal Daily di Murdoch allHuffington Post per le news, arrivando a Yahoo!, che offre la condivisione dei propri contenuti attraverso le pagine del social network. Sar possibile scoprire quali canzoni, film, notizie, giornali, programmi tv stanno ascoltando,

Internet3.0
Status
Si riferisce alla frase che lutente pu scegliere di mettere vicino al nome, per raccontare come si sente

Casa Facebook, il mondo in un profilo


leggendo o vedendo i propri amici, farlo insieme a loro o suggerirne altri. la condivisione, totale, continua, ed soprattutto un modo per non far uscire gli utenti da Facebook. Se non una rivoluzione poco ci manca, perch in prospettiva sempre di pi, si potr fare tutto dentro luniverso di Facebook. Certo, per milioni di persone unevoluzione naturale, unintera generazione di giovanissimi gi oggi accende il computer e si collega direttamente a Facebook, senza passare per nessunaltra pagina, nessun altro sito. Giovani che fino a ieri, per, ottenevano notizie, ascoltavano musica o vedevano video, che loro o i loro amici avevano preso altrove e portato dentro le mura di Facebook. Ora Facebook ci dice che non c bisogno, che le news, i film, la musica, la tv, gli acquisti si possono fare utilizzando le app allinterno del social network, senza uscirne fuori. Entrare nel mondo di Facebook sar sempre pi facile, uscire fuori sar sempre pi inutile. Uscire fuori. Gi, perch Facebook in un giardino chiuso, non il Web, non libero. C la libert, ma allinterno di regole definite. Ed proprio questa la cosa pi importante. Su Facebook non c il porno, non c possibilit che per sbaglio si possa finire su contenuti indesiderati. E se per caso questo accade esiste una polizia in grado di far sparire i contenuti inadatti. Sulla posta di Facebook non c lo spam, e se malauguratamente ne dovesse mai arrivare, esiste il modo di bloccare lautore e impedire che accada di nuovo. Su Facebook ci possono essere, come nel Web o nella vita normale, molestatori e disturbatori di ogni genere ma, al di la del fatto che siamo in grado di gestire completamente la lista dei nostri amici, esiste comunque un controllo che consente di metterli in condizione di non nuocere. Non c lanarchia del Web, insomma, o almeno ce n molta di meno. Non ci sono i rischi e i pericoli del Web, o almeno sono maggiormente controllati. E ci sono tutti i pregi del Web: la mail, la chat, la condivisione, le foto, i video, la mobilit, limmediatezza. Alla gente questo piace. Ai settecentocinquanta milioni di utenti di Facebook piace proprio lidea di essere in un posto che il Web ma a uno stato di evoluzione superiore. un po come se dalla fase dei villaggi e delle trib, si fosse passati allorganizzazione delle prime citt, con regole di vita e di comportamento diverse e pi elaborate, in grado di garantire la convivenza tra persone diverse, con idee diverse, con desideri, sogni, bisogni, necessit differenti. il Web, insomma, ma nella sua versione 3.0. Un Web multimediale, interattivo e chiuso in un walled garden, in cui si pu entrare ma dal quale si pu anche essere cacciati. Un Web completamente diverso da quello che, fino ad oggi, abbiamo conosciuto.

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Glossario a cura di Francesca Caruso

