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Rapporto Ryan

Conclusioni e Raccomandazioni della Commissione sulle violenze sui bambini in Irlanda

onclusioni

Violenze corporali e psicologiche e incuria erano tratti consueti degli istituti nelle quali hanno vissuto la maggior parte dei bambini irlandesi pi poveri o svantaggiati. Si tratta delle cosiddette scuole industriali, che, gestite da religiosi, sono state caratterizzate da una vera e propria violenza sistemica: questo lincipit del Rapporto Ryan, frutto del lavoro di 9 anni della Commissione dinchiesta sulle violenze sui bambini e dellaudizione di pi di 1.000 testimoni, reso noto il 20 maggio. In questo panorama le violenze sessuali erano un corollario di percosse, umiliazioni, privazione del cibo. Sono tre le questioni principali sollevate dal Rapporto, di cui pubblichiamo le Conclusioni e le Raccomandazioni: la tenuta di un sistema listituzionalizzazione dei ragazzi che in Irlanda ha continuato a prosperare mentre altrove si stava progressivamente smantellando; un controllo statale incapace di qualsiasi efficacia; il fatto che le congregazioni religiose abbiano potuto tollerare violazioni cos gravi delle loro stesse regole. Sullampio dibattito nella Chiesa cattolica cf. riquadro a p. 441.
Executive Summary, pp. 19-30 in www.childabusecommission.ie; nostra traduzione dallinglese.

1. Violenze corporali e psicologiche e incuria erano tratti consueti delle istituzioni. In molte di esse, specialmente in quelle maschili, avvenivano violenze sessuali. Le scuole erano dirette in modo rigido e militaresco, imponendo ai bambini e persino al personale una disciplina irragionevole e oppressiva.* 2. Il sistema dellistituzionalizzazione su larga scala era una risposta a un problema sociale del XIX secolo, ma datata e incapace di soddisfare i bisogni dei singoli bambini. I difetti del sistema furono esacerbati dal modo in cui venne gestito dalle congregazioni che possedevano e dirigevano le scuole. Questo fallimento ha scatenato una violenza di tipo istituzionale sui bambini laddove i loro bisogni evolutivi, emotivi e distruzione non furono presi in considerazione. 3. Latteggiamento deferente e sottomesso del Dipartimento per listruzione nei confronti delle congregazioni ha compromesso lefficacia dellassolvimento del proprio compito statutario dispezionare e supervisionare le scuole. Il Dipartimento ha accordato poca importanza al proprio sottosettore delle scuole industriali e correzionali (scuole di avviamento al lavoro per bambini orfani o abbandonati; ndt) e ha ritenuto in genere di dover semplicemente favorire le congregazioni e il personale direttivo interno. 4. Il coinvolgimento dei capitali e delle finanze delle congregazioni religiose ha determinato il prolungamento del sistema della cura dei bambini in istituzioni statali. A partire dalla met degli anni Venti in Inghilterra si costituirono gruppi pi piccoli, pi simili al contesto familiare, e che venivano ritenuti migliori quanto a standard di cura dei bambini in difficolt. In Irlanda invece il sistema delle scuole industriali e correzionali ha continuato a prosperare. 5. Il sistema di finanziamento mediante sovvenzioni proporzionali al numero dei bambini ha indotto il personale direttivo a cercare bambini da avviare alle scuole industriali per garantire la sostenibilit economica delle istituzioni. 6. Il sistema ispettivo del Dipartimento per listruzione era gravemente carente e incapace di qualsiasi efficacia. Lispettore non era sostenuto da unautorit normativa in grado di esigere e ottenere cambiamenti.

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Non cerano standard uniformi e oggettivi di cura, applicabili a tutte le istituzioni, su cui basare le ispezioni. La posizione dellispettore era compromessa dalla mancanza dindipendenza dal Dipartimento. Le ispezioni si limitavano agli standard della cura fisica dei bambini e non comprendevano i loro bisogni psichici. Il tipo dispezione effettuato non permetteva di rendersi conto delle loro condizioni psichiche. Lobbligo statutario dispezionare pi di 50 scuole residenziali era eccessivo per una sola persona. Le ispezioni non erano effettuate a sorpresa e senza preavviso. La direzione scolastica veniva allertata sul fatto che vi sarebbe stata unispezione, per cui lispettore non riusciva a farsi un quadro esatto delle condizioni esistenti nelle scuole. Pur essendo richiesto dai regolamenti, lispettore non esigeva che venisse tenuto un registro delle punizioni da esaminare nel corso dellispezione. Raramente lispettore parlava direttamente con i bambini che vivevano nelle istituzioni. 7. Molti testimoni che hanno denunciato delle violenze hanno ciononostante ricordato anche qualche aspetto positivo: ad esempio, hanno ricordato molto chiaramente piccoli gesti di gentilezza. Una parola dapprezzamento o dincoraggiamento o unespressione di simpatia o comprensione avevano un effetto profondo. Adulti di sessanta e settantanni hanno ricordato avvenimenti apparentemente insignificanti che li hanno accompagnati per tutta la vita. Spesso il gesto gentile messo in una luce cos favorevole consisteva semplicemente nel non essere stati picchiati dal personale quando se lo aspettavano. 8. Una maggiore gentilezza e umanit avrebbe molto migliorato gli scarsi standard di cura.
Violenza fisica

9. Le norme e i regolamenti relativi alluso delle punizioni corporali non venivano osservati e il Dipartimento per listruzione ne era a conoscenza. La legislazione e le direttive del Dipartimento per listruzione erano assolutamente chiare su quali erano le restrizioni relative alluso delle punizioni corporali. Ma quei limiti non sono stati rispettati in nessuna delle scuole oggetto dellindagine. Le denunce di violenze fisiche erano cos frequenti che il Dipartimento per listruzione doveva essere consapevole che fossero ben pi di sporadici atti di violenza da parte di qualche singolo. Il Dipartimento sapeva che la violenza e le percosse erano componenti endemiche del sistema. 10. Le scuole industriali e correzionali erano caratterizzate da un rigido controllo attuato con pesanti punizioni corporali e con la paura di subirle. La durezza del regime venne inculcata nella cultura delle scuole da successive generazioni di fratelli, sacer* Usiamo in tutto il testo il termine bambino, corrispondente allinglese child, comprendente tutti i minorenni, conformemente alla terminologia usata nella traduzione ufficiale italiana della Conven-

