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ARSENALE, DARSENA

CAMPO DEL TIRO A SEGNO


IN

PAVIA

CENNI CRONISTORICI
CON TAVOLE
IN

FOTOTIPIA

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1

A
KKATELLI

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1892.

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V-

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tip

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IL

PERCHE DEI
*<9, ifcH

riprodurre dal vero


fototipia
;

le

imagini degli oggetti serve mirabilmente


alla

la

arte

//nasi
,

novella

quale
dalla

attende
tela
.

la

premiata

tipo-

grafia
e

Fratelli

Fasi

ritraendo

figure

da"

marmi
;

levigati

sfolti,

da mattoni a fogliami, a

trecciati,

a basso-rilievi a
linee,
le

dal legno,

dall'avorio, da

drapferie, da

trine,

dalle

earie

manoscritte,

siamfate, da pergamene, da erbe, da fiori , conservando


fette

sembianze per-

dell'originale anelie nelle pi

minutine ed adombrate sue particelle.

Dall' inaugurazione
in

li

seguita nel p. f. giugno

del tiro a segtio

Pavia sugli

spalti della

Darsena, mosse
avvi
,

il

pensiero di riprodurre in

tavole di

fototipia

quanto

od

esistette citt

un tempo, nel din tornio di

queir estremo quartiere di sud-est della

nostra meritevole di richiamo,

e chiarirlo coi ricordi cronistorici che vi appartengono.

In questo

modo

cronistoria

fototipia

si

diedero
il

amichevolmente

la

mano

nel modesto intento di presentare ai concittadini noi con intelligenza e con amore.

saggio di un'arte

coltivata fra

Ottobre

iHq2.

P^4<B

SO*

M M M M CO uel

tratto di cortina
si

che dalla porta

di s.

Giovanni,

ora Garibaldi,

allunga all'orecchione della Dar-

sena
del

e
tiro
in

sul

quale

venne aperto

il

nuovo campo

mandamentale, ha memorie che, forse,


bene
il

torna

richiamare, se vero che

il

pas-

sato sia la scuola migliore dell'avvenire, e giovino,


a chi le medita, le lezioni del tempo.

Ancora
ed

al

principiare

del

1892
la

mancavamo

del luogo dell' esercitazione


il

che

legge impone,

sentimento della difesa consiglia ad ogni terra

del' regno,

troppo bello e giovane per non suscivicini.

tare le invidie dei

Si

lavor quindi alla ga-

gliarda per superare le ultime difficolt nell'allestirlo

su di quello
e

spalto che pi volte

difese Arsenale

Darsena da nemici

interni e stranieri.

La costruzione
Nessuno
cosicch, per quanto
latine,
si

del

nuovo campo
nel

fu

applaudita.

infatti

sa leggere

buio dell'avvenire,

inneggi alla pace ed alla fratellanza delle genti


in

torner sempre
terza
alla

bene

1'

avere ordinata e pronta,

in

seconda

od

in

linea,

una
si

fitta

schiera di abili tiratori. Se vuoi la pace

pensa

guerra,

ripete chiss

da quando;
all'
1

per ci che

nostri

giovani tiratori concorsero festanti

inaugurazione solenne del nuovo


2).

campo

del tiro pr

fa f ria. (Tav.

IO

Per
tempi
di
,

1'

addestrarsi

alle

armi non giunge

nuovo

ai

Pavesi. Dai

re

Teodorico

da quando Pavia reggevasi a libero Covirile


si

mune
mente

la

giovent nostra, con


nelle armi (i
il ).

proposito, esercitossi
secoli,

ordinata-

e
in

sempre

Vi

prov per

per terra e sulle

acque,
i

guisa che

cronista P. Azario pot scrivere che sulle acque

Pavesi furono sempre vincitori.


1'

Ma

la

storia,

quella

almeno che
di

amica solo del vero, tempera


qualche sconfitta toccata
ai

epifonema del cronista, e narra

nostri galeoni e alle nostre scanciere (2).


intervalli
;

Addestravansi a determinati
all'

alla vigilia di s. Siro


si

ordinavansi

armeggiata

solenne,

compiute

che

fossero le

pugnai umbra-

tilcs,

netle quali combattevasi


il

con armi e con celate di legno. Aveva


freccia lanciata

detto loro

re goto
il

che

la

nei giochi

militari

pre-

parava
della

1'

occhio ed

braccio del giovinetto guerriero ai ludi cruenti

mischia.

Alla distanza quasi di


l'

1400 anni,
tiro

ma
volta

allo

stesso

intento,

mira

istituzione del

campo

del

a segno, quantunque

sorga tra noi

in

postura

diversa

dall' antica.

Una

giovani nostri armeg-

giavano

nella

vasta landa gi distesa tra Ticino e Gravellone, nella

positura chiamata in
ossia

oggi Predamasco,
e spiegavano
cronisti
la

ma

anticamente Pra-di-martc
pretoria
all'

campo

di

Marte,

tenda

ingiro di
et grossa.

una pianta annosa, dai

chiamata ingens autiquissima

Torno torno a
Azario
e

quell' albero secolare

concionavasi nel tempo

pa-

squale (3); da popolane


descritti dall'
,

come da matrone
1'

trescavasi in strani baccanali


(4).

e davasi morte ai delinquenti


esercitazione,
i

Lanciata

1'

ul-

tima

freccia

chiusa

giostranti
l'atrio
al

sfilavano

ordinati
i

sulla piazza del Regisole,

chiamata anche

di s.

Siro, avanti

magistrati cittadini discesi dal pretorio, ed

cospetto della popolazione

che

accorreva festante a

siffatte

esercitazioni.

Uno

dei

magistrati

li

eccitava alla

emulazione

delle

glorie

guerresche
il

dei

maggiori

di

esse rendevano

testimonianza autorevole

simulacro del Regisole

rovinato per insanie giacobine quasi cent' anni or sono


di

e la tavola
s.

marmo che
Con
siffatti

vedi incastonata a destra

dell'

antica porta di
dal

Stefano.
Sesia,

costumi

la

popolazione pavese
al

Lambro

al

dal

Tanaro

alla
si

Trebbia, dal Ticinello

Penice, cresceva robusta, bat-

tagliera (5) e

acquistava quel posto non oscuro che tiene nella croni-

TtV

storia dell'

Agro

Ticinese.

Seppe quindi

trarre in

campo

sino a tredici

mila fanti e duemila cavalieri contro nemici nazionali e stranieri, ed

armare un potente naviglio, spinto pi volte

al

lago Maggiore ed

al

mare per

la via del

Po, e

restituirlo

alla

Darsena spesso vincitore,

poche volte

vinto.