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Lintervista / Eben Moglen

Con la scusa del controllo vogliono rubarci la privacy


RICCARDO LUNA
ualche mese fa dal palco del Personal Democracy Forum di New York, ha infiammato la platea con un discorso contro la libert perduta nellInternet delle corporation. Ora Eben Moglen, 52 anni, professore della Columbia University e fondatore del Software Freedom Law Center, di nuovo sulla breccia: fra qualche giorno sar pronta la sua scatola della libert di cui ciascun navigatore potrebbe dotarsi. Professore, Facebook e Google hanno reso Internet una strumento facile per tutti. Perch non dovremmo fidarci? Perch sono societ votate al profitto e il loro business vendere, in un modo o nellaltro, le informazioni degli utenti. Se uno potesse prendere una decisione consapevole su a chi affidare i propri dati personali, Facebook e Google sarebbero in fondo alla lista, appena sopra soltanto alle agenzie di spionaggio governative (che in effetti ottengono i nostri dati da queste corporation con la stessa facilit con cui mandano una nota ai loro uffici). Funziona cos. Pi informazioni uno d a societ come Facebook e Google, pi dati loro hanno da vendere. Pi usiamo i loro servizi, pi loro studiano i nostri comportamenti e vendono a terzi il privilegio di provare a condizionare i nostri comportamenti in tempo reale. Queste cose non sono segreti. Per tornare alla sua domanda: non c alcuna ragione al mondo per fidarsi di queste organizzazioni. Internet si dimostrato un grande strumento di libert, lei invece enfatizza il fatto che possa essere usato per controllo e repressione. Quale aspetto prevalente? Nessuno dei due,dipende da cosa ci facciamo. sbagliato definire una tecnologia a priori. I suoi effetti e il suo valore dipendono dal contenuto. Prendiamo la tv: stata usata per insegnare ed informare sulla scala pi grande mai avuta prima dallumanit; ma stata anche usata per conquistare il potere e distruggere i fondamenti intellettuali e morali di una democrazia. Cos accade con Internet, che pu produrre pi libert o pi controllo: dipende da cosa chiedono i cittadini. Alcuni attivisti e sviluppatori della Rete, sostengono che necessario costruirsi unaltra Internet: un obiettivo realistico? E chi dovrebbe pagare questo progetto? Non abbiamo bisogno di unaltra Internet nel senso dimettere nuovi cavi e trovarci un altro spettro elettromagnetico. Dobbiamo piuttosto dotare ciascun navigatore di strumenti che nella Rete attuale ci aiutino a difendere la nostra privacy dalleccesso di sorveglianza. Questo un obiettivo realistico e facilmente raggiungibile. Baster dotarci di piccoli, economici ma potenti routers che facciano questo lavoro. Non fantascienza: oggetti come questi stanno arrivando sul mercato e nei prossimi dieci anni tutti potranno comprarli al prezzo di un caricatore del telefonino. Dentro ogni scatola metteremo un software gratuito e libero, cio un software che ciascuno pu scambiarsi senza vincoli, che rende pi sicure le nostre mail, le chat e quello che facciamo sui social network. Questo software gi in corso di sviluppo da parte di migliaia di sviluppatori volontari in tutto il mondo. A che punto la sua FreedomBox? Il primo rilascio della piattaforma di sviluppo avvenuto. Il secondo, con cui dimostreremo come funziona davvero, ci sar fra un paio di settimane. Ma il primo oggetto utilizzabile anche da una persona non esperta, non arriver prima di un anno. Le hanno gi detto, immagino, che senza controllo e sorveglianza Internet potrebbe diventare uno strumento per attacchi terroristici. Come risponde? Potrebbe. La stessa cosa pu capitare con un macchina, con un coltello o con un telefono. Qualunque oggetto un uomo libero voglia usare, pu essere utilizzato anche da un criminale. Ma non un buon motivo per limitare la libert.
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Il web a un punto di svolta molto importante. Fino a poco tempo fa, la normalit era che la maggioranza delle cose non erano sociali e la maggior parte delle persone non usava la propria identit reale. Stiamo costruendo un nuovo web in cui alla base vi il sociale

Mark Zuckerberg Inventore di Facebook

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LA DOMENICA
Pur apprezzato nella sua forma grezza gi ai tempi di Plinio il Vecchio, gradito a Rubens, elogiato dallammiraglio Nelson, il vino poi inventato dallinglese John Woodhouse e nobilitato da Vincenzo Florio non sempre ha avuto vita facile. Declassato a condimento per scaloppine,
solo di recente tornato ai suoi antichi splendori
Il territorio
Incentrata intorno alla cittadina di Marsala, che regala il nome al vino, la produzione consentita in tutto il territorio della provincia di Trapani, escluse Alcamo, Pantelleria e Favignana

