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Il libro volto alla ricerca del ruolo delle relazioni nel progetto dell'architettura contemporanea a fronte di una evidente

e perdita dell'identit disciplinare sempre pi avulsa dalla riflessione teorica, priva di un rapporto con gli elementi che appaiono fondativi di senso e finalit ed estranea ai risultati conseguiti da una pratica progettuale. Di fronte ad una frammentazione dei contesti insediativi l'architettura sembra liberarsi da ogni responsabilit nel definire lo spazio costruito. Si assiste ad una una oggettiva caduta delle relazioni tra le cose come valore e ad una definizione non architettonica dello spazio, in una pratica realizzativa che sostituisce alla deriva disciplinare il trionfo dei mezzi di comunicazione di massa, la moda, l'omologazione parartistica dell'oggetto architettonico, ridotto a macchina celibe. Analizzare i modi con cui questo fenomeno avviene e cercare come ricomporre un rapporto tra le condizioni insediative e le modalit di definizione della forma architettonica appare atto necessario per costituire un fondato contesto alla disciplina architettonica. Il tentativo operato dal testo prospetta la reperibilit di un thelos relazionale a fondamento del progetto architettonico a cui si conforma la procedura di formalizzazione dell'identit disciplinare. Questo scritto stato sviluppato nel corso del XIV ciclo del dottorato di ricerca al Politecnico di Milano.

Camillo Botticini nasce a Brescia nel 1965, si laurea in Architettura al Politecnico di Milano nel 1990. Professore a contratto e Dottore di ricerca in Progettazione Architettonica e Urbana al Politecnico di Milano. Svolge attivit di progettazione architettonica per la quale stato selezionato in svariati premi di architettura e pubblicato su riviste del settore quali Domus, Area, D'Architettura e Casabella. Redattore della rivista Il Progetto, nel 2002 Pubblica Mansilla e Tun : Architettura della sintesi (Testo & immagine, Torino). Del 2004 la monografia Camillo Botticini Architetture 1993-2003 (collana Architettura italiana contemporanea, Idea Architecture books, Schio, Vi).

Introduzione Le cose non sono altro che l'incontro delle loro relazioni M. Focault Atto tipico della coscienza dell'architetto di stabilire un centro di relazione tra i diversi fenomeni A. N. Whithead Ci che specifico dell'architettura il modo di porre in relazione le varie strutture che confluiscono in essa M. Tafuri Ricercare il ruolo delle relazioni nel progetto dell'architettura contemporanea si pone come un aspetto centrale a fronte di una evidente perdita dell'identit architettonica, sempre pi estranea ai risultati conseguiti da una pratica progettuale, avulsa dalla riflessione teorica e priva di un rapporto con gli elementi che appaiono fondativi del senso e delle sue finalit, almeno nei termini di una possibile pratica teorica finalizzata alla costruzione dello spazio abitato. Si realizza una frammentazione dei contesti che sembra liberare l'architettura da ogni responsabilit nel definire lo spazio costruito cui segue parallelamente la perdita di un orizzonte di senso disciplinare. Si assiste ad una oggettiva perdita di relazione tra le cose come valore , ad una realizzazione e percezione non architettonica dello spazio, in una pratica realizzativa che contrappone alla deriva disciplinare il trionfo dei mezzi di comunicazione di massa, la moda, l'omologazione parartistica dell'oggetto architettonico ridotto a macchina celibe . Ricomporre un rapporto tra i modi dell'abitare e le modalit di definizione della forma architettonica appare necessario per restituire un contesto al progetto di architettura, in cui relazioni, misure e differenze tornino a popolare il territorio abitato. L'indagine, preliminarmente, intende individuare quali siano le condizioni concorrenti a ricostituire un'istanza disciplinare fondante. La proposizione assunta a tesi prospetta la reperibilit di un thelos relazionale a fondamento del progetto architettonico, cui si conforma la procedura di formalizzazione dell'identit disciplinare. Il presupposto, bench intrinseco all'artificio architettonico, richiede una riflessione iniziale al fine di verificare due aspetti tra loro interconnessi: la perdita di identit che l'architettura sta assumendo nella crescente omologazione ai fenomeni mediatici e la caduta di senso e finalit di un significato oggettivabile del progetto di architettura. Individuare un'alternativa alle dinamiche che caratterizzano la dissoluzione dell' identit dell'architettura contemporanea e delineare una specifica modalit relazionale nella costruzione logica del progetto stato perseguito quale obiettivo nell'elaborazione che segue. Come I. De Sola Morales evidenzia da M. Focault, sappiamo che le cose non sono altro che l'incontro delle loro relazioni e