Difesa

dal

gran

fiume,

dal Ticino,

dal

Gravellone

da stagni
sebbene

profondi e da paludi, sorgendo tra vie


turrita
alle

militari, la citt nostra,


,

e forte

venne pi volte

assalita

presa e data

al

sacco ed

fiamme, ora provocata a guerra ora provocatrice. Dovette quindi,

dai

tempi
torri di

pi

remoti,

provvedere

alla

propria

difesa
i

con

mura,
della

con

e con

ordigni guerreschi,
in

come

l'arte ed

bisogni

guerra

mano

mano

consigliavano. Al cader della

dominazione
all'

dei Goti le nostre mura, ad oriente, arrestavansi ancora


di

arco detto
nella

Alboino, a
al

pochi passi

dalla

tavola

che

si

scorge

murata

casa
la

N. 4 della corsa Garibaldi. La parte esterna


fortificata

di sud-est era

meno

per natura e

per arte

cos

che

Pavia
s,
e
di
1'

re

cre-

sciuta a potenza di
basilica di
s.

stato belligerante
,

1'

difendere
di

insigne
lonal al

Giovanni-in-borgo
essa

le

spoglie

santi

gobardi

in

venerate

contro
le

irrompere

degli

Ungheri

principio del secolo


di l di

X, allungava
Arsenale
di

sue mura ad un secondo giro

quella basilica. Dippoi, circa a

mezzo

il

secolo XIII,
sorti

dovendo
,

proteggere

anche

l'

la

Darsena
in

nel

frattempo

nonch

il

forte

naviglio

guerra

quell'edificio
di
in

custodito,
e merlate,

ele-

vava da quella parte un terzo ordine


scomparse. Vennero
rinforzate nel
rifatte in

mura

grigie

ora

parte,

ed

molta parte, come vedremo,

1547 da grosse
la

cortine
e

e
,

da baluardi ad

orecchioni

sporgenti verso

campagna

nel fiume

con casematte a ricovero


la balistica e

dei difensori e degli

ordigni di guerra,

come
l

l'arte degli

assedi suggerivano a queir et.


L' Arsenale
vasti giardini

e la
i

Darsena sorgevano

dove spaziano

in

oggi
;

ed

prati

marcitor dell' almo Collegio


ci

Borromeo

ma
non

dell'una

come

dell'altra costruzione

duole

il

confessarlo

trovammo n
le
il

i6

Corti,

disegno, n la descrizione, oltre quanto rappresentano


sulla carta del
I

poche

linee tracciate

del
all'

Ballada, di quella
Histoirc et tactlque
in

dell'

assedio di Francesco
trois

nell' atlante

unito

des

armes del capitano Fare (Paris


le filze

1845), n

quella del

5
al

gennaio 1656;
di l del

del nostro archivio municipale

non discendono

1370. Sappiamo questo solo, che Darsena ed Arsenale erano


,

vasti e robusti edifici militari


ditesi

in

comunicazione
e

diretta col

Ticino

dalla porta fortificata del

Remondarolo
;

da un grosso catenone,

tolto a noi

ed a noi reso pi volte

pi ancora da una palafittata


di

da una robusta torre merlata che sorgeva


al

mezzo
ai

al

Ticino

di

fronte
e delle

fortilizio

della Darsena.
i

Di quella
ruderi
Il

torre,

tempi invernali

massime magre, scorgi


venne costrutto
ricordi

attraverso allo specchio lim-

pido delle acque azzurrine del fiume.


del quale
il

quartiere di sud-est, all'estremo


tiro

nuovo campo del


.

a segno, ha duni

que
di

speciali

storici

dei

quali

richiamiamo

pi

meritevoli

nota.

Era gi costrutto

il

terzo ordine
in

di

mura quando
signori
di
,

Pavia, tenace-

mente
ai

ghibellina,

stava

guerra coi
,

Milano
scacciati

succeduti

Torriani. Matteo Visconti

alleato ai

Beccaria

da Pavia
,

sebbene avessero a
gran
lunga
il

capo

il

prode prode

e
di

sagace
quella

Musso Beccaria
illustre

di
la

pi

potente

famiglia,

stringeva
salto,

d' assedio.

Pi volte,
dalle
in

ma

indarno, ne
di

aveva

tentato

l'

as-

respinto

sempre

armi

Ricciardino
dei Guelfi
al

Lang'Osco allora
1315). L'asdi

signore nostro, prode


sedio

armi e capo

(anno
Visconti

traeva

a dilungo,

mentre

importava

vincere

presto

dovendo correre ad
;

altre imprese.

Guerreggiavasi perci col


affrettava
il

ferro e coli' oro


fine
1'
;

il

che, se
1'

non era

di

buona guerra, ne
all'

un metallo e
i

altro

potevano condurre

intento,

1'

esito

avrebbe legittimati
pratutto
all'

mezzi adoperati nel conseguirlo. Guardavasi


Il

so-

effetto

finale.

Langosco, ponendo piena fede

nel

capi-

tano
il

Marchetto
e
la

Salerno, lo aveva

posto a difesa dello steccato tra


al

Ticino

Darsena, eretto ad impedire

naviglio

dei

Beccaria


di

17

Remondarolo irromarti
le

avvicinarsi alle mura, e cos


in
citt.

dalla porta del

pere
ai

In

effetto

l'

oro del Visconti e

di

un

frate ligio

Beccaria corruppero
Intesi

la

fede del Salerno soldato di ventura.


tradire
nel
il

sul

modo

di

Langosco
di

di

introdurre

in

citt

le

schiere

nemiche,

fitto

una

notte

simularono
al

un

assalto
cino.

improvviso, con
il

fracasso

di

trombe
i

e di armi

ponte Ti

Accorre

Langosco,

accorrono

cittadini

e
di

quell' assalto

respinto.
appiattato,

Ma

nel

tempo stesso

un

forte

stuolo
del

lancie
in

tedesche
silenzio e

sull'imbrunire, nelle boscaglie


lo

Ticino,
e la

celeremente avanzandosi, superava

steccato

mura,

piegava a

destra ed irrompeva con alte grida e con alto fragore d'armi sul piazzale
di
s.

Giovanni

in

Borgo de palude senza colpo


le vie della citt

ferire.

Col presto
il

riordialle

navasi per correre


spalle.
fiore

bassa e sorprendere

Langosco

Ricciardino, avvisato del tradimento,


forti
,

accorreva dal ponte col


li

dei

si

avventava
il

sui

tedeschi

respingeva quasi

allo

steccato

ed uccideva
i

traditore Marchetto.
fatti

Erano per

dieci contro

cento

cosich
al

tedeschi,

accorti del piccolo


all'

stuolo de' Guelfi,


assalto e vinsero,
il

chiamate

soccorso nuove schiere, tornarono


il

seminando per dei loro cadaveri


tiere del

piazzale di
dell'

s.