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I sapori
Perpetuum
La storia
Nel 1773, John Woodhouse scopre a Marsala un vino profumato e denso, anticamente battezzato Perpetuo, Per trasportarlo in Inghilterra lo rinforza con acquavite

Le tipologie
Oltre al marsala ambra, che utilizza il mosto cotto (concia), la normativa prevede diversi nomi (fine, superiore, superiore riserva) che ne definiscono linvecchiamento

LICIA GRANELLO

nintuizione: evitare che il vino fermenti, aggiungendo alcol. Una sorpresa: cos fortificato, il vino non si rovina, anzi. Un successo annunciato: a fine Settecento, il porto di Dio (Marsa Allah, ma anche Mare Salis, a identificare le vicine saline) diventa terra di occupazione enologica da parte dei mercanti inglesi, pronti a trasformare in lucroso import-export la produzione di quel vino denso e aromatico, magnifica alternativa al pi costoso Porto. Certo, il ricco commerciante John Woodhouse non scopre nulla, se vero che gi Plinio il Vecchio incensava la tessitura setosa e il profumo inebriante del Mamertino, nome originario poi mutuato in Perpetuum, mentre a met Seicento il pittore fiammingo Rubens se nera partito da Marsala per Anversa con una robusta provvista alcolica al seguito. Ma questa volta la tecnica a fare la differenza: gli inglesi conoscono i segreti della fortificazione e le magie del metodo Soleras, quello dei passaggi a caduta del liquido nelle botti di legni diversi. Il marsala cos affinato rapisce il palato dei britannici, tanto da guadagnarsi lappellativo di Victory Wine, dopo la vittoria a Trafalgar, omaggio postumo allammiraglio Nelson, che molto lapprezzava e ne aveva scritto in termini entusiastici: Questo vino talmente buono da essere degno della mensa di qualunque gentiluomo. Il dominio inglese del marsala finisce virtualmente nel 1833, quando limprenditore Vincenzo Florio, calabrese trapiantato a Palermo, comincia a produrre il vino per conto proprio, rivaleggiando in qualit e abilit commerciale, al punto da inglobare a met secolo lazienda Woodhouse. In scia alle Cantine Florio, Diego Rallo e Paolo Pellegrino, si convertono alla viticultura. I loro cognomi, insieme a Florio costituiscono ancora oggi il trittico nobile della produzione di marsala. La discontinuit nel valore del vino figlia di decenni di trascuratezza. Una caduta lenta e inesorabile, che negli anni Settanta ha ridotto il marsala a condimento per scaloppine o base di un liquore alluovo. Per fortuna, a met degli Ottanta la nuova generazione dei produttori investendo nel benessere della campagna e attivando pratiche di vinificazione virtuose, ha restituito il marsala Vergine se da bacca bianca e addizionato semplicemente dalcol prima dellinvecchiamento, Superiore se conciato col mosto e affinato allempireo dei vini liquorosi. Per festeggiare gli ottantanni del marsala nellottobre 1931 venne fissato per legge il territorio di produzione regalatevi un weekend di sole&mare in occasione del Pellegrino Cooking Festival, in questi giorni alle Torri Pellegrino. Le cene saranno curate da alcune tra le migliori chef italiane (pi un paio di supercuoche straniere), a sottolineare limpronta tutta femminile della cantina, dalla cofondatrice, lenologa francese Josephine Despagne, al terzetto di donne oggi impegnate nella gestione aziendale. Al momento dellaperitivo, rubate una scheggia di ragusano dop stagionato e alternate formaggio e marsala. Se intonerete sottovoce God Save the Queen, nessuno si stupir.
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Marsala
Dalla padella alla botte
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Marsala e taglian cozzi