doti e suore. Era sistemica e non riconducibile a comportamenti di singole persone che eccedevano i limiti legali e accettabili. Gli eccessi nelle punizioni assicuravano quella paura che le autorit scolastiche consideravano essenziale per il mantenimento dellordine. In molte scuole il personale si considerava un secondino, non un educatore. 11. Un clima di paura, creato da punizioni diffuse, eccessive e arbitrarie, ha permeato la maggior parte delle scuole e tutte quelle maschili. I bambini vivevano quotidianamente nel terrore di non sapere da dove sarebbero piovute le prossime percosse. Vedere o sentire picchiare altri bambini stata unesperienza terribile che molti di coloro che hanno sporto denunce non riusciranno pi a dimenticare. 12. I bambini che scappavano erano assoggettati a punizioni estremamente pesanti. I fuggitivi venivano pesantemente percossi, a volte in pubblico. Alcuni venivano rasati e umiliati. I dettagli non venivano comunicati al Dipartimento, il quale, da parte sua, non insisteva per avere informazioni sui motivi delle fughe. N il Dipartimento n la direzione scolastica hanno mai analizzato i motivi delle fughe, neppure quando nelle scuole il tasso di fuga era particolarmente elevato. Cos casi di fuga associati a violenze sessuali o corporali croniche passarono inosservati. In certi casi si punivano tutti i bambini di una scuola per la fuga di un loro compagno, cosa che significava che il bambino diventava oggetto di maltrattamenti da parte degli altri bambini e del personale. 13. Alle denunce presentate al Dipartimento da genitori o da altre persone non sono seguite mai adeguate indagini. Le punizioni che superavano i limiti fissati dalle direttive sono state ignorate e persino accettate dal Dipartimento per leducazione. Nel fare indagini sulle denunce il Dipartimento non ha applicato gli standard riportati nei suoi regolamenti e nelle sue direttive, ma ha cercato sempre di proteggere e difendere le congregazioni religiose e le scuole. 14. Nelle scuole per ragazzi su cui stata aperta unindagine emerso un diffuso ricorso a pesanti punizioni corporali. In caso di trasgressioni di tipo disciplinare si ricorreva innanzitutto alla punizione corporale. La punizione estrema era naturale nelle scuole per i bambini. Percosse prolungate, eccessive, con oggetti che causassero la massima sofferenza venivano inflitte con il benestare della direzione scolastica. 15. Cerano poche differenze nelluso delle percosse fisiche da regione a regione, da decennio a decennio o da congregazione a congregazione. Questo indicherebbe lesistenza nel sistema di una concezione culturale in base alla quale era lecito e appropriato picchiare i bambini. I singoli fratelli, o sacerdoti o laici che infliggevano punizioni corporali estreme erano tollerati dalla direzione della scuola e raramente il loro comportamento stato criticato.
zione ONU sui diritti dellinfanzia del 1989 (Regno-doc. 7,1990,248); ndt.

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16. La punizione corporale nelle scuole femminili era diffusa, pesante, arbitraria e imprevedibile, determinando cos un clima interno di paura. I regolamenti imponevano maggiori restrizioni nelluso della punizione corporale per le bambine. Il livello di punizione corporale tollerato giornalmente variava da scuola a scuola. In alcune scuole vi era di routine un alto livello di percosse ritualizzate, mentre in altre il livello delle punizioni corporali era pi basso. Il grado di assegnamento nelle punizioni corporali dipendeva dal direttore scolastico, che poteva fare il bello o il cattivo tempo, ma quasi tutti gli istituti usavano la paura come strumento disciplinare. Alcuni direttori infliggevano personalmente punizioni eccessive o permettevano al personale religioso e laico di farlo. Le bambine venivano colpite con oggetti per aumentare la sofferenza e in tutte le parti del corpo. Per le bambine al di sopra dei 15 anni la norma che vietava le punizioni corporali non veniva rispettata da nessuno. 17. La punizione corporale delle bambine veniva spesso inflitta con lintenzione precisa di aumentare la loro angoscia e umiliazione. Una modalit per farlo consisteva nel farle aspettare a lungo prima di essere percosse; unaltra era quella di accompagnare le percosse con parole offensive e umilianti. Certe percosse erano pi dolorose quando venivano inflitte davanti alle altre bambine e al personale.
Violenza sessuale

18. La violenza sessuale era endemica negli istituti maschili. La situazione in quelli femminili era diversa. L la violenza sessuale non era sistemica, pur potendo subire le aggressioni e le violenze sessuali da parte di impiegati o visitatori o al di fuori dellistituto. 19. impossibile determinare pienamente lentit delle violenze sessuali commesse nelle scuole maschili. Le scuole esaminate hanno evidenziato un notevole livello di violenza sessuale sui propri bambini, da toccamenti impropri e carezze allo stupro con violenza. Gli autori delle violenze sessuali hanno potuto agire per lungo tempo indisturbati allinterno delle scuole. 20. I casi di violenza sessuale erano trattati in modo da ridurre al minimo il rischio di divulgazione e il conseguente danno per listituzione e la congregazione religiosa. Questa politica ha di fatto protetto gli autori delle violenze sessuali. Una volta scoperti, i laici autori di violenze sessuali venivano normalmente segnalati alla polizia. Se invece lautore della violenza sessuale era membro di una congregazione, il caso veniva trattato internamente e non veniva segnalato alla polizia. Non si teneva alcun conto del danno causato ai bambini e del pericolo che esisteva per gli altri. Il diverso trattamento riservato ai colpevoli laici rispetto ai religiosi indica che i vertici della congregazione erano consapevoli della gravit del reato, ma erano riluttanti ad affrontare il religioso che lo commetteva. Il desiderio di proteggere la reputazione della congregazione e dellistituzione era prioritario. Le congregazioni hanno affermato che la societ del tempo non aveva conoscenze