che la conoscenza dipende dalla capacit di individuare il maggior numero di nessi e relazioni che intersecano un evento. Analoga riflessione riferita all'architettura troviamo in M.Tafuri che afferma: ci che specifico dell'architettura il modo di porre in relazione le varie strutture che confluiscono in essaE' questo il problema delle teorie architettoniche da Vitruvio in poi. Presupposto del lavoro qui operato diviene quello di indagare criticamente, analizzando nello specifico dell'architettura contemporanea, uno spettro di posizioni che restituiscano le modalit con cui vengono a porsi le relazioni, nel comprendere come esse pervengano alle diverse forme, nell'obiettivo di definire uno specifico ruolo in grado di spiegare come queste aprano ad interpretazioni non riduttivamente oggettuali ed in che modo, lo strumento del progetto architettonico, possa utilizzarle per conseguire le proprie finalit formalizzatrici dello spazio abitato. Individuare una prospettiva relazionista del progetto a fronte di una generalizzata dissoluzione insediativa, rende necessario l'utilizzo di specifici strumenti sia nell'analisi che nella formazione dell'architettura. Se Dimenticare Vitruvio, oggi uno slogan consolidato, non pu essere solo un atto di rimozione, ma presume la necessit di ripensare continuamente l'architettura rispetto al mutante quadro di riferimento senza perderne di vista le finalit. Si ricerca una direzione del progetto che sappia assumere le relazioni in architettura per ricomporre un possibile rapporto tra localit e globalit , tra identit e differenza, tra permanenza e variabilit dei suoi caratteri, secondo un'interpretazione che ne colga gli strati di complessit, i livelli di realt, senza banalizzarne il senso, riducendola a oggetto ubiquitario. Di fronte ad una diffusione urbana e architettonica amorfa, come ripensare l'identit dell'architettura assumendone caratteri e contraddizioni, interpretandone le condizioni di partenza, che sappia restituire una risposta non omologativa all'esistente.? L'identit architettonica si definisce quindi in funzione di una scelta che verifichi la complessit delle relazioni implicate a partire da un confronto determinativo con le condizioni spaziali in cui si colloca. Necessario perci rielaborare la nozione di contesto rispetto al quale il progetto definisca una relazionalit non omologativa, bens trasformativa delle condizioni di partenza. Il concetto di relazione viene indagato cogliendone le potenzialit in funzione della complessit del fenomeno architettonico e dei fenomeni insediativi, utilizzato sia come principio analitico che interpretativo - operativo per la definizione del progetto di architettura. Il progetto architettonico, si pone allora quale elemento di sintesi finale di un processo che lo vede costituirsi come condizione di rapporto.

Cercare di cogliere i limiti di quest'ultima si configura quale aspetto centrale al fine di poter inquadrare l'oggetto in questione, le sue specificit e finalit. Perduto con il post-moderno il tentativo di recuperare le certezze su cui si fondava l'architettura classica, caratterizzata da un sistema di rapporti e relazioni dotati di intrinseca logica relazionale tra le parti e il tutto, che ne definiva limiti ed identit, sono oggi in dissoluzione le procedure che le stesse avanguardie hanno realizzato nel determinare una logica dissociativa e simultaneamente ricostitutiva dell' oggetto. Se esempi emblematici del moderno possono ritenersi architetture come la cubista Tourette corbuseriana, che coglie una specificit formale delle parti risintetizzate nell'unit dell'impianto claustrale o la casa Schroeder di Rietveld, manifesto della ricerca neoplastica, piuttosto che l'interpretazione suprematista dello spazio realizzata da Mies a Barcellona, per contro si assiste ad una progressiva perdita di specificit che, non recupera la sperimentazioni d'avanguardia in funzione di un'idea di architettura. La pratica del progetto, configura un paradossale frammentarismo, uno sperimentalismo infondato, un'omologazione agli stereotipi della realt mediatica, che tendono ad annullare il senso gi indeterminato della disciplina dissolvendo identit e riferimenti dell'oggetto architettonico e pi complessivamente dello spazio abitato. Nell'inseguire la realt mediatica si verifica come vocaboli, elementi, concetti, non parlino di architettura. Assistiamo ad una disidentificazione delle differenze per massimizzazione entropica, alla ridondanza di forme volgarmente arbitrarie, che circondano il luogo del progetto, ricattatato ad una distorsione dei suoi fattori strutturanti in cui si opera una sintesi non necessaria, non coincidente che risolve a zero l'attributo di differenza, realizzando una forma che, come sottolinea R. Moneo, non pi architettonica. Il frammentarismo, da condizione tipica delle dinamiche insediative contemporanee, diviene metodo, nelle forme di un oggettualismo atopico, di un decostruzionismo decorativo, di una omologazione ad un pensiero unico, riproduttivo dell'esistente, rinunciatario di ogni idea di architettura, di ogni dimensione anche concretamente utopica. Si assiste ad una perdita del senso della trasformazione, all'utilizzo di principi sensibili alle differenze, cancellatori di ogni referente, ad una rinuncia a strategie progettuali che possano interpretare la complessit strutturale dei non luoghi dell'abitare contemporaneo. La definizione dell'identit architettonica non pu certo porsi come in un teatrino che oppone una linea discontinuista, legata all'idea di rivoluzione permanente, di sistematica revisione dei propri statuti e riferimenti contro un'altra di continuit rispetto alle tradizioni classiche. In riferimento alla prima basti ricordare l'enfasi di B. Zevi di fronte alle presunte novit introdotte dall'architettura di F. Gehry con il Guggenheim di Bilbao con una critica tutta rivolta al pendolo interpretativo reazione versus libert espressive. Emerge come l'identit architettonica non possa avvenire nell'opposizione tra una ricerca pi o meno gratuita di trasgressione o di una presunta libert (da che cosa?), piuttosto che da una ideologica continuit con specifiche tradizioni. Entrambi i presupposti non sembrano rispondere alle ragioni di necessit e responsabilit dell'architettura nei confronti delle trasformazioni del contesto fisico, sociale, culturale e produttivo in cui si trovano ad operare. Alla domanda se sia ancora possibile definire un'identit architettonica, si coniuga quella che ricerca quali siano gli elementi che possano conferire necessit al progetto. Come ridefinirne gli strumenti di fronte ai fenomeni di diffusione insediativa? La risposta viene ricercata nel tentativo di costruire un'identit fondata sulle relazioni quale presupposto del progetto architettonico. Nello specifico, le coordinate mutanti del relazionismo progettuale trovano un orizzonte di riferimento nel recupero della riflessione operata in ambito filosofico da Paci che verifica come le relazioni posseggano una propria modalit e dunque una forma strutturante. Contro ogni astratto determinismo della forma, ma anche contro l'arbitraria indeterminazione delle possibilit formative, si coglie il senso di un'architettura delle relazioni, proiettivamente intesa quale matrice generativa. Paci riferendosi alla teorie relazionistiche di Whithead, mostra un significativo contributo alle relazioni nello spazio dell' oggetto architettonico: dove la teoria relazionistica non considera i corpi fisici come esistenti prima nello spazio e poi agenti gli uni sugli altri, direttamente o indirettamente. Essi sono nello spazio perch agiscono gli uni sugli altri, e lo spazio non altro che l'espressione di certe propriet della loro interazione. E' Paci, in Casabella, ad indicare come la struttura fondamentale della realt si definisca come processo e relazione, per cui nessuna forma isolata e tutte sono interagenti. Il valore che assume il relazioniamo in ambito filosofico, si riferisce al complesso del processo storico con un rapporto diretto riferito all'ambito disciplinare del progetto. Paci parla della creazione di nuove forme come progettazione di nuove relazioni, della ricerca di nuove forme e relazioni, quali nuove possibilit. Un'estensione o riduzione concettuale di questo ragionamento sullo specifico architettonico evidenzia un aspetto centrale per il progetto che, contenendo un principio di precostituzione trasformativa, non limita la lettura delle relazioni ad una interpretazione omologativa delle condizioni di riferimento (fisiche, sociali, produttive) ma a nuove condizioni rideterminative e generative. Costruire le relazioni non solo elemento fondativo del progetto, ma definizione di identit architettonica in un orizzonte di senso, aperto alle trasformazioni. E' necessario recuperare la speranza progettuale della trasformazione contemplandone le rovine, come nell'Angelus Novus benjaminiano dove la speranza si esprime nella costruzione del mondo in un'ottica che sappia essere discontinua, dialettica e diacronica. E' possibile parlare sia di relazioni implicate dal progetto, che di progetto delle relazioni: in questo senso che si definisce il relazionismo progettuale. Fondamentale analizzare la struttura che costruisce le specifiche relazioni cogliendo come la specificit dei principi agisca nel rapporto tra autodeterminazione dei propri caratteri ed eterodeterminazione generate dalle condizioni di riferimento. Si vuole individuare la specificit disciplinare dell'architettura quale capacit di porsi in relazione per comprendere, criticare e trasformare, pur nella difficolt crescente di definirle, in architettura il mondo delle cose reali.