Il vino si abbina ai biscotti di mandorle, uova e cannella, tipici siciliani

Gli indirizzi
DOVE DORMIRE LA PORTAZZA
Contrada Dammusello 624 Salina dello Stagnone Tel. 0923-987074 Camera doppia da 80 euro colazione inclusa HOTEL CARMINE Piazza Carmine 16 Marsala Tel. 0923-711907 Camera doppia da 90 euro colazione inclusa BAGLIO SPAN Contrada Triglia Scaletta Petrosino Tel. 348-8822095 Camera doppia da 65 euro colazione inclusa

DOVE MANGIARE
I BUCANIERI (con emporio) Via Lungomare Mediterraneo 45 Marsala Tel. 0923-93477 Chiuso mercoled men da 40 euro LE LUMIE Contrada Fontanelle 178 b Marsala Tel. 0923-995197 Chiuso mercoled men da 50 euro TRATTORIA DA PINO Via San Lorenzo 27 Marsala Tel. 0923-715652 Chiuso domenica sera men da 25 euro

DOVE COMPRARE
LENOTECA Via XI Maggio 32 Marsala Tel. 0923-713489 SALE E DINTORNI Saline Ettore Infersa Riserva Naturale Isole Stagnone Marsala Tel. 0923-733003 CANTINE FLORIO Via Florio 1 Marsala Tel. 0923-781306
PASTICCERIA ENZO E NINO Via XI Maggio 130 Marsala Tel. 0923-951969

ILLUSTRAZIONE DI CARLO STANGA

Sulla strada

Lalba color madreperla nella cattedrale del sale


ALBERTO STABILE

Cioccolato
Abbinamento gioioso tra laromaticit potente del cacao (in percentuale sopra il 70 per cento) e quella dei marsala invecchiati (riserva), magnifici anche per bagnare mousse e tortini

Vov
Nasce nel 1840 a Padova, il liquore energizzante a base di uova (vovi, in dialetto), ottenuto cuocendo a bagnomaria la miscela di tuorli, zucchero a velo, latte e marsala

llalba una distesa di madreperla. A mezzogiorno, ti sembra di camminare su un campo di diamanti grezzi che scricchiolano sotto le scarpe. Al tramonto, quando nel cielo sallungano lame di luce rossastra, una lastra di vetro di opalino che lentamente si spegne. Certo, bisogna essere pazienti con i turisti, in certi periodi dellanno, perch in questa cattedrale del sale, come in pochi altri luoghi al mondo, saddice il silenzio. Ma per chi voglia visitare le saline che sallineano davanti al piccolo arcipelago dello Stagnone, a un tiro di schioppo da Marsala, lo spettacolo assicurato. Godimento dellocchio e del fotografo che si nasconde in ognuno di noi, innanzitutto, perch la scena, i colori cambiano con il mutare della luce. Ma anche del naturalista, perch il Parco Naturale dello Stagnone va sempre pi diventando meta di uccelli rari (il fenicottero rosa, per esempio). Del paesaggista, perch non c panorama pi originale e sorprendente della distesa di sa-

le che sallunga sulla costa saracena fra Trapani e Marsala. Dellamante dellarcheologia, perch Mozia un gioiello dantica, rara bellezza, come rara e conturbante e sensuale la bellezza dellEfebo che vi accoglier allingresso del Museo. E, infine, piacere e godimento anche per il cacciatore di delikatessen marine assolutamente radicate in quel territorio e per fortuna mai sfiorate dalle fauci insensibili della globalizzazione alimentare. Perch sotto la vitrea abbacinante lastra di sale pulsa di vita tutta una fauna degna di grande attenzione (cito soltanto le famose, almeno per chi nato da quelle parti, spigole di salina, amabilmente irrobustite dalla lunga permanenza in quelle vasche naturali, ripeto naturali). Comunque, per una piena escursione nella cultura culinaria del pesce locale, e non solo quello di salina, basta sedersi ai tavoli della sobria trattoria Garibaldi, meglio se in un giorno feriale.
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Torta di mandorle
Alta alcolicit e misurata dolcezza lideale contraltare alla frutta secca, sia in versione dolce che salata, dove il marsala si veste da aperitivo