Giovanni e
la

quarla

Remondarolo. Alla prim' alba

indomani,
il

sposa e

madre
cumulo

del
di

Langosco
nemici

lo

rinvennero morto presso


dalla sua spada.

tempio,

sotto un

trafitti

Una

pregevole tela dipinta dal nostro Massacra per consiglio dello


.

storico Carpanelli

rappresenta quel

triste

e glorioso episodio

di cui

furono teatro la darsena e la basilica longobarda. L' insigne

monumento

(Tav. 3) fu gittate a terra nella seconda decade di questo secolo per


allargare
il

casamento del collegio Borromeo a mezzogiorno.


m. 0,48, a fogliami, a
trecciati

Un

capi-

tello bellissimo, alto

ed a simboli ariani
4)

e cristiani,

gelosamente conservato nel giardino del Collegio (Tav.


il

e che

attende

suo
dal

posto d' onore

tra

cimelii di

Sangiovannia museo
cit-

in-borgo
tadino
lezza
,

custoditi
rivela

Comune
solo
la

che

vorr
di

ordinarli

per

grandiosit
il

quel tempio e la bel-

della sua

architettura.

Duole

dirlo,

ma
torri

corse un' epoca

che

vorremmo chiamare
e mente pi

antica, nella quale, a


,

mano leggera ed
,

a cuore
archi,
3

leggeri ancora

si

distrussero

statue

se-


polcri e basiliche

i8

memorande
ai

tra le nostre

mura, quasi che

al

passato
tor-

pi non fossero dovuti riverenza e culto, e le glorie

dei padri

mentassero

il

sonno

nipoti.

E
nome,

dall' antica

porta di

s.

Giovanni, a destra

dell'
s.

orecchione di pari
Carlo,

di fronte quasi
il

alla

chiesa profanata di

che Frate

Bussolaro,

fiero tribuno

ticinese, sul finire del

1358, essendo Pavia

da circa

tre anni assediata

da Galeazzo
di

da Bernab Visconti, trasse


fanciulli
s.

fuori di citt

una moltitudine

donne, di
in

e di vecchi,
il

dopo

aver ricevuto dal popolo accorso


di
i

armi a

Michele,
la

giuramento
I

difendersi

ad ogni

costo e di non temere

morte.

Visconti,

Beccaria,

il

Dal-Verme avevano ridotta Pavia a condizioni durissime


solo di

ed a cibarsi
in

carne

canina

cadde
(a.

allora

il

nostro
nei

Comune
Mss. di

potere

dei

Visconti.

Poco dopo
et forniti di

1374), leggesi
et gente
i

G. Bossi, furono racconciati

munitione

Galeoni, dalla
del

Darsena

sino alla

bocca

del

Tesino

furono ammessi per guardia

Po due

Sandolotti , sci Navaroli e due Balestrieri

per

tuia

d-ue

Tradel

ghettarolc.

Si fecero
,

anche
e

tre
la

bicocche,

una

alla

Cava

a spese

Siccomario

una a Sabbione
Ticino al Po.
,

terza a Castel Centurione a spesa degli

abitanti dal

Bicocche furono alzate anclie a S.


,

Sofia

Bereguardo

a Campeggio

alla

Maddalena

(6).

Al
di
le

principiare del secolo


,

XV,

Filippo

Maria Visconti
,

colle

armi

Jacopo Dal Verme

il

glorioso avventuriere

veniva

riacquistando

terre insorte nell'agro ticinese, ancora sossopra per le infide

mosse

di

Facino Cane che aspirava


Il

alla

corona ducale.

Visconti cingeva Pavia di altre bicocche, ossia di campi bastionati,

e rifaceva la

grossa palificata

alla

Darsena (7). Entro


nemica

di essa,

poco prima,

Pasino degli Eustacchi, nostro valoroso concittadino, aveva condotta


a trionfo
1'

parte

della flottiglia veneta

ai

Visconti.

Fu

quella

ultima vittoria del prode ammiraglio nelle acque del

Po cremonese,

Tav.

tARY

ine

fltf


sulle quali la flottiglia

23

Il

veneta correva prima potente e vittoriosa.

Padel-

squier, segretario

di

Francesco
che

di

Francia, nel suo

diario

l'anno

15 15,

attesta

ancora a quel
alte

tempo,

nel

recinto

della

Darsena, appoggiavansi ad
stavano
dal

muraglie vaste
galere

tettoie,

sotto le quali

trofeo
(8).

di

guerra
il

diciassette

veneziane
in

catturate

Pasino

Eppure

valoroso ammiraglio, caduto


perdette

sospetto di
la

Filippo
vita
si

Maria Visconti

gradi e beni

tal

che a trarre
oratorii.

fece costruttore di

organi
di

per

chiese e per
alla

Lavo-

rava

nella

casa

propria

presso

porta

d'

acqua

chiamata

Calcinava dai grossi depositi di calce tratta dalle cave del Verbano.

Solo

da

dodici

anni

da

quella

casa

venne levato

lo

stemma

gentilizio in

marmo
il

della famiglia nobilissima degli Eustachj.

Ad

essi

apparteneva

castello delle Caselle in vai Ticino,

dal quale,

non ha

guari, vennero levate tre finestre ed


nel passato

una porta
Matteo
al

in

terre cotte, donate

maggio

dall'

Ospitale di

s.

nostro Comune, e da
5, 6, 7, 8).

questo murate nel cortile della pinacoteca Malaspina. (Tav.

Hanno
tra noi.

finestre e

porta pregio artistico

assai notevole,

ricordano

la

scuola del Bramante ed una industria


In questo

fiorita
il

un tempo,
,

ma oggi

morta
di-

modo

lasci scritto

Pasino

venni compensato

quanto
e

feci.
di.

Fu per

quella una disgrazia tutta sua,

da poi che

figli

nipoti

Pasino riebbero dai conti di Pavia beni e comando. Leg1447, che Francesco Sforza
che, condotti

giamo

nei Mss. di F. Bossi, sotto l'anno

trasse dalla nostra

Darsena quattro galeoni


impedirono ai

da Bernardo

Filippo degli Eustacchi,


piacentine.

Veneziani di entrare nelle acque


stessi

NelV anno

dopo, a

Casalmaggiore , gli

Eustacchi incenQuiruii.

diarono la flotta veneta di Jo legni comandati da

Andrea

* *

Quasi due secoli dopo, nel 15


scacciava
di
s.
i

12,

l'esercito di Giulio

II

coi Veneti

Francesi dall'Adige
s.

al

Ticino, e
,

poneva

il

Pavia, sulle alture di

Paolo

di

s.

Spirito,

di

campo all'ingiro s. Giacomo e di


il

Apollinare, con
della

ordine di buttare un
e lo gittarono.

ponte sopra

fiume

Ticino

disotto

Darsena

^Grumello

cap. XVI). Nel

1523

Francesi, venuti di nuovo alla conquista della Lombardia, assediarono

Pavia, difesa dal marchese di

24

mille soldati e dai cittadini.

Mantova con
,

Un

soccorso di 300

archibugieri
i

scrive

Martino Verri

fu

spedito

a Pavia dal capitano Colonna,


vosa et al lume di

quali partendosi da Milano a sera pio-

lanternoni

passando per
Ticino
,

Landriano

et

Lardirago,
divino a

tenendo a

mano

sinistra verso

il

giunsero con
dice alla

V aghetto

Pavia

et

entrarono nella

citt

ove
.

si

Darsena, nel fare del


gioia
della
e

giorno, senza saputa dei


citt,

Francesi

che, udite le grida di


,

ed ignorando

la forza
1'

vera del soccorso

levarono
il

assedio

campo per
sangue
fra
i

riprenderli

anno dopo. Durava


I

infatti

duello a tutto

Carlo

e-

Francesco

pel primato sull' Italia, chiamata a

scontare

proprii e gli altrui peccati.

