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ILIESI Digital Edition
Presocratics
http://presocratics.daphnet.org
ILIESI-Daphnet 2009
The famous collection of Presocratic thinkers in ninety chapters edited by H. Diels and W. Kranz, with the parallel
Italian translation edited by G. Giannantoni.
Legenda
1-A Orpheus
1-B Orpheus
2-A Musaios
2-B Musaios
3-A Epimenides
3-B Epimenides
4-A Hesiodos
4-B Hesiodos
6-A Phokos-Kleostratos
6-B Phokos-Kleostratos
9-B Akusilaos
10-A Die Sieben Weisen
11-A Thales
11-B Thales
12-A Anaximandros
12-B Anaximandros
12-C Anaximandros
13-A Anaximenes
13-B Anaximenes
14-A Pythagoras
15-A Kerkops
16-A Petron
17-A Bro(n)tinos
18-A Hippasos
19-A Kalliphon und
Demokedes
20-A Parm(en)iskos
21-A Xenophanes
21-B Xenophanes
21-C Xenophanes
22-A Herakleitos
22-B Herakleitos
22-C Herakleitos
23-A Epicharmos
23-B Epicharmos
24-A Alkmaion
24-B Alkmaion
25-A Ikkos
26-A Paron
27-A Ameinias
28-A Parmenides
28-B Parmenides
29-A Zenon
29-B Zenon
30-A Melissos
30-B Melissos
31-A Empedokles
31-B Empedokles
31-C Empedokles
32-A Menestor
33-A Xuthos
34-A Boidas
35-A Thrasyalkes
36-A Ion von Chios
36-B Ion von Chios
36-C Ion von Chios
37-A Damon
37-B Damon
38-A Hippon
38-B Hippon
39-A Phaleas u.
Hippodamos
40-A Polykleitos
40-B Polykleitos
41-A Oinopides
42-A Hippokrates v.
Chios. Aischylos
43-A Theodoros
44-A Philolaos
44-B Philolaos
45-A Eurytos
46-A Archippos. Lysis.
Opsimos.
47-A Archytas
47-B Archytas
48-A Okkelos
49-A Timaios
50-A Hiketas
51-A Ekphantos
52-A Xenophilos
53-A Diokles.
Echekrates.
Polymnastos. Phanton.
Arion.
54-A Proros. Amykias.
Kleinias.
55-A Damon und
Phintias
56-A Simos. Myonides.
Euphranor.
57-A Lykon
58-A Pythagoreische
Schule: A. Katalog des
Iamblichos
58-B Anonyme
Pythagoreer
58-C ,
58-D
58-E Pythagoristen d.
Komdie
59-A Anaxagoras
59-B Anaxagoras
60-A Archelaos
60-B Archelaos
60-C Archelaos
61-A Metrodoros v.
Lampsakos
62-A Kleidemos
63-A Idaios
64-A Diogenes von
Apollonia
64-B Diogenes von
Apollonia
64-C Diogenes von
Apollonia
65-A Kratylos
A. ANFNGE
1. ORFEO
A. VITA E SCRITTI
1[66]. ORPHEUS
1 A 1. SUID. s.v. Orfeo di Lebetra in Tracia ( la citt che si
trova sotto la Pieria), figlio di Eagro e di Calliope; Eagro, a sua
[I 1. 5 App.] A. LEBEN UND SCHRIFTEN
volta, era il quinto discendente da Atlante, tramite Alcione, una
delle figlie di questi. Nacque undici generazioni prima della
1 A 1. SUID. (
guerra troiana; dicono che fu discepolo di Lino e che la sua vita ),
dur 9, o, secondo altri, 11 generazioni. *1 Scrisse: Triagmi (si ,
dice per che siano di Ione, il poeta tragico [cfr. cap. 36]); di .
questi facevano parte : un poema Sulle sacre vesti, litanie
,
cosmiche. Sulla costruzione dei templi. Discorsi sacri, in 24
, . [I 1. 10 App.]
rapsodie (ma si dice che siano di Teogneto tessalo o, secondo ( [vgl. c.
altri, di Cercope pitagorico [cfr. cap. 15]). Oracoli che sono
36]) ,
attribuiti anche ad Onomacrito [cfr. A 1 b. B 11. 2 A 5. B 20 a]. . .
Iniziazioni (anche queste da alcuni sono attribuite ad
( ,
Onomacrito). <Lapidari>: tra i quali vi uno scritto che
[c. 15]). ,
concerne l'incisione delle pietre e che intitolato l'Ottantesima . [s. A 1 b. B 11. 2 A 5. B 20 a]
pietra. Cose salutari, che vengono attribuite anche a Timocle ( ). [I 1. 15
di Siracusa o a Persino di Mileto. Crateri [1 A 1 b. 2 A 7], che App.] ' ,
si dice siano di Zopiro. Insediamenti materni sul trono e
.
Bacchiche, che si dice siano di Nicia di Elea. Discesa nell'Ade, [I 2. 1
che di Erodico di Perinto [cfr. cap.15]. Peplo e Rete [cfr. B
App.] . [1 A 1 b. 2 A 7]
10 a], che alcuni attribuiscono a Zopiro di Eraclea e altri a
.
Brotino [cap.17, 4]. Onomastico, in 1200 versi. Teogonia, in
.
1200 versi. Astronomia, Ammoscopia, Intorno ai sacrifici, Dei [vgl. c.15].
sacrifici con le uova o Presagi tramite le uova, in stile epico.
[vgl. B 10 a]
Cinture sacre. Inni, Coribantico, Fisica, che si dice sia di
, [c.17, 4]. [I 2. 5 App.]
Brotino [Lobone, fr. 7 Crnert in fr Leo].
, . , . ,
Orfeo di Crotone, poeta epico, che fu in rapporti stretti con il [?], ,
tiranno Pisistrato, secondo quanto dice Asclepiade nel sesto
, . , ,
libro dei suoi Scritti grammaticali. Dodecaeteridi,
, , [Lobon fr. 7
Argonautiche e altri scritti.
Crnert in fr Leo].
Orfeo di Camarino, poeta epico, di cui si dice essere la Discesa ,
nell'Ade. *2
[I 2. 10 App.]
.
.
,
.
1 A 1 a. SUID. s.v. . ... ella Rete Orfeo dice 1 A 1 a. SUID. . . . .
che Nisa si trova nell'Eretria.
, .
1 A 1 b. CLEM. ALEX. strom. I 131 [II 81]. Gli Oracoli che 1 A 1 b. CLEM. str. I 131 (II 81, 7 St.) [I 2. 15 App.]
sono attribuiti a Museo [2 B 20 a-22] si dice che siano di
[2 B 20 a-22]
Onomacrito, che il Cratere di Orfeo sia di Zopiro di Eraclea e ,
la Discesa nell'Ade di Prodico di Samo*3. Ione, ecc. [cfr. 36 B ,
2].
. . s. 36 B 2.
1 A 2. ALCAEUS fr. 80 Diehl.
1 A 2. ALCAEUS fr. 80 Diehl
Al destino Orfeo fece violenza
[I 2. 20 App.] v. s.
mostrando agli uomini, che non sono pi, come fuggire la
,
morte,
[I 3. 1]
lui che era in ogni senso sapiente e per acuta mente eccelleva. .
Insensato! neppure un capello cade contro il destino di Zeus! , .
1 A 2 a. IBYC. fr. 17 Diehl. Orfeo dall'inclito nome*4.
1 A 2 a. IBYC. fr. 17 Diehl .
1 A 3. AESCH. Agam. 1629.
1 A 3. AESCH. Ag. 1629
Contraria a quella di Orfeo la tua parola;
[I 3. 5 App.]
Questi infatti tutto trascinava con l'incanto che sgorgava dalla ' . . .
sua voce.
Vgl. Simon fr. 27 D. Eur. Bacch. 561. Iph. A. 1211
Cfr. SIMON. fr. 27 Diehl. EURIP. Bacch. 561; Iph. A. 1211.
1 A 4. PAUS. X 30, 6 [quadro di Polignoto sugli Inferi]. Per chi 1 A 4. PAUS. X 30, 6 [Polygnots Unterweltsbild]
guardi di nuovo verso la parte bassa del quadro vi , subito dopo
Patroclo, Orfeo seduto sopra un'altura: con la destra regge la cetra [I 3. 10
e dalla parte della mano sinistra vi sono rami di salice, che egli
App.] ,
tocca; e si appoggia ad un albero. Il bosco sacro sembra essere di ,
Persefone, dove, ad opinione di Omero [Od. X 509] nascono
,
pioppi e salici. L'abbigliamento di Orfeo greco e n la veste n il ,
copricapo traci.
[ 509] .
.
1 A 5. PROCL. in Hesiod. opp. 631, 6. Ellanico nella
1 A 5. PROCL. Schol. Hesiod. Opp. p. 631, 6 Gaisf.: [I 3. 15
Foronide [F. Gr. Hist. 4 F 5 a I 109] dice che Esiodo <della App.] ' [F. Gr. Hist. 4 F 5 I 109]
decima generazione> dopo Orfeo. [Contro questa opinione, . Gegen
prevalente a lungo anche in seguito (cfr. per es. ARISTOPH. solche, auch spter durchaus herrschende (vgl. z. B. ARISTOPH.
Ran. 1030 sgg.; 86 B 6; PLAT. apol. 41 A) cfr. ]
Ran. 1030 ff., Hippias 86 B 6; PLAT. apol. 41 A) Anschauung
HERODOT. II 53. Ritengo che Esiodo ed Omero siano pi HERODOT. II 53.
antichi di me di quattrocento anni e non pi... quanto ai poeti [I 3. 20 App.]
che si dice siano vissuti prima di costoro, io ritengo che siano . . .
vissuti dopo... le ultime di tali narrazioni io dico che spettano
ad Esiodo e ad Omero*5 [HERODOT. II 81; cfr. cap. 14, 1]. . . .
. HERODOT. II 81 s. c. 14, 1.
1 A 6. EURIP. Alc. 357.
1 A 6. EURIP. Alc. 357
Se avessi la voce e il canto di Orfeo,
' ,
s da poterti trarre fuori dall'Ade, ammaliando
[I 3. 25 App.] '
con le melodie e la figlia di Demetra o il suo sposo,
' ,
ebbene io scenderei l sotto*6 [cfr. supra A 3, EURIP. Med.
. [Vgl. oben A 3; Med. 543].
543].
1 A 7. EURIP. Alc. 962.
1 A 7. EURIP. Alc. 962
Io, grazie alle Muse
mi sollevai in alto
e dopo aver saggiato la maggior parte dei ragionamenti
[I 3. 30 App.]
pi forte della Necessit nulla
-- 965
trovai, n alcun rimedio,
,
sulle tavole di Tracia,
,
che la voce orfica scrisse,
e nulla in ci che Febo don agli Asclepiadi
-- 970 [I 3. 35 App.] , '
recidendo erbe come antidoti per i mortali che molto soffrono.
.
1 A 8. EURIP. Hippol. 952 [Teseo a Ippolito].
1 A 8. EURIP. 952 [Theseus zu Hippolytos]
Ed ora va pieno di orgoglio e con preda vegetale
'
falsifica i cibi, e Orfeo avendo a tuo signore
[I 4. 1 App.] ' ', ' '
baccheggia, onorando il fumo di molte scritte.
.
1 A 9. EURIP. Cycl. 646.
1 A 9. EURIP. Cycl. 646
Ma conosco un magico canto di Orfeo, certo buono
' ' ,
a far s che un tizzone che da s al capo
[I 4. 5]
sollevandosi bruci il figlio della terra dall'unico occhio.
' .
1 A 9 a. EURIP. Hypsipyle [P. Oxy. VI n. 852 fr. 1 col. 3, 8 p. 36 Hunt; 51 1 A 9 a. EURIP. Hypsipyle [Ox. Pap. VI n. 852 fr.
Arnim].
1 col. 3, 8 p. 36 Hunt;
Ipsipile.
51 Arnim]
... presso l'albero di mezzo
d'Asia una triste elegia
() . . . '
inton la tracia cetra d'Orfeo
[I 4. 10 App.]
ai rematori delle navi dai lunghi piedi
'
cantando gli ordini, ora una veloce
navigazione, ora una pausa del remo di abete.
, ' .
1 A 9 b. EURIP. Hypsipyle [fr. 64 col. 2 p. 70 Hunt; 66
1 A 9 b. EURIP. Hypsipyle [fr. 64 col. 2 p. 70 Hunt; 66 Arnim]
Arnim].
Euneo. Argo port me e costui alla citt dei Colchi.
Ipsipile. Tormento del mio petto.
Eu. Dopoch, o madre, mor Giasone mio padre.
Ips. Ohim, cose tristi dici e lacrime agli
occhi miei tu dai, o figlio.
Eu. Orfeo condusse me e costui in terra tracia.
Ips. In che modo allo sventurato padre
compiacendo ? Dimmelo, o figlio.
Eu. A me il suono della cetra Asiana insegna,
costui ammaestra alle armi della
battaglia di Ares*7.
1 A 10. EURIP. Rhes. 943 [Muse, madre di Reso, ad Atena].
[I 4. 15 App.]
() ' '
() ' .
' ' , , ,
, ' ,
[I 4. 20 App.] , ' ' ,
; , .
,
[I 4. 25 App.] ' ' .
genera per primo la Notte dalle nere ali un uovo senza seme, ,
dal quale, con volgere delle stagioni, germoglia Eros desiderato
, .
splendente nella schiena per le ali dorate, simili a vortici
[I 5. 10 App.]
tempestosi
Questi unendosi all'alato Caos, di notte nel vasto Tartaro
.
procre la nostra stirpe e per prima la condusse alla luce.
' ,
Non esisteva la stirpe degli immortali, prima che Eros
:
mescolasse ogni cosa.
' '
Ma quando l'una cosa con l'altra fu mescolata, nacque Urano e
l'Oceano
.
e la Terra e la stirpe immortale di tutti gli di beati*8.
1 A 12 a. TIMOTH. Pers. 234 Wilamowitz.
1 A 12 a. TIMOTHEUS. Pers. 234 Wilamowitz [I 5. 15 App.]
235
figlio della pieria Calliope
.
e dopo di lui Terpandro in dieci
'
canti ordin la musica.
[I 5. 20 App.] .
1 A 13. CLEM. ALEX. strom. VI 15 [II 434, 19] [da Ippia: 86 1 A 13. CLEM. ALEX. Strom. VI 15 (II 434, 19 St.) aus
B 6]. Di queste cose forse alcune si trovano dette in Orfeo, altre HIPPIAS [86 B 6]
in Museo; in breve, alcune qua altre l; alcune in Esiodo, altre
in Omero.
, .
1 A 13 a. OLYMPIOD. ap. PHOT. bibl. c. 80 p. 61 a 31.
1 A 13 a. OLYMPIODOR. b. PHOT. bibl. c. 80 p. 61 a 31
[Oasi] Erodoto [III 26] la chiama isole dei beati, Erodoro *9 (Oasis) [I 5. 25 App.] [III 26]
invece, che scrisse la storia di Orfeo e di Museo, la chiama
' ',
Feacida.
.
1 A 14. PLAT. symp. 179 d. Rimandarono invece dall'Ade,
1 A 14. PLATO. Symp. 179 D
senza risultato, Orfeo, figlio di Eagro, mostrandogli un
, '
fantasma della donna per la quale era venuto, e non gi
, , ,
Per primo la lira costru
Orfeo dal variato canto,
B. ALTBEZEUGTE FRAGMENTE
1 B 1 [14 Kern]. PLAT. Phileb. 66 C (nach Aufzhlung der
fnf Gter) [I 6. 20 App.] ' ' ',
, ' ',
.
' ,
, ' .
Da diese 'Homeriden' in ihren einen orphischen
Gedanken wiedergeben, ist deutlich (vgl. P. Friedlnder, Platon
I 222); die Verwendung der beweist es ebenso wie die
Namenerklrung, die ganz denen in B 3 und 13 entspricht.
1 B 3 [8]. PLATO Cratyl. 400 BC [I 7. 1 App.]
[nmlich, ],
, '' .
[I 7. 5
App.] ,
, , ,
. ,
, , []
'', ' . Vgl. das
Zeugnis des Philolaos (44 B 14) [I 7.
10 App.]
. . . (
) . Vgl. auch 44 B 15.
1 B 4 [4]. PLATO resp. II 363 C
[Hesiod und Homer]
[I 7. 15 App.]
,
. '
. [I 7. 20 App.]
.
1 B 5 [3]. PLATO resp. II 364 E
,
, , ' [I 7. 25 App.]
,
[I 8. 1 App.] ,
, ,
, .
1 B 5 a [11]. PLATO Legg. II 669 D
[unpassende Tne]
[I 8. 5 App.] '
.
nell'universo, e come l'etere circolare sta attaccato al cielo, cos [I 11. 20 App.] ,
anche la pellicola al guscio.
,
, .]
1 B 13 [54]. DAMASC. de princ. 123 bis [I 317, 15]. La
1 B 13 [54]. DAMASC. 123 bis [I 317, 15 R.]
teologia tramandata da Ieronimo ed Ellanico [cio la teologia (nml.
orfica], se anche non si tratta dello stesso autore, si esprime in ), , '
questo modo: In principio vi era l'acqua e la materia, da cui si , , , [I 11. 25 App.]
condens la terra, ponendo innanzi tutto questi due princpi, , ,
l'acqua e la terra... Dopo questi due, cio l'acqua e la terra, il
. . .
terzo principio fu generato da essi, un dragone con due teste
, [I 12. 1 App.] ,
aderenti, una di toro e una di leone, nel mezzo con aspetto
,
divino e con ali sulle spalle, ed era chiamato Crono che non
,
invecchia ed Eracle. A lui si congiunse Ananke, che ha la
,
medesima natura di Adrastea, incorporea, diffusa in tutto il
. , [I 12.
cosmo fino a raggiungere i suoi limiti. E ci credo sia
5 App.] ,
designato come terzo principio, costituito per essenza, salvo il ,
fatto che fu posto come maschio-femmina, per indicare la
.
causa generatrice di tutto... E questo Crono, dragone, genera
,
una triplice generazione: l'Etere, dice, umido, il Caos infinito e . . .
terzo oltre questo rebo nebbioso... Ma in questi Crono gener [I 12. 10
un uovo... E come terzo accanto a quelli il dio incorporeo, con App.] , ,
ali dorate sopra le spalle e con teste taurine attaccate sui fianchi . . .
e sopra la testa un dragone immane sotto l'aspetto di forme di . . .
animali di ogni specie... E questa teologia celebra il Protogono , ,
e chiama Zeus ordinatore di tutte le cose e dell'intero cosmo, ,
onde chiamato anche Pan*19. ATHENAG. 18 p. 20. Orfeo, il [I 12. 15
quale per primo invent i loro nomi [degli di], ne spieg la
App.] . . . '
generazione, e narr le cose compiute da ciascuno di essi; e che
presso i Greci gode credito di aver teologizzato in modo pi
. ATHENAG.
veritiero e con il quale consente in molte cose anche Omero e 18 p. 20 Schw. ... [der
soprattutto riguardo agli di, quando pone la loro prima origine Gtter]
dall'acqua: Oceano, per avventura, generazione per tutte le
' [I 12. 20]
cose [Il. XIV 201]. L'acqua era per lui il principio di tutte le ,
cose, e dall'acqua si form il fango, e da entrambi nacque
,
l'animale dragone, con una testa di leone attaccata e nel mezzo ' ,
un aspetto di divinit, di nome Eracle e Crono. Questo Eracle ' [ 201]. '
gener un uovo straordinariamente grande, il quale, essendo
, ,
pieno, per la violenza di chi lo gener, fu spezzato in due dallo [I 12. 25 App.]
sfregamento. La met dalla parte della sommit divenne Urano ,
e quella in basso la Terra; ne procedette un dio dal doppio
, .
corpo. Urano, unendosi alla Terra, gener le femmine Cloto, ,
Lachesi, Atropo e i maschi Centimani, Cotto, Gige, Briareo e i .
Ciclopi Bronte, Sterope, Arge. E questi, avendoli legati, gett ,
nel Tartaro, avendo saputo che sarebbe stato scacciato dal
[I 12. 30 App.]
regno ad opera dei figli. Adiratasi per questo la Terra gener i .
Titani:
,
Figli celesti gener la veneranda Terra,
che chiam con il nome di Titani,
,
perch vindici del grande Urano stellato.
[I 13. 1]
.
' ,
,
[I 13. 5 App.]
.
1 B 14 [23]. [DEMOSTH.] c. Aristog. 25, 11. Orfeo, che a noi 1 B 14 [23]. [DEMOSTH.] c. Aristog. I 11
svel i santissimi misteri, dice che l'inflessibile e veneranda
Giustizia seduta presso il trono di Zeus a vigilare tutto quanto
concerne gli uomini.
.
1 B 15 [t. 221]. MARM. PAR. F.Gr.Hist. 239 A 14 II 995. 1 B 15 [t. 221]. MARM. PAR. F.Gr.Hist. 239 A 14 II 995 [I 13.
<Onde Orfeo, di Eagro e di Calliope> figlio, compose la
10 App.] '
'
505 ,
[I 15. 10] , '
,
,
,
510
[I 15. 15 App.]
.
. . .
, .
[I 16. 5 App.] ' ; ' ; .
.
1 B 18 [32 c]. Goldplttchen von Thurioi ders. Zeit wie n. 17
[I. G. XIV 641, 1; Comp. 1]
, ,
,
[I 16. 10 App.]
,
()
5 * * * .
' ,
' ,
[I 16. 15 App.] ()
' .
10 ' , ' '.
' .
1 B 19 [32 d]. Goldplttchen von Thurioi ders. Zeit wie n. 17 [I.G.
XIV 641, 2; Comp. 21].
[I 16. 20 App.] [] ,
,
,
' () () ,
() [?] * * *
[I 16. 25] * * * .
[I 17. 1 App.] ' '
,
.
[I 17. 5 App.] ,
,
, ',
.
' , '.
1 B 20 [32 f]. Goldplttchen von Thurioi [I.G. XIV 642. Comp.
6].
[I 17. 10 App.] '
,
.
' ()
.
, ,
[I 17. 15 App.] ()
.
1 B 21 [47]. Ebendaher [Diels, Orphischer Demeterhymnus
(Festschr. fr Gomperz) S. 1 ff.; Comp. 10]. Vgl. oben B 15
und Iustin. coh. 17 (Orph. fr. 48 Kern).
[I 18. 1 App.]
. . . . . . . . . . . . . . .
' ,
,
[I 18. 5 App.] ,
,
, ,
.
' (), ' ,
' (?).
[I 18. 10 App.] ,
....................
**
*
1 B 22 [33]. CLEM. ALEX. strom. V 49 [II 360]. E non
1 B 22 [33]. CLEM. Strom. V 49 (II 360 St.)
forse vero che Epigene nel suo scritto Sulla poesia di Orfeo,
spiegando le locuzioni proprie di Orfeo, dice che spole dalle ' [I 19. 1 App.] '
curve ruote" significa gli aratri, stami i solchi, filo indica ' , ''
allegoricamente il seme, lacrime di Zeus indica la pioggia, , '' '
Moira le fasi della luna, la trentesima, la quindicesima e la ' , ''
luna nuova? E per questo Orfeo le chiama anche vestite di
,
bianco, quasi fossero parti della luce. Ancora florido
[I 19. 5 App.] ''
. '' ,
'' ''
, ' '
' .
Vgl. 58 C 1. 2.
1 B 23 [31]. [I 19. 10] Mysterienpapyrus aus dem Anfang des
3. Jahrh. v. Chr., z. T. Palimpsest nach Wilcken; rechts fehlt
ein groes Stck [Greek papyri from Gurob edited by G.
Smyly, Cunnigham Memoirs n. 12, Dublin 1921, n. 1;
M.TIERNEY, Classic. Quart. 16 (1922) 77].
[I 19. 15 App.]. . .
. . .
[I 19. 20]
.
[I 19. 25 App.]
.
[[]]
>
[I 19. 30 App.]
(vacat)
.
. .
[I 19. 35]
[I 20. 1 App.]
[I 20. 5 App.]
(vacat)
zum Verstndnis des Schlusses vgl. Kern bei Pauly-Wissowa
R.-E. [I 20. 10] XVI, 2 1238 (vgl. das ).
1952.
2. MUSEO
2 [67]. MUSAIOS
A. VITA E SCRITTI
[I 21. 20 App.]
. . . (vollstndig 1 B 4).
2 A 6. SCHOL. ARISTOPH. Ran. 1033. Filocoro [fr. 200
2 A 6. SCHOL. ARISTOPH. Ran. 1033
F.H.G. I 417] afferma che Museo figlio di Selene e di
[fr. 200 FHG I 417]
Eumolpo; introdusse le liberazioni [?] i misteri e le
. (?)
purificazioni. Sofocle, invece, lo chiama [fr. 1012] vaticinatore. . [fr.
1012]
2 A 7. SERV. in Vergil. Aen. VI 667. Museo fu un teologo
2 A 7. SERV. in VERG. Aen. VI 667 [I 21. 25 App.] theologus
posteriore ad Orfeo e su di lui molte sono le credenze: infatti fuit iste [Musaeus] post Orpheum et sunt variae de hoc
alcuni vogliono che sia figlio della luna, 2* altri di Orfeo, del opiniones: nam eum alii Lunae filium, alii Orphei volunt, cuius
quale risulta che fu discepolo. Infatti indirizzato a Museo il eum constat fuisse discipulum. nam ad ipsum [d. h. Musaeus]
primo carme che Orfeo scrisse [cfr. 1 A 1] e che intitolato
primum carmen scripsit [Orpheus 1 A 1], quod appellatur
Cratere.
Crater.
2 A 8. MARM. PAR. F.Gr. Hist. 239 A 15 II 995. <Eumolpo, 2 A 8. MARM. PAR. F.Gr. Hist. 239 A 15 II 995 '
figlio di quel Museo che fu iniziato ai misteri da Orfeo>,
'
introdusse i misteri in Eleusi ed espose pubblicamente le poesie [I 21. 30 App.]
del padre, <quando ad Atene regnava Eretteo figlio di
Pandione> [1373 a. C.].
[1373 v.
Chr.].
2 A 9. DIODOR. IV 25, 1. Eracle giunse ad Atene e prese
2 A 9. DIODOR. IV 25, 1 (Herakles) [I 22. 1]
parte ai misteri eleusini di Museo, figlio di Orfeo, che allora
presiedeva all'iniziazione.
.
2 A 10. SCHOL. DIONYS. THRAC. p. 183, 10. Secondo
2 A 10. SCHOL. IN DIONYS. THRAC. p. 183, 10 Hilg.
alcuni inventore delle lettere dell'alfabeto fu Museo, figlio di [I 22. 5] (der Buchstaben)
Mezione e di Sterope, ai tempi di Orfeo. [Su Museo come
' . Vgl. ber M.
inventore dell'esametro, cfr. 68 B 16.]
als Erfinder des Hexameters 68 B 16.
2 A 11. Sul Canto armonioso cfr. B 11.
2 A 11. ber die s. zu B 11.
invece, e gli ingiusti li immergono nel fango dell'Ade e li
costringono a portare acqua con un setaccio [cfr. 1 B 4].
B. FRAMMENTI
B. FRAGMENTE
. . .
' '.
2 B 4 [24]. CLEM. Str.VI 5 (II 424, 26 St.)
'
' ' . [ 315]
,
e via di seguito, prendendoli alla lettera dal poeta Museo.
.
2 B 8 [3]. [ERATOSTH.] catast. 13. In questo luogo sono
2 B 8 [3]. [ERATOSTH.] catast. 13 '
raffigurati la Capra e i Capretti. Museo infatti dice che Zeus, .
appena nato, fu consegnato da Rea a Temi; che Temi dette il [I 23. 15] ,
neonato ad Amaltea; e che questa, che aveva una capra, lo
,
accolse e fece nutrire Zeus. Ma la Capra era figlia di Elios e
, '
tanto spaventevole, che gli di del tempo di Crono, atterriti
, ,
dall'aspetto della fanciulla, pregarono Gea di nasconderla in
,
qualcuna delle grotte sotterranee di Creta; e, una volta
nascosta, fu affidata alle cure di Amaltea, che con il latte di
[I 23. 20 App.]
quella nutr Zeus. Avviandosi il fanciullo alla giovinezza ed
,
essendo sul punto di combattere contro i Titani, poich non
aveva armi, gli fu ordinato di servirsi della pelle della capra
, ,
come arma, per il fatto che essa era invulnerabile e
spaventevole e per il fatto che essa aveva in mezzo al dorso il
volto della Gorgone. Avendo fatto queste cose, Zeus si mostr [I 23.
duplice nella sua abilit, nascondendo le ossa della capra
25] ,
insieme al resto della pelle, cui infuse vita immortale: dicono
che essa in tal modo un astro del cielo <divenne e che Zeus fu , [I 24. 1 App.]
chiamato egioco>.
[] <,
LACT. inst. div. I 21, 39. Museo afferma che Giove, quando >. LACT. inst. div. I 21, 39 huius
combatt contro i Titani, si serv come scudo della pelle di una capellae corio usum esse pro scuto Iovem contra Titanas
tal capretta, onde dai poeti detto egioco [cfr. Epimenide: 3 B dimicantem M. auctor est, unde a poetis nominatur.
24].
Vgl. Epimenides 3 B 24 [I 24. 5] I 37, 7.
2 B 9 [10]. HARPOCR. s. v. . Melite un demo della 2 B 9 [10]. HARPOCR. .
Cecropide. Filocoro nel terzo libro [fr. 74 F.H.G. I 396] dice [fr. 74 F.H.G.
che il demo prende il nome da Melite, moglie, secondo Esiodo I 396] [fr. 100
[fr. 100], di Mirmeco, o del dio, figlio di Apollo, secondo
Rz.2] , .
Museo.
2 B 10 [14]. PAUS. I 14, 3. E anche nei versi di Museo, se pure 2 B 10 [14]. PAUS. I 14, 3 [I 24. 10 App.]
sono suoi, si dice che Trittolemo figlio di Oceano e di Gea
, ,
[cfr. Ferecide ap. (APOLLOD.) bibl. I 32 F.Gr.Hist. 3 F 53 I [Vgl. Pherekydes b. APOLL.
76].
bibl. I 32 F.Gr.Hist. 3 F 53 I 76].
2 B 11 [13]. PAUS. X 5, 6. Vi tra i Greci una composizione 2 B 11 [13]. PAUS. X 5, 6 ,
poetica, cui dato il titolo di Eumolpica e che attribuita a
,
Museo, figlio di Antiofemo. Nei versi di questa composizione [I 24. 15 App.] .
si dice che vi [a Delfi] un oracolo in comune di Posidone e di
Gea, e che mentre Gea stessa che rende gli oracoli, a
[zu Delphi] ,
Posidone invece fa da ministro dei vaticini Picrone. Cos
.
dicono i versi:
Subito la voce della Ctonia profer un saggio detto,
e insieme vi era Picrone, ministro dell'inclito Ennosigeo.
[I 24. 20 App.]
.
2 B 12 [15]. PHILOD. de piet. 59, 1 p. 31. Ma Zeus, come
2 B 12 [15]. PHILOD. de piet. 59, 1 p. 31 >' <,
dicono, ebbe il capo spaccato da Efesto o da Palamaone,
>, ,
secondo il poeta che compose l'Eumolpo. SCHOL. PIND. Ol. < > <> <>
7, 66. Nei versi di Museo si dice che fu Palamaone a colpire il . SCHOL. PIND. Ol. VII 66
capo di Zeus, quando venne alla luce Atena.
[I 24. 25] ,
.
2 B 13 [8]. PHILOD. de piet. 97, 18 p. 47. [Argo] ha quattro
2 B 13 [8]. PHILOD. de piet. 97, 18 p. 47 G. (Argos) [I 25. 1
occhi. Museo invece dice che <Argo> gener da Celeno, figlia App.] . <
di Atlante, quattro Etiopi, re dei mortali.
> ' <>' '
<>' .
2 B 14 [1]. PHILOD. de piet. 137, 5 p. 61. Alcuni autori
2 B 14 [1]. PHILOD. de piet. 137, 5 p. 61 G. [I 25. 5 App.]
sostengono che tutte le cose derivano dalla Notte e dal Tartaro, ,
altri dall'Ade e dall'Etere; colui che scrisse la Titanomachia
:
dice dall'Etere, Acusilao [9 B 1] dal Caos primigenio; nei versi , [9 B 1] '
attribuiti a Museo scritto che in principio era il Tartaro e la :
Notte. PHILOD. de piet. 13, 16 p. 80. Nel secondo libro [del < >. PHILOD. de piet. 13, 16 p.
di Crisippo] si cerca di accordare con le loro
80 G. [I 25. 10 App.] [von Chrysippos
opinioni le composizioni attribuite ad Orfeo e a Museo.
] . . .
PHILOD. de piet. 14, 18 p. 81. Il secondo libro [ ] . PHILOD. de piet.
dice che la primissima dea la Notte.
14, 18 p. 81. <><><> [nmlich
] .
2 B 15 [2]. SCHOL. APOLLON. RHOD. III 1. Nei versi
2 B 15 [2]. SCHOL. APOLLON. RHOD. III 1
attribuiti a Museo si narrano due generazioni delle Muse, delle [I 25. 15 App.]
pi antiche, ai tempi di Crono, e delle pi recenti da Zeus e da , ,
Mnemosine.
.
2 B 16 [6]. SCHOL. APOLLON. RHOD. III 1035. Museo
2 B 16 [6]. SCHOL. APOLLON. RHOD. III 1035 .
narra che Zeus, innamoratosi di Asteria, si un con lei e che,
dopo essersi unito, la dette a Perseo, al quale ella gener Ecate. , . Vgl. zu III
SCHOL. APOLLON. RHOD. III 467. (Dice che Ecate figlia) 467 . ( [I 25. 20]
di Asteria e di Zeus.
).
2 B 17 [9]. SCHOL. APOLLON. RHOD. III 1377. Ma tali
2 B 17 [9]. SCHOL. APOLLON. RHOD. III 1377
apparenze [delle stelle cadenti] Museo dice che portate su
(n. ) .
dall'oceano si spengono sotto l'etere. Quelli che da Museo sono
chiamati astri giustamente Apollonio li chiama scintilli.
.
.
2 B 18 [7]. SCHOL. ARAT. 172 p. 369, 24. Talete dunque
2 B 18 [7]. SCHOL. ARAT. 172 p. 369, 24 Maass [I 25. 25]
sostiene che queste [le Iadi] sono due... Museo cinque. SERV. [n. ] . . .
in Vergil. Georg. I 138. Le Iadi... nutrici del padre Libero,
. SERV. in Georg. I 138. [Hyadas] ... nutrices
come scrisse Museo: sono cos chiamate dal fratello Ia, che
Liberi patris, ut M. scripsit, ab Hya fratre, quem in venatione
esse piansero quando fu ucciso durante una caccia. SCHOL.
interemptum fleverunt, unde Hyades dictae. SCHOL. GERM.
GERM. p. 75, 10 [ROBERT, Eratosthenes, p. 110]. Museo
p. 75, 10 [ROBERT Eratosth. 110]. [I 26. 1 App.] M. ita
riferisce in tal modo: Etra procre dall'Oceano dodici figlie,
refert: Aethra ex Oceano procreavit filias duodecim, ex quibus
delle quali cinque formarono la costellazione delle Iadi e sette quinque stellis figuratas Hyadas, septem autem Pliadas. his
quella delle Pleiadi. Loro unico fratello fu Ia, che tutte le
unus fuit frater Hyas, quem omnes sorores dilexere. quem in
sorelle amarono e che fu ucciso durante una caccia da un leone venatu alii ab leone, [I 26. 5 App.] alii ab apro interfectum
o, secondo altri, da un cinghiale; piangendolo esse
dicunt. quae flentes eum obierunt, Hyadas nuncupatas, alias
tramontarono, chiamate le une Iadi e le altre Pleiadi [cfr.
Pliadas. Vgl. SCHOL. AR. 254 p. 386, 13 M. HYGIN. II 21.
SCHOL. ARAT. 254 p. 386, 13; HYGIN. astron. II 21].
2 B 19 [19]. THEOPHR. hist. plant. IX 19, 2. Come dicono, il 2 B 19 [19]. THEOPHR. h. plant. IX 19, 2
tripolio , secondo Esiodo [fr. 229] e Museo, utile per ogni
' [fr. 229 Rz2]
cosa ed attivit; per questo lo scavano di notte dopo aver
[I 26. 10 App.] , '
piantato una tenda.
.
INNO A DIONISO
2 B 19 a [p. 13]. ARISTID. or. 41 [II 330, 16 Keil]. E dunque 2 B 19 a [p. 13]. ARISTID. Or. 41 [II 330, 16 Keil]
. Vgl.
Pap. Berol. n. 44, 2 [I 26. 15 App.] (Berl. Klassikertexte V 1,
8; 1 B 15a).
, .
ORACOLI
2 B 20 a. HERODOT. VII 6. Dopo aver posto termine alla
contesa, [i Pisistratidi] erano saliti a Susa, conducendo con s
Onomacrito di Atene, vaticinatore ed interprete degli Oracoli
di Museo. Onomacrito infatti era stato cacciato da Atene da
Ipparco, figlio di Pisistrato, per essere stato colto in flagrante
da Laso di Ermione, nell'atto di interpolare tra quelli di Museo
l'oracolo per cui le isole presso Lemmo sarebbero sprofondate
nel mare. Per questo Ipparco, che pure si era servito molto di
lui in precedenza, lo cacci 3* [cfr. 1 A 1 b].
,
() , .
3. EPIMENIDE
3[68]. EPIMENIDES
A. VITA
3 A 1. DIOG. LAERT. I 109 sgg. Padre di Epimenide, secondo 3 A 1. DIOG. LAERT. I 109 ff. ,
quanto attestano Teopompo [F.Gr.Hist. 115 F 67 II 548] e
[F.Gr.Hist. 115 F 67 II 548] ,
molti altri, fu Festio,1* secondo altri Dosiade, secondo altri
, , .
ancora Agesarco; era di origine cretese, da Cnosso, anche se
,
non ne aveva l'aspetto, a causa della lunghezza dei capelli.
. [I 28. 1]
Costui una volta fu mandato dal padre in un campo alla ricerca ,
di una pecora, ma, verso mezzogiorno, si allontan dalla strada '
degli Arcadi e a fingere di essere ritornato a vivere molte volte. [FGrHist. 115 F 69 II 549]
(115) Teopompo nei suoi Mirabili [F.Gr.Hist. 115 F 69 II 549] , '
narra che, mentre Epimenide costruiva il tempio delle Ninfe, , , '.
prorompesse una voce dal cielo: O Epimenide, non delle
, (
Ninfe, ma di Zeus. Dice anche che egli predisse ai Cretesi la 114). .
sconfitta dei Lacedemoni ad opera degli Arcadi, come si
detto: in effetti furono catturati ad Orcomeno. Teopompo
. [I 29. 10 App.]
afferma inoltre che egli invecchi in un numero di giorni pari [fr. 1 FHG IV 454]
agli anni in cui aveva dormito. Mironiano nei suoi Simili [fr. 1
F.H.G. IV 454] dice che i Cretesi lo chiamavano Curete e
' ,
Sosibio Lacone [fr. 17 F.H.G. II 628] sostiene che i
[fr. 17 FHG II 628].
Lacedemoni, in conformit ad un oracolo, conservano il suo
corpo presso di loro.
. - Zu 109 vgl.
Ci furono altri due personaggi chiamati Epimenide, l'uno,
APOLLON. HIST. mir. 1; PLIN. N. H. [I 29. 15 App.] VII
scrittore di genealogie, e l'altro che scrisse in dialetto dorico
175.
un'opera sui Rodii. [Sul 109 cfr. APOLLON. mirab. 1; PLIN.
nat. hist. VII 175.]
3 A 2. SUID s. v. Epimenide, figlio di Festo, o di Dosiade, o di 3 A 2. SUID.
Agesarco, e della madre Blasta, cretese di Cnosso, compositore , .
di versi. (Su di lui esiste la leggenda per cui la sua anima
(
usciva dal corpo tutte le volte che lo volesse per il tempo
opportuno e poi nel corpo di nuovo rientrava; dopo la sua
.)
morte, a lunga distanza di tempo, fu ritrovato il suo corpo
[660-657], [I 29. 20 App.]
punteggiato di lettere.) Nacque nella 30.a olimpiade [660-57], e '
quindi visse prima o nella stessa epoca dei cosiddetti sette
.
sapienti. Purific Atene dal sacrilegio di Cilone quando era gi [604-601] .
vecchio, nella 44.a olimpiade [604-1]. Scrisse molte cose in
versi epici e in prosa alcuni misteri, purificazioni ed altre
.
composizioni di genere enigmatico.
A costui scrisse il legislatore Solone, biasimando la
[I 29. 25 App.] [aus Diog. I 64].
purificazione della citt [da DIOG. LAERT. I 64].
(?) , .
Visse 150 anni, e ne dorm 60.
' ' .
Donde il proverbio la pelle epimenidea, per le cose nascoste.
3 A 3. STRAB. X 479. Di Festo dicono che sia
3 A 3. STRAB. X 479
quell'Epimenide che fece purificazioni per mezzo di versi.
.
3 A 4. ARISTOT. Ath. resp. 1. <Sostiene l'accusa> Mirone;
3 A 4. ARIST. . . 1 ...[I 29. 30 App.] , '
<giudicarono i trecento>, scelti tra le famiglie nobili, dopo aver .
giurato sulle vittime dei sacrifici. Essendo stato riconosciuto il [Alkmaeoniden] ,
sacrilegio, i cadaveri dei colpevoli furono gettati fuori delle
. . '
loro sepolture e la loro discendenza fu cacciata in perpetuo
[I 30. 1] . PLUT. Sol. 12.
esilio. Poi il cretese Epimenide purific la citt.5*
PLUTARCH. Sol. 12. In quel tempo la guerra civile raggiunse
il suo punto culminante e il popolo era diviso tra le due fazioni.
Solone, grazie alla stima di cui godeva, dette mano ad un'opera
di mediazione e, con l'aiuto dei pi nobili tra gli Ateniesi, con .
le preghiere e con gli ammonimenti, persuase i cosiddetti
[I 30. 5]
sacrileghi a rendere conto della loro condotta e a sottomettersi , '
al giudizio dei trecento giudici, scelti tra i pi nobili cittadini. .
L'accusa fu sostenuta da Mirone, del demo di Flie: gli accusati
furono riconosciuti colpevoli. Quelli ancora vivi furono esiliati, .
di quelli gi morti i cadaveri furono dissotterati e gettati sui
monti. Approfittando di queste vicende sconvolgenti, i
,
Megaresi passarono all'attacco e gli Ateniesi persero Nisea e [I 30. 10 App.] .
furono nuovamente scacciati da Salamina. Nello stesso tempo . ,
terrori superstiziosi e apparizioni si impadronirono della citt;
gli indovini annunciarono che dall'esame delle vittime
.
apparivano crimini e contaminazioni che richiedevano
,
purificazioni. E cos, chiamato dagli Ateniesi, giunse da Creta .
Epimenide Festio, che incluso nel numero dei sette sapienti .
B. FRAMMENTI
B. FRAGMENTE
3 B 1. PAUL. ad Tit. 1, 12. Disse uno di loro [Cretesi], un loro 3 B 1. PAUL. ad Tit. 1, 12. [I 31. 30]
profeta:
[Kreter], [I 32. 1 App.]
, , .
6
CLEM. Str. I 59 (II 37, 21 St.) [Weisen]
Sempre mentono i Cretesi, male bestie, ventri pigri. *
[
CLEM. ALEX. strom. I 59 [II 37, 21]. Come settimo [tra i
sette sapienti] alcuni enumerarono Periandro di Corinto, altri ], [I 32. 5]
Anacarsi scita, altri ancora Epimenide cretese, ricordato anche [folgt Zitat].
Aus dessen Quelle HIERON. comm. in ep. ad Tit. VII 606
dall'apostolo Paolo nella epistola a Tito [segue la citazione].
Dalla fonte del quale HIERON. comm. in ep. ad Tit. VII 606 Migne dicitur autem iste versiculus in Epimenidis Cretensis
Migne. Si dice poi che questo versetto si ritrova negli oracoli di poetae Oraculis reperiri ... denique ipse liber Oraculorum
Epimenide, poeta cretese... e infine lo stesso libro ha per titolo titulo praenotatur. Vgl. ep. 70, [I 666 M.], wo er zufgt: cuius
heroici hemistichium postea Callimachus [I 32. 10 App.]
Oracoli. Cfr. HIERON. ep. 70, I 666. Del cui emistichio in
usurpavit [h. 1, 8 ,
seguito si impadron Callimaco [1, 8: Sempre mentono i
, '
Cretesi; la tua tomba, o signore, costruirono i Cretesi; ma tu
non sei morto: sempre infatti vivi]. MAXIM. TYR. XXXVIII ]. MAXIM. TYR. c. 38 (p. 439, 14 Hobein = c. 22 p. 224
3 p. 439, 14 Hobein = 22 p. 224 Dav. Venne ad Atene anche un Dav.) .
altro cretese, di nome Epimenide; neppure costui fu in grado di '
indicare chi gli fosse maestro, e tuttavia era molto esperto nelle , [I 32. 15 App.]
cose divine, al punto da salvare con i suoi sacrifici la citt di
Atene, allora travagliata dalla pestilenza e dalla sedizione. Ed , '
era esperto in queste cose non avendole apprese da altri, ma, a . c. 10 (p. 110, 13 H. = c. 28 p. 286 Dav.)
quel che si narra, gli erano stati maestri un lungo sonno ed un .
sogno. MAXIM. TYR. X 1 p. 110, 13 Hobein = 28 p. 286 Dav.
Giunse allora ad Atene un uomo di Creta, di nome Epimenide, [I 32. 20 App.]
con un racconto difficile a credersi; narrava infatti che <a
mezzo il> giorno, sdraiatesi nell'antro di Zeus Dicteo, durante .
un sonno profondo di lunghi anni era venuto in contatto in
sogno con gli di e con i discorsi degli di e con la Verit e la
Giustizia.
3 B 2 [5 Kern de Orph. cett. theog. p. 64]. AELIAN. nat. anim. 3 B 2 [5 Kern de Orph. cett. theog. p. 64] AEL. n. anim. XII 7
XII 7. E invero anche il leone nemeo dicono che sia caduto gi
dalla luna. Dicono infatti anche i versi di Epimenide:
.
[I 33. 1 App.]
,
'
' '
< >.
,
' .
se pure vero,
da Creta esse [Cinosura, Eliche], per volere del grande Zeus,
salirono al cielo, esse che, quando egli era fanciullo
in un antro profumato di dittamo presso il monte Ideo
e lo avevano accolto e nutrito, e per un anno
i Dittei Cureti allora avevano ingannato Crono.
,
[Kynosura, Helike]
,
,
[I 36. 20] .
3 B 23. SCHOL. ARAT. 46 [349, 23 M.] [I 37. 1]
,
,
[I 37. 5 App.]
.
3 B 24. [ERATOSTH.] catast. 27 .
[I 37. 10 App.] ,
. ,
,
, ,
, .
[Zeus]
. [I 37. 15 App.]
. Vgl. 2 B 8. DIODOR. XII 70.
3 B 25. [ERATOSTH.] catast. 5 (Marc.) p. 5, 21 Olivieri (
) ...
,
, [I 37. 20 App.]
, .
. . . .
Vgl. DIODOR. VI 4 [ TERT. de coron. 7].
SPTGEFLSCHTES
3 B 26. LAUR. LYD. de mens. IV 17
[I 37. 25] ,
,
. Vgl. 7 B 14.
4. ESIODO
4.[68a] HESIODOS
A. SCRITTI
A. SCHRIFT
4 A 1. PHILIPP. Epinom. 990 A. necessario che sia
sapientissimo il vero astronomo, e non come colui che fa
astronomia sulle tracce di Esiodo e di tutti gli altri dello stesso , '
genere, che si limita ad osservare i tramonti e le albe, ecc.1*
, .
4 A 2. CALLIMACH. ep. 27.
4 A 2. CALLIM. ep. 27
D'Esiodo questo il canto e lo stile: lui che dei poeti
' :
non certo l'ultimo; ma penso che il pi armonioso
[I 38. 10 App.] , '
dei suoi canti l'imit il poeta di Soli. Salve, o leggiadri
:
canti, veglie severe di Arato.
, .
4 A 3. PLUTARCH. de Pyth. or. 18 p. 402 F. In versi prima
4 A 3. PLUT. Pyth. or. 18 p. 402 F . . .
[di Aristarco e altri] scrissero Eudosso, Esiodo e Talete [11 B [als Aristarch u. a.] [11 B
1].
1] .
B. FRAMMENTI
ASTRONOMIA
[I 38. 20] .
4 B 2 [178]. ATHEN. XI 491 CD
.
4 B 3 [179]. [I 39. 1] ATHEN. XI 491 CD :
.
4 B 4. PLIN. nat. hist. XVIII 213. Il tramonto mattutino delle 4 B 4. PLIN. N. H. XVIII 213 occasum matutinum
Pleiadi Esiodo (infatti anche sotto il nome di questi ci rimane Vergiliarum H. (nam huius quoque nomine exstat Astrologia)
un'Astrologia) sostiene che accade quando si compiuto
tradidit fieri, cum [I 39. 5] aequinoctium autumni conficeretur,
l'equinozio d'autunno; Talete [11 A 18] nel venticinquesimo
Thales [11 A 18] XXV die ab aequinoctio.
giorno dopo l'equinozio.
4 B 5 [180]. SCHOL. ARAT. 172 p. 370, 8. Esiodo dice infatti 4 B 5 [180]. SCHOL. ARAT. 172 (2 - 4 ebend. 254 .
intorno ad esse [le Iadi]:
) . [Hyaden]
[I 39. 10 App.]
ninfe simili alle Cariti
, ., [I 40.
1] . [APOLLOD.] bibl. III 100
W. [fr. 14 K.]
.
, [fr. 9 K.] ,
[F.Gr.Hist. 3 F 157 I 100] .[I 40. 5]
HYGIN. astr. II 1.
4 B 7 [182]. [ERATOSTH.] catast. 32. Di Orione. Esiodo dice 4 B 7 [182]. [ERATOSTH.] cat. 32 . .
che nacque da Eriale, figlia di Minos, e da Posidone e che gli ,
fu concesso il dono di camminare sulle onde come sulla terra. ,
Essendo giunto a Chio, ebbro di vino, fece violenza a Merope, .
figlia di Enopione, ma questi, essendo venuto a conoscenza
, [I 40. 10 App.]
della cosa e non sopportando l'oltraggio, lo accec e lo scacci
dalla regione. Giunto mendicando a Lemno, si un ad Efesto, il .
quale provando per lui compassione gli fece dono di un suo
,
servitore, di nome Cedalione, perch lo guidasse nel cammino. []
Presolo con s, Orione lo trasportava sulle sue spalle e quello , [ ]
gli indicava la strada. Giunto ad oriente ed unitosi ad Elios
[I 40. 15
opinione che riacquistasse la vista; torn cos di nuovo da
App.] '
Enopione, per prendersi la sua vendetta. Ma questi fu dai suoi ,
concittadini nascosto sotto terra. Avendo perso la speranza di
ritrovarlo, se ne and a Creta e pass il tempo cacciando le
.
fiere in compagnia di Artemide e di Latona, promettendo, a
quel che sembra, di sterminare tutte le fiere nate sulla terra.
,
Adirata con lui, Gea suscit uno scorpione di grandi
[I 40. 20 App.]
dimensioni che lo colp con il suo pungiglione e lo uccise.
, '
Onde per il suo coraggio Zeus lo colloc tra gli astri, onorato
da Artemide e da Latona, e cos egualmente colloc lo
scorpione a ricordo loro e del fatto.
,
.
4 B 8 [183]. DIODOR. IV 85, 4 [a proposito dello stretto di
4 B 8 [183]. DIODOR. IV 85, 4 [Meerenge v. Messina] [I 40.
Messina]. Alcuni dicono che, essendosi prodotti grandi
25 App.]
terremoti, si spacc l'istmo della terra ferma e si form lo
stretto, mentre il mare separava la terra ferma dell'isola. Ma il ,
poeta Esiodo dice il contrario, e cio che, essendovi mare
. . ,
aperto, Orione protese il promontorio sul capo Pelorio e
innalz il tempio di Posidone, onorato in modo del tutto
[I 40. 30]
particolare dagli abitanti.
,
Dice ancora che, dopo aver compiuto queste imprese, Orione .
pass in Eubea e l soggiorn. Incluso nel novero degli astri per
la sua fama, ne ottenne eterno ricordo.
'
.
imband sulla tavola. [APOLLOD.] bibl. III 100. Eumelo [fr.
14 Kinkel] ed anche altri dicono che Licaone ebbe anche una
figlia di nome Callisto. Esiodo dice che essa era una delle
ninfe, Asio [fr. 9 Kinkel] che era figlia di Nitteo, Ferecide
[F.Gr.Hist. 3 F 157 I 100] di Ceteo. HYGIN. astron. II 1.
5 . FOCO
5 [69]. PHOKOS
ASTROLOGIA NAUTICA
Cfr. 11 A 1, 23. B 1.
_______
Vgl. 11 A 1, 23. B 1.
_______
6. CLEOSTRATO
6. KLEOSTRATOS
[I 41. 5 App.] A. LEBEN UND SCHRIFT
A. VITA E SCRITTI
6 A 1. [THEOPHR.] de sign. 4. Perci vi sono stati, a seconda
di vari luoghi, alcuni astronomi che, come Matriceta in
Metimna dal Lepetimno, Cleostrato in Tenedo dall'Ida e Faino
in Atene dal Licabetto osservarono i mutamenti degli astri;
essendone venuto a conoscenza, Metone ordin il grande anno
6 A 1. THEOPHR. de sign. 4
, '
[I 41. 10 App.]
, .
6 A 2. SCYLAX 95
, .
6 A 3. ARAT. V. 2, 5 p. 324, 10 Maass
[I 41. 15 App.] [auer Arat]
.
6 A 3 a. CATALOGUS. astron. ed. Maass (WILAMOWITZ,
Philol. Unters. XII, p. 121) .
____________
____________
B. FRAMMENTI
ASTROLOGIA
B.
7. FERECIDE DI SIRO
7 [71]. PHEREKYDES VON SYROS
A. VITA E SCRITTI
A. LEBEN UND SCHRIFT
7 A 1. DIOG. LAERT. I 116 sgg. Ferecide, figlio di Babis, di
Siro, fu uditore di Pittaco, 1 * secondo quanto dice Alessandro 7 A 1. DIOG. I 116ff. [I 43. 5 App.]
nelle sue Successioni [fr. 139 F.H.G. III 240]. Teopompo dice , [fr. 139 F.H.G.
[F.Gr.Hist. 115 F 71 II 550; cfr. A 6] che egli fu il primo a
III 240]. .
scrivere sulla natura e <sull'origine> 2 * degli di. Molte e
[F.Gr.Hist. 115 F 71 II 550; vgl. A 6]
meravigliose cose si tramandano sul suo conto: che
.
passeggiando lungo la spiaggia di Samo, vedendo una nave che
B. FRAMMENTI
TEOLOGIA
. TERTULL.
de coron. 7 Saturnum Ph. ante omnes refert coronatum, Iovem
Diodorus [VI 4] post devictos Titanas. [I 49. 15] PROCL. in
Tim. 20 D I 77, 15 D.
7 B 5 [6]. ORIG. c. Cels. VI 42 [ II 112, 20]. [Celso],
7 B 5 [6]. ORIG. c. Cels. VI 42 [ II 112, 20 K.]
esponendo i versi di Omero [Il. I 590, XV 18], dice che le
[A. 590 O 18] [Celsus]
parole di Zeus nei confronti di Era sono parole di Dio nei
confronti della materia e che queste parole sono espresse in
, ,
forma enigmatica, nel senso che avendo preso a s la terra, che [I 49. 20 App.]
dall'inizio si trovava in una condizione di caos, Dio la costrinse ,
in relazioni e proporzioni precise e la ordin; e che scacci,
, ,
punendoli con il passaggio in questo mondo, quelli tra i demoni .
terrestri che avevano peccato di superbia. Dice inoltre che
Ferecide, avendo inteso a questo modo questi versi di Omero, "
afferm:
' [I 49. 25 App.]
".
Sotto questa parte di terra vi la regione del Tartaro:
sorvegliano le figlie di Borea, le Arpie e la Procella; qui Zeus [ ]
[I 50. 1]
scaccia chi tra gli di insuperbisca.
. , , ' ,
E dice che a tale concezione si attiene anche il peplo di Atena,
da tutti osservato nella processione delle Panatenee: anche da .
incoronato Saturno, Diodoro [ IV 4] invece Giove, dopo la
vittoria sui Titani. PROCL. in Tim. 20 D I 77, 15.
8.TEAGENE
8 A 1. TATIAN. 31 p. 31, 16. Intorno alla poesia di Omero,
alla sua stirpe e al tempo in cui fior, i pi antichi che fecero
delle indagini furono Teagene di Reggio, nato ai tempi di
Cambise [529-2], Stesimbroto di Taso [F.Gr.Hist. 107 F 21 II
521], Antimaco di Colofone, Erodoto di Alicarnasso [II 53.
116 sg.] e Dionisio di Olinto, ecc. [cfr. cap. 61].l*
8 [72].THEAGENES
A. VITA E DOTTRINA
lo dice figlio di Caos e di Gea, Simonide [fr. 43 Diehl] di Ares 120] [I 53. 25 App.] , [fr.
e di Afrodite, Acusilao di Notte ed Etere [cfr. Antagora: DIOG. 43 D.] , . Vgl.
LAERT. IV 26].
Antagoras DIOG. IV 26.
9 B 4 [7]. ETYM. MAGN. s.v. [= SCHOL. HESIOD.
9 B 4 [7]. ETYM. M. s.v. [= SCHOL. HESIOD. Th.
theog. 134]. Questi chiamano Titani e Titanidi, come Acusilao. 134] , .
9 B 5 [9]. PHILOD. de piet. 92, 12 p. 43. Omero [Il. II 26] dice 9 B 5 [9]. PHILOD. de piet. 92, 12 p. 43 G. [I 54. 1]
che non soltanto i sogni sono messaggeri degli di ma che
[ 26]
anche Ermes sia messaggero di Zeus e cos Iride [ad es. Il. II ,
786]; altri poi ritengono che costei sia messaggera anche di Era [z. B. 786], ,
e Acusilao che lo sia di tutti gli di. Ferecide di Atene
. [I 54. 5 App.]
[F.Gr.Hist. 3 F 130 I 94] che lo sia Ermes. Acusilao afferma ' [F.Gr.Hist. 3 F 130 I 94]
che le Arpie sono le custodi dei pomi, Epimenide [3 B 9]
,
sostiene non solo questo ma anche che esse erano con le
[3 B 9]
Esperidi.
.
9 B 6 [13]. PHILOD. de piet. 42, 12 p. 14. Esiodo [theog. 306 9 B 6 [13]. PHILOD. de piet. 42, 12 p. 14 G. [Th.
sgg.] e Acusilao dicono che da Echidna e Tifone nacquero il
306 ff.]
cane Cerbero e altri mostri immortali, cos come immortale [I 54. 10 App.]
l'aquila che, secondo Esiodo [theog. 523], mangia il fegato di , ' [Th.
Prometeo.
523] .
9 B 7 [12]. PHILOD. de piet. 61 b 1 p. 46 = 3 B 8.
9 B 7 [12]. PHILOD. de piet. 61 b 1 p. 46 G. = 3 B 8.
9 B 8 [11]. PHILOD. de piet. 43, 1 p. 15. Proteo, bench
9 B 8 [11]. PHILOD. de piet. 43, 1 p. 15 G. , '
vecchio, ebbe in dono, l'immortalit, e alcuni dicevano che
costui era il padre di Forci. E cos dice anche Acusilao. Ed
, [I 54. 15 App.]
Omero, nei versi che gli sono attribuiti, dice che Titone era
.
immortale e alquanto vecchio; e delle divinit femminili ne
introducono alcune adulte, altre invece vergini e non ancora
sposate, altre ancora pi avanti negli anni, pi importanti e
,
sposate ed altre infine pi giovani, come Artemide, Atena,
, ,
Irene e Dike.
- [32c p. 5] [I 54. 20
App.] ,
.
9 B 9 [18] PHILOD. de piet. 45 b 5 p. 17. Esiodo [fr. 125] ha 9 B 9 [18] PHILOD. de piet. 45 b 5 p. 17 G.
scritto che Asclepio stato generato da Zeus, e lo stesso dicono ' [fr. 125]
anche Pindaro [Pyth. 3, 57?] e Ferecide di Atene [F.Gr.Hist. 3 [P. 3, 57?]
F 35 c I 72], Paniassi [fr. 19 Kinke1], Androne [F.Gr.Hist. 10 [F.Gr.Hist. 3 F 35 c I 72] [I 54. 25 App.] [fr.
F 17 I 165] e Acusilao.
19 K.] [F.Gr.Hist. 10 F 17 I 165]
.
9 B 9 a [8]. PHILOD. de piet. 60, 16 p. 32. Acusilao dice che 9 B 9 a [8]. PHILOD. de piet. 60, 16 p. 32 G. '
Urano, dopo averli legati, gett i Centimani nel Tartaro,
affinch non prevalessero, avendo saputo che di tali ingiustizie , , |'
si erano macchiati.
.
9 B 9 b [16]. PHILOD. de piet. 46 a p. 18, 8. Acusilao e Omero 9 B 9 b [16]. PHILOD. de piet. 46a p. 18, 8 G. [I 54. 30]
fanno un breve ricordo dei Giganti.
...... [I 55. 1]
.
9 B 9 c [32]. PHILOD. de piet. 34 c p. 7, 1. Acusilao dice che 9 B 9 c [32]. PHILOD. de piet. 34c p. 7, 1 G.
Eracle mor per il fuoco.
.
9 B 10 [19]. PHILOD. de piet. 63, 1 p. 34. Androne nel suo
9 B 10 [19]. PHILOD. de piet. 63, 1 p. 34 G. [I 55. 5 App.]
scritto Sulle parentele [F.Gr.Hist. 10 F 3 I 161] dice che
' [F.Gr.Hist. 10 F 3 I 161]
Apollo serv Admeto per ordine di Zeus. Esiodo [fr. 126] e
.
Acusilao sostengono che essendo sul punto di essere gettato nel [fr. 126 Rz.2] .
Tartaro ad opera di Zeus, per intercessione di Latona, and a ,
servire un mortale.
.
9 B 11 [25]. [APOLLOD.] bibl. II 2. Da Zeus e da Niobe, che 9 B 11 [25]. [APOLLOD.] bibl. II 2 [I 55. 10 App.]
fu la prima donna mortale con cui Zeus si congiunse, nacquero, , ,
secondo Acusilao, Argo e Pelasgo, dal quale presero il nome i , , , '
Pelasgi, abitanti del Peloponneso [cfr. HYGIN. fab. 124 p. 106,
3 Schmidt].
. Vgl. HYGIN. fab. 124 p. 106, 3 Schm.
9 B 12 [26]. [APOLLOD.] bibl. II 5. Esiodo [fr. 187] e
9 B 12 [26]. [APOLLOD.] bibl. II 5. [fr. 187]
Acusilao affermano che Io era figlia di Pirene.
. [I 55. 15] [Io] .
9 B 13 [27]. [APOLLOD.] bibl. II 6. Acusilao dice che Argo 9 B 13 [27]. [APOLLOD.] bibl. II 6. [Argos] .
.
9 B 14 [28]. [APOLLOD.] bibl. II 26 [Proetiden, Lysippe,
Iphino, Iphianassa] , ,
[fr. 27] ,
, . , [I 55. 20]
.
9 B 15 [29]. [APOLLOD.] bibl. II 94 [Arbeit des Herakles]
.
. ...
9 B 16 [33]. [APOLLOD.] bibl. III 30
[I 55. 25 App.] ,
.
, . ,
, ...
9 B 17 [41]. [APOLLOD.] bibl. III 133. Menelao dunque da 9 B 17 [41]. [APOLLOD.] bibl. III 133
Elena gener Ermione e, secondo alcuni [HESIOD. fr. 99],
[I 55. 30 App.]
Nicostrato, e dalla schiava della Pieria di stirpe etola, o, come [Hesiod. fr. 99] ,
dice Acusilao, da Tereide, Megapente.
, . , .
9 B 18 [21]. [APOLLOD.] bibl. III 156. Il fiume Esopo figlio 9 B 18 [21]. [APOLLOD.] bibl. III 156 [I 56. 1 App.]
di Oceano e di Teti o, come dice Acusilao, di Pero e di
, . ,
Posidone, o come dicono altri, di Zeus e di Euronome.
, , .
9 B 19 [31]. [APOLLOD.] bibl. III 199. Zete e Calai, alati, i 9 B 19 [31]. [APOLLOD.] bibl. III 199
quali, navigando con Giasone, morirono inseguendo le Arpie, , [I 56. 5]
oppure, come dice Acusilao, furono uccisi a Tenedo da Eracle. , . ,
' .
9 B 20 [23]. CLEM. ALEX. strom. I 102 [II 66, 5]. Ci fu in
9 B 20 [23]. CLEM. Str. I 102 (II 66, 5 St.)
Grecia ai tempi di Foroneo, successore di Inaco, il diluvio di
Ogige, quando a Sicione regn dapprima Egiale, e poi Europo, ,
Telchino e Creto a Creta. Acusilao dice che Foroneo fu il
, , [I 56. 10 App.] ,
primo uomo. IUL. AFRIC. ap. EUSEB. praep. evang. X 10, 7. .
Ogige, dal quale deriv il primo e grande diluvio dell'Attica, . IUL. AFRIC. b. EUSEB. P. E. X 10, 7
quando Foroneo regnava sugli Argivi, come narra Acusilao.
(Ogygos) '
, , .
.
9 B 21 [1]. DIDYM. p. 85 fr. 2 Schmidt ap. MACROB. sat. V 9 B 21 [1]. DIDYMOS. [p. 85 Schmidt] b. MACR. Sat. V 18, 9
18, 9. Meglio dire che, essendo Acheloo il fiume pi antico di [I 56. 15 App.] ,
tutti, gli uomini per rendergli onore chiamano senz'altro con il
suo nome le acque correnti. Acusilao, dunque, ha chiarito con
la sua prima storia che l'Acheloo il pi antico di tutti i fiumi; . .
dice infatti:
,
Oceano sposa Teti, sua sorella; da essi nascono tremila fiumi e
di essi Acheloo il pi antico ed il pi onorato.
[I 56. 20 App.]
,
.
9 B 22 [2]. HARPOCR. s.v. . ... stirpe di Chio, come 9 B 22 [2]. HARPOCR. ... , .
dice Acusilao nel terzo libro; Ellanico [F.Gr.Hist. 4 F 20 I 111] , [F.Gr.Hist. 4 F 20 I 111]
nell'Atlantide dice che essi prendono il nome dal poeta.
.
9 B 23 [46]. IOSEPH. ant. Iud. I 107. Testimoniano quanto io 9 B 23 [46]. IOSEPH. ant. Iud. I 107 [I 56. 25 App.]
dico tutti coloro che presso i Greci e presso i barbari scrissero '
di antichit... e infatti Manetone... e Beroso... concordano con ... ...
le cose dette da me [sulla longevit dei Patriarchi] Esiodo [fr. ... ' [Langlebigkeit
256], Ecateo [F.Gr.Hist. 1 F 35 I 16], Ellanico [F.Gr.Hist. 4 F der Patriarchen] [fr. 256 Rz.2]
202 I 152], Acusilao, e oltre a questi Eforo [F.Gr.Hist. 70 F
[F.Gr.Hist. 1 F 35 I 16] [I 56. 30] [F.Gr.Hist.
238 II 109] e Nicolao [F.Gr.Hist. 90 F 141 II 426] narrano che 4 F 202 I 152] . [F.Gr.Hist.
gli antichi vivevano mille anni.
70 F 238 II 109] [F.Gr.Hist. 90 F 141 II 426]
.
9 B 24 [24]. PAUS. II 16, 4 [Micene, secondo Esiodo, fr. 146]. 9 B 24 [24]. PAUS. II 16, 4 [Mykene nach Hesiod. fr. 146] [I
Da costei dunque dicono che sia venuto il nome alla citt. Ma 57. 1 App.]
io non potrei accettare, e del resto non lo accettano neppure i . ,
era nato dalla terra.
9 B 14 [28]. [APOLLOD.] bibl. II 26 [Sulle tre Pretidi,
Leucippo, Ifinoe e Ifianasse]. Quando esse furono adulte
impazzirono o perch, come dice Esiodo [fr. 27], non
accettarono le iniziazioni di Dioniso, e perch, come dice
Acusilao, oltraggiarono il simulacro di Era.
9 B 15 [29]. [APOLLOD.] bibl. II 94. Come settima fatica
impose ad Eracle di portare il toro di Creta. Questo toro,
secondo Acusilao, quello che trasport Europa a Zeus.
9 B 16 [33]. [APOLLOD.] bibl. III 30. Figlio di Autonoe e di
Aristeo fu Atteone, il quale, allevato da Chirone, impar l'arte
della caccia e infine sul Citerone fu dilaniato dai suoi cani. E
mor in questo modo, come dice Acusilao, essendosi Zeus
adirato perch quello pretendeva di sposare Semele.
, ,
, [I 57. 5 App.]
.
9 B 25 [38]. SCHOL. APOLLON. RHOD. II 1122 [3 B 12] .
(fr. 152)
. [die Shne des Phrixos].
9 B 26 [36]. SCHOL. APOLLON. RHOD. IV 57
, , [I 57. 10 App.]
. . ...
[fr. 11]
"'
, ". ...
[F.Gr.Hist. 16 F 7 I 181] .
9 B 27 [42]. SCHOL. APOLLON. RHOD. IV 898 .
[I 57. 15 App.] .
Vgl. B 8.
9 B 28 [4]. SCHOL. APOLLON. RHOD. IV 992 .
,
, [] , ,
, .
[fr. 116 P.L.G. III 185] [I 57.
20 App.] .
9 B 29 [37]. SCHOL. APOLLON. RHOD. IV 1146.
. .
. Vgl. SCHOL. zu IV 176 u. zu EURIP. Med. 5.
[I 58. 20]
.
9 B 35 [30]. SCHOL. HOM. HV ad Od. XIV 533. Eretteo, re 9 B 35 [30]. SCHOL. HOM. HV z. 533.
degli Ateniesi, ha una figlia di nome Orizia e magnifica per la
sua bellezza. Avendola adornata, la manda una volta come
.
canefora a compiere un sacrificio sull'acropoli di Atena
Poliade. Innamoratosi di lei, il vento Borea, sfuggendo a coloro . [I 58.
che la custodivano e la sorvegliavano, rap la fanciulla.
25 App.]
Portatala in Tracia, la rese sua moglie. Da essa gli nacquero
. .
due figli Zete e Calai, che, per il loro coraggio, veleggiarono ,
insieme ai semidei sulla nave Argo alla volta della Colchide a '
caccia del vello. La storia presso Acusilao.
. .
9 B 36 [43]. SCHOL. HOM. HV ad Od. XVII 207. I figli di
9 B 36 [43]. SCHOL. HOM. HV z. 207 [I 58. 30 App.]
Pterelao, Itaco e Nerito, che avevano avuto la loro stirpe da
Zeus, abitavano a Cefalonia. Ma essi preferivano abbandonare .
le loro dimore e si recarono ad Itaca; avendo visto un luogo
adatto ad essere abitato, in quanto pi elevato di quelli
circostanti, vi fissarono la loro dimora e fondarono Itaca. Cos []
da Itaco l'isola prese il nome di Itaca e da Nerito il vicino
[I 58. 35 App.] .
monte prese il nome di Nerito. La storia presso Acusilao.
, [I 59. 1 App.]
.
.
9 B 37 [14]. SCHOL. NICANDR. Ther. 11. Acusilao dice che 9 B 37 [14]. SCHOL. NICANDR. Ther. 11 .
tutte le cose che mordono ebbero origine dal sangue di Tifone. .
9 B 38 [15]. SCHOL. PIND. Ol. 9, 70 a. Noti sono i fatti che 9 B 38 [15]. SCHOL. PIND. O. IX 70a [I 59. 5 App.]
concernono Deucalione e Pirra. E che essi crearono gli uomini .
gettando sassi all'indietro lo testimonia Acusilao.
, .
9 B 39 [17]. SCHOL. PIND. Pyth. 3, 25 c. Per qual motivo
9 B 39 [17]. SCHOL. PIND. Pyth. III, 25c
[Coronide] prefer Ischi ad Apollo? Acusilao dice che volle
[Koronis] ; . ,
unirsi con un mortale per timore di essere giudicata superba.
[I 59. 10 App.]
.
9 B 40 [20]. STRAB. X p. 472. Acusilao argivo dice che
9 B 40 [20]. STRAB. X p. 472 . '
Camillo discende da Cabiri e da Efesto, da esso nacquero i tre , ,
Cabiri, ai quali <* * *> <anche le tre> ninfe Cabiridi.2*
*** .
9 B 40 a [22]. PAP. OXYRH. 1611, fr. 1, 38-85 [da un
9 B 40 a [22]. PAP. OXYRH. 1611, fr. 1, 38-85 aus dem [I 59.
estratto, risalente al II sec. a. C., del libro di un alessandrino 15 App.] 2. Jahrh. v. Chr., Exzerpte aus dem Buche eines
di nome Litiro; P. Qxy ed. Grenfell.-Hunt, XIII p. 133 sg. Cfr. alexandrinischen Lytikos [Oxyrh. Pap. ed. Grenfell. u. Hunt
P. MAASS, Socrates, VII, 1919, p. 191; DEUBNER,
vol. XIII p. 133f. Vgl. P. MAASS Socrates VII, 1919, p. 191;
Bemerk. z. lit. Pap. aus 0xyrh., Heidelb. Sitz.-Ber. ph -h. Kl., DEUBNER, Bemerk. z. lit. Pap. aus 0xyrh. (Heidelb. Sitz.-Ber.
1919, n. 17]. Ci che da Teofrasto detto nel secondo libro Sul ph.-h. Kl. 1919, n. 17)]
regno sulla lancia di Ceneo questo:
[I 59. 20 App.]
"
, ,
Regna veramente colui che regna con lo scettro e non con la
lancia, come Ceneo; Ceneo ritenne infatti che fosse cosa degna , '
, , ,
comandare con la lancia e non con lo scettro, come i re che
" '
sono in trono; ma non pot.
[I 59. 25 App.]
Orbene questo dev'essere chiarito in riferimento alla storia
. ( [I
narrata da Acusilao argivo. Su Ceneo dice infatti cos:
60. 1 App.] ' '
) ,
Con Ceneo, figlia di Elate, si congiunse Posidone. In seguito
(non le era infatti lecito avere figli con violenza n da quello n ,
da alcun altro) Posidone la trasform in un uomo invulnerabile, [I 60. 5 App.] .
con una forza pi grande di quella degli uomini che allora
.
vivevano. E quando qualcuno provava a toccarlo con il ferro o .
con il bronzo toccava il massimo della pena. E cos divenne re ' ,
dei Lapiti e combatt contro i Centauri. Indi, avendo posto un , ,
piccolo dardo nella piazza del mercato ordin che lo si
[I 60. 10 App.]
annoverasse nel numero degli di. Questo non piacque agli di
e Zeus, vedendolo far questo, lo minaccia e gli eccita contro i
di Achille. La storia presso Acusilao.
" '
Centauri, i quali lo seppelliscono sotto terra in posizione eretta .
e sopra vi pongono una pietra come tumulo: e cos muore.
Questo vuol dire forse che Ceneo govern con la lancia.
DUBBIO
ZWEIFELHAFTES
9 B 41 [44]. SCHOL. PIND. Ol. VII 42a
9 B 41 [44]. SCHOL. PIND. Ol. 7, 42 a. Sembra che Pindaro [I 60. 15]
abbia consultato storico; questi infatti cos genealogizza: da ,
, , ,
Iperoche Euripilo, da cui Ormeno, da cui Fere, da cui
Amintore, da cui Astidamia, madre di Tlepolemo; e lo stesso
.
Amintore risale a Zeus per stirpe.3*
. [fr.
4 F.H.G. II 336] [I 61. 15 App.]
[s. nr. 2]
[F.Gr.Hist. 70 F 182 II 95]
. [s. o.]
, ,
, . [I 61. 20 App.] ,
, , ,
, , , .
[9 A 1] .
(42) ' [fr. 8 F.H.G. III
37] ,
, , , ,
, , , , , [I
61. 25] , [3 B 1], ,
[7 A 2 a], , ,
, [fr. 52
F.H.G. II 285 = fr. 86 Wehrli], , ,
[59 A 30. 33]
, , ,
, , , , ,
, , [23 A 6 c], [I 61. 30]
.
1. . 2. ,
. 3. [I 63. 15 App.] ,
. 4. .
5. , . 6.
, ' . 7. . 8.
. 9. , '
, . 10.
. 11.
. 12. [I 63. 20 App.] ,
. 13. . 14.
. 15. . 16. . 17.
, . 18. . 19. .
accompagnarti ai malvagi. 15. Sii in rapporto con gli di. 16. 20. .
Venera gli amici. 17. Ci che non sai, non dirlo. 18. Sapendo,
taci. 19. Sii benevolo con i tuoi. 20. Testimonia le cose
.
invisibili con quelle visibili.
[I 63. 25] 1. . 2.
c) Chilone spartano, figlio di Damageto, disse:
. 3.
1. Conosci te stesso. 2. Non cianciare a lungo bevendo: diresti . 4. , ,
sciocchezze. 3. Non minacciare uomini liberi: non giusto. 4. ' . 5.
Non dir male di chi ti vicino: altrimenti ascolterai cose di cui , . 6.
ti addolorerai. 5. Ai banchetti degli amici vai lentamente, alle . 7. . 8.
loro disgrazie rapidamente. 6. Fai nozze modeste. 7. Chiama . 9. . 10.
beato il morto. 8. Venera colui che pi vecchio. 9. Odia chi si [I 63. 30 App.]
impiccia delle cose altrui. 10. Scegli il danno piuttosto che un , . 11. .
guadagno turpe: per il primo ti addolorerai una sola volta, per il 12. ,
secondo tutta la vita. 11. Non irridere a chi sventurato. 12.
. 13. . 14.
Pur essendo violento, mostrati tranquillo, affinch provino
. 15. . 16.
piuttosto rispetto che timore. 13. Governa la tua casa. 14. La
. 17. . 18.
tua lingua non corra avanti al pensiero. 15. Domina l'impulso. . 19. . 20.
16. Non desiderare l'impossibile. 17. Non affrettarti ad andare [I 63. 35] , .
avanti per la strada. 18. Non agitare la mano: gesto da pazzi.
19. Ubbidisci alle leggi. 20. Se hai subito ingiustizia,
[I 64. 1 App.] .
riconciliati, se hai subito insolenza, vendicati.
d) Talete milesio, figlio di Examio, disse:
1. Malleveria porta sventura. 2. Ricordati degli amici presenti e
assenti. 3. Non abbellire il tuo aspetto, ma sii bello in ci che
fai. 4. Non arricchirti in modo disonesto. 5. Il tuo discorso non
ti renda odioso a coloro che ti sono vicini fiduciosamente. 6.
Non esitare a lusingare i genitori. 7. Del padre non accogliere
ci che non val nulla. 8. Quali benefici arrecherai ai genitori,
tali tu stesso riceverai in vecchiaia dai figli. 9. Difficile
conoscere se stesso. 10. La cosa pi piacevole ottenere quel
che si desidera. 11. Cosa molesta l'inazione. 12. Cosa
dannosa l'intemperanza. 13. Cosa gravosa la mancanza di
educazione. 14. Impara ed apprendi ci che meglio. 15. Non
essere inattivo, neppure se arricchisci. 16. Nascondi i mali in
casa. 17. Sii invidiato piuttosto che commiserato. 18. Usa della
misura. 19. Non credere a tutti. 20. Cominciando abbellisci te
stesso.
1. , ' . 2.
. 3. , '
. 4. . 5.
. 6.
[I 64. 5 App.] . 7.
. 8.
,
. 9. . 10.
. 11. . 12. .
13. . 14. .
15. , ' . 16.
. 17. . [I 64. 10 App.] 18.
. 19. . 20. .
.
1. . 2. ,
. 3. . 4.
e) Pittaco di Lesbo, figlio di Irra, disse:
, . 5.
1. Conosci ci che opportuno. 2. Ci che stai per fare non
. 6. [I
dirlo: se fallisci susciterai il riso. 3. Tratta con le persone
convenienti. 4. Ci che assegni al vicino, non sei tu a farlo. 5. 64. 15 App.] . 7.
. 8. '
Non riprendere chi ozioso: per gente simile c' la nemesi
. 9.
degli di. 6. Restituisci il deposito. 7. Sopporta di essere
danneggiato un poco dai vicini. 8. Non dir male dell'amico, n , . 10. ,
. 11. . 12. . 13.
bene del nemico: irragionevole una tal cosa. 9. Terribile
conoscere ci che accadr, ma conoscere ci che accaduto d , , , ,
sicurezza. 10. Degna di fiducia la terra, infido il mare. 11. Il , , , , ,
guadagno non sazia. 12. Possedere le cose proprie. 13. Coltiva , , [I 64. 20] .
la piet, l'educazione, la saggezza, la sapienza, la verit, la
fiducia, l'esperienza, l'abilit, l'amicizia, la sollecitudine, la
cura per la casa, l'arte.
[I 65. 1 App.] .
1. . 2. , ,
, ,
f) Biante di Priene, figlio di Teutamo, disse:
1. La maggioranza degli uomini sono malvagi. 2. E' necessario, ,
. 3. ' ,
disse, che ti guardi nello specchio e che, se appari bello, tu
faccia cose belle; se invece appari brutto, che tu corregga con . 4. [I 65. 5 App.] ,
B. I FRAMMENTI
DEI FILOSOFI DEL SESTO E QUINTO
SECOLO
(E LORO IMMEDIATI SEGUACI)
B. DIE FRAGMENTE
DER PHILOSOPHEN DES SECHSTEN
UND FNFTEN JAHRHUNDERTS
(U. UNMITTELBARER NACHFOLGER)
11. TALETE
A. VITA E DOTTRINA
,
[I 67. 15] : ' ,
. (23)
.
[c. 5
Vgl. 11 B 1]. '
[fr. 94, II 259 Schneid.; s.
A 3 a] [I 67. 20 App.] " . . . ",
E si diceva che avesse fissato
la figura stellata del carro, con la quale i Fenici guidano le navi. [B 4], ' .
, [I 68. 1 App.]
Secondo altri compose solo due libri, Sul solstizio e
Sull'equinozio [B 4], ritenendo che il resto era incomprensibile. [fr. 94 Speng.]
A detta di taluni fu il primo a studiare i corpi celesti e a predire [21 B 19]
[174] . '
le eclissi del sole e i solstizi, come asserisce Eudemo nella
Storia dell'astronomia [fr. 94 Spengel] - e perci l'ammirano [22 B 38] [68 B 115 a] (24)
anche Senofane [21 B 19] ed Erodoto [174]. Testimoniano tale
ammirazione anche Eraclito [22 B 38] e Democrito [68 B 115 [I 68. 5 App.] [p. 182 Naeke].
,
a].
(24) Alcuni riferiscono che egli per primo disse immortali le
anime: tra questi anche il poeta Cherilo [Kinkel 271 fr. 13]. Per
primo trov l'intervallo che corre da solstizio a solstizio e per .
primo secondo alcuni stabil che la grandezza del sole la
720.a parte dell'orbita solare <come pure che la grandezza della . , . [I 68.
luna nelle stesse proporzioni rispetto all'orbita lunare>. Per 10 App.]
di Mileto quando vi giunse insieme a Nileo esiliato dalla
Fenicia, ma, come i pi sostengono, era cittadino originario di
Mileto e di nobile famiglia. (23) Dopo la politica si dette agli
studi naturali. Secondo alcuni non lasci nessun'opera perch
l'Astrologia nautica che gli viene attribuita si dice appartenga a
Foco di Samo [cap. 5; cfr. 11 B 1]. Callimaco lo conosce come
scopritore dell'Orsa minore quando nei Giambi afferma [fr.
191, 54 sgg. Pfeiffer. Cfr. A 3 a]:
. [fr. 21 Hill.]
[I 69. 1 App.] ,
.
,
[F.H.G. II 335, 3].
.
(28) [I 69. 5
App.] .
,
, ;
, ' .
[I 70. 25 App.] ,
;
. .
' [fr. 12 F.H.G. III 39]
.
, ,
,
(34) Si narra che, condotto da una vecchia fuori di casa per
[I 70. 30] ,
studiare le stelle, cadesse in un pozzo e che mentre egli gemeva .
la vecchia gli dicesse: Tu, o Talete, non riesci a scorgere quel (34) ' ,
che hai davanti ai piedi e pretendi conoscere le cose del
,
cielo?.
" , ,
Anche Timone conosce la sua opera di astronomo e nei Silli [fr.
23 Diels] lo esalta con queste parole:
;". ' ,
[fr. 23 D.]
Che saggio era tra i sette saggi, Talete, studioso del cielo!
Dice Lobone argivo [fr. 8 Crnert] che i suoi scritti
[I 70. 35 App.] '
comprendevano 200 versi e che sulla sua statua c'era
.
quest'iscrizione:
Mileto di Ionia nutr ed esalt Talete
[I 71. 1 App.] '
il pi venerando per sapienza tra tutti gli astronomi.
[fr. 8 Crn.] .
(35) e inoltre che tra i suoi detti cantati ci sono questi:
'
Le molte parole non rivelano mai un'opinione assennata:
cerca una sola cosa, la saggezza,
'
.
[I 71. 5 App.] (35)
,
.
[I 71. 10 App.]
: .
: .
. : .
.
. "
" " "; "", , "
[I 71. 15 App.] ".
(36) A chi gli chiedeva che cosa fosse nato prima, la notte o il (36) , ,
giorno, La notte - rispose, - un giorno prima. Uno gli chiese " " " ". ,
se sfugge agli di chi compie un'azione ingiusta. Rispose: Ma "' "
neppure se la pensa. Un adultero gli domand se poteva
. ,
giurare di non aver commesso adulterio: Lo spergiuro , " " " ".
rispose - peggio dell'adulterio. Interrogato che cosa sia
, " "
difficile, disse: conoscere se stessi; che cosa sia facile dare , " " , "
suggerimenti a un altro; che cosa sia pi gradito il riuscire; " [I 71. 20 App.] , "
che cosa sia il divino ci che non ha n inizio n fine; che
". ,
cosa avesse visto di singolare un tiranno vecchio, rispose.
" ". , "
Gli domandarono come uno pu sopportare nel modo pi
".
agevole la sventura: rispose: Se vede i propri nemici che
, " ,
stanno peggio di lui; come possiamo vivere nel modo
"
migliore e pi giusto, Se non facciamo quel che riprendiamo (37) , " ,
negli altri. (37) Gli fu chiesto: Chi felice?. Rispose: Chi , ".
di corpo sano, d'animo sagace, d'indole bene educata. Altri [I 71. 25]
suoi detti: ricordarsi degli amici sia presenti che assenti,
, . "
non cercare di apparire bello nell'aspetto, ma di essere bello " "
nelle azioni. Dice ancora: non arricchire in modo disonesto, ". " "
n la parola ti faccia tradire quelli che si fidano di te; l'aiuto " ,
che di ai genitori - diceva - attendilo nella stessa misura dai ".
figli. Sosteneva che il Nilo straripa perch le sue correnti sono .
sollevate dai venti etesii che soffiano in direzione contraria.
[I 71. 30 App.] '
Apollodoro nella Cronaca [F.Gr.Hist. 244 F 28 II 1028] dice [F.Gr.Hist. 244 F 28 II 1028]
che nacque nel primo anno della 25.a olimpiade [640]; (38) e [ ?]
mor a 78 anni (ovvero, come attesta Sosicrate [fr. 10 F.H.G. [640]. [I 72. 1 App.] (38) '
IV 501], a 90); infatti mor nella 58.a olimpiade [548-5] e
(, [fr. 10 F.H.G. IV 501] ,
visse ai tempi di Creso al quale sugger pure il modo di far
)
attraversare l'Halys senza ponti deviandone la corrente [cfr. A [548-5], ,
6].
,
Ci furono altri cinque personaggi dello stesso nome, come dice [546, vgl. auch A 6].
Demetrio di Magnesia negli Omonimi: un retore di Callatia, di [I 72. 5 App.] ,
cattivo gusto, un pittore di Sicione di nobili sensi, un terzo
,
molto antico, contemporaneo di Esiodo, di Omero, di Licurgo,
un quarto di cui fa menzione Duride nel libro Sulla pittura
[F.Gr.Hist. 76 F 31 II 147], un quinto pi giovane, di nessuna (
importanza e che menzionato da Dionigi nei suoi Scritti
[F.Gr.Hist. 76 F 31 II 147] ,
critici.
, ).
[I 72. 10 App.] (39) '
(39) Il nostro sapiente mor gi vecchio, mentre guardava una
, .
gara ginnica, per il caldo, la sete, la debolezza. Sul suo
( )
.
[I 72. 15 App.] '
[Anth.
Pal. VII 85]
' , ,
.
[I 72. 20 App.] ' .
(40) ,
[F.H.G. III 182*] ,
.
Das folgende (40-42) s. c. 10, 1.
(43-44).
11A 2. SUID. s.v. [da Esichio]. Talete figlio di Examio e di
11 A 2. SUID. [Z. 25-30 aus Hesychios Onomatologos, Z. 31Cleobulina, di Mileto, ma fenicio, a quanto vuole Erodoto [cfr. S. 73, 2 aus A 1] [I 72. 25 App.]
A 4] nato prima di Creso nella 35.a olimpiade [640-37]:
, [s. 11 A 4] ,
secondo Flegonte, invece, aveva gi raggiunto la notoriet nella [640-37],
7.a olimpiade [752-49]. Scrisse in versi sui fenomeni celesti [B [752-49].
1], un libro Sull'equinozio [B 4] e molte altre opere. Mor
[B 1], [B 4]
vecchio mentre guardava un agone ginnico, schiacciato dalla . [I 72. 30]
folla e spossato dal caldo.
,
Per primo Talete si ebbe il nome di sapiente e per primo disse .
che l'anima immortale e spieg eclissi ed equinozi.
Moltissime sono le sentenze di lui, anche quella molto ripetuta
conosci te stesso: l'altra garanzia, disgrazia vicina
. [I 73. 1]
piuttosto di Chilone che l'ha fatta sua come questa terza niente " ". ", ' "
di troppo.
"
Talete, filosofo della natura, al tempo di Dario [!] predisse
" [vgl. Cedren. I 275, 14].
l'eclisse di sole.
[!]
.
11 A 3. SCHOL. PLAT. resp. 600 A [da Esichio]. Talete,
11 A 3. SCHOL. PLAT. in remp. 600 A [aus Hesych]
figlio di Examio, di Mileto, ma fenicio secondo Erodoto [A 4]. , [I 73. 5] ' [s. 11
Fu il primo ad essere chiamato sapiente. Trov che le eclissi
A 4]. .
solari sono causate dalla luna quando nel suo correre si trova
sotto il sole: scopr l'Orsa minore e i solstizi e primo tra i Greci
determin la grandezza e la natura del sole. Ma anche le cose .
inanimate secondo lui hanno in qualche maniera un'anima,
.
come si pu congetturare dalla calamita e dall'ambra. Disse che .
principio degli elementi l'acqua, e che il cosmo animato e . [I 73. 10]
pieno di divinit. Fu educato in Egitto dai sacerdoti. E' sua la . " ".
sentenza conosci te stesso. Mor solo e vecchio mentre
.
guardava un agone ginnico, disfatto dal caldo.
11 A 3 a. CALLIMACH. [fr. 191 Pfeiffer]. [Tirione figlio
11 A 3 a. CALLIMACH. Iamb. [fr. 94 (s. oben I 67, 18. 68,
dell'arcade Baticle] 5* fece vela per Mileto, perch il premio 16) + Pap. Oxyrh. VII 33 vgl. Pfeiffer Callimachi frag. nuper
apparteneva a Talete che era sapiente nel giudizio sulle cose e rep. S. 43ff.] Thyrion, der Sohn des Arkaders Bathykles, hat
di cui si diceva che avesse fissato la figura stellata del Carro, den Auftrag, den von seinem Vater hinterlassenen [I 73. 15]
con la quale i Fenici guidano le navi. Per sua buona sorte
Pokal dem Weisesten zu bergeben:
l'arcade trov il vecchio nel tempio del Didimeo mentre
raschiava il suolo con una canna e vi incideva la figura
, '
scoperta dal frigio Euforbo, che per primo disegn triangoli e P. O. 119
poligoni e il ricurvo cerchio ed insegn ad astenersi dalla carne 120 , .
degli animali - ed essi non l'ascoltarono, non tutti: non
[I 73. 20 App.] '
l'ascoltarono quelli che <un malvagio demone> possedeva. A
lui, dunque, parl <il figlio di Baticle:> Ricevi da me> questa ,
' ,
125
[I 73. 25 App.] (?)
' ' ,
, ' .
[I 74. 1 App.] '
130 ' ,
,
[I 74. 5 App.] , ' '.
135
" ' ,
'
[I 74. 10 App.] . . . . . . . . . . . . . . . .
11 A 4. HERODOT. I 170. Prima che la Ionia fosse distrutta, 11 A 4. HERODOT. I 170
Talete di Mileto, che per origine era di stirpe fenicia, aveva
[sc.],
dato un consiglio eccellente: egli voleva che gli Ioni avessero ,
un solo parlamento e che fosse a Teo (Teo al centro della
, (
Ionia) e che le altre citt pur continuando ad essere abitate
),
avessero nondimeno la stessa situazione che se fossero dei
. Vgl.
demi.6* Cfr. pure HERODOT. 1 146. I Mini di Orcomeno e i HERODOT. I 146 [I 74. 15 App.]
Cadmei e i Driopi... si sono mischiati a loro [= ai coloni ionici]. [den kolonisierenden Ioniern] .
11 A 5. HERODOT. 1 74. Nel sesto anno della guerra che
11 A 5. HERODOT. 1 74 (Krieg zwischen Alyattes und
[Medi e Lidi] trascinavano con uguale fortuna, essendo
Kyaxares) '
avvenuto uno scontro, capit che, mentre i soldati erano
,
impegnati nella battaglia, improvvisamente il giorno si fece
.
notte:7*questo mutamento del giorno Talete di Mileto aveva
[Sonnenfinsternis 28 Mai 685]. [I 74. 20]
predetto agli Ioni, fissandone anche l'epoca nei limiti dell'anno
in cui effettivamente avvenne. CLEM. ALEX. strom. I 65 [II , ,
41]. Eudemo nella Storia dell'astronomia [fr. 94 Spengel; cfr. . CLEM. Strom. I 65 [II 41
21 B 19] dice che Talete predisse l'eclissi di sole che avvenne St.] [fr. 94 Sp. vgl. 21 B 19]
quando si scontrarono in battaglia tra loro Medi e Lidi, essendo , '
re dei Medi Ciassare, padre di Astiage, e dei Lidi Aliatte padre
di Creso: si era intorno alla 50.a olimpiade [580-77]. TATIAN. [I 74. 25]
or. ad Graec. 41. Ora diremo dell'et dei sette sapienti: Talete, , ...
il pi antico di loro, visse intorno alla 50.a olimpiade [580-77]. [580-77] (das letzte aus
EUSEB. chron. ap. a) SYNC. Talete di Mileto predisse
Tatian 41
un'eclissi totale di sole [ol. 49, 2 = 583]. b) CYRILL. c. Iul. I
13 e. c ) HIERON. ed. Migne VIII p. 374. Si ebbe un'eclissi di ... EUSEB.
sole e Talete l'aveva predetta [anno di Abramo 1432 = 585 a. chron. a) SYNC. .
C.]. CICER. de div. I 49, 112. Si dice che Talete per primo
Arm. Ol. 49,2 [583]. [I 74. 30] b) Ol. 50 [587-77]
abbia predetto l'eclissi di sole che avvenne durante il regno di CYRILL. c. Iul. I p. 13 E. c) (Hieron.) solis facta defectio, [I
Astiage. PLIN. nat. hist. II 53. Presso i Greci, primo tra tutti, 75. 1] cum futuram eam Thales ante dixisset. . . Alyattes et
studi [la ragione dell'eclissi] Talete di Mileto nell'anno quarto Aatyages dimicaverunt a. Abr. 1432 [586 a. Chr.]. CIC. de div.
dell'olimpiade 48.a [= 585- 4 a. C.], avendo predetto l'eclissi di I 49, 112 primus defectionem solis, quae Astyage regnante
sole che ebbe luogo sotto il re Aliatte nell'anno 170 dalla
facta est, praedixisse fertur. PLIN. N. H. II 53 apud Graeco
fondazione di Roma.
autem investigavit [sc. defectus rationem] primus omnium
Thales [I 75. 5] Milesius olympiadis XLVIII anno quarto
[585-4 a. Chr.] praedicto solis defectu, qui Alyatte rege factus
est urbis conditae CLXX.
11 A 6. HERODOT. I 75. Giunto sulle sponde dell'Halys,
11 A 6. HERODOT. I 75
Creso prosegu il suo cammino traghettando l'esercito, come io , , ,
penso, su ponti gi esistenti, mentre, come vuole la voce
,
comune dei Greci, fu Talete di Mileto che glielo fece
, .
attraversare. Non sapendo infatti Creso come traghettare
, [I 75. 10]
l'esercito... si dice che Talete, presente al campo, fece s che il ...,
fiume che scorreva dalla parte sinistra dell'esercito scorresse
anche dalla destra - ed ecco come fece. A partire da un punto ,
alle spalle dell'esercito scav un canale profondo tracciandolo a
forma di semicerchio, in modo che il fiume deviato in tal modo ,
coppa d'oro: mio padre <in punto di morte> mi ha ordinato di
darla <al migliore> di voi, dei sette saggi, ed io te la d <come
premio >. Talete col bastone <colp> il suolo e lisciandosi la
barba <con l'altra> mano osserv: Questo regalo <io non
l'accetter:> tu, se vuoi rispettare le parole di tuo padre...
Biante...
. PLUT. Sol. 2.
[c. 42] ,
. PLUT. de Is. et Osir. 34 p. 364 C.
'
. IOSEPH. c. Ap. I 2 [I
76. 20]
'
[c. 7]
'
. ATIUS de plac. I 3, 1 [Dox. 276]. [I 76.
25 App.]
. IAMBL. V. Pyth. 12 [Thales den
Pythagoras]
, '
.
11 A 11 a. HIMER. ecl. 30 cod. Neap. [SCHENKL, Hermes, 11 A 11 a. HIMER. ecl. 30 Cod. Neap. [SCHENKL Hermes,
XLVI, 1911, p., 420]. Pindaro cantava sulla lira alle olimpiadi 46, 1911, 420] [I 76. 30 App.]
la gloria di Gerone, Anacreonte canta la fortuna di Policrate,
mentre i Sami mandavano10* sacrifici alla dea, e Alceo aveva
nelle sue odi il nome di Talete, quando anche Lesbo una
,
riunione...
. . .
DOTTRINA
LEHRE
commercio e Ippocrate il matematico e che Platone in Egitto
vendette l'olio per sovvenire alle spese del viaggio.
PLUTARCH. de Is. et Osir. 34 p. 364 C. Pensano [i sacerdoti
egizi] che anche Omero, come Talete, pose l'acqua inizio e
matrice di tutte le cose, avendolo appreso dagli Egizi: infatti
Oceano Osiride, Tetide Iside che tutte le cose alleva e
insieme nutre. IOSEPH. c. Ap. I 2. Ma anche quelli che per
primi presso i Greci filosofarono delle cose celesti e divine,
come Ferecide di Siro, Pitagora, Talete, furono per ammissione
generale discepoli degli Egizi e dei Caldei prima di comporre
le loro poche opere che agli occhi dei Greci sembrano le pi
antiche - e loro stessi stentano a ritenerle autentiche. AT. I 3,
1 [Dox. 276]. Dopo avere filosofato in Egitto, gi avanti negli
anni, Talete venne a Mileto. IAMBL. v. Pyth. 12. [Talete]
indusse [Pitagora] a far vela per l'Egitto e a incontrarsi coi
sacerdoti di Menfi e di Diospoli, perch erano stati loro a
istruirlo in quelle discipline per le quali aveva presso la gente il
nome di sapiente.
. Vgl. A 18-20.
11 B 2. SCHOL. ARAT. 172 p. 369, 24 (Hyaden) [I 80. 15
App.] ,
.
11 B 3. GALEN. in Hipp. de hum. I 1 [XVI 37 K.] .
, '
[sc. [I 80. 20 App.]
].
" ,
,
[I 81. 1
App.] .
, ."
.
11 B 4. DIOG. I 23 [vgl. ob. I 67,20]
[I 81. 5] , '
. Vgl. SUID. ob. I 72, 32.
12. ANASSIMANDRO
12.[2] ANAXIMANDROS
A. VITA E DOTTRINA
.
12 A 3. AELIAN. V. H. III 17 .
.
12 A 4. EUSEB. P. E. X 14, 11
., , [I 82. 15 App.]
.
. (vgl. HERODOT. II 109
).
12 A 5. PLIN. N. H. II 31 obliquitatem eius [sc. zodiaci]
intellexisse, hoc [I 82. 20] est rerum foris aperuisse, A.
Milesius traditur primus olympiade quinquagesima octava
[548-545], signa deinde in eo Cleostratus, et prima arietis ac
sagittari [6 B 2], sphaeram ipsam ante multo Atlas.
** ,
[I 84. 15 App.] , **
** (6)
.
, , '
. (7)
,
'
[I 84. 20 App.] ,
.
[610].
12 A 12. HERM. Irris. 10 (D. 653) (des
Thales) .
.
12 A 13. CICER. Ac. pr. II 37, 118 [I 84. 25] is enim
[Anaximander] infinitatem naturae dixit esse, e qua omnia
gignerentur. Vgl. [ARIST.] de MXG 2, 10. 975 b 21 [30 A 5]
12 A 14. AT. de plac. I 3, 3 (D. 277) [I 85. 1 App.]
.
.
,
[I 85. 5] .
,
. ,
.
,
. Vgl. ARIST. Phys. 7. 207 b 35
, [I 85. 10 App.]
, '
.
. ARIST. Phys. 8. 208 a 8
,
...
n produzione n distruzione.
12 A 17 a. AT. II 11, 5 [Dox. 340]. Anassimandro [afferma 12 A 17 a. AT. II 11, 5 (D. 340) .
che il cielo deriva] dalla mescolanza del caldo e del freddo.
[sc. ].
12 A 18. AT. II 13, 7 [Dox. 342]. Anassimandro sostiene
12 A 18. AT. II 13, 7 (D. 342) . [sc. ]
[che gli astri sono] involucri spessi d'aria a forma di ruota,
, ,
pieni di fuoco, che in una parte dalle aperture spirano fiamme. . AT. II 15, 6 (D. 345). [I
AT. II 15, 6 [Dox. 345]. Anassimandro, Metrodoro di Chio e 86. 30 App.] .
Cratete sostengono che il sole sta pi alto di tutti gli astri, dopo , '
lui la luna e, sotto, le stelle fisse e i pianeti. AT. II 16, 5 [Dox. ,
345]. Anassimandro sostiene che [gli astri] sono trascinati dai . AT. II 16, 5 (D. 345) .
cerchi e dalle sfere sulle quali ciascuno collocato.
, ' [sc. ] ,
[sc. ].
12 A 19. SIMPLIC. de cael. 471, 1. Queste cose, dunque, egli 12 A 19. SIMPLIC. de caelo 471, 1 , [ARIST.
dice [ARISTOT. de cael. B 2. 291 a 29] bisogna esaminarle de cael. 291 a 29] " [I 86. 35]
sulla base di quanto s' detto a proposito dell'astronomia. L, ".
infatti, si parlato della posizione delle stelle vaganti, delle
loro grandezze e distanze. Anassimandro per primo ha trovato
il rapporto tra grandezze e distanze, come riferisce Eudemo [fr. , [fr. 95 Sp.]
95 Spengel = 146 Wehrli], che attribuisce ai Pitagorici di
.
averne per primi fissata la posizione. La grandezza e la
distanza del sole e della luna sono state conosciute finora
[I 86. 40]
prendendo le eclissi come punto di partenza dell'esame ed era ,
naturale che Anassimandro avesse fatto questa scoperta
,
confrontando il passaggio di Ermes e di Afrodite davanti a
.
loro.
12 A 20. PLIN. nat. hist. XVIII 213. Secondo Esiodo (perch 12 A 20. PLIN. N. H. XVIII 213 [I 87. 1 App.] occasum
anche di lui rimane un' Astronomia) il tramonto mattutino delle matutinum Vergiliarum Hesiodus ... tradidit fieri, cum
Virgilie2*si ha alla conclusione dell'equinozio d'autunno,
aequinoctium autumni conficeretur, Thales XXV. die ab
secondo Talete 25 giorni dopo l'equinozio [11 A 18], secondo aequinoctio [vgl. 11 A 18], Anaximander XXXI.
Anassimandro infine 31 giorni dopo.
12 A 21. ACHILL. isag. I 19 p. 46, 20 [da Posidonio]. Alcuni, 12 A 21. ACHILL. Is. I 19 (46, 20 M. aus Poseidonios)
tra i quali anche Anassimandro, dicono che [il sole] manda luce , ., [I 87. 5] [n.
e ha forma di ruota. Infatti, come nella ruota il mozzo
] .
incavato ma sostiene i raggi che da esso si dispiegano verso la , '
circonferenza esterna della ruota, cos anche il sole, mandando
luce da una cavit, dispiega i suoi raggi che risplendono
,
all'esterno in giro. Alcuni affermano che da un luogo cavo e
stretto, come da una tromba, il sole manda la luce, a guisa di . [vielmehr derselbe A.]
canna di aulo. AT. II 20, 1 [Dox. 348]. Anassimandro dice
[I 87. 10
che [il sole] una sfera ventotto volte la terra, molto simile alla App.] . AT. II 20, 1 (D.
ruota di un carro, col cerchio incavato e pieno di fuoco, che in 348) . [sc. ]
una parte attraverso l'apertura mostra il fuoco, come attraverso , ,
la canna di un aulo. Ecco che cos' il sole. AT. II 21, 1 [Dox. , ,
351]. Anassimandro dice che il sole uguale alla terra, ma che =. '
il cerchio dal quale ha la sua espirazione e dal quale
. AT. II 21, 1 (D. 351) .
trascinato ventisette volte la terra. AT. II 24, 2 [Dox. 354]. , , ' [I 87. 15]
Secondo Anassimandro [si ha eclissi di sole] quando chiusa ' , .
l'apertura dello sfiatatoio del fuoco.
AT. II 24, 2 (D. 354) . [sc. ]
.
12 A 22. AT. II 25, 1 [Dox. 355]. Anassimandro sostiene che 12 A 22. AT. II 25, 1 (D. 355) . [sc. ]
[la luna] una sfera 19 volte la terra, simile a <ruota> di carro, ,
che ha il cerchio incavato e pieno di fuoco come quello del
[I 87. 20]
sole, posta in posizione obliqua al pari di quello, ed munita , ,
di uno sfiatatoio, simile alla canna d'un aulo. Si eclissa in
, .
rapporto ai giri della ruota. AT. II 28, 1 [Dox. 358].
. AT. II 28, 1 (D.
Anassimandro, Senofane e Beroso ritengono che la luna abbia 358) ., , . AT.
luce propria. AT. II 29, 1 [Dox. 359]. Per Anassimandro [si II 29, 1 (D. 359) . [sc. ]
hanno le eclissi di luna] quando si ottura l'orifizio che sta sulla .
ruota.
12 A 23. AT. III 3, 1 [Dox. 367]. Riguardo ai tuoni, alle
12 A 23. AT. III 3, 1 (D. 367)
12 B 1. SIMPLIC. phys. 24, 13 [cfr. A 9]. Anassimandro ... ha 12 B 1. SIMPLIC. Phys. 24, 13 [vgl. A 9] . . . . . . . .
detto ... che
. . . .
,
:
principio degli esseri l'infinito... da dove infatti gli esseri
[I 89. 15] .
hanno l'origine, ivi hanno anche la distruzione secondo
necessit: poich essi pagano l'uno all'altro la pena e
l'espiazione dell'ingiustizia secondo l'ordine del tempo.
12 B 2.HIPPOL. ref. I 6, 1 [cfr. A 11]. Questa [la natura
12 B 2. HIPPOL. Ref. I 6, 1 [vgl. A 11] (sc.
dell'infinito] eterna e
) .
insenescente.
12 B 3. ARISTOT. phys. 4. 203 b 13 [cfr. A 15].
12 B 3. ARIST. Phys. 4 203 b 13 [vgl. A 15] . . .
( = ).
Immortale ... e indistruttibile [l'infinito = il divino].
12 B 4. AT. II 20, 1 [cfr. A 21].
12 B 4. AT. II 20, 1 [vgl. A 21 I 87, 13. 21] [I 90. 1 App.]
Canne di aulo.
[vgl. 22 B 31].
12 B 5. AT. II 10, 2 [cfr. A 11, 3].
12 B 5. AT. II 10, 2 [vgl. A 11. 25 II 84, 8. 87, 37]
Simile a una colonna di pietra la terra.
.
[I 90. 5 App.] Zu , , , vgl.
zu a 10. 11. 15. 30 I 83, 34. 84, 2. 85, 18. 88, 31; auch
A 21. 22 wohl echt.
C. FRAMMENTI DUBBI
12 C 1. SCHOL. DIONYS. THRAC. p. 183, 1. Alcuni, tra cui
C. ZWEIFELHAFTES
13. ANASSIMENE
13.[3] ANAXIMENES
A. VITA E DOTTRINA
13 A 1. DIOG. II 3
,
. .
, .
.
, [I 90. 20 App.] [F.Gr.Hist.
244 F 66 II 1039], ,
[528/5].
[I 91. 1] ,
,
. Folgen zwei geflschte
Briefe an Pythagoras.
13 A 2. SUID. s. v. Anassimene, figlio di Euristrato, milesio, 13 A 2. SUIDAS
filosofo, discepolo e successore di Anassimandro milesio: altri , [I 91. 5 App.]
dicono anche di Parmenide. Visse (nella 55.a olimpiade: [560- , .
57]) al tempo della presa di Sardi, quando Ciro il persiano
( [560/57])
distrusse Creso [546-5].
, [546/5].
13 A 3. EUSEB. chron. Il filosofo della natura Anassimene
13 A 3. EUSEB. Chron. ol.
godeva la notoriet [ol. 55, 4 = 557-6].
55, 4 (?) [557/6; 55, 1: Regierungsantritt des Kyros vgl. I 102.
II 298. 301f. Helm].
13 A 4. ARISTOT. metaph. A 3. 984 a 5. Anassimene e
13 A 4. ARIST. Metaph. A 3. 984 a 5 [I 91. 10] .
Diogene posero l'aria prima dell'acqua e la posero proprio
[Thales] '
principio dei corpi semplici [cfr. B 2].
Vgl. At. I 3, 4 (13 B 2).
13 A 5. SIMPLIC. phys. 24, 26 [THEOPHR. phys. opin. fr. 2; 13 A 5. SIMPL. Phys. 24, 26 (THEOPHR. phys. opin. fr. 2; D.
Dox. 476]. Anassimene, figlio di Euristrato, milesio, fu amico 476) . ,
di Anassimandro. Anch'egli dice che una la sostanza che fa ,
da sostrato e infinita, come l'altro, ma non indeterminata come ,
quello, bens determinata - la chiama aria. L'aria differisce
, [I 91. 15 App.] ,
nelle sostanze per rarefazione e condensazione. Attenuandosi
diventa fuoco, condensandosi vento, e poi nuvola, e, crescendo . ,
la condensazione, acqua e poi terra e poi pietre e il resto, poi, , , , ,
da queste. Anch'egli suppone eterno il movimento mediante il , .
quale si ha la trasformazione. SIMPLIC. phys. 22, 9. Bisogna , ' . SIMPL. Phys. 22, 9
sapere che altro l'infinito e il limitato quanto al numero, il che ,
proprio di coloro che ammettono molteplicit di princpi,
, [I 91. 20
altro l'infinito e il limitato quanto a grandezza, il che ...
App.] ,
conviene ad Anassimandro e ad Anassimene, i quali
, ...
ammettono s un unico elemento, ma infinito per grandezza.
,
SIMPLIC. phys. 149, 32. Solo a proposito di lui [di
. SIMPL. Phys. 149, 32
Anassimene] Teofrasto nelle sue Ricerche [fr. 2; Dox. 477]
[Anaximenes] [fr.
parla di rarefazione e di condensazione, ma chiaro che anche 2; Dox. 477] ,
gli altri ricorrevano ai due concetti: e in realt Aristotele disse, .
13 A 1. DIOG. LAERT. II 3. Anassimene, figlio di Euristrato,
milesio, fu discepolo di Anassimandro: taluni dicono che lo fu
pure di Parmenide. Egli afferm che principio [delle cose]
l'aria, che l'aria infinita1* e che le stelle si muovono non sotto
la terra ma intorno alla terra.
Usa un dialetto ionico semplice e non ricercato. Visse, come
attesta Apollodoro [F.Gr.Hist. 244 F 66 II 1039], all'epoca
della presa di Sardi e mor nella 63.a olimpiade [528-5].
Ci sono altri due Anassimene di Lampsaco, uno oratore e uno
storico, il quale ultimo fu figlio della sorella dell'oratore che
scrisse le imprese di Alessandro.2*
13 A 16. THEO SMYRN. p. 198, 14 [da Dercillide]. A quanto 13 A 16. THEO SMYRN. p. 198, 14 Hill. (aus Derkyllides) [I
narra Eudemo nella sua Storia dell'astrologia [fr. 94 = 145
94. 1 App.] [fr. 94
Wehrli], Anassimene trov per primo che la luna riceve la luce Sp.], [c. 41, 7] . . . . ,
dal sole e in che modo si eclissa. AT. II 25, 2 [Dox. 356].
Anassimene [afferma che] la luna di natura ignea.
. AT. II 25, 2 (D. 356) . .
13 A 17. AT. III 3, 2 [Dox. 368]. [Riguardo ai tuoni etc.]
13 A 17. AT. III 3, 2 ( D. 368, nach Anaximand. 12 A 23) [I
Anassimene la pensa come lui [Anassimandro] e vi aggiunge 94. 5] ( .)
l'immagine del mare che, tagliato dai remi, risplende. AT. III ,
4, 1 [Dox. 370]. Anassimene dice che le nuvole si formano
. AT. III 4, 1 (D. 370) .
quando l'aria subisce una maggiore condensazione: se la
, '
condensazione aumenta ne scaturisce la pioggia: si forma la
, ,
grandine quando l'acqua che cade gela, e la neve quando un po' , '
d'aria racchiusa nell'umidit.
. [I 94. 10]
13 A 18. AT. III 5, 10 [Dox. 373]. Anassimene dice che
13 A 18. AT. III 5, 10 (D. 373) . '
l'arcobaleno prodotto dal riflesso del sole su una nuvola
spessa e greve e nera, perch i suoi raggi, investendola, non
riescono ad attraversarla. SCHOL. ARAT. 940 p. 515, 27 [da . SCHOL. ARAT. p. 515, 27 (aus
Posidonio]. Anassimene dice che l'arcobaleno si produce
Poseidonios) . ,
quando i raggi del sole incontrano aria greve e spessa. Allora la [I 94. 15 App.]
parte anteriore appare rosseggiante, perch bruciata dai raggi .
del sole, l'altra nera, perch vi prevale l'umidit. Dice che
, , ,
anche di notte si forma l'arcobaleno per opera della luna, ma
.
non di frequente, perch non c' sempre il plenilunio e la luce , '
della luna pi debole di quella del sole.
.
13 A 19. GALEN. in Hipp. de hum. XVI 395 Khn [da
13 A 19. GALEN. in Hipp. de hum. III XVI 395 K. (mittelbar
Posidonio]. A quanto vuole Anassimene i venti sono prodotti aus Poseidonios) [I 94. 20 App.] .
dall'acqua e dall'aria e vanno violentemente con foga
[]
sconosciuta e velocissimamente volano come uccelli.
.
13 A 20. AT. III 10, 3 [Dox. 377]. Anassimene [dice che la 13 A 20. AT. III 10, 3 (D. 377) . [nmlich
terra] ha la forma di una tavola. ARISTOT. de cael. B 13. 294 ]. ARIST. de cael. B 13. 294 b 13 .
b 13. Anassimene, Anassagora e Democrito dicono che il
motivo della stabilit della terra la sua forma piatta, perch , '
essa non taglia l'aria sottostante ma la suggella a guisa di
, [I 94. 25 App.]
coperchio, come si vede che fanno i corpi di forma piatta, i
quali sono difficilmente scossi dai venti per la resistenza che .
oppongono. La stessa cosa farebbe la terra di fronte all'aria
. '
sottostante per la sua piattezza e l'aria, non avendo spazio
sufficiente per spostarsi, rimane ferma di sotto tutta raccolta, , . AT. III 15, 8
come l'acqua nelle clessidre. AT. III 15, 8 [Dox. 380].
(D. 380) . .
Anassimene [dice che la terra] per la sua forma piatta si
sostiene sull'aria.
13 A 21. ARISTOT. meteor. B 7. 365 b 6. Anassimene dice
13 A 21. ARIST. Meteor. B.7. 365 b 6 [I 94. 30] .
che la terra, quand' bagnata e disseccata, si spacca e di
conseguenza, poich le falde che si staccano precipitano nelle
crepe, scossa dal terremoto. Perci i terremoti avvengono nei
periodi di siccit e anche in quelli di grandi piogge: infatti nei ,
periodi di siccit, come s' detto, la terra disseccata si spacca e, ,
quand' saturata di acqua, si sgretola [cfr. AT. III 15, 3 (Dox. . Vgl. AT. III 15, 3
379); SENEC. nat. quaest. VI 10 e 12 A 28].
(D. 379); [I 94. 35] SENEC. Nat. Qu. VI 10 und 12 A 28 (I 88,
22).
13 A 22. GALEN. in Hipp. de nat. hom. XV 25 Khn [da
13 A 22. GALEN. in Hipp. de nat. h. XV 25 K. aus Sabinos
Sabino].
. ...
N dico, come Anassimene, che l'uomo completamente aria.
13 A 23. PHILOP. de an. 9, 9. Altri, come Anassimene e alcuni 13 A 23. PHILOP. de an. 9, 9 Hayd. [nmlich
Stoici, dicono che l'anima aerea [cfr. B 2. AT. IV 3, 2;
] . [Vgl. 87, 2 aus Ar.
PLAT. Phaed. 96 B].
d. an. A 2. 405a 21. Vgl. B 2; [I 94. 40] AT. IV 3, 2; PLAT.
Phaedo p. 96 B.
B. FRAMMENTI
B. FRAGMENTE
foglia.
SPURIO
GEFLSCHTES
13 B 3. OLYMPIOD. de arte sacr. lap. philos. c. 25 [Coll.
Alchim. gr. ed. Berthelot I 2 p. 83, 7]. Anassimene immagina 13 B 3. [I 96. 1 App.] OLYMPIOD. de arte sacra lapidis
che l'aria sia il principio unico, in movimento e infinito di tutte philosophorum. c. 25 (Berthelot Coll. Alchym. gr. I 2 p. 83, 7)
le cose. Dice cos:
. .
L'aria vicina all'incorporeo e poich noi nasciamo per il suo
fluire necessario che sia infinita e ricca per non venire mai
[I 96. 5] ' '
meno.
,
'.
14. PITAGORA
[Per le importanti indicazioni su Pitagora di
Senofane,Eraclito, Empedocle e Ione, cfr. 21B 7; 22 B 40,
81,129; 31B 129; 36B 2,4.]
14.[4] PYTHAGORAS
Da es keine Schriften des Pythagoras gab und berhaupt vor
der [I96. 10 App.] Zeit des Philolaos nur mndliche Tradition
der eigentlichen Schule bestand, so gibt es hier keine
<zuverlssige> Doxographie. Die Biographie mu sich bei der
frh beginnenden Legendenbildung im ganzen auf die ltesten
Zeugnisse bis Aristoteles und dessen Schule (mit Auswahl)
beschrnken. Die entscheidend wichtigen Zeugnisse des
Xenophanes [I96. 15] [21 B 7], Heraklit[22 B 40,81,129],
Empedokles [31B 129], Ion [36 B 2, 4] ber Pythagoras siehe
bei diesen!
VITA
LEBEN
14 A 1. HERODOT. II 123. Anche in questo gli Egiziani
furono i primi, nel dire che l'anima dell'uomo immortale, ed 14 A 1. HEROD. II 123
entra, quando il corpo perisce, nel corpo d'un altro animale
nascente, e che, quando passata per tutti gli animali della terra ,
e del mare e dell'aria, entra ancora nel corpo d'un uomo
,
nascente: il giro completo, dicono, lo compie in tremila anni. [I 96. 20] ,
Questa dottrina fu accolta da alcuni Greci, quali prima e quali ,
dopo; ma costoro la presentarono come loro propria: io
.
conosco i loro nomi, ma non li scrivo. HERODOT. II 81.
, ,
Hanno anche chitoni di lino ornati di frange intorno alle gambe
e li chiamano calasiri. Sopra questi chitoni portano, gettati su, . HEROD. II 81 [der gypter]
mantelli bianchi di lana. Tuttavia questi mantelli di lana non li
portano nei templi, n v'avvolgono i morti quando li
[I 97. 1 App.]
seppelliscono: ch sarebbe empiet. Questi usi s'accordano con , ,
quelli che son detti orfici e bacchici, ma sono egiziani e
pitagorici. Perch anche chi partecipa ai riti di costoro non pu .
essere sepolto con vesti di lana; ch sarebbe empiet. C' anzi .
un discorso sacro, come lo chiamano, su queste cose.
14 A 2. HERODOT. IV 95.
14 A 2. HEROD. IV 95
Ho per sentito raccontare dai Greci che abitano il Ponto e
[I 97. 5] ,
l'Ellesponto che questo Zalmossi era un uomo, e servo, a Samo, ,
di Pitagora di Mnesarco. Di l, raccontano, torn nella sua
.
patria, dopo avere, divenuto libero, acquistato grandi ricchezze. ,
Ivi questo Zalmossi, ch'era esperto del modo di vivere degli
.
Ioni e aveva modi pi civili degli altri Traci, uomini poveri e ,
incolti, come quello che era vissuto coi Greci e anzi con uno
degli uomini pi sapienti della Grecia, Pitagora, cominci ad , [I 97. 10 App.]
invitare a banchetto, in un appartamento che s'era fatto
,
costruire, i primi cittadini, e ad insegnare loro che n lui n i
,
suoi convitati n quanti sarebbero nati da loro sarebbero morti, ,
ma sarebbero pervenuti in un luogo, ove avrebbero continuato
a vivere eternamente godendo d'ogni bene.1* Raccontano poi , ' ,
che, mentre cos diceva e faceva, si fabbricava una casa
[] .
sotterranea, nella quale, come fu pronta, discese scomparendo , [I 97.
di tra i Traci, e visse tre anni: e i Traci lo piangevano come
15 App.] .
morto e ne sentivano rimpianto. Dopo i tre anni riapparve, e
, ,
cos rese credibili le cose che aveva detto. Questo raccontano '
ch'egli fece.2* Quanto a me, io n discredo n credo troppo al .
racconto e alla casa sotterranea; ma giudico che Zalmossi sia ,
vissuto molti anni prima di Pitagora.
. .
'
[I 97. 20 App.] ,
.
14 A 3. DIOG. LAERT. VIII 8. Anche Aristosseno [fr. 2
14 A 3. DIOG. VIII 8 [fr. 2 F.H.G.
F.H.G. II = 15 Wehrli] dice che Pitagora apprese la gran parte II 272]
delle sue dottrine morali da Temistoclea, sacerdotessa di Delfi. .