LA RICETTA
Crema bruciata, profumata al marsala vergine
Ingredienti per 4 persone Per la crema: 1 l. panna fresca 160 gr. tuorli 180 gr. zucchero 5 gr. scorza di limone bacca di vaniglia 70 gr. marsala ridotto a met 6 gr. gelatina in fogli 80 gr. latte fresco Per il sorbetto: 580 gr. mirtilli in pur fine 200 gr. sciroppo di zucchero 5 gr. zenzero fresco 15 gr. albumi qualche goccia di limone Per le meringhe: 75 gr. albumi 80 gr zucchero semolato 80 gr zucchero a velo qualche goccia di limone

Formaggi
Le tipologie Vergine e Superiore sono perfette per temperare piccantezza e speziatura nei formaggi erborinati come il gorgonzola

Enrico Bartolini uno dei migliori chef italiani di nuova generazione Nel bel ristorante ospitato dallhotel Devero di Cavenago, alle porte di Milano, mixa abilmente materie prime freschissime e tecniche davanguardia

Scaloppine
Fettine passate nella farina e dorate nel burro con poco sale e pepe, prima di essere bagnate con un bicchierino di marsala, da far evaporare rapidamente. Prezzemolo alla fine

Si parte da una crema inglese: panna bollente aggiunta mescolando a un composto di tuorli e zucchero, profumato con scorza di limone. Una volta addensata senza farla bollire, si aggiunge il marsala, si lascia raffreddare incorporando la vaniglia, la gelatina ammollata in acqua fredda e il latte freddo. Dopo averla filtrata e prima del completo raffreddamento, bisogna versare la crema nel sifone per la panna montata, caricato con due cartucce. Nel frattempo, preparare il sorbetto, miscelando gli ingredienti. Un quarto dora in sorbettiera, poi si mescola con una spatola Ultima preparazione, quella delle meringhe, montando a neve ferma i bianchi con gli zuccheri pi qualche goccia di limone e lasciando asciugare in forno a 90 gradi. Nel fondo di un padellino di rame, prima una cucchiaiata di ciliegie sciroppate, poi le meringhe, il sorbetto e infine la crema montata col sifone. Sopra, un poco di zucchero di canna, da caramellare come una crme brle con lapposita fiamma o gratinando in forno

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LA DOMENICA

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Lincontro
Prodigi

Daniel Harding

Gli dissero che per dirigere bisognava aspettare i quarantanni. Non li ascolt e form unorchestra con i compagni di scuola. Spedimmo una cassetta al direttore di Birmingham: diventai il suo assistente. Inizia cos lascesa del maestro ragazzino , che a soli trentasei anni salito sul podio dei teatri pi importanti dEuropa

Ma coltivo anche altre passioni: gli aeroplani e il Manchester United


LEONETTA BENTIVOGLIO

Repubblica Nazionale

un ragazzo singolare, Daniel Harding. Si pu essere ragazzi a trentasei anni? Harding lo : minuto, flessuoso, con sfumature di tratti fauneschi. Un inglesino dallincarnato pallido e del fortunato genere antropologico che non invecchia. Quanto alla singolarit, in lui equivale a un fatto di contrasti armonizzati tra di loro: basta ascoltarlo parlare. Daniel si esprime da musicista di profonda esperienza, con una capacit di ponderare e analizzare che stride con laspetto giovanile. Ha un piglio di sapienza navigata e un senso lucido della vita e delle cose, il che non contraddice la sua ironica leggerezza. Conscio dellimpegno culturale ed emotivo del suo mestiere di direttore dorchestra, sa tuttavia percorrere zone volatili e sciolte, infervorarsi per David Beckham, Martin Scorsese e il presidente Obama, conversare con amenit di calcio e del suo tifo veemente per il Manchester United (questanno, quando ha vinto il campionato in Inghilterra, stato per me un delirio di felicit). Ipotizza che, se fosse un calciatore, giocherebbe da centrocampista: A volte, in partite amatoriali, sono stato in difesa, ma non ho la robustezza sufficiente per questa posizione: non posso contrastare gli avversari. Se si ha un formato fisico come il mio, urge inventarsi un gioco creativo. Una creativit che sul podio diventa un appiglio, una mobilit guizzante, una prontezza di lettura limpida e decisa. C poi il suo culto del volo e degli aerei: caratteristica, probabilmente, connessa alla sua natura di lievit.