Siamo

al

principio dell'assedio, finito colla vittoria splendida del 24


I

febbraio 1525 e colla cattura del re Francesco


capitani

di Francia.
il

di lui

Montmorency
Arsenale e
il

e Federico

da Bozzolo, occupato

Siccomario

e l'isolotto tra Gravellone e Ticino, fulminavano colle artiglierie la Dar-

sena,

1'

la

robusta torre di mezzo


lo steccato di

al

fiume. Tentarono ad un
letto
alla

tempo

di spezzare

catenone e
al

colonne conficcate nel


di

del Ticino, dalla

Darsena

piede della rocchetta

Teodorico

porta del sale. Assaltata la torre la presero, promettendo la vita agli

spagnuoli e
trati
ai

ai
i

cittadini

che valorosamente

l'

avevano
li

difesa.

Ma

entutti

in

essa

capitani francesi, violando la fede,

appiccarono

merli per aver osato resistere da una piccionaia alP armata del gran
il

re di Francia',

che

riferisce

il

Du

Bellay a pag. 460 della sua storia.

Cadde
fensori
alla

la torre,
1'

ma non
,

vennero
il

in

potere degli assedianti n la Darpavese, n


,

sena, n

Arsenale

naviglio

il

catenone.

Fra

di-

venuti in grido
il

in

quell' assedio

il

cronista

Taegio segnala

posterit

nome

della

marchesa Ippolita Malaspina da Scalcolle

dasole, la
terra
viro

quale non

sdegn

sue bianche

mani portare

ceste

di

al bastione. Erasi unita in

matrimonio supcrioribus annis egregio


nostro,

MarcJiioni Ludovico

Malaspina camerario
del

come

leggesi

nel

diploma
(9).

maggio 1499

duca Lodovico Sforza nei Mss. del

Bossi

Tav.

OFTHE
I

Tav.

THE LIBRARY

OFTHE
y(tV

Of ILLINOIS

'v-cv'

&3& w -w
*

THE LIBRARY OFTHE


UNIVERSITY OF ILLIHOW


Le
sorti

33

della guerra

si

alternavano

Francesco

di

Francia vo-

leva la rivincita contro Carlo

al

quale, nei

campi della Repentida,

aveva dovuto consegnare


di
s.

la

spada e

costituirsi prigioniero nel chiostro


III

Paolo.

Non

diversamente, circa quattro secoli dopo, Napoleone

dovette cederla
e

al sire

tedesco a Sedan con

20,000 prigionieri

triste

malaugurato fedecommesso

di sventura e di lotte nazionali, di cui

non

dovrebbe menar vanto l'umanit non giunta ancora a ben


sieno
diritti

definire che

e doveri tra le

genti e le classi
ai

di

cui

essa

composta.
il

La

fortuna arrise poco dopo

gigli di Francia, cos

che

Leyva

nel 2 ottobre 1527 pot scrivere a Carlo

l'agro ticinese
Citt

Abbiamo perduta Pavia


Stato in tanta
lo

V dopo
/

avere insanguinato
il

fa compassione

vedere questa

ed

il

resto dello

miseria

Lamentazioni del
nel 4

coc-

codrillo,

da poi che
al

stesso

Leyva che

maggio dell'anno
Balbiano l'as-

successivo comandava

Balbiano da Belgioioso di assalire e riprendersi


Il

Pavia

sguarnita qual era di difensori e di cittadini.


,

sal infatti

principalmente dalla Darsena


incontrare
il

entrato

in

citt

da quello

spalto
il

senza

nemici,

gridando

ammazza ammazza diede

sacco ed

fuoco

alle

case pressoch disabitate.

In quegli anni miserandi Pavia sofferse tre assedii e quattro sac-

cheggi
nieri.

per soddisfare

ai

deliri

di
fa

un re

e di

un imperatore
il

stra-

L'empiet dei soldati francesi


:

fremere e gridare

Grumello

di

sdegno

re Gallico !

Tu
le

hai mandato un tuo capitano superbissimo quale

ha lacerata
croce,

la infortunata citt di

Pavia, lacerato
le

li

lochi sacri, lacerato la


le vidtie, li
,

li callici,

lacerate

povere vergini,
in

povere mo?iiche,

pu-

pilli et

orphani , insanguinato

el

sangue dei poveri. Lautrec


gli archivi

il

capi-

tano superbissimo, distrusse perfino

nostri (a. 1527), delle

scritture dei quali fece strame ai cavalli della

gendarmeria francese.

Carlo
alle

V
ed
in

usciva onnipotente
ai

da

Bologna

nel
il

1533 per avviarsi

Alpi

Pirenei.

Fu

tra

noi a
le

visitare

Leyva da tempo
dopo
del

infermo
tante

Castello,

come anche
percorrere
il

navi rimaste alla Darsena


teatro
della
fiera

ruine.

Volle

il

battaglia

24 febbraio 1525 e vedere

luogo della

captio regis F., segnalato dalla


5


tradizione.

34

Lo vedi

ricordato sulla carta del Fave


al

tratta in

scala mi-

nore da quella, quasi sincrona


zionale di Parigi

fatto,

conservata nella biblioteca na-

(Tav. 9) (io).
dei
figli,

Per n

l'ostaggio

trattati,

disastri,
;

la

fede giurata e violata calmavano gli sdegni di re Francesco


egli
l'

anelava

alla riscossa

contro

il

fortunato rivale, fatto signore ed arbitro del-

Italia e de' suoi principi spenti

od

umiliati.

Radunava quindi un quarto


al

esercito,

rifaceva

la

via

d' Italia
il

accennando

Sesia ed

al

Ticino.
li

In questo cavalchare, scrive


sol nati et la fede datta

Grumello, Francesco I habe dimentickato

a Cexare.

Fu

allora che

Francesco Gonzales
all'

governatore di Pavia per Carlo V, nel


Pavia
le

1547

costrusse

ingiro di

cortine,

bastioni e le casematte a curve dissimetriche, anche


alla

dalla porta del

Remondarolo
I

Darsena (Vedi

tav.

2) (11).

Temevasi

che Francesco
la

volesse combattere l dove era rimasto prigione. Per


infuri

guerra franco-ispana non

allora vicino a noi,

cosicch

le

grosse e robuste fortificazioni del Gonzales, pel momento, non sosten-

nero

la

prova del fuoco, rimanendo quali sono e

le

vediamo

in

oggid.