14 A 4. ISOCR. 11, 27-29. G (27) Se non avessi fretta, direi
14 A 4. G '
molte meravigliose cose della loro piet [degli Egiziani]. N io ,
sono il solo o il primo che la scorga; ma molti l'hanno
,
conosciuta, sia uomini d'oggi che uomini del passato. / (28)Tra , / ISOCR. Bus. (28)
questi anche Pitagora di Samo, il quale, andato in Egitto e
..
fattosi loro discepolo, port in Grecia, per primo, lo studio
[I 97. 25] [der gypter] '
d'ogni genere di filosofia, e pi degli altri si prese cura dei
sacrifici e delle cerimonie religiose, giudicando che, se anche
non avesse ricevuto per questo alcun bene dagli di, avrebbe ,
tuttavia conseguito gloria grandissima tra gli uomini. (29) E
, '
cos fu. Perch la sua gloria super di tanto quella degli altri
'
uomini, che i giovani tutti desideravano di diventare suoi
. (29) .
discepoli, e i vecchi preferivano che i loro figli stessero con lui [I 97. 30] ,
piuttosto che s'occupassero degli affari familiari. N si pu
,
.
'
.
14 A 5. DIOG. VIII 56 [I 97. 35] [O. A. II 156b Sauppe]
' [vgl. 31 A 1, 56] . . .
[Empedokles]
, . ARIST. Rhet. B 23. 1398
b 9 [O. A. II 155 a 30 fr. 5 S.],
.
[I 97. 40] . . .
.
carico, pregavano che entrasse salva, Pitagora apparve e disse: 98. 30] ,
Questa nave vi porter un morto [cfr. Androne, che
Teopompo trascrive PORPHYR. ap. EUSEB. praep. evang. X .
3, 6]. Un'altra volta, a Caulonia, racconta Aristotele,
preannunci l'arrivo dell'orsa bianca. E il medesimo Aristotele , "
scrive di lui molte altre cose: tra le altre questa, che,
" [vgl.
rispondendo con un morso al morso d'un serpente mortale, lo Andron, den Theopomp ausschreibt nach PORPHYR. bei
uccise. E che predisse la sedizione contro i Pitagorici. Fu
EUSEB. P. E.X 3, 6]. [I 98. 35 App.] ' ,
appunto per questo che pass a Metaponto, senza esser visto da .
nessuno: e, mentre passava vicino al fiume Casa con altri, fu
salutato da una gran voce che gli diceva: Salve, o Pitagora: e " , ,
i presenti si spaventarono. Una volta anche apparve, nello
".
stesso giorno e nella stessa ora, in Crotone e in Metaponto.
.
Aristotele racconta anche che una volta, in un teatro, si alz e ,
mostr agli spettatori che la sua coscia era d'oro. AELIAN.
[I 98. 40 App.]
var. hist. II 26. Aristotele [fr. 191 Rose] dice che Pitagora era ", ".
salutato dai Crotoniati col nome di Pizio o di Apollo Iperboreo. [I 99. 1 App.] .
AELIAN. var. hist. IV 17. Pitagora insegnava agli uomini
ch'era nato da semi migliori di quelli dai quali nascono quanti . ,
hanno natura mortale; raccontano infatti che fu visto in
,
Metaponto e in Crotone nello stesso giorno e nella stessa ora. E . AEL. V. H. II 26 [fr.
in Olimpia mostr che aveva una coscia d'oro. E ricord che
191] [I 99. 5]
Millia di Crotone era un tempo Mida di Gordia, frigio; e
. AEL. V. H. IV 17
accarezz l'aquila bianca che non fugg davanti a lui. IAMBL. . ,
v. Pyth. 31. Aristotele [fr. 192 Rose] racconta anche che tra i . Folgen die oben I
maggiori segreti custoditi dai Pitagorici questa distinzione: 98, 40ff. berichteten Beweise.
gli esseri viventi dotati di ragione si distinguono in di, uomini, ,
ed esseri come Pitagora.
,
. IAMBL. V. P. 31 [I
99. 10] [fr. 192]
, , .
14 A 8. CLEM. ALEX. strom. I 62 [II 39, 17]. Pitagora di
14 A 8. CLEM. AL. Strom. I 62 [II 39, 17 St.]
Mnesarco era, secondo Ippoboto, di Samo; secondo
, ,
Aristosseno, nella Vita di Pitagora [fr. 11 b Wehrli] e Aristarco [fr. 1 FHG II 272] [I 99.
[o Aristotele, secondo il Preller; fr. 190 Rose] e Teopompo
15 App.] [ Preller, fr. 190 Rose]
[F.Gr.Hist. 115 F 72 II 550] tirreno; secondo Neante
[F.Gr.Hist. 115 F 72 II 550] ,
[F.Gr.Hist. 84 F 29 II 198] sirio o tirio. Per la maggior parte [F.Gr.Hist. 84 F 29 II 198] .
degli scrittori Pitagora era dunque di stirpe barbara. DIOG.
LAERT. VIII 1. Secondo Ermippo era di Samo, secondo
. DIOG. VIII 1 ,
Aristosseno [fr. 11 a Wehrli] era tirreno, di una delle isole che
gli Ateniesi occuparono cacciandone i Tirreni. PORPHYR. v. [Lemnos, vgl. Neanthes b. PORPH. V. P. 2.] DIOG. I 118 [I
Pyth. 2. Neante [F.Gr.Hist. 84 F 29 II 198] afferma che
99. 20 App.] '
secondo altri il padre suo fu uno dei Tirreni che si stabilirono in [a. O. fr. 3]
Lemno.6* DIOG. LAERT. I 118. Aristosseno, nel libro Su
[Pherekydes 7 A 1] .
Pitagora e sui suoi discepoli [fr. 14 Wehrli] dice che Ferecide PORPHYR. V. P. 9 '
[cfr. 7 A 1] fu sepolto da Pitagora a Delo.7* PORPHYR. v.
[a. O. fr. 4]
Pyth. 9. Aristosseno [fr. 16 Wehrli] dice che a quarant'anni,
,
vedendo che la tirannide di Policrate era troppo dura perch un [] [I
uomo libero potesse sopportarne l'autorit e la signoria, lasci 99. 25 App.] ,
Samo e and in Italia.8* THEOL. ARITHM. p. 52, 8 de Falco . THEOL. ARITHM. (aus Anatolios) p. 40 Ast
[da Anatolio]. Ora, poich il cubo di 6 216, numero che
esprime, quando s'aggiungano i 6 giorni impiegati dal germe [fr.
per farsi schiumoso e iniziare la germinazione, il tempo
12 Wehrli] [F.Gr.Hist. 84 F 33 II
necessario alla nascita delle cose che nascono in 7 mesi, il
200]
pitagorico Androcide, autore del libro Sui simboli, e il
.
pitagorico Eubulide, e Aristosseno [fr. 12 Wehrli] e Ippoboto e [I 99. 30
Neante [F.Gr.Hist. 84 F 33 II 200] che ci tramandarono le
App.]
notizie su di lui, dissero che le sue reincarnazioni avvennero ad ,
intervalli di 216 anni. Pitagora rinacque dunque e rivisse,
' ,
invero che passarono appunto 514 anni dalla guerra di Troia a [I 99. 35]
Senofane fisico, e ai tempi di Anacreonte e di Policrate, e
, [I 100. 1 App.]
all'assedio degli Ioni per opera di Arpago Medo, e alla cacciata
dalla loro citt dei Focesi che allora, usciti dalla patria,
.
fondarono Marsiglia: e Pitagora appunto contemporaneo di ,
tutti costoro. Si racconta infatti che quando Cambise
,
s'impadron dell'Egitto, vi fece prigioniero Pitagora che ivi
,
dimorava insieme coi sacerdoti, e che Pitagora, venuto quindi a [I 100. 5] .
Babilonia, vi fu iniziato ai misteri; e Cambise visse appunto al ('
)
tempo di Policrate, per sfuggire alla cui tirannide Pitagora era .
DIOG. VIII 4
passato in Egitto. Ora, se si toglie [al numero 514] due volte il [Pythagoras] [fr. 37 Voss, vgl.
periodo ciclico, e cio due volte 216, restano gli 82 anni della 7 B 8] ,
vita di Pitagora. DIOG. LAERT. VIII 4. Eraclide Pontico [fr.
37 Voss; cfr. 7 B 8] tramanda ch'egli diceva questo di s, che .
una volta era stato Etalide e considerato figlio di Ermes, e che [I 100. 10 App.]
Ermes gli aveva permesso di domandargli qualunque cosa
.
volesse, tranne l'immortalit. Egli aveva allora domandato di ,
poter serbare ricordo degli avvenimenti durante il ciclo delle . '
nascite e delle morti. Cos ricordava tutto durante la vita, e
. ' ,
anche dopo la morte serbava il ricordo. In seguito era tornato in , '
vita nel corpo di Euforbo, ed era stato ferito da Menelao. Ed
,
Euforbo raccontava d'essere stato una volta Etalide, e d'aver
[I 100. 15
avuto quel dono da Ermes, e diceva quali erano state le
App.] .
peregrinazioni della sua anima, e in quante piante e in quanti (5) ,
animali era venuta, e che cosa aveva sofferto nell'Ade, e che
,
cosa sopportavano le altre anime. (5) Poi, dopo la morte di
Euforbo, l'anima era passata in Ermotimo, il quale, volendo
anche lui dar prova della sua memoria, s'era accostato
( , ' ,
all'oracolo dei Branchidi ed era entrato nel tempio d'Apollo e ) ,
aveva mostrato lo scudo, ch'egli diceva dedicato da Menelao al [I 100. 20] .
suo ritorno da Troia, gi marcito e con intatta soltanto la figura ,
in avorio. Morto Ermotimo, era rinato come Pirro di Delo,
, , '
pescatore: e Pirro a sua volta ricordava ogni cosa, d'essere stato , , .
un tempo Etalide, e poi Euforbo, e poi Ermotimo, e poi Pirro. ,
Morto Pirro, era rinato come Pitagora, e ricordava tutta la storia . Pherekydes Lehrer des P. s. 7 A 1-7a.
ora raccontata.
G GELL. noct. att. IV 11, 14. Pythagoram vero ipsum sicuti
G GELL. noct. att. IV 11, 14. E' noto che Pitagora stesso
celebre est Euphorbum primo fuisse dictasse, ita haec
soleva dire d'essere stato inizialmente Euforbo. Pi tarde sono remotiora sunt his, quae Clearchus et Dicaearcus memoriae
le notizie tramandate da Clearco [fr. 10 Wehrli] e da Dicearco tradiderunt, fuisse eum postea Pyrrum, deinde Aethaliden,
[fr. 36 Wehrli], che egli fu poi Pirandro, poi Etalide, poi una
deinde feminam pulcra facie meretriciem, cui nomen fuerat
bella donna, meretrice, che aveva nome Alco.9* /
Alco. /
14 A 8 a. PORPHYR. v. Pyth. 18. Dicearco [fr. 33 Wehrli]
14 A 8 a. PORPHYR. V. Pyth. 18
racconta che, come Pitagora giunse in Italia e si stabil a
, [I 100. 25] [fr.
Crotone, tanto i Crotoniati furono attratti da lui ch'era uomo
29 FHG II 244],
notevolissimo, e aveva molto viaggiato, e aveva ottenuto dalla
fortuna ottima natura, (come quello che aveva aspetto nobile e (
grande, e moltissima grazia, e grande decoro nel parlare e nel
comportarsi e in ogni altra cosa), che, dopo che egli si fu
),
cattivato il senato con molti e bei discorsi, i magistrati lo
, '
incaricarono di fare ai giovani dei discorsi suasori adatti alla
loro et. Parl anche ai fanciulli, raccoltisigli intorno appena , [I 100. 30]
tornati da scuola; e quindi alle donne. Istitu anzi anche
un'assemblea delle donne. (19) Per tal modo s'accrebbe la sua
fama, e molti gli divennero compagni, sia della citt (n solo .
uomini, ma anche donne; e una di esse, Teano, divenne
(19) ,
famosa), sia re e signori della circostante regione, abitata da
,
[I 100. 35 App.] , '
.
,
' ' .
,
,
, ' [I 100. 40]
.
.
14 A 9. PORPHYR. v. Pyth. 6. Quanto all'oggetto del suo
14 A 9. PORPHYR. V. P. 6
insegnamento, i pi dicono ch'egli apprese le cosiddette scienze
matematiche dagli Egizi e dai Caldei e dai Fenici: ch gi nei ' [I 101. 1 App.]
tempi pi antichi gli Egizi si dedicarono allo studio della
geometria, i Fenici allo studio dell'aritmetica e della logistica, i ,
Caldei all'osservazione degli astri. I riti intorno agli di e
,
quanto riguarda i costumi dicono che invece li apprese dai
Magi. Questo, dicono, molti gi lo sanno perch ne stata
lasciata memoria in opere scritte; ma per il resto i suoi costumi . [I 101. 5]
sono sconosciuti, tranne per quel che ne scrive nel settimo libro ,
del suo Giro della terra Eudosso [fr. 36 Gisinger], il quale dice
che tanto si guardava dal contaminarsi tenendosi lontano da
uccisioni e da uccisori, che non solo non si cibava di animali, [fr. 36 Gisinger VI 119]
ma neanche si avvicinava a macellai e a cacciatori. STRAB.
,
XV 716 [da Onesicrito F.Gr.Hist. 134 F 17 II 728]. G Quello ,
che Mandani disse, s'assomma in questo, che la migliore
. STRAB. XV 716 [I 101. 10 App.] [aus
dottrina quella che libera l'anima dal dolore e dal piacere... e Onesikritos fr. 10 Mll.] G ...
che essi esercitano i corpi alle fatiche per fortificare gli animi... ' ,
Dopo aver detto questo, domand se anche i Greci dicono cos:
/ed egli gli rispose che cos dicono e Pitagora (il quale anche
comanda di non cibarsi d'esseri animati) e Socrate e Diogene... , ' , ... '
DIOG. LAERT. VIII 20. Faceva soltanto sacrifici incruenti;
altri dicono che ne faceva anche con galli e capretti di latte e , ... / ' [Kalanos]
porcellini teneri: Aristosseno [fr. 29 a Wehrli] afferma invece [Askese] .
che permetteva di cibarsi di carne d'animali, eccezion fatta per DIOG. VIII 20 , ,
il bue aratore e il caprone. GELL. noct. att. IV 11, 1. Si diffuse
l'antica falsa opinione che il filosofo Pitagora non mangiasse , .
carne d'animali, e s'astenesse anche dalle fave, che i Greci
[fr. 7 FHG II 273]
chiamano cyami. (2) Per quest'opinione il poeta Callimaco
, '
scrisse [fr. 128 Schneider]: Anch'io, secondo il precetto di
[I 101. 15 App.] . GELL. IV 11, 1 opinio
Pitagora, ammonisco a non toccare le fave, cibo amaro. (4)
vetus falsa occupavit et convaluit Pythagoram philosophum
Ma il musico Aristosseno, discepolo del filosofo Aristotele e non esitavisse ex animalibus, item abstinuisse fabulo quem
ottimo conoscitore dell'antica letteratura, nel libro che lasci Graeci appellant. (2) ex hac opinione Callimachus
scritto su Pitagora, dice che, tra i legumi, egli us soprattutto le poeta scripsit [fr. 128] ,
fave, perch questo cibo a poco a poco gli liberava e gli
, , , . (4)
rendeva liscio il ventre. (5) Trascrivo le parole stesse
Sed Aristoxenus musicus, vir litterarum veterum
d'Aristosseno [fr. 25 Wehrli]: Pitagora apprezz la fava sopra diligentissimus, Aristoteli [I 101. 20 App.] philosophi auditor,
tutti gli altri legumi, dicendo ch' un cibo lassativo e
in libro quem de Pythagora reliquit [a. O.], nullo saepius
purificatore: e per questo ne fece un uso grandissimo. (6)
legumento Pythagoram dicit usum quam fabis, quoniam is
Riferisce ancora, lo stesso Aristosseno, che Pitagora si cibava cibus et subduceret sensim alvum et levigaret. (5) verba ipsa
della carne di porcellini minuscoli e di agnellini teneri. (7) Or Aristoxeni [fr. 7 FHG II 273] subscripsi: .
sembra che egli sia stato informato di questo dal pitagorico
Senofilo, suo familiare, e da alcuni altri pi vecchi di lui, che . (6) porculis
dall'et di Pitagora non erano tanto lontani. (12) Aristotele [fr. quoque [I 101. 25 App.] minusculis et haedis tenerioribus
194 Rose] dice che i Pitagorici non mangiano la matrice, il
victitasse idem Aristoxenus refert. (7) quam rem videtur
cuore, il pungiglione e alcune altre cose, ma non s'astengono cognovisse e Xenophilo Pythagorico familiari suo et ex
dal resto.
quibusdam aliis natu maioribus, qui ab aetate Pythagorae
<haud tantum aberant> ... (12) [fr. 194]
barbari. Quello ch'egli diceva ai suoi compagni, nessuno pu
dire con certezza, perch serbavano su questo grande segreto.
Ma le sue opinioni pi conosciute sono queste. Diceva che
l'anima immortale, poi ch'essa passa anche in esseri animati
d'altra specie, poi che quello ch' stato si ripete a intervalli
regolari e che nulla c' che sia veramente nuovo, infine che
bisogna considerare come appartenenti allo stesso genere tutti
gli esseri animati. Fu infatti Pitagora colui che per primo port
queste opinioni in Grecia.
,
. Vgl. c. 52
14 A 10. PLAT. resp. x 600 A. Si dice forse che Omero,
14 A 10. PLAT. de rep. X 600 A [I 101. 30]
mentre era in vita, se non pubblicamente, almeno privatamente ,
sia stato maestro ad alcuni, e che costoro lo amassero per il suo ,
insegnamento e poi tramandassero ai posteri un modo di vita ,
detto omerico, a quel modo che fu straordinariamente amato
,
per questo Pitagora, s che quanti in seguito e ancor oggi
vivono nel modo che dicono pitagorico si segnalano tra gli
; DIOG.
altri? DIOG. LAERT. VIII 45. Fior nella 60.a olimpiade [540- VIII 45. [I 101. 35 App.] (Pythagoras)
37], e la sua scuola dur per nove o dieci generazioni. (46)
[540-537],
Ultimi Pitagorici furono quelli conosciuti da Aristosseno [fr. 19 . (46)
Wehrli], Senofilo calcidese della Tracia, e Fantone di Fliunte, [I 102. 1 App.] ,
ed Echecrate e Diocle e Polimnesto, anch'essi di Fliunte.
[fr. 12 FHG II 275] ,
Costoro furono discepoli di Filolao e di Eurito tarentini.
. '
.
14 A 11 HIPPOL. ref. I 2, 12 p. 7, 2 [Dox. 557]. Diodoro
14 A 11 HIPPOL. Ref. I 2, 12 p. 7, 2 (D. 557) [I 102. 5 App.]
d'Eretria e il musico Aristosseno [fr. 13 Wehrli] dicono che
Pitagora and a conoscere il caldeo Zarata [Zarathustra], G e . G
che Zarata gli espose come due siano fin dal principio le cause ' ,
delle cose che sono, il padre e la madre: e che padre la luce, ,
madre la tenebra: e che della luce son parti il caldo il secco il , , ,
leggero il veloce, della tenebra il freddo l'umido il pesante il
, , ,
lento; e che da questi, femmina e maschio, composto tutto il , . /
cosmo. /
14 A 12. DIOG. LAERT. VIII 14. Fu lui che primo introdusse 14 A 12. DIOG. VIII 14 [Pyth.]
in Grecia le misure e i pesi, secondo che dice il musico
,
Aristosseno [fr. 24 Wehrli]. PORPHYR. v. Pyth. 22. Vennero [fr. 10 FHG II 274]. PORPH. V. P.
da lui, secondo che dice Aristosseno [fr. 17 Wehrli] Lucani e 22 ' , [fr. 5 FHG II
Messapi e Piceni e Romani [cfr. IAMBL. v. Pyth. 241].
273], [I 102. 10]
. Vgl. IAMBL. V. P. 241.
14 A 13. PORPHYR. v. Pyth. G (3) Duride di Samo, nel
14 A 13. PORPH. V. P. (3) G '
secondo libro degli Annali dice ch'ebbe un figlio, Arimnesto... / ' ... / 4
(4) Altri dicono che ebbe un figlio da Teano di Pitonatte, di
'
stirpe cretese, chiamato Telauge, e una figlia, Muia: altri
aggiungono anche Arignota (e dicono anche che si salvarono [vgl. 58 A geg. End.], (
alcuni scritti pitagorici dovuti a costoro). Timeo [F.Gr.Hist.
). [fr. 78 FHG I
566 F 131 III 639] racconta che la figlia di Pitagora guidava a 211] '
Crotone il coro delle fanciulle quando era fanciulla, e poi,
[I 102. 15 App.]
quando fu sposata, il coro delle donne: e che i Crotoniati
. '
consacrarono la sua casa a Demetra, e chiamarono Museo il
,
vicolo. G DIOG. LAERT. VIII 15. Fino a Filolao non fu
. Vgl. DIOG. VIII 15. G
possibile conoscere il pensiero di Pitagora; fu Filolao il solo
che divulg i tre famosi libri, che Platone si fece comperare al ,
prezzo di cento mine. Non erano meno di seicento quelli che . '
andavano ad ascoltarlo di notte: e chi era ammesso a vederlo,
scriveva ai familiari di aver ottenuto una concessione
,
straordinaria. I Metapontini chiamavano la sua casa tempio di .
Demetra e Museo il vicolo, come racconta Favorino.10* /
, .
IAMBL. v. Pyth. 170. Raccontano che Pitagora, che aveva
/ IAMBL. V. P. 170
ereditato la sostanza d'Alceo, morto al ritorno da un'ambasceria ,
a Sparta, fu ammirato per la sua amministrazione non meno
,
che per la sua filosofia, e che educ la figlia sua, in seguito
,
sposatasi con Menone di Crotone, in modo che fanciulla
[I 102. 20]
guidava il coro delle fanciulle, e poi, donna, era prima tra le
donne che si accostavano agli altari: e che i Metapontini,
,
ricordando Pitagora anche dopo la sua morte, fecero della sua . IUSTIN. 20, 4 [aus Timaios]
casa un tempio di Demetra, e chiamarono Museo il vicolo.
Pythagoras cum annos viginti Crotonae egisset, Metapontum
IUSTIN. coh. 20, 4 [da Timeo]. Pitagora, dopo aver trascorso emigravit ibique decessit: cuius tanta admiratio fuit ut ex domo
venti anni a Crotone, pass a Metaponto e ivi mor. E tanta fu eius templum facerent. Vgl. CIC. de fin. V 2, 4. PAP. HERC.
l'ammirazione per lui, che della sua casa fecero un tempio [cfr. 1788 [I 102. 25 App.] (Coll. alt. VIII fr. 4; CRNERT,
CICER. de fin. V 2, 4]. VOLL. HERC. 1788 [Coll. alt. VIII fr. Kolotes u. Mened. S. 147)
4; CRNERT, Kolotes und Menedemus, p. 147]. <A Creta,
............... .....
sceso nell'>antro <dell'Ida>... e, <apprese> le cose degli di...
<nei> misteri, <and> a Crotone, <e mor> a novant'anni <e> [nml.
fu sepolto in Metaponto.11*
Pythagoras].
14 A 14. DIODOR. XII 9, 2- 6. C'era a Sibari un certo Teli,
14 A 14. DIOD. XII 9, 2ff. [Ephoros ?] '
che, fattosi demagogo, indusse i Sibariti, movendo accuse ai
[Sybariten] [I 102. 30 App.]
pi importanti cittadini, a esiliare i cinquecento uomini pi
ricchi e a confiscarne i beni. (3) Gli esuli si rifugiarono a
Crotone e si accostarono come supplici agli altari ch'erano
. (3)
nella piazza: Teli allora mand ambasciatori a Crotone a
chiedere che fossero consegnati loro gli esuli; altrimenti Sibari ,
avrebbe mosso guerra a Crotone. (4) Fu quindi convocata
,
l'assemblea e fu messo in discussione se consegnare i supplici . [I 102. 35] (4)
ai Sibariti o affrontare una guerra contro una citt pi forte. Il ,
senato e il popolo erano incerti, e dapprima la moltitudine
propendeva a consegnare i supplici per evitare la guerra. Ma
,
poi, consigliando il filosofo Pitagora di salvare i supplici,
,
mutarono parere e decisero d'affrontare la guerra per salvarli.
(5) I Sibariti mossero contro di loro con trecentomila uomini, e .
i Crotoniati li affrontarono con centomila, sotto la guida
, [I
dell'atleta Milone, il quale fu il primo a volgere in fuga i nemici 102. 40]
che aveva di fronte con la sua forza straordinaria. (6) Di costui . (5) ' '
si racconta che aveva ottenuto sei vittorie nei giochi olimpici, e
che, valoroso quanto forte, and in battaglia cinto delle corone
olimpiche e armato al modo di Eracle, con una pelle di leone e
una clava; e che la vittoria gli merit l'ammirazione dei
' . (6) [I
concittadini... (10, 1) La maggior parte dei Sibariti fu distrutta, 103. 1 App.]
ch i Crotoniati, pieni di collera, non vollero far prigionieri, ma
uccisero tutti quelli che nella fuga caddero nelle loro mani; e la
citt fu saccheggiata e resa completamente deserta.
,
. (10,1) [I 103. 5]
,
[510]. Vgl.
IAMBL. V. P. 260
[ Bentley n. Diod. XII 22, 1]
.
14 A 15. DIOG. LAERT. II 46. Con lui [Socrate] contesero, 14 A 15. DIOG. II 46 [I 103. 10 App.] [Sokrates] ,
come dice Aristotele nel terzo libro della Poetica [fr. 75 Rose], [fr. 75],
Antiloco di Lemno e Antifonte, l'interprete di presagi, cos
come con Pitagora, Cilone e Onata.
[87 A 1. 5], [s. Z. 17] [58
A].
14 A 16. IAMBL. v. Pyth. 248-51. Che il complotto sia stato 14 A 16. IAMBL. V. P. 248ff.
fatto mentre Pitagora era assente, tramandano concordemente , ,
tutti: ma non tutti sono d'accordo nel dire dove egli fosse,
, [I 103.
perch per gli uni era andato presso Ferecide di Siro, per gli
15 App.] ,
altri era andato a stabilirsi a Metaponto. E pi cause del
.
complotto s'adducono. Tra le altre questa, che il complotto sia ,
stato fatto dai Cilonei per questa ragione. Cilone di Crotone era .
per nascita, per fama e per ricchezza, uno dei primi cittadini,
ma era anche aspro e violento e sedizioso e d'animo tirannico. ,
Costui era stato preso dal desiderio di entrare a far parte della
comunit dei Pitagorici, e s'era rivolto allo stesso Pitagora, ma [I 103. 20]
ne era stato respinto per le ragioni che ho dette. (249) Aveva
quindi, per questo fatto, intrapreso un'aspra guerra coi suoi
amici contro Pitagora e i suoi amici: e cos violenta fu la guerra . (249)
di lotte d'ogni genere. (4) Ora, in quei tempi, vennero nelle citt
della Magna Grecia ambasciatori da quasi tutte le parti
. DIOG. LAERT. VIII
dell'Ellade, per mettere pace, ma esse accettarono l'arbitrato dei 40. [fr. 35 b Wehrli]
soli Achei per porre fine ai loro mali. G IAMBL. v. Pyth. 254
sgg. Ma poich Apollonio in alcune parti si discosta da questo , ' . / POLYB. II 38,
racconto, e molto aggiunge non detto da altri, voglio riportare 10ff. [I 104. 15 App.]
anche la sua esposizione della ribellione contro i Pitagorici...
Fino a che Pitagora fu pronto a conversare con chiunque gli si . . . POLYB. II 39, 1 '
avvicinasse, fu gradito alla citt, ma dopo che cominci a
intrattenersi soltanto coi suoi discepoli, perdette il favore. Ch,
se accettavano di essere superati da lui, straniero, erano irritati , (2)
con quelli del luogo che apparivano privilegiati; e insieme
( ,
sospettavano che si unissero per sopraffarli.
[I 104. 20 App.]
S'aggiungeva poi che quei giovani venivano dalle famiglie pi ) (3) '
illustri e facoltose, e che, col passare del tempo, essi non solo
primeggiarono entro la famiglia, ma divennero insieme
. (4) ,
reggitori della citt, avendo costituito una grande societ (ch
erano pi di trecento) bench fossero soltanto una piccola parte ,
della citt... (255) E tuttavia, fino a che i Crotoniati non
. G IAMBL. v. Pyth. 254
s'impossessarono di terra straniera e Pitagora rimase nella citt, sgg.
l'ordine istaurato dopo che la societ s'era formata perdur,
bench fosse sgradito e si cercasse un'occasione per
,
rovesciarlo. Ma dopo che si furono impadroniti di Sibari e
,
Pitagora se ne fu andato, come i Pitagorici non vollero
....
distribuire la terra conquistata secondo i desideri del popolo
, ,
minuto, l'odio nascosto proruppe, e il popolo si ribell contro di , .
loro. Capi della sedizione furono coloro che avevano maggiori , '
legami d'affinit e parentela coi Pitagorici. E la causa era
, '
questa, che molte usanze dei Pitagorici li irritavano, cos come .
irritavano tutti gli altri, come quelle che avevano qualche cosa
di singolare e di diverso da quelle di tutti, ma soprattutto li
,
irritavano perch pensavano che su di loro soltanto cadesse il ,
disonore. Il fatto che nessun Pitagorico chiamava Pitagora col ,
suo nome, ma dicendolo divino finch era in vita, e poi,
( ),
dopo la sua morte, quell'uomo ... e similmente che non
, '
s'alzavan mai dal letto dopo sorto il sole, e che non portavano (255) .
anelli con immagini della divinit... (257) tutto questo, come ,
dissi, irritava tutti ugualmente... Per parte loro poi i parenti
,
erano irritati dal fatto che i Pitagorici si stringevano tra loro la .
mano ma non stringevano quella dei loro familiari, eccettuati i , ,
genitori, e usavano in comune delle sostanze, ma ne
escludevano loro. Furono questi gli iniziatori della ribellione: e , ,
gli altri prontamente li secondarono. Tra gli stessi mille, Ippaso .
e Diodoro e Teage domandarono che fosse concesso a tutti il
diritto di partecipare alle assemblee e di essere eletti alle
. ' ,
cariche pubbliche, e che fosse fatto obbligo ai magistrati di
,
rendere conto del loro operato a uomini designati dalla sorte di , ' ,
tra tutti; s'opposero Alcimaco e Dimaco e Metone e Democede, '
Pitagorici, dicendo che non doveva essere modificata la
.
costituzione patria: vinsero per quelli che favorivano il popolo , ,
minuto.12* (258) Dopo questo, raccoltasi la moltitudine, gli
, , ,
oratori Cilone e Ninone, il primo di ricca famiglia, il secondo , ... , , '
dei popolari, cominciarono ad accusare i Pitagorici,
,
dividendosi le parti. E dopo che un lungo discorso d'accusa fu (257) , ,
pronunciato da Cilone, l'altro continu l'accusa, vantandosi di ...
aver conosciuto i segreti dei Pitagorici, in realt per avendo ,
fatto lui stesso scrivere insidiosamente in un libello cose che ,
potessero servire a calunniarli, e dando poi da leggere il libello , ,
allo scrivano pubblico. (259) Il titolo del libro era Discorso
.
sacro; e v'erano scritte cose di tal genere: onora gli amici come
gli di, ma gli altri trattali come fiere... (260) Diceva insomma .
che la loro filosofia altro non era se non una congiura contro il
popolo, e li invitava a non lasciarli neppur parlare, e a pensare
che neppure si sarebbero radunati se quelli avessero persuaso i ,
mille ad approvare i loro consigli: non si doveva dunque
lasciare la parola a quelli che avevano cercato in ogni modo di
toglierla agli altri, ma piuttosto usare la forza contro di loro
, (258)
quando stavano per votare o per prendere la scheda del voto, .
ch era cosa vergognosa che quelli che al fiume Tetraente
avevano vinto 300 000 uomini fossero oppressi dalla millesima . '
loro parte. (261) Per dire in breve, eccit a tal punto con le sue , . ,
accuse gli ascoltatori, che pochi giorni dopo si raccolsero e si
prepararono ad assalire i Pitagorici celebranti una festa in
,
onore delle Muse, in una casa presso il tempio d'Apollo. I
,
Pitagorici, informati in tempo, si rifugiarono in un albergo, e ,
Democede con i giovani se ne and a Platea. Quelli intanto,
(259) . '
abrogate tutte le leggi, fecero un decreto, col quale, accusando " ",
Democede di aver raccolto i giovani per farsi tiranno,
. ,
promisero tre talenti a chi l'uccidesse... Democede fu vinto da ' . .. (260)
Teage, e a costui la citt dette i tre talenti. (262) Molti mali
tormentavano la citt e la regione; e i fuggiaschi furono rinviati ,
a giudizio; e incaricate del giudizio furono tre citt, Taranto,
' '
Metaponto e Caulonia: gli inviati di queste citt, ricompensati ,
con denaro per il giudizio, come si legge nelle memorie di
.
Crotone, decretarono che i colpevoli fossero esiliati. Riusciti
vincitori in giudizio [gli autori della sommossa], esiliarono
, '
anche altri che erano avversi al nuovo stato di cose, e insieme i ,
parenti dei condannati all'esilio, dicendo che non volevano
, ,
macchiarsi d'empiet, staccando i figli dai genitori. E
cancellarono i debiti, e distribuirono la terra. (263) Molti anni
dopo, periti in una battaglia Dinarco e i suoi seguaci e morto (261) . '
Ligate, uno dei pi importanti capi della ribellione, i cittadini si , '
pentirono e furono presi da compassione e decisero di
, ,
richiamare gli esuli sopravvissuti. Si servirono per questo di
' '
ambasciatori chiamati dall'Acaia e si riconciliarono con gli
. ,
esuli e a Delfi deposero il testo del giuramento di
,
riconciliazione. I Pitagorici ritornati, tolti i pi vecchi, furono .
circa sessanta. /
,
,
... []
, (262)
.
,
, ,
, ,
,
, .
,
. (263)
.
,
,
, ,
.
'
(264)
.
. /
SCRITTI - DOTTRINA
SCHRIFTEN, LEHRE
[I 104. 25 App.]
14 A 17. PHILOD. de piet. p. 66, 4 b 3. Alcuni negano che
Pitagora abbia scritto altre opere oltre <ai tre libri>. IAMBL. v. 14 A 17. PHILOD. de piet. p. 66, 4b 3 Gomp. '
Pyth. 199. S'ammira anche la cura che ebbero a tener segrete le
loro dottrine. Perch in tante generazioni fino a Filolao nessuno ? . IAMBL. V. P. 199 [verm. aus
conobbe memorie di Pitagorici: fu Filolao il primo a divulgare i Aristoxenos]
tre libri famosi, di cui si dice che furono acquistati per cento
mine da Dione siracusano per incarico di Platone, quando
[I 104. 30]
Filolao si trov in dura e grave povert. Filolao faceva parte
, '
della setta dei Pitagorici, e per questo aveva potuto avere i libri ,
[cfr. 44 A 1].
,
,
, . Vgl. 44
A 1 ( 85). c. 18, 4.
14 A 18. IOSEPH. c. Ap. I 163. Non c' opera che sia attribuita 14 A 18. IOSEPH. c. Ap. I 163 [I 104. 35] [Pyth.]
concordemente a lui: ma molti hanno tramandato notizie su di ,
lui: il pi celebre tra questi Ermippo, che s'occup con cura , . (vgl.
d'ogni genere di storia. PLUTARCH. de Alex. fort. I 4 p. 328. 11 A 11. c. 19, 2). PLUT. Alex. fort. I 4 p. 328
N Pitagora n Socrate n Arcesilao n Carneade lasciarono
[I 105. 1]
scritti. GALEN. de plac. Hipp. et Plat. V 459, 2 Mller.
. GALEN. de plac. Hipp. et Plat.
Posidonio afferma [che la psicologia, che poi Platone segu, la V 459 Mll. ,
segu] anche Pitagora, bench di lui non ci sia giunto alcuno
scritto, ma congetturandolo da quanto hanno scritto alcuni suoi ,
discepoli.
[I 105. 5 App.] . Vgl. in Hipp. de nat. hom.
XV 67 K.
14 A 19. DIOG. LAERT. VIII 6. Alcuni affermano che
14 A 19. DIOG. VIII 6
Pitagora non lasci neppure uno scritto; ma scherzano. Eraclito (.
fisico quasi grida quando dice [22 B 129]:
[22 B 129]
Pitagora di Mnesarco esercit la ricerca pi di tutti gli altri
'
uomini. E avendo fatto una scelta da questi scritti, cos si cre .
la sua scienza, ch' varia conoscenza e mala arte.
, , .'[I 105.
Disse cos perch Pitagora, nel principio del suo libro Della
10 App.] ' ,
natura, scrive:
"
Per l'aria che respiro e per l'acqua che bevo, non avr mai
, , , , '
biasimo per questo discorso.
."
Tre libri scrisse Pitagora: Dell'educazione, Del governo delle , , ,
citt, Della natura. (7) Quello che esiste ed attribuito a
) (7)
Pitagora di Liside di Taranto, pitagorico, fuggito a Tebe e
diventato maestro di Epaminonda. Eraclide di Serapione
[I 105. 15 App.] [vgl. c. 46].
nell'epitome di Sozione [fr. 9 F.H.G. III 169] afferma che egli '
scrisse anche un poema Intorno al tutto, e, secondo, il Discorso [fr. 9 F.H.G. III 169]
sacro, che comincia con le parole:
, ,
O giovani, onorate con animo sereno tutte queste cose;
" , ' ",
poi, terzo, un libro Intorno all'anima, poi, quarto, Della piet, , ,
poi, quinto, A Elotale (il padre di Epicarmo di Coo) [cfr. 23 A [vgl. 23 A 3, 8],
3, 8], poi, sesto, Crotone, e altri. Il Discorso mistico Eraclide lo . [I 105. 20 App.]
attribuisce ad Ippaso, e aggiunge che fu scritto per calunniare ,
Pitagora; e che molti altri discorsi, scritti da Astone di Crotone, [vgl. c. 18].
furono attribuiti a Pitagora. (8) Ione di Chio nei Triagmi dice . G CLEM.
che Pitagora scrisse alcuni libri e li attribu a Orfeo. G CLEM. ALEX. strom. I 131 [II 81, 11].
ALEX. strom. I 131 [II 81, 11]. Ione di Chio nei Triagmi dice
che anche Pitagora attribu alcuni suoi scritti ad Orfeo. /
. /
14 A 20. DIOG. LAERT. IX 23. Favorino, nel quinto libro
14 A 20. DIOG. IX 23 (Parmenides)
delle Memorie, scrive che Parmenide sembra essere stato il
[28 A
primo a dire che Vespero e Lucifero [28 A 1 23] sono la
1 23] . . . .
stessa stella... altri dicono che fu Pitagora.
14 A 21. AT. II 1, 1 [Dox. 327]. Pitagora fu il primo a
14 A 21. AT. II 1, 1 (D. 327, 8) .
chiamare cosmo la sfera delle cose tutte, per l'ordine che esiste [I 105. 25]
in essa.
.
15. CERCOPE
CICER, de nat. d. I 38, 107. Aristotele [fr. 7 Rose] insegna che CIC. de nat. d. I 38, 107 Orpheum poetam docet Aristoteles [fr.
il poeta Orfeo non esistette mai; e tramandano che questo
7] numquam [I 105. 30 App.] fuisse et hoc Orphicum carmen
carme orfico in realt fu composto da un certo Cercope
Pythagorei ferunt cuiusdam fuisse Cercopis. CLEM. Strom. I
pitagorico. l* CLEM. ALEX. strom. I 131 [II 81, 11]. Epigene, 131 [II 81, 11 Sthl.]
nell'opera Sulla poesia attribuita ad Orfeo, dice che di Cercope [I 106. 1 App.]
pitagorico sono il carme la Discesa nell'Ade e il Discorso
sacro, e di Brontino il Peplo e i libri della Fisica. SUID. s. v. [ang. Schriften des Pythagoras, s. 36 B 2],
. Scrisse ... Discorsi sacri in 24 rapsodie. Alcuni
[c. 17]. SUID. s. v.
dicono che questi discorsi sono di Teogneto tessalo, altri del
. .
pitagorico Cercope.
, [I 106. 5]
DIOG. LAERT. II 46. Cos Cercope rivaleggiava con Esiodo.2* . DIOG. II 46 [s. I 103, 10ff.]
. [nml. ]. Wohl ein anderer,
nmlich Kerkops von Milet, dem man, wie Hesiod, das Gedicht
Aigimios zuschrieb; vgl. Kinkel Epic. Graec. frag. S. 82 ff.,
Rzach fr. 1902.
16. PETRONE
16[6]. PETRON
PLUTARCH. de defect. or. 22 p. 422 B. Dice che i mondi sono PLUT. de defect. or. 22 p. 422 B [I 106. 10 App.]
183, disposti secondo la figura di un triangolo, e che in ogni
[n. ]
lato del triangolo ci sono 60 mondi: gli altri tre si trovano nei ,
tre angoli. E tutti si toccano secondo la loro successione, e tutti .
si muovono lentamente intorno, come in una danza.
,
PLUTARCH. de defect. or. 23 p. 422 D. Lo confuta il numero . PLUT. de defect. or. 23 p. 422
dei mondi, che non n egizio n indo, ma dorico della Sicilia, D '
di un imerese di nome Petrone. Il libro di costui io non lo lessi, [I 106. 15 App.]
e neppure so che si sia salvato, ma Ippis di Reggio, ricordato da ,
Fania di Ereso [fr. 22 F.H.G. II 300] riferisce che Petrone
,
opinava e diceva che i mondi sono 183, e che si toccano
, [fr. 22
secondo l'elemento, ma che cosa significhi questo toccarsi
F.H.G. II 300],
secondo l'elemento non chiarisce, n aggiunge alcuna
, ,
argomentazione.1*
' , '
" ", [I 106. 20]
' .
17. BRO(N)TINO
17[7]. BRO(N)TINOSApp.
famoso, da alcuni attribuito a Teano, che la donna deve, dopo , [I 106. 25]
essersi staccata dal marito, nello stesso giorno sacrificare agli
di) le donne di Crotone, e la pregarono di aiutarle a persuadere ,
Pitagora a parlare ai loro mariti esortandoli ad essere continenti ,
con loro. DIOG. LAERT. VIII 42. Pitagora aveva anche una
moglie, di nome Teano, figlia di Brontino di Crotone (altri
dicono che costei era moglie di Brontino e discepola di
. DIOG. VIII 42
Pitagora). E aveva anche una figlia, Damo, come dice Liside , ,
nella lettera ad Ippaso.
: , [I 106. 30] ,
[I 107. 1 App.] .
,
.
17 A 2. DIOG. LAERT. VIII 83. G 83. Alcmeone fu figlio di 17 A 2. DIOG. VIII 83 Alkmaion beginnt seine Schrift (24 B
Pinito; lo dice lui stesso nel principio del suo scritto [24 B 1]: / 1): G ,
Alcmeone di Crotone, figlio di Pirito, disse queste cose a
/
Brotino e a Leonte e a Batillo: delle cose oscure hanno
conoscenza certa gli di.
[I 107. 5 App.] .
17 A 3. DIOG. LAERT. VIII 55. La lettera attribuita a
17 A 3. DIOG. VIII 55
Telauge, ov' detto che Empedocle fu discepolo di Ippaso e di , [Empedokles]
Brotino, [Neante dice che] non degna di fede.
, .
17 A 4. SUID. s. v. [1 A 1]. Scrisse... il Peplo e la
17 A 4. SUID. s. v . [1 A 1]
Rete. Per alcuni queste opere sono di Zopiro Eracleota, per altri , ...
di Brotino... e i libri della Fisica, che alcuni attribuiscono a
, . CLEM. Strom. I 131 (II 81, 13
Brotino... CLEM. ALEX. strom. I 131 [II 81, 11]. Epigene
St.) [vgl. I 106, 2] [I 107. 10 App.]
dice... che il Peplo e i libri della Fisica sono di Brotino.
[Schriften des Orpheus] .
17 A 5. IAMBL. de comm. math. sc. 8 p. 34, 20 Festa. Perci 17 A 5. IAMBL. de comm. math. sc. 8 p. 34, 20 Festa
anche Brotino nel libro Sul pensiero intuitivo e sul pensiero
discorsivo, distinguendo l'uno dall'altro, dice: Il pensiero
' . Zitate aus der geflschten Schrift
discorsivo pi che quello intuitivo.1*
auch Syrian. Metaph. p. 926a 2 und fters [I 107. 15] [Ps.
Alex. Met. 821, 34 Hayd.]; Stob. b. Phot. bibl. 114a 29.
18. IPPASO
VITA
18[8]. HIPPASOS
LEBEN
. [I 108. 1]
, '
.
18 A 3. DIOG. LAERT. VIII 7. Eraclide dice che il Discorso 18 A 3. DIOG. VIII 7 [s. ob. I 105, 19]
mistico di Ippaso, e che fu scritto per calunniare Pitagora.
[des Pythagoras] [I 108. 5 App.]
.
18 A 4. IAMBL. de comm. math. sc. 25 p. 77, 18, e v. Pyth. 88. 18 A 4. IAMBL. V. P. 88 und de c. math. sc. 25 '
Dicono che Ippaso era un pitagorico, che divulg e descrisse la , ,
sfera formata dai dodici pentagoni, che mor, per questa sua
empiet, in un naufragio, e che ebbe fama d'aver fatta lui la
,
scoperta, mentre tutte le scoperte erano di quell'uomo, come, , "
senza nominarlo, chiamano Pitagora. Le matematiche, dopo
".
che furono divulgate... le condussero innanzi soprattutto
[I 108. 10 App.] .
Teodoro di Cirene e Ippocrate di Chio. I Pitagorici dicono che , ,
la geometria fu divulgata perch a un pitagorico che aveva
,
perduto la sua sostanza fu concesso, dopo tale sciagura, di
guadagnarsi denaro con essa. IAMBL. v. Pyth. 246. Dicono che [c. 43] [c. 42].
colui che per primo divulg la natura della commensurabilit e
dell'incommensurabilit a uomini che non meritavano d'essere , ' ,
messi a parte di queste conoscenze, venne in tal odio agli altri [I 108. 15] .
Pitagorici, che questi non solo lo cacciarono dalla comunit,
IAMBL. V. P. 246
ma anche gli costruirono un sepolcro come se fosse morto, lui
che una volta era stato loro amico. IAMBL. v. Pyth. 247. Altri ,
aggiungono che anche la divinit s'adir con quelli che
,
avevano divulgato la dottrina di Pitagora: ch per, come
empio, in mare colui che rese noto come la figura
' . IAMBL.
dell'icosagono (e cio del dodecaedro, che una delle
V. P. 247
cosiddette cinque figure solide) si pu iscrivere in una sfera.
[I 108. 20 App.] .
Altri ancora dicono che ebbe questa sorte colui che parl ad
altri dei numeri irrazionali e dell'incommensurabilit. CLEM. , ' ,
ALEX. strom. V 58 [II 364, 27]. Dicono che il pitagorico
,
Ipparco [sic!], colpevole di aver divulgato con gli scritti la
.
dottrina di Pitagora, fu bandito dalla comunit, e che gli fu fatta . CLEM. Strom.
una stele funebre come se fosse morto. G DIOG. LAERT. VIII V 58 (II 364, 27 St.) (sic)
42. Aveva anche una figlia, Damo, come dice Liside nella
[I 108. 25 App.]
lettera ad Ippaso, dove parla in questo modo di Pitagora:
' . G DIOG. LAERT. VIII 42.
Molti dicono che tu anche pubblicamente parli della filosofia, ,
violando il precetto di Pitagora, il quale, affidando le memorie , "
alla figlia Damo, le raccomand di non consegnarle a nessuno ,
che non fosse della famiglia. Ed essa, che pur poteva
guadagnare molto denaro divulgando i discorsi, non lo fece,
perch preferiva obbedire al padre e restar povera che acquistar .
denaro: ed era una donna. /
, ." /
18 A 5. IAMBL. v. Pyth. 257 [da Apollonio]. Tutte queste
18 A 5. IAMBL. V. P. 257 , [ 255]
cose, come dissi, irritavano tutti, ch vedevano i Pitagorici
, '
vivere separatamente dagli altri. Per parte loro poi i parenti
...
erano irritati per il fatto che i Pitagorici, mentre tra loro si
[nml. ]
stringevano la mano, non la stringevano ai loro parenti,
[I 108. 30 App.]
eccettuati i genitori, e perch, mentre usavano in comune le
,
loro sostanze, ne escludevano loro. Furono questi gli iniziatori
della ribellione; e gli altri prontamente li secondarono. Tra i
mille allora Ippaso e Diodoro e Teage sostennero che a tutti
,
doveva essere concesso il diritto di partecipare alle assemblee e
di essere eletti alle cariche pubbliche, e che i magistrati
[c. 19]
dovevano rendere conto del loro operato a uomini designati
[I 108. 35 App.]
dalla sorte di tra tutti; s'opposero i Pitagorici Alcimaco e
.
approfondita della sua dottrina, acusmatici quelli cui erano
insegnate soltanto le regole sommarie senza accurate
spiegazioni.
, [aus der Erzhlung des
Apollonios].
XXIV 746 Migne. Un altro, dopo aver testimoniato che Glauco [I 109. 40] [vgl. Zenob. II 91].
ebbe somma abilit nella musica, dice che i quattro dischi di
Vgl. EUS. c. Marc. XXIV 746 Migne '
bronzo, costruiti da lui appunto a questo scopo, davano origine,
quand'erano battuti, a un armonioso concento di suoni.
[I 110. 1 App.] '
.
18 A 13. THEO SMYRN. p. 59, 4. Questi accordi alcuni
18 A 13. THEO SMYRN. p. 59, 4 Hill.
pensavano che fossero originati dai pesi, altri dalle grandezze, ,
altri dalle vibrazioni e dai numeri, altri dai vasi e dalle
[I 110.
grandezze. Laso di Ermione (e quelli della scuola di Ippaso di 5 App.] [ ]. ,
Metaponto), secondo che si tramanda, giudicando che la
,
velocit e la lentezza delle vibrazioni onde nascono gli accordi
fossero esprimibili secondo la serie dei rapporti numerici,
' ***
otteneva questi rapporti servendosi di vasi. Prendeva infatti
'
alcuni vasi tutti uguali, e, mentre ne lasciava uno vuoto,
,
riempiva il secondo d'acqua fino alla met; poi li percuoteva
, [I
entrambi e otteneva l'accordo d'ottava. Quindi, lasciando
110. 10]
ancora vuoto uno dei vasi, riempiva l'altro per una quarta parte,
e poi ancora li percoteva entrambi e otteneva l'accordo di
,
quarta: l'accordo di quinta l'otteneva, quando riempiva un vaso , ,
per la sua terza parte. Il rapporto tra il vuoto d'un vaso e quello
dell'altro era dunque di 2 a 1 nell'accordo d'ottava, di 3 a 2
,
nell'accordo di quinta, di 4 a 3 nell'accordo di quarta.3*
, .
18 A 14. BOH. inst. mus. II 19 [da Nicomaco]. Eubulide e
18 A 14. BOH. inst. mus. II 19 [aus Nikomachos] [I 110. 15]
Ippaso in altro modo ottengono l'ordine degli accordi. Dicono sed Eubulides [vgl. I 99, 27] atque Hippasus alium
che gli aumenti della moltiplicazione si susseguono in un
consonantiarum ordinem ponunt. aiunt enim multiplicitatis
ordine che risponde a quello della diminuzione dell'aliquota dei augmenta superparticularitatis deminutioni rato ordine
numeri epimori. Cos non ci pu essere doppio senza met, n respondere. itaque non posse esse duplum praeter dimidium
triplo senza terza parte. Essendoci il doppio, ne nasce l'accordo nec triplum praeter tertiam partem. quoniam igitur sit duplum,
d'ottava; essendoci la met, ne nasce la frazione di tre mezzi, ex eo diapason consonantiam [I 110. 20] reddi, quoniam vero
che in qualche modo la sua contraria, e che segna l'accordo di sit dimidium, ex eo quasi contrarium divisioonem
quinta. Se si mescolano questi due rapporti, quello dell'accordo sesquialteram, id est diapente, effici proportionem. quibus
d'ottava e quello dell'accordo di quinta, nasce il triplo, che
mixtis, scilicet diapason ac diapente, triplicem procreari, quae
contiene i due accordi. Poi dal triplo s'ottiene, per divisione
utramque contineat symphoniam. sed rursus triplici partem
contraria, la parte terza che d origine all'accordo di quarta. I tertiam contraria divisione partiri, ex qua rursus diatessaron
due rapporti del triplo e dei quattro terzi, uniti, danno origine al symphonia nascetur. triplicem vero atque sesquitertium [I 110.
rapporto del quadruplo: sicch si pu dire che dall'accordo
25] iunctos quadrupiam comparationem proportionis efficere.
unificato dell'ottava e della quinta e dall'accordo di quarta
unde fit, ut ex diapason ac diapente, quae est una consonantia,
nasce l'accordo semplice che, consistendo nel quadruplo, ha
et diatessaron una concinentia coniungatur, quae in quadruplo
preso il nome di doppia ottava. Anche cos l'ordine degli
consistens bis diapason nomen accepit. secundum hoc quoque
accordi questo: ottava; quinta; ottava e quinta; quarta; doppia hic ordo est: diapason, diapente, diapason ac diapente,
ottava.4*
diatessaron, bis diapason.
18 A 15. IAMBL. in Nicom. arithm. 100, 19. Anticamente, al 18 A 15. IAMBL. in Nic. p. 100, 19 Pist. [I 110. 30]
tempo di Pitagora e dei matematici della sua scuola, si
conoscevano soltanto tre medie proporzionali, l'aritmetica, la ' ,
geometrica e quella che, terza nell'ordine, originariamente era ,
detta subcontraria, e poi da Archita [47 B 2] e da Ippaso e dalle [47 B 2]
loro scuole fu chiamata armonica... In seguito, dopo il
...
mutamento del nome, i matematici della scuola di Eudosso
[I 110. 35]
scopersero altre tre medie proporzionali, e chiamarono la
quarta col nome che le si addice di subcontraria,... e le altre
, ...
due, secondo l'ordine, quinta e sesta.(93)
. Vgl. S. 113, 16. 116, 1
Pist.
20. PARM(EN)ISCO
20 A 1.IAMBL. v. Pyth. 267. Di Metaponto sono Brontino,
Parmisco, Orestada etc. [cfr. 58 A].
20 [10]. PARM(EN)ISKOS
20 A 1.IAMBL. V. P. 267 [I 112. 30 App.]
, [so die Hs.], , .
Vgl. 58 A.
20 A 2. DIOG. LAERT. IX 20. Sembra che Senofane sia stato 20 A 2. DIOG. IX 20 [Xenophanes, s. I 114, 10]
*
.
20 A 3. ATHEN. XIV 614 A [so die Hs.]
, [I 112. 35 App.]
[fr. 8 F.H.G. IV 493],
.
21. SENOFANE
21[11]. XENOPHANES
A. VITA E DOTTRINA
' , ,
.
[I 113. 1 App.] '
, ,
,
'
. [I 113. 5
App.]
.
Inventar des Artemistempels zu Delos IG XI 2, 161 B 17 p. 49
vgl. p. 54 , ,
.
21 A 1. DIOG. LAERT. IX 18 sgg. (18) Senofane di Colofone, 21 A 1. DIOG. IX 18ff. (18) [I 113. 10 App.]
figlio di Dexio1*, o, come dice Apollodoro [F.Gr.Hist. 244 F , [F.Gr.Hist. 244 F 68 a II 1039]
68 a II 1039], di Ortomeno, lodato da Timone: dice infatti [fr.
60 Diels; cfr. A 35]:
[fr. 60 Diels; vgl. 21 A 35] '
'.
e Senofane che senza superbia ha censurato le omeriche
menzogne.
[I 113. 15 App.]
, .
Lasciata la patria2*dimor a Zancle 3*di Sicilia e poi prese
' , '
parte alla colonia diretta ad Elea4*e quivi insegn; dimor
anche a Catania. Secondo alcuni non fu discepolo di nessuno, , , . ,
, ' .
secondo altri invece dell'ateniese Botone o, come vuole
' ,
qualcuno, di Archelao. E, come dice Sozione, fu
contemporaneo di Anassimandro. Ha scritto in versi epici, ed . [I 113. 20 App.]
elegie e giambi contro Esiodo e Omero [cfr. A 19] censurando .
quanto essi hanno detto degli di. Inoltre cantava egli stesso le [21 B 19] [B 7],
[B 20], ,
sue composizioni poetiche5*. Si dice che abbia polemizzato
" ... " [B 8].
contro Talete [B 19] e Pitagora [B 7] e che abbia attaccato
anche Epimenide [B 20]. Visse sino a tardissima et, come dice (19) ,
, .
egli stesso in un luogo della sua opera: Son gi
' [I 113. 25
sessantasette... [B 8].
(19) Dice che gli elementi delle cose sono quattro; che i mondi App.] . ,
,
sono infiniti6* ma non mutano; che le nubi si formano per
l'alzarsi di evaporazioni prodotte dal sole che si levano alla
sfera estrema; che la natura di dio sferica e che non ha nulla . ,
.
di simile all'uomo; che tutto intiero vede e tutto intiero ode,
per non respira7*; che tutto mente e sapienza e che eterno
[cfr. A 12]. Fu il primo8*a dichiarare che tutto ci che nasce [I 114. 1] . (20)
perituro e che l'anima soffio9*.
"" "
Disse anche che le cose molteplici sono subordinate
10
" [vgl. 31 A 20].
all'intelletto * e che coi tiranni bisogna essere o in nessun
[vgl. B
rapporto o nei migliori rapporti. (20) Dicendogli Empedocle
34], .
[I 114. 5 App.]
[Lobon, fr.
17 Crn.]. [540537; APOLLOD. F.Gr.Hist. 244 F 68 b II 1039. Vgl. B 8, 4].
[fr. 17 Fowler]
, [I
114. 10 App.] . *
,
[fr. 2 F.H.G. III 577].
.
21 A 2. DIOGENES IX 21
.
[fr. 6a; Dox. 482] [I 114. 15]
. Vgl. 28 A 1.
21 A 3. HERACLIT. [22 B 40]
.
21 A 4. CICERO Acad. II 118 (aus Theophr.) Xenophanes
paulo etiam antiquior (als Anaxagoras) unum esse omnia.
21 A 11. PLUTARCH. reg. apophth. p. 175 C. A Senofane di 21 A 11. PLUT. Reg. apophth. p. 175 C
Colofone che diceva di potere a stento mantenere due servi:
"'
Omero, - disse [Gerone] - che tu dilaceri, ne mantiene, morto, " (Hiero), " ,
pi di diecimila.
".
21 A 12. ARISTOT. rhet. B 23. 1395 b 5. Un altro [luogo
21 A 12. ARIST. Rhet. B 23. 1399b 5 [I 115. 5 App.]
retorico] quello fondato sull'argomento: se identiche sono le [sc. ] , ,
conseguenze, identiche sono le premesse. Cos Senofane disse . "
che ugualmente empio tanto sostenere che gli di nascono
come dire che muoiono. Infatti nell'un caso e nell'altro
"
consegue che gli di in alcun tempo non sono.
.
21 A 13. ARISTOT. rhet. B 26. 1400 b 5. Cos Senofane, agli 21 A 13. ARIST. Rhet. B 26. 1400b 5 .
Eleati che gli domandavano se dovevano o no far sacrifici ed , [I 115. 10]
elevare lamenti per Leucotea, consigli di non elevare lamenti , , ,
se la ritenevano una dea, di non far sacrifici se la ritenevano
, ' , . Anders PLUT. Amat. 18,
mortale18*. Diversamente PLUTARCH. amat. 18, 12 p. 736 D. 12. p. 736 D .
Senofane consigli gli Egizi19*a non rendere onore ad Osiride, ,
se lo ritenevano mortale, appunto perch mortale; se invece lo . de Is. et Os. 70. 379 B .
ritenevano un dio di non elevare lamenti [cfr. 222 B 127].
, , ,
PLUTARCH. de superstit. 13 p. 171 E. Senofane il fisico,
, [vgl. 22 B 127]. PLUT. [I
vedendo che gli Egizi nelle feste religiose si battevano il petto 115. 15 App.] de superstit. 13 p. 171 E .
ed elevavano lamenti, li avvert opportunamente: Se costoro
sono di - disse - non dovete elevare lamenti per loro: se sono "" " ,
uomini non dovete per loro sacrificare.
' , " [vgl.
Cfr. [PLUTARCH.] apophth. lac. 26 p. 228 E.
Ps. PLUT. Apophth. Lac. 26 p. 228 E].
21 A 14. ARISTOT. rhet. A 15. 1377 a 19. E quadra bene
21 A 14. ARIST. Rhet. A 15. 1377a 19
l'osservazione di Senofane che non c' parit di condizioni
, [I 115. 20 App.]
quando chi empio invita al giuramento chi pio; sarebbe lo [zum Eid] , '
stesso che chi robusto invitasse chi debole a colpire o a
.
essere colpito.
21 A 15. ARISTOT. metaph. 5. 1010 a 4. Per cui parlano con 21 A 15. ARIST. Metaph. 5. 1010a 4
una certa apparenza di verit ma non dicono la verit; pi
,
giusto infatti dire cos che non come diceva Epicarmo di
.
Senofane.
21 A 16. PLUTARCH. de vit. pud. 5 p. 530 E. Non sconcertarti 21 A 16. PLUT. de vit. pud. 5 p. 530 E
e non lasciarti intimidire se ti deridono, ma fa come Senofane , [I 115. 25 App.] '- .
che, quando Laso figlio di Ermione20*a un suo rifiuto di
giocare ai dadi con lui lo chiam vile, fu pronto a convenire
con lui di essere straordinariamente vile e timido riguardo alle .
cose turpi.
21 A 17. PLUTARCH. de comm. not. 46, 3 p. 1084 F.
21 A 17. PLUT. de comm. notit. 46, 3 p. 1084 F .
Senofane a un tale che gli raccontava di aver visto delle
anguille che vivevano nell'acqua calda: Allora, - disse - le
"" " ".
faremo cuocere nell'acqua fredda.
POESIA
POESIE [I 115. 30]
21 A 18. DIOG. LAERT. IX 22. Anch'egli [Parmenide] fa
filosofia in versi come fanno e Esiodo e Senofane e
Empedocle. G PLUTARCH. de Pyth. or. 18 p. 402 E.
Dapprima i filosofi esposero in versi le loro dottrine e i loro
pensieri, come hanno fatto Orfeo, Esiodo, Parmenide,
Senofane, Empedocle, Talete [cfr. A 5]. /
21 A 21. APUL. flor. 20. Empedocle compone carmi, Platone 21 A 21. APUL. Florida c. 20 [I 116. 1 App.] canit enim
dialoghi, Socrate inni21*, Epicarmo commedie, Senofonte
Empedocles carmina, Plato dialogos, Socrates hymnos,
storie, Senofane satire.
Epicharmus comoedias, Xenophon historias, Xenophanes [?]
satiras.
21 A 22. PROCL. in Hesiod. opp. 284 [da Plutarco]. Si dice 21 A 22. PROCL. zu Hesiod. Opp. 284 (aus Plutarch) .
che Senofane evidentemente per un suo spirito di critica
[I 116. 5 App.] '
piccina riguardo ai filosofi e poeti suoi contemporanei, abbia
dato fuori dei Silli sconvenienti contro tutti i filosofi e poeti.
.
21 A 23. SCHOL. ABT ad Il. II 212. Non gi Senofane, ma
21 A 23. SCHOL. ABT zu 212 , '
Omero stato il primo a comporre Silli l dove satireggia
,
Tersite e i capi.
.
21 A 24. AR. DIDYM. ap. STOB. ecl. II 1, 18. Il primo a far 21 A 24. ARIUS DID. bei STOB. Ecl. II 1, 18 (p. 6, 14 W.)
sentire agli Elleni una parola degna di nota stato Senofane
[I 116. 10 App.]
che ad un tempo colp con l'arma del ridicolo l'altrui
presunzione e manifest la propria circospezione; ed questa:
dio solo conosce la verit, l'opinione... [B 34, 4; cfr. A 35]. , , " ...
" (B 34, 4) Vgl. 21 A 35.
21 A 25. CICER. ac. pr. II 23, 74. Parmenide, Senofane,
21 A 25. CICERO Acad. prior. II 23, 74 Parmenides, X.,
bench con versi meno buoni che non Empedocle, ma tuttavia minus bonis quamquam versibus (nmlich als Empedokles),
in versi anch'essi, riprendono quasi irati l'arroganza di coloro sed tamen illi versibus increpant eorum [I 116. 15]
che, mentre nulla si pu sapere, osano dire di sapere.
adrogantiam quasi irati, qui cum sciri nihil possit, audeant se
scire dicere.
21 A 26. PHILO de prov. II 39. Non in questo modo per
21 A 26. PHILO de provid. II 39 non ita tamen X. aut
Senofane o Parmenide o Empedocle o quanti altri teologi,
Parmenides aut Empedocles sive alii quicumque theologi a
uomini divini, si lasciarono attrarre dalla forma poetica
poesi capti sunt divini viri [sc. deos mendaces finxerunt], sed
immaginarono dei menzogneri, ma al contrario, immersisi
potius theoriam naturae gaudio amplexi et vitam omnem ad
gioiosamente nella speculazione della natura e dedicando tutta pietatem laudemque deorum dedicantes optimi quidem viri
la loro vita alla piet e alla lode degli di, si rivelarono uomini comperti [I 116. 20] sunt, poetae tamen non felices: quos
per certo ottimi, ma poeti tuttavia non felici; occorreva che
oportebat divinitus spiritum sortiri gratiamque de caelo
fosse loro largita dalla divinit l'ispirazione e, dal cielo, grazia metrum carmen rhythmumque caelestem ac divinum, ut
metro carme e ritmo celeste e divino, perch potessero lasciare poemata vera relinquerent velut prototypum libri perfectum et
delle genuine opere poetiche che fossero come modello
pulcrum cunctis exemplar. Ebend 42. at quare Empedocles,
originario di libro e magnifico esemplare per tutti. PHILO de Parmenides, X. aemulatorque istorum chorus non sortiti sunt
prov. II 42. Ma perch Empedocle, Parmenide e Senofane e il spiritum Musarum, cum [I 116. 25 App.] theologiam
concerto dei loro imitatori non ebbero in dono lo spirito delle exercuerunt?
Muse speculando di teologia?
21 A 27. ATHEN. XIV 632 C-D. Che gli antichi fossero
21 A 27. ATHEN. XIV 632 CD
felicissimamente dotati di musicalit risulta chiaro anche da
,
Omero, il quale, siccome compone melodiosamente tutta
quanta la sua poesia, fa senza preoccuparsene una quantit di []
versi acefali e sincopati e anche tronchi. Invece Senofane,
, . .
Solone, Teognide e Focilide e inoltre Periandro di Corinto,
, [I 116. 30
autore di elegie, e quanti altri non sanno infondere melodia
App.]
nelle loro composizioni, stanno a rifinire i loro versi quanto al
ritmo e l'ordine delle quantit e stanno ben attenti che nessuno
di essi riesca n acefalo n sincopato n tronco.
.
DOTTRINA
LEHRE
21 A 28. ARISTOT. de M. X. G.22* cc. 3-4 p. 977 a sgg.
c. 3 (1) Egli dice, applicando l'argomento a dio, che
21 A 28. [ARIST.] de Melisso Xenophane Gorgia cc. 3. 4. ed.
impossibile, se qualcosa , che sia nato. Infatti necessario che Bekker
ci che nato sia nato o dal simile o dal dissimile: ora, n l'una p. 977a c. 3 (1) , , ,
n l'altra alternativa possibile. Perch n si addice di pi al
[15]
simile di essere generato dal simile piuttosto che non generarlo
(infatti delle cose che sono appunto uguali, identiche sono le '
propriet e si comportano reciprocamente in modo uguale), n (
si pu ammettere che il dissimile sia nato dal dissimile. (2) Se ) '
infatti il pi forte nascesse dal pi debole o il maggiore dal
. (2) [20 App.]
minore o il superiore dall'inferiore o all'inverso l'inferiore dal
superiore, si avrebbe una nascita dell'essere dal non essere: il ,
, , [I
121. 10] "
' ' ' " [B 29]
"'
" [ 99].
21 A 30. ARISTOT. metaph. A 5. 986 b 18. Pare infatti che
21 A 30. ARISTOT. Metaph. A 5. 986b 18
Parmenide sia pervenuto all'unit secondo il logo, Melisso
,
all'unit secondo la materia; perci il primo dice che finita, il , [I 121. 15]
secondo infinita. Senofane, che prima di loro ha sostenuto la ' .
tesi dell'unit (si dice infatti che Parmenide sia stato suo
( )
scolaro), non disse niente di preciso e non pare che abbia
,
toccato n dell'una n dell'altra specie di unit, ma, guardando , '
all'universo nel suo complesso, dice che l'uno dio. Costoro
[vgl. B 23] , ,
dunque, come dicemmo, sono da lasciar da parte ai fini della ,
nostra presente ricerca, due di essi poi del tutto in quanto sono , . .
un po' troppo rozzi, Senofane e Melisso.
21 A 31. SIMPLIC. phys. 22, 22 sgg. (1) necessario dunque 21 A 31. SIMPL. Phys. 22, 22ff. (1) [I 121. 20 App.]
che il principio sia o uno o non uno, che come dire
,
molteplici; e se uno che sia o immobile o mosso; e se
, , ,
immobile o infinito, come pare dica Melisso di Samo, o finito , ,
come dice Parmenide di Pireto, eleata: due filosofi questi che ,
non hanno parlato di un principio fisico, ma dell'essere
,
assoluto28*. (2) Che uno sia il principio o l'essere e il tutto (e n . (2) (
finito n infinito, n mosso n in quiete)29* ammise Senofane di [I 121. 25 App.]
Colofone il maestro di Parmenide30*, come dice Teofrasto
)
[phys. opin. fr. 5; Dox. 480] riconoscendo che la menzione
delle opinioni di costui appartiene a un altro ordine di ricerche [Phys. Op. fr. 5; D. 480]
piuttosto che non a una ricerca di fisica. (3) Infatti Senofane
. (3)
chiam dio questo uno e tutto31*, e lo dimostra uno con
.,
l'argomento che il supremo fra tutti. Posto che fossero molti, ,
dice, di necessit apparterrebbe ugualmente a tutti il dominare: , [I 121. 30]
ma dio il supremo e l'ottimo. (4) Lo dimostra ingenerato con . (4)
l'argomento che ci che nasce deve nascere o dal simile o dal
dissimile. Ma il simile dice che non patisce dal simile: infatti al .
simile non appartiene per nulla pi di generare il simile
piuttosto che essere generato da lui. Se poi nascesse dal
dissimile, l'essere verrebbe dal non essere. Cos lo dimostra
, [I 122. 1] .
ingenerato e imperituro. (5) Sostiene poi che non n infinito . (5)
n finito, perch il non essere che infinito come quello che ,
non ha n principio n mezzo n fine, e sono i molti che si
,
limitano reciprocamente. (6) Analogamente sopprime anche il . (6)
movimento e la quiete. Immobile infatti il non essere, perch .
nulla va verso di lui n esso va verso altro. (7) Cosicch, anche [I 122. 5 App.]
quando dice che permane l'identico luogo e non si muove,
sempre... nell'identico luogo [B 26], non vuol dire che esso . (7)
permane in quella quiete che si contrappone al movimento, ma , " ' ... " [B 26],
in quella permanenza che al di sopra del movimento e della
quiete. (8) Nicolao Damasceno lo menziona nel Degli di
,
facendogli dire che il principio infinito e immobile,
. (8)
Alessandro invece gli fa dire che finito e sferico. (9) Ma che [I 122. 10 App.]
egli sostenga che il principio non n infinito n finito,
,
chiaro da quanto si detto sopra: limitato e sferico lo dice per . (9) '
il fatto che in ogni parte uguale. E dice che pensa tutto con
,
queste parole: ma... senza fatica [B 25].
.
"' ... " [B 25].
21 A 32. [PLUTARCH.] strom. 4 [EUSEB. praep. evang. I 8, 21 A 32. [PLUT.] Strom. 4 [EUS. P. E. I 8, 4; D. 580] [I 122.
4; Dox. 580]. Senofane di Colofone, che ha percorso una via 15] .
sua propria che evita tutti i filosofi sopra nominati [Talete,
[Thales,
Anassimandro, Anassimene], non ammette n generazione n Anaximander, Anaximenes]
che Senofane ha ritenuto princpi l'asciutto e, l'umido, cio la
terra e l'acqua, e cita un passo di lui che lo prova: terra e
acqua tutto ci che nasce e cresce [B 25]; pare che anche
Omero sia di quest'opinione l dove dice: Ma voi tutti
diventereste terra ed acqua [Il. VII 99 ].
'
'
,
[I 123. 25 App.] '
' .
' , ,
[I 124. 1 App.] , ' '
.
wozu Sext. erkl. ''
, ' ' [so Sext.] ...
'. '' [I 124. 5 App.]
, ' ' [so] , '
.
,
,
. Sext. adv. math. VII 14
. .
, , [I 124. 10]
.
21 A 36. THEODORET. IV 5 aus Atios (D. 284 not.) .
, '
.
[I 124. 15]
" ... " [B 27]. Aus d.
homerischen Allegorien STOB. Ecl. I 10, 12 .
.
" ... ". OLYMPIOD. de arte sacr. 24
[Berthelot Collect. des Alchim. gr. I 2] p. 82, 21
, . .
GALEN. in Hippocr. d. nat. hom. XV 25 K. [I 124. 20]
"
[B
33 ?] " .
... '
, [I
124. 25] , . Vgl. Arist. Metaph. A 8.
989a 5.
,
, .
21 A 40. AT. II 20, 3 (D. 348) .
. [I 124. 35] [fr.
16 D. 492]
, .
AT. III 9, 4 [Dox. 376]. Senofane [dice che la terra] nella sua
parte inferiore profonda le sue radici all'infinito e [nella parte
superiore] premuta dall'aria e dal fuoco43*. AT. II 11, 1-2
[Dox. 377]. La scuola di Talete [pone la terra] nel mezzo,
Senofane al primo posto: infatti profonda le sue radici
all'infinito44* [cfr. B 28]. CICER. ac. pr. II 39, 122. Ma forse
che noi possiamo sezionare aprire dividere per vedere se la
terra confitta nel profondo e per cos dire sta salda sulle sue
radici45* oppure se sospesa nel mezzo? (123) Senofane46*
sostiene che la luna abitata e che una terra che ha molte
citt e monti. [cfr. HIPPOL. ref. I 14, 3 gi citato (A 33). Da
Aristotele de M. X. G. 2, 21. 976 a 32 (30 A 5). DIOG.
OENOAND. fr. 21, 10 p. 26 sg. William].
21 A 48. [ARISTOT.] mirab. 38, 833a 15 [forse da Timeo].
[Senofane dice che il fuoco] che a Lipari talora venuto
meno anche per sedici anni e che nel diciassettesimo
riaffiorato.
21 A 49. ARISTOCL. de philos. VII [EUSEB. praep. evang.
XIV 17, 1]. Ritengono infatti che le sensazioni e le
rappresentazioni debbano essere ripudiate e che si debba aver
fede proprio solo nel logo. Cose del genere dissero prima di
loro Senofane e Parmenide e Zenone e Melisso e poi gli scolari
di Stilpone e i Megarici. Da ci essi vennero nella convinzione
che l'essere uno e che l'altro non e che nulla nasce n
perisce n si muove in nessun modo47*. AT. IV 9, 1 [Dox.
369]. Pitagora, Empedocle e Senofane [ritengono] false le
sensazioni [cfr. B 34].
21 A 50. MACROB. S. Scip. I 14,19. Senofane [ritiene che
l'anima composta] di terra e acqua48*.
21 A 51. TERTULL. de an. 43. Anassagora insieme con
Senofane [ritiene il sonno] indebolimento.
21 A 52. CICER. de div. I 3, 5. Sono state raccolte49*
alcune ricercate argomentazioni dei filosofi sulla verit
della divinazione. Tra essi Senofane di Colofone l'unico
che, pur ammettendo l'esistenza degli di, neg
radicalmente la divinazione; invece tutti gli altri, eccetto
Epicuro, che sulla divinit ha concezioni infantili,
ammisero la divinazione, bench non allo stesso modo.
AT. V 1, 1 [Dox. 415]. Senofane ed Epicuro negano la
divinazione.
____________
B. FRAMMENTI
B. FRAGMENTE
ELEGIE
Ora ecco il pavimento terso e le mani di tutti e i calici. C' chi [I 126. 25 App.]
ci circonda il capo di ritorte ghirlande, e c' chi porge in una
' ,
' .
[I 127. 10 App.] 15
-
' .
' ,
[I 127. 15 App.] 20 ' ,
[I 128. 1 App.]
, ,
, '
.
21 B 2 [19 K., 2 D.]. ATHEN. X 413 F [dopo C 2]. Questi motivi 21 B 2 [19 K., 2 D.]. ATHEN. X 413 F nach 21 C 2
Euripide li trasse dalle elegie di Senofane che dice:
[I 128. 5 App.] '
Se qualcuno l dov' il santuario di Zeus presso le correnti del
Pisa in Olimpia, vincesse o per la velocit delle gambe o al
'
pentatlo o alla lotta o affrontando il doloroso pugilato o quella
,
temibile gara che chiamano pancrazio, certo apparirebbe pi
' ,
glorioso agli occhi dei suoi concittadini e ai giochi avrebbe il
[I 128. 10 App.] ,
posto d'onore e la citt gli offrirebbe il vitto a spese pubbliche e 5 ,
un dono che sarebbe per lui un cimelio; eppure, otterrebbe tutto '
questo, anche se vincesse alla corsa con i carri, senza esserne
degno come ne sono degno io. Perch val pi la nostra
'
saggezza54* che non la forza fisica degli uomini e dei cavalli. Ben [I 128. 15 App.]
sragionevole questa valutazione, e non giusto apprezzare pi 10 , la forza che non la benefica saggezza. Difatti, che ci sia tra il
[I 129. 1] .
popolo un abile pugilatore o uno valente nel pentatlo o nella lotta ' .
o nella velocit delle gambe - che la pi celebrata
' ,
manifestazione di forza tra quante prove gli uomini compiono
.
negli agoni -, non per questo ne avvantaggiato il buon ordine [I 129. 5 App.] 15
della citt. Una gioia ben piccola le verrebbe dal fatto che uno
' ,
vince una gara sulle rive del Pisa: non questo infatti che
,
impingua le casse della citt.
' ' ,
.
[I 129. 10] 20 ' ' ,
'
.
21 B 3 [20 K., 3 D.] ATHEN. XII 526 A. I Colofoni, come
21 B 3 [20 K., 3 D.]. ATHEN. XII 526 A ',
dice Filarco [F.Gr.Hist. 81 F 66 II 184], mentre dapprima
[F.Gr.Hist. 81 F 66 II 184]
conducevano un austero tenor di vita, dopo che, stretta amicizia , [I 129. 15 App.]
e alleanza coi Lidi, piegarono alla mollezza, procedettero
,
adorne le chiome di aurei ornamenti, come dice anche
, .
Senofane.
,
,
' ,
[I 129. 20 App.] ,
[I 130. 1 App.] ,
,
' .
21 B 4. POLL. IX 83. Il primo a battere monete fu o Fidone
21 B 4. POLLUX IX 83
argivo o la cumana Demodice moglie di Mida il frigio (era
figlia di Agamennone re dei Cumani), oppure Erittonio e Licio ( ' [I 130. 5
ateniesi, oppure i Lidi, come dice Senofane. Cfr. HERODOT. I App.] ) ,
Appreso dai Lidi un inutile fasto, finch furono liberi
dall'odiosa tirannide andavano alle adunanze indossando
mantelli tutti tinti di porpora, in genere non meno di mille,
pettoruti, facendo pompa delle chiome ben assettate, e
impregnati di profumo di raffinate essenze.
, . Vgl. HEROD. I 94
,
.
21 B 5 [23 K., 4 D.]. ATHEN. XI 782 A
[I 130. 10 App.] , ' .
() ,
'
[I 133. 1 App.]
,
'
'
' .
21 B 16 [14 D.]. CLEM. Str. VII 22 [III 16, 6 St.] [I 133. 5
App.]
.
Questi sono i discorsi da tenere presso il fuoco nella stagione , ,
invernale, stesi sopra un molle giaciglio, dopo aver mangiato a [I 134. 15 App.] , '
saziet, bevendo vin dolce e sgranocchiandoci sopra dei ceci:
Chi sei? Di qual paese? Quanti anni hai, ottimo amico? Che " , ' , ;
', ' ;"
et avevi quando sopraggiunse il Medo?61*.
Senofane di Colofone nelle Parodie:
21 B 23. CLEM. ALEX. strom. V 109 [II 399, 16]. Senofane 21 B 23. [I K., 19 D.]. CLEM. Strom. V 109 (II 399, 16 St.) [I
di Colofone, insegnando che dio uno e incorporeo, si esprime 135. 1 App.] . .
cos [cfr. A 30]:
[vgl. A 30]
Uno, dio, tra gli di e tra gli uomini il pi grande, n per
aspetto simile ai mortali, n per intelligenza.
21 B 24 [2 K., 20 D.]. SEXT. EMP. adv. math. IX 144 [cfr. A
1].
Tutto intiero vede, tutto intiero pensa, tutto intiero ode63*.
21 B 25 [3 K., 21 D.] SIMPLIC. phys. 23, 19 [A 31].
Ma senza fatica con la forza del pensiero tutto scuote64*.
21 B 26 [4 K., 22 D.]. SIMPLIC. phys. 22, 9 [A 31].
, ,
[I 135. 5 App.] .
21 B 24 [2 K., 20 D.]. SEXT. Adv. math. IX 144 [21 A 1 I 113,
26].
, , ' .
21 B 25 [3 K., 21 D.]. SIMPL. Phys. 23, 19 [A 31, 9]
' .
21 B 26 [4 K., 22 D.]. SIMPL. Phys. 23, 10
[A 31, 7] [I 135. 10 App.]
21 B 34 [14 K., 30 D.]. SEXT. EMP. adv. math. VII 49, 110.
PLUTARCH. de aud. poet. 2 p. 17 E 68*.
21 B 34 [14 K., 30 D.]. SEXT. Adv. math. VII 49, 110 PLUT.
aud. poet. 2 p. 17 E [I 137. 1 App.]
[I 138. 10 App.]
, , .
.
ZWEIFELHAFTE FRAGMENTE
' , '
' ,
[I 139. 15] ' ; ...
,
'
' .
, '
[I 139. 20 App.]
;
'
;
[I 139. 25 App.] [].
'
,
'
[I 139. 30] ' .
' .
'
'' ... ' [B 2].
22. ERACLITO
22 [12]. HERAKLEITOS
A. VITA E DOTTRINA
VITA
LEBEN
22 A 1. DIOG. LAERT. IX 1-17. (1) Eraclito, figlio di Blosone 22 A 1. DIOG. IX 1-17. (1) ,
o, secondo alcuni, di Eraconto, nacque ad Efeso. Fior nella
, .
69.a olimpiade [504-1]1*. Fu altero quant'altri mai e superbo, [504-501]. [I 140. 1 App.]
come chiaro anche dal suo scritto, nel quale dice: ...
' ,
[seguono i frammenti 40, 41, 42, 43, 44]. (2) E con tono di
,
rimprovero si esprime anche nei confronti degli Efesi, perch " ... " [B 40]. "
avevano cacciato il suo amico Ermodoro [cfr. B 121].
... " [B 41]. "" " " ...
Avendolo i suoi concittadini pregato di dar loro le leggi, rifiut, "" [B 42] . (2) " ... " [B
per la ragione che la citt era ormai dominata da una cattiva
43] " ... ". [I 140. 5 App.] [B 44]
costituzione. (3) Ritiratosi nel tempio di Artemide, si mise a
giocare ai dadi con i fanciulli: agli Efesi che gli si facevano
, " ... ' "
attorno, disse: Perch vi meravigliate, o malvagi? non forse [vgl. B 121].
meglio far questo che occuparsi della citt in mezzo a voi?2*.
Alla fine, per insofferenza verso gli uomini, ritirandosi dalla
. (3)
vita civile, visse sui monti, cibandosi di erbe e di piante. Ma, in '
conseguenza di ci, ammalatosi di idropisia, torn in citt e, in , ", , ;" [I 140. 10
forma di enigma, chiese ai medici se fossero capaci di far s
App.] " '
che dall'inondazione venisse siccit; e poich quelli non
;"
comprendevano, si seppell in una stalla sotto il calore dello
, .
sterco animale, sperando che l'umore evaporasse. Non
avendone, neppure cos, alcun giovamento, mor dopo essere ,
vissuto sessant'anni [segue un epigramma di Diogene Laerzio].
(4) Ermippo [fr. 28 F.H. G. III 42] dice ch'egli chiese ai medici ,
se qualcuno fosse capace di essiccare l'umore vuotando gli
. [I 140. 15 App.]
intestini; alla loro risposta negativa, si distese al sole e ordin ' . (Folgt
ai ragazzi di ricoprirlo di sterco animale. Stando cos disteso, il Epigramm des Lartios) (4) [ FHG III 42 fr. 28]
secondo giorno mor e fu seppellito nella piazza. Neante di
,
Cizico [F.Gr.Hist. 84 F 25 II 197] invece, dice che era rimasto
l non essendo pi riuscito a staccarsi lo sterco di dosso, e che,
sia ci che circonda la terra [la volta celeste] egli non chiarisce:
asserisce tuttavia che in esso si trovano [cavit a forma di]
,
catini, che volgono verso di noi le loro parti concave, nelle
, . (10)
quali si raccolgono le esalazioni luminose, che s'infiammano: e .
queste fiamme sono gli astri. (10) La fiamma del sole la pi [I 141. 35]
luminosa e la pi calda. E mentre gli altri astri sono molto
,
distanti dalla terra e per questo sono meno luminosi e meno
.
caldi, la luna invece, che pure la pi vicina, meno luminosa [I 142. 1 App.]
e meno calda perch non si muove nella regione pura; il sole, '
invero, si trova in una regione limpida e pura ed ha da noi una .
distanza appropriata: ed per questo che riscalda ed illumina di
pi. Le eclissi del sole e della luna sono prodotte dalla
rotazione verso l'alto [della parte concava] dei rispettivi catini, .
mentre le fasi mensili della luna avvengono per il graduale
[I 142. 5]
ruotare su se stesso del suo catino. I giorni, le notti, le stagioni,
le piogge annuali, i venti e tutti gli altri fenomeni dello stesso . (11)
genere si producono secondo le differenti evaporazioni. (11)
,
L'evaporazione luminosa, infatti, incendiandosi nel cerchio del
sole produce il giorno; quella contraria, invece, quando
,
prevale, produce la notte. E il caldo, accrescendosi per
.
l'evaporazione luminosa, porta l'estate; mentre l'umido,
[I 142. 10]
facendosi pi intenso per l'evaporazione oscura, porta l'inverno. .
Conformemente a queste dottrine Eraclito spiega le cause
, ' .
anche degli altri fenomeni. Nulla invece manifesta circa la
.
natura della terra, e neppure dei catini. E queste sono le sue
opinioni5*.
, , ,
Per ci che riguarda Socrate e le cose che disse quando gli
[s. A 4]. (12) (
capit il libro di Eraclito, che gli fu portato da Euripide,
[fehlt FHG III 500] [I
secondo la testimonianza di Aristone [fr. 29 Wehrli], abbiamo 142. 15 App.]
gi scritto nel libro che concerne Socrate [cfr. II 22 = A 4].
).
(12) (Il grammatico Seleuco [manca in F.H.G. III 500] afferma ,
che un tal Crotone attesta nel suo Tuffatore che un certo
. ,
Cratete port per primo il libro di Eraclito in Grecia.) E Socrate ,
diceva che avrebbe dovuto essere come un tuffatore delio colui
che non avesse voluto annegare in quel libro. Ad esso alcuni ,
danno come titolo Muse, altri Della natura; Diodoto invece
l'acuta guida per la linea della vita.
Altri ancora lo definiscono regola dei costumi, unico ordine
della vita di tutti. Si dice che una volta, interrogato perch
tacesse, rispose: Affinch voi possiate cianciare. Anche
Dario desider di averlo presso di s e cos gli scrisse.
[Seguono ai paragrafi 13-14 una lettera di Dario (in attico) e
la risposta di Eraclito (in ionico), che, come le sette lettere
seguenti (HERCHER, Epistolographi, pp. 280 sgg.) non
meritano, secondo Diels, di essere trascritte.]
(15) Tale fu l'uomo, anche nei confronti del re. Demetrio negli
Omonimi dice che Eraclito dispregi anche gli Ateniesi, presso
i quali godeva di grandissima fama, e che, pur essendo
dispregiato dagli Efesi, scelse piuttosto la sua patria. Fa
menzione di lui Demetrio Falereo nella sua Apologia di
Socrate [F.Gr.Hist. 288 F 40 II 970 = fr. 92 Wehrli].
Moltissimi sono coloro che hanno dato interpretazioni del suo
libro: Antistene, Eraclide Pontico [p. 88 Voss = fr. 39 Wehrli],
Cleante e Sfero stoico, e poi Pausania detto l'Eraclitista,
Nicomede e Dionisio. Tra i grammatici da ricordare Diodoto,
il quale nega che il libro trattasse della natura, e afferma che
invece riguardasse la politica, essendovi le questioni naturali
introdotte solo a mo' di esempi. (16) Ieronimo dice [fr. 23
Hiller] che il giambografo Scitino si adoper a mettere in versi
' , .
' , [I 142. 20] ,
"' ".
. Folgt 13-14 ein
Brief des Dareios (attisch) und Heraklits Antwort (ionisch), die
bringen sieben (Hercher Epistologr. 280ff.) nach Diels den
Abdruck nicht lohnen.
(15) .
[I 142. 25 App.]
, ,
.
[FGrHist. 288 F 40 II 970].
[p. 88 Voss],
, [I 142. 30
App.] ,
,
, ,
. (16)
[fr. 23 Hiller]
[vgl. C 3]
. '
, [I 142. 35 App.] [Anth. P. VII
[Anth. P. IX 540]
'
[I 143. 5] .
, ' .
(17) '
,
, [I 143.
10 App.] ' ...
' [epigr. 2 Wil.]
.
22 A 1a. SUID. ,
, , ,
. , [I
143. 15 App.] .
, '
,
.
.
. [I
143. 20 App.] [504-1] ,
.
22 A 2. STRABO XIV p. 632. 633
(Pherekydes FGrHist. 3 F 155 I 99)
, ,
,
.
, [I 143. 25
App.] ,
,
, . vgl. I
141, 7.
22 A 3. CLEM. Strom. I 65 (II 41, 19 St.) .
. [I 143. 30
App.] .
22 A 3a. STRABO XIV 25 p. 642 '
[Ephesos] .
,
" ... " [B 121]. '
. PLIN. N. H. n. XXXIV
21 fuit et Hermodori Ephesii [nml. statua] [I 143. 35] in
comitio, legum quas decemviri scribebant interpretis, publice
dicata.
22 A 3b. THEMIST. . p. 40 [Rh. Mus. 27, 1872, 456
f.] [I 144. 1 App.] Die Ephesier waren an Wohlleben und
Vergngen gewhnt, als aber gegen sie Krieg sich erhob,
versetzte eine Umschlieung der Perser ihre Stadt in
ed assediarono la citt. Essi per continuarono nella loro vita di Belagerung. Sie aber vergngten sich auch so nach ihrer
piaceri secondo la loro abitudine. Tuttavia cominciarono a
Gewohnheit. Es [I 144. 5] fingen aber die Lebensmittel an in
scarseggiare nella citt i mezzi di sostentamento. Quando la
der Stadt zu mangeln. Als der Hunger stark auf ihnen lastete,
fame cominci a gravare fortemente su di loro, i cittadini si
versammelten sich die Stdter, um zu beraten was zu tun sei,
radunarono per consigliarsi sul da fare, in modo che non
da der Lebensunterhalt nicht fehle; aber zu raten, da sie ihr
venissero a mancare i mezzi di sostentamento; nessuno per
Wohlleben einschrnken mten, wagte keiner. Als sie darber
aveva il coraggio di proporre che limitassero i loro lussi.
alle versammelt waren, nahm ein Mann namens H.
Mentre essi erano tutti radunati, un uomo di nome Eraclito
Gerstengrtze, mischte [I 144. 10] sie mit Wasser und a sie
prese dell'orzo tritato, lo mescol con dell'acqua e lo mangi unter ihnen sitzend, und dies war eine stillschweigende Lehre
stando seduto in mezzo a loro, e questa fu una lezione
dem ganzen Volk. Es sagt die Geschichte, da die Ephesier
silenziosa per tutto il popolo. La storia narra che gli Efesi
sofort ihre Zurechtweisung merkten und keiner anderen
capirono immediatamente il rimprovero, senza che ne
Zurechtweisung bedurften, sondern fortgingen, indem sie
occorressero altri, ma se ne andarono, avendo visto nei fatti che tatschlich gesehen hatten, da sie etwas am Wohlleben
essi dovevano limitare i loro lussi, perch i viveri non
mindern mten, damit die [I 144. 15] Speise nicht abnehme.
mancassero. Allorch, per, i nemici vennero a sapere che essi Als aber ihre Feinde hrten, da sie gelernt htten,
avevano imparato a vivere in modo pi misurato e che
ordnungsmig zu leben, und die Mahlzeit nach des
uniformavano i loro pasti al consiglio di Eraclito, si
Herakleitos Rate hielten, brachen sie von der Stadt auf, und
allontanarono dalla citt, e, bench fossero vincitori con le
whrend sie Sieger waren durch die Waffen, rumten sie das
armi, tolsero il campo davanti all'orzo di Eraclito.
Feld vor der Grtze des Herakleitos. PLUT. de garr. 17 p.
PLUTARCH. de garr. 17 p. 511 B. Non meritano lode e
511B
ammirazione in modo tutto particolare coloro che esprimono [I 144. 20 App.] ;
ci che si deve fare per simboli, senza ricorrere alla parola?
. '
Come Eraclito, il quale, chiedendogli i concittadini di
,
esprimere la sua opinione sulla concordia, salito sul palco,
prese una tazza di acqua fredda, vi vers dell'orzo, e, dopo aver , ,
mescolato con un'erba odorosa, la bevve e ridiscese, mostrando
cos ad essi che la citt si mantiene nella concordia e nella pace . Vgl. Schol. Hom. BT z. K 149.
con l'accontentarsi di ci che ci capita di avere e senza aver
__________
bisogno di cose lussuose.
[I 144. 25] Rmische Mnzen von Ephesos zeigen im Rs. mit
der Umschrift den Philosophen
stehend, brtig, nach links blickend und die Rechte zum Reden
erhebend (vgl. die Titelvignette zu Band II und die Erklrung
dazu). Danach wollte G. Lippold Mitt. d. Ath. Inst. 36 (1911)
153 in einer Marmorstatue aus Gortyn (Candia, Museum) ein
Abbild [I 144. 30 App.] der ephes. Statue erkennen.
SCRITTO
SCHRIFT
[Cfr. A 1 5-7, 12, 15, 16]
LEHRE
Vgl. die Auszge aus Theophrasts A 1, 7
(mittelbar) und 8-11 (unmittelbar).
,
.
Nach 9a. PHILO Qu. r. div. h. 43, 214 (III 19 W.) (zu dem Satz
' [I 491. 40]
) ' ,
'
' ;
Quaest. in Gen. III 5 (p. 178 Auch.) hinc H. libros conscripsit
de natura a theologo nostro mutuatus sententias de contrariis,
additis immensis atque laboriosis argumentis (vgl. ZellerNestle I 8232). [I 491. 45] Vgl. 22 C 1
22 A 10. PLAT. Soph. 242 D .. ..
[Heraklit und Empedokles] , ..
... , ,
. "
", [I 146. 10]
[B 10], '
,
' ,
[31 B 17]. - ARIST. de caelo A 10. 279b
12 [nmlich
], ,
[I 146. 15 App.]
,
,
. . ARIST.
Phys. 5. 205a 3 . .
SIMPLIC. de cael. 94, 4 Heib. .
,
[I
146. 20 App.] "
" [B 30].
. Vgl. B 31 AT. II 1. 2 (D. 327) . ...
. AT. II 4, 3 (D. 331) .
, ' . AT. II 11, 4 (D.
340) . ... .
( ).
(Vgl. CENSORIN. 10, 1 hic annus etiam heliacos a quibusdam
dicitur, et ab aliis [Heraklit ?] ... (11) hunc
Aristarchus putavit annorum vertentium IICCCCLXXXIIII ...
H. et Linus [I 147. 5 App.] XDCCC.)
22 A 14. AT. III 3, 9 (D. 369) .
, ,
.
22 A 14a. NICAND. Alex. 171ff. [vgl. B 84]
[I 147. 10] ' ,
.
, ' ,
[I 147. 15] ,
' .
SCHOL. ,
,
, .
. .
SCHOL. ad loc. ... che il mare e il fuoco servano ai venti,
[I 147. 20]
evidentemente secondo una legge divina, lo dissero anche
. .,
Eraclito e Menecrate ... In questo modo Eraclito vuole
' . . . .
esprimere la sua opinione per cui tutte le cose si oppongono
,
reciprocamente ...
. ' .
22 A 15. ARISTOT. de an. A 2. 405 a 24. Anche Eraclito dice 22 A 15. ARIST. de anima A 2. 405a 24 .
che l'anima principio [come Diogene: cfr. 64 A 20], se vero (wie [I 147. 25 App.] Diogenes 64 A 20]
che l'evaporazione [B 12] da cui derivano tutte le altre cose. [B 12], .
MACROB. s. Scip. I 14, 19. Eraclito ritiene che l'anima sia una MACROB. S. Scip. 14, 19 (animam) H. physicus scintillam
scintilla dell'essenza stellare. AT. IV 3, 12 [Dox. 389].
stellaris essentiae. AT. IV 3, 12 (D. 389) .
Eraclito ritiene che l'anima del cosmo sia un'evaporazione
,
dell'umido che in esso, mentre quella che si trova negli esseri
viventi proviene dall'evaporazione esterna e da quella,
, . Vgl. B 12. (Vgl. c. 18, 9)
omogenea, che in loro stessi12*.
22 A 16. SEXT. EMP. adv. math. VII 126-34. Eraclito, a sua 22 A 16. SEXT. Adv. math. VII 126ff. (126) [I 147. 30 App.]
volta, poich riteneva che l'uomo avesse due strumenti per la ,
conoscenza della verit, e cio la sensazione e la ragione, da un ,
lato sosteneva che la sensazione non fosse attendibile, in questo ,
analogamente ai filosofi della natura di cui si parlato prima, e ,
dall'altro faceva della ragione il criterio della verit. Quanto
.
alla sensazione, egli la confuta dicendo letteralmente: ... [B " ... " [B 107],
107], che come se avesse detto: proprio delle anime
" [I 147. 35]
barbare prestar fede alle sensazioni irrazionali. (127) E la
". (127)
ragione, che egli fa criterio di verit, non una ragione
,
qualunque, ma quella comune e divina. Quale sia questa
. ' ,
ragione bisogna ora mostrare brevemente: il nostro filosofo
[I 148. 1]
della natura convinto che ci che ci circonda razionale e
. (128)
intelligente. (128) E questo lo aveva espresso assai prima
[ 163]
Omero, quando disse [Il. II 163]:
,
Tale la mente degli uomini che vivono sulla terra
' .
quale di giorno in giorno la guida il padre degli uomini e degli
di.
[I 148. 5 App.] [fr. 68 D.]
" ' ".
e Archiloco [fr. 68 Diehl] dice che gli uomini pensano
[Troad. 885]
secondo il giorno che Zeus li guida. La stessa cosa detta
anche da Euripide [Troad. 885]:
'
, ' ,
. '
.
Bisogna dunque seguire ci che comune. Ma pur essendo
questo logos comune, la maggior parte degli uomini vivono come
se avessero una loro propria e particolare saggezza16*.
22 B 3 [0]. AT. II 21, 4 [Dox. 351, sulla grandezza del sole]. 22 B 3 [0]. AT. II 21, 4 (D. 351, 20) [I 151. 5] (
Ha la larghezza di un piede umano17*.
) .
22 B 4 [journal of Philology, IX, p. 230]. ALBERT. MAGN. 22 B 4 [J. of phil. IX 230]. ALBERT. M. de veget. IV 401 p.
de veget. IV 401 p. 545. Eraclito disse che
545 Meyer H. dixit quod Si felicitas esset in delectationibus
corporis, boves felices diceremus, cum inveniant orobum [I
se la felicit s'identifica con i piaceri del corpo, diremmo felici 151. 10 App.] ad comedendum.
i buoi, quando trovano cicerchie da mangiare18*.
22 B 5 [130, 126]. ARISTOCRIT. theosoph. 68 [BURESCH, 22 B 5 [130, 126]. ARISTOCRITUS Theosophia 68
Klaros, p. 118]; ORIG. c. Cels. VII 62.
[BURESCH Klaros S. 118], ORIG. c. CELS. VII 62
'
Si purificano contaminandosi con altro sangue, come se uno, . ' ,
immersosi nel fango, si lavasse con il fango. Chi osservasse un [I 151. 15 App.]
. [I 152.
tale uomo far questo, lo riterrebbe pazzo. E si mettono a
1 App.] , ,
pregare siffatte immagini, come se uno si mettesse a
chiacchierare con le mura delle case, ignorando chi sono gli di ' .
e gli eroi19*.
22 B 6 [32]. ARISTOT. meteor. B 2. 355 a 13 [cfr. 68 B 158]. 22 B 6 [32]. ARISTOTELES Meteor. B 2. 355a 13 [vgl. 68 B
Il sole non soltanto, come dice Eraclito, nuovo ogni giorno, 158] , . , '
ma sempre continuamente nuovo.
, ' [I 152. 5 App.] .
22 B 7 [37]. ARISTOT. de sens. 5. 443 a 23.
22 B 7 [37]. ARIST. de sensu 5. 443a 23
Se tutte le cose diventassero fumo, sarebbero i nasi a
, .
discernerle20*.
22 B 8 [46]. ARISTOT. eth. Nic. 2. 1155 b 4.
22 B 8 [46]. ARIST. Eth. Nic. 2. 1155b 4
.
L'opposto concorde e dai discordi bellissima armonia [e tutto [ [I 152. 10 App.] '
= B 80].
accade secondo contesa = B 80]21*.
22 B 9 [51]. ARISTOT. eth. Nic. K 5. 1176 a 7.
22 B 9 [51]. ARIST. Eth. Nic. K 5. 1176a 7
Altro il piacere del cavallo, altro quello del cane, altro quello , .
dell'uomo; come dice Eraclito, gli asini sceglierebbero piuttosto '
lo strame che l'oro;
.
per gli asini infatti esso un cibo pi piacevole dell'oro22*.
22 B 10 [59]. [ARISTOT.] de mundo 5. 396 b 7. Forse la
22 B 10 [59]. [ARIST.] de mundo 5. 396b 7
natura desidera i contrari e da questi, e non dai simili, si
[I 152. 15]
realizza l'accordo... e questo coincide con quanto detto
,
dall'oscuro Eraclito:
Congiungimenti sono intero non intero, concorde discorde,
[I 153. 1 App.]
armonico disarmonico, e da tutte le cose l'uno e dall'uno tutte le , .
cose23*.
Cfr. PLAT. soph. 242 D [A 10; 31 A 29].
, [I 153. 5 App.]
,
' .
[I 153.
10 App.] ,
, ,
. Vgl. PLATO Sophist. 242 D [A 10; 31 A 29].
22 B 11 [55]. [ARISTOT.] de mundo 6. 401 a 8. Gli animali
22 B 11 [55]. [ARIST.] de mundo 6 p. 401a 8
selvatici e quelli domestici, quelli che vivono nell'aria, sulla
terra e nell'acqua nascono crescono e muoiono ubbidendo alle [I 153. 15 App.]
leggi del dio: come dice Eraclito,
, .
24
ogni animale condotto al pascolo dalla frusta [del dio] *.
.
Morte quanto vediamo stando svegli, sonno quanto vediamo
dormendo30*.
22 B 22 [8]. CLEM. ALEX. strom. IV 4 [II 249, 23].
Coloro che cercano l'oro, scavano molta terra ma ne trovano
poco.
22 B 23 [60]. CLEM. ALEX. strom. IV 10 [II 252, 25].
Non conoscerebbero neppure il nome di Dike, se non
esistessero queste cose31*.
22 B 24 [102]. CLEM. ALEX. strom. IV 16 [II 255, 30].
Di ed uomini onorano coloro che sono morti in guerra.
22 B 25 [101]. CLEM. ALEX. strom. IV 50 [II 271, 3].
Maggiori destini di morte ottengono infatti maggiori
ricompense.
22 B 26 [77]. CLEM. ALEX. strom. IV 143 [II 310, 21].
nome di Zeus34*.
22 B 33 [110]. CLEM. ALEX. strom. V 116 [II 404, 1].
Legge anche ubbidire alla volont di uno solo.
22 B 34 [3]. CLEM. ALEX. strom. V 116 [II 404, 1].
Assomigliano a sordi coloro che, anche dopo aver ascoltato,
non comprendono; di loro il proverbio testimonia: Presenti,
essi sono assenti.
22 B 35 [49]. CLEM. ALEX. strom. V 141 [II 421, 4].
.
22 B 69 [128]. IAMBL. de myst. V 15 [I 166. 15 App.]
[I 167. 1]
, '
, .,
' .
22 B 70 [79 Anm.]. IAMBL. de anima [STOB. Ecl. III 1, 16]
[I 167. 5 App.] .
.
22 B 71 [73 Anm.]. MARC. ANTON. IV 46 (nach 76)
.
22 B 82 [99]. PLAT. Hipp. mai. 289 A. La scimmia pi bella 22 B 82 [99]. PLAT. Hipp. maior 289 A [I 169. 15 App.]
turpe a paragone della stirpe umana.
.
22 B 83 [98]. PLAT. Hipp. mai. 289 B. L'uomo pi sapiente
22 B 83 [98]. PLAT. Hipp. maior 289 B
apparir come una scimmia di fronte alla divinit, per sapienza,
per bellezza e per ogni altro rispetto.
.
22 B 84 a [83]. PLOTIN. Enn. IV 8, 1.
22 B 84a [83]. PLOTIN. Enn. IV 8, 1 [n. B 60] [I 170. 1 App.]
Mutando riposa.
.
22 B 84 b [82]. PLOTIN. Enn. IV 8, 1. una penosa fatica
22 B 84b [82]. PLOTIN. Enn. IV 8, 1
servire gli stessi padroni ed esserne comandato.
.
22 B 85 [105]. PLUTARCH. Coriol. 22. difficile combattere 22 B 85 [105]. PLUT. Coriol. 22
contro il desiderio: ci che vuole, infatti, lo compra pagandolo , .
con l'anima.
22 B 86 [116]. PLUTARCH. Coriol. 38. La maggior parte
22 B 86 [116]. PLUT. Coriol. 38 [I 170. 5 App.]
delle cose divine, per, secondo Eraclito,
, ' ,
sfugge alla conoscenza per incredulit50*.
.
22 B 87 [117]. PLUTARCH. de aud. 7 p. 41 A. L'uomo
22 B 87 [117]. PLUT. de aud. 7 p. 41 A
stupido ama stupirsi di ogni discorso.
.
22 B 88 [78]. [PLUTARCH.] cons. ad Apoll. 10 p. 106 E.
22 B 88 [78]. [PLUT.] cons. ad Apoll. 10 p. 106 E '
La stessa cosa sono il vivente e il morto, lo sveglio e il
[ 170. 10 App.] []
dormiente, il giovane e il vecchio: questi infatti mutando son [ 171. 1 App.]
quelli e quelli di nuovo mutando son questi.
[Cfr. SEXT. EMP. Pyrrh. hypot. IV 230.]
. [Vgl. SEXT. P. H. III 230.]
22 B 89 [95]. PLUTARCH. de superst. 3 p. 166 C. Eraclito
22 B 89 [95]. PLUT. de superst. 3 p. 166 C .
dice che unico e comune il mondo per coloro che son desti, ,
[I 171. 5 App.]
.
mentre nel sonno ciascuno si rinchiude in un mondo suo
proprio e particolare.
22 B 90 [22]. PLUTARCH. de E 8 p. 388 E. Mutamento
22 B 90 [22]. PLUT. de E 8 p. 388 E
scambievole di tutte le cose col fuoco e del fuoco con tutte le
cose, allo stesso modo dell'oro con tutte le cose e di tutte le
.
cose con l'oro.
22 B 91 [41. 40]. PLUTARCH. de E 18 p. 392 B.
22 B 91 [41. 40]. PLUT. de E 18 p. 392 B
[ 171. 10] '
[vgl.PLAT. Cratyl. 402 A = 22 A 6. ARISTOT. Metaph 5.
Nello stesso fiume non possibile scendere due volte
1010a 12 c. 65, 4 - 22 B 12. 49a]
'
secondo Eraclito [cfr. PLAT. Cratyl. 402 A = 22 A 6.
ARISTOT. metaph. 5. 1010 a 12 = 22 B 12 e 49 a] n toccare (
' , ' [I 171. 15]
due volte una sostanza mortale nello stesso stato. Ma per
l'impeto e la velocit del mutamento si allenta e di nuovo si ) .
raccoglie (piuttosto non si dovrebbe dire n di nuovo n dopo,
ma insieme si concentra e si allenta) si avvicina e si
allontana51*.
22 B 92 [12]. PLUTARCH. de Pyth. or. 6 p. 397 A. Non
vedi ... quanta grazia hanno i carmi di Saffo, che ammaliano e
incantano coloro che li ascoltano? La Sibilla che con bocca
delirante, secondo l'espressione di Eraclito, pronuncia cose
di cui non si ride, senza eleganze n profumi e che con la sua
voce supera i millenni ad opera del dio.
22 B 93 [11]. PLUTARCH. de Pyth. or. 21 p. 404 D.
Il signore, il cui oracolo a Delfi, non dice n nasconde, ma
indica.
22 B 94 [29]. PLUTARCH. de exil. 11 p. 604 A.
Elios [il sole] infatti non oltrepasser le sue misure; ch,
altrimenti, le Erinni, al servizio di Dike, lo troverebbero.
22 B 95 [108]. PLUTARCH. quaest. conv. III pr. 1 p. 644 F.
meglio nascondere la propria ignoranza, ma difficile
quando si rilassati o ebbri. STOB. flor. III 1, 175. meglio
nascondere la propria ignoranza che portarla in mezzo a tutti.
Che si avveri tutto quanto desiderano non certo meglio per gli
uomini [cfr. B 85].
22 B 111 [104b]. STOB. flor. III 1, 177.
22 B 111 [104b]. STOB. Flor. I 177 [I 175. 10 App.]
, ,
.
La malattia rende piacevole e buona la salute, la fame la
saziet, la fatica il riposo.
22 B 112 [107]. STOB. flor. III 1, 178.
22 B 112 [107]. STOB. Flor. I 178 [I 176. 1 App.]
Massima virt esser saggi, e la sapienza consiste nel dire e
,
fare cose vere, comprendendole secondo la loro natura53*.
.
22 B 113 [91]. STOB. flor. III 1, 179.
22 B 113 [91]. STOB. Flor. I 179
Il pensare a tutti comune.
.
22 B 114 [91 b]. STOB. flor. III 1, 179.
22 B 114 [91 b]. STOB. Flor. I 179 [I 176. 5 App.]
necessario che coloro che parlano adoperando la mente si
,
basino su ci che comune a tutti, come la citt sulla legge, ed , .
in modo ancora pi saldo. Tutte le leggi umane infatti traggono
alimento dall'unica legge divina: giacch essa domina tanto
quanto vuole e basta per tutte le cose e ne avanza per di pi54*. .
22 B 115 [0]. STOB. flor. III 1, 180 a.
22 B 115 [0]. STOB. Flor. I 180a [I 176. 10 App.]
proprio dell'anima un logos che accresce se stesso.
.
22 B 116 [106]. STOB. flor. III 5, 6.
22 B 116 [106]. STOB. Flor. V 6
Ad ogni uomo concesso conoscere se stesso ed esser saggio. .
22 B 117 [73]. STOB. flor. III 5, 7.
22 B 117 [73]. STOB. Flor. V 7 [I 177. 1 App.]
L'uomo, quando ebbro, condotto barcollante da un fanciullo , ,
imberbe, senza comprendere dove va, dal momento che la sua , .
anima umida.
22 B 118 [74-76]. STOB. flor. III 5, 8.
22 B 118 [74-76]. STOB. Flor. V 8
Secco splendore l'anima pi saggia e migliore, o piuttosto:
[ 177. 5 App.] oder vielmehr:
l'anima secca la pi saggia e la migliore.
.
22 B 119 [121]. STOB. flor. IV 40, 23. Eraclito disse:
22 B 119 [121]. STOB. Flor. IV 40, 23 .
Per l'uomo il carattere il suo demone.
.
22 B 120 [30]. STRAB. I p. 3.
22 B 120 [30]. STRABO I 6 p. 3 ' .
I limiti dell'aurora e del vespero sono l'Orsa e, di contro l'Orsa,
il baluardo del raggiante Zeus55*.
[ 177. 10] .
,
.
22 B 121 [114]. STRAB. XIV p. 642. DIOG. LAERT. IX 2. 22 B 121 [114]. STRABO XIV 25 p. 642. DIOG. IX 2 [s. I
Bene farebbero gli Efesi ad impiccarsi tutti, quanti sono nell'et 140, 5] [I 178. 1 App.]
adulta, e a consegnare la citt ai fanciulli imberbi, essi che
hanno esiliato Ermodoro, il pi capace di tutti loro, con queste ,
parole: tra noi nessuno sia eccellente per capacit, ma se vi , [I 178. 5
vada altrove in mezzo ad altri.
App.] , , ' .
22 B 122 [9]. SUID. s.v. e .
22 B 122 [9]. SUID. s.v. und
Accostamento termine di Eraclito.
.
22 B 123 [10]. THEMIST. or. 5 p. 69. La natura delle cose, 22 B 123 [10]. THEMIST. Or. 5 p. 69 '
secondo Eraclito, ama celarsi.
.
22 B 124 [46 n.]. THEOPHR. metaph. 15 p. 7a 10. Ed anche 22 B 124 [46 Anm.]. THEOPHR. Metaphys. 15 p. 7a 10 Usen.
questo sembrerebbe del tutto irrazionale, se il cielo nella sua
[I 178. 10 App.] ,
totalit e tutte le sue parti fossero nell'ordine e secondo ragione, '
forme, potenze e periodi, mentre niente di simile vi fosse nei , ,
princpi, ma come un mucchio di rifiuti sparsi a caso, per
, '
dirla con le parole di Eraclito, fosse l'ordine pi bello56*.
, , [I 178. 15
App.] [] .
22 B 125 [84]. THEOPHR. de vertig. 9.
22 B 125 [84]. THEOPHR. de vertig. 9
Anche il ciceone si scompone se non agitato.
.
22 B 125 a [0]. TZETZ. ad Aristoph. Plut. 88.
22 B 125a [0]. TZETZES ad Aristoph. Plut. 88 [Ambr., Paris]
Che la ricchezza possa non abbandonarvi mai, o Efesi, affinch [I 179. 1 App.] ,
. .
, ,
, , ' [I 179. 5 App.]
.
22 B 126 [39]. TZETZ. Schol. in exeg. Il. I 1 p. 126.
22 B 126 [39]. TZETZES Schol. ad exeg. Il. p. 126 Herm.
Le cose fredde si scaldano, il caldo si fredda, l'umido si secca,
, , ,
ci che arido s'inumidisce57*.
.
ZWEIFELHAFTE, FALSCHE UND GEFLSCHTE FRAGMENTE
22 B 126a [0]. ANATOL. de decade p. 36 Heiberg (Annales d'histoire. Congrs de Paris
1901. 5. section) [I 179. 10 App.]
, , .
22 B 126 b [0]. ANONYM. IN PLAT. Theaet. [Berl. Klassikert. 2] 71, 12 zu p. 152 E [I 180. 1 App.] [23 A 6]
. " ". [I 180. 5]
, .
22 B 127 [0]. ARISTOCRITUS Theos. 69 [nach B 5] ,
; , .
22 B 128 [0]. ARISTOCRITUS Theos. 74 [I 180. 10 App.]
, , ,
.
22 B 129 [17]. DIOG. VIII 6
[ 181. 1 App.] , , .
22 B 130 [0]. GNOMOL. Monac. lat. I 19 (Caecil. Balb. Wlfflin p. 18) non convenit ridiculum esse ita, ut ridiculus
ipse videaris. [I 181. 5 App.] Heraclitus dixit.
22 B 131 [134]. GNOMOL. PARIS. ed. Sternbach n. 209 . .
22 B 132 [0]. GNOMOL. VATIC. 743 n. 312 Sternb. .
22 B 133 [0]. GNOMOL. VATIC. 313 [I 181. 10 App.] .
22 B 134 [135]. GNOMOL. VATIC. 314 .
22 B 135 [137]. GNOMOL. VATIC. 315 .
22 B 136 [0]. SCHOL. EPICTET. BODL. p. LXXI Schenkl [I 182. 1 App.]
(so) .
22 B 137 [63]. STOB. Ecl. I 5, 15 p. 78, 11 (nach At. I 27 1 s. 22 A 8) " ..."
22 B 138 [0]. COD. PARIS. 1630 s. XIV f. 191r [I 182. 5 App.] .
. = Anth. Pal. IX 359. STOB. IV 34, 57 = Posidipp. 21 p.79 Schott.
22 B 139 [0]. CATAL. CODD. ASTROL. GRAEC. IV 32 VII 106 .
... [I 182. 10 App.] .
C. IMITATION
22 C 1. HIPPOCRATES de victu I 5-24. [VI 476 ff. Littr]
(5)
, [I 182. 15 App.] , <>
. [I 183. 1 App.] , , ,
, , , ' .
, , , , , [I 183. 5 App.] '
' .
, .
' , ,
[I 183. 10 App.] .
(6) ' , , , . ,
, , , ,
. , , [I 183. 15 App.]
. , ,
, , , . ,
, .
[I 183. 20 App.] .
,
, , ' ,
. [I 183. 25 App.]
, ,
' . ,
possiate dar prova di quale infelice condizione la vostra.
' , .
[I 183. 30 App.] (7) , .
, [I 184. 1 App.] . (
.)
, .
[I 184. 5 App.] , ,
, . , , . '
<> ,
, [I 184. 10 App.] ,
.
(8) ,
. , ,
' , [I 184. 15 App.] ,
, .
, , ', , .
[I 184. 20
App.] , '
, .
(9) , (nmlich c. 27ff.).
, , [I 184.
25 App.] ,
,
. [I 184. 30 App.]
, ' ,
.
, , [I 184. 35 App.]
[I 185. 1 App.]
.
. ' , ,
, [I 185. 5 App.]
, ,
* * *, ,
.
(10) [I 185. 10 App.] ,
,
, , , .
, , [I
185. 15 App.] , , ,
, .
, ,
, [I 185. 20 App.] , ,
, , ,
, , . , , , , , ,
, , , .
[I 185. 25 App.] (11) .
. ,
, , ,
, [I 185. 30] ,
, . , [I 186. 1
App.] , . ,
, .
(12) [I 186. 5 App.] .
, ,
, .
,
[I 186. 10 App.] .
. . .
. ,
[] .
(13) [I 186. 15 App.] [ ] , ,
, , .
. , .
, , , [I 186. 20 App.] .
(14) , , (?)
, .
(15) , [I 186. 25 App.]
. .
. .
' .
, . [I 186. 30 App.] .
(16) , [ ]
, [I 187. 1 App.] .
, .
.
(17) [I 187. 5 App.] ,
, . .
, ,
.
(18) [ .] [I 187. 10 App.]
, , , .
, . , .
. ,
, [I 187. 15 App.] , ,
' , .
. , .
[ ] , [I 187. 20 App.]
, .
(19) , , , . .
. , .
(20) [I 187. 25 App.] , , , ,
. , , , .
, .
(21) [ ], ' [I 187. 30 App.] ,
, . [I 188. 1 App.] ,
.
, , .
(22) [I 188. 5 App.] , ,
. ,
.
, [I 188. 10 App.] .
(23) , ,
'
. ' , , [I 188. 15 App.] , ,
, , ,
.
(24) , , ,
, [] . [I 188. 20 App.] , .
' , ,
.
. . , [I 188. 25 App.] ,
, , .
, ,
, .
[I 188. 30] .
22 C 2. [I 189. 1] HIPPOCRATES de nutrimento [IX 98 ff. L.]
(1) . . .
'
.
[I 190. 5 App.] , .
22 C 4. CLEANTH. fr. 537, 3-9 Arnim (Hymn. auf Zeus) b. STOB. I 12 p. 25 W.
,
[I 190. 10 App.]
'
,
.
22 C 5. LUCIAN. Vit. auct. 14 , ; [I 190. 15] . , ,
, '
,
, [I 190. 20 App.] ,
, , . - ; . , , . - ; - . . - ; . . - , , ;
. [I 190. 25] - . . - . - .
, . -
.
23. EPICARMO
A. VITA E SCRITTI
23[13]. EPICHARMOS
A. LEBEN UND SCHRIFTEN
Poet. 3. 1448a 31
'
[nml. ]
,
.
' ,
[I 191. 15 App.]
,
' .
23 A 3. DIOG. VIII 78 .
. [I 191. 10 App.] '
, '
, .
[I 192. 10 App.]
'
'
, ,
'
[I 192. 15 App.] (?)
.
.
23 A 6 b. PLIN. nat. hist. VII 192. Aristotele [fr. 501 Rose]
23 A 6b. PLIN. N. H. VII 192 Aristoteles [Peplos; fr. 501
dice che le lettere antiche furono diciotto... e attribuisce
Rose] X et VIII [I 192. 20] [sc. litteras] priscas fuisse . . . et
l'aggiunta di due, e , a Epicarmo piuttosto che a Palamede. duas ab Epicharmo additas quam a Palamede mavolt.
23 A 6 c. DIOG. LAERT. I 42. Ippoboto nell'Elenco dei
23 A 6 c. DIOG. I 42 '
filosofi nomina Orfeo, Lino, Solone, Periandro, Anacarsi,
: , , , ,
Cleobulo, Musone, Talete, Biante, Pittaco, Epicarmo, Pitagora , , , , ,
[7 Weise].
, , (7 Weise; vgl. c. 10, 1).
23 A 7. PORPHYR. v. Plot. 24. G Ho voluto fare al modo di 23 A 7. PORPHYR. V. Plot. 24 [I 192. 25 App.] (Apollodoros
Apollodoro ateniese e di Andronico peripatetico, il primo dei aus Athen) G '
quali / raccolse in dieci tomi le opere di Epicarmo il
, /
commediografo, G il secondo divise quelle d'Aristotele e di
, G
Teofrasto secondo gli argomenti. / SUID. s. v. .
Dionisio, figlio del tiranno di Siracusa e tiranno lui stesso e
. / SUID. u.
filosofo. Scrisse lettere e un'opera Intorno ai componimenti
poetici di Epicarmo.
.
.
23 A 8. IAMBL. v. Pyth. 241. Metrodoro, fratello di Tirso, 23 A 8. IAMBL. V. P. 241
trasfer alla medicina la maggior parte degli insegnamenti del [I 192. 30 App.]
padre Epicarmo e di Pitagora. Spiegando al fratello i discorsi [Pythagoras]
del padre, dice che Epicarmo, e, prima di lui, Pitagora,
consideravano il dialetto dorico come il migliore.
. Metrodorus Buch ist nach der Zeit des
Arixostenos gefalscht. S. c. 14, 9 (I 105, 6)
23 A 9. COLUMELL. de re r. I 1. Anche i siculi Gerone ed 23 A 9. COLUMELL. I 1[I 192. 35] Siculi quoque non
Epicarmo dedicarono gran cura a questa attivit
mediocri cura negotium istud [d. h. die Landwirtschaft]
[l'agricoltura]. STAT. silv. V 3, 150. Dice di avere appreso prosecuti sunt Hieron et Epicharmus. STAT. Silv. V 3, 150
dal padre... quanto arricchirono i pii agricoltori il vecchio quantumque pios ditarit agrestes Ascraeus Siculusque senex
Ascreo e il vecchio Siculo [cfr. PLIN. nat. hist. ind. I 20- Vgl. PLIN. N. H. ind. I 20-27.
27].