PERUGIA

Quando dirige, il braccio nitido e forte. Fraseggia per linee fulminee e vitalissime, che tracciano segni smaglianti. Eppure la fisicit quella di un fuscello, come se potesse volare via da un momento allaltro. Guidare aeroplani per me una sfida esaltante, racconta. Ho un amico pilota a Stoccolma, e a volte mi capita di fuggire dai miei impegni per andare a volare con lui. In pi, quando prendo aerei di linea, il che mi accade di continuo per lavoro, non smetto dinterrogarmi sui loro fascinosi ingranaggi. Incoronato da una carriera precocissima e scandita con una galoppante densit di conquiste, Daniel Harding un maestro di assoluta serie A, con contratti di conduzione stabili alla London Symphony, allorchestra sinfonica della Radio Svedese e alla Mahler Chamber Orchestra. Inoltre solido il suo rapporto con la Filarmonica della Scala, dov il secondo direttore pi presente in stagione dopo Barenboim, e con lorchestra milanese con cui ha appena compiuto unapplauditissima tourne, con puntate a Linz, Praga, Stoccarda e Perugia, citt nella quale si svolge il nostro incontro. Tra le formazioni di cui regolarmente ospite spiccano la Filarmonica di Vienna e i Berliner Philarmoniker, con questi ultimi debutt in concerto nel 96, a poco pi di ventanni, meritando la fama di direttore pi giovane nella storia della leggendaria compagine tedesca. Sono loro lultima grande macchina sinfonica, sostiene riferendosi ai Berliner, formidabili per la compattezza e per il modo di suonare integro e puro. Quanto alla Filarmonica di Vienna, regina delle orchestre di tradizione in Europa, la dirigo da sette anni, e non ha paragoni. I suoi musicisti sono cos bravi che un direttore, quando si confronta con loro, deve dimenticare lansia del controllo, tuffandosi in una specie di sospensione zen. Bisogna accettarne la prodigiosa flessibilit musicale e sintonizzarsi con il loro respiro. Se si riesce a farlo, si avr davanti unorchestra che raggiunge livelli ai quali nessunaltra al mondo in grado di arrivare. Dindole risoluta, Harding colse fin da bambino la propria vocazione. Aveva undici anni quando diresse i suoi compagni di scuola in un programma di canti folcloristici inglesi, e oggi narra che lesito fu a dir poco vergogno-

so, ma mi fece cogliere tutto leccitante fascino di quellattivit. Decise quindi discriversi a una scuola di musica di Manchester, scegliendo come strumento la tromba: Intanto a casa, guardando in tiv i concerti diretti da Claudio Abbado, fantasticavo su un mestiere che mi pareva il massimo della vita. Sogno anomalo per un ragazzino che cresceva a Manchester, citt delle pi famose band del pop inglese. Qualche incauto docente gli sugger che, per dirigere sul serio, avrebbe dovuto aspettare fino ai quarantanni, e lui, disperato per linaccettabile prospettiva dellattesa, form una piccola orchestra con un gruppetto di compagni, per fare musica di domenica o dopo le lezioni, in uno spassoso clima underground o da clandestini. Preparammo il Pierrot Lunaire di Schnberg, che incidemmo su un nastro per