sulla violenza sessuale e considerava il comportamento stigmatizzato solo una colpa morale del fratello o del sacerdote. Ma questa affermazione ignora il fatto che la violenza sessuale sui bambini era un reato penale. 21. Le autorit religiose conoscevano il carattere recidivo delle violenze sessuali. Esso risultava chiaramente dai documenti. Spesso gli autori delle violenze sessuali erano colpevoli di lunga data che ripetutamente violentavano sessualmente i bambini in tutti i luoghi in cui lavoravano. Contrariamente a quanto affermano le congregazioni, che cio non avevano capito la natura recidiva delle violenze sessuali, dai casi documentati risulta chiaramente che esse erano consapevoli della propensione dei loro autori a ripeterle. Temevano piuttosto il rischio di uno scandalo e di una cattiva pubblicit derivanti dalla divulgazione della violenza sessuale. Il pericolo per i bambini non stato tenuto in alcun conto. 22. Quando scoprivano la violenza sessuale, le autorit religiose rispondevano trasferendo il colpevole altrove, dove molto spesso era libero di usare nuove violenze. Spesso la dispensa dai voti religiosi ha permesso al colpevole di continuare a lavorare nella stessa scuola come insegnante laico. Una volta scoperti, si permetteva che gli uomini autori di violenze sessuali chiedessero la dispensa invece che incorrere nellonta della fuoriuscita dalla congregazione. Vi sono le prove che questi uomini tornarono a insegnare a volte solo pochi giorni dopo aver ottenuto la dispensa dai voti per gravi accuse o ammissioni di violenze sessuali. La sicurezza dei bambini non stata tenuta in alcun conto. 23. Le autorit religiose sapevano che la violenza sessuale era un problema persistente nelle congregazioni religiose maschili lungo tutto il periodo preso in considerazione. Ciononostante esse trattarono isolatamente e segretamente ogni caso di violenza sessuale e non fecero alcun tentativo per affrontare il carattere sistemico soggiacente al problema. Non adottarono n protocolli n direttive che avrebbero potuto proteggere i bambini da tali comportamenti predatori. Le direzioni scolastiche non ascoltavano i bambini o non credevano loro quando si lamentavano del comportamento degli uomini responsabili della loro educazione. Nel migliore dei casi, i colpevoli venivano allontanati, ma senza fare nulla per rimediare al danno causato al bambino. Nel peggiore, il bambino veniva rimproverato, considerato come corrotto dallattivit sessuale e punito severamente. 24. In alcune circostanze eccezionali, dove vi fu lopportunit di dare voce alle violenze, il numero degli autori di violenze sessuali identificati crebbe notevolmente. Per un breve periodo degli anni Quaranta, i bambini poterono confidare le violenze sessuali subite ai membri di unassociazione che si riuniva in una scuola. I fratelli indicati dai bambini come autori delle violenze sessuali furono per questo allontanati dalla scuola. Ma ben presto lassociazione venne sciolta. In unaltra scuola, un fratello simbarc in una campagna di scoperta delle attivit sessuali che si svolgevano nella scuola e identific un certo numero di religiosi come autori di violenze sessuali. Ci indicava che nelle istituzioni maschili il

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livello delle violenze sessuali era molto pi alto di quanto risultava dai casi denunciati o di quanto ha potuto scoprire la nostra indagine. I sistemi di gestione autoritaria hanno impedito la divulgazione da parte del personale e sono serviti a perpetuare le violenze. 25. I vertici delle congregazioni non hanno ascoltato o non hanno creduto alle persone che denunciavano violenze sessuali che avevano subito in passato, nonostante la quantit di prove emerse dalle indagini della polizia, dalle condanne penali e dai racconti dei testimoni. Alcune congregazioni sono rimaste sulle difensive e hanno continuato a non credere alle innumerevoli prove addotte dalla Commissione dindagine sulle violenze sessuali negli istituti, persino nei casi in cui gli autori erano stati condannati in tribunale e in udienza avevano ammesso tali comportamenti. 26. In generale, le congregazioni religiose maschili non erano preparate ad accettare la propria responsabilit per le violenze sessuali commesse dai propri membri. La lealt verso la congregazione prevaleva su ogni altra considerazione, compresa la sicurezza e la protezione dei bambini. 27. I bambini pi grandi violentavano quelli pi piccoli e il sistema non offriva alcuna protezione contro questo genere di bullismo. provato che quando la violenza veniva denunciata o scoperta i bambini vittime di violenze sessuali subivano punizioni corporali pesanti quanto quelle inflitte agli autori delle violenze. Inevitabilmente, i bambini hanno imparato a soffrire in silenzio piuttosto che denunciare le violenze e dover affrontare la punizione. 28. In generale, le suore hanno preso sul serio le violenze sessuali subite dalle bambine e hanno licenziato il personale laico quando le loro attivit venivano scoperte. Tuttavia i comportamenti e le usanze presso le suore rendevano difficile una diretta e aperta trattazione di questi casi da parte loro e le vittime di violenze sessuali si vergognavano e avevano paura di denunciarle. Le bambine vittime di violenze sessuali hanno riferito che ci accadeva per lo pi quando venivano mandate ospiti presso delle famiglie per i fine settimana, per lavoro o per villeggiatura. Non riuscivano a riferire le violenze sessuali alle suore che dirigevano le scuole per timore di non essere credute o di essere punite. 29. Le violenze sessuali compiute da membri degli ordini religiosi non venivano segnalate al Dipartimento per listruzione dalle autorit religiose, a motivo dellesistenza in materia di una congiura del silenzio. Quando le violenze erano commesse dal personale religioso, si tendeva a risolvere il caso ricorrendo alle procedure disciplinari interne e al diritto canonico. Non sinformava la polizia. Nelle rare occasioni in cui il Dipartimento venne informato, questultimo concord sul mantenimento del silenzio. Vigeva una mancanza di trasparenza nella trattazione dei casi di violenza sessuale a livello di congregazioni, diocesi e Dipartimento. Uomini con storie di violenze sessuali e membri di ordini religiosi proseguivano la loro carriera come insegnanti laici nelle scuole statali. 30. Il Dipartimento per listruzione non ha trattato

adeguatamente le accuse di violenze sessuali. In genere sono state respinte o ignorate, mentre si sarebbe dovuto procedere su tutti i casi a unesauriente indagine sulla portata della violenza. Si sarebbero dovute affidare tutte queste accuse alla polizia per le indagini del caso. Il Dipartimento ha lasciato credere di avere una funzione investigativa delle accuse di violenza sessuale, ma di fatto non lo ha fatto e cos ha ritardato il coinvolgimento dellautorit competente. Il Dipartimento non ha avvertito adeguatamente i genitori e chi ha sporto denuncia per violenza dei limiti del proprio ruolo rispetto alle denunce.
Incuria

31. La maggioranza di coloro, maschi e femmine, che ha denunciato le violenze ha parlato di scarsa qualit della cura fisica prestata ai bambini. Quanto al livello della qualit della cura fisica fornita ai bambini, le scuole variavano molto e mentre emerso da molti tra coloro che hanno sporto denuncia che verso la fine degli anni Sessanta la situazione era migliorata, in generale nessuna scuola si prendeva debitamente cura dei bambini in tutti i campi. 32. In molte scuole, spesso i bambini pativano la fame e il cibo era insufficiente, immangiabile e mal preparato. Alcuni testimoni hanno affermato di aver cercato cibo fra i rifiuti e nelle mangiatoie degli animali.