23 A 10. ATHEN. XIV 648 D. Quelli che composero i
23 A 10. ATHEN. XIV 648 D [I 193. 1 App.]
carmi attribuiti a Epicarmo conoscono la voce 'anima'. E
infatti nel Chirone detto cos: E bere doppia quantit
, "
d'acqua tepida, due emine. Questi carmi pseudoepicarmei . . . " [B 58].
sono stati composti da uomini famosi; e dal flautista
,
Crisogono, dice Aristosseno nell'ottavo libro delle Leggi
[I 193. 5
politiche, fu composta la cosiddetta Repubblica [fr. 45
App.] [fr. 80 FHG II 289],
Wehrli]. Filocoro, nei libri Sull'arte mantica [fr. 193
' [fr. 193 I 416]
F.H.G. I 416] dice che il Canone e le Sentenze sono dovute
ad Axiopisto, locrese o sicionio di nascita. Lo stesso dice .
anche Apollodoro [F.Gr.Hist. 244 F 226 II 1108].
[FGrHist. 244 F 226 II 1108].
B. FRAMMENTI
[I 195. 1 App.]
DAI QUATTRO LIBRI DI ALCIMO CONTRO AMINTA
Echtheit nicht ganz sicher, besonders bei 3. 6. 7.
23 B 1- 6. DIOG. LAERT. III 9 Sgg. (9) Molte cose Platone ha
derivato anche da Epicarmo, il commediografo, e per la maggior 23 B 1- 6. DIOG. III 9-17 (9) '
parte le ha trascritte, secondo che dice Alcimo nei libri Contro
[Platon]
Aminta, che sono quattro. Ivi nel libro primo [F.Gr.Hist. 560 F 6 , [I 195. 5 App.]
III 571] dice cos:
, , [fr. 7
FHG IV 297] "
colui che primo compose commedie, Epicarmo. O Bacco, a te
dedicarono l'immagine in bronzo, a ricordo di quell'uomo, gli
abitatori di Siracusa, che ricordavano le sue parole sapienti.
premio adatto a un cittadino. Molte cose utili alla vita disse ai
fanciulli. A lui grande gratitudine.
.
, ' (10)
,
- ' , [I
195. 10 App.] .
. '
,
. .
1. Gli di furono sempre e mai vennero meno. E queste cose sono 1 [170a K.]
sempre uguali e nella stessa condizione.
- ' ,
- Si dice per che, degli di, il caos fu generato per primo.
[I 195. 15 App.] ' '
- Com' possibile? Impossibile che sia da qualche cosa quello .
che viene per primo.
- .
- ; ' ' .
- ' ; -
- Nulla dunque venuto primo? - No, per Zeus, e neppure per
secondo, almeno quando si parla delle cose di cui noi parliamo ' , ' ' .
ora; sempre esse furono3*.
[I 195. 20]
2. Se uno aggiunge un voto a un numero dispari di (11) voti, o, se
preferisci, a un numero pari, e similmente se ne sottrae uno a
[I 196. 1 App.] 2 [170b] - ,
quelli che ci sono, forse tu credi che il numero resterebbe il
,
medesimo?
(11) ,
' ' ; - .
- '
- No, certo.
[I 196. 5 App.] '
- E neppure se tu aggiungessi alla misura d'un braccio un'altra
,
lunghezza, o la togliessi, la misura rimarrebbe la stessa?
' ; - . -
', ,
- No, certo. - Or guarda anche agli uomini.
.
L'uno cresce, l'altro si consuma.
' ,
[I 196. 10 App.] ' ,
Tutti sempre mutano incessantemente.
,
' ."
E quello che per natura muta e non rimane mai nella stessa
condizione, si deve dire che altro ora da quello ch'era prima;
[Vgl. PLUT. d comm. not. 44 p. 1083 A.
,
, ' . PLUT. de sera num. vind. 15 p. 559
A [I 196. 15 App.] ,
Cfr. PLUTARCH. de comm. not. 44 p. 1083 A. Il discorso della
. ANON.
crescita antico. Lo ha gi fatto, in forma interrogativa,
IN [I 197. 1] PLAT. Theaet. 71, 26. [nach 22 B 126b]
Epicarmo, secondo che dice Crisippo.
PLUTARCH. de sera num. vind. 15 p. 559 A. Questo rassomiglia
,
alle argomentazioni di Epicarmo, onde nacque il discorso dei
,
sofisti, detto della crescita: colui che ha fatto un debito tempo
addietro, ora non debitore, perch diventato un altro; quello ,
, ].
che stato invitato a pranzo ieri, oggi, se viene, viene non
invitato, perch un altro.
ANON. in Plat. Theaet. 71, 26. Epicarmo si serv [del detto
(12) [I 197. 5 App.]
eracliteo] in una commedia, dove dice di uno che, richiesto di
pagare un debito, negava di essere la stessa persona che l'aveva "
fatto, per essersi aggiunte in lui alcune parti ed altre essere
, , ' '
scomparse; e allora il creditore lo picchi, e, chiamato in
, .
giudizio, disse a sua volta che colui che aveva picchiato e colui , .
che ora era accusato erano altri.
e tu ed io altri eravamo ieri e altri oggi, e poi ancora altri, e non
mai gli stessi, <secondo questo> discorso4*.
'
, [I 197. 10 App.]
'
.
I sapienti affermano che l'anima alcune cose percepisce
servendosi del corpo, come quando ascolta e vede, e altre pensa ,
per se stessa senza bisogno del corpo: e che perci alcune cose , '
sono percepibili, altre intellegibili. Per questa ragione appunto
,
anche Platone affermava che per conoscere i principi del tutto
bisogna prima discernere le idee che stanno per se stesse, come . [I 197. 15 App.]
[Parm.
uguaglianza e unit e pluralit e grandezza e stasi e moto, poi
postulare il bello in s e il buono e il giusto e le altre idee di tal 132 D] ,
' .
genere, in terzo luogo cogliere le idee nei loro rapporti, come
(13) .
conoscenza o grandezza o dominio, e pensare che le cose di
quaggi hanno medesimo nome di quelle perch ne partecipano:
vale a dire che son giuste le cose che partecipano del giusto, belle
quelle che partecipano del bello. Ora ogni idea eterna,
3 [171]. (14) - ' ; - .
pensiero, immutevole; per questo Platone dice anche [Parm.
[I 197. 20 App.] - ; - .
132 D] che nella natura le idee stanno come modelli, e che le
- () , ' ; ;
altre cose sono simili ad esse come loro copie. (13) Orbene,
, ; - . -
Epicarmo parla in questo modo del bene e delle idee:
;
' '
[I 197. 25 App.] (), .
3. (14) Non forse qualche cosa l'arte di sonare il flauto? [I 198. 1 App.] '
Certamente.
,
' ,
- Forse , quest'arte, un uomo? - No.
- Ors, vediamo: che cos' un flautista? che cosa credi ch'egli sia? , .
(12) E Alcimo continua cos:
(15) Platone [Phaed. 96 B], dove costruisce la sua dottrina delle 4. [172] (16) , ' ,
idee, afferma che, se c' la memoria, anche ci devon essere le
' , .
idee nelle cose, perch ricordo si ha solo di ci che fermo e
,
rimane, e nulla rimane fermo, se non le idee. In qual modo mai - [I 198. 15 App.] ,
egli dice, - gli animali potrebbero conservarsi pur nel mutamento, (), ' .
se non partecipassero dell'idea, e non possedessero inoltre per
'
natura una mente?
.
Fa poi menzione [Parm. 129] della somiglianza e della crescita5*
come sono nelle cose, dimostrate dal fatto che in tutti gli animali
innata la facolt di scorgere le somiglianze, tanto che sanno
5 [173]. [I 198. 20 App.] '
riconoscere le cose che sono dello stesso genere.
E poi:
6 [254]. () - ; ',
' .
[I 199. 10 App.]
,
(17) Queste e altre siffatte somiglianze Alcimo raccoglie qua e l , ,
nei quattro libri, volendo dimostrare quanto da Epicarmo trasse .
Platone. Che poi Epicarmo fosse consapevole della sua sapienza,
si vede anche da quei versi ove vaticina il suo imitatore:
5. Nulla di strano che cos noi diciamo, e siamo soddisfatti di noi
stessi, e crediamo d'aver gran pregi da natura, perch anche il
cane crede che la cosa pi bella sia il cane, e il bue il bue, e
l'asino l'asino, e il porco il porco.
[I 199. 15 App.]
' ' .
[I 200. 1]
Vgl. A 10 und Vorbemerkung 6 I 194
23 B 8 [239]. STOB. IV 31, 30 (fr. 537 Kock) vgl.
B 53.
[I 200. 5 App.] , , , , ,
'
.
).
23 B 16 [253]. ATHEN. VII 308 C [I 201. 10]
' , .
23 B 17 [258]. STOB. III 37, 18 H. Vgl. 22 B 119
, .
' .
bono."
EPICARMO DI ENNIO
23 B 47. CICER. ac. pr. II 16, 51. Ennio raccont che nel
sogno gli sembrava d'essere Omero. Lui stesso dice
nell'Epicarmo: mi sembrava di sognare d'essere morto.
Epicarmo parla chiaramente del logo nella Repubblica, in
[I 208. 5 App.]
questo modo:
CHIRONE
23 B 58. ATHEN. XIV 648 D.
E bere doppia quantit d'acqua tepida, due emine.
23 B 58 a. ANECD. GR. ed. Bekker Lex. I 98, 32.
Emilitrio mezzo litro: Epicarmo nel Chirone.
23 B 59. CENSORIN. de d. nat. VII 6. Contro lui [Eurifonte di
Cnido] quasi tutti, seguendo Epicarmo, negano che si possa
nascere nell'ottavo mese.
23 B 60. COLUMELL. de re r. VII 3, 6. Ma Epicarmo di
Siracusa, che tratt con grandissima cura delle medicine del
bestiame, afferma che un ariete bellicoso lo si placa forandogli
con un succhiello le corna vicino alle orecchie, l dove si
piegano e si curvano.
23 B 61. PLIN. nat. hist. XX 89. Epicarmo afferma che nelle
malattie dei testicoli e dei genitali utilissimo metter sopra [un
cavolo].
23 B 62. PLIN. nat. hist. XX 94. Epicarmo dice che [il cavolo]
giova molto anche contro il morso d'un cane rabbioso: meglio
se usato insieme con succo di silfio e aceto forte; i cani, se
vien loro dato mescolato con carne, anche ne muoiono.
PREPARAZIONE DI CIBI
23 B 63. ANECD. GR. ed. Bekker Lex. I 99, 1. Emina: nel
libro di culinaria attribuito a Epicarmo.
,
, .
' , .
[I 209. 1]
Unecht, vgl. A 10. Vorbem. I 194.
23 B 58 [290]. ATHEN. XIV 648 D
, .
EPIGRAMMA
[I 210. 1]
Unecht, vgl. B 9. 48 Vorbem. I 194.
23 B 64 [296]. SCHOL. BT zu XXII 414
CONTRO ANTENORE
23 B 65. PLUTARCH. Num. 8. I Romani concessero la
cittadinanza a Pitagora, come racconta nel discorso Contro
Antenore Epicarmo, uomo dei tempi antichi, che fece parte
della setta dei Pitagorici.
Unecht
23 B 65. PLUT. Num. 8
, [I 210. 10]
,
.
24. ALCMEONE
24[14]. ALKMAION
A. VITA E DOTTRINA
.
24 B 1 a. THEOPHR. de sens. 25 [A 5]. Dice che
24 B 1a [2]. THEOPHR. d. sens. 25 [I 215. 1 App.] [A 5]
l'uomo differisce dagli altri animali perch esso solo comprende; , ' , .
gli altri animali percepiscono, ma non comprendono.
24 B 2. [ARISTOT.] probl. 17, 3. 916 a 33. Alcmeone dice che 24 B 2 [11]. [ARIST.] Probl. 17, 3. 916a 33
. [I 215. 5 App.] ,
.
per questo muoiono gli uomini, che non possono unire il
principio con la fine.
24 B 3. AT. V 14, 1 [Dox. 424]. Alcmeone dice che
24 B 3 [16]. AT. V 14, 1 (D. 424) .
i muli maschi sono sterili perch il loro seme sottile e freddo, ,
[I 215. 10 App.] .
le femmine perch il loro utero non si spalanca.
Cos s' espresso lui stesso.
24 B 4. AT. V 30, 1 [Dox. 442]. Alcmeone dice che la salute 24 B 4 [22]. AT. V 30, 1 (D. 442) .
dura fintantoch i vari elementi, umido secco, freddo caldo,
, , ,
amaro dolce, hanno uguali diritti [], e che le malattie , , , , '
vengono quando uno prevale sugli altri []. Il
prevalere dell'uno o dell'altro elemento, dice, causa di
. [I 215. 15]
distruzione. Le malattie egli dice che provengono, per quel che ' , [I
riguarda la causa, dall'eccesso del caldo o del freddo; per quel 216. 1 App.] , '
che riguarda l'origine, da eccesso o da difetto di cibo; per quel * .
che riguarda il luogo, nel sangue o nel midollo o nel cervello. , (?)
Possono essere originate anche da cause esterne, come acqua .
piante clima sforzo tormento e cose simili. La salute
. Vgl. [I 216. 5 App.] Hipp. d.
l'armonica mescolanza delle qualit (opposte).
prisc. med. 14. I 16, 2 Khlew. Plato Symp. 186 CD.
24 B 5. CLEM. ALEX. strom. VI 16 [II 435, 9]. Avendo detto 24 B 5 [23]. CLEM. Strom. VI 16 (II 435, 9 St.)
Alcmeone di Crotone:
'
'
(652) ' '
pi facile guardarsi da un nemico che da un amico,
;'.
Sofocle nell'Antigone scrisse: Quale piaga maggiore di un
amico cattivo?
25. ICCO
25 A 1. PLAT. Protag. 316 D. Io dico che l'arte dei sofisti
antica, e che gli antichi che l'esercitavano mettevano innanzi,
per rimaner celati e cos sfuggire all'odio ch'essa ingenerava,
chi la poesia, come Omero ed Esiodo e Simonide, chi i misteri
e gli oracoli, come Orfeo e Museo o i loro seguaci, e alcuni
anche, io so, la ginnastica, come Icco di Taranto e quel sofista
che ancor oggi non inferiore a nessuno, Erodico di Selimbria.
26 [16]. PARON
ARIST. Phys. 13. 222b 17 [I 217. 10 App.]
[sc. ],
, ,
. SIMPL. z. d. St. 754, 9
, [fr. 52 Sp.]
,
, [I 217. 15] '
, , ;'
27. AMINIA
27 [17]. AMEINIAS
DIOG. LAERT. IX 21 [s. unten Z. 24]. G /
. . .
, ,
, .
, ' '
. /
28. PARMENIDE
A. VITA E DOTTRINA
28 [18]. PARMENIDES
A. LEBEN UND LEHRE
VITA
LEBEN
. [I 218. 1 App.]
.
, , ,
. (22)
[?] ,
.
, [I 218. 5 App.]
[fr. 6a. D. 483, 2],
. ,
, .
' ... ' [B 1, 28-30].
,
.
. [I 218. 10 App.] ' ...
' [B 1, 34-36].
(23) [fr. 44 D.]
,
A lui si riferisce anche il dialogo di Platone intitolato
' .
Parmenide o Delle idee. Fior nella 69.a olimpiade [504-1;
F.Gr.Hist. 244 (Apollodoro), F 341 II 11215*]. Pare che sia
''
stato il primo a scorgere che Espero e Lucifero sono la stessa ' [I 218. 15 App.] '.
cosa, come dice Favorino nel quinto libro dei Memorabili; altri [504-501].
dicono che il primo sia stato Pitagora, ma Callimaco nega che
l'opera sia sua. Si dice anche che abbia dato leggi ai
,
concittadini, come dice Speusippo nel libro Sui filosofi, e che ( )
per primo abbia sollevato l'argomento detto l'Achille, come
.
dice Favorino nella Storia generale [fr. 14 F.H. G. III 579]. C' , .
stato anche un altro Parmenide, retore, che scrisse sull'arte
[I 218. 20] ,
retorica.
[fr. 14 F.H. G. III 579].
, .
28 A 2. SUID. s. v. Parmenide, figlio di Pireto, filosofo eleata, 28 A 2. SUIDAS ,
scolaro di Senofane di Colofone; secondo Teofrasto, invece, di ,
Anassimandro di Mileto. Suoi seguaci furono Empedocle6*,
.
che fu insieme filosofo e medico, e Zenone l'eleata. Scrisse di
scienza della natura in versi e altre cose in prosa come ricorda . [I 218. 25]
Platone7* [soph. 237 A; cfr. B 7].
' ,
[Soph. 237 A; vgl. B 7]. (aus Diog. abges.
vom Schlusatz, dessen erster Teil wohl aus Lobon vgl. fr. 18
Crn.).
28 A 3. DIOG. LAERT. II 3. Anassimene di Mileto, figlio di 28 A 3. DIOG. II 3 ,
Euristrato, ascolt Anassimandro; c' chi dice che ascolt
,
anche Parmenide.
. [vgl. A 1 I 217, 23].
28 A 4. IAMBL. v. Pyth. 166 [da Nicomaco]. E coloro che
28 A 4. IAMBLICHUS V. Pyth. 166 [aus Nikomachos] [I 218.
hanno fatto qualche cenno di cose di fisica, si trovano a
30] ,
menzionare innanzi a tutti Empedocle e l'eleata Parmenide.
(um den Einflu des Pythagoras
auf die Kultur Italiens zu erweisen). PROCLUS in Parm. I p.
PROCL. in Parm. I p. 619, 4. Durante la festa di cui sopra,
619, 4 (Cous. Par. 1864) '
giunsero ad Atene Parmenide e Zenone, maestro il primo,
,
scolaro il secondo, eleati l'uno e l'altro, non solo, ma facenti
anche parte della scuola pitagorica, come narr in qualche parte [I 219. 1 App.] . ' ,
' ,
anche Nicomaco.
,
PHOT. bibl. c. 249 [ v. Pyth.] p. 439 a 36. Zenone e Parmenide, . PHOT. bibl. c. 249 [VITA. Pyth.] p.
439a 36
gli eleati: anche costoro appartennero alla scuola pitagorica.
.
28 A 5 PLATO Theaet. 183 E. G Se io [Socrate], di fronte a 28 A 5 PLATO Theaet. 183 E [I 219. 5] G
Melisso e agli altri che dicono uno e immobile il tutto, provo , ,
un senso di vergogna all'idea che il nostro esame sia
,
[I 221.
5] ,
.
28 A 20. SIMPL. Phys. 146, 29 ' "
" [B 8, 43],
. [fr. 70,
2 Kern] [I 221. 10] " "; MENANDER.
[richtiger GENETHLIOS] Rhet. I 2, 2 [sc. ]
[vgl.
31 A 23]. Ebend I 5, 2 ,
,
.
[I 221. 15] .
. . . .
, .
28 A 21. SIMPL. Phys. 144, 25 ,
'
[I 221. 20] .
LEHRE
[Vgl. A 1. 7. 8]
PHILOP. phys. 65, 23. Si dice che egli [Aristotele] abbia scritto PHILOP. in Phys. 65, 23 Vit.
a parte un libro sulla dottrina di Parmenide.
[Aristoteles]
.
28 A 22. [PLUTARCH] strom. 5 [EUSEB. praep. evang. I 8, 28 A 22. [PLUT.] Strom. 5 (EUS. P. E. I 8, 5 D. 580) .
5; Dox. 580]. Parmenide l'eleata, che ebbe familiarit con
, [I 221. 25App.] ,
Senofane, non solo fece sue le dottrine di costui, ma nello
,
stesso tempo assunse un atteggiamento opposto. Dichiara
.
infatti che secondo la verit delle cose il tutto eterno e
[]
immobile: infatti esso tutt'intero, unico, immobile e
' .. ' [B 8, 4].
ingenerato [B 8, 7-8]; che il divenire invece delle cose che ' .
sembrano esistere da un falso punto di vista. Le sensazioni le .
scaccia dall'ambito della verit. Dice che se vi qualcosa oltre , [I 221. 30 App.]
l'essere, questo non essere: ma il non essere assolutamente
.
non esiste. In questo modo viene a porre l'essere come
ingenerato. Dice inoltre che la terra si formata per
[] [aus THEOPHR. Phys. Opin. wie im
precipitazione dell'elemento denso [da THEOPHR. phys. opin. folgenden n. 23. 28ff.].
come A 23 e 28 sgg.].
28 A 23. HIPPOL. ref. I 11 p. 16, 9 [Dox. 564]. (1) E infatti
28 A 23. HIPPOL. Ref. I 11 (D. 564 W. 16] (1) .
anche Parmenide pone il tutto uno eterno ingenerato e sferico
senza riuscire neppure lui a liberarsi dall'opinione dei molti in - ' [I 221. 35 App.]
quanto dice princpi del tutto il fuoco e la terra, la terra come ,
materia, il fuoco come causa e principio formativo. Disse che il .
cosmo soggetto a distruzione: in qual modo per non spiega. , , . (2)
Nello stesso tempo sostenne che il tutto eterno, non generato,
sferico, omogeneo e, in quanto non ha spazio in s, anche
, ,
immobile e limitato.
.
28 A 2414*. ARISTOT. phys. A 8. 191 a 24. G Infatti i primi 28 A 24. ARISTOT. phys. A 8. 191 a 24. G
che si diedero alla filosofia ricercando la verit e la natura degli ,
enti deviarono, per cos dire, per un'altra strada spinti
.
dall'imperizia. Dissero che nulla nell'essere n nasce n perisce,
perch credevano necessario che ci che nasce debba nascere o ,
dall'essere o dal non essere, e invece non possibile n l'uno n
l'altro caso. Infatti non l'essere che nasce (perch di gi) e
dal non essere nulla pu nascere: difatti bisogna che vi sia un ,
.
28 A 45. MACROB. s. Sc. I 14, 20 Parmenides ex terra et
igne [sc. animam esse]. AT. IV 3, 4 (D. 388) .
. AT. VI 5, 5 (D. 391) . [I 226. 1]
. AT. IV 5,12 (D. 392) .
, '
.
sparsamente vennero fuori dalla terra che ne era come pregna; praegnate passim edita, deinde coisse et effecisse solidi
poi si unirono e formarono la materia dell'uomo completo, la hominis materiam igni simul et umori permixtam . . . haec
quale un misto di fuoco e di acqua... Questa stessa opinione eadem opinio etiam in Parmenide Veliensi fuit pauculis
segu anche il veliense Parmenide che, eccettuate poche cose e exceptis ab Empedocle dissensis. Vgl. AT. V 19, 5 (31 A
di poca importanza, non dissente da Empedocle.
72).
28 A 52. ARISTOT. de part. anim. B 2. 648 a 25. Alcuni
28 A 52. ARIST. de part. anim. B 2. 648a 25 [I 227. 1]
sostengono che gli animali acquatici sono pi caldi di quelli
,
terrestri con l'argomento che il calore della loro natura deve
compensare la freddezza del luogo, e gli animali senza sangue ,
sono pi caldi di quelli con sangue e le femmine pi dei
, .
maschi. Per esempio Parmenide ed alcuni altri dicono che le
, [I 227. 5]
donne sono pi calde degli uomini, in quanto le mestruazioni ,
verrebbero a causa del calore e a quelle donne che hanno molto .
sangue. Empedocle tutto al contrario.
28 A 53. AT. V 7, 2 [Dox. 419]. All'inverso Parmenide: le
28 A 53. AT. V 7, 2 (D. 419 nach 31 A 81) .
regioni settentrionali producono maschi (infatti hanno pi del (
denso), quelle meridionali producono femmine in dipendenza ),
del rado. AT. V 7, 4 [Dox. 420]. Anassagora e Parmenide
. AT. V 7, 4 (D. 420)
dicono che [i semi] di destra discendono nella parte destra
, . [I 227. 10 App.] [sc.
dell'utero, quelli di sinistra a sinistra; se si inverte l'ordine
] ,
nascono femmine. Cfr. ARISTOT. de gen. anim. 1.763 b 30 ' . '
[59 A 17]. G Infatti alcuni dicono che tale opposizione
, . Vgl. ARIST. de gen. anim.
[maschio-femmina] c' gi nei semi: cos pensano Anassagora e 1.763b 30 [59 A 17]. G
altri fisiologi. Infatti, secondo loro, il seme viene dal maschio ,
mentre la femmina d il luogo [che lo deve ricevere], e il
maschio viene da destra, la femmina da sinistra, e nell'utero il , ,
maschio a destra, la femmina a sinistra. / CENSORIN. de d. ,
nat. 5, 2. Di dove esca il seme coloro che fanno professione di
scienza non sanno. Parmenide infatti ora pensa che esca da
. / CENSORIN. 5, 2 igitur semen unde exeat
destra, ora da sinistra. G CENSORIN. de d. nat. 5, 3. Anche su inter sapientiae professores non constat. P. enim tum ex dextris
questo c' discordia tra le opinioni degli autori, se cio il parto tum e laevis partibus oriri putavit. Vgl. 24 A 13. G
nasca soltanto dal seme del padre, come scrissero Diogene [61 CENSORIN. de d. nat. 5, 3. Illud quoque ambiguam facit inter
A 27], Ippone [38 A 13] e gli Stoici, oppure anche dal seme
auctores opinionem, utrumne ex patris tantum modo semine
della madre, come parve ad Anassagora e ad Alcmeone e
partus nascatur, ut Diogenes [61 A 27] et Hippon [38 A 13]
inoltre a Parmenide, Empedocle, Epicuro. /
stoicique scripserunt, an etiam ex matris, quod Anaxagorae et
Alcmaeoni nec non Parmenidi Empedoclique et Epicuro visum
est. /
28 A 54. AT. V 11, 2 [Dox. 422]. Quando il seme
28 A 54. AT. V 11, 2 (D. 422) [I 227. 15 App.] .
proviene dalla parte destra dell'utero, i figli somigliano al ,
padre, quando si localizza a sinistra, alla madre.
, , [sc.
CENSORIN. de d. nat. 6, 8. Del resto opinione di
]. CENSORIN. 6, 8 ceterum
Parmenide che quando i semi escono da destra, allora i figli Parmenidis sententia est, cum dexterae partes semina dederint,
somigliano al padre, quando escono da sinistra, alla madre. tunc filios esse patri consimiles, cum laevae, tunc matri.
CENSORIN. de d. nat. 6, 5. Parmenide sostiene che c'
CENSORIN. 6, 5 at inter se certare feminas et maris et, [I 227.
lotta tra il maschio e la femmina e che i figli somigliano a 20] penes utrum victoria sit, eius habitum referri auctor est
quello di loro che riporti la vittoria.
Parmenides. Vgl. LACTANT. de opif. 12, 12 dispares quoque
Cfr. LACT. de opif. d. 12, 12. Le nature disparate si pensa naturae hoc modo fieri putantur: cum forte in laevam uteri
che si formino in questo modo. Quando avviene che il seme partem masculinae stirpis semen inciderit, marem quidem
di genere mascolino venga a cadere nella parte sinistra
gigni opinatio est, sed quia sit in feminina parte conceptus,
dell'utero, allora si pensa che nasca s un maschio, ma
aliquid in se habere femineum supra quam decus virile
siccome stato concepito nella parte femminile, ha in s
patiatur, [I 227. 25] vel formam insignem vel nimium
qualcosa di femmineo pi di quanto non comporti la maest candorem vel corporis levitatem vel artus delicatos vel
virile e cio o una bellezza non comune o eccessiva
staturam brevem vel vocem gracilem vel animum inbecillum
bianchezza o leggerezza di corpo o membra delicate o
vel ex his plura. item si partem in dexteram semen feminini
bassa statura o voce debole o animo fiacco o parecchie di generis influxerit, feminam quidem procreari, sed quoniam in
queste caratteristiche insieme. Parimenti, se un seme di
masculina parte concepta sit, habere in se aliquid virilitatis
genere femminile rifluisce a destra, nasce s una femmina, ultra quam sexus ratio permittat, aut valida [I 227. 30]
ma per il fatto che stata concepita nella parte mascolina, membra aut immoderatam longitudinem aut fuscum colorem
ha in s qualcosa di virile pi di quanto non lo ammetta la aut hispidam faciem aut vultum indecorum aut vocem
natura del sesso e cio membra forti o un'altezza eccessiva robustam aut animum audacem aut ex his plura [vgl. B 18].
o colore scuro o volto peloso o aspetto brutto o voce
B. FRAGMENTE
28 B 1. 1-30 SEXT. EMP. adv. math. VII 111 sgg.31*. Il suo [di 28 B 1. [1-32 Karst., 1-32 Stein.]. 1-30 SEXT. VII 111 ff. [I 227.
Senofane] discepolo Parmenide condann il discorso di opinione, 35 App.] [des Xenophanes] .
cio quello costituito di rappresentazioni non salde, e pose come ,
criterio il discorso scientifico, cio quello che non pu essere
, ' , ,
rovesciato, rifiutando anche ogni credibilit alle sensazioni.
,
Difatti al principio del libro Sulla natura dice in questo modo:
Le cavalle... [vv. 1-30 e fr. 8, 1-6]. Parafrasi di Sesto, 112- : ' ... ' (anschlieend [ 227. 40]
114. In questi versi infatti Parmenide dice che lo conducono
... jetzt B 7, 2-7). Folgt seine Paraphrase 112-114:
cavalle, cio gli impulsi e le brame irrazionali dell'anima (l);
che procedono per la via molto celebrata della dea, cio la
[I 228. 1 App.]
speculazione fondata sul ragionamento filosofico, il quale
(1),
ragionamento a modo di dea che accompagna guida alla
,
conoscenza di tutte le cose (2-3); che lo guidano fanciulle, cio (2. 3),
le sensazioni (5); tra le quali allude all'udito quando dice: perch ' (5),
premuto da due rotanti cerchi [vv. 7-8], che sono i cerchi degli ' ... ' (7. 8),
orecchi con i quali essi ricevono il suono;
[I 228. 5 App.] , '
, (9),
chiama la vista fanciulle figlie del Sole (9), che abbandonano (9), '
le case della Notte (9), e spingono verso la luce (10), perch ' (10)
. ''
senza la luce non c' l'uso della vista. Dice che si dirigono alla
Giustizia, che molto punisce e fornita delle chiavi che aprono ' ' (14),
. (22)
e chiudono (14), cio la ragione che ha comprensione sicura
[I 228. 10 App.] '
delle cose.
' (29),
La quale Giustizia, accogliendolo (22), dichiara di insegnargli , ' . . .
' (30), ,
queste due cose: una, l'animo inconcusso della ben rotonda
. 28-32 SIMPL. d. cael. 557, 20.
Verit (29) che il saldo edificio della scienza, l'altra, le
,
opinioni dei mortali etc. [v. 30], cio tutto il campo delle
, ,
opinioni che non saldo.
[I 228. 15 App.] , .
, .
28-32 SIMPLIC. de cael. 557, 2032*. Questi uomini posero una . " . . . " (28ff.).
duplice ipostasi: l'una ci che realmente , l'intelligibile; l'altra
ci che diviene, il sensibile, che non credettero di chiamare
essere assoluto, ma essere apparente. Ragione per cui dicono che , ' ,
, '
dell'essere c' verit, di ci che diviene opinione. Dice infatti
Parmenide: Bisogna che tu impari a conoscere... [vv. 28-30]. , '
[I 228. 20]
[5]
[v. 5] , ' .
[I 229. 1 App.] '
Le cavalle che mi trascinano, tanto lungi, quanto il mio animo lo (
poteva desiderare
),
mi fecero arrivare, poscia che le dee mi portarono sulla via molto , ,
celebrata
[v. 10] [I 229. 5 App.] ,
che per ogni regione guida l'uomo che sa.
.
,
L fui condotto: l infatti mi portarono i molti saggi corsieri
che trascinano il carro, e le fanciulle mostrarono il cammino.
'
L'asse nei mozzi mandava un suono sibilante,
.
tutto in fuoco (perch premuto da due rotanti cerchi
[v. 15] [I 229. 10 App.]
da una parte e dall'altra) allorch si slanciarono
.
le fanciulle figlie del Sole, lasciate le case della Notte,
,
a spingere il carro verso la luce, levatisi dal capo i veli.
'
[I 230. 1 App.]
L la porta che divide i sentieri della Notte e del Giorno,
' ,
[v. 25] ,
',
' ( ' ),
[I 230. 10 App.] .
[v. 30] , .
' ,
.
' ' , ,
,
[I 231. 10] ( ),
5 ' ,
( )
.
3 (frher 5) 28 B 3 [40 K., 50 St.]. CLEM. Strom. VI 23 (II
440, 12 St.) [I 231. 15] "
" [fr. 621 K.]
. ' ... '. PLOTIN. Enn. V 1, 8.
. ,
. ' ... ' ,
[I 231. 20]
' . An B 2 anzuschlieen.
il non essere .
[I 233. 15] .
SEXT. EMP. adv. math. VII 114 [di seguito alla parafrasi cit. 7, 2-7 (frher 1, 33-38) 28 B 8. SEXT. Adv. math VII 114
al fr. 1]. Alla fine dichiara che non bisogna affidarsi alle
[nach B 1 I 227, 39. 228, 12 ]
sensazioni, ma al raziocinio (1-4). Che l'abitudine nata dalle ,
molteplici esperienze - dice - non ti... [vv. 2-4]. Anche costui, , ' . . . ' (7, 3-7, 6 im Text 111come chiaro, proclamando il ragionamento scientifico canone ), ' ,
della verit delle cose, non volle far conto delle sensazioni.
,
6-57 SIMPLIC. phys. 144, 29 [dopo A 21]. Questo quanto
[I
segue alla negazione del non essere: (145) resta solo da
233. 20] . 8, 1-52 SIMPL. Phys. 144, 29 [nach 28
parlare....
A 21]
6-19 SIMPLIC. phys. 78, 5 [dopo B 7, 2]. Aggiunge: resta
(145) ' . . . '. 8, 1- 14 DERS. 78, 5 [nach B 7,
solo da parlare... in gran numero ed espone in seguito le
2] ' . . . '
caratteristiche dell'essere inteso eminentemente: essendo
' . . . '.
ingenerato... disciogliendo i legami. Dicendo questo
dell'essere inteso in senso eminente, dimostra chiaramente che , [I 233. 25]
esso ingenerato. Non deriva infatti dall'essere, perch non
pu essere esistito prima di lui un altro essere; non deriva dal [I 234. 1] . ,
non essere, perch il non essere non : e poi, perch mai
; '
nacque in un dato momento e non prima o dopo? Ma neppure ,
deriva da ci che per un verso e per l'altro non , che il
(neuplatonische Vorstellung)
modo nel quale nasce ci che nato, perch ci che per un
, '
verso e per l'altro non , non pu essere esistito prima
. 3- 4 CLEM. Strom. V 113 (II 402, 8 St.) [I 234. 5]
dell'essere assoluto, ma venuto all'esistenza dopo di lui.
. . . . ' . . .
7- 9 CLEM. ALEX. strom. V 113 [II 402, 8]. E Parmenide... ' '. 38 PLAT. Theaet. 180 D
dice di dio all'incirca cos: in gran numero... immobile e
' . . . ' '
ingenerato. 42 PLAT. Theaet. 180 D. Altri poi fecero
dichiarazioni opposte a quelle di costoro: il tutto viene ad
. 39 vgl. MELISSOS 30 B 8
avere il nome di unico e immobile e quant'altro i Melissi e
. . . ,
Parmenidi sostengono accanitamente opponendosi a tutti
42 vgl. SIMPL. Phys. 147, 13 [I 234. 10]
costoro. 43 Cfr. 30 B 8. Se infatti esiste la terra e l'acqua... e
' '(5) ' '. 37-45 PLAT. Soph.
quante altre cose gli uomini dicono che sono reali. Cfr.
244 E , . ,
SIMPLIC. phys. 147, 13. E appunto uno insieme il tutto
' . . . ',
(10) vi anche un limite estremo (47). 47-49 PLAT. soph. . EUDEM. bei. SIMPL. Phys. 143, 4 '
244 E. Se appunto tutto intero come dice anche Parmenide ' ,
"in ogni parte... qui o l ", in quanto l'essere tale ha e centro [fr. 13 Sp.]
ed estremi. EUDEM. ap. SIMPLIC. phys. 143, 4. Cosicch
' . . . [ 234. 15] '
quanto egli dice non va bene neppure se riferito al cielo, come , ' ,
qualcuno ritiene, secondo quanto dice Eudemo [fr. 13
. 44 ARIST. Phys. 6. 207a 15
Spengel], di fronte a quelle parole: da ogni parte simile alla
massa di ben rotonda sfera. Infatti il cielo non indivisibile, , ,
n simile a una sfera, ma delle sfere materiali la pi esatta. 48 ' '. 50-61. SIMPL. Phys. 38, 28
ARISTOT. phys. 6. 207 a 15. Bisogna ritenere che
Parmenide abbia parlato pi esattamente di Melisso. L'uno
. . . ' . . . [ 234. 20 App.] '.
infatti dice il tutto infinito, l'altro che limitato dal centro
50-59 SIMPL. Phys. 30, 13
ugualmente premente. 54-65. SIMPLIC. phys. 38, 28. Al
. , ,
termine del suo discorso intorno all'intelligibile, Parmenide
' . . . ',
aggiunge: Con ci interrompo.... 54-63 SIMPLIC. phys. 30,
13. Parmenide, trapassando dall'intelligibile al sensibile o,
,
come dice lui, dalla verit all'opinione, l dove dice: con ci... ,
l'ingannevole andamento delle mie parole, i principi di ci che ' . . . [ 234. 25]
generato li pone anche lui in forma di elementi, quanto
'. 52 SIMPL. Phys. 147, 28
all'antitesi primaria che chiama luce e tenebra, o fuoco e terra o . 53-59
denso e raro o identico e altro, dicendo, subito dopo i versi
SIMPL. Phys. 179, 31
prima citati: Perch i mortali... denso e pesante. 56
'
SIMPLIC. phys. 147, 28. Ingannevole chiama l'andamento [ARIST. Phys. A 5. 188a 20]
delle parole relativo alle opinioni dei mortali. 57-63
(p. 180)
SIMPLIC. phys. 179, 31. Anche costui in quella che tratta
' . . . '. - Das Ganze [I 234. 30 App.]
dell'opinione pone come principi il caldo e il freddo
vielleicht an B 6 anzuschlieen.
chiamandoli fuoco e terra [ARISTOT. phys. A 5. 188 a 20] e
luce e notte o tenebra. Dice infatti dopo la sezione sulla verit
[I 241. 1 App.]
,
, .
28 B 10. CLEM. ALEX. Strom. V 138 [II 419, 12]. Giunto
28 B 10 [132-138 K., S. 797 St.]. CLEM. Strom. V 138 (II
dunque alla vera conoscenza [di Cristo] ascolti chi vuole ci 419, 12 St.) [I 241. 5]
che promette l'eleata Parmenide: Conoscerai ... degli astri. [Christi]
' ... '. Vgl. PLUT.
adv. Col. 1114 B (ber Parmenides)
Cfr. PLUTARCH. adv. Col. 1114 B. Il quale [Parmenide]
appunto tracci una cosmologia e, mescolati quali elementi la
luce e la tenebra, da questi e mediante questi ricava tutti i
fenomeni. E infatti disse molte cose intorno alla terra e intorno
al cielo e il sole e la luna e gli astri e descrive la nascita degli [I 241. 10 App.]
uomini; e sotto silenzio, come uomo scaltrito nell'indagine
, ,
naturalistica che scrive un'opera tecnica..., non tralasci
.
nessuna cosa importante.
Ma dal momento che tutto denominato luce e tenebra
e queste, secondo le loro attitudini sono applicate a questo e a
quello,
tutto pieno insieme di luce e di tenebra invisibile,
pari l'una e l'altra, perch n con l'una n con l'altra c' il nulla.
' '
' ,
[I 241. 15 App.]
[v. 5] ,
[ ] ()
' .
28 B 11 [139-142 K., 129-132 St.]. SIMPL. de cael. 559, 20 .
[I 241. 20 App.]
.
.
28 B 12. 1-3 SIMPLIC. phys. 39, 12 [dopo B 8, 70]. Poco pi 28 B 12 1-3 [125-130 K., 133-138 St.]. 1-3 SIMPL. Phys. 39,
innanzi dopo aver parlato dei due elementi introduce anche la 12 [I 242. 5] (nach B 8, 61) '
causa efficiente dicendo cos: Giacch... dirige. 2-6
SIMPLIC. phys. 31, 10. E chiaramente Parmenide espose la
' . . . '. 2-6 Ebenda 31, 10
causa efficiente non solo dei corporei che sono soggetti al
nascere, ma anche degli incorporei che producono il nascere, l
dove dice: Giacch... .
. ' ' . . . '. [I 242.
10 App.] 4 Ebenda 34, 14
4 SIMPLIC. phys. 34, 14. Egli pone unica causa comune e
. Vgl. A 37.
causa efficiente la dea che sta in mezzo a tutto ed causa di
ogni nascere.
,
Giacch le pi strette vennero riempite di non mescolato fuoco, [I 243. 1 App.] ' ,
[I 243. 20]
.
28 B 15 [144 K., 141 St.]. PLUT. de fac. lun. 16, 6 p. 929 A [I
244. 1 App.]
[Mond] .
.
28 B 15a. SCHOL. BASILII 25 [ed. Pasquali, Gtt. Nachr.
[I 245. 15]
'
' ' ' .
ZWEIFELHAFTES
FALSI
FALSCHES
28 B 21. AT. II 30, 4 (D. 361 b 24) [I 246. 5 App.]
28 B 21. AT. II 30, 4 [Dox. 361 b, 24]. Dell'immagine della , . . . .
luna, perch appare terrigna... Parmenide dice che per il fato
. Vgl. B 14. Das Wort stammt
che all'elemento igneo che la circonda si affianca e mescola
l'elemento tenebroso; per cui egli chiama l'astro dotato di luce von Theophrast, s. 59 A 77.
falsa [: cfr. B 14. La parola deriva da Teofrasto:
cfr. 59 A 77].
28 B 22. SUID. s. v. : . Parmenide: Mirabilmente
28 B 22. SUID. s. v. : . "
difficile a convincersi [= PLAT. Parm. 135 A].
" [I 246. 10 App.] = PLAT. Parm. 135 A.
28 B 23. SUID. s. v. . Ab antico l'acropoli di
28 B 23. SUID. s. v. :
Tebe in Beozia, come dice Parmenide.
, .
28 B 24. SUET. ed. Miller p. 417.
28 B 24. SUETONIUS (Miller Ml. 417) . . .
Telchini...costoro da alcuni sono detti figli del mare, Parmenide , '
dice che sono venuti dai cani di Atteone trasformati in uomini [I 246. 15]
da Zeus.
.
28 B 25. STOB. ecl. I 15, 2. Ma esso era per ogni lato uguale 28 B 25. STOB. Ecl. I 144, 19 ' .
etc. [31 B 28].
= 31 B 28.
29. ZENONE
29 [19]. ZENON
A. VITA E DOTTRINA
VITA
LEBEN
[I 247. 10 App.] ,
...
"
, , ,
",
.
. [fr. 30 FGH III 43] [I 247. 30 App.]
[vgl. 72 A
13]. (28) . [Folgt
Zenone fu in tutto persona di pregio, e, in particolare,
Epigramm des Diog.]
dispregiatore dei potenti allo stesso modo di Eraclito. Infatti
,
egli quella che prima fu Vele, poi Elea, colonia focese, sua
'
patria (una citt umile e in grado solo di allevare uomini
buoni), la prefer alla boriosa grandezza degli Ateniesi; difatti , , [I 248. 1
non si rec per nulla presso costoro, ma visse l3*. (29) Fu lui a App.] , ,
sollevare per primo l'argomento detto l'Achille; Favorino
,
invece [fr. 39 F.H.G. III 583; cfr. 28 A 1 in fine] cita
, ' .
Parmenide ed altri molti.
Le sue dottrine sono queste4*. Esiste un solo mondo e il vuoto (29)
non esiste5*; la natura del tutto stata formata da caldo, freddo, [fr. 39 FHG III 583; vgl. [I 248. 5 App.]
oben I 218, 19] .
secco e umido6*, trapassando questi gli uni negli altri7*; gli
8
uomini nascono dalla terra * e l'anima una mescolanza degli '
elementi detti, senza che nessuno di essi prevalga9*. Dicono
che egli, insultato, si adirasse; siccome un tale lo rimproverava, ,
rispose: Se non me ne dar per inteso quando vengo offeso, ,
neppure mi far impressione la lode10*.
. [I 248. 10 App.]
Che ci sono stati otto Zenone, abbiamo detto nel capitolo su
"
Zenone Cizico [D. L. VII 35]. Questo di cui parliamo fior
nella 79.a olimpiade [464-1; APOLLOD. F.Gr.Hist. 244 F 30 b , '
".
II 1028].
, [VII 35]
.
[464-461; APOLLOD. fr. 30 a.
O.].
29 A 2. SUID. s. v. Zenone, figlio di Teleutagora, filosofo
29 A 2. SUIDAS [I 248. 15 App.]
eleata dell'epoca di Pitagora e Democrito: visse infatti intorno
alla 78.a olimpiade [468-5], e fu scolaro di Senofane o di
Parmenide. Scrisse: Dispute11*, Esegesi empedoclea, Ai
[468-465], .
filosofi12*, Sulla natura [da Esichio].
, ,
Lo dicono inventore della dialettica, come Empedocle della
, [aus Hesych].
retorica. Nel tentativo di abbattere Nearco (alcuni dicono
Diomedonte), tiranno di Elea, fu preso. Interrogato dal tiranno, , [I 248. 20 App.]
si tronc coi denti la lingua e gliela sput addosso. Gettato in ( ), , .
un mortaio fu stritolato [da Diogene].
'
[aus Diog.].
29 A 3. EUSEB. chron. ol. 81, 1-3 [456-4]. Fiorirono Zenone e 29 A 3. EUSEB. Chron. zu Ol. 81, 1-3 [456-454] .
Eraclito l'oscuro [cfr. 28 A 11; 41 A 1 a].
. Vgl. 28 A 11. 41 A 1a.
29 A 4. [PLAT.] Alcib. I 119 A. Citami degli altri Ateniesi o 29 A 4. [PLATO] Alcib. I p. 119 A [I 248. 25]
degli stranieri uno schiavo o un uomo libero che sia diventato ,
pi saggio per aver frequentato Pericle, cos come io [Socrate]
posso citarti per aver frequentato Zenone, Pitodoro figlio di
, [Sokrates]
Isoloco [cfr. 28 A 5] e Callia figlio di Calliade, ciascuno dei
[z. 28 A 5]
quali pag a Zenone cento mine e divent sapiente e illustre. ,
SCHOL. ad loc. Zenone l'eleata, scolaro di Parmenide, filosofo . SCHOL. z. d. St. .
fisico e vero politico: perci anche vien confrontato con Pericle [I 248. 30] ,
che notoriamente era politico. Di lui fu uditore quel Pitodoro di
cui nel Parmenide si fa menzione come di colui che riport ad .
Antifonte quella conversazione, e Cefalo di Clazomene, che da ,
lui ne fu edotto, divent suo discepolo. PLUTARCH. Pericl. 4, , '
5. Pericle ud anche Zenone che trattava della natura come
. PLUT.
Parmenide, ma coltivando una particolare attitudine alla
Pericl. 4, 5 [I 249. 1]
sput addosso. I cittadini allora, incitati da questo esempio,
subito abbatterono il tiranno. Questo quanto per lo meno
corre sulla bocca dei pi. Ermippo poi [fr. 30 F.G.H. III 43]
dice che egli fu gettato in un mortaio e pestato [cfr. 72 A 13].
(28) Per lui abbiamo scritto quest'epigramma... [segue
l'epigramma di Diogene].
, .
SEXT. adv. math. VII 6
,
.
SCHRIFT [I 250. 5 App.]
29 A 11. PLAT. Parm. 127 A-B. Dunque Antifonte riport che 29 A 11. PLAT. Parm. 127 A B
Pitodoro raccontava che una volta vennero alle grandi
Panatenee Zenone e Parmenide. Parmenide era gi molto
.
vecchio, quasi completamente canuto, di aspetto nobile e
, ,
dignitoso; poteva avere all'incirca sessantacinque anni. Zenone ,
era allora vicino ai quarant'anni e come figura era ben
[I 250. 10] ,
proporzionato e aggraziato; si diceva che fosse stato l'amato di ,
Parmenide. Alloggiarono da Pitodoro, fuori delle mura al
.
Ceramico. Quivi si adunarono Socrate e altri molti con lui,
desiderosi di sentir leggere lo scritto di Zenone (infatti era
'
allora la prima volta che il lavoro, per opera loro, veniva
,
introdotto in Atene); Socrate era allora molto giovane. Zenone ( '
stesso dunque dava lettura della sua opera ai convenuti;
), .
Parmenide in quel momento si trovava fuori. Diceva Pitodoro [I 250. 15] ,
che restava degli argomenti da leggere ancora ben poco,
quando arrivarono di fuori lui stesso e con lui Parmenide e
,
Aristotele quello che fu dei Trenta e poterono ascoltare alcun
poco dell'opera. Quanto a lui, Zenone gli aveva gi letto in
' ,
precedenza il suo lavoro [cfr. A 1 e 28 A 5. ATHEN. XI 505 F. ' . [Vgl. I
il colmo della perfidia e della falsit dire, senza che ce ne sia 219, 5. 247, 11. Dagegen ATHEN. XI 505 F [I
nessuna necessit, che Zenone, il compatriota di Parmenide, sia 250. 20 App.]
stato il suo amato].
. .]
29 A 12. PLAT. Parm. 128 B. - S, o Socrate - disse Zenone. 29 A 12. PLAT. Parm. 128 B , ,
Ma tu allora non hai colto affatto la vera intenzione dell'opera, . '
sebbene, come fanno i cani di Laconia, tu bene persegui e
.
rintracci ci che vien detto. Prima di tutto ti sfugge questo, che
la mia opera per nulla affatto si d tante arie da essere scritta [I 250. 25 App.] ,
con l'intenzione che tu dici ma dissimulandola alla gente per
,
sembrare di fare qualcosa di grande. Quel che tu dici qualche ,
volta capita, ma in realt questo scritto una difesa del
,
ragionamento di Parmenide contro coloro che impresero a
[ ]
metterlo in ridicolo, dicendo che se l'essere uno, le
conseguenze a cui il ragionamento costretto sono molte e
, ,
ridicole e contrarie al ragionamento stesso. Dunque questo
[I 250. 30] .
scritto si contrappone a coloro che affermano la molteplicit e ,
rende loro la pariglia e ancor pi, volendo mostrar questo, che , ,
l'ipotesi della molteplicit sbocca a conseguenze pi ridicole ,
che l'ipotesi dell'unit, quando le conseguenze siano tratte
, , .
opportunamente. per tal umor battagliero che io, che ero
,
giovane, scrissi quest'opera, e qualcuno mi derub il
, '
manoscritto, di modo che non ci fu pi luogo a deliberazione se . [I 250. 35]
fosse il caso di darla in luce o no. In questo, o Socrate, consiste , ,
il tuo errore, nel credere che sia stata scritta non dall'umor
, ' ,
battagliero di un giovane, ma dal desiderio di gloria di un uomo ' , .
non pi giovane. Ragione per cui, come ho detto, ne hai colto
male il carattere.
29 A 13. G PLAT. Parm. 127 D-E. Terminata la lettura,
29 A 13. G PLAT. Parm. 127 D-E.
Socrate richiese che gli si rileggesse la prima ipotesi14* del
primo ragionamento. Ci fatto: - Cosa - disse - intendi dire con , , , ,
questo, o Zenone? Che, se gli enti sono molti, essi vengono ad , ; ,
essere necessariamente uguali e disuguali, e che questo certo ,
impossibile; non infatti possibile n che il disuguale sia
uguale n che l'uguale sia disuguale. Non questo quello che ; ; / PLAT. Phaedr. 261 D
intendi dire? / PLAT. Phaedr. 261 D. L'eleatico Palamede non
,
, ; G ISOCR. 10, 3.
...
. /
APOFTEGMATICA
APOPHTHEGMATIK
[Cfr. lo scritto di Aristotele Contro gli argomenti di Zenone, un Vgl. die Schrift des Aristoteles (Diog. V
libro (DIOG. LAERT. V 25) e quello di Eraclide Pontico
25), Herakleides Pontikos (Diog. V 87).
Contro l'opera di Zenone, un libro (V 87).]
29 A 21. ARISTOT. Metaph. B 4. 1001b 7
29 A 21. ARISTOT. metaph. B 4. 1001 b 7. Inoltre, se l'uno in , [I 252. 5 App.]
s indivisibile, secondo il ragionamento di Zenone, non
.
sarebbe nulla. Ci infatti che n aggiunto n sottratto non porta ,
n aumento n diminuzione, questo egli dice che non un
,
ente22* in quanto, chiaro, ritiene che l'ente sia grandezza; e se , .
grandezza corporeo; il corporeo infatti che esiste
, ' ,
assolutamente. Le altre cose non corporee invece, aggiunte in . G
un determinato modo portano aumento, in altro modo no. Per ' . / SIMPL. Phys. 97, 13
esempio, la superficie e la linea; ma il punto e l'unit in nessun [aus Eudem. fr. 7 nach A 16] [I 252. 10]
modo. G Ma poich costui ragiona rozzamente ... / SIMPLIC.
phys. 97, 13 [da Eudemo fr. 7 cit.]. La sua aporia, come pare, ,
dipende da questo, che ciascuno dei sensibili detto molteplice ,
e per la molteplicit dei predicati e per divisione, mentre
. Ebend. SIMPL. Phys. 99, 10
dall'altra parte sostiene che il punto non sia neppure unit. Ci , , [Zenon]
infatti che n aggiunto porta aumento n sottratto porta
( ),
diminuzione non riteneva che fosse un ente. SIMPLIC. phys. . [I 252. 15]
99, 10. Qui, come dice [Eudemo], Zenone annulla anche l'uno
(infatti chiama uno il punto) e ammette invece l'esistenza del . ' , () [fr. 7], .
molteplice. Alessandro ritiene che anche qui Eudemo parli di
Zenone come negatore del molteplice. Come racconta
,
Eudemo, - egli dice - Zenone, scolaro di Parmenide, tent di
.'
dimostrare che non possibile che gli enti siano molti per il
,
fatto che nulla tra essi uno e invece i molti sono una
molteplicit di unit. Che Eudemo qui faccia menzione di
[I 252. 20]
Zenone non come negatore del molteplice chiaro dalle sue
. PHILOP. Phys. 42, 9 .
stesse parole e io ritengo che neppure nell'opera di Zenone si
trovi un'argomentazione come quella che dice Alessandro.
PHILOP. phys. 42, 919*. Infatti Zenone l'eleata, opponendosi a
coloro che mettevano in ridicolo l'opinione del suo maestro
Parmenide, che l'ente uno, e difendendo l'opinione del
. , , ,
maestro, tent di dimostrare che impossibile che ci sia una
,
molteplicit di enti. Se infatti, dice, vi la molteplicit, poich [I 252. 25] .
la molteplicit costituita di molte unit, necessario che vi ,
siano le molte unit di cui composta la molteplicit. Ora, se .
riuscissimo a dimostrare che impossibile che ci siano pi
, ,
unit, chiaro che impossibile che ci sia la molteplicit:
, . SENEC. Ep.
infatti la molteplicit costituita di unit. Se impossibile che 88, 44 Parmenides ait ex his quae videntur nihil esse universo;
ci sia la molteplicit (ed necessario che vi sia o l'unit o la
Z. Eleates omnia negotia de negotio deiecit ait nihil esse . . .
molteplicit; ma che ci sia la molteplicit impossibile) resta (45) [I 252. 30] si Parmenidi [sc. credo], nihil est praeter
che ci sia l'unit... SENEC. ep. 88, 44. Parmenide dice che dei unum si Zenoni, ne unum quidem. ISOCR. 10, 3 [82 B 1].
fenomeni nulla fa parte del tutto; Zenone l'eleata si sbarazz di
ogni difficolt dicendo che nulla esiste... (45) Se [credo] a
Parmenide non esiste altro che l'unit; se credo a Zenone,
neppure l'unit.
29 A 2116*. G [Aporia del divisibile e indivisibile17*: a) Tesi] 29 A 21. G ARISTOT. phys. A 3 '
ARISTOT. phys. A 3. 187 a 1. Alcuni fecero concessioni
, ,
, . . .,
. SIMPL.
dazu. 138, 3
. . .
, [Alexander],
[I 252. 40] [fr. 42ff Heinze]
(
) . . .
, '
.
29 A 2323*. SIMPLIC. phys. 134, 2. Dice che alcuni hanno
29 A 23. SIMPL. Phys. 134, 2 (zu Ar. A 3. 187a 1)
ceduto all'uno e all'altro argomento, a quello gi citato di
,
Parmenide e a quello di Zenone... che volle portare aiuto al
, [I 253. 1
ragionamento di Parmenide contro coloro che impresero a
App.]
metterlo in ridicolo dicendo che se l'essere uno il
, ,
ragionamento viene a sboccare a molte e ridicole conclusioni e ,
contrarie al ragionamento stesso. La difesa di Zenone
.
consistette in questo, nel provare che la loro ipotesi che dice: " " ,
L'essere molteplice, quando venga sviluppata
. [PLUT.] Strom. 5 [D. 581 hinter Parmenides] [I 253.
convenientemente, soggetta a conseguenze ancora pi
5 App.] . ,
ridicole che non l'ipotesi dell'unit dell'essere. [PLUTARCH.] . AT. IV 9, 1. Vgl. 28
strom. 5 [Dox. 581]. Zenone l'eleata di proprio non espose
A 49.
nulla, ma sollev su questo argomento nuove aporie [AT. IV
9, 1; cfr. 28 A 49].
29 A 24. ARISTOT. phys. 3. 210 b 22. L'aporia di Zenone, 29 A 24. ARISTOT. Phys. 3. 210b 22 . ,
che se lo spazio qualcosa in che sar?, pu essere risolta
" , ;" .
senza difficolt. Nulla infatti impedisce che il primo spazio sia ,
in un altro, ma l tuttavia non come in un luogo, ma come la
. ARISTOT. Phys. 1. 209a 23 G
sanit, in quanto stato, nelle cose calde, il caldo, in quanto
, . /
affezione, nel corpo. Cosicch non necessario andare
[I 253. 10 App.]
all'infinito. ARISTOT. phys. 1. 209 a 23. G Inoltre lo spazio , ,
stesso, se uno degli enti, dove sar? / Perch l'aporia di
. EUDEM. Phys. fr. 42
Zenone ha bisogno di qualche discussione. Se infatti l'essere, [SIMPL. Phys. 563, 17]
tutto quanto, nello spazio, chiaro che ci sar uno spazio
.
anche dello spazio, e cos all'infinito. EUDEM. phys. fr. 42
, ;
[SIMPLIC. phys. 563, 17]. Allo stesso punto sembra condurre . . .
anche l'aporia di Zenone. Questi infatti ritiene che l'essere tutto [I 253. 15 App.]
quanto sia in qualche dove; ma se lo spazio uno degli enti,
,
dove sar? Non certo in altro spazio e questo in un altro e cos
via... Contro Zenone diremo che il dove si dice in molti sensi. .
Se dunque egli ha pensato che gli enti siano nello spazio non ,
pensa giusto: non infatti la sanit o il coraggio o mille altre
.
cose si pu dire che siano nello spazio, e certo neppure lo
spazio, se quel che si detto. Se invece il dove si intende in
altro senso, anche il luogo in qualche dove: infatti il limite del
corpo in qualche dove del corpo: difatti l'estremo24*.
29 A 25. ARISTOT. Phys. Z 9. 239 b 9. Quattro sono gli
29 A 25. ARIST. Phys. Z 9. 239b 9 '
argomenti di Zenone intorno al movimento che offrono
[I 253. 20]
difficolt di soluzione25*. Primo, quello sulla inesistenza del
,
movimento26* per la ragione che il mosso deve giungere prima
alla met che non al termine27*, del quale abbiamo discorso
, ,
precedentemente. ARISTOT. Phys. Z 2. 233 a 21. Ragione per nmlich ARIST. Phys. Z 2. 233a 21:
cui il ragionamento di Zenone assume arbitrariamente che non
si possano percorrere elementi spaziali infiniti o toccare nella '
traslazione uno per uno infiniti elementi spaziali in un tempo . [I 253. 25]
determinato. In due sensi infatti si dicono infiniti tanto la
, ,
lunghezza quanto il tempo e in genere ogni continuo: o per
.
divisione o per gli estremi. Degli infiniti quantitativamente non ,
possibile nella traslazione contatto in un tempo determinato,
ma degli infiniti per divisione possibile: infatti anche il tempo .
infinito in questo senso. Di modo che nell'infinito tempo e
,
30. MELISSO
A. VITA E DOTTRINA
[444-41]. Vgl. EUSEB. ol. 84, 1.
30 A 2. SUID. s. v. ...
.
. [I 258. 25]
,
[444/1].
30 A 3. PLUTARCH. Pericl. 26-27. (26) Dopo che egli
30 A 3. PLUTARCH. Pericl. 26ff. (26) [I 259. 1]
[Pericle] fu salpato, Melisso, figlio di Itagene, filosofo, allora a [Perikles] ,
capo delle forze di Samo, spregiando o l'esiguo numero delle ,
navi o l'imperizia dei capi, convinse i cittadini ad attaccare gli ,
Ateniesi. Impegnatasi la lotta i Samii riportarono la vittoria e .
fecero molti prigionieri e distrussero molte navi, cosicch
[I 259. 5]
furono padroni del mare e poterono procurarsi il necessario alla
guerra che prima non avevano. Aristotele dice [fr. 577 Rose;
dalla Costituzione dei Samii] che Pericle stesso era stato in
.
precedenza sopraffatto da Melisso. I Samii impressero sulla
[fr. 577 aus d. ]
fronte dei prigionieri Ateniesi l'impronta della civetta,
.
ricambiando oltraggio con oltraggio; infatti gli Ateniesi
avevano impresso sulla fronte dei Samii una samena... Si dice [I 259. 10]
che a tali impronte alludano le parole di Aristofane: E' il
...
popolo dei Samii. Quanto letterato! [ARISTOT. ivi, fr. 575 " -
Rose]. (27) Pericle dunque, venuto a conoscenza della sciagura " [ARISTOT. a. O. fr. 575]. (27) '
dell'armata, port immediatamente aiuto, e, sopraffatto Melisso
che gli si era contrapposto e messi in fuga i nemici, subito
circond di un muro la citt, perch preferiva vincere e
prenderla con tempo e con spesa piuttosto che con ferite e con ,
pericolo dei concittadini... (28) Nel nono mese [estate del 440] [I 259. 15 App.]
i Samii si arresero e Pericle distrusse le mura, cattur le navi e ... (28)
inflisse una grave multa, di cui una parte fu dai Samii pagata [Sommer 440]
subito e l'altra pattuirono, dietro cessione di ostaggi, di pagarla
entro un tempo determinato. Duride di Samo [F.Gr.Hist. 76 F , , '
67 II 154] esagera molto nel raccontare queste cose accusando .
Pericle e gli Ateniesi di grande crudelt, della quale non
' [F.Gr.Hist. 76 F 67 II 154]
parola n in Tucidide [I 117] n in Eforo [F.Gr.Hist. 70 F 195 [I 259. 20]
II 98] n in Aristotele [fr. 578 Rose]. Cfr. PLUTARCH.
, [I 117]
Themist. 2. Eppure Stesimbroto [F.Gr.Hist. 107 F 1 II 516]
' [F.Gr.Hist. 70 F 195 II 98] '
dice che Temistocle ascolt Anassagora e fu assiduo presso
[fr. 578] . Vgl. THEMIST. 2
Melisso il fisico, commettendo un errore di cronologia. Infatti [F.Gr.Hist. 107 F 1 II 516]
fu contro Pericle - che era molto pi giovane di Temistocle -
che all'assedio di Samo Melisso fu stratego, e fu con Pericle
, .
che Anassagora ebbe dimestichezza [cfr. adv. Col. 32 p. 1126 , , [I 259.
B; AELIAN. var. hist. VII 14].
25] ,
. Vgl. adv. Col. 32 p. 1126 B.
AELIAN. V. H. VII 14.
OPERA
SCHRIFT
[Cfr. A 2]
[vgl. 30 A 2]
nell'84.a olimpiade [444-13*]. Cfr. EUSEB. chron. ol. 84, 1. E'
in fama Melisso il fisico.
30 A 2. SUID. s. v. ... Contemporaneo di
Zenone l'eleata e di Parmenide. Scrisse Dell'essere e avvers la
politica di Pericle e a capo dei Samii combatt una battaglia
navale contro Sofocle il tragico, nell'84.a olimpiade [444-1].
LAERT. V 25)].
des Aristoteles Schrift DIOG. V 25].
c. 1. (1) Dice che se qualcosa esiste eterna, dato che nulla pu
nascere dal nulla. Sia infatti che tutte le cose siano nate, sia che
[] [974a. 1 App.]
siano nate solo in parte, l'un caso e l'altro impossibile,
giacch esse nascendo nascerebbero dal nulla. Infatti, se
Ed. Bekker 974a
nascono tutte, nulla esisterebbe in precedenza; se, esistendo
c. 1. (1) ,
alcune cose, ad esse se ne aggiungessero sempre delle altre,
l'essere diventerebbe pi e maggiore: ma ci per cui
[I 259. 40] ,
diventerebbe pi e maggiore nascerebbe dal nulla, perch nel . [974a. 5 App.]
meno non c' il pi come nel minore non c' il maggiore. (2) '
Dal momento poi che eterno, infinito perch non ha
,
principio da cui sia nato, n termine in cui divenendo sia una ,
volta venuto a termine. (3) Se tutto e infinito uno: se
, '
infatti fosse due o pi essi avrebbero limite gli uni negli altri. , . (2) ,
(4) Se uno del tutto omogeneo: se infatti non fosse
[974a. 10 App.] ,
omogeneo essendo molteplice non sarebbe pi uno, ma molti. . (3)
(5) Se eterno e infinito e del tutto omogeneo, l'uno
, '
immobile; infatti non pu essere mosso se non procede verso . (4)
qualche cosa: ma necessario che proceda o andando nel pieno , , . (5)
o andando nel vuoto, dei quali l'uno non lo pu accogliere,
[974a. 15 App.]
l'altro non nulla. (6) Tale essendo l'uno, non soffre n dolore
n pena ed sano e privo di mali e non assume un'altra
.
disposizione nelle sue parti, n cambia aspetto n si mescola ad [
altro: infatti per tutto questo l'uno diventerebbe per forza
], [ ]. (6)
molteplice e dovrebbe formarsi il non essere e l'essere
dovrebbe distruggersi; ma tutto ci impossibile. (7) Infatti, se [974a. 20 App.]
con la parola mescolarsi si vuol dire che l'uno deriva dai molti,
le cose sarebbero molte e si muoverebbero le une nelle altre e
inoltre la mescolanza sarebbe o una riunione dei molti in uno o,
mediante disposizione alternata, una sovrapposizione degli
. (7)
elementi della mescolanza. Ora, nel primo caso si vedrebbe che , [974a. 25 App.]
la mescolanza formata di elementi separati, nel caso invece ,
della sovrapposizione, mediante sfregamento si vedrebbe,
togliendo sempre la parte superficiale, la disposizione a strati
della mescolanza. Invece non si verifica n l'una n l'altra
, '
alternativa. (8) In questi modi soltanto egli riteneva che le cose
potessero essere molte e tali apparire a noi, cosicch, siccome [974b. 1 App.] '
cos non possibile, neppure possibile che le cose siano
. (8)
molte, ma tali appaiono non rettamente. Ci si presentano infatti
anche molte altre apparenze per via dei sensi; invece il
. ,
ragionamento non pu ammettere n che queste cose
, [974b. 5 App.]
avvengano, n che l'essere sia molteplice, ma dimostra al
.
contrario che uno e eterno e infinito e del tutto omogeneo
[] ' ' ' ,
esso stesso con se stesso. (9) Ora, vero o no che bisogna
, ,
innanzi tutto non cominciare con l'accogliere ogni opinione, ma . (9) '
quelle che sono pi salde di ogni altra? Allora se tutte le
, '
opinioni non sono rette, neppure forse conviene accettare
[974b. 10 App.] ; '
questa convinzione, che mai nulla pu venire dal nulla.
,
Anche questa infatti una opinione, e precisamente una di
,
quelle non rette che noi abbiamo formulato in termini assoluti . ,
sulla base di certe esperienze di molti casi particolari. (10) Ma ,
se le cose che ci appaiono non sono tutte false, ma ci sono
. (10) [974b. 15 App.]
anche tra queste delle rette opinioni, queste appunto bisogna
,
accogliere dopo aver mostrato o che sono tali o che sono quelle , , ,
che pi di ogni altra sembrano rette; ed esse saranno per forza ,
sempre pi salde che non quelle che dovranno essere ammesse
partendo da quei ragionamenti. (11) Infatti, se anche ci fossero . (11)
due opinioni tra loro contrarie, come egli ritiene (se c' la
[974b. 20 App.] , ( ,
molteplicit dice che necessario che essa derivi dal non
essere; se questo non possibile gli enti non sono molti: infatti , ,
, . ' , ),
se qualcosa esiste essendo ingenerato infinito: ma se cos
. (7) , ,
nascita dal non essere non possibile, e che l'essere perisca , "
ineffettuabile e inattuabile, perch si deve essere sempre dove ' "
poter sempre poggiare, tuttavia degli enti alcuni dice che sono [B 8, 3-4]. (8)
, [975b. 10 App.]
eterni (e cio fuoco acqua terra e aria) e che gli altri invece
nascono e sono nati da questi. (7) Giacch, egli pensa, non vi . , , "
" [31 B 17, 32];
altra generazione degli esseri, ma solo mescolanza e
spostamento nella mescolanza; nascita solo un termine usato
dagli uomini [B 8, 3-4]. (8) Il nascere, per le cose eterne e per ,
, [975b. 15 App.]
l'essere, dice che non avviene secondo la sostanza, dal
,
momento che questo appunto riteneva impossibile; come
infatti, dice, qualcosa potrebbe accrescere il tutto? e di dove . (9) ,
, ,
verrebbe [31 B 17, 32]? Invece con la mescolanza e la
combinazione del fuoco e degli altri elementi nascono le cose
, ,
molteplici, con lo spostamento e la separazione di nuovo si
[975b. 20 App.] '
corrompono. Esse sono molteplici per mescolanza, ma per
. (10)
natura sono quattro (escluse le cause agenti) oppure uno. (9)
Oppure, se anche fossero senz'altro infiniti gli elementi con la ,
cui composizione si d nascita e dalla cui scomposizione si d ,
morte, come si dice che abbia sostenuto anche Anassagora che , , , ,
[975b. 25 App.] ,
ci che nasce nasce da elementi che sempre sono e sono
,
infiniti, anche cos non sarebbero eterne tutte le cose; ma
,
alcune cose nascerebbero da altre che sono e si
corromperebbero in altre sostanze. (10) Inoltre nulla impedisce , . (11)
, ,
che il tutto abbia un solo aspetto determinato, come dicono
anche Anassimandro e Anassimene, - l'uno sostenendo che il . (12) [975b. 30]
,
tutto acqua, l'altro, Anassimene, che aria - e quanti altri
hanno ritenuto che fosse uno il tutto, e che esso mediante figura ,
e quantit maggiore e minore e divenendo raro o denso, possa ;
costituire molte e anzi infinite cose che sono e che nascono.
(11) Anche Democrito dice che l'acqua e l'aria e ciascuna delle [975b. 33a App.] , '
cose molteplici, pur essendo una stessa cosa, differiscono per ' ;
forma. (12) Che cosa allora impedisce che anche il molteplice (13) [975b. 35 App.] ,
nasca e perisca cos, con la trasformazione dell'uno, dall'essere , ;
sempre nell'essere, mediante le differenziazioni sopra dette e , ,
senza che il tutto diventi per nulla maggiore o minore? Inoltre . (14)
che cosa mai impedisce che i corpi nascano da altri corpi e si ;
, [976a. 1 App.]
dissipino in corpi e cos sempre dissolvendosi, nella stessa
. , ,
maniera, di nuovo nascano e periscano? (13) Ma se anche si
, , ,
accettassero queste sue affermazioni e l'essere fosse e fosse
; (15)
ingenerato, un argomento questo a favore dell'infinit?
Perch dice che infinito, se e non nato, giacch principio e , [976a. 5]
,
fine sono i limiti del crescere. (14) Tuttavia, da quanto si
detto, che cosa impedisce che essendo ingenerato abbia limite? ; ,
,
Qualora infatti fosse nato egli ritiene che avrebbe quel
" ,
principio dal quale ha cominciato a nascere; che cosa
impedisce che abbia un principio anche se non nato, non gi
certo un principio da cui sia nato, ma un altro e che gli enti pur [976a. 10 App.] " [28 B 8, vv. 43essendo eterni si limitino reciprocamente? (15) Inoltre che cosa 45]. (16) , ,
, , , ,
impedisce che il tutto ingenerato sia infinito, e che invece le
cose che in lui nascono siano limitate, avendo principio e fine , . (17)
(
del loro nascere? Ancora, come anche dice Parmenide, che
[976a. 15 App.]
cosa impedisce che il tutto pur essendo uno e ingenerato, sia
anche da ogni parte simile etc. [28 B 8, vv. 43-45]. (16) Dal ,
), '
momento che ha mezzo e estremi, ha limite pur essendo
ingenerato, dal momento che se anche, come dice egli stesso, , , ,
. (18)
uno e quest'uno corpo, ha in se stesso delle parti che per
sono tutte uguali. (17) E infatti in questo senso dice che il tutto ,
uguale, non nel senso che uguale ad altra cosa ( concetto [976a. 20 App.] .
confutato da Anassagora questo che l'infinito uguale: infatti . (19)
, ;
ci che uguale uguale ad altro, cosicch l'essere essendo
, , '
. , '
due o pi non sarebbe n uno n infinito), ma forse vuole
indicare l'uguaglianza di s con s e dice che il tutto uguale in , ' [976a. 25 App.] (
),
s perch costituito di parti uguali, cio che tutto acqua o
' , ' '
terra o altra cosa del genere. (18) chiaro infatti che egli
,
ritiene che l'essere sia uno in questo senso e allora ciascuna
delle parti essendo corpo non infinita: infinito infatti il tutto. ' . (20)
,
Di modo che queste parti si limitano le une con le altre pur
[976a. 30 App.] ;
essendo ingenerate. (19) Inoltre, se eterno e infinito come
potrebbe essere uno, dal momento che corpo? Se infatti fosse ; (21)
una delle cose non omogenee sarebbe molti ed egli stesso lo ; [21 A 47]
.
riterrebbe tale; se invece tutto acqua o tutto terra o quella
qualunque cosa che questo essere , avrebbe molte parti (anche
, [976a. 35
Zenone si d a dimostrare che cos ci che uno in questo
modo); ci sarebbe dunque in lui una certa molteplicit di parti, App.] , "
le une pi grandi e <le altre> pi piccole tra di loro, di modo ,
, "
che in tal modo l'essere sarebbe del tutto diverso senza
aggiunzione n sottrazione di altri corpi. (20) Se poi non ha n [31 B 39]. (22) ,
corporeit n lunghezza n larghezza di sorta, come l'infinito . [976b. 1 App.]
sarebbe uno? Che cosa impedisce che esseri di tal sorta siano ,
, . (23)
molti, innumerevoli? (21) Inoltre che cosa impedisce che
, , ,
essendo pi di uno siano infiniti per grandezza? Cos anche
Senofane [21 A 47] dice che infinita la profondit della terra . [976b. 5
e dell'aria. Tale atteggiamento indicato anche da Empedocle: App.] ,
, ( '
infatti, come se alcuni sostenessero questa tesi, egli fa il
rimprovero che impossibile che essendo molteplici possano ,
essere infiniti [31 B 39]:
), '
Se proprio infinita la profondit della terra e copioso l'etere, . (24) ,
parole dette alla leggera che sono sfuggite dalla bocca di molti
[976b. 10 App.] [] ,
mortali che poco hanno visto del tutto.
; ** (25) ,
, ;
(22) Inoltre, se anche uno, non c' niente di strano se non in ' ,
tutto omogeneo. Se infatti tutto acqua o fuoco o un altro
. (26)
qualsiasi degli elementi, nulla vieta che si attribuiscano a ci , ' [976b. 15 App.] ,
che uno pi forme ciascuna per s simile a se stessa. (23) Poi , '
nulla vieta che l'essere per una parte sia rado e per l'altra denso, ,
pur non essendoci il vuoto nel raro. Infatti nel raro non che ci
sia in alcune parti separatamente a s il vuoto, in modo che una , . (27)
parte del tutto sia densa e l'altra non densa (ci che in
, .
quest'ultimo modo, questo gi rado), ma essendo tutto
[976b. 20 App.]
ugualmente pieno ugualmente meno pieno del denso. (24)
,
Ancora, se anche esiste ed ingenerato, e con ci fosse posta ,
la sua infinit e l'impossibilit di mutarsi, perch anche lo si
. (28)
dovrebbe dichiarare senz'altro uno e immobile? *** (25) Dice
che immobile se il vuoto non esiste: tutto infatti si muove per , , " cambiamento di luogo. (26) Innanzi tutto, molti non son
()
convinti di questo, ma ritengono che ci sia un vuoto; non gi, [976b. 25 App.] ' ;" [31
beninteso, che ritengano che esso sia un corpo, ma nel senso di B 14] , ' ,
Esiodo, quando dice che nella genesi fu primo il caos,
", , " [31 B 13].
esprimendo l'esigenza che prima vi debba essere uno spazio per (29)
gli enti; tale anche il vuoto, un recipiente, per cos dire, di
, ,
cui ricerchiamo il contenuto. (27) Ma anche ammesso che ; (30) [976b.
non ci sia il vuoto, nondimeno pu esserci il movimento.
30 App.]
Difatti anche Anassagora, trattando l'argomento del vuoto e
, ' ,
non bastandogli di affermare soltanto che non esiste, dice
,
nondimeno che gli enti si muovono pur non esistendo il vuoto. ;
(28) Analogamente anche Empedocle sostiene che gli enti
sempre si muovono separandosi continuamente per tutto il
. [976b. 35 App.] (31) ' '
tempo, ma che non esiste il vuoto, dicendo cos: Nel tutto
[' ] ' (' ,
non vi vuoto alcuno: di dove dunque qualcosa potrebbe
assai facile.
.
30 A 8. ARISTOT. phys. 6. 213 b 12. Melisso dimostra
30 A 8. ARIST. Phys. 6. 213 12 [I 266. 20] .
anche che tutto immobile con questo argomento: se si
movesse necessario, dice, che ci sia vuoto: ma il vuoto non , , , ,
uno degli enti. ARISTOT. de gen. et corr. A 8. 325 a 2. Ad
. ARISTOT. de gen. et corr. A 8. 325 a 2
alcuni degli antichi infatti parve che l'essere fosse di necessit
uno e immobile. Infatti il vuoto non esiste e non c' il moto se , '
non c' distinto e separato dal resto il vuoto. E neppure pu
. '
darsi che l'essere sia molteplice se non c' qualcosa che separi. . ' [I 267. 1]
Non fa differenza ritenere che il tutto non sia continuo ma che , '
essendo differenziato sia contiguo, dal dire che molteplice e ,
non uno e vuoto. Se infatti interamente divisibile, nulla uno, . , ,
cosicch neppure molteplice e il tutto sar vuoto. Se invece , , ,
per certe parti divisibile e per certe parti no, in questo caso
'
pare di trovarsi di fronte a una fantasticheria. Fino a che punto [I 267. 5 App.] ,
infatti e perch una parte dell'essere cos ed piena e l'altra ; '
invece distinta? Inoltre in ogni caso necessario dire che il .
movimento non c'. Per questi argomenti dunque procedendo
oltre la sensazione e tenendola in nessun cale in quanto si deve ,
seguire il ragionamento, dicono che l'essere uno e immobile e . Vgl. 28 A
alcuni che infinito: difatti il limite limita verso il vuoto [cfr. 25.
28 A 25].
30 A 9. CICER. ac. pr. II 37, 118. Melisso [dice] che ci che 30 A 9. CIC. Acad. II 37, 118 M. hoc quod esset infinitum et
infinito sempre stato e sempre sar anche immutabile. AT. inmutabile et fuisse [I 267. 10] semper et fore. AT. II 1, 2 (s.
II 1, 2 [ cfr. 28 A 36]. I 3, 14 [THEODORET. IV 8; Dox. 285]. I 224, 1). I 3, 14 [THEODORET. IV 8; D. 285]. .
Melisso di Mileto figlio di Itagene, fu suo [di Parmenide]
(so!) [Parmenides]
scolaro. Non mantenne per inalterato l'insegnamento ricevuto: ,
infatti egli disse che il mondo infinito mentre quelli dicevano .
che era finito.
. AT. II 6 (D. 328)
AT. II 6 [Dox. 328]. Diogene e Melisso dicono che il tutto . ,
infinito e che il mondo invece ha limite. AT. II 4, 11 [cfr. 28 . AT. II 4, 11 s. I 224, 1.
A 36].
30 A 10. ARISTOT. soph. el. 5 167 b 13. Per esempio il
30 A 10. ARISTOT. Soph. el. 5. 167 b 13 [I 267. 15]
ragionamento di Melisso sull'infinit del tutto, che assume che , ,
il tutto sia ingenerato (infatti nulla pu esser nato dal non
( ),
essere) e che d'altra parte ci che nato nato da un principio. . ,
Se dunque non nato, il tutto non ha un principio, dunque
, ' .
infinito. Ma l'argomentazione non rigorosa: infatti, se tutto ,
ci che nato ha un principio, con ci non detto che se
. ARISTOT. Soph. el. 6. 168 b 35
qualcosa ha un principio debba essere nato. ARISTOT. soph. , [I 267. 20]
el. 6. 168 b 35. Come nel ragionamento di Melisso in cui si
,
identifica l'esser nato e l'aver principio o nel ragionamento che . ,
divenir uguali vuol dire assumere la stessa grandezza. Giacch ,
infatti ci che nato ha un principio, stima anche che ci che , . Vgl.
ha principio sia nato, quasi che fossero lo stesso per il fatto di ARISTOT. Soph. el. 28. 181a 27. Phys. A 3. 186a 10.
aver principio ci che nato e ci che limitato [cfr.
ARISTOT. soph. el. 28. 181 a 27 e phys. A 3. 186 a 10; cfr. B
2].
30 A 11. ARISTOT. phys. A 2. 185 a 32. Melisso dice che
30 A 11. ARISTOT. Phys. A 2. 185 a 32 .
l'essere infinito. Dunque l'essere quantit... infatti il
. [I 267. 25] ...
concetto di infinito utilizza la categoria della quantit, ma non , '
quella di sostanza n di qualit [cfr. metaph. A 5. 986 b 18 (21 . Vgl. metaph. A 5. 986 b 18 (21 A 30); Phys. 6.
A 30); phys. 6. 207 9 (28 A 27)].
207 9 (28 A 27).
30 A 12. EPIPHAN. adv. haer. III 2,12 [Dox. 590]. Melisso
30 A 12. EPIPHAN. adv. haer. III 2,12 (D. 590) .
figlio di Itagene, di stirpe samia, disse che uno il tutto, che
,
nulla in natura fisso, ma tutto corruttibile in potenza. AT. I ,
24, 3 [28 A 29].
. AT. I 24, 1 (s. I 223, 10).
30 A 13. AT. I 7, 27 [Dox. 303]. Melisso e Zenone
30 A 13. AT. I 7, 27 (D. 303) [I 267. 30 App.] .
[dissero che dio] l'uno e tutto, e che solo eterno e infinito [sc. ],
l'uno. OLYMPIOD. de arte sacr. [Coll. Alchem. gr. ed. . OLYMPIOD. de arte sacra (Collection des Alchym.
Berthelot] p. 81, 3. Melisso ritenne che il divino fosse unico grecs Berthelot II) p. 81, 3 Ruelle
immobile e infinito principio di tutti gli enti.
.
30 A 14. PHILOD. rhet. fr. inc. 3, 7 [II 169]. E neppure 30 A 14. PHILODEM. Rhet. fr. inc. 3, 7 (II 169 Sudhaus) ...
secondo Parmenide e Melisso che dicono che uno il tutto [I 267. 35]
e per il fatto che le sensazioni sono false. ARISTOCL. ap .
EUSEB. praep. evang. XIV 17, 7. Melisso, volendo
ARISTOCL. b. EUS. P. E. XIV 17, 7 .
mostrare perch dei fenomeni e di queste cose che sono
sotto gli occhi nulla esiste realmente, lo dimostra attraverso ,
i fenomeni stessi. Dice per esempio: Se infatti ... [B 8, 2- ' ... '
3]. A lui che fa queste affermazioni ed altre molte del
[30 B 8, 2. 3].
genere, molto ragionevolmente si potrebbe domandare: E' [I 267. 40] "'
vero o no che lo hai saputo attraverso la sensazione che ci
che ora caldo in seguito questo diventa anche freddo? E ;" .
analogamente per le altre cose. Infatti alle affermazioni che , '
egli fece non si pu arrivare se non negando e confutando . Vgl. AT. IV
le sensazioni in conseguenza di una piena fiducia in esse. 9, 1 [28 A 49].
Cfr. AT. IV 9, 1 [28 A 49].
B. FRAMMENTI
B. FRAGMENTE [I 268. 1]
DELLA NATURA O DELL'ESSERE
30 B 1. SIMPLIC. phys. 162, 24. Anche Melisso adoper questo 30 B 1. [1 Covotti Stud. Ital. VI 217]. SIMPL. Phys. 162, 24
ben noto argomento per dimostrare che l'essere ingenerato. Egli .
scrive:
[I 268. 5 App.]
' . ,
,
Sempre era ci che era e sempre sar. Infatti se fosse nato
necessario che prima di nascere non fosse nulla. Ora, se non era '.
nulla, in nessun modo nulla avrebbe potuto nascere dal nulla.
30 B 2. SIMPLIC. phys. 29, 22; 109, 20.
30 B 2. SIMPL. Phys. 29, 22; 109, 20 ' ,
Dal momento dunque che non nato ed e sempre era e sempre [I 268. 10 App.]
sar cos anche non ha principio n fine, ma infinito. Perch se [ 269. 1 App.] , '
fosse nato avrebbe un principio (a un certo punto infatti avrebbe . ,
cominciato a nascere) e un termine (a un certo punto infatti
( ) (
avrebbe terminato di nascere); ma dal momento che non ha n
)
cominciato n terminato e sempre era e sempre sar, non ha n , [I 269. 5 App.]
principio n termine. Non infatti possibile che sempre sia ci ,
che non esiste tutt'intiero.
'.
30 B 3. SIMPLIC. phys. 109, 29. Con queste parole egli mette 30 B 3. SIMPL. Phys. 109, 29 "
in chiaro che allo stesso modo che dice limitato
" [B 2] ,
sostanzialmente ci che una volta nato [B 2] cos anche
" " ,
dice infinito sostanzialmente ci che sempre :
"' [I 269. 10] ,
Ma come sempre , cos anche deve essere sempre infinito in ".
grandezza.
[vgl. B 10].
Per grandezza per non intende l'estensione spaziale.
30 B 4. SIMPLIC. phys. 110, 2 [dopo B 9]. E all'eternit fece 30 B 4. SIMPL. Phys. 110, 2 [nach B 9]
seguire l'infinit sostanziale con le parole:
Ci che non ha principio e fine di sorta, non n eterno n
'
infinito.
', [I 269. 15 App.]
Cosicch ci che non l'ha infinito.
.
30 B 5. SIMPLIC. phys. 110, 5 [dopo B 4]. Dall'infinit
30 B 5. SIMPL. Phys. 110, 5 [nach B 4]
dedusse l'unit con l'argomento: Se non fosse uno avrebbe
' ,
limite in altro. Eudemo, rimproverando a questo argomento '. [I 270. 1] [fr. 9 Sp.]
una mancata distinzione, dice [fr. 9 Spengel]:
"
, ;
Ammesso che l'essere sia infinito, perch anche uno? Certe , .
[I 270. 5
limitazioni reciproche non ci saranno anche se molteplice.
Infatti il tempo trascorso par bene che sia infinito pur avendo App.] .
, .
limite nel presente. Di conseguenza il molteplice non pu
essere senz'altro infinito in tutti i sensi, ma per un certo verso , , "
,
bisogna che ciascuna di queste cose sia tale quale precisamente , , .
ci parve la prima volta e che non muti n diventi diversa, ma (3)
che ciascuna sempre sia quale precisamente . Ora noi diciamo [ 274. 5 App.]
di vedere udire intendere rettamente. (3) Invece ci sembra che
il caldo diventi freddo e il freddo caldo, il duro molle e il molle
duro e che il vivente muoia e venga dal non vivente e che tutte ,
queste cose si trasformino e che ci che era e ci che ora per ,
nulla siano uguali; anzi che il ferro che pure duro, si logori a , '
, [I 274. 10 App.]
contatto col dito, e cos l'oro e le pietre e ogni altra cosa che
,
sembra essere resistente, e che all'inverso la terra e le pietre
vengano dall'acqua. Cosicch ne viene di necessit che noi n
. (4)
vediamo n conosciamo la realt. (4) Perch non c' certo
accordo in tutto questo. Mentre infatti diciamo che le cose sono .
molte ed eterne e che hanno certi aspetti e resistenza, ci sembra (?) , [I 275. 1]
che tutto si trasformi e si muti da quel che ogni volta l'occhio ci
fa vedere. (5) E' chiaro dunque che non rettamente vedevamo e . (5) ,
che quelle cose non rettamente sembrano essere molteplici;
, ' [I
infatti non si trasformerebbero se fossero reali, ma ciascuna
sarebbe tale quale precisamente sembrava. Nulla infatti pi 275. 5 App.] .
. (6) ,
possente di ci che esiste realmente. (6) Ma se si trasforma,
ecco che l'essere per e il non essere nacque. Cos dunque se ci , . ,
fosse un molteplice esso dovrebbe essere tale quale appunto , , .
l'uno.
30 B 9. SIMPLIC. phys. 109, 34 [dopo B 10; conclus. in 87, 6]. 30 B 9. SIMPL. Phys. 109, 34 [nach B 10] Schlu Simpl. a. O.
87, 6 [I 275. 10 App.]
Che egli [Melisso] voglia che l'essere sia incorporeo lo ha
[Mel.], ' ,
dichiarato dicendo:
' .
, , '.
Se dunque , bisogna che esso sia uno: ma se uno bisogna che
esso non abbia corpo; se invece avesse spessore avrebbe parti e
non sarebbe pi uno.
30 B 10. SIMPLIC. phys. 109, 32 [dopo B 3]. Ma non intende 30 B 10. SIMPL. Phys. 109, 32 [nach B 3]
per grandezza l'estensione: infatti dimostra che l'essere
[I 275. 15]
indivisibile.
' , , ,
'.
.
Se infatti l'essere divisibile - dice - si muove: ma se si
movesse non sarebbe pi.
Intende invece per grandezza la sublimit dell'ipostasi.
FRAMMENTI FALSIFICATI
GEFLSCHTE FRAGMENTE [I 276. 1 App.]
30 B 11 [11]. PALAEPHAT. de incredib. p. 22, 1 Festa. S, io
sempre lodo gli scrittori Melisso e Zamisco di Samo
30 B 11 [11]. PALAEPHAT. de incredib. p. 22, 1 Festa
[pitagorico, cfr. DIOG. LAERT. III 22] che in principio hanno
detto: Ci che stato ora e sempre sar.
[Pyithagoreer, s. DIOG. III 22]
' '. Vgl. B 1.
PARAFRASI DEI FRAMMENTI 1, 2, 6, 7
PARAPHRASE DER FRAGMENTE 1, 2, 6, 7
30 B 11 [10]. G SIMPLIC. phys. 103, 13. Vediamo ora il
30 B 11 [10]. G SIMPL. Phys. 103, 13
ragionamento di Melisso al quale precedentemente si oppone , [ARIST. Phys. A 3.
[ARISTOT. phys. A 3. 186 a 4]. Melisso infatti, utilizzando le 186 a 4].
argomentazioni dei fisici intorno alla generazione e corruzione,
cos comincia il suo scritto:
.
1. Se nulla esiste, di esso che cosa potrebbe essere detto come
se fosse alcunch? Se poi qualcosa esiste, o nato o sempre
esistente. Ma se , nato o dall'essere o dal non essere; ma n
dal non essere possibile che sia nato qualcosa (n altra cosa
che non sia, n tanto meno ci che assolutamente ), n
dall'essere. In questo modo infatti sarebbe e non nascerebbe.
. , .
[I 268. 20]
( ) .
.
. 2.
' ,
, , .
. ,
.
. [I 268.
20] . . 6. , .
, , '
.
.
7. (1) , .
(2) ' '
[I 270. 25]
. , .
. ,
. (7) '
. .
. . [I 272. 15]
. (8) '
.
. .
. '
. ,
[I 272. 20]
, . , .
, , ,
,
, '
( ' )
."
[I 273. 15]
"
,
Queste citazioni sono sufficienti per la critica di Aristotele. Le '
sue proposizioni, a volerle compendiare, sono: l'essere non , ' '.
nato; ci che non nato non ha principio, dal momento che ha
principio ci che nato; ci che non ha principio infinito; ci
che infinito non pu essere secondo con un altro, ma uno;
ma l'uno e infinito immobile.
30 B 12 [12]. Massime greco siriache, sull'anima, trad. Ryssel 30 B 12 [12] [I 276. 5] GRIECHISCH-SYRISCHE
[Rh. mus. LI, 1896, 539, n. 31]. Melisso ha detto:
PHILOSOPHENSPRCHE ber die Seele bers. von Ryssel
[Rhein. Mus. 51, 1896, 539 n. 31]: Melissos hat gesagt: Sehr
Molto mi dispiace l'inutile lavoro in cui i viventi si affaticano e rgerlich bin ich ber die unntze Arbeit, durch die die
stancano: viaggi notturni e pensose peregrinazioni, quando essi Lebenden sich abmhen und ermden: durch nchtliche Reisen
addirittura corrono attraverso i tempestosi flutti del mare e in und mhselige Wanderungen, indem sie sogar zwischen den
wildbewegten Wogen des Meeres [I 276. 10] hinfahren und
mezzo ad essi ondeggiano tra morte e vita e si indugiano
mitten darin verharrend zwischen Tod und Leben schweben
stranieri e a gran distanza dalle loro abitazioni, solo per
adunare ricchezze di cui non sanno chi dopo la loro morte sar und fremd und weit entfernt von ihren Wohnungen weilen, nur
l'erede, e non vogliono venire in possesso dei tesori magnifici um Gewinn zusammen zu bringen, von dem sie nicht wissen,
della sapienza che da essi mai si discompagnerebbe nel futuro wer ihn bei ihrem Tode erben wird, und nicht wollen sie die
herrlichen Schtze der Weisheit erwerben, deren sie nicht
dal momento che essa mentre viene lasciata in eredit agli
entuert werden, da dies, whrend sie es ihren [I 276. 15]
amici, tuttavia va con loro nel mondo sotterraneo e non vien
Freunden als Erbe hinterlassen, doch auch mit ihnen zur
Dunque l'essere non nato: dunque sempre esistente.
Neppure potr, l'essere, andare distrutto: perch non possibile
n che l'essere trapassi nel non essere (anche questo infatti
accettato dai fisici), n all'essere. Infatti in questo caso di
nuovo permarrebbe e non perirebbe. Dunque l'essere n nato
n andr distrutto; allora sempre era e sempre sar. 2. Ma dal
momento che ci che nato ha un principio, ci che non nato
non l'ha: ma l'essere non nato: dunque non ha principio.
Inoltre, ci che perisce ha un termine, ma se c' qualcosa di
imperituro non ha termine. L'essere, dunque, che imperituro,
non ha termine. Ma ci che non ha n principio n termine
viene a essere infinito. Dunque l'essere infinito. 6. Se
infinito uno. Perch se fosse due essi non potrebbero essere
infiniti, ma si limiterebbero reciprocamente. Ma l'essere
infinito: dunque l'essere non molteplice: dunque l'essere
uno. 7. (1) Poi, se uno anche immobile: infatti l'uno
sempre simile a se stesso. (2) Ma ci che simile non pu
perire n pu diventare maggiore n pu mutare disposizione,
n soffre n prova pena. Infatti se fosse soggetto a qualcuna di
queste cose non sarebbe pi uno. Difatti ci che mosso di un
moto qualsiasi trapassa da qualche cosa e in qualcosa di
diverso. Invece non c' nient'altro oltre l'essere; dunque esso
non si muover. (7) Anche con un altro ragionamento; non vi
nulla di vuoto nell'essere: infatti il vuoto non nulla: dunque
ci che appunto nulla non pu esistere: dunque l'essere non si
muove: non ha infatti ove subentrare non essendoci il vuoto.
(8) Ma neppure possibile che si contragga in se stesso; in
questo modo infatti sarebbe in certe parti pi rado e in certe
altre pi denso; ma questo impossibile: infatti impossibile
che il rado sia pieno allo stesso modo del denso. Invece il rado,
appunto perch tale, pi vuoto del denso: ma il vuoto non
esiste. Se l'essere sia pieno o no lo decide il fatto di accogliere
o meno qualcosa d'altro: se infatti non lo accoglie pieno, se
invece lo accoglie non pieno. Se dunque non esiste il vuoto
necessario che sia pieno. Se cos non si muove, non gi
perch non sia possibile il movimento nel pieno quale lo
attribuiamo ai corpi, ma perch tutto l'essere non pu n essere
mosso all'essere (non vi infatti alcuna cosa oltre di lui), n al
non essere: il non essere infatti non esiste.
31. EMPEDOCLE
31 [21]. EMPEDOKLES
A. VITA E DOTTRINA
VITA
LEBEN
31 A 1. DIOG. LAERT. VIII 51-77. Empedocle agrigentino 31 A 1. DIOG. VIII 51 ff. [I 276. 20 App.] ,
era, come dice Ippoboto, figlio di Metone, a sua volta figlio di ,
Empedocle. La stessa cosa dice anche Timeo nel
. '
quindicesimo libro delle Storie [fr. 93 F.H.G. I 215]
[fr. 93 F.H.G. I 215]
aggiungendo che l'Empedocle nonno del poeta divenne un
[I 277. 1 App.]
uomo illustre. Ma anche Ermippo dice le medesime cose [fr. 27 . [fr. 27 F.H.G.
F.H.G. III 42]. Similmente Eraclide nel libro Sulle malattie [fr. III 42] .
74 Voss] dice che Empedocle era di splendida casata, dal
[fr. 74 Voss],
momento che il nonno allevava cavalli da corsa. E anche
.
Eratostene negli Olimpionici [F.Gr.Hist. 241 F 7 II 1014] dice [F.Gr.Hist. 241 F 7 II 1014]
che il padre di Metone vinse nella 71. a olimpiade [496 a. C.], [I 277. 5 App.] [496]
servendosi della testimonianza di Aristotele [fr. 71 Rose]. (52) ,
Apollodoro il grammatico nelle Cronache [F.Gr.Hist. 244 F 32 [fr. 71]. (52) '
II 1028] dice che
[F.Gr.Hist. 244 F 32 II 1028]
era figlio di Metone, e a Turii
da poco compiutamente fondata
Glauco dice [fr. 6 F.H.G. II 24] che egli venne
,
[I 277. 10 App.] [fr. 6 F.H.G. II 24]
.
aggiungendo in seguito:
'
e coloro che narrano che esule dalla patria
venne a Siracusa e per essa combatteva
contro gli Ateniesi, sbagliano completamente,
come io credo; egli infatti era o morto o assai
vecchio, il che non sembra probabile.
' ,
'
,
[I 277. 15 App.] '
, .
Aristotele [fr. 71, cfr. 74] dice infatti che egli (come pure
Eraclito) mor all'et di sessanta anni. Colui che poi vinse nella [fr. 71, vgl. 74] (
71.a olimpiade
) .
col celete era il nonno a lui omonimo,
,
cosicch insieme anche di costui viene indicato il tempo da
Apollodoro.1* (53) Satiro nelle Vite [fr. 11 F.H.G. III 162] dice [I 277. 20 App.] '
che Empedocle era figlio di Exeneto, e che lui stesso lasci un . (53)
figlio di nome Exeneto; e che nella medesima olimpiade lui
[fr. 11 F.H.G. III 162] ,
vinse con il cavallo da corsa e suo figlio nella lotta, o come
,
dice Eraclide nell'Epitome [fr. 6 F.H.G. III 169], nella corsa. ,
Io poi trovai nei Memorabili di Favorino [fr. 3 F.H.G. III 578] , [fr.
che Empedocle sacrific in onore dei teori un bue impastato di 6 F.H.G. III 169] .
miele e farina, e che ebbe un fratello di nome Callicratide.
[I 277. 25 App.] [fr. 3 F.H.G. III 578]
Telauge, il figlio di Pitagora, nell'Epistola a Filolao, dice che
Empedocle era figlio di Archinomo. (54) Che fosse di
, . '
Agrigento di Sicilia lo dice egli stesso all'inizio delle
Purificazioni [segue B 112]. E questo, per quanto riguarda la . (54) '
sua stirpe.2*
,
Testimonia Timeo nel nono libro [fr. 81 F.H.G. I 211] che egli ' . . . ' [B 112].
ascolt Pitagora, dicendo che riconosciuto una volta colpevole [I 277. 30] . '
di furtiva divulgazione delle dottrine (come poi anche Platone) [fr. 81 F.H.G. I 211]
gli fu impedito di esserne partecipe; e che egli stesso fa ricordo ,
di Pitagora, dicendo: ... [B 129]. Altri affermano che egli .
disse ci riferendosi a Parmenide. (55) Dice Neante [F.Gr.Hist. ' . . . ' [B 129].
81 F 26 II 197] che fino a Filolao e ad Empedocle i Pitagorici . (55)
comunicavano le loro dottrine; ma che quando Empedocle le [I 277. 35] [F.Gr.Hist. 81 F 26 II 197]
rese pubbliche attraverso la sua poesia, stabilirono la norma
[I 278. 1 App.]
che non fossero comunicate a nessun poeta (e questo dice che '
dovette subirlo anche Platone: anche costui infatti ne rest
,
escluso). Quale poi dei Pitagorici Empedocle ascolt, non
( '
disse, non essendo degna di fede l'epistola nota come di
).
Telauge [la quale dice] che fu discepolo di Ippaso e di Brotino. ,
Teofrasto invece dice [phys. opin. fr. 3; Dox. 477, 18 n.] che fu [I 278. 5
seguace e, nei suoi poemi, imitatore di Parmenide: anche egli App.] , .
infatti espose in versi la sua dottrina sulla natura. (56) Ermippo [Phys. Opin. fr. 3; D. 477, 18 not.]
invece dice [fr. 27 F.H.G. III 42] che egli fu seguace non di
Parmenide ma di Senofane, col quale fu anche in relazioni
. (56)
personali e ne imit la poesia; e che dopo fu in relazione con i [fr. 27 F.H.G. III 42] ,
Pitagorici. Alcidamante nel Fisico [fr. 6 O. A. II 156 b 6] dice ,
che contemporaneamente Zenone ed Empedocle furono
discepoli di Parmenide e che poi in seguito si divisero, e
.
mentre Zenone coltiv una sua propria filosofia, l'altro divenne [I 278. 10] ' [OA II 156 b 6
discepolo di Anassagora e di Pitagora, e di questo emul
Sauppe]
l'austerit della vita ed il portamento, di quello la teoria sulla , '
natura.3* (57) Aristotele nel Sofista [fr. 65 Rose; cfr. A 10] dice , ' ,
che Empedocle per primo invent la retorica e Zenone la
dialettica. Nel libro Sui poeti [fr. 70], inoltre, dice che nella
,
poesia fu omerico e di grandi capacit espressive, poich
.
immaginoso nelle metafore e si serve di tutti gli altri ritrovati (57) [fr. 65; vgl. A 10]
relativi alla tecnica poetica; e aggiunge che, avendo egli scritto [I 278. 15 App.] ,
anche altri poemi, e cio la Spedizione di Serse e il Proemio ad . [fr. 70]
Apollo,una sua sorella (o una figlia, come dice Ieronimo [fr. 24
Hiller]) bruci in seguito queste opere, involontariamente il
,
Proemio, volontariamente invece quella di argomento persiano,
perch era incompiuta. (58) Inoltre aggiunge che scrisse anche
tragedie e discorsi politici; ma Eraclide, figlio di Serapione,4* , '
dice che le tragedie erano di un altro. Ieronimo dice che ne
( , [I 278. 20 App.]
trov quarantatr e Neante [F.Gr.Hist. 84 F 27 11 197] che
[fr. 24 Hiller]), ,
Empedocle scrisse le tragedie quando era giovane e che egli
. (58)
stesso ne reper sette. Satiro poi nelle sue Vite [fr. 12 F.H.G.
III 162] dice che fu ottimo medico e retore. E fu suo discepolo .
Gorgia di Leontini [82 A 3], uomo eccellente nella retorica e ,
che ci ha lasciato un'arte retorica; che questi sia poi vissuto
[F.Gr.Hist. 84 F 27 11 197]
centonove anni lo testimonia Apollodoro nelle Cronache
[I 278. 25 App.]
[F.Gr.Hist. 244 F 33 II 1029]. (59) Riferisce poi Satiro che
. [fr. 12 F.H.G.
Gorgia avrebbe detto di essere stato personalmente presente
III 162], .
mentre Empedocle compiva un rito magico. Ma lo stesso
[82 A 3] ,
Empedocle proclama questo ed altro nei suoi poemi, dove dice:
... [B. 111]. (60) Anche Timeo nel diciottesimo libro [fr. 94 [F.Gr.Hist. 244 F 33 II
F.H.G. I 215] ricorda che quest'uomo per molti rispetti fu
1029] . (59)
oggetto di meraviglia. E infatti, poich una volta i venti etesii , [I 278.
soffiavano con tale violenza da mandare in rovina i raccolti,
30 App.] .
ordin di scuoiare degli asini e di fare degli otri, che pose sui , '
colli e sulle alture con lo scopo di frenare la corrente d'aria: ed ' . . . ' [B 111]. (60)
essendosi il vento interrotto, egli fu chiamato domatore dei
[fr. 94 F.H.G. I 215]
venti. Eraclide nell'opera Sulle malattie [fr. 75 Voss] dice che .
rivel anche a Pausania tutto ci che riguardava la donna
,
rimasta senza respiro. E Pausania era il suo amato, secondo
,
[I 280. 30 App.] , ,
[I 281. 1 App.]
. '
. (70) ( '
,
).
, [I 281. 5 App.]
,
.
Ippoboto afferma che una statua velata di Empedocle stava
prima in Agrigento, la quale, poi, tolto il velo, si ergeva davanti
, '
al senato in Roma, certamente trasportata l dai Romani. Ed
infatti ancora vanno in giro sue immagini dipinte.Neante di
Cizico, che scrisse anche dei Pitagorici, dice [F.Gr.Hist. 84 F . [I 281. 10
28 II 197] che, morto Metone, ebbe inizio la tirannide, e che App.] . (71) '
[fr. 98 F.H.G. I 218]
infine Empedocle persuase gli Agrigentini a por fine alle
9
discordie e ad istituire l'eguaglianza politica. * (73) Dice
ancora che Empedocle dot delle proprie ricchezze molte sue .
concittadine povere. Perci vestiva di porpora e portava un
serto aureo, come ricorda Favorino nelle Memorie, e calzari di
bronzo e una corona apollinea. Aveva lunga la chioma e servi
[I 281. 15 App.] ,
che l'accompagnavano, era sempre severo e di aspetto
,
impassibile. Cos passeggiava e a chi lo incontrava appariva
. ' , ,
insignito di una dignit quasi regale. In seguito recandosi a
Messina, ad una festa solenne, cadde dal cocchio e si ruppe un ;
femore; ammalatosi per questo incidente, mor a settantasette . (72)
anni. [Dice pure che] a Megara c' la sua tomba.
.' '
(74) Sulla sua et dissente Aristotele: dice infatti che mor a
, [I 281.
sessanta anni. Altri a centonove. Fior nell' 84. a olimpiade
[444-1]. Demetrio di Trezene nel libro Contro i sofisti [F.H.G. 20 App.] '.
IV 383] dice, con espressione omerica [Od. XI 278], che lui,
,
,
fissando un alto braccio ad un aereo corniolo
.
s'impicc per la gola, e l'anima all'Ade discese.
. '
[F.Gr.Hist. 84 F 28 II 197]
Nella lettera di Telauge sopra ricordata [ 53, 55] si dice che, [I 281. 25 App.]
caduto in mare per la sua debolezza senile, vi mor. Queste
cose dunque [sinarrano] della sua morte. [Seguono due
,
epigrammi di Diogene Laerzio.] (76) Queste furono le sue
. (73)
dottrine: quattro sono gli elementi: fuoco, acqua, terra, aria; vi
poi l'Amicizia, per la quale questi elementi stanno insieme, e
la Contesa, per la quale si separano. Dice cos: ... [B 6, 2- , ,
3], per Zeus intendendo il fuoco, per Era la terra, per Edoneo ' . [I 281. 30
l'aria, per Nesti l'acqua, ... [B 17, 6], essendo eterna questa App.]
vicenda cosmica; infatti aggiunge: ... [B 17, 7-8]. (77) E
' .
afferma che il sole una gran massa di fuoco, maggiore della ,
luna; che la luna ha forma di disco, e che il cielo cristallino. E .
che l'anima riveste ogni specie di animali e di piante; dice
'
infatti: ... [B 117].
'
. '
Il poema Sulla natura e le Purificazioni comprendono
. [I 281. 35 App.] (74)
cinquemila versi; lo scritto Sulla medicina seicento [Lobone, fr.
18 Crnert]. Delle tragedie abbiamo gi parlato [ 58].
. [vgl. 58].
[444/1]. ' [I 282. 1 App.]
[F.H.G. IV 383] '
[ 278]
Del resto, in generale, Eraclide uomo tale da narrare storie
incredibili, lui che dice che un uomo caduto dalla luna.
'
' , ' .
[ 53, 55]
[I 282. 5 App.]
.
. [Folgen zwei Epigramme des Diogenes.] (76)
' , , , ,
.
' ' ... ' [B 6, 2-3],
, , ,
. ' , [I 282. 10] , . . .
' [B 17, 6],
' . . . ' [B 17, 7-8]. (77)
,
.
' . . . ' [B 117].
[I 282. 15 App.]
,
[Lobon fr. 19 Crn.].
[ 58].
31 A 2. SUID. s. v. Empedocle figlio di Metone, ma secondo 31 A 2. SUIDAS ,
altri figlio di Archinomo [da Esichio], secondo altri ancora
[aus Heysich], ' .
figlio di Exeneto. Ebbe un fratello di nome Callicratide [da A 1 [aus A 1 53]. [I 282. 20 App.]
53]. Come primo maestro ebbe Parmenide, del quale, a quel , ,
che afferma Porfirio nella sua Storia della filosofia [fr. 8
[fr. 8 Nauck], .
Nauck], divenne anche l'amato. Altri invece dicono che fu
, ,
discepolo di Telauge, il figlio di Pitagora. Fu di Agrigento,
.
filosofo della natura e poeta [da Esichio]. Visse al tempo della [aus
79.a olimpiade [464-60].
Heysich].
Costui, con una corona aurea sulla testa, calzari di bronzo ai
[464/0 aus der Chronik s. I 91,
piedi e infule delfiche nelle mani, visitava le citt, volendo che 5. 6 m. Anm.].
si rinsaldasse la convinzione che egli era un dio. Allorch
[I 282. 25 App.]
divenne vecchio, di notte si gett nel fuoco del cratere, s che il
suo capo pi non apparve. Cos egli mor, ma il suo sandalo fu ,
eruttato dal fuoco del cratere. Fu anche chiamato domatore
.
dei venti per aver liberato Agrigento da un vento molto
, ,
impetuoso, facendo disporre pelli d'asino attorno alla citt [da .
Porfirio: cfr. A 16].
.
Discepolo di costui fu Gorgia, il retore di Leontini [da A 1 [I 282. 30 App.]
58].
Scrisse anche in versi 2 libri Sulla natura delle cose che sono [aus Porph., vgl. A 16].
(e sono circa duemila versi). L'opera Sulla medicina in prosa e . [A
molte altre [Lobone, fr. 19 Crnert].
1 58].
' (
).
[Lobon, fr. 19 Crn.].
31 A 3. PLIN. nat. hist. XIXX 1, 5. Un altro indirizzo (che
31 A 3. PLINIUS. N. H. XIXX 1, 5 [I 283. 1 App.] alia factio
dall'abitudine alla sperimentazione chiamato empirico)
(ab experimentis cognominant empiricen) coepit in Sicilia,
cominci in Sicilia, con Acrone di Agrigento raccomandato
Acrone Agragantino Empedoclis physici auctoritate
dall'autorit di Empedocle fisico. SUID. s.v. . Acrone, di commendato. SUID. s.v. , , ,
Agrigento, medico, figlio di Senone. Dava dimostrazione della . .
sua sapienza contemporaneamente ad Empedocle. dunque
. [I 283. 5 App.]
pi vecchio di Ippocrate. Scrisse un'opera Sulla medicina, in ,
dialetto dorico, Sul vitto delle cose salutari in un libro. Anche .
costui uno di quelli che diagnosticarono un certo tipo di
. .
respiro. Per lui Empedocle compose un epigramma mordace [B [B 157]. PLUT. de Is. et Os. 79 p. 383 D
157]. PLUTARCH. de Is. et Osir. 79 p. 383 D. Dicono che il
medico Acrone divenne famoso ad Atene al tempo della grande
pestilenza, per aver dato disposizione di ardere un fuoco presso [Vgl. M. Wellmann Fr. d. gr. rzte I 108 ff. ] [I 283.
i malati [cfr. Fr. gr. erzte I 108 sgg. Wellmann]. GALEN. de 10] GALEN. Meth. med. I 1 [X 5 Khn]
meth. med. X 5 Khn. Anche precedentemente vi era una gara
non trascurabile nel vincersi reciprocamente con il numero
delle scoperte, contendendo i medici di Cos e quelli di Cnido;
ed erano anche costoro la duplice discendenza degli Asclepiadi ' ,
d'Asia, succeduta a quella di Rodi; e con essi contendevano in (Opp. 24), ,
quella nobile gara, lodata da Esiodo [opp. 24], anche i medici [I 283. 15
italici, Filistione, Empedocle, Pausania ed i loro compagni.
App.] .
31A 4. ARISTOT. de an. A 2. 405 b 1. Alcuni, tra i filosofi pi 31 A 4. ARISTOT. de anima A 2. 405 b 1
grossolani, indicarono anche l'acqua [come principio], come ad [nml.
esempio Ippone: sembra che ne fossero persuasi dalla
] '
considerazione dal seme genitale, giacch in tutti umido: egli
infatti confuta coloro che sostengono che il sangue l'anima, , .
perch il seme non sangue.10*
31 A 5. SUID. s. v. [29 A 2]. ... Scrisse Dispute, Esegesi 31 A 5. SUIDAS s. v. [29 A 2] [I 283. 20] . . .
delle dottrine di Empedocle, Contro i filosofi intorno alla
, ,
natura. Costui dicono che fu l'inventore della dialettica, come . -
Empedocle lo fu della retorica.
, . Vgl. 29 A 1 25.
31 A 6. ARISTOT. metaph. A 3. 984 a 11. Anassagora di
31A 6. ARISTOT. metaph. A 3. 984 a 11
Clazomene, precedente a costui [Empedocle] per et, ma a lui [als
posteriore per le opere, dice che infiniti sono i princpi.
Emped.], ' [I 283. 25
App.] .
31 A 7. SIMPLIC. phys. 25, 19 [da THEOPHR. phys. opin. fr. 31 A 7. SIMPLIC. Phys. 25, 19 [aus THEOPHR. Phys. Opin.
3; Dox. 477]. Empedocle di Agrigento, nato non molto dopo di fr. 3; D. 477]
Anassagora, fu emulo e discepolo di Parmenide, ma ancor di ,
pi dei Pitagorici.
.
31 A 8. EUSEB. praep. evang. X 14, 15 [da anonimi biografi]. 31 A 8. EUS. P. E. X 14, 15 [aus d. anonymen Biographen]
Empedocle ascolt gli insegnamenti di Telauge, nel tempo in . [I 283. 30] , '
cui divenne famoso Eraclito l'oscuro [cio ol. 69 = 504-1,
(d. h. Ol. 69 [504-1]
secondo il Chronicon].
nach d. Chron.).
31 A 9. EUSEB. chron. ol. 81, 1 [456]. Diventano famosi
31 A 9. EUSEB. Chron. ol. 81, 1 [456] .
Empedocle e Parmenide filosofi naturalisti. GELL. noct. att. . GELL. XVII 21, 14
XVII 21, 14 [probabilmente dalla Cronaca di Cornelio Nepote; [vermutlich aus der Chronik d. Nepos] zwischen d. Schlacht a.
tra la battaglia al Cremera (477) e il decemvirato (450)].
d. Cremera [477] u. d. Decemvirat [450]: iuxta ea tempora [I
Proprio in quei tempi Empedocle agrigentino eccelse nello
283. 35] E. Agrigentinus in philosophiae naturalis studio
studio della filosofia naturale.
floruit.
31 A 10. EUSEB. chron. ol. 86, 1 [436] [= 28 A 11 b]. G
31 A 10. EUSEB. chron. ol. 86, 1 [436] vgl. 28 A 11 b. G
Allora divennero famosi anche Democrito abderita, filosofo
.
naturalista, Empedocle agrigentino, i filosofi Zenone e
Parmenide e Ippocrate di Cos.
.
31 A 11. ATHEN. I 5 E [da cui SUID. s.v. ].
31 A 11. ATHEN. I 5 E [daraus SUID. s.v. ] [I 284.
Empedocle di Agrigento, avendo vinto i giochi olimpici con il 1 App.] . '
cocchio equestre, poich era pitagorico e si asteneva da cibi
animali, imband a coloro che erano convenuti alla festa un bue
da lui impastato con mirra, incenso e i pi preziosi aromi [cfr. .
A 1 51.53].
(Vgl. A 1 51.53).
31 A 12. ATHEN. XIV 620 D. Come afferma Dicearco
31 A 12. ATHEN. XIV 620 D [I 284. 5 App.] '
nell'Olimpico [fr. 47 F.H.G. II 249 = fr. 87 Wehrli], il rapsodo
Cleomene cant ai giochi olimpici le Purificazioni di
,
Empedocle.
(fr. 47 F.H.G. II 249).
31 A 13. NICOM. [ricostruito da PORPHYR. v. Pyth. 29;
31 A 13. NICOMACHUS (rekonstruiert aus PORPH. V. P. 29,
IAMBL. v. Pyth. 135: sui prodigi compiuti da Pitagora]. Di
IAMBL. V. P. 135, ber die Wundertaten des Pythagoras]
questi prodigi parteciparono Empedocle agrigentino,
Epimenide di Creta e Abari Iperboreo, che spesso ne portarono
a termine di simili. Manifeste poi sono le loro opere,
[I 284. 10 App.]
specialmente perch Empedocle fu soprannominato baluardo . ' ,
dei venti, Epimenide purificatore e Abari aerambulo.
,
, .
31 A 14. PLUTARCH. de curios. 1 p. 515 C. Empedocle,
31 A 14. PLUTARCH. de curios. 1 p. 515 C
filosofo naturalista, avendo sbarrato una gola montana da cui
soffiava greve e pestilenziale sulla pianura il vento del sud,
[I 284. 15
ebbe fama di aver impedito che la pestilenza entrasse nella sua App.] . PLUTARCH.
terra. PLUTARCH. adv. Col. 32, 4 p. 1126 B. Empedocle,
adv. Col. 32, 4 p. 1126 B .
avendo convinto i primi tra i cittadini del delitto di prepotenza
e di dissoluzione dei beni pubblici li mand in esilio e liber
31 A 21. LUCRET. I 714 sgg. Per cui, coloro che ritennero che 31 A 21. LUCRET. I 714ff.
il fuoco fosse il sostrato di tutte le cose e che il tutto potesse
et qui quattuor ex rebus posse omnia rentur
consistere derivando dal fuoco, e coloro che posero l'aria come ex igni terra atque anima procrescere et imbri.
principio della generazione delle cose, o ancora coloro che
quorum Acragantinus cum primis Empedocles est,
ritennero che l'acqua di per s potesse formare tutte le cose, o [I 286. 10 App.] insula quem triquetris terrarum gessit in oris,
che fosse la terra a crearle tutte e a trasformarsi nella natura di quam fluitans circum magnis anfractibus aequor
tutte le cose, tutti costoro sembrano in gran misura aver errato Ionium glaucis aspargit virus ab undis
lontano dal vero.13* E aggiungi ancora coloro che raddoppiano angustoque freto rapidum mare dividit undans
. . .,
, ,
, .
. [I
287. 15] ,
.
, "
". ARISTOT. Meteor. B 3. 357 a 24
, . [B 55]
[I 287. 20]
( ),
. CICER. de oratore I 50, 217 licet ista
ratione dicamus pila bene et duodecim scriptis ludere
proprium esse iuris civilis, quoniam utrumque eorum P.
Mucius optime fecerit; eademque ratione dicantur ei quos
Graeci nominant, eidem poetae, quoniam
Empedocles physicus egregium poema fecerit.
[Cfr. A 1 76-77; A 4. 6]
(Vgl. A 1 76-77; A 4. 6)
con purezza.19*
31 A 33. AT. I 3, 20 [Dox. 286]. Empedocle, figlio di
31 A 33. AT. I 3, 20 (D. 286)] .
Metone, agrigentino, dice che quattro sono gli elementi, fuoco [I 289. 15] , ,
aria acqua e terra, e due le forze originarie, l'Amicizia e la
, ,
Contesa, di cui l'una unificatrice e l'altra separatrice. Dice , .
cos: ... [B 6]. Chiama infatti Zeus la sostanza ignea e
' . . . ' [B 6].
l'etere, Era avvivatrice l'aria, Edoneo la terra, Nesti fonte , ,
mortale il seme e l'acqua.20* ALLEG. HOM. SCRIPT. [forse ,
Plutarco] ap. STOB. ecl. I 10 11 b [Cfr. PLUTARCH. vit.
. ALLEG. HOM. SCRIPT. (viell.
Hom. 99]. Empedocle chiama Zeus la sostanza ignea e l'etere, PLUTARCH) bei [I 289. 20] STOB. Ecl. I 10, 11 b p. 121 W.
Era avvivatrice la terra, Edoneo l'aria, perch non ha luce
(vgl. PLUT. Vit. Hom. 99) .
propria, ma brilla grazie al sole alla luna e agli astri, Nesti
, ,
fonte mortale il seme e l'acqua. Da quattro elementi dunque , ,
deriva il tutto, consistendo la loro natura da contrari, il secco e ,
l'umido, il caldo e il freddo, e producendo essa per le loro
.
reciproche proporzioni e mescolanze il tutto, sopportando
,
mutamenti particolari, ma non permettendo la completa
, [I 289. 25]
dissoluzione del tutto. Dice infatti cos: ... [B 17, 7-8].
,
HIPPOL. ref. VII 29 p. 211 [dopo B 6. Dallo scritto di
Plutarco su Empedocle? Cfr. V 20 p. 122, 5]. Zeus il fuoco, ,
Era avvivatrice la terra che produce i frutti per la vita,
. ' ... '[B 17,
Edoneo l'aria, perch pur vedendo tutto grazie a lui, soltanto lui 7-8]. HIPPOL. Ref. VII 29 (p. 211 W.) nach B 6 [aus Plutarchs
non vediamo, Nesti l'acqua, perch l'unico veicolo per il cibo Schr. b. Emped. ?, vgl. V 20 p. 122, 5] ,
per tutti coloro che si nutrono, bench per se stessi non possa [I 289.
nutrirli. Se infatti li nutrisse, dice, i viventi non sarebbero mai 30 App.] , , '
presi dalla fame, essendovi sempre abbondanza di acqua nel
,
mondo. Per questo chiama Nesti l'acqua, poich pur essendo []
causa di nutrimento, non in grado di nutrire. PHILOD. de
, '
piet. c. 2 c p. 63 [PHILIPPSON, Hermes, LV, 1920, p. 277]. . , ,
Empedocle nei suoi inni sostiene che Era l'aria e Zeus il
,
fuoco [cfr. A 23].
. ,
[I 289. 35]
. PHILODEM. de pietate 2 p. 63 G. (PHILIPPSON
Herm. 55, 1920, 277). '
' (vgl. A
23).
