Vogliamo dimostrare che la diagonale e il lato del penragono sono in
commensurabili, che non hanno cioe nessuna misura comune. La dimo strazione appartiene al metodo generale della rt:ductio ad absurdum, de scritto alia fine del Capitolo 2. A Ek '/ ),8 Chiamiamo 'I illato del penragono ABCD, e d l la sua diagonale. Tramite Ie proprieta dei triangoli isosceli, e facile provare che AB = Alie HC = Hj. Chia miamo poi illato del piccolo penragono FGHIj, e Ia sua diagonale. Appmdici Evidentememe AC = AH+ HC = AB + H] Percio d l = /1 + tlz ovvero d l - /1 = d 2 Dire che d l e 'I hanno una misura comune equivale a dire che d, e 'I sono multipli imeri di quella misura. Percio, tale misura sara comune anche a d l - 'I' cioe a d r In modo simile, Ie uguaglianze AG= HC= H] AH=AB e AH=AG+GH AB= H]+GH danno
ovvero
Poiche, in base alle nostre ipotesi, la misura comune di 'I e d e anche co l mune a d 2 , l'ultima uguaglianza dimostra che e anche comune a l. Ab biamo quindi provato che I'unita di misura comune a 'I e a d e anche co mune a '2 e d Questo ragionamento puo essere ripetuto indefinitamen r te, per pemagoni sempre piu piccoli. Di conseguenza, la stessa unita di misura che illato e la diagonale del pentagono piu grande hanno in co mune, I'avrebbero in comune illato e la diagonale di tutti gli altri pema goni, per quanto piccoli. Poiche cio e impossibile sebbene la deduzione sia impeccabile, dobbiamo concludere che l'ipotesi di partenza - che illa to e la diagonale del pentagono abbiano un'unita di misura comune - e falsa; ovvero e dimostrata, per rt!ductio ad absurdum, l'incommensurabi lita di " e d l
376 APPENDICE 5 APPENDICE 4 Le equazioni di secondo grade hanno fa forma di due triangoli con tutti gli angoli uguali, ovvero I'affermazione che tali triangoli hanno la stessa for Uno dei teoremi degli Ekmtnti ela similitudine. .4 a.r+bx+c=O ma e che i loro lati corrispondenri hanno 10 stesso rapporto eli lunghezza. Quindi, se in due triangoli in cui a, be csono numeri qualunque. Per esempio, nell'equazione 2 ~ + simili si dimostra che Ie lunghezze di due lati corri 3x+ 1 = 0, ae uguale a 2, be uguale a 3 e ce uguale a 1. spondenri stanno tra loro come 2 Sla a 1, 10 stesso La formula generale delle due soluzioni dell'equazione di secondo gra do e: si porra affermare degli ahri lati corrispondenri. I triangoli ADBe DBCsono simili (perche i loro an goli sono uguali). Percio, il rappono Al3IDB (che e -b + ~ b 2 - 4 il rapporto tra i lad dei due triangoli isosceli ADB DV'! Xl = e DEC) euguale a DB/BC(il rappono delle basi degli sressi triangoli). 2a AB/DB = DB/BC _ b _ ~ b 2 -4 X2 = 2a Daile due eguaglianze precedenti, ricaviamo: AC/BC= AB/AC, il che si gnifica (dalla definizione di Euclide) che il punto C divide il segmenro AB secondo il rappono aureo. Poiche AD =ABe DB =AC, abbiamo anche che AD/DB =~ . Sempre per il fatto che i triangoli sono isosceli, abbiamo: DB = DC= AC. 380 381 I /,. , B LA SEZ10NE AUREA Per esempio, la somma della sequenza 1 1 1 1 1+-+-+-+-+... 2 4 8 16 In cui a = 1 e q = 1/2 1 1 S=--=-=2 1-112 1/2 Nel nostro caso, otteniamo dall'eq1l2Zione citata: /3 /=1-/ Dividendo ambo i membri per f, oneniamo: 1= /2 1-/ Moltiplicando per (I - f> e spostando rispettQ aI segno di uguagt;anza ot teniamo I'equazione di secondo grado: f2 +/-1 =0 la cui soluzione positiva
2
APPENDICE 9 La legge di Benford stabilisce che fa probabilitil P che la cifca D compaia aI primo posta euguale (ricordando che .Iog eillogaritmo decimale) a: P= log (1 + liD) Percit'!. per D= 1: P = log (1 + 1) = log 2 = 0,30 Per D= 2: P= log (1 + 112) = log 1,5 = 0,176 E cosl via, cosicche per D = 9: P = log (1 + 119) = log(IO/9) = log I,ll 1... = 0,046 La legge piu generale afferma. per esempio, che la probabilitil che Ie pri me tre cifre siano I, 5 e 8 e: P = log (1 + 11158) = 0,0027 389 APPENDICE 10 La dimosuazione di Euclide dell' esistenza di infiniti numeri primi e del ti po "duaio ad absurdum. 5i parte dall'ipotesi contraria: che iI numero dei numeri primi sia finito. In tal caso, ci sara un numero primo maggiore di tutti gli altrL Chiainiamolo P. Nulla vieta di costruire un numero Q uguale al prodotto di tutti i primi cia 2 a Pcompreso, piiJ 1: 2 X 3 X 5 X 7 X 1l... X P+ 1 Per ipotesi, Qdev'essere divisibile per almeno un numero primo, olue che per se Stesso e per 1 (altrimenti sarebbe un numero primo maggiore di Pl. Ma per come e state costruita, e evidente che diviso per uno qualunque dei suoi fattori esso dar:\ i restanti fattori col resto di 1. N!! puC> essere di visibile per un primo maggiore di P, la cui esistenza e esclusa a priori. Poi ch!! la tesi iniziale ha condotto, mediante un processo dedunivo corretto, alia conseguenza assurda che Psia, e insieme non sia, divisibile per un nu mere primo oltre che per se stesso e per 1, resta dimostrato il suo contra rio, cioe che il massimo numero primo non esiste. SULL' ARGOMENTO Solo Ie persone superficiali non giudicano dalle apparenze. II mistero del mondo eil visibile, non l'invisibile. OSCAR WILDE (1854-1900) La maggior patte dei testi e degli atticoli scelti, tranne pochi che sono stati se lezionati sulla base di caratteristiche particolari, appattengono alla letteratura non tecnica. Ho fomito anche un elenco di siti web contenenti materiale in teressante. 1. Preludio a un numero F. Ackermann, GolJm &ction, in .Mathematical MonthlY", n. 2 (1895), pp.260-264. R. A. Dunlap, GolJm RAtio and Fibol'llKci Numbm, World Scientific, Sin gapore 1997. D. H. Fowler, A Gm"alization GolJm in.The Fibonacci Quar terlY'" n. 20 (1982), pp. 146-158. M. Gardner, Scimtific Ammcan Book of Puzzles 6 Diwm01lS, University of Chicago Press, Chicago 1987. M. Ghyka, ofArt and Lift, Dover Publications, New York 1977. I. Grattan-Guinness, Norton History of Scimus, W. W. Norton & Company, New York 1997. R. Herz-Fischler, A Mathnnatical History GolJm Numb", Dover Publi cations, Mineola, NY 1998. W. Hoffer, A Magic RAtio Occurs Throughout Art and Natu", in .Smithso nian., dicembre 1975, pp. 110-120. V. E. HoggattJr., Numbrr ThMry: TM Fibonacci in .YearbookofScien 391