Da
conti

quella

data

bisogna

rapidamente scendere

all'

altra

guerra

franco-ispana del
dei nostri

1655 per trovare un ricordo della Darsena nei raccronisti


,

quali

durante

il

lungo sonno della dochiese e di monasteri.


tra

minazione

spagnola, narrano

a preferenza

di

Sappiamo questo

solo che la famiglia dei Cappuccini neh" elevare

noi le fondamenta del loro chiostro

occup molta parte


il

dell' arsenale,

essendo ormai cessato

alla

Darsena

lavoro delle navi

da guerra e

delle annonarie (12). Alle armi di Francia

s'erano nella guerra del


intenti

1655 aggiunte quelle dei duchi


avveniva
al

di

Savoia,

sempre

quanto
la

di l del Sesia e del Ticino.

Tenevansi pronti a gettare


di

spada loro

sulla bilancia di Parigi

di

Madrid o

Vienna a seconda
cogli anni e
il

degli eventi e del proprio tornaconto a fine di scendere


col Po.

La geografia

li

rendeva talvolta
v'

malfidi,

aveva gi detto

prin-

cipe Eugenio,

ma non

era altro

modo

di salute contro vicini ingordi

e soverchiatori.

Erano, a

cos dire, quei duchi savoiardi nel caso di

yWVWS^V

0F E \au
of


legittima difesa nella
lotta

37

D' altronde
la
il

per

l'

esistenza.

diplomazia,
silenzio

n allora n prima d'allora, s'impose mai l'inazione od


casi o per
fatti

per

di

coscienza usando solo

la bilancia

dei grossi pesi.


astu-

Neppur
tissimi

la neutralit

disarmata era possibile

di

mezzo a nemici
al

ed a continue guerre, n avrebbe giovato


di

loro storico pro-

gramma

allargarsi

sempre ad oriente
* * *

e scendere col Po.

In quell'anno, giusta

patti dell'alleanza francese,

duchi savojni ave-

commesso al principe Tommaso di impadronirsi di Pavia e delle sue terre fino al Lambro ed all'Adda, ampia e desiderata foglia dello storico carciofo. Ma Pavia a quel tempo stava in armi e la sua
vano
in effetto

nobilt guerriera era sorta a favore di


fortilizi

Spagna;
,

le

sue
al

mura,

suoi
sa-

esterni erano

robusti

ben muniti

sicch

principe
di

voiardo, sebbene soccorso


dena,
fallivano
1'

per terra e per acqua dal duca


1'

Mo-

assedio e
1'

assalto.

Una

batteria francese eretta al

ponte sulla Rotta


dallo

antichissimo canale di
in

Po da quando discendeva
linea
;

sperone

di

Cava su Pavia quasi


fortilizi
all'

perpendicolare

smantellava bens
cesi, savoiardi e

ingiro della
in

Darsena

ma

alla fine fran-

modenesi dovettero

fretta e

furia ritrarsi dagli al-

loggiamenti segnati sulla carta militare del 3 gennaio


brare.

1656 e sgomle

Le

linee di quei fortilizi esterni


rialzarsi sul finire del

sono pressoch
di cui

stesse che

vedemmo
maggio

1859 e

qualche avanzo sussiste.


scoperta nel
di

Sembra

di quell'

epoca e

di quell' assedio la breccia

p. p.,

a due terzi dall'orecchione della


Il

Darsena a quello
fiero

porta Garibaldi.

combattimento deve essere stato


si

ed ostinato

attorno di essa, da poich entro e fuori la breccia


teschi, palle

rinvennero stinchi,

da

fucile e

da cannone

nello sterrare al piede della cor-

tina per la formazione del

campo.

Negli annali di quella guerra


storia della Lomellina

il

lo

conferma anche

il

Portalupi nella

si

parla ancora di navi incastellate uscite dalla

nostra Darsena

con esse

infatti

nostro affrontava

il

naviglio

modenese

nelle
di

38

le

acque

di
,

Arena, assaltandolo all'arembaggio e predandolo;


sia

navi

Modena
luce
in

da guerra

che

annonarie

furono
1'

allora

tratte

entro la Darsena a segnacolo di vittoria.

Fu questo

ultimo bagliore di
nostri

una
dero
in

tramonto,

1'

ultimo

trionfo

navale dei

galeoni.

Arsenale e Darsena da quel momento


;

furono abbandonati e

decad-

pi non rispondevano

infatti ai

bisogni della Lombardia spagnola


in

pace con Venezia e con Torino,

pace col pontefice e


confacevansi
al

coi minori
arti e ai

duchi di Parma e di Modena; nuovi


teatri di

nemmeno

alle

nuove

guerra passati dai fiumi lombardi

mare. Nella vasta

pianura e nella gran valle del Po rimaneva peraltro,


fiscale e giudiziaria, la

ma

con sola potest

magistratura del capitano della Darsena, durata


secolo
presente.

fino

al

principio

del

Con

estesa

giurisdizione

egli

sanciva

le tariffe ai le

passi sul Ticino, sul

Po, sul Sesia e sul

Lambro,
di
gli

decideva

questioni

per

urti

e per altre avarie di navi e

merci,
statuti

quelle della pesca comprese,


della
ziarie

ed applicava, nel decidere,

Darsena nostra, oggi ancora richiamati

nelle contestazioni giudi-

dei valichi fluviali, specialmente del Po.

Quantunque
della

spogliata

di

forze

navali,

Pavia

per
fino

le al

ragioni

sua

postura e per

conservare,
,

come l'ebbe
altri

1782,

il

carattere di fortezza al confine

sostenne

assalti

ed

altri

assedi
il

per ventura nostra di breve durata, nel racconto dei quali ritorna

nome

della

Darsena

e delle sue fortificazioni.


III

V richiamato
austriaci
infatti
si

nel 1733

da quando Carlo Emanuele


entr di viva forza in Pavia
coli'

re di

Sardegna
gli

alleatosi-ai Francesi,
di Carlo

scacciandone

VI
si-

obbiettivo del Milanese in fino all'Adda, di cui


tre anni.

rimase

gnore per

Mutate

le

alleanze,

la

guerra
il

riaccese
del

poco

dopo
mento

fra gallo-ispani e franco-sardi

come voleva

programma
Pavia;

mouna

di

Casa Savoia, e
1745
al
i

le

rive del Ticino

furono di nuovo insanin

guinate. Nel

gallo-ispani

stringono d'assedio
e

grossa affrontata
sena,

piede
di

dell'

orecchione

della cortina

della Darnel

una schiera
salgono
le

200 francesi dalla vecchia breccia aperta


respinti.

1655

mura; respingono, sono

Tornati

meglio


per
le

39

agguerriti all'assalto, fanno a pezzi


vie

difensori

e vittoriosi

irrompono
nel

della citt.