31 A 34. GALEN. in Hipp. de nat. hom. XV 32 Khn [C.M.G. 31 A 34. GALEN. in Hipp. nat. hom. XV 32 K. C.M.G. V 9, 1
V 9, 1 p. 19, 7]. Empedocle riteneva che dai quattro elementi p. 19, 7 .
immutabili si produce la nascita dei corpi composti, essendo i [I 290. 1 App.] ,
primi elementi cos mescolati tra loro, come se uno, triturando ,
minutamente e riducendo in polvere ruggine di ferro e calcite e
cadmio e terra vetriolica, le mescolasse insieme, come tali che ,
nessuna di esse pu essere maneggiata indipendentemente dalle . Ebenda p. 27, 22
altre. GALEN. in Hipp. de nat. hom. XV 32 p. 27, 22. Primo di . . .
quelli che conosciamo Ippocrate mostr che gli elementi si
[I 290. 5 App.]
mescolano... e in ci si distingue da Empedocle: anche questi ,
dice infatti che dagli stessi elementi di cui [parla] anche
,
Ippocrate nasciamo noi e tutti gli altri corpi che sono nella
, '
terra, non in quanto gli elementi si mescolano tra loro, ma in .
quanto si dispongono vicini e si sfiorano per piccole parti [cfr.
IV 762: frazionati in piccole parti.]
31 A 34 a. G ARISTOT. de an. A 2. 404 b 11. Empedocle dice 31 A 34 a. G ARISTOT. de an. A 2. 404 b 11.
che l'anima risulta da tutti e quattro gli elementi e che poi
,
ciascuno di essi anima, dicendo cos: ... [B 109].21*
, . . . [B 109].
31 A 35. AT. II 7, 6 [Dox. 336]. Empedocle diceva che i
31 A 35. AT. II 7, 6 (D. 336) .
luoghi degli elementi non sono fissi n definitivi, ma che tutte ' ,
le cose li mutano reciprocamente. ACHILL. isag. I 4 p. 34, 20. . [I 290. 10]
Empedocle invece non d agli elementi luoghi definiti, ma dice ACHILL. IS. 4 p. 34, 20 M. .
che se li scambiano vicendevolmente, s che la terra trascinata , ' ,
in alto e il fuoco in basso.
.
31 A 36. ARISTOT. de gen. et corr. B 3. 330 b 19. Alcuni
31 A 36. ARISTOT. de gen. et corr. B 3. 330 b 19 '
, ,
.
31 A 49. PHILO de prov. II 60 p. 86.26*
31 A 49. PHILO de prov. II 60 p. 86 [I 292. 15] [Aucher, mit
AT. II 6, 3 [Dox 334]. Empedocle dice che per primo si
Verbesserungen n. Conybeare] eodem modo etiam mundi
separ l'etere, in un secondo tempo il fuoco e poi la terra, dalla partes confici videntur, ut dicit Empedocles. postquam enim
quale, eccessivamente compressa dall'impeto della rotazione, secretus est aether (d. i. ), aer
sgorg l'acqua; da questa evapor l'aria, e dall'etere e dal
et ignis sursus volaverunt et caelum formatum quod in
fuoco deriv il cielo, dal fuoco il sole e dagli altri elementi si latissimo spatio circumferebatur. ignis autem, qui caelo paulo
form per condensazione la superficie della terra.
inferior [I 292. 20] manserat, ipse quoque in radios solis
coacervatus est. terra vero in unum concurrens et necessitate
quadam concreta () in medio apparens consedit.
porro circa eam undique aether, quia multo levior erat,
volvitur neque umquam desistit. quietis autem inde causa per
deum [?], non vero per sphaeras multas super se invicem
positas, quarum circumrotationes [I 292. 25 App.] poliverint
figuram, quia circa eam [sc. terram] circumiectus est
() typi cuiusdam gyrus mirabilis (magnae enim et
multiplicis formae vim habet), ideo nec huc nec illuc cadit ista.
AT. II 6, 3 (D. 334) . ,
, ' ,
[I 292. 30 App.] ,
,
, .
31 A 50. AT. II 31, 4 [Dox. 363]. Empedocle disse che
31 A 50. AT. II 31, 4 (D. 363) .
l'estensione secondo larghezza maggiore dell'altezza dalla
, ' ,
terra al cielo, cio dell'elevazione da noi ad esso, essendo il
,
cielo maggiormente esteso secondo questa dimensione per il
fatto che il cosmo conformato in modo simile ad un uovo.
[I 292. 35] . AT. II 1, 4
AT. II 1, 4 [Dox. 328]. Empedocle disse che l'orbita del sole (D. 328) .
circoscrive il limite del cosmo. AT. II 10, 2 [Dox. 339].
[I 293. 1 App.] . AT. II 10, 2 (D. 339)
Empedocle disse che la parte destra del cosmo quella verso il . [sc. ]
tropico estivo, la parte sinistra quella verso il tropico invernale. , .
31 A 51. AT. II 11, 2 [Dox. 339]. Empedocle dice che il cielo 31 A 51. AT. II 11, 2 (D. 339) .
solido, derivato dall'aria condensata come un cristallo a causa ,
del fuoco, e contenente in entrambi gli emisferi l'elemento
igneo e quello aereo. ACHILL. isag. I 5 p. 34, 29. Empedocle [I 293. 5 App.] . ACHILL. Is. I 5 p. 34, 29 M. .
dice che il cielo cristallino, condensato dall'elemento
ghiacciato. SCHOL. BASIL. 22 [ed. Pasquali, Gtt. Nachr., . SCHOL. BASIL. 22 [ed. Pasquali Gtt. Nachr.
1910, pp. 200, 219]. Empedocle dice che il cielo condensato 1910, pp. 200, 219] . [nml. ]
di acqua e come un feltro cristallino. LACT. de opif. d. 17, 6. . LACTANT. de opif. dei 17, 6
Forse che se qualcuno mi dir che il cielo bronzeo o vitreo o, an si mihi quispiam dixerit aeneum esse caelum aut vitreum
come dice Empedocle, di aria ghiacciata, io gli creder
aut, ut Empedocles ait, aerem [I 293. 10 App.] glaciatum,
immediatamente? [dal Tubero di Varrone; cfr. 5, Dox. 1981]. statimne assentiar? [aus Varros Tubero vgl. 5. DOX. 1981].
31 A 52. AT. II 4, 8 [Dox. 331]. Empedocle dice che il cosmo 31 A 52. AT. II 4, 8 (D. 331) .
si distrugge per l'alterno prevalere della Contesa e
.
dell'Amicizia. SIMPLIC. de cael. 293, 18. Altri invece dicono SIMPL. de caelo 293, 18
che alternativamente lo stesso cosmo nasce e si distrugge, che
di nuovo nato di nuovo si distrugge e che questa successione [sc. ] ,
eterna; come Empedocle quando dice che, prevalendo
, . [I 293. 15]
l'Amicizia e la Contesa oltre i loro limiti, la prima unifica tutte
le cose nell'uno, distrugge il cosmo della Contesa e da esso
produce lo Sfero, mentre la Contesa separa di nuovo gli
,
elementi e produce questo mondo cos fatto [segue B 17, 7-13]. [dann folgt B 17,
SIMPLIC. phys. 305, 21. Platone, Empedocle, Anassagora e
7-13]. SIMPL. Phys. 305, 21 .
tutti gli altri filosofi della natura sembrano tramandare la
generazione delle cose composte da quelle semplici in questo [d. h.
modo ipotetico [cio per insegnamento: cfr. 304, 5]... come se [I 293. 20] 304, 5]
producessero col tempo le cose da cui si generano quelle
. . .
generate.
.
ARISTOT. Metaph. 4. 1000b 18 ,
arte, ma, come si dice, per natura e per caso.
' , '
.
31 A 52 a. G EPIPHAN. adv. haer. III 19 [Dox. 591].
31 A 52 a. G EPIPHAN. adv. haer. III 19 [D. 591]
Empedocle, figlio di Metone, agrigentino, introdusse quattro
elementi primevi: il fuoco, la terra, l'acqua e l'aria. Disse che ,
prima vi fu inimicizia fra gli elementi: perch, dice egli, prima . ,
d'ora furono separati, ora per sono congiunti, e, come egli si , , , ,
esprime, fra loro s'amano. Vi sono, secondo lui, due principi e . '
forze, la Contesa e l'Amicizia, l'una unisce, l'altra disgiunge.27* , , ,
.
31 A 53. AT. II 13, 2 [Dox. 341]. Empedocle dice [che gli
31 A 53. AT. II 13, 2 (D. 341) . [sc.
astri sono] di fuoco per la loro provenienza dall'elemento
] , [I 293. 25 App.]
igneo, che l'aria contenendo in se stessa fece sprizzare nella
.
primitiva separazione.
31 A 54. AT. II 13, 11 [Dox. 342]. Empedocle dice che le
31 A 54. AT. II 13, 11 (D. 342) .
stelle fisse sono conficcate nel cristallo, mentre i pianeti sono ,
invece liberi.
.
31 A 55. ACHILL. isag. I 16 p. 43, 2. Vi sono poi alcuni i
31 A 55. ACHILL. Is. 16 p. 43, 2 M.
quali sostengono che il primo posto del sole, il secondo della , ,
luna e il terzo di Crono. Ma l'opinione dei pi che per prima . [I 293. 30 App.]
venga la luna, poich affermano che essa una parte staccata , .
del sole. E cos anche Empedocle: ... [B 45].
. ' . . . ' [B 45].
31 A 56. AT. II 20, 13 [Dox. 350]. Empedocle sostiene che vi 31 A 56. AT. II 20, 13 (D. 350) .
sono due soli: l'uno che l'archetipo, fuoco che si trova
, ,
nell'altro emisfero del cosmo, e che questo emisfero tutto
, '
ricolma, eternamente situato agli antipodi della sua immagine ,
riflessa; l'altro che invece quello apparente, immagine riflessa [I 293. 35]
nell'altro emisfero (quello ricolmo di aria e di elemento igneo), ,
che prodotta dalla rotondit della terra per riflessione [della ' [vgl. PLUT. zu B 44]
luce] verso il sole cristallino, spinta in rotazione nel movimento ,
dell'elemento igneo. Per dirla in breve, il sole immagine
. [I 294. 1
riflessa del fuoco attorno alla terra. AT. II 21, 2 [Dox. 351]. App.] [],
E' uguale alla terra il sole secondo l'immagine riflessa.
. AT. II 21, 2 (D. 351)
.
31 A 57. ARISTOT. de an. B 6. 418 b 20. Non giusto quanto 31 A 57. ARISTOT. de anima B 6. 418 b 20 .
afferma Empedocle e chiunque altro sia d'accordo con lui, e
' ,
cio che la luce si muove e che talvolta si trova nel mezzo tra la , [I
terra e ci che la circonda senza che noi ce ne accorgiamo... in 294. 5 App.] . . .
un piccolo intervallo potremmo anche non accorgercene, ma , ' '
che non ce se ne accorga dal mattino alla sera un postulato
. ARISTOT. de sensu 6. 446 a
troppo ardito. ARISTOT. de sens. 6. 446 a 26. Come dice
26 .
Empedocle, la luce che parte dal sole giunge dapprima nello
, .
spazio intermedio, prima ancora di arrivare alla vista e sulla
Vgl. PHILOP. de anima 334, 34 (zu Ar. 418b 20) .
terra. Cfr. PHILOP. de an. 334, 34. Empedocle diceva che la
luce (che corpo) scorrendo dal corpo luminoso, giunge nello [I 294. 10 App.]
spazio intermedio tra la terra e il cielo e che poi perviene a noi; , ,
ma tale suo moto ci sfugge per la sua velocit. COD.
.
ATHENIENS. 1249 sec. XVIIIin. [trattato ottico] f. 110r . Una COD. ATHENIENS. 1249 s. XVIIIin. (optischer Traktat) f. 110r
seconda opinione quella di coloro che sostengono che la luce
fiamma di splendore composta di parti piccolissime, scagliata
con grandissimo slancio: e questa sembra essere l'opinione di . [I
Empedocle. Ed essi asseriscono di dimostrarlo con questi
294. 15 App.]
argomenti: ci in cui convergono le propriet di un corpo
, ,
questo un corpo; ma propriet della luce sono l'essere riflessa ,
e l'essere spezzata, che sono appunto propriet spettanti
.
soltanto a ci che corpo; dunque essa corpo.
31 A 58. AT. II 8, 2 [Dox. 338]. Empedocle dice che,
31A 58. AT. II 8, 2 (D. 338) .
essendosi l'aria ritirata davanti all'impeto del sole, il polo
,
settentrionale s'inclin, si sollevarono le regioni boreali e si
, , ' [I 294. 20]
abbassarono quelle meridionali e in conseguenza di ci tutto il . AT. II 23, 3 (D. 353) .
[sc.
].
31 A 59. AT. II 24, 7 (D. 354)
[sc. ].
31 A 60. AT. II 25, 15 (D. 357) . ,
, [I 294. 25] ,
[sc. ]. PLUT. de fac. in orbe lun. 5, 6 p. 922 C
. AT. II 27, 3 (D. 358) . PLUT.
Quaest. Rom. 110 p. 288 B
, ,
, ' . [I 294. 30] ,
. AT. II 28, 5 (D. 358)
. , , . ...
.
terra come gli embrioni nel ventre son parti della matrice. I
frutti poi sono escrezioni dell'acqua e del fuoco che sono nelle
piante; ed alcune delle piante, avendo scarso elemento liquido , ,
ed evaporando questo nell'estate, perdono le foglie, mentre
[vgl. B 77. 78]
altre, che hanno maggior quantit di elemento liquido, le
conservano [cfr. B 77. 78], come avviene per l'alloro, per
[I
l'ulivo e per la palma; le differenze dei sapori derivano poi
296. 25 App.]
dalla molteplice variet della terra e delle piante, che
succhiano differentemente le parti simili dal suolo che le nutre. , '
THEOPHR. de caus. plant. I 12, 5. Una la causa generante, e . THEOPHR. d. c. p. I 12, 5
non come pensa Empedocle che la divide e la spezzetta, e cio . ,
la terra per le radici e l'etere per i germogli - quasi si trattasse di '
cose separate l'una dall'altra -, ma esse derivano da un'unica
, ' '
causa generatrice. ARISTOT. de an. B 4. 415 b 28. N sta bene . ARISTOT. de anima B 4. 415 b 28 [I 296. 30
quanto dice Empedocle, il quale aggiunge che la crescita
App.] . ' ,
avviene per le piante con le radici verso il basso, per essere
naturalmente la terra portata in questo senso, mentre per il resto , .
crescono in alto, perch tale la direzione del fuoco.
PLUT. Quaest. conv. VI 2, 2 p. 688 A [sc.
PLUTARCH. quaest. conv. VI 2, 2 p. 688 A. Per le piante,
] ,
come dice Empedocle, la natura si conserva insensibilmente, ., [I 297. 1 App.] .
assorbendo quanto loro utile dall'ambiente circostante.
[ARISTOT.] de plant. A 1. 815 a 15 [d. i. NIKOLAOS v.
[ARISTOT.] de plant. A 1. 815 a 15 [i.e. Nicolao Damasceno, Damask. ed. Meyer p. 5, 4] Anaxagoras autem et Abrucalis
ed. Meyer p. 5, 4]. Anassagora poi e Abrucali [cio
desiderio eas [nml. plantas] moveri dicunt, sentire quoque et
Empedocle] sostengono che [le piante] son mosse da un
tristari delectarique asserunt . . . Abr. autem sexum in his
desiderio, e asseriscono che provano sensazioni, tristezza e
permixtum opinatus est. [ARISTOT.] de plant. A 1. 815 b 16
allegria... Abrucali poi ritiene che in esse sia commisto anche il [p. 6, 17 M.] [I 297. 5] Anaxagoras autem et Democritus et
secco. [ARISTOT.] de plant. A 1. 815 b 16 [p. 6, 17].
Abr. illas intellectum intellegentiamque habere dicebant.
Anassagora poi e Democrito e Abrucali dicevano che esse
[ARISTOT.] de plant. A 1. 817 a 1 [p. 10, 7 M.] quod dixit
hanno anche intelletto e intelligenza. [ARISTOT.] de plant. A Abr. videlicet si invenitur in plantis sexus femineus et sexus
1. 817 a 1 [p. 10, 7]. Ci che disse Abrucali, e cio se si ritrova masculinus sive species commixta ex his duobus sexubus.
nelle piante il sesso femminile e il sesso maschile o una forma [ARISTOT.] de plant. A 1. 817 b 35 [p. 13, 2 M.] dixitque Abr.
commista di questi due sessi. [ARISTOT.] de plant. A 1. 817 b quod plantae habent generationem, mundo tamen diminuto et
35 [p. 13, 2]. Disse Abrucali che le piante hanno una
non perfecto in [I 297. 10 App.] complemento suo; et eo
generazione, ma quando tuttavia il mondo non era ancora
completo generabatur animal [vgl. B 79].
realizzato e perfezionato nel suo completamento, e che quando
esso fu completato si generarono gli animali [cfr. B 79].
31 A 71. HIPPOCR. de prisc. med. 20 [C.M.G. I 1] p. 51, 6.
31 A 71. HIPPOCR. de prisc. med. 20
Dicono alcuni medici e sofisti che non sarebbe possibile
,
conoscere la medicina se uno ignora che cosa l'uomo, ma che ,
proprio questo necessario apprendere per colui che si
.
appresta a curare efficacemente gli uomini. Tuttavia il loro
, . ,
discorso va a finire nella filosofia, come il caso di Empedocle , , [I 297. 15 App.]
o di altri che hanno scritto sulla natura, i quali cominciano a
parlare di che cosa l'uomo, di come dapprima si gener e
,
donde fu composto. Ma io ritengo che tutto quanto stato detto ,
o scritto da un sofista o da un medico intorno alla natura pi .
conveniente ad una pittura che all'arte medica. Ritengo del
.
resto che non sia possibile conoscere nulla chiaramente della
natura in altro modo che non sia tramite la medicina.
31 A 72. AT. VI 19, 5 [Dox. 430]. Empedocle sostiene che 31 A 72. AT. VI 19, 5 (D. 430) .
nel primo ciclo di generazione gli animali e le piante non
[I 297. 20 App.]
nacquero completi di tutte le loro parti, ma monchi, per il fatto , ,
che non tutte insieme nascevano le parti; nel secondo nacquero ,
simili ad immagini fantastiche; nel terzo nacquero d'un sol
,
pezzo; nel quarto poi essi non nacquero pi da elementi
[?] , ' ,
assimilati,29* come dalla terra e dall'acqua, ma da generazione [ ] ,
reciproca, a causa per gli uni dell'abbondanza di nutrimento e
per gli altri della bellezza femminile, che produsse in loro
[I 297. 25 App.]
l'eccitamento dell'atto della fecondazione. I generi di tutti gli
animali si distinsero per le diverse mescolanze [degli elementi] ,
per cui alcuni hanno una tendenza pi connaturata verso
, ' ,
[I 298. 30 App.]
'
, [Empedokles,
Archelaos] , ;
[Empedokles]
[Anaximenes, Diogenes] [Heraklit];
, ' [Alkmaion]; .
31 A 77. AT. V 27, 1 [Dox. 440]. Secondo Empedocle, gli
31 A 77. AT. V 27, 1 (D. 440) [I 298. 35 App.] .
animali si nutrono per sedimento di ci che omogeneo,
,
crescono per la presenza del caldo e invece decrescono e si
,
corrompono per il venir meno di entrambi i fattori. E gli
.
uomini di adesso, paragonati ai primi, assomigliano a embrioni.
[GALEN.] defin. med. 99 [XIX 372 Khn]. In qual modo
. [GALEN.] d. def. med. 99 (XIX 372 K.)
Ippocrate, Erasistrato e Empedocle e Asclepiade dicono che
[I 299. 1] .
avviene la digestione dell'alimento... secondo Empedocle per ... .
putrefazione. GALEN. in Hipp. aph. VI 1 [XVIII A 8 Khn]. . Vgl. oben I 298 30, B 81. u. c. 32, 7. GALEN. in Hipp.
Era antica consuetudine per questi uomini chiamare non
aph. VI 1 (XVIII A 8 K.)
putrefatte quelle cose che noi diciamo non digerite.
, .
31 A 78. AT. V 22, 1 [Dox. 434]. Empedocle dice che le carni 31 A 78. AT. V 22, 1 (D. 434) [I 299. 5 App.] .
nascono dai quattro elementi egualmente mescolati, i nervi dal
fuoco e dalla terra mescolati con il doppio di acqua, mentre le ,
unghie nascono agli animali dai nervi, per quel tanto che si
,
raffreddano all'aria, mentre le ossa nascono da due parti di
' ,
acqua e di terra e quattro di fuoco, essendosi tutte queste
, ,
mescolate dentro la terra. Il sudore, infine, e le lacrime
.
derivano dal sangue, quando deperisce e si diffonde fino a
[I 299. 10]
estenuarsi. ARISTOT. de part. anim. A 1. 642 a 17. Principio . ARISTOT. de part. an. A 1. 642 a
infatti la natura pi che non la materia, e con essa finisce per 17 ,
urtarci anche Empedocle talvolta, spinto dalla stessa verit e
. , ' ,
costretto ad affermare che la sostanza e la natura sono
proporzione, come quando spiega che cos' l'osso: a questo
,
proposito, infatti, non parla n di un elemento, n di due o tre, ,
n di tutti, ma della proporzione della loro mescolanza.
. ARISTOT. de anima A 4. 408 a 13
ARISTOT. de an. A 4. 408 a 13. Ugualmente assurdo che
[I 299. 15 App.]
l'anima sia la proporzione della mescolanza: non ha infatti la
stessa proporzione la mescolanza degli elementi da cui risulta ' '
la carne e quella da cui risultano le ossa. Accadr allora che vi
sono molte anime e per ciascuna parte del corpo, se vero che , ,
ciascuna parte risulta dalla mescolanza degli elementi, e se la . '
proporzione della mescolanza armonia ed anima. Si potrebbe ' [I 299. 20 App.]
obbiettare la stessa cosa anche ad Empedocle: anche lui, infatti,
dice che ciascuna parte del corpo risulta da una certa
,
proporzione. Dunque l'anima forse una proporzione oppure, ;
essendo qualcosa di diverso, nasce nelle membra? E ancora:
;
l'Amicizia forse causa di una mescolanza accidentale oppure ; vgl. ARISTOT. metaph. A 10. 993 a 15.
di quella secondo proporzione? Ed essa stessa proporzione o [ARISTOT.] de spiritu 9. 485 b 26 .
qualcosa di diverso dalla proporzione? [Cfr. ARISTOT.
*** [I 299.
metaph. A 10. 993 a 15]. [ARISTOT.] de spirit. 9. 485 b 26.
25 App.] ,
Per Empedocle semplicemente una la natura dell'osso ma
. PLUTARCH. Quaest. nat. 20, 2 p. 917 A
non a ragione, poich se tutte le ossa hanno la medesima
proporzione di mescolanza, non dovrebbero differire quelle del , .
cavallo, del leone e dello uomo. PLUTARCH. quaest. nat. 20,
2 p. 917 A. Alcuni, come Empedocle, affermano che come dal
latte il siero, cos dal sangue scosso si separa l'umore lacrimale.
31 A 79. SORAN. Gynaec. I 57 p. 42, 12. [L'ombelico]
31 A 79. SORANUS Gynaec. I 57 p. 42, 12 I 1b. (Nabel)
consiste di quattro vasi, due venosi e due arteriosi, mediante i ' ,
quali l'elemento sanguigno e quello aereo sono comunicati
, ' [I 299. 30
come nutrimento ai feti. Empedocle ritiene che questi vasi si App.]
inseriscono nel fegato, Fedro nel cuore.
.
, .
31 A 80. SORAN. Gynaec. I 21 p. 14, 9. [La mestruazione]
31 A 80. SORANUS Gynaec. I 21 p. 14, 9 (Menstruation)
disorientato indagando in primo luogo cose di questo genere: e
cio se, dopo che il caldo e il freddo abbiano prodotto in certo
modo una decomposizione, come dicono alcuni, gli animali se
ne nutrano e se il sangue ci per cui noi pensiamo o l'aria o il
fuoco, o se non nessuna di queste ma il cervello, ecc.
.
,
[FG I 197 fr. 171 [I 299. 35] Wellmann]
, , .,
.
,
. [Vgl. ARISTOT. de anim. hist. H
2. 582 a 34].
31 A 81. ARISTOT. de gen. anim. 1 764 a 1. [La
31 A 81. [I 300. 1] ARISTOT. de gener. anim. 1 764 a 1
differenziazione dei sessi] alcuni dicono che avviene nella
(Geschlechtsunterschied) ' , .
matrice, come Empedocle; confluendo infatti nell'utero, quando
questo caldo, alcuni - egli dice - nascono maschi, quando
, ' ,
invece freddo, nascono femmine; e la causa del calore e del
freddo dell'utero nel flusso delle mestruazioni, che pi
[I 300.
freddo o pi caldo, pi remoto o pi recente;... e questo
5] ... .
Empedocle lo suppone troppo facilmente come fosse vero,
pensando che differiscono tra loro solo per il freddo e il caldo, ,
pur vedendo che gli interi organi hanno una grande differenza, .
quella che c' appunto tra i genitali maschili e l'utero.
Ebenda de gen. anim. 1 765 a 8
ARISTOT. de gen. anim. 1 765 a 8. Ed necessario altres ,
rispondere al ragionamento di Empedocle, il quale stabilisce la . AT. V 7, 1 (D.
distinzione del sesso maschile da quello femminile sulla base 419) . [I 300. 10 App.]
del calore o della freddezza dell'utero. AT. V 7, 1 [Dox. 419].
Secondo Empedocle i maschi e le femmine nascono in
relazione al caldo e al freddo; donde si osserva che i primi
, . AT.
maschi nacquero dalla terra piuttosto a levante o a
V 8, 1 (D. 420) .
mezzogiorno, mentre le femmine a settentrione. AT. V 8, 1 '
[Dox. 420]. Empedocle sostiene che i parti mostruosi nascono .
o per eccesso o per scarsezza di seme, o per un turbamento del [I 300. 15 App.]
suo moto o per una sua divisione in pi parti o per una
. AT. V 10, 1 (D. 421) .
deviazione. Cos egli sembra aver preveduto ogni sorta di
.
causa. AT. V 10, 1 [Dox. 421]. Empedocle sostiene che i parti AT. V 11, 1 (D. 422)
gemellari o trigemini avvengono per eccesso o frazionamento ; . '
dello sperma. AT. V 11, 1 [Dox. 422]. Donde derivano le
,
somiglianze dei genitori o dei progenitori? Secondo Empedocle . [Vgl. HIPPOCR.
le somiglianze derivano dal prevalere dei semi genitali, le
de genit. 8 VII 480 L.]. AT. V 12, 2 (D. 423)
differenze invece dall'evaporazione del calore che nel seme [I 300. 20 App.]
[cfr. HIPPOCR. de genit. 8 VII 480]. AT. V 12, 2 [Dox.
; .
423]. Come mai i figli assomigliano ad altri e non ai genitori?
Secondo Empedocle, nel periodo della concezione i feti sono
conformati secondo l'immaginazione della madre. Spesse volte, [vgl. SORAN. p. 27, 30 I 1b; [GAL.] XIV 253; DIONYS. de
infatti, le donne s'innamorano di statue e di immagini e
imit. p. 17, 18 Usen.]. CENSORIN. 5, 4 [s. 24 A 13] G Illud
partoriscono figli simili a queste [cfr. SORAN. Gynaec. I 39 p. quoque ambiguam facit inter auctores opinionem, utrumne ex
27, 30; (GALEN.) ad Pis. de Ther. XIV 253; DIONYS. de
patris tantum modo semine partus nascatur, ut Diogenes et
imit. p. 17, 18]. CENSORIN. de d. nat. 5, 4. G ... anche su
Hippon stoicique scripserunt, an etiam ex matris, quod
questo c' controversia tra gli autori, se il figlio nasca soltanto Anaxagorae et Alcmaeoni nec non Parmenidi Empedoclique et
dal seme del padre, come sostennero Diogene [64 A 27],
Epicuro visum est. / CENSORIN. 6, 6 ex dextris partibus
Ippone [38 A 13] e gli Stoici, o anche da quello della madre, profuso semine marea gigni, at e laevis feminas. [I 300. 25
come ritennero Anassagora, Alemeone, Parmenide [28 A 54], App.] Anaxagoras Empedoclesque consentiunt. quorum
Empedocle e Epicuro. / CENSORIN. de d. nat. 6, 6.
opiniones, ut de hac specie congruae, ita de similitudine
Anassagora ed Empedocle sono d'accordo nel ritenere che i
liberorum dispariles; super qua re Empedodis, disputata
maschi sono concepiti per il seme profuso dal lato destro, le
ratione, talis profertur. si par calar in parentum seminibus fuit,
femmine dal lato sinistro. Ma le loro opinioni, bench concordi patri similem marem procreari; si frigus, feminam mairi
per questo aspetto, divergono poi circa il problema della
similem. quodsi patria calidius erit et frigidius matris, puerum
somiglianza dei figli. E su questa questione, dopo aver
fore qui matris vultus repraesentet: [I 300. 30 App.] at si
argomentato il pro e il contro, Empedocle ragiona cos: se era calidius matris, patria autem fuerit frigidius, puellam futuram
uguale il calore nei sensi dei genitori il maschio procreato
quae patris reddat similitudinem. CENSORIN. 6, 9. 10
simile al padre; se era uguale il freddo, la femmina procreata sequitur de geminis, qui ut aliquando nascantur modo seminis
simile alla madre. Se invece era pi caldo quello del padre e
fieri Hippon ratus <est>: id enim cum amplius est quam uni
pi freddo quello della madre, nascer un figlio con le fattezze satis fuit, bifariam deduci. id ipsum ferme E. videtur sensisse:
talvolta anticipa e talvolta ritarda di alcuni giorni. E avviene, in
generale, nel giorno stabilito per ciascuna, che non cade
sempre nello stesso periodo per tutte, come dice Diocle [fr.
171 Fr. gr. Aertze I 197 Wellmann] e anche Empedocle, cio
quando la luna calante. Alcune infatti si liberano prima del
ventesimo giorno altre nel ventesimo, alcune quando la luna
crescente altre quando calante [cfr. ARISTOT. hist. anim. H
2. 582 a 34].
7-24 [Dox. 500 sgg.]. Riguardo a tutte le sensazioni Empedocle (D. 500) (7 ) .
fa affermazioni simili, e sostiene che la sensazione avviene in
virt dell'adattamento a quei pori che sono propri di ciascuna ,
sensazione degli altri, perch si d il caso che essi siano ora in ,
certo modo troppo larghi, ora troppo stretti, cosicch ora vi , '
passaggio senza contatto, ora impossibilit completa di
. [I 301. 30 App.]
penetrazione. Egli cerca poi di dire anche quale sia la natura
,
della vista; e afferma che il suo interno fuoco [cfr. B 84. 85] e [vgl. B 84. 85]
la sua parte esterna acqua e32* terra e aria, attraverso le quali '
il fuoco, essendo sottile passa, come la luce nelle lanterne. I
.
pori del fuoco e dell'acqua sono alternati, e noi possiamo
, ,
distinguere il bianco mediante quelli del fuoco e il nero
mediante quelli dell'acqua: vi infatti un adattamento di
. [I 301. 35
ciascuna ai rispettivi pori. E anche i colori sono portati alla
App.] [vgl. A 69 a].
vista mediante questo effluvio [cfr. A 69 a].
(8) ' ,
(8) Gli occhi non sono tutti costituiti in modo eguale, ma gli , ' , ,
uni da elementi in proporzione uguale,33* altri invece da
'
elementi in proporzione contraria, e in alcuni occhi il fuoco sta ,
nel mezzo, in altri sta all'esterno; e questa la ragione per cui , [I 302. 1 App.] '
alcuni esseri viventi vedono pi acutamente alla luce del
,
giorno, altri di notte: quanti infatti hanno una minore quantit
di fuoco vedono pi acutamente di giorno, perch la loro luce .
interna compensata da quella dell'ambiente esterno; quanti
'
invece hanno una quantit maggiore di fuoco vedono meglio di [I
notte, perch anche per costoro il difetto [della luce esterna]
302. 5 App.] ,
risulta cos compensato. Nei casi contrari, poi, ciascuno di
.
questi si comporta in modo contrario. 34* Vedono in modo
,
confuso quelli ai quali il fuoco sovrabbonda: accresciuto,
, ' .
infatti, ulteriormente dalla luce del giorno, esso ostruisce e
.
comprime i pori dell'acqua. Al contrario, per quelli in cui
.
sovrabbonda l'acqua, la medesima cosa si verifica di notte: il .
fuoco infatti compresso dall'acqua. E questo avviene35*
(9) [I 302. 10 App.] '
finch per gli uni l'acqua non sia dissolta dalla luce esterna, e ,
per gli altri finch il fuoco non sia dissolto dall'aria. Nell'uno e . [?]
nell'altro caso infatti l'elemento contrario che produce il
, [B 99; vgl. A 93]
rimedio: la vista migliore, quella in cui si ha una perfetta
mescolanza quella che risulta conformata da entrambi gli
. .
elementi in eguale proporzione. Queste sono dunque, pi o
,
meno, le cose che dice intorno alla vista.
[I 302. 15 App.]
(9) L'udito si produce ad opera dei rumori interni: quando
.
infatti l'aria 36* mossa dal suono, essa riecheggia dentro
' '
l'orecchio; l'orecchio infatti , per cos dire, un sonaglio che
,
ripete i suoni in modo eguale e ad esso d il nome di
germoglio carneo [B 99; cfr. A 93]: ripercuote l'aria mossa , .
contro le pareti solide e produce la risonanza. L'odorato invece . (10)
si riproduce con la respirazione: per questo hanno l'odorato pi [I 302. 20 App.] , '
sviluppato proprio quegli esseri viventi nei quali pi intenso ,
il movimento della respirazione; l'odore, poi, emana soprattutto . ,
dai corpi sottili e leggeri. Riguardo al gusto e al tatto, egli non , '
d una definizione particolare per ciascuno, n come n perch ... ' [B 107].
si producono: eccetto che, per ci che hanno di genericamente []
comune, la sensazione risulta da un armonizzarsi ai pori. Si
.
prova piacere di cose simili, o nelle parti o nelle mescolanze, e (11) [I 302. 25]
dolore delle cose contrarie. Nello stesso senso egli parla anche ' '
della conoscenza e dell'ignoranza.
,
(10) La conoscenza infatti del simile e l'ignoranza del
,
dissimile, cosicch la stessa cosa, o strettamente analoga, sono , ' , .
la conoscenza e la sensazione. Dopo aver enumerato infatti i
,
modi onde con ciascun elemento conosciamo ciascun
,
elemento, alla fine aggiunge: ... [B 107]. Onde noi
[I 302. 30 App.]
conosciamo soprattutto in virt del sangue, perch nel sangue [I
, .
ARISTOT. de sensu 4. 441 a 3 .
. '
, [I 307. 20 App.] . , . Vgl.
ALEX. z. d. St. 67, 19.
31 A 95. AT. IV 9, 14 [Dox. 398]. Secondo Parmenide ed
31 A 95. AT. IV 9, 14 (D. 398) , .
Empedocle il desiderio nasce per il difetto di nutrizione. AT. . AT. IV 9, 15. .
IV 9, 15. Secondo Empedocle il piacere nasce nel simile dal
,
simile e per compensazione di ci che scarseggia; onde il
,
desiderio del simile in ci che ne scarseggia. Il dolore deriva . '
dai contrari, e sono contrarie tra loro tutte le cose che
[I 307. 25
differiscono per la composizione e la mescolanza degli
App.] . AT. V 28 (D. 440) .
elementi. AT. V 28 [Dox. 440]. Secondo Empedocle i
desideri degli esseri viventi derivano per difetto degli elementi ,
che costituiscono ciascuno; e i piaceri derivano da ci che
,
conveniente secondo la mescolanza di elementi congeneri e
.
simili; i dolori invece e le molestie derivano da ci che non
conveniente.
31 A 96. AT. IV 5, 12 [Dox. 392]. Parmenide, Empedocle e 31 A 96. AT. IV 5, 12 (D. 392) .
Dernocrito identificano mente e anima, cosicch per essi non vi [I 307. 30] , '
sarebbe alcun essere vivente privo di ragione.
.
31 A 97. AT. IV 5, 8 [Dox. 391]. Secondo Empedocle [la
31 A 97. AT. IV 5, 8 (D. 391) .
parte egemone dell'anima] sta nel sangue. Cfr. THEODORET. [sc. ]. Vgl. THEODOR. V 22.
V 22. Empedocle..., assegnano il cuore a questa funzione; ed . . . '
alcuni di essi la fanno risiedere nella cavit del cuore, altri nel , .
sangue.
31 A 98. CAEL. AURELIAN. morb. chron. I 5 p. 25 [a
31 A 98. CAELIUS AUREL. Morb. chron. I 5 p. 25 Sich.
proposito del furore]. Seguendo Empedocle affermano che (furor) Empedoclem [I 307. 35] sequentes alium dicunt ex
una forma di esso deriva da un'impurit dell'animo e
animi purgamento fieri, alium alienatione mentis ex corporis
un'altra forma da un'alienazione della morte dovuta ad una causa sive iniquitate, de quo nunc scripturi sumus; quem
causa o ad un'imperfezione corporea, di cui tratteremo ora: Graeci, siquidem magnam faciat anxietatem, [quam] adpellant
ed questa che i Greci chiamano mania, perch produce .
grande ansiet.
B. FRAMMENTI39*
B. FRAGMENTE [I 308. 1 App.]
come accade a coloro che sono raffreddati. ARISTOT. de sens.
4. 441 a 3. Il gusto una sorta di tatto; occorre quindi che
quello dell'acqua abbia in se stesso le specie dei sapori, non
avvertibili per la loro piccolezza, come dice Empedocle, che,
ecc. [cfr. ALEX. de sens. 67, 19].
SULLA NATURA
Die Fragmente werden in der Reihenfolge gebracht, die ihnen
Diels gab (nur da 3 hinter 5 gestellt wurde), ohne
Buchabteilung. Die antiken [I 308. 5] Zitate beweisen, da Frag.
8. 17 und 96 (dann auch 97-102) dem ersten, Frag. 62 (dann auch
seine Umgebung) dem zweiten Buche angehrten; Frag. 6 hat
Tzetzes aus eigener (richtiger) Vermutung dem ersten Buche
zugewiesen; vgl. Poet. Phil. Fr. z. St. ber das angebliche dritte
Buch s. z. I 282, 33. Zur Bucheinteilung vgl. auch Wilamowitz
Berl. Sitz. Ber. 1929, 627; [I 308. 10] Herm. 66 (1930) 246.
Bignone Empedocle (Torino 1916) ordnet die Fragmente so; 1, 2,
4, 5-7, 18, 16, 19, 17, 20-22, 26, 8-12, 14, 15, 24, 25, 71, 72, 23,
34, 73, 75, 76, 26 a (cfr. B 27), 35, 96, 98, 57-61 [86, 87, 95,
83 ?] 77, 78, 104 ?, 54 ?, 33 ?, 36, 27, 27 a, 13, 28-31, 38, 53, 51,
52, 55, 56, 37-40, 39, 41, 44-47, 43, 42, 48-50, 61 a, 82, 79-81,
62, 32, 74, 97, [I 308. 15] 64, 66, 63, 65, 67, 69, 70, 84-95, 99103, 109, 107, 106,105, 108, 109 a, 109 b, 109 c, 109 d (= 131134 Diels), 110, 111, 3.
31 B 1 [54 Karsten, 1 Stein]. DIOG. VIII 60 [A 1 I 279, 1ff.]
' , ,
,
[I 308. 20 App.] , ,
.
31 B 2 [32-40 K., 2-10 St.]. SEXT. EMP. adv. math. VII 122-4. 31 B 2 [32-40 K., 2-10 St.]. SEXT. VII 122-4
Vi sono altri che dicono, sulla base di Empedocle, che criterio di
verit non sono le sensazioni, ma la retta ragione, e di questa retta , ,
ragione parte divina, parte umana; delle quali, quella divina .
incomunicabile, quella umana comunicabile. Sul non essere le
, .
sensazioni un punto di distinzione del vero, egli dice cos ... [I 308. 25 App.]
[vv. 1-8], riguardo all'essere non del tutto incomprensibile la
' ... ' [1-8],
verit, ma bens comprensibile fin dove giunge la ragione umana, ,
dice chiaramente aggiungendo a quando detto prima: ... [vv. ' ' ,
8-10].
' ' ... '
[8-9].
Deboli poteri infatti son diffusi per le membra;
molti mali repentini, che ottundono i pensieri.
[v.1]
Scorgendo una misera parte della vita nella loro vita
[I 309. 1 App.] ' , '
di breve destino, come fumo sollevandosi si dileguano,
.
questo solo credendo, in cui ciascuno si imbatte
'
per tutto sospinti, si vantano di scoprire il tutto;
cos queste cose non sono vedute n udite dagli uomini
[v.5] ,
n abbracciate con la mente. Tu dunque, essendoti qui straniato, [I 309. 5 App.] ' , '
non saprai di pi di ci a cui si solleva la mente umana.
' ' '
. ' , ' ,
.
31 B 3 [41-53 K., 11-23 St.]. SEXT. EMP. adv. math. VII 124 31 B 3 (4) [41-53 K., 11-23 St.]. SEXT. VII 124 [nach B 2, 9]
[dopo B 2, 9]. E attraverso quello che segue, rimproverando
[I 309. 10 App.]
coloro che troppo si vantano di conoscere, dichiara che ci che '
si apprende attraverso ciascuna sensazione degno di fede,
prestando a ci la ragione il suo aiuto, pur essendo andato
, [B 2] '
prima [B 2] contro la fiducia che da esso ne viene. Dice infatti: . ' ... '.
Ma, o di, distogliete dalla mia bocca la follia di costoro,
,
e da sante labbra effondete una pura fonte
[I 310. 1 App.] '
e te, o molto contesa dalle candide braccia vergine Musa,
io supplico: tra quelle cose che giusto che gli uomini dalla
, ,
vita di un giorno sentano,
, ,
guidami, reggendo il mio carro docile alle redini dalla parte
[v.5] ' ' .
della Piet.
[I 310. 5 App.] '
N [il desiderio di] cogliere dai mortali i fiori dell'inclita gloria , ' '
ti forzi a parlare al di l dei limiti della Piet,
- ' .
nella tua fierezza - e allora assiderti sulle alte vette della
' ' , ,
saggezza.
[v.10] ' '
Ma ors, considera con ogni tuo potere, in qual modo ciascuna [I 310. 10]
cosa chiara,
,
senza accordare pi fiducia alla vista che all'udito
[I 311. 1 App.] ,
o all'orecchio sonoro oltre la chiara fede del gusto,
,
e non negar fede a nessuna delle altre membra, dove sono vie , ' .
per conoscere,
ma conosci ogni cosa per quanto chiara.
31 B 4 [84-6 K., 55-7 St.]. CLEM. ALEX. Strom. V 18 [II 338, 31 B 4 (5) [84-6 K., 55-7 St.]. CLEM. Strom. V 18 [II 338, 1
1]. Ma ... di ragione. Ai malvagi abituale questo, dice
St.] ' ... '. ,
Empedocle, il voler prevalere negando fiducia a ci che vero. ., [I 311. 5 App.]
.
Ma saldo costume dei vili diffidare dei forti;
ma tu come t'invita la fida saggezza della mia musa,
apprendi penetrando il discorso nell'intimo.
' ,
.
31 B 5 [0]. PLUTARCH. quaest. conv. VIII 8, 1 p. 728 E.
31 B 5 (3) [0]. PLUT. Quaest. conv. VIII 8, 1 p. 728 E
[I 311. 10 App.]
.
[Empedokles, Plutarchs Dialogperson]
.
31 B 6 [55-7 K., 33-5 St.]. AT. I 3, 20 [A 33 I 289, 14];
SEXT. X 315
Per prima cosa ascolta che quattro son le radici di tutte le cose: [I 311. 15]
Zeus splendente e Era avvivatrice e Edoneo
', .
31 B 7 [0]. Immortali: gli elementi secondo Empedocle.
31 B 7 [0]. . ' . HESYCH.
HESYCH. Cfr. B 16.
Vgl. B 16 (I 315, 2)
31 B 8 [77-80 K., 36-9 St.]. PLUTARCH. adv. Col. 10 p. 1111 1 B 8 [77-80 K., 36-9 St.]. PLUT. adv. Col. 10 p. 1111 F. AT.
F sg. AT. I 30, 1 [Dox. 326]. Empedocle dice che non vi
I 30, 1 [I 312. 5 App.] (D. 326, 10) . ,
nascita di alcuna cosa, ma mescolanza degli elementi e
separazione: cos scrive infatti nel primo libro del Poema
fisico:
Ma un'altra cosa ti dir: non vi nascita di nessuna delle cose , ,
mortali, n fine alcuna di morte funesta,
ma solo c' mescolanza e separazione di cose mescolate,
[I 312. 10 App.] , '
ma il nome di nascita, per queste cose, usato dagli uomini.41* .
31 B 9 [342-86 K., 40-84 St.]. PLUTARCH. adv. Col. 11 p.
31 B 9 [342-86 K., 40-84 St.]. PLUT. adv. Col. 11 p. 1113 AB
1113 A-B [cfr. B 10].
[vgl. zu B 10]
Essi, quando [gli elementi] mescolandosi o in forma d'uomo
' ' ' [?]
sorgono all'etere [?],
in forma di belve ferine, o di arbusti,
' , ,
o di uccelli, allora questo dicono nascere,
[I 313. 1 App.] ' , '
quando poi si disgiungono, questo allora disgraziata morte;
[I 313. 20 App.]
.
,
,
Questi sono i versi infatti di uno che grida forte a chi ha
orecchie, che nega non la nascita, ma la nascita dal non essere, ,
.
n la morte del tutto, ma quella che distrugge fino al non
essere.
31 B 12 [81-3 K., 48-50 St.]. [ARISTOT.] de M.X.G. 2, 6 p.
31 B 12 [81-3 K., 48-50 St.]. [ARISTOT.] de MXG 2, 6 p. 975
975 b 1 [30 A 5]. 1-2 PHILO de aet. mund. 2 p. 3, 5. Come
b 1 [30 A 5] [I 313. 25 App.] 1. 2 PHILO de aet. mund. 2 p. 3,
nulla nasce dal non ente, cos nulla si corrompe nel non ente: 5 Cum. , '
da... non udita prima:
" ... ".
Fanciulli: non certo solleciti sono i loro pensieri,
essi che si aspettano che nasca ci che prima non
o che qualcosa muoia e si distrugga del tutto
'
[I 314. 1 App.] '
' , .
31 B 13 [63 K., 91 St.]. AT. I 18, 2 [Dox. 316]. [ARISTOT.] 31 B 13 [63 K., 91 St.]. AT. I 18, 2 (D. 316, 1). [ARISTOT.]
de M. X. G. 2. 28 p. 976 b 26 [30 A 5].
de MXG 2. 28 p. 976 b 26 [30 A 5]
Da ci che infatti non impossibile che nasca
ed cosa irrealizzabile e non udita che l'ente si distrugga;
sempre infatti sar l, dove uno sempre si poggi.42*
[I 314. 5 App.]
.
31 B 14 [0]. [ARISTOT.] de MXG 2. 28 p. 976 b 23
' ' ;
[I 314. 10 App.]
,
, ,
, ,
, '
.
Queste son parole non di chi nega l'esistenza dei passati e dei
viventi, ma anzi di chi crede piuttosto esistere coloro che non
sono ancora nati e quelli che sono gi morti.44*
, [I 314. 15]
.
31 B 16 [0 K., 110-1 St.]. HIPPOL. ref. VII 29 p. 211. Di tutte 31 B 16 [0 K., 110-1 St.]. HIPPOL. Ref. VII 29 (p. 211 W.)
le cose generate la funesta Contesa artefice e operatrice della
nascita, e l'Amicizia invece artefice e operatrice della fine e ,
della mutazione del mondo degli esseri generati e del loro
[I 315. 1
ritornare nell'unit [cosmica]. Di esse Empedocle dice che sono App.] [sc. ]
due cose immortali e ingenerate e che mai non incominciarono .
ad essere, e altre cose dice in questo senso: in verit... tempo.
' ... '. ;
Chi sono? La Contesa e l'Amicizia: non cominciarono infatti ad ,
essere, ma erano prima e saranno sempre.
.
[I 315. 5 App.] (?), ,
', ,
.
31 B 17 [88-123 K., 61-95 St.]. 1-8, 10-35 SIMPLIC. phys.
31 B 17 [88-123 K., 61-95 St.]. 1-8, 10-35 SIMP. Phys. 157, 25
157, 25. Empedocle... cos indica nel primo libro del poema
....
Sulla natura: doppia... uguale. 1-2 SIMPLIC. phys. <9 da B '' ... '. 1-2 SIMPL. Phys.161, 14
26, 8>. 20-21 PLUTARCH. amat. 13 p. 756 D. Ma quando
' ... [ 315. 10] ' <9
E in verit anche prima erano, e saranno, n mai, penso,
di ambedue vuoto sar l'infinito tempo.
[v. 25]
' .
,
' , ' ,
[I 317. 10 App.]
.
[v. 30] ' '
, '
[I 318. 1 App.] ' ;
;
, ' ;
' () , '
[v. 35] .
31 B 18 [p. 375 K]. PLUTARCH. de Is. et Osir. 48 p. 370 D
. [I 318. 5 App.]
, ' (B
122, 2).
.
Amicizia.
31 B 19 [p. 349 K., 209 St.]. PLUTARCH. de prim. frig. 16 p. 31 B 19 [p. 349 K., 209 St.]. PLUT. de prim. frig. 16 p. 952 B
952 B. E in generale il fuoco ci che dissolve e disgrega, e
[I 318. 10 App.]
, '
.
[B 17, 19],
.
.
[I 325. 5 App.]
.
31 B 30 [66-8 K., 139-41 St.]. 1-3 ARISTOT. metaph. B 4.
31 B 30 [66-8 K., 139-41 St.]. 1-3 ARISTOT. metaph. B 4.
1000 b 12. E insieme non espone alcuna causa di tale
1000 b 12
mutamento, ma dice solo che avviene naturalmente cos: ma... ' '' ... '.
giuramento. SIMPLIC. phys. 1184, 12. Ancora questo dice
SIMPL. Phys. 1184, 12 .
Empedocle circa il predominio della Contesa: ma...
' ... '.
giuramento.
[I 325. 10 App.]
Ma allorch molto si accrebbe nelle membra la Contesa
(?).
31 B 33 [265 K., 279 St.]. PLUT. de amic. multit. 5 p. 95 A [I
326. 1 App.] (sc. )
secondo Empedocle (giacch una tale unit e connessione che [I 326. 5] ' (
la Amicizia vuole produrre); l'amicizia molteplice, invece,
),
separa divide e distoglie, ma richiamando e rivolgendo l'uno da ,
una parte e l'altro dall'altra non consente mescolanza n
[vgl. B
agglutinamento [cfr. B 34. 96, 4] d'amore.
34. 96, 4]
.
31 B 34 [208 K., St.]. ARISTOT. meteor. 4. 381 b 31. Come 31 B 34 [208 K., St.]. ARISTOT. Meteor. 4. 381 b 31
Empedocle si espresse nel suo Poema fisico:
[I 326. 10 App.]
Agglutinando la farina con l'acqua... 49*
.
...
31 B 35 [165-81 K., 169-85 St.]. 1-15 SIMPLIC. de cael. 528, 31 B 35 [165-81 K., 169-85 St.]. 1-15 SIMPL. de caelo 528, 30
30. Giammai, anche quando la Contesa domina in questo
[sc. ]
[mondo], il suo dominio paragonabile a quello dell'Amicizia [I 326. 15] , '
nello Sfero, ma entrambi son detti nascere l'uno dall'altro. E
' .
nulla impedisce che siano citati alcuni dei versi di Empedocle
che chiariscono questo punto: ed ora... sentieri. 3-17
' ... '. 3-17 SIMPL. Phys. 32, 11
SIMPLIC. phys. 32, 11. E prima di questi versi [B 98] mostra [B 98]
l'attivit di entrambe le forze nello stesso mondo, dicendo:
' ...
quando... a vedere. 5. 10-13 SIMPLIC. de cael. 587, 8. Ma '. 5. 10-13 SIMPL. Ders. de caelo 587, 8
come possibile, si potrebbe osservare, che Aristotele dica che , , [I 326. 20]
queste cose accadano nel periodo dell'Amicizia, per la quale
., ' . '
Empedocle dice che tutto quanto si riduce ad unit: in essa... ... '[v. 5];
una sola unit [v. 5]? Ma Empedocle non dice mai che queste ., ,
cose accadono quando prevale l'Amicizia, come interpret
, ' ... '. 14-15
Alessandro, bens in quella fase in cui non ancora la Contesa ARISTOT. Poet. 25. 1461 a 23 [sc. ]
tutto... impeto. 14-15 ARISTOT. poet. 25. 1461 a 23. Alcune . ' ... '. ATHEN. X 423 F '
difficolt invece bisogna risolverle con una diversa divisione [I
delle parole, come nel caso dei versi di Empedocle: subito... 326. 25] ' ...
sentieri. ATHEN. X 423 F. Teofrasto nel suo scritto
'. Aus derselben nachtheophrastischen Mittelquelle
Sull'ebrezza dice che pi gagliardo il vino mescolato, citando PLUT. Quaest. conv. V 4, 1 p. 677 D ' ,
questi versi di Empedocle: subito... sentieri. [Dalla stessa
fonte intermedia post-teofrastea] PLUTARCH. quaest. conv. V ' '
4, 1 p. 677 D. Il poeta Sosicle, ricordatosi che Empedocle
.
diceva che nel mutamento universale diventano mescolate le
cose prima non miste, disse che per non miste quello
[v. 1] [I 326. 30 App.]
intendeva ben mescolate piuttosto che non mescolate.
,
, ,
Ed ora, io tornando a ritroso, ripercorrer la via dei canti,
che prima percorsi, derivando discorso da discorso,
[I 327. 1 App.] ,
cio questa: quando la Contesa giunse al pi profondo abisso ,
del vortice, e l'Amicizia invece stette al centro del turbine,
[v. 5] ,
allora in esso tutte queste cose convergono in una sola unit, , ' .
ma non istantaneamente, bens riunendosi di buon grado una da ' (?)
una parte, un'altra dall'altra.
[I 327. 5 App.] ' '
Mescolandosi queste cose, infinite stirpi di mortali si
,
effondono [?];
'
ma molte cose rimanevano non mescolate alternativamente con [v. 10] ' ,
quelle mescolate,
' ' .
quante cio la Contesa tratteneva ancora in alto: non ancora,
' ,
infatti perfettamente
[I 327. 10 App.]
si era ritirato del tutto da esse agli estremi confini del ciclo,
ma in alcune delle membra rimaneva, da altre si era ritirato.
' , ' ,
E sempre di quanto esso si ritraeva, di tanto sempre
[I 328. 1 App.] [v. 15]
sopraggiungeva
.
l'eterno e dolce impulso della perfetta Amicizia;
' ,
e subito diventavano mortali, quelle cose che prima avevano , .
conosciuto l'immortalit,
[Vgl. B 60ff.]
e, prima non miste, si mescolavano mutando i loro sentieri.
Mescolandosi queste cose, infinite stirpi di mortali si
effondono,
fornite delle forme pi varie, meravigliose a vedersi.
[Cfr. B 60 sgg.]
31 B 36 [58 K., 175 St.]. STOB. ecl. I 10, 11 [dopo B 6].
31 B 36 [58 K., 175 St.]. STOB. Ecl. I 10, 11 [p. 121, 14 W.]
unendosi... Contesa. ARISTOT. metaph. B 4. 1000 b 1. Se [nach B 6] ' ... [ 328. 5 App.] '. ARISTOT.
infatti la Contesa non fosse insita in tutte le cose, tutte le cose metaph. B 4. 1000 b 1
sarebbero uno, come dice; quando infatti esse si riuniscono,
, , ,
allora all'estremo... Contesa [il verso probabilmente da
' ... ' [der Vers ist vermutlich in B 35 statt V. 7
inserire in B 35, al posto del verso 7 (= 16)].
(= 16) einzufgen].
Unendosi queste cose, all'estremo limite si poneva la Contesa.
31 B 37 [270-1 K., 197- 8 St.]. ARISTOT. de gen. et corr. B 6.
333 a 35. Ma non vi potrebbe essere accrescimento, secondo
Empedocle, se non per addizione: col fuoco infatti si accresce
il fuoco,
.
31 B 37 [270-1 K., 197- 8 St.]. ARISTOT. de gen. et corr. B 6.
333 a 35 [I 328. 10 App.] ' '
, '
,
' .
31 B 39 [199-201 K., 146-8 St.]. 1-2 ARISTOT. de caelo B 13.
294 a 21 [I 125, 25].
[I 329. 5 App.]
,
...
31 B 40 [186 K., 149 St.]. PLUTARCH. de fac. in orb. lun. 2 p.
920 C .
: ' ... ', [I 329. 10 App.]
.
' .
31 B 41 [188 K., 150 St.]. APOLLODOROS bei
MACROB. Sat. I 17, 46 (
ut ait Emp. '' ... ') und den
Etymologen wie Barocc. 50 (Cramer A. O. II 427, 29) u. a.
,
' ,
' .
31 B 43 [192 K., 153 St.]. PHILO de prov. II 70 ex armen.
Aucher p. 92 [I 330. 15 App.] lunae vero lumen nonne inepte
putatur a sole iuxta providentiam desumere lucem, cum potius
instar speculi casu in se incidentem formam recipiat?
quemadmodum Empedocles: 'lumen accipiens lunaris globus
magnus largusque [= B 43?] mox illico reversus est ut
currens caelum attingeret'. PLUT. [zu B 42] 929 E
[I 330. 20 App.]
...
31 B 44 [188 K., 151 St.]. PLUTARCH. de Pyth. or. 12 p. 400 31 B 44 [188 K., 151 St.]. PLUT. de Pyth. or. 12 p. 400 B
B. Voi invece vi prendete gioco di Empedocle il quale, dopo
aver affermato che il sole deriva dal riflesso della luce celeste [vgl. A 56 I 293, 36]
attorno alla terra, dice poi irraggia... volto:
' ... '.
Irraggia di centro all'Olimpo con intrepido volto.
.
31 B 45 [190 K., 154 St.]. ACHILL. isag. I 16 p. 43, 6 [cfr. A 31 B 45 [190 K., 154 St.]. ACHILL. Is. I 16 p. 43, 6 M [vgl. A
55].
55] [I 331. 1 App.]
Una luce circolare estranea circola intorno alla terra.
31 B 46 [189 K., 155 St.]. PLUTARCH. de fac. in orbe lun. 9 31 B 46 [189 K., 155 St.]. PLUT. de fac. in orbe lun. 9 p. 925
p. 925 B. [La luna lontanissima dal cielo]: ed essa in qualche B der Mond ist vom Himmel sehr weit entfernt,
modo passa radente alla terra e ruotandole vicina come il
[I 331. 5 App.]
mozzo del carro si rivolge, dice Empedocle che all'estremo * ' ', ., '
* *. N spesso essa supera l'ombra della terra di poco
*** '.
sollevandosi, a causa della grandezza del sole che la illumina, e
sembra quasi che giri intorno sulla superficie e quasi nel
, '
grembo della terra... cosicch bisogna avere il coraggio di dire , ' '
che la luna nei confini della terra, oscurata dalle sue
estremit.
, [I 331. 10 App.]
.
.
Come il mozzo del carro si rivolge, che all'estremo... [?].51*
[anschlieend an B 45 ?].
' ... (?).
31 B 47 [191 K., 156 St.]. ANECD. GR. ed. Bekker Lex. I 337, 31 B 47 [191 K., 156 St.]. ANECD. Bekk. I 337, 13
13.
[ .] :
.
Di contro rimira del signore il sacro disco.
[I 331. 15 App.]
.
31 B 48 [197 K., 160 St.]. PLUTARCH. quaest. Plat. 3 p. 1006 31 B 48 [197 K., 160 St.]. PLUT. Quaest. Plat. 3 p. 1006 F.
F. Gli gnomoni delle meridiane, non gi spostandosi con le
ombre, ma stando fermi, diventano strumenti e misure del
'
tempo imitando l'opposizione della terra rispetto al sole, che
attorno ad essa ruota passandole sotto, come dice Empedocle: , .
[I 331. 20 App.]
.
31 B 49 [198 K., 168 St.]. PLUTARCH. quaest. conv. VIII 3, 31 B 49 [198 K., 168 St.]. PLUT. Quaest. conv. VIII 3, 1 p.
1 p. 720 E. Essendo l'aria oscura, secondo Empedocle,
720 E '
della notte solitaria e cieca
quanto toglie alla sensibilit degli occhi, lo d tramite le
...
orecchie.
la terra che fa la notte, opponendosi ai raggi del sole .52*
[I 331. 25]
.
31 B 50 [0]. TZETZ. Alleg. O 83 [I 332. 1 App.]
' .
31 B 51 [202 K., 168 St.]. HERODIAN. schematismi Hom.
cod. Darmstadini in Sturzii ETYM. GUDIAN. p. 475 [ad
ETYM. MAG. p. 111, 10] , [I 332. 5]
. '
' .
. Vgl. B 54.
' ...
31 B 52 [207 K., 162 St.]. PROCL. in Tim. II 8, 26 Diehl
, . Vgl. A
68.
[I 332. 10 App.] ' () .
31 B 53 [204 K., 167 St.]. ARISTOT. de gen. et corr. B 6. 334
a 1 , '
, '
' ... ',
, ' ', , ... ' [B 54].
[I 332. 15]
; Phys. B 4. 196a 19
, ' ,
, '
. '
... '.
[I 332. 20 App.] ,
Cos infatti accade che corresse, ma spesso altrimenti.
' .
31 B 54 [203 K., 166 St.]. ARISTOT. de gen. et. corr. B 7. 334 31 B 54 [203 K., 166 St.]. ARISTOT. de gen. et. corr. B 7. 334
a 5 [a B 53]:
a 5 [zu B 53]
L'etere affondava nella terra con grandi radici.
' .
31 B 55 [451 K., 165 St.]. ARISTOT. meteor. B 3. 356 a 24 [A 31 B 55 [451 K., 165 St.]. ARISTOT. Meteor. B 3. 356 a 24 [A
25]:
25]
... il mare sudore della terra.
.
31 B 56 [206 K., 164 St.]. HEPHAEST. ench. 1 p. 2, 13. Di
31 B 56 [206 K., 164 St.]. HEPHAEST. Ench.1 p. 2, 13
Empedocle:
Consbr. [I 332. 25]
Il mare si solidific scacciato dai raggi del sole.
31 B 57 [232-4 K., 244-6 St.]. 1-3 SIMPLIC. de cael. 586, 29.
Come potrebbero essere qualcosa di significativo della
mescolanza la tempia senza collo e tutte le altre cose di cui
parla Empedocle prive... fronte e ancora altre, che non sono
certo esempi di mescolanza? 1 ARISTOT. de cael. 2. 300 b
25. E ancora qualcuno potrebbe chiedersi se sia possibile o no
che, pur muovendosi disordinatamente, alcuni [elementi] si
mescolino in modo tale che da quelle mescolanze si formino
corpi quali sono i corpi formati secondo natura. Intendo, ad
esempio, ossa e carni, come Empedocle dice essere accaduto
nell'epoca dell'Amicizia: dice infatti:
.
31 B 57 [232-4 K., 244-6 St.]. 1-3 SIMP. de caelo 586, 29 [I
333. 1 App.]
' ... ' ,
; 1 ARISTOT. de caelo 2. 300 b 25
' , [I 333. 5 App.]
'
. ' ,
.
' ... '.
,
[I 333. 10 App.] '
,
' () .
31 B 58 [0]. SIMPLIC. de cael. 587, 18 [dopo B 35, 13]. In
31 B 58 [0]. SIMP. de caelo 587, 18 (nach B 35, 13)
questa condizione [della Contesa non ancora completamente [als der Streit noch nicht ganz
respinta ai margini] membra solitarie erravano per la
zurckgetreten] '
separazione della Contesa, cercando la mescolanza reciproca.
[I 333. 15] '.
31 B 59 [234-7 K., 254-6 St.]. 1-3 SIMPLIC. de cael. 587, 20 31 B 59 [234-7 K., 254-6 St.]. 1-3 SIMPL. de caelo 587, 20
[dopo B 58]. Ma poi - dice - ... demone, quando l'Amicizia [nach B 58] ' , , ...... ',
domina per il rimanente sulla Contesa, queste... nasceranno. , ' ...
Empedocle disse queste cose non a proposito del dominio
'.
dell'Amicizia, ma in riferimento al periodo in cui l'Amicizia , , '
sul punto di dominare e ancora rende manifeste cose non
[I 333. 20 App.] ,
mescolate e membra solitarie.
.
Ad essa [la terra] spuntarono molte tempie senza collo,
e prive di spalle erravano braccia nude
e occhi solitari vagavano senza fronti.53*
,
, ,
.
31 B 60 [242 K., 261 St.]. PLUT. adv. Col. 28 p. 1123 B [I
334. 1 App.]
dai piedi striscianti e con innumerevoli mani
'
[I 335. 5 App.]
,
' ' .
,
[v.5]
,
[I 335. 10 App.]
' ' .
(Arist.),
(Emp.)
. ' ' '
...[I 335. 15 App.] ,
'
' .
31 B 66 [261 K., 275 St.]. SCHOL. EURIP. Phoen. 18
[I 336. 15] ' ': .
' ',
.
,
.
[I 336. 20 App.] ... .
31 B 67 [I 337. 1] [262-4 K., 276-8 St.]. 1-3 GALEN. ad Hipp.
Epid. IV 48 [XVII A p. 1002 K.]
' ... ' [28 B 17] ' .
' ... '. Vgl. A 81.
[I 337. 5 App.]
(?)
.
31 B 68 [266 K., 280 St.]. ARISTOT. de gen. anim. A 8. 777 a 31 B 68 [266 K., 280 St.]. ARISTOT. de gen. anim. A 8. 777 a
7. Il latte sangue fermentato ma non corrotto. Empedocle o 7 , '
non ebbe una giusta opinione o non la espose bene nei suoi
. . ' [I 337. 10
versi dicendo che il sangue
App.]
.
31 B 69 [0]. PROCL. in Rep. II 34, 25 Kroll .
[von 7 und 9 Monaten
nach Proklos].
[I 337. 15]
.
,
,
, '
. [I 337.
20] Vgl. freilich AT. V 18, 1 [A 75 I 298, 20].
.
31 B 70 [p. 474 K]. RUF. EPHES. de nom. part. hom. 229 p. 31 B 70 [p. 474 K]. RUFUS EPHES. d. nom. part. hom. 229 p.
166, 11. Il feto circondato di due pelli, delle quali l'una pi 166, 11 Daremb. ,
sottile e tenera, che Empedocle chiama
. .
[I 337. 25] .
31 B 71 [150-3 K., 210-3 St.]. SIMPL. de caelo 529, 28 [I 338.
1 App.]
Ma se la tua convinzione ancora imperfetta su queste cose, ,
come cio dall'acqua, dalla terra, dall'etere e dal sole,
insieme mescolati, nacquero specie e colori di esseri mortali
[I 338. 5 App.] ', '
tanti quanti ora ne nascono resi armoniosi da Afrodite...
. . .
31 B 72 [234 K., 214 St.]. ATHEN. VIII 334 B. Ma non mi
31 B 72 [234 K., 214 St.]. ATHEN. VIII 334 B
sfugge che tutti i pesci sono da Empedocle fisico designati con
il comune termine di camaseni:
Come alti alberi e marini camaseni.
...
31 B 73 [209-10 K., 215-6 St.]. SIMPLIC. de cael. 530, 5
31 B 73 [209-10 K., 215-6 St.]. SIMPL. de caelo 530, 5 (nach
[dopo B 71]. E poco dopo:
B 71) ' [I 338. 10 App.]
pelliccia.
31 B 71 [150-3 K., 210-3 St.]. SIMPLIC. de cael. 529, 28.
, ' ,
...
31 B 74 [205 K., 163 St.]. PLUT. Quaest. conv. V 10, 4 p. 685
F
[I 338. 15 App.]
, '
, ' .
' ... ' ,
'' ... '.
,
[I 339. 10 App.]
' .
31 B 77-78 [366-7 K., 423-4 St.]. PLUTARCH. quaest. conv. 31 B 77-78 [366-7 K., 423-4 St.]. PLUT. Quaest. conv. III 2, 2
III 2, 2 p. 649 C. Questo loro essere sempre verdi e, come dice p. 649 C ' .
Empedocle, di fronda perenne non opera del calore, n il
perdere le fronde opera del freddo... alcuni ritengono che il ....
perdurare delle fronde dipenda da un certo equilibrio della
[I 339. 15 App.] . .
mescolanza. Oltre a ci Empedocle adduce come causa una
simmetria dei pori, che succhiano il nutrimento in modo
. THEOPHR.
determinato ed equilibrato, s che esso scorra a sufficienza.
de caus. plant. I 13, 2
THEOPHR. de caus. plant. I 13, 2. Se l'aria si accompagna
[sc. ],
costantemente agli alberi forse non sembrer del tutto assurdo ' .
quanto detto dai poeti, e neppure ci che dice Empedocle: di ' ... ', [I
fronda perenne... tutto l'anno, supponendo una comune
339. 20 App.] ,
temperatura dell'aria, quella primaverile.
, .
Questo si verifica nelle conchiglie dal dorso pesante tra gli
esseri che vivono nel mare,
e particolarmente tra i buccini e le testuggini dal dorso di
pietra:
in essi vedrai la terra tenere della superficie del corpo le parti
pi alte.
'
' ' .
31 B 79 [245 K., 219 St.]. [I 340. 1] ARISTOT. de gen. anim.
A 23. 731 a 1
.
,
. .
' ... '. [I 340. 5 App.]
,
, []
,
. THEOPHR. de caus. plant. I 7, 1
,
.
[I 340. 10
App.]
.
' ...
31 B 80 [246 K., 220 St.]. PLUTARCH. quaest. conv. V 8, 2 p. 31 B 80 [246 K., 220 St.]. PLUT. Quaest. conv. V 8, 2 p. 683
683 D. Queste cose noi dicemmo che erano state dette
D '
giustamente; e che, affermando poi Empedocle:
Onde lentamente maturano i melograni e succosi sono i pomi,
egli intende l'epiteto dei melograni nel senso che maturano il
frutto quando l'autunno viene meno e si spegne il calore ed il
sole non consente che la loro umidit, che tenue e scarsa,
prenda consistenza... quanto ai pomi, in base a quale
intendimento quel sapiente li dicesse succosi, dubbio...
[seguono B 148-50].
3. Affermando dunque io queste cose, alcuni grammatici
sostennero che i pomi erano detti molto succosi [=
] per il loro vigore: infatti l'essere molto vigorosi e
l'essere verdeggianti sono detti dai poeti [essere in
vigore; vengono poi menzionati Antimaco, Arato e Dionisio
Fleo]. Poich dunque il verdeggiare dei frutti e l'essere in fiore
[I 340. 15] ,
...
'
, ... (es folgen B 148-50). 3.
[I 340. 20]
[zitiert werden Antimachos u. Arat, ].
,
.
31 B 81. [247 K., 221 St.]. PLUT. Quaest. nat. 2 p. 912 C [I
340. 25 App.] '
,
' ... '. PLUT. Quaest. nat. 31 p.
919 C .
.
ARISTOT. Top. 5. 127 a 17 [I 340. 30 App.] ' '
, . '
'. .
, , ' ...
[I 343. 20]
,
.
31 B 90 [268-9 K., 282-3 St.]. 1-2 PLUT. Quaest. conv. IV 1, 3
, '
,
[I 344. 5 App.] ' ' , '
.
31 B 91 [272-3 K., 284 St.]. ALEX. Quaest. II 23 [oben I 306,
16ff.]
... ,
.
31 B 92 [450 K.] ARISTOT. de gen. anim. B 8. 747a 34 [I 344.
10] (ber die Aporie
vgl. A 82 I 300, 38) . '
,
,
' [I 344. 15 App.]
... '
.
; [vgl. B 91].
31 B 93 [274 K., 286 St.]. PLUTARCH. de defect. or. 41 p.
31 B 93 [274 K., 286 St.]. PLUTARCH. de defect. or. 41 p.
433 B. Alcune cose sono appropriate e convengono ad alcune, 433 B
altre ad altre, come l'azzurro scuro mescolato sembra produrre [I 344. 20
la tintura della porpora e il salnitro del rosso,
App.] ,
al vino... pi omogenea, ma all'olio
non vuole unirsi.
31 B 92 [450 K.] ARISTOT. de gen. anim. B 8. 747a 34 [a
proposito del problema: perch la specie dei muli sterile.
Cfr. A 82]. Secondo Empedocle la causa nella mescolanza
dei semi, che, pur essendo entrambi molli, diventano duri;
perch vicendevolmente le parti cave si armonizzano con
quelle solide ed in tal modo dalla mescolanza di parti tenere si
produce qualcosa di solido, come mescolando lo stagno con il
rame; ma non esatta la causa che egli adduce per il rame e
per lo stagno.
[I 345. 1 App.]
,
. .
31 B 94 [p. 50 St.]. PLUT. Quaest. nat. 39 cur aqua in summa
parte alba, in fundo vero nigra spectatur? an quod profunditas
nigredinis mater est, [I 345. 5] ut quae solis radios prius quam
ad eam descendant, obtundat et labefactet? superficies autem
quoniam continuo a sole afficitur, candorem luminis recipiat
oportet. quod ipsum et Empedocles approbat:
[I 346. 5 App.]
,
' '
.
31 B 97 [p. 452 K]. ARISTOT. de part. anim. A 1. p. 640 a 18. 31 B 97 [p. 452 K]. ARISTOT. de part. anim. A 1. p. 640 a 18
La genesi infatti in vista della sostanza, e non la sostanza in [I 346. 10] , '
vista della genesi. Per cui non esatta l'affermazione di
.
Empedocle quando dice che molte particolarit sono proprie
degli esseri viventi per il fatto che sono prodotte nella loro
genesi cos come sono e che, per esempio, la colonna
.
vertebrale fatta in tal modo perch si spezzata torcendosi.
31 B 98 [215-9 K., 203-7 St.]. 1-5 SIMPLIC. phys. 32, 3.
31 B 98 [215-9 K., 203-7 St.]. 1-5 SIMPL. Phys. 32, 3
Empedocle chiama il fuoco anche Efesto [B 96, 3], sole [B 21, (B 96, 3) (B 21, 3 u.
3 ecc.], fiamma [B 85], e l'acqua pioggia [B 73, 1 ecc.] e l'aria a.) (B 85), [I 346. 15 App.] (B
etere [B 100, 7 ecc.]. In molti luoghi dice questo ed anche nei 73, 1 u. a.), (B 100, 7 u. a.).
versi seguenti: la terra... carne [cfr. AT. V 22 (A 78)].
' ...
1 SIMPLIC. phys. 331, 3. Empedocle afferma che la maggior ' vgl. AT. V 22 [A 78 I 299, 5]. 1 Ebend. SIMPL.
parte degli organi degli animali nascono a caso, come quando Phys. 331, 3
dice: la terra... al massimo.
' ... '.
Ma la terra con questi s'incontr in parti eguali al massimo,
con Efesto, con la pioggia e con l'etere luminoso,
ormeggiando nei porti perfetti di Cipride,
in quantit sia poco maggiore sia minore rispetto agli altri di
maggior misura,
onde nacque il sangue ed ogni specie di carne.
31 B 99 [p. 483 K., 315 St.]. THEOPHR. de sens. 9 [A 86].
Cfr. A 93.
[v. 1] ,
[I 346. 20 App.] '
,
,
' [?]
[v. 5] .
31 B 99 [p. 483 K., 315 St.]. THEOPHR. de sens. 9 [A 86 I
302, 11ff.]. Vgl. A 93. [I 347. 1 App.]
. .
31 B 100 [275-99 K., 287-311 St.]. ARISTOT. de respir. 7. 473
a 15 ., '
[I 347. 5]
.
[v. 4]
... ARISTOT. de respir. 7. 473 b 1
,
, (v. 1)
bens del sangue, ma non sono piene di sangue [v. 1]: esse
hanno dei pori per ricevere l'aria esterna, pi piccoli delle
particelle dei corpi e pi grandi di quelle dell'aria; onde,
muovendosi naturalmente il sangue in su e in gi, quando esso
si porta verso il basso l'aria entra e si produce l'inspirazione;
quando invece esso si muove verso l'alto, l'aria esce fuori e si
produce l'espirazione. Ed Empedocle paragona questo
fenomeno alle clessidre.
,
, [I 347.
10 App.] ,
,
' ,
' ...
'.
[v. 1] '
Cos inspirano ed espirano tutti gli esseri: a tutti, vasi
,
carnosi e poveri di sangue si distendono alla superficie del
[I 347. 15 App.]
corpo
, ' [die
riechenden Partikeln] [I 349. 20 App.] [die
Witterung] . ANON. in Plat. Theaet.70, 48 .
,
' '. '
.
,
' ' [?] ...
31 B 102 [301 K., 314 St.]. THEOPHR. de sens. 22 [31 A 86]. 31 B 102 [301 K., 314 St.]. THEOPHR. de sens. 31 A 86 (I
305, 8) [I 350. 1 App.]
Cos dunque a tutti gli esseri tocc respiro ed odorato.
.
31 B 103 [312 K., 195 St.]. SIMPLIC. phys. 331, 10 [a
31 B 103 [312 K., 195 St.]. SIMPL. Phys. 331, 10 ( des
proposito della sorte in Empedocle]. E ancora molti casi si Emp.)
potrebbero trovare nell'opera di Empedocle Sulla natura che
offrono esempi di tal genere, come anche questo:
[I 350. 5 App.]
E per tale volere della Sorte tutte le cose sono assennate.
31 B 104 [414 K., 196 St.]. SIMPLIC. phys. 331, 13 [dopo B
103]. E poco dopo:
.
31 B 104 [414 K., 196 St.]. SIMPL. Phys. 331, 13 [nach. B
103] '
' ...
31 B 105 [315-7 K., 327-9 St.]. PORPHYR. de Styge ap.
STOB. Ecl. I 49, 53 W. [I 350. 10 App.] .
' ... '. Vgl. A 84 (I 301, 15). 86 (I 302, 23). Von
gesagt:
,
[I 350. 15 App.]
.
31 B 106 [318 K., 330 St.]. ARISTOT. de anima 3. 427 a 21
, . ' ... '
' ... ' [B 108]. ARISTOT. metaph. 5.
1009 b 17 .
' ... [ 350. 20 App.] '.
' ... ' [B 108].
' ,
...
31 B 109 [321-3 K., 333-5 St.]. 1-3 ARISTOT. de anima A 2.
404 b 8 [I 351. 15] '
[sc. ],
,
, . ,
' ... '.
ARISTOT. metaph. B 4 1000 b 5
' , , ... '.
[I 351. 20 App.] , '
,
' , ,
, .
[A 1]. 3-5 CLEM. ALEX. strom. VI 30 [II 445, 16; cfr. A 14]. ( [nml. ] . . .) [A 1 I 278,
30] 3-5 CLEM. Strom. VI 30 [II 445, 16 St.; s. A 14 I 284, 18]
Quanti sono i rimedi dei mali e la difesa dalla vecchiaia
apprenderai, giacch per te solo io compir tutto questo.
[v. 1] '
Farai cessare l'impeto dei venti infaticabili, che sulla terra
[I 353. 10 App.] ,
sollevandosi, con i loro soffi devastano i campi;
.
e poi di nuovo, se lo vuoi, benefici soffi susciterai,
' '
da nera procella farai sortire opportuna siccit
per gli uomini, e farai sortire dalla siccit estiva
[v. 5] , , ()
piogge che nutrono gli alberi e che nell'etere abiteranno [?]
31 B 112 [389-400 K., 352-63 St.]. 1-2. 4-11 DIOG. LAERT. Bignone a. O. behlt die Reihenfolge der Fragmente bei, nur
VIII 62 [A 1]. 1-2 DIOG. LAERT. VIII 54 [A 1]. Che
da er [I 354. 5] 131-134 zu rechnet; vgl. oben I
Empedocle fosse di Agrigento di Sicilia lo afferma egli stesso 308, 16. Wilamowitz Berl. Sitz. Ber. 1929, 646f. setzt Frag. 77.
iniziando le Purificazioni [3 DIODOR. XIII 83]. 10-12 CLEM. 78 in die , wie Karsten, wahrscheinlich richtig; vgl.
ALEX. strom. VI 30 [II 445, 19; dopo B 111, 5; cfr. A 1].
oben I 399, 21 Anm.
31 B 112 [389-400 K., 352-63 St.]. 1-2. 4-11 DIOG. VIII 62
(A 1 I 279, 7). 1-2 ebd. VIII 54 (A 1 I 277, 28) '
[I 354. 10
App.] ' ... '. [3
DIODOR. XIII 83] 10-12 CLEM. Strom. VI 30 (II 445, 19 St.;
nach B 111, 5)
, '
(so!).
O Amici, che la grande citt presso il biondo Acragante
abitate sul sommo della rocca, solleciti di opere buone,
porti fidati per gli ospiti, ignari di malvagit,
salve! Io tra voi come un dio immortale, non pi mortale
mi aggiro fra tutti onorato, come si conviene,
cinto di bende e di corone fiorite.
Con i quali59* quando io giunga alle citt fiorenti
da uomini e da donne sono venerato; ed essi mi seguono
in folla, desiderosi di sapere dove sia il sentiero che porta al
guadagno,
e gli uni hanno bisogno di vaticini, altri invece per mali
di ogni genere chiedono di ascoltare una voce di facile
guarigione
da lungo tempo trafitti da aspri dolori.
[v. 1] ,
[I 354. 15 App.] ' ' ,
,
, ,
' ' ,
[v. 5] , ,
[I 355. 1 App.]
.
' ,
, ' '
, ,
[v. 10] [I 355. 5 App.] ,
'
,
' .
31 B 113 [401-2 K., 364-5 St.]. SEXT. EMP. adv. math. I 302 31 B 113 [401-2 K., 364-5 St.]. SEXT. adv. math. I 302 (nach
[dopo B 112, 5].
B 112, 5)
Ma perch incalzo su queste cose, quasi facessi cosa di
grande merito se mi elevo sui mortali, uomini dalle molte
sofferenze?
31 B 114 [407-9 K., 366-8 St.]. CLEM. ALEX. strom. V 9 [II
331, 14].
' ' ,
[I 355. 10 App.]
;
31 B 114 [407-9 K., 366-8 St.]. CLEM. Strom. V 9 [II 331, 14
St.]
, ' ,
[I 356. 1 App.] '
.
31 B 115 [1-6. 16-19. 7-8 K., 369-82 St.]. 13. 14. 4-12. 1-2.
' '
E' vaticinio della Necessit, antico decreto degli di
ed eterno, suggellato da vasti giuramenti:
'
se qualcuno criminosamente contamina le sue mani con un
. Vgl. 31 C 1.
delitto
o se qualcuno per la Contesa abbia peccato giurando un falso
giuramento,
[I 357. 15 App.] [v. 1] ,
i demoni che hanno avuto in sorte una vita longeva,
,
tre volte diecimila stagioni lontano dai beati vadano errando
,
nascendo sotto ogni forma di creatura mortale nel corso del
,
tempo
' () ,
mutando i penosi sentieri della vita.
[v. 5] ,
L'impeto dell'etere invero li spinge nel mare,
[I 357. 20 App.]
il mare li rigetta sul suolo terrestre, la terra nei raggi
,
del sole splendente, che a sua volta li getta nei vortici dell'etere: [I 358. 1 App.]
' , .
, ,
.
31 B 116 [69 K., 232 St]. PLUTARCH. quaest. conv. IX 5 p. 31 B 116 [69 K., 232 St]. PLUT. Quaest. conv. IX 5 p. 745 C
745 C. E' strano che Platone [resp. X 617 B] collochi nelle
[I 358. 10 App.] [Rep. X 617 B] ,
orbite eterne e divine, al posto delle Muse, le Sirene che non
sono certamente divinit benefiche ed utili e invece tralasci
completamente le Muse oppure d ad esse i nomi delle Moire e ,
le chiama figlie di Ananke. Alle Muse infatti estranea
Ananke, ma non la Persuasione e a maggior ragione credo
. , ,
della Grazia di cui parla Empedocle:
Aborre l'intollerabile Ananke.
[I 358. 15 App.] .
31 B 117 [380-1 K., 383-4 St.]. DIOG. LAERT. VIII 77 [A 1]. 31 B 117 [380-1 K., 383-4 St.]. DIOG. VIII 77 [A 1 I 282, 14].
HIPPOL. ref. I 3 [A 31].
HIPPOL. Ref. I 3 [A 31 I 289, 4]
[I 359. 1 App.] '
' .
31 B 118 [13 K., 385 St.] CLEM. ALEX. strom. III 14 [II 201, 31 B 118 [13 K., 385 St.] CLEM. Strom. III 14 [II 201, 25 St.]
25]. Con costui [Eraclito: 22 B 20] conviene chiaramente
[Heraklit, 22 B 20]
anche Empedocle, quando dice: piansi... abituato. Cfr.
' ... [ 359. 5 App.] '
SEXT. EMP. adv. math. XI 96. Alcuni che provengono dalla vgl. SEXT. adv. math. XI 96 '
scuola di Epicuro [Ermarco?] sostengono solitamente... che
[? Hermarchos]...
naturalmente, e senza che alcuno glielo insegni, ogni essere
,
vivente fugge il dolore e tien dietro al piacere; dunque appena
nato e non ancora asservito ad alcuna opinione, non appena
colpito da un soffio freddo d'aria a cui non abituato piange e [s. LUCRET. V 226].
si lamenta [cfr. LUCRET. V 226].
[I 359. 10 App.]
Piansi e mi lamentai, vedendo un luogo a cui non ero abituato. .
31 B 119 [11 (12) K., 390 (391) St.]. CLEM. ALEX. strom. IV 31 B 119 [11. (12) K., 390. (391) St.]. CLEM. Strom. IV 12 [II
12 [II 254, 8]. Ironizzando, a quel che credo, e biasimando di 254, 8 St.] ' ...
quale... felicit, come dice Empedocle, cos lasciata la casa di ', .,
Zeus? si aggira tra i mortali. PLUTARCH. de exil. 17 p. 607 D . PLUT. de exil. 17 p. 607 D (nach B 115, 1 ff.)
[dopo B 115, 1 sgg.]. E come in un'isola percossa tutt'intorno ' ,
dal mare, sta invece legata al corpo come un'ostrica secondo (Phaedr. 250 C) [I 359. 15 App.] ' '
Un tempo io fui gi fanciullo e fanciulla,
arbusto, uccello e muto pesce che salta fuori dal mare.
' ... ' ...
[sc. ] ,
,
. Vgl. STOB. Flor. III 40, 5 p.
737, 11 H.
' ,
' ,
[I 361. 5 App.] ' ,
,
' ' .
31 B 123 [28-30 K., 397-400 St.]. CORNUTUS Epidrom. 17
[die Titanen] '
. ' . . . '
, [I 361.
10 App.] ,
'
, ( ),
31 B 124 [14-5 K., 400-1 St.]. 1-2 CLEM. ALEX. strom. III
14 [II 202, 1; dopo B 125]. E di nuovo ahim... nasceste
[cfr. TIMON fr. 10 Diels].
Ahim, o infelice stirpe dei mortali, o sventurata,
da quali contese e gemiti nasceste.
31 B 125 [378 K., 404 St.]. CLEM. ALEX. strom. III 14 [II
201, 29; dopo B 118].
Da vivi li rendeva morti mutando le specie
e da morti vivi.61*
31 B 126 [379 K., 402 St]. PLUTARCH. de esu carn. 2. 3 p.
998 C [palingenesi] la nascita muta e trasferisce tutte le cose
di carni... rivestimento [senza nome di autore]. PORPHYR.
ap. STOB. ecl. I 49, 60. Il destino e la natura della stessa
trasformazione sono chiamate da Empedocle demone, di
carni... rivestimento e rivestendo diversamente le anime.
, ,
' ,
[I 361. 15 App.] , . . .
31 B 124 [14-5 K., 400-1 St.]. 1-2 CLEM. Strom. III 14 [II
202, 1 St.] (nach. B 125) ' . . . '.
TIMON fr. 10 Diels , ' ,
' . . . '.
, , ,
[I 361. 20 App.] '
.
31 B 125 [378 K., 404 St.]. CLEM. Strom. III 14 [II 201, 29
St.] (nach B 118) [I 362. 1 App.]
' ,
.
31 B 126 [379 K., 402 St]. PLUT. de esu carn. 2. 3 p. 998 C
(Palingenesie) [I 362. 5 App.]
' ... '(ohne Autornamen).
PORPHYR. ap. STOB. Ecl. I 49, 60 [I 446, 7 W.]
' ... '
.
,
.
'
[I 363. 5 App.] [v. 5]
' ,
' ,
' ,
[I 363. 10 App.] [v. 10]
.
31 B 129 [440-45 K., 415-20 St.]. PORPHYR. v. Pyth. 30. Egli 31 B 129 [440-45 K., 415-20 St.]. PORPHYR. V. Pyth. 30.
[Pitagora] udiva l'armonia dell'universo, intendendo la
(Pythagoras)
generale armonia delle sfere e degli astri mossi da queste, che '
noi non possiamo ascoltare per l'insufficienza della natura. Di ,
ci d testimonianza anche Empedocle, dicendo di lui: Vi
. .
era... et mortali. Le espressioni immensa e scorgeva
' . . . '. [I 363. 15]
ciascuna delle cose che sono e ricchezza di intelligenza e
simili massimamente significative nell'eccelsa e assai sottile
conformazione di Pitagora, superiore a quella di tutti gli altri
nel vedere, nell'udire e nel pensare [da Nicomaco, come
(aus
IAMBL. v. Pyth. 15]. 1-2 DIOG. LAERT. VIII 54 [cfr. A 1]. Nikomachos wie IAMBL. V. P. 15). 1-2 DIOG. VIII 54 [vgl.
A 1 I 277, 33]
Vi era tra quelli un uomo di immenso sapere,
il quale possedeva massima ricchezza di intelligenza
[I 364. 1 App.] [v. 1]
e soprattutto d'ausilio in opere sagge di ogni specie;
quando infatti egli si tendeva con tutta la sua intelligenza,
,
facilmente scorgeva ciascuna delle cose che sono, nessuna
' :
esclusa
,
come possono solo dieci o venti et di uomini.
[I 364. 5 App.] [v. 5] '
' ' .
31 B 130 [364-5 K., 421-2 St.]. SCHOL. NICANDR. Ther.
31 B 130 [364-5 K., 421-2 St.]. SCHOL. NICANDR. Ther.
452 p. 36, 22.
452 p. 36, 22
l 'altare non era bagnato dal sangue puro dei tori
giacch questo era tenuto dagli uomini massimo obbrobrio,
dopo aver strappato loro la vita, mangiarne le nobili membra.
,
' , .
31 B 131 [338-41 St.]. HIPPOL. Ref. VII 31 (p. 216 W.) [I
364. 10] .
. . .
, '
.
[I 364. 15 App.] .
, ,
[I 365. 1 App.]
,
, ,
.
[I 365. 5 App.] ,
,
', .
31 B 132 [354-5 K., 342-3 St.]. CLEM. Strom. V 140 [II 420,
28 St.]
31 B 133 [356-8 K., 344-6 St.]. CLEM. ALEX. strom. V 81 [II 31 B 133 [356-8 K., 344-6 St.]. CLEM. Strom. V 81 [II 380, 5
380, 5]. Il divino, dice il poeta di Agrigento,
St.] , ,
non possibile avvicinarlo, in modo che giunga ai nostri occhi
o che si possa afferrarlo con le nostre mani, per dove la
maggiore
via di persuasione giunge agli uomini nella mente.
31 B 134 [359-63 K., 347-51 St.]. 1-5 AMMON. de interpr.
249, 1. Per questo anche il sapiente di Agrigento, biasimando i
miti narrati dai poeti intorno agli di, quasi fossero di forma
umana, introduce innanzi tutto ci che riguarda Apollo [cfr. A
1, 57], di cui tratta immediatamente, in questo modo
esprimendosi sulla divinit in generale: N... veloci,
alludendo congiuntamente con la espressione sacra una
causa al di sopra della mente [da ci TZETZ. Chil. VIII 522,
con la citazione: nel terzo libro dell'opera Sulla natura, con
cui secondo Karsten e altri sono da intendere le Purificazioni].
Cfr. B 133.
N provvisto di una testa umana sulle membra
n due braccia si allungano dal suo dorso,
non piedi, n veloci ginocchia n pelosi organi sessuali,
ma soltanto mente sacra e ineffabile,
che con i suoi pensieri veloci si slancia per tutto il cosmo.62*
[I 365. 10 App.] ,
.
31 B 134 [359-63 K., 347-51 St.]. 1-5 AMMON. de interpr.
249, 1 Busse
, [I
365. 15 App.] [vgl. A 1 57 I 278, 19
und 23 I 286, 31ff.], ,
' . . . ' ''
. [Hieraus Io.TZETZ. Chil.
VIII 522 u. a. mit dem Zitate . ,
womit nach Karsten u. a. die gemeint sind.] [I 365.
20 App.] Schliet wohl an B 133 an, obwohl Z. 14 f. zu
widersprechen scheint.
[v. 1] ,
[I 366. 1 App.]
,
, (), ,
,
[v. 5] .
31 B 135 [404-5 K., 426-7 St.]. ARISTOT. Rhet. A 13. 1373 b
6 [I 366. 5]
,
(Zitat der Antigone 450 ff.) .
' ' . . . '. CICER. de rep.
II 11, 19 (Naturrecht) Pythagoras et Empedocles [I 366. 10]
unam omnium animantium condicionem iuris esse denuntiant
clamantque inexpiabilis poenas impendere iis a quibus
violatum sit animal. SEXT. IX 126 (vor B 136; aus dem
Timaioskommentar d. Poseidonios)
, ,
. Vgl. IAMBL. V. Pyth. 108 [I 366. 15 App.]
(Pyth.)
.
,
[I 366. 20 App.]
;
'
' . . .
31 B 136 [416-7 K., 428-9 St.]. SEXT. IX 127 [s. zu B 135] [I
367. 1 App.]
, .
[I 367. 5]
(vgl. B 134,
5).
.
' ',
. ' ... '.
Non cesserete dall'uccisione che ha un'eco funesta? Non vedete [I 367. 10 App.] ;
[v. 1] '
'
'
.
[I 367. 20] [v. 5] ' '
.
31 B 138 [0]. ARISTOT. Poet. 21. 1457 b 13 [I368. 1 App.]
' (findet Metapher statt)
dicono che Empedocle in questo verso ha voluto allontanare gli [I 368. 25 App.]
uomini non dal cibarsi di fave ma dall'eccesso nelle cose
'
veneree. DIDYM. in Geopon. II 35, 8. Ma si tramanda anche ' ... '. CALLIM. fr. 128 [oben c. 14, 9. I
questo verso di Orfeo: sventurati... astenete. CALLIMACH. 101, 17]; CRATES fr. 17 (I 35 K.) '
fr. 128 [cfr. supra, cap. 14, 9]. CRATES fr. 17 [I 35
.
Kock].
, , .
Sventurati, totalmente sventurati! dalle fave le mani astenete!
31 B 142 [0]. VOLL. HERC. n. 1012 col. 18 [coll. alt. VII f. 31 B 142 [0]. VOLL. HERC. n. 1012 col. 18 [coll. alt. VII f.
15].
15] [I 369. 1] [Callim. Epigr. 7, 3. 4; ber das
] | , |
' . | -| (5).
Costui n il palazzo coperto dell'egioco Zeus
[] ' -|[] -|[][]
n quello di Ade lo accoglierebbe, n la dimora dell'oracolo
' [I 369. 5 App.] ' ' |
funesto.
. . . . . . .| .|. . . . . . . | .
. . . . . . . . . | . . . \ . . .
' '
' ' ' - .
31 B 143 [442-3 K., 442-3 St.]. THEO SMYRN. p. 15, 7 Hill.
[I 369. 10]
.
. ' , , '
. ARISTOT. Poet. 21. 1457 b 13 [B 138]
' ...
31 B 144 [406 K., 444 St.]. PLUTARCH. de coh. ira 16 p. 464 31 B 144 [406 K., 444 St.]. PLUT. de coh. ira 16 p. 464 B [I
B. Grande e divina ritengo la frase di Empedocle:
369. 15 App.]
Siate digiuni di colpa.
.
31 B 145 [420-1 K., 445-6 St.]. CLEM. ALEX. protr. 2, 27 [I 31 B 145 [420-1 K., 445-6 St.]. CLEM. Protr. 2, 27 (I 20, 13
20, 13]. Perci noi, figli dell'iniquit una volta... siamo
St.) ...
diventati figli di Dio; ma per voi anche il vostro poeta
[I 369. 20]
Empedocle di Agrigento dipinge questo quadro:
.
Ecco perch, turbati da gravi colpe,
mai alleggerirete l'animo dalle tristi angosce.
31 B 146 [384-6 K., 447-9 St.]. 1-3 CLEM. ALEX. strom. IV
150 [II 314, 25]. Dice anche Empedocle che le anime dei saggi
diventano di, scrivendo in qualche luogo [subito dopo B 130]:
Al fine indovini, poeti e medici
e principi diventano fra gli uomini che popolano la terra,
donde rigermogliano di, massimi per onore.
.
31 B 146 [384-6 K., 447-9 St.]. 1-3 CLEM. Strom. IV 150 [II
314, 25 St.] .
' ... [ 369. 25] '.
Stand bald nach B 130.
[I 370. 1 App.]
,
.
31 B 147 [387-8 K., 450-1 St.]. CLEM. Strom. V 122 [II 409,
8 St.] [I 370. 5 App.] ,
,
, , '
' ... ',
. Schliet wohl an B
146 an.
,
[I 370. 10 App.] , ,
.
31 B 148. 149. 150 [403. 243 St., 453 K]. PLUT. Quaest. conv.
V 8, 2 p. 683 E (nach B 80)
[Emped.]
, '
[I 370. 15 App.] ' '
''
'' .
. .. .
adunatrice di nembi
l'aria, e
ricco di sangue
il fegato.
31 B 151 [p. 347 K]. PLUTARCH. amat. 13 p. 756 E.
Empedocle chiama
dispensatrice di vita... Afrodite.
, ()
[I 372. 1 App.]
, ' '
[I372. 5
App.]
' . ,
, ' ' '
' '
; '
[]
[I 372. 10 App.] . (994)
, '
.
; .
31 B 154a [0] PLUT. de esu carn. II 1 p. 996 E
,
[I 372. 15] '
.
31 B 154b = Arat. Phaen. 131f.
31 B 154c [0]. SUIDAS s. v. . :
' ... '
. Vgl. Liban. Ep. 30, Boissonade
Anecd. II 413f.
[I 372. 20 App.] ,
' .
31 B 154d [0]. Vgl. 28 B 20
31 B 154d [0] Bignone = Orph. Frag. 354 K.
UNECHTES [I 373. 1]
31 B 155 [439 K., P. 18 St.]. DIOG. VIII 43
(Pythagoras und Theano; vgl. A 1 I 277, 26; 2
282, 21),
: [I 373. 5
App.]
, .
31 B 156 [435-9 K., p. 9 St.]. DIOG. LAERT. VIII 60 [dopo B 31 B 156 [435-439 K., p. 9 St.]. DIOG. VIII 60 nach B 1 [A 1
1. Cfr. A 1]. E compose anche un epigramma indirizzato a lui I 279, 3] :
[cfr. Anth. Pal. VII 508, con il lemma: di Simonide]:
' ... '. ANTHOL. P. VII 508 mit dem
Lemma . Vgl. Z. 18.
Pausania medico a buon diritto chiamato, figlio di Anchito, e
Asclepiade, lo nutr la patria Gela,
[I 373. 10 App.]
lui che molti, consunti da penose malattie,
Acrone,
nasconde il sommo tumulto della somma patria.
Altri tramandano il secondo verso cos:
.
'
'.
.
, '
.
:
, [I 375. 10]
.
31 C 2. s. jetzt zu B 121.
32. MENESTORE
32 A 1. IAMBL. v. Pyth. 267 p. 190, 11 [58 A]. Di Sibari
Metopo, Ippaso... Menestore.
32 [22]. MENESTOR
[I 375. 12 App.]
33. XUTO
ARISTOT. phys. 9. 216 b 22.1* Secondo alcuni
l'esistenza del vuoto provata dall'esistenza del raro e
del denso. Perch, se non ci fosse, gli elementi non
potrebbero raccogliersi e pigiarsi; e se non potessero,
allora o non ci sarebbe affatto movimento, o il mondo
ondeggerebbe nella sua interezza, come dice Xuto.
SIMPLIC. phys. 683, 24. Xuto, il pitagorico: e si
riverser e pi s stender, come il mare che trabocca sui
lidi con le sue onde. Cfr. IAMBL. v. Pyth. 267. Di
Crotone... Timeo, Buto [forse Xuto].
33 [23]. XUTHOS
ARIST. Phys. 9. 216 b 22 [I 376. 20]
.
, .
,
, . SIMPL. z. d. St. 683,
24 . ,
,
[I 376. 25] .
Vgl. IAMBL. V. P. 267 [c. 58 A] ...
, [ ?] und 36 A 1 I 377, 17 [?].
34. BOIDA
SCHOL. ARISTOPH. vulg. Nub. 96. In primo luogo,
infatti, Difilo [P.L.G. II 504 Bergk] compose un intero
poema, nel quale il filosofo subiva l'oltraggio della
schiavit. Ma non per questo gli era ostile.
Secondariamente, Eupoli, anche se fece un ricordo
brevissimo di Socrate, tuttavia lo attacc pi di quanto
non abbia fatto Aristofane in tutte le Nuvole.
34 [24]. BODAS
SCHOL. ARISTOPH. vulg. ad Nub. 96
[der Iambograph PLG II 504 Bergk]
[I 376.
30] , '
. .
, ' ,
.
35. TRASIALCE
35 [24a]. THRASYALKES
35 A 1. STRAB. XVII 790. Dice [Posidonio] che Callistene
[I 377. 1 App.]
affermava che causa [scil. delle piene del Nilo] sono le piogge 35 A 1. STRABO XVII p. 790 '
estive e che questo argomento egli lo desumeva da Aristotele, (des Nils)
questi da Trasialce di Taso (si tratta di uno degli antichi filosofi .
della natura) e questi da un altro, che a sua volta lo aveva preso
da Omero, il quale aveva indicato il Nilo con l'epiteto di
[I 377. 5 App.] ,
discendente da Zeus [Od. IV 581].
(
), ' , '
' '
' ( 581).
35 A 2. STRAB. I 29. Vi sono alcuni i quali affermano che due 35 A 2. STRABO I p. 29
sono i venti principali, Borea e Noto... Della tesi che due sono i , ...
venti adducono come testimoni Trasialce e lo stesso Omero... [I 377.
[Il. XI 306; XXI 334; IX 5].
10 App.]
' ' ( 306 334),
' ,
' ( 5).
36. IONE DI CHIO
[I 379. 1 App.]
Vgl. ARISTOT. de caelo A 1. 268a 10 (s. 58 B 17)
.
Vgl. PLUT. Quaest. conv. VIII 1, 1
.
36 B 3 a. VARRO de orig. ling. lat. fr. 36 Goetz. C', come scrive 36 B 3 a [0]. VARRO de origine linguae Latinae S. 201
Ione, una venticinquesima lettera, detta agma, che non ha alcuna
Goetz [I 380. 1 App.] ut Ion scribit, quinta et vicesima
forma, ma pronunciata sia dai Greci che dai Latini, come in
est littera quam vocant agma, cuius forma nulla est et vox
'angolo'...
communis est Graecis et Latinis ut aggulus ...
36 B 3 b. LEX. SABB. ed. Papadopulos s. v. 36 B 3 b [0]. LEX. SABBAITICUM ed. Papadopulos
. Ione disse: di concordi e
[I 380. 5 App.] .
associati.
Von der Poesie Ions enthalten die Dramen [Nauck FT2 732ff., Trag. dict. ind. S.
XXV, Reitzenstein D. Anf. d. Lex. d. Photios pass.] nichts Philosophisches. Von
der Lyrik [Anth. L. I 68 Diehl] gehrt hierher folgendes: in Frag. 1, 15 D. zitiert
der Versschlu (Dionysos) [I 380. 10 App.] Emp. B 129,
3 (Pythagoras); ferner
36 B 4. DIOG. LAERT. I 119. Duride nel secondo 36 B 4 [5 D.]. DIOG. I 119ff.
libro degli Annali [F.Gr.Hist. 76F 22 II 144] dice che [nml. fr. 51 F.Gr.Hist. II 481]
nel sepolcro di Ferecide scritto questo epigramma [Pherekydes; vgl. 7 A 1ff.] [daraus Anth. P. VII 93.
[Anth. Pal. VII 93]:
Preger Inscr. Gr. Metr. 251]
(120) ' ,
In me la perfezione della sapienza tutta: ma se c' [I 380. 15 App.] [?] ',
,
Cos, segnalato tra tutti per virt e senso d'onore, egli [I 380. 20 App.]
...
vive con l'anima, anche dopo la morte, una vita
piacevole, se Pitagora, il pi sapiente degli uomini, ber die Glaubwrdigkeit des Duris s. unten c. 56 SIMOS; doch ist
davvero conosceva e aveva appreso le opinioni... 3*. keine Veranlassung, die letzten Verse aus Duris abzuleiten.
E Ione di Chio dice di lui [Ferecide]:
FRAMMENTI DUBBI
36 C 5. CLEONID. is. harm. 12 [Mus. scr. ed. Jan p.
202, 9]. Di questo nome si servono per indicare il suono
quelli che chiamano la cetra cetra dai sette toni, come
Terpandro e Ione... Ione dice:
O lira dalle undici corde, che contieni undici intervalli in
triplici armonie consonanti, prima avevi soltanto sette
suoni, e i Greci, percotendo le corde con intervalli di
quarta, ottenevano un misero canto ...
ZWEIFELHAFTES [I 381. 1]
36 C 5 [6 D.]. CLEONID. Is. harm. 12 [Mus. scr. ed.
Jan p. 202, 9]
[nml. ]
.
' ... ' [I 381. 5 App.] [fr. 4
Diehl],
,
[?] ,
'
...
37. DAMONE
A. VITA
37 A 1. STEPH. BYZ. s. v. . L'abitante di questo demo si
chiama Oate - Damone, figlio di Damonide, Oate.1*
37 A 2. PLAT. Lach. 180 D. Proprio per me, poco fa,
introdusse uno straniero come maestro di musica di mio figlio,
Damone, discepolo di Agatocle, uomo raffinatissimo non
soltanto nella musica, ma anche degno di insegnare ai giovani
di questa et in qualsivoglia argomento. SCHOL. PLAT. Alcib.
I 118 C. Pitoclide era un esperto di musica, maestro di musica
seria e pitagorico, di cui fu discepolo Agatocle e di questi
Lamprocle e di questi Damone.
,
.
37 B 5 [4]. [PLUTARCH.] de mus. 16. E dicono che sia stato 37 B 5 [4]. [PLUT.] de mus. 16
inventato da Damone ateniese lo stile lidio di tono pi basso, , ,
anche se all'opposto dello stile mixolidio e vicino invece a
,
quello iastio.3*
.
37 B 6 [8]. ATHEN. XIV 628 C. Non a torto diceva Damone 37 B 6 [8]. ATHEN. 628 C '
ateniese che necessariamente i canti e le danze implicano un
[I 383. 20]
certo moto dell'anima, e che i canti e le danze liberi e belli
,
rendono tali le anime, mentre quelli contrari, contrarie anche le , '
anime.
.
37 B 7 [5]. ARISTID. QUINTIL. II 14. Damone chiar che con 37 B 7 [5]. ARISTIDES QUINTIL. II 14 '
la loro omogeneit i suoni formano melodie continue che
suscitano nei giovani inclinazioni non ancora formate e nei
[I 384. 1]
vecchi inclinazioni latenti nel loro intimo.
,
'
'
' , [I 384. 5 App.]
.
37 B 8 [6]. PLAT. Lach. 197 D [a proposito
37 B 8 [6]. PLAT. Laches 197 D Nikias: = .
dell'identificazione di coraggioso e sapiente fatta da
Darauf Sokr. ,
Nicia, Socrate dice:] Ed infatti mi sembra che non si sia
accorto di aver attinto questa sapienza dal nostro amico
, [I 384. 10 App.]
Damone; ma Damone sta molto a contatto con Prodico, il quale ,
sembra che meglio di qualunque altro sofista oper tali
. Vgl. B 4; 84 A 17.
distinzioni di nomi [cfr. B 4; 84 A 17].
37 B 9 [9]. PLAT. resp. III 400 A [parla Glaucone].
37 B 9 [9]. PLAT. de rep. III 400 A '
Avendo indagato il problema, potrei dire che tre sono le
, (scil. , ,
specie, di cui sono intrecciate le basi ritmiche [scil. eguale, ) [I 384. 15 App.]
doppia e accresciuta di una met], cos come quattro sono (Proportionen der Intervalle?), ,
le specie nei suoni [le proporzioni degli intervalli?], donde ' ,
derivano tutte le armonie; non sono per in grado di dire
. , ' ,
quali sono imitazioni e di quali genere di vita. - Ma su
,
questo, dissi io, ci potremo consigliare con Damone, quali ,
cio le basi ritmiche conformi a illiberalit, a superbia, a
.
follia e ai vizi, e quali ritmi vanno riservati alle qualit
[I 384. 20]
contrarie. Ho l'impressione di averlo sentito, ma non mi ,
chiaro, chiamare composto un certo verso enoplio e
, , ,
discutere di un dattilo e di un eroico, ma non so bene come , , ' ,
li strutturava e poneva eguali l'alto e il basso del tono e
.
l'uscita in breve e lunga; e cos pure di un giambo, mentre [I 384. 25]
ad altro verso dava il nome di trocheo, applicandovi
, .
quantit lunghe e brevi. E di alcuni di questi biasimava o
. , ,
lodava, credo, i tempi del piede e gli stessi ritmi o qualche .
loro composto. Non sono in grado di dirlo. Ma, come
dicevo, queste cose lasciamole a Damone: non possibile in
poche parole esaminarle.
37 B 10 [7]. PLAT. resp. IV 424 C. Bisogna guardarsi
37 B 10 [7]. PLAT. de rep. IV 424 C
dall'introdurre un nuovo genere di musica, come da un pericolo
completo; giacch mai si mutano i modi musicali senza mutare le [I 384.
pi importanti leggi della citt, come dice Damone e come anch'io 30] ,
sono persuaso [cfr. anche ci che segue].
. Vgl. auch das dort
Folgende.
38 [26]. IPPONE
38 [26]. HIPPON
A. VITA E DOTTRINA
'
,
[I 388. 1 App.]
Cratete, nel secondo libro delle Questioni Omeriche, dimostrando .
che l'Oceano il Grande Mare, dice:
, '
Queste espressioni potrebbero convenire solo al mare esterno che ' ' , ,
ancor oggi taluni chiamano 'Grande Mare', altri 'Distesa
[I 388. 5 App.] ,
Atlantica' altri infine 'Oceano'. E in realt quale fiume potrebbe ' ', ' ',
avere tale potenza? Eppure alcuni [e cio Zenodoto e Megaclide], .
; ' [Zenodotos,
Megakleides] [also 195]
,
[I 388. 10 App.] ,
, .
[195-197], ,
,
, . '
[ 388. 15
Le acque potabili derivano tutte dal mare, perch i pozzi dai quali App.]
si attinge acqua per bere non sono affatto pi profondi del mare:
solo in tale caso l'acqua [che beviamo] non deriverebbe dal mare, , ' .
ma da altro luogo. Ora invece, il mare pi profondo delle acque. .
Quindi le acque che stanno sopra il mare, derivano tutte quante , ' '.
dal mare.
[I 388. 20 App.] '.
In tal modo egli dice le stesse cose che Omero.
38 B 2. CLEM. ALEX. protr. 2,55 [I 43, 1]. E non giusto
FALSCHES
prendersela neppure con Ippone che immortala la sua morte. Egli 38 B 2. CLEM. Protr. 55 (I 43, 1 St.)
fece incidere sul suo monumento questo distico:
.
[I 389. 1]
[Anth. L. I 74 D.] ' ...
E' questa la tomba di Ippone che dopo la morte
'. ALEX. in Metaph. 27, 1
pari agli di immortali rese la Moira.
[Arist.] ,
... .
ALEX. metaph. 27, 1. Questo potrebbe dire [Aristotele] al suo
soppresso il verso riguardante l'Oceano [= 195], riferiscono tutto
quanto all'Acheloo, il quale non solo inferiore al Mare [= Mare
Grande], ma anche a talune insenature che in esso si aprono, ad
esempio quella tirrenica e ionica. In quei tre versi [195-7]
[Omero] dice quanto in seguito esposero, pienamente concordi
con lui, i filosofi naturalisti, che cio l'acqua che per la massima
parte abbraccia la terra l'Oceano, da cui deriva l'acqua potabile.
Cos Ippone:
riguardo, che era ateo: e l'epitafio sulla sua tomba cos suonava:
E' questa la tomba etc.
38 B 3. ATHEN. XIII 610 B. Poich tutti restavano ammirati
della sua [= di Mirtilo] memoria, il Cinulco disse
del molto sapere, di cui non c' niente di pi vano
*** disse Ippone l'ateo.
38 B 4. CLAUDIAN. MAM. de an. 7 p. 121, 14. Ippone di
Metaponto, della stessa scuola di Pitagora, dopo avere
premesso sull'anima alcuni argomenti che a suo modo di
vedere erano incrollabili, dice cos:
[I 389. 5 App.] ,
.
38 B 3. ATHEN. XIII 610 B [Myrtilos]
'
' *** . Folgt
22 B 40.
[I 390. 35]
. Falsch
identifiziert SCHOL. ARISTOPH. Equ. 327 ' ' '
.
(!) ... ,
, .
39 A 5. STRAB. XIV 654. La citt di Rodi, come ancora, fu 39 A 5. STRABO XIV 654 [I 391. 1] [Rhodos]
fondata durante la guerra del Peloponneso; dicono che sia
opera dello stesso architetto che costru il Pireo. DIODOR.
, , ' . DIODOR.
XIII 75 [ol. 93, 1 = 408]. Gli abitanti dell'isola di Rodi e di
XIII 75 [Ol. 93, 1. 408]
Ialiso e di Lindo e di Camiro si riunirono in una sola citt, che
ora si chiama Rodi.
.
chiamato da Ippodamo di Mileto, architetto, che costru agli
Ateniesi il Pireo e tagli le strade della citt ad angoli retti.
SCHOL. ARISTOPH. Equ. 327. Il figlio di Ippodamo. Costui
abitava nel Pireo, e vi aveva una casa che cedette allo Stato. Fu
lui che costru il Pireo al tempo delle guerre persiane... Alcuni
dicono ch'era di Turii, altri di Samo, altri di Mileto.
40. POLICLETO
A. VITA E SCRITTI
[I 393. 5 App.]
.
41. ENOPIDE
41 [29]. OINOPIDES
41 A 1. PROCL. in Eucl. p. 65, 21 [dopo Pitagora: cap. 14, 6
a]. Dopo costui Anassagora di Clazomene si applic a molti
41 A 1. PROCL. in Eucl. S. 65, 21 [nach Pythagoras: c. 14, 6 a
problemi di geometria, e cos Enopide di Chio, che era di poco (I 98, 24)]
pi giovane di Anassagora.
.
41 A 1 a. VIT. PTOLEM. NEAPOL. [ROHDE, Kleine
41 A 1a. VIT. PTOLEM. NEAPOL. [I 393. 10] [ROHDE, Kl.
Schriften, I, p. 1234: su Enopide di Chio]. Divenne noto sul
Schr. I, p. 1234 von Oinopides von Chios]
finire della guerra del Peloponneso, nello stesso tempo in cui lo , '
furono Gorgia il retore, Zenone di Elea e, come sostengono
,
alcuni, Erodoto, lo storico di Alicarnasso.
, .
41 A 2. [PLAT] amat. 132 A. [Due di quei giovani]
41 A 2. [PLAT.] Erast. 132 A [nmlich
] [I 393. 15 App.]
.
' .
41 A 3. DIOG. IX 41 [Demokritos] '
.
[des Oinopides ?] .
41 A 4. GNOMOL. VAT. 743 ed. Sternbach n. 420 .
[I 393. 20]
' , '.
41 A 5. SEXT. Pyrrh. hyp. III 30 .
[nmlich ].
41 A 6. AT. I 7, 17 (D. 302) [v. Apollonia]
. [nmlich
].
41 A 7. THEO SMYRN. p. 198, 14 [11 A 17, aus Derkyllides]
[fr. 94 Sp.] [I 393. 25 App.]
.
. AT. II
12, 2 (D. 340) [I 394. 1]
, .
. DIODOR. I 98, 2
. . .
.
' [I 394. 5]
.
,
. MACROB. Sat. I 17, 31 [aus Apollodoros
] cognominatur [nmlich Apollo], ut ait
Oenopides, [I 394. 10]
' , id est quod obliquum
circulum ab occasu ad orientem pergit.
41 A 8. CENSORIN. de d. nat. 19, 2 [da Varrone]. Enopide
41 A 8. CENSORIN. 19, 2 [aus Varro] Oenopides [nmlich
[sostenne che l'anno solare composto di giorni] CCCLXV e annum naturalem dies habere prodidit] CCCLXV et dierum
la cinquantanovesima parte di ventidue giorni.
duum et viginti partem undesexagesimam.
41 A 9. AELIAN var. hist. X 7. Enopide di Chio, astronomo, 41 A 9. AEL. V. H. X 7 [I 394. 15 App.] .
offr nei giochi olimpici una tavola di bronzo su cui iscrisse la
sua teoria astronomica dei cinquantanove anni, affermando che
di questo periodo il grande anno. Metone, del demo di
Leuconoe, astronomo, offr una stele su cui iscrisse il solstizio .
d'inverno [17 giugno 432] e, come disse, scopr il grande anno, [17. Juni
affermando che esso era di diciannove anni. AT. II 32, 2
432]
[Dox. 363]. Alcuni pongono il grande anno nell'octaeride [cfr. [I 394. 20 App.] . AT. II
6 B 4], altri in un periodo di diciannove anni, altri in un
32, 2 (D. 363)
numero quadruplo di anni [76 anni: il ciclo di Callippo], altri in [vgl. 6 B 4],
un periodo di cinquantanove anni, tra i quali vi sono Enopide e [Meton], '
Pitagora. Altri nella cosiddetta Sommit del cosmo:
[76 j. Cyclus d. Kallippos],
espressione che indica il ritorno dei sette pianeti nelle stesse
, . . '
costellazioni di partenza [?].
'
(?)
.
41 A 10. ARISTOT. meteor. A 8. 345 a 13. Alcuni dei
41 A 10. ARISTOT. Meteor. A 8. 345a 13 [I 394. 25 App.]
cosiddetti Pitagorici affermano che questa [scil.: la via lattea]
la via percorsa, secondo gli uni, da uno degli astri che caddero [nmlich ]
al momento della catastrofe di Fetonte, mentre altri sostengono ,
che allora fu proprio il sole ad essere trascinato per tale ciclo:
quasi che questo luogo fosse stato infiammato o avesse subito
sembravano contendere a proposito di Anassagora o di
Enopide: sembravano infatti che tracciassero dei cerchi e che
cercassero di imitare con le mani le inclinazioni, stando piegati
e impegnandosi con grande zelo.
41 A 3. DIOG. LAERT. IX 41. Sarebbe dunque vissuto [scil.:
Democrito] ai tempi di Archelao, il discepolo di Anassagora, e
di Enopide. E infatti anche di questi fa menzione.
41 A 4. GNOMOL. VAT. 743 ed. Sternbach n. 420. Enopide,
vedendo un giovane senza cultura che acquistava molti libri,
disse: Non con la cassa, ma con l'animo.
41 A 5. SEXT. EMP. Pyrrh. hypot. III 30. Enopide [scil.:
ritenne che principi fossero] il fuoco e l'aria.
41 A 6. AT. I 7, 17 [Dox. 302]. Diogene di Apollonia,
Cleante ed Enopide [ritennero che dio fosse] l'anima del
mondo.
41 A 7. THEO SMYRN. p. 198, 14 [11 A 17: da Dercillide].
Eudemo [fr. 94 Spengel] nelle sue Astrologie testimonia che
Enopide per primo scopr la fascia dello zodiaco e il volgersi
del grande anno. AT. II 12, 2 [Dox. 340]. Pitagora per primo
intu l'obliquit dello zodiaco, intuizione che Enopide di Chio
usurp come propria. DIODOR. I 98, 2. Pitagora aveva
appreso dagli Egiziani ci che concerne il Sacro discorso, i
teoremi della geometria e i problemi sui numeri. Suppongono
che anche Democrito abbia soggiornato presso di loro per
cinque anni e che da essi apprese le questioni concernenti la
geometria. Similmente anche per Enopide, il quale, stando a
contatto con sacerdoti e astrologi, apprese molte cose e innanzi
tutto che il giro del sole ha un percorso obliquo e che compie
un movimento contrario a quello degli altri astri. MACROB.
sat. I 17, 31 [dal di Apollodoro]. nominato [scil.:
Apollo] Loxia [Obliquo, Ambiguo] perch, come dice Enopide,
compie il suo cerchio obliquo da oriente ad occidente.
,
. OLYMPIOD. z. d. St. 45, 24
[I 397. 1 App.] . ( '
)
,
'
[I 397. 5] , .
,
,
.
42 A 6. ARISTOT. Meteor. A 8. 345 b 9 '
[I 397. 10 App.]
. ALEXANDER in Met.
38, 28
, ,
, '
,
.
G OLYMPIOD. meteor. 68, 30.
.
, '
, , '
. , , ,
. /
43. TEODORO
44. FILOLAO
; PLAT. Theaet.
162 A Theod. , [nmlich Protagoras],
.
43 A 5. XENOPH. Mem. IV 2, 10 [I 397. 35]
, ,
;
44 [32]. PHILOLAOS
[I 398. 1 App.]
dove dice che stanno i cinque pianeti col sole e con la luna, e
cielo la parte che sta sotto questi, e cio sotto la luna e intorno
alla terra, e in cui sono le cose soggette a incessante
generazione. Dice anche che la sapienza ha come oggetto
l'ordinamento delle cose celesti, e che la virt ha come oggetto
il disordine delle cose divenienti; e che quella perfetta, questa
imperfetta8* [cfr. 58 B 37; ALEX. metaph. 38, 22 e PLAT.
Gorg. 508 A].
44 A 17. AT. III 11, 3 [Dox. 377]. Il pitagorico Filolao dice
che nel mezzo sta il fuoco (quello infatti, dice, il focolare del
tutto), e che seconda l'antiterra, terza la terra abitata che le sta
di contro e si muove in senso contrario ad essa: onde anche,
dice, gli abitatori di questa non vedono gli abitatori di quella.
STOB. ecl. I 21, 6 d p. 186, 27 [Dox. 332]. La guida nella
parte pi centrale del fuoco, che il dio creatore pose innanzi a
guisa di scafo del tutto.
, '
, , '
, ,
.
, [I 403. 25]
, .
Vgl. 58 B 37; ALEX. in Metaph. A 4 p. 38, 22 Hayd.
.
,
,
. IAMBL. in Nicom.
118, 23 Pist.
' [nml. die 'musikalische' Proportion]
[I 405. 1 App.] .
[c. 47] .
[p. 36 A B].
44 A 25. PORPHIR. in Ptolem. harm. 5 p. 91. Movendo di qui, 44 A 25. PORPHIR. in Ptol. 5 p. 91 Dring.
alcuni della scuola d'Eratostene dissero eccedenza l'intervallo; [I 405. 5 App.] '
cos Eliano platonico. Anche Filolao us questa
[Eratosthenes] ,
denominazione per tutti gli intervalli.
. '
. Vgl. c. 46, 4.