Claude Dagens

Libera e presente
La Chiesa nella societ secolarizzata
A cura di Francesco Strazzari Postfazione e discussione di Giovanni Giudici

i sente spesso affermare che negli ultimi decenni la Chiesa di Francia divenuta insignificante nella societ. A tale critica, lautore risponde che la sua Chiesa ha individuato una forma di presenza adatta alla contemporaneit. Un vescovo italiano interloquisce col testo del vescovo francese, cercando un possibile confronto tra le due esperienze, pur nelle diverse specificit dei percorsi ecclesiali.

Fede e annuncio pp. 136 - 12,20

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Nelle scuole maschili, la scarsa supervisione ai pasti favoriva il bullismo, e la sottrazione del cibo ai bambini pi piccoli e deboli da parte di quelli pi grandi era prassi diffusa. Secondo un ispettore, negli anni Quaranta la malnutrizione era un grave problema nelle scuole gestite dalle suore e, pur avendo fatto passi avanti, il cibo offerto in molte di esse continu a essere scarso e mai variato. 33. Testimoni hanno ricordato di aver patito il freddo a causa di un abbigliamento inadeguato, specialmente quando venivano impegnati in attivit esterne. Labbigliamento era un problema soprattutto nelle scuole maschili, dove i bambini trascorrevano spesso molte ore a lavorare allesterno, nelle fattorie. Inoltre, spesso i bambini erano costretti a indossare i loro abiti da lavoro sporchi e bagnati per tutta la giornata e a portarli per lungo tempo. Nelle scuole femminili labbigliamento era pi soddisfacente e alcune direttrici fecero notevoli sforzi in questo campo; comunque, in genere, le bambine erano costrette a indossare abiti non adatti, spesso lisi e logori. In tutte le scuole, fino agli anni Sessanta, labbigliamento distingueva chiaramente i bambini che frequentavano le scuole industriali. 34. Gli ambienti erano freddi, spartani e spogli. Nella maggior parte delle scuole maschili i servizi igienici erano primitivi e ligiene generale scarsa. I bambini dormivano in grandi dormitori non riscaldati, con scarsi ricambi di lenzuola, il che costituiva un problema per chi soffriva di enuresi. In generale, la protezione sanitaria per le mestruazioni delle bambine era insufficiente. 35. Nel 1936 il Rapporto Cussen raccomandava che i bambini delle scuole industriali venissero integrati nella comunit ed educati nelle scuole nazionali esterne. Fino alla fine degli anni Sessanta, non lo si fece in nessuna delle scuole maschili prese in considerazione dallindagine e solo in un ristretto numero di scuole femminili. 36. I risultati dei bambini delle scuole industriali educati nelle scuole nazionali interne furono sempre notevolmente inferiori di quelli delle scuole esterne. Listruzione scolastica veniva offerta dallo stato a tutti i bambini, per cui quelli delle scuole industriali avevano diritto perlomeno allo stesso livello distruzione che era disponibile nel paese in generale. Le scuole nazionali interne erano finanziate da un fondo scolastico nazionale e gli insegnanti erano pagati come quelli delle scuole nazionali ordinarie. Tuttavia provato che gli standard di istruzione in queste scuole erano scarsi. provato che, in particolare nelle scuole femminili, i bambini venivano allontanati dalle classi per sbrigare faccende di tipo domestico o lavori per listituzione durante le ore di lezione. In generale i bambini delle scuole industriali non hanno ricevuto lo stesso livello distruzione che era disponibile nelle scuole pubbliche se avessero frequentato la scuola nella comunit locale. La mancanza di opportunit nel campo dellistruzione ha condannato molti di loro a una vita di lavori sottopagati, unoccasione perduta comunemente messa in luce dai testimoni. 37. Listruzione universitaria non era considerata una priorit per i bambini delle scuole industriali. Uscendo dalla scuola industriale, i bambini venivano avviati in genere a lavori manuali o non qualificati e le bambine trovavano lavoro come domestiche. Vi sono state anche delle eccezioni, in particolare nelle scuole femminili in questi ultimi anni: alcune bambine hanno avuto la possibilit dottenere la qualifica di segretaria o dinfermiera. Listruzione durava normalmente sei anni, al termine dei quali i bambini trovavano lavoro nel commercio industriale, nellagricoltura, nei lavori domestici, con scarsissime possibilit di continuare gli studi. Le congregazioni religiose, anche quando gestivano scuole secondarie accanto a quelle industriali, permettevano molto raramente ai bambini delle scuole industriali di continuare gli studi nello loro scuole secondarie. 38. Le scuole industriali miravano ad assicurare la formazione industriale di base ai giovani per permettere loro di trovare un posto di lavoro come giovani adulti. In realt, la formazione industriale offerta da tutte le scuole era funzionale alle necessit dellistituto piuttosto che ai bisogni dei bambini. Questo problema venne sottolineato gi nel 1936 dalla Commissione Cussen, e continu a essere un tratto distintivo della formazione industriale dispensata in queste scuole per il periodo preso in considerazione. Si utilizzato il lavoro minorile nelle fattorie e nelle officine per ridurre i costi di gestione delle scuole industriali e, in molti casi, per fare profitti. Spesso i vestiti e le scarpe erano confezionati in loco e le panetterie e le lavanderie provvedevano alle necessit della scuola e, in certi casi, anche a quelle della popolazione. La pulizia e la manutenzione delle scuole industriali per le bambine erano assicurate in gran parte dalle stesse. Alcuni di questi lavori erano pesanti e difficili e si chiedevano livelli di prestazioni che bambine cos giovani potevano difficilmente assicurare. Nelle scuole per le bambine, le pi grandi dovevano anche prendersi cura di quelle pi giovani e dei bambini ventiquattro ore su ventiquattro. Grandi asili infantili erano affidati alle cure e alla direzione delle bambine pi grandi, con una minima supervisione da parte di persone adulte.
Violenza psicologica

39. Un aspetto inquietante delle deposizioni rese alla Commissione quello di una generale diffusione della violenza psicologica cui il personale religioso e laico delle istituzioni sottoponeva bambini e bambine svantaggiati, trascurati e abbandonati. I testimoni hanno detto che quotidianamente venivano sminuiti e ridicolizzati. In tutto il sistema delle scuole industriali vigevano pratiche umilianti, come le ispezioni della biancheria intima e lesposizione di lenzuola sporche o bagnate. Materie private come le funzioni corporali e ligiene personale venivano usate come occasioni per denigrare e umiliare. La denigrazione personale e familiare era diffusa, in particolare nelle scuole femminili. Si criticava costantemente tutto, si usavano parole offensive e si ripeteva continuamente ai bambini che non valevano nulla.