Un

Flobert, ingegnere
in

francese

campo
la

spagnolo

ma

che aveva dimorato poco prima

Pavia,

scoperta

breccia, l'aveva segnalata al comandante, guidando egli stesso per


volte la colonna all'assalto.
(a.

due

La guerra conduce
padroni
Siccomario,

alla

pace d'Aquisgrana

1748); gli

austriaci

rimangono
il

di

Pavia e dell'isolotto
le

fino al
di

Gravellone,
,

ma perdono
e
l'
;

contee di Lomello,

Mortara

di

Vigevano

Oltrep

ticinese sino al

Tanaro

al

PeII
,

nice ed

alla

Trebbia

del che seppe

mai darsi pace Giuseppe


facendone
ad ogni

n da principe

ereditario n
al

da

imperatore,

in-

contro rimprovero
di

Consiglio

aulico di guerra. L' astuta cancelleria

Torino aveva

fatto

credere a Vienna che

Siccomario e Lomellina

fossero regioni fangose e sabbiose, e l'Oltrep un agro infecondo per


sassi e boscaglie alpestri. L' Austria era per stanca di guerre e l'oro
s'

ebbe

la

sua parte nei motivi delle regioni

cedute

cosicch

le

af-

fermazioni dei Ministri

Ormea
di

Bogino furono

accolte
Il

senza rigoconte Cri-

roso inventario nei


stiani,

trattati

Worms

e di Aquisgrana.
nelle

plenipotenziario per Maria Teresa


allora corse a

trattative di

pace col un po'


a

Piemonte
pi
di

Milano,

potrebbe,

se vivo, gettare
,

luce sul fatto

delle

scorporazioni ticinesi
in

lamentate assai

quel

momento ma benedette
ci

oggi. Gli Stati minori, non avendo pi

ragione d' esistere tra noi se non per viste dinastiche, andavano scom-

parendo e

avviavano, provvidenzialmente per lealt di principe e per


di

senno e coraggio
Il

popolo,

alla fusione
siffatte

ed all'unit

d' Italia.
;

principato di
al

Pavia per

mutilazioni

decresceva

impo-

veriva

segno da divenire nome storico vuoto, capo senza membra


il

ed

in

rapida decadenza se

grido delle sue scuole aperte a nuovo


e
il

orizzonte

regnando Maria
Per cos
fatta

Teresa

Giuseppe

II,

non

lo

avesse

impedito.

mutilazione
al

Piemonte ingagliardendosi peritaliano,

metteva a Casa

Savoia ed

popolo

ad

un

secolo di
di

di-

stanza, di misurarsi coll'austriaco nei

campi

di s. Lucia,

Novara,

di

Palestro, di

s.

Martino.

Ancora
sul

cent' anni

dopo

le

scorporazioni, gli statuti della Darsena ed


i

il

suo capitano reggevano adunque


Ticino e sul

passi sul Tanaro, sul Po, sul Sesia,


;

Lambro

e ne sancivano le tariffe

non sa

dirsi se

per


convenzione
Certo
rare
il

4Q

espressa o
e
;

per tacito

accordo

tra Austria

e Piemonte.

all'

uno

all'

altro belligerante

importava scucire anzich laceal

passato
ai

delle

terre

cedute

Piemonte quattro

quinti

ap-

partenevano

Ticinesi della

Lombardia austriaca, dando origine a


,

quella singolare sudditanza mista che


sorelle la destra e la sinistra

in

tanti

modi
nel

tenne amiche e

sponda del Ticino


al

lungo e glorioso

periodo di preparazione durato sino

1859.

Il

trattato di
la

Aquisgrana, susseguito
ai

da

altri

minori, aveva

im-

posta

tregua di Dio

paesi stanchi di guerre secolari, e dal


al di l
all'

1765
le

vivevasi da noi in pace. Al di qua e


ferite

del Ticino curavansi

profonde, sostituivasi
d'

il

nuovo

antico ora affrettatamente e


latente di riforme

quando a passo
graduate
che
ai

uomo, assecondando quel moto


civili

lo

svolgersi di

discipline

veniva

suggerendo

ai

governi ed
strative,

popoli.

Ma

le

riforme

politiche,

giudiziarie,

ammini-

scolastiche,

tributarie, doganali iniziate


in

con splendido matsoffocate

tino a Napoli, in

Toscana,

Lombardia furono
presidio di

presto

colla violenza e nel

sangue a Parigi.

quel
;

tempo
egli

comandava
voleva

il

Pavia un
poltrisse

maresciallo
neh' ozio
il

Preysbak

non

che

neh" invernata

reggimento

che

prendeva nome dal


(Giardini
,

proprio

uscito onorato

dalla

guerra dei sette anni


col

Memorie
il

topografiche).

Accordatosi

Comune,
alla

fece dai soldati elevare

terrapieno che da porta Stoppa


di esso strade militari e case-

guidava
matte.

Darsena, seppellendo sotto

Costrutto
blico

il

terrapieno,

il

Comune

lo

ridusse a
il

passeggio 1840,

pubche

con

filari

di gelsi e di olmi

scomparsi avanti

ma

taluno dei nostri vecchi lettori pu ricordare. L' ultimo tratto, da porta
s.

Giustina

al

baluardo della Darsena, fu rivolto prima dagli Austriaci,

indi dai Cisalpini e dai soldati del

primo regno

d' Italia,

poi ancora
al

dagli Austriaci fino


glio
;

al

marzo del 1859, ad esercizio del


di

tiro

bersa-

e ci
fusi

mentre nel pomerio orientale


nel

Pavia era sorto quello dei


per
consiglio
di

cannoni

nuovo arsenale,

nel

quale

Mar-


mont
erasi trasformato
fu
il

4i

dal

salone

visconteo

1804

al

1814. Grandi
al

dissimo

certo

il

lavoro del

nuovo arsenale, da poi che


le fortezze

can-

noni colla data di Pavia trovi munite

dal

Kremlino

Cairo.

Nel
il

1862, sotto
nazionale
quello
il

il

patronato
in

del
fu

generale
sullo

Garibaldi,
spalto

inaugurandosi
della
e

tiro

Italia,

stesso
dei

Darsena
militari.

aperto

di

carabina

ad

esercizio

cittadini

dei

Costituitosi

nuovo regno
lungo
tiro

d'Italia

e resa obbligatoria
fu

quell'eserci-

tazione, spalto

dopo un

contendere

designato

quel

medesimo
sterri
l'al-

all'

impianto del

mandamentale. Dimezzata cogli


il

tezza del terrapieno ed allargatane la base, sorse

nuovo campo

in

postura
elegante

molto

acconcia
per

allo
la

scopo.

preceduto da un

padiglione
la
2).

pei tiratori,

presidenza dell'ufficio, per


1

custodia

delle armi, delle munizioni e delle carte (Vedi Tav.

La presidenza
Fabio
vacca,

dell'

associazione

si

di

prof. cav.

Zenoni e rag. cav.

al

pari degli

egregi architetti Campari, Forni e C. Miglia1'

guadagnarono
,

attestato

benemerenza per
del

la

affrettata

costruzione

per

la

prestanza e comodit

nuovo

edificio.

Esso
in
fu-

risponde

ai

bisogni di un' esercitazione che


alle

pu

dirsi tradizionale

Pavia; solo che all'arco ed

freccie, nel correre

dei

secoli,

rono

sostituiti

il

fucile

e la polvere

accesa.