44 A 26. BOTH. inst. mus. III 5 p. 276, 15. Il pitagorico
44 A 26. BOTHIUS Inst. mus. III 5 p. 276, 15 Friedl. Ph.
Filolao tent invece di dividere in altro modo il tono, facendolo vero Pythagoricus alio modo tonum dividere temptavit,
derivare dal numero che primo d il cubo del primo impari,
statuens scilicet primordium toni ab eo [I 405. 10] numero, qui
tenuto in grandissimo conto dai Pitagorici. Il primo numero
primus cybum a primo impari, quod maxime apud
impari il tre: or se tu prendi il tre per tre volte e moltiplichi Pythagoricos honorabile fuit, efficeret. nam cum ternarius
per tre il numero ottenuto, avrai il ventisette, che, formando col numerus primus sit impar, tres tertio atque id ter si duxeris,
ventiquattro, dal quale il ventisette dista di tre unit, un
XXVII necessario exsurgent, qui ad XXIIII numerum tono
rapporto, d origine al tono. Perch il tre, che l'ottava parte, distat, eandem ternarii differentiam servans. ternarius enim
del ventiquattro, aggiunto ad esso, d origine al primo cubo del XXIIII summae octava pars est, quae eisdem addita primum [I
tre. Filolao poi divideva questo numero in due parti, chiamando 405. 15] a ternario cybum XX ac VII reddit. ex hoc igitur Ph.
l'una, maggiore della met, apotome, e l'altra, minore della
duas efficit partes, unam quae dimidio sit maior, eamque
met, diesis [B 6], chiamato in seguito semitono minore. La
'apotomen' vocat, reliquam quae dimidio sit minor eamque
differenza tra le due la chiam comma [B 6]. Pensa poi che il rursus 'diesin' dicit [B 6], quam posteri semitonium minus
diesis consti di tredici unit, anzitutto perch in esso fu vista la appellavere; harum vero differentiam 'comma' [B 6]. ac
differenza tra duecentocinquantasei e duecentoquarantatre, e primum diesin in XIII unitatibus constare arbitratur eo, quod
poi perch esso, il tredici, costituito dal nove, dal tre e
haec inter [I 405. 20 App.] CCLVI et CCXLIII pervisa sit
dall'unit; e l'unit esprime il punto, il tre la prima linea dispari, differentia, quodque idem numerus, id est XIII, ex novenario,
il nove il primo quadrato dispari. Ponendo quindi il diesis, or ternario atque unitate consistat, quae unitas puncti obtineat
detto semitono, come tredici, l'altra parte del ventisette,
locum, ternarius vero primae inparis lineae, novenarius primi
costituita da quattordici unit, la chiama apotome. Poi,
inparis quadrati. ex his igitur causis cum XIII diesin ponat,
essendoci tra il tredici e il quattordici la differenza di un'unit, quod semitonium nuncupatur, reliquam XXVII numeri partem,
fa consistere il comma nell'unit. Il tono intero lo pone in
quae XIIII unitatibus [I 405. 25] continetur, apotomen esse
ventisette unit, perch il ventisette la differenza tra il
constituit. sed quoniam inter XIII et XIIII unitas differentiam
duecentosedici e il duecentoquarantatre, che distano tra loro di facit, unitatem loco commatis censet esse ponendam. totum
un tono10*.
vero tonum in XXVII unitatibus locat eo quod inter CCXVI
ab CCXLIII qui inter se distant tono, XXVII sit differentia.
44 A 27. MENON ap. ANON. LONDIN. 18, 8 p. 31. Filolao di 44 A 27. MENON ANONYMI LONDIN. [Suppl. Arist. ed. Ac.
Crotone dice che i nostri corpi sono composti dal caldo e non Bor. III 1] 18, 8 p. 31 [I 405. 30 App.] .
partecipano del freddo. Argomenta pressappoco cos: il seme, .
che appunto d vita all'animale, caldo; e il luogo dov'esso ,
gettato, la matrice, pure caldo, e simile ad esso; or il simile ha ,
la medesima potenza di ci cui simile; quindi, non
, ( ),
partecipando del freddo n il seme che produce n il luogo
dove esso gettato, ne consegue che anche l'animale prodotto
partecipa del caldo. Sulla composizione dell'animale argomenta , [I 405. 35] ,
cos: l'animale, appena partorito, aspira l'aria esterna, che
,
fredda; poi la rimanda fuori secondo necessit: or appunto
.
desidera l'aria esterna per raffreddare, introducendola, il corpo,
che troppo caldo. Dice dunque che tale la costituzione del
nostro corpo. E dice anche che le malattie vengono o dalla bile .
o dal sangue o dal catarro, e che questi appunto sono princpi ,
delle malattie. Dice che il sangue si fa denso per compressione [I 406. 1]
interna della carne, sottile per la dilatazione dei vasi sanguigni .
che stanno nella carne. E che il catarro composto dalle orine; .
e che la bile il liquido della carne. In questo per, nel dire
,
ch' un liquido della carne e non che risiede nel fegato, dice
.
spigoli d'ogni cubo sono dodici, gli angoli otto, le facce sei.
Ora otto medio, secondo la proporzione armonica, tra sei e
dodici. IAMBL. in Nicom. arithm. 118, 23. Dicono che essa [=
la proporzione 'musicale'] fu scoperta dai Babilonesi, e
introdotta in Grecia da Pitagora. Certo comunque che l'hanno
usata molti Pitagorici: Aristeo di Crotone, Timeo di Locri [cap.
49] Filolao e Archita di Taranto e altri molti; e in seguito
Platone nel Timeo [36 A-B].
SULLA NATURA
Vgl A 1 (I 398, 5. 13), 8 (I 399, 33). DIOG. VIII 55 (oben I 277,
35), IAMBL. V. P. 199 (oben I 104, 27)
.
44 B 5. STOB. ecl. I 21, 7 c p. 188, 9. Il numero ha due specie 44 B 5 [B. 58]. STOB. Ecl. I 21, 7 c [p. 188, 9]
sue proprie, il dispari e il pari: e terza il parimpari, formato da , ,
queste due mescolate. Molte forme ci sono dell'una e dell'altra, '
e ogni cosa per se stessa le rivela13*.
[I 408. 10 App.] ,
.
44 B 6. STOB.ecl.I 21, 7 d p. 188, 14 [integrato da NICOM. 44 B 6 [B 62]. STOB. Ecl. I 21, 7 d [p. 188, 14 ergntz aus
harm. 9 p. 252, 17 Jan]. Riguardo alla natura e all'armonia le NICOM. Harm. 9 p. 252, 17 Jan]
cose stanno cos. La sostanza delle cose, che eterna, e la
natura stessa, richiedono conoscenza, non umana, ma divina;
tranne per questo che nessuna delle cose che sono e noi
[I 408. 15 App.]
conosciamo sarebbe potuta venire all'esistenza, se non ci fosse '
la sostanza delle cose che compongono il cosmo, delle limitanti ' [
e delle illimitate. Ora, non essendo i princpi n uguali n della 409. 1 App.] ,
stessa specie, non si sarebbero potuti ordinare in un cosmo, se , .
non si fosse aggiunta l'armonia, in qualunque modo vi si sia
' ,
aggiunta. Se fossero stati simili e d'egual specie, non avrebbero ,
avuto bisogno dell'armonia: ma gli elementi che sono dissimili [I 409. 5 App.] .
e di specie diversa e diversamente ordinati, devono essere
conchiusi dall'armonia che li pu tenere stretti in un cosmo.
,
L'armonia completa costituita dall'intervallo di quarta e da
,
quello di quinta. La quinta maggiore della quarta di un tono; . perch la quarta s'estende dalla nota pi alta (hypate) a quella [I 409. 10 App.]
di mezzo (mese), la quinta dalla mese alla nota pi bassa
' '
(nete): dalla nete alla terza [poi paramese] c' una quarta, dalla . ,
terza alla hypate una quinta. L'intervallo tra la mese e la terza ' ,
di nove ottavi: quello d'un accordo di quarta di quattro terzi: , '
quello d'un accordo di quinta di tre mezzi: quello d'ottava di ' [I 409. 15 App.]
due unit. Cos la scala s'estende per cinque toni e due diesis, la , [I 410. 1 App.]
quinta per tre toni e un diesis, la quarta per due toni e un diesis. ' , .
Cfr. BOTH. inst. mus. III 8 p. 278, 11. Filolao definisce cos , '
questi intervalli e gli intervalli minori di questi. Dice:
, '
. Vgl. BOTHIUS Inst. mus. III 8 p. 278, 11 Friedl.
Il diesis l'intervallo minore di due toni al rapporto di quattro Philolaus igitur [I 410. 5] haec atque his minora spatia talibus
terzi. Il comma l'intervallo minore di due diesis (vale a dire di definitionibus includit: diesis, inquit, est spatium quo maior
due semitoni minori), al rapporto di nove ottavi. Lo schisma est sesquitertia proportio duobus tonis. comma vero est
la met di un comma, il diaschisma la met di un diesis (vale a spatium, quo maior est sesquioctava proportio duabas
diesibus, id est duobus semitoniis minoribus. schisma est
dire di un semitono minore)14*.
dimidium commatis, diaschisma vero dimidium dieseos, [I
410. 10 App.] id est semitonii minoris.
44 B 7. STOB. ecl. I 21, 8 p. 189, 17. Il primo armonizzato,
44 B 7 [B 91]. STOB. Ecl. I 21, 8 [p. 189, 17 W.]
l'uno, nel mezzo della sfera, e si chiama focolare.
, ,
.
44 B 8. IAMBL. in Nicom. p. 77, 9. La monade, come quella 44 B 8 [B 150]. IAMBL. in Nic. p. 77, 9
che , secondo Filolao, principio di tutte le cose (non dice egli: (
l'uno il principio di tutte le cose?)...
;) . [I 410. 15]
44 B 9. IAMBL. in Nicom. p. 19, 21. In altro momento si
44 B 9 [B 189]. IAMBL. in Nic. p. 19, 21
ricercher pi accuratamente come altre conseguenze sicure e
di non minore importanza si traggano quadrando un numero
col disporre in serie le unit componenti, e secondo natura, non , .
per legge, come dice Filolao.
44 B 10. NICOM. arithm. II 19 p. 115, 2. L'armonia nasce solo 44 B 10 [B 61]. NICOM. Arithm. II 19 p. 115, 2 [I 410. 20
dai contrari;
App.]
. THEO. SMYRN. p. 12, 10 [I 411. 1 App.]
perch l'armonia unificazione di molti termini mescolati, e
, ,
accordo di elementi discordanti.
THEO. SMYRN. p. 12, 10. I Pitagorici, che Platone segue
.
spesso, dicono che la musica armonia di contrari e
unificazione dei molti e accordo dei discordanti.
possibile pensare n conoscere alcunch.
44 B 11. THEO SMYRN. p. 106, 10. Molte cose dicono sulla 44 B 11 [B 139. 160]. THEO SMYRN. p. 106, 10
decade Archita nel libro Sulla decade e Filolao nel libro Sulla [ber die Dekas] [I 411. 5 App.]
natura [cfr. A 13]. STOB. ecl. I pr. cor. 3 p. 16, 20. Di Filolao. . [vgl. A
13]. STOB. Ecl. I proem. cor. 3 [p. 16, 20 W.] .
Bisogna esaminare i compimenti e la sostanza del numero in
rapporto alla potenza che nel dieci. Perch grande , e
perfettissima e onnipotente e principio e guida della vita divina [ 411. 10 App.]
e celeste e di quella umana, la natura del numero, partecipando
della potenza del dieci. Senza di essa tutte le cose sarebbero
* * * .
illimitate e oscure e incomprensibili.
' .
Perch la natura del numero che fa conoscere ed guida e
insegna ad ognuno tutto ci che dubbio e ignoto. Nulla
[ 411. 15 App.]
sarebbe comprensibile, n le cose in s n le loro relazioni, se .
non ci fossero il numero e la sua sostanza. Ma questo,
'
armonizzando nell'anima tutte le cose con la percezione, rende , .
conoscibili esse e le loro relazioni secondo la natura dello
gnomone, col dar corpo e distinguere le determinazioni delle [I 412. 1 App.]
cose, di quelle illimitate e di quelle limitanti.
La natura del numero e la sua grande potenza le si vedono non
soltanto nelle azioni dei dmoni e degli di, ma anche in tutte le .
attivit e in tutte le parole degli uomini, sia nelle attivit
[ 412. 5 App.]
tecniche che nella musica.
,
Nessuna menzogna accolgono in s la natura del numero e
l'armonia: non cosa loro la menzogna. La menzogna e
l'invidia partecipano della natura dell'illimitato e
.
dell'inintellegibile e dell'irrazionale.
Nel numero non penetra menzogna: perch la menzogna
[ 412. 10 App.] .
avversa e nemica alla natura, cos come la verit connaturata
e propria alla specie dei numeri.
.
, '
.
44 B 12. THEO SMYRN. [STOB. ecl. I pr. 3 p. 18, 5; cfr. A 44 B 12 [B 160]. THEO SMYRN. [I 412. 15 App.] [p. 18, 5
15]. I corpi [nella sfera] son cinque: quelli nella sfera son
W. unmittelbar nach B 11 vgl. A 15]
fuoco acqua terra aria; e, quinto, il volume della sfera15*.
, [I 413. 1 App.]
<> ,
(?), .
44 B 13. THEOL. ARITHM. p. 25, 17 de Falco. I princpi
44 B 13 [B 159]. THEOL. ARITHM. p. 25, 17 de Falco
dell'animale dotato di ragione sono quattro: cervello, cuore,
, .
ombelico, vergogne. Cos dice anche Filolao nel libro Sulla
[I 413. 5 App.] , , ,
natura:
, ' ,
,
Il cervello principio del pensiero, il cuore dell'anima e della , []
.
percezione, l'ombelico del radicarsi e dello svilupparsi
, , [I 413. 10 App.]
dell'embrione, le vergogne del getto del seme e della
generazione. Il cervello mostra il principio dell'uomo, il cuore ,
quello dell'animale, l'ombelico quello della pianta, le vergogne .'
quello di tutte le cose. Tutte le cose, infatti, fioriscono e
germogliano dal seme.
44 B 14. CLEM. ALEX. strom. III 17 [II 203, 11]. Val la pena 44 B 14 [B 181]. CLEM. Strom. III 17 [II 203, 11 St.]
di ricordare il detto di Filolao. Il pitagorico dice cos:
Anche gli antichi teologi e gli antichi vati testimoniano che per ' . . . .' PLATO Gorg. 493 A
espiare qualche colpa l'anima unita al corpo, e in questo come , [I 413. 15 App.]
,
sepolta.
.
PLAT. Gorg. 493 A. Anch'io ho sentito dire una volta da un
, [31 B 115ff. ?]
uomo sapiente che la nostra vita presente vita di morti e il
[Philolaos ?],
nostro corpo un sepolcro, e che quella parte dell'anima ove
stanno i desideri si lascia facilmente persuadere e sconvolgere ,
, '
[I 414. 1] , ,
da essi. E un uomo arguto, forse un siciliano e forse un italico, , . . .
costruendo una favola, gioca sulle parole e chiama otre []
. ,
questa parte dell'anima, perch si lascia persuadere [
] e convincere: e chiama non iniziati gli stolti, e quella , . Cratyl. 400 C [Orpheus 1 B
3]. Vgl. ATHEN. IV 157 C [I 414. 5 App.]
parte dell'anima di costoro dove sono i desideri, quella che
. . .
nulla ferma e trattiene in s, dice che un otre forato,
[fr. 2 FHG II 303]
esprimendo con un'immagine la sua insaziabilit. E,
contrariamente a quello che sostieni tu, o Callicle, egli dice che
,
nell'Ade - e vuol dire nell'invisibile - costoro, i non iniziati,
, ,
sono i pi sventurati, e portano acqua a un otre forato
servendosi di un arnese ugualmente forato, un setaccio. E per .
setaccio intende dire, come mi spieg colui che mi raccontava, [I 414. 10
l'anima, l'anima forata degli stolti, che, cieca e dimentica, non App.]
,
sa trattenere nulla in s16*. Cfr. ATHEN. IV 157 C. Euxiteo
.
pitagorico... diceva, secondo che racconta il peripatetico
Clearco [fr. 38 Wehrli] nel secondo libro delle Vite, che tutte le ,
anime sono legate al corpo e alla vita di quaggi per espiare, e
.
che il dio ha loro minacciato, se non vogliono espiare fino a
che lui stesso non le liberi, pi tormenti e pi grandi: e che
per questo che gli uomini, temendo la collera degli di, non si
tolgono la vita e desiderano di morire in vecchiaia, persuasi che
la liberazione dell'anima sar allora conforme al volere degli
di.
44 B 15. ATHENAG. 6 p. 6, 13. Quando Filolao dice che ogni 44 B 15 [B 131. 178]. ATHENAG. 6 p. 6, 13 Schw. [I 414. 15]
cosa dal dio chiusa come in un carcere, mostra che c' l'uno e .
ci che sta sopra la materia.
PLAT. Phaed. 61 D. E che, o Cebete, non avete sentito parlare . PLAT. Phaedo 61 D , ;
di queste cose, tu e Simmia, quando foste con Filolao? - S, o
Socrate, ma niente di preciso abbiamo sentito. - Certo, anch'io [Verwerflichkeit des Selbstmords] ; parlo solo per sentito dire, ma quello che ho sentito dire, nulla , . -
m'impedisce di ripeterlo ... (61 E) quello che tu dianzi mi
[I 414. 20 App.] . . . (61 E)
domandavi, io l'ho gi sentito dire da Filolao, quando si trovava [Kebes], , ,
presso di noi, e da altri, che non bisogna uccidersi: ma niente di ' [Theben] , ,
chiaro da nessuno mai ho sentito dire... (62 B) Il discorso che si
tiene nei misteri, che noi uomini siamo in un posto di guardia e . (62 B)
che non dobbiamo scioglierci e fuggir via, troppo profondo e ,
difficile mi sembra. E tuttavia mi par che si dica bene questo, '
che ci sono gli di, e che si prendono cura di noi, e che noi
, [I 414. 25 App.]
siamo cose degli di... (82 D-E). Dunque, o Cebete, quelli che . ,
hanno cura della loro anima, e non passano la vita ad
,
accarezzarsi il corpo, si staccano da chi va innanzi ignorando
ove va, e prendono un'altra via, e, convinti che non bisogna far (82 D)
cose contrarie a quelle che la filosofia insegna, ma cercare la , , ,
liberazione e la purificazione che essa ci offre, questa via son [I 415. 1] ,
contenti di percorrerla, seguendo la filosofia, per dove che essa ,
li conduca.
,
, .
Vgl. Klearchos I 414, 5.
44 B 16. ARISTOT. eth. Eud. B 8. 1225 a 30. Ci sono dunque 44 B 16 [B 185]. ARISTOT. EUDEM Eth. B 8. 1225a 30 [I
pensieri e passioni che non dipendono da noi, cos come anche 415. 5 App.] '
non dipendono da noi le azioni che nascono da tali pensieri e ,
da tali ragionamenti: ma, come disse Filolao,
, ' .
.
ci son ragioni pi forti di noi.
BACCANTI
44 B 21. STOB. ecl. I 20, 2 p. 172, 9. Di Filolao pitagorico, dal 44 B 21 [B. 164]. STOB. Ecl. I 20, 2 p. 172, 9 W. [I 417. 5
libro Sull'anima. Filolao dice che il cosmo incorruttibile. Dice App.] . .
cos nel libro Sull'anima:
.
45. EURITO
45 [33]. EURYTOS
45 A 1. IAMBL. V. P. 148 ,
45 A 1. IAMBL. v. Pyth. 148. Eurito di Crotone, discepolo di ,
Filolao, avendogli un pastore detto che a mezzogiorno gli era
,
giunta dal sepolcro la voce di Filolao, e pareva che cantasse
(questo avvenne molti anni dopo la sua morte), domand: E ' [I 419. 25 App.] ' ''; Als
ebenda IAMBL. V. P. 266 [p. 188, 7 N.] und
qual divina armonia, per gli di, egli cantava?. IAMBL. v.
267 [58 A], als 267 [58 A] bezeichnet. Vgl.
Pyth. 267. Di Metaponto Brontino... Eurito... di Taranto
DIOG. III 6. VIII 46 [oben 44 A 4. 5]; APUL. de dogm. Plat.
Filolao, Eurito. DIOG. LAERT. III 6. Furono discepoli di
3 heit der Verfasser des geflschten Buches
Filolao e di Eurito, di Taranto.
STOB. Ecl. I 6, 19. CLEM. Strom. V 29 [II 344, 19 St.].
45 A 2. THEOPHR. metaph. 11 p. VI a 19 Usener. Questo [il 45 A 2. THEOPHR. Metaphys. 11 p. VIa 19 Usener (Rossnon fermarsi prima di giungere al termine] proprio di chi Fobes) [I 420. 1 App.] [nmlich
veramente uomo sapiente. Ed quello che Archita [47 A 13] ] ,
una volta disse che faceva Eurito, quando disponeva i suoi
[47 A 13] '
sassolini. Eurito diceva: questo il numero dell'uomo, questo ,
quello del cavallo, questo il numero d'un altro animale. Ora per , ' . [I 420. 5 App.]] '
lo pi gli uomini, giunti a un certo punto, si fermano: cos
,
quelli che parlano dell'uno e della diade illimitata1*, e, detta la
generazione dei numeri e delle superfici e dei corpi, quasi tutto
il resto lasciano da parte, o solo vi accennano limitandosi a
mostrare che alcune cose, come lo spazio e il vuoto infinito,
,
vengono dalla diade illimitata, altre, come l'anima e qualche
, '
altra cosa, vengono dai numeri e dall'uno, e [insieme il tempo e ' [ '
il cielo e altre pi cose]2* ma al cielo e alle altre cose non
[I 420. 10] ,] '
accennano poi pi.
.
45 A 3. ARISTOT. metaph. N 5. 1092 b 8. Ma neppure stato 45 A 3. ARISTOT. Metaphys. N 5. 1092b 8
definito come i numeri siano cause delle sostanze e dell'essere,
se come limiti, al modo che i punti son limiti delle grandezze, e , ,
cio al modo seguito da Eurito quando, dicendo che ciascun
, ,
numero causa di ciascuna cosa, questo numero dell'uomo e [I 420. 15 App.] ,
quello del cavallo, disponeva i suoi sassolini in modo da
,
ottenere, cos come quelli che ottengono dai numeri le figure
del triangolo e del quadrato, le figure degli animali e delle
. [ALEX.] z. d. St. p. 827, 9
piante3*. [ALEX.] metaph. 827, 9. Siano, a mo' d'esempio,
,
definizione dell'uomo il numero duecentocinquanta e
definizione della pianta il numero trecentosessanta. Posto
,
questo, egli prendeva duecentocinquanta sassolini, verdi e neri [I 420. 20]
e rossi e insomma di tutti i colori, e poi, spalmato di calce viva
un muro e disegnatovi un uomo o una pianta, metteva alcuni
sassolini nelle linee del volto, altri in quelle delle mani, altri in , , ,
altre parti, e portava a termine la figura, ritratta con un numero
di sassolini uguale a quello delle unit che egli diceva definire , .
l'uomo.
47. ARCHITA
47 [35]. ARCHYTAS
A. VITA E DOTTRINA
VITA
LEBEN
.
,
. [I 421. 25 App.]
,
. [Folgen 80. 81 die
vom Verfertiger der Okkelosschriften geflschten Briefe.]
G . (80) '
...
.
'
, ... /
()
, ,
[I 423. 30] ,
,
, , ,
(?), , ,
,
. Daraus
CIC. Tusc. VII 36, 78 u. v. a.
47 A 8. ATHEN. XII 519 B [I 423. 35]
AEL. V. H. XII 15
.
[I 423. 40]
. Vgl.
A 10.
47 A 9. ATHEN. XII 545 A [I 424. 1 App.] '
[fr. 15 FHG II 276]
,
,
[I
424. 5 App.] .
.
. Die Widerlegung des Polyarchos, die
bei Ath. nicht mehr erhalten ist, benutzt, wie Anklnge an
Arist. N. Eth. 12 zeigen, zu seiner Fiktion CIC. Cat. m. 12,
39 [I 424. 10] accipite enim, optimi adulescentes, veterem
orationem Archytae Tarentini, magni inprimis et praeclari viri,
quae mihi [Cato spricht] tradita est, cum essem adulescens
Tarenti cum Q. Maximo. nullam capitaliorem pestem quam
voluptatem corporis hominibus dicebat a natura datam, cuius
voluptatis [I 424. 15] avidae libidines temere et ecfrenate ad
potiendum incitarentur. (40) hinc patriae proditiones, hinc
rerum publicarum eversiones, hinc cum hostibus clandestina
colloquia nasci; nullum denique scelus, nullum malum facinus
esse, ad quod suscipiendum non libido voluptatis inpelleret:
stupra vero et adulteria et omne tale flagitium nullis excitari
aliis inlecebris nisi voluptatis. [I 424. 20] cumque homini sive
natura sive quis deus nihil mente praestabilius dedisset, huic
divino muneri ac dono nihil tam esse inimicum quam
voluptatem. (41) nec enim libidine dominante temperantiae
locum esse neque omnino in voluptatis regno virtutem posse
consistere. quod quo magis intellegi posset, fingere animo
iubebat tanta incitatum aliquem voluptate corporis [I 424. 25]
quanta percipi posset maxima: nemini censebat fore dubium
quin tam diu, dum ita gauderet, nihil agitare mente, nihil
ratione, nihil cogitatione consequi posset. quocirca nihil esse
tam detestabile tamque pestiferum quam voluptatem, si quidem
ea, cum maior esset atque longior, omne animi lumen
extingueret. haec cum C. Pontio Samnite patre eius, a quo
Caudino proelio [I 424. 30 App.] Sp. Postumius T. Veturius
consules [321 a. C.] superati sunt, locutum Archytam Nearchus
Tarentinus, hospes noster, qui in amicitia populi Romani
,
[I 425.
30] :
,
[I 426.
1]
,
,
:
.
[I 426. 5]
, ,
.
,
.
:
. [I 426. 10]
,
,
. , , .
,
,
:
. , , [I 426.
15] , , .
, :
. .
, ,
, ,
:
, , , .
[I 426. 20] , .
, , .
Zur Verdeutlichung wird eine moderne bersetzung und
Zeichnung Paul Gohlkes gegeben. Vgl. auch Hoppe
Mathematik und Astronomie im klass. Altert. [I 426. 25]
(Heidelberg 1911) S. 138. Gesucht sind zwei mittlere
Proportionale zu den gegebenen Strecken und . [I 426.
30]
ber als Durchmesser sei in der Grundebene der Kreis
gezeichnet, in ihn als Sehne = eingetragen, [I 426.
35] deren Verlngerung die Kreistangente des Punktes in
schneide. Ferner sei || gezogen. Man denke ber [I
426. 40] dem Halbkreis einen geraden Halbzylinder und
ber der Strecke einen Halbkreis in der Ebene des
Rechtecks [I 426. 45] () jenes Halbzylinders.
Wenn dieser Halbkreis um den Punkt [I 427. 1] (besser: um
die Achse ) gedreht wird und zwar in Richtung auf , so
la
1512 |
1512 |
1512 |
> 5/4
> 32/27
> 9/8
sol
1890 |
1792 |
1701 |
>
36/35
>
243/224
> 8/7
fa
1944 |
1944 |
1944 |
> 28/27
> 28/27
> 28/27
mi
2016 |
2016 |
2016 |
5/4 x 36/35 x 28/27 = 32/27 x 243/224 x 28/27 = 4/3
9/8 x 8/7x 28/27 = 4/3
4/3
47 A 17. PORPHYR. in Ptolem. harm. I 6 p. 107.
47 A 17. PORPHYR. in Ptolem. harm. I 6 p. 107 D. [I 429. 1]
Alcuni Pitagorici, secondo che raccontano Archita e , . ,
Didimo, dopo aver stabilito i rapporti degli accordi,
li paragonavano per determinare quali erano pi
perfetti, in questo modo. Prendevano, dei numeri che , [I 429.
costituiscono i rapporti degli accordi, quelli pi
5] , . . .
bassi, da essi chiamati numeri base, e li assegnavano '
agli accordi: poi da ciascuno dei numeri che
, '
,
. Vgl. B 1 I
433, 16. 434, 17ff. 435, 13; EUCLID. Sect. canonis Einl. VIII
128 Heiberg.
47 A 19b. QUINTIL. I 10, 17 A. atque Euenus etiam
subiectam grammaticen [I 430. 15] musicae putaverunt.
47 A 20. THEO SMYRN. p. 20, 19 .
.
, .
raggiunta, sempre ripetendo la domanda. E cos, trovandosi che
c' sempre qualche cosa ove pu giungere il bastoncino,
evidente che questo qualche cosa infinito. Ora, se esso
corpo, l'assunto dimostrato; se spazio, dato che lo spazio
ci in cui o pu essere un corpo, e che quando si parla delle
sostanze eterne s'ha da dire senz'altro che quello che in
potenza, anche cos sar dimostrato che infiniti sono corpo e
spazio.
47 A 25. APUL. apol. 15. E che dire dell'affermazione che per 47 A 25. APUL. Apol. 15 quid, quod nec ob haec debet
queste ragioni il filosofo non dovrebbe neppur guardarsi, mai, tantummodo philosophus speculum invisere nam saepe oportet
allo specchio? Anzi deve non solo guardare la propria
non modo similitudinem suam, verum [I 431. 10] etiam ipsius
immagine, ma anche esaminare le cause dell'immagine,
similitudinis rationem considerare: num, ut ait Epicurus [fr.
domandandosi se, come dice Epicuro [fr. 320; p. 221, 22; cfr. I 320; p. 221, 22; vgl. I 46 p. 10, 2 Usen.], profectae a nobis
46 p. 10, 2 Usener], le immagini, partendo da noi, come una
imagines velut quaedam exuviae iugi fluore a corporibus
specie di spoglie emananti dai nostri corpi con un flusso lieve, manantes, cum leve aliquid et solidum offenderunt, illisae
quando incontrano un corpo levigato e solido, colpendolo,
reflectantur et retro expressae contraversim respondeant an, ut
vengono riflesse, e, rimandate, corrispondono, in senso
alii philosophi disputant, radii nostri seu mediis oculis
contrario, ai nostri corpi; o se siano, come sostengono altri
proliquati [I 431. 15] et lumini extrario mixti atque ita uniti, ut
filosofi, raggi nostri, che o partono dai nostri occhi e si
Plato [Tim. 64 A] arbitratur, seu tantum oculis profecti sine
mescolano e s'uniscono con la luce esterna, al modo che pensa ullo foris amminiculo, ut Archytas putat.
Platone [Tim. 64 A], o partono dai nostri occhi ma senza
trovare al di fuori alcun incremento, secondo che pensa
Archita.
47 A 26. Aus spter (neupythagoreischer ?) berlieferung
stehen bedenkliche Mitteilungen ber des 'Architas'
Berechnung des rechtwinkligen und stumpfwinkligen Dreiecks,
die mensa Pythagorea (abacus) u. dgl. bei [I 431. 20]
[BOTH.] Ars geom. p. 393, 7; 408, 14; 412, 20; 413, 22; 425,
23 Friedl. Ebenso ber die Tetraktys bei HONEIN (Sinnspr.
bers. von Loewenthal) c. 20 u. d. Namen Qitos (?).
B. FRAMMENTI GENUINI
B. ECHTE FRAGMENTE
ARMONICO
,
.
[I 436. 5 App.]
, .
,
, . '
. '
, ,
[I 436. 10 App.]
,
. '
,
.
47 B 3. STOB. flor. IV 1, 139 p. 88, 5. Dal libro di Archita
47 B 3 [7]. STOB. Flor. IV 1, 139 Hense
Sulla matematica: Bisogna... fanno torto altrui . IAMBL. de [I 436. 15 App.] ' . . . '.
comm. math. sc. 11 p. 44, 10. Perci Archita nel libro Sulle
IAMBL. de comm. math. sc.11 p. 44, 10 Fest. .
scienze matematiche dice: Bisogna... impossibile.
' . . . '.
quando i termini stanno in questo modo: come il primo sta al
secondo, cos il secondo sta al terzo. In questa proporzione il
rapporto tra i termini maggiori uguale a quello tra i termini
minori. La media subcontraria, che diciamo armonica, si ha
quando i termini stanno cos: di quanta parte di s il primo
termine supera il secondo, di altrettanta parte del terzo il
secondo supera il terzo. In questa proporzione il rapporto dei
termini maggiori maggiore del rapporto dei termini minori6*.
SULLA DECADE
47 B 5. THEO SMYRN. p. 106, 7. La decade compie
perfettamente il numero, contenendo in s tutta la natura del
pari e del dispari, del mosso e dell'immobile, del buono e del
cattivo. Di essa hanno trattato ampiamente Archita nel libro
Sulla decade e Filolao nel libro Sulla natura [44 B 11].
47 B 5. THEO SMYRN. p. 106, 7 Hill.
[I 438. 15]
,
.
[44 B 11]
.
SUL FLAUTO
47 B 6. ATHEN. IV 184 E. Anche molti Pitagorici hanno
esercitato l'auletica: cos Eufranore e Archita e Filolao e altri
non pochi. Eufranore lasci anche uno scritto Sul flauto: e
anche Archita.
SULLE MACCHINE
SCRITTI SPURI
[I 439. 1]
47 B 6. ATHEN. IV 184 E
, .
. '
. Vgl. B 1, I 434, 14. [I
439. 5] Doch s. , Chamaielon b. Ath. XIII 600
F und oben I 421, 29. 31.
Vgl. DIOG. VIII 82, I 421, 30.
47 B 7. VITRUV. praef. VII 14 non minus de machinationibus
[nmlich conscripserunt] uti Diades, Archytas, Archimedes,
Ctesibios, Nymphodorus, [I 439. 10 App.] Philo Byzantius etc.
Vgl. DIOG. VIII 82, I 421, 29.
47 B 8. VARRO de re r. I 1, 8 [daraus Colum. I, 1,7] qui
graece scripserunt [nmlich de re rustica] . . . de philosophis
Democritus physicus, Xenophon [I 439. 15] Socraticus,
Aristoteles et Theophrastus peripatetici, Archytas Pythagoreus.
UNECHTE SCHRIFTEN
Titel (s. Zeller III b 4 1191):
48. OCELLO
48 A 1. IAMBL. v. Pyth. 267 [58 A]. Lucani: Occelo ed
Occilo1*, fratelli... Occelo ed Eccelo, lucane.
48 [35a.] OKKELOS
[I 440. 1 App.]
. [so] [I 440. 10
App.] , ,
,
, '
.
48 A 3 a. SEXT. EMP. adv. math. X 316. Da cinque elementi 48 A 3a. SEXT. adv. math. X 316 (sc.
[fecero derivare] ogni cosa Occelo lucano ed Aristotele. Ch ai )
quattro elementi aggiungevano il quinto corpo, dotato di
[I 440. 15 App.]
movimento circolare, e dicevano che da questo sono le cose
celesti [Cfr. SCHOL. BASIL. 28 ed. Pasquali, Gtt. Nachr., . Vgl. SCHOL. in BAS. XXVIII ed. Pasquali
1910, p. 201].
Nachr. d. Gtt. Ges. 1910, 201.
48 A 4. DIOG. LAERT. VIII 80-1 [lettera di Archita a
48 A 4. DIOG. VIII 80-1 [geflschter Brief d. Archytas an
Platone, cfr. 47 A 1].
Platon, vgl. 47 A 1, I 421, 26]
Sono contento che tu sia guarito. Della tua guarigione ho
.
saputo dalla tua lettera e da Lamisco. Delle Note che mi chiedi . [I
mi sondato cura, e sono andato in Lucania, dove ho incontrato i 440. 20 App.]
discendenti di Ocello. Quello che egli scrisse sulla legge, sul .
regno, sulla piet e sulla genesi del tutto, l'ho avuto e te lo
mando. Il resto non l'ho potuto trovare; se lo trover, te lo
. . . (81)
mander.
Antwort Platons:
,
Cos Archita. Platone gli rispose cos:
[I 440. 25] .
( '
Platone saluta Archita. (81) Ho ricevuto con grandissimo
), ,
piacere le Note che mi hai mandate, e ne ho ammirato
. . .
moltissimo l'autore, che mi sembrato degno di quei suoi
Pitagorici. Ho trovato anche uno scritto di Ocello, di stirpe
lucana, intitolato Sulla natura del tutto; in esso egli non solo
dice che il tutto ingenerato e indistruttibile, ma anche
dimostra che il cosmo.
50. ICETA
50 [37]. HIKETAS
50 A 1. CICER. ac. pr. II 39, 123. Iceta siracusano, come dice
Teofrasto [phys. opin. fr. 18; Dox. 492], pensa che il cielo il
50 A 1. CIC. Acad. Pr. II 39, 123 [I 441. 28 App.] Hicetas
sole la luna e le stelle, e infine tutte le cose celesti, stiano fermi, Syracusius, ut ait Theophrastus [Phys. Opin. fr. 18, D. 492],
e che nel mondo soltanto la terra si muova; la quale terra,
caelum solem lunam stellas, supera denique [I 441. 30] omnia
rotando con grandissima celerit intorno al suo asse, d origine stare censet neque praeter terram rem ullam in mundo moveri:
a tutti quei fenomeni, che ci sarebbero se essa fosse ferma e il quae [I 442. 1] cum circum axem se summa celeritate
cielo si movesse [cfr. AT. III 13, 2].
convertat et torqueat, eadem effici omnia quae si stante terra
caelum moveretur. Vgl. AT. III 13, 2 [s. Zeile 23]. DIOG.
VIII 85 = 44 A 1 [I 398, 12].
50 A 2. AT. III 9, 1-2 [Dox. 376]. Talete e quelli che lo
50 A 2. AT. III 9, 1. 2 (D. 376) '
seguirono dicevano ch'esiste una sola terra, Iceta pitagorico
, [I 442. 5] ,
diceva che ce ne sono due, questa e l'antiterra.
.
51. ECFANTO
51 [38]. EKPHANTOS
[I 442. 6 App.]
51 A 1. HIPPOL. ref. I 15 p. 18 [Dox. 566]. Un certo Ecfanto,
di Siracusa, affermava che non possibile avere conoscenza
51 A 1. HIPPOL. Ref. I 15 p. 18 (D. 566, W. 18) zwischen
certa delle cose che sono, e che egli diceva quello che gli
Xenophanes und Hippon:
pareva il vero. Gli elementi primi, onde hanno origine le cose ,
sensibili, sono, diceva, indivisibili, e diversi tra loro per tre
. [I 442.
modi, per grandezza e per forma e per potenza: il loro numero 10 App.] ,
limitato, e <lo spazio> illimitato:1* i corpi son mossi non dal , .
loro peso o da urti, ma da una potenza divina che egli chiama [?] .
anima e mente. Che il cosmo dotato di mente, egli diceva, si , '
pu arguirlo dal fatto che, per la sua potenza divina, ha forma , .
di sfera: centro del cosmo la terra, che si muove intorno al
, '
suo asse in direzione d'oriente.
.
[I 442. 15] .
51 A 2. AT. I 3, 19 [Dox. 286]. Ecfanto siracusano diceva che 51 A 2. AT. I 3, 19 (D. 286) ,
[princpi] di tutte le cose [sono] i corpi indivisibili e il vuoto: ,
costui per primo disse che sono corporee le monadi dei
[nmlich ]
Pitagorici.
.
51 A 3. AT. II 1, 2 [Dox. 327]. Talete Pitagora Empedocle
51 A 3. AT. II 1, 2 (D. 327)
Ecfanto Parmenide... [dissero] uno il cosmo.
. . . [I 442. 20 App.] .
51 A 4. AT. II 3, 3 [Dox. 330]. Ecfanto [disse] che il cosmo 51 A 4. AT. II 3, 3 (D. 330) .
costituito di atomi, e governato da un'intelligenza.
, .
51 A 5. AT. III 13, 3 [Dox. 378]. Eraclide Pontico ed Ecfanto 51 A 5. AT. III 13, 3 (D. 378)
siracusano dicono che la terra mossa, ma non per traslazione, ,
s invece per rotazione: essa gira, dicono, intorno al proprio
, ,
asse come una trottola, da occidente verso oriente.
[I 442. 25] '
.
52. SENOFILO
52 [39]. XENOPHILOS
54 A 1. IAMBL. V. P. 127
56 A 1. IAMBL. v. Pyth. 267. Di Posidonia Atamante, Simo. 56 A 1. IAMBL. V. P. 267 p. 191, 8 N. [I 444. 32 App.]
, .
56 A 2. PORPHYR. v. Pyth. 3. Cancellato
56 A 2. PORPHYR. V. P. 3 [nach dem Epigramm oben I 98, 12] '
l'epigramma e impadronitosi del canone, il musico [?]
Simo lo pubblic come proprio. Sette erano le
[I 445. 1 App.]
58 A 1. IAMBL. V. P. 267
,
[I 446. 10
App.] .
, , , , ,
, , , ,
[s. I 442, 6], [s. I 441, 9],
, , , ,
, [?], , ,
, , , [s. I 103,
12], , , [s. I
210, 12], , [s. I 102, 18. 111,
24], [I 446. 15 App.] .
[s. I 106, 21], [s. I 112,
29], [s. I 112, 30], ,
, , , ,
, , , ,
, , ,
, , , ,
[s. I 419, 21], , ,
, , ,
, , , ,
, [I 446. 20 App.] ,
, , , ,
, , .
[s. I 276, 18].
[s. I 217, 18].
[s. I 398, 1],
[s. I 419, 21], [s. I 421, 17],
[s. I 448, 3], , [s.
I 445, 9], , , ,
, , , ,
, [I 446. 25 App.] [s. I
420, 24], , , ,
, , [s. I 420, 24],
, , [vgl. I
448, 1], , , [s. I
216, 10], , , ,
, , ,
[s. I 443, 33], , ,
[vgl. ob. Z 12], , ,
, , , [I 446. 30
App.] . [?]
[Stob. Flor. 1, 115 H.], [s. I
107, 16], , , ,
[s. I 375, 12], , ,
[I 447. 1 App.] , ,
, . ,
, , . ,
, , , ,
, [I 441, 9 gehrt in Z. 4],
, , .
[?], [vgl. I 283, 3 ?],
, , , [I 447. 5 App.]
, , ,
, . ,
, , , , ,
. [I 440, 1]
, , .
. ,
, , , ,
. ,
, . [I 447.
10 App.] . ,
, , ,
, , ,
[?], , [I 420, 24],
, .
, , [I 444, 15],
[I 258, 11], , ,
, , [I 385, 1],
, , ,
, . [I 448. 1]
, [I 442, 12],
, [I 443, 13].
, , , .
[I 443, 27],
[vgl. E 1 V. 15], , [I
397, 15]. [nicht = 29 A
4] , , , [I 442,
26] . [I 448. 5 App.] ,
. .
. .
. .
,
,
, ,
, [I 448. 10
App.]
,
[I 106, 21],
,
,
,
, ,
, [?] ,
, ,
[I 448. 15 App.]
.
B. PITAGORICI ANONIMI
B. ANONYME PYTHAGOREER
sia, se non si sa che cosa essa sia (e lo stesso si deve dire delle , ' ).
altre conoscenze). N bisogna dimenticare chi ne ha gi
'
parlato. / [ARISTOT.] m. mor. A 1. 1182 a 11. Fu Pitagora il . / [ARISTOT.] M. Mor. A 1. 1182 a 11
primo a trattare della virt: ma non ne tratt bene. Ch,
,
riferendo le virt ai numeri, non le esamin convenientemente.
La giustizia non un numero uguale, preso un ugual numero di
volte. ARISTOT. metaph. M 4. 1078 b 21. Prima avevano
. ARISTOT. metaph. M 4.
cercato di definire le cose i Pitagorici; e per definire s'erano
1078 b 21 ,
serviti dei numeri (ad esempio, che cos' l'opportunit, che cosa , [I 452. 25]
la giustizia, che cosa le nozze2*); lui [Democrito] invece
, [Demokrit] '
cercava, a ragione, la sostanza. ARISTOT. eth. Nic. E 8. 1132 . ARISTOT. Eth. Nic. E 8. 1132 b
b 21. Alcuni pensano che la giustizia sia contraccambio. Cos 21 ,
dicevano i Pitagorici che definivano la giustizia appunto
soltanto come contraccambio di quello che uno ha avuto.
. Zur vgl.
auch SEXT. adv. math. VII 95ff.
58 B 5. ARISTOT. metaph. A 5. 986 a 15 [cfr. 44 B 15]. Pare 58 B 5. ARISTOT. metaph. A 5. 986 a 15 [I 452. 30 App.]
che anche costoro, che pensavano che principio fosse il
[vgl. 44 B 15]
numero, pensassero il principio sia come materia e sia come
qualit accidentale e condizione delle cose che sono. Elementi ,
del numero ponevano il pari e il dispari, l'uno pensato come
, , ,
infinito e l'altro come limitato;3* l'unit la consideravano
' (
derivante da entrambi4* (dicevano quindi che essa pari e
), ' , ,
dispari); e dall'unit pensavano che nascesse il numero e che , .
nei numeri consistesse, come ho detto, tutto il mondo.
[I 452. 35 App.]
Altri Pitagorici5* dicevano che i principi sono dieci, quelli che
secondo la serie son detti: limite e illimitato, dispari e pari, uno
e molteplice, destro e sinistro, maschio e femmina, fermo e
mosso, diritto e curvo, luce e tenebre, buono e cattivo, quadrato
e rettangolo. Similmente pare che pensasse anche Alcmeone di [I 452. 40]
Crotone [24 A 3], sia che questo pensiero l'accogliesse lui da
essi, sia che l'accogliessero essi da lui: ch Alcmeone fior
quando Pitagora era vecchio, e parl in modo simile ad essi.
Dice che di due modi la maggior parte delle cose umane; e
intende parlare delle contrariet, che non definisce come i
[I 452. 45]
Pitagorici, ma prende a caso: ad esempio, bianco e nero, dolce .
e amaro, buono e cattivo, grande e piccolo. Costui dunque delle [I 453. 1 App.]
varie contrariet parl buttando gi quel che gli veniva, senza [24 A 3] '
distinzione: i Pitagorici invece dissero quante e quali esse
erano. Comunque, l'uno e gli altri sono d'accordo in questo, che
i contrari son princpi delle cose che sono: quanti e quali essi , .
siano, soltanto i Pitagorici hanno detto. Ora, come si possano , [I
ricondurre tali cause a quelle di cui ho parlato, non chiaro:
453. 5]
perch essi non ne hanno discorso con nitidezza; sembra
, , ,
tuttavia che pongano gli elementi nel genere della materia;
, .
perch dicono che compongono e formano la sostanza essendo ,
immanenti ad essa.
.
, , .
Per quello che riguarda gli antichi che dicevano essere pi
[I 453. 10 App.]
d'uno gli elementi della natura, basta conoscere quello che
hanno pensato. Alcuni per, parlando del tutto, hanno mostrato , '
di concepire come una la natura, se pure non tutti nello stesso , '
modo, per essersi gli uni espressi meglio e gli altri peggio, e
.
per aver gli uni parlato in modo pi conveniente, gli altri in
modo meno conveniente a quello che la natura. Perch,
supponendo uno l'ente, non hanno fatto come alcuni fisiologi
che dall'uno fanno nascere le cose come da materia, ma hanno [I 453. 15]
,
parlato in altro modo, ch quelli aggiungono il movimento e
parlano della generazione del tutto, questi dicono che l'uno .
immoto.
, '
, ,
.
58 B 6. ARISTOT. eth. Nic. A 4. 1096 b 5. Pi persuasivo il 58 B 6. ARISTOT. Eth. Nic. A 4. 1096 b 5 [I 453. 20]
discorso dei Pitagorici, che mettono l'uno nella serie dei beni. ' ,
.
58 B 7. ARISTOT. eth. Nic. B 5. 1106 b 29. Il male, come
58 B 7. ARISTOT. Eth. Nic. B 5. 1106 b 29
pensavano i Pitagorici, partecipa dell'infinito, il bene del
, , '
limitato.
.
58 B 8. ARISTOT. metaph. A 5. 987 a 9. Ordunque, fino agli 58 B 8. ARISTOT. metaph. A 5. 987 a 9
Italici e prima di essi, gli altri ne hanno parlato oscuramente, [I 453. 25 App.]
tranne in questo che, come dicemmo, hanno usato due specie di , , ,
cause, pur considerando gli uni unica e gli altri duplice una di ,
queste, quella ond' il movimento. Nello stesso modo hanno
,
pensato che due sono le cause i Pitagorici,6* ma essi hanno in
pi pensato, e in questo la loro singolarit, che il limitato e
, ,
l'infinito e l'uno non siano attributi d'altre sostanze, come il
,
fuoco e la terra e qualunque altra cosa simile a queste, ma che , [I 453.
lo stesso illimitato e lo stesso uno siano sostanza delle cose che 30] , '
da essi sono predicate: e che perci il numero sia sostanza di
tutte le cose. Tale era dunque il loro pensiero su questo: quanto .
poi alla causa formale, cominciarono s a parlarne, e a definire, ,
ma lo fecero con troppa ingenuit. In verit definivano
, ' .
superficialmente, e il primo termine cui s'addiceva una
,
definizione, quello dicevano che la sostanza della cosa: come , ' [I 453. 35]
se uno pensasse essere la stessa cosa il doppio e il due, perch ,
il due il primo termine cui s'addice la definizione di doppio. ,
Ma essere due ed essere doppio sono cose diverse: se no l'uno . '
sarebbe molte cose: e questo appunto accadeva loro di dire
. , , .
[cfr. anche B 5. 1002 a 8].
Vgl. ebend. anche B 5. 1002 a 8.
58 B 9. ARISTOT. metaph. M 6. 1080 b 16. Anche i Pitagorici 58 B 9. ARISTOT. metaph. M 6. 1080 b 16
pensano che il numero sia d'un modo solo, e cio [numero]
' , [I 453. 40] [nmlich
matematico: se non che non lo considerano separato dalle cose, ], '
ma dicono che da numeri sono composte le sostanze
.
percepibili. Di numeri infatti compongono l'intero cielo; ma
, ,
non di numeri formati da unit senza grandezza,7* ch essi
attribuiscono grandezza alle unit. Quanto alla prima unit
, .
dotata di grandezza, come essa sia composta, sembra che non
sappiano dire.
58 B 10. ARISTOT. metaph. M 8. 1083 b 8. Il modo [di
58 B 10. [I 454. 1] ARISTOT. metaph. M 8. 1083 b 8
concepire il numero] dei Pitagorici comporta meno difficolt di
quelle di cui ho parlato finora, ma ne comporta altre sue
, .
proprie. Perch, se il concepire il numero come non separato
elimina molte difficolt, assurdo tuttavia dire che i corpi sono ,
composti di numeri e concepire nello stesso tempo questi
, [I
numeri come matematici. infatti errato parlare di grandezze 454. 5] . '
indivisibili: e d'altra parte, se sono soprattutto in questo modo ,
[come grandezze], almeno le unit non hanno grandezza. Ora, . '
com' possibile che una grandezza sia composta di indivisibili? ; '
E tuttavia il numero formato da unit.8* Essi invece dicono .
che il numero le cose che sono, o almeno applicano i loro
teoremi ai corpi, come se i numeri fossero dei corpi.
.
58 B 11. ARISTOT. metaph. 7. 1072 b 30. Errano quanti
58 B 11. ARISTOT. metaph. 7. 1072 b 30 [I 454. 10]
credono, come i Pitagorici e Speusippo, che il sommo della
, ,
bellezza e del bene non sia nel principio, per il fatto che i
,
principi sono causa anche degli animali e delle piante, e dicono ,
che il bello e il compiuto sono in ci che deriva dai princpi.9* , .
58 B 12. ARISTOT. metaph. A 6. 987 b 10. [Platone] cambi 58 B 12. ARISTOT. metaph. A 6. 987 b 10
soltanto il nome, usando quello di partecipazione. Perch i
[Platon]. [I 454. 15]
Pitagorici dicono che le cose sono per imitazione dei numeri, ,
" ,
. ,
[I 456. 10 App.]
, .
. ,
,
.
".
58 B 22. ARISTOT. metaph. A 8. 989 b 29 [I 456. 15 App.]
58 B 26. ARISTOT. metaph. N 3. 1091 a 13. N ci pu essere 58 B 26. ARISTOT. metaph. N 3. 1091 a 13
dubbio su questo, se i Pitagorici pensino che ci sia generazione. ,
Perch dicono chiaramente che, una volta costituitosi l'uno, o
da superfici o da colore o da seme o da altra cosa ancora, ch , [I 457. 15 App.] ' '
su questo sono incerti, subito dopo le parti dell'infinito pi
' ' ,
vicine all'uno furono attratte e limitate dal limite. Ma, dato che
dicono della generazione e vogliono parlare della natura, la
. '
loro dottrina bisogna esaminarla quando si fanno ricerche sulla , ,
natura, e intanto, in questa ricerca, lasciarla da parte... Della
...
generazione del dispari non parlano, perch, evidentemente,
, .
per essi la generazione del pari.
58 B 27. ARISTOT. metaph. N 6. 1092 b 26. Si potrebbe
58 B 27. ARISTOT. metaph. N 6. 1092 b 26 [I 457. 20]
domandare in che consiste il bene che viene dai numeri,
'
quando una mescolanza sia fatta in un numero o razionale o
,
dispari. Ora non affatto vero che l'idromele sia pi giovevole .
alla salute quando mescolato in modo da dare tre volte tre;
,
ma forse, quando contiene acqua, e non importa in che
,
rapporto, giova pi che quando, puro, esprimibile in un
,
numero. Inoltre nei miscugli il rapporto per addizione, non , [I 457. 25 App.] , '
per moltiplicazione: per esempio, tre parti e due parti, e non tre . .
volte due. Ch nelle moltiplicazioni i termini devono essere
'
dello stesso genere; ad esempio, nella serie AB divisore
.
dev'essere A, nella serie EZ dev'essere ; in modo,
, . '
insomma, che tutti i termini siano divisi dallo stesso termine. , ,
Non ci potr pertanto essere un numero del fuoco come BE Z . ' '
e un numero dell'acqua come due volte tre. 17* Che se poi
[I 457. 30] , ;
ogni cosa partecipa del numero, allora molte cose saranno
,
identiche, avendo questa e quella lo stesso numero. Si pu
,
dunque dire che la causa d'una cosa il numero, e che per esso ,
la cosa ? O non oscuro tutto questo? Ad esempio, c' un
, ; ,
numero dei movimenti del sole, e ce n' uno dei movimenti
' ,
della luna, e uno della vita e dell'et di ciascun animale. Ora
che cosa pu impedire che alcuni di questi numeri siano
. ' [I 457. 35 App.]
quadrati, altri cubi e uguali, altri doppi? Nulla; e anzi tra questi ,
numeri devono volgersi tutte le cose se partecipano per
, .
necessit del numero e c' la possibilit che cose diverse
; ,
cadano sotto lo stesso numero. Sicch se alcune cose hanno lo , ,
stesso numero, esse, avendo numero della stessa specie,
( , ' ), . ' ,
saranno identiche tra loro: ad esempio, il sole e la luna
,
potranno essere la stessa cosa. Ma perch poi i numeri devono ; [I 457. 40]
essere cause? Sette sono le vocali, sette le corde che formano la ,
scala musicale, sette le Pleiadi, in sette anni gli animali
; [I 458. 1 App.] ,
mettono i denti (alcuni s e alcuni no), sette erano i guerrieri
. ,
che assalirono Tebe. Ora, costoro furono sette o la Pleiade
, . ,
formata di sette stelle, perch questo numero ha la natura che . '
ha, o non piuttosto quelli furono sette perch sette erano le
, ' ,
porte, e la Pleiade ha sette stelle, perch tante ne contiamo noi? ' , [I
Perch, per esempio, nell'Orsa, alcuni contano dodici stelle e 458. 5 App.] , '
altri di pi. Dicono poi anche che le consonanti doppie , '
sono accordi, e che sono tre perch tre sono gli accordi. E non .
pensano che potrebbero essere moltissime; basta, per esempio, , ,
usare un segno solo per e . Se poi dicono cos perch
. ,
ciascuna di queste consonanti doppia delle altre, e oltre ad
, ,
esse non ci sono altre consonanti doppie, la ragione che tre '
sono i luoghi onde escono le consonanti, e che alla consonante , [I 458. 10 App.] .
di ciascun posto s'aggiunge il sigma; per questa ragione, e non
perch gli accordi sono tre, le consonanti doppie sono tre:
, []
infatti gli accordi sono pi di tre, e le consonanti doppie non
, [?] .
possono essere di pi. Costoro sono appunto simili agli antichi ,
interpreti d'Omero, i quali scorgevano le somiglianze piccole e ' , .
trascuravano quelle grandi. Alcuni dicono che ci son molte
'
altre somiglianze di tal modo: ad esempio, sono simili le corde [I 458. 15] ,
di mezzo e il verso epico, perch quelle sono l'una di otto e
,
l'altra di nove misure, questo di diciassette sillabe, nove nella [I 459. 1 App.] '
destra e otto nella sinistra. E dicono che la distanza dall'A all'
la stessa che tra la nota pi bassa e la nota pi alta del
.
flauto, il cui numero lo stesso che esprime l'interezza del
,
cielo: s'osservi per che di tali somiglianze nessuno farebbe
, [ ]
fatica a trovarne altre, e a dirle poi esistenti nelle cose eterne in . [I
quanto sono anche nelle cose corruttibili. Ma le propriet che si 459. 5]
lodano o si condannano nei numeri, e in generale le propriet .
degli enti matematici, se, quando sono considerate (come da
, ' ,
alcuni sono considerate) cause della natura, sfuggono a chi
considera i princpi come diciamo noi (perch nessuna d'esse , , ,
causa in nessuno dei modi che abbiamo definito parlando dei , .
princpi), tuttavia mostrano talvolta che il bene esiste, e che
nella serie delle cose belle stanno il dispari, il diritto, l'uguale
[le potenze di alcuni numeri];18* (stanno insieme, infatti, le
stagioni e un tal numero). E anche tutte le altre conclusioni che
traggono dai teoremi matematici hanno questa possibilit.
Perci sembra che si tratti di coincidenze: perch accidenti ci
sono, ma sono comuni a cose diverse; la qualit fondamentale
invece una per ciascuna categoria dell'ente, e le qualit
fondamentali sono analoghe tra di loro: ad esempio, quello che
il diritto per la lunghezza, il piano per la superficie, e forse
il dispari per il numero, e il bianco per il colore.
58 B 28. ARISTOT. phys. 4. 203 a 1. Tutti quelli che si sono 58 B 28. ARISTOT. phys. 4. 203 1 [I 459. 10 App.]
occupati seriamente di tale ricerca, hanno discorso dell'infinito,
e tutti l'hanno considerato un principio delle cose che sono.
Alcuni, come i Pitagorici e Platone, credono che l'infinito sia ,
principio per se stesso, non come attributo di altro, ma come
' ,
sostanza esso medesimo: con questa differenza, che i Pitagorici , ' .
pensano che sia nelle cose sensibili (ch non pensano al
(
numero come a cosa separata), e che infinito sia anche ci che ), [I 459. 15]
fuori del cielo, e Platone invece pensa che fuori non ci sia
...
alcun corpo sensibile, e neanche le idee che non sono in nessun
luogo, e che l'infinito sia nelle cose sensibili e nelle idee. Poi '
essi dicono che l'infinito il pari: perch questo, accolto e
limitato dal dispari, quello che d infinit alle cose. Una
prova di questo si trova, per essi, in ci che accade nei numeri: , . Vgl. PLUT. (?) STOB. Ecl.. I pr. 10 p. 22,
se si pongono i gnomoni intorno all'uno, e, separatamente,
16 W. [I 459. 20 App.]
intorno al due, in questo caso l'aspetto della figura sempre
diverso, in quello sempre lo stesso. STOB. ecl. I pr. 10 p. 22,
16. Se si dispongono intorno all'uno i gnomoni dispari
, . SIMPL.
successivi, la figura che ne risulta sempre un quadrato: se
Phys. (z. d. St.) 455, 20 [die Pythagoreer]
invece si dispongono nello stesso modo i gnomoni pari, le
,
figure che ne risultano sono sempre di lati disuguali e diverse, e , ,
non quadrate: nessuna uguale un ugual numero di volte.
[I 459. 25]
SIMPLIC. phys. 455, 20. Costoro [i Pitagorici] dicevano che il '
numero pari infinito, perch ogni numero pari, come
...
spiegano gli esegeti, si divide in parti uguali, e ci che si divide ' '
in parti uguali infinito per dicotomia, la divisione in parti
' .
uguali potendo procedere all'infinito: il dispari invece,
aggiungendosi al pari, lo limita, impedendo la divisione in parti
uguali. chiaro che questa divisione, che procede all'infinito,
la pensavano nelle grandezze, non nei numeri.
58 B 29. ARISTOT. phys. 5. 204 a 29. L'infinito dunque
58 B 29. ARISTOT. Phys. 5. 204 a 29
come attributo. Ma, se cos, abbiamo detto che non si pu
. ' ,
dire principio, dovendosi dire principio quello di cui esso
, ' , [I
attributo: l'aria, ad esempio, o il pari. Sicch sbagliano quelli 459. 30 App.] .
che parlano come parlano i Pitagorici, i quali nello stesso
tempo dicono che l'infinito sostanza e lo dividono.
.
.
'
...
[I 462. 1]
,
,
, , , [I
462. 5] .
, '
.
, .
58 B 37 a. ARISTOT. de cael. B 13. 293 b 18. Non tutti
58 B 37 a. ARISTOT. de caelo B 13. 293 b 18 '
pensano nello stesso modo: alcuni dicono che la terra non nel [I 462. 10] [nmlich
centro dell'universo, ma ruota intorno ad esso; n solo la terra, ], , ,
ma anche l'antiterra.
.
58 B 37 b. ARISTOT. meteor. A 8. 345 a 13. G Dei cosiddetti 58 B 37 b. ARISTOT. Meteor. A 8. 345 a 13 [c. 41, 10 I 394,
Pitagorici, alcuni dicono che la via lattea una strada; e c' chi 25] G
aggiunge che la via un tempo percorsa da uno degli astri
,
caduto nella rovina che si dice avvenuta ai tempi di Fetonte,
,
altri che la via un tempo percorsa dal sole stesso nel suo moto
circolare, e che fu arsa o ebbe qualche altra vicenda quando il
sole la percorreva. /
. /
58 B 37 c. AT. III 1, 2 [Dox. 364]. Alcuni Pitagorici dissero 58 B 37 c. AT. III 1, 2 (D. 364)
che la via lattea dovuta all'incendio di un astro, il quale,
[die Milchstrae]
caduto dal suo posto, bruci il luogo che attraversava
, ' [I 462. 15]
movendosi di moto circolare, durante l'incendio di Fetonte.
Altri dissero che la strada inizialmente percorsa dal sole. Altri
che un'immagine riflessa del sole, i cui raggi sarebbero
' .
respinti dal cielo, fenomeno identico a quello che si osserva
nelle nuvole quando c' l'arcobaleno.
,
.
58 B 38. ARISTOT. de cael. 1. 300 a 14. La medesima cosa 58 B 38. ARISTOT. de caelo 1. 300 a 14 '
accade a quelli che vogliono il cielo composto di numeri. C' [I 462. 20]
infatti chi dice, come alcuni Pitagorici, che la natura
,
composta di numeri. Ora evidente che i corpi fisici hanno
.
peso e leggerezza, e che le unit non possono, unendosi, dar
,
origine a un corpo, n avere peso.
.
58 B 39. ARISTOT. de an. A 3. 407 b 20. Altri cercano
58 B 39. ARISTOT. de anima A 3. 407 b 20
soltanto di dire di che modo l'anima, senza aggiunger nulla ,
sul corpo che deve riceverla, come se fosse possibile quanto
, [I
dicono i miti pitagorici, che qualsiasi anima pu entrare in
462. 25]
qualsiasi corpo.
.
58 B 40. ARISTOT. de an. A 2. 404 a 16. Lo stesso senso pare 58 B 40. ARISTOT. de anima A 2. 404 a 16
che abbia anche quello che dicono i Pitagorici. Alcuni di essi
dissero infatti che anima sono le particelle di pulviscolo che si
trovano nell'aria, altri che anima quello che le muove. Cos , .
dissero, evidentemente perch le particelle si muovono
, [I 462. 30] ,
continuamente, anche quando l'aria completamente ferma.
.
58 B 41. ARISTOT. pol. 5. 1340 b 18. Per questo molti
58 B 41. ARISTOT. Polit. 5. 1340 b 18
filosofi dicono che l'anima armonia o che ha in s armonia. , '
[cfr. ARISTOT. de an. A 4. 407 b 27; 44 A 23].
. Vgl. ARISTOT. de anima A 4. 407 b 27; [44 A 23].
58 B 42. ARISTOT. de sens. 3. 439 a 30. Il colore o nel
58 B 42. ARISTOT. de sens. 3. 439 a 30
limite o il limite: per questo appunto i Pitagorici chiamavano .
colore la superficie.
.
58 B 43. ARISTOT. de sens. 3. 445 a 16. Non vero quello 58 B 43. ARISTOT. de sens. 3. 445 a 16 [I 462. 35 App.]
secondo la sua posizione rispetto al sole. E l'antiterra, che si
muove intorno al centro e segue la terra, noi non la vediamo
perch sempre s'interpone il corpo della terra... I pi genuini
appartenenti alla scuola dicono che il fuoco centrale la
potenza creatrice che dal centro d vita a tutta la terra, e
riscalda le parti che di volta in volta si raffreddano. Perci
alcuni lo chiamano torre di Zeus, come lo stesso Aristotele
riferisce nel libro SuiPitagorici, altri custodia di Zeus, come
ancora scrive in quest'opera, altri trono di Zeus, come altri
riferiscono. E dicevano che la terra un astro in quanto
anch'essa artefice del tempo, come quella ch' causa dei
giorni e delle notti; al giorno d infatti origine la parte rivolta
verso il sole e illuminata da esso, alla notte la parte che sta nel
cono d'ombra da essa originata. Antiterra, e anche terra eterea i
Pitagorici chiamavano la luna.
[I 472. 10 App.]
complotto di Finzia contro di lui: i presenti avevano
confermato l'accusa, e lo sdegno era stato ben simulato. Finzia, , ,
raccontava Dionisio, s'era stupito per quel discorso: ma dopo ,
che lui stesso aveva dichiarato che le prove erano sicure e che
egli doveva subire la pena capitale, aveva chiesto che, se cos .
. ,
era stato deciso, gli fosse concesso il resto del giorno per
mettere in ordine gli affari suoi e quelli di Damone (perch lui ,
, [I 472. 15]
e Damone vivevano insieme, e per la gran parte
l'amministrazione se l'era assunta Finzia, ch'era il pi vecchio): ,
aveva dunque domandato d'essere lasciato andare, e aveva dato , '
come mallevadore Damone. (236) Dionisio, meravigliato,
, '
aveva domandato se c'era mai un uomo disposto a farsi
.
mallevadore della morte d'un altro; e poich Finzia aveva
, . (236)
risposto di s, era stato chiamato Damone; e Damone,
, [I 472. 20]
informato di quello ch'era avvenuto, aveva accettato di farsi
,
garante e di restar li fino al ritorno di Finzia. Quindi, mentre
lui, Dionisio, era stato colpito da questo fatto, gli altri, quelli .
,
che avevano voluto mettere Finzia alla prova, avevano
,
cominciato a farsi beffe di Damone che sarebbe rimasto nei
guai, e a chiamarlo per derisione la cerva espiatoria. Ma ecco . ,
che, quando il sole stava per tramontare, Finzia era tornato, per
[I 472. 25
lasciarsi uccidere; e tutti s'erano stupiti ed erano come
App.] . '
soggiogati. Raccontava quindi Dionisio che egli li aveva
abbracciati e baciati, e aveva chiesto che lo accogliessero tra
, '
loro come terzo amico, ma che essi non avevano voluto, per
. ' , ,
quanto li pregasse, accondiscendere.
(237) Questo Aristosseno racconta, e dice d'averlo saputo da
Dionisio stesso. Dicono anche che i Pitagorici erano pronti a , ,
prestare aiuto a quelli che non conoscevano e neppure avevano , '. (237)
' [I 472. 30 App.]
mai visti, quando avevano qualche indizio che erano della
. ,
stessa scuola; e questo rende credibile quel detto, che gli
uomini dabbene, anche se abitano nei luoghi pi lontani, sono
,
amici ancor prima di conoscersi e di aver parlato tra di loro.
, '
Raccontano, per esempio, che un pitagorico, che stava
compiendo da solo un lungo viaggio, si ferm in un albergo, e ' , '
l, colpito da una malattia lunga e grave, in un certo momento
si trov senza denari. (238) L'oste tuttavia, o per compassione o , [I 472.
35 App.] .
per ospitalit, continu a dargli tutto quello di cui aveva
bisogno, senza risparmiare n fatica n spesa. Aggravatasi la
malattia, il pitagorico, gi sul punto di morire, scrisse in una
tavoletta un segno di riconoscimento e raccomand
,
all'albergatore che, se egli moriva, appendesse la tavoletta
davanti alla porta nella strada, e stesse attento se nessuno
, ' . (238)
riconoscesse il segno: diceva che chi l'avesse riconosciuto lo ,
avrebbe rimborsato di quanto aveva speso, ed egli avrebbe
, , [I 472. 40]
avuto gratitudine per lui. L'albergatore, come quello mor, lo .
seppell ed ebbe cura del suo corpo, bench non avesse alcuna ,
speranza di riavere quanto aveva speso, e tanto meno d'ottenere [I 473. 1 App.] ,
un premio da uno che riconoscesse il segno della tavoletta. E , ,
tuttavia, meravigliato per la raccomandazione, volle fare la
,
prova, ed esporre la tavola in pubblico. Pass molto tempo, e ,
finalmente un pitagorico, che passava di l, si ferm e cap chi , .
aveva fatto il segno, e si inform di quanto era avvenuto, e
all'albergatore dette molto pi denaro che egli non avesse
, [I 473. 5]
speso. (239) Raccontano ancora che Clinia di Taranto, venuto a ,
sapere che Proro di Cirene [54], uno zelante osservatore dei
.
precetti di Pitagora, correva il pericolo di perdere tutti i suoi
,
averi, mise insieme una certa quantit di denaro, e pass a
.
Cirene, e riassest gli affari di Proro senza preoccuparsi della
perdita che subiva, e per di pi affrontando il pericolo di una ,
traversata per mare.E raccontano che allo stesso modo Testore [I 473. 10]
di Posidonia, solo per aver sentito dire che Timarida di Paio era .
un pitagorico, quando costui da ricchissimo che era cadde in
indigenza, and a Paro con molto denaro e gli ricomper tutto (239) ,
quello che un tempo aveva posseduto. Cfr. IAMBL. v. Pyth.
[c. 54],
127. Dionisio gli raccontava questo, e la storia di Finzia e
, ,
Damone, e di Platone e Archita, e di Clinia e Proro [cap. 54, 3].
E ancora gli raccontava di Eubulo di Messina, che era stato
,
preso da pirati etruschi mentre per mare ritornava in patria, e da , [I
questi fatto sbarcare in Etruria; e che l'etrusco Nausitoo,
473. 15 App.] .
pitagorico, avendo saputo ch'egli era discepolo di Pitagora, lo
sottrasse ai pirati e lo rimand con buona scorta a Messina. E ,
che quando i Cartaginesi stavano per mandare in un'isola
,
deserta pi di cinquemila soldati mercenari, il pitagorico
,
cartaginese Milziade, essendo venuto a sapere che tra essi era il ,
pitagorico Poside argivo, and da lui e gli consigli, pur senza . Vgl. IAMBL. V. P. 127 (nach groer
svelargli quanto stava per accadere, di tornare al pi presto in Lcke). [I 473. 20] [Aristoxenos]
patria, e lo imbarc su di una nave di passaggio, dandogli
[der jngere Dionysios in Korinth]
anche il denaro per il viaggio, e lo salv in tal modo dal
, ,
pericolo.
[s. oben c. 54, 3]
,
, ,
, [I 473. 25 App.]
'
.
, ' ,
,
,
,
, [I 473. 30 App.]
' ,
.
58 D 8. IAMBL. v. Pyth. 200-13. (200) Questo dicevano, per 58 D 8. IAMBL. V. P. 200-13
quanto si tramanda, dell'opinione. Che stolto dar ascolto a
.
qualsiasi opinione e di qualsiasi, e soprattutto all'opinione dei ,
pi, essendo il pensare e l'opinare bene solo di pochi: perch,
dicevano, evidente che il pensar bene solo di quelli che
. [I 473. 35]
sanno, e questi son pochi; onde anche evidente che tale
.
capacit non possono averla i pi. Che per stolto anche
. '
sprezzare qualsiasi giudizio e qualsiasi opinione: chi fa cos
sar sempre, dicevano, ignorante, e non corregger mai la sua
ignoranza. E che dunque necessario a colui che ignora
. '
imparare quello che ignora e non sa, e a colui che vuole
,
imparare, ascoltare il giudizio e l'opinione di chi sa e ha
[I 473. 40]
capacit di insegnare: e che dunque i giovani, che vogliono
,
giungere a salvamento, devono ascoltare i giudizi e le opinioni ,
dei pi vecchi che abbiano trascorso bene la loro vita. (201)
Dicevano che nella vita umana, considerata nella sua interezza, . (201)
si distinguono alcune et (in tal modo si dice che essi
(
s'esprimevano), e che non di tutti l'armonizzarle: perch esse ),
tendono a essere corrotte l'una dall'altra, se l'uomo non
[I 474. 1] '
guidato opportunamente e saggiamente fin dalla nascita. E che ,
pertanto l'educazione del fanciullo, rivolta a renderlo buono, e .
temperante e valoroso, non deve arrestarsi, ma continuare, per [I 474. 5 App.]
la gran parte, nell'adolescenza; e l'educazione dell'adolescente,
rivolta a renderlo buono e temperante e valoroso, non deve
,
arrestarsi, ma continuare per la gran parte nell'et dell'uomo,
perch assurdo e ridicolo quello che avviene ai pi. (202) I
procreare e trarre alla vita e all'essere un figlio, tutto quello che [I 476. 1]
necessario a che il figlio nasca nelle condizioni migliori: gli ,
allevatori di cani, dicevano, si prendono grandissima cura dei ' ' '
nascituri, e, perch i cuccioli nascano mansueti, badano alla
scelta dei genitori, e che questi si trovino nelle migliori
.
condizioni, e generino nel momento opportuno: e lo stesso
', ,
fanno gli allevatori d'uccelli. (213) Nello stesso modo chi vuole [I 476. 5] '
avere altri animali di pregio mette ogni cura a che la
,
procreazione non avvenga a caso; gli uomini invece,
osservavano, non si prendono in alcun modo cura dei figli, e li . (211)
concepiscono del tutto a caso e alla ventura, e poi li allevano e
li educano con grande trascuranza. Ora il procreare al modo
.
delle fiere e a caso, come fanno i pi, , dicevano, la prima e
pi vera causa dell'esserci al mondo uomini malvagi e dappoco. [I 476. 10 App.]
Questi precetti e questo modo di vita temperante, tramandati , ,
dal tempo di Pitagora, quegli uomini li seguivano nelle parole e , '
nelle opere, e consideravano gli ammonimenti di lui come
, , '
oracoli di Delfi. G DIOG. LAERT. VIII 10. Divide anche la
vita dell'uomo, in questo modo: fanciullo per vent'anni,
. (212)
adolescente per venti, giovane per venti, vecchio per venti. /
,
STOB. flor. III 10, 66 p. 424, 13. Dalle Massime Pitagoree di [I 476. 15 App.]
Aristosseno [fr. 17 Wehrli]. Del desiderio dicevano questo.
,
Che ci sono moltissime e varie forme di desiderio; e che ci
,
sono desidri acquisiti e creati artificiosamente, e desidri
,
innati. Che il desiderio un movimento e un impulso e una
,
tendenza dell'anima a soddisfare a bisogni, o a provare
sensazioni, o a vuotare il corpo o a non avere determinate
, . (213) '
sensazioni o a non avere sensazioni affatto. Che tre sono le
[I 476. 20]
forme pi comuni di desidri cattivi e colpevoli: oscenit,
dismisura, sconvenienza. Perch un desiderio pu essere di per , '
se stesso indecoroso e basso e volgare; o pu non essere tale, , '
ma eccessivamente violento e costante; o, terzo dopo questi
modi, pu essere inopportuno e di cose che non si dovrebbero .
desiderare. STOB. flor. IV 37, 4 p. 878, 13. Dalle opere di
Aristosseno pitagorico [fr. 39 Wehrli]. Sulla nascita dei figli
[I 476. 25]
diceva questo. Che in generale bisogna evitare la cosiddetta
precocit, perch n le piante n gli animali precoci dnno
. (
buoni frutti: frutti e semi buoni essi possono dare soltanto se
son preparati alla generazione per un tempo sufficiente a che si ,
rafforzino e giungano a maturit. Diceva che molte cose ci
'
sono che meglio apprendere tardi, e tra queste il piacere
.)
d'amore. Che il fanciullo dev'essere tenuto costantemente attivo Zu 201 vgl. DIOG. VIII 10. DIOD. X 9, 5.
con esercizi, in modo che fino a venti anni non solo non cerchi, Zu 203 vgl. oben I 469, 35 [I 476. 30]
ma, se possibile, neppure sappia di tali unioni: e che quando G DIOG. LAERT. VIII 10.
abbia raggiunto tale et, ne goda di rado, perch la temperanza ' , ,
in questo piacere giova molto alla buona salute di chi genera e , . / Zu 205 vgl. STOB. Flor. III
di chi sar generato. Diceva che non bisogna avvicinarsi a
10, 66 H. [fr.
donne per averne figli dopo aver mangiato o bevuto troppo,
17 Wehrli].
perch da una unione cattiva e disarmonica e torbida giudicava
che nascono cose non solo prive d'armonia e bellezza, ma
,
neppur buone affatto.
[I 476. 35]
.
,
,
, [I 476. 40 App.] .
Zu 209-213 vgl. Ocellus 4, 9-14 (aus derselben Bearbeitung
wie Iambl. 209 ff.) und den zum Teil treueren Auszug STOB.
,
, .
. Krzerer Auszug von 2. 5 und 24 101. 102. [I
478. 15 App.] Quelle hier angedeutet:
.
58 D 10. STOB. flor. III 1, 101 p. 50, 17. Dalle Massime
58 D 10. STOB. Flor. III 1, 101 p. 50, 17 H. . . . . .
Pitagoree di Aristosseno [fr. 40 Wehrli]. Diceva che il vero
[fr. 17a].
amore del bello si rivela nei costumi e nelle scienze. Perch
l'amore e il voler bene fanno parte dei buoni costumi e delle
attivit buone. E cos, delle scienze e delle esperienze, amanti [I 478. 20 App.]
del bello sono quelle buone ed oneste; mentre quello che i pi ,
intendono per amore del bello, e cio quello che ha scopi
,
pratici nelle necessit e nei bisogni, soltanto una spoglia
,
dell'amore vero.
.
58 D 11. STOB. ecl. I 6, 18 p. 89, 10. Dalle Massime
58 D 11. STOB. Flor. I 6, 18 p. 89, 10 W. . . . . . [fr.
Pitagoree di Aristosseno [fr. 41 Wehrli]. Della fortuna
21]. '
dicevano questo, che una parte di essa demoniaca,
[I 478. 25 App.]
essendoci una specie d'ispirazione al male o al bene che
viene dai dmoni ad alcuni uomini, ed agli uni causa di '
buona, agli altri di cattiva fortuna. Lo dimostra
, .
chiarissimamente, dicevano, il fatto che alcuni, pur agendo
sconsideratamente e a caso, riescono ad ottenere quello che ,
vogliono, ed altri, pur riflettendo prima di fare qualche cosa .
e pur sforzandosi d'essere previdenti, falliscono. Dicevano , ' [I 478. 30
poi che c' anche un'altra specie di fortuna, favorevole agli App.] ,
uni, cui essa concede buona natura, sfavorevole agli altri, , '
che hanno per essa natura cattiva: perch i primi portano a ,
compimento qualunque cosa intraprendano, gli altri
,
falliscono sempre lo scopo, non giungendo mai a buon fine,
ma essendo sempre sovvertiti e sconvolti i loro disegni.
.
Questo modo di sfortuna, dicevano, connaturato e
ineliminabile.
E. PITAGORISTI NELLA COMMEDIA DI MEZZO
E. PYTHAGORISTEN IN DER MITTLEREN KOMDIE
dell'animo.
[I 479. 20 App.] ' , '
[ ]
'
[I 480. 30 App.] .
59. ANASSAGORA
59 [46]. ANAXAGORAS
A. VITA E DOTTRINA
VITA
LEBEN
sole. Le comete sono l'incontro di pianeti che emettono fiamme . (9) ' '
e le stelle cadenti sono sprigionate come scintille dall'aria. I
, [II 6. 1 App.]
venti si producono quando l'aria rarefatta dal sole. I tuoni
,
sono un cozzare di nuvole, i lampi attrito di nuvole: il
.
terremoto un ritorno d'aria sulla terra. I viventi nascono
[,] .
dall'elemento umido, caldo e terroso, in seguito, poi, l'uno
dall'altro, i maschi dalla parte destra, le femmine dalla parte
.
sinistra.
[II 6. 5 App.]
(10) Dicono ch'abbia predetto la caduta d'un meteorite
.
avvenuta ad Egospotami - a suo parere sarebbe caduto dal sole .
-, che di qui Euripide, suo discepolo, nel Fetonte [fr. 783]
,
chiam il sole massa d'oro, e che recatosi ad Olimpia si
,
sedette avvolto in una pelle, come se dovesse piovere: e
.
avvenne cos. Uno gli chiese se le montagne di Lampsaco
(10) '
sarebbero diventate mare, quando che sia. Dicono che abbia
[II 6. 10 App.] ,
risposto: Senz'altro, purch ci sia tempo. Fu interrogato una . , ,
volta per quale fine era nato. Rispose: Per contemplare il sole, [FTG fr.
la luna, il cielo. Uno gli disse: Non hai pi gli Ateniesi, e 783; vgl. A 20a].
lui: No, davvero: piuttosto sono loro che non hanno me.
, .
Avendo visto il sepolcro di Mausolo disse: Un sepolcro
, ,
sfarzoso l'immagine della ricchezza pietrificata. (11) C'era ' '. ,
uno che si crucciava di morire in terra straniera. Gli disse: Da , [II 6. 15 App.] ' , ,
qualsiasi luogo uguale la discesa verso l'Ade [cfr. A 34a]. A '. '
quanto afferma Favorino nella Storia varia [fr. 26 F.H.G. III ' , , ' '. (
581] sembra sia stato il primo a insegnare che la poesia di
'
Omero verte sulla virt e sulla giustizia e che molto avanti
'.) (11)
port il discorso Metrodoro di Lampsaco che era suo familiare, ', ,
e che per primo s'interess della dottrina fisica del poeta. Per ' [vgl. A 34a]. ,
primo Anassagora pubblic anche un libro in prosa. Sileno nel [II 6. 20 App.] [fr. 26
primo libro delle Storie [F.Gr.Hist. 27, 2 I 212, 7] afferma che F.H.G. III 581],
sotto l'arconte Demilo [?] cadde una pietra dal cielo: (12)
Anassagora disse che tutto il cielo composto di pietre, che [c. 61],
tenuto insieme dalla rotazione turbinosa e che sarebbe
,
precipitato quando fosse diminuita. Sul suo processo ci sono .
versioni differenti. Sozione nella Successione dei filosofi dice [?].
che fu accusato da Cleone di empiet, perch affermava che il [F.Gr.Hist. 27, 2 I 212, 7] [II 6. 25
sole una massa incandescente: difeso da Pericle suo
App.] [?] (12)
discepolo, fu condannato a pagare cinque talenti e ad andare in
esilio. Satiro nelle Vite [fr. 14 F.H.G. III 163] attesta che
l'accusa fu sostenuta da Tucidide, avversario della politica
. .
periclea, e non si trattava solo di empiet ma anche di
medismo, e che fu condannato a morte in contumacia. (13)
, [II 7. 1]
Quando gli furono dati i due annunci, della condanna e della
morte dei figli, riguardo alla condanna disse: Contro quelli e ,
contro me la natura ha emesso da tempo la sua sentenza,
. ' [fr. 14 F.H.G. III
riguardo ai figli: Sapevo di averli generati mortali (ma altri 163]
riportano il detto a Solone, altri a Senofonte). Demetrio Falereo ,
nel libro Sulla vecchiaia dice che li seppell con le sue proprie [II 7. 5 App.]
mani. Ermippo nelle Vite [fr. 31 F.H.G. III 43] attesta che fu . (13)
rinchiuso nella prigione perch vi morisse. Pericle allora
,
presentatosi al popolo chiese se avessero qualcosa da
, , '
rimproverargli nella sua vita, e poich quelli dissero di no,
', ,
Ebbene, - continu, - io sono discepolo di costui. Non
' '. ( '
uccidetelo, quest'uomo, infatuati dalle calunnie, ma datemi
, .)
retta e liberatelo. E fu liberato: ma non potendo sopportare
[II 7. 10 App.]
l'affronto, si diede la morte. (14) Ieronimo nel secondo libro dei . '
Ricordi sparsi [fr. 9 Hiller] dice che Pericle lo trascin in
[fr. 31 F.H.G. III 43] ,
tribunale sfinito e distrutto dalla malattia, s che fu liberato pi . ,
per compassione che per una sentenza giudiziaria. Tanto si dice
a proposito del processo. Sembra pure che fu in qualche modo ' , ,
, '
'.
[II 7. 15 App.] . (14) '
[fr. 9 Hill.] ,
,
,
. .
.
.
[II 7. 20 App.]
.
, ,
' .
. (15)
,
[II 7. 25 App.] , .
.
59 A 5. DIOG. LAERT. IX 41. Per quanto riguarda la
59 A 5. DIOG. IX 41 [Demokrit] ,
cronologia, Democrito], come afferma egli stesso nella Piccola ,
Cosmologia, era giovane quando Anassagora era anziano, e
, [II 8. 20
cio aveva 40 anni di meno. E dice che la Piccola Cosmologia App.] .
fu composta da lui 730 anni dopo la conquista di Troia. DIOG.
LAERT. IX 34. In seguito [Democrito] s'incontr con
. DIOG. IX 34.
Leucippo e, secondo alcuni, con Anassagora del quale aveva [Demokrit]
40 anni di meno. A quanto afferma Favorino nella Storia varia .
[fr. 33 F.H.G. III 582] Democrito sosteneva a proposito di
[fr. 33 F.H.G. III 582]
Anassagora che le dottrine intorno al sole e alla luna non erano ,
di lui ma antiche: egli se n'era appropriato. E scherniva le sue , [II 8. 25]
concezioni sull'ordinamento del mondo e sull'intelletto,
. 35
essendo maldisposto verso lui, che non l'aveva accolto [nella ,
sua scuola]. Ma allora, come pot essere suo discepolo, a
.
quanto dicono alcuni?
;
1
59 A 6. PHILOSTR. v. Apoll. II 5. Sentendo, * o Apollonio, 59 A 6. PHILOSTR. V. Apoll. II 5 p. 46, 22 Kayser ,
che Anassagora di Clazomene osservava dal monte Mimante in ,
Ionia i fenomeni celesti e Talete milesio dal vicino promontorio [II 8. 30]
di Micale... PHILOSTR. v. Apoll. I 2. Chi non sa che
,
Anassagora un giorno che non pioveva affatto si present ad . Ebenda PHILOSTR. V. Apoll. I 2 p. 3, 6 Kays
Olimpia nello stadio coperto di un mantello perch aveva
.
pronosticato un acquazzone? e avendo predetto che sarebbe
crollata una casa non and errato? Ch in effetti cadde. E
(vgl. A 1 10 II 6, 12)
avendo preannunciato che da giorno si sarebbe fatta notte e che
a Egospotami sarebbero caduti sassi dal cielo, colse il vero?
(vgl. A 18 II 11, 9)
[cfr. A 11].
[II 8. 35]
; vgl. A 11.
59 A 7. STRAB. XIV 645. Di Clazomene fu uomo in vista
59 A 7. STRAB. XIV 645 '
Anassagora il naturalista, che stette insieme ad Anassimene
. ,
milesio: furono suoi discepoli Archelao il naturalista ed
Euripide il poeta. EUSEB. praep. evang. X 14, 13. Archelao in . EUSEB. P. E. X 14, 13
Lampsaco succedette ad Anassagora nella direzione della
. CLEM. Strom. I 63
scuola.
[II 40, 2 St.] ' [Anaximenes] [II 8. 40] .
CLEM. ALEX. strom. I 63 [II 40, 2]. Dopo il quale
[Anassimene] Anassagora di Clazomene, figlio di Egesibulo: . ,
costui trasfer la scuola dalla Ionia ad Atene. Gli succede
. [GALEN] Hist. phil. 3 (D. 599) ...
Archelao, di cui fu discepolo Socrate. [GALEN] hist. phil. 3
[Dox. 599]. [Anassimandro] procur che Anassimene
[Anaximander]
diventasse guida di Anassagora. Costui, lasciata Mileto, venne
ad Atene e per primo spinse Archelao ateniese agli studi
[s. 60 A 1-5].
filosofici [cfr. 60 A 1-5].
59 A 8. SIMPLIC. phys. 25, 19. Empedocle di Agrigento che 59 A 8. SIMPL. Phys. 25, 19 [II 9. 1]
visse non molto dopo Anassagora. G DIOG. LAERT. VIII 56. .
Alcidamante nel libro Fisico attesta che Zenone ed Empedocle Vgl. 31 A 1 I 278, 12. ARISTOT. metaph. A 3 [s. 31 A 6. 59 A
furono contemporaneamente discepoli di Parmenide e che pi 43]. G DIOG. LAERT. VIII 56. '
tardi se ne separarono: Zenone si mise a filosofare per conto
suo, l'altro and ad ascoltare Anassagora e Pitagora - e di
, ' ,
questo emul la gravit nella vita e nel comportamento, di
' ,
quello la dottrina sulla natura [cfr. ARISTOT. metaph. A 3.
984 a 11]. /
,
[cfr. ARISTOT. metaph. A 3. 984 a 11]. /
59 A 9. PROCL. in Eucl. p. 65, 21. Dopo di lui [Pitagora]
59 A 9. PROCL. ad Eucl. p. 65, 21 [s. oben I 393, 7]
Anassagora di Clazomene tratt molte questioni riguardanti la [Pythagoras] [II 9. 5 App.] .
geometria e anche Enopide di Chio, che era un po' pi giovane
di Anassagora.
.
59 A 10. CEDREN. I 165, 18 Bekker. E infatti, come
59 A 10. CEDREN. I 165, 18 Bekk. ,
osservano gli Elleni, anche Ferecide di Siro e Pitagora di Samo ,
e Anassagora di Clazomene e Platone di Atene si recarono da .
costoro [gli Egiziani], sperando di apprendere da loro una
[gypter]
proposito di lealt, Anassagora neg di rendere il deposito agli Anaxagoras [?] depositum hos<pi>tibus denegavit: Christianus
ospiti: il cristiano chiamato leale anche dagli estranei.
etiam extra fidelis vocatur.
59 A 15. PLAT. Phaedr. 269 E. Socr. - C' caso, ottimo amico, 59 A 15. PLAT. Phaedr. 269 E - , ,
che Pericle, a ragione, sia il pi perfetto di tutti nella retorica.
Fedr. - E come? Socr. - Tutte quante le arti grandi hanno
. - ; - [II 10. 10 App.]
bisogno di verbosit e di elucubrazioni sublimi intorno alla
natura, perch l'altezza di pensiero e la piena efficacia par che
le traggono in qualche modo di qui. Ora tutto questo Pericle se .
l' acquistato, oltre ad avere l'inclinazione naturale: infatti,
incontratosi con Anassagora, che, penso, aveva tali qualit,
,
riempitosi di quelle elucubrazioni sublimi e giunto all'essenza ,
dell'intelligenza e dell'inintelligenza, su cui teneva grandi
.,
discorsi Anassagora, trasse di qui per la tecnica dei discorsi
[II 10. 15 App.] . ISOCR. XV 235
quel che ad essa era utile. ISOCR. 15, 235. Pericle ebbe due
,
maestri, Anassagora di Clazomene e Damone che aveva fama '
di essere il pi saggio tra i cittadini suoi contemporanei.
. PLUT. Pericl. 4
PLUTARCH. Pericl. 4. Ma chi stette moltissimo insieme a
Pericle e gli dette una dignit e intendimenti pi seri di quelli
dei demagoghi comuni, che, insomma, sollev ed elev il
. ,
valore del suo carattere, fu Anassagora di Clazomene, che i
[II 10. 20] ' ,
contemporanei chiamavano Intelletto, o perch ammiravano la
sua intelligenza che nel campo delle scienze naturali appariva '
grande, anzi superiore, o perch primo pose come principio
' ,
ordinatore del tutto non la sorte o la necessit, ma l'intelletto
puro e semplice in mezzo a tutte le altre cose mescolate, che
. Vgl. hierzu 37 A 3 ff.
separa le omeomerie. CICER. de orat. III 34, 138. A Pericle CIC. d. orat. III 34, 138 Periclem non declamator aliquis ad
non un retore qualunque aveva insegnato a strepitare presso la clepsydram [II 10. 25] latrare docuerat, sed ut accepimus
clessidra, ma, come abbiamo appreso, il famoso Anassagora di Clazomenius ille A.
Clazomene.
59 A 16. PLUTARCH. Pericl. 6. Si dice che una volta fu
59 A 16. PLUT. Pericl. 6
portata a Pericle dalla campagna la testa di un montone con un
corno solo. L'indovino Lampone, come vide il corno forte e
,
robusto che spuntava da mezzo la fronte disse che, essendoci in ,
citt due partiti, di Tucidide e di Pericle, il potere sarebbe
passato nelle mani di uno solo, e cio di quello al quale era
' [II 10. 30]
capitato il presagio. Ma Anassagora, spaccato il cranio della
'
bestia, mostr come il cervello non riempiva la sua sede
, '
naturale, bens da tutta la cavit s'era raccolto aguzzo come un
uovo in quel luogo da dove aveva inizio la radice del corno.
,
Sul momento fu Anassagora a riscuotere l'ammirazione dei
.
presenti, ma poco dopo Lampone, allorch l'autorit di
, '
Tucidide fu distrutta [primav. 442] e gli affari pubblici furono [Frhj. 442], [II 10. 35 App.]
assunti tutti indistintamente da Pericle.
.
59 A 17. PLUTARCH. Pericl. 32. In questo tempo [inizio
59 A 17. PLUT. Pericl. 32 [Anfang
della guerra del Peloponneso] ... Diopite propose anche un
des peloponn. Kriegs] ...
decreto che fossero deferiti in giudizio quanti non credevano
alle cose divine o insegnavano dottrine sulle cose celesti - e
'
con ci attirava i sospetti su Pericle per mezzo di Anassagora... ...
[Pericle] temendo per Anassagora lo allontan dalla citt.
. [II 10. 40] DIODOR. XII 39
DIODOR. XII 39. Inoltre accusavano Anassagora il sofista
[Archon Euthydemos 431; nach dem Proze des Pheidias, den
maestro di Pericle in quanto reo di empiet verso gli di..
er Ephoros nacherzhlt XII 41, 1]
. Vgl. A 1 II 6, 27.
59 A 18. PLUTARCH. Nic. 23. Il primo che pose in scritto nel 59 A 18. PLUTH. Nic. 23 [II 11. 1 App.]
modo pi chiaro di tutti e pi audace la teoria sulle fasi lunari
fu Anassagora. Ma lui non aveva l'autorit che viene dall'et e .
la sua teoria non era divulgata ma segreta e circolava tra poche ' '
persone e con un certo timore pi che con credito. In realt,
' '
non li tolleravano allora i naturalisti o ciarlatani di cose celesti, .
come li chiamavano, perch riducevano il divino a cause
[II 11. 5 App.] ,
' ;
'
'. Dann mit dem Lob des , Verachtung des
bergang zu Euripides als Schler des [II 12. 15
App.] Sokrates fr. 38 col. 2. 3. 4. fr. 39 col. 2.
59 A 21. GELL. XV 20 Alexander autem Aetolus hos de
Euripide versus composuit [fr. 7 Anth. L. II 231 Diehl]:
'
' ,
[II 12. 20 App.] ' , '
.
AELIAN. V. H. VIII 13
.
59 A 22. ATHEN. V 220 B. Il Callia di lui [di Eschine
59A 22. ATHEN. V 220 B '' [Aesch.
Socratico; cfr. fr. 16] tratta della divergenza tra Callia e il
Socr. fr. 16 Krauss]
padre e la beffa contro i sofisti Prodico e Anassagora [?]. Dice [?] [II
infatti che Prodico fece suo discepolo Teramene, l'altro [e cio 12. 25] .
Anassagora] Filosseno, figlio di Erisside, e Arifrade fratello di , '
Arignoto il citaredo, volendo mostrare dalla cattiveria delle
[nml. Anax.]
loro azioni e dalla loro spregevole avidit l'insegnamento dei ,
maestri.
.
59 A 23. ALCIDAM. ap. ARISTOT. rhet. B 23. 1398 b 15. I 59 A 23. ALCIDAM. bei ARISTOT. Rhet. B 23. 1398 b 15
Lampsaceni seppellirono Anassagora ch'era loro ospite e
[II 12. 30 App.]
l'onorano ancora.
.
59 A 24. AELIAN. var. hist. VIII 19. Anche un altare
59 A 24. AELIAN. V. H. VIII 19 (nach dem II 7, 24 angef
dedicato a lui e c' stata messa l'iscrizione, secondo alcuni,
Epigr.)
all'Intelletto, secondo altri, alla Verit.
.
59 A 25. DIOG. LAERT. II 46. Come dice Aristotele nel terzo 59 A 25. DIOG. II 46 [vgl. I 103, 10. 115, 34]
libro della Poetica [fr. 75 Rose] Sosibio era rivale di
[fr. 75 Rose]
Anassagora.
... .
59 A 26. DIOG. LAERT. X 12. A quanto dice Diocle,
59 A 26. DIOG. X 12 [II 12. 35]
[Epicuro] accettava tra gli antichi soprattutto Anassagora anche [Epikur Epicurea p. 365, 16 Us. vgl. dessen Ind. S. 400]
se in taluni punti lo contraddiceva, e Archelao, maestro di
, ,
Socrate [cfr. Epicurea p. 365, 16].
,
.
59 A 27. [Monete di Clazomene (con la scritta
59 A 27. Mnzen von Klazomenai (Umschr.
) mostrano probabilmente riproduzioni di ) zeigen wahrscheinlich Nachbildungen dort
statue ivi esistenti. Un primo tipo (100 a. C. circa) mostra
aufgestellter Statuen. 1. Typus (etwa um [II 12. 40] 100 v.
Anassagora da sinistra, seduto su un tronco di colonna, la
Chr.) zeigt Anaxagoras linkshin sitzend auf einer
destra levata in atto di ammaestrare, la sinistra sul ginocchio. Sulentrommel, [II 13. 1] die Rechte zum Lehren erhoben, die
Un secondo tipo (et imperiale) lo mostra da destra in piedi, Linke auf dem Knie; 2. Typus (Kaiserzeit) rechtshin stehend,
col busto scoperto, il piede sinistro sopra un cippo, la mano
Oberkrper nackt, den linken Fu auf Cippus gesetzt, die
destra distesa che regge il globo e la sinistra poggiata sul
rechte Hand ausgestreckt hlt den Globus, die linke ist in die
fianco.]
Seite gesttzt. Vgl. Poole Cat. of gr. coins of Ionia n. 101. 125
t. [II 13. 5 App.] VII 4. 9. Typus 1 als Vignette des III.
Bandes.
APOFTEGMATICA
APOPHTHEGMATIK. Vgl. A 1 10. 13.
59 A 28. ARISTOT. metaph. 5. 1009 b 25. Di Anassagora
poi, si ricorda anche un detto ad alcuni amici che le cose
sarebbero state quali le avessero supposte.
.
59 A 30. ARISTOT. Eth. Nic. Z 7. 1141 b 3
, '
, ' ,
[II 13. 15] , '
. ARISTOT. Eth. Nic. K 9. 1179a
13 .
,
. Vgl. EUDEM. Eth. A 4. 1215 b 6. Eb. A
5. 1216a 11
' ,
' [II 13. 20 App.]
, '' '
'. Vgl. II 5, 15ff. Danach EURIP. fr.
910
' , '
,
. '
.
59 A 31. VAL. MAX. VIII 7 ext. 6 [II 13. 25] quali porro
studio Anaxagoram flagrasse credimus? qui cum e diutina
peregrinatione patriam repetisset possessiones - "que desertas
vidisset, non essem, inquit, ego salvus, nisi istae perissent".
vocem petitae sapientiae compotem! nam si praediorum potius
quam ingenii culturae vacasset, dominus rei familiaris intra
penates mansisset, non tantus [II 13. 30] A. ad eos redisset.
'
'
' ,
[II 14. 10 App.] ', ' ,
.
Vgl. Alkestis [438 aufgefrt] 903 Chor:
' '
, ,
. Vgl. A I II 7, 6ff.
59 A 34. STOB. flor. IV 52 b, 39. Anassagora diceva che due 59 A 34. STOB. Flor. IV 52b, 39 [II 14. 15] .
cose danno l'idea della morte, il tempo anteriore alla nascita e il ,
sonno.
.
59 A 34 a. CICER. Tusc. I43, 104. Mentre Anassagora moriva 59 A 34 a. CIC. Tusc. I 43, 104 praeclare A qui cum Lampsaci
a Lampsaco, gli amici gli chiesero se volesse essere portato a moreretur, quaerentibus amicis velletne Clazomenas in
Clazomene, in patria, se mai succedeva l'inevitabile, ed egli
patriam, si quid accidisset, auferri: 'nihil necesse est' inquit;
dette questa magnifica risposta: Non ce n' affatto bisogno,
'undique enim ad inferos tantundem viae [II 14. 20] est'. Vgl. II
perch da ogni luogo il viaggio per gli inferi ha la stessa
6, 18.
lunghezza [cfr. DIOG. LAERT. II 11].
SCRITTI
SCHRIFT
Vgl. A 1 6.
59 A 35. PLAT. apol. 26 d. G Socr. - O meraviglioso Meleto, 59 A 35. PLAT. Apol. 26 D - G ,
perch dici questo? Neppure il sole, neppure la luna credo che ;
siano di, come gli altri uomini? Mel. - Per Zeus, o giudici,/ se , ; - ',
dice che il sole pietra e la luna terra! Socr. - Pensi di accusare , / ,
Anassagora, G caro Meleto, e tieni in tanto poco conto costoro . - ,G
[i giovani] / e li stimi cos digiuni delle lettere da ignorare che i ; /
libri di Anassagora clazomenio sono pieni di tali ragionamenti? , ,
E cos i giovani imparano da me quel che, se vogliono, possono
; '
comprare nell'orchestra3* a una dracma, a dir molto, per poi
, ,
mettersi a ridere di Socrate, se sostiene ch' roba sua?
,
.
59 A 36. CLEM. ALEX. strom. I 78 [II 50, 26]. Tardi, in
59 A 36. CLEM. Strom. I 78 [II 50, 26 St.]
verit, la prosa scientifica pass tra i Greci. Aclmeone
crotoniate, figlio di Perito, fu il primo a comporre un'opera
. . [I 211, 1], [II 14. 30 App.]
sulla natura, mentre altri sostengono che il primo a pubblicare
un libro fu Anassagora di Clazomene, figlio di Egesibulo.
[s. II 6, 23, anders 11, 2].
59 A 37. DIOG. LAERT. I 16. Altri scrissero un'opera sola,
59 A 37. DIOG. I 16 ,
Melisso, Parmenide, Anassagora.
, .
59 A 38. PLUTARCH. de exil. 17 p. 607 F. Ma Anassagora
59 A 38. PLUT. de exil. 17 p. 607 F ' .
nella prigione descrisse la quadratura del cerchio.
. Vgl.
c. 42, 2. 3 I 395, 25ff.
59 A 39. VITRUV. VII praef. 11. Per la prima volta in Atene, 59 A 39. VITRUV. VII 11 [II 14. 35] primum Agatharchus
dovendo Eschilo rappresentare una tragedia, Agatarco fece una Athenis Aeschylo docente tragoediam scaenam fecit et de ea
scena e ne lasci memoria. Spinti da ci Democrito e
commentarium reliquit. ex eo moniti [II 15. 1] Democritus [68
Anassagora scrissero sullo stesso argomento, come cio,
B IX 4] et A. de eadem re scripserunt, quemadmodum oporteat
stabilito un punto fisso quale centro, le linee rispondano alla
ad aciem oculorum radiorumque extentionem certo loco centro
capacit degli occhi e alla direzione dei raggi secondo il
constituto lineas ratione naturali respondere, uti de incerta re
rapporto che c' in natura, in modo che immagini vere create certae imagines aedificiorum in scaenarum picturis redderent
con cose non vere rendano nell'allestimento scenico l'apparenza speciem et quae in directis planisque [II 15. 5 App.] frontibus
di case, e quelle cose che sono raffigurate su pareti piane o
sint figurata alia abscedentia alia prominentia esse videantur.
diritte appaiano talune rientranti, altre sporgenti.
59 A 40. COD. MONAC. 490, s. XV f. 483 V. Intorno ad
59 A 40. COD. MONAC. 490, s. XV f. 483 V [Miscellanea
Anassagora: dicono taluni che Anassagora compose uno scritto vgl. Hardt V 141] .
intorno a questioni di difficile soluzione e lo chiam Cinto
perch, a quanto pensava, irretiva i lettori nelle difficolt [cfr. ,
Hom. Il. XIV 214].
, [Zum Titel vgl. Hom. 214
zum Autor [II 15. 10] II 8, 2 ?].
DOTTRINA
LEHRE. Vgl. A 1 8ff. n. 10-12
THEOPHR. [Schriftenindex bei Diog. V 42]
Cfr. DIOG. LAERT. V 42 [tra le opere di Teofrasto]. Contro . vgl. unten Z. 36.
Anassagora in un libro; Della dottrina di Anassagora in un
libro.
59 A 41. SIMPL. Phys.27, 2 [aus THEOPHRAST Phys.
Opin.fr. 4; D. 478] . [II 15. 15]
59 A 41. SIMPLIC. phys. 27, 2 [THEOPHR. phys. opin.fr. 4; , ,
Dox. 478]. Anassagora, figlio di Egesibulo di Clazomene,
,
, ' ,
'
' ,
[II 21. 30] , , , '
.
59 A 63. AT. II 1, 2 (D. 327) ... ,
, , .
59 A 64. SIMPL. Phys. 154, 29
[II 21. 35]
. SIMPL. Phys. 1121, 21 '
.
.
, '
. [II 21. 40]
.
[Anaxag.] '
, ' . SCHOL.
ARISTID. VATIC. GR. 1928 (zu Arist. II 80, 15 Dindorf. ed.
B. Keil, Hermes, LV, 1920, p. 651) .
,
[II 22. 10 App.] (so!) .
Vgl. 68 A 66.
59 A 67. AT. II 8, 1 [Dox. 337]. Secondo Diogene e
59 A 67. AT. II 8, 1 (D. 337) .
Anassagora, dopo che il mondo fu formato e gli esseri viventi
vennero su dalla terra, il mondo in qualche modo si inclin da
s verso il suo lato meridionale (probabilmente per calcolo
( ,
provvidenziale, onde cio talune parti fossero disabitate, altre
invece abitate, per il freddo o per il calore o per buona
).
temperanza di clima).
59 A 68. ARISTOT. de cael. 2. 309 a 19. Taluni di quelli che 59 A 68. ARISTOT. de caelo 2. 309 a 19 [II 22. 15]
negano l'esistenza del vuoto non hanno definito niente intorno
al leggero e al pesante, come Anassagora e Empedocle.
. .
ARISTOT. Phys. 6. 213 a 22 sgg. Taluni, dunque, tentando ARISTOT. Phys. 6. 213 a 22
di dimostrare che [il vuoto] non esiste, non confutano quel che [nml. ],
gli uomini intendono quando dicono 'vuoto', ma dicono
' , '
sbagliando, come Anassagora e quanti seguono il suo modo di . .
confutare. In effetti essi mostrano che l'aria una realt
[II 22. 20 App.] ,
pressando degli otri e facendo vedere che l'aria resistente
anche rinchiudendola nelle clessidre. G Ora gli uomini per
. G
'vuoto' intendono l'intervallo in cui non si trova nessun corpo
sensibile, ma poich ritengono che l'essere tutto quanto
,
corporeo, dicono che vuoto ci in cui non c' assolutamente , ' ,
niente: quindi quel che pieno d'aria dicono vuoto. /
. /
59 A 69. [ARISTOT.] probl. 16, 8. 914 b 9. Dei fenomeni
59 A 69. [ARISTOT.] Probl. XVI 8. 914 b 9
connessi con la clessidra, il motivo pare, in generale, sia quello
che Anassagora ha indicato: l'aria in essa racchiusa causa per .
cui non entra l'acqua quando tappato il tubo. E tuttavia non
questa la sola causa, perch, se qualcuno immerge la clessidra , [II 22. 25 App.]
trasversalmente nell'acqua, tappando il tubo, l'acqua entra. Per
questo Anassagora non dimostra a sufficienza in che modo
, . '
l'aria causa. L'aria, come si detto, senza dubbio la causa: , . ,
quando compressa e si muove da s, senza che le si faccia
, '
violenza, portata naturalmente in linea retta, come gli altri
[II 22. 30 App.] '
elementi. Ma quando la clessidra immersa trasversalmente
nell'acqua, l'aria, impedita dall'acqua di andare in linea retta,
fuoriesce attraverso i fori opposti a quelli che stanno in acqua '
e, uscita l'aria, entra l'acqua. Quando invece la clessidra
,
immersa diritta nell'acqua, l'aria, non potendo sfuggire in linea
retta dal momento che la parte superiore otturata, rimane
intorno ai primi fori - e infatti non pu per sua natura
.
comprimersi in se stessa. Argomento che l'aria, quando non si . '
muove, pu respingere l'acqua proprio quel che accade alla '
clessidra: se infatti uno, riempito d'acqua il ventre della
. [II 22. 35]
clessidra e otturato il tubo, la capovolge col tubo in basso,
,
l'acqua non si porta attraverso il tubo alla bocca, e quando si
, .
stappa la bocca, non corre subito attraverso il tubo, ma dopo un
certo tempo, giacch non si trovava nella bocca stessa del tubo, ,
ma ci viene portata pi tardi, dopo che il tubo stato aperto.
, '
Quando invece la clessidra piena e in posizione verticale,
.
aperto il tubo, subito l'acqua scorre attraverso il crivello, perch [II 22. 40]
si trova a contatto del crivello mentre non lo era con la parte
,
estrema del tubo.
.
Dunque l'acqua non entra nella clessidra per il motivo suddetto: , [II 23. 1]
esce poi, quando si apre il tubo, perch l'aria che vi si trova
dentro muovendosi in su e in gi provoca una vigorosa
espulsione dell'acqua che sta nella clessidra. L'acqua spinta in .
che niente di ci che avviene, avviene per fatalit - questo un
nome vuoto. SCHOL. ARISTID. VATIC. GR. 1928 [ed. B.
Keil, Hermes, LV, 1920, p. 65] II 80,15 Dindorf. E
Anassagora diceva che assolutamente non si d provvidenza
degli di per gli uomini, ma che tutte le dose umane sono
guidate dal caso [!] [Cfr. ARISTOT. phys. B 4. 195 b 36].
, (915 a)
[II 23. 5 App.] ,
, ,
,
.
.
(nml. ) [II 23. 10 App.]
,
, ,
.
.
, < >
. [II 23. 15]
,
.
,
' . ,
. Vgl. A 68 (II 24, 10).
115 und Emped. 31 B 100.
59 A 70. THEOPHR. de sens. 59 [Dox. 516]. Per quanto
59 A 70. THEOPHR. de sens. 59 (D. 516) [II 23. 20 App.]
riguarda gli oggetti del tatto, essi [i filosofi] parlano del pesante ,
e del leggero, del caldo e del freddo, ad esempio che il raro e , . .
fine caldo, il compatto e greve freddo, che la distinzione
fatta da Anassagora tra aria e etere.
59 A 71. AT. II 13, 3 [Dox. 341]. Anassagora [asserisce] che 59 A 71. AT. II 13, 3 (D. 341) .
l'etere ambiente infocato per sua essenza e che per la violenza ,
della rotazione trascina in alto le pietre dalla terra e, bruciatele,
le converte in astri.
.
59 A 72. AT. II 20, 6 [Dox. 349]. Anassagora [dice che] il
59 A 72. AT. II 20, 6 (D. 349) [II 23. 25] .
sole una massa incandescente o una pietra infocata [cfr. A 19 [s. A 19ff.]. AT. II 21, 3
sgg.]. AT. II 21, 3 [Dox. 351]. Anassagora [dice che il sole ] (D. 351) . . AT. II 23, 2 (D.
molte volte pi grande del Peloponneso. AT. II 23, 2 [Dox. 352) . ,
352]. Anassagora dice che [il rivolgimento del sole avviene]
[nml.
perch lo respinge l'aria presso i poli, aria che il sole
]. Vgl. SCHOL. zu APOLL. RHOD. I 498. G
comprimendo fa resistente per condensazione. Cfr. SCHOL.
,
APOLLON. RHOD. I 498. G Anassagora afferma che il sole . /
una massa incandescente, da cui si producono tutte le cose. /
59 A 73. XENOPH. mem. IV 7, 6 sgg. (6) In generale,
59 A 73. XENOPH. Memor. IV 7, 6ff. [II 23. 30]
riguardo ai fenomeni celesti, egli [Socrate] deprecava la
,
curiosit di apprendere in che modo la divinit li ha
... G...
congegnati... G ... e infatti riteneva che non potessero
essere scoperti dall'uomo e credeva che non fosse accetto ... / '
agli di chi cercava quel che essi non hanno voluto
.
rivelare... / C'era pericolo, secondo lui, che chi si dedicava a
tali problemi cadesse in vaneggiamenti non meno di
. (7)
Anassagora, il quale oltre modo insuperb per le sue
,
ricerche sulle opere degli di. (7) Infatti, quando
[II 23. 35] ,
Anassagora affermava che il fuoco e il sole hanno la stessa ,
natura, ignorava che gli uomini guardano senza difficolt il ,
fuoco mentre non possono volgere lo sguardo al sole, e che,
bruciata dal sole, si annerisce la pelle, dal fuoco no:
,
ignorava pure che nessun prodotto della terra pu crescere
bene senza i raggi del sole, mentre il calore del fuoco li
,
distrugge tutti. Inoltre, quando affermava che il sole una [II 24. 1 App.] ,
pietra infocata, ignorava pure questo, che una pietra nel
. ARISTOT. de caelo A
fuoco non risplende n resiste a lungo, il sole invece, brilla 3. 270 b 24 . [nml.
gi e correndo nella stessa direzione naturale fuoriesce,
facendo violenza (915 a) all'aria che sta fuori della clessidra:
quest'aria anch'essa in movimento e per potenza pari all'aria
che spinge l'acqua da sopra ma poi, per l'opposizione
dell'acqua, perde vigore nei confronti di quella che, correndo
attraverso lo stretto tubo, si muove con pi velocit e potenza e
si abbatte sull'acqua. Che poi, chiuso il tubo, l'acqua non scorra
pi, ne causa il fatto che l'acqua, entrando nella clessidra,
spinge a forza l'aria da s. Ne sono segni i soffi e i gorgogli che
si producono nella clessidra. Quando l'acqua entra, spinta a
forza si rovescia nel tubo e come piccoli cunei di legno
innestati o un cuneo di bronzo compresso nella spaccatura,
rimane ferma senza alcun altro sostegno, venga colpita
dall'altra parte come fanno saltar via i cunei spezzati negli
alberi. E ci avviene quando si apre il tubo per le ragioni
sopraddette. Dunque o verosimile che l'acqua non scorra via
per questi motivi o che fuoriesca, pur contrastandola l'aria che
violentemente si agita. E il rumore dimostra che l'acqua
spinta in alto dall'aria come succede in molti casi. Ma essendo
raccolta e tutt'unita in s, l'acqua sta ferma sotto la pressione
dell'aria, finch tenuta indietro da essa. E se il primo strato
dell'acqua sta fermo, lo stesso per il resto, in quanto da quello
dipende ed con esso uno e tutt'unito.
[II 27. 5 App.]
.
[70 A 19]. Vgl.
HIPPOCR. de are aqu. loc. 8 CMG I 1p. 62, 9 - CMG V 10,
1 (arabische bersetzung des Galenischen Kommentars zu
Epid. II) S. 193, 6 Pfaff: Wir finden ja auch das Wasser,
wenn das Feuer oder die [II 27. 10] Sonne es bermig
erhitzt, sozusagen zur Salzigkeit neigend, nur da die Arten
des Wassers im Annehmen von Salzgeschmack sich nach
ihrer ersten Natur unterscheiden; Wasser nmlich, das
schnell Salzgeschmack annimmt, wenn es erhitzt wird, und
in dem er dann grndlich vorherrscht, kann man nicht
trinken. Anaxagoras nennt diesen Geschmack "natronisch''
[II 27. 15] von dem Wort "Natron", weil Natron auch Salz
ist. Und Hippokrates sagt von diesem Geschmack, da er
von der Hitze erzeugt werde, aber die ihn erzeugende Hitze
sei nicht bermig stark wie die Bitterkeit erzeugende
Hitze. Darin liegt aber ein Beweis, da man bei der
Benennung dieses Geschmackes mit "natronisch" nicht
richtig verfahren ist, weil das [II 27. 20 App.] Bittere im
Natron das Salzige berwiegt. Wer aber diesen Geschmack
mit dem brauchbarsten Namen bezeichnet hat, ist
Hippokrates und Platon. Denn Hippokrates nennt ihn
salzreich und Platon "salzig".
59 A 91. AT. IV 1, 3 (D. 228, 385; ber die Ursache der
Nilschwelle) .
, . [II 27. 25] Vgl. ARISTOT.
de Nilo fr. 248 p. 193, 1 Rose. G Anaxagoras autem Egisiboli
Clasomenius propter liquefieri nivem estate repleri fluvium ait. /
SENEC. Nat. qu. IV a 2, 17 A. ait ex Aethiopiae iugis solutas nives
ad Nilunt usque decurrere. in eadem opinione omnis vestutas fuit.
hoc Aeschylus [Suppl. 559 Wil., fr. 300 N.], Sophocles [fr. 797],
Euripides [Hel. 3, fr. 228] tradunt. Dagegen HEROD. II 22 G ...
,
,
[] ; /
[II
27. 30 App.] ' ,
.
4. 429 a 18 , , ,
[B 12], , '
. G ARISTOT. de an. A 2. 405 b 19 '
' , ' '
. /
Alcmeone: costoro infatti oppongono che i maschi, dopo la enim post gregum contentionem non medullis modo verum et
monta delle greggi, sono privi non solo di midollo ma anche adipe multaque carne mares exhauriri respondent. Illud quoque
di grasso e di molta carne. C' pure un altro punto di
ambiguam facit inter auctores opinionem, utrumne ex patris
discussione tra gli studiosi, se cio il figlio nasca soltanto
tantum modo semine partus nascatur, ut Diogenes et Hippon
dal seme del padre, come vogliono Diogene, Ippone e gli
stoicique scripserunt, an etiam ex matris, quod Anaxagorae et
Stoici, o anche della madre, come pensarono Anassagora, Alcmaeoni nec non Parmenidi Empedoclique et Epicuro visum
Alcmeone e inoltre Parmenide, Empedocle ed Epicuro. /
est. /
59 A 108. CENSORIN. de d. nat. 6, 1 [Dox. 190; a proposito del problema
59 A 108. CENSOR. 6, 1 (D. 90; quid primum
che cosa si formi prima nel feto]. Anassagora [suppone] il cervello donde
in infante formetur) A. cerebrum unde omnes
derivano tutte le sensazioni.
sunt sensus.
59 A 109. CENSORIN. de d. nat. 6, 2. Ci sono taluni i quali, dietro
59 A 109. CENSOR. 6, 2 sunt qui aetherium calorem
Anassagora, suppongono che vi sia un calore etereo, che organizza le inesse arbitrentur, qui membra disponat, Anaxagoran
membra.
secuti.
59 A 110. CENSORIN. de d. nat. 6, 3 [Dox. 191].
59 A 110. CENSOR. 6, 3 (D. 191) [II 30. 35 App.] Anaxagorae
Anassagora e molti altri ritengono che il cibo venga dato
enim ceterisque compluribus per umbilicum cibus administrari
attraverso l'ombelico.
videtur.
59 A 111. AT. V 7, 4 [Dox. 420]. CENSORIN. de d. nat. 6, 6.
59 A 111. AT. V 7, 4 (D. 420) s. 28 A 53 I 227, 9.
CENSORIN. de d. nat. 6, 8. Anassagora pens che i figli
CENSOR. 6, 6. [vgl. 31 A 81 I 300, 24]. 6, 8 A. autem eius
riproducono l'aspetto di quel genitore che nell'unione ha contribuito parentis faciem referre liberos iudicavit, qui seminis
con pi quantit di sperma.G AT. V 7, 4 [Dox. 420]. Anassagora amplius contulisset. G AT. V 7, 4 [Dox. 420]
e Parmenide ritengono che il seme che viene dalla parte destra si
porta nella parte destra dell'utero, quello che viene da sinistra nella , '
parte sinistra: se il flusso si scambia, si hanno femmine.
'
CENSORIN. de d. nat. 6, 6. Quando il seme viene emesso dalla
, . CENSORIN. de d. nat. 6, 6.
parte destra nascono maschi, dalla sinistra femmine: su questo
Ex dextris partibus profuso semine mares gigni, at e laevis
Anassagora ed Empedocle vanno d'accordo. Ma le loro idee, come feminas, Anaxagoras Empedoclesque consentiunt, quorum
sono concordi su quest'argomento, cos sono discordi a proposito opiniones, ut de hac specie congruae, ita de similitudine
della simiglianza che i figli ritraggono... /
liberorum dispariles. /
59 A 112. AT. V 10, 23 [Dox. 430]. I seguaci di Epicuro... [ritengono] che gli 59 A 112. AT. V 10, 23 (D. 430) [II 31. 1
esseri viventi vengono alla luce per trasformazione reciproca: in realt sono
App.] ...
parti del cosmo, come dicono anche Anassagora ed Euripide: Niente di ci...
mostra.
, .
Cfr. EURIP. Chrysip. 839.
' ... '.
Vgl. dessen Chrysippos. 839 N.2 :
Gaia grandissima ed Etere di Zeus, lui genitore degli uomini e degli di, lei
accolte le umide gocce d'acqua genera i mortali, genera il cibo e le stirpi delle ,
fiere, donde non senza ragione ritenuta madre di tutti. Ritorna infatti alla terra [II 31. 5 App.]
quel che dalla terra prodotto e quel che germoglia da seme etereo nella volta ,
celeste rifluisce: niente di ci che nasce muore, ma separandosi l'uno dall'altro '
nuova forma mostra.
,
[v. 5] ,
[II 31. 10] .
'
[v. 10] ' ,
' '
[II 31. 15 App.] '
,
'
. [Vgl. fr. 52 V. 4;
59 B 17.]
59 A 113. IRENAEUS c. haer. II 14, 2 [Dox. 171]. Anassagora, poi,
59 A 113. IRENAEUS II 14, 2 (D. 171) A. autem, qui
che fu soprannominato l'ateo, stabil che gli animali nacquero in seguito et atheus cognominatus est, dogmatizavit facta
alla caduta di semi dal cielo in terra.
animalia decidentibus e caelo in terram seminibus.
59 A 114. ARISTOT. de gen. anim. 6. 756 b 13. Ci sono taluni i
59 A 114. ARISTOT. de gen. anim. 6. 756 b 13 [II 31.
quali dicono che i corvi e l'ibis si congiungono per la bocca e che tra i 20 App.]
quadrupedi la puzzola genera per la bocca. Cos dice Anassagora e
alcuni altri naturalisti, ma parlano in modo troppo semplice e
.
superficiale.
.
.
59 A 115. ARISTOT. de respir. 2. 470 b 30. Poich
59 A 115. ARISTOT. de respir. 2. 470 b 30 .
Anassagora e Diogene sostengono che tutti gli animali
[II 31. 25]
respirano, anche a proposito dei pesci e delle ostriche dicono . .
in che modo respirano. Dice dunque Anassagora che quando , ,
emettono l'acqua attraverso le branchie, i pesci respirano
.
traendo l'aria che si forma nella bocca. Perch non c' affatto .
vuoto.