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ufficiale: le violenze sui minori nelle scuole irlandesi rette dai religiosi erano una prassi diffusa e consolidata. La realt messa in luce dal Rapporto Ryan (cf. qui a p. 436) reso noto il 20 maggio, va ben oltre le previsioni. La prima crepa nel muro domert sul clima che 800 circa tra preti, suore, fratelli e laici avevano creato e mantenuto nelle scuole industriali che in 60 anni hanno visto passare 25.000 bambini tra i pi disagiati, era stata aperta nel 1998 da due serie di documentari televisivi anche negli USA furono i media a sollevare i primi casi : Dear Daughter e States of Fear. Di l giunse la prima richiesta formale di scuse a tutte le vittime da parte del primo ministro irlandese, Bertie Aern, nel 1999. Venne quindi istituita una prima Commissione dinchiesta, poi formalmente costituita con legge del Parlamento nel 2000. Nel 2002 la Conference of Religious of Ireland (CORI), per conto delle 18 congregazioni coinvolte nelle violenze che linchiesta stava portando alla luce, firm con lo stato un accordo per un risarcimento di 128 milioni di euro (cf. Regno-att. 4,2002,93; 8,2002,230), mentre lo stato (cio il contribuente) avrebbe integrato il resto. Oggi il conto arrivato a 1,3 miliardi e in molti soprattutto dopo la pubblicazione del Rapporto si stanno chiedendo se sia possibile che le congregazioni paghino solamente il 10% del totale. Cifra che comunque non stata ancora interamente versata. Con una dichiarazione diffusa il 25 maggio la CORI si limitata a definire scioccante la realt emersa e ad accettare umilmente il fatto che siano stati compiuti errori in misura massiccia Non c nessuna scusa per quello che successo. Cinque giorni dopo, per, le 18 congregazioni interessate hanno dichiarato autonomamente di essere pronte come singole congregazioni a dare un contributo per offrire ulteriore supporto e aiuto alle vittime, da negoziare con il governo. Dietro queste parole c la trattativa sul se e come ampliare il risarcimento. Larcivescovo di Dublino, mons. Diarmuid Martin, dopo una prima e cauta dichiarazione alluscita del Rapporto, cos intervenuto pubblicamente attraverso le pagine dellIrish Times il 25 maggio: C sempre un prezzo da pagare se non si risponde. Il prezzo che la Chiesa pagher sar in termini di credibilit. La prima cosa che la Chiesa deve fare fuoriuscire da qualsiasi forma di negazione. Questa posizione ha resistito per troppo tempo e non ancora tramontata. Certamente vi sono state violenze anche da parte di altri attori. Certamente la politica di cura per linfanzia nellIrlanda di quei tempi era del tutto inadeguata. Eppure la Chiesa si pensa diversa dagli altri, migliore degli altri e pi preoccupata degli altri della morale. Ma i dati dicono che non era cos. Rivolgendosi poi direttamente ai religiosi, mons. Martin ha detto: Penso che dobbiate chiedervi e sforzarvi di trovare risposta alla domanda del Rapporto Ryan: Che cosa mai ha potuto sviarvi dal vostro carisma originario?. () La vostra credibilit e la credibilit e la sopravvivenza del vostro carisma

erit dolorose
dipende dallonest con la quale porterete avanti questa introspezione. Forse un compito doloroso ma inevitabile se si volete tenere in vita il vostro carisma. Le persone sono arrabbiate e disilluse. Il Rapporto stato efficace nel mostrare lestensione di ci che andato male e lo ha fatto in un modo che forse voi in passato non immaginavate. I fatti adesso sono chiari e dovete prenderne atto e compiere qualche gesto di riconoscimento. Larcivescovo di Dublino ha quindi cos concluso: stato firmato un accordo con il governo sette anni fa. Il fatto che i meccanismi di realizzazione dellaccordo da parte vostra non siano ancora stati completati incredibile. Forse vi sono state delle difficolt legali, ma questa una scusa da poco dopo cos tanti anni. Da notare che a partire dal 2004 con unazione legale intentata dai Fratelli cristiani stata vietata la divulgazione dei nomi dei colpevoli emersi nei diversi livelli investigativi. Anche questo ha fatto s che nellopinione pubblica crescesse il partito a favore dellaumento del risarcimento da parte dei religiosi. Qualsiasi cosa accada quanto alla rinegoziazione dellaccordo ha affermato Martin , non potete lasciare le cose come sono. () la vostra ultima occasione per rendere onore ai vostri carismatici fondatori e ai tanti bravi membri delle vostre congregazioni che si sentono colpiti nella propria reputazione. Nei giorni successivi i religiosi hanno poi accettato la ridiscussione dellaccordo. Ma a ribadire che la durezza delle sue affermazioni non doveva aprire un divario tra diocesani e religiosi, mons. Martin ha ricordato che a breve un altro rapporto sulle violenze sessuali sui minori verr pubblicato, questa volta su come questa violenza stata trattata dallarcidiocesi di Dublino di cui sono vescovo. Non sar una cosa facile da leggere. () Lasciamo comunque che la verit venga fuori. Successivamente si riunito il Consiglio permanente della Conferenza episcopale irlandese, al termine del quale mons. Martin volato a Roma con il primate dIrlanda, il card. Brady, per riferire sul Rapporto al papa (5 giugno) e alla Conferenza anglofona, il gruppo informale di vescovi di lingua inglese sorto negli anni Novanta per condividere le strategie per combattere le violenze sessuali e riunito in Vaticano per il suo 10o incontro. Tre le priorit indicate dal papa, fatte proprie nei giorni successivi dallAssemblea generale della Conferenza episcopale irlandese: far luce sullaccaduto; fare giustizia e impegnarsi per la guarigione delle vittime. Esse sono state cos chiosate dai presuli irlandesi (10 giugno): i fatti resi noti dal Rapporto Ryan mettono in luce una cultura di violenza che riguarda tutta la Chiesa irlandese e perpetrata sotto lapparenza della missione di Ges Cristo. Essa un grave tradimento della fiducia riposta nella Chiesa. Di questo chiediamo perdono. M.E. G.