Torni in albergo e ti fai un sacco di domande


Ti agiti, ti arrovelli... ma sei solo e nessuno pu placarti

spedirlo a Simon Rattle, attuale direttore dei Berliner Philharmoniker e allepoca guida dellorchestra di Birmingham. Gli parve una tale follia che dei teenager si riunissero nel tempo libero per suonare Schnberg, che minvit subito a Birmingham, dove sarei divenuto presto il suo assistente. Scatta cos la travolgente ascesa del maestro ragazzino, alimentata dalle collaborazioni prima con Simon Rattle e poi con Claudio Abbado (incontro fondamentale e stimolante), e ricca di approdi importanti, dal lancio internazionale del 98 al Festival di Aixen-Provence, con un Don Giovanni di cui Abbado volle dividere le repliche con lui (in un avvicendamento che lo consacrava al suo stesso livello), allIdomeneo diretto alla Scala nel 2005, quando fu il primo a tenere le redini di unapertura di stagione scaligera nellera post-Muti. E alla Scala, divenuta un suo teatro daffezione, tornato per opere quali Salom e laccoppiata verista Cavalleria Rusticanae Pagliacci. E dora in poi vi sar presente in ogni stagione lirica. Considerato a lungo il direttore giovane per antonomasia, in questi ultimi anni Harding, che ha avuto due figli dalla violista francese Batrice Muthelet, dalla quale ha divorziato di recente (e proprio per restare accanto ai figli ha tenuto il suo riferimento abitativo a Parigi), planato nel tempo della maturazione. un passaggio delicato: dal vigore elettrizzante della giovent, sta entrando in una fase di pienezza e conferme. Prima ero un ciclone di energia. Avevo uno scatenato entusiasmo e un sacco di programmi prefissati, nel senso che ci che pi minteressava era dare vita, musicalmente, alle mie immagini di una certa composizione. Ora so che lintensit deve scaturire dai musicisti, perch se il direttore mette nellesecuzione troppo di s, rischia di togliere spazio a loro. Mi piace, quando lavoro con unorchestra, provare a capire le sue pi autentiche connotazioni ed esplorarle. Sono diventato pi calmo, il che mi permette di fare s che il gruppo dia il meglio di s. Se monti un cavallo, non devi essere tu a saltare sullostacolo, ma mettercela tutta per indurlo a saltare bene, motivandolo quando lo raggiunge. Cosa consiglierebbe a un giovane che vuole far il direttore? Difficile essere onesti con se stessi in questo stra-

no e ambito mestiere, che esige un realismo spietato. un campo in cui il talento nasce da motivi in parte misteriosi. Per, osservando un giovane sul podio, so capire in venti secondi se potr diventare bravo. Non parlo di questioni musicali, ma di unabilit fisica e di braccio. Bisogna comunque avere un occhio e un orecchio addestrati per rendersi conto di certe doti: in pochi, assistendo a un concerto, comprendono quanto di ci che sentono dipende dal direttore e quanto dallorchestra. Se Daniel scoprisse un giovane predestinato come lo stato lui, cosa gli direbbe? Che si deve preparare allinevitabilit della solitudine del podio. Osawa, quandera mio insegnante a Tanglewood, mi avvert: in futuro ti sentirai molto solo. In effetti oggi per me cos. Anche se fai ottanta concerti lanno, ogni volta, finita la serata e presi gli applausi, torni in albergo e ti fai un mucchio di domande angoscianti sui vari passaggi dellesecuzione. Ti agiti, ti arrovelli, metti in dubbio i risultati E nessuno pu placarti. Le nuove tecnologie possono aiutare la musica o rischiano di soffocarla? Diffondono conoscenze e opportunit. Credo che il mondo possa diventare pi aperto e democratico grazie alla facilit con cui oggi si condividono informazioni. E per esempio trovo favoloso sapere che, se voglio ascoltare la Quarta Sinfonia di Brahms per mio piacere o perch devo studiarla, e quel giorno sono a Shanghai, posso andare su Internet e su iTunes, e ottenerla in un minuto nellinterpretazione di Furtwngler. O che posso seguire in tempo reale Claudio Abbado mentre dirige Das Lied von der Erde a Berlino, e io sto seduto davanti al mio computer a molte centinaia di chilometri di distanza.
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