59 A 116. PLUTARCH. quaest. nat. 1 p. 911 D. I discepoli di Platone, di 59 A 116. PLUT. Quaest. phys. 1 p. 911 D
Anassagora, di Democrito pensano che la pianta sia un animale legato alla
terra.
.
59 A 117. THEOPHR. hist. plant. III 1, 4.
59 A 117. THEOPHR. H. plant. III 1, 4 [II 31. 30] .
Anassagora dicendo che l'aria contiene i semi di
tutto e che questi trascinati gi insieme all'acqua
... [vgl. d. caus. pl. I 5, 2; daraus Varro R. R. I
generano le piante. G THEOPHR. hist. plant. III 1, 40, 1] G THEOPHR. hist. plant. III 1, 4. .
4. Bisogna perci ammettere che queste sono le
,
forme di prodursi delle piante selvatiche e che vi
... THEOPHR. de caus. plant. I 5, 2
sono pure quelle spontanee di cui trattano anche i
fisiologi... THEOPHR. de caus. plant. I 5, 2. Ma se .
veramente anche l'aria d i semi portandoli via con VARRO de re r. I 40, 1. Primum semen, quod est principium genendi,
s, come vuole Anassagora e molto di pi:
id duplex, unum quod latet nostrum sensum, alterum quod apertum.
ammetterebbero altri tipi di princpi e di generazione Latet, si sunt semina in are, ut ait physicos Anaxagoras, et si aqua, quae
- inoltre i fiumi e le correnti e lo straripamento delle influit in agrum, inferre solet, ut scribit Theophrastus. / [ARISTOT.] de
acque conducono da ogni parte semi di alberi e di
plantis A 1. 815 a 15 [31 A 70 I 297, 1] . autem ... desiderio eas [nml.
arbusti. VARRO de re r. I 40, 1. E dapprima il seme, plantas] moveri dicunt, sentire quoque et tristari delectarique asserunt.
che il principio della generazione, doppio: uno quorum A. animalia [II 31. 35 App.] esse has laetarique et tristari dixit
sfugge ai nostri sensi, l'altro ci manifesto. Ci
fluxum foliorum argumentum assumens. b 16 [c. 2]. A. autem ... illas
sfugge se vi sono semi nell'aria, come vuole
intellectum intellegentiamque habere dicebant. [ARISTOT.] de plant. A
Anassagora il naturalista, e se l'acqua che scorre nel 1. 816 b 26 [II 32. 1 App.] licet A. dixerit ipsam habere spiritum.
campo suole trascinarne, come scrive Teofrasto. /
[ARISTOT.] de plant. A 1. 817 a 23 [c. 6] estque principium cibi
[ARISTOT.] de plant. A 1. 815 a 15. Anassagora poi plantarum a terra et principium generationis fructuum a sole. et ideo A.
... dicono che le piante sono mosse dal desiderio e dixit quod earum frigus est ab are et ideo dicit lechineon quod terra
affermano che hanno anche sensazioni, che si
mater est plantarum et sol pater.
rattristano e si rallegrano. E di esse Anassagora disse
che sono animate e che si rallegrano e si attristano
prendendo ad argomento il mutare delle foglie.
[ARISTOT.] de plant.. A 1. 815 b 16 [= NIC.
DAMASCEN., ed. Meyer]. Anassagora poi ...
dicevano che esse hanno l'intelletto e l'intelligenza.
[ARISTOT.] de plant. A 1. 816 b 26. Anche se
Anassagora disse che [la pianta] ha il respiro.
[ARISTOT.] de plant. A 1. 817 a 23. Il principio del
nutrimento per le piante viene dalla terra e il
principio della generazione per le frutta viene dal
sole. E per questo Anassagora disse che il loro
freddo viene dall'aria e perci... dice che la terra
madre delle piante e il sole padre.
B. FRAMMENTI
B. FRAGMENTE
[II 32. 5]
[ ?]
DAL LIBRO DELLA NATURA
59 B 1. [1 Schaubach]. SIMPL. Phys. 155, 23 .
59 B 1. SIMPLIC. phys. 155, 23. La sua veduta che
omeomeri infiniti per quantit si separano da un unico
, ,
miscuglio, essendo tutti in ciascuna cosa, ma
[II 32. 10 App.] '
caratterizzandosi ciascuna in rapporto a ci che in essa
prevale, Anassagora la dimostra nel primo libro della Fisica,
dicendo all'inizio:
' ,
21
.
Insieme erano tutte le cose, * illimiti per quantit e per
piccolezza, perch anche il piccolo era illimite. E stando
,
' ,
usano portando le migliori a casa. Questo io ho detto a
proposito della separazione, che cio non solo da noi si avrebbe , ' ,
,
il processo di separazione, ma anche altrove.
Prima che queste [cose] si separassero, essendo tutte insieme, .
[II 34. 15 App.] ,
nessun colore era discernibile: lo proibiva la mescolanza di
tutte le cose, dell'umido e del secco, del caldo e del freddo, del ' , .
luminoso e dell'oscuro, e della terra molta che c'era e dei semi
illimiti per quantit e in niente simili l'uno all'altro. Perch
neppure delle altre [cose] l'una simile all'altra. Stando questo , [II
34. 20]
cos, bisogna supporre che nel tutto ci siano tutte le cose.
[ 35. 1 App.] ,
.
.
[II 35. 5 App.] .
59 B 5. SIMPLIC. phys. 156, 9 [dopo B 4]. Che non si produce 59 B 5. [14] SIMPL. Phys. 156, 9 [nach B 4]
n si distrugge alcuno degli omeomeri, ma sono sempre gli
, '
stessi, lo dimostra quando dice:
, '
,
( [ 35. 10] ),
Divisesi queste [cose] in tal modo, bisogna riconoscere che
'.
tutte [le cose] non sono n di meno n di pi (perch non
.
possibile che siano pi di tutte) ma tutte sempre uguali.
Cos dunque intorno al composto e alle omeomerie.
59 B 6. SIMPLIC. phys. 164, 25 [dopo B 12]. E altrove dice
cos:
59 B 9. SIMPLIC. phys. 35, 13 [dopo B 4]. Senti che dice dopo 59 B 9. [21] SIMPL. Phys. 35, 13 [nach B 4]
un po' mettendoli a confronto entrambi [si riferisce ai due
' [nmlich der einheitlichen
mondi di B 4]:
und der auseinander getretenen Welt]
... [II 36. 20]
... mentre queste [cose] ruotavano e si separavano formandosi .
per l'azione della forza e della velocit. La forza, in effetti, la .
velocit a produrla. Ma la loro velocit non simile a nessuna
cosa rispetto alla velocit delle cose che si trovano adesso tra , '.
gli uomini, ma veloce senza dubbio molte volte di pi.
59 B 10. SCHOL. GREGOR. NAZ. XXXVI 911. Anassagora, 59 B 10. [0] SCHOL. IN GREGOR. XXXVI 911 Migne [II
trovato l'antico principio che niente nasce da niente, soppresse 36. 25 App.] . [II 37. 1]
la nascita e introdusse la divisione al posto della nascita.
, ,
Farneticava che tutte [le cose] sono mescolate tra loro e che
.
crescendo si dividono. E infatti anche nel germe ci sono capelli , .
e unghie e vene e arterie e nervi e ossa, ma si trovano ad essere
invisibili per la piccolezza delle parti, mentre crescendo a poco [II 37. 5]
a poco si dividono. In effetti - egli dice - come potrebbe
,
nascere capello da non-capello e carne da non-carne? E non . ' , ,
solo dei corpi predicava tali cose, ma anche dei colori: in realt ';
nel bianco c' il nero e il bianco nel nero. Lo stesso poneva .
per i pesi, immaginando che il leggero mescolato al grave e .
questo a quello [cfr. SIMPLIC. phys. 460, 16].
[II 37. 10 App.] ,
. Vgl.
SIMPL. Phys. 460, 16.
59 B 11. SIMPLIC. phys. 164, 22. E dice chiaramente:
59 B 11. [7. 15] SIMPL. Phys. 164, 22 , '
,
'.
In ogni [cosa] c' parte di ogni [cosa], ad eccezione
dell'intelletto: ma ci sono [cose] nelle quali c' anche
l'intelletto.
59 B 12. SIMPLIC. phys. 164, 24 [dopo B 11]. E poi che tutte 59 B 12. [8. 9. 13] SIMPL. Phys. 164, 24 [nach B 11] [II 37.
le altre cose ... mischiato. SIMPLIC. phys. 156, 13 [dopo B 15 App.] ' ... '.
5]. Intorno all'intelletto ha scritto: L'intelletto ... in misura SIMPL. Phys. 156, 13 [nach B 5]
massima [cfr. 176, 32]:
' . . . '. Vgl. 176, 32.
Tutte le altre [cose] hanno parte a tutto, mentre l'intelletto
,
alcunch di illimite e di autocrate e a nessuna cosa mischiato, ,
ma solo, lui in se stesso. Se non fosse in se stesso, ma fosse [II 37. 20 App.] ' .
mescolato a qualcos'altro, parteciperebbe di tutte le cose, se
' , ,
fosse mescolato a una qualunque. Perch in ogni [cosa] c'
,
parte di ogni [cosa], come ho detto in quel che precede [B 11]: ,
le [cose] commiste ad esso l'impedirebbero di modo che non [B 11]
avrebbe potere su nessuna cosa come l'ha quand' solo in se
, [II 38. 1 App.]
stesso. Perch la pi sottile di tutte le cose e la pi pura: ha ' .
cognizione completa di tutto e il pi grande dominio e di
,
quante [cose] hanno vita, quelle maggiori e quelle minori, su
tutte ha potere l'intelletto. E sull'intera rivoluzione l'intelletto
ebbe potere s da avviarne l'inizio. E dapprima ha dato inizio a , [II 38. 5 App.] .
tale rivolgimento dal piccolo, poi la rivoluzione diventa pi
,
grande e diventer pi grande. E le [cose] che si mescolano
.
insieme e si separano e si dividono, tutte l'intelletto ha
, ,
conosciuto. E qualunque [cosa] doveva essere e qualunque fu .
che ora non , e quante adesso sono e qualunque altra sar,
[II 38. 10
tutte l'intelletto ha ordinato, anche questa rotazione in cui si
App.] . ,
rivolgono adesso gli astri, il sole, la luna, l'aria, l'etere che si
, ,
vengono separando. Proprio questa rivoluzione li ha fatti
, ,
separare e dal raro per separazione si forma il denso, dal freddo
il caldo, dall'oscuro il luminoso, dall'umido il secco. In realt .
molte [cose] hanno parte a molte [cose]. Ma nessuna si separa [II 38. 15] .
o si divide del tutto, l'una dall'altra, ad eccezione dell'intelletto.
L'intelletto tutto uguale, quello pi grande e quello pi
[ 39. 1]
piccolo. Nessun'altra [cosa] simile ad altra, ma ognuna ed .
.
.
[ 39. 5 App.]
. , '
,
.
59 B 13. [18] SIMPL. Phys. 300, 27 ' ,
, [Arist. Phys. B 2. p. 194 a 20]
[II 39. 10] , ,
, '. '
, ,
, ,
. . '
,
[ 39. 15 App.] , ,
'.
.
[ 41. 10 App.]
Noi chiamiamo arcobaleno il riflettersi del sole nelle
nuvole. E' dunque segno di temporale, perch l'acqua che '.
versata dalla nuvola tutt'intorno produce vento o fa cadere
pioggia.
59 B 20. GALEN. in Hipp. de ar. aqu. loc. VI 202 ed. Chartier
59 B 20. [0] GALEN. in Hippocr. de ar. aqu. loc. VI 202
[W. SCHULTZ, Archiv. f. Gesch. d. Phil., XXIV, 1911, pp. 325 ed. Chartier [W. SCHULTZ, Archiv. f. Gesch. d. Phil. 24
sgg]. Tutti gli uomini dicono che il sole sorge al mattino e tramonta (1911) 325 ff.]. Und alle Menschen sagen, da die Sonne
la sera. Per quanto riguarda le aurore, gli astronomi le conoscono e aufgehe am Morgen und untergehe [II 41. 15] am Abend.
ne hanno una conoscenza generale. E precisamente, se una stella
Was nun die Aufgnge betrifft, so kennen die Astronomen
non appare all'inizio dei venti giorni, o in cielo al cadere del sole dieselben und haben von ihnen ein allgemeines Erkennen.
o vale per essa quel che vale per la luna durante la congiuntura,
Und zwar wenn ein Stern nicht erscheint am Anfange von
vedi, tutto quel che di essi appare o si allontana dall'orizzonte,
den 20 Tagen oder am Himmel ist bei Untergang des
viene chiamato apparire e sorgere. E di questo molto parl Ansaros Sonnenlichtes, oder nach der Art dessen, was vom Monde
[Anassagora?], il sapiente. Quando sorge la costellazione delle
whrend der Konjunktion [II 41. 20 App.] gilt: siehe,
Pleiadi, l'uomo d inizio alla mietitura, quando tramonta all'aratura alles, was von ihnen erscheint, und sich entfernt vom
e all'erpicatura. Dice pure che quella costellazione rimane nascosta Horizonte, wird genannt Erscheinen und Aufgang. Und
quaranta giorni e quaranta notti. E rimane nascosta, com'egli attesta Vieles sprach darber ANSAROS (=
delle Pleiadi, unicamente in questi quaranta giorni. Poi diventa
Anaxagoras ?), der Weise. Wenn der ( das
visibile di notte, talvolta diventa visibile al tramontare del sole, e Plejadengestirn ?) aufgeht, beginnt der Mensch die
talvolta due o tre ore dopo il tramonto. Diventa per visibile solo Ernte; wenn er untergeht, beginnt er mit dem Pflgen
dopo l'equinozio, come noi lo chiamiamo. Ma quando il sole
und Eggen. Er sagte auch, da der [II 42. 1 App.] ;
tramonta e la notte coperta, le Pleiadi appaiono in piena visibilit, (das Plejadengestirn) vierzig Tage und vierzig Nchte
mentre per tutto il giorno erano tenute nascoste dall'orizzonte
verborgen [II 42. 5] bleibe. Und er bleibt verborgen,
occidentale. Quando l'equinozio passato, la costellazione appare wie er von ihr (der Pleias ?) behauptete, lediglich in
in primavera con minor luce. Poi tramonta e non pi in alcun
diesen vierzig Tagen. Dann aber wird er nachts
modo visibile; essa tramonta nello stesso tempo del sole prima che sichtbar, und bisweilen wird er bei Sonnenuntergang
la notte sia giunta alle tenebre complete. E non diventa pi visibile sichtbar, und bisweilen wird er um zwei oder drei
prima che sopraggiunga la tenebra della notte che oscura, a causa Stunden nach dem [II 42. 10] Untergang sichtbar. Er
d'una piccola stella che si pone tra essa e l'osservatore. Perci essa wird aber erst nach der Tag- und Nachtgleiche, die wir
non pi visibile e non si mostra pi in molte delle quaranta notti, erwhnten, sichtbar. Wenn aber die Sonne untergeht
come ha detto Ansaros [Anassagora?], il sapiente. Perch egli dice und die Nacht verhllt wird, erscheint sie (die Pleias) in
che tra le stelle nessuna ce n' di questo tipo a eccezione di
deutlicher Sichtbarkeit, whrend sie den ganzen Tag
quell'unica che si chiama Guardiano della Gazzella. E vicino a lei, vom westlichen Horizonte [II 42. 15] verborgen
ma sotto, c' una stella che si chiama 'Porta della Sera'. Il popolo la gehalten wird. Wenn die Gleiche von Nacht und Tag
chiama 'Cane'. Per quanto riguarda i dotti famosi vissuti pi tardi, vorber ist, wird er (das Pl.-Gestirn) im Frhling in
essi sono d'accordo in questo, che la primavera sia l'equinozio dopo schwacher Sichtbarkeit erscheinen. Dann senkt er (wie
l'inverno, il principio dell'estate il nascere delle Kimah e il principio oben) sich und ist in keiner Weise sichtbar; denn sie
della maturazione dei frutti il sorgere del Cane. E questo lo disse
(die Pleias) geht gleichzeitig mit Sonnenuntergang [II
Anassagora perch aveva conoscenza in altri campi della scienza, e 42. 20] unter, bevor die Nacht zu vollkommener
cio che l'inizio dell'estate il sorgere delle Kimah [le Pleiadi] e il Finsternis gelangt ist. Sie wird aber nicht wieder
loro tramontare l'inizio dell'inverno. E anche Omero, il poeta, aveva sichtbar, bevor die Finsternis der Nacht, die verfinstert,
gi detto che la stella chiamata Cane, e che il ...., si leva al tempo eintritt, wegen eines kleinen Sternes, der zwischen sie
dei frutti con un sorgere pieno di luce.
und die Sehstrahlen tritt. Und deshalb wird sie nicht
wieder [II 42. 25] sichtbar und kommt nicht zum
Vorscheine in vielen Nchten von den vierzig Nchten,
wie ANSAROS ( = Anaxagoras ?) der Weise, der
Gelehrte, gesagt hat. Denn er sagte, da unter den
Sternen keiner dieser Art sei mit Ausnahme eines
einzigen, welcher "Wchter der Gazelle"[II 42. 30]
heit. Und ein Stern ist in seiner Nhe unter ihm, der
"Pforte des Abends" heit. Das Volk nennt ihn "Hund". ...
Was aber die berhmten spteren Gelehrten betrifft, so
stimmen sie darin berein, da der Frhling die Gleiche
von Nacht und Tag nach dem Winter, der Beginn des
Sommers der Aufgang der Kimah und der [II 42. 35]
Beginn der Fruchtreife der Aufgang des "Hundes" sei. Und
es sagte ( Anaxagoras ?) dies, weil er Kenntnis
hatte in anderen Wissenschaften, nmlich da der Anfang
des Sommers [II 43. 1] der Aufgang der Kimah
dice:
60. ARCHELAO
60 [47]. ARCHELAOS
A. VITA E DOTTRINA
.
GEFLSCHTES
60 B 2. BERTHELOT Coll. des Alchim. gr. I p. 25, 6 ,
60 B 2. BERTHELOT Coll. Alchim. gr. I p. 25, 6. Conosci, o , [II 48. 25]
[Goldmacher] ... , ,
caro, anche i nomi degli alchimisti, Platone... Teofrasto,
Archelao, Petasio etc. [Ci sono rimasti 336] giambi di un'opera . Erhalten
(Goldmacherkunst) , 336 frhbyzantinische
intitolata Dell'arte sacra [e cio dell'alchimia] del filosofo
Iamben [abgedr. Physici et med. gr. m. ed. Ideler II 343 ff.].
Archelao.
C. [II 49. 1 App.]
Berhrungen des [Hippocr.] de victu I 9. 10 und de hebdom. c. 13 mit Archelaos vermutet Fredrich Hippokr. Unters. S.
135. 139 (doch bedarf dies erneuter Prfung); ebenso des Petron von Aigina Anon. Londin. 20, 2 [II 49. 5] und
Herodikos von Selymbria ebend. 9, 34.
FRAMMENTI FALSI
DELL'ARTE SACRA [E CIO DELL'ALCHIMIA]
50. 1] '
' [ 262] ' ' [
226]. '' . Folgt
Zitat aus Chrysippos.
61 A 6. SYNCELL. chron. 140 C. I p. 282, 19. Gli
61 A 6. SYNCELLUS Chron. 140 C. I p. 282, 19 Dind.
Anassagorei interpretano gli di del mito nel senso che Zeus [II 50. 5App.]
la mente e Atena l'arte [cfr. Orph. fr. 347 Kern].
, ,
' '
[Orph. Frag. 347 K.].
62. CLIDEMO
62 [49]. KLEIDEMOS
[II 50. 7 App.]
62 A 1. ARISTOT. meteor. B 9. 370 a 10. Vi sono alcuni,
62 A 1. ARISTOT. Meteor. B 9. 370 a 10
come Clidemo, i quali affermano che il fulmine non qualcosa , ,
di reale, ma solo un'apparenza e, facendo un paragone,
, [II 50. 10]
sostengono che si tratta di un fenomeno analogo a quello che si
ha quando qualcuno percuota con una verga l'acqua del mare:
di notte infatti essa sembra che emetta bagliori; allo stesso
modo, in una nuvola, il fulmine non altro che l'apparenza del . Daraus Senec. N. Q. II 55.
bagliore quando l'umidit percossa.
62 A 2. THEOPHR. de sens. 38 [Dox. 510; tra Anassagora e 62 A 2. THEOPHR. de sens. 38 (D. 510) zwischen Anaxagoras
Diogene]. Clidemo fu l'unico a dire cose appropriate riguardo und Diogenes: .
alla vista: sostenne infatti che noi abbiamo sensazioni mediante [II 50. 15 App.]
gli occhi perch sono trasparenti; mediante le orecchie, perch '
l'aria colpendole le muove; mediante le narici, perch aspirano
l'aria, che mescolata appunto agli odori; mediante la lingua,
infine, avvertiamo i sapori, il caldo e il freddo, perch porosa.
Con ci che rimane del corpo oltre questi organi non
' ,
percepiamo alcuna sensazione, e di essi sono propriet il caldo,
l'umido e i loro contrari. Solo le orecchie, poi, per s non
, , [II 50.
giudicano nulla, ma si limitano a trasmettere all'intelletto,
20] .
anche se non fa dell'intelletto il principio di tutte le cose, come
Anassagora.
62 A 3. THEOPHR. hist. plant. III 1, 4 [dopo 59 A 117; 64 A 62 A 3. THEOPHR. H. plant. III 1, 4 [nach 59 A 117; 64 A 32]
32]. Clidemo invece sostenne che le piante risultano dagli
[nml. ]
stessi princpi da cui risultano gli animali: quanto pi essi sono , ,
fangosi e freddi, tanto pi difficile che nascano animali.
.
62 A 4. THEOPHR. de caus. plant. I 10, 3. Le piante fredde
62 A 4. THEOPHR. Caus. plant. I 10, 3
germogliano d'estate e quelle calde d'inverno, cosicch
[II 50. 25 App.]
ciascuna natura corrispondente a ciascuna stagione: questa ,
l'opinione di Clidemo.
.
62 A 5. THEOPHR. de caus. plant. III 23, 1-2. Alcuni
62 A 5. THEOPHR. Caus. plant. III 23, 1-2
esortano a seminare prima della stagione delle Pleiadi... altri
... '
quando esse calano all'orizzonte, tra i quali Clidemo:
.
sopravviene infatti grande abbondanza di acqua a partire da
... (2)
una settimana dopo quel tramonto... (2) Le semine fatte invece . [II 50. 30]
nel periodo del solstizio invernale, Clidemo dice che non sono
sicure: la terra, infatti, che bagnata e pesante diventa
'
vaporosa e assomiglia alla lana malamente intrecciata; n
possibile trarre e mandar via il vapore finch non si sia
.
riscaldata a sufficienza.
62 A 6. THEOPHR. de caus. plant. V 9, 10. Per l'abbondanza 62 A 6. THEOPHR. Caus. plant. V 9, 10
[scil.: di acqua] la vite si copre di foglie... come per lo pi per [nml. ] ...
le stesse ragioni accade che il fico si ammali di scabbia, l'ulivo ,
di impetigine e la vite perda le foglie, come dice anche
, [II 50. 35] , .
Clidemo: giacch il frutto gracile quando non maturo e cade .
facilmente dalla pianta.
63. IDEO
SEXT. EMP. adv. math. IX 360. Anassimene, Ideo di Imera,
Diogene di Apollonia e Archelao di Atene, maestro di Socrate
[sostennero che principio ed elemento di tutte le cose ] l'aria.
Cfr. ARISTOT. metaph. A 7. 988 a 23. Alcuni infatti parlarono
del principio nel senso della materia... tutti costoro si
riferiscono ad una causa di questo genere e anche quanti la
identificarono con l'aria e il fuoco o l'acqua o con un elemento
pi denso del fuoco e pi sottile dell'aria. Anche una sostanza
di questo genere infatti alcuni [Ideo ?] dissero che era
l'elemento primo di tutte le cose.1* ARISTOT. de cael. 5.
303 b 10. Alcuni supposero un solo elemento e lo
identificarono o con l'acqua o con l'aria o con il fuoco o con
qualcosa di pi sottile dell'acqua e di pi denso dell'aria; ma
quando da questo fanno derivare tutte le cose per
condensazione e rarefazione, ad essi sfugge che, cos facendo,
introducono qualcos'altro che prima di quell'elemento. Cfr.
ARISTOT. phys. A 4. 187 a 12 [12 A 16]. SIMPLIC. phys.
149, 5. Tutti costoro ammettono questo unico principio
corporeo, ma alcuni lo identificano con uno dei tre elementi:
Talete ed Ippone con l'acqua, Anassimene e Diogene con l'aria,
Eraclito e Ippaso con il fuoco (nessuno ritenne valida l'ipotesi
di identificarlo con la sola terra, per le sue scarse possibilit di
mutamento); ma altri supposero che esso fosse qualcos'altro
rispetto ai tre elementi, pi denso del fuoco e pi sottile
dell'aria, o come Aristotele dice altrove, pi denso dell'aria e
pi sottile dell'acqua. Alessandro ritiene che colui che ha
supposto come principio una natura corporea diversa dagli
elementi sia Anassimandro, mentre Porfirio, sulla base del
fatto che Aristotele oppone coloro che hanno introdotto un
sostrato materiale in modo indefinito a coloro che hanno
parlato o di uno dei tre elementi o di qualcos'altro intermedio
tra il fuoco e l'aria, dice che Anassimandro parl in modo
indefinito del sostrato materiale, giacch non definisce
specificamente l'indefinito, se fuoco o acqua o aria; quanto
poi al sostrato intermedio, Porfirio, come anche Nicolao
Damasceno, lo attribuisce a Diogene di Apollonia [64 A 5].
A. VITA E DOTTRINA
A. LEBEN UND LEHRE
VITA
LEBEN
64 A 1. DIOG. IX 57
64 A 1. DIOG. LAERT. IX 57. Diogene di Apollonia, figlio di , .
Apollotemide, filosofo della natura e molto famoso. A quanto , [vgl. F.H.G. III 182], . [II
unico il principio.
[II 53. 1]
.
64 A 6. [PLUT.] Strom. 12 (D. 583) . .
. [II 53. 5
App.]
,
,
.
64 A 7. AT. I 3, 26 (D. 289) .
[nml. ] Vgl. 13 A 4 (I 91, 10).
ARISTOT. de gen. et corr. A 6. 322 b 12 [II 53. 10]
, .,
,
' ,
, .
ma hanno una natura simile a quella dei pesci, perch sono di App.] , '
carne dura e l'aria non pu penetrare attraverso tutto il corpo
ma si ferma all'addome: perci digeriscono rapidamente il cibo, .
ma non hanno intelligenza. Vi contribuiscono in parte oltre il
cibo anche la bocca e la lingua, perch gli animali non possono . (45) '
stare insieme.2* Altrettanto prive di pensiero sono le piante
,
perch non hanno cavit e non possono accogliere l'aria. (45) , [II 56.
Per questo stesso motivo anche i fanciulli non sono assennati: 25 App.]
infatti hanno molta umidit, sicch l'aria non pu penetrare in
tutto il corpo, ma bloccata intorno al petto: per questo sono
indolenti e dissennati. E poi sono irosi e del tutto instabili e
mobilissimi per il fatto che molta aria mossa da piccoli petti.
E questo anche il motivo dell'oblio: poich l'aria non pu
, ,
passare attraverso tutto il corpo, non pu raccogliersi. Ed ecco . Vgl.
il segno: chi si sforza di ricordare sente la difficolt nel petto: ARISTOPH. [II 56. 30] Thesm. 14ff.
quando poi ha ricordato l'aria si spande ed egli liberato dal
tormento [cfr. ARISTOPH. Thesm. 14 sgg.].
64 A 20. ARISTOT. de an. A 2. 405 a 21. Per Diogene, come 64 A 20. ARISTOT. de anima A 2. 405 a 21 . '
anche per taluni altri, l'anima aria, giacch, secondo lui, l'aria [n. ],
la pi sottile di tutte le cose e il principio: per ci l'anima
conosce e muove: in quanto la prima cosa, da cui procede il ,
resto, conosce, in quanto la pi sottile, atta a muovere.
[II 57. 1 App.] , ,
AT.IV 7, 1 [Dox. 392 n.]. Pitagora, Anassagora e Diogene
, . AT. IV 7, 1 (D. 392 not.)
dissero che l'anima indistruttibile. AT. IV 5, 7 [Dox. 391]. . ...
Diogene dice che la parte principale dell'anima nella cavit . Ebenda IV 5, 7 (D. 391)
arteriosa del cuore che piena d'aria.
, [n.
].
64 A 21. AT. IV 16, 3 [Dox. 406]. Diogene dice che [si ha
64 A 21. AT. IV 16, 3 (D. 406) [II 57. 5] .
sensazione uditiva] quando l'aria che nella testa colpita e
messa in movimento dalla voce.
[nml. ].
64 A 22. AT. IV 18, 2 [Dox. 407]. Diogene pensa che,
64 A 22. AT. IV 18, 2 (D. 407) .
siccome la lingua morbida e molle e in essa si raccolgono le
vene dal corpo, i sapori si spargono e vengono portati alla
sensazione e cio alla parte principale dell'anima, come da una
spugna.3*
.
64 A 23. AT. IV 9, 8 [Dox. 397]. Gli altri dicono che gli
64 A 23. AT. IV 9, 8 (D. 397) [II 57. 10 App.]
oggetti percepiti esistono per natura, mentre Leucippo,
,
Democrito e Diogene per uso e cio secondo l'opinione e le
, '
condizioni in cui ci troviamo. G E che niente c' di vero n di . G '
comprensibile al di fuori dei primi elementi, gli atomi e il
,
vuoto. Questi soli esistono per natura, mentre le cose che ne
, ' ,
derivano, differenti per posizione, ordine e figura, sono tutte
, . / Das Folgende [67 A
opere del caso.4*/
32] bezieht sich nur auf die Erstgenannten.
64 A 24. CLEM. ALEX. paedag. I 6, 48 [I 119, 2]. Alcuni
64 A 24. CLEM. Paedag. I 6, 48 [I 119, 2 St.]
suppongono che anche il seme dell'essere vivente nella sua '
essenza schiuma [] del sangue che, agitato e infiammato , [II 57. 15 App.]
durante il coito del maschio, schiumeggia e si posi nei canali
spermatici. Di qui Diogene di Apollonia vuole che prendano
nome i piaceri afrodisiaci [ = ; cfr. B 6].
. .
. Vgl. B 6.
64 A 25. ARISTOPH. BYZ. epit. hist. anim. I 78. Sbaglia
64 A 25. ARISTOPHANES epit. hist. anim. I 78 [Suppl. Arist.
Diogene di Apollonia nel dire che il feto nutrito dai
I 1 p. 23, 13]
cotiledoni che sono nell'utero. [cfr. 38 A 17 e ARISTOT. de
[II 57. 20]
gen. anim. B 7, 746 a 19].
. CENSOR. 6, 3 [oben I 387, 21] Vgl.
ARISTOT. de gen. anim. B 7, 746 a 19 (68 A 144).
64 A 26. CENSORIN. de d. nat. 9, 2. Diogene di Apollonia
64 A 26. CENSOR. 9, 2. D Apolloniates qui masculis corpus
vuole che il corpo dei maschi si formi in quattro mesi, quello ait quattuor mensibus formari et feminis quinque. Vgl. B 9.
della donna in cinque [cfr. B 9].
64 A 27. CENSORIN. de d. nat. 5, 4 [Dox. 190]. ... se il parto 64 A 27. CENSOR. 5, 4 (D. 190) utrumne ex patris
nasca soltanto dal seme paterno, come vuole Diogene... o
tantummodo semine partus [II 57. 25 App.] nascatur, ut D....,
64 B 1. DIOG. LAERT. IX 57. Il principio del suo libro questo: Diels urteilte: Die Selbstzitate des Diogenes [A 4] beziehen sich
alle auf dieselbe Schrift, die in hellenistischer Zeit in mindestens
zwei Bcher [II 59. 5] geteilt wurde.
Chi incomincia un qualunque discorso, mi pare necessario che
scheint Hinweisung auf [vgl. B 9]; ob im Anfang desselben
offra un inizio indiscusso e una spiegazione poi semplice e
oder in einem besondern (dritten) Buche die behandelt
sobria.
waren, ist unsicher. Vgl. E. Krause Diog. v. Ap. I 7 (Progr.
Gnesen 1908). Dazu vgl. aber jetzt Theiler a. O. S. 6f.
64 B 1 [1 Panzerbieter]. DIOG. IX 57 [s. A 1. 2]
[II 59. 10 App.]
,
.
64 B 2-5. SIMPLIC. phys. 151, 28. Nel libro Sulla natura, l'unico 64 B 2-5. SIMPL. Phys. 151, 28 [vgl. A 4]
tra i suoi giunto fino a me, si propone di dimostrare con molti
, ,
argomenti che nel principio da lui posto c' molta intelligenza.
' [II 59. 15 App.]
Subito dopo il proemio [B 1] scrive:
.
[B 1]
2.
2. Per dirla insieme, mi pare che tutte le cose risultano
dall'alterazione della stessa cosa e sono la stessa cosa. E questo .
chiaro: infatti, se le cose che sono adesso in questo mondo, terra, [II 59. 20
App.] ,
acqua, aria e fuoco e tutte le altre, quante si vedono esistere in
questo mondo, dunque, se una di queste fosse diversa dall'altra ,
perch diversa per sua propria natura e non fosse lo stesso che si , ,
,
muta in molte forme e si altera, non si potrebbero affatto
[II 60. 1 App.] ,
mescolare tra loro, n all'una utilit o rovina, n mai pianta
potrebbe nascere dalla terra n animale n alcun altro essere se
non fossero composte in modo da essere lo stesso. Piuttosto tutte , '
queste cose nascono ora in una forma ora in un'altra in quanto si ,
. [II 60. 5]
alterano dallo stesso e in esso ritornano.
.
Anch'io, quando m'imbattei in queste prime parole, pensai che
egli volesse alludere al sostrato comune al di l dei quattro
,
elementi, dal momento che dice che questi non potrebbero n
mescolarsi tra loro n mutarsi l'uno nell'altro se uno di essi fosse ,
il principio, con una sua propria natura, e non soggiacesse a tutti , [II 60. 10
App.] , ' .
uno stesso sostrato dal quale tutte le cose derivano per
alterazione. In seguito, per, dopo avere dimostrato che in questo ,
principio c' molta intelligenza, dice:
3 [4 a]. , ,
, ,
3. Infatti non sarebbe possibile senza intelligenza una divisione [II
tale che di ogni cosa la misura realizzi, e d'inverno e d'estate, e di 60. 15 App.] ,
notte e di giorno, e di piogge e di venti e di sereni: e tutte le altre ,
cose, se uno vuole esaminarle, le trover disposte nel miglior
modo possibile.
,
, , ,
Aggiunge che anche gli uomini e le altre creature da questo
principio, e cio dall'aria, e vivono e hanno l'anima e il pensiero.
Dice cos:
4 [4 b]. . [II 60.
4. Ci sono inoltre anche questi indizi importanti. Gli uomini e le
altre creature vivono respirando l'aria. Essa per loro anima e
pensiero, come si dimostrer chiaramente in quest'opera, e se
essa s'allontana, l'uomo muore e il pensiero l'abbandona.
20]
. , [II
61. 1 App.] ,
,
.
), , '
.
,
[II 62. 5] .
.
,
[II 62. 10] .
64 B 6. SIMPLIC. phys. 153, 13. In seguito [dopo B 5]
64 B 6 [7]. SIMPL. Phys.153, 13 [nach B 5]
dimostra che il seme degli animali ricco d'aria, e che i
pensieri sono prodotti dall'aria, la quale col sangue pervade
tutto il corpo mediante le vene, l dove presenta un'accurata
,
descrizione delle vene. In questa parte egli dice chiaramente
.
che quel che gli uomini dicono aria il principio. ARISTOT. , [II 62. 15 App.]
hist. anim. 2. 511 b 30. Diogene di Apollonia dice questo: le , . ARISTOT. Hist. anim.
vene nell'uomo... schiumoso. VINDICIAN. q. d. 1 sgg. [Fr. d. 2. 511 b 30 . . ' ...
gr. Aerzte ed. Wellmann I 208, 2]. Alessandro detto Amante '. VINDICIAN. q. f. 1 ff. [M. Wellmann Fr. d. gr.
del Vero [il Filalete] discepolo di Asclepiade nel libro primo rzte I 208, 2] Alexander Amator veri [d. i. ]
Sul seme sostiene che l'essenza del seme la schiuma del
appellatus, discipulus Asclepiadis libro primo De semine
sangue, accettando la veduta di Diogene... (3) Similmente
spumam sanguinis eius essentiam dixit Diogenis placitis
Diogene di Apollonia nel libro Sulla natura disse che l'essenza consentiens ... (3) Diogenes autem Apolloniates [II 62. 20
del seme la schiuma del sangue: infatti l'aria attirata nel
App.] essentiam <seminis> similiter spumam sanguinis dixit
corpo mediante la respirazione fa sollevare il sangue di cui una libro physico etenim spiratione adductus spiritus sanguinem
parte assorbita dalla carne, l'altra, che in eccedenza, cade
suspendit, cuius alia pars carne bibitur alia superans in
nelle vie seminali e produce il seme, il quale altro se non
seminales cadit vias et semen facit quod <non> est aliud
schiuma di sangue agitato dall'aria [cfr. A 24].
quam spuma sanguinis spiritu collisi. Vgl. A 24.
[II 63. 1 App.] '
Le vene dell'uomo hanno tale disposizione. Ce ne sono due
molto grandi le quali si stendono attraverso l'addome lungo la , ,
spina dorsale, una a destra, l'altra a sinistra, ciascuna verso la ' ' , '
gamba corrispondente e in alto verso il capo lungo la clavicola [II 63. 5 App.]
. '
attraverso la gola. Da queste si dipartono le vene per tutto il
corpo, da quella di destra quelle che vanno a destra, da quella ,
/, /,
di sinistra quelle che vanno a sinistra, e due, molto grandi,
arrivano al cuore presso la spina dorsale stessa, altre, un po' pi
in alto, attraverso il petto sotto le ascelle, a ciascuna delle due , ' [II
63. 10]
mani corrispondenti: l'una si chiama splenica, l'altra epatica.
Ciascuna di esse all'estremit si scinde, e una parte va verso il ' ,
pollice, l'altra verso la palma, e da queste altre se ne staccano . ' ,
/, ' ,
sottili e ramificate verso il resto della mano e le dita. Dalle
prime vene altre [due] si diramano pi sottili, da quella di
. [II 63. 15]
destra verso il fegato, da quella di sinistra verso la milza e i
reni. Quelle che si stendono verso le gambe si scindono in due ,
,
all'attaccatura e corrono attraverso tutta la coscia. La pi
grande di esse corre nella parte posteriore della coscia e appare . [II 64. 1 App.]
,
grossa: l'altra che corre nel mezzo della coscia appare un po'
.
meno grossa di questa. Poi si stendono lungo il ginocchio in
direzione del polpaccio e del piede, come quelle che vanno
.
verso le mani: arrivano alla pianta del piede e di qui si
stendono verso le dita. Da quelle [due vene grandi] si dipartono [II 64. 5 App.]
.
altre vene sottili verso l'addome e i fianchi. Quelle che si
stendono verso la testa attraverso la gola appaiono grandi nel
.
collo. Da ciascuna di esse, poi, al punto terminale, se ne
' . '
staccano molte in direzione della testa, quelle da destra
[ 64. 10]
orientandosi a sinistra, quella da sinistra verso destra: ed
' '
entrambe terminano presso l'orecchio. C' nel collo un'altra
vena che corre nell'una e nell'altra parte vicino a quella grande, , , ,
ma un po' pi piccola, in cui confluiscono la maggior parte /, '
delle vene che vengono dalla testa. Ed [entrambe] si spingono
. ' [II
attraverso la gola nell'interno e da ciascuna di esse si dipartono 64. 15 App.] ,
,
vene che passano sotto la clavicola e tendono verso le mani.
Altre vene appaiono presso quella splenica e quella epatica, un
po' pi piccole, che si dilatano quando qualcosa fa male sotto la '
pelle, quando invece qualcosa fa male al ventre si dilatano la .
vena splenica e quella epatica. Da queste partono altre vene che [II 65. 1 App.] ,
giungono fin sotto il petto. Ce ne sono altre sottili che partono
da ciascuna delle due e attraverso il midollo spinale giungono , .
ai testicoli. Altre sotto la pelle e attraverso la carne si stendono . '
[II 65. 5 App.]
verso i reni e terminano per gli uomini nei testicoli e per le
donne nell'utero (le prime vene che partono dal ventre sono pi '
larghe, poi si fanno pi sottili finch trapassano da destra a
,
sinistra e da sinistra a destra): si chiamano spermatiche. Il
sangue, quello molto denso, assorbito dalle carni: quello che . (
,
in pi cade in questi luoghi e diventa leggero, caldo e
, [ 65. 10 App.]
schiumoso.
.)
. '
.
64 B 7. SIMPLIC. phys. 153, 17 [dopo quel che gli uomini
64 B 7 [5]. SIMPL. Phys. 153, 17 [II 65. 15] [nach
dicono aria il principio, B 6]. E' strano che, pur dicendo che oben II 62, 15] ,
le cose sono prodotte da quello per trasformazione, lo definisca ' ,
tuttavia eterno []:
' [ 66. 1 App.]
, ,
E proprio questo un corpo eterno ed immortale, mentre delle '.
cose alcune nascono, altre vengono meno.
64 B 8. SIMPLIC. phys. 153, 20. E altrove:
64 B 8 [3]. SIMPL. Phys. 153, 20 [nach B 7]
' ,
[II 66. 5 App.]
Ma questo mi sembra chiaro che grande e forte ed eterno e
'.
immortale e sa molte cose.
64 B 9. GALEN. in Hipp. epid. VI comm. II [XVII A 1006, 8 64 B 9 [S. 126]. GALEN. in Epid. VI comm. II [XVII A 1006,
Khn].
8 Khn]
,
...
E tuttavia in questo convengono quasi tutti i medici: che il
[II 66. 10]
maschio non solo si forma prima della femmina, ma che si
muove anche prima... Rufo dice che solo Diogene di Apollonia .
. Vgl. A 26.
si oppone a tale veduta nel secondo libro Sulla natura. Ma
questo libro non m' capitato in mano [cfr. A 26].
64 B 10. HERODIAN. . . I p. 7, 8. [piena] 64 B 10. HERODIAN. . . . Ip. 7, 8 ''
detto da Diogene di Apollonia al posto di femminile,
aggettivalmente, sconosciuto agli altri.
.
C. IMITAZIONI
C. NACHWIRKUNG
64 C 1. ARISTOPH. Nub. 225 sgg.
[II 66. 15 App.]
64 C 1. ARISTOPH. nub. 225ff. [vgl. auch II 68, 5]
Socr. Non avrei mai fatto tante scoperte vere sulle cose celesti se
non avessi appeso il mio pensiero e non avessi mischiato la mia [II 66. 20] ,
mente leggera all'aria congenere. Se stando in terra mi fossi
messo a speculare dal basso quel ch' in alto, non le avrei mai
[230] .
fatte quelle scoperte. No certo, perch la terra trascina a forza
[II 67. 1 App.] ' ,
l'umore del pensiero: proprio lo stesso quel che succede al
' '
crescione.
.
' .
delle pulci.
, .
64 C 2. HIPPOCR. de flatib. 3 p. 92. Il soffio nei corpi si chiama 64 C 2. HIPPOCR. de flatib. 3 (CMG I, 1 92)
respiro, fuori dei corpi aria. Esso in tutte le cose il signore pi ,
grande di tutti. Vale la pena di considerarne la potenza. Il vento .
corrente o flusso d'aria: quindi, allorch molta aria produce una .
corrente gagliarda, gli alberi sono svelti dalle radici per la
[II 67. 15 App.]
violenza del soffio, il mare si gonfia e le navi onerarie di
,
grandezza smisurata vengono scaraventate qua e l. Tale la
,
potenza ch'esso ha in questo campo. Esso, certo, non si mostra
,
alla vista ma appare al pensiero. Che cosa infatti potrebbe esserci .
senza esso? Da che cosa lontano, a che cosa non s'accompagna? ,
Tutto lo spazio che sta tra terra e cielo pieno di soffio: esso
;
causa dell'inverno e dell'estate, diventando d'inverno denso e
; ; [II67. 20 App.]
gelato, d'estate mite e immobile. Anche il cammino del sole,
.
della luna e degli astri si effettua mediante il soffio, perch il
,
soffio nutrimento del fuoco e il fuoco, privo d'aria, non
, .
potrebbe vivere: di conseguenza l'aria che sottile offre vita
eterna anche al sole. chiaro che anche il mare partecipa del
soffio, perch gli animali nuotanti non potrebbero vivere se non
ne partecipassero: e com'altro potrebbero parteciparne, se non
[II 67. 25 App.]
traendo a s l'aria attraverso l'acqua e dall'acqua? E poi la terra fa .
da base all'aria e questa sostegno della terra e niente c' che sia ,
privo di aria.
,
, ' ,
Cfr. EURIP. Troad. 884 sgg. Ecub. O tu che sei sostegno della ; ,
terra e che sulla terra hai sede, chiunque tu sia, impenetrabile al , .
pensiero, Zeus, forse legge di natura, forse mente dei mortali, io Vgl. EURIP. Troad. 884 ff.
invoco te, che per silenziosa via venendo, le cose mortali guidi [II 67. 30] ,
' , ,
secondo giustizia. Menel. Che c'? Quali nuove preghiere levi
[II 68. 1 App.] , ' ,
agli di?
'
' .
ARISTOPH. Nub. 264.
. ' ; .
O Signore, o sovrano,
Fidip. Ohib, che vaneggi?
Aere infinito,
che tieni la terra sospesa.
65. CRATILO
65 [52]. KRATYLOS
',
',
[II 69. 15 App.]
, ; ; -
, , . 440
D Sokr. zu Krat. .
67 [54]. LEUKIPPOS
A. VITA E DOTTRINA
Vgl. 68 A 33 (Tetral. III. IV); B 4 b.
DELL'INTELLETTO
68. DEMOCRITO
68 [55]. DEMOKRITOS
A. VITA E DOTTRINA
VITA
LEBEN
,
,
,
. [II 82. 35 App.]
. (40)
,
. .
' [fr. 83
F.H.G.II 290]
, . [II
83. 1 App.] [c.
Aristosseno nei Commentari storici [fr. 83 F.H.G. II 290] narra 54, 2] ,
.
che Platone voleva dar fuoco a tutte le opere di Democrito,
quante aveva potuto procurarsene, ma ne fu distolto dai
, ' ' ,
pitagorici Amicla e Clinia [cfr. cap. 54, 2] che gli fecero
osservare che non c'era frutto, perch quei libri eran gi nelle
mani di moltissimi. E si capisce: infatti lo stesso Platone, che fa [II 83. 5 App.]
menzione di quasi tutti gli antichi filosofi, non ricorda mai il [fr. 46 D.]
nome di Democrito, neppure l dove proprio dovrebbe
polemizzare con lui, ben sapendo che si sarebbe cimentato col , ,
migliore dei filosofi; e basta ricordare l'elogio fattone da
.
Timone [fr. 46 Diels], che suona cos:
(41) ,
Come Democrito il gran saggio, signore della parola,
[68 B5], ,
io riconosco tra i migliori acutissimo nel conversare.
. [II 83. 10 App.]
(41) Quanto ai tempi in cui visse, come dice egli stesso nella . '
Piccola Cosmologia [B 5], era giovane quando Anassagora era , [FGrHist. 244 F 36 II
1030]. [460-457],
vecchio, avendo egli quarant'anni meno di lui; e dice di aver
composto la Piccola Cosmologia 730 anni dopo la distruzione
di Troia. Egli sarebbe nato, secondo che dice Apollodoro nelle ,
Cronache [F.Gr.Hist. 244 F 36 a] nella 80.a olimpiade [460- [470-69], , [II 83. 15
App.] , . '
57]; secondo Trasillo, che ne parla nello scritto intitolato
Introduzione alla lettura delle opere di Democrito, nel terzo
anno della 70.a olimpiade [470-69], essendo [Democrito]- egli [c. 41, 3]. (42)
dice - di un anno pi vecchio di Socrate. Sarebbe vissuto
'
dunque ai tempi di Archelao discepolo di Anassagora;
contemporaneo pure di Enopide, che egli infatti nomina [cap. , ,
. [II 83. 20 App.]
41, 3]. (42) Fa anche menzione della dottrina dell'uno,
' [Zeller IIIa 6302] ,
professata da Parmenide e Zenone, che egli nomina come
filosofi che godevano ancora fama grandissima al tempo suo; e ,
ricorda Protagora di Abdera, che per consenso comune
contemporaneo di Socrate.
.
Racconta Atenodoro nell'ottavo libro delle sue Discussioni
[Peripatoi] che una volta si era recato da lui Ippocrate;
' ', ' ' '.
Democrito fa portare del latte, lo guarda e dice che latte di
[II 83. 25 App.] .
una capra primipara e nera di pelo; onde Ippocrate ebbe ad
ammirare la sua acutezza. E un'altra ancora: Ippocrate era
accompagnato da una ragazza, e Democrito il primo giorno la (43) [fr. 29
salut cos: Ciao, fanciulla; il giorno seguente, invece:
F.H.G. III 43; vgl. Anm. zu A 28] .
Ciao, donna; e infatti la ragazza durante la notte era stata
.
deflorata.
(43) Secondo la narrazione di Ermippo [fr. 29 F.H.G. III 43;
cfr. A 28], la morte di Democrito avvenne cos. Arrivato a
[II 84. 1 App.]
tarda vecchiezza, egli era sul finire, e intanto la sorella si
.
affliggeva perch sarebbe morto durante la festa delle
Tesmoforie ed essa non avrebbe potuto compiere il suo dovere ( ' ).
, ,
.
[II 84. 5 App.] ,
.
;
'
.
.
(44) [II 84. 10 App.]
, ' .
Tale fu la sua vita.
.
.
(44) Le sue dottrine sono queste: principi di tutte le cose sono , ' ,
, , , ,
gli atomi e il vuoto, e tutto il resto opinione soggettiva; vi
sono infiniti mondi,8* i quali sono generati e corruttibili; nulla [II 84. 15 App.]
viene dal non essere, nulla pu perire e dissolversi nel non
9
.
essere. * E gli atomi sono infiniti sotto il rispetto della
,
grandezza e del numero, e si muovono nell'universo
. ' '
aggirandosi vorticosamente e in tal modo generano tutti i
. (45) ' ,
composti, fuoco, acqua, aria, terra; poich anche questi sono
, .
dei complessi di certi particolari atomi: i quali invece10* non
' , [II 84. 20App.]
sono n scomponibili11* n alterabili appunto per la loro
solidit. Il sole e la luna sono pure composti di tali atomi, [di , ,
' ,
quelli cio] lisci e rotondi;12* e ugualmente l'anima, che
tutt'uno con l'intelletto. Noi vediamo per effetto degli idoli [cfr.
67 A 29, 30, 31] che penetrano nei nostri occhi. (45) Tutto si . '
produce conforme a necessit, poich la causa della formazione [B 3]. , '
[B 125]. .
di tutte le cose quel movimento vorticoso che egli chiama
. 46-49 = 68 A 33.
appunto necessit. Il fine supremo della vita la tranquillit
dell'animo [], che non la medesima cosa del piacere, (49) [II 84. 25 App.]
,
come credevano certuni che avevano frainteso, bens quello
stato in cui l'animo calmo ed equilibrato, non turbato da paura , , [S.
alcuna o da superstizioso timore degli di o da qualsiasi altra 10 Wilamowitz],
passione. A tale stato dell'anima egli d il nome di benessere [F.H.G. IV 383,
384], ,
[] e parecchie altre denominazioni [B 3]. Le qualit
sensibili sono puramente soggettive [], in realt [] .
esistono solo atomi e vuoto [cfr. B 9]. E queste sono le sue
dottrine. I suoi libri ecc. [ 46-49 = A 33].
(49) Vi sono stati sei Democriti: primo questo nostro, secondo
il musico di Chio contemporaneo di questo, terzo lo scultore, di
cui fa menzione Antigono [p. 10 Wilamowitz], quarto quello
che scrisse intorno al tempio di Efeso e anche alla citt di
Samotracia [F.H.G. IV 383, 384], quinto il chiaro e fiorito
poeta di epigrammi, sesto quello di Pergamo, famoso per i
suoi libri di retorica.
G 68 A 1 a. DIOG. LAERT. IX 50. Protagora fu scolaro di
G 68 A 1 a. DIOG. LAERT. IX 50 '
Democrito. 13* (E questi era soprannominato 'Sapienza', come . ,
dice Favorino [fr. 36 F.H.G. III 583] nella sua Storia varia.) [fr. 36 F.H.G. III 583].
68 A 2. SUID. s. v. Democrito figlio di Egesistrato (secondo
68 A 2. SUIDAS [II 84. 30] (
altri di Atenocrito o di Damasippo), nato nel tempo in cui
)
nacque anche Socrate il filosofo, nella 77.a olimpiade [472-69], [472-469] (
secondo altri nella 80.a [460-57], filosofo, di Abdera nella
[460-457] ) , ,
Tracia, secondo alcuni scolaro di Anassagora e di Leucippo; a , ,
detta di altri, poi, anche di Magi e di Caldei della Persia.
Giacch egli si rec fino ai paesi dei Persiani e degli Indi e
' [II 84. 35 App.]
suoi concittadini dispregiavano queste ricerche, egli una volta, olei caritate futura ex vergiliarum ortu (qua diximus ratione
avendo previsto che ci sarebbe stata una carestia d'olio a partire ostendemusque iam planius) magna tum vilitate propter spem
dal tempo delle Pleiadi (nel modo gi da noi detto e che ora
[II 87. 10 App.] olivae coemisse in toto tractu omne oleum,
spiegheremo anche pi chiaramente), compr, a prezzo
mirantibus qui paupertatem quietemque doctrinarum ei
bassissimo per la speranza che si nutriva nel raccolto, tutto
sciebant in primis cordi esse. atque ut adparuit causa et ingens
l'olio che pot trovare in tutta la regione, con stupore di coloro divitiarum cursus, restituisse mercedem anxiae et avidae
che sapevano come a lui pi d'ogni cosa stesse a cuore una vita dominorum poenitentiae, contentum ita probavisse opes sibi in
modesta e la tranquillit degli studi. Quando poi la cagione
facili, cum vellet, fore.
divenne manifesta e quelle sue ricchezze ebbero un immenso
rialzo di valore, egli, dinanzi al pentimento dei proprietari
ansiosi e avidi, rifuse loro la perdita, accontentandosi di aver
cos dimostrato che non gli era difficile procurarsi delle
ricchezze, quando ne avesse volute.
68 A 17 a. PLUTARCH. quaest. conv. I 10, 2 p. 628 C. Ci
68 A 17 a. PLUT. Quaest. conv. I 10, 2 p. 628 C [II 87. 15
capiter, col nostro desiderio di sapere, lo stesso che al sapiente App.]
Democrito. Infatti una volta, a quanto si dice, egli, mangiando . ,
del cocomero, not che aveva un certo sapore di miele. Allora , ,
chiama la serva e vuol sapere dove l'ha comperato: quella gli ,
indica un orto; e Democrito, alzatosi per andare, le comanda di
condurlo e di mostrargli il luogo. La donnicciola resta tutta
' '
meravigliata e gli chiede per che fare. E lui: - Per cercare la
' [II 87. 20 App.] ,
causa di questo sapore dolce; e la trover di certo, esaminando .'' ''
il luogo direttamente. - E allora puoi star seduto - risponde la , ''
donnicciola sorridendo - perch io, senza badarci, avevo messo ''. ' ''
il cocomero in un vaso dove c'era stato del miele. E quello in '
atto di fastidio, replica: - Mi hai punto sul vivo; e nondimeno io ',
far il mio ragionamento e cercher la causa. E si mise a
.
cercarla, come se il sapore dolce fosse il sapore proprio e
naturale del cocomero.
68 A 18. CLEM. ALEX. strom. VI 32 [II 446, 28]. Democrito, 68 A 18. CLEM. Strom.VI 32 [II 446, 28 St.] [II 87. 25] .
per aver predetto molti fenomeni, come gli consentiva il suo
studio delle regioni celesti, fu soprannominato 'Sapienza' [cfr.
A 2]. Una volta, per esempio, al fratello Damaso (giacch
questi lo aveva benevolmente accolto) egli preannunzi che,
.
per gli indizi che aveva tratto da alcune stelle, vi sarebbe stata (
una grande pioggia. Ebbene, coloro che gli diedero ascolto
),
riposero i raccolti (che erano ancora nelle aie, perch era
[II 87. 30] . PLIN. N. H.
estate), mentre gli altri perdettero tutto, quando si abbatt con XVIII 341 tradunt eundem Demoritum metente fratre eius
violenza sul paese la pioggia abbondantissima e improvvisa.
Damaso ardentissimo aestu orasse, ut reliquae segeti parcerei
PLIN. nat. hist. XVIII 341. Si narra che lo stesso Democrito, raperetque desecta sub tectum, paucis mox horis saevo imbre
mentre suo fratello Damaso mieteva sotto una calura immensa, vaticinatione adprobata. Vgl. 68 A 1 39].
lo esort a lasciare stare l'altra messe e a riporre al coperto alla
svelta quella che aveva gi mietuta; e, dopo qualche ora, la
predizione fu confermata da una tremenda pioggia [cfr. A 1,
39].
68 A 19. PHILOSTR. v. Apoll. VIII 7 p. 313, 17. E quale
68 A 19. PHILOSTR. V. Apoll. VIII 7 p. 313, 17 Kayser '
sapiente ti pare che abbia mai tralasciato di prodigarsi per una [II 87. 35]
citt come questa, pensando che Democrito liber una volta
,
dalla peste gli Abderiti, e ricordando l'ateniese Sofocle, di cui ,
narrano che calmasse i venti che spiravano fuori stagione ecc.? ,
.
68 A 20. IULIAN. ep. 201. Democrito di Abdera, non sapendo 68 A 20. IULIAN. EP. 201 B.-C.
pi con quali parole trovar modo di consolare Dario addolorato ,
per la morte della moglie bellissima, gli promise di fargli
[II 87. 40]
ritornare alla luce la scomparsa, qualora il re volesse fargli
, ,
apprestare tutto quanto era a ci necessario. Il re diede l'ordine
che nulla si risparmiasse e, lasciando a Democrito libert di
. ' [II 88. 1
prendere tutto ci che gli occorresse, lo impegn a confermare App.]
coi fatti la sua promessa; poco tempo dopo, Democrito gli fece , ,
sapere che era fornito ormai di tutte le cose occorrenti meno
,
una; e quest'unica che mancava, egli da solo non aveva modo
,
. ' , [II 88. 5
App.] ,
,
,
.
,
, '
, [II 88. 10 App.] ,
;'.
68 A 21. CIC. de orat. II 58, 235 atque illud primum quid sit
ipse risus, quo pacto concitetur ... viderit Democritus.
HORAT. EP. II 1, 194. si foret in terris, rideret D. SOTION
[Leherer Senecas] , bei STOB. Flor. III 20, 53 [II
88. 15 App.]
, [vgl. A 40 End.].
IUVEN. 10, 33 perpetuo risu pulmonem agitare solebat D...;
(47) tunc quoque materiam risus invenit ad omnis occursus
hominum, cuius prudentia monstrat summos posse viros et
magna exempla daturos vervecum in patria crassoque sub aere
nasci. SCHOL. z. d. St. Abderita nam fuit [II 88. 20 App.] D.,
ubi stulti solent nasci. Vgl. A 74 am Ende.
Cos coi raggi del sole egli si priv della luce degli occhi,
sic ego fulgentis splendorem pecuniae
per non vedere i cattivi cittadini vivere fortunati.
volo elucificare exitum aetati meae,
Similmente, con lo splendore delle rilucenti monete
ne in re bona esse videam nequam filium.
io voglio ottenebrare questi ultimi giorni di mia vita
per non vedere nell'abbondanza un cattivo figlio.
68 A 24. LUCRET. III 1039 [da LACT. inst. div. III 18, 6].
68 A 24. LUCRET. III 1039 [daraus LACT. Inst. III 18, 6]
E Democrito infine, allorch la vecchiaia avanzata
[II 89. 10] denique Democritum postquam matura vetustas
lo fece accorto che s'illanguidiva nel suo animo la forza della admonuit memores motus languescere mentis,
memoria,
sponte sua leto caput obvius optulit ipse.
spontaneamente si fece innanzi ed offr il proprio capo alla
morte.
68 A 25. HIMER. ecl. 3, 18. Volontariamente Democrito
68 A 25. HIMER. Ecl. 3, 18
rendeva infermo il corpo, per dar salute a ci che ha pi valore. , .
68 A 26. TERTULL. apol. 46. Democrito, con l'accecarsi
68 A 26. TERTULL. Apol. 46 D. [II 89. 15 App.]
perch non poteva guardare le donne senza concupiscenza e
excaecanndo semetipsum, quod muli concupiscentia aspicere
soffriva se non poteva possederle, fa aperta dichiarazione di
non posset et doleret, si non esset potitus, incontinentiam
incontinenza con la pena stessa che si scelta.
emendatione profitetur.
68 A 27. PLUTARCH. de curios. 12 p. 521 D. falsa quella 68 A 27. PLUT. de curios. 12 p. 521 D
storia che Democrito volontariamente si privasse della luce
degli occhi, fissando uno specchio posto contro un fuoco
' [II 89. 20
acceso e affrontandone il riflesso, affinch gli occhi non gli
App.] ,
rubassero l'intelletto col richiamarlo troppo spesso al di fuori e , '
lo lasciassero invece chiuso in se stesso - come finestre ben
chiuse verso la strada - e tutto rivolto alle cose intelligibili.
.
68 A 28. ANON. LONDIN. 37, 34 sgg. E a tal proposito
68 A 28. ANON. LONDIN. 37, 34 ff.
[Asclepiade]19* dice che corre questo racconto: che Democrito, [Asklepiades],
astenutosi dal cibo per quattro giorni, era gi prossimo a morire [II 89.
e che fu esortato da alcune donne a voler restare in vita ancora 25 App.]
qualche giorno, ed egli, perch non venissero loro interrotte
,
incresciosamente le Tesmoforie che si celebravano proprio in
quei giorni, ordin ad esse di trasportarlo o di collocarlo vicino , ,
ai pani, i quali riempivano il luogo di una esalazione continua; ,
e cos Democrito, aspirando l'esalazione proveniente dal forno, . .
riacquist le forze e sopravvisse quanto bastava. CAEL.
.
AURELIAN. morb. acut. II 37. Si impregni d'aceto della
CAELIUS. AURELIAN. Acut. morb. II 37 [II 89. 30 App.] sit
polenta e del pane abbrustolito, o si prendano pomi cotogni o igitur polenta infusa atque panis assus aceto infusus vel mala
mirti o qualcosa di simile. Tutte queste sostanze, infatti,
cydonia aut myrta et his similia. haec enim defectu extinctam
mantengono al corpo la forza anche se essa quasi distrutta
corporis fortitudinem retinent, sicut ratio probat atque
dallo sfinimento, come ci confermato dalla scienza e anche Democriti dilatae mortis exemplum fama vulgatum.
dall'esempio, notissimo, di Democrito che protrasse in tal modo
il morire.
68 A 29. ATHEN. epit. II 46 E. Si racconta che Democrito di 68 A 29. ATHEN. epit. II p. 46 E
Abdera, a cagione della vecchiaia, aveva deliberato di togliersi [II 89. 35]
la vita e si diminuiva gradualmente il cibo giorno per giorno; '
ma, venuti i giorni delle Tesmoforie, le donne di casa lo
[II 90. 1 App.]
scongiurarono di non voler morire durante la solennit,
,
affinch esse potessero partecipare ai sacri riti, ed egli
, ,
acconsent, chiedendo solo che gli mettessero l vicino un vaso
di miele; e cos visse i giorni che occorrevano col solo aiuto
dell'esalazione proveniente dal miele, e, trascorsi quei giorni,
allontanato il miele, mor. Sempre piacque assai il miele a
[II 90. 5 App.] .
Democrito e, a chi s'informava da lui sul modo di condurre una . , ,
vita sana, raccomandava d'inumidire il di dentro col miele e il , , , '
di fuori con l'olio.
.
68 A 30. MARC. ANTON. III 3. Democrito [fu consunto] dai 68 A 30. MARC. ANTON. III 3
pidocchi.20*
[nmlich . Verwechslung mit Pherekydes 7 A 1
118.]
SCRITTI
SCHRIFTEN S. A 2
68 A 31. SUID. s. v. [A 2]... I suoi libri autentici sono due, la 68 A 31. SUID. [II 90. 10 App.] [A 2; II 85, 2]...
VII 1.
2. 3. [Bcherzahl ?]
4. .
[II 91. 20 App.] VIII 1.
2. (48) 3. ,
4. [?].
IX 1. 2. 3. 4.
Libri matematici:
(VII) 1. Sulla conoscenza differenziale [?] o sulla tangente al
cerchio e alla sfera 2. Sulla geometria 3. Questioni
geometriche [seguiva il numero dei libri?] 4. Numeri.
(VIII) 1. Sulle linee e i solidi incommensurabili, libri 2 2.
Proiezioni [di solidi sul piano] (48) 3. Il grande anno o
Astronomia: accompagnato da un calendario astronomico
[Parapegma] 4. Gara della clessidra [?].
. .
[II 91. 25 App.] X 1. 2.
3. 4.
.
XI 1. 2.
3. 4. [Bcherzahl?].
.
LEHRE
Vgl. durchweg Leukippos [c. 67] !
68 A 34 a. SIMPL. de caelo 294, 33
[II 92. 30 App.] [s. II 93,
20]. DIOG. V 26 [Katal. der Arist. Schr. n. 124 Rose]
. DIOG. V 49 [Katal. der
Schr. des Theophrast] . Ebenda DIOG. V
43 . DIOG. V 87 [Katal.
der Schr. des Herakleides Pontikos]
. Ebenda DIOG.
V 88 . PHILOD. schol. [II
93. 1] Zenon. de lib. dic. VH1 V 2 fr. 20 [Usener Epic. p. 97,
10]
. DIOG. X 24 [Katal. der Schr. des Epikureers
Metrodoros] Vgl. Kolotes zu B 1. 156.
DIOG. VII 174 [Katal. des Kleanthes] .
DIOG. VII 178 [Katal. des Sphairos] [II 93. 5 App.]
, .
68 A 35. ARISTOT. de gen. et corr. A 2. 315 a 34. In generale 68 A 35. ARISTOT. de gen. et corr. A 2. 315 a 34
poi nessuno rivolse la sua meditazione ad alcun problema al di
l dell'aspetto superficiale delle cose, tranne Democrito. Questi . ' ,
sembra essersi occupato di tutti i problemi e si distingue gi per .
la guisa di procedere.
68 A 35 a. PLUTARCH. de virt. mor. 7 p. 448 A. Lo stesso
68 A 35 a. PLUT. de virt. mor. 7 p. 448 A
Aristotele e Democrito e Crisippo abbandonarono senza
[II 93. 10 App.]
turbamento o rimpianto, anzi con piacere, alcuni dei concetti da
loro precedentemente seguiti.
' .
68 A 36. ARISTOT. de part. anim. A 1. 642 a 24. La ragione 68 A 36. ARISTOT. de partt. anim. A 1. 642 a 24
per cui i pensatori precedenti non arrivarono a questo metodo
[il metodo scientifico di Aristotele] sta nel fatto che essi non
[die wissenschaftliche Methode des Ar.],
avevano idea dell'essenza e del modo di definire la sostanza; , ' .
invece vi si accost per primo Democrito, non gi perch
, [II 93. 15]
ritenesse che questo metodo fosse necessario nella scienza
, ' '
della natura, s perch trattovi dall'argomento stesso; questo
,
metodo poi ebbe notevole incremento al tempo di Socrate, per .
furono lasciate da parte le ricerche intorno alla natura, ed i
. ARISTOT. metaph.
filosofi si rivolsero alla virt, perch utile alla vita e alla
M 4. 1078 b 19 .
politica. ARISTOT. metaph. M 4. 1078 b 19. Ch, dei fisici,
.
Democrito aveva soltanto toccato appena tale questione e
definito, in qualche modo, il caldo e il freddo.
68 A 37. SIMPL. de cael. 294, 33. Una breve citazione del
68 A 37. SIMPL. de caelo 294, 33 Heib. [II 93. 20]
libro di Aristotele Su Democrito [fr. 208 Rose] mostrer la
[fr. 208 Rose]
differenza di concezione tra quei due pensatori.29*
.
'.
Democrito ritiene che la materia di ci che eterno consiste in
piccole sostanze infinite di numero; e suppone che queste siano .
contenute in altro spazio,30* infinito per grandezza; e chiama lo
spazio coi nomi di vuoto e di niente e di infinito, mentre , [II 93. 25 App.]
d a ciascuna delle sostanze il nome di ente 31* e di solido .
e di essere. Egli reputa che le sostanze siano cos piccole da , .
.
sfuggire ai nostri sensi; e che esse presentino ogni genere di
figure [e forme] e differenze di grandezza. Da queste sostanze, .
dunque, in quanto egli le considera come elementi, fa derivare [II 93. 30 App.]
e combinarsi per aggregazione i volumi visibili e in generale ,
,
percettibili. Esse32* lottano e si muovono nel vuoto, a causa
della loro diseguaglianza e delle altre differenze ricordate, e nel ,
muoversi s'incontrano e si legano in un collegamento tale che ' '
le obbliga a venire in contatto reciproco e a restare contigue, .
ma non produce per con esse veramente una qualsiasi natura '
unica: perch certamente un'assurdit il pensare che due o pi [II 93. 35 App.]
possano mai divenire uno. Del fatto che le sostanze rimangano ,
, , ,
in contatto tra di loro per un certo tempo, egli d la causa ai
collegamenti e alle capacit di adesione degli atomi: alcuni di
,
questi, infatti, sono irregolari,33* altri uncinati, altri concavi,
altri convessi, altri differenti in innumerevoli altri modi; ed egli
reputa dunque che gli atomi si tengano attaccati gli uni agli altri '.
e rimangano in contatto solo fino a quando, col sopraggiungere ,
[II 93. 40]
di qualche azione esterna, una necessit pi forte34* non li
[II 94. 1] .
scuota violentemente e li disperda in varie direzioni.
Ed attribuisce il nascere ed il suo contrario, il disgregarsi, non ,
soltanto agli animali, ma anche alle piante e ai mondi, insomma ,
.
a tutti quanti gli oggetti sensibili. Se dunque il nascere
aggregazione di atomi e il dissolversi disgregazione, anche
per Democrito il divenire non che modificazione di stato.35*
68 A 37 a. G ARISTOT. de gen. et corr. A 2. 316 a 14. Perch 68 A 37 a. G ARISTOT. de gen. et corr. A 2. 316 a 14.
c' una grave difficolt, se si ammette che esista un corpo e una ,
grandezza assolutamente [all'infinito] divisibile e che questa
, .
divisione sia possibile.36* Che cosa infatti ci sar, che sfugga ; ,
alla divisione? Se il corpo infatti assolutamente divisibile e , ,
tale divisione possibile, esso sarebbe anche insieme
, .
interamente diviso, anche se non venisse compiuta la divisione;
e se ci fosse, nessuna divisione pi sarebbe impossibile. E
, ,
similmente dunque se si divida per met; e in generale se una , ,
cosa per natura assolutamente divisibile ed essa venga [di
, ' ,
fatto] divisa, non ci sar [in ci] nulla d'impossibile, poich
.
neppure se si trattasse di dividerla in diecimila volte diecimila , .
ci sarebbe nulla d'impossibile, bench forse nessuno possa fare ; ;
una tale divisione.
, .
Poich dunque il corpo assolutamente tale [divisibile], lo si , ' ,
divida. Che cosa allora rester? una grandezza? Non
, , ,
possibile, perch allora vi sarebbe qualcosa di non diviso,
,
mentre era interamente divisibile. Ma ammesso che non resti ' .
n corpo n grandezza e tuttavia si proceda alla divisione, o il , .
corpo conster di punti e le parti di cui composto saranno
,
prive di grandezza, oppure queste parti saranno null'affatto:
.
sicch, se risulter o sar composto di nulla, anche il tutto sar ,
null'altro che apparenza.
, ,
E similmente, se conster di punti, non vi sar quantit.
.
Giacch, quando i punti si toccassero e formassero una sola
grandezza e fossero tutti insieme [in un punto solo], non
, ,
farebbero maggiore il tutto. Diviso infatti in due parti o pi ,
, .
37
*il tutto non sar n pi piccolo n pi grande di prima:
' ,
sicch, anche se si riuniscano tutti quanti punti, non
,
comporranno una grandezza.
.
Ma anche se, nella divisione del corpo, si ottiene qualcosa
, ;
come una segatura e in tal modo un corpo si allontana dalla
,
grandezza, il problema il medesimo, come sia divisibile ci. .
Se poi non corpo ma una forma separabile o una propriet
quella che si distaccata dal corpo e la grandezza consiste in , .
punti o in contatti forniti di tale propriet, assurdo che la
, .
, . EUSTATH.
zu 446 p. 690
(v. 7 Geogr. min. II 105 M.)
[II 106. 40] , . . Vgl. 59 A 87
und 68 B 15. G EXC. ASTRON. cod. Vat. 381 p. 143
Maass. ...
. /
68 A 95. AT. III 13, 4 [Dox. 378]. Secondo Democrito la
68 A 95. AT. III 13, 4 (D. 378) [II 107. 1 App.] . '
terra da principio era in movimento a cagione della sua
piccolezza e leggerezza, ma col tempo, condensatasi e divenuta ,
pesante, si ferm.
.
68 A 96. AT. III 12, 2 [Dox. 377]. Democrito afferma che, 68 A 96. AT. III 12, 2 (D. 377) .
essendo meno consistente la parte meridionale dell'atmosfera, [II 107. 5]
la terra, crescendo, s'inclin in quella direzione: infatti, le parti ,
settentrionali sono rigide, quelle meridionali temperate, onde la ,
terra inclinata verso di queste, che sono assai propizie ai frutti .
e alla vegetazione.
68 A 97. ARISTOT. meteor. B 7. 365 a 1. Democrito dice che 68 A 97. ARISTOT. Meteorol. B 7. 365 a 1 .
gli scuotimenti della terra dipendono dal fatto che la terra
piena d'acqua e ne riceve molt'altra in forma di pioggia: infatti, [II 107. 10]
quando quest'acqua diviene troppo abbondante, dato che le
cavit della terra non sono pi in grado di contenerla, essa,
,
costretta a refluire, produce il terremoto; e poich la terra, dove
disseccata, attrae l'acqua dalle cavit pi ricolme agli spazi .
ancora vuoti, l'elemento liquido che muta luogo, precipitando,
la scuote.
68 A 98. SENEC. nat. quaest. VI 20, 1-4 [da Posidonio].
68 A 98. SENEC. Nat. qu. VI 20 [aus Poseidonios] (1) D.
Democrito sostiene che siano parecchie [le cause del
plura putat [Ursachen der Erdbeben] ait enim motum
terremoto]. Dice infatti che certe volte il terremoto prodotto aliquando spiritu fieri, aliquando [II 107. 15 App.] aqua,
dal vento, talvolta dall'acqua, talvolta dall'uno e dall'altra, e ne aliquando utroque, et id hoc modo prosequitur aliqua pars
d questa spiegazione: Una certa parte della terra cava: ivi terrae concava est in hanc aquae magna vis confluit. ex hac est
confluisce una grande quantit di acqua. Una parte di
aliquid tenue et ceteris liquidius. hoc cum superveniente
quest'acqua49* leggera e pi fluida delle altre. Quando pel
gravitate reiectum est, illiditur terris et illas movet nec enim
sopraggiungere dell'elemento pi pesante l'acqua pi leggera fluctuari potest sine motu eius, in quod impingitur ... (2) ubi in
viene respinta, essa va a urtare contro la crosta terrestre e la
unum locum congesta est et capere se desiit, aliquo incumbit
muove, perch non potrebbe agitarsi senza mettere in moto
[II 107. 20 App.] et primo viam pondere aperit deinde impetu.
altres ci contro cui va ad urtare ... (2) Quando l'acqua
nec enim exire nisi per devexum potest diu inclusa nec in
tutta accumulata in un luogo e non riesce pi a starci, fa
derectum cadere moderate aut sine concussione eorum, per
pressione verso qualche parte e si apre una via, prima col peso, quae vel in quae cadit. (3) si vero, cum iam rapi coepit,
poi coll'impeto; e certo, per essere stata a lungo rinchiusa, non aliquoiam rapi coepit, aliquo loco substitit et illa vis fluminis
pu uscire se non per una via in pendenza n cadere in linea
in se revoluta est, in continentem terram repellitur et illam,
retta moderatamente o senza scuotimento degli strati che
qua parte maxime pendet, exagitat. praeterea aliquando [II
attraversa e di quelli su cui va a cadere. (3) Se poi, quando
107. 25 App.] madefacta tellus liquore penitus accepto altius
l'acqua comincia a diventar travolgente, deve fermarsi in
sedit et fundus ipse vitiatur tunc ea pars premitur, in quam
qualche luogo e la forza della corrente si ripiega su se stessa, maxime aquarum vergentium pondus inclinat. (4) spiritus vero
l'acqua viene respinta verso la terra pi compatta e la scuote
nonnumquam impellit undas et si vehementius institit, eam
dalle parti in cui inclinata pi fortemente. Inoltre accade
scilicet partem terrae movet, in quam coactas aquas intulit
talvolta che la terra, divenuta molle per la grande quantit di
nonnumquam in terrena itinera coniectus et exitum quaerens
liquido che accoglie nel sottosuolo, subisce degli abbassamenti movet omnia [II 107. 30 App.] ut terra autem penetrabilis
e il fondo stesso si guasta: allora la pressione si esercita
ventis est, ita spiritus subtilior est quam ut possit excludi,
attraverso la parte su cui maggiormente agisce il peso delle
vehementior, quam ut sustineri concitatus ac rapidus. AT. III
acque impetuose. (4) Talvolta il vento spinge i flutti, e, se
15, 7 [28 A 44]. G AT. III 15, 7 [Dox. 380].
incalza con violenza, scuote naturalmente quella parte del suolo
verso cui spinge la massa acquea; altre volte, penetrato in
, '
cavit sotterranee e cercando una via d'uscita, scuote tutti i
:
luoghi circostanti; si aggiunga che, se la terra permeabile al . /
vento, il vento dal canto suo troppo sottile per poter essere
escluso dal sottosuolo, e troppo violento perch la terra possa
opporre resistenza al suo impeto e alla sua velocit. AT. III
15, 7 [Dox. 380]. G AT. III 15, 7 [Dox. 380]. Parmenide e
Democrito affermano che [la terra], essendo equidistante
Per Democrito la terra discoidale nel senso della larghezza,
ma concava nel mezzo. EUSTATH. in Il. VI 446 p. 690. Lo
stoico Posidonio e Dionisio dicono che la terra a forma di
fionda, Democrito che oblunga. G EXC. ASTRON. cod. Vat.
381 p. 143 Maass. ... che la terra n concava come pretende
Democrito [59 A 87] n piatta come vuole Anassagora. /
[II 112. 30
App.] ,
.
, .
l'agente, ma anche colui che riceve l'azione, tanto pi se si d [II 113. 35]
anche questo, che non a tutti il medesimo [sapore] appare
.
uguale, com'egli dice. Infatti nulla impedisce che ci che per
noi dolce per altri esseri sia amaro, e cos per le altre qualit.
68 A 131. THEOPHR. de caus. plant. VI 2, 3. opinione bene 68 A 131. [II 114. 1] THEOPHR. de caus. plant. VI 2, 3
strana anche questa, in coloro che spiegano [i sapori] mediante
le figure atomiche: che, restando simili in certe sostanze le
forme degli atomi, basti la differenza consistente nell'esser il .
corpo pi piccolo o pi grande a far s che le sostanze non
,
abbiano pi la medesima potenza. Perch allora le potenze
' , [II 114. 5 App.]
sono relative non pi alle forme ma ai volumi, dei quali si potr ,
ben dire che permettono ai corpi di agire gli uni sugli altri e
. ,
addirittura che portano ad azioni di maggior o minor forza, ma , .
non ragionevole che portino a potenze o ad attivit diverse,
dato che le potenze dipendono dalle forme degli atomi. E cos
ad uguali figure atomiche dovrebbero corrispondere corpi di
qualit uguali, come negli altri casi [in cui si deducono le
qualit unicamente dalle figure].
68 A 132. THEOPHR. de caus. plant. VI 7, 2. Altra questione 68 A 132. THEOPHR. de caus. plant. VI 7, 2
che lascia incerti questa: in qual modo per Democrito [i
[sc. ],
sapori] possano derivare l'uno dall'altro. Perch necessario .
che si dia uno di questi tre casi: o che gli atomi assumano una
figura diversa, trasformandosi da scaleni ed acutangoli in atomi , [II 114. 10 App.]
rotondi; oppure che, essendo presenti [in ciascuna sostanza]
atomi di ogni qualit, per esempio atomi dell'acre e dell'acido e ( ' ' , '
del dolce, alcuni di questi atomi vengano espulsi (poich in
' ), ,
ogni composto vi sono degli atomi che stanno alla superficie e ' . ' (
ve ne sono altri che sono propri di ogni altro sapore che pu
), '
manifestarsi), mentre gli altri atomi rimarrebbero; oppure, terzo ' .
caso, che parte degli atomi escano dal composto ed altri vi
[II
penetrino. Ma, poich impossibile che gli atomi cangino di 114. 15] . Vgl. VI 17, 11.
forma (infatti ci che indivisibile non pu subire alterazioni),
rimangono possibili soltanto gli altri due casi: o che alcuni
atomi penetrino ed altri escano, o che alcuni rimangano ed
altri escano dal composto. Ambedue questi casi, per, sono
assurdi: perch bisognerebbe completare la dimostrazione,
spiegando anche che cosa che opera e porta in atto queste
modificazioni.
68 A 133. THEOPHR. de odor. 64. Perch mai Democrito, che 68 A 133. THEOPHR. de odor. 64 .
spiega i sapori in rapporto al senso del gusto, non spiega
, '
analogamente gli odori e i colori in rapporto ai sensi loro
;
propri? Avrebbe dovuto infatti ricavare anche queste qualit
.
dalle forme atomiche.
68 A 134. SEXT. EMP. Pyrrh. hypot. II 63. Dato che il miele 68 A 134. SEXT. Pyrrh. h. II 63
pare ad alcuni amaro e ad altri dolce, Democrito diceva ch'esso [II 114. 20 App.] .
non n dolce n amaro.
.
68 A 135. THEOPHR. de sens. 49-83 [Dox. 513]. (49)
68 A 135. THEOPHR. de sens. 49-83 (D. 513) (49) .
Democrito non chiarisce, riguardo alla sensazione, se essa
,
avvenga per opera di contrari o per opera di simili. Perch, se .
egli spiega il sentire con l'alterazione, parrebbe ch'egli lo
,
facesse derivare dall'azione di cose differenti, dato che il simile '
non subisce alterazione dal simile; se, al contrario, spiega il
, [II 114. 25 App.]
sentire e in genere l'alterazione come un patire - ed
, , ,
impossibile, egli dice, che cose non identiche patiscano l'una ' ,
dall'altra, anzi, se sono diverse, agiscono non in quanto diverse . .
ma in quanto c' in esse qualcosa di comune - evidente che ' . (50)
spiega la sensazione col simile. Perci su questo punto si pu
fare l'una e l'altra ipotesi. Poi Democrito si adopera a spiegare ,
ciascun tipo di sensazione in particolare.
(50) Il vedere, dunque, secondo lui prodotto dall'immagine, [II 114. 30 App.]
sulla quale egli espone una teoria sua propria: e cio che
ma ce ne sono molte a determinare ciascun sapore: il medesimo [II 120. 1 App.] ' .
sapore contiene del liscio e dell'aspro, del rotondo e dell'acuto e ,
viadicendo. Quella figura atomica che si trova nel composto in .
quantit prevalente ha la maggior forza nel determinare la
,
sensazione e la qualit sensibile, anche per secondo la
,
disposizione del corpo in cui entra: perch [per questo rispetto] . (72)
si hanno differenze non lievi e talvolta una sostanza pu
[II 120. 5 App.]
produrre con la medesima forma atomica effetti contrari,
, .
mentre forme contrarie possono produrre il medesimo effetto. []
(68) Queste sono le spiegazioni ch'egli ha dato circa i sapori. .
Ma quello che potrebbe parere strano , prima di tutto, ch'egli
non spieghi nella medesima maniera le cause di tutte le qualit ,
sensibili, ma per il pesante e il leggero, il molle e il duro,
ricorra al grande e al piccolo, al raro e al denso, per il caldo e . [II 120. 10 App.]
il freddo invece, e per altre qualit simili, alle figure atomiche. ,
N meno singolare che del pesante e del leggero in s, del
,
duro e del molle in s, egli affermi l'esistenza obbiettiva (infatti ,
il grande e il piccolo, il denso e il raro non sono relativi ad
,
altro), ed invece consideri il caldo e il freddo e le altre qualit .
simili come relative al senso, e ci malgrado ch'egli ripeta pi ,
volte che, per esempio, la figura atomica propria del caldo
, [II 120. 15 App.]
quella sferica. (69). Insomma la pi grande contraddizione e
.
quella che comune a tutta questa considerazione delle qualit (73) .
sensibili consiste nel dir contemporaneamente, da un lato, che . '
le qualit sono modificazioni del senso e, dall'altro, che
, .
dipendono dalle figure atomiche; eppoi dire che la stessa cosa .
appare amara ad uno, dolce a un altro, ad altri diversamente
ancora: perch non possibile che la figura atomica sia
[II 120. 20 App.]
un'impressione nostra, n che la medesima figura sia per alcuni ,
sferica e per altri diversamente (eppure ci sar ben necessario, ,
concesso che essa sia per gli uni dolce e per gli altri amara), n , '
che le figure atomiche cangino di forma secondo la
. ' ,
disposizione del nostro corpo. Invece la figura assolutamente ,
reale in s, mentre il dolce e in generale ogni qualit sensibile , '
sono relativi ad altro ed esistono in altro56*, a quanto egli dice. [II 120. 25 App.]
Ed assurdo il ritenere che quanti hanno la sensazione dei
medesimi oggetti ne ricevano tutti la medesima impressione e . (74)
che tale impressione provi la verit degli oggetti e tutto ci, pur . ,
avendo detto, poco prima, che le cose appaiono differenti a
persone di differente disposizione ed inoltre che non dato ad ' .
uno pi che a un altro di raggiungere la verit. (70) Assurdo
perch, logicamente, chi migliore la raggiunger meglio di
, [II 120. 30
chi peggiore, chi sano meglio di chi ammalato; il che
App.] .
assai pi conforme a natura. E ancora: se non hanno realt
(75) ' ,
obbiettiva le qualit sensibili per il fatto che non appaiono a
.
tutti identiche, evidente che non avranno realt obbiettiva
, . ' [II
neppure gli animali e tutti gli altri corpi: perch neppure su
121. 1 App.]
questi abbiamo tutti la medesima opinione. Eppure, se anche il ,
medesimo oggetto non produce in tutti la medesima sensazione .
di dolce o di amaro, ben certo che tutti concepiscono ad un
modo la natura del dolce e quella dell'amaro. E questo parrebbe .
confermarlo egli stesso. Giacch, come potrebbe quello che per [II 121. 5
noi amaro sembrare ad altri dolce o acre, se non ci fosse una App.] ,
ben determinata natura propria di questi sapori? (71) Ed egli lo .
rende anche pi evidente l dove dice che ciascuna [di queste [] .
qualit sensibili] si produce ed esiste veramente e, in
,
particolare per l'amaro, che ha l'attributo della percettibilit.
. (76)
Sicch, per questa ragione, pare ch'egli si contraddica col non
riconoscere una realt alle qualit sensibili; e, oltre a ci, come ,
si detto anche pi sopra, pare contraddirsi quando determina [II 121. 10 App.] .
bens la figura propria della sostanza amara come pure delle .
68 A 143. ARISTOT. de gen. anim. 1. 764 a 6. Democrito di 68 A 143. ARISTOT. de gen. anim. 1. 764 a 6 .
Abdera dice che il differenziamento dei sessi avviene nell'alvo
materno; non ammette per che il feto assuma i caratteri di
,
femmina o di maschio per causa del caldo e del freddo, bens in ' , '
quanto sia prevalso il seme dell'uno o dell'altro dei genitori, il ,
seme cio proveniente da quella parte per cui sono differenti tra [II 123. 40] .
loro il maschio o la femmina. CENSORIN. de d. nat. 6, 5.
CENSOR. 6, 5 utrius vero parentis principium sedem prius [II
Democrito ritiene che i figli ricevono il sesso di quello dei
124. 1 App.] occupaverit, eius reddi naturam D. rettulit. AT.
genitori il cui seme sia attivato prima. AT. V 7, 6 [Dox. 420]. V 7, 6 (D. 420) . ,
Secondo Democrito le parti comuni possono derivare
' [] ' . Demnach unrichtig
indifferentemente dall'uno o dall'altro [dei genitori], le parti
NEMES. de nat. hom. 247 Matth.
differenzianti invece sono determinate dal predominare
dell'uno dei due. NEMES. de nat. hom. c. 25 p. 247. Aristotele .
dunque e Democrito non ammettono che il seme genitale della
donna contribuisca affatto nella generazione dei figli.
68 A 144. ARISTOT. de gen. anim. B 4. 740 a 33. Le vene si 68 A 144. ARISTOT. de gen. anim. B 4. 740 a 33 [II 124. 5]
attaccano all'utero come radici, e attraverso di esse il feto
'
riceve il nutrimento. Questa la ragione per cui l'animale
.
rimane nell'utero, e non gi, come dice Democrito, per
, ' . ,
conformare le proprie membra a quelle della madre che lo
.
contiene. ARISTOT. de gen. anim. B 7. 746 a 19. Errano
ARISTOT. de gen. anim. B 7. 746 a 19
coloro che ritengono che nell'utero materno i nascituri si
nutrano succhiando una qualche escrescenza carnosa. AT. V . AT. V 16, 1 (D. 426) [II
16, 1 [Dox. 426]. Democrito ed Epicuro dicono che l'embrione 124. 10] .,
nell'utero materno si nutre mediante la bocca; e che perci
.
appunto, appena nato, tosto egli si spinge con la bocca verso la
mammella, giacch anche nell'utero materno esistono specie di , ' .
mammelle e di bocche per mezzo di cui ci si nutre.
68 A 145. ARISTOT. de gen. anim. B 4. 740 a 13. Coloro che 68 A 145. ARISTOT. de gen. anim. B 4. 740 a 13
affermano, come Democrito, che prima vengono a
, .,
differenziarsi le parti esterne dell'animale e dopo gli organi
, , . G
interni, non ragionano rettamente63* G ma parlano come se si . / CENSOR. 6, 1 (D. 190] [II 124. 15
trattasse di fabbricare animali di legno o di pietra. /
App.] quid primum in infante formetur) D. alvum cum capite
CENSORIN. de d. nat. 6, 1 [Dox. 190: quale sia la parte che quae plurimum habent ex inani.
prende forma per prima nel feto]. Secondo Democrito il ventre
e la testa, le parti cio che contengono pi vuoto.
68 A 146. ARISTOT. de gen. anim. 4. 769 b 30. Democrito 68 A 146. ARISTOT. de gen. anim. 4. 769 b 30 .
sostiene che la nascita di esseri mostruosi conseguenza
,
dell'incontrarsi di due emissioni di sperma, avvenute l'una
' .
prima e l'altra dopo: la seconda penetra nell'utero e si
,
sovrappone alla prima, in modo che le parti dell'embrione si
. [II 124. 20 App.] '
formano insieme nell'una o nell'altra e si confondono. E
, '
aggiunge che, essendo per solito rapida negli uccelli la
. G [PHILOP.] de gen.
copulazione, sempre si confondono insieme diverse uova o i
anim. 186, 10.
diversi colori di esse. G [PHILOP.] de gen. anim. 186, 10.
, ,
Democrito diceva che anche le uova degli uccelli sono
mostruosit: giacch essendo rapida in essi la copulazione, egli ,
dice, e avvenendo parecchie volte in una sola ora, giungono
, . /
nell'utero parecchie eiaculazioni spermatiche, ed per questo
che una parte dell'uovo bianca e l'altra gialla. /
68 A 147. ARISTOT. de gen. anim. E 8. 788 b 9. Anche
68 A 147. ARISTOT. de gen. anim. E 8. 788 b 9
Democrito ha trattato di questo argomento [dei denti]... Egli
[Zhne] . ...
dice che i denti cadono perch, negli animali in genere,
spuntano prima del tempo; secondo natura, invece, dovrebbero
spuntare quando gli animali sono, per cos dire, nel fiore
[II 124. 25 App.] .
dell'et; e la causa che i denti spuntino prima del tempo
sarebbe, secondo lui, il poppare.
68 A 148. ARISTOT. de part. anim. 4. 665 a 30. Degli
68 A 148. ARISTOT. de partt. anim. 4. 665 a 30 '
animali senza sangue nessuno dotato di visceri. E non pare . . '
davvero che Democrito abbia dato intorno ad essi una
,
spiegazione giusta, se riteneva che i visceri fossero soltanto
. Vgl. LUCR. IV 116 ff.
senso67* e che provino gioie e tristezze... Abrucali poi ritenne autem et Democritus et Abr. illas intellectum intellegentiamque
che in esse non vi sia distinzione di sesso. [ARISTOT.] de
habere dicebant. [ARISTOT.] de plant. A 1. 817 a 1 [p. 10, 7].
plant. A 1. 185 b [16 p. 6, 17]. Anassagora poi e Democrito e quod dixit Abr. videlicet si invenitur in plantis sexus femineus
Abrucali dicevano che esse hanno l'intelletto e l'uso
et sexus masculinus sive species commixta ex his duobus
dell'intendere. [ARISTOT.] de plant. A 1. 817 a 1 p. 10, 7. E' sexubus. [ARISTOT.] de plant. A 1. 817 b 35 [p. 13, 2].
da indagare ci che disse Abrucali e cio se esistano nelle
dixitque Abr. quod plantae habent generationem, mundo tamen
piante il sesso maschile e il sesso femminile oppure se esse
diminuto et non perfecto in complemento suo et eo completo
rappresentino una specie commista di questi due sessi.
generabatur animal. /
[ARISTOT.] de plant. A 1. 817 b 35 p. 13, 2. Disse Abrucali
che le piante ebbero generazione quando il mondo era assai pi
piccolo e non ancora giunto alla sua forma completa; e che,
quando esso fu completo, venne generato l'animale... /
68 A 164. ALBERT. MAGN. de lapid. I 1, 4 [II 213 b].
68 A 164. ALBERT. MAGN. de lapid. I 1, 4 [II 213 b Jammy]
Democrito poi ed alcuni altri dicono che gli elementi son dotati D. autem et quidam alii elementa tum dicunt habere animas et
di anime e che queste anime sono la causa della formazione
ipsas esse causas generationis lapidum, propter quod dicit
delle pietre, perch [Democrito] afferma che l'anima si trova animam esse in lapide sicut in quolibet [II 128. 25] alio semine
nella pietra come in qualsivoglia altro seme di cosa generabile; generandae rei et ipsae movere calorem intrinsecus materiae
ed esse [anime] muovono l'elemento calorifico nell'interno
in lapidis generatione eo modo, quo movetur malleus a fabro
della materia durante la formazione della pietra nello stesso
ad securis et serrae generationem. Vgl. 31 A 69. 89.
modo che vien mosso dal fabbro il martello per produrre una
scure o una sega.
68 A 165. ALEX. quaest. II 23 [II 72, 28; sulla calamita:
68 A 165. ALEX. Quaest. II 23 (II 72, 28 Bruns;
perch attrae il ferro]. Democrito poi ritiene anch'egli che si ) .
producano degli effluvi e che il simile sia attratto verso il
[II 128.
simile, aggiungendo per che ogni cosa portata verso il
30 App.] ,
vuoto. In base a queste premesse, suppone che la calamita e il . '
ferro siano composti di atomi simili, ma pi sottili quelli della ,
calamita, e che questa sia meno densa e contenga pi vuoto che ,
non il ferro; e che perci gli atomi della calamita, avendo una ' '
mobilit maggiore, sono attratti pi velocemente verso il ferro - (
giacch il movimento verso il simile - e, penetrati nei pori del ) [II 128.
ferro, muovono gli atomi di quello, riuscendo per la loro
35 App.] '
piccolezza a penetrare in mezzo ad essi, sicch gli atomi del
,
ferro, messi in movimento da loro, sono tratti fuori e le loro
emanazioni si dirigono verso la calamita, sia per la
,
somiglianza, sia perch questa contiene maggior quantit di
.
vuoti: a queste emanazioni va dietro addirittura il pezzo di
,
ferro, per la compattezza dell'aggregazione e per la forza che lo .
trascina, ed portato anch'esso verso la calamita. La calamita [II 128. 40]
invece non mai attratta verso il ferro, perch il ferro non ha ' , ; [II
tanti vuoti quanti ne ha la calamita. Ammesso per che si possa 129. 1 App.] '
dimostrare che la calamita ed il ferro sono composti di atomi , .
simili, come si potr mai dimostrare anche per l'ambra e la
,
paglia? E quand'anche per l'ambra e la paglia si potesse
. DERS. bei SIMPL. Phys.
dimostrare che questa la causa, resta che parecchi sono i corpi 1056, 1
attratti dall'ambra. Che se poi gli atomi [di cui composta
, ' [II 129. 5
l'ambra] sono simili a quelli di tutti questi corpi, questi a lor
App.] , ,
volta dovranno essere simili per composizione atomica anche . . .
tra loro e dovrebbero attrarsi reciprocamente. ALEX. quaest. II
23 ap. SIMPLIC. phys. 1056, 1. ... o invero vi sono delle
emanazioni materiali provenienti dai corpi che sono in quiete e
che cos sono capaci di attrarre: ed appunto perch queste
emanazioni raggiungono i corpi soggetti all'attrazione e vi si
impigliano - secondo certuni - che i corpi vengono attratti.
68 A 166 [3 Natorp]. EPIPHAN. adv. haer. III 2, 9 [Dox. 590]. 68 A 166 [3 n. Natorp]. EPIPHAN. adv. haer. III 2, 9 (D. 590)
Democrito di Abdera, figlio di Damasippo, afferma che il
.
mondo infinito e che situato sul vuoto. Afferma inoltre che .
uno il fine di tutte le cose e cio il sommo bene che la
,
tranquillit dell'animo, e che i dolori sono gli indizi del male; . ,
che quello che sembra giusto non giusto; ma ingiusto ci
. [II 129. 10 App.]
che contrario alla natura; e dice che le leggi sono una mala
'
invenzione [degli uomini] e che il saggio non deve obbedire , '. Vgl. A 1, 45
alle leggi, ma vivere da uomo libero. [cfr. A 1, 45].
[1 N.].
68 A 167 [2 N.]. STOB. II 7, 3 i p. 52,13 [da Ario Didimo].
68 A 167 [2 N.]. STOB. II 7, 3 i p. 52, 13 W. [aus Didymos
Democrito e Platone pongono ugualmente la felicit nell'anima. Areios] .
E il primo ne ha scritto cos: all'anima appartengono la felicit . ' ' ...
e l'infelicit [B 170], la felicit non consiste negli armenti e ' [B 170]. ' ... ' [B 171] [II
neppure nell'oro; l'anima la dimora della nostra sorte [B
129. 15 App.] '
171]. E alla felicit d il nome di [tranquillit
,
dell'animo], [benessere], [armonia],
. '
[misura], e [imperturbabilit]; e dice che , '
essa deriva dal discernimento e dalla sapiente scelta dei piaceri . Vgl. B 3 u. 4.
e consiste in ci che vi di pi bello e di pi giovevole per gli
uomini.
68 A 168 [4 N.]. STRAB. I 61. Aggiungono anche i
68 A 168 [4 n. N.]. STRABO I 61
cangiamenti di condizioni seguiti alle migrazioni dei popoli,
[II 129. 20]
volendo rafforzare in noi l'impassibilit,68* esaltata da
, .
Democrito e da tutti gli altri filosofi.
.
68 A 169 [4 N.]. CICER. de fin. V 8, 23. Quanto poi alla
68 A 169 [4 N.]. CIC. de fin. V 8, 23 Democriti autem
assenza di affanni di Democrito, che quanto dire la
securitas quae est animi tamquam tranquillitas, quam
tranquillit dell'animo, da lui chiamata , si dovette appellant , eo separanda fuit ab hac disputatione,
lasciarla da parte nella nostra discussione perch codesta
quia ista animi tranquillitas ea est ipsa beata vita. CIC. de fin.
tranquillit dell'animo non altro che la felicit appunto.
V 29, 87 [II 129. 25 App.] Democritus, qui (vere falsone
CICER. de fin. V 29, 87. Democrito, di cui si narra (se vero quaerere <nolu>mus) dicitur se oculis privasse certe ut quam
o falso non c'interessa ora di cercare) che si tolse la vista, minime animus a cogitationibus abduceretur, patrimonium
certo con l'intento che l'animo suo fosse il meno possibile neglexit, agros deseruit incultos, quid quaerens aliud nisi
distolto dalla meditazione, trascur il patrimonio, lasci
vitam beatam? quam si etiam in rerum cognitione ponebat,
incolti i propri campi; e che altro cercando, se non la
tamen ex illa investigatione naturae consequi volebat, bono ut
felicit? Perch vero ch'egli riponeva la felicit anche
esset animo. ideo enim ille summum bonum [II 129. 30 App.]
nella conoscenza della natura, ma tuttavia con quella
et saepe appellat, id est animum terrore
investigazione della natura egli voleva ottenere di vivere
liberum. (88) sed haec etsi praeclare, nondum tamen perpolita
con l'animo tranquillo. E perci infatti chiama il sommo
pauca enim neque ea ipsa enucleate ab hoc de virtute quidem
bene coi nomi di e di , cio assenza di
dicta.
terrori nell'animo. (88) Ma questi concetti, anche se furono
enunciati bene, non furono per [da lui] sviluppati in base a
quel principio: giacch sulla virt almeno disse poche cose
e non propriamente ricavate da quel suo concetto della
felicit.
68 A 170 [170 N.]. CLEM. ALEX. strom. II 138 [II
68 A 170 [170 N.]. CLEM. Strom. II 138 [II 189, 15 St.] [170
189,15]. Democrito sconsiglia il matrimonio e la
N.] .
procreazione per i molti dispiaceri che ne derivano e perch [II 129. 35]
si viene distolti dalla cura di ci che pi necessario. Ed
.
anche Epicuro concorda nel suo avviso [fr. 526].
[fr. 526 Usen.].
B. FRAMMENTI
B. FRAGMENTE [II 130. 1]
SCRITTI GENUINI
(NELL'ORDINE DELLE TETRALOGIE DI TRASILLO)
I. II.
166.
68 B 0 c [I 3]. Degli Inferi [in almeno due libri?].
68 B 0 c [I 3]. ..?>.
68 B 4 b [III 1]. .
[II 133. 20 App.] VOL. HERC. Coll. alt. VIII 58-62 fr. 1
[Crnert Kolotes S. 147] . . . . . . .
,
.
'
. . . fr. 2, 6
steht der Name . Vgl. oben II 80, 2ff. 91, 2.
68 B 4 c [III 2]. [II 134. 1 App.] .
68 B 5. DIOG. IX 41 [s. II 83, 9] [Demokrit]
, ,
,
. [II 134. 5 App.]
. DIOG. IX 34-35 [II 81, 16]
[F.H.G. III 582
fr. 33 ] ,
,
, [II 134. 10 App.]
,
, .
Anfang der Schrift: B 165?
,
'
' ,
,
, , , ' ,
. /
68 B 5 c [IV 1].
Vgl. A 2 [II 85, 3]; C 5.
68 B 5 d [IV 2].
Vgl. A 138ff., C 6.
68 B 5 e [IV 3]. [II 138. 20]
. Vgl. II 81, 1 [
[Vgl. A 100ff.]
68 B 5 f [IV 4]. Delle sensazioni [cfr. A 100 sgg.]. o
68 B 5 f [IV 4]. Vgl. II 81, 1
Dell'anima
[Vgl. A 100ff.]
68 B 5 g [V 1]. Dei sapori [cfr. A 129 sgg.].
68 B 5 g [V 1]. Vgl. A 129ff.
68 B 5 h [V 2]. Dei colori [cfr. A 123 sgg.].
68 B 5 h [V 2]. Vgl. A 123ff.
68 B 5 i [V 3]. Delle differenze di forma o Delle idee [cfr. A 68 B 5 i [V 3].
135, 63].
[II 138. 25 App.] Vgl. A 57. A 135 63ff.
68 B 6. SEXT. EMP. adv. math. VII 137 [dopo B 10]. Nel
68 B 6. SEXT. VII 137 [nach B 10]
libro Delle forme dice:
' , , ,
'.
L'uomo deve rendersi conto, per mezzo del presente criterio,
ch'egli [per effetto delle apparenze sensibili] tenuto lontano
dalla verit.
68 B 7. E pi oltre:
68 B 7. ' ,
[II 139. 1 App.] , '
'.
Anche questa considerazione appunto dimostra che noi non
sappiamo nulla conforme a verit intorno a nessuna cosa, ma
che l'opinione in ciascuno [una sorta di] nuova
configurazione.
68 B 8. E ancora:
68 B 8. ' ,
'.
E pertanto sar manifesto che vi grande difficolt a conoscere
conforme a verit come sia costituito ogni oggetto.
68 B 8 a [V 4]. Dei cangiamenti di forma [cfr. B 139].
68 B 8 a [V 4]. [II 139. 5 App.]
Vgl. B 139.
68 B 8 b [VI 1]. Libri probativi [cfr. la spiegazione del titolo 68 B 8 b [VI 1]. Vgl. A 33 (II 91, 9).
in DIOG. LAERT. ad A 33].
68 B 9. SEXT. EMP. adv. math. VII 135. Democrito talora
68 B 9. SEXT. adv. math. VII 135 .
rifiuta le apparenze sensibili e dice che nulla in esse ci appare
conforme a verit, ma solo conforme a opinione, e che il vero ' , ,
negli oggetti consiste in ci ch'essi sono atomi e vuoto. Infatti [II 139. 10 App.]
egli dice [B 125]:
'' ', [] ,
, , ,
Opinione il dolce, opinione l'amaro, opinione il caldo, opinione ' [B 125] (
, ' ,
il freddo, opinione il colore; verit gli atomi e il vuoto;
). (136)
vale a dire: si ritiene e si opina che esistano le qualit sensibili, , [II 139. 15 App.]
ma in verit non esistono queste, sibbene soltanto gli atomi e il ,
vuoto. (136) Nei Libri probativi, poi, bench avesse promesso . '
di attribuire valore di credibilit alle sensazioni, nulladimeno si ,
trova che egli condanna queste. Dice infatti:
'.
Noi in realt non conosciamo nulla che sia invariabile, ma solo
aspetti mutevoli secondo la disposizione del nostro corpo e di
ci che penetra in esso o gli resiste.
68 B 10. E altrove dice:
68 B 10. [II 139. 20 App.] '
,
Che dunque noi non conosciamo conforme a verit come sia o '.
come non sia costituito ciascun oggetto, stato in pi luoghi
dimostrato.
68 B 10 a [VI 2]. Degli idoli o Della previsione [?] [cfr. A. 77- 68 B 10 a [VI 2]. [II 140. 1 App.]
79 e B 166; 67 A 29 sgg.].
68 B 10 b [VI 3]. Dei ragionamenti o Canone, libri 3 [per il
titolo cfr. Epicuro, Del criterio o Canone, DIOG. LAERT. X
27]. SEXT. EMP. adv. math. VIII 327. Dei filosofi i
dogmatici... la ammettono [la dimostrazione], gli empirici la
negano, e probabilmente anche Democrito: questi infatti ne
contesta fortemente il valore nei suoi Canoni [il titolo al plur.
perch sono tre libri].
68 B 11. SEXT. EMP. adv. math. VII 138 [dopo B 8]. Nei
Canoni afferma che vi sono due modi di conoscenza, cio
mediante i sensi e mediante l'intelletto: e chiama genuina la
conoscenza mediante l'intelletto, riconoscendo ad essa la
credibilit nel giudicare il vero, mentre all'altra d il nome di
oscura, negandole la sicurezza nel conoscere il vero. (139)
Dice testualmente:
68 B 11 l [VII 1].
[II 141. 20 App.] .
68 B 11 m [VII 2]. Vgl. B 155.
68 B 11 n [VII 3]. ?.
68 B 11 o [VII 4]. .
68 B 11 p [VIII 1].
.
68 B 11 q [VIII 2]. [II 141. 25 App.] .
68 B 11 r [VIII 3]. [II 142. 1 App.]
.
Vgl. B 14, 5; B 115; DIOG. V 43 Theophrasts Schrifts
.
68 B 12. CENSOR. 18, 8 est et Philolai annus [42 A 22] . . . et
Democriti [II 142. 5] ex annis LXXXII cum intercalariis
[nmlich mensibus] perinde [wie Kallippos] viginti octo.
maltempo.
p. 252, 2. Pharmuthi [24. April.] - .
p. 233, 15. Tybi 3 [29 dicembre] Secondo Democrito giornata p. 258, 10. Payni [28. Mai.] - .
da trarre presagi.
[II 144. 35 App.] p. 259, 9. Payni [3. Juni.] -
p. 234, 17. Tybi 9 [4 gennaio] Secondo Democrito
.
generalmente vento meridionale.
p. 262, 19. Payni [22. Juni.] - .
p. 237, 17. Tybi 26 [20 gennaio] Secondo Democrito piove
p. 263, 18. Epiphi [28. Juni.] -
dirottamente.
, .
p. 238, 6. Tybi 29 [24 gennaio] Secondo Democrito forte
p. 267, 4. Epiphi [16. Juli.] - , .
maltempo.
[II 144. 40] p. 268, 21. Mesori [26. Juli.] - ,
p. 240, 12. Mechir 12 [6 febbraio] Secondo Democrito
.
comincia a spirare lo zefiro.
p. 271, 22. Mesori [19. August.] -
p. 241, 6. Mechir 14 [8 febbraio] Secondo Democrito spira lo .
zefiro.
8. IOANN. LYD. de mens. IV 16 ff. (Kalender).
p. 243, 5. Mechir 30 [24 febbraio] Secondo Democrito giornate p. 78, 15 Wnsch [Jan. 15] -
variabili, che son dette le giornate degli alcioni.
.
p. 245, 1. Phamenoth 11 [7 marzo] Secondo Democrito venti [II 145. 1] p. 79, 5 [Jan. 18] -
freddi: i venti degli uccelli, per nove giorni.
[II 144. 45] .
p. 246, 16. Phamenoth 22 [18 marzo] Secondo Democrito
p. 79, 16 [Jan. 23] - .
giornata d'indizio, vento freddo.
p. 109, 3 [Mrz. 17] p. 247, 18. Pharmuthi 1[27 marzo] Secondo Democrito
.
giornata da trarre presagi.
p. 159, 16 [Sept. 2] .
p. 252, 2. Pharmuthi 29 [24 aprile] Secondo Democrito
[II 145. 5 App.] .
giornata da trarre presagi.
p. 258, 10. Payni 3 [28 maggio] Secondo Democrito tempo
p. 163, 10 [Okt. 6] -
piovoso.
.
p. 259, 9. Payni 9 [3 giugno] Secondo Democrito di nuovo
p. 169, 3 [Nov. 25] -
acqua.
.
p. 262, 19. Payni 28 [22 giugno] Secondo Democrito giornata
da trarre presagi.
p. 263, 18. Epiphi 4 [28 giugno] Secondo Democrito zefiro e
pioggia mattutina, eppoi venti settentrionali preannunziatori73*
per sette giorni.
p. 267, 4. Epiphi 22 [16 luglio] Secondo Democrito pioggia,
uragani.
p. 268, 21. Mesori 2 [26 luglio] Secondo Democrito e Ipparco
vento di sud, calura.
p. 271, 22. Mesori 26 [19 agosto] Secondo Democrito d
indizio con piogge e venti.
8) LAUR.LYD. de mens. IV 16 sgg. [Calendario].
p. 78, 15. [15 genn.] Democrito dice che si ha il vento
piovoso74* seguito da rovesci d'acqua.
p. 79, 5. [18 gennaio] Democrito dice che tramonta il Delfino e
che si ha generalmente un mutamento del tempo.
p. 79, 16. [23 gennaio] Democrito dice che spira il vento
piovoso.
p. 109, 3. [17 marzo] Democrito dice che nei giorni dei
Baccanali tramontano i Pesci.
p. 159, 16. [2 settembre] Democrito dice che in questo giorno
avviene una inversione dei venti e si ha prevalenza di umidit.
p. 163, 10. [6 ottobre] Democrito dice che sorgono i Capretti e
il vento di nord acquista forza.
p. 169, 3. [25 novembre] Democrito dice che il sole giunge nel
Sagittario.
68 B 14 a [VIII 4]. Gara della clessidra [?].
68 B 14 a [VIII 4]. [?].
68 B 14 b [IX 1]. Descrizione del cielo.
68 B 14 b [IX 1]. [II 145. 10 App.] .
68 B 14 c [IX 2]. Geografia.
68 B 14 c [IX 2]. .
68 B 15. AGATHEM. I 1-2. Poscia [dopo Anassimandro (12 A 68 B 15. AGATHEM. I 1. 2 [nach Anaximander (12 A 6.
6), Ecateo, Ellanico] (1) Damaste di Sigeo [F.Gr.Hist. 5 T 4] I 82, 27), Hekataios, Hellanikos] (1)
scrisse una Descrizione delle terre, trascrivendo in massima
[F.Gr.Hist. 5 T 4 I 153]
parte da Ecateo; in seguito Democrito, Eudosso ed altri
[II 145. 15 App.] .
composero carte geografiche e descrizioni di terre. (2) Gli
[fr. 1 Gisinger VI, 10]
. (2)
,
. . ,
[II 145. 20]
. Vgl. A 94.
68 B 15 a [IX 3]. Descrizione del polo [cfr. C 5].
68 B 15 a [IX 3]. Vgl. C 5.
68 B 15 b [IX 4]. Costruzione prospettica dei raggi. Cfr.
68 B 15 b [IX 4]. . Bezieht sich hierauf
VITRUV. VII praef. 11 [59 A 39]. Cfr. G Agatarco per primo VITRUV. VII pr. 11 [59 A 39] ? [II 145. 25] Anm. S. 28, 10ff.
in Atene fece una scena, in occasione che Eschilo
G primum Agatharchus Athenis Aeschylo docente tragoediam
rappresentava una sua tragedia, e lasci una memoria intorno scaenam fecit et de ea commentarium reliquit. ex eo moniti
alla scena stessa. Da ci appunto stimolati, Democrito ed
Democritus [68 B IX 4] et A. de eadem re scripserunt,
Anassagora scrissero sullo stesso argomento, cio come
quemadmodum oporteat ad aciem oculorum radiorumque
conviene che le linee, stabilito come centro un luogo
extentionem certo loco centro constituto lineas ratione naturali
determinato, rispondano in modo naturale alla potenza visiva e respondere, uti de incerta re certae imagines aedificiorum in
all'estensione dei raggi, in modo che nella pittura delle scene scaenarum picturis redderent speciem et quae in directis
immagini vere di cose apparenti rendano l'aspetto degli edifici planisque frontibus sint figurata alia abscedentia alia
e che le cose raffigurate su facciate diritte e piane sembrino
prominentia esse videantur. / Vgl. DAMIAN. Opt. Vgl.
alcune rientranti altre prominenti. / Cfr. DAMIAN. opt.
DAMIAN. Opt. ed. R. Schoene (Berl. 1897) Anh. S. 28, 10ff.
append. p. 28, 10 sgg. Schne.
antichi, dunque, descrivevano la terra come rotonda, dicendo
poi che al centro si trova la Grecia e al centro di questa Delfi:
per essi infatti Delfi occupa l'ombelico della terra. Per primo
Democrito, uomo di grande dottrina, si accorse che la terra
oblunga, avendo la lunghezza pari a una volta e mezzo la
larghezza; e con lui concorda anche il peripatetico Dicearco.
X-XI.
68 B 15 c [X 1]. .
68 B 16. MALLIUS THEODOR. de metr. VI 589, 20 Keil [II
146. 1 App.] metrum dactylicum hexametrum inventum
primitus ab Orpheo Critias [88 B 3] asserit, D. a Musaeo [vgl.
2 A 10].
68 B 16 a [X 2]. Sulla poesia.
68 B 16 a [X 2]. .
68 B 17. CICER. de orat. II 46, 194. Spesso infatti ho sentito 68 B 17. CIC. de orat. II 46, 194 [II 146. 5] saepe enim audivi
dire che non si pu essere grande poeta (questa opinione,
poetam bonum neminem (id quod a Democrito et Platone in
dicono, si trova espressa negli scritti di Democrito e di Platone) scriptis relictum esse dicunt) sine inflammatione animorum
senza infiammazione d'animo e senza un certo estro, per cos existere posse et sine quodam adflatu quasi furoris. CIC. de
dire, di follia. CICER. de div. I 38, 80. Dice infatti Democrito divin. I 38, 80 negat enim sine furore D. quemquam poetam
che senza follia nessuno pu essere poeta, e lo stesso dice
magnum esse posse, quod idem dicit Plato. [II 146. 10]
Platone. HORAT. de art. poet. 295. Poich Democrito stima HORAT. d. art. poet. 295 ingenium misera quia fortunatius
che sia miglior dote l'ingegno che non quella infelice arte ed
arte credit et excludit sanos Helicone poetas Democritus etc.
esclude dall'Elicona i poeti sani di mente, ecc.
Vielleicht identisch mit:
68 B 18. CLEM. ALEX. strom. VI 168 [II 518, 20]. E
68 B 18. CLEM. Strom. VI 168 [II 518, 20 St.] .
similmente Democrito:
[wie Plato Ion 534] B '
Bello assai tutto ci che un poeta scrive in stato di entusiasmo ' [ 146. 15 App.]
e agitato da un afflato divino.
, ...' Vgl. B 21. 112
68 B 18 a [X 3]. Sulla bellezza delle parole.
68 B 18 a [X 3]. .
68 B 18 b [X 4]. Sulle lettere dell'alfabeto: le eufoniche e le
68 B 18 b [X 4].
cacofoniche.
.
68 B 19. EUSTATH. in Il. III 1 p. 370, 15. La lettera gamma 68 B 19. EUSTATH. ad p. 370, 15
chiamata ghemma dagli Ioni e in particolare da Democrito, il [II 146. 20 App.] .,
quale dice anche mo invece di mi [da Fozio, di cui si conserva aus Photius, dessen Glosse :
la glossa: mo = la lettera mi per Democrito].
. erhalten ist.
68 B 20. SCHOL. DIONYS. THRAC. p. 184, 3 sgg. I nomi
68 B 20. SCHOL. DIONYS. THRAC. p. 184, 3 ff. Hilg.
delle lettere dell'alfabeto sono indeclinabili... ma in Democrito ...
sono declinati: egli dice infatti deltatos e thetatos.
.
68 B 20 a [XI 1]. Su Omero ovvero Sulla propriet
68 B 20 a [XI 1]. [II 147. 1 App.]
dell'espressione e le locuzioni dialettali.
.
68 B 21. DIO CHRYSOST. 36, 1 [II109, 21]. Democrito,
68 B 21. DIO 36, 1 [II 109, 21 Arnim] .
parlando di Omero, dice cos:
[II 147. 5 App.] ',
Omero cre un magnifico insieme di parole d'ogni genere,
. Vgl. B 18
perch ebbe il dono di un ingegno divino;
SCHRIFTEN
[II 150. 10 App.]
68 B 35. DEMOCRATES 1.
, '
, [II 153. 20 App.]
.
68 B 36. [18 Natorp] - 2 [= B 187; STOB. flor. III 1, 27]. G La 68 B 36. [II 154. 1] [18 N.]. DEMOKRATES 2. ...
perfezione dell'anima fa scomparire la deformit del fisico,
[ STOB. III 1, 27 S. B 187]. G
mentre la forza del corpo scompagnata dal raziocinio non rende ,
affatto migliore l'anima. /
. /
68 B 36 = B 187
68 B 37. [8 N.] - 3.
68 B 37. [8 N.]. - 3. [II 155. 1 App.]
Chi preferisce i beni dell'anima sceglie ci che ha pregio pi
divino; chi preferisce quelli del corpo, sceglie beni umani.
.
68 B 38. [154 N.] - 4.
68 B 38. [154 N.]. - 4.
Bello l'impedire agli altri di commettere ingiustizia; se non si , .
riesce a questo, almeno non aiutare a compierla.
68 B 39. [196 N.] - 5.
68 B 39. [196 N.]. - 5. [II 155. 5 App.]
Bisogna o essere buoni o imitare i buoni [STOB. flor. III 37, [STOB. III 37, 25; s. B 79. 245].
25; cfr. B 79 e 245].
68 B 40. [15 N.] - 6.
68 B 40. [15 N.]. - 6.
Gli uomini non sono resi felici n dalle doti fisiche n dalle
, '
ricchezze, ma dalla rettitudine e dall'avvedutezza.
.
68 B 41. [45 N.] - 7.
68 B 41. [45 N.]. - 7. ,
Astienti dalle colpe non per paura ma perch si deve [STOB. [ 155. 10 App.] [STOB. III 1,
flor. III 1, 95].
95].
68 B 42. [90 N.] - 8.
68 B 42. [90 N.]. - 8.
E' cosa grandemente ammirevole che un uomo, in mezzo alle [STOB. IV 44, 68].
sventure, continui a pensare al dovere [STOB. flor. IV 44, 68].
68 B 43. [99 N.] - 9.
68 B 43. [99 N.]. - 9. '
Il pentirsi delle brutte azioni la salvezza della vita.
.
68 B 44. [112 N.] - 10.
68 B 44. [112 N.] - 10. [II 155. 15 App.]
Si deve essere veraci, non loquaci [STOB. flor. III 12, 13; cfr. , [STOB. III 12, 13; s. B 225].
B 225].
68 B 45. [48 N.] - 11.
68 B 45. [48 N.]. - 11. [II 156. 1 App.]
Colui che commette l'ingiustizia pi infelice di chi la subisce. .
68 B 46. [218 N.] - 12.
68 B 46. [218 N.] - 12.
E' segno di animo elevato il sopportare con indulgenza gli
[STOB. IV 44, 69].
eccessi altrui [STOB. flor. IV 44, 69].
68 B 47. [141 N.] - 13.
68 B 47. [141 N.]. - 13. [II 156. 5 App.]
E' decoroso obbedire alla legge, all'autorit e a chi pi
[STOB. III 1, 45].
sapiente [STOB. flor. III 1, 45].
68 B 48. [119 N.] - 14.
68 B 48. [119 N.]. - 14.
Dinanzi ai biasimi di gente spregevole, l'uomo virtuoso non fa [STOB. III 38, 46].
motto [STOB. flor. III 38, 46].
68 B 49. [143 N.] - 15.
68 B 49. [143 N.]. - 15.
E' duro dover soggiacere al comando di chi val meno di noi
[ 156. 10 App.] [STOB. IV 4, 27].
[STOB. flor. IV4, 27].
68 B 50. [73 N.] - 16.
68 B 50. [73 N.]. - 16.
Chi cede sempre davanti al denaro, non sar mai uomo giusto. .
68 B 51. [104 N.] - 17.
68 B 51. [104 N.]. - 17.
Molte volte il ragionamento si dimostra pi efficace dell'oro a [STOB. II 4, 12].
produrre la persuasione [STOB. ecl. II 4, 12; IV 81, 11].
68 B 52. [113 N.] - 18.
68 B 52. [113 N.]. - 18. [II 156. 15 App.]
Getta la sua fatica chi vuole indurre a far uso dell'intelletto uno [STOB. III 10, 42].
che s'immagina di averne anche troppo [STOB. flor. III 10,
42].
68 B 53. [122 a N.] - 19.
68 B 53. [122 a N.]. - 19.
Molti, pur senza aver appreso che sia la ragione, vivono
.
secondo ragione.