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La diffusione della violenza psicologica sui bambini nel periodo preso in considerazione indica la presenza di atteggiamenti culturali pregiudizievoli in molti di coloro che insegnavano e operavano in quelle scuole. 40. Il sistema cos come veniva gestito dalle congregazioni faceva in modo che fosse difficile che i singoli religiosi riuscissero a soddisfare le necessit emotive dei bambini affidati alle loro cure. Alcuni testimoni appartenenti a congregazioni religiose hanno descritto il conflitto interiore che hanno patito tra losservanza dei voti religiosi e il voler assicurare al tempo stesso cure e affetto ai bambini. La gestione autoritaria vigente in tutte le scuole si traduceva nella paura del personale di mettere in discussione i comportamenti dei superiori e dei fanatici della disciplina. 41. Assistere alle violenze dei propri compagni, come vedere picchiare i bambini e ascoltare le loro grida di dolore, assistere allumiliazione di fratelli o sorelle o di altri ed essere costretti a partecipare alle percosse ha avuto un impatto potente e sconvolgente. Molti testimoni hanno detto che laver vissuto in un clima di continua paura o terrore ha bloccato il loro sviluppo emotivo e ha influenzato ogni aspetto della loro vita nellistituto. Per molti testimoni il danno psicologico causato da queste esperienze continuato anche nella loro vita adulta. 42. La separazione tra fratelli e sorelle e i limitati contatti con la famiglia hanno causato gravi danni alle relazioni familiari. Alcuni bambini hanno perso il proprio senso didentit e di parentela e non sono riusciti pi a ricuperarlo in seguito. Linvio dei bambini in posti isolati ha aggravato il sentimento di perdita e ha reso quasi impossibile il mantenimento dei contatti con la famiglia. Le direzioni scolastiche non hanno riconosciuto il diritto dei bambini a restare in contatto con i membri della propria famiglia e il valore delle relazioni familiari. 43. La Commissione confidenziale ha raccolto deposizioni relative a 161 istituti diversi dalle scuole industriali e correzionali: scuole di primo e secondo grado, case per bambini, famiglie affidatarie, ospedali e servizi per bambini disabili, ostelli e altri istituti residenziali. La maggior parte dei testimoni ha riferito di violenze e dincuria, in alcuni casi fino allanno 2000. Tutte queste istituzioni e servizi erano accomunati da gravi carenze in materia di cura e protezione dei bambini. I testimoni hanno affermato di aver subito pesanti violenze fisiche nelle scuole primarie, nelle famiglie affidatarie, nelle case per bambini e in altri istituti residenziali, dove i responsabili sono venuti meno al loro dovere di prendersi cura dei bambini. Il carattere predatorio delle violenze sessuali, compreso il fatto di scegliere e adescare i bambini socialmente svantaggiati e vulnerabili stato una costante nei resoconti dei testimoni sui servizi per i disabili, le case dei bambini, gli ospedali e le scuole di primo e secondo grado. I bambini con problemi di vista, udito e apprendimento erano particolarmente esposti alle violenze sessuali. I testimoni hanno riferito che la loro istruzione, salute e convalescenza in tutti gli istituti residenziali e nelle famiglie affidatarie versava in stato di abbandono. Non era riconosciuta alcuna priorit ai bisogni specifici di bambini che vivevano lontano dalle proprie famiglie. I bambini lasciati alle cure delle famiglie affidatarie isolate subivano violenze per mancanza di supervisione da parte di autorit esterne. Erano affidati a genitori senza alcuna preparazione, sostegno o supervisione. Lidoneit dei genitori selezionati come affidatari stata ripetutamente contestata dai testimoni che hanno subito violenze fisiche e sessuali. Molti testimoni hanno detto di aver perso il senso della famiglia e dellidentit quando sono stati allontanati dalle loro famiglie, hanno riferito che la separazione dai fratelli e dalle sorelle e la mancanza di contatti con la famiglia era una forma di violenza e ha contribuito a rendere difficoltoso il reintegro nelle loro famiglie di origine una volta lasciati i centri di cura. I testimoni hanno riferito di violenze psicologiche subite negli istituti, nelle famiglie affidatarie e nelle scuole, dove erano privati dellaffetto, di relazioni sicure ed esposti alla denigrazione personale, alla paura e alle minacce di percosse. Il non aver loro fornito, al termine del periodo passato nei luoghi di cura, i dati personali e famigliari stato uno svantaggio per la loro vita successiva. Molti testimoni hanno speso anni alla ricerca delle informazioni costitutive della propria identit. stato notato che la mancanza dispezione e supervisione da parte delle autorit delle cure offerte ai bambini negli ospedali e nei servizi per disabili ha favorito le violenze perpetrate in quei luoghi. La mancanza di strutture per presentare denunce o per indagare sulle violenze ha fatto s che queste continuassero. Ogni volta che stata data ai bambini la possibilit di denunciare le violenze, essi lo hanno fatto. I testimoni hanno riferito che il potere dellautore della violenza, la cultura del segreto, lisolamento e il timore di punizioni corporali hanno spesso impedito loro di rivelare le violenze.

accomandazioni

1. Alla luce dei risultati delle indagini e delle conclusioni raggiunte, stato chiesto alla Commissione di presentare delle raccomandazioni sotto due titoli: (I) Alleviare o affrontare gli effetti della violenza su coloro che lhanno subita. (II) Per quanto possibile, impedire e ridurre lincidenza della violenza sui bambini negli istituti e proteggerli.
Alleviare o affrontare gli effetti della violenza su coloro che lhanno subita.

2. Erigere un monumento. Sul monumento alle vittime di violenza negli istituti si scriveranno le parole della dichiarazione speciale del Taoiseach (il primo ministro irlandese, ndt) del maggio