* *

Questi

richiami

e
al

le

tavole
?

che

danno

loro

il

colorito
e

locale

giungeranno accetti
pochi amino
le

lettore

Perch non

sperarlo

credere
le

che

notizie di
,

quanto nostro? La storia e


le

cronache,
vita
?

sue minori sorelle

non sarebbero pi
i

buone maestre
altrui
,

della

Se bello
giova
tani,
1'

il

conoscere

fatti

di
,

casa

non
i

bello

ignorare quelli di casa nostra


il

sieno pure tra


effetti.

minori e lonpel cittadino


il

non studiarne

le

cause e

gli

Male

l'ignorare quale sia stata la propria patria, ebbe adire


nella prefazione del suo
scritto sine ira et studio,

Carpanclli
(a.

Compendio
egli

istorico delle

cose

pavesi

181

7),

aggiunge, quorum caussas procul habeo


che anche
il

(Tacito,
le

Ann.

lib.

1).

V'ha

di pi,

male ha

la

sua logica e

sue

illazioni.

L' ignoranza delle cause

nel

mondo

fisico

come
6

in


quello della storia

42

di errori
,

fonte

perenne

trascina
al

al

giudicare

impronto, sostituisce la

passione, sempre

partigiana,

corretto ar-

gomentare
dai
fatti

turba

la serenit

del racconto, rende avventati nel correre


;

malnoti

alle

conseguenze loro

ci

fa

servi

del

pregiudizio

che, orgoglioso sempre, sdegna l'esame e la critica nel dare lode o

biasimo
ignora
i

ai

personaggi e

ai

fatti

che appartengono
vuol
sentenziare
di

alla storia.

Chi ne

precedenti e
di

nullameno
chi,

di

essi,

render

sempre immagine
Se

volendo giudicare
finali

un

libro, si

accontenta,

a cuor leggero, delle pagine


terie.
dall'

o dell'indice

alfabetico delle
di

ma-

tale vizio

di
,

argomentare proceda da leggerezza

mente o

amore

del vero
istinto

se da spirito partigiano e di contraddizione ovdi perfettibilit

vero da quell'

che spinge

al

dubbio ed

alle

ri-

cerche, un problema a pi incognite che volontieri lasciamo


pi consumati di noi.

ai critici

* *
*

Nel richiamo dei

fatti
;

nostri

non

si

parl mai

di

quanto meragrotta

mente favola o leggenda


si

nulla della

quindi

fu narrato della

che

addentra neh' orecchione


essa

Darsena a foggia d'antro, spavento


ad un' uscita segreta
sul

dei fanciulli;

per

non

guidava che

fiume, aperta nel


cida

fianco destro del baluardo.

Eppure

omicidii e suidi
la

nelle sue vicinanze resero quell' antro

argomento

una paurosa
cronaca n

favola, la quale per

non

mai buon nutrimento n per

per

la

storia.

Avv. G. Vidari.

NOTE

fi)

Dodi sunt
Memoria

(Ticinenses) ctiam valde

tam

in

aquis guani in terra pugnare

(Anonimo

Ticin.,cap. XIII).

Alla vessata domanda


erudita
inedita
al

pari

chi fosse

l'Anonimo Ticinese
commendatore
di
doti.

risponde con

buone argomentazioni una


meritevole di essere di-

dell' egregio

Carlo Dell' Acqua,

vulgata colla
inedito del
(2)

stampa,

del lavoro

singolare

pregio,

sepolcri dei

Re Longobardi

in Pavia,

pari.
le scanciere

Erano

na\i da trasporto e da guerra, velocissime; l'Anonimo Ticinese

le

dice naves

acutas cursuque veloces quas sckancerias vocant,


Goti
Il

ad pugnandum

in

aqua.

Durante

la

dominazione dei

le

scanciere

facevano

anche

il

servizio postale fra

Pavia e Ravenna e dipendevano da un Comes.


'

galeone era nave pi grossa, coperta, a vela e a remi mossi da schiavi e da galeotti nelle corse di

fianco,

munita

alle estremit

da cannoni per bombarde e razzi incendiarii, con tavolati mobili, uncinati,


all'

da

calarsi sulle navi

nemiche andando

arembaggio (Carpanelli,

lettera

XIII).

Non

si

hanno maggiori
(i

notizie della nostra architettura navale.

Col mezzo di grosse navi denominate galeoni riportarono


vittoria sopra le forze

Pavesi),
e.

durante V assedio
Muratori, S.

del 1356, completa

navali

nemiche (Azario, Chron.

12

R.

I.,

T. XVI).

Ma

nel 1358 Fiorello Beccaria,

alleatosi ai Visconti,
e

condusse contro di
quattro

noi una flottiglia di 28

navi incastellate, 7 barbotte e 6 scanciere

vinse. I nostri perdettero

galeoni e parecchie navi


(3) (4)
(5)
. .

minori (Muratori,

id.)

sub qua, die Pasqhae, solemniter


(tra
;

praedicatur

(Id.)

Prima pars

Ticino e Gravellone) continct et locum justitiac ubi malfatorcs puniuntur (Id).

Avevamo
quod

quell' et di ferro

anche

il

campo

destinato al duello, frutto barbaro di tempi


Ver?iabula, ubi ctiam aliqui

barbari,

fiebat in valle quae est ultra Ecclesiam S. Iacopi de


t.

pngnant

jocosc, fossero di sangue militare o popolare (Robolini,


(6)

Ili

Anonimo

Ticin., cap. XII).

Fu

rifatta la palificata a porta Rotta, sul

Ticino, dov' era la catena di

ferro per conscrvatione

del Navigio f Bossi G. B., Mss.).


(7)

Furono fatte

tre bicocche,

una

alla

bocca del Gravellone

ove esce dal Ticino,

l'

altra al ponte

della Rotta, l'altra a

Castel Centurione
(a.

da tempo corroso

dalle acque di Ticino e di

Po

ove

il

Gravellone entra in Ticino


(8)
selli,

1410. Bossi, Mss.).


li

Posino de' Eustacchii capitano del Navigio and a Parpanese con io galee
t.

io ottobre 1410 (Bo-

Storia di Piacenza,
di

II pag.

no).
tra

Nei Mss.
si

G. B. Pietragrassa, narrato della battaglia

pavesi e veneti nelle acque di Piacenza,


la flotta veneta alla

legge
il

Posino degli Eustacchi cotidussc prigioniera

et in trionfo

Darsena, quale
milizia

era

porto del fiume.

pi avanti

l'

armata condotta da Posino, benissimo gremita di

pavese, uscita dal porto di Pavia denominato la Darsena, dopo

aver preso Torcscllo, Casalmaggiorc e


Bri/Stilo, diede

44

che ne avevano non se ne salin


il

una rutta notabile


le

ai

veneziani, et de 31 galee et 23 navi

varono

cke\

15;

altre Tennero con

grande trionfo condotte

alla

Darsena

Pavia

(a.

142") e poste

sotto le tettoie disegnate,


l'

nella veduta di Pavia, da Clerici

d'Urbino verso

1580

coli'

indicazione del-

Arsenale (Ardi. Stor. Lomb., giugno 1890).