Chi dar ascolto con intelligenza a queste mie massime,
compir molte azioni quali si convengono ad un uomo retto e
ne eviter assai di cattive.
[ 159. 10 App.] .
68 B 73. [87 N.]. - 38.
[STOB. III 5, 23].
68 B 74. [5 N.]. - 39. ,
.
68 B 75. [144 N.]. - 40. [II 159. 15 App.]
[STOB. IV 2, 13]. Vgl. Plato Alc.
I 135 B 7.
68 B 76. [32 N.]. - 41. ,
. Vgl. B 54.
68 B 77. [78 N.]. - 42. [II 160. 1 App.]
[STOB. III 4, 82].
68 B 78. [74 N.]. - 43. ,
[STOB. IV 31, 121].
68 B 79. [195 N.]. - 44. [II 160. 5 App.]
, .
68 B 80. [164 N.]. - 45.
.
68 B 81. [125 N.]. - 46.
[ 160. 10 App.] [STOB. III 29, 67].
68 B 82. [123 N.]. - 47.
, .
* 48. , :
- * 48.
. [verkrzt aus Menand. fr. 14; III 34 K.]
Felice colui che possiede ricchezza e intelligenza: perch egli
se ne serve degnamente per fare ci che giusto [= MENAND.
fr. 114 III 34 Kock].
68 B 83 [28 N.] - 49.
68 B 83 [28 N.]. - 49. [II 160. 15 App.]
L'ignorare qual il partito migliore la causa degli errori.
.
68 B 84. [43 N.] - 50.
68 B 84. [43 N.]. - 50. [II 161. 1 App.]
Colui che compie brutte azioni deve innanzi tutto
[abgekrzte Form
vergognarsene seco stesso [cfr. B 244].
von B 244, vgl. B 264].
68 B 85. [108 N.] - 51.
68 B 85. [108 N.]. - 51.
Chi si compiace nel contraddire e chiacchiera molto non ha
[STOB. II 31,
attitudine ad apprendere ci che necessario [STOB. ecl. II 31, 73].
73].
68 B 86. [110 N.] - 52.
68 B 86. [110 N.]. - 52. [II 161. 5 App.]
E' una sorta di cupidigia metter bocca sempre in tutte le
, [STOB. III 36, 24].
questioni e non voler dare ascolto agli altri [STOB. flor. III 36,
24].
68 B 87. [152 N.] - 53.
68 B 87. [152 N.]. - 53. ,
Bisogna tener d'occhio da vicino il malvagio, ch'egli non riesca .
ad afferrare l'occasione.
68 B 88. [82 N.] 54.
68 B 88. [82 N.]. 54.
L'invidioso procura dolore a se stesso come ad un nemico
[ 161. 10 App.] [STOB. III 38, 47].
[STOB. flor. III 38, 47].
68 B 89. [39 N.] - 55.
68 B 89. [39 N.]. - 55. ,
Odioso non colui che commette ingiustizia, bens colui che la .
commette deliberatamente.
68 B 90. [137 N.] - 56.
68 B 90. [137 N.]. - 56.
L'inimicizia coi familiari molto pi tormentosa che con gli
.
estranei.
68 B 91. [223 N.] - 57.
68 B 91. [223 N.]. - 57. [II 161. 15 App.]
Non esser sospettoso verso tutti indistintamente, ma abbi
, ' .
cautela e fermezza.
68 B 92. [228 N.] - 58.
68 B 92. [228 N.]. - 58. [II 162. 1 App.]
Sta bene ricevere i benefizi, quando per si prevede di poter
contraccambiare con benefizi pi grandi ancora.
.
68 B 93. [227 N.] - 59.
68 B 93. [227 N.]. - 59.
Nel beneficare, sta in guardia che il beneficato non sia un
, '
briccone che ti renda poi male per bene.
.
68 B 94. [227 N.] - 60.
68 B 94. [227 N.]. - 60. [II 162. 5 App.]
Un beneficio piccolo, ma che giunga nel momento opportuno, .
grandissimo per chi lo riceve.
68 B 95. [149 N.] - 61.
68 B 95. [149 N.]. - 61.
Grande efficacia ha sull'animo delle persone di retto sentire
, .
l'onore che si tributa loro, perch esse intendono il valore di
quelle manifestazioni.
68 B 96. [226 N.] - 62.
68 B 96. [226 N.]. - 62.
Benefico non gi colui che mira al contraccambio, ma quello [ 162. 10 App.] , ' .
che preferisce comunque il fare del bene.
68 B 97. [210 N.] - 63.
68 B 97. [210 N.]. - 63.
Molti che ci sembrano amici non lo sono, e sono tali invece
, .
molti che non lo sembrano.
68 B 98. [211 N.] - 64.
68 B 98. [211 N.]. - 64.
L'amicizia di uno solo, che sia intelligente, val pi di quella di . Vgl. Heraklit 22 B 49.
tutti gli altri presi insieme [cfr. B 302 a; 22 B 49].
68 B 99. [209 N.] - 65.
68 B 99. [209 N.]. - 65. [II 162. 15 App.] ,
Non degno di vivere colui che non ha neppure un solo buon .
amico.
68 B 100. [216 N.] - 66.
68 B 100. [216 N.]. - 66. [II 163. 1 App.]
Colui che non riesce a conservarsi lungamente amici neppure , .
gli amici provati, certamente uomo di cattivo carattere.
68 B 101. [215 N.] - 67.
68 B 101. [215 N.]. - 67. ,
Molti voltano le spalle agli amici, se questi dall'agiatezza
.
cadono in povert.
68 B 102. [51 N.] - 68.
68 B 102. [51 N.]. - 68. [II 163. 5 App.]
Bella in tutte cose l'eguaglianza; l'iperbole e l'ellissi non mi .
piacciono.
68 B 103. [208 N.] - 69.
68 B 103. [208 N.]. - 69. ' '
Mi par logico che colui che non ama nessuno non sia neppure .
amato da alcuno.
68 B 104. [206 N.] - 70.
68 B 104. [206 N.]. - 70.
Amabile un vecchio che sappia e divertire e parlare sul serio. . [ 163. 10 App.]
68 B 105. [16 N.] - 71.
68 B 105. [16 N.]. - 71. ,
La bellezza del corpo una dote da animale, se non c'
.
intelligenza.
68 B 106. [214 N.] - 72.
68 B 106. [214 N.]. - 72.
Trovare un amico quando si nella prospera fortuna facile, , .
ma quando la fortuna avversa la cosa pi difficile che ci sia.
68 B 107. [213 N.] - 73.
68 B 107. [213 N.]. - 73. [II 164. 1 App.]
Amici non ci sono gi tutti i parenti, ma soltanto quelli che son , ' .
d'accordo con noi per quanto riguarda gli interessi.
68 B 107 a. [219 N.]. - 74.
68 B 107 a. [219 N.]. - 74. '
E' giusto, giacch siamo uomini, non ridere sulle sventure degli , ' .
uomini, ma commiserarle.82*
68 B 108. [27 N.] - 75.
68 B 108. [27 N.]. - 75. [II 164. 5 App.]
,
[STOB. IV 34, 58].
68 B 109. [217 N.]. - 76.
.
68 B 110. [173 N.]. - 77.
[ 164. 10 App.] .
68 B 111. [170 N.]. - 78.
[STOB. IV 23, 29].
68 B 112. [37 N.]. - 79.
.
.
68 B 117. DIOG. IX 72 [nach 29 B 4] [II 166. 1 App.]
. , ' ,
, ' [B 125]
[II 166. 5 App.] Vgl. CIC. Ac. pr. II 10, 32 naturam accusa,
quae in profundo veritatem, ut ait D., penitus abstruserit.
ISIDOR Etym. VIII 6, 12
68 B 118. DIONYS. Bischof von Alexandrien, bei EUS. P. E.
XIV 27, 4 . , ,
[II 166. 10]
preferiva trovare una sola spiegazione causale che divenir
padrone del regno dei Persiani.
E ci bench il suo ricercare le cause sia vano e senza causa, ,
,
dato che egli parte da un principio vuoto e da un'ipotesi
erronea, senza vedere n l'origine n la necessit che comune ,
alla natura di tutte le cose, e stima come la massima sapienza la , '
concezione di coloro che van d'accordo per scarso sapere e per , [II 166. 15 App.]
stoltezza; ed infatti egli pone il caso come padrone e signore di
tutto ci che universale e divino, ed afferma che tutto avviene .
praep. evang. XIV 27, 4. Lo stesso Democrito, a quanto si
riferisce, diceva che
per caso, mentre poi, bandisce il caso dalla vita degli uomini e
biasima come ignoranti coloro che lo tengono in gran conto.
68 B 119. [29-30 N.] DIONYS. ap. EUSEB. praep. evang.
XIV 27, 5. Iniziando dunque le esortazioni, Democrito dice:
Gli uomini... della propria mancanza di senno [cfr. il testo
qui sotto]. Per sua natura infatti il caso contrasta con la
saggezza; ed essi dicono che proprio quello che vi di pi
nemico alla saggezza domina su di essa; o piuttosto,
sopprimendo e facendo scomparire questa, mettono quello al
posto suo: infatti essi esaltano non la saggezza come fortunata,
ma il caso come sommamente saggio. STOB. ecl. II 8, 16. Di
Democrito: Gli uomini... sa dirigere le cose. EPIC. sent. 16
p. 74, 17. Solo per brevi momenti il caso riesce a insinuarsi
nella vita del saggio, mentre le azioni pi grandi e pi
importanti le ha dirette la riflessione e le dirige e diriger per
tutto il tempo della vita.
Gli uomini si sono foggiato l'idolo del caso come una scusa per
la propria mancanza di senno. Perch raramente il caso viene in
contrasto con la saggezza, mentre il pi delle volte nella vita
lo sguardo acuto dell'uomo intelligente quello che sa dirigere le
cose.
68 B 120. EROTIAN. q. f. lex. Hipp. p. 131, 12. Egli denomin 68 B 120. EROTIAN. p. 90, 18 N.
vene non quelle che sono per solito chiamate cos, ma le
, . .
arterie. E Democrito chiama [pulsazione delle
[II 167. 5] .
vene] la pulsazione delle arterie.
68 B 121. EUSTATH. in Od. II 190 p. 1441 [da Filosseno, Dei 68 B 121. EUSTATH. zu 190 p. 1441 [aus Philoxenos
comparativi]. Democrito dice [ =
] . '' .
appropriatissimo].
68 B 122. ETYM. GEN. [vuotare, spogliare] =
68 B 122. ETYM. GEN. :
[svuotare], verbo tratto dal nome del lapazio, erba . .
che ha la propriet di vuotare l'intestino. E Democrito chiama [II 167. 10]
'lapazi', a cagione appunto dell'essere vuotate, quelle fosse che . ANECD. BEKER LEX.
scavano i cacciatori. ANECD. GR. ed. Bekker Lex. VI 374, 14. VI 374, 14 .
Sicuramente Democrito dice che si chiamano lapazi quelle
fosse scavate dai cacciatori, al di sopra delle quali si versa della , ,
cenere fina dopo di avervi gettato una copertura di rami secchi .
perch le lepri ci vadano a cascare dentro.
68 B 122 a. ETYM. GEN. [donna]... o, come vuole
68 B 122 a. ETYM. GEN. [II 167. 15 App.] : ... , .,
Democrito, equivale a [seme genitale], cio quella che
, .
riceve il seme genitale.
68 B 123. ETYM. GEN. [immagine]: secondo
68 B 123. ETYM. GEN. : '
Democrito, un effluvio che mantiene l'aspetto esteriore degli .
oggetti rappresentati.
68 B 124. [GALEN] defin. med. 439 [XIX 449 Khn]. Lo
68 B 124. [GALEN] d. defin. med. 439 [XIX 449 K.]
sperma, come dicono Platone [Tim. 91 A] e Diocle [fr. 170 p. [Tim. 91 A]
196], una secrezione del cervello e della spina dorsale: invece [fr. 170 p. 196 Well.] [II 167. 20 App.]
.
, .
' '[?].
, .,
,
. CLEM.
Protr. 92, 4 (I 68, 7 St.)
[II 171. 15 App.]
, . , ,
[Vgl. 22 B 13. 37]
. Vgl.
[THEOPHR.] de sign. 49
,
. ARAT. 1123. [II171. 20 App.]
.
dell'etere.
68 B 152 a. PLUTARCH. quaest. conv. VIII 10, 2 = A 77.
68 B 152 a. PLUT. Quaest. conv. VIII 10, 2 = A 77. [II 173. 1]
68 B 153. [150 N.] PLUTARCH. resp. ger. praec. 28 p. 821 A. 68 B 153. [150 N.]. PLUT. resp. ger. praec. 28 p. 821 A '
L'uomo politico non disdegner l'onore e il favore veri, fondati
sulla benevolenza e sulla memore disposizione degli animi, e ,
neppure, come pareva opportuno a Democrito, schiver,
[II 173. 5 App.]
tenendo in non cale la fama, di piacere ai vicini. PHILOD. , . PHILOD. de adulat. pap. 1457 col. 10
de adulat. pap. 1457 col. 10 [Crnert Kolot. p. 130]. E piuttosto [Crnert Kolot. S. 130]
anche i semplici privati guardano alle cose che posseggono
.
senza provare un tale desiderio di piacere agli altri. Si trova
pertanto, non so come, d'accordo con gli epicurei Nicasicrate85* [][] [] '
che loda Democrito perch questi biasima come dannoso il
[II 173. 10 App.] .
desiderare l'altrui favore [nella massima] intorno al piacere ai
vicini
68 B 154. PLUTARCH. de sollert. an. 20 p. 974 A. Noi siamo 68 B 154. PLUT. de sollert. an. 20 p. 974 A '
discretamente ridicoli, quando celebriamo le bestie come
, .
modelli per la nostra capacit di imparare, arrivando sino al
:
punto di Democrito che dichiara che:
,
, [II 173. 15 App.] ,
noi siamo stati discepoli delle bestie nelle arti pi importanti: , .
del ragno nel tessere e nel rammendare, della rondine nel
costruire le case, degli uccelli canterini, del cigno e
dell'usignuolo nel canto, con l'imitazione.
68 B 155. PLUTARCH. de comm. not. 39 p. 1079 E. Ed
68 B 155. PLUT. de comm. not. 39 p. 1079 E
ancora, vedi in qual modo [Crisippo] rispose, da fisico e con [Chrysippos]
successo, a Democrito. Giacch questi sollevava questa
difficolt:
,
, [II 173. 20] ;
Se un cono viene secato da un piano parallelo alla base, come [II 174. 1]
si dovranno immaginare le superficie di sezione? verranno
uguali o disuguali? Perch, se saranno disuguali, renderanno , '
irregolare il cono che verr ad avere tante incisioni e scabrosit ,
, [II 174. 5 App.]
a gradini; ma se saranno uguali le superficie saranno uguali
. Vgl. B 155 a.
anche le sezioni e il cono verr ad assumere l'aspetto del
cilindro, in quanto risultante dalla sovrapposizione di cerchi
uguali e non disuguali: il che sommamente assurdo.
68 B 155 a. ARISTOT. de caelo 8. 307a 17
. SIMPL. de caelo p.
662, 10 ... (ARISTOT. 307a
2) , '
, [II 174. 10 App.]
.
G ARCHIMED. de mechan. theor. ad Eratosth. meth. [ed.
G ARCHIMED. de mechan. theor. ad Eratosth. meth. [ed.
Heiberg, Herm., XLII, p. 245, 23]. Perci appunto anche
Heiberg, Herm., XLII, p. 245, 23] . . .
circa questi teoremi sul cono e sulla piramide, di cui Eudosso ,
ha trovato per primo la dimostrazione, e cio che il cono la , ,
terza parte del cilindro e la piramide del prisma che abbiano la ,
medesima base e uguale altezza, non piccola parte di merito , ,
da attribuire a Democrito che per primo formul, senza
dimostrazione, l'enunciato relativo alle figure suddette. /
. /
68 B 156. PLUTARCH. adv. Col. 4 p. 1108 F. Gli rimprovera 68 B 156. PLUT. adv. Colot. 4 p. 1108 F '
[Colote a Democrito] anzitutto che, col dire di ciascuna cosa [Kolotes dem Demokr.] ,
che non tale piuttosto che tale, ha sovvertito la vita. Ma
Democrito, in realt tanto lontano dal giudicare indifferente .
che ciascuna cosa sia tale piuttosto che tale, che anzi polemizz [II 174. 15 App.] ,
col sofista Protagora che ci sosteneva e scrisse contro di lui
molte cose assai efficaci; ma siccome Colote non ha mai
'
veduto quegli scritti neanche in sogno, si ingannato sul valore ,
,
[II 175. 1] , ,
.
.
... dal tutto si distacc un vortice di forme [atomi] d'ogni
genere.
68 B 168. SIMPLIC. phys. 1318, 34 [= A 58]. ... perch sono
questi [gli atomi] che essi chiamano natura... infatti essi
dicono che si rimescolano.
68 B 169. [192 N.] STOB. II (ecl. eth.) 1, 12. Di Democrito.
,
.
.
che del corpo: perch la perfezione dell'anima fa scomparire la [45 N.]. STOB. II 1, 45 - = B 47.
deformit del fisico, mentre la forza del corpo scompagnata dal
raziocinio non rende affatto migliore l'anima.
[45 N.] STOB. II 1, 45 = B 47.
68 B 188. [2 N.] STOB. II 1, 46.
Godimento e scontentezza stanno a segnare la linea divisoria
tra le cose utili e le cose dannose [cfr. B 4].
68 B 189. [7 N.] STOB. III 1, 47.
.
Non mi sembra che si debba cercare di aver figliuoli: perch io
vedo che, ad aver figliuoli, molti e grandi sono i pericoli, molti
i dolori, mentre pochi sono i vantaggi e piccoli e pieni
d'incertezze.
68 B 277. [181 N.] STOB. IV 24, 32. Dello stesso.
68 B 277. [181 N.]. STOB. IV 24, 32 [II 202. 5 App.]
. ,
Chi ha proprio desiderio di procurarsi un figliuolo, mi pare che .
far meglio a scegliersene uno tra quelli di qualche amico. E ,
allora s il figlio gli riuscir tale quale egli lo vorr: perch pu ,
sceglierselo come vuole; e quello che egli avr reputato adatto, . [II 202. 10 App.]
potr uniformarglisi il massimo, seguendo la natura di lui. E vi ,
, .
anche questa differenza: che, in questo caso, uno ha la
,
possibilit di scegliere tra molti il figliuolo conforme ai suoi
desideri, quale gli bisogna; mentre, se genera lui un figliuolo, , , .
vi sono molti pericoli, giacch, comunque riesca, bisogna
accontentarsi di quello.
68 B 278. [178 N.] STOB. IV 24, 33. Dello stesso.
68 B 278. [178 N.]. STOB. IV 24, 33 .
[II 202. 15 App.]
Gli uomini reputano che sia tra i doveri impostici da natura e
da un antico ordine sociale quello di generare dei figliuoli. E . [ 203. 1 App.]
ci manifesto anche negli animali tutti quanti: tutti infatti
' ,
procreano per natura e senza mirare, in verit, ad alcun
vantaggio proprio; anzi, quando nascono i figli, si soffre, e li si
cresce come si pu, e si trepida per loro finch sono piccoli, e , , , .
ci si affligge se succede loro qualcosa. A ci spinge la natura, [II 203. 5 App.]
che tale in tutti gli esseri dotati di anima; ma negli uomini ci
,
risponde ad una intenzione, di ricavare anche qualche
.
vantaggio dalla prole.
68 B 279. [203 N.]. STOB. IV 26, 25 - .
,
[II 203. 10 App.] ,
Bisogna ripartire il pi possibile le proprie sostanze tra i figli e
bisogna insieme vigilare su di loro, che non facciano qualche
, .
rovinosa pazzia, una volta che abbiano il denaro nelle loro
'
mani. Cos, infatti, [i giovani] diventano molto pi
parsimoniosi nell'uso del denaro e pi desiderosi di guadagnare , .
e fanno a gara tra di loro. Quando invece le sostanze sono in
comune, le spese non affliggono tanto come quando si spende
del proprio e anche i guadagni non rallegrano del pari, ma
molto di meno.
68 B 280. [184 N.] STOB. IV 26, 26. Dello stesso.
68 B 280. [184 N.]. STOB. IV 26, 26 [II 203. 15 App.]
. [II 204. 1]
possibile, senza spendere molto delle proprie sostanze,
educare i figliuoli e in tal modo costituire un baluardo di difesa
.
s per le loro sostanze come per il loro fisico.
[17 N.]. STOB. IV 29, 18 = B 57.
68 B 279. [203 N.] STOB. IV 26, 25.
Di Democrito.
a tutti.
[74 N.] STOB. IV 31, 121 = B 78.
68 B 283. [68 N.] STOB. IV 33, 23. Di Democrito.
.
Sono sempre irragionevoli le speranze degli uomini non
intelligenti.
68 B 293. [220 N.] STOB. IV 48, 10. Di Democrito.
68 B 298 b [ . 1].
.
68 B 299. CLEM. Strom.I 15, 69 [II 43, 13 St.] [II 208. 1
App.] Pythagoras, Eudoxos und Platon seien Schler der
Barbaren: . [?]
.
' ' [ 208. 5 App.] '
. [nmlich ],
. ' '
Giacch effettivamente egli [parla] anche di s come si vede da
un luogo dove dice, vantandosi per la molteplice erudizione: [ 208. 10 App.] '
' [ 209.
1 App.] ' '.
Io sono, tra i miei contemporanei, quello che ha percorso
maggior parte della terra facendo ricerca delle cose pi lontane; .
e vidi cieli e terre numerosissime; e udii la maggior parte degli
uomini dotti; e nella composizione di figure geometriche con la
relativa dimostrazione nessuno mi super, neppure tra gli
Egiziani i cosiddetti Arpedonapti: e in mezzo a questi ultimi,
dopo [conosciuti] tutti [gli altri sapienti] io trascorsi cinque
anni in terra straniera.
Queste cose insegna Democrito.
68 B 300. und
( [II 210. 15]
) Vgl. c. 78.
1. SUID. [II 211. 1 App.] .
, , :
. . .
, [II 212. 1 App.]
. Aus anderer
Quelle .
(
).
2. VITRUV. IX 1, 14 admiror etiam Democriti De rerum
natura volumina [II 212. 5 App.] et eius commentarium quod
inscribitur , in quo etiam utebatur anulo, <ut>
signaret cera molli quae esset expertus. PLIN. nat. hist. XXIV
160 Democriticerte Chirocmeta esse constat at in his ille post
Pythagoram magorum studiosissimus quanto portentosiora
tradit! ut aglaophotim herbam quae admiratione hominum
propter eximium colorem acceperit nomen, in marmoribus
principio delle simpatie, tratti da Democrito spesso in PLIN. Mirabilien und Sympathiemittel aus 'Democritus' hufig bei
nat. hist. VIII 61; XI 80; XIII 131; XIV 20; XV 138; XVII 23. PLINIUS: VIII 81. XI 80. XIII 131. XIV 20. XV 138. XVII
62 (cfr. il titolo di Georgico a B 26 f); XVIII 47. 159. 321 (con 23. 62 [vgl. d. Georgikon B 26f.]. XVIII 47. 159. 321 [mit
citazione di VERGIL. Georg. I 276 sgg.); XX 19. 28. 149;
Zitat von Verg. Georg, I 276ff.]. XX 19. 28. 149; XXI 62;
XXI 62; XXIV 156; XXV 13. 14; XXVI 19; XXVII141;
XXIV 156; XXV 13. 14; XXVI 19; XXVII141; XXVIII 7.
XXVIII 7. 118. 153; XXIX 72; XXXII 49; XXXVII 69. 146. 118. 153; XXIX 72; XXXII 49; XXXVII 69. 146. 149. [II
149. 160. 185. SOLIN. I 54 p. 13, 42 Mommsen; III 3 p. 45, 15 215. 10 App.] 160. 185. SOLIN, I 54 p. 13, 42 Momms.; III 3
(i due passi non dipendono da Plinio). AMMIAN. MARC.
p. 45, 15 (beides nicht aus Plin.). AMMIAN. MARC. XXVIII
XXVIII 4, 34. COLUMELL. de re r. VI 28; VIII 8, 6; IX 14, 4, 34; COLUM. VI 28. VIII 8, 6. IX 14, 6. XI 64 [s. II 213, 76; XI 64 (cit. in B 300, 3). PALLAD. I 35, 7. Inoltre in
9]; PALLAD. I 35, 7. Ferner bei ANATOLIOS in den
Anatolio nei Geoponica (che noi possediamo attraverso Cassio Geoponica (vermitteit durch Casaius Dionysius, Celsus,
Dionisio, Celso, Plinio, Giulio Africano ed Apuleio) citazioni Plinius, Africanus und Apuleius) beraus hufig (a. Beckhs
frequentissime (cfr. BECKH, Index, p. 531 ed altrove;
Index S. 531 u. bes. Oder Rhein. [II 215. 15 App.] Mus. 45,
particolarmente ODER, Rh. Mus. 45, 70), vuoi di predizioni 1890, 70; M. Wellmann Abh. Ak. 1921, 4ff. 1928, 31 ff.):
meteorologiche, vuoi di rimedi fondati sulle simpatie (contro le Wetterprophezeiungen, Sympathiemittel (gegen Unkraut,
erbe malefiche, gli insetti schifosi, le bestie feroci ecc.). Cfr.
Ungeziefer, wilde Tiere usw.). Vgl. Schol. Bodl. zu Epict. p.
SCHOL. BODL. ad Epict. 73, 2 Schenkl. Sul libro Di
LXXIII 2 Schenkl. ber das [II 215. 20 App.]
Democrito, L'arte di scoprire le sorgenti sotterranee, cit. in
GEOPON. II 6 vgl. Oder Philol. Suppl. VII
Geopon. II 6, cfr. ODER, Philol. Suppl., VII, 240 sgg.].
(1899) 240ff. SCHOL. BASIL. 21 [ed. Pasq. Gtt. Nachr.
SCHOL. BASIL. 21 ed. Pasquali [Gtt. Nachr. 1910, 200]. 1910. 200] ,
C' una trattazione di Democrito che si intitola .
[= L'arte di scavare i pozzi] e che altri designano col titolo
[= L'arte di scoprire le sorgenti sotterranee].
9) [Ad AELIAN. nat. anim. I 35-38, VII 7-8 e ad ANATOL. 9. Aus AEL. N. H. I 35-38, VII 7-8 und ANATOLIOS
(Geopon. XVII e XV) attinge la falsificazione bizantina Di
[Geopon. B.XVII e XV] sachpft die byzantinische Flschung
Democrito, Sulle simpatie ed antipatie, ed. W. Gemoll,
ed. W.
Striegau 1884].
Gemoll Striegau 1884.
10) [Nel libro Sulle antipatie di Bolo era evidentemente assai 10. Umfangreich war in der Schrift des Bolos
estesa la parte riguardante le malattie umane.] CELS. I
offenbar [II 215. 25 App.] der die
proem. p. 2, 11. E noi sappiamo che perci appunto molti
menschlichen Krankheiten umfassende Teil. CELSUS I proem.
filosofi furono esperti anche in questa arte [la medicina]:
p. 2, 11 ideoque multos ex sapientiae professoribus peritos eius
famosissimi tra questi Pitagora, Empedocle, Democrito.
[nmlich medicinae] fuisse accepimus clarissimos vero ex is
TATIAN. 16-17 p. 18, 6. Vi sono dunque, nella materia che c' Pythagoran et Enpedoclen et Democritum. TATIAN. 16-17 p.
in noi, e malattie e arresti delle funzioni vitali: e ne son causa i 18, 6 Schw.
dmoni, ai quali gli uomini sogliono attribuir la colpa quando i , [II 216. 1 App.]
mali capitano loro addosso, e che sopraggiungono quando la , , ,
stanchezza si sia impadronita di loro (certe volte, poi, l'uomo (
medesimo che, nel tumulto della sua stoltezza, indebolisce la
resistenza del suo corpo): questi dmoni, per, quando sono
)
colpiti dalla parola della potenza divina, fuggono spaventati, e , . (17)
il malato guarisce. (17) E infatti intorno alle simpatie e
[II 216. 5]
antipatie secondo Democrito che cosa possiamo dire se non
'
questo, che proprio abderologo nel senso comune della parola
il cittadino di Abdera? [Anche qui dei singoli capitoli appaiono ; Auch hier erscheinen einzelne Kapitel als
come monografie. Cfr. gli estratti da Sorano in Celio
Monographien. Vgl. die Excerpte aus Soran bei CAEL.
Aureliano.] CAEL. AURELIAN. morb. acut. III 14-16
AUREL. Morb. ac. III 14-16 Hydrophobie; chron. IV 1
[sull'idrofobia]; morb. chron. IV 1[sull'elefantiasi]. Nessuno (Elephantiasis) veterum autem medicorum nullus istius
per degli antichi medici stabil una cura per questo male,
passionis curationem [II 216. 10] ordinavit excepto Themisone
eccetto Temisone e fra i filosofi Democrito, se vero quel che atque ex philosophis Democrito, si vere eius de elephantiacis
si dice, ch'egli abbia scritto un libro sugli elefantiaci. ANECD. conscriptus dicitur liber. ANECD. PARIS [ed. Fuchs Rhein.
MED. PAR. ed. Fuchs [Rh. Mus. 49, 557]. Nessuno degli
Mus. 49, 1894, 557]
antichi medici fece menzione dell'elefantiasi, dei filosofi invece , .
ne parl Democrito nel suo libro Sull'elefantiasi. [Pi
. Schrfer als Soran Rufus
esplicitamente di Sorano, sulla non autenticit di questo libro, , woraus ORIBAS. XLV 28,1 CMG VI
si esprime Rufo nell'opera Intorno alle malattie esterne, cit. nel 2, 1 III 184 [II 216. 15]
luogo seguente di Oribasio.] ORIBAS. IV 63. Infatti il libro
[Elephantiasis]
attribuito a Democrito intorno a questo male [l'elefantiasi]
. Dagegen ohne Bedenken XLIV 14, 1
manifestamente apocrifo. [Al contrario inconsideratamente lo a. O. 131 ber Bubonen. Sympathiemittel gegen Fieber und
stesso Oribasio, III 607, 7 D., cita di Dem. un libro sui
Epilepsie bei THEODOR. PRISC. Phys. IV 3 p. 251, 1 Rose.
bubboni. Rimedi contro la febbre e l'epilessia, fondati sul
Vgl. B 26 b II 149, 2.
principio delle simpatie, in THEODOR. PRISC. phys. IV 3 p.
OLYMPIOD. de arte sacra lap. phil. p. 78, 12; 79, 3 sgg.; 97,
6 ecc.]. ZOSIM. ivi II122 [da Democrito]. Prendi una pietra
che non una pietra, quella che non ha nessun pregio e il
massimo pregio, che ha tante forme ed priva di forma, che
sconosciuta ed nota a tutti, che ha tanti nomi e non ha alcun
nome, voglio dire la selenite [cfr. 119, 11 sgg.].
ZOSIM. II 159, 3. E queste sue trattazioni cos Democrito le
indirizza ai profeti egizi: A te, o Filarete, al quale si rivolge la
mia arte, io indirizzo questa trattazione dell'arte, condotta in
modo particolareggiato.
ZOSIM. III 448, 19 [pietra filosofica]. Democrito dice al re:
Se tu non impari a conoscere le sostanze e non mescoli le
sostanze e non intendi le specie e non congiungi i generi ai
generi, invano, o re, hai intrapreso questa fatica.
[Nell'indice del cod. Ven. 229 (manoscritti principali degli
alchimisti) gli scritti Sulla fabbricazione dell'oro e Sulla
fabbricazione dell'asem (propriamente elettro, ma qui argento)
sono citati sotto il nome di Democrito (pubblicati dal
Berthelot, 1, p. 49.]
19) [Gli esordi dell'arte di fabbricar l'oro si rivelano gi113*nel
n. 1 della raccolta di prescrizioni del testo seguente: Pap.
Lond. 121, III sec. d. C. C. 5 b, v. 168 (KENYON, Greek
Papyri in the British Museum, 1, 1893, p. 89)].
Passatempi di Democrito
1. Dare a vedere di trasformare il rame in oro: devi mescolare
dello zolfo vergine con della creta e impastarli insieme.
2. Fare che un uovo divenga simile a una mela: bollito l'uovo,
cospargilo di zafferano mescolato col vino.
3. Porre il cuoco in condizione di non poter accendere il fuoco:
mettigli nel focolare dell'erba sempreviva.
4. Mangiare aglio senza puzzare: mangiaci sopra delle radici di
bietola arrostite.
5. Perch una vecchia non chiacchieri molto e non beva molto:
scuoti un pino e fagliene cadere gli aghi nel bicchiere.
6. Far combattere tra loro dei gladiatori dipinti: giusto sotto di
loro affumicare una testa di lepre.
7. Perch possa riscaldarsi uno che abbia mangiato dei cibi
freddi: dargli una infusione di scilla in acqua tiepida per
lavarsi; da liberarsene quindi con olio.
8. [Mutilo].
9. Per non ubriacarsi quando si beve molto: mangiare del
polmone di maiale arrostito.
10. Per non soffrir la sete quando si viaggia: sorbire un uovo
crudo rotto nel vino.
11. Per poter ripetere molte volte l'amplesso: cinquanta pine
con due ciati di passito e berlo dopo avervi macinato venti114*
grani di pepe.
12. Poterlo avere eretto quando si vuole: ungiti l'estremit con
miele misto con un po' di pepe macinato.
, ,
, , [II 220. 10 App.]
, '.
Vgl. 119, 11 ff.
ZOSIM. II 159, 3
. ' , ,
, '.
ZOSIM. III 448, 19 [Stein der Weisen] .
' [II 220. 15 App.]
, ,
'.
Im Index des Venet. 229 [Haupths. der Alchem.] werden die
Schriften und [eig.
Elektron, hier Silber] [abgedr. bei Berthelot I 40]
unter Demokrits Namen besonders aufgefhrt.
tutto e soprattutto la verit, reputando che essa sola iniziatrice DEI 216 = B 89 745 [fehlt Wachsm.]
di ogni opera virtuosa. 199 = B 212. 200 = B214. 201 = B 246.
202 = B 78. 203 = B 75. 204 = B 111. 493 Massima di
. 746-747
Democrate = B 41. 563 [tolta, come le seguenti, da Stobeo]= B = DEI 193-194. 748 [fehlt Wachsm.] = B 284 749 = DEI 189.
41. 588 = B 210. 591 = B 214 b. 595 [STOB. 7, 31 e 55] = B 749 a [fehlt Wachsm.] = oben 188 750-751 = DEI 190-191.
215. 691 = B 86. 875 = B 294. 710 [tolta, come le seguenti,
752 = DEI 200.
dalla raccolta DEI] = Barocc. 190 [manca nel Wachsmuth]
Democrito diceva che l'invidia una piaga della veracit. 711 =
DEI 216 = B 89. 745 [manca nel Wachsm.] Non reputare mai
felice un uomo per la ricchezza e per la fama che gode: perch
tutti i beni di questa sorta sono legati a una fiducia pi tenue
del vento. 746-747 = DEI 193-194. 748 [manca nel Wachsm.]
= B 284. 749 = DEI 189. 749 a [manca nel Wachsm.] = 188
qui sopra. 750-751 = DEI 190-191. 752 = DEI 200.
68 B 302 a. SENEC. ep. 7, 10. Democrito dice: un solo vale
68 B 302 a. SENEC. Epist. 7, 10 [II 223. 10 App.] D. ait unus
per me una moltitudine e una moltitudine quanto un solo [cfr. mihi pro populo est et populus pro uno [Vgl. 22 B 49].
22 B 49].
68 B 303. Massime greco-siriache ed. Ryssel [Rh. Mus. LI, 68 B 303. GRAECO-SYR. SPRCHE bers. von Ryssel
539] n. 33. [Democrito ha detto:] I saggi, quando si recano in [Rhein. Mus. 51, 1896, 539] n. 33 D. hat gesagt: Weise Leute
un paese straniero, che non il proprio, devono in silenzio e
mssen, wenn sie in ein fremdes Land geben, das nicht das ihre
con cautela comportarsi da osservatori, mentre indagano e
ist, unter Stillschweigen und in Ruhe die [II 223. 15]
porgono orecchio per sentire qual la fama intorno alla materia Kundschafter machen, indem sie zusehen und nach dem Rufe
di cui si occupano i saggi che vi sono l; e come sono quelli e hinhorchen, den die Sache der Weisen, die dort sind, hat: wie
se possono competere con loro; mentre nel frattempo essi entro sie sind und ob sie ihnen gegenber bestehen knnen, indem
di s tacitamente vanno paragonando l'insegnamento di quelli sie ihre Worte mit den ihren in ihrem Sinne heimlich abwgen.
col proprio. E quando essi hanno fatto il paragone e hanno
Und wenn sie es abgewogen und gesehen baben, welche Partei
veduto quale delle due parti superiore all'altra, allora debbono der anderen berlegen ist, alsdann sollen sie den Reichtum [II
manifestare la ricchezza del loro sapere, per essere stimati a
223. 20 App.] ihrer Weisheit kund tun, damit sie um des
causa del tesoro da loro posseduto, nel mentre che compartono Schatzes willen, der ihr Eigentum ist, gepriesen werden, in
agli altri questa loro ricchezza. E se il loro sapere troppo
dem sie andere aus ihm bereichern. Und wenn der ihre zu klein
piccolo perch essi possano donarne altrui, apprendano essi
ist, als da sie davon spenden knnten, so nehmen sie von dem
dagli altri e poi se ne vadano.
anderen und so gehen sie fort.
68 B 304. Massime greco-siriache n. 42 p. 542. Democrito ha 68 B 304. GRAECO-SYR. SPRCHE bers. von Ryssel
detto: Io so soltanto che non so nulla. cfr. GNOMOL. VAT. [Rhein. Mus. LI, 1896, 539] n. 42 D. hat gesagt: Ich allein
743 [Wien. Stud., X, 232] n. 56. Lo stesso [Democrito]
wei, da ich nichts wei. [II 223. 25] Vgl. GNOMOL. VAT.
disse: Una sola cosa io so, che non so nulla [cfr. 70 B 1].
743 [Wien. Stud. 10, 1888, 232] n. 56 [Demokritos]
' , .' Vgl. 70 B 1.
68 B 305. QIFTI ap. Mller Gr. Phil. in d. arab. Ueberl. p. 36. 68 B 305. QIFTI bei A. Mller Gr. Philos. in d. ar. berl. S.
Democrito, filosofo greco, autore di un'opera Sulla filosofia.
36 D. ein gr. Philosoph, Verfasser eines Buches ber die
Philosophie.
68 B 306. MASALA [Maschallah al-Misri, circa 800 d. C., in 68 B 306. MASALA [Maschallah al-Misri ca. 800 n. Chr.
greco, nel cod. Vat. gr. 1056: cfr. Catal. codd. astrol. gr. I
griech. im Vatic. gr. 1056, [II 223. 30 App.] S. Catal. codd.
(Bruxelles1898) p. 82, indice astrologico degli Arabi].
astrol. gr. I (Brux. 1898) p. 82, astrologischer Index der
Democrito scrisse 14 libri: cio Sui genetliaci, libri 6; Sui
Araber] . ,
,
quesiti principali, libri 4; Sulle congiunzioni degli astri, libri 2; , ,
Sul calcolo, in un libro; Sui climi, in un libro.
.
68 B 307. [ORIBAS.] in aphorism. Hippocr. [l'originale una 68 B 307. PSEUDORIBASIUS in Aphorism. Hippocr.
falsificazione bizantina] ed. Io. Guinterius Andernacus, Parisi [Original ist byz. Flschung] ed. Io. Guinterius Andernacus
1533, f. 5 v.
Paris. 1533f. 5 V. deinde dicimus [II 223. 35 App.] quod nemo
Inoltre diciamo che nessuno compose un'opera tale [gli
tale opus [Aphorismen] potuit facere quale Hippocras, quem
Aforismi] quale scrisse Ippocrate, che fu chiamato dai filosofi philosophi amicum naturae dixerunt. tentavit quidem D. tale
amico della natura. Tent Democrito, veramente, di scrivere
facere, non tamen ut Hippocras perfecit.
qualche cosa di simile, per non vi riusc cos bene come
Ippocrate.
68 B 308. COD. PARIS. 1630 (sec. XIV) f. 191 r [dopo 22 68 B 308. COD. PARIS. 1630 [nach 22 B 138]
B 138]. Del filosofo Democrito la sentenza contraria [e
. . = Anth. Pal.
segue l'epigramma che comincia: .,
IX 360 .
riportato in Anth. Pal. IX 360 sotto il nome di Metrodoro].
68 B 309. ALBERT. MAGN. eth. I 1, 3. Ci anche quello 68 B 309. ALBERTUS MAGNUS Ethica I 1, 3 (Vol. IV ed.
che dice Democrito, che l'uomo sapiente la misura di tutte Jammy p. 4) [II 224. 1] hoc est etiam quod dicit D., quod homo
le cose che sono [cfr. 80 B 1]. Per mezzo del senso infatti si sapiens est mensura omnium quae sunt (vgl. 80 B 1). per
ha la misura dei sensibili e per mezzo dell'intelletto la
sensum enim est mensura sensibilium et per intellectum est
misura degli intelligibili; giacch ciascun oggetto si misura mensura intelligibilium mensuratur enim unumquodque sui
con ci che primo e semplicissimo nel genere suo; e ci generis [II 224. 5] primo et simplicissimo primum autem et
che primo e semplicissimo in ciascun genere la virt. Il simplicissimum uniuscuiusque generis virtus est. virtus ipsius
principio quindi della conoscibilit di ciascuna cosa la
igitur est principium cognoscendi unamquamque rem cognitio
virt di essa; insomma la conoscenza di qualsiasi cosa si
igitur omnis rei perficitur in cognitione virtutis eius.
consegue nella conoscenza della sua potenza.
68 C 1. DAMOXEN. fr. 2, vv. 12-34, da I sodali (), 68 C 1. DAMOXEN. fr. 2 bei ATHEN. III p. 102 B
ap. ATHEN. III 102 B [III 349 Kock].
[III 349 K.].
Perci il cuoco, qualora tu lo veda
illetterato s che non conosce
o, a dir meglio, possiede di Democrito
(ah, tu ne ridi, tu lo credi inutile?)
i libri tutti ben da cima a fondo,
e non ha letto di Epicuro il Canone,
caccialo via, di sterco insudiciandolo,
come s'usa alle scuole dei filosofi!
Perch i cuochi bisogna che ben sappiano,
prima d'ogni ricetta, o mio carissimo,
qual differenza c' nelle sardelle
dall'estate all'inverno; e che conoscano
qual pesce il pi indicato da fidarcisi
nella stagione che calano le Pleiadi,
quale allor che s'approssima il solstizio.
Ch i cangiamenti e i movimenti, male
gravissimo per gli uomini, producono
alterazioni - non lo sai? - nei cibi;
solo le cose prese a tempo piacciono.
Ma chi ci bada? Ed ecco allor le coliche,
ecco i venti che sfuggono e ti fanno
sfigurar l'invitato! Ma, quand'uno
servito da me, quel che gli portano
buon cibo che nutre e che assottigliasi
nel digerire e piano piano evapora.
E allora il succo arriva in modo eguale
a tutti i pori. Ch, dice Democrito,
se le sostanze nutritive arrivano
in parte dove giunger non dovrebbero,
dnno la gotta con acuti spasimi.
- Dunque la medicina anche mi bazzichi!
- Fisico non sarei!115*
2-6. Epistulae Pseudohippocrateae [rientrano nella letteratura
romanzesca in forma epistolare; appartengono all'incirca al I
sec. d. C. Saggi:]
,
', (?),
[v. 15] , .
,
[II 224. 15 App.] ' , ,
,
[v. 20] ' .
,
[II 224. 20 App.] ,
, ;
' .
[v. 25] ;
[II 224. 25] . '
.
[v. 30] .
, ,
[II 224. 30] ' .
[II 225. 1 App.] - .
- .
,
, ' , '
' . . . - [360 L.]
. (25) . . . . . . [II 226. 15 App.] ,
[vgl. B 282. 197ff.] , [vgl. B
195] ,
[vgl. B 76]
[vgl. B 223],
[vgl. B 70. 224. 234 u. .]
, ,
[II 226. 20 App.] [vgl. B 285] ,
[vgl. B 224. 191],
[vgl. B 170. 171] . . .
68 C 4. [HIPPOCR.] 17, 40 [IX 368]. Soltanto nell'uomo la
68 C 4. HIPPOCR. 17, 40 [IX 368 L.] '
conoscenza, merc la potenza della ragione, pienamente
,
limpida per quanto riguarda il presente ed capace di
. , [II
prevedere il futuro. E gli uomini sono scontenti di tutte le cose 226. 25] [vgl. B 166. 175].
e di nuovo alle medesime cose si avvicinano.
68 C 5. [HIPPOCR.] 18, 1 [IX 380]. Ho avuto agio di scrivere 68 C 5. HIPPOCR. 18, 1 [IX 380 L.] [II 227. 1 App.]
[sogg. Democrito] intorno all'ordinamento del mondo [B 4 b, 4 [Demokr.] [B 4 b, 4
c; 5; 5 a] e alla descrizione del polo [B 15 a] e agli astri celesti c; 5; 5 a] [B 15 a],
[B 11 r - 14]... e di tutte [le composizioni] che ci traggono in
[B 11 r - 14] . . .
inganno con le immagini giacch vanno cangiando
nell'attraversare l'aria [cfr. A 77], sia quelle che l'universo offre [Vgl. II 103, 32], [II 227. 5
alla nostra vista sia quelle che vengono a prodursi attraverso i App.] [B 8 a. 138f.] ,
cangiamenti di forma [B 8 a], di queste la mia mente svel la
natura con lunghe indagini. E ne fanno testimonianza i libri da ' .
me dedicati a questi argomenti.
68 C 6. [HIPPOCR.] 23, 1-11 [IX 392]. Democrito ad
68 C 6. HIPPOCR. 23, 1ff. [IX 392 L.]
Ippocrate sulla natura dell'uomo.
.
(1) ,
(1) Conviene che tutti gli uomini, o Ippocrate, conoscano l'arte , ( ),
medica (giacch non soltanto bello conoscerla, ma anche utile [II 227. 10
per la vita) e principalmente coloro che son divenuti provetti App.] . ((
nella cultura e nel ragionamento: perch io ritengo la scienza (2) '
,
medica sorella ed inseparabile compagna della filosofia. (2)
' [vgl. B 31]. ,
Infatti la filosofia sottrae l'animo al dominio delle passioni,
come la medicina libera il corpo dalle malattie [cfr. B 31]. E
l'intelletto si sviluppa quando c' la salute: di questa dunque ,
bene che siano previdenti custodi quelli che hanno senno,
pensando che, quando lo stato del corpo sofferente, l'intelletto , [II 227. 15 App.] .
non riesce neppure a infondere zelo per l'esercizio della virt: (3)
infatti la malattia che s'impadronisce di noi offusca fortemente ,
l'animo, facendo partecipare anche la mente alle sofferenze del ,
corpo. (3) Ora, la descrizione del fisico dell'uomo corrisponde ,
appunto a tale concezione. Il cervello posto a custodia della
sommit del corpo, della quale gli affidata la sicurezza: esso , . (4)
[II 227. 20
contenuto entro membrane nervose, protette da specie
particolari di ossa duplici, adatte all'uopo, che racchiudono il App.]
[]
cervello, signore e custode dell'intelletto, adornando la cute
[sovrastante] con acconcio rivestimento di capelli. (4) Quanto . ,
agli occhi, la facolt visiva, posta al sicuro entro molte tuniche , . (5)
e in uno stabile equilibrio di umidit, ha la sua sede nella cavit ,
.
posta sotto la fronte; e la causa del vedere, la sensibilissima
.
pupilla, in situazione favorevole sotto la protezione
[II 227. 25 App.] ,
dell'intreccio delle ciglia. Le due narici poi, che hanno la
.
funzione di discernere gli odori, pongono un distacco alla
vicinanza degli occhi. (5) Le labbra, formando col loro molle , ,
, . (6)
contatto la chiusura della bocca, producono e regolano il senso
,
e la esatta pronuncia delle parole. L'osso del mento termina
. ,
alquanto appuntito ed connesso alla mascella mediante le
, [II 227. 30 App.]
ossa zigomatiche. Poi l'artefice di quest'opera vi aperse le
.
orecchie quali recipienti atti ad accogliere i discorsi; e, se
, . (7)
l'animo che ad esse sovrasta non ben saldo, diviene servo
,
dell'irragionevolezza. La lingua, madre della favella,
messaggera dell'animo, portinaia del gusto, difesa dalle forti , [II 228. 1 App.]
, ,
barriere dei denti. (6) La trachea e la faringe, congiunte, si
.
accompagnano: l'una immette l'aria nelle vie respiratorie,
,
l'altra invia il cibo sino al fondo del ventre spingendo
fortemente. Il cuore, dalla forma di cono, il re [di tutto questo . (8)
regno]: esso la fonte dell'ira; ed cinto dal torace117* che lo ,
ripara da ogni minaccia. Nei polmoni le frequenti anfrattuosit, . [II 228. 5] ,
che vengono percorse dall'aria, fanno uscire il fiato che causa ,
della voce. (7) Ma quel che fornisce il sangue e lo trasforma in , . (9)
nutrimento, coi lobi che circondano a pi riprese la vena cava, ,
il fegato, da cui traggono origine i desideri. La bile verde ed .
ha la sua sede nel fegato; essa, se si spande fuori, corrompe il
, . (10)
corpo umano. Di faccia al fegato, poi, giace la milza,
pericolosa ed inutile ospite del corpo umano, non destinata ad , [II 228.
10 App.] , .
alcuna funzione speciale. (8) Sta in mezzo a questi visceri,
, ,
presiedendo ai loro movimenti, lo stomaco, che tutto riceve
entro di s; eppoi si distende regolando la digestione. Contenuti ,
nel ventre, ove si agitano in servizio dell'insieme, si avvolgono ,
gli intestini, con la funzione di ricevere e di espellere. (9) I due ,
reni, situati al di sopra delle anche e rivestiti di grasso, sono per . (11)
natura non estranei alla escrezione delle urine. Signore di tutto ,
, [II 228. 15 App.]
il ventre, il cosiddetto peritoneo avvolge tutto l'intestino,
, , ,
eccettuata solamente la milza. (10) Procedendo, si trova la
, . (12)
vescica, che di struttura nervosa : essa, situata allo sbocco
delle anche, per mezzo del suo complicato sistema di vasi la
causa [diretta] della escrezione delle urine. Sta vicina a questa , ,
[] .
la generatrice delle creature, quella che (tremendamente
dolorosa) la causa delle innumerevoli doglie della donna, cio ,
[II 228. 20]
la matrice, in posizione ben riparata: a chiuderne l'ingresso
emerge dall'interno delle cosce una carne che viene stretta dai .
[suoi] nervi e proviene dalla sovrabbondanza di materia del
ventre, cosa questa provvidenziale per il parto. (11) Sono poi
sospesi al corpo, occupando una loro sede all'esterno, i
testicoli, che servono per la procreazione dei figli e che sono
rivestiti di molteplici tuniche; il membro virile, poi, [composto
di] un intreccio di vene e di nervi e che compie l'escrezione
dell'urina, stato prodotto dalla natura come strumento della
copulazione e nell'et della giovinezza si circonda di fitti peli.
(12) Le gambe e le braccia e le estremit da esse dipendenti,
avendo in s raccolto il governo di ogni [azione da compiersi
in] servigio [del corpo], compiono con prontezza i servigi
comandati dai nervi. La incorporea natura, poi, cre nel nostro
interno le pi varie specie di visceri, i quali, quando la morte
s'impadronisce [del corpo], tosto cessano dalla loro funzione.
68 C 7. STOB. IV 44, 81. Dal libro Sulla tranquillit
68 C 7. STOB. IV 44, 81
dell'animo di Ipparco pitagoreo.118*
.
(1) Poich gli uomini, che hanno un brevissimo tempo da
(1)
vivere, sogliono paragonarlo all'eternit intera, la miglior cosa ,
ch'essi potranno fare nella vita sar di ritenersi come in breve '
viaggio in paese straniero, se vorranno conservare sino alla fine .
della vita la tranquillit dell'animo. E conseguiranno questa se [II 228. 25 App.] ,
cercheranno di conoscere e conosceranno pi attentamente
,
d'ogni altra cosa se stessi, [rendendosi conto] che sono mortali ,
69. NESSA
69 [56]. NESSAS
[II 230. 10App.]
A. VITA
A. LEBEN
69 A 1. EUSEB. praep. evang. XIV 17, 10 [dal suo compendio
biografico volgare, non da Aristocle]. Parmenide: di lui fu
discepolo Melisso, e questi [ebbe come scolaro] Zenone e
questi Leucippo e questi Democrito e quest'ultimo Protagora e
Nessa.1* Nessa poi [ebbe come scolaro] Metrodoro e questi
Diogene e questi Anassarco; di Anassarco poi fu discepolo
Pirrone.
69A 2. DIOG. LAERT. IX 58. [Anassarco] fu scolaro di
Diogene di Smirne; e questi discepolo di Metrodoro di Chio, il
quale diceva che non sapeva neppure questa stessa cosa, di
nulla sapere; e Metrodoro era stato scolaro di Nessa di Chio,
ma altri dicono di Democrito.
B. FRAMMENTI
69 B 1. PORPHYR. quaest. Hom. ad Il. IX 378 I 137, 14 [da
Apollodoro]. Nesso di Chio allunga anche l', senza curarsi
punto del metro.
B. FRAGMENTE
69 B 1. PORPHYR. Quaest. Hom. I 137, 14 Schrader [aus
Apollodoros] [II 230. 20 App.]
[in I 378 ' ]
.
69 B 2. PROCL. in Hesiod. opp. p. 84 [da Apollodoro Sugli
69 B 2. PROCL. in Hes. p. 84 [aus Apollodoros ]
di]. Nesso di Chio lo chiama [accompagnatore]
dalla funzione di accompagnare le anime dei morti.
.
70. METRODORO DI CHIO
70. METRODOROS VON CHIOS
A. VITA E DOTTRINA
. SUID.s. v. ...
...
,
. Vgl. 69 A 2.
70 A 1 a. ATHEN. III 100 D
[II 231. 10 App.] [fr. 220 II 108
K.]
,
,
.
B. FRAMMENTI
B. FRAGMENTE
DELLA NATURA
[II 233. 30]
' ' ,
' [II
234. 10] ( ) '
'.
[vgl.
72 A 1. 2.].
[des Chiers ?]
70 B 6 PLUT. Quaest. conv. VI 2 p. 694 A [II 234. 25 App.]
.
71 A 1. Cfr. EUSEB. praep. evang. in 69 A 1; DIOG. LAERT. in 69 71 A 1. [II 235. 1] S. EUSEB. II 230, 14; DIOG. das Z.
A 2; CLEM. ALEX. strom. I 64 in 70 A 1.
16; CLEM. das 231, 4.
71 A 2. EPIPHAN. adv. haer. III 2, 9 n. 19 [Dox. 591].
71 A 2. EPIPHAN. adv. haer. III 2, 9 n. 17 (D. 591)
Diogene1*di Smirne, o di Cirene secondo altri, profess la
, ,
stessa dottrina di Protagora.
.
72. ANASSARCO
72 [59]. ANAXARCHOS
[II 235. 5 App.]
A. VITA E DOTTRINA
A. LEBEN UND LEHRE
72 A 1. DIOG. LAERT. IX 58-60. Anassarco di Abdera. Egli
fu scolaro di Diogene di Smirne; e questi discepolo di
72 A 1. DIOG. IX 58-60 .
, ' '
,
. [II 235. 10 App.] '
[340-337]
,
, ' ,
O re, tutto magnificamente; vi sarebbe stato bisogno soltanto, '
per farlo completo, che ci fosse imbandita la testa di un certo . (59) [II 235. 15 App.]
satrapo
,
lanciando la frecciata all'indirizzo di Nicocreonte. (59) E
questi, che gli aveva serbato vivo rancore, dopo la morte del re, .
' ,
in occasione che Anassarco durante un viaggio per mare fu
costretto contro sua voglia a sbarcare a Cipro, lo fece prendere '.
, [II
e mettere in un mortaio, ordinando che fosse pestato con
235. 20 App.] .
pestoni di ferro. Ma il filosofo nulla curandosi della pena,
[Anth. P. VII 133]
pronunci quelle parole veramente famose:
Metrodoro di Chio, il quale diceva di non sapere neppure
questa stessa cosa, di nulla sapere; e Metrodoro era stato
scolaro di Nessa di Chio, ma altri dicono di Democrito.
Anassarco pertanto fu in rapporti di familiarit con Alessandro
Magno ed era in piena fama nella 110.a olimpiade [340-37] ed
aveva un nemico nel tiranno di Cipro, Nicocreonte; e una volta
in un banchetto, avendogli chiesto Alessandro che gliene
sembrasse del pranzo, dicono che rispose:
, ,
' ' .
(?)
[II 235. 25 App.] ' '.
(60)
Pestate,1*o Nicocreonte, anche di pi: non che un sacco;
.
pestate: Anassarco da tempo nella dimora di Zeus.
E a te, facendoti lacerare sugli aculei, dir tra breve
, '
queste parole Persefone: Va in malora, cattivo mugnaio!
, [II 236. 1]
' [E 340]. [s. Z. 37] '
(60) Egli fu denominato Eudemnico per l'impassibilit ed il .
buon umore sempre dimostrati nella vita; ed era abile a
[s. II 238, 10]
indirizzare nel modo pi agevole sulla via della saggezza. Cos,
poich Alessandro riteneva di essere un dio, egli lo distolse da
quell'idea: vedendo una volta che gli scorreva sangue da una [Eur. Or. 271].
ferita, glielo accenn con la mano e gli disse:
Questo qui sangue e non icore, quale appunto scorre nei
numi beati.2*
E Plutarco [A 4] dice che la cosa fu raccontata da Alessandro
stesso agli amici. Ma anche in altra occasione Anassarco,
brindando al re, alz il calice e disse:3*
Sar colpito qualcuno degli di da mano mortale.4*
72 A 2. DIOG. LAERT. IX 61. Pirrone di Elide... fu scolaro di
Brisone figlio di Stilpone, come riferisce Alessandro nelle sue
Successioni dei filosofi [fr. 146 F.H.G. III 243], poscia di
Anassarco, che egli accompagn dappertutto, s da trattenersi
coi Gimnosofisti in India e coi Magi... (63) Egli si ritirava
lontano e viveva in solitudine, raramente mostrandosi ai
familiari. E cos faceva per avere udito un indiano che
biasimava Anassarco come uno che non poteva certo insegnare
nulla di buono ad alcuno, mentre era occupato a servire alle
corti dei re. Ed era sempre in ugual disposizione d'animo, al
[II 239. 20]
A. VITA E DOTTRINA
B. FRAGMENTE
[II 241. 5 App.]
SUGLI IPERBOREI
73 B 1 [5 Meineke]. STEPH. BYZ. s. v. . Elissea, isola
degli
73 B 1 [5 M.]. STEPH. BYZ.
Iperborei, di estensione non inferiore alla Sicilia, sul fiume
.
Carambica. Gli isolani sono detti Carambici dal nome del fiume, , . [vgl. s. v.
secondo Ecateo di Abdera [cfr. s. v. ]. [6 M.].
]. [6 ]. STRAB. VII 299 [fr.
STRAB. VII 299. ... la regione Meropide in Teopompo [fr. 76
76 F.H.G. I 290] , ' [II 241. 10]
F.H.G. I 290], la citt Cimmeride in Ecateo...
.
73 B 2 [6 a M.]. PLIN. nat. hist. VI 55. Su questi [gli Attaccori] 73 B 2 [6 a M.]. PLIN. N. H.VI 55 de his [nml. Attacori]
Amometo compose un volume senza pubblicarlo, come Ecateo privatim condidit volumen Amometus, sicut H. de Hyperboreis.
sugli Iperborei. PLIN. nat. hist. IV 94. Oceano settentrionale:
PLIN. N. H. IV 94 septentrionalis oceanus Amalchium eum H.
Ecateo lo denomina Amalchio dal fiume Parapaniso e per tutto il appellat a Parapaniso amne qua Scythiam adluit, quod nomen
tratto ove bagna la Scizia, perch questo nome nella lingua di
eius gentis lingua significat 'congelatum' [= ].
quella regione significa 'congelato' [].
73 B 3 [4 M.]. AELIAN. nat. anim. XI1. Il popolo degli
73 B 3 [4 M.]. AEL. N. H.XI 1 [II 241. 15]
Iperborei e gli onori che col si tributano ad Apollo sono
cantati dai poeti e celebrati anche dagli storici e tra questi
, , .
,
, '
. Die Theologumena gehen bis c. 27
(auer 15, 6-8. 17-20, 6). Es folgt Geographisches 30-41 (mit
Fremdem), Knigsgeschichte 43-68, Philosophie [II 243. 30
App.] () 69-98.
73 B 8 [9 M.]. PLUTARCH. de Is. et Osir. 9 p. 354 C-D.
73 B 8 [9]. PLUT. de Is. et Os. 9 p. 354 CD
Mentre molti ritengono che il nome peculiare di Zeus presso gli '
Egizi sia Amn ... dice Ecateo di Abdera che gli Egizi
. . . . '
adoperano questo nome anche tra di loro quando chiamano
,
qualcuno: perch un vocabolo che ha valore di appellativo. .
Perci essi, invocando e pregando il primo degli di (che
, [II 243. 35 App.]
identificano con l'universo, appunto perch invisibile e
,
nascosto) affinch appaia visibile e manifesto ad essi, lo
chiamano col nome di Amn [Ammone].
, .
73 B 9 [8 M.]. AT. II 20, 16 [Dox. 351]. Eraclito ed Ecateo, 73 B 9 [8]. AT. II 20, 16 (D. 351) [22 A 12]
che il sole una fiamma, dotata d'intelligenza, che sorge dal
. .
mare.
73 B 10. DIODOR. I 45, 2. [Menas introdusse il lusso] perci 73 B 10 [0]. DIODOR. I 45, 2 (Menas fhrte den Luxus ein)
raccontano che il re Tnefachthos [Technactis, secondo
[II 243. 40]
PLUTARCH. de Is. et Osir. 8, il quale pure trae la stessa
[ PLUT. de Is. 8 der wohl aus Hekat.
narrazione da Ecateo], che regnava dopo parecchie
dieselbe Gesch. erzhlt]
generazioni e fu padre del savio Bocchoris, una volta, mentre ,
faceva una spedizione in Arabia, si trov a mancare
,
completamente di vettovaglie sia per la solitudine sia per la
impraticabilit dei luoghi e fu costretto per una giornata,
,
trovandosi nel bisogno, ad accettare un vitto di estrema
'
semplicit presso certa povera gente incontrata per
combinazione: piaciutogli enormemente quel tenor di vita,
' [II 244. 5 App.]
impar a disprezzare il lusso ed imprec al re che sin da
,
principio gli aveva insegnato lo sfarzo e la magnificenza; e gli
stette cos a cuore questo cangiamento di cibi e di bevande e di . Vgl. ATHEN. X 418 E.
letto, da indurlo a fare inscrivere la sua imprecazione nei libri
sacri nel tempio di Zeus in Tebe [cfr. ATHEN. X 418 E].
73 B 11 [10 M.]. PLUTARCH. de Is. et Osir. 6 p. 353 A-B.
73 B 11 [10 M.]. PLUT. de Is. 6 p. 353 AB '
Quelli che attendono al culto del dio in Eliopoli non
introducono assolutamente vino nel tempio, ritenendo
, [II 244. 10 App.]
sconveniente bere di giorno, mentre il loro re e signore [il sole]
li guarda; gli altri sacerdoti ne bevono, s, ma poco. Hanno poi [nmlich ] ' , .
parecchie cerimonie di purificazione in cui non ammesso il ' ,
vino e durante queste essi trascorrono il tempo filosofando e
.
apprendendo e insegnando le cose sacre. I re, poi, solevano
,
bere anch'essi secondo una certa misura in conformit dei libri . , . Vgl. DIOD. I 70, 9 ff.
sacri, come racconta Ecateo, essendo essi pure sacerdoti [cfr.
DIODOR. I 70, 11].
73 B 12 [12 M.]. DIODOR. I 46, 8. Non soltanto i sacerdoti
73 B 12 [12 M.]. DIOD. I 46, 8 [II 244. 15] '
d'Egitto narrano ci [sulla dinastia tebana] desumendolo dai ' [ber
libri sacri, ma anche parecchi tra gli scrittori greci passati a
die theban. Dynastie],
Tebe sotto Tolemeo di Lago ed autori di Storie egizie, ai quali
appartiene anche Ecateo, concordano con le cose qui da noi
, ,
dette [cfr. capp. 47- 48- 49].
., ' . Vgl.
ebd. c. 47- 48- 49.
73 B 13 [13 M.]. DIODOR. XL 3, 8 [exc. PHOT. bibl. C. 244]. 73 B 13 [13 M.]. DIOD. XL 3, 8 [Exc. PHOT. bibl. c. 244] [II
[Dopo un brevissimo compendio della storia, della legislazione 244. 20] Nach einem Abri der jdischen Geschichte,
(Mos) e dei costumi ebraici:] Sotto le dominazioni sorte in
Gesetzgebung (Moses), Sitten:
tempi pi recenti, in seguito alla mescolanza con genti d'altra
razza, sia durante l'egemonia dei Persiani sia durante quella dei
Macedoni che abbatt la persiana, parecchie delle consuetudini
patrie furono scosse presso gli Ebrei. [Foziodice che la
. Das meiste davon sei falsch, sagt
la sorella Rea, gener, secondo alcuni mitografi, Osiride e
Iside, ma secondo i pi Zeus ed Era, che per la loro virt
regnano su tutto quanto il mondo, ecc.
[I Theologumena , vanno sino al C. 27 (esclusi C. 15, 6-8 e
CC. 17-20, 6). Segue la parte geografica, CC. 30-41; la storia
dei re, CC. 43-68; e la 'filosofia' (), cc. 69-98.].
DI ARGOMENTO GRAMMATICALE
( )
, ,
,
. Den
Anla zu den Flschungen gab die [II 245. 30] Erwhnung der
Juden in d. ; vgl. B 13.
74. APOLLODORO
74 [61]. APOLLODOROS
75. NAUSIFANE
75 [62]. NAUSIPHANES
A. VITA E DOTTRINA
75 A 1. DIOG. LAERT. prooem. I 15. ... Democrito, che ebbe 75 A 1. DIOG. prooem. I 15 [II 246. 10 App.]
parecchi discepoli, ma rinomato tra questi Nausifane [e
, ' [ ],
Naucide],a cui successe poi Epicuro.1*
.
75 A 2. DIOG. LAERT. IX 64. [Pirrone], sorpreso una volta a 75 A 2. DIOG. IX 64 [Pyrrhon]
discorrere con se stesso, a chi gli chiedeva il motivo rispose
che si esercitava a diventare buono a qualche cosa. Nell'esame . '
dei problemi non era tenuto da alcuno in scarsa considerazione,
data la sua abilit di parlare vuoi con metodo espositivo vuoi [II 246. 15App.]
con quello delle interrogazioni: e ne fu attratto anche
.
Nausifane, mentre era ancor giovanetto. E pertanto egli soleva , .
dire che bisogna arrivare all'atteggiamento mentale del
pirroniano, ma a ragionare per alla maniera sua [di lui
Nausifane]. E ripeteva spesso che anche Epicuro, ammirato del . [aus Antigonos v. Kar. S. 36 Wil.].
costume di vita di Pirrone, continuamente gli muoveva
domande intorno a lui [da Antigono di Caristo, p. 36
Wilamowitz].
75 A 3. DIOG. LAERT. IX 69. Fu discepolo di Pirrone [oltre 75 A 3. DIOG. IX 69 . . . [neben
ad Ecateo e Timone] anche Nausifane di Teo, del quale dicono Hekataios und Timon] [II 246. 20App.]
alcuni che sia stato discepolo Epicuro [cfr. DIOG. LAERT. IX , . Vgl. DIOG. IX
102].
102].
75 A 4. SUID. s. v. . Epicuro... essendo stato
75 A 4. SUID. ...
discepolo di Nausifane il democriteo e di Pamfilo discepolo di . . .
Platone.
75 A 5. CICER. de nat. d. I 26, 73. Ma questo filosofo
75 A 5. CIC. d. nat. d. I 26, 73 sed hunc Platonicum [nmlich
platonico [Pamfilo] Epicuro lo disprezza in modo inverosimile: Pamphilos] mirifice contemnit Epicurus: ita metuit, ne quid
tanto gli preme non essere sospettato di aver mai appreso
umquam didicisse videatur. [II 246. 25App.] in Nausiphane
qualche cosa. Quanto a Nausifane democriteo, non ci scappa; Democriteo tenetur, quem cum a se non neget auditum, vexat
ebbene egli, quantunque non neghi di essere stato alla sua
tamen omnibus contumeliis. atqui si haec Democritea non
scuola, ne fa strazio con ogni sorta di contumelie. E s che uno audisset, quid audierat? quid est in physicis Epicuri non a
75 A 6. DIOG. X 14
[II 246. 30]
, ,
.
[328].
75 A 7. SEXT. adv. math. I 2 [II 247. 1App.] die Abneigung
Epikurs gegen die Mathematik erklrt sich auch
, .
[II
247. 5App.]
,
,
.
[fr. 114 Us.] '
',
Io credo veramente che quegli spiriti gemebondi riterranno che '' [II 247. 10App.]
io pure sia discepolo del mollusco, per averne sentito le lezioni
in mezzo a un mucchio di giovani avvinazzati,
' ,
chiamando quivi 'mollusco' Nausifane nel significato di
',
insensato; e ancora, proseguendo e movendo parecchie altre
accuse a costui, allude ai progressi di lui nelle scienze con le . - PAP. HERC. 1005 fr. 24 (verm. aus Epikurs Brief
) aus Philodem . .
parole seguenti:
Infatti era un uomo meschino e che si era dedicato a cose dalle . . . . [II 247. 15App.] (Voll. Herc.coll. alt. I 132ff.) '
quali impossibile pervenire alla sapienza,
intendendo appunto gli studi liberali. VOLL. HERC. 1005 fr. , '
24, coll. alt. I 132 sgg. [brani della lettera di Epicuro Ai
filosofi di Mitilene, riportati da Filodemo nell'opera Contro i ' '
(sofisti?)]. [Si potr credere] che io, prima di cominciare a
'.
filosofare, sia stato vittima delle gozzoviglie diurne di
quell'uomo, il quale teneva lezioni su Anassagora ed
Empedocle e continuamente spacciava ciarlatanerie su questi
argomenti; e ancora: Colui che riuniva intorno a s i
mutilatori delle Erme [allusione ad Alcibiade, per colpire i
platonico-peripatetici] a studiare secondo i princpi di
Democrito e Leucippo.
75 A 8. DIOG. LAERT. X 13. Apollodoro nelle sue Cronache 75 A 8 DIOG. X 13 [Epikur]
[F.Gr. Hist. 244 F 75] dice che egli [Epicuro] fu discepolo di [F.Gr. Hist. 244 F 75] [II 247.
Nausifane e di Prassifane;3* Epicuro, per, nella lettera Ad
20App.]
Euriloco [fr. 123] afferma che non di costoro, ma di se stesso , ' [fr.
fu scolaro.
123 Us.]. Vgl. 67 A 2 m. Anm.
75 A 9. DIOG. LAERT. X 7. Anche nei trentasette libri del 75 A 9. DIOG. X 7 [Epikur]
trattato Sulla natura [Epicuro] per lo pi non fa che
ripetersi e in essi polemizza principalmente contro
Nausifane ed esce in queste precise parole:
, '' (?)
[II 247. 25App.]
Ma basta di questo: poich colui, quando stava per partorire ,
[qualche pensamento], aveva la iattanza sofistica sempre ' [fr. 93 Us.].
pronta sulla bocca, come anche parecchi altri di questi
' ,
schiavi.
' [fr. 113 Us.].
E inoltre Epicuro, nelle Lettere, dice intorno a Nausifane: '' ''
'' '' [fr. 236 Us.].
Queste cose lo portarono a tal punto d'insania da rivolgermi
[Cfr., per il titolo, ; (= Tripla guerra) di Ione di Chio Vgl. Ions c. 36 B, DIOG. X 14 [oben A 6] und II 140,
(36 B); DIOG. LAERT. X 14 (cfr. A 6) e, a proposito dei tre
7. GAL. Subfig. empir. 63, 12 Bonnet: Hippocras ... non utique
libri del Canone, di Democrito, 68 B 10 b; GALEN. subf. emp. per deum interrogans [II 248. 5App.] eum qui per tria
63, 12 Bonnet: Ippocrate... non interrogando davvero il
sermonem [d. i. ' ]
Ragionamento tripartito (eum qui per tria sermonem = sicut Serapio neque Tripodem sicut Glaucias. S. bes. Diotimos c.
) come Serapione n il Tripode come Claucia. Cfr. 76, 3. Die Fragmente sind nur auszugsweise erhalten.
in particolare Diotimo, 76, 3. I frammenti del Tripode ci sono
conservati soltanto in forma di estratti].
75 B 1. PHILOD. rhet. II p. 48 c. 34, 1. Qualcuno dir che,
75 B 1. PHILOD. Rhet. II p. 48 Sudh. c. 34, 1
secondo quanto abbiamo sin qui affermato, il fisico possieder
dunque l'abilit oratoria, anche se non ha mai pronunciato
, [II 248.
discorsi in pubblico perch alla vita pubblica egli non
10] .
partecipa. Ed infatti certo che l'arte del costruire noi non
'
diciamo che sia posseduta soltanto da colui che sta costruendo , ' '
n [la definiamo] solo in rapporto all'attivit stessa del
'
costruire, bens in rapporto alla capacit di prendere i materiali , ' .
e gli strumenti adatti a fabbricare un edificio in conformit
,
dell'arte, come [si fa] per la medicina e per le altre scienze.
, [II
Sicch come non diremmo che anche l'arte oratoria appartiene 248. 15]
a chi fisico, dal momento che questi, presentandosi questioni , '
in cui il politico e l'oratore sono abili a (per cos dire)
;
fabbricare un ben fatto discorso politico, sarebbe in grado di
discorrere acconciamente su di esse come qualsiasi altro?
75 B 2. PHILOD. rhet. II p. 5 C. 4, 10 [cfr. Arnim Dio (Berl. 75 B 2. Die weiteren Auszge Philodems sind noch weniger
1898), pp. 46 sgg.]. Donde non sfugg neppure Nausifane: dice genau: Rhet. 4, 10 [II p. 5 Sudh. vgl. Arnim Dio (Berl. 1898),
infatti che il saggio preferir l'esercizio dell'oratoria all'attivit S. 46 ff.] .
politica. PHILOD. rhet.II p. 33 C. 22, 2. Ma stimando che tutto . PHILOD. Rhet. II p.
quanto vi di pregevole e degno di considerazione stia nelle
33 C. 22, 2 [II 248. 20App.]
opinioni e nei ricordi dei molti intorno alle abilit politiche o
alle virt e perfezioni vantate a vuoto, egli presume che il
ragionamento migliore porti a questi risultati. PHILOD. rhet. II ,
p. 33 C. 37, 3. Insieme poi egli era portato ad occuparsi della . PHILOD. Rhet. II p. 33
legislazione. PHILOD. rhet. II p. 1 C. 11, 1. Anzi disse
C. 37, 3 ' . PHILOD. Rhet.
esplicitamente che il fisico e filosofo sar in grado di
II p. 1 C. 11, 1 '
persuadere gli ascoltatori su qualsiasi argomento: e non lasci
il filosofo [soltanto] al dubbio, ma profess di essere in grado [II 248. 25App.] ,
di condurre dov'egli volesse, coi discorsi, gli ascoltatori.
' ' [II
PHILOD. rhet. II p. 19 C. 15, 4. Giacch quando, sia pure per 249. 1App.] . PHILOD. Rhet. II p. 19 C. 15, 4
un anno, uno possa vivere in compagnia di un uomo tale e non
soltanto per brevi momenti udire le sue lezioni, acquister
,
pienamente tale facolt e ne diverr seguace. PHILOD. rhet. II . PHILOD. Rhet. II p. 19 C.
p. 19 C. 25, 1. Egli dice infatti che l'origine della facolt di
25, 1
persuadere non sta nella conoscenza empirica ma nella scienza , '
degli affari, in modo che il fisico riesce a persuadere come lui , ' [II 249. 5App.]
[Nausifane, che cos insegnava] gente di qualsivoglia paese.
. Diese Unterweisung
PHILOD. rhet. II p. 5 C. 14, 3. ... per uno che sia intelligente e erstreckt sich PHILOD. Rhet. II p. 5 C.14, 3
volenteroso. PHILOD. rhet. II p. 7 C. 15, 9. [Confutazione:] . PHILOD. Rhet. II p. 7 C. 15, 9
Ma quale conoscenza della natura umana deve possedere il
Widerlegung: '
filosofo per essere in grado di persuadere merc di questa gli ;
ascoltatori? forse di quali o di quali altri elementi sono
[n. die
composti [gli uomini]? E chi riuscirebbe, con l'aiuto di queste Menschen];
76. DIOTIMO
77 A 1. DIOG. IV 58 ...
[vorhergeht der Borysthenite]
, ,
,
[II 251. 5 App.] .
1
77 A 2. STRAB. I 29. E che due * siano i venti [certuni] lo 77 A 2. STRAB. I 29
affermano sulla testimonianza sia di Trasialce sia del poeta [c. 35, 2]
stesso,2* giacch questi attribuisce al Noto il vento
'
rischiaratore [= , il vento di est], l'orientale Noto ' [ 306; 334], '
[Il. XI 306; XXI 334], e lo Zefiro al vento di Borea, Borea , ' [ 5].
e Zefiro, che spirano dalla Tracia [Il. IX 5]. Posidonio per [F.Gr.Hist. 87 F 74 II 268] [II 251. 10]
dice [F.Gr.Hist. 87 F 74 II 268] che nessuno ha esposto in
questo modo i venti, tra gli scrittori famosi che si
, [der Admiral des Philadelphos],
occuparono di questa materia, come Aristotele, Timostene,3* ,
Bione l'astronomo. Anzi [chiamano] Cecia [= ]4* il ,
vento che spira dalla parte del cielo dove spunta il sole in
estate, e [chiamano] piovoso [= ]5* quello [che spira]
, '
dalla parte diametralmente opposta, cio dove tramonta il
[II 251. 15] . Vgl. c. 35, 1.
sole d'inverno; inoltre, [chiamano] Euro quello che viene
dalla parte dove spunta il sole in inverno, e rischiaratore [=
] quello opposto; e quelli intermedi Apeliota [=
, vento di est] e Zefiro.6*
78. BOLO
78 [65]. BOLOS
SUIDAS ber ihn s. 68 B 300, 1 (II 211, 1); daselbst zitiert
C. ANTICA SOFISTICA
[II 251. 20App.] ber seinen Namen, Zeit, Schriften s. zu
II 125, 2ff. 210, 14. 212, 2. Dazu APOLLON. Mirab. 31
Zitat aus Theophr. H. pl. IX 17, 4, zitiert auch bei STEPH.
BYZ. ] . . .
,
'
'.
[II 251. 25] Literatur: M. Wellmann Die Georgika des
Demokritos Abh. d. Berl. Ak. 1921, 4; ders. Die
des Bolos Demokritos und der Magier Anaxilaos aus
Larissa, ebd. 1928, 7; ders. Der Physiologos. Philol.
Suppl. XXII (1931); Kroll Herm. 69 (1934) 228.
Ein als Erfinder des
erscheint bei [II 251. 30] Atios XV 27 (p. 124, 5 ed.
Zerbos = Bd. XXI, 1909).
valore della parola filosofia presso i Greci, n, in via assoluta, che ' [II 252. 5App.] ' .
abbiano alcun'altra nozione relativa a questo argomento. Erodoto
[I 29],
non ha chiamato sofista Solone [I 29] e poi ancora Pitagora [VI 95]? [VI 95; s. oben I 97, 10] ,
non d Androzione [scolaro d'Isocrate; F.Gr.Hist. 321 F 69]2* ai
[F.Gr.Hist. 321 F 69]
sette l'appellativo di sofisti, intendo dire i sette sapienti, e non
, ,
chiama poi sofista anche Socrate, il celebre Socrate? a sua volta
; '
Isocrate non chiama sofisti gli eristici e, come direbbero loro, i
,
dialettici [13, 1],3* mentre poi dice filosofo se stesso e filosofi gli
, [13, 1], '
oratori e quanti fan professione di politica? Non altrimenti usano
[II 252. 10]
questi termini alcuni suoi contemporanei. Lisia4* [fr. 281 O. A. II
;
219 a 9] non chiama sofista tanto Platone che Eschine? Si potrebbe . [fr.
obbiettare che per quest'ultimo in risposta a un'accusa. Ma nessuna 281 O. A. II 219 a 9]
intenzione d'accusa c' negli altri verso quelli che tuttavia danno loro ; , . '
il medesimo appellativo. Di pi, se anche fosse lecito chiamar
Platone sofista in senso di accusa, ai sofisti che nome si dovrebbe
. '
dare? Ma io credo piuttosto che la parola sofista fosse
,
semplicemente un epiteto generico, e che per filosofia s'intendesse ' [II 252. 15] ; '
una specie di buon gusto e passione per l'arte del ragionare, e non un
indirizzo specifico come oggi,5* ma solo cultura in generale...
' ,
certo, Platone sempre, pi o meno, d addosso al sofista; e se c' uno , ,
che soprattutto si dimostra avverso a tal nome, mi par proprio lui... . . .
tuttavia, si sa come a questa parola egli abbia anche dato un valore ,
di massimo elogio; infatti, quell'essere che egli concepisce come dio .
sapientissimo e sede dell'assoluta verit, lo ha chiamato in un luogo ' .
perfetto sofista [Cratyl. 403 E].
[II 252. 20 App.]
.
' ,
[Cratyl. 403
E].
79 A 1 a. G PLUTARCH. Them. 2.6* Piuttosto si potr tener 79 A 1 a. G PLUTARCH. Them. 2.
conto di coloro che dicono essere stato Temistocle seguace
di Mnesifilo di Frearri, che non era oratore, n uno di quei ,
filosofi chiamati 'fisici', ma faceva professione di quella che , ,
si chiamava allora sapienza ed era poi abilit politica e
,
intelligenza volta alla pratica, che egli conservava come una
tradizione risalente, per successione, a Solone. Quelli che in
seguito la mescolarono con le arti forensi e ne trasferirono
l'esercizio dall'attivit pratica ai discorsi, furono chiamati
, .
sofisti.
79 A 2. PLAT. soph. 231 D-E. Dapprincipio, si trov essere 79 A 2. PLAT. Soph. 231 D [nml.
il sofista un cacciatore stipendiato di giovani ricchi... in
] . . .
secondo luogo, una specie di trafficante delle scienze che
[II 252. 25 App.]
interessano l'anima... e in terzo luogo non ci apparve come . . .
un rivendugliolo di queste stesse cose?... e in quarto, uno
; . . .
smerciatore dei propri prodotti scientifici... e in quinto,... era . . . . . .
una specie di atleta dell'agonistica applicata ai discorsi, il
, . . .
quale si fosse riservato per s l'arte disputatoria... il sesto poi , '
era un punto controverso; tuttavia abbiamo convenuto di
ammettere che egli sia una specie di purificatore spirituale di . Vgl. Prot. 317 B [unten II 256, 13].
quelle opinioni che ostacolano all'anima il sapere [Protag.
317 B].7 *
79 A 2 a. XENOPH. mem. I 1, 11. N intorno alla natura
79 A 2 a. XENOPH. Mem. I 1, 11 [II 253. 1App.]
dell'universo o agli altri argomenti di cui s'occupa la maggior parte ,
discuteva Socrate, ricercando com' formato quel che i sofisti
, [Sokrates]
chiamano cosmo, n per quali cause necessarie si generano i singoli
fenomeni celesti.8* XENOPH. mem. 6, 13. [Socrate ad Antifonte]
. XENOPH.
Perch se uno vende la sua bellezza per denaro a chiunque la
Mem. 6, 13
desidera, lo chiamano prostituto; ... e analogamente, quelli che
, . . .
vendono per denaro la sapienza a chiunque, vengon chiamati sofisti,
che quanto dire prostituti. XENOPH. cyn. 13, 8. I sofisti parlano [II 253. 5 App.]
80. PROTAGORA
80 [74]. PROTAGORAS
A. VITA E DOTTRINA
.
, , , , [II
254. 15 App.] (54) ( , , ,
(53) Anche da lui prese le mosse la forma di discorso
7
cosiddetta socratica. * E quel ragionamento con cui Antistene , , , , ,
cercava di dimostrare che la contraddizione non possibile, ), . [fr. 8
O. A. II 155 b 36] , , ,
stato lui il primo a sostenerlo, secondo afferma Platone
, .
nell'Eutidemo [286 C]. Per il primo insegn il metodo di
, [II 253, 28]
confutare dei temi dati, come afferma il dialettico
8
Artemidoro * nel libro Contro Crisippo. Fu lui a inventare il ' ,
, ,
cosiddetto cercine, su cui si portano i carichi, come dice
Aristotele nel suo libro Dell'educazione [fr. 63 Rose]; perch [II 254. 20 App.]
faceva il facchino, come attesta in un luogo anche Epicuro [fr. . ' ,
172 p. 153, 2];9* e fu cos che Democrito, al vederlo legar con ' [fr. 67;
arte le legna, lo prese in stima. Distinse per primo nel discorso s. B 6]. (55) **
quattro modi: preghiera, interrogazione, risposta, ingiunzione; ,
(54) (secondo altri, sette: narrazione, interrogazione, risposta, [II 255. 1 App.] , ,
ingiunzione, relazione, preghiera, citazione) che egli chiam , , ,
cardini del discorso. Secondo Alcidamante [fr. 8 O. A. II 155 b , ,
, ,
36]10* invece si trattava di quattro specie di discorso:
affermazione, negazione, interrogazione, invocazione. Dei suoi , .
.
discorsi lesse per primo quello Degli di, di cui s' riportato
[II 255. 5 App.] .
sopra il principio; lesse ad Atene in casa di Euripide, o,
secondo alcuni, in casa di Megaclide; altri dicono nel Liceo; e [F.Gr.Hist. 328 F 217]
gli fece da lettore il suo scolaro Arcagora, figlio di Teodoto. Lo
[aufgefhrt 410-8, p. 490
accus Pitodoro di Polizelo, uno dei quattrocento; ma
N2]. ,
Aristotele dice che fu Evatio [fr. 67 Rose. Cfr. B 6].
. (56) [F.Gr.Hist. 244 F 71
(55) I libri che di lui si conservano sono: *** Arte eristica,
Della lotta, Delle scienze esatte, Dello Stato, Dell'ambizione, II 1040] , [II 255. 10]
Delle virt, Della costituzione originaria [dell'uomo ?],
[444-1]. Folgt Epigramm des Diog.
Degl'inferi, Delle azioni disoneste, Regolamento, Azione
giudiziaria per l'onorario, Antilogie, libri I e II. Questi sono i
'' '
libri a lui attribuiti.11*
'' , ,
Anche Platone ha scritto un dialogo su di lui. Racconta
Filocoro [F.Gr.Hist. 328 F 217] che, navigando egli verso la , '. [vgl. B 6 Spengel . . p. 26 ff.].
Sicilia, la nave affond; e che a questo allude Euripide nel suo [II 255. 15 App.]
Issione [p. 490 N2].12* Alcuni lo fan morire nel viaggio, a circa , [p. 31 Scheidweiler]
.
novant'anni. (56) Apollodoro [F.Gr.Hist. 244 F 71 II 1040]
dice a settanta; e che fece il sofista per quaranta, e fior nella
84.a olimpiade [444-1].13*
Si racconta che una volta chiese l'onorario al suo scolaro
Evatlo; e obbiettandogli questo: Ma io non ho ancora vinto
nessuna causa, gli ribatt: Ma se vincer io, dovr averlo
perch ho vinto; se tu, perch hai vinto tu. [cfr. B 6].
C' stato anche un altro Protagora, astronomo, per il quale
anche scrisse un epicedio Euforione; e un terzo, filosofo stoico.
G 80 A 1 a. PLUTARCH. Lampriae Catalogus [Bernardakis
VII 476] n. 141. Di Protagora: Intorno ai principi
[elementi].14*
80 A 2. PHILOSTR. v. soph. I 10, 1-4. Protagora di Abdera fu 80 A 2. PHILOSTR. V. soph. I 10, 1 ff. [vgl. oben II 85, 33] .
sofista e scolaro di Democrito in patria; ma fu in relazione
[]
anche coi Magi persiani, al tempo della spedizione di Serse
,
contro la Grecia. Infatti era padre suo Meandrio che superava . [II
in ricchezza molti signori della Tracia e che, avendo accolto
255. 20]
nella sua casa perfino Serse e offertogli doni, ottenne da lui per ,
il figlio l'insegnamento dei Magi. Poich i Magi persiani non
istruiscono i non persiani senza il permesso del re. (2) E quanto ' .
al dubbio che egli esprime se gli di esistano o non esistano,
, . (2)
pare a me che Protagora derivi tale empiet dalla dottrina
, , .
persiana; infatti i Magi invocano la divinit nei loro riti segreti,
ma poi aboliscono la pubblica credenza nel divino, perch non [II 255. 25 App.] ,
Protagora attaccabrighe, maestro nel disputare.
'
, ' [fr. 146 b Kock, s. II
253, 18]. Vgl. EUPOLIS fr. 147 ' [Kallias]
', '
[II 257. 35 App.] '.
', ,
.
80 A 13. PLAT. Cratyl. 385 E f. .
[B 1],
[II 258. 15 App.]
, ' , .
B. FRAMMENTI
B. FRAGMENTE
80 B 2. PORPHYR. b .
80 B 2. PORPHYR. ap. EUS. P. E. X 3, 25
EUSEB. praep. evang. X 3, 25. Scarsi sono i libri di autori
vissuti prima di Platone; se no, forse, di plagi del filosofo se ne ' [II 264. 15]
scoprirebbero molti di pi. Appunto m' capitato di leggere per
caso lo scritto di Protagora Dell'essere, diretto contro i sostenitori
dell'unicit dell'essere, e trovo ch'egli si vale di argomenti di
confutazione analoghi; perci ho cercato di tenere a mente le sue . Euseb. fgt zu '
parole testuali. [Eusebio aggiunge:] Dopo aver detto questo, ne .
porta pi ampiamente le prove.
GRANDE TRATTATO49*
[II 264. 20 App.]
80 B 3. ANECD. PAR. I 171 , 31 de Hippomacho B 3. Nel
libro intitolato Grande Trattato Protagora disse:
80 B 3. ANECD. PAR. I 171 , 31 de Hippomacho B 3 [Ed.
Due cose l'insegnamento richiede: disposizione naturale ed
Bohler Sophistae Protrept. fr. Lips. 1903, 5]
esercizio;50*
e:
Bisogna incominciare a studiare da giovani.
Questo non l'avrebbe detto, se egli stesso avesse cominciato
tardi, come credeva e affermava Epicuro riguardo a Protagora
[fr. 173; 68 A 9].
DEGLI DEI
. '
' '
'. [II 264. 25]
, ,
[fr. 173 Us.; 68 A 9].
80 B 4. EUS. P. E. XIV 3, 7 [II 265. 1 App.]
80 B 4. EUSEB. praep. evang. XIV 3, 7. Protagora, divenuto .
seguace di Democrito, si acquist fama di ateo; si dice infatti
che abbia cominciato il libro Degli di con questa introduzione: ' . . . [ 265. 5 App.]
'. DIOG. IX 51. ' . . . '. Vgl. A 2. 3. 12.
Riguardo agli di, non so n che sono, n che non sono, n di 13. , ' '
'
che natura sono. 51*
'
.
DIOG. LAERT. IX 51.
Riguardo agli di, non ho la possibilit di accertare n che
sono, n che non sono, opponendosi a ci molte cose: l'oscurit
52
* dell'argomento e la brevit della vita umana.
ANTILOGIE I E II 53*
[II 265. 10 App.]
80 B 5. DIOG. LAERT. III 37. Euforione [fr. 124 Meineke = 80 B 5. DIOG. III 37 [fr. 152 Scheidweiler]
152 Scheidweiler] e Panezio [fr. 50 Fowler] riferiscono che il [fr. 50 Fowler]
[Platons],
principio della Repubblica [di Platone] stato trovato
ricorretto pi volte: la quale Repubblica dice Aristosseno [fr. [fr. 33 FHG II 282] [II 266. 1]
. DIOG.
67 Wehrli] che si trova scritta quasi tutta nelle Antilogie di
Protagora. DIOG. LAERT. III 57. Che la Repubblica si trovi III 57 . . .
quasi per intero in Protagora, nelle sue Antilogie, lo afferma
Favorino nel secondo libro della Storia varia [fr. 21 F.H.G. II [fr. 21 F.H.G. II 580].
580].54*
TITOLI DUBBI
ZWEIFELHAFTE TITEL
[II 266. 5]
ARTE ERISTICA
[S.
II
254, 22]
[Cfr. A 1 55]
80 B 6. CICER. Brut. 12, 46. G Dice Aristotele [fr. 137 Rose]55 80 B 6. CIC. Brut. 12, 46 (aus Aristot. . fr. 137
che quando, abbattuti in Sicilia i tiranni, i beni privati furono R.) G itaque, ait Aristoteles, cum sublatis in Sicilia tyrannis
rivendicati mediante azioni giudiziarie a causa del lungo tempo res privatae longo intervallo iudiciis repeterentur, tum
intercorso, allora per la prima volta, essendo quella gente acuta primum, quod esset acuta illa gens et controversiae nata,
e per natura litigiosa, i siciliani Corace e Tisia composero un artem et praecepta Siculos Coracem et Tisiam conscripsisse ...
insieme di precetti ... / e da Protagora furono composte e scritte /scriptasque fuisse et paratas a Protagora rerum inlustrium
disputationes, quae nunc communes appellantur loci.
trattazioni su temi di carattere generale, che ora si chiamano
QUINTIL. III 1, 10 Abderites P., a quo decem [II 266. 10
'luoghi comuni'. QUINTIL. inst. or. III 1, 10. Protagora di
Abdera, dal quale si dice che Evatlo abbia imparato per 10 000 App.] milibus denariorum didicisse artem, quam edidit,
denari l'arte inventata da lui.56* QUINTIL. inst. or. III 1, 12. Di Euathlus. [s. II 254, 21. 255, 12. 256, 11] dicitur. QUINTIL.
III 1, 12 (84 A 10) horum primi communis locos tractasse
costoro, i primi a trattare i 'luoghi comuni' si dice siano stati
Protagora e Gorgia; la mozione degli affetti, Prodico, Ippia, lo dicuntur P., Gorgias, affectus Prodicus et Hippias et idem P. et
Thrasymachus.
stesso Protagora e Trasimaco.
80 B 6 a. DIOG. LAERT. IX 51 [cfr. A 1 51; 20].
80 B 6 a. DIOG. IX 51 [s. II 253, 23] (.)
Intorno ad ogni oggetto ci sono due ragionamenti contrapposti. .
80 B 6 b. ARISTOT. rhet. B 24. 1402 a 23 [cfr. A 21].
Render pi forte l'argomento pi debole.
DELLE SCIENZE ESATTE 57*
' . . . ')
' ' ' ' [HOM. 273]
.
[II 268. 5 App.]
,
, ,
,
[II 268. 10]
,
.
80 B 10. STOB. (Flor.) III 29, 80 .
.
80 B 12. Massime greco-siriache trad. Ryssel [Rh. Mus., 80 B 12. GRAECO-SYR. SPRCHE bers. von Ryssel
LI, 1896, p. 539, n. 32]. Protagora ha detto:
[Rhein. Mus. 61, 1896, 539 a. 32] Protagoras hat gesagt:
Mhsal und Arbeit und Unterricht und [II 268. 20] Erziehung
Fatica e lavoro e istruzione e educazione e sapienza son la und Weisheit sind der Ruhmeskranz, der geflochten wird von
corona di gloria, che viene intrecciata coi fiori di una lingua den Blumen einer beredten Zunge und denen aufs Haupt
eloquente, e posta sul capo a quelli che l'amano. Difficile, gesetzt wird, die ihn lieben. Schwer zwar ist die Zunge, doch
vero, la lingua; pure i suoi fiori sono copiosi e sempre
ihre Blten sind reich und immer neu, und die Zuschauer und
nuovi, e gli spettatori, gli applauditori e i maestri si
die Beifallsspender und die Lehrer freuen sich und die Schler
rallegrano, e gli scolari fan progressi, e gli sciocchi
machen Fortschritte und die Toren rgern [II 268. 25] sich s'arrabbiano - o forse non s'arrabbian neppure, perch non oder vielleicht rgern sie sich auch nicht, weil sie nicht
sono abbastanza intelligenti.
einsichtig genug sind.
C. IMITAZIONI
[II 269. 1 App.] C. IMITATION
80 C 1. PLAT. Protag. 320 C sgg. [mito di Prometeo]. Ci fu
80 C 1. PLAT. Protag. 320 C ff. (Mythos des P.)
dunque un tempo che esistevan gli di, ma non le stirpi mortali. , .
Come giunse anche per queste il momento fatale della nascita,
,
ecco che gli di le plasmano nel seno della terra mescolando terra
e fuoco e quanti altri elementi sono di fuoco e terra composti. Al [II 269. 5 App.] . '
momento di trarle alla luce, ordinarono a Prometeo e ad
,
Epimeteo di distribuire le facolt applicandole convenevolmente .
a ciascuno; chiede allora Epimeteo a Prometeo d'esser lui a
, '
distribuire: "E quando avr finito, - gli dice, - vieni a osservare". ,' , '' .
Riesce a persuaderlo, e cos si mette a distribuire. Ed ecco che ad (E) , '
alcuni esseri dava forza senza velocit, mentre forniva di velocit , '
i pi deboli; alcuni armava, altri faceva inermi, ma escogitando [II 269. 10] '
per loro qualche altro mezzo di salvezza. E a quelli che
. ,
rinchiudeva in piccolo corpo, dava ali a fuggire o sotterraneo
,
rifugio; e a quelli che dilatava in grandezza, con ci stesso dava (321) .
un mezzo di difesa. (321) E tutto il resto cos distribuiva, secondo
una legge d'equilibrio; per evitare che alcuna specie venisse
,
distrutta. Dopo che li ebbe provvisti dei mezzi di difesa contro le [II 269. 15
distruzioni reciproche, immagin delle comodit per proteggerli App.] ,
dalle stagioni; cos li rivest di folti peli e di spesse pelli,
, ,
sufficienti a preservarli dal freddo, e buone anche contro il caldo; (B)
e inoltre adatte a servir da coperta propria e connaturata a
65
' ,
' .
;
.
';
; .
[665] . ;
;
'
.
;
, .
81. SENIADE
XENIADES
[II 271. 15 App.] 81 [75].
82. GORGIA
82 [76]. GORGIAS
A. VITA E DOTTRINA
[460-457]
.
. (5)
[II 273. 15 App.]
. Nach Timaios; vgl. DIONYS. d. Lys. 3
.
'
' [PLATO Phaedr. 238 D]
,
. [II 273. 20 App.]
,
[fr. 95 FHG I 216] '
, ,
. Vgl. Proleg. Syll. Rhet. Gr. XIV 27, 11 ff. Rabe.
82 A 5. XENOPH. an. II 6, 16 sgg. Prosseno di Beozia fin da 82 A 5. XENOPH. An. II 6, 16ff.
giovinetto aspirava a diventare uomo capace di grandi cose; e [II 273. 25]
per questo suo desiderio prese lezioni a pagamento da Gorgia
Leontino.
.
82 A 5 a. ARISTOPH. Av. 1694.11*
82 A 5 a. ARISTOPH. Aves 1694
Leontini, e aver riscossa l'ammirazione di Atene per la sua arte
oratoria, se ne ritorn a Leontini. DIONYS. Lys. 3. Gorgia da
Leontini usa molte volte uno stile pesante e ampolloso, e talora
in tono non molto diverso da certi ditirambi [PLAT. Phaedr.
238 D]; e lo imitano, tra i suoi discepoli, le scuole di Licimnio
e di Polo. Anche presso gli oratori ateniesi fu in voga lo stile
poetico e figurato, introdotto da Gorgia, a quanto afferma
Timeo [F.Gr.Hist. 566 F 137], quando, andato ambasciatore ad
Atene, sbalord gli uditori in un pubblico discorso; ma, come
sembra pi esatto, anche da prima fu sempre in certa misura
ammirato.
'
[II 273. 30] ,
'
[II 273. 35 App.] ,
.
82 A 7. PAUS. VI 17, 7 sgg. dato vedere anche [la statua di] 82 A 7. PAUS. VI 17, 7ff.
Gorgia da Leontini; afferma d'averne dedicato la statua in
: [II 274. 5 App.]
Olimpia Eumolpo nipote di Deicrate, il quale aveva sposato la
sorella di Gorgia. (8) Gorgia era figlio di Carmantida; si dice (8) .
sia stato il primo a rimettere in vigore l'esercizio dell'oratoria, ,
trascurato del tutto e quasi caduto in oblio tra gli uomini.
Anche si dice che si sia reso famoso per i suoi discorsi, sia
.
nelle feste olimpiche, sia in quella ambasceria di cui fu capo,
insieme con Tisia, presso gli Ateniesi... (9) Ma molta pi gloria ' [II 274. 10
di Tisia raccolse presso gli Ateniesi Gorgia; sicch Giasone
App.] . . . (9)
tiranno della Tessaglia [c. 380-70] faceva assai pi conto di lui . , [+
che di Policrate,16* sebbene questi non fosse degli ultimi nella 380-70],
scuola ateniese. Si dice che Gorgia sia vissuto pi di 105 anni. ,
PAUS. X 18, 7. [A Delfi] c' una statua dorata dono votivo di .
Gorgia da Leontini, che rappresenta lui stesso [cfr. ATHEN. XI . PAUS. X 18, 7 [Delphi]
505 D: (Dio) Corinth. 37, 28; A 1, 4]. CICER. de orat. III 32, . [II 274.
', .
., ,
[II 275. 25]
. Vgl. CENSOR. 15, 3
oben II 85, 18. G Vgl. Democritum quoque Abderiten et
Isocraten rhetorem ferunt prope ad id aetatis pervenisse quo
Gorgian Leontinum, quem omnium veterum maxime senem
fuisse et octo supra centum annos habuisse constat. /
82 A 14. QUINTIL. inst. or. III 1, 8 sg. I pi antichi scrittori di 82 A 14. QUINTIL. III 1, 8 f. artium autem scriptores
arte oratoria furono Corace e Tisia siciliani, ai quali segu un antiquissimi Corax et Tisias Siculi, quos insecutus est vir
loro conterraneo, Gorgia da Leontini, discepolo, a quanto si
eiusdem insulae G. Leontinus, Empedoclis, ut traditur,
dice, di Empedocle. A lui il privilegio d'una lunghissima vita discipulus. is beneficio longissimae aetatis (nam centum et
(visse 109 anni) permise d'esser contemporaneo di molti; e
novem vixit annos) cum multis simul floruit, ideoque et illorum,
perci fu emulo di coloro di cui ho parlato innanzi, e
de quibus [II 275. 30 App.] supra dixi, fuit aemulus et ultra
sopravvisse a Socrate.
Socraten usque duravit.
82 A 15. AELIAN. var. hist. II 35. Gorgia da Leontini, giunto 82 A 15. AEL. V. H. II 35 .
al termine della vita, e colto, per l'estrema vecchiezza, da una
specie di languore, giaceva, scivolando a poco a poco nel
, ' .
sonno. Avvicinatosi a osservarlo uno dei familiari, e chiestogli
che facesse, Gorgia rispose: Ecco gi che il sonno comincia a , . '
consegnarmi alla sua sorella.
'.
82 A 15 a. ATHEN. XI 505 D. Si dice che Gorgia, dopo aver 82 A 15 a. ATHEN. XI 505 D [II 276. 1]
letto lui stesso agli amici il dialogo che porta il suo nome,
.
esclamasse: Con che arte Platone sa prendere in giro!
' '.
82 A 16. QUINTIL. inst. or. III 1, 13. A questi primi oratori 82 A 16. QUINTIL. Inst. III 1, 13 his successere multi, sed
seguirono molti, ma il pi celebre degli scolari di Gorgia fu
clarissimus Gorgiae auditorum Isocrates. quamquam de
Isocrate. Sebbene le testimonianze non siano concordi circa il praeceptore eius inter auctores non [II 276. 5 App.] convenit,
suo maestro, noi tuttavia ci atteniamo ad Aristotele [fr. 139
nos tamen Aristoteli [fr. 139 R.] credimus. Vgl. A 12 .
Rose. Cfr. anche A 12].
82 A 17. [Plutarch.] vit. X orat. p. 838 D [la tomba di Isocrate, 82 A 17. [PLUT.] Vit. X or. p. 838 D [Grabmal des Isokrates,
secondo il periegeta Eliodoro]. C'era anche l accanto una stele nach dem Periegeten Heliodoros]
funebre a bassorilievo, rappresentante delle figure di poeti e di , ,
maestri di lui, fra i quali anche Gorgia, in atto di osservare una
sfera celeste, e con lo stesso Isocrate accanto.23*
.
82 A 18. ISOCR. 15, 155 sg. Chi guadagn pi di tutti [i
82 A 18. ISOCR. 15, 155 f. [II 276. 10 App.]
Sofisti], tra quanti se ne ricordano, fu Gorgia da Leontini.
, , . ,
Questi, vissuto in Tessaglia quando i Tessali erano i pi
, '
benestanti dei Greci, avendo poi avuto una lunghissima vita,
,
tutta dedicata a questa attivit rimunerativa (156) senza mai
, (156) '
dimora stabile in alcuna citt, senza spese per cose pubbliche, '
senza obbligo di tasse, e per di pi senza moglie e senza
,
figliuoli, e perci esente anche da questo carico, di tutti il pi [II 276. 15] , '
duraturo e dispendioso; nonostante avesse tanti vantaggi per
essere ricco pi degli altri, lasci solo mille statri.24*
,
,
.
82 A 19. PLAT. Men. 70 A-B. [Socrate:] - O Menone, prima 82 A 19. PLATO Meno 70 AB ,
d'ora i Tessali eran famosi tra i Greci e si ammiravano per l'arte
del cavalcare e per la ricchezza; ma ora, mi pare, anche per la ' , , [II 276. 20 App.]
sapienza; e non meno degli altri, i concittadini del tuo amico , ,
Aristippo, quei di Larissa. E questo lo dovete a Gorgia; perch, .
giunto col, ha fatto innamorare della sapienza i primi degli
.
Alcuadi,25* tra i quali anche il tuo amatore Aristippo, e degli ,
altri Tessali; e propriamente vi ha avvezzati a questo, a
,
rispondere senza esitazione e con aria d'importanza alle
interrogazioni di chiunque, come si conviene a chi sa; poich , ,
anche lui si faceva interrogare da chi dei Greci volesse, e su
[II 276. 25 App.]
quel che volesse; n lasciava alcuno senza risposta. ARISTOT. ,
pol. 2. 1275 26 [determinazione del diritto di cittadinanza]. . ARISTOT. Pol. 2. 1275 b 26
Gorgia, che alcuni chiamano sofista, visse 108 anni; mor
perch si astenne dal cibo; si dice che, interrogato sulla causa
della sua prolungata e sana vecchiezza, nel pieno possesso dei
sensi, abbia risposto: Per non essermi mai abbandonato alle
gozzoviglie degli altri. Cfr. CENSORIN. de d. nat. 15, 3. G
Anche Democrito di Abdera e l'oratore Isocrate si dice sian
giunti quasi all'et di Gorgia da Leontini, che si sa fu il pi
vecchio di tutti gli antichi, e visse 108 anni. /
Gorgia.
35] .
82 A 34. CLEM. ALEX. strom. VI 26 [II 443,4]. Da
82 A 34. CLEM. Strom. VI 26 [II 443,4 St.] [II 279. 1]
Melesagora [F.H.G. II21] plagiarono Gorgia da Leontini ed
[F.H.G.II 21]
Eudemo di Nasso [F.H.G. II 21] storici, e oltre ad essi, Bione [F.H.G. II 20]
di Proconneso [F.H.G. II 19].
[F.H.G. II 19].
82 A 35. PHILOSTR. ep. 73 [II 257, 2 ed. Teubner]. Gli
82 A 35. PHILOSTR. Ep. 73 [II 257, 2 ed. Teubn.]
ammiratori di Gorgia erano moltissimi e illustri: anzitutto i [II 279. 5]
Greci di Tessaglia, presso i quali invece di dire: 'fare
, '
l'oratore' si diceva: 'fare il Gorgia' e poi tutto quanto il
, ,
mondo greco, dinanzi al quale in Olimpia pronunzi un
discorso contro i barbari, stando sulla base del tempio. Si .
dice che anche Aspasia di Mileto abbia affinato la lingua di ,
Pericle secondo lo stile di Gorgia; Crizia e Tucidide non
ignorano d'aver preso da lui il tono grandioso e la gravit ' [II 279. 10] ,
pur adattandoli al proprio stile, l'uno con la sua facondia, ' ,
l'altro col suo vigore. Eschine Socratico poi, del quale poco ,
fa tu osservavi [la lettera diretta a Giulia] come
(Iulia ist angeredet),
manifestamente egli sfrondi i suoi dialoghi, non esitava a ,
imitar Gorgia nel discorso su Targelia; dice infatti
[fr. 22 Dittmar; vgl.
pressappoco cos [fr. 22 Dittmar]:34*
Mnscher Philol. Suppl. X 536] '
[II 279. 15 App.]
Targelia di Mileto, andata in Tessaglia, divenne l'amante di .'
Antioco il Tessalo, che regna su tutti i Tessali.
.
Le frasi staccate e gl'inizi improvvisi, propri dei discorsi di
Gorgia, erano nell'uso di molti scrittori, ma soprattutto nella
cerchia dei poeti epici.
B. FRAMMENTI
DEL NON ESSERE O DELLA NATURA 35*
B. FRAGMENTE
del resto, ammesso che il non essere sia, l'essere non esister , [II
pi; perch si tratta di cose contrarie tra loro; sicch se del non 280. 10 App.] .
essere si predica l'essere, dell'essere si predicher il non essere. . (68) .
E poich l'essere in nessuno modo pu non essere, cos neppure ,
esister il non essere. (68) Ma neppure esiste l'essere. Perch se
l'essere esiste, o eterno o generato, oppure insieme eterno e , .
generato; ma esso non n eterno, n generato, n l'uno e
( [II 280. 15] ),
l'altro insieme come dimostreremo; dunque l'essere non esiste. . (69) ' ,
Perch se l'essere eterno (cominciamo da questo punto), non .
ha alcun principio. (69) Poich ha un principio tutto ci che
. , .
nasce; ma l'eterno, essendo per definizione ingenerato, non ha , ,
avuto principio. E non avendo principio, illimitato. E se
'
illimitato, non in alcun luogo. Perch se in qualche luogo, [II 280. 20]
ci in cui esso , cosa distinta da esso; e cos l'essere non sar , ,
pi illimitato, ove sia contenuto in alcunch; perch il
. (70) ' .
contenente maggiore del contenuto, mentre nulla pu esser ,
maggiore dell'illimitato; dunque l'illimitato non in alcun
, (
luogo. (70) E neppure contenuto in se stesso. Perch allora
, ' ). .
sarebbero la stessa cosa il contenente e il contenuto, e l'essere [II 280. 25] . '
diventerebbe duplice, cio luogo e corpo; essendo il
, , , ,
contenente, luogo, e il contenuto, corpo. Ma questo assurdo. , . ,
Dunque l'essere non neppure in se stesso.Sicch se l'essere . (71)
eterno, illimitato; se illimitato, non in alcun luogo; e se
. ,
non in alcun luogo, non esiste. Ammessa dunque l'eternit
. ' ,
dell'essere, si conclude all'inesistenza assoluta. (71) Ma
[II 280. 30 App.] '
neppure pu esser nato, l'essere. Perch se nato, o nato
dall'essere, o dal non essere. Ma non pu esser nato dall'essere; .
perch in quanto essere, non mai nato, ma di gi ; n pu . (72)
esser nato dal non essere, perch ci che non , neppure pu
,
generare alcunch, per la ragione che il generante deve di
, , [II 280.
necessit partecipare di una qualche esistenza. Sicch l'essere 35] , , .
non neppur generato. (72) Analogamente, neppure pu esser ,
l'uno e l'altro, cio eterno e generato insieme; perch questi
.[II 281. 1 App.] (73) , ,
termini si escludono a vicenda; e se l'essere eterno, non
,
nato; e se nato, non eterno. E dunque, se l'essere non n . ,
eterno, n generato, n ambedue insieme, l'essere non pu
.
esistere. (73) D'altronde, se , o uno, o molteplice: ma non , ,
n uno n molteplice, come si dimostrer; dunque l'essere non [II 281. 5 App.] ,
. Perch, dato che sia uno, dev'essere comunque o quantit o .
continuit; o grandezza, o corpo. Ma allora, qualunque esso sia .
di queste cose, non pi uno: perch se quantit si divider, .
se estensione si scinder. Similmente, concepito come
. (74)
grandezza sar divisibile; se poi come corpo, sar triplice: ch . [II 281. 10] ,
avr lunghezza, larghezza e altezza. D'altra parte assurdo
' ,
affermare che l'essere non sia nessuna di queste propriet;
.
dunque, l'essere non uno. (74) Ma neppure molteplice:
,
perch se non uno, neppure pu essere pi, dato che la
. (75) ,
pluralit somma di singole unit; per cui, escluso l'uno,
, .
escluso anche il molteplice. Resta cos dimostrato che n
, [II
l'essere, n il non essere esistono. (75) Che poi neppure
281. 15 App.] .
esistano ambedue insieme, facile a dedursi. Perch ammesso ,
che esista tanto l'essere che il non essere, il non essere
. (76)
s'identificher con l'essere, per ci che riguarda l'esistenza; e ' ,
perci, nessuno dei due . Infatti, che il non essere non , gi , ,
convenuto; ora si ammette che l'essere sostanzialmente lo
, . . [II 281.
stesso che il non essere; dunque, anche l'essere non sar. (76) E 20] ,
per vero, ammesso che l'essere sia lo stesso che il non essere, , .
non possibile che ambedue esistano; perch se sono due, non (77) ,
sono lo stesso; e se sono lo stesso, non sono due. Donde segue , .
che nulla . Perch se l'essere non , n il non essere, n sono , , ,
ambedue insieme, n, oltre queste, si pu concepire altra
. [II 281. 25 App.]
(2) , ,
. ,
' , , ' , ,
' , .
(3) ,
' . , ,
, .
.
(4) , '
: ,
.
(5) , '
. ' ,
;
.
(6) ,
non sia, piuttosto che sia? Anzi, posta cos la questione, sembra . .
che debba accadere il contrario.
, ;
(6) Se infatti il non essere ente, e l'essere ente, tutto ,
.
poich sia gli enti sia i non enti esistono; poich dal fatto che il (7) ,
non ente , non segue necessariamente che l'essere non sia. (7) . .
Che se uno cos concludesse, cio che il non ente fosse, e l'ente , , .
non fosse, tuttavia non sarebbe men vero che qualcosa c':
(8) , ,
infatti i non enti esisterebbero, secondo il ragionamento di
, :
costui.
.
, ' [] .
(8) E se poi sono la stessa cosa l'essere e il non essere, nulla di , ,
pi ci sarebbe di quello che ci sarebbe, proprio come anche lui . ,
afferma, che se sono la stessa cosa il non ente e l'ente, e l'ente .
, . (9) :
non , allo stesso modo del non ente, sicch nulla esiste,
capovolgendo egualmente lecito dire che tutto : poich esiste , .
, [30 B 2]
tanto il non essere che l'essere, sicch tutto .
: ' .
(9) Dopo questo ragionamento, egli aggiunge: Se l'ente , o ' :
, ,
ingenerato o generato. E se ingenerato, lo suppone infinito
[cfr. 29 A 24].
per i principi di Melisso [30 B 2]; ma l'infinito non potrebbe
(10) ' ,
essere in alcun luogo.
. ' '
. , ' ,
N infatti potrebbe esser contenuto in se stesso, n in altro,
' , . (11)
perch ci sarebbero cos due infiniti, il contenuto e il
' .
contenente.
, : '
, ' ' , '
Ma se non in alcun luogo, non nulla secondo l'argomento di .
Zenone circa lo spazio [cfr. 29 A 24].
(12) , ,
, .
, , , : ,
(10) Per queste ragioni dunque non ingenerato, ma certo
neppur generato. Nulla certo potrebbe generarsi dall'ente n dal . ***.
non ente; perch se l'ente si trasformasse, non sarebbe pi per
se stesso ente, e cos anche il non essere, se diventasse
(14) ' . ,
[qualcosa], non sarebbe pi non essere. (11) Neppure
, , , '
dall'essere sarebbe possibile il divenire; se infatti il non essere .
non , nulla pu nascer dal nulla; se poi il non essere per se
(15) ,
stesso , per quelle stesse ragioni per cui nulla pu nascer
, , : ,
dall'essere, egualmente non pu dal non essere. (12) Se dunque, . (16) ' , .
posto che qualcosa esista, essa deve essere necessariamente o , , , ,
ingenerata o generata, e questo impossibile, impossibile che ,
qualcosa anche esista. (13) E ancora: se qualcosa esiste, dice, .
o uno o pi; ma se non n uno n pi, nulla pu esistere. * * * (17) , .
.44*
, , ,
(14) Neppure, dice, alcunch potrebbe muoversi. Che se si
.
muovesse, non pi sarebbe qual , ma l'essere diverrebbe non
essere, e il non essere sarebbe generato.
(18) ' , , '
(15) E ancora, se si muove e tutt'uno si sposta, non essendo
.
continuo l'essere si separer, n in questo punto ci sar pi
.
l'essere; e se si muove in ogni parte, in ogni parte esso si trova
diviso. (16) E se cos, l'essere non si trova dovunque, ma in
(19) ,
difetto, dice, l dove diviso, usando l'espressione esser
diviso riferito all'essere, invece di vuoto, come scritto nei : , '
,
ragionamenti detti di Leucippo. (17) Se dunque nulla, egli
. (20)
dice che le dimostrazioni ingannano. Poich tutte le cose
pensate devono esistere, e il non essere, se non , neppure deve , .
esser pensato. (18) Se questo vero, non esisterebbe il falso, ' , , .
neppure se, egli afferma, si dicesse che cocchi corrono a gara , .
(21) , , , ;
sulla superficie marina; poich tutto il pensato sarebbe
, , , ;
egualmente valido.
, ; 980b
(19) E infatti le cose vedute ed udite in tanto esistono, in
82 B 7. ARISTOT. rhet. 14. 1414 b 29. L'esordio nel genere 82 B 7 [2]. ARISTOT. Rhet. 14. 1414 b 29
epidittico trae argomento da un elogio o da un biasimo; per
.
esempio, Gorgia comincia cos la sua Orazione olimpica:
[II 287. 5 App.] '
, '.
.
Degni dell'universale ammirazione, o Greci
e appunto loda gli organizzatori delle feste solenni.
82 B 8. CLEM. ALEX. strom. I 51 [II 33, 18]. E alla nostra
gara, come dice Gorgia da Leontini,
82 B 11. (1) decoro allo stato una balda giovent; al corpo, 82 B 11. (1) , ,
bellezza; all'animo, sapienza; all'azione, virt; alla parola,
, ,
verit. Il contrario di questo, disdoro. E uomo e donna, e parola .
ed opera, e citt e azione,53*conviene onorar di lode, chi di lode [II 288. 5 App.]
sia degno; ma sull'indegno, riversar onta; poich pari
,
colpevolezza e stoltezza tanto biasimare le cose lodevoli,
quanto lodare le riprovevoli. (2) invece dovere dell'uomo, sia . (2) '
dire rettamente ci che si addice,54*sia confutare il contrario; e **
dunque giusto confutare i detrattori di Elena, donna sulla
,
quale consona e concorde si afferma e la testimonianza di tutti i [II 288. 10 App.]
poeti, e la fama del nome, divenuto simbolo delle fortunose
, .
vicende.55* Pertanto io voglio, svolgendo il discorso secondo [II 289. 1
un certo metodo logico,56* lei cos diffamata liberar dall'accusa, App.] ,
e dimostrati mentitori i suoi detrattori e svelata la verit, far
[]
cessare l'ignoranza.
.
(3) Che per nascita e stirpe fosse prima tra i primi - uomini e
donne - la donna di cui ora parliamo, non c' chi lo ignori. Noto (3)
infatti come sua madre fu Leda, e padre autentico un dio,
,
putativo un mortale: Tindaro e Zeus; di cui questi, pel fatto che . [II 289. 5 App.]
era, fu ritenuto suo padre; quegli, pel fatto che appariva, fu
, ,
messo in dubbio; l'uno il pi potente tra gli uomini, l'altro il
, ,
supremo dominatore di tutti gli esseri.
, ,
(4) Da tali generata, ebbe bellezza di dea, e, avutala, non
.
nascose d'averla. Ch in moltissimi moltissime brame d'amore (4) ,
suscit, e con una sola persona molte persone attir di eroi
[II 289. 10 App.]
superbi per superbi vanti: chi avea profusion di ricchezza, chi ,
lustro d'antica nobilt, chi pregio di innato valore, chi
superiorit di sapienza acquisita; e tutti vennero, indotti da
, ,
amore avido di vittoria e da invitta avidit di onore.
, ,
(5) Ma chi fu, e per qual motivo, e in che modo appag l'amore '
colui che conquist Elena, non lo dir: ch il dire, a chi sa, ci [II 289. 15 App.] . (5)
che sa, aggiunge fiducia, ma non porta diletto. E per, varcato '
ora, col discorso, il tempo d'allora, mi rifar dal principio del ,
discorso propostomi, ed esporr le cause per le quali era
, .
naturale avvenisse la partenza di Elena verso Troia.
(6) Infatti, ella fece quel che fece o per cieca volont del Caso, , , '
e meditata decisione di Di, e decreto di Necessit; oppure
[II 289. 20 App.]
rapita per forza; o indotta con parole, 57* Se per il primo
.
motivo, giusto che s'incolpi chi ha colpa; poich la
apparire agli occhi della mente l'incredibile e l'inconcepibile;65* [II 292. 5 App.] ,
in secondo luogo, i dibattiti oratorii di pubblica necessit
,
[politici e giudiziari],66*nei quali un solo discorso non ispirato '
a verit, ma scritto con arte, suol dilettare e persuadere la folla;
in terzo luogo, le schermaglie filosofiche,67* nelle quali si
,
rivela anche con che rapidit l'intelligenza facilita il mutar di
convinzioni dell'opinione.
, [II 292. 10 App.]
(14) C' tra la potenza della parola e la disposizione dell'anima ,
lo stesso rapporto che tra l'ufficio dei farmachi e la natura del . (14)
corpo.68* Come infatti certi farmachi eliminano dal corpo certi
umori, e altri, altri; e alcuni troncano la malattia, altri la vita;
cos anche dei discorsi, alcuni producon dolore, altri diletto,
.
altri paura, altri ispiran coraggio agli uditori, altri infine, con [II 292. 15 App.] ,
qualche persuasione perversa, avvelenano l'anima e la
, [II 293. 1 App.]
stregano.69*
, , ,
(15) Ecco cos spiegato che se ella fu persuasa con la parola, ,
non fu colpevole, ma sventurata. Ora la quarta causa spiegher .
col quarto ragionamento. Che se fu l'amore a compiere il tutto, (15) , , '
non sar difficile a lei sfuggire all'accusa del fallo attribuitole. , [II 293. 5 App.]
Infatti la natura delle cose che vediamo non quale la
.
vogliamo noi, ma quale coessenziale a ciascuna; e per mezzo ,
della vista, l'anima anche nei suoi atteggiamenti ne vien
. ,
modellata. (16) Per esempio, se mai l'occhio scorge nemici
, '
armarsi contro nemici in nemica armatura di bronzo e di ferro, . (16)
l'una a offesa, l'altra a difesa, subito si turba, e turba l'anima,
[II 293. 10 App.] []
sicch spesso avviene che si fugge atterriti, come fosse il
,
pericolo imminente.