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1999 come permanente pubblico riconoscimento delle loro esperienze. Per alleviare gli effetti della violenza sui bambini importante che lo stato riconosca formalmente la violenza avvenuta e preservi in un luogo permanente il ricordo della sofferenza patita dalle vittime: A nome dello stato e di tutti i cittadini dello stato, il governo vuole chiedere sinceramente perdono, sia pure in ritardo, ai bambini vittime di violenza per il nostro mancato impegno collettivo a intervenire e a scoprire la loro sofferenza e a correre in loro aiuto. 3. Imparare dalle lezioni del passato. Da parte dello stato, importante ammettere che la violenza sui bambini avvenuta per errori sistemici e politici, direttivi e amministrativi, nonch del personale anziano che doveva occuparsi delle scuole industriali e correzionali. Ma questammissione solo linizio di un processo. Occorrono altri passi. Bisogna analizzare il funzionamento interno del Dipartimento e comprendere la ragione di questi errori per ridurre il rischio che ci si ripeta. Le congregazioni devono esaminare le ragioni per le quali una violenza di tipo sistemico riuscita a corrompere a tal punto i loro ideali. Devono chiedersi come hanno potuto tollerare violazioni cos gravi delle loro stesse regole e come hanno risposto alla scoperta delle violenze sessuale e fisica e ai loro perpetratori. Devono domandarsi perch hanno consentito lincuria e la violenza psicologica e, pi in generale, come si arrivati a dare la precedenza agli interessi degli istituti e delle congregazioni rispetto ai bambini affidati alle loro cure. Un aspetto importante di questo processo di esplorazione, accettazione e comprensione da parte dello stato e delle congregazioni riconoscere che il sistema in quanto tale ha fallito nei confronti dei bambini, e non che i bambini subivano violenze per le occasionali mancanze di qualche singolo. 4. Offrire servizi terapeutici ed educativi I servizi terapeutici e di salute mentale svolgono un ruolo importante nellalleviare gli effetti delle violenze subite nellinfanzia e le loro conseguenze sulle future generazioni. Si deve continuare a offrire questi servizi alle persone che hanno vissuto negli istituti e alle loro famiglie. Sono essenziali anche i servizi educativi per alleviare gli svantaggi vissuti dai bambini che hanno vissuto negli istituti. 5. Assicurare la continuazione dei servizi per rintracciare i famigliari Devono proseguire i servizi per rintracciare i famigliari che assistono le persone che hanno perso le loro identit familiari nel processo di collocazione nelle strutture di cura. Il diritto allaccesso ai documenti e alle informazioni personali deve essere riconosciuto e permesso alle persone che hanno vissuto negli istituti.
Per quanto possibile impedire e ridurre lincidenza della violenza sui bambini negli istituti e proteggerli

Renzo Lavatori - Luciano Sole

Marco. II
Sconcerto, sdegno e stupore davanti a Ges

opera costituisce il completamento di un commentario in due parti al Vangelo di Marco, il cui testo presentato in una traduzione letterale degli autori. Nel secondo volume, col procedere dellitinerario salvifico di Ges, il lettore posto di fronte alle reazioni dei suoi interlocutori: sconcerto e sbandamento nei discepoli, sdegno e veemenza nei suoi nemici, stupore e luce in coloro che lo guardano e credono.

Lettura pastorale della Bibbia sez. Bibbia e spiritualit pp. 368 - 28,00

Degli stessi autori:

Marco. I - Interrogativi e sorprese su Ges

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pp. 264 - 19,60 Edizioni Dehoniane Bologna Via Nosadella 6 - 40123 Bologna Tel. 051 4290011 - Fax 051 4290099

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a cura di Roland Meynet - Jacek Oniszczuk

Retorica biblica e semitica 1


Atti del primo convegno RBS

l primo convegno della Societ internazionale per lo studio della Retorica biblica e semitica (Roma 15-19.9.2008) stata proficua occasione di comunicazione e di scambio tra studiosi che praticano lanalisi retorica. Il volume ne propone gli atti, rendendo disponibili le cinque conferenze di specialisti di chiara fama, nonch le comunicazioni di docenti e studenti provenienti da tutta Europa.
Retorica biblica pp. 320 - 18,00

Nella stessa collana:

La Prima Lettera di Giovanni


La giustizia dei figli

6. I bambini devono essere al centro delle politiche di cura dellinfanzia. I bisogni dei bambini sono prioritari.

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pp. 296 - 26,20 Edizioni Dehoniane Bologna Via Nosadella 6 - 40123 Bologna Tel. 051 4290011 - Fax 051 4290099

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C
Giuseppe jr. Dossetti

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Nodi
Religione e violenza, coppie irregolari nella Chiesa, la droga

l cammino della Chiesa cattolica oggi costellato di nodi particolarmente intricati. Lautore si sofferma sul rapporto tra religione e violenza e sullammissione ai sacramenti dei divorziati risposati. Inoltre, cerca di interpretare il fenomeno della diffusione delle droghe. Di fronte a tali problematiche, il sentimento dimpotenza rischia di diventare predominante; seguire lesortazione al coraggio di Giovanni Paolo II appare pi che mai necessario nella societ del terzo millennio.

Cammini di Chiesa pp. 96 - 7,90

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Antonella Carfagna

I canti della Terra del mio Pellegrinaggio


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a anni lautrice, con la Bibbia in mano, percorre in lungo e in largo la Terra dIsraele, leggendola a gruppi di sorelle e di fratelli con accenti ispirati da una fede e una devozione intelligenti. Sin dallarrivo allaeroporto di Lod, e fino a quando vi si fa ritorno per imbarcarsi per lItalia, il pellegrinaggio si configura come una lectio divina della Terra del Santo. Pellegrinaggio e lectio sono riproposti sulle pagine del volume.
Lettura pastorale della Bibbia - sez. Bibbia e spiritualit pp. 224 - 18,80

Nella stessa collana: F. Rossi de Gasperis - A. Carfagna

Da Dan a Bersabea
Pregare e camminare in tutta la Parola e la Terra di Dio

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Edizioni Dehoniane Bologna

Via Nosadella 6 - 40123 Bologna Tel. 051 4290011 - Fax 051 4290099

La politica complessiva in materia di cura dellinfanzia deve rispettare i diritti e la dignit dei bambini e avere come centro focale la loro salute e il loro benessere. I servizi devono essere adattati ai bisogni evolutivi, educativi e sanitari del singolo bambino. Gli adulti incaricati della cura dei bambini devono anteporre il loro benessere e la loro protezione alla lealt personale, professionale o istituzionale. 7. Articolare chiaramente e rivedere regolarmente la politica nazionale della cura dellinfanzia. essenziale che gli scopi e gli obiettivi della politica e pianificazione nazionale in materia di cura dellinfanzia siano espressi il pi chiaramente e semplicemente possibile. Lo stato e le congregazioni hanno perso di vista lo scopo per cui furono creati gli istituti: fornire ai bambini un ambiente sano e sicuro e lopportunit di ricevere unistruzione e formazione professionale. Mancando una politica articolata e coerente, gli interessi dellorganizzazione hanno prevalso su quelli dei bambini in cura. Per impedire che la cosa si ripeta, i servizi per la cura dellinfanzia devono disporre di obiettivi mirati incentrati sui bisogni dei bambini e non sui sistemi o le organizzazioni che forniscono questi servizi. 8. Elaborare un metodo di valutazione di quanto i servizi rispondono agli scopi e obiettivi della politica nazionale per la cura dellinfanzia. La valutazione del successo o dellinsuccesso dei servizi di cura per linfanzia nel quadro di unarticolata politica nazionale per la cura dellinfanzia assicurer che i bisogni sempre in trasformazione dei bambini rimangano al centro dei fornitori di servizi. 9. Rivedere regolarmente la fornitura dei servizi di cura per linfanzia. Occorre rivedere regolarmente i servizi di cura al di fuori della famiglia alla luce delle migliori prassi internazionali e di ricerche empiriche. Questa revisione deve essere affidata al Dipartimento per la salute e per linfanzia e deve essere coordinata per garantire il mantenimento di standard coerenti a livello nazionale. Il Dipartimento deve tenere anche un database centrale contenente informazioni rilevanti per la cura dei bambini nello stato, assicurando comunque lanonimato. In questo database devono esservi il profilo sociale e demografico dei bambini in cura, i loro bisogni in materia di salute e istruzione, il ventaglio dei servizi preventivi disponibili e degli interventi fatti. Inoltre, si devono raccogliere informazioni sulla vita dei bambini dopo luscita dalla struttura in modo da migliorare le future politiche e pianificazioni dei servizi. Si deve procedere a scadenze regolari a una revisione della legislazione, delle politiche e dei programmi relativi ai bambini in cura. 10. importante far rispettare le norme e i regolamenti, riferire le violazioni e applicare le sanzioni. Non si possono addebitare i fallimenti registrati in tutte le scuole alla mancanza di norme o alla difficolt a interpretarne il senso. Il problema sta nellapplicazione del quadro normativo. Le norme sono state ignorate e trattate come se fissassero mete ideali e irraggiun-