Anzich della battaglia del 29 ottobre 1397 data da Gian Galeazzo e da' suoi capitani Facino Cane
e

Luchino Dal Verme, quella preda

bellica

fu
si

il

trionfo

dell' altra

combattuta
di

nelle acque di PiaI,

cenza nell' anno 1447. Pasquier Le Motti che


esso a Pavia nel 15 15

denomina portier ordinaire


e descrisse in

Francesco

venuto con

dopo

la

battaglia di
sotto

Melegnano, vide

un suo

diario le navi venete

collocate a trofeo nel nostro Arsenale,

ampia

tettoja

appositamente costrutta. Di quel diario se ne


di

conoscono

tre

soli

esemplari, due nella biblioteca nazionale

Parigi

uno

in

quello

di

Londra. Fu
).

pubblicato a Parigi nel 1520

cum
il

permissione regis del 1519. (L. Beltrami

Notate sconosciute
Pietragrassa
.
.

Essendo

conte di Pavia

duca

Francesco

Sforza,

si

legge nel

Mss. del

altra

sconfitta venne data ai veneti sul

Po dalla

fiotta pavese condotta

da Bizio Ansoveto genovese,

da due

fratelli degli Eustacchi nel 1448, sicch parte delle

navi venete venne menata in trionfo

alla Darsena,

parte incendiata dallo


leazzo

stesso

ammiraglio veneto Quirini.

pi avanti ancora

.... Xcll'anno 146Q GaGiacomo

Maria Sforza conferm


il
t.

nel suo ufficio di capitano della


s dato.
:

Darsena

del naviglio pavese

degli Eustacchi per


Il

buon saggio di pi imprese di

Robolini nel

V.

trascrive dai

Mss. di G. B. Bossi
e

Nel

144/

Francesco Sforza trasse dalla

nostra Darsena quattro galeoni che, condotti da Bernardo


di entrare nelle acqiu piacentine e aiutarono
il

Filippo Eustacchi, impedirono ai veneziani

conte

nell' assalto di

Piacenza
essi,

cie

venne atrocemente
acquistati effetti

saccheggiata.

I mercanti
Lode

di

Pavia

cancellarono dalla

matricola chi, di

avesse

rubati durante l'orrendo sacco, e diedero danari a Frate Domenico da Catalogna per riscattare prigiogionieri piacentini.
di

loro che

sino dal secolo

XV

ebbero

rispetto alla

propriet privata in tempo

guerre ferocissime.
(9)

Nella notte dal


attraversando

7
il

al

8 febbraio

1525

Lanoy sped

al

Leyva

il

soccorso di quaranta

cava-

lieri

che,

campo francese a

S. Lazzaro con valigiotti in

groppa pieni di

polveri, pote-

rono entrare in Pavia per una postierla alla Darsena (Taegio).


(io) Pian perspectif de la bataille de Pavic (livre le 24 fvrier 1525) entre l'arme'e frangaise, com-

ma/idee

par Francois
est

I,

et

/'

arme espagnole, commande'e par


d'

le

marquis de Pescaire.
;

Ce pian

une rduction
il

un pian trs-ancien qui

se trouve la Bioliothque royale

il

ne porte

aucune date, mais

a t

fait,

sans aucun doute, trs-peu de temps aprs la bataille.

Xous avons

joint ce pian perspectif

une

petite carte

gographique des environs de Pavie, d'aprs


considrerons d' abord cette petite carte.
tait
1'

les cartes les plus

anciennes de la Bibliothque royale.

Xous

Francois
1'

assigeait Pavie et tirait ses

approvisionnements de Milan. Son quartier


1'

San-Lanfranco
d'

attaque se faisait de ce cot. Plus tard, quand


le

arme
le

francaise fut
;

menace par

approche

une

arme de secours,
venir

roi

voulut
il

nanmoins continuer

sige
le

mais,

comme

1'

arme espagnole devait

par la route de Lodi,


;

transporta son quartier vers

bas Ticino, et occupa San-Paulo et San-

Giovanni
leur

e' est

en

effet

de ce cot que se prsentrent

les

Espagnols qui

s'

avancrent en

appuyant

gauche d' abord au P, puis au Ticino.

Regardons maintenant
ville

le

pian perspectif
ville,

la

vue

est prise

du camp des Espagnols


et

elle

montre

la

au fond
le

en avant de

la

on voit
est

les lignes

de circonvallation
vaste
d'

de contrevallation.

gauche

est

Ticino ou
le

Tsin

la droite

occupe par

le

pare de Mirabel.

1'

estrme

droite se

trouve

chteau de Mirabel, qui


le

tait le quartier

du due
le

Alencon.
ils

Vers

1'

bas,

on voit

les

Espagnols qui entrent dans


s'

pare de Mirabel par la brche qu'

ont

faite

enceinte. Dj

un' autre troupe

est

empare du chteau.
dans celui du due d' Alencon
et est entr

Francois

I,

quittant son quartier,


il

est passe

dans

le

pare.

Mais en continuant avancer,


et qui,

masqu
les

le feu des pices

habilement places par Galiot de Genouillac,


l'

prenant en flanc

les

Espagnols,

empchaient de pntrer du pare dans

intrieur des lignes.


Alors
la

45

les

mle
le

est

devenue confuse,

et

une inscription piace portante sur un drapeau


ses

mots captio

regis indique

lieu

o Francois

I est

tombe au pouvoir de

ennemis. Nous devons remarquer, dans


ouvrages de fortification auxquels les

intrieur des lignes des Francais,

des tours rondes qui sont les

historiens

du temps donnent
bastille,

le

nom

de bastion

ce qui tend faire croire

quc

le

mot

bastion,

venant

de bastillon, petite
signalons
ici

a d' abord dsign de petits forts ferms.


d' y

C est

une remarque que nous ne

que

parce

que nous aurons occasion


5).

revenir

ailleurs

(Histoire et tactique des trois

armes. Atlas., Planche


('il)

Nel 1543 Carlo-

nomin un fratello di Ottavio Farnese, suo genero, a eapitano

della

Dar-

sena colla prefettura del ponte di Ticino a Pavia (G. B. Pietragrassa, Mss.).
(12) Leggesi
nel Mss.
dello
stesso

autore

(p.

78-79)

che

volendo

PP. Cappuccini

(a.

1581)

allargare

il

loro convento occupa?'o?to poco

meno che
atterrato
il

tutta la

Darsena antica di Pavia.

Al

principiare del
i

secolo
giardini

corrente

fu

vasto convento dei

PP. Cappuccini

e sull' area

dello stesso sorsero

dell'Almo Collegio Borromeo,


si

attigui al cimitero antichissimo di S.


tra

Giodi

vanni
pace,

in
i

borgo de padule. In
profani

fatto

modo

si

avvicendarono

noi

luoghi di

guerra alle sedi

sodalizii

ai reclusorj

religiosi.

Singolare miscuglio di famiglie e di -corporazioni

diverse,

che rappresenta secoli, usi e costumi ora associati ora avversi.

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