, ,
Poich la consuetudine della legge, per quanto sia salda, viene ,
scossa dalla paura prodotta dalla vista, il cui intervento fa
.
dimenticare e il bello che risulta dalla legge, e il buono che
nasce dalla vittoria.70*(17) E non di rado alcuni, alla vista di
, [II 293. 15 App.]
cose paurose, smarriscono nell'attimo la ragione che ancora
possiedono: tanto la paura scaccia e soffoca l'intelligenza.
. (17)
Molti poi cadono in vani affanni, e in gravi malattie, e in
insanabili follie; a tal punto la vista ha impresso loro nella
mente le immagini delle cose vedute. E di cose terribili molte .
ne tralascio; ch sono, le tralasciate, simili a quelle anzidette. [II 293. 20 App.]
(18) D'altro lato i pittori, quando da molti colori e corpi
compongono in modo perfetto un sol corpo e una sola figura, .
dilettano la vista. E figure umane scolpite, figure divine
, '
cesellate sogliono offrire agli occhi un gradito spettacolo.
.
Sicch certe cose per natura addolorano la vista, certe altre
(18) [II 294. 1 App.]
l'attirano. Ch molte cose, in molti, di molti oggetti e persone
inspirano l'amore e il desiderio. (19) Che se dunque lo sguardo ,
di Elena, dilettato dalla figura di Alessandro, inspir all'anima
fervore e zelo d'amore, qual meraviglia? il quale amore, se, in . [II 294. 5
quanto dio, ha degli di la divina potenza, come un essere
App.] .
inferiore potrebbe respingerlo, o resistergli? e se poi
. (19)
un'infermit umana e una cecit della mente, non da
condannarsi come colpa, ma da giudicarsi come sventura;
,
venne infatti, come venne, per agguati del caso, non per
; ,
premeditazioni della mente; e per ineluttabilit d'amore, non
[II 294. 10
per artificiosi raggiri.
App.] ; '
(20) Come dunque si pu ritener giusto il disonore gettato su , '
Elena, la quale, sia che abbia agito come ha agito perch
, , ,
innamorata, sia perch lusingata da parole, sia perch rapita
, ,
con violenza, sia perch costretta da costrizione divina, in ogni .
caso esente da colpa?
(20)
(21) Ho distrutto con la parola l'infamia d'una donna, ho tenuto , [II 294. 15 App.] '
fede al principio propostomi all'inizio del discorso, ho tentato
,
;
(21) ,
,
, [II 294. 20 App.]
.
82 B 11 a. (1) Tanto l'accusa quanto la difesa non fan questione 82 B 11 a. (1)
di vita o di morte; poich la morte, gi la natura l'ha votata, con []
un voto manifesto per tutti i mortali, il giorno in cui nacquero; [II 295. 1 App.]
qui invece in gioco il disonore e l'onore: se io debba secondo ,
,
la legge comune morire72* ovvero col pi grande oltraggio e
'
sotto l'accusa pi infamante, di morte violenta perire. (2)
Essendo due questi casi, l'uno l'avete in pieno potere voi, l'altro . (2)
, [II 295. 5 App.] ' , ,
io; e cio, la giustizia, io; la violenza, voi. Uccidermi infatti
potrete, volendolo, facilmente; poich disponete di quei mezzi .
dei quali per nulla io dispongo. (3) Or dunque, se l'accusatore ,
Ulisse - o che sapesse con certezza aver io tradito la Grecia ai . (3)
barbari, o che ritenesse73* che le cose stessero cos - avesse
'
mosso l'accusa per amor della Grecia, sarebbe un uomo
perfetto; e come , dato che salva e la patria, e i genitori, e tutta ' [II 295. 10 App.] , []
la Grecia, e per di pi punisce il colpevole? Ma se per invidia o , , ,
,
per frode o per furfanteria egli avesse inventato una simile
;
accusa, come per i motivi anzidetti sarebbe un uomo ottimo,
cos per questi sarebbe pessimo.(4) Ma donde rifarsi per entrare , '
, . (4)
in tale argomento? che dire per primo? a qual punto della
difesa rivolgermi? Poich un'accusa non dimostrata ispira uno [II 295. 15 App.] ; ;
;
spavento manifesto; e a causa dello spavento, vengono per
,
forza a mancar le parole; a meno che non mi suggeriscan
qualcosa la verit stessa e la presente necessit, maestre ricche , '
pi di pericoli che di espedienti. (5) Pure, che l'accusatore mi ,
accusi senza saper nulla di certo, io di certo lo so; poich ho . (5)
[II 295. 20 App.] ,
coscienza ben certa di non aver fatto nulla di simile; n so
come qualcuno potrebbe sapere una cosa non avvenuta. Se poi
egli mosse l'accusa fondandosi sopra una supposizione, io vi ' .
dimostrer che non dice il vero con un duplice ordine di prove: ,
cio che n, volendo, avrei potuto, n, potendo, avrei voluto
mettermi in un'impresa di tal genere. (6) Comincio dal primo
. [II 295. 25 App.] (6)
argomento, come cio non avrei potuto far quest'azione.
, .
Bisognava infatti che del tradimento ci fosse qualche
precedente; e il precedente, sarebbe stato un colloquio; poich ,
[II
ai fatti devono per forza precedere le parole. Ma come ci
296. 1 App.] .
sarebbero stati colloqui, se non c' stato alcun incontro? E
;
come ci sarebbe stato incontro, se n lui mand qualcuno da
me, n alcuno and da parte mia presso di lui? Perch neppure ' '
un avviso scritto pu arrivare senza qualcuno che lo porti. (7) ' ;
. [II 296. 5
Ma ammettiamo che la cosa sia avvenuta mediante un
App.] (7) .
colloquio: io m'intendo con lui e lui con me, in qualche
74
modo. * Ma chi, con chi? Io, greco, con lui barbaro. E in che ; ; .
modo ascolto e parlo? forse da solo a solo? ma non ci
comprenderemo a vicenda. O forse con un interprete? ma allora ; ; '
egli divien terzo testimone di cose che van tenute nascoste. (8) . ' ;
.
Pure, ammettiamo anche questo, sebbene non sia stato. In
seguito a tali colloqui bisognava dare e ricevere un pegno. Qual (8) [II 296. 10 App.] ,
. .
pegno poteva essere? forse un giuramento? e chi avrebbe
creduto a me, al traditore? allora ostaggi? quali? per esempio, ; ;
; ' ; ;
io avrei potuto dar mio fratello (ch non avevo altri) e il
barbaro uno dei figli; e questo sarebbe stato il massimo pegno ' ( ),
'
di lui verso me, e di me verso lui. Ma questo fatto sarebbe
di annientare l'ingiustizia di un'onta e l'infondatezza di
un'opinione; ho voluto scrivere questo discorso, che fosse a
Elena di encomio, a me di gioco dialettico.
. ' ,
sensi, ma quelli che della libidine sono schiavi, e che con
, . (16)
l'aiuto della ricchezza e della magnificenza aspirano ad
acquistare onori. Ma nulla c' in me di questi desideri; e ch'io ' [II 298. 15 App.]
dica il vero, vi citer come testimone degna di fede la mia vita . ' '
passata, della qual testimone siete voi testimoni; ch vivete con
me, e perci sapete bene queste cose. (16) E invero, neppur per ;
brama di onori si metterebbe in tali imprese un uomo che
avesse solo un briciolo di senno. Ch gli onori vengono dalla , ' . (17) '
[II 298. 20 App.] []
virt, non dal vizio, e un traditore della Grecia che onore
. , ,
potrebbe ottenere? D'altronde, a me non mancavano onori,
poich ero onorato, per cosa la pi onoranda, dagli uomini pi , ,
, ,
onorandi: da voi, per la sapienza. (17) E neppure potrebbe
essere il bisogno di sicurezza la ragione d'un atto simile. Ch a , .
tutti odioso il traditore: alla legge, alla giustizia, agli di, alla , . (18)
[II 298. 25 App.]
moltitudine; perch viola la legge, infrange la giustizia,
corrompe la moltitudine, offende la divinit. E per chi vive una ;
vita simile, tra i pi grandi pericoli, non c' sicurezza. (18) Ma .
forse, con l'intenzione di giovare ad amici, nuocere a nemici? , .
Ch si potrebbe commettere la colpa anche per queste ragioni.
. (19) ,
Ma io avrei fatto il contrario: avrei nociuto agli amici, avrei
giovato ai nemici. Dunque, quest'impresa non avrebbe portato [II 298. 30 App.]
. ' [II 299. 1
nessun vantaggio; n c' alcuno che lavori d'astuzia per
desiderio di averne danno. (19) Resta se io agii per fuggire o un App.] .
timore, o una fatica, o un pericolo. Ma queste ragioni, nessuno ,
potrebbe dire in che mi riguardino. Poich due son le ragioni **
[] ,
per cui tutti fan tutto: o per conseguire un guadagno, o per
evitare una pena; e tutto quanto si macchina per ragioni diverse , , , [II 299. 5
da queste, reca del danno a chi lo fa.75* Che io avrei fatto del App.] , , ,
. ,
male a me stesso, oprando cos, fuor di dubbio: poich
. (20)
tradendo la Grecia avrei tradito me stesso, genitori, amici,
. ;
dignit di antenati, templi aviti, tombe, citt patria, la pi
; ;
grande della Grecia; e quelle cose appunto che a tutti stanno
; ' [II 299. 10
pi a cuore, io le avrei gettate in mano a gente ostile. (20)
Considerate ancora: che vita impossibile a viversi sarebbe stata App.] ;
; ,
la mia, se avessi fatto ci? dove rivolgere i passi? forse in
,
Grecia? per pagare la pena a quelli che avevo offeso? e chi
, '
infatti, degli offesi da me, mi avrebbe risparmiato? O se no,
rimanere tra i barbari? noncurante di quanto forma il massimo ; ' ,
bene dell'uomo, privato dell'onore pi bello, costretto a vivere , ' . (21)
in turpissima infamia, rinnegate tutte le fatiche sostenute per [II 299. 15 App.]
vivere virtuosamente nel passato? e questo, per opera mia! che ,
la massima vergogna per un uomo, essere infelice per propria , ;
colpa. (21) N invero pur tra i barbari avrei potuto vivere con .
fiducia; in che modo infatti, dato che essi avrebbero saputo
aver io commesso la pi grande infedelt, cio tradito gli amici
ai nemici? E senza fiducia, la vita non si pu vivere. Chi abbia . [II 299. 20 App.] '
'
perso le sostanze, o sia caduto dal potere, o sia esiliato dalla
patria, pu sempre ricuperar queste cose; ma chi abbia perso la , .
(22)
fiducia, non la pu pi riacquistare. Cos dunque resta
.
dimostrato che n avrei voluto potendo, n, volendo, avrei
potuto tradire la Grecia. (22) Voglio, dopo ci, discutere col ; ,
mio accusatore. A chi mai prestasti fede per muover l'accusa, . [II 299. 25 App.]
un uomo quale tu sei, contro uno quale son io? poich merita ; ,
.
che si sappia, tu che sei quel che sei, che cosa ti permetti di
dire, tu cos indegno, contro di me immeritevole. Quello di cui , , ,
mi accusi lo sai per prova, o solo lo supponi? Ch se lo sai per , , , [II 300. 1 App.] ,
prova, l'hai saputo o perch l'hai visto, o perch vi hai
partecipato, o perch t' stato detto da uno che vi partecip. Se , , , ,
l'hai visto, rivela a costoro il modo, il luogo, il tempo, quando .
e dove e come vedesti; se hai partecipato, sei implicato nella .
,
prova delle accuse pronunziate; e cos il suo discorso equivale [II 301. 25 App.]
, []
ad una diffamazione senza argomenti di fatto. (30) E potrei
anche affermare - e affermandolo, n mentirei, n potrei essere , ,
[II 302. 1 App.] ,
smentito - non solo d'essere stato senza colpa, ma per di pi,
d'essere stato gran benefattore e di voi, e dei Greci, e di tutti gli ,
, ;
uomini, e non solo dei contemporanei, ma ancora dei
posteri. Infatti, chi altri avrebbe saputo rendere la vita umana ' ; (31)
, [II 302.
facile da difficile che era, e civile da incolta, inventando le
5 App.]
regole dell'arte della guerra, cosa essenziale per trovarsi in
condizioni di superiorit, e le leggi scritte custodi della
giustizia,76* e l'alfabeto strumento della memoria, e misure e . , ,
pesi, comodi mezzi di scambio nei rapporti commerciali, e il ' . (32)
numero custode dei beni, e i fuochi, efficacissimi e velocissimi ,
messaggeri, e gli scacchi, passatempo immune da affanni? Ma ' ' . [II
a che vi richiamo tutto questo alla mente? (31) Per dimostrarvi, 302. 10 App.] ,
, ,
da un lato, che di tal genere son le cose cui attendo; per
argomentarne, dall'altro, che dalle azioni turpi e malvage io mi ,
tengo lontano; ch chi attende a quelle, che attenda a queste '
impossibile. Onde sostengo che se in nulla io vi offesi, neppur ,
io debba esser offeso da voi. (32) N c' alcun altro lato della , .
mia condotta per cui io meriti che mi si faccia ingiuria, n da [II 302. 15 App.]
, ,
parte di giovani, n da vecchi. Ch ai vecchi non do noia, ai
. (33)
giovani non sono inutile; verso i felici non invidioso, verso
, .
gl'infelici pietoso; non spregio la povert, n antepongo la
ricchezza alla virt, anzi la virt alla ricchezza; non disutile nei
' [II 302. 20 App.]
consigli, non ignavo nelle battaglie, eseguo gli ordini,
obbedisco a chi comanda. Ma non sta a me il lodarmi; se non ,
che la circostanza presente mi costrinse, accusato come sono di ,
, ,
tali colpe, a difendermi con tutti i mezzi.
(33) Resta ch'io parli di voi a voi; dopo di che dar termine alla . (34)
difesa. La compassione e le suppliche e le istanze degli amici
son mezzi giovevoli quando chi deve giudicare la folla; ma di , , [II
fronte a voi, che siete e godete fama d'esser primi tra i Greci, 302. 25 App.]
,
non con soccorsi di amici n con suppliche n con gemiti
conviene ch'io vi persuada [cfr. Hel. 10]; bens con la forza del .
,
pi manifesto diritto, dichiarandovi il vero, non cercando
d'ingannarvi, debbo io liberarmi da quest'accusa. (34) Voi poi ,
non dovete por mente alle parole piuttosto che alle azioni, n . , [II
302. 30 App.] ' .
dar peso maggiore alle accuse che alle difese, n ritener pi
(35)
savio giudice il breve tempo anzich il lungo, n stimar pi
degna di fede la calunnia che la prova di fatto. Poich in tutte le [II 303. 1 App.]
,
cose le persone dabbene devono guardarsi attentamente
, ,
dall'errore; ma molto di pi nelle irreparabili che nelle
riparabili; perch ad esse pu rimediarsi con la previdenza, ma ,
sono del tutto irrimediabili col pentimento [cfr. ANTIPH. or. V . ,
[II 303. 5 App.] ,
91]. Un caso di tal genere appunto quando degli uomini
.
devono giudicare un uomo di delitto capitale; come ora qui
dinanzi a voi. (35) Che se per mezzo delle parole la verit dei ,
fatti apparisse all'uditorio schietta e manifesta, agevole sarebbe . (36) ,
,
ormai il giudizio, come risultato delle cose gi dette. Ma dal
momento che non cos, tenete pure in prigione il mio corpo, .
[II 303. 10 App.] ,
attendete pi a lungo, ma almeno giudicate ispirandovi alla
.
verit. Grave rischio correte col mostrarvi ingiusti, di
distruggervi una fama e di farvene un'altra. Ma per gli uomini ' .
dabbene preferibile la morte all'infamia; ch quella fine
della vita, questa un male che corrode la vita. (36) Che se mi , '
manderete a morte ingiustamente, molti verranno a saperlo; ch ,
, , [II 303. 15]
io non sono uno sconosciuto; sicch a tutti i Greci diventer
, ,
nota e manifesta la vostra malvagit. E la colpa, a tutti
.
manifesta, dell'ingiustizia, a voi sar attribuita, non
(37) ' , .
[II 303. 20 App.] '
.
82 B 16. ARISTOT. rhet. 3. 1406 b 5. Finalmente, la quarta 82 B 16. ARISTOT. Rhet. 3. 1406 b 5
causa della freddezza dello stile nell'uso delle metafore ... per [II 304. 25 App.] . . .
esempio, Gorgia applica alle cose gli epiteti: 'pallide', (tremanti . ()
ed esangui; 81* e dice anche: seminasti questo col disonore, lo ,
mieti col danno; e questo stile troppo artefatto.
.
82 B 17. ARISTOT. rhet. 17. 1418 a 32. 1418 a 32. Nel
82 B 17. ARISTOT. Rhet. 17. 1418 a 32 [II 305. 1 App.]
genere epidittico bisogna render vario il discorso con elogi,
,
come fa Isocrate, che ce ne ficca sempre qualcuno. Questo
. .,
intendeva Gorgia, quando diceva che non gli mancavano mai ,
cose da dire. Perch se parla di Achille, fa l'elogio di Peleo, e , , ,
poi di Eaco, e infine del dio; e similmente loda il valore, il
, [II 305. 5 App.]
quale fa compiere queste e quest'altre imprese, e dice in che
. Vgl. B 19
consiste, ecc.
82 B 18. ARISTOT. pol. A 13. 1260 a 27. Hanno molto pi
82 B 18. ARISTOT. Polit. A 13. 1260 a 27
ragione quelli che enumerano le virt, come fa Gorgia, di quelli , .,
che definiscono la virt in tal modo [cio in modo generico;
.
cfr. A 19].
82 B 19. PLAT. Men. 71 E [Menone a Socrate, riferendo il
82 B 19. PLATO Meno 71 E [Menon mit Berufung auf
pensiero di Gorgia; cfr. Gorg. 71 D]. E prima di tutto, se vuoi Gorgias 71 D] ,
sapere la virt dell'uomo, facile dire che la virt maschile
[n. ], [II 305. 10] ,
consiste nell'esser atto a svolgere attivit politica, e nello
svolgerla beneficare gli amici, nuocere ai nemici, e guardarsi , ' ,
anche dal ricever danno noi stessi. Se poi vuoi la virt della
.
donna, non difficile spiegare che ella deve amministrar bene , ,
la casa, custodendone i beni, ed essendo sottomessa al marito. ,
Ed altra la virt del fanciullo, e diversa secondo che
.
femmina o maschio, ed altra quella d'un uomo anziano,
, ,
secondo che sia libero o servo. Ed altre moltissime virt ci
[II 305. 15] .
sono, sicch non c' difficolt a definire che cos' la virt;
,
poich per ciascuno di noi la virt secondo ciascuna attivit '
che svolgiamo, secondo l'et e per ogni singolo atto; cos come, ,
credo, o Socrate, sia anche del vizio.
, , .
82 B 20. PLUTARCH. Cim. C 10. Gorgia da Leontini dice che 82 B 20. PLUT. Cim. C. 10 .
,
Cimone acquistava denaro per servirsene, e se ne serviva per .
essere onorato.
82 B 21. PLUTARCH. de adul. et am. 23 p. 64 C. L'amico non 82 B 21. PLUT. de adul. et am. 23 p. 64 C [II 305. 20]
far come sosteneva Gorgia, cio
.
, '
di chiedere l'aiuto dell'amico solo per cose giuste, mentre egli .
stesso disposto a servirlo in molte cose anche non giuste.
82 B 22. PLUTARCH. de mul. virt. p. 242 F. A me pare pi
82 B 22. PLUT. de mul. virt. p. 242 F
fine di sentimenti Gorgia, che vuole che della donna non la
. ,
bellezza sia nota a molti, ma la fama che gode.
[II 305. 25 App.] .
82 B 23. PLUTARCH. de glor. Ath. 5 p. 348 C. Fior allora la 82 B 23. PLUT. de glor. Ath. 5 p. 348 C '
tragedia e fu celebrata dai contemporanei come audizione e
,
spettacolo mirabile, poich creava con le sue finzioni e passioni '
, . , '
un inganno - dice Gorgia - pel quale chi inganna, agisce
82
meglio * di chi non inganna, e chi ingannato pi saggio di [II 306. 1 App.] .
'
chi non ingannato.
, ' '
.
82 B 23 a. G 83*PLUTARCH. de aud. poet. 1 p. 15 C.
82 B 23 a. G 83*PLUTARCH. de aud. poet. 1 p. 15 C.
Simonide [leggi: Gorgia] a un tale che gli chiese: Perch solo '
i Tessali non inganni?, rispose: Perch sono troppo ignoranti ;' ' '
per essere ingannati da me.
.'
82 B 24. PLUTARCH.quaest. conv. VII 10, 2 p. 715 E. Gorgia 82 B 24. PLUT. Quaest. conv. VII 10, 2 p. 715 E .
defin una delle tragedie di Eschilo, i Settecontro Tebe, piena [Aischylos] ,
di Marte [cfr.ARISTOPH. Ran. 1021].
. [II 306. 5] Vgl. ARISTOPH. Ran. 1021.
83 LICOFRONE
83 [0]. LYKOPHRON
[II 307. 11 App.]
83 A 1. ARISTOT. metaph. H 6. 1045 b 8
[],
.
[comunione] del sapere e dell'anima. ALEX. metaph. 563, 32. ALEX. z. St. 563, 32. [II 307. 15 App.]
Altri dicono comunione dell'anima, come il sofista Licofrone , .
che chiama la scienza comunione di sapere ed anima. Pi
. '
corretta e pi chiara sarebbe la frase in questa forma: Esser la , '
scienza comunione del sapere e dell'anima.2* Interrogato
'.
infatti Licofrone quale fosse la causa per cui scienza ed anima ., ,
formano un'unit, rispondeva: La comunione.
.
83 A 2. ARISTOT. phys. A 2. 185 b 25. Gli ultimi degli antichi 83 A 2. ARISTOT. Phys. A 2. 185 b 25 [II 307. 20 App.]
[filosofi]3* si preoccupavano anch'essi che una stessa cosa non
risultasse insieme, dal loro modo di esprimerla, uno e molti.
.
Perci alcuni sopprimevano la copula ' ', come Licofrone;
, ., ,
altri cercavano di mutar l'espressione, dicendo che l'uomo non ...
' bianco' ma 'biancheggia' ... per non far s che l'uno diventasse . Vgl.
molti applicandogli la copula ' '.4*
PLATO Soph. 251 B. DAMASC. de princ. c. 126 II, 2 R.
83 A 3. ARISTOT. pol. 9. 1280 b 8. [La citt deve aver cura 83 A 3. ARISTOT. Pol. 9. 1280 b 8 [II 307. 25 App.]
della virt] altrimenti l'associazione civile simile a
. .
un'alleanza militare,5* differente solo topograficamente da
quelle formate da popoli tra loro lontani. La legge poi una
, . ,
convenzione, e, come diceva il sofista Licofrone, garantisce i , '
diritti reciproci, ma non capace di rendere buoni e giusti i
.
cittadini.
83 A 4. ARISTOT. fr. 91 Rose [STOB. flor. IV 29 p. 710].
83 A 4. ARISTOT. fr. 91 Rose [STOB. Flor. IV 29 p. 710 H.]
Questo intendo stabilire, se la nobilt propria delle persone di , [II 307. 30 App.]
merito e di elevato sentire, oppure cosa del tutto vuota, come (sc. ) , . [II
scrisse il sofista Licofrone. Questi infatti, contrapponendola
308. 1 App.] , .
agli altri beni, cos si esprime:
'
' ' , ',
Della nobilt, invisibile la bellezza, la sua maest tutta nella , '
.
parola,6*
intendendo dire che chi aspira ad essa ha di mira la fama, ma in
verit in nulla differiscono i nobili dai non nobili.
83 A 5. ARISTOT. rhet. 3. 1405 a 34 [cfr. 82 B 15, sulla
83 A 5. ARISTOT. Rhet. 3. 1405 a 34 [II 308. 5 App.]
freddezza dello stile causata dalle parole composte]. Per
,
esempio Licofrone dice: cielo dai molti-volti, terra dalle- , .
alte-vette, spiaggia di-stretto-passaggio... Questa una
[folgt
causa, un'altra l'uso di parole insuete, per esempio Licofrone Gorgias B 15, Alkidamas fr. 10 Sauppe] . . .
chiama Serse guerriero gigantesco e Scirone uomo
, , .
ciclonico.
[folgt [II 308. 10] Alkidamas
fr. 14]. Der ebd. 9. 1410a 18 genannte L. wird der Tyrann von
Pherai sein. Vgl. Vahlen Rhein. Mus. 21 (1886) 143 = Kl. Schr.
I 156.
83 A 6. ARISTOT. soph. el. 15. 174 b 32. Talvolta si deve
83 A 6. ARISTOT. Soph. el. 15. 174 b 32 '
anche argomentare pro e contro7*un tema diverso da quello
, ,
proposto, ma derivato da questo, se non si hanno argomenti per , .
il tema che era stato proposto; ci che fece Licofrone, quando . ALEX. z. St. 118,
gli fu proposto di fare l'elogio della lira. ALEX. soph. el. 118, 31 (nach einer falschen Erklrung) [II 308. 15] ,
31 [dopo una errata spiegazione]. O piuttosto, poich si
,
trovava costretto da alcuni a far l'elogio della lira ed era a corto ,
di argomenti, dopo aver elogiato brevemente lo strumento a
tutti noto, si rifer a quella celeste; c' infatti nel cielo una
costellazione formata da molte stelle e chiamata Lira, sulla
, .
quale seppe trovare molti e bei ragionamenti.
Vgl. ARISTOT. Rhet. 24. 1041a 15. 17. 1418 a 29ff.
84. PRODICO
84 [77]. PRODIKOS
[II 308. 20 App.]
A. VITA E DOTTRINA
84 A 1. SUID. ,
, ,
,
.
[II 308. 25 App.] . Aus
HESYCH. Krzer SCHOL. PLAT. de rep. 600 C.
84 A 1a. PHILOSTR. v. soph. I 12. Prodico di Ceo acquist tal 84 A 1a. PHILOSTR. V. Soph. I 12
fama per la sua erudizione che il figlio di Grillo2* prigioniero ,
presso i Beoti, lo ascolt disputare, dopo aver dato garanzia
[] ,
della sua persona. Mandato ambasciatore presso gli Ateniesi, .
quando fu nella sala del Consiglio parve l'uomo pi adatto a
[II 309. 1]
quell'ufficio, ancorch si facesse male udire e parlasse con voce
bassa. Egli andava in traccia di giovani nobili o anche di
.
famiglie facoltose, sicch aveva anche dei mediatori in questa ,
specie di caccia; poich era avido di denaro, e dedito ai piaceri.
Quanto a quel suo racconto sulla scelta di Ercole, citato in
. , [II
principio, neppur Senofonte lo credette indegno d'esser
309. 5 App.] , ' ,
riportato.3* E non star a dire le peculiarit dello stile di
.
Prodico, avendolo assai bene riprodotto Senofonte.
84 A 2. PLAT. Protag. 315 C-D. [Socrate:] - E vidi appunto 84 A 2. PLATO Protag. 315 C D ff.
anche Tantalo4* poich era giunto anche Prodico di Ceo, e
.
stava in una stanza di cui si serviva prima Ipponico come di
[II 309. 10]
dispensa... Prodico era ancora a letto, ravvolto in certe pelli e ... .
coperte, numerose a quanto pareva. [Gli erano accanto
Pausania, Agatone ed altri:] Di che cosa parlassero, non riuscii , . Daneben Pausanias und Agathon u. a.
a capire stando di fuori, per quanto mi struggessi dalla voglia di
ascoltar Prodico, che mi pare un uomo onnisciente e divino.
Ma la sua voce profonda produceva nella stanza un rimbombo .
che non faceva capir le parole.
[II 309. 15]
.
84 A 3. PLAT. Hipp. mai. 282 C. [Socrate:]- Questo nostro
84 A 3. PLAT. Hipp. maior 282 C (Sokr. spricht)
amico Prodico venuto gi altre volte, e spesso, per pubblici .
incarichi, e anche ora ultimamente, venuto da Ceo come
,
ambasciatore, parlando nel Consiglio ha fatto colpo davvero; e '
in privato poi, tenendo conferenze e istruendo i giovani, ha
messo insieme una fortuna da sbalordire.
.
84 A 3 a. PLAT. Theaet. 151B. Alcuni poi, o Teeteto, che non 84 A 3 a. PLAT. Theaet. 151 B [II 309. 20 App.] ,
mi sembrano in certo qual modo gravidi, conoscendo che non , ,
hanno alcun bisogno di me, con gran premura cerco di
, ,
collocarli, e con l'aiuto, diciamo, di dio, molto facilmente
,
indovino a chi debbono congiungersi per ritrarne giovamento; e ,
cos molti di loro li ho consegnati a Prodico, molti ad altri
.
sapienti e divini uomini.
84 A 4. PLAT. apol. 19 E. ... bench dopo tutto, questa mi
84 A 4. PLAT. Apol. 19 E
sembri una bella cosa, che qualcuno sia capace di educare gli , ' [II 309. 25 App.]
uomini come Gorgia da Leontini, Prodico di Ceo, Ippia di
.
Elide. Costoro infatti, signori giudici, andandosene ciascuno
. , , [
nelle varie citt, persuadono i giovani, che pur potrebbero
' ] ,
frequentar senza spendere chi volessero dei loro concittadini, a ,
lasciar le lezioni di questi e ad andare da loro, pagandoli, e
ringraziandoli per giunta.
.
84 A 4 a. XENOPH. symp. IV 62. [Socrate] - So bene che tu 84 A 4 a. XENOPH. Symp. IV 62 [II 309. 30] , ,
[Antistene] hai attirato Callia, qui presente, presso il sapiente [Antisthenes]
Prodico, quando hai visto lui appassionato di filosofia, e
,
quell'altro bisognoso di denaro.
, .
84 A 4 b. ATHEN. V 220 B. Il dialogo di lui [Eschine
84 A 4 b. ATHEN. V 220 B [des
Socratico, fr. 16] intitolato Callia, tratta della discordia tra
Sokratikers Aeschines fr. 16 p. 50 Krauss]
84 A 1. SUID. s. v. Prodico Ceio, nato a Iulide, nell'isola di
Ceo, filosofo della natura e sofista, contemporaneo di
Democrito da Abdera e di Gorgia, scolaro di Protagora da
Abdera. Mor in Atene condannato a ber la cicuta come
corruttore dei giovani.1*
[II 309. 35
App.]
. , .
, '
[II 310. 1 App.]
,
.
84 A 5. ARISTOPH. Nub. 360 (Chor der Wolken; vgl. Av.
692)
'
nessuno un disonore? Neppure pensarlo, Socrate; ma anche lui, ' [II 312. 1] ; ,
secondo me, riteneva il fare come qualcosa di diverso dall'agire ,
e operare; e il fatto alle volte pu essere disonore, quando non ,
compiuto con onest, mentre l'opera non mai un disonore; , ,
sicch egli chiamava opere le cose fatte onestamente e
utilmente, e operazioni e azioni le fatture di questo genere.
, [II 312.
PLAT. Charm. 163 D. [Socrate] Ho udito mille volte Prodico 5 App.] . Vgl. PLATO Charmid. 163 D
far di queste distinzioni di parole.
.
84 A 19. ARISTOT. top. B 6. 112 b 22. E ancora da
84 A 19. ARISTOT. Top. B 6. 112 b 22
considerare il caso che un concetto, accidente di se stesso, sia ,
posto come diverso per il fatto che diverso il nome; cos
, .
come faceva Prodico, che distingueva i piaceri in gioia, diletto ,
e letizia;20* e tutti questi sono nomi della stessa cosa, il piacere. , . [II 312. 10] ALEX. z. d. St. Top. 181,
ALEX. top. 181, 2. Prodico cercava di attribuire a ciascuna di 2 .
queste parole un significato suo particolare, come anche gli
, ,
Stoici, che chiamavano gioia una esaltazione ragionevole,
,
piacere una esaltazione istintiva, diletto, il piacere derivante
, ' ,
dall'udito, compiacimento, quello derivante dalle parole. Tutto . , '
ci da grammatici fissati con le regole, ma non ha nessun
. G SCHOL. PLAT. Phaedr. 267 B (
valore. G SCHOL. PLAT. Phaedr. 267 B. [1= HERM. in Plat.
Phaedr. p. 238].21* Costui [Prodico] trov l'esatto significato , , '
delle parole; per esempio, la differenza tra diletto, gioia e
, ,
letizia; chiamando diletto il piacere ottenuto mediante l'udito, . /
gioia il piacere spirituale, letizia quello mediante la vista.
84 A 20. PLAT. Phaedr. 267 B. [Socrate:] A sentirmi 84 A 20. PLAT. Phaedr. 267 B [II 312. 15 App.] [nach 82 A
parlar di questo [cfr. 80 A 26] una volta Prodico si mise 25] .
a ridere, e disse che lui solo aveva trovato l'arte di come
bisogna fare i discorsi; non devon esser n lunghi n
.
brevi, ma di giusta misura.
B. FRAMMENTI
B. FRAGMENTE
LE ORE 22*
84 B 1. SCHOL. ARISTOPH. Nub. 361. tramandato anche di
Prodico un libro intitolato Ore, nel quale immagina Eracle che
s'imbatte nella Virt e nella Corruzione; e invitandolo ciascuna
delle due ai suoi propri costumi, Eracle propende per la Virt e
preferisce gli sforzi di questa ai fugaci piaceri della Corruzione.
PLAT. symp. 177 B. E se poi guardi ai migliori sofisti, ne vedrai
che hanno scritto in prosa le lodi di Eracle e di altri, come ad
esempio l'eccellentissimo Prodico [cfr. Protag. 340 D].
FALSCHES
[II 319. 1 App.]
84 B 10. PLUTARCH. de sanit. praec. 8 p. 126 D. Ben trovato 84 B 10. PLUT. de sanit. 8 p. 126 D
, .
sembra il detto di Prodico, che il miglior condimento il
29
fuoco. *
84 B 11. GALEN. de meth. med. X 474 Khn. Certamente il 84 B 11. GALEN. de meth. med. X 474 K.
latte ottimo, se venga succhiato direttamente dalla femmina, , ,
come ritengono Eurifonte, Erodoto e Prodico.30*
[II 319. 5]
.
85. TRASIMACO
85 [78]. TRASYMACHOS
[II 319. 7 App.]
A. LEBEN UND LEHRE
A. VITA E DOTTRINA
85 A 1. SUID.
85 A 1. SUID. s. v. Trasimaco [?] Calcedonio, sofista, nato a (
Calcedonia in Bitinia, insegn per primo le regole del periodo e , [II
della proposizione, e introdusse lo stile oratorio ora in uso;1* fu 319. 10 App.] [?]
discepolo2* del filosofo Platone e dell'oratore Isocrate; scrisse ) ,
, , .
Orazioni deliberative, Arte oratoria, Esercizi
dialettici,3*Spunti retorici.
85 A 2. ARISTOT. soph. el. 33. 183 b 29. Coloro che ora
fioriscono [nell'arte retorica], l'hanno ereditata da molti che
successivamente la svilupparono a parte a parte, e cos l'hanno
ampliata: Tisia seguto ai primi, Trasimaco dopo Tisia, e dopo
Trasimaco Teodoro4* e molti altri, ne hanno messe insieme
molte parti.
85 A 3. DIONYS. Lys. 6. Oltre a questi pregi, io ne trovo in
Lisia uno davvero mirabile, che Teofrasto [ . fr. 3
Schmidt] afferma iniziarsi con Trasimaco, ma io credo con
Lisia; perch mi pare che, cronologicamente, questi preceda
quello...5* e qual questo pregio? L'espressione concisa e ben
tornita dei concetti, qualit propria e indispensabile ai discorsi
,
.
85 A 4. ARISTOPH. Daitales fr. 198, 5 sgg. [da GALEN. lex. 85 A 4. ARISTOPH. Daetales [aufgefhrt 427] fr. 198, 5ff.
Hipp. XIX 66 Khn; dialogo tra padre e figlio].6*
[aus GAL. gloss. Hipp. XIX 66 K. Dialog zwischen Sohn und
F. - Ma forse tu sarai atterrato col tempo.
Vater].
P. - Questo sarai atterrato preso dai retori.
[II 319. 25 App.] .
F. - Dove andranno a parare coteste tue parole?
- .
P. - di Alcibiade questo andranno a parare.
-
F. - Che insinui e che male dici di uomini che sono specchi di - ' .
probit?
- '
P. - Ohim, Trasimaco, chi spaccia queste frottole sugli
[II 320. 1 App.] ;
avvocati?
- ', ,
;
85 A 5. ARISTOT. rhet. 11. 1413 a 7 [a proposito della
85 A 5. ARISTOT. Rhet. 11. 1413 a 7
comparazione con metafora]. Altro esempio: Nicerato7* un ,
Filottete morso da Pratis, similitudine fatta da Trasimaco, a
. [II 320. 5 App.]
veder Nicerato tutto arruffato e stralunato ancora, dopo esser , .
stato vinto da Pratis nell'arte rapsodica.
85 A 6. ARISTOT. rhet. B 23. 1400 b 19 [uno dei luoghi
85 A 6. ARISTOT. Rhet. B 23. 1400 b 19
dell'entimema, ricavato dal nome]. Cos Conone chiamava
Trasibulo 'trasibulo', ed Erodico diceva a Trasimaco: tu sei
' ' '
sempre 'trasimaco' e a Polo: sei sempre 'polo' .8*
'.
85 A 7. IUVENAL. 7, 203. Molti sentirono il disagio
85 A 7. IUV. VII 203 paenituit multos vanae sterilisque
dell'inutile e meschino mestiere, come prova la morte di
cathedrae sicut Tharsymachi [?] probat exitus. SCHOL.
Trasimaco.9*SCHOL. ad loc. Retore ateniese che s'impicc.
rhetoris apud Athenas qui suspendio perit. [II 320. 10 App.]
10
85 A 8. ATHEN. X 454 F. Neottolemo di Pario, *nel suo libro 85 A 8. ATHEN. X 454 F
Delle iscrizioni, dice che sulla tomba del sofista Trasimaco a
Calcedone era scritto questo epigramma:
.
Il nome, theta, rho, alpha, sigma, ypsilon, mi, alpha, chi,
omicron, sigma - la patria, Calcedone, la professione sapienza [II 320. 15] .
[oratoria].
85 A 9. CICER. de orat. III 32, 128. Dei quali [Prodico,
85 A 9. CIC. de orat. III 32, 128 [Prodikos, Thras., Protagoras,
Trasimaco, Protagora] ciascuno discusse e scrisse moltissimo, s. 84 B 3] quorum unus quisque plurimum temporibus illis
per quei tempi, anche intorno alla natura delle cose.11*
etiam de natura rerum et disseruit et scripsit.
85 A 10. PLAT. resp. I 336 B [definizione della giustizia e del 85 A 10. PLATO de rep. I 336 B .
giusto]. Pi volte Trasimaco, mentre noi parlavamo, era balzato [II 320. 20]
su per interloquire obbiettando, ma poi n'era stato impedito
,
dagli astanti, che volevano star a sentire il discorso sino alla
fine; ma come sostammo un momento dopo ch'io ebbi detto
' ,
queste cose, non pot pi reggere, e ravvoltosi in se stesso
,
come una fiera, si slanci su di noi, come per sbranarci. Io e
' ,
Polemarco dalla paura restammo agghiacciati; ed egli nel
. ' ',
mezzo urlando: Che sciocchezze andate dicendo da un pezzo, , , ' . [II 320. 25
o Socrate? grid.PLAT. resp. I 338 C. G Io [Trasimaco]
App.] Vgl. PLATO de rep. I 338 C [B 6a]. G
affermo dunque essere il giusto non altro che l'utile del pi
.
forte.12*/
/
85 A 11. ARISTOT. rhet. 8. 1409 a 2. Resta il ritmo
85 A 11. ARISTOT. Rhet. 8. 1409 a 2 ,
peonico,13* che entr nell'uso a cominciar da Trasimaco, senza ,
tuttavia che qualcuno ne sapesse dare la definizione.14*
.
85 A 12. CICER. orat. - 13, 40. Isocrate... sembrandogli
85 A 12. CIC. Orat. 13, 40 Isocrates ... cum concisus ei Th.
ritmato in troppo brevi cadenze il periodare di Trasimaco e
minutis numeris videretur et Gorgias, qui tamen primi
anche di Gorgia, i quali tuttavia son ricordati come i primi che traduntur arte quadam verba vinxisse, [II 321. 1] Thucydides
abbiano collegato insieme le parole con una certa arte, e troppo autem praefractior nec satis ut ita dicam rotundus, primus
spezzato quel di Tucidide e non abbastanza, per cos dire,
instituit dilatare verbis et mollioribus numeris explere
rotondo, si propose per il primo di distendere i pensieri in frasi sententias.
ampie e svolgerli in ritmi di pi largo respiro.
85 A 13. DIONYS. Isae. 20. Fra coloro che ebbero il gusto 85 A 13. DIONYS. Isae. 20
della precisione della lingua e si esercitarono a vere gare
forensi e ad ogni seria gara oratoria.
esistente tra gli oratori [politici] e gli altri; ai quali nei loro
App.] ,
discorsi accade reciprocamente quel che di necessit deve
;
accadere a coloro che contendono senza il controllo della
ragione. Perch, credendo di opporre l'un contro l'altro argomenti '
contrari, non s'accorgono che fanno la stessa cosa, e che
,
l'argomento dell'avversario contenuto nel loro proprio
[II 323. 15 App.]
argomento. Considerate un po' dal principio, a che tendano gli
,
uni e gli altri. Anzitutto, la forma di governo ricevuta dai padri19* .
offre ad essi occasione di dissensi, pur essendo essa a conoscenza , [II 324. 1 App.]
di tutti e accessibile a tutti i cittadini. Per quanto anteriore alla .
nostra conoscenza diretta, necessario consultare quel che ne
dicon gli antichi; per quanto videro direttamente i nostri vecchi, .
bisogna chiederne a chi ne informato.
, ,
[II 324. 5 App.] ' ,
Tale , pi o meno, lo stile di Trasimaco; una via di mezzo tra i . . .'
due, una fusione ben fatta, e un opportuno punto di partenza per ,
stabilire le peculiarit degli altri due stili.
.
20
PER I LARISEI *
85 B 2 [1 S.]. CLEM. ALEX. Strom. VI 16 [II 435, 16]. Avendo 85 B 2 [1 S.]. CLEM. Strom. VI 16 [II 435, 16 St.] [II 324. 10
App.] [aufgef. 438] '
Euripide detto nel Telefo Noi, Greci, saremo schiavi di
;' [fr. 719 N.2] .
barbari?, Trasimaco dice nell'orazione per i Larisei:
'
;'
Saremo schiavi di Archelao, noi Greci, di lui barbaro?
GRANDE TRATTATO 21*
85 B 3 [4 S.]. SCHOL. ARISTOPH. Av. 880. Le stesse cose di 85 B 3 [4 S.]. SCHOL. ARISTOPH. Av. 880 [II 324. 15]
Teopompo22* dice anche Trasimaco nel Grande Trattato.
[fr. 115 ber die Einschlieung der
Chier in das Gebet der Athener zu Anfang des pelop. Krieges]
. . [II 325. 1 App.]
Zu der Techne gehren auer den [s. II
319, 11] die folgenden mit Spezialtiteln angefhrten Frr.
85 B 4 [3 S.]. ATHEN. X 416 A. Trasimaco Calcedonio, in
85 B 4 [3 S.]. ATHEN. X 416 A . '
uno dei suoi Proemi narra che Timocreonte, recatosi presso il
Gran Re e invitato da lui a pranzo, mangi a crepapelle.
[II 325. 5 App.] '
Interrogato dal re che cosa avrebbe fatto dopo, rispose che
.
avrebbe abbattuto innumerevoli Persiani. L'indomani, dopo
.
aver vinto l'un dopo l'altro parecchi, si mise a gesticolare.
'
Richiesto della ragione di ci, rispose che gli rimanevano
.
altrettanti colpi, per chi si facesse avanti.
, , .
85 B 5 [7 S.]. ARISTOT. rhet. 1. 1404 a 13. Alcuni hanno
85 B 5 [7 S.]. ARISTOT. Rhet. 1. 1404 a 13 [II 325. 10
tentato di dire qualcosa [cio dell'arte scenica] come
App.] ' [nml.
Trasimaco nelle sue Perorazioni.23*
] , . .
85 B 6 [5 S.]. PLAT. Phaedr. 267 C. Quanto poi a tirate
85 B 6 [5 S.]. PLATO Phaedr. 267 C [Vgl. II 262, 7]
commoventi sulla vecchiaia e sulla povert, mi pare che
riuscisse assai pi potente la forza del Calcedonio; il quale era [II 325. 15 App.]
insuperabile nell'eccitar la folla all'ira, e poi, eccitatala, placarla .
d'incanto, come diceva lui; e a muover accuse e a sventarle, su ,
qualsiasi punto, abilissimo.24* HERM. in Plat. Phaedr. p. 239,
18. Il Calcedonio, cio Trasimaco, insegn in qual modo si
. HERMIAS z. d. St.. p. 239, 18 Couvreur
possa muover il giudice a compassione e strapparne
, ., ,
misericordia, cio con tirate lacrimevoli sulla vecchiaia,
[II 325. 20]
povert, figli e cose simili.
, , , .
85 B 6 a. PLAT. resp. 338 C. Io [Trasimaco] affermo dunque 85 B 6 a. PLATO de rep. 338 C . . [Thrasym.]
essere il giusto non altro che l'utile del pi forte.
.
85 B 7 [6 S.]. PLUTARCH. quaest. conv. I 2, 3 p. 616 D. [Per 85 B 7 [6 S.]. PLUT. Quaest. conv. I 2, 3 p. 616 D [bei der
stabilire l'ordine dei convitati] bisogna fare come chi si occupa Tischordnung] [II 325. 25]
di una ricerca comparativa, cio aver sottomano i Luoghi
[II 326. 1 App.] [
1ff.]
,
.
85 B 7 a. PHILOD. rhet. II 49 [Suppl. ed. Sudhaus, Leipzig
85 B 7 a. PHILOD. Rhet. II 49 [Suppl. ed. Sudhaus, Lps. 1895,
1895, pp. 42 sgg]. Anche Metrodoro,26* nel primo libro
S. 42 ff.] [II 326. 5] [fr. 20 ff. A Krte
dell'opera Dei poemi, pare che dimostri sufficientemente che la Jahrb. f. cl. Phil. Suppl. 17 (1880) 548]
retorica sofistica un'arte... basta parlare in pubblico di ci che
al pubblico utile, senza star a imparare il Trattato di
...
Trasimaco o di alcun altro... Trasimaco e gli altri non pochi che ,
han fama di possedere tali regole per i discorsi politici e
' [II
retorici, non mettono mai in pratica le regole che dicon di
326. 10] ...
sapere.
, ,
.
DA SCRITTO INCERTO
AUS UNBESTIMMTER SCHRIFT
85 B 8. HERM. in Plat. Phaedr. p. 239, 21. Trasimaco scrisse 85 B 8. HERMIAS z. Plat. Phaedr. p. 239, 21 Couvr. [zu
in un suo discorso qualcosa di simile, che gli di non badano p. 267 C s. B 6] [II 326. 15 App.] [Thr.]
alle cose umane; altrimenti non trascurerebbero il massimo dei ,
beni fra gli uomini, la giustizia; vediamo infatti che gli uomini
non l'applicano mai.27*
.
comuni di Aristotele e i Prodigi oratorii25* di Trasimaco,
bench cos non si faccia nulla di utile, ma s'introducano nei
convivi le vane formalit del foro e del teatro.
86. IPPIA
86 [79]. HIPPIAS
A. VITA E DOTTRINA
poi, convisse con una etera, di nome Lagisca... pi tardi tolse in , '
moglie Platane figlia dell'oratore Ippia, la quale aveva tre figli, ... [II 327. 15]
di cui Afareo, come s' detto prima, fu da lui
,
adottato.HARPOCR. s. v. . Costui era figlio di Ippia, , , . HARPOCR. .
ma passava per figlio di Isocrate. ZOSIM. v. Isocr. p. 253 4 W. , .
Isocrate spos una certa Platane, figlia dell'oratore Ippia.
ZOSIM. V. Isocr. p. 253 4 Westerm. '
, .
86 A 4. PLAT. apol. 19 E. Bench questo mi sembri una cosa 86 A 4. PLATO Apol. 19 E
molto bella, che ci sia qualcuno capace di educare gli uomini , ' [II 327. 20 App.]
come Gorgia da Leontini, Prodico di Ceo [84 A 4] e Ippia di
Elide.
. . Vgl. 84 A 4.
86 A 5. ATHEN. V p. 218 C. Veramente Platone immagina nel 86 A 5. ATHEN. V p. 218 C
Protagora [cfr. 80 C 1] che sia presente anche Ippia di Elide
[] [vgl. C 1]
con alcuni dei suoi concittadini; i quali non verosimile che
,
potessero dimorare senza rischio ad Atene, prima della tregua
annua stipulata sotto l'arconte Isarco, nel mese Elafebolione.7* [] [II 327. 25] [423]
. Vgl. 80 A 11.
86 A 5 a. XENOPH. symp. IV 62. So bene - disse [Socrate] - 86 A 5 a. XENOPH. Symp. IV 62 [s. oben 84 A 4a] ,
che tu [Antistene] hai attirato Callia qui presente, dal sapiente , [Antisthenes]
Prodico [cfr. 84 A 4 a] ... e so anche, presso Ippia di Elide, dal ..., , '
quale ha imparato anche l'arte della memoria .
.
86 A 6. PLAT. Hipp. mai. 281 A. [Socrate e Ippia:] - O bello e 86 A 6. PLATO Hipp. mai. 281 A [Sokr., Hipp.]
dotto Ippia, da quanto tempo non approdi da noi, ad Atene! - , [II 327. 30 App.]
Non ho tempo, Socrate; perch quando Elide deve trattare
. - , .
qualche affare con un'altra citt, sempre, prima che ad altri
cittadini, si rivolge a me, e mi elegge a legato, certa com' ch'io ,
sia il pi esperto giudice e relatore dei colloqui che si tengono ,
nelle varie citt. E fui spesso ambasciatore in questa o quella ,
citt, ma soprattutto, e sempre per affari della pi alta
.
importanza, a Sparta. Ecco perch, come mi chiedi, non vengo , [II
spesso da queste parti.
327. 30] , ,
.
86 A 7. PLAT. Hipp. mai. 282 D-E. [Ippia:] Andato io una
86 A 7. PLATO Hipp. mai. 282 D E [Hippias spricht]
volta in Sicilia mentre vi si trovava Protagora [cfr. 80 A 9], gi [s. 80 A 9]
celebre e anziano, io che pure ero molto pi giovine, in poco
tempo guadagnai pi di centocinquanta mine; e da un solo
[II 328. 1 App.] []
paese, e assai piccolo, Inico, pi di venti mine. Tornato a casa
con questa somma, la detti a mio padre, tanto che lui e gli altri ,
cittadini ne furono meravigliati e sbalorditi. Quasi quasi credo
d'aver guadagnato pi io che altri sofisti in due, quali tu
,
voglia.8*
.
[II 328. 5 App.]
. Tracht s. 82 A 9.
86 A 8. PLAT. Hipp. min. 363 C. [Ippia:] Difatti sarebbe
86 A 8. PLATO Hipp. min. 363 C [Hippias]
strano da parte mia, o Eudico, se mentre al solenne convegno, , ,
degli Elleni in Olimpia, dove vado sempre da Elide quando si , ,
celebrano i giochi, io mi offro nel tempio sia di recitare a
[II 328.
richiesta un discorso gi preparato, sia di rispondere a
10]
qualsivoglia domanda, ora poi sfuggissi alle domande di
,
Socrate... PLAT. Hipp. min. 364 A. Da quando ho cominciato a , . .
cimentarmi nelle gare olimpiche, non ho mai trovato nessuno, . PLATO Hipp. min. 364 A
in qualsiasi campo, pi valente di me.
.
86 A 9. PLAT. Hipp. mai. 286 A. [Ippia:] S, per Giove,
86 A 9. PLATO Hipp. mai. 286 A [Hippias] ',
Socrate, anche di recente riportai l [a Sparta] un gran
, [II 328. 15 App.]
successo, parlando delle nobili occupazioni a cui conviene che ,
un giovane si dedichi. Io ho appunto su quest'argomento una .
composizione magnifica, soprattutto per la scelta dei vocaboli. ,
Lo spunto e il principio del dialogo su per gi questo [cfr. A [vgl. A
2, 4]: dopo la presa di Troia, immagino che Neottolemo
2 4] , ,
, ,
[II 328. 20
App.] . [in
Sparta] [in Athen]
.
86 A 10. PLAT. Hipp. min. 364 C. [Ippia:] Io dico dunque che 86 A 10. PLATO Hipp. min. 364 C [Hipp.]
Omero ha voluto rappresentare Achille come il pi valoroso di [II 328. 25 App.]
quanti andarono a Troia, Nestore come il pi saggio, e Ulisse , ,
come il pi versatile d'ingegno.
.
86 A 11. PLAT. Hipp. mai. 285 B. [Socrate e Ippia:] - Ma in 86 A 11. PLATO Hipp. mai. 285 B [Sokrates und Hippias]
nome degli di, di quali argomenti dunque ti lodano gli
, ,
Spartani, o Ippia, e quali godono di udire? Certo quelli che tu [die Spartaner] ;
conosci mirabilmente, cio la scienza degli astri e i fenomeni ,
celesti? 12*- Neanche per sogno! Di questi argomenti non ne
; [II 328. 30] - ' '
voglion neppur sentire. - Allora godono di sentir parlare di
. - ;
geometria? - Neppure; molti di loro non conoscono, per cos
- , '
dire, nemmeno i numeri. - Sono ben lungi dunque dal tollerare . -
che tu parli loro di calcoli? - Oh s, molto, per Giove! - Ma
. - , . allora, di quello che tu sai pi acutamente di alcun altro
analizzare, cio del valore delle lettere, delle sillabe, dei ritmi, , [II
degli accenti? - Ma che accenti, ma che lettere, amico mio! - O 328. 35 App.] ; - ,
allora, per che cosa mai ti stanno ad ascoltare con piacere e ti , ; -
lodano? Dimmelo tu, che da me non lo trovo. - O Socrate,
; ,
perch racconto le genealogie degli eroi e degli uomini, e le
. - , ,
fondazioni, cio come anticamente si fondarono le citt; in una ,
parola, essi amano ascoltare la storia antica,13* sicch per loro ,
sono stato costretto a studiare e a mettermi al corrente di tutto , ' [II 328.
questo. - Per Giove, Ippia, buon per te che i Lacedemoni non 40] '
amino sentir enumerare i nostri arconti a cominciar da Solone, . - ', ,
se no, avresti avuto un bel daffare a impararli! - Perch
, , [II
Socrate? Io, se sento una volta sola dire cinquanta nomi, li
329. 1]
ritengo a mente. - Hai ragione; non pensavo che tu possiedi
, ' . l'arte mnemonica, sicch comprendo che abbian ragione i
, ;
Lacedemoni di ascoltarti volentieri, giacch sai tante cose; e
. - , ' ,
che faccian con te come i fanciulli con le vecchierelle, che si '
fanno raccontar le fole.
[II 329. 5] ,
.
86 A 12. PLAT. Hipp. min. 368 B. [Socrate a Ippia:] Tu sei
86 A 12. PLATO Hipp. min. 368 B
assolutamente il pi esperto degli uomini in moltissime arti,
,
come appunto ti sentii vantare, una volta che in piazza, presso i
banchi dei cambiavalute, esibivi la tua grande e invidiabile
.
sapienza. Raccontavi d'esser andato una volta ad Olimpia
[II 329. 10]
portando indosso tutte cose fatte da te: anzitutto l'anello
(cominciasti da questo) che avevi, dicevi esser opera tua,
( )
poich tu sai incidere anelli; e un sigillo, anche opera tua, e un
raschiatoio e un'ampollina da olio foggiati da te; poi, i calzari ,
che portavi dicevi averli tu stesso lavorati, e aver tessuto il
mantello e la tunica; ma quel che a tutti parve pi straordinario,
e prova di sapienza somma, fu quando dicesti che la cintura
[II 329. 15 App.]
della tua tunica era uguale alle pi ricche cinture persiane, e
[], , ,
tale l'avevi foggiata tu stesso; oltre a ci dicevi di aver portato ,
con te delle tue composizioni poetiche, come poemi epici e
tragedie e ditirambi, e poi molti discorsi in prosa, sugli
argomenti pi svariati; e di essere venuto provvisto, pi di
qualsiasi altro, di dottrina in quelle arti che test nominavo,
, ,
cio nell'uso corretto dei ritmi, degli accenti e delle lettere, e di [II 329. 20 App.]
ancor altre moltissime cose oltre queste, a quanto mi par di
,
domandi a Nestore quali siano le nobili occupazioni alle quali
debba dedicarsi un giovane per farsi un ottimo nome.9* Dopo
ci prende la parola Nestore, che gli suggerisce moltissime e
bellissime norme. Io lo recitai l,10* e sto per recitarlo anche
qui doman l'altro nella scuola di Fidostrato, insieme a molte
altre composizioni degne d'esser udite; me ne preg Eudico,11*
figlio di Apemanto.
[hinter 2 B 1] .
.
86 B 3 [2]. PLUTARCH. Num. 1. Stabilire il tempo in cui visse 86 B 3 [2]. PLUT. Num. 1 [II 330. 25]
difficile, soprattutto perch bisogna riferirsi ai vincitori
olimpionici, il cui registro si dice sia stato pubblicato tardi da ,
Ippia di Elide, che non si fond su alcun documento degno di '
fede indiscutibile.
.
RACCOLTA
()
86 B 5. PLATO Hipp. mai. 286 A [II 331. 10 App.] [A 9].
Vgl. A 2 II 327, 1.
AUS UNBESTIMMTEN SCHRIFTEN
86 B 6 [4]. CLEM. Strom. VI 15 [II 434, 19 St.]
,
,
Di questi concetti forse alcuni si trovano detti in Orfeo, altri in [II 331. 15 App.] ,
Museo; in breve, alcuni qua, altri l; alcuni in Esiodo, altri in ,
Omero, altri in altri poeti, altri in libri di prosa; e alcuni detti da ,
Greci, altri da non Greci. Io poi, scelti tra tutti i pi importanti ,
e affini tra loro, ne far questo nuovo e multiforme discorso.
.
86 B 7 [5]. DIOG. LAERT. I 24 [sul panpsichismo di Talete]. 86 B 7 [5]. DIOG. I 24 [II 332. 1 App.] ber die Lehre des
G Aristotele e Ippia dicono che attribuiva un'anima anche alle Thales von der Psyche des Alls 11 A 1 (I 68, 10). G
cose inanimate, argomentandolo dal magnete e dall'ambra [cfr.
11 A 1]. /
,
[cfr. 11 A 1]. /
86 B 8 [10]. EUSTATH. in Dionys. Perieg. 270. Ippia chiama i 86 B 8 [10]. EUSTATH. z. DIONYS. Per. 270 .
continenti [Asia ed Europa] dal nome delle Oceanidi Asia ed [nml. Asien und
Europa.24*
Europa] .
86 B 9 [6]. HYPOTH. SOPH. Oed. R. V. [Schol. II 12, 11
86 B 9 [6]. HYPOTH. SOPH. Oed. R. v. [Schol. II 12, 11
Dindorf]. singolare come i poeti posteriori ad Omero abbian Dindorf] [II 332. 5] '
chiamato i re anteriori alla guerra troiana tiranni, mentre questo
nome si esteso ai Greci pi tardi, ai tempi di Archiloco,
,
secondo che afferma Ippia il sofista. Omero chiama re Echeto, , ,
il pi iniquo di tutti gli uomini, e non tiranno [Od. XVIII 84]: . .
'
[II 332. 10 App.] ' [ 84].
Ad Echeto re, rovina dei mortali.
Dicono poi che la parola 'tiranno' sia derivata dai 'Tirreni';
.
alcuni di questi infatti furono temibili pirati.
86 B 10. PHRYNICH. ecl. p. 312. Si dice che Ippia e un certo 86 B 10. PHRYNICH. ecl. p. 312
.
86 B 11 [7]. PLUT. Lyc. 23 [II 332. 15 App.]
.
. . .
86 B 12 [8]. PROCL. in Eucl. p. 65, 11 Friedl. [s. oben I 98,
18] [Thales]
. [II
332. 20] .
86 B 13 [9]. SCHOL. ARAT. 172 p. 369, 27 Maa. [nach 2 B
18] . [F.Gr.Hist. 3 F 90 I 84, 33]
[nml. ].
G 86 B 14 [11]. SCHOL. PIND. Pyth. 4, 288. Costei [la
86 B 14 [11]. SCHOL. PIND. Pyth. 4, 288 [Stiefmutter des
matrigna di Frisso] Pindaro negl'Inni [fr. 49 Schrder] la
Phrixos] [fr. 49 Schr.]
chiama Demodice, Ippia invece, Gorgopide.
, . .
86 B 15 [12]. SCHOL. PIND. Nem.7, 53. La terza [Efira]
86 B 15 [12]. SCHOL. PIND. Nem. 7, 53 [II 332. 25 App.]
presso Elide, di cui parla Ippia.26*
[Ephyra] , . .
86 B 16. STOB. flor. III 38, 32. Di Plutarco, dal libro Della 86 B 16. STOB. III 38, 32
calunnia.
. ' . ,
Ippia dice che ci sono due specie di malevolenza: quella giusta, , ,
quando avversiamo i malvagi per gli onori che ottengono, e
.
quella ingiusta, quando avversiamo i buoni. E gl'invidiosi sono ,
rispetto agli altri doppiamente infelici: perch non solo sono
[II 332. 30 App.] .'
afflitti dai propri mali, come gli altri, ma anche dai beni altrui.
86 B 17. STOB. flor. III 42, 10. Di Plutarco, dal libro Della 86 B 17. STOB. III 42, 10
calunnia.
. ' . , ,
, '
27
Ippia dice che la calunnia una cosa terribile, * intendendo
dire che non c' nessuna pena scritta per loro nelle leggi, come ,
c' per i ladri; eppure i calunniatori rubano l'amicizia, che il [II 332. 35]
.'
migliore dei possessi; cosicch la violenza, pur oprando il
male, meno disonesta della calunnia, perch almeno opera
palesemente.
86 B 18. VIT. HOMERI. Rom. p. 30, 27 Wilamowitz. Ippia ed 86 B 18. VIT. HOMERI. Rom. p. 30, 27 Wil. . '
Eforo dicono Omero nativo di Cuma.
[nml. ].
28
86 B 19. PAPYR. PETROPOL. n. 13 col. 2, 11. * Di Ippia
86 B 19. PAPYR. PETROPOL. n. 13 col. 2, 11 [ed. Jernstedt
[manca il titolo].
Journ. des Unterrichtsmin. (russ.) Oktob. p. 51]. ;
Titel nicht erhalten.
SCRITTI DUBBI
ZWEIFELHAFTES
[II 333. 1 App.]
86 B 20. ARISTOT. poet. 25. 1461 a 21. Alle volte la difficolt
si risolve cambiando l'accento della parola; come per esempio 86 B 20. ARISTOT. Poet. 25. 1461 a 21
fece Ippia di Taso* nelle frasi e -
[nml. ] .
. ARISTOT. soph. el. 4. 166 b 1. Nei
' ' ' '.
discorsi orali non facile fare una questione d'accento; s
ARISTOT. Soph. el. 4. 166 b 1.
invece negli scritti in prosa e in versi, come per esempio alcuni [II 333. 5 App.]
riabilitano Omero contro chi lo accusa d'aver detto un'assurdit ,
con la frase esso non imputridisce alla pioggia;30* perch
risolvono la difficolt col dire che lo deve avere l'accento. E '
anche difendono quel luogo del sogno di Agamennone, col dire '. [ 328]
che Zeus non avrebbe detto di se stesso: concediamo a lui
gloria,31* ma ne avrebbe dato l'incarico al sogno.
,
' ' [B 15], [II
333. 10 App.] .
86 B 21. PROCL. in Eucl. p. 272, 3. Nicomede risolse il
86 B 21. PROCL. in Eucl. p. 272, 3 Friedl.
problema della trisezione dell'angolo rettilineo mediante le
,
linee concoidi, delle quali scopri la propriet, e determin la
,
.
[II 333. 15 App.]
.
C. IMITAZIONI
86 C 1. PLAT. Protag. 337 C sgg. Dopo Prodico, parl il dotto Ippia: - O voi qui presenti, io credo che siate tutti quanti
parenti e familiari e concittadini per natura, non per legge; perch per natura il simile parente del suo simile, mentre la
legge, tiranna degli uomini, commette molte violenze contro natura.33* Ora dunque indecoroso che voi, che pur
conoscete la natura delle cose, per essere i pi dotti degli Elleni, e perci stesso qui convenuti in questo direi quasi
pritaneo della sapienza dell'Ellade, e per di pi nella casa pi autorevole e pi facoltosa di questa citt, indecoroso,
dico, che non esprimiate nulla di degno di tanto prestigio, ma contendiate tra voi come volgarissima gente. Io dunque vi
prego e insieme vi consiglio, o Protagora e Socrate, di venire a un accordo dettato da noi, quasi mediatori ed arbitri; e
tu, Socrate, non esser cos pedante nel pretendere che il dialogo si svolga a brevissime domande e risposte, se a
Protagora non va a genio, ma lascia correre e allentar le briglie ai discorsi, perch ci appariscano pi solenni e maestosi;
e tu a tua volta, Protagora, non spiegar tutte le vele, non abbandonarti al vento, non te ne fuggire nel pelago delle parole
s da perder di vista la terra; ma tenete ambedue la via di mezzo. Fate dunque cos e datemi retta, scegliendo un giudice
e direttore e preside del certame, il quale regoli ad ambedue la lunghezza dei discorsi.
C. IMITATION
Politico [B 72-77]. Io, per me, son disposto a credere che gli [ ] [B 72-77].
Antifonti sono stati due, se guardo alla differenza di stile che
c' tra questi discorsi. Infatti c' davvero una gran differenza tra [II 334. 20 App.]
quelli intitolati Della verit e tutti gli altri; ma se poi guardo
(
alla testimonianza di Platone [Menex. 236 A]4*e di altri, non ),
sono pi disposto a crederlo. Sento infatti dire da molti che
[Menex. 236 A] '
Tucidide [VIII 68] stato scolaro di Antifonte Ramnusio; e
.
sapendo che il Ramnusio l'autore dei discorsi per omicidio, e
vedendo d'altra parte che Tucidide si discosta di molto da lui, , [II 335. 1 App.]
mentre s'avvicina allo stile dei discorsi Della verit, non posso , ,
esserne persuaso. Ad ogni modo, o che ci sia stato un solo
Antifonte, il quale abbia usato due stili cos differenti tra loro, , . '
o che siano stati due, ciascuno dei quali abbia usato
,
esclusivamente o l'uno o l'altro, necessario che se ne tratti
[II 335. 5 App.] , ,
separatamente; poich, come dicevamo, tra i due stili la
, ,
differenza massima... [Parla prima del Ramnusio, poi segue
a 401, 12]. L'altro Antifonte, l'autore dei discorsi intitolati
. Folgt . Sodann p.
Della verit, non si occupa affatto di cose politiche, solenne e 401, 12 ' ,
cattedratico specialmente pel suo procedere per affermazioni e , ,
sentenze, il che proprio del discorso assiomatico e che mira '
all'effetto; nel parlare altezzoso e tagliente, s che quasi
, [II 335. 10 App.]
rasenta la durezza. Ed sovrabbondante a danno della
,
chiarezza, per cui anche rende confuso il discorso e riesce il pi , .
delle volte incomprensibile. Si preoccupa della costruzione
,
sintattica e si compiace delle parisosi, ma non ha nulla di
.
personale n di veramente caratteristico; direi anzi di pi, che .
la sua efficacia soltanto apparente, ma di sostanziale, nulla. Si ' , '
accosta a questo genere di stile anche Crizia; perci parleremo , [II
tosto anche di Crizia [cfr. 88 A 19].
335. 15 App.] .
.
87 A 3. XENOPH. mem. I 6, 1-15. Vale la pena che di lui
87 A 3. XENOPH. Mem. I 6, 1 ff. '
[Socrate] non si tralascino anche le dispute ch'egli fece col
.
sofista Antifonte. Volendo una volta Antifonte alienargli
l'animo dei discepoli, accostatosi a Socrate, presenti quelli, cos
gli disse: (2) - Socrate, io credevo che i filosofi dovessero
[II 335. 20 App.] (2) ,
essere pi felici degli altri; ma tu, mi pare che dalla filosofia
hai ricavato tutto il contrario. Perch tu vivi in tal modo, quale
neppure uno schiavo, se fosse mantenuto cos dal padrone,
. '
accetterebbe; mangi e bevi i pi vili cibi e bevande, e porti un
vestito non solo vile, ma sempre lo stesso d'estate e d'inverno, e , ,
stai sempre scalzo e senza tunica. (3) Di pi, non accetti
,
denaro, il quale non solo rallegra chi l'acquista, ma fa anche s . (3) [II 335. 25]
che chi lo possiede viva pi liberamente e comodamente. Se
,
dunque, come i maestri di qualsiasi attivit rendono gli scolari .
imitatori loro, cos renderai anche tu i tuoi discepoli, credi pure
che tu sei il maestro della miseria. E Socrate di rimando: (4) - ,
Mi pare, Antifonte, che tu supponga che io viva in modo cos , .
abbietto, che, son convinto, preferiresti mille volte morire che (4) , ,
vivere come io vivo. Allora, via, esaminiamo quale aspetto
,
della mia vita ti par tanto molesto. (5) Forse questo, che chi
[II 335. 30 App.]
accetta denaro costretto a fare quello per cui vien pagato,
.
mentre io che non ne prendo non sono costretto a parlare con . (5)
chi non mi piace? o forse disprezzi il mio vitto quasi che io
'
mangi cose meno sane delle tue e meno nutrienti ?... (10) Mi ,
sembra, Antifonte, che tu faccia consistere la felicit nelle
;
delizie e nel lusso; io invece stimo il non aver bisogno di nulla ,
esser cosa divina, e l'aver bisogno di quanto meno si pu, cosa ; . . . (10) , , [II
prossima allo stato divino; ora il divino il sommo bene, e lo 335. 35]
stato pi prossimo al divino anche il pi prossimo al sommo
bene.
' ,
Erkenntnistheorie und Prinzipienlehre
. . . [II 341. 1] .
.
.
[II
341. 5]
, '
.
[II 341. 10]
, ,
.
,
[II 341. 15]
, '
,
,
.
[II
341. 20 App.]
,
.
,
[EUCL. II 14] , [II 341. 25]
, .
G
, '
, .'
, '
.
, '
,
,
.
,
' . ,
'
.
. / THEMIST. Phys.
4, 2 ' ,
[II 341. 30]
'
[II 341. 35 App.] .
' ,
.
87 B 14 [II 342. 1] [82 B., 100 S.]. HARPOCR. : ...
. .
.
____
'
____
e perci l'individuo applicher nel
[]
modo a lui pi vantaggioso la
[A col. 1. 15]
giustizia, se far gran conto delle
,
leggi, di fronte a testimoni; ma in
assenza di
testimoni, seguir piuttosto le norme
di natura; perch le
[A col. 1.20 App.] ,
____
____
norme di legge sono accessorie,
quelle di natura, essenziali; quelle di [A col. 1. 25 App.] ,
legge sono concordate, non native: quelle di natura, sono native, non
concordate.
-
[],
col. 3 (67-99 H.) App.
,
[A col. 3. 5]
,
,
[A col. 3. 10]
____
, '
'
[A col. 3. 15 App.] ,
col. 5
... e quelli che, offesi, si limitano a
difendersi, e non pigliano essi
l'offensiva; e quelli che sono buoni
verso i genitori, anche se quelli li
.
____
[A col. 3. 20 App.] ' , '
,
' [A col. 3. 25 App.] . '
,
[A col. 3. 30]
,
____
col. 4 (100-131 H.) App.
.
[A col. 4. 5 App.]
,
' .
____
[A col. 4. 10 App.] []
____
[A col. 4. 15] '
____
[A col. 4. 20 App.]
, ' .
____
25. 26 App. fehlen
. . . . .. .
. . . . .. . .
. . . . .. .
[A col. 4. 30 App.] . . . . . . .
. . . . .
[A col. 5. 5] -
[A col. 5. 10] ,
col. 7
... e questo grave massimamente,
che, cio, quella medesima forza di
persuasione che l'accusa conferisce
all'accusatore, appartenga in egual
misura sia all'offeso che
all'offensore...
[A col. 7. 10 App.]
.
[A col. 7. 15] . . . . .
. . . . . . .
[A col. 7. 20] . . . . . . .
____
Fragment B
col. 1 (232- 266 H.) App.
1- 4 nur Endbuchstaben
[B col. 1. 5] ..
. . . . . . .
. . . . . . .
. . . . . . .
. . . . . . .
[B col. 1. 10] . . . .
. . . . . . . . .
. . . .
. . . . . . .]
[B col. 1. 15] . . . . . . .
. . . . . . .
. . . . . . .. .
18-30 leer
31-34 nur Endbuchstaben
[B col. 1. 35 App.] -
Frammento B
col. 2 (266- 299 H.) App.
col. 2
... noi rispettiamo e veneriamo chi ,
di nobile origine,31* ma chi di
natali oscuri, n lo rispettiamo, n
l'onoriamo.
[B col. 2. 5 App.] _____
.
In questo, ci comportiamo gli uni
____
verso gli altri da barbari, poich di
natura tutti siamo assolutamente
uguali, sia Greci che barbari.
Basta osservare
[B col. 2. 10 App.] ,
_____
le necessit naturali proprie di tutti
[B col. 2. 15 App.] .
gli uomini ... nessuno di noi pu
____
esser definito n come barbaro n
come greco. Tutti infatti respiriamo
l'aria con la bocca e con la narici, e...
[B col. 2. 20 App.]
,
[B col. 2. 25]
[]
[B col. 2. 30 App.]
> > [B col. 2. 35] ? . . . .
[Da un altro libro della
[II 353. 15] Aus einem anderen Buche der (die Schrift und Schriftanordnung ist
sono pubblicate in PAP. OXYRH. verschieden von Pap. 1364) werden in Oxyrh. Pap. XV 120 (Pap. 1797) folgende 2
XV 120 (pap. 1797) le seguenti due Kolumnen verffentlicht (Kommentar Aly a. O. S. 137ff.):
colonne:]
Col. I
Col. I App.
... se la giustizia intesa
. . . . . .
seriamente,32* il testimoniare le
m
, [Col. I. 35] , ' , ' Col. II
Col. II App.
aver testimoniato il vero. E non solo per l'odio, ma anche perch per tutta
la vita deve guardarsi da colui contro ,
il quale ha testimoniato. Cos egli si
creato un nemico, capace di fargli [Col. II. 5] del male, se pu, con le parole e coi
fatti.
____
E certo, queste non appaiono offese ' da poco, n quelle che lui stesso
[Col. II. 10] ,
riceve, n quelle che compie; e
perci non possibile che queste
. cose siano giuste, e [che insieme la ____
giustizia consista] nel non far torti e
non riceverli; ma necessario che o l'una delle due cose sia giusta [e
[Col. II. 15 App.] ,
l'altra ingiusta], o che ambedue
siano ingiuste.
____
Ma sembra che anche il sentenziare e giudicare e esser arbitro delle
[Col. II. 20 App.] decisioni non siano cose giuste,
(?).
perch ci che avvantaggia gli uni '
nuoce agli altri; e in questo caso, se
gli avvantaggiati non ricevono alcun torto, lo ricevono per i
[Col. II. 25] . danneggiati...
____
[Col. II. 30]
[Col. II. 35] ,
. . . . . .
. . . . . . . . . . . . .
. . .. . . .
87 B 44 a. PHILOSTR. v. soph. I 15, 4. Parecchie sono le sue orazioni forensi, nelle quali si rivela la sua valentia e abilit
artistica; altre hanno carattere sofistico, ma pi sofistica di tutte quella Per la concordia, in cui si trovano sentenze stupende e
profonde, e tono solenne, fiorito di parole poetiche, e ampiezza di tratti espositivi, simili a molli pianure. [Sul titolo cfr.]
XENOPH. mem. IV 4, 16. E anzi la concordia appare come il massimo bene per gli Stati, e molte volte in essi le assemblee
degli anziani e le persone pi eminenti esortano i cittadini ad esser concordi; e dovunque nell'Ellade vige la legge che i
cittadini giurino che osserveranno la concordia, e tal giuramento viene prestato dovunque. Ed io credo che questo si faccia,
non perch i cittadini diano la preferenza ai medesimi cori, n perch elogino i medesimi flautisti, n perch scelgano i
medesimi poeti, n perch godano dei medesimi piaceri, ma perch obbediscano alle leggi. Giacch se i cittadini restano fedeli
alle leggi, le citt si fanno fortissime e godono del massimo benessere; ma senza concordia, n citt potr essere bene
governata, n casa bene amministrata. IAMBL. ep. STOB. ecl. II 33, 15. La concordia, come indica la stessa
parola, riunisce i significati di raccolta e comunione e unificazione in se stessa di un egual intendimento; da questo significato
originario si estende poi a citt e case e riunioni sia pubbliche che private, e a ogni sorta di stirpi e parentele anch'esse sia
pubbliche che private; anche esprime la coerenza di pensiero di un individuo con se stesso; perch, quando uno guidato da un
unico pensiero e principio, concorda con se stesso, mentre quando oscilla tra due ragionamenti opposti, in lotta contro se
stesso; e colui che permane sempre dello stesso intendimento pienamente unanime con s, mentre chi instabile nei propositi
e si lascia dominare ora da un'opinione ora da un'altra, un essere malsicuro e nemico a se stesso.33*
87 B 45 [117 B., 95 S.]. HARPOCR. : Antifonte nel 87 B 45 [117 B., 95 S.]. HARPOCR. [II 357. 1 App.]
libro Della concordia. un popolo della Libia [Sciapodi; cfr. : . . .
ARISTOPH. Av. 1553].34*
87 B 46 [116 B., 94 S.]. HARPOCR. :
87 B 46 [116 B., 94 S.]. HARPOCR. : .
Antifonte nel Della concordia. un popolo chiamato cos
. .
[Macrocefali].
87 B 47 [118 B., 96 S.]. HARPOCR. ;
87 B 47 [118 B., 96 S.]. HARPOCR. [II 357. 5 App.]
[esseri che vivono sotto terra] dice, Antifonte nel Della
(
concordia; (forse intende quelli chiamati Trogloditi da Scilace [fr. 2 Issbener p. 5]
nel suo Periplo [fr. 2 Issbener p. 5] e quelli chiamati Catudei da [fr. 60]
Esiodo nel terzo libro del Catalogo [fr. 60]).
): . .
87 B 48 [108 B., 86 S.]. PHOT. : cio che ha
87 B 48 [108 B., 86 S.]. PHOT. :
aspetto divino. Dice Antifonte nel Della concordia:
. [II 357. 10 App.] .
',
. . .
L'uomo, il quale si vanta d'esser tra tutti gli animali il pi
simile a dio []
87 B 49 [131 B., 130 S.]. STOB. flor. IV 22, 66 [cfr. III 6, 45]. 87 B 49 [131 B., 130 S.]. STOB. IV 22, 66 [vgl. III 6, 45] .
Di Antifonte.
.
. ,
[II 357. 15 App.] ,
Su via, proceda la vita pi oltre, e desideri nozze e donna.
Questo giorno, questa notte, a nuovo destino, a nuova sorte d . .
inizio. Gran rischio invero35* son per l'uomo le nozze. Che se ti , [II 358. 1 App.]
; ,
capiti una moglie non adatta, che rimedio trovare alla
disgrazia? Gravoso il ripudio: farsi nemici gli amici, dopo aver , ,
richiesto e dato promessa di vivere in concordia di pensieri, in
, [II 358. 5
concordia di sentimenti; gravoso anche il sopportare un cos
App.] . ,
gravoso acquisto e in cambio delle gioie sperate, non aver
, .
acquistato che dolori. Ma via, tralasciamo di dir
gl'inconvenienti, e parliamo soltanto dei massimi vantaggi. Che ;
vi di pi soave per l'uomo che una moglie a lui gradita? che ; ,
,
di pi dolce, specialmente se egli giovine? Ma proprio l
stesso, dove posta la contentezza, in certo modo vicina la [II 358. 10 App.] ,
' .
molestia;36* perch le gioie non vengon mai da s sole, ma
sono accompagnate da dolori e da pene. Cos anche le vittorie
nei giochi olimpici e pitici, e altre simili gare, e le cognizioni, e
qualsiasi altra soddisfazione, esigono d'esser conquistate con [II 359. 1 App.] , ,
grandi pene; e onori, premi, e ogni specie di allettamento che , ,
dio ha concesso agli uomini, debbono necessariamente risultare . ,
da fatiche e sudori. Certo 37* che se mi nascesse un altro
, , [II 359. 5
corpo tal quale son io rispetto a me stesso, io non saprei pi
come fare a vivere, con tante cose da provvedere a me stesso, e App.]
per la salute del corpo, e per l'allestimento del vitto giornaliero, '
e per la gloria e saggezza e fama e buon nome. Che cosa
dunque sarebbe, se mi si aggiungesse un'altra persona cosiffatta , ,
; , [II
la quale fosse cos bisognosa di cure da parte mia? Non
359. 10 App.] , ,
chiaro infatti che la donna, anche se sia l'ideale, non d
all'uomo meno motivi di premure e di affanni, di quel che non
darebbe egli a se stesso se avesse da provvedere alla salute di
[]
due persone, al vitto, alla saggezza, alla fama? Fa' poi che
nascan dei figli, e allora tutto un cumulo di pensieri: se ne va ; [II 360. 1 App.]
dall'animo la baldanza giovanile, e l'espressione del viso non
pi la stessa.38*
.
87 B 50 [133 B., 132 S.]. STOB. flor. IV 34, 63. Di Antifonte. 87 B 50 [133 B., 132 S.]. STOB. IV 34, 63 - .
[II360. 5 App.]
La vita assomiglia a un'effimera vigilia,39* la lunghezza della , ,
.
vita alla durata, per cos dire, d'un giorno; nel quale, appena
dato uno sguardo alla luce, lasciamo la consegna agli altri che
sopravverranno.
87 B 51 [132 B., 131 S.]. STOB. flor. IV 34, 56. Di Antifonte. 87 B 51 [132 B., 131 S.]. STOB. IV 34, 56 - .
, , []
Mirabilmente si presta ad accusa ogni forma di vita, mio caro, [ 360. 10 App.]
poich nessuna ha nulla di elevato, o di grande o di venerando: ,
.
ma tutto vi meschino, debole, transitorio, e mescolato a
grandi dolori.40*
87 B 52 [106 B., 84 S.]. HARPOCR. [ricollocare]: 87 B 52 [106 B., 84 S.]. HARPOCR. [II 361. 1 App.]
Antifonte nel libro Della concordia:
: . '
'
.
Non ci concesso ricollocare la vita come una pedina,
.
volendo dire che non si pu rivivere da capo, anche se ci si
pente della vita precedente. L'immagine tolta dal gioco del
tavoliere [Cfr. PLAT. Hipparch. 229 E; B 53 a].
87 B 53 [126 B., S.]. STOB. flor. III 10, 39. Di Antifonte. -
' '
.
87 B 76 [121 B., 80 S.]. PRISC. 18, 230 illi [Griechen]
[II 367. 10 App.] . Antiphon
:
.
STRITTIGE FRAGMENTE
87 B 82 [180 B., 184 S.]. ANECD. BEKK. Antiattic. 114, 28
: . .
E IL SOFISTA
87 B 83 [II 369. 5] [143 B., 146 S.]. Lex. VI p. 345, 26
.
[I fr. 82-118, costituiti da citazioni di singoli vocaboli e
termini, hanno valore per un thesaurus della lingua greca, per [VI 8, 2. VIII 8, 4].
87 B 84 [147 B., 150 S.]. p. 367, 31 .
studi di lingua e di stile, ma isolati dal contesto a cui
.
appartenevano, sono difficilmente traducibili. Per questo
motivo qui ne segnaliamo soltanto la presenza in Vorsokr., II, 87 B 85 [150 B., 153 S.]. p. 418, 6 : .
.
pp. 369 sg.].
87 B 86 [152 B., 155 S.]. p. 419, 18 :
. [II 369. 10 App.] . [II 34,
2 u .].
87 B 87 [146 B., 149 S.]. HARPOCR. :
' .
87 B 88 [157 B., 161 S.]. : ., ,
.
87 B 89 [II 369. 15 App.] [163 B., 166 S.]. : .
, .
Vgl. 88 B 42.
87 B 90 [164 B., 167 S.]. : , .
.
87 B 91 [165 B., 168 S.].
.
87 B 92 [170 B., 174 S.]. MOERIS 203, 2 Bekk.
[II 369. 20 App.] [IV 69, 2 u. .], .
87 B 93 [0]. PHILOD. de pom. c. 187, 3 [V. H.2VI; Th.
Gomperz Wien. Sitz. Ber. 123, VI, 49]
,
, [II 369. 25
App.]
, '
' .
87 B 93 a [0]. PHOT. A p. 68, 4 Reitz.
[768 B] . .
[Andr. 470].
87 B 93b [0]. [II 369. 30 App.] p. 87, 25 R. :
. SUID. :
(sic).
87 B 94 [181 B., 185 S.]. PHOT. : .
.
87 B 95 [171 B., 175 S.]. POLL. I 34
-.
87 B 96 [176 B., 179 S.]. I 98 ...
' - ' [II 369. 35 App.]
.
87 B 97 [141 B.]. POLL. II 109 [II 370. 1 App.]
. .
87 B 98 [149 B., 152 S.], II 120 . .
87 B 99 [151 B., 154 S.]. .
[VII 29]. Dagegen HARPOCR.
[II 370. 5 App.] [fr. 23 O.
A. II 177]
.
87 B 100 [172 B., 176 S.]. II 123 ,
. .
87 B 101 [168 B., 171 S.]. II 228 . .
88. CRIZIA
88 [81]. KRITIAS
[II 371. 1 App.]
A. VITA E SCRITTI
A. LEBEN UND SCHRIFTEN
88 A 1. PHILOSTR. v. soph. I 16. Il sofista Crizia non tanto
da giudicare un disonesto, pel fatto che abbatt il governo
88 A 1. PHILOSTR. V. soph. I 16 ,
democratico in Atene (probabilmente la democrazia si sarebbe ,
abbattuta da s, essendo giunta a tal grado di tracotanza, da non ( ' [II 371. 5 App.]
obbedire neppure ai magistrati legittimi); ma perch favor
,
apertamente gli Spartani, consegn loro i templi, fece abbattere ), ' ,
le mura da Lisandro, proib a quanti esili da Atene di fermarsi , , '
in qualsiasi parte della Grecia, minacciando la guerra spartana
a quanti accogliessero l'ateniese fuggiasco [cfr. DEMOSTH. ,
23, 38-89]; e perch in sevizie e in crudelt super i Trenta e ,
cooper con gli Spartani a un'impresa nefanda, cio a che
[II
l'Attica, vuotata della popolazione umana, diventasse un
371. 10] ,
pascolo per i greggi. Per queste azioni a me sembra il pi
malvagio tra quanti han fama di malvagit. E se almeno fosse ,
stato un ignorante, quando commise questi atti, avrebbe valore , .
l'argomento di quelli che van dicendo esser egli stato guastato ,
dai Tessali, e dalla loro compagnia, poich un individuo
. . .
, [411]
, ,
. Vgl. THUCYD. VIII 92.
88 A 7. LYCURG. Leocr. 113 [II 373.20]
[Phrynichos, ermordet 411]
,
,
.
88 A 8. ARISTOT. Rhet. A 15. 1375 b 32
,
[II 373. 25 App.]
' ' [fr. 18
Diehl].
' ' ,
[II 374. 20] .
88 A 14. ARISTOT. Rhet. 16. 1416 b 26
(
), .
, .
B. POETISCHE FRAGMENTE
HEXAMETER
[II 375. 30 App.]
88 B 1 [7 Bach (1827), 8 Diehl]. ATHEN. XIII 600 D [Eros]
. .
'
[II 375. 35] ' ,
[II 376. 1 App.] ,
,
, , , .
,
'
[II 376. 5 App.]
' ,
' '
. . .
ELEGIE
88 B 2 [1 B., 1 D.]. ATHEN. epit. I p. 28 B. Crizia elenca cos le 88 B 2 [1 B., 1 D.]. ATHEN. epit. I p. 28 B [II 376. 10 App.] .
cose caratteristiche di ciascuna citt: Il cottabo etc. e in realt [nml. ]
lodata la terracotta attica. ATHEN. XV 666 B. L'origine prima ' . . . '.
del cottabo un gioco siciliano, inventato dai Siciliani, come dice . ATHEN. XV 666 B
anche Crizia di Callescro nelle Elegie: Il cottabo ecc..
,
, .
' . . . '. Lex. BEKK. VI Anecd. I
Vien dalla sicula terra, mirabile opera, il cottabo,
382, 19 [Phot. A 73, 3 Reitzenst.] [II 376. 15 App.]
che poniam come mira allo spruzzar del vino;
. [v. 10].
e inoltre il carro siculo, su tutti bellissimo e splendido.
***
, ,
[5] Tessalica la poltrona, morbidissimo appoggio alle membra;
'
letti pel sonno, singolarmente belli
hanno Mileto e Chio la marina citt di Enopione.
Scolpita in oro la fiala Etrusca rifulge,
***
e ogni bronzo che adorna la casa ne' vari suoi usi.
[II 376. 20 App.]
[10] Fenici inventarono le lettere, ausilio del pensiero15*
e il sedile del carro Tebe per prima costrusse,
[II 377. 1 App.] ,
e le navi onorarie i Carii, sorveglianti del mare16*
[II 378. 1] '
' .
88 B 5 [4 B., 3 D.]. PLUT. Alcib. 33
, [II 378. 5 App.]
' ',
.
' .
. Vgl. A 22.
, '
' ' ,
' ,
[II 379. 5 App.] . '
' .
,
'
.
[II 379. 10 App.] '
' '
' , ,
.
[II 379. 15 App.]
' .
[II 380. 1 App.] '
,
'
' .
88 B 7 [36 B., 5 D.]. SCHOL. EURIP. Hipp. 264. di uno dei 88 B 7 [36 B., 5 D.]. SCHOL. EURIP. Hipp. 264 [II 380. 5]
sette sapienti la sentenza del niente di troppo, che alcuni,
' ',
come Crizia, attribuiscono a Chilone.
, . DIOG. I 41 [s. I 61, 12]
DIOG. LAERT. I 41 [senza il nome dell'autore]:
ohne Autornamen:
Fu il saggio Chilone spartano che disse:
niente di troppo:21* tutto, al punto giusto, bello.22*
88 B 8 [5 B., 6 D.]. PLUTARCH. Cim. 10. Crizia, che fu uno
dei Trenta, nelle Elegie si augura:
la ricchezza degli Scopadi, la magnanimit di Cimone,
le vittorie di Arcesilao lo spartano.
88 B 9 [6 B., 7 D.]. STOB. flor. III 29, 11. Di Crizia:
, , '
.
88 B 8 [5 B., 6 D.]. PLUT. Cim. 10 [nach 82 B 20] [II380. 10
App.] .
, ,
' .
88 B 9 [6 B., 7 D.]. STOB. III 29, 11
.
RADAMANTO
' . . .
88 B 15 [659 N.]. STOB. II 8,12; IV 20; II, 61
,
[II 381. 15 App.] ' ,
'
'
[II 381. 20] .
[II 382. 1 App.] ,
.
PIRITOO (AGGIUNTE)
88 B 15 a. s. 'Zustze' !
Pap. Oxyrh. 17, 36ff. Fnf Bruchstcke des Pap. 2078 mit
88 B 15 a. PAP. OXYRH. 17, 36 sgg. [Cinque frammenti del Resten von [II 427. 5] 85 Versen, verffentlicht von H(unt),
vgl. K(rte) Arch. f. Pap. 10 (1932) 50ff.; Morel, Bursians
pap. 2078 coi resti di 85 versi, pubblicati da Hunt; cfr. A.
KRTE, Archiv fr Papyrusforschung, X, 1932, pp. 50 sgg.; Jahresber. 59 (1933) 159f. 1. Wohl aus dem Prolog, Sprecher
Peirithoos (K.). Von Vers 15 nur die Anfnge erhalten (1)
MOREL, Bursians Jahresberichte ber die Fortschritte der
26
(2) (3) (4) (5) (6)
klass. Alterthumswissenschaft, LIX, 1933, pp. 159 sg.]. *
7
Svariati son gli amori della vita:
chi si strugge d'avere nobilt di natali,
e chi non se ne cura, ma di molte ricchezze
vorrebbe esser chiamato padrone, nella casa.
A un altro piace con propositi insani,
perfidamente audace, ingannare il vicino.
Altri, turpi guadagni anzi che il ben dei mortali
cercano; cos va errando l'uman genere.
Io, per me, di nessuna di queste cose vo in cerca;
gloria d'ottima fama: ecco quel che vorrei.
, ;
[II 382. 20] ' ' .
[II 383. 1 App.] , (),
' '
[TGF p. 547 EURIP. fr. 591 N2]:
'
[II 383. 5 App.] , '
,
, .
,
[II 383. 10 App.] , ' ()
, ,
' ' .
'
[II 383. 15] .
88 B 17 [17 B., EURIP. fr. 592]. ATHEN. XI 496 A.
88 B 17 [17 B., EURIP. fr. 592 N.]. ATHEN. XI 496 A
Plemochoe, vaso d'argilla a forma di trottola... usato in Eleusi . . . ( )
l'ultimo giorno dei misteri, il quale appunto da esso si chiama , '
giorno delle Plemochoe... lo nomina anche l'autore del Piritoo, . . .
o che sia Crizia il tiranno, oppure Euripide:29*
Affinch queste plemochoe gi nella voragine
della terra per buon augurio effondiamo.
[II 384. 1 App.] '
' .
88 B 18 [16 B., 594 N.]. CLEM. ALEX. strom. V 35 [II 349, 88 B 18 [16 B., 594 N.]. CLEM. Strom.V 35 [II 349, 18 St.]
18]. Le scene raffigurate sulla santa arca si riferiscono al
mondo intelligibile, che occulto e chiuso al volgo. Ed anche [II 384.
quelle immagini d'oro, con sei ali ciascuna, o significano, come 5 App.] .
vogliono alcuni, le due Orse, ovvero, come par pi attendibile, , ,
i due emisferi.
, ,
, ,
.
Il loro nome di cherubini vuol poi indicare profonda
'
conoscenza. Siccome poi insieme hanno dodici ali, questo
indica il mondo sensibile, simboleggiando il circolo zodiaco e .
il periodo di tempo che lunghesso si svolge. Credo che ne parli [II 384. 10 App.]
' ... '. SCHOL. ARISTOPH. Av. 179
anche la tragedia che tratta di fenomeni naturali:
,
. '
Instancabile il Tempo, di perenne
',
fluir rigonfio, circola, se stesso
' .
generando da s; l'Orse gemelle
velocierranti col vibrar dell'ali,
'
dell'Atlantico polo stanno a guardia.
Atlante, cio il polo impassibile, pu anche voler significare la [II 384. 15 App.]
sfera delle stesse fisse, ma meglio forse supporre che sia la , '
immobile eternit. G SCHOL. ARISTOPH. Av. 179. Gli
.
antichi non intendevano per polo il punto estremo dell'asse,
come i moderni, ma tutto l'involucro intorno alla terra. Euripide
nel Piritoo dice: e facendo la guardia all'Atlantico polo quasi
che anch'esso si muova in giro, e che per via di esso si muova , [II 384. 20]
tutto l'universo. /
. G SCHOL. ARISTOPH. Av. 179.
, . '
',
' . /
88 B 19 [15 B., 593 N.]. CLEM. Strom. 115 [II 403, 14 St. ]
[Eurip.]
' . . . '. (SCHOL. APOLL. IV 143
und zu EUR. Or. 982 zitieren 1. 2. SATYR. Vit. Eur. (Ox. Pap.
IX) p. 140 zitiert 1 . . . 4 [.)
[II 384. 25 App.] ,
',
[II 385. 1] , '
'
.
, ' [II 385. 5 App.]
, .
88 B 20 [10 B., 595 N.]. PLUT. de amic. mult. 7 p. 96 C
.
,
[II 385. 10 App.] .
88 B 21 [13 B., 598 N.]. STOB. II 8, 4
, ' ,
.
88 B 22 [12 B., 597 N.]. STOB. III 37, 15 [II 385. 15 App.]
.
, '
.
88 B 23 [14 B., 596 N.]. STOB. flor. IV 53, 23. Nel Piritoo di 88 B 23 [14 B., 596 N.]. STOB. IV 53, 23 [II 385. 20]
Euripide.
Non meglio il non vivere, che vivere miseramente?
' ;
88 B 24. [Dal Piritoo provengono secondo Welcker:] EURIP. 88 B 24.[II 386. 1 App.] Aus dem Peirithoos stammen nach
fr. inc. 865. La fama rivela l'uomo nobile anche nei luoghi pi Welker EURIP. fr. inc. 865
remoti della terra. EURIP. fr. 936. No; ma respirante ancor
, EURIP. fr. 936 : ' ' '
m'accolse l'Ade. [Secondo Wilamovitz33*:] EURIP. fr. 955 c e nach Wilamowitz 964 [s. oben II 14, 5] und PHOT. A
PHOT. A p. 91, : Euripide: Afidno, figlio di Gea, la p. 91, 18 ' ,
senzamadre.
'
SISIFO SATIRESCO 34*
88 B 25 [9 B., 1 p. 770 N.]. SEXT. IX 54 .
88 B 25 [9 B., 1 p. 770 N.]. SEXT. EMP. adv. math. IX 54.
Anche Crizia, uno dei tiranni di Atene, sembra appartenere al ,
gruppo degli atei, per aver detto che gli antichi legislatori
finsero dio come una specie di ispettore delle azioni umane, sia ,
buone che cattive, con lo scopo che nessuno recasse ingiuria a [II 386. 10] .
tradimento al suo prossimo per paura d'un castigo degli di.
' ' . . . '. AT. I 7, 2
Dice testualmente cos ... .
(D. 298)
AT. I 7, 2 [Dox. 298]. Euripide il tragediografo non volle
,
manifestare direttamente le sue idee, per timore dell'Areopago,
DA DRAMMI INCERTI
88 B 26 [22 B., 2 N.]. STOB. ecl. I 8, 11.
.
88 B 27 [20 B., 3 N.]. STOB. III 4, 2 . Vgl. B 15a
('Zustze')
Chi tratta con gli amici facendo di tutto per compiacerli, crea
dal compiacimento presente l'inimicizia futura.42*
' .
88 B 29 [21 B., 5 N.]. STOB. 33, 10 [II 390. 1 App.] -.
;
Vgl. B 94 Anm.
PROSAISCHE FRAGMENTE
[II 390. 5 App.]
FRAMMENTI IN PROSA
<COSTITUZIONE DEGLI ATENIESI>
88 B 30. [A questa appartengono forse i frammenti 53-73
(Diels).]
COSTITUZIONE DEI TESSALI
88 B 31 [30 Bach, 7 Mller F.H.G. II 69]. ATHEN. XIV 663 88 B 31 [30 Bach, 7 Mller FHG II 69]. ATHEN. XIV 662 F
F.
' [ 390. 10] '
concorde opinione che i Tessali sono stati i pi sontuosi dei
,
Greci sia nel vestire, sia nel tenore di vita; il che fu per loro
'.
anche motivo dello spingere i Persiani contro la Grecia,
[II 390. 15 App.] .
essendo ammiratori ed emuli del loro lusso e della loro
.
magnificenza.
Sulla magnificenza dei Tessali s'intrattiene anche Crizia nel
libro che parla della loro Costituzione [cfr. ATHEN. XII 527
A].
COSTITUZIONE DEGLI SPARTANI 44*
88 B 32 [23 Bach, 1 Mller F.H.G. II 68]. CLEM. ALEX.
strom. VI 9 [II 428, 12]. Avendo a sua volta Euripide detto che
da un padre e una madre che facciano una vita disagiata
nascono figli migliori [fr. 525, 4-5], Crizia scrive:
88 B 32 [23 Bach, 1 Mller FHG II 68]. CLEM. Str. VI 9 [II
428, 12] '
[II 391. 1 App.]
' [fr.525, 4. 5], .
Comincio proprio dalla nascita dell'uomo:45* a che condizione ; [II 391. 5]
egli pu nascere ottimamente costituito e robusto di corpo? se
chi lo genera fa della ginnastica, mangia cibi sostanziosi e si
.
sottopone a dure fatiche, e se la madre del nascituro
rinvigorisce il corpo e lo esercita con la ginnastica.
88 B 33 [24 B., 2 M.]. ATHEN. XI 463 E. Ogni citt ha la sua 88 B 33 [24 B., 2 M.]. ATHEN. XI 463 E
particolare usanza riguardo al bere, come mostra Crizia nella , .
Costituzione degli Spartani con queste parole:
[II 391. 10 App.] : '
, '
L'uomo di Chio e di Taso, beve in grandi bicchieri, passando al ,
. '
vicino di destra; l'attico in bicchieri piccoli, anch'egli verso
destra; il tessalo in grandi tazze, passando a chi vuole. Presso ,
.'
gli Spartani ognuno beve nel suo proprio bicchiere, e il
,
, ,
non hanno il tempo di respirare per i terrori creati dai loro
sospetti. Questa gente che la paura degli schiavi fa correre alle , [II 393. 20 App.]
armi mentre banchetta o riposa o muove a qualche faccenda, , ,
.
come vuoi, o figlio di Callescro, che possa godere della vera
libert! Contro di essi insorsero gli schiavi con l'aiuto di
48
[II 394. 1] ,
Nettuno, * e dettero la prova che in circostanze simili
avrebbero fatto altrettanto. Come dunque i loro re non erano
. Vgl. ferner B 60 (II 398, 24 Anm.).
affatto liberi, essendo dato agli efori di imprigionare il re e
mandarlo a morte, cos tutti quanti gli Spartiati, condividendo
l'odio degli schiavi, hanno distrutto la libert.
DA UNA COSTITUZIONE INCERTA
AUS UNBESTIMMTER
88 B 38 [B. p. 89]. POLL. VII 59. I calzoni di foggia persiana 88 B 38 [B. p. 89]. POLL. VII 59 [II 394. 5 App.]
[] si chiamano anche ; questo nome si
trova anche nelle Costituzioni di Crizia.
.
AFORISMI, LIBRI I, II...
...
88 B 39 [39 B.]. GALEN. in Hipp. de offic. I 1 [XVIII B 654 88 B 39 [39 B.]. GAL. in Hippocr. de offic. I 1 ( [II 394.
Khn; di ci che possibile percepire con la vista, col tatto,
10 App.]
con l'udito, con l'olfatto, con la lingua e con l'intelletto
). XVIII B
()]. Questa esegesi del significato di percezione stoica. 564 K.
GALEN. de offic. I 1 XVIII B 655, 7. Si dice che sia stato
[nml. ] .
Ippocrate ad usare il termine 'percepire' per la facolt
conoscitiva []... GALEN. de offic. I 1 XVIII B 656, 2. . . . GAL. in Hippocr. de offic. 1
citato anche per aver detto, circa la parola , che
XVIII B 655, 7 [II 394. 15 App.]
anticamente essa era usata nel senso di [mente], di
'' '' . .
[intelligenza], se non anche nel senso di
GAL. in Hippocr. de offic. I 1 XVIII B 656, 2
[riflessione]. Citer alcuni esempi, tra tanti che ve ne sono.
''
Crizia nel primo libro degli Aforismi49* scrive cos:
'' '',
'', .
. .
N ci che percepisce col resto del corpo,50* n ci che
' [ 394. 20 App.]
apprende con l'intelletto [].
.
E poi ancora:
'
Apprendono solo gli uomini usi ad aver la mente []
.'
sana.51*
CONVERSAZIONI LIBRI I, II
[II 395. 1 App.]
88 B 40 [40 B.]. GALEN. in Hipp. de offic. I 1 XVIII B 656 88 B 40 [40 B.]. GAL. a. O. [nach B 39, 23]
' ' ,
Khn [dopo B 39]. E nel primo libro delle Conversazioni:
, '
Se tu avessi cercato di mostrarti pronto d'intuito [], non ' [II 395. 5 App.]
saresti stato minimamente offeso da loro in tal modo
. [87 B 1].
e molte altre volte nel libro stesso; nel secondo delle
Conversazioni, invece, contrapponendo il pensiero alle
sensazioni, spesso usa il termine come anche Antifonte ecc.52*
88 B 41. HERODIAN. . . . 40, 14. n Crizia, nelle
88 B 41. HERODIAN. . . p. 40, 14
Conversazioni, la parola ha il significato di
''
[spinta].
.
88 B 41 a [0]. PLAT. Charm. 161 B [parla Carmide]. Mi
88 B 41 a [0]. PLATO Charm. 161 B [II 395. 10 App.]
tornato or ora alla mente quello che gi sentii dire da un tale, , ,
che la saggezza consisterebbe nel fare ciascuno i suoi propri
(vgl. 162 A).
interessi.53*
88 B 42 [37 B.]. GALEN. lex. Hipp. XIX 94 Khn. :
Crizia nel libro Della natura dell'amore o delle virt spiega
88 B 42 [37 B.]. GAL. Lex. Hipp. XIX 94 K. (zu Epid. III 17,
11 [II 395. 15 App.] [III 134 L.] )
Si dice [malinconico] un individuo che si affligge per .
le piccole cose, e per le grandi si affligge di pi e pi a lungo ' , [II 396. 1]
.'
88 B 48 [38 B.]. DIO CHRYSOST. 21, 3 [II 267]. Non sai che 88 B 48 [38 B.]. DIO CHRYSOST. 21, 3 [II 267 Arn.]
Crizia, quel dei Trenta, disse che
[II 397. 15 App.] ,
, '
nei maschi il fascino maggiore un aspetto femmineo, e nelle ;
femmine il contrario?
, .
Perci han fatto bene gli Ateniesi a nominarlo legislatore per
modificare le antiche leggi, perch egli non ne ha lasciata in
vigore nessuna.55*
88 B 49. [DIONYS.] ars rhet. 6 II 277, 10 [III sec. d. C.]. Dice 88 B 49. PSEUDODIONYS. Ars rhet. [3. Jahrh. n. Chr.] 6 II
il figlio di Callescro, quello che fu dei Trenta, che per l'uomo 277, 10 Us.-Rad. [II 397. 20 App.]
'
nulla v' di certo, se non, poich nato, il morire, e finch vive, ,
. . .
l'impossibilit di trascorrere la vita esente da sciagura.
88 B 50 [34 B., 11 M.]. PHILOSTR. v. soph. praef. p. 1, 9.
88 B 50 [34 B., 11 M.]. PHILOSTR. V. Soph. pr. p. 1, 9 K. [II
Certo io so che anche Crizia il sofista non usa citare le
398. 1 App.]
paternit, solo fa eccezione per Omero, poich non poteva
,
tacere un fatto cos insolito, che fosse padre d'Omero un
,
fiume.56*
.
88 B 51 [43 B.]. PLANUD. in Hermog. Rhet. Gr. V 484 Walz. 88 B 51 [43 B.]. PLANUD. in Hermog. Rhet. V 484 Walz [II
Per esempio, dire: Alla gara dei giochi Pitici il modo pi 398. 5 App.]
comune e naturale; ma Crizia inverte, e dice: Alla dei giochi , . '
Pitici gara.
'.
88 B 52 [32 B., 9 M.]. PLUTARCH. Cim. 16. Mentre Efialte 88 B 52 [32 B., 9 M.]. PLUT. Cim. 16
s'opponeva e protestava che non si dovesse soccorrere n
'
rialzare la citt rivale di Atene, ma si lasciasse che la superbia [II 398. 10] , '
di Sparta giacesse a terra calpesta, dice Crizia che Cimone,
,
anteponendo la salvezza di Sparta al vantaggio della propria
.
patria, persuase il popolo ad accorrere in aiuto con molti
opliti.57*
.
88 B 53 [44 B.]. POLL. II 58. [discernere] lo usano 88 B 53 [44 B.]. POLL. II 58 . [87
Crizia e Antifonte [cfr. B 6].
B 6].
88 B 54 [45 B.]. POLL. II 122. In Crizia l'oratore detto anche 88 B 54 [45 B.]. POLL. II 122 [II 398. 15 App.] [parlatore].
.
88 B 55 [46 B., 8 Nauck2]. POLL. II 148. [svelto di 88 B 55 [46 B., 8 Nauck2]. POLL. II 148 .
mano], Come disse Crizia.
88 B 56 [47 B.]. POLL. III 116. E, come dice Crizia, 88 B 56 [47 B.]. POLL. III 116 . .
[sordida spilorceria].
88 B 57 [48 B.]. POLL. IV 64. A Crizia piace chiamar i canti 88 B 57 [48 B.]. POLL. IV 64. -
al suon della cetra prosodie [propriamente: canti di
.
accompagnamento].
88 B 58 [49 B.]. POLL. IV 165. In Crizia si trova il termine
88 B 58 [49 B.]. POLL. IV 165 [II 398. 20 App.] -
[da due dramme].
.
88 B 59 [27 B.]. POLL. VI 31. Per il bere eccessivo Crizia usa 88 B 59 [27 B.]. POLL. VI 31
il verbo [sbicchierare].
. .
88 B 60 [50 B.]. POLL. VI 38. Crizia usa le parole 88 B 60 [50 B.]. POLL. VI 38 .
[approvvigionamento di viveri] e , e nel senso di
, .
[sovrintendere all'annona].
88 B 61 [51 B., 9 N.]. POLL. VI 152-53. In Crizia si trova
88 B 61 [51 B., 9 N.]. POLL. VI 152. 153 [II 398. 25]
detto: gli [falsi testimoni], e: lo , -
non so dove; e anche usa in un luogo il verbo '
[testimoniare il falso].
.
88 B 62 [52 B.]. POLL. VI 194.
88 B 62 [52 B.]. POLL. VI 194 ...
[disperdersi]... o anche [esser sbattuti qua e l], , .
come dice Crizia.
88 B 63 [53 B.]. POLL. VI 195. [Per indicare un rapporto di 88 B 63 [53 B.]. POLL. VI 195 [II 398. 30 App.]
relazione e limitazione] Crizia dice in un punto:
, ' , ' , '
, ' . . '
[ ] '.
egli sar, ove riesca utile alla maggioranza. (4) Se uno benefica ,
il prossimo dandogli del denaro, sar poi costretto ad esser
[II 401. 25 App.]
disonesto per accumular altro denaro; n poi potr raccoglierne
in tanta abbondanza, che non debba smettere di dare e donare;
e questo secondo guaio conseguenza dell'aver accumulato
denaro, se capita cio che uno diventi povero da ricco che era, ,
e da possidente, non abbia pi nulla. (5) In che modo dunque, . (5)
senza elargire denaro, ma con un altro mezzo, si pu far del
bene agli uomini, e non con disonest, ma con virt? e qual
, ;
dono possibile, che pur donato di continuo, rimanga a chi
[II 401. 30 App.]
dona? (6) Ci sar possibile, se si divenga difensori delle leggi ; (6) ,
e del giusto; ch questo ci che riunisce e mantiene insieme
le citt e gli uomini.3*
.
89 A 4. p. 98, 17. (1) E appunto, ogni uomo dev'essere padrone 89 A 4. p. 98, 17. (1)
di s in modo assoluto; e tale soprattutto sar, ove egli sappia ' ,
esser superiore agli averi, per causa dei quali tanti si
, [II 401. 35
corrompono, e non risparmi la propria vita pur di applicare con App.] ,
ogni zelo la giustizia e di perseguire la virt; rispetto ai quali
due doveri i pi sono cedevoli. (2) E lo sono, perch sono
. (2)
attaccati alla propria anima, e l'anima come dire la vita; e
[II 402. 1 App.] ,
perci la risparmiano e l'hanno cara per amor della vita e per le
consuetudini in cui sono cresciuti; e poi sono avidi del denaro a
cagion delle cose che metton loro spavento. (3) Quali sono
,
queste cose? Le malattie, la vecchiaia, le perdite imprevedute, . (3) ' ; , ,
vale a dire non quelle applicate dalle leggi (queste si possono , [II 402. 5
prevedere ed evitare), ma altre come incendi, morti di familiari App.] (
o di animali, e altre simili calamit, che minacciano o il corpo, ), , ,
o l'anima, o le sostanze. (4) Per tutte queste ragioni ogni uomo , , ,
aspira alla ricchezza, per poter avere il denaro necessario a
, , . (4)
fronteggiarle. (5) Ed anche altre ce ne sono, le quali non meno ,
delle anzidette stimolano l'uomo ad arricchirsi: le rivalit
, . (5) '
reciproche, le emulazioni, i predomini, per i quali scopi i denari [II 402. 10
hanno somma importanza, perch concorrono a raggiungerli. App.] ,
(6) Ma chi onesto davvero, si serve per conquistare la gloria , '
non di un ornamento estraneo ed esterno a lui, ma del suo
,
proprio merito.
. (6) ,
,
.
89 A 5. p. 99, 18. (1) E quanto all'amor della vita, chiunque si 89 A 5. p. 99, 18. (1)
dovrebbe persuadere che se fosse dato all'uomo, ove non venga , , [II 402. 15 App.]
ucciso da un altro, di vivere per sempre immune da vecchiaia e '
da morte, si potrebbe molto scusare chi cerca l'incolumit della ,
propria vita; (2) ma poich al prolungarsi della vita connessa (2)
la vecchiaia, che male assai molesto per gli uomini, e il fatto , [(]
di non essere immortali, stoltezza grande e inclinazione verso
abbietti motivi e desideri il conservarla col disonore; il non
, ,
lasciare, in luogo di quella, una fama immortale; in luogo della ' [II 402. 20 App.] ,
vita che mortale, una lode eterna e sempre vivente.4*
.
89 A 6. p. 100, 5. (1) Inoltre non bisogna buttarsi alla
89 A 6. p. 100, 5. (1) ,
sopraffazione, e neppure credere che la forza messa a servizio ,
della sopraffazione sia virt, n che sia vilt l'obbedire alle
leggi;5* questo pensiero oltremodo perverso, e da esso si
,
genera tutto quanto l'opposto della bont, cio malvagit e
, .
danno. Perch se tale la natura degli uomini, che non possono ' [II 402. 25 App.] ,
vivere isolatamente,6*e si riuniron tra loro cedendo a un
,
bisogno istintivo, e si sono ingegnati a trovare i mezzi per
,
vivere e tutti gli artifici per render la vita pi comoda, e d'altro (
lato escluso che possano convivere insieme senza leggi che
regolino i loro rapporti (perch questo sarebbe per loro un
),
danno maggiore che non sia la vita isolata), per tutti questi
motivi inoppugnabili la legge e la giustizia debbono regnare tra [II 402. 30 App.]
(DIALEXIS)
[II 405. 1 App.]
1.
2.
(1)
(1) Si fa un duplice ordine di ragionamenti anche sul bello e sul . , ,
, , [II 407. 20 App.] ,
brutto. Gli uni dicono che altro il bello e altro il brutto,
differenti, come di nome, cos di fatto; altri invece che bello e . (2)
brutto sono la stessa cosa. (2) Ed io cercher di spiegare questo , .
[] ,
secondo modo di vedere. Ad esempio, per un giovinetto il
[] . (3)
concedersi a un amante bello; ma ad uno che non sia suo
, (
amante, brutto. (3) E per le donne, fare il bagno in casa
bello, ma nella palestra, brutto. (Invece per gli uomini tanto ) . (4)
nella palestra che nel ginnasio bello.) (4) E accoppiarsi con [II 407. 25 App.] ,
l'uomo in un luogo remoto, riparata da muri, bello; ma fuori, , .
(5) ,
dove qualcuno possa vedere, brutto. (5) E ancora,
l'accoppiarsi col proprio marito, bello, ma con un estraneo, . ' [II 408. 1 App.]
bruttissimo; e cos anche per l'uomo, accoppiarsi con la propria , . (6)
,
moglie bello, con un'estranea brutto. (6) E adornarsi e
spalmarsi di belletto e cingersi di gioielli, per l'uomo brutto, , . (7)
mentre per la donna bello. (7) E beneficar gli amici, bello; i , .
,
nemici, brutto. E fuggire il nemico, brutto; ma fuggir i
. (8) [II 408. 5 App.]
competitori nello stadio, bello. (8) E uccider gli amici e i
concittadini, brutto; ma i nemici, bello. E cos via per tutti gli , .
. (9) ' '
altri casi. (9) Passo ora a quelle cose che le citt e i popoli
ritengono brutte. Per esempio, per gli Spartani, che le fanciulle .
facciano la ginnastica e si esibiscano in pubblico sbracciate e
. (10)
senza tunica, bello; per gli Ioni, brutto. (10) E per quelli,
bello che i fanciulli non apprendano la musica e le lettere; per . '
[II 408. 10 App.] . (11)
gli Ioni brutto non saper tutte queste cose. (11) Presso i
Tessali 7* bello per una persona prendere i cavalli o i muli
dall'armento e domarli, e prendere un bove e sgozzarlo,
scuoiarlo, squartarlo; ma in Sicilia brutto e opera di schiavi. ,
(12) Presso i Macedoni si ritien bello che le fanciulle prima di . (12)
sposarsi amino e si congiungano con un uomo, e dopo le nozze, , ,
brutto; presso i Greci, brutta l'una e l'altra cosa. (13) Presso i , , '
Traci, il tatuaggio per le fanciulle un ornamento; presso gli . (13) [II 408. 15 App.]
'
altri popoli invece, il tatuaggio una pena che s'impone ai
. , '
colpevoli. Gli Sciti 8* ritengono bello che uno, dopo aver
ammazzato un uomo e averne scuoiata la testa, ne porti in giro
, '
la chioma posta dinanzi al cavallo, e dopo averne indorato e
argentato il cranio, con esso beva e faccia libagioni agli di;
invece, presso i Greci, neppure si vorrebbe entrare nella casa di '
. (14) [II 408. 20
uno che avesse compiuto tali cose. (14) I Massageti 9*
App.] ,
squartano i genitori e se li mangiano, perch pensano che
l'esser sepolti nei propri figli sia la pi bella sepoltura; invece
se qualcuno lo facesse in Grecia, cacciato in bando morirebbe ,
. (15)
con infamia, come autore di cose turpi e terribili. (15) I
Persiani reputano bello che anche gli uomini si adornino come
le donne, e si congiungano con la figlia, con la madre, con la ,
sorella; per i Greci son cose turpi e contro legge. (16) Presso i . (16)
[II 408. 25 App.]
Lidi, che le fanciulle si sposino dopo essersi prostituite per
denaro, sembra bello; presso i Greci, nessuno le vorrebbe
sposare. (17) Anche gli Egizi non s'accordan con noi su ci che , . (17)
bello; qui ritenuto bello che sian le donne a tessere e filar
lana; l invece gli uomini, e che le donne facciano quel che qui ,
fanno gli uomini. Impastare l'argilla con le mani, e la farina coi , ,
[II 409. 1 App.] .
piedi, l bello, ma per noi tutto il contrario. (18) E io
credo10* che se si comandasse a tutti gli uomini di riunire in un , , , '
fascio le cose che ciascun di essi reputa cattive, e poi dopo di . (18) ',
togliere dal gruppo quelle che ciascun d'essi reputa belle, non , ,
ce ne rimarrebbe neppur una, ma tra tutti se le ripiglierebbero , ,
, .
tutte. Poich nessuno la pensa come un altro. (19) E citer
11
[II 409. 5 App.] . (19)
anche un brano poetico: *
[TGF 844 adesp. 26]
2. DEL BELLO E DEL BRUTTO 6*
(20) Per dirla in una parola, le cose che capitano a tempo, son (20) , ,
belle; quelle fuori tempo, brutte. Che cosa dunque abbiamo
' . ;
fatto? Dissi che avrei dimostrato che bello e brutto son la stessa ,
cosa, e l'ho dimostrato con tutti questi esempi. (21) Ma circa il . (21) ,
bello e il brutto si afferma anche che siano due cose diverse.
. ,
Perch se si chiedesse, a chi sostiene che la stessa azione
[II 409. 15 App.] ,
insieme bella e brutta, se egli abbia mai compiuto alcunch di ,
bello, costui, nel caso che risponda di s, dovrebbe anche
, .
ammettere d'aver compiuto alcunch di brutto, se vero che
(22) ,
bello e brutto son lo stesso. (22) E se conoscono un uomo
,
bello, questo stesso per loro sar anche brutto; e se uno bianco, . ' ,
questo stesso per loro sar nero. Bello per certo venerare gli ,
di: ma poi anche brutto venerare gli di, se vero che bello . (23) [II 409. 20 App.]
e brutto son lo stesso. (23) E questo valga per tutti i casi
, .
analoghi. Per tornare al ragionamento che quelli fanno, (24) se (24) ,
bello che una donna si adorni, anche brutto che una donna ,
si adorni, se vero che bello e brutto son lo stesso; e cos via. . (25)
(25) A Sparta bello che le fanciulle facciano la ginnastica,
,
dunque a Sparta brutto che le fanciulle facciano la ginnastica; , . (26) ,
e cos via. (26) Se si afferma poi che se si raccogliessero d'ogni [II 409. 25 App.]
parte da tutti i popoli tutte le cose brutte, e convocati poi tutti, , ,
s'invitasse ciascuno a prendere quello che egli stima bello, tutte , , .
le cose si trasformerebbero in belle, io me ne stupisco molto; , ,
che cio, messe insieme delle cose brutte, queste se ne tornino . (27)
via belle, e non quali vennero. (27) Perch, se radunassero in , '
un luogo o cavalli o buoi o pecore o uomini, null'altro che
, [II 410. 1 App.] [], '
questi potrebbero riportar via; cos come neppure, se portassero , . (28) '
oro, potrebbero riportar via bronzo, o se portassero argento,
; ,
piombo. (28) E sar vero allora che invece di cose brutte ne
, ' ;
portan via di belle? Di' su, se uno portasse <un uomo>12*
, ,
brutto, lo riporterebbe via bello? Ma essi invocano come
.
testimoni i poeti, i quali, se fingono di tali cose, hanno per fine
il diletto, non la verit.
3.
[II 410. 5 App.]
(1) Un duplice ordine di ragionamenti si fa anche sul giusto e
l'ingiusto. E alcuni dicono altro essere il giusto, altro l'ingiusto;
certi altri invece, che giusto e ingiusto sono la stessa cosa. Io (1)
tenter di difendere quest'ultima opinione. (2) E prima di tutto . ,
dir in che senso giusto mentire e ingannare. Cos far questo
verso i nemici bello e giusto, mentre verso gli amici si
. (2)
direbbe brutto ed iniquo. Ma sar bello solo per i nemici e per .
le persone pi care no? Per esempio, i genitori: supponiamo
, [II 410. 10 App.] de\ filwj>
che il padre o la madre debba bere o ingoiare una medicina, e ,
non voglia; non giusto che gliela diamo o in una minestra o in ;
una bevanda, senza dirglielo? (3) Dunque, giusto mentire e , ,
ingannare i genitori. E cos anche rubare le cose degli amici, e
far violenza ai pi cari, giusto. (4) Per esempio, se uno dei
; (3)
familiari, addolorato e afflitto per qualche motivo, fosse sul
.
punto di uccidersi o con una spada o con una corda o con altro [II 410. 15 App.]
mezzo, non giusto sottrargli questi oggetti, se si pu, o se non . (4)
si fa a tempo, e lo si sorprende mentre li ha in mano,
toglierglieli di viva forza? (5) E come poi non sar giusto
, , ,
ridurre in servit i nemici, e magari un'intera citt, dopo averla , ; (5)
presa, rilasciarla a riscatto? E anche sembra giusto sfondare le
mura degli edifici pubblici. Se infatti il proprio padre,
;
sopraffatto dalla parte avversaria, sia tenuto in ceppi per essere .
mandato a morte, non sar dunque giusto sfondare il muro
[II 410. 20 App.] ,
della prigione per trarre in salvo il padre? (6) Ed anche essere , ,
spergiuri; cos se uno, catturato dai nemici, promettesse
; (6)
giurando di tradir la patria a patto d'esser lasciato libero,
sarebbe poi giusto che mantenesse il giuramento? (7) Io per me ,
' .