V. Gregotti scriveva negli anni '60: Noi possediamo un sentimento troppo vivo dell'arbitrariet delle forme e delle relazioni spaziali con le quali l'ambiente fisico ci si presenta per non pensare che esso potrebbe essere altro da quello che , ma tuttavia lo avvertiamo come qualcosa di gi costruito, di gi orientato che si dispone come materiale operabile niente affatto indifferente, che possiede una propria collettiva memoria e volont. La lettura come scelta e conoscenza dei segni costitutivi la materia nel suo processo di stratificazione diviene quindi principio dell'atto progettuale. Oggi si persa in molti casi questa strutturalit potenziale ed proprio in funzione di questa perdita che si rende necessario operare nuove strategie di ri-definizione e di ricostituzione di relazioni, verso un quadro insediativo che altro rispetto a quelli storicamente consolidati. Gregotti indicava come in un progetto, segni geografici, fenomenologia del tema, suoi significati nel tempo restringono il campo, per cui solo alcune relazioni sono costruibili, individuando una prospettiva qui condivisa. Il problema come a questo possano ricostituirsi le categorie del progetto in rapporto alla perdita di forma del labirinto diffusivo contemporaneo, come operare, quali strategie utilizzare di fronte ad un quadro in cos rapida modificazione. Come definire gli strumenti del progetto? Come pu il luogo prendere forma nei confronti dell'intorno generando una condizione di sopravvivenza della forma architettonica? Lo sviluppo del testo indaga i seguenti passaggi. Un primo eminentemente critico-analitico, verifica un legame all'insieme di elementi il cui intreccio determina l'individuazione delle diverse fenomenologie architettoniche, evidenziando le condizioni in cui si realizza la perdita di identit disciplinare. La specificit delle relazioni che definiscono l'identit architettonica viste strumentalmente come interne o esterne ne restituiscono una lettura strutturale, fatta di coppie oppositive, campi dialettici la cui apparente neutralit restituisce un quadro che possa cogliere la perdita dell'identit architettonica. Analizzare i modi di relazione tra le diverse strutture costituisce un elemento di comprensione dello stato dell'arte, la cui indagine si pone a fondamento di un orientamento che distingua criticamente quali elementi selezionare e porre in rapporto, al fine di verificare con i limiti oggi evidenti, se sia possibile ancora conferire identit all'architettura e necessit alla pratica del progetto. Si vuole poi verificare il carattere operativo e specifico di una riflessione sulle relazioni in ambito disciplinare, costituendo un passaggio che pu indicarsi come teorico - fondativo. Recuperando la riflessione filosofica relazionista si coglie come le concettualizzazioni elaborate in questo ambito restituiscano nella loro generalit un preciso fondamento ed aperture nel definire risposte a problemi specificamente disciplinari. Vengono in seguito implicati i termini di relazione e di limite dialetticamente intrecciati nel definire il progetto e nel reinterpretare il concetto di contesto. L'identit architettonica viene indagata cogliendone le specificit costitutive, come generate relazionalmente nella tensione tra condizioni auto ed eterodeterminate, tra volont di forma, espressione di specifici contenuti e l'assunzione dei caratteri di riferimento, il cui fine sia realizzare un processo di conformazione quale ridefinizione strutturale degli ambiti morfologico - spaziali operati dal progetto. Si costruisce quindi, quale verifica sul campo della posizione espressa, una selezione di progetti, caratterizzati nella loro concezione dal ruolo generativo assunto delle relazioni in rapporto alle condizioni di riferimento. Un ulteriore passaggio indaga la perdita di identit delle qualit specifiche dei luoghi. Si elabora una concettualizzazione teorica fondata sulla ricostituzione di luoghi relazionali, quale nuova armatura insediativa dei contesti della diffusione dove si ricerca una complessit strutturale dei i nuovi luoghi in formazione, nuclei acentrati, relazionalmente reagenti ai non luoghi dell'abitare contemporaneo.

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