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gibili senza alcuna relazione con le situazioni particolari della gestione degli istituti. Non solo singoli educatori hanno violato le norme e i regolamenti relativi alle punizioni, ma i loro superiori non hanno preteso il rispetto delle regole o non hanno punito in nessun modo le violazioni. E questo vale anche per il Dipartimento per listruzione. 11. Sviluppare una cultura di rispetto e applicazione delle norme e dei regolamenti e di osservanza dei codici di condotta. I direttori e gli incaricati della supervisione e dellispezione dei servizi devono assicurare regolarmente il rispetto delle norme. 12. Sono essenziali ispezioni indipendenti. Tutti i servizi per i bambini devono essere soggetti a regolari ispezioni su tutti gli aspetti della cura che offrono. Per un efficace sistema dispezione occorrono le seguenti condizioni: Un numero sufficiente di ispettori. Gli ispettori devono essere indipendenti. Gli ispettori devono parlare con i bambini e ascoltarli. Occorrono parametri nazionali e oggettivi per lispezione di tutti i contesti in cui vengono collocati i bambini. Occorre fare ispezioni non annunciate. Le lamentele espresse a un ispettore devono essere annotate e approfondite. Gli ispettori devono poter esigere immediatamente la correzione dei parametri inadeguati. 13. I dirigenti di ogni livello devono essere ritenuti responsabili per la qualit dei servizi e della cura. Si deve valutare la performance in base alla qualit della cura prestata. Il direttore di un istituto deve essere ritenuto responsabile quanto a: Uso ottimale delle risorse disponibili. Valutazione attenta del personale e dei volontari. Sicurezza che il personale sia ben formato, sia adeguato alla natura del lavoro da svolgere e continui la formazione per essere sempre aggiornato. Provvedere a supervisionare, sostenere e consigliare continuamente tutto il personale. Passare regolarmente in rassegna il sistema per individuare aree problematiche sia per il personale sia per i bambini. Assicurare il pieno rispetto delle norme e dei regolamenti. Valutare se le carenze del sistema hanno causato o favorito i casi di violenze. Adottare procedure per permettere al personale e ad altri di presentare reclami e sollevare questioni importanti senza temere conseguenze negative. 14. I bambini nelle strutture di cura devono poter comunicare le loro preoccupazioni senza timori. I bambini nelle strutture di cura sono spesso soli con le loro preoccupazioni senza nessun adulto con cui poter parlare. I bambini comunicano pi facilmente quando sentono di potersi fidare di una figura che li comprende. Il Dipartimento per la salute e per linfanzia deve valutare le migliori prassi internazionali per stabilire il

metodo pi adatto per tradurre in pratica questa raccomandazione. 15. I servizi di cura per linfanzia dipendono da una buona comunicazione. Lefficace funzionamento di ogni struttura di cura dei bambini dipende dalla buona comunicazione fra tutti i dipartimenti e le agenzie responsabili. Non bastano gli incontri e le conferenze sul tema. Occorrono professionisti e altre persone che comunichino preoccupazioni e sospetti in modo che possano operare al meglio nellinteresse del bambino. La responsabilit complessiva di questo processo deve essere demandata a un funzionario designato espressamente per questo. 16. I bambini nelle strutture di cura hanno bisogno di una stabile figura di riferimento. Si deve perseguire per quanto possibile la continuit nella cura. I bambini nelle strutture di cura devono poter contare su una figura professionale stabile dotata di una responsabilit generale. Loperatore sociale addetto alla supervisione deve disporre di un programma di cura dettagliato da sottoporre regolarmente a revisione e deve avere il potere di chiedere i cambiamenti necessari al raggiungimento degli obiettivi. Il bambino, e se possibile anche la famiglia, devono essere coinvolti nellelaborazione e nella revisione del programma di cura. 17. I bambini che sono stati nelle strutture di cura dello stato devono aver accesso a servizi di sostegno. Al termine del periodo di cura si devono offrire ai giovani adulti servizi e strutture di sostegno a cui possono rivolgersi. Come le famiglie, i servizi di cura per linfanzia devono continuare a tenersi in contatto con i minorenni dopo che hanno lasciato le strutture. 18. I bambini che hanno vissuto nelle strutture di cura per linfanzia sono nella posizione ideale per individuare comportamenti errati e carenti, per cui devono essere consultati. La continuazione delle relazioni permette di valutare se i bisogni dei bambini sono stati soddisfatti e di individuare gli aspetti positivi e negativi della loro esperienza nelle strutture di cura. 19. Salvo circostanze eccezionali, i bambini affidati alle strutture di cura non devono essere separati dalle loro famiglie. Si deve dare la priorit al sostegno dei contatti permanenti con i membri della famiglia per il bene del bambino. 20. Occorre conservare tutte le informazioni personali dei bambini affidati alle strutture di cura. Occorre conservare relazioni, file e dati essenziali per confermare lidentit del bambino e la sua storia sociale, familiare ed educativa. Tutte queste informazioni devono essere custodite al sicuro e mantenute aggiornate. Si devono conservare tutti i dettagli dei bambini che scappano dagli istituti. Queste informazioni devono restare riservate. 21. Nel trattare le accuse di violenze si devono applicare uniformante e coerentemente a livello nazionale le norme contenute in Children First: The National Guidelines for the Protection and Welfare